Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.478 del 04/08/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.06 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brigandì, Burzi, Chiezzi, Marengo Pedrale, Pichetto Fratin e Racchelli.


Argomento: Statuto - Regolamento

Proseguimento esame proposta di legge regionale n. 655 "Statuto della Regione Piemonte" (Testo licenziato dalla Commissione speciale per lo Statuto della Regione Piemonte)


PRESIDENTE

L'esame della proposta di legge regionale n. 655 "Statuto della Regione Piemonte", di cui al punto 2) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 6 Non essendoci interventi sul dibattito generale, passiamo all'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 165 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 6, comma 1 dopo le parole "le bellezze naturali" aggiungere le parole "l'aria e l'acqua".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 165, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 166 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 6, comma 1 le parole "agisce contro tutte le fonti di inquinamento" sono abrogate e sostituite con la seguente frase "interviene per garantire il diritto alla salute di tutti contro ogni forma di inquinamento".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 166, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento tecnico rubricato n. 167 a firma dei Consiglieri Galasso e Caracciolo: all'articolo 6, comma 1 le parole "pulite e" sono soppresse.
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 167, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. 438 a firma dei Consiglieri Moriconi, Papandrea e Contu: all'articolo 6, comma 1 sostituire la parola "pulite" con "ecocompatibili".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 438, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 168 presentato dai Consiglieri Caracciolo e Galasso: al comma 1, ultimo periodo dell'articolo 6, la parola "rispettati" è sostituita con la parola "tutelati".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 168.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 169 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il seguente comma 2: "La Regione promuove il rispetto dell'equilibrio ecologico, la tutela dell'ambiente, la conservazione della biodiversità e la promozione della cultura di rispetto verso gli animali".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 169, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 354 presentato dai Consiglieri Dutto, Moriconi Papandrea, Di Benedetto, Caracciolo, Giordano, Picchioni, Riba, Caramella Cattaneo, Pozzo e D'Onofrio: all'articolo 6, dopo il comma 1, inserire il seguente comma: "2. La Regione riconosce il rispetto dei diritti degli animali promovendone la cura e la presenza nel proprio territorio, al fine di garantire una corretta convivenza con l'uomo".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 354, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 419 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione tutela e valorizza la diversità biologica del suo patrimonio naturale e agrozootecnico" Tale emendamento è ritirato dai proponenti e allegato agli atti.
Emendamento rubricato n. 421 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione riconosce il ruolo delle associazioni ambientaliste nel garantire vigilanza e salvaguardia in ambito di tutela e valorizzazione del territorio, sul piano paesaggistico e naturalistico" Emendamento rubricato n. 422 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione riconosce e sostiene il ruolo delle associazioni ambientaliste nel garantire vigilanza, salvaguardia ed educazione in ambito di tutela e valorizzazione del territorio, sul piano paesaggistico e naturalistico" Emendamento rubricato n. 423 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione riconosce e sostiene il ruolo delle associazioni ambientaliste nel garantire vigilanza, salvaguardia ed educazione in ambito di tutela del paesaggio, della fauna e della flora" Emendamento rubricato n. 433 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione riconosce e sostiene il ruolo delle associazioni ambientaliste nel garantire vigilanza e salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico e nel promuovere l'educazione e il rispetto dell'ambiente e degli altri animali".
La parola al Consigliere Moriconi, per l'illustrazione.



MORICONI Enrico

Ho appreso con dispiacere il parere contrario del relatore, perch questa formulazione è stata richiesta in modo chiaro durante le consultazioni che abbiamo avuto con i cittadini, le associazioni e gli enti del Piemonte.
Le associazioni ambientaliste hanno sottolineato come nello Statuto mancasse questo richiamo e hanno chiesto espressamente di porre attenzione a tale particolare. Abbiamo, pertanto, recepito quell'invito che era stato rivolto a tutti i Consiglieri regionali, ritenendo che una minima riflessione sul ruolo delle associazioni ambientaliste, attive e importanti nell'ambito della tutela e della valorizzazione del territorio, debba essere fatta.
Il Consiglio regionale dovrebbe considerare con attenzione la possibilità di introdurre questo concetto nello Statuto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 421, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 422, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 423, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 433, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 424 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi e Papandrea: all'articolo 6, dopo il comma 1, è inserito il comma 1 bis: "1 bis. La Regione favorisce e sostiene progetti che promuovano un turismo eco-compatibile".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
La parola al Consigliere Moriconi, per dichiarazione di voto sull'articolo 6.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Sottolineo come questo articolo abbia inserito alcuni principi che danno importanza ad un problema, ad una visione largamente rappresentata anche nella nostra regione.
Innanzitutto, giudico positivo aver sostituito il termine "pulite" con "eco-compatibili", in quanto, pur avendo lo stesso significato, mi sembra che "pulite" sia più un termine giornalistico, mentre "eco-compatibili" si sposa meglio con il concetto di rinnovabilità che proponiamo di sviluppare rispetto alle risorse energetiche.
Naturalmente, giudico positivamente anche l'introduzione del comma riguardante i temi animalisti. Si tratta di un elemento di avanguardia per la nostra regione, perché è un argomento sempre più dibattuto e rappresenta una sensibilità in crescita nel paese. In questo modo, dimostriamo di riuscire a cogliere un'idea che sta avanzando nella società.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'art. 6 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 170 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 1 dell'articolo 7, prima delle parole "le radici storiche" è aggiunta la parola "diverse".
Faccio notare, Consigliere Contu, che le "radici", per loro natura sono radici complesse poi potrebbero essere diverse, articolate, antiche recenti ma più specifichiamo, più riduciamo il valore delle radici. Posso considerare questo emendamento superato? L'emendamento rubricato n. 170 è ritirato dai proponenti e conservato gli atti.
Emendamento rubricato n. 171 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 1 dell'articolo 7, le parole "la cultura" sono sostituite dalle parole "le culture".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 171, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 172 presentato dal Consigliere Tapparo: aggiungere dopo la parola "la cultura" le parole "e l'espressione linguistica".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Volevo far notare che all'inizio di questo comma si distinguono, per radici, quelle storiche, quelle culturali, quelle artistiche e quelle linguistiche. Non vedo perché, visto che c'é questa suddivisione per quanto riguarda l'identità, non si possa parlare della storia, della tradizione delle culture e delle espressioni linguistiche che completano e rendono coerente rispetto alla classificazione precedente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento 172 sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 355 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: al comma 1, in fine, sono inserite le seguenti parole: "Valorizza il patrimonio culturale, ne sostiene la conservazione, ne favorisce la conoscenza e ne assicura la migliore utilizzazione e fruizione pubblica".
Emendamento rubricato n. 446 presentato dai Consiglieri Cattaneo e altri: dopo il comma 1 aggiungere il seguente comma: "1 bis. La Regione coopera con lo Stato, nei limiti e con le modalità previste dalla legge, alla tutela dei beni culturali".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Ovviamente non è sul merito della proposta, ma per ragioni di logica.
Siamo lontani dall'approdo, ma ho l'impressione che stiano affondando: all'articolo 7 saremo al trentesimo emendamento più o meno concordato - non si capisce esattamente da chi, non si capisce dove e non si capisce esattamente per fare che cosa - che introduce quello che in realtà è un comma, come secondo periodo, di un primo comma per dire esattamente la stessa cosa contenuta nel comma 1, con una giustificazione più o meno vaga per cui gli uffici lo richiederebbero. Secondo me, questo non è un modo per scrivere gli Statuti. Se ha un qualche senso fare uno Statuto, ha anche senso dare una qualche organicità e senso compiuto al testo che si va ad approvare. Secondo la logica dei richiami, secondo la logica delle accentuazioni, secondo la logica delle correzioni formali, ciascun comma potrebbe essere riscritto trecento volte. Evidentemente, non è questa la cosa che dobbiamo fare. Tutt'altro discorso è relativo all'emendamento n.
446 che, invece, colma una lacuna laddove l'articolo 7 del nostro Statuto non individuava quella che è una funzione legislativa anche conferita alla Regione che la stessa deve esercitare. Una cosa è l'emendamento n. 446, ma cosa serve l'emendamento n. 355 francamente mi sfugge, al di là del fatto che sia stato concordato da qualche parte, da qualcuno, per una qualche finalità che no c'é stata espressa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso, per esprimere il parere del relatore; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Sull'emendamento n. 355 correggo la mia prima convinzione e do parere contrario.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 446, il parere è ancora più contrario - se così si può dire - perché l'articolo 117 della Costituzione prevede, come competenza esclusiva dello Stato, la tutela dell'ambiente dell'ecosistema e dei beni culturali. Su tale emendamento, quindi sconsiglio la reiterazione della proposizione, oltre a confermare il mio parere negativo.



PRESIDENTE

Mi scusi, quindi lei dà parere negativo sull'emendamento n. 355?



GALASSO Ennio Lucio

Sì, perché il n. 355 è una ripetizione; sull'altro per una ragione tecnica ben più pregnante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, vorrei spendere una parola a favore dell'emendamento.
La Regione coopera con lo Stato? Ho capito bene? Questo non vuol dire che apre un conflitto di competenze in base al dettato costituzionale.
Presidente, mi stupisce questa sua interpretazione, nel senso che la cooperazione...



(Commenti del Consigliere Galasso fuori microfono)



CONTU Mario

La mia impressione è che le ragioni del relatore non siano sufficientemente suffragate, al di là della scelta che opererà il primo firmatario, perché la cooperazione non entra in conflitto con la competenza esclusiva, quand'anche la Costituzione riservasse tale materia allo Stato.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma qui stiamo lavorando tutti per la stessa causa e per evitare che ci siano motivi di impugnativa. A tal proposito, c'è un rapporto costante tra il Ministero delle riforme e il Consiglio regionale per sapere in anticipo i motivi di impugnativa e per conoscere i testi dell'impugnativa della Regione Toscana. Francamente, devo dire che il testo di quest'emendamento, tra altro firmato da diversi colleghi, non mi sembra in contrasto né con le disposizioni del Titolo V né così ardito da prestare il fianco ad un'impugnativa da parte del Governo.
Viene precisato, infatti, che la Regione coopera con lo Stato. Non fa niente in contrasto e non si assume delle competenze, ma coopera nei limiti e con le modalità previste dalla legge che, ricordo, assegna alla Regione nel punto "beni culturali", tutta una serie di competenze. In altre parole si riaffermano le competenze della Regione. Il relatore ha dato questa valutazione. Personalmente, non penso che l'emendamento sia in contrasto con la Costituzione, però capisco il relatore, nel senso che ha seguito tutti i lavori e cerca di evitare il più possibile scogli e trappole.
Detto questo, procediamo con gli interventi.



PRESIDENTE

PAPANDREA ROCCO (fuori microfono)



PRESIDENTE

Rinuncio all'intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Capisco il relatore e le proprie affermazioni perché, da un'attenta rilettura dell'emendamento e alla luce dei recenti accordi tra Stato e Regioni, proprio in materia di beni culturali, concordo con la sua interpretazione.
L'emendamento va in quella direzione ed è a prova di qualsiasi impugnazione, essendo, per certi versi, materia concordata, passo passo fra il Ministero e le Regioni italiane.
Siamo d'accordo e credo che non esistano problemi di nessuna natura. Da una prima lettura può sorgere l'interpretazione del Consigliere Galasso mentre la materia, quanto mai attuale, è assolutamente nella direzione dell'emendamento, senza correre nessun rischio di impugnazione da parte dello Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

A nome del gruppo Radicali, inviterei a tenere più in considerazione i dubbi e le perplessità espresse dal Consigliere Galasso. Anche se qui siamo tutti apprendisti stregoni e apprendisti costituzionalisti, inviterei ad accogliere un suggerimento di cautela che arriva dal gruppo Radicali - era per questo motivo che cercavo di attirare l'attenzione del Presidente.
Credo che il problema possa essere risolto sostituendo la parola "tutela" con la frase "valorizzazione dei beni culturali", che è la dizione precisa del comma 3 dell'articolo 117 della Costituzione, laddove si riconosce come misura e come materia di legislazione concorrente, proprio la valorizzazione dei beni culturali.
Questa soluzione, da apprendista stregone anche a mio turno, forse è la soluzione che tiene in considerazione i dubbi del Consigliere Galasso e la necessità di rispondere favorevolmente ad un emendamento opportuno.
Rimane, invece, il giudizio negativo sull'emendamento n. 355.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

L'emendamento n. 355 viene ritirato, se i cofirmatari concordano.
Pur rispettando l'autorevolezza e la competenza del collega Galasso sia come collega sia come relatore, vorrei esprimere qualche riflessione sull'ipotesi di confitto tra l'articolo 7, comma 1 bis (qualora fosse introdotto) e la Costituzione della Repubblica, nella fattispecie l'articolo 117.
Se è pur vero che la tutela dei beni culturali parrebbe essere una competenza esclusiva dello Stato, è altrettanto vero un aspetto oggettivo e uno soggettivo che vorrei sottoporre all'attenzione dell'aula.
Quello oggettivo è vero, ma è altrettanto vero che si parla di una cooperazione con lo Stato e viene introdotto esplicitamente per superare l'eventuale motivo di conflitto nei limiti e con le modalità previste dalla legge statale, essendo lo Statuto sovraordinato alle leggi regionali.
Ritengo che non ci sia motivo di conflitto. So che a qualcuno può dare fastidio - lo dico in termini censori nei miei confronti, non nei confronti dei colleghi - ma questa formulazione è concordata con l'ufficio legislativo del Ministero. Alcune Regioni, tra cui la Toscana e la Puglia ci avevano già provato: la Puglia è andata abbastanza bene, mentre la Toscana è andata meno bene e vedremo nelle prossime ore i motivi dell'impugnazione. Dal nostro punto di vista, introdotto con il limite di legge, intendendosi legge la legge statale, lo si può mantenere.
Faccio un'ultima considerazione: è vero che questo è l'ultimo tentativo che abbiamo per lo Statuto, ma è altrettanto vero che dobbiamo essere molto prudenti. Sono stato uno di quelli, insieme a molti altri, a sostenere questa linea fin dai mesi scorsi in Commissione, nella speranza di poter arrivare in aula non ad agosto, ma addirittura a maggio o a giugno immaginando cosa avrebbe potuto determinare la possibilità di rivedere lo Statuto con una sorta di seconda lettura.
E' opportuno facilitare la prima lettura per poi rivedere lo Statuto successivamente all'eventuale impugnativa del Governo su un punto o su più punti, riferendo nella nuova prima lettura, facendo riscattare i termini per la pubblicazione notiziale nella seconda lettura in novanta giorni. E' anche vero che questo è il nuovo Statuto della Regione e non possiamo sempre rinunciare nel dubbio minimale.
Apprezzo la posizione radicale, del Gruppo dei Radicali, rispetto a qualsiasi introduzione di un miglioramento della Carta statutaria, ma dobbiamo anche "rischiare". Quando il rischio è ridottissimo mi sento di rischiare. Se non posso rischiare nemmeno quando c'è un minimo rischio cosa succede? Succede che faccio uno Statuto fotocopia e di basso profilo.
Ritengo che è nostro dovere fare bene in Consiglio quanto bene abbiamo già fatto in Commissione e cercare, quando c'è una ragionevole convinzione che non ci sia il conflitto, di sostenere quello che tutti condividiamo.
Guai se dovessimo accantonare un aspetto o una decisione di merito che tutti condividiamo e riteniamo importante e qualificante per lo Statuto solo perché ci troviamo di fronte non dico a un ragionevole dubbio, ma a un dubbio scongiurato perché credo sia condivisibile da tutti che se non si prevede il limite di legge lo si possa introdurre e mantenere. Alla luce anche del fatto che l'Assessore Leo ha firmato quest'emendamento, insieme a molti Consiglieri regionali - pertanto se ne assume la responsabilità e con lui, la struttura che ha dato una garanzia di collegamento per avere un parere preventivo dall'ufficio legislativo competente del Ministero - noi chiediamo la conferma di questo emendamento, rispettiamo il parere del relatore, chiediamo l'appello nominale e, per quanto mi riguarda, lascio libero il mio Gruppo di votare come ritiene.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 355 è dunque ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 173 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 7, è aggiunto il seguente: 1 bis.
"La Regione Piemonte tutela e valorizza le minoranze linguistiche culturali e religiose presenti sul territorio, adoperandosi per la loro integrazione nel rispetto delle diversità".
Emendamento rubricato n. 174 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 7, è aggiunto il seguente: 1 bis. "La Regione Piemonte tutela l'originale patrimonio di cultura e di costume della comunità piemontese".
Emendamento rubricato n. 175 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 7 è aggiunto il seguente: 1 bis. "La Regione Piemonte valorizza e promuove le attività culturali e artistiche".
Emendamento rubricato n. 176 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 7 è aggiunto il seguente: 1 bis. "La Regione Piemonte protegge e valorizza il proprio patrimonio storico-culturale architettonico e artistico".
Il parere del relatore su questi emendamenti è contrario.
Indìco la votazione palese sugli emendamenti rubricati nn. 173, 174, 175 e 176, sui quali il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'emendamento rubricato n. 446.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Voglio solo far notare, in modo che ne rimanga traccia a verbale, che l'emendamento proposto amplia notevolmente la portata dell'articolo 7 che parlava di radici storiche e culturali. E' vero che il patrimonio e i beni culturali fanno parte delle radici storiche, però questo concetto era molto più sfumato.
Perché è importante (secondo me in negativo) che sia inserito in questo modo? Perché non possiamo ignorare che in questi anni, ripetutamente, le politiche nazionali hanno portato a una visione privatistica dei beni culturali.
Non possiamo ignorare quello che avviene a livello nazionale, ovvero che si sta cercando di rendere i beni culturali beni sui quali lo Stato pu avere la possibilità di alienazione per incassare dei soldi.
Chi è contrario alla privatizzazione dei beni culturali a livello nazionale dovrebbe riflettere su quanto stiamo votando anche perché io non so se poi lo Stato impugnerà o no questa definizione, però è chiaro che lo Stato, in ogni caso, si indirizzerà verso una privatizzazione dei beni culturali e la Regione, con tale emendamento, si candida a cooperare con lo Stato sulla stessa linea.
Ripeto a tutti quelli che pensano che non sia giusta una privatizzazione dei beni, che sarebbe resa ancora più evidente dalla formulazione proposta dal collega dei Radicali, in quanto la valorizzazione può essere sia a fini conservativi sia economici, quindi questa specificazione sarebbe ancora più "pericolosa" per quanti pensano che i beni culturali non devono essere oggetto di privatizzazione, ma un bene da tutelare per la memoria della comunità e del suo territorio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

Intervengo sull'emendamento n. 446. Visti i tempi ristretti per l'approvazione dello Statuto, che non ci lascia la possibilità di esporci al rischio di un'impugnativa, invito a un atteggiamento di prudenza e cautela. "Cooperare alla tutela" è un'espressione letteralmente rischiosa e inutile, perché, in ogni caso, anche in assenza di questa formulazione, la Regione deve cooperare nelle modalità esecutive e non nella potestà legislativa, con lo Stato.
Suggerisco, pertanto, di sostituire "tutela" con "valorizzazione".



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 446, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 28 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento n. 177 presentato dal Consigliere Tapparo: il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. La Regione Piemonte tutela e valorizza, oltre alla lingua piemontese le minoranze linguistiche, culturali e religiose, garantendo il rispetto di tutte le diversità".
La parola al Consigliere Tapparo, per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, nella legislazione nazionale non è compresa come minoranza linguistica, la lingua piemontese. Così com'è delineata la proposta, tutela le minoranze linguistiche. Pertanto, se facciamo riferimento al comune sentire dato dalla legislazione, la lingua piemontese non sarebbe compresa.
E' curioso parlare della lingua piemontese come minoranza linguistica in Piemonte; sarebbe come se in Liguria definissero il ligure una minoranza linguistica, o il friulano in Friuli.
Se guardiamo gli Statuti delle altre Regioni, non sono certamente configurati in questo modo. Pertanto, in Piemonte si parte dalla lingua piemontese; poi, certamente, ci sono le minoranze linguistiche riconosciute dalla legislazione nazionale (nel nostro caso sono il franco-provenzale l'occitano e il walser.
Chiedo, pertanto, Presidente, che su questo passaggio, nel quale si fa anche un po' di propaganda all'esterno, ognuno si assuma le proprie responsabilità e si proceda a una votazione per appello nominale.
Chiedo venga data dignità alla lingua piemontese, come riconoscimento naturale, in Piemonte, di quello che certamente - togliendo l'italiano, che ha carattere generale - è l'aspetto prevalente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Per dire che il Gruppo Radicale è a favore dell'emendamento predisposto dal collega Tapparo. E' un emendamento di buonsenso e di lunga visione, che tiene conto del dibattito che più volte abbiamo visto riproporsi in Commissione cultura o in Consiglio, anche in occasione di disegni o proposte di legge dei Gruppi consiliari di maggioranza.
Credo che il testo proposto dal Consigliere Tapparo sia prudente, ma puntuale, accogliendo in una formulazione ampia anche la lingua piemontese.
Pertanto, per i motivi - che sottoscrivo tutti - dell'illustrazione del collega Tapparo, siamo a favore dell'emendamento. Chiediamo che il Presidente lo valuti attentamente e che la maggioranza abbia la disponibilità di votarlo, proprio perché rispecchia molte impostazioni discussioni e confronti che abbiamo avuto, in questi anni e nelle passate legislature, rispetto alla tutela della lingua piemontese e delle minoranze linguistiche piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Solo per comunicare ai Consiglieri che l'emendamento n. 357 presentato dalla maggiore parte delle forze politiche, recepisce e comprende già l'emendamento n. 177, anzi è più chiaro ed esplicito. L'emendamento n. 357 recita: "La Regione tutela e promuove l'originale patrimonio linguistico della comunità piemontese, nonché quello delle minoranze occitane, franco provenzale e walser". Perciò questo comprende tutto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sono perplesso dall'insieme della proposta. Capisco le minoranze linguistiche e quelle religiose, riesco a interpretare e a definire meno le minoranze culturali. Pur sapendo che ci sono culture che hanno più seguito e altre che ne hanno meno, definire le culture minoritarie o maggioritarie non mi sembra corretto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso, per esprimere il parere del relatore; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Alla luce delle considerazioni espresse dal Consigliere Dutto suggerirei di elaborare gli emendamenti.



PRESIDENTE

Lo abbiamo puntualizzato prima della discussione: questi emendamenti sono stati il frutto di un lavoro in Commissione che è durato non so quanto tempo, quindi sono già stati elaborati e rielaborati. Se non c'è un'identità di veduta, è perché qualcuno ha preferito presentare emendamenti leggermente diversi a propria firma. Vorrà dire che se prevarrà un testo, prevarrà quel testo.
La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Non so se si può parlare di lingua piemontese esattamente come della lingua italiana, però devo richiamare l'attenzione dell'aula al fatto che con l'ordine del giorno n.1118 del 1999, ho ragione di credere che quest'aula, in modo molto opportunistico, si sia pronunciata...



PRESIDENTE

Chiedo, scusa, Consigliere, stiamo votando su un emendamento.
Intervenga su altri emendamenti...



CONTU Mario

Intervengo su questo emendamento...



PRESIDENTE

Lei è già intervenuto, eravamo già in fase di votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Intervento per dichiarazione di voto dopo il parere del relatore.
Al di là del merito che ha già espresso il Consigliere Mellano - e sui cui non mi pronuncio, non essendo un esperto di lingua piemontese - esiste un problema rispetto a quello che ha detto il Consigliere Dutto: il principio non è che un Consigliere presenta un emendamento cinque giorno dopo, rubricato duecento numero dopo e, solo per il fatto che l'ha firmato quel Consigliere, lo si vota prima. Obiettivamente, non può essere così. Se esiste un emendamento che riprende, pressoché nella testualità (salvo un passaggio rilevante, anche dal punto di vista tecnico, cioè il richiamo esplicito alla lingua piemontese fatta dal Consigliere Tapparo) un emendamento presentato da un Consigliere alcuni giorni prima, si vota l'emendamento del Consigliere a prescindere dal numero delle firme che suffragano quella proposta. Altrimenti diventerebbe curiosa la procedura secondo la quale l'ordine di discussione e di votazione degli emendamenti è l'ordine delle firme apposte sugli emendamenti stessi, e non l'ordine di presentazione.
Se la questione è che si votano gli emendamenti, su questo tema presentati dalla Lega e solo quelli si approvano, ci si esprime così : sulla lingua piemontese si votano solamente gli emendamenti presentati dalla Lega.
Se invece il problema è valorizzare questa cosa, di cui, ripeto, non sono un esperto, c'è il Consigliere Tapparo che ha presentato un emendamento - che l'emendamento della Lega sostanzialmente riproduce allora coerenza formale vorrebbe che si votasse l'emendamento del Consigliere Tapparo e non l'emendamento della Lega. Dal punto di vista formale c'è una ragione ulteriore: l'emendamento, a prima firma Consigliere Rossi, Consigliere Cota e altri è un emendamento aggiuntivo rispetto al comma 2. L'emendamento del Consigliere Tapparo è un emendamento sostitutivo del comma 2, quindi, per ovvie ragioni, va votato prima.
Anche su questo esiste il problema del ne bis in idem che il Presidente ha amministrato in maniera intelligente all'inizio della discussione.



PRESIDENTE

Ovviamente, le considerazioni del Consigliere Palma sulla procedura sono corrette, nel senso che prima si vota l'emendamento del Consigliere Tapparo. Dico già, sin d'ora, che il testo dell'emendamento del Consigliere Tapparo è diverso rispetto al testo dell'emendamento n. 357, quindi non vi è problema di ne bis in idem.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Volevo portare all'attenzione del Presidente e dei Consiglieri che nella mia proposta cito specificamente la lingua piemontese. Vorrei farlo notare perché, attorno a questo aspetto, chi conosce un po' la materia sa che c'è un lungo ed approfondito dibattito. L'emendamento n. 357 parla di valorizzare "l'originale patrimonio linguistico", che è un modo per aggirare, dal mio punto di vista, una specificazione precisa: l'uso dell'espressione "lingua piemontese". Chi segue questa materia sa che c'è un lungo dibattito in dottrina (nobilitiamo il problema del nostro patrimonio linguistico). Invece volevo far notare che la mia proposta porta, nello Statuto, la specificazione netta, chiara e univoca dell'espressione "lingua piemontese". Quell'altra proposta, certamente dignitosa e che rispetto, non contiene questo tipo di specificazione.
Voglio che sia chiaro, in modo che chi seguirà il dibattito sappia come sono state formulate le proposte in questa materia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 177, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 16 Consiglieri hanno votato NO 19 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 178 presentato dal Consigliere Contu: il comma 2 dell'articolo 7 è interamente sostituito dal seguente: "La Regione difende l'originale e variegato patrimonio linguistico, di cultura e di costume delle comunità insediate sul suo territorio, ne favorisce lo studio, la conoscenza e la valorizzazione così come ritiene un arricchimento fondamentale per la crescita umana e la convivenza civile garantire la tutela delle lingue e delle culture delle comunità che si insedieranno".
La parola per l'illustrazione al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Pur essendo un emendamento accorpabile con altri sullo stesso argomento, c'è un aspetto che mi pare essere stato trascurato nell'esposizione.
Noi parliamo di minoranze linguistiche e culturali presenti sul territorio - che forse confliggono con il discorso delle radici storiche che rappresentano un aspetto estensivo, essendo di tutela per tutte quelle comunità che si insedieranno nel nostro territorio. Non per forza, quindi la questione dell'identità culturale, religiosa e linguistica deve essere un atto storico, una reminiscenza storica.
Nella nostra proposta chiediamo - chiedo al relatore di prestare attenzione - di improntare questa attenzione alle minoranze linguistiche come segnale di accoglienza e di tutela. Credo che questa sia la manifestazione più evidente di un superamento di quella comunità chiusa che storicamente ha connotato e caratterizzato la nostra Regione.
Presidente, non l'ho mai fatto in occasione di altri interventi, ma la pregherei di prestare attenzione all'emendamento che, mi pare, voglia comprendere, in modo abbastanza condivisibile dall'Aula, tutta la materia guardando non solo al passato, ma al futuro di una società che accetta la scommessa della sua realtà, ormai multiculturale, di contaminazione fra culture diverse.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 178, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 356 presentato dai Consiglieri Rossi O., Cota Dutto, Brigandì, Picchioni, Cattaneo, Angeleri, Valvo, Taricco, Caramella D'Onofrio: all'articolo 7, comma 2, la parola "linguistiche" è soppressa .
E' un emendamento tecnico, perché chiede di sopprimere la parola "linguistiche" per poi inserire tutto il problema relativo in un emendamento aggiuntivo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 356, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 179 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 2, dell'articolo 2, dopo le parole "... tutela le minoranze..." è aggiunta la parola: "etniche".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 180 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea, Suino: all'articolo 7, comma 2, dopo le parole "...nel rispetto delle diversità" è inserita la seguente frase: "adoperandosi per la loro integrazione.
Emendamento rubricato n. 402 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 7, comma 2 dopo le parole "...nel rispetto delle diversità" è inserita la seguente frase: "favorendo pari opportunità di integrazione".
Indìco la votazione palese sugli emendamenti rubricati nn. 180 e 402 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 181 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 7, dopo il comma 2 è inserito il seguente nuovo comma 2 bis: "2 bis. La Regione promuove e sostiene la cultura, l'arte, la musica e lo sport, tutela i beni culturali ed archeologici assicurandone la fruibilità".
Non c'è ne bis in idem per la parte relativa a culturale ed arte.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 181, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 182 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 7, dopo il comma 2 è inserito il seguente nuovo comma 2 bis: "2 bis. La Regione ispira la propria azione al principio dell'accoglienza solidale delle persone immigrate, secondo i principi del pluralismo delle culture, del reciproco rispetto e dell'integrazione sociale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 182, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 183 viene ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 357 presentato dai Consiglieri Rossi O., Cota Dutto, Brigandì, Picchioni, Taricco, Cattaneo, Angeleri, Valvo, Caramella D'Onofrio: all'articolo 7, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente comma: "2 bis. La Regione tutela e promuove l'originale patrimonio linguistico della comunità piemontese, nonché quello delle minoranze Occitana, Franco-Provenzale e Walser".
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Sentendo il dibattito, mi sono fatto una mia opinione. Per questo vorrei aggiungere un supplemento di riflessione. Il collega Contu nell'illustrare il suo emendamento, che non ha visto il mio voto favorevole, ha dato un utile spunto per riflettere anche su questo emendamento.
L'emendamento proposto dalla maggioranza è un emendamento chiuso, in quanto descrive solo una parte della società piemontese, nel senso che indica esplicitamente le minoranze linguistiche che vuole tutelare ed esclude tutto il resto.
La dizione uscita dalla Commissione speciale per lo Statuto era una dizione ampia e aperta. Avevate tolto le dizioni linguistiche dal testo mentre adesso le reintroducete con un emendamento dettagliato e chiuso.
Questa è un'azione che non vede il mio voto favorevole.
Avete escluso la dizione di lingua piemontese, che era importante e innovativa se inserita nello Statuto della Regione Piemonte. Adesso siamo lì ad un pateracchio che è obiettivamente la fotografia di una chiusura che forse è anche chiusura mentale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Riprendo il mio intervento sulla questione dell'opportunità o meno che sia indicata un'espressione chiara di tutela della lingua piemontese nell'ambito dello Statuto.
Lo dico come sardo, cioè come appartenente ad una regione che pure ha beneficiato di questo riconoscimento, prima da parte delle direttive europee e poi come atto recepito nella legge n. 482.
Onorevole Rossi, lei in quegli anni sedeva in Parlamento, vorrei ricordarle che la sua forza politica non si è mai seriamente battuta per la tutela e la difesa della lingua piemontese. La Lega Nord si rese colpevole di un atto gravissimo: la legge n. 482 venne approvata proprio grazie ai suoi rappresentanti che, in sede di voto, garantirono il numero legale, pur sapendo che la lingua piemontese non era inserita all'interno delle lingue degne di tutela, come raccomandato dalle direttive europee. Questo avvenne! Scaturì, in seguito all'accaduto, un ordine del giorno (il n. 1118 del 1999), nel quale il Consiglio regionale riconobbe all'unanimità la lingua piemontese quale lingua regionale del Piemonte.
Non so come si schierarono le varie forze politiche. Con l'ordine del giorno n. 1118 del 1999 il Consiglio regionale approvò questo dispositivo: riconobbe la lingua piemontese quale lingua regionale del Piemonte e chiese al Presidente della Repubblica di non promulgare la legge n. 3366 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche e storiche", rinviandola alla Camera per un esame più approfondito, che tenesse conto della minoranza linguistica piemontese.
Ora, sorge spontanea una domanda: perché in aula si è scatenata una discussione sulla possibilità o meno che ad essere votato, nell'ordine delle priorità, fosse questo emendamento, oggi proposto dalla Lega Nord decidendo di archiviare o perlomeno ricomprendere sotto altra forma quello del Consigliere Tapparo? Sono d'accordo con il Consigliere Mellano sul fatto che la dizione prospettata non contempla bene l'oggetto e lo rende più tenue. Sembra che questo atto sia coerente con il tentativo, più volte rivendicato da una forza politica come la Lega Nord, di rivendicare l'identità padana. Molto spesso la rivendicazione dell'identità padana si è più rivolta alla difesa della polenta in contrapposizione al cous-cous che non invece alla ricerca di un'origine vera delle proprie tradizioni storiche-culturali di alcune regioni d'Italia.
Vorrei ricordare che, nel caso del Piemonte, figure come Gramsci chiedo venia all'aula, lo scopro adesso dalla lettura degli atti che avevo raccolto per poter discutere di questo argomento - Togliatti e Pajetta parlavano piemontese e parlava piemontese anche tutta la Camera del lavoro della Regione Piemonte.
Forse, fu un errore del Parlamento italiano che, con l'approvazione della legge 482, non inserì la lingua piemontese come lingua degna di tutela.
Presiedente, lo faccio per spirito di amicizia fra i nostri popoli (la Sardegna ed il Piemonte) ma anche perché credo che la Regione Piemonte oggi sia mutata nella sua connotazione della geografia umana, della multiculturalità e multietnicità, per cui credo che questa dizione vada introdotta in quanto oggi la lingua piemontese entra a far parte delle minoranze linguistiche, però tutelarla come lingua forse ha un suo valore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi fa piacere che il collega Contu abbia citato l'iter della legge nazionale sulle minoranze linguistiche. Evidentemente quello è stato un passaggio infausto, io ero presente, avevo anche proposto un emendamento per inserire la lingua piemontese, ma fu bocciato con l'affermazione generalizzata che non si poteva bloccare la legge perché, mutata in quel particolare momento, sarebbe dovuta tornare alla Camera e avrebbe riaperto tutto un dibattito.
Ora siamo nell'Assemblea del Piemonte. Il Presidente Ghigo, dinanzi alla proposta di inserire nello Statuto la lingua piemontese, ha votato contro. E' un atto legittimo, che rispetto, però non si può cambiare cappello ad ogni riunione e andare magari con le associazioni piemontesi a raccontare una storia e poi con altre a raccontarne un'altra.
Purtroppo questa assemblea, forse schizofrenica, vota un ordine del giorno all'unanimità che chiede al Parlamento di recuperare il grave vulnus fatto nei confronti della lingua piemontese e di inserirlo nella legge nazionale. Voglio solo dire che a questo punto c'era una piccola occasione che non creava alcun problema, di citare esplicitamente, nello Statuto della Regione Piemonte, un riferimento alla lingua piemontese.
Questo non c'è ed è grave. Voterò la proposta prospettata, però ritengo che sia riduttiva; occorreva non un atto di coraggio, ma un atto normale perché molti di noi hanno dato l'assenso alle richieste provenienti dalle strutture culturali che studiano la lingua piemontese.
Solitamente, non c'è ostilità o una motivazione teorica per dire di no pertanto sono amareggiato che questa Assemblea elettiva, che rappresenta il Piemonte, abbia perso quest'occasione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu, per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Presidente, invito chi ha proposto questo emendamento a non bruciarlo così, ponendolo al voto con una forma così affievolita, ma di valutare la possibilità di inserire un elemento correttivo che rafforzi e raccolga lo spirito dell'emendamento del collega Tapparo.



PRESIDENTE

La ringrazio. Il relatore intende motivare il proprio parere al riguardo. Prego, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Ho dato parere contrario all'emendamento Tapparo, in virtù della legge n. 482. L'emendamento n. 357 si esprime correttamente, nel senso di promuovere l'originale patrimonio linguistico, ma ritengo che l'espressione "tutela" sia rischiosa.
Pertanto, o la si intende emendare in "valorizza", oppure do parere contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Presidente, rettifichiamo il termine "tutela" in "valorizza". Pertanto il testo diventa: "La Regione valorizza e promuove l'originale patrimonio linguistico della comunità piemontese, nonché quello delle minoranze occitana, franco-provenzale e walser".



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, lo possiamo riconsiderarlo in questo modo.
La parola al Consigliere Mellano per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

Siamo in fase di dichiarazione di voto, pertanto comunico che il Gruppo Radicale voterà per questa formulazione, che trova totalmente insoddisfacente e che rappresenta un'occasione mancata dell'Assemblea regionale piemontese.
Ci spiace veramente che non si sia saputo cogliere il suggerimento e lo stimolo proveniente dai banchi dell'opposizione, con l'emendamento molto semplice e lineare del collega Tapparo.
Nonostante questo, credo sia responsabilità nostra quella di partecipare con un voto favorevole, perché si comprende il problema delle minoranze linguistiche con quest'unico testo (abbiamo cancellato anche il richiamo precedente), quindi siamo costretti, se vogliamo ricomprendere il problema delle minoranze linguistiche, ad accettare questa formulazione che è davvero incredibilmente riduttiva e rinunciataria.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha perso un'occasione: ce ne dispiace.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani, per dichiarazione di voto.



RONZANI Wilmer

Voterò a favore dell'emendamento, ma rilevo un modo poco costituente di procedere. Essendo, noi, un'Assemblea che dovrebbe discutere senza schieramenti o a prescindere dagli schieramenti di maggioranza e di opposizione, in maniera molto libera e aperta, sarebbe stato corretto votare e fare proprio, come Assemblea, l'emendamento presentato dal collega Tapparo, che risolveva questo tipo di problema in maniera corretta.
Questo è lo spirito costituente, come io lo intendo: un collega, meglio di altri, o prima di altri, segnala un problema; poiché l'Assemblea condivide il problema posto nella forma dell'emendamento, si riconosce in quell'emendamento. Noto, invece, un'ostinazione da parte di alcuni colleghi a voler piantare la propria bandierina su alcune questioni.
Che male c'era se i colleghi della Lega, riconoscendosi nell'emendamento del collega Tapparo, avessero votato favorevolmente? Dichiaro, pertanto, il voto a favore del nostro Gruppo, ma rilevo un modo di procedere e un atteggiamento che non mi sembra quello più corretto e giusto, Presidente.
Quel tipo di emendamento del Consigliere Tapparo, che voi avete cassato e che non avete votato, avrebbe affrontato correttamente la stessa questione.
In realtà, si vuole poter dire che dentro quello Statuto c'è un emendamento presentato dai Consiglieri della Lega e usarlo come bandierina.
Francamente, questo modo di procedere mi sembra molto sbagliato e assai poco caratterizzato da uno spirito costituente, che invece dovrebbe animare la nostra assemblea.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Sono stato spiazzato dal parere del relatore perché questo emendamento aveva moltissime firme da parte di Consiglieri. Ho fatto una ricerca veloce e ho verificato che lo Statuto della Regione Calabria parla di tutela delle minoranze linguistiche, utilizza il termine "tutela" e non è stato oggetto di impugnativa.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Ho qualche difficoltà a capire come stiamo procedendo, per una serie di ragioni. Stiamo affrontando delle questioni di grande importanza, voglio dire anche qui, in quest'aula, dove io ed altri Consiglieri saremmo intervenuti in modo più consistente, soprattutto su questa prima parte che riguarda i principi, se l'andamento dei lavori avesse permesso di affermare i principi e, nello stesso tempo, di mandare avanti la Carta costituzionale. Devo anche dire che quando qualcuno delle future generazioni leggerà gli atti del dibattito sullo Statuto, leggerà atti di cui dovremmo vergognarci.
Detto questo, vorrei capire come stiamo procedendo, anche su quelle parti di percorso definite. Le parti di percorso definite erano quelle di cui lungamente avevamo discusso in una prima fase - consultazioni - e in un seconda fase - nella Commissione ad hoc designata - che, come qualcuno ha ricordato questa mattina, contenendo 30 Consiglieri, aveva al suo interno circa metà del Consiglio regionale del Piemonte. Su una serie di questione tra cui questa, che era di particolare rilievo, ne abbiamo discusso in due sedi - se il Consigliere Picchioni mi può confortare e correggere qualora mi ricordassi male - e in sede di Commissione. Questo era stato un elemento di dibattito anche nel gruppo ristretto che aveva steso il preambolo perch la questione atteneva ad un dibattito, a richieste particolari, di alcuni Gruppi. Ragion per cui si era addivenuti alla decisione che questa parte non fosse, in quanto tale, contenuta nel preambolo, ma fosse assegnata all'apposito articolo 7, al comma 2, in cui adesso è.
Avevamo anche definito, dopo lungo lavoro - non fu un'improvvisazione dei testi rispetto a questo. A questo punto ci troviamo davanti a testi estemporanei (mi è stato sottoposta adesso la richiesta di firmarne una sul diritto all'abitazione proposto dagli Assessori), ad un lavoro emendativo che i Consiglieri di alcuni Gruppi stanno facendo su 400 emendamenti.
Persino sui testi concordati in Commissione, dopo lungo lavoro, operiamo delle modifiche di termine che non sono modifiche qualsiasi. Quando giustamente, il Consigliere Picchioni mi fa rilevare, che noi scriviamo "valorizza e promuove" per un lato è una patologia, ma per l'altro lato non afferma la cosa ovvia e corretta che lei stesso, Presidente, ricordava in questo momento: quando parliamo di queste questioni il concetto è quello di tutela. Voglio capire che cosa sta succedendo.
Mi rivolgo anche al Presidente perché, a questo punto, bisogna, con maggiore determinazione, metodo e contenuto, fare il Presidente dell'assemblea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Voglio associarmi, condividendo tutto l'intervento della Consigliera Manica, alla richiesta che lei, Presidente, faccia il Presidente. Se lei vuole fare il Presidente del suo Gruppo e il Segretario della Lega Nord ceda la Presidenza, vada a sedersi al suo banco, faccia un altro lavoro, ma se decide di sedere al banco della Presidenza in un momento così delicato per cortesia, la tenga nel modo più imparziale possibile.



PRESIDENTE

Consiglieri, l'emendamento viene sottoposto alla votazione nella sua formulazione originaria.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 357 nella sua formulazione originaria.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 184 presentato dal Consigliere Tapparo: il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. La Regione riconosce e sostiene il legame con i cittadini di origine piemontese nel mondo" Ricordo che l'emendamento del Consigliere Tapparo è sostanzialmente identico all'emendamento rubricato n. 358 a firma del Consigliere Rossi ed altri, ma ridotto rispetto a quest'ultimo, che sviluppa altri temi. Sono stati entrambi esaminati in Commissione, chiedo al Consigliere Tapparo se ritira il suo emendamento o se lo mantiene.
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione dell'emendamento.



TAPPARO Giancarlo

Volevo ricordare all'Assemblea che i flussi migratori, quelli consistenti, del Piemonte, dei piemontesi, si sono esauriti agli inizi degli anni cinquanta (io ne sono stato, in qualche modo interprete, in realtà non avevo grande capacità di iniziativa, erano i miei genitori ad avere capacità di iniziativa in questo senso).
La formulazione "comunità dei piemontesi nel mondo" sembrerebbe di un piemontese che ha un'identità diretta, di nascita. Ormai noi sappiamo che la presenza articolata di persone di origine della nostra terra, della nostra regione, è prevalentemente di seconda e di terza generazione. Quelli di nascita diretta cominciano ad essere sempre di meno. Ecco perché ho voluto citare e fare riferimento all'origine piemontese nel mondo e non sempre e solo alla comunità che dà il senso di aggregazione. Noi abbiamo una presenza diffusa di persone originarie della nostra terra che sono disperse senza avere fattori di aggregazione. Questo è anche un problema che si determina con il voto degli italiani all'estero. La dove ci sono associazioni e aggregazioni, è facile un coinvolgimento, dove c'è dispersione è più difficile. Penso solo al caso dell'Argentina: ci sono localizzazioni nella provincia di Cordoba, di Santa Fe, di Mendoza, di Buenos Aires, e poi sono isolate le presenze nella Patagonia, nelle regioni del sud, nella Terra del Fuoco. Cito questo caso per fare qualche esempio ma posso citare il Brasile e il Cile: aspetti territoriali che conosco meglio, ma forse anche nella stessa Australia potremo trovare questo fenomeno.
Ho voluto dare all'emendamento quella connotazione di riferimento semplice, di cittadini di origine piemontese nel mondo, riconoscerli quindi è un atto importante di legame. Voglio ricordare all'Assessore Cotto, che ha seguito questi problemi, che il risveglio della nostra attenzione, e delle persone nate o di origini piemontese nel mondo, è avvenuto recentemente. Non c'era negli anni '50, non c'era negli anni '60 e non c'era nella prima Regione degli anni '70. Questo processo si è sviluppato, in modo bi-laterale, negli anni '80, anni in cui lei nostre presenze nel mondo si sono consolidate, anche economicamente. In questo modo, abbiamo potuto pensare al valore di quel tipo di legame e a quella ricchezza culturale (forse anche economica).
Vorrei, quindi, restringere la proposta, rendendola estremamente forte parlando dell'origine piemontese nel mondo. Non faccio una guerra di trincea su altre formulazioni, perché ben venga se a questa formulazione si innesta qualcosa che le dia un respiro più grande.
Volevo solo informare i colleghi, in un dibattito che dovrebbe svolgersi in modo abbastanza rapido, delle ragioni di questa mia proposta.



PRESIDENTE

Parere favorevole del relatore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Lei, Presidente, ha parlato di due emendamenti sostanzialmente simili anche se ritengo che tra l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo più limitato ma più preciso, e l'altro emendamento, ci sia la differenza che quest'ultimo non è molto comprensibile. È scritto in modo tale che...



(Commenti del Consigliere Picchioni fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Ma sostiene rapporti culturali ed economici di chi? Così com'è scritto...



(Commenti del Consigliere Piccioni fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Stavo dicendo, Presidente, che l'altro emendamento è scritto in modo non sufficientemente comprensibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Mi dispiace che il collega Papandrea sia stato disturbato dai suoi colleghi alle spalle e non abbia potuto sviluppare appieno il suo pensiero che, tra l'altro, mi ha precedentemente formulato fuori dai microfoni. Ho trovato condivisibile l'origine dell'emendamento Tapparo che individua, nel cittadino di origine piemontese, una dizione chiara, precisa e molto ampia di cosa sono i piemontesi nel mondo (molto più ampia della comunità dei piemontesi citata nell'emendamento 358). E' veramente una scelta di campo che viene fatta, ancora una volta, da una maggioranza molto ampia, anche se tra le firme leggo, purtroppo, anche parte dell'opposizione di centrosinistra, che ritiene condivisibile una scelta di apparato, una scelta di struttura, una scelta che non va a riconoscere la solitudine dell'immigrato piemontese in giro per il mondo, ma valorizza e riconosce un elemento di strutturazione della comunità dei piemontesi. È davvero limitativo ed è un peccato.
Obiettivamente, pur essendoci, nell'emendamento più ampio, un accenno al problema economico (che considero chiave interessante ed opportuna per i rapporti da instaurare con i piemontesi nel mondo) mantengo il giudizio sul fatto che il testo, con autorevoli firme, non è ben chiaro. Basta leggerlo perché i rapporti culturali ed economici non sono legati in modo chiaro con il resto dell'emendamento.
E' una formulazione davvero non soddisfacente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) sull'emendamento rubricato n. 184, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 8 Consiglieri si sono astenuti 21 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 358 presentato dai Consiglieri Rossi O. Cota Dutto, Brigandì, Picchioni, Cattaneo, Angeleri, Valvo, Taricco, Caramella D'Onofrio: il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. La Regione valorizza il legame con la comunità dei piemontesi nel mondo, sostiene i rapporti culturali ed economici, favorisce il più ampio processo di conservazione delle radici delle identità storico-piemontese".
Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) sull'emendamento rubricato n. 358, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri hanno votato NO 1 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 185 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Suino: all'articolo 7, dopo il comma 3 è inserito il seguente nuovo comma 4: "4. La Regione ispira la propria azione al principio dell'accoglienza solidale delle persone immigrate, secondo i principi del pluralismo delle culture, del reciproco rispetto e dell'integrazione sociale".
Si tratta di emendamento inamissibile in base ai voti già espressi su precedenti emendamenti, ne bis in idem.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, come emendato..
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 425 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 8, comma 1, dopo le parole "...la sua naturale vocazione" aggiungere la frase: "promuove la tutela dei diritti degli animali".
Emendamento rubricato n. 426 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 8, comma 1, dopo le parole "...la sua naturale vocazione" aggiungere la frase: "si impegna a promuovere e tutelare i diritti degli animali".
Emendamento rubricato n. 427 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 8, comma 1, dopo le parole "...la sua naturale votazione" aggiungere la frase: "promuove altresì la difesa dei diritti degli animali".
Emendamento rubricato n. 428 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 8, comma 1, dopo le parole "...la sua naturale vocazione" aggiungere la frase: "riconosce l'importanza della tutela dei diritti degli animali e dell'educazione delle giovani generazioni al rispetto di ogni forma vivente".
Emendamento rubricato n. 429 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 8, comma 1, dopo le parole "...la sua naturale vocazione" aggiungere la frase: "riconosce l'importanza della tutela e del rispetto di ogni forma vivente".
Tali emendamenti vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento rubricato n. 404 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 8, dopo il comma 1 è inserito il seguente nuovo comma 1 bis: "1 bis. La Regione Piemonte considera l'insieme di tutte le forme viventi e sostanze materiali presenti nel proprio territorio, nei vari ambiti dal sottosuolo all'atmosfera, un bene comune irrinunciabile da trasmettere di generazione in generazione nell'integrità del suo ecosistema".
Tale emendamento viene considerato superato.
Emendamento rubricato n. 439 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Muliere Taricco, Dutto, Angeleri, Valvo, Cotto: dopo la parola "montani" aggiungere le seguenti: "e collinari".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 439.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 440 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Muliere Taricco, Dutto, Angeleri, Valvo, Cotto: dopo le parole "Comunità montane" aggiungere le seguenti: "e nelle Unioni collinari".
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Solo per dire che, con un po' di superficialità, si accostano territori collinari e territori montani. Si tratta di due figure, dal punto di vista giuridico e ordinamentale, totalmente diverse. Prima di tutto perché esiste una legge nazionale, che stabilisce quali sono i territori montani e le tutele per la montagna così come l'articolo 44 della Costituzione.
In una certa fase politica noi abbiamo inteso stabilire un ordinamento di tutela e di considerazione per i territori collinari e con il nostro diritto regionale, quindi valido soltanto per noi, abbiamo individuato le comunità collinari.
Con la modifica dell'ordinamento nazionale si sono istituite le unioni dei Comuni, quindi le comunità collinari si definiscono correttamente unioni di Comuni collinari, come sono le unioni di Comuni di pianura.
Così facendo, depotenziamo pesantemente il concetto di montanità accostandolo a quello di collina, senza rivalutare quello di collina a livello di montagna perché ciò non è possibile.
L'ordinamento nazionale è tutt'altro, l'ordinamento europeo è tutt'altro. La Comunità europea stabilisce (articolo 118 della nuova Costituzione, se si farà) la tutela della montagna e non la tutela della collina.
Per un'operazione di modesta propaganda politica, rispetto ai territori collinari, si è voluta creare una situazione di tale anomalia, che sarà sicuramente inutile per la collina e dannosa per la montagna. Questo solo perché sia chiaro che cosa si è voluto fare. Non ha nessun senso e non esiste la questione del rilievo nazionale né europeo della collina. Ci mancherebbe, la collina è dappertutto, non esiste un concetto giuridico di collina, esiste solo un concetto geografico.
Qual è la collina? Quella di cento metri, di cinquanta metri, di duecento metri? Non esiste una definizione vera e propria. Non capisco perché si debba insistere su una questione che turba l'organizzazione del nostro ordinamento ed è inutile sotto un profilo e dannoso nell'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Se la dizione proposta è quella di unioni collinari, chiedo, per spirito di parte (lo propongo come subemendamento), che venga inserita anche la dizione di unione dei Comuni della pianura. Concordo assolutamente, con l'intervento del collega Riba che, mi pare, abbia dato un'autentica interpretazione.
Presidente, le ho chiesto la parola solo per chiedere al proponente qual era la valenza dell'istituto giuridico delle unioni collinari. Se lei riuscirà a darmi una risposta, potremmo essere guidati ad un voto attento.
Dopo aver vissuto con fastidio una serie di emendamenti che, come tutti ci riconoscono, attraversavano il merito e quando non lo attraversavano li abbiamo ritirati, ora mi pare che la spinta, che qualcuno molto frettolosamente ha definito ostruzionistica, arrivi da parte della maggioranza con emendamenti che, non vorrei dire, rasentano il ridicolo.
Forse ha usato un'espressione più corretta il collega Riba parlando di "marchetta".
Penso sia avvilente che si introducano forzosamente delle unità giuridiche che non trovano spazio né nell'ambito delle direttive europee né nella legislazione regionale e che non sono contemplate nell'ordinamento regionale relativamente alla suddivisione sia nell'ambito delle competenze che negli ambiti istituzionali del nostro territorio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 440, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 403 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'art. 8 il comma 3 è soppresso.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 403, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 8, come emendato.
La votazione non è valida e andrà ripetuta tra 30 minuti.



MARCENARO Pietro

Questa non è una votazione non valida, questo è un articolo che non è stato approvato.



PRESIDENTE

La votazione non è valida ai fini del quorum statutario.



MARCENARO Pietro

La votazione è valida, ma l'articolo non è approvato. Quindi passi all'articolo successivo.



PRESIDENTE

Posso sbagliare, ma personalmente do un'interpretazione diversa dalla sua.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ieri mattina è successa esattamente la stessa questione, si è ripetuta la votazione e nessun collega ha sollevato il problema. Occorre seguire sempre una modalità: o c'è una norma o non c'è.



PRESIDENTE

E' esattamente così: ieri abbiamo fatto la stessa cosa. Oggi assumiamo lo stesso atteggiamento di ieri, magari il collega Marcenaro non era presente, però ieri è successo questo e nessuno ha obiettato.
E' un'interpretazione che l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di voler dare sin dall'inizio dei lavori, pertanto ripeterò la votazione fra trenta minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.43 riprende alle ore 18.04)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Devo dare atto al Consigliere Marcenaro, che è stato ingiustamente chiamato in causa, che non esiste un precedente, nell'attuale sessione di Statuto, di un articolo che non abbia raggiunto il quorum dei 31 voti.
Pertanto, dal punto di vista della tempistica, il Consigliere Marcenaro ha giustamente sollevato la questione. Di questo devo dare atto; si tratta ovviamente, di un'interpretazione che ho dato, come Presidente, in questa occasione la prima volta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Su queste basi, aspetto le scuse del collega Papandrea, il quale, non essendoci un precedente, ha sollevato una questione non vera. Se il collega Papandrea è in grado di dimostrare quello che ha detto, a differenza di quanto certificano gli Uffici, lo dimostri; diversamente, come si usa fra persone per bene, chieda scusa.
Inoltre, poiché non c'era un precedente, non è che sul non precedente si costruisce il precedente: non c'è un precedente, ma si fa una cosa e il precedente adesso lo abbiamo. No, per piacere! Adesso non sollevo il problema, ma c'è una questione politica che voglio chiarire (è l'unica che mi interessa): da questa votazione e da questo problema emerge solo un fatto: lo Statuto, o lo si fa insieme o non lo si fa, e questo è il punto.
Poiché finora abbiamo cercato di farlo insieme, o si fa insieme o non si fa. Questo è il punto che politicamente mi interessa, altrimenti passa un'altra interpretazione, che non ha alcun fondamento.
Detto questo, non insisto sulla questione dell'articolo 8; se qualcuno ha altre preoccupazioni le sollevi, ma vorrei fosse chiaro il punto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Probabilmente ho commesso un errore, perché pensavo fosse una votazione che richiedeva i 31 voti. Prendo atto e chiedo scusa. Pensavo fosse l'emendamento che introduceva il nuovo titolo, sul quale mi pareva che i 31 voti fossero necessari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Sulla procedura, Presidente, perché adesso il precedente c'è.
Mi è sfuggito un passaggio: lei, quindi, non procede a rimettere al voto...



PRESIDENTE

Mantengo la mia interpretazione; do atto al Consigliere Marcenaro di avere ragione su quel punto.



CONTU Mario

Presidente, bisognerebbe capire: questa è un'Assemblea costituente, ma un articolo che non raggiunge la maggioranza qualificata ha il quorum per votare.
Il quesito che le pongo è, pertanto, di natura procedurale: può essere sottoposto nuovamente al voto? Chiedo formalmente che lei lasci un'interpretazione all'Aula, facendo gli opportuni approfondimenti giuridici. Si potrebbe riprendere la regolarità della seduta passando all'articolo 9 e lasciando in sospeso l'articolo 8, in attesa che lei esprima un parere giuridicamente rilevante sulla questione.
Ricordo che non si tratta di una ripresa della seduta per mancanza del numero legale; lei ha esteso una modalità prevista in quella fattispecie ma qui siamo in presenza di una votazione regolarmente valida, che aveva un quorum e che non ha raggiunto la maggioranza qualificata per la sua approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Al di là delle considerazioni politiche che ovviamente si possono fare su questa vicenda, esiste una questione procedurale che va sciolta definitivamente, anche rispetto al proseguimento dell'esame degli articoli.
O consideriamo i 31 voti e una condizione di validità della votazione ai fini dell'approvazione di un testo, e allora si vota di nuovo, oppure consideriamo il mancato raggiungimento dei 31 voti ragione di non approvazione di quel testo, per cui il testo viene considerato respinto con tutte le conseguenze del caso.
Per fare un esempio molto banale, se per una ragione d'Aula (30 presenti, 30 favorevoli, zero contrari e zero astenuti) non si raggiungessero i 31 voti sull'elezione diretta del Presidente e l'articolo fosse espresso in termini secchi, vorrebbe dire che quel testo non si pu più votare, per la ragione che abbiamo lungamente discusso all'inizio dei nostri lavori.
Pertanto, al di là di tutte le considerazioni politiche, bisogna uscirne non navigando a vista, ma con un'indicazione chiara da parte della Presidenza.
Questa votazione si considera votazione non valida, oppure si considera respinto l'articolo 8? E' questa l'unica questione significativa dal punto di vista procedurale. Poi, ci sono tutte le questioni politiche che attengono ad altri versanti della nostra discussione.
Ho l'impressione che la Presidenza debba fare tutto consultandosi e motivando la propria determinazione.
Io ho un'opinione, ma è un'opinione del tutto non suffragata; la mia opinione è che questa non si può considerare un'espressione esplicita in senso negativo rispetto ad un testo. Questo non è possibile, perché un testo è respinto quando viene esplicitamente respinto e non quando non raggiunge le condizioni della propria validità.
Detto questo, accetterò quello che la Presidenza determinerà, ma lo determina una volta per tutte e per tutta la discussione sullo Statuto soprattutto attenendosi in maniera rigorosa alla propria determinazione.
Pertanto, se la votazione non è valida, la si ripete, ma, se è valida non si fanno escamotage. Non è che l'articolo respinto possa essere resuscitato togliendo una virgola, come articolo 8 bis o cose di questo genere; questo, evidentemente, non si può fare.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Palma, dell'intervento. Desidero esprimere la mia posizione come segue: mantengo la mia interpretazione, quindi far ripetere la votazione dell'articolo, perché penso che da questa votazione non sia uscita un'esplicita volontà contraria del Consiglio, quindi l'articolo non deve ritenersi respinto. Tuttavia, non intendo affermare in maniera assoluta che questa interpretazione possa costituire un precedente.
Perché non lo esprimo in maniera assoluta? Perché possono verificarsi, nel corso della discussione, casi in cui, dal mancato raggiungimento del quorum, può uscire una volontà contraria da parte del Consiglio regionale che, per esempio, blocca i lavori perché su quell'articolo non c'é il consenso.
Mantengo l'interpretazione, faccio votare, però questo non costituisce in senso assoluto un precedente.
Indìco la votazione palese sull'articolo 8, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 379 presentato dai Consiglieri Costa Rosa Anna Angeleri, Scanderebech e Botta: art. 9 Va così sostituito: "1. La Regione promuove il diritto alla tutela della salute dei cittadini mediante il Servizio Sanitario Nazionale, anche costituendo organismi sanitari di prevenzione e controllo nei luoghi di lavoro".
Il Consigliere Contu ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori per lasciare una dichiarazione a verbale. Prima questione, Presidente, la pongo come quesito perché adesso sono un po' stanco, può darsi che non abbia capito: non avevamo previsto, comunque, le votazioni per appello nominale?



PRESIDENTE

No, deve chiederlo di volta in volta con la procedura per la richiesta dell'appello nominale. Come lei sa, quando è in corso una votazione, non si può più chiedere la votazione per appello nominale.



CONTU Mario

L'altra dichiarazione che lascio a verbale è: prendo atto che il Presidente non ha sciolto il nodo sul piano della procedura. Le ricordo Presidente, che su analoga materia, in relazione allo Statuto della Regione Lazio, il nostro Gruppo consiliare ha impugnato l'atto relativo all'approvazione dello Statuto che non ha raggiunto la maggioranza qualificata e si è ripetuta la votazione due giorni dopo.



PRESIDENTE

Mi conforta che qualcun altro abbia preso la mia stessa decisione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 379 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n 186 presentato dai Consigliere Galasso e Caracciolo: al comma 1 dell'articolo 9 sostituire le parole "per tutti" con le parole "delle persone e della comunità" Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 186.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 430 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'art. 9, comma 1, dopo le parole "....salute per tutti" aggiungere la frase: "gli abitanti e le comunità".
L'emendamento è dichiarato inammissibile per mancanza di portata normativa.
Emendamento rubricato n. 187 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'articolo 9, comma 1, dopo le parole "diritto alla salute" aggiungere la frase "e cure gratuite".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 187, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 405 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'art. 9, comma 1, dopo le parole: "tutela il diritto alla salute per tutti", aggiungere la frase: "e garantisce cure gratuite agli indigenti".
L'emendamento n. 405 è inammissibile perché privo di portata normativa.
Emendamento rubricato n. 191 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 2 dell'articolo 9 è aggiunto il seguente: "2 bis. La Regione elabora il proprio Piano Socio-sanitario ispirandosi ai principi dell'articolo 32 della Costituzione".
Emendamento rubricato n. 192 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 2 dell'articolo 9 è aggiunto il seguente: "2 bis. La Regione istituisce in A-USL e ASO il comitato di partecipazione degli utenti e degli operatori dei servizi socio-sanitari del territorio al fine di verificare, tra l'altro, la funzionalità dei servizi e la loro rispondenza alle finalità del SSN e agli obiettivi dei Piani Sanitari nazionali e regionali".



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 188, 189, 190, 193 e 406 sono ritirati dal proponente e conservati agli atti.
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 192.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Nell'approvazione dei precedenti articoli abbiamo visto un po' di tutto e la contesa non ci ha certo visti protagonisti, perché sul testo licenziato dalla Commissione mi pare che si sia scatenata un'autentica gara in concorrenza, all'interno della maggioranza, per presentare emendamenti al testo. Chiederei attenzione, da parte dell'Aula, su alcuni emendamenti che, per la loro portata, soprattutto quando contemplati anche da leggi non hanno trovato attuazione nelle leggi regionali. Parlo di leggi nazionali che pure prevedono la costituzione, all'interno delle ASL, di Comitati di partecipazione degli utenti.
Chiedo scusa, ma il Consigliere Galasso non è presente?



PRESIDENTE

E' uscito un attimo. Mi ha anticipato che dà parere contrario su questi due emendamenti.



CONTU Mario

E' scoraggiante. Il Comitato di partecipazione degli utenti degli operatori di servizi è un organismo che dovrebbe consentire una verifica improntata anche alla trasparenza degli atti, ma, soprattutto, una verifica dell'efficacia e dell'efficienza delle aziende in relazione alla missione esecutiva.
Questo è ampiamente disatteso. Inserire l'impegno, da parte della Regione, di recepire, all'interno della legislazione, l'istituzione di Comitati di partecipazione degli utenti degli operatori del sistema, credo che sia coerente ad un articolo come quello relativo alla tutela della salute, nonché meritorio di attenzione e di accoglienza da parte dell'Aula.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sugli emendamenti rubricati nn. 191, 192 sui quali il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 379 bis presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa R. Scanderebech, Botta F.: art. 9. Va così sostituito: "2. Il SSR conforma la propria azione a principi di efficienza, efficacia umanizzazione delle strutture, consenso terapeutico informato".
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 379bis, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 2 Consiglieri hanno votato NO 34 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 391 presentato dai Consiglieri Bolla, Angeleri Cattaneo: il comma 2 dell'articolo 9 è sostituito dal seguente: "2. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro" La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Sull'emendamento faccio una considerazione di natura politica e poi sull'intero articolo, ne farò un'altra di carattere procedurale.
Vorrei capire, dai proponenti l'emendamento - chiedo, se è possibile anche dal collega Cattaneo - se il problema è riproporre gli emendamenti Contu a firma di Consiglieri di maggioranza, per cui si scrive esattamente quello che è scritto negli emendamenti Contu, ma sottoscritto da Bolla e Cattaneo. Se è così, allora è aperta la festa e si aprono le danze, nel senso che ciascuno infila quello che vuole infilare.
Visto che in questa fase stiamo discutendo due emendamenti Contu e un emendamento di maggioranza, con il relatore che quasi sempre dà un'indicazione di voto contraria rispetto alla maggioranza, dobbiamo capire come stiamo procedendo, per cui, anche solo per gentlemen's agreement, ci si confà ad una logica comune evitando, ciascuno di noi, di presentare quello che ci sta più a cuore o quello che riteniamo più rilevante, per un'economia complessiva della discussione; oppure, se questa è la logica diventa la logica...



(Commenti del Consigliere Bolla fuori microfono)



PALMA Carmelo

No, Consigliere Bolla, gliel'ho rispiegato. Se il problema è che deve firmare lei gli emendamenti di Contu, allora anch'io mi attaglio esattamente a questa logica. Se vuole glielo trovo anche.
Ecco, allora mi attaglio esattamente a questa logica. Se, invece, la logica è quella di arrivare, entro questa sera, a discutere l'articolo 16 per tentare di uscire dal sacco in cui ci siamo infilati, chiederei, almeno ai Capigruppo di maggioranza e almeno ai Gruppi consiliari che hanno tentato di traghettare questo Statuto verso un risultato positivo, di evitare di consumare il proprio suicidio di emendamento in emendamento anche perché, a quanto pare, il nostro è il solo Gruppo consiliare che non sta presentando emendamenti, più o meno "marchettistici", a questo Statuto.
Se dobbiamo, iniziamo anche noi a farlo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Palma.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 391, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 29 Consiglieri hanno votato NO 8 Consiglieri si astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 407 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 9, comma 2 è abrogato e sostituito dal seguente nuovo comma 2: "2. La Regione organizza gli strumenti più efficaci per la promozione e la tutela della salute e costituisce organismi sanitari di intervento prevenzione e controllo, anche sui luoghi di lavoro".
Tale emendamento è superato.
Emendamento rubricato n. 408 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'articolo 9, il comma 2 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo comma 2: "2. La Regione Piemonte garantisce ad ogni persona in situazione di bisogno il diritto ad una assistenza che permetta di soddisfare i bisogni di base".
Indìco la votazione palese, sull'emendamento rubricato n. 408, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 359 presentato dai Consiglieri Taricco, Picchioni Giordano, Di Benedetto, Caracciolo, Dutto, Tapparo, Cota, Cattaneo Caramella: in questo articolo si propone di inserire un comma nuovo, il 2 bis, che afferma quanto segue: "La Regione favorisce la pratica dello sport e delle attività fisico motorie, quale strumento del benessere psicofisico della persona".
La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Siamo al secondo emendamento prima presentato dal Consigliere Contu poi ripresentato a firme miste di maggioranza e di opposizione. Va benissimo, però chiedo formalmente al relatore di capire dove sono stati concordati questi emendamenti.
Stanno arrivando tonnellate di emendamenti depositati da alcuni giorni, mai visti in Commissione e mai discussi ai Capigruppo, su cui mai si sono consultate le forze politiche e i Gruppi consiliari, presentati dalla Presidenza come concordati, in maniera più o meno estemporanea, approvati o bocciati da parte del relatore con maggioranze variabili a seconda che si parli di sport o di prevenzione sui luoghi di lavoro.
Lo ripeto, se c'eravamo attenuti - mi pare tutti, tranne tre Gruppi consiliari - ad una logica secondo la quale il testo base su cui concordare eventuali emendamenti era il testo uscito dalla Commissione, ma di volta in volta i rappresentanti delle associazioni sportive, del mondo dell'artigianato piuttosto che di altri mondi, presentano emendamenti presentandoli come concordati...



(Commenti fuori microfono)



PALMA Carmelo

Il problema non è ritirare l'emendamento. Vorrei capire, a questo punto, quanti ce n'è e come intendiamo procedere. Lo dico al relatore che dal punto di vista procedurale, è dominus in parte della nostra discussione, ma lo dico anche ai Gruppi consiliari, perché adesso è stato presentato un emendamento sullo sport, poi ce ne sarà un terzo sugli animali, ma questa volta a firma dei Gruppi di maggioranza.
Non mi pare il modo corretto di procedere alla redazione del nostro Statuto. Per questa ragione, il voto è contrario, nella speranza che venga ritirato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Emendamento rubricato n. 432 presentato dai Consiglieri Moriconi, Chiezzi Papandrea: all'art. 9, dopo il comma 2, è inserito il seguente comma 2 bis: "2 bis. Promuove campagne di informazione sugli stili di vita e alimentari più consoni a garantire la salute dell'individuo".
Indìco la votazione palese, sull'emendamento rubricato n. 432, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 194 presentato dai Consiglieri Rossi O., Cota Dutto: il comma 3 è soppresso.
La parola al Consigliere Dutto, per l'illustrazione.



DUTTO Claudio

Nel quadro della devolution, da tanto tempo sospirata dalla Lega, la sanità è una materia su cui la Lega chiede la competenza completa alle Regioni, pertanto non riteniamo utile scrivere sul nostro Statuto che il nostro sistema sanitario regionale opera nel quadro del sistema sanitario nazionale, mentre invece chiediamo di operare in completa autonomia.



(Commenti fuori microfono)



DUTTO Claudio

L'articolo è soppressivo. Non scriviamo niente. Dopodiché ci rimettiamo alle leggi che usciranno a livello nazionale, però non scriviamolo noi perché se poi arrivasse veramente la devolution dovremmo modificare lo Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Sarebbe utile che si prestasse un po' più di attenzione alle vicende che accadono a livello nazionale e non solo a quelle dell'Aula e che le parole che vengono dette, venissero, non recepite ma, almeno ascoltate.
E' da un po' di tempo che sottolineo il fatto che stiamo scrivendo uno Statuto che potrebbe essere sottoposto ad un'ulteriore verifica immediatamente dopo aver finito di scriverlo. Tutto dipende non da noi, ma da cosa succede riguardo alla legge sulla devoluzione a livello nazionale.
Le parole del Consigliere Dutto sono estremamente realistiche. La formulazione che propone è una di quelle formulazioni che a me non piacciono, ma che sarebbe adeguata se la legge a livello nazionale sulla devoluzione andasse in un certo qual senso. E' inutile che ci nascondiamo dietro un dito e facciamo finta di essere più o meno stupiti o più o meno scandalizzati.
Se passasse la devoluzione a livello nazionale e se prevedesse una riforma della sanità che va in un senso regionalistico - è indubbio che alcune forze politiche la pensano in quel modo - quello che scriviamo oggi nello Statuto è superato.
Tra qualche mese, diremo di aver scritto uno Statuto che non è più aderente a quello che è successo a livello romano. Questo lo sanno tutti ma forse non lo sanno quelli che, con tanta pervicacia, hanno in mente solo un obiettivo strategico temporale e non ragionano complessivamente sulla vicenda statutaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Pur condividendo il ragionamento del Consigliere Moriconi, sono contrario all'emendamento della Lega che vorrebbe la soppressione di questo articolo.
Se la Regione arrivasse ad avere una totale autonomia nel decidere le politiche, mi auguro che quella riforma non passi. E' una riforma che avrà effetti ulteriormente devastanti sulla sanità, ma non solo, anche su molte altre questioni.
Può darsi che, con una clausola in cui autonomamente condizioniamo la nostra azione a muoverci in un quadro nazionale, decada.
Potrebbe essere un'indicazione che il nostro Statuto dà, che introduce un vincolo a delle politiche e che potrebbe portare avanti la compagine che governa il Piemonte. Con il contributo della Lega, ci auguriamo che non avvenga, perché è ovvio che con quest'emendamento la Lega esplicita come intende usare quelle riforme istituzionali. Da questo punto di vista, credo che il mantenimento sullo Statuto possa essere un elemento di vincolo che ci aiuterà a contrastare le politiche di distruzione del sistema sanitario che la Lega porta avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, quello che sta succedendo sulla questione della devolution rappresenta una vera e propria rottura del quadro democratico e istituzionale del nostro Paese.
Vorrei che i colleghi non sottovalutassero la portata devastante della proposta avanzata dal collega Dutto, a nome della Lega Nord. Sembra debba farci dire: "Aiutaci Follini, o santo Follini", perché pare che dall'atteggiamento di una forza importante - la coalizione di Governo potrà derivare la restituzione al Paese di quei diritti universali (il diritto alla sanità, all'istruzione, alla sicurezza), che la proposta della Lega vorrebbe frantumare in diversi 21 sistemi, a livello regionale.
Competenza esclusiva vuol dire che i cittadini di questo Paese, non del Piemonte, non hanno esigibilità di tale diritto, a seconda della regione nella quale si trovano a transitare o a scegliere come luogo di vita e di lavoro.
E' un sistema che non regge, Presidente Cota, è un'offesa alla Carta Costituzionale, alla quale può ricorrere solo l'arroganza di una maggioranza di Governo che, non solo insegue, sotto il ricatto della Lega un ridisegno complessivo del federalismo - portando all'estrema conseguenza quella proposta formulata allora dal centrosinistra - ma è un attentato ai diritti, come diritti esigibili da parte di tutti i cittadini di questo Paese.
Si badi bene: non è solo la questione dell'istruzione come competenza a livello regionale, non è solo come quella della sanità, con la competenza esclusiva a livello regionale, ma persino quella del conflitto sociale, con la Polizia locale che dovrebbe assurgere a un ruolo che è di competenza dello Stato.
Il Consigliere Dutto consiglia di stare attenti, perché questo Statuto rischia di essere inadeguato sin dal momento della sua approvazione pertanto andrebbe rivisitato nel momento in cui quella riforma, che dovrebbe essere varata dal Governo, dovesse andare in porto.
Questo problema è estremamente serio, non sul piano e sotto il profilo giuridico, ma sul piano della correttezza dovuta ai cittadini che ci hanno eletto.
Per estensione, la stessa cosa non si potrebbe porre per la questione della riforma elettorale? C'è bisogno oggi di pensare e discutere così a lungo sulla questione dell'allargamento dell'Assemblea elettiva, a fronte di un quadro normativo indefinito, che non porta al riequilibrio del Senato e della Camera dei Deputati, nei numeri? Tanto che, se non ricordo male quell'ipotesi di riforma, almeno in prima lettura è stata ipotizzata per la sua entrata in vigore dal 2011.
Mi riservo, poi, la dichiarazione di voto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Contu.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 194 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 195 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 9, comma 3, dopo le parole "sistema sanitario nazionale" aggiungere la frase "e si finanzia attraverso i contributi e le imposte pagate da ogni cittadino sulla base del proprio reddito".
L'emendamento è dichiarato inammissibile per mancanza di portata normativa.
Emendamento rubricato n. 196 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea e Suino: all'articolo 9, dopo il comma 3, è inserito il seguente nuovo comma 3 bis: "3 bis. La Regione garantisce livelli di assistenza sanitaria di qualità per tutti operando per assicurare lo stesso standard di servizi in ogni comunità del territorio regionale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 196 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 409 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 9 è inserito il seguente nuovo comma 4: "La Regione Piemonte contrasta l'utilizzo del corpo umano e delle sue parti in quanto tali come fonte di lucro".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Ritengo che questo non sia un elemento banale, perché ci sono ripetute denunce sul commercio di esseri umani a scopo di lucro; un fatto che vent'anni fa era difficile immaginare è diventata una prassi abbastanza diffusa. Quindi, inserirlo avrebbe un certo senso. Un conto è la donazione di organi che...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



PAPANDREA Rocco

Non credo che la Lombardia possa farlo, ma ribadire e precisare, in una fase in cui lo schiavismo è ritornato di attualità, una serie di fenomeni nuovi che sono emersi, credo che non sia un male.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 409, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 9 come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 197 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: dopo l'articolo 9 è inserito il seguente nuovo articolo 9 bis: "9 bis. Tutela del consumatore.
1. La Regione tutela il consumatore, promuovendo la pluralità dell'offerta la correttezza dell'informazione, la sicurezza e la qualità dei prodotti.
2. La Regione favorisce lo sviluppo di associazioni tra i consumatori garantendo la partecipazione delle stesse ai procedimenti amministrativi in materia di controllo della qualità, dei prezzi e delle tariffe".
Emendamento rubricato n. 450 presentato dai Consiglieri Botta F. Angeleri.
Botta M. Cattaneo, Costa R., Vaglio, Rossi O.: all'articolo 10 (Diritti sociali) è aggiunto il seguente comma: "4 La regione riconosce e promuove il diritto all'abitazione".
Emendamento rubricato n. 205 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 2 dell'art. 10 è aggiunto il seguente: "2 bis. "La Regione persegue l'obiettivo di assicurare a tutti il diritto all'abitazione".
Emendamento rubricato n. 211 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea: all'art. 10, dopo il comma 3 inserire il seguente nuovo comma 4: "4. La Regione riconosce e promuove il diritto all'abitazione per tutti".
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.53 riprende alle ore 18.55)



PRESIDENTE

Il Consigliere Marcenaro ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori.
Ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Si potrebbe proporre di scrivere un articolo 9 bis che unifica in un articolo unico i diversi emendamenti presentati dai diversi Consiglieri e Gruppi sul diritto all'abitazione. Sono emendamenti più o meno uguali che recitano, all'incirca, che la Regione riconosce e promuove il diritto all'abitazione, questo come il primo comma del nuovo articolo 9 bis.
Gli altri due commi potrebbero riprendere l'emendamento dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea sulla tutela del consumatore. Nel secondo comma si potrebbe lasciare: "La Regione favorisce lo sviluppo di associazioni tra consumatori", eliminando l'ultima riga.
Se i proponenti sono d'accordo - vedo cenni di assenso - si potrebbe votare un articolo 9 bis composto da questi tre commi che unificherebbe in un unico emendamento tutti quelli che riguardano il diritto all'abitazione che erano diversi e presentati in diversi punti dello Statuto.



PRESIDENTE

Mi facevano rilevare una questione, Consigliere Marcenaro: ci siamo già occupati dell'associazionismo. Dare un ruolo alle associazioni dei consumatori, e non dare un ruolo ad altro tipo di associazioni, forse crea qualche squilibrio.



MARCENARO Pietro

Il fenomeno del consumerismo fa parte dei fenomeni dell'associazionismo collettivo moderno, un fenomeno che non conoscevamo in passato e che si è manifestato nel corso degli ultimi anni. Per questo, a mio parere, pu essere utile nominarlo specificamente.



PRESIDENTE

Tutela il consumatore è già scritto.



MARCENARO Pietro

Si, è vero.



PAPANDREA Rocco

Credo che abbia un senso perché è vero che altrove parla di consumatori, ma qui parla delle associazioni dei consumatori.



PRESIDENTE

Possiamo scrivere: "La Regione, nel tutelare il consumatore" - così richiamiamo il precedente articolo - "promuove la pluralità dell'offerta la correttezza dell'informazione e favorisce lo sviluppo di associazioni fra i consumatori".



PAPANDREA Rocco

A me pare che l'associazionismo dei consumatori sia un fenomeno sicuramente molto rilevante, qui parliamo delle associazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma per dichiarazione di voto; ha facoltà.



PALMA Carmelo

L'impressione è che, sollevando reali problemi ed emergenze politiche si stia dando, a questo Statuto, un assetto sempre più corporativo che pu dare soddisfazione ad alcuni (a me non particolarmente). Si stanno continuando ad individuare organizzazioni ed associazioni, più o meno di categoria (come interlocutori dell'istituzione regionale nella tutela e nella difesa degli interessi dei cittadini) quando, in termini logici penso che lo Statuto definisca il quadro normativo dei rapporti fra l'istituzione e i singoli cittadini, senza utilizzare le organizzazioni sociali, il cui valore, la cui finalità e la cui mission sono ampiamente rispettati, come strumenti di intermediazione dei propri rapporti con i cittadini.
In numerose occasioni abbiamo citato organizzazioni ed associazioni.
Abbiamo fatto riferimenti espliciti alle organizzazioni professionali, alle organizzazioni del lavoro e dell'impresa, ma ora mi rendo conto che alcuni settori politici chiedono che anche le organizzazioni e le associazioni dei consumatori trovino riconoscimento nel nostro Statuto.
Personalmente, sono concettualmente contrario all'idea di immaginare organizzazioni sociali come strumento di intermediazione del rapporto fra l'istituzione regionale e i cittadini. E' esattamente un'altra logica rispetto a quella che lo Statuto dovrebbe avere.
Anche relativamente al problema della casa, siamo con un'enunciazione tipica degli articoli che in Commissione Statuto, con una qualche fatica e con una qualche intelligenza, abbiamo buttato nel cestino, perché "tutela e diritto alla casa", dal punto di vista normativo non vuol dire niente. Vuol dire letteralmente niente. Vuole dire che esistono delle emergenze politiche che la Regione Piemonte tenta di affrontare con le proprie politiche, ma non descrive, dal punto di vista normativo, alcunché, in quanto vincoli normativi di queste politiche sono definiti nelle legislazioni di attuazione.
In questo caso, non si tratta di opporsi, mettendosi di traverso all'approvazione degli articoli, ma si tratta, per l'ennesima volta, di segnalare che uno Statuto, uscito dalla Commissione con una logica e con un'ambizione, viene triturato dal lavoro emendativo dell'Aula, diventando nuovamente uno Statuto omnibus: da una parte, con un assetto che emerge sempre più esplicitamente, come un assetto corporativo e, dall'altra, si configura come un repertorio di problemi politici che il Governo regionale deve affrontare.
Detto questo, prendo atto dell'esistenza di un emendamento di questo tipo. Voteremo contro e sarei interessato a conoscere il parere del relatore, sempre più abbandonato nel proprio ruolo nell'esame di questo Statuto.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Normalmente, il collega Palma è puntuale anche nelle questioni procedurali, ma non sono voluto intervenire prima perché non volevo censurare un intervento erroneo su questo piano, dato che le deliberazioni e le organizzazioni sono di competenza del Presidente del Consiglio e non del relatore.
Chiarito questo punto, concordo che, in effetti, stiamo apportando materia sicuramente esorbitante; ed è il mio pensiero espresso fin dal primo giorno di insediamento della Commissione. Personalmente, do i miei pareri, dopodiché è l'assemblea che vota.
C'è anche da dire che sino ad ora i pareri sono stati espressi sempre in sintonia con gli indirizzi della Commissione. Questo, credo, sia risultato in modo abbastanza chiaro. Anche per quegli emendamenti che non costituiscono espressione di un accordo, si è dato parere favorevolmente perché, comunque, li ritenevo funzionali al tessuto già delineato in Commissione.



PRESIDENTE

L'articolo 9 bis viene così riformulato: è inserito un nuovo articolo 9 bis che recita: articolo 9 bis "1. La Regione riconosce e promuove il diritto all'abitazione. 2. La Regione, nel tutelare il consumatore, promuove la pluralità dell'offerta la correttezza dell'informazione, la sicurezza e la qualità dei prodotti e favorisce lo sviluppo di associazioni tra i consumatori".
Indìco la votazione palese sull'articolo 9 bis come riformulato (che diventa articolo 10).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 10



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Raccogliendo l'invito del Consigliere Palma, non si potrebbe procedere attraverso il ritiro di tutti gli emendamenti presentati, da qualsiasi forza politica, su questo articolo e procedere al voto? Il Consigliere Galasso non ha mostrato molto equilibrio, perché i fatti d'aula ci dimostrano che lei molto spesso, su argomenti di analoga natura ha espresso parere sfavorevole perché primo firmatario era il Consigliere Contu ed ha espresso, involontariamente, parere favorevole su analoghi emendamenti proposti dal Consigliere Bolla e praticamente uguali.



PRESIDENTE

Consigliere Galasso, anche lei è disponibile a ritirare i suoi due emendamenti?



GALASSO Ennio Lucio

Questi non sono i miei emendamenti, sono gli emendamenti concordati in Commissione.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 434 è un emendamento del Gruppo di Alleanza Nazionale non è un emendamento della Commissione. L'emendamento della Commissione è solo l'emendamento n. 199 (della Presidenza della Commissione).
Se ho ben capito, Presidente Galasso, lei mantiene il n. 199, gli altri sono ritirati.



GALASSO Ennio Lucio

Sono tutti ritirati.



PRESIDENTE

Il Gruppo di Rifondazione Comunista ritira tutti i suoi? Cosa mantenete? La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19.17 riprende alle ore 19.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Diamo atto che rimane l'emendamento n. 199 e quello che sta arrivando quindi ci stiamo avviando verso la conclusione.
Emendamento rubricato n. 199 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: al comma 1 dell'articolo 10, dopo le parole "i diritti" aggiungere le parole "di tutti e, in particolare,".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 199 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. A/1 presentato dal Consigliere Papandrea: al comma 1 aggiungere infine "e promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti dall'ordinamento agli immigrati, agli apolidi, ai profughi e ai rifugiati".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. A/1, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 10, (che diventa articolo 11) come emendato.
Il Consiglio approva.
Gli emendamenti rubricati nn. 198, 200, 431, 201, 202, 203, 434, 204, 206 207, 208, 209 e 210 sono stati ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
ARTICOLO 11 Gli emendamenti rubricati nn. 212, 213, 214, 215, 216, 217 sono stati ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 11 (che diventa articolo 12) nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ritengo che, rispetto a questa prima parte del testo dello Statuto che stiamo discutendo, relativa ai principi, si sia inserita una serie di elementi estremamente significativi, peraltro arricchiti dal preambolo, che abbiamo voluto premettere a tutta la Carta costituzionale.
All'interno degli articoli sui principi, abbiamo fatto la scelta di attenerci ai valori della Costituzione italiana; ritengo ci sia, in questo soprattutto nella prima parte, un'assoluta modernità e validità che perdura nel tempo, dal momento in cui la Carta costituzionale è stata scritta.
Pur dentro tale scelta, abbiamo voluto far rilevare in modo significativo come una serie di principi, diritti e momenti di grande rilievo non fossero ricompresi nella prima Carta statutaria scritta nel 1970. Non erano ricompresi anche perché le questioni relative alle pari opportunità o alla pari dignità tra i generi hanno conosciuto, proprio negli anni '70 e '80, alcuni dei momenti più significativi dal punto di vista intellettuale e della mobilitazione, non solo delle forze politiche ma anche di movimenti all'interno della società. E' quella che è stata definita la rivoluzione più pacifica e silenziosa, ma che ha più profondamente trasformato gli stili di vita del secolo...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



MANICA Giuliana

Dicevo che quella che è stata chiamata la rivoluzione più pacifica e silenziosa del secolo scorso, che nello stesso tempo ha modificato nel profondo gli stili di vita, è certamente un elemento di grande significato.
Voglio far rilevare come ci sia una specificità piemontese in questa direzione: sul terreno delle pari opportunità e della presenza di donne significative ed importanti, questa è una Regione che ha avuto dei primati.
Le prime donne laureate in materie considerate non tradizionalmente femminili, ma nelle facoltà scientifiche - penso ad ingegneria e quant'altro - si sono laureate, per la prima volta nella storia del Paese all'Università di Torino. Torino e il Piemonte presentano, tra le associazioni femminili, da quelle imprenditoriali a quelle relative ai temi della parità e delle pari opportunità, l'associazionismo più ricco e di più lunga data all'interno del Paese.
Il Piemonte, anche recentemente, ha dato vita ad importanti manifestazioni internazionali, non solo promosse da questo Consiglio regionale, ma anche dalle donne imprenditrici e da altri momenti.
Il Piemonte, dunque, è una regione importante per le donne: ha avuto due donne Ministro (Susanna Agnelli e Livia Turco); ha avuto delle donne Sindaco della città di Torino; una donna Presidente della Provincia ed ha ancora oggi, un numero significativo di donne presenti in Parlamento e nelle istituzioni.
Rileviamo, inoltre, in questa ultima tornata amministrativa, un aumento significativo delle donne Sindaco e delle donne elette all'interno di questa Regione.
Mi parrebbe singolare se questo Statuto, che guarda ad un Piemonte così profondamente trasformato nei suoi stili di vita, nei suoi assetti istituzionali, anche attraverso un significativo ricambio di classi dirigenti che le donne hanno saputo produrre, arricchendo il complesso delle istituzioni e la società, inserendo nell'agenda politica delle stesse nuovi temi, avvicinando l'agenda politica delle istituzioni ai temi della vita quotidiana, non ricomprendesse tutto questo. Sarebbe molto lontano dalla realtà piemontese, non solo da quel 51% rappresentato dall'elettorato femminile, ma dal complesso della società di cui questo elemento è grande parte e ha contribuito in modo dialettico e positivo ad una trasformazione.
Penso che questo sia un arricchimento per tutti, non solo per il Consiglio regionale del Piemonte, ma per quel più ampio complesso della società piemontese cui questo Statuto, con grande lungimiranza, vuole e deve guardare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Grazie, collega Manica.
Dichiaro che gli emendamenti rubricati nn. 218, 219, 220, 221 sono inammissibili.
Indìco la votazione palese sull'articolo 12 (che diventa articolo 13) nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Emendamento rubricato n. 222 presentato dai Consiglieri Galasso e Caracciolo: l'articolo 13 è sostituito dal seguente: "1. La Regione garantisce e promuove per tutti il diritto allo studio ed alla formazione volto ad assicurare per il raggiungimento dei gradi più alti dell'istruzione maggiori opportunità personali di crescita culturale e civile, rimovendo gli ostacoli che ne limitano l'accesso.
2. La Regione sostiene ed incentiva la ricerca anche in collegamento con Università, Fondazioni e Istituti di ricerca".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Sono d'accordo con il Presidente sul fatto che, avendo votato un emendamento interamente sostitutivo, l'articolo non sia da votare, ma dovendo procedere ad una scelta, anch'essa della Presidenza, di votazione a maggioranza non qualificata sugli emendamenti, e non sull'articolo, credo sia necessario procedere alla votazione a 31 voti.
Ripropongo una questione che avevo già posto, non essendo soddisfatto della risposta del Presidente Cota in ordine all'eventualità del mancato raggiungimento dei 31 voti rispetto ad un articolo che consegua la maggioranza dei voti favorevoli, ma non la maggioranza assoluta dei componenti. La risposta data dal Presidente è assolutamente non soddisfacente.
Sostenere, come ha fatto il Presidente Cota, che non si tratta di un'espressione positiva di voto contrario e che quindi non si pu considerare respinto il testo che non consegue i 31 voti e che, nello stesso tempo, la Presidenza si riserva di valutare quando il mancato raggiungimento di 31 voti configura un'espressione positiva di voto contrario, lascia nell'assoluta discrezionalità e incertezza l'amministrazione regolamentare di questa procedura. Ripropongo alla Presidenza questo tema. Ci penserà, non a non creare un precedente che in realtà si è creato, ma a suffragare diversamente e a motivare diversamente la propria determinazione. Oppure, e così abbiamo deciso, consideriamo ovviamente non approvato perché, se non si raggiungono i 31 voti, non è approvato, non approvato nel senso di respinto.
Per il testo che non raggiunge i 31 voti, procediamo ad ulteriori votazioni esattamente come per tutte le votazioni che non raggiungono le condizioni di validità. Ovvero, la Presidenza dovrebbe riconoscere, ma la Presidenza ha rinunciato a farlo,che il mancato raggiungimento dei 31 voti configura un voto contrario sul testo che non raggiunge i 31 voti e quindi, configura l'impossibilità di riproporre un testo di analoga ed identica portata normativa all'attenzione dell'Aula.
Ripropongo questo tema perché, visto che la situazione non sembra essere stabilissima neppure nelle interpretazioni regolamentari, non accetterò comunque che una prossima votazione che non abbia raggiunto i 31 voti venga interpretata, più o meno soggettivamente e discrezionalmente dal Presidente, come un'espressione di voto contrario: quando una precedente votazione non ha raggiunto i 31 voti, è stata considerata semplicemente votazione non valida. Questo ci tengo a dirlo perché, finch parliamo di principi, che, com'è noto, neppure noi vorremo tenere negli Statuti, la cosa non configura grandi problemi, ma quando votiamo articoli che hanno un pesantissimo contenuto normativo, bisogna stare molto attenti a considerare le questioni con attenzione. Bisogna considerare le questioni con attenzione, cioè bisogna trattare tutte le situazioni negli stessi termini.
Ripropongo questo all'attenzione del Presidente. Non voglio una risposta immediata, però questa è una questione totalmente aperta, dal mio punto di vista, che non può essere risolta come il Presidente Cota ha annunciato che la Presidenza intende risolverla.



PRESIDENTE

Raccolgo il suo intervento, che è agli atti e, come lei stesso ha previsto, non voglio formulare una mia ulteriore ipotesi in questa sede.
Il Presidente Cota ha formulato un'ipotesi, può darsi che siano necessarie verifiche e approfondimenti, e credono che vadano fatti senza mettere in "circolazione" ulteriori ipotesi di comportamento da parte della Presidenza.
Comunico superati gli emendamenti rubricati nn. 223, 224, 225, 226 e 410.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 222, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'art. 13 (che diventa articolo 14), come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Comunico il ritiro degli emendamenti rubricati nn. 360, 229, 230, 231.
Emendamento rubricato n. 227 presentato dal Consigliere Caracciolo: all'articolo 14 il titolo "Rapporti con l'Europa" va sostituito con la formula "Relazioni internazionali e rapporti con l'Unione Europea".
Indìco la votazione palese su tale emendamento, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 228 presentato dai Consiglieri Caracciolo e Galasso: l'articolo 14 è sostituito dal seguente: "1. La Regione contribuisce alla costruzione dell'unità politica dell'Europa.
2. La Regione, nel rispetto delle norme di procedura stabilite con legge dello Statuto, concorre alla determinazione delle politiche dell'Unione Europea, partecipa alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e partecipa alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvede all'attuazione ed esecuzione degli accordi internazionali e comunitari.
3. Nelle materie di sua competenza la Regione conclude accordi con gli Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
4. La Regione adegua automaticamente il proprio ordinamento ai principi e agli obblighi contenuti nella normativa comunitaria e direttamente applicabili.
5. La Regione partecipa agli organismi dell'Unione Europea che ne provvedono la rappresentanza".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Vorrei sapere se, una volta approvato l'emendamento n. 228, decadano tutti gli altri emendamenti.



PRESIDENTE

Qualora fosse approvato, dovrebbero essere presentati i subemendamenti all'emendamento n. 228. In questo caso, dovrebbero essere votati prima trattandosi di un emendamento sostitutivo dell'intero testo.



CATTANEO Valerio

Chiedo all'Ufficio di Presidenza, quali presentatori dell'emendamento di illustrare come mai hanno ritenuto di riscriverlo e di non comprendere alcuni emendamenti di merito presentati precedentemente, sia in modo congiunto sia dalla stessa maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso sull'emendamento sostitutivo dell'intero articolo.



GALASSO Ennio Lucio

Ancora una volta devo ripetermi. L'emendamento in questione raccoglie tutti i contributi espressi e concordati in sede di Commissione. In effetti, era rimasto sospeso il momento relativo alla politica transfrontaliera degli Enti locali, non essendoci stata concordanza all'interno della Commissione. Se non ricordo male, si era detto che nell'eventualità, poteva essere offerto all'esame del Consiglio come emendamento o subemendamento.
Per quanto riguarda il contenuto dell'articolo, è l'articolo 14 prima stesura, solo reso più articolato in obbedienza ai contributi avuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Se non ricordo male, l'articolo 14 del testo approvato in Commissione derivava da un accordo tra le varie parti politiche. La riscrizione che leggiamo nell'emendamento non è affatto una riscrizione puramente tecnica è una riscrizione politica che va completamente al di là di quello che si era detto in Commissione. Qui stravolgiamo tutto, perché mi sembra che siano state introdotte dizioni completamente sbagliate.
"La Regione contribuisce alla costruzione dell'unità politica dell'Europa" non è una dicitura corretta, perché l'Europa è già costruita.
Scriviamo "nel rispetto delle norme di procedura", quando concorrere alle determinazioni delle politiche dell'Unione Europea è proprio fuori dalle nostre competenze; oppure "La Regione partecipa alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari", quando è l'Unione che partecipa alla formazione dei propri atti normativi comunitari. Siamo completamente al di fuori delle nostre competenze.
Per quanto riguarda gli accordi internazionali comunitari, ci piacerebbe poterli sottoscriverli, ma purtroppo aspettiamo ancora una fetta di devolution che ci dia queste possibilità.
Le ultime parti potrebbero andare, anche se l'emendamento n. 360 - che non abbiamo nessuna intenzione di ritirare - si inserisce perfettamente sull'articolo 14 del testo originario, mentre è assolutamente impossibile inserirlo una volta emendato.
Pertanto, chiederei di ritirare l'emendamento, di lasciare l'articolo 14 così com'è e di votare il nostro emendamento n. 360.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Pur non condividendo l'ostilità della Lega nei confronti dell'Europa in questo testo ci sono problemi di scrittura che lasciano perplessi.
Il comma 4 recita: "La Regione adegua automaticamente il proprio ordinamento ai principi e agli obblighi contenuti nelle normative". Pur sembrando molto chiaro per certi versi, non è comprensibile, nel senso che la Regione attuerà provvedimenti, emetterà degli atti, farà qualcosa, ma cosa vuol dire "automaticamente"? Vuol dire che c'è un meccanismo che salta questa procedura? Che salta il ruolo della Regione? Mi pare non comprensibile e non condivisibile, perché sappiamo che esiste, ad esempio nei confronti degli Stati, tutta una norma sanzionatoria, da parte dell'Unione Europea, per quando uno Stato non applica, nei tempi previsti, la normativa. Uno Stato può, comunque decidere se farlo o no; quindi non credo che possiamo, anche su questo terreno, bypassare questa situazione. Mi pare che la formulazione non sia corretta. Occorre dare un'indicazione di come dobbiamo operare, ma "automaticamente" indica un meccanismo che esclude il ruolo direttamente attivo da parte nostra, che non mi sembra si possa eliminare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Capisco lo spirito con cui è stato riscritto l'articolo 14, esprimendo una posizione sicuramente più penetrante, dal punto di vista politico, e dell'impegno rispetto alle grandi questioni delle relazioni internazioni e delle questioni europee, ma ho anch'io ho qualche dubbio sul fatto che nelle competenze e nelle varie disposizioni che qua prevediamo, non incorriamo in rischi di invalidità del nostro Statuto.
Chiedo se c'è da parte della Commissione una certezza perché, ad esempio, stiamo parlando di testi già approvati in altre Regioni e non impugnati, quindi di cose sulle quali ci possiamo pronunciare con un certo margine di sicurezza. La Commissione, gli uffici e la Presidenza sono certi di questo, altrimenti sceglierei, anche in questo caso, una linea di maggiore prudenza, attenendoci al testo già votato.
Chiederei solo al collega Dutto se è possibile soprassedere momentaneamente sull'emendamento che ha presentato, che è condivisibile però, inserito nell'articolo 14 così com'è, ne diminuisce ancora il profilo, introducendo semplicemente una questione di tutela di una particolare situazione come il lavoro frontaliero, che riguarda alcune migliaia di persone in Piemonte, in un quadro di principi generali che hanno un'altra portata.
Chiederei al collega Dutto se è possibile non sopprimere la questione ma formularla in altro modo e in un'altra parte dello Statuto.



PRESIDENTE

In effetti anche io, leggendo, ho qualche perplessità sulla possibilità di un automatismo nella traduzione di norme, perché in genere contrasta con il principio della propria sovranità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Collega Dutto, al di là dei rilievi sollevati dal Consigliere Marcenaro, la proposizione dell'emendamento è assolutamente compatibile.
Anziché dire "comma 2" basta semplicemente dire "comma 3" perch l'emendamento recitava: "al comma 2 aggiungere le seguenti parole...", e l'attuale comma 3 è sostanzialmente identico al precedente comma 2 riscritto integralmente.
Detto questo, capisco le perplessità che - lo dico non per un rito giustificatorio - avevo già espresso in sede di Commissione. Questa esigenza nacque da una proposta del Consigliere Chiezzi. Poi si pervenne durante la discussione, a recepire integralmente il comma 2 dallo Statuto della Regione Calabria. Non è stato cambiato di una virgola.
Sul primo comma non ho nessuna difficoltà ad accettare un subemendamento interamente soppresso. Così come si può, al comma 4 sopprimere l'espressione dopo la parola "adegua".
Per il resto, l'emendamento del Consigliere Dutto può trovare ingresso perché è solo spostato il comma.



PRESIDENTE

Quindi, la proposta del relatore modificherebbe l'emendamento sostitutivo dell'intero testo con l'eliminazione del comma 1: "La Regione contribuisce alla costruzione dell'unità politica dell'Europa". Questo verrebbe eliminato.
Inoltre, verrebbe modificato il comma, 4 che diventerebbe: "La Regione adegua il proprio ordinamento ai principi e agli obblighi della Costituzione".
Per quanto riguarda il comma 2, si tratta di norme che sono indicate nella Costituzione.



GALASSO Ennio Lucio

Anziché mettere "organismi" metterei "organi".



PRESIDENTE

Quindi, diventa: "La Regione partecipa agli organi dell'Unione Europea che ne prevedono la rappresentanza".
Emendamento rubricato n. 228/1 presentato dal Consigliere Cattaneo: si istituisce il comma 6: "La Regione sostiene la politica transfrontaliera degli Enti locali".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo su questa formulazione così complessa ed articolata in modo sostitutivo, anche se mi rendo conto che, per certi aspetti, potrebbe rendere più interessante e porre con una maggiore rilevanza uno dei temi fondamentali nel Titolo I, sul quale ci siamo confrontati.
Ricordo, ad esempio, che solo per trovare una mediazione sul titolo dell'articolo 14 abbiamo impegnato alcune ore.
Comunque, mantengo una richiesta e un dubbio di fondo. Il dubbio di fondo è che non è detto che, se va bene per la Regione Calabria, vada bene anche per il Piemonte, ed è la prima cosa che dico anche se riconosco che coerentemente abbiamo fatto spesso riferimento allo Statuto calabrese.
Dal mio punto di vista, affermare che "la Regione provvede all'attuazione e" - soprattutto - "all'esecuzione degli accordi internazionali", in assenza di una legge parlamentare, mi lascia dubbioso.
Come direbbe il collega Angeleri, bisognerebbe essere un po' più prudenti.
La formulazione che avevamo trovato per l'articolo 14 è certamente riduttiva rispetto all'emendamento sostitutivo. Poteva essere una buona formulazione e siamo certamente disposti a sostenere l'una e l'altra versione, purché vi sia veramente la convinzione, vi sia anche un'importante individuazione delle responsabilità e si faccia una scelta a ragion veduta.
Questo non per andare contro quanto sostenuto dai colleghi Caracciolo e Galasso - è l'Ufficio di Presidenza della Commissione, nel cui intenso lavoro svolto ci riconosciamo - ma perché bisogna stare molto attenti.
Voglio sapere dove si vuole collocare una richiesta da noi presentata e, se non registro nessun parere contrario, anche condivisa, cioè quella del sostegno alla politica transfrontaliera degli Enti locali.
E' ovvio che anche nella nuova formulazione, se fosse quella la scelta bisogna prevedere un comma in tal senso.



PRESIDENTE

Riepilogando: "La Regione contribuisce alla costruzione dell'unità politica dell'Europa" verrebbe ritirato. Questa è un'ipotesi condivisa.
Inoltre, "La Regione sostiene la politica transfrontaliera degli Enti locali" potrebbe essere inserito al secondo punto nel comma 3: "Nelle materie di sua competenza la Regione conclude accordi con gli Stati, intese con enti territoriali interni ad un altro Stato, e sostiene nei limiti delle leggi dello Stato la politica transfrontaliera degli Enti locali".
Quindi, verrebbe collocato a conclusione del comma 3, oppure si pu inserire un comma a parte.
Prima di sospendere un momento i lavori per formulare un testo che abbia una certa organicità, sollecito una riflessione sul comma 4.
L'ordinamento della Regione è un termine significativo, non so se pu essere "automaticamente adattato l'ordinamento". Il termine "automaticamente" lo abbiamo eliminato, ma "adegua il proprio ordinamento"? Un conto è recepire le politiche, ma modificare il proprio ordinamento è un po' più complesso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano.
Ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Ringraziamo i Consiglieri Caracciolo e Galasso per aver tentato, con un emendamento complessivamente sostitutivo, di arricchire e di potenziare un testo che, contrariamente a quanto dice il Consigliere Dutto fuori microfono, a noi non piaceva perché era davvero un po' troppo poco rispetto all'Europa, all'Unione Europea. Ci spiace se viene lasciato da parte il contributo della Regione Piemonte per la costituzione dell'unità politica dell'Europa, tuttavia prendiamo atto che se questa deve essere una mediazione, l'accetteremo. Sicuramente, rispetto al quarto punto, c'è la necessità, per quanto ci riguarda, di sostituire l'avverbio "automaticamente". Pur essendo contrari all'utilizzo di avverbi negli articoli, suggeriremmo di inserire il termine "tempestivamente", visto come è stata recepita in Italia l'esperienza dell'Europa, con una legislazione italiana con decenni di ritardo. La Regione Piemonte ha anche alcune esperienze, penso alla normativa sulle acque, sui nitrati, sui fitofarmaci dove tra Stato italiano e Regione Piemonte abbiamo impiegato quindici anni quindici a recepire normative assolutamente urgenti, necessarie e fondamentali come quella della tutela delle acque.
Il suggerimento del Gruppo Radicale è: "La Regione adegua tempestivamente la propria legislazione" invece che il proprio ordinamento "ai principi e ai contenuti della normativa europea".



PRESIDENTE

Sospendo la seduta qualche minuto per verificare una riformulazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20.06 riprende alle ore 20.09)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

La seduta riprende.



PRESIDENTE

Leggo il testo come verrebbe riproposto:



PRESIDENTE

l'articolo 14 è sostituito dal seguente: " Art. 14.
2. La Regione, nel rispetto delle norme di procedura stabilite con legge dello Statuto, concorre alla determinazione delle politiche dell'Unione Europea, partecipa alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvede all'attuazione ed esecuzione degli accordi internazionali e comunitari.
3. Nelle materie di sua competenza la Regione conclude accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
4. La Regione adotta tempestivamente la propria legislazione ai principi e agli obblighi contenuti nella normativa comunitaria e direttamente applicabili.
5. La Regione partecipa agli organi dell'Unione europea che ne prevedono la rappresentanza.
6. La Regione sostiene la politica transfrontaliera degli enti locali".



PRESIDENTE

Questo diventa il testo unificato e corretto. Come nel caso precedente, si tratta di un emendamento sostitutivo che viene votato due volte: una volta come emendamento e un'altra come articolo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato 228 come riformulato sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 14 (che diventa articolo 15) come emendato.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 15



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 232 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 1 dell'articolo 15, dopo le parole "il Consiglio regionale" sono aggiunte le parole "il Presidente del Consiglio regionale".



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 232 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 389 presentato dal Consigliere Tapparo: art. 15 sostituire "Giunta" con "Governo" (tale sostituzione va ripetuta in tutto l'articolato dove appare il termine Giunta).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Ho già avuto occasione, in lunghe discussioni in Commissione, di parlare di federalismo, non dico compiuto, ma significativo, guardando il modello degli altri federalismi. Penso solo ai Länder tedeschi, ma anche ad altre esperienze. Si parla sempre di governo dei Länder, di governo regionale, ma la dizione Giunta non esiste perché ha il carattere di espressione di governo amministrativo, cioè è classica dei comuni e delle province.
Voglio ricordare ancora che noi abbiamo l'anomalia, la definizione: Assemblea elettiva Consiglio, ma dovrebbe essere assemblea, oppure, ma è molto più forzata, Parlamento. Ricordo che da parlamentare ho fatto viaggi in paesi federalisti, e lì mi si chiedeva sempre se ero parlamentare provinciale, regionale o nazionale. Mi ponevano il problema perché non c'è una rottura, in ambiente federalista, tra l'espressione del livello nazionale e l'espressione del livello regionale o provinciale, a seconda della strutturazione di quei Paesi.
Non credo che fare un atto del genere sia lesa maestà nei confronti del Governo, della Corte Costituzionale o dei principi.
Noi non diciamo "Governo", ma diciamo "Governo regionale", quindi lo caratterizziamo; c'è il Governo del Länder tedesco, ma non è che venga attentato il ruolo dello Stato tedesco e del Governo nazionale tedesco con questa definizione.
Conosco il dibattito, ma ho voluto mantenere, anche perché vada agli atti - per il significato che può avere - questa esigenza; forse tra alcuni anni, in un ambiente federalista più compiuto, diventerà naturale chiamare "Governo regionale" quello che oggi continuiamo a ostinarci a chiamare "Giunta regionale", come se si trattasse di un comune o di una Provincia.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 389, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario .
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 15 (che diventa articolo 16).
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Dichiaro aperta la discussione.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Presidente e colleghi, siamo arrivati a un punto in cui conviene cercare di affrontare i nodi della discussione e, per quanto ci riguarda determinare il proprio orientamento, cercando di comprendere quali sono le soluzioni possibili di questa discussione.
Nel corso di questi mesi, ci siamo impegnati in un lavoro che non è stato facile, del quale abbiamo dato una valutazione molto positiva, per poter dotare la Regione di un nuovo Statuto, anzi, di uno Statuto, perché a mio parere oggi la Regione è priva di uno Statuto. Dopo l'approvazione della legge costituzionale n. 1/1999 e l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, basta leggere il vecchio Statuto per vedere che esso non corrisponde più, in alcun modo, alla realtà che deve essere normata.
Il vecchio Statuto parla di un Presidente della Giunta regionale eletto dal Consiglio regionale, con tutto quello che ne deriva, quindi non si tratta di dare un nuovo Statuto, ma uno Statuto a una Regione che non ne possiede uno e si tratta, come più volte abbiamo ripetuto, di evitare attraverso la ricostruzione di un nuovo equilibrio dei poteri, che l'elezione diretta del Presidente della Regione degeneri - uso questa parola - in un presidenzialismo senza equilibrio e contrappesi.
A questo fine, abbiamo lavorato per uno Statuto che riequilibra in primo luogo i rapporti fra l'Assemblea e la Giunta, che riequilibra i rapporti fra la Regione e il sistema degli Enti locali piemontesi attraverso la costituzione del Consiglio delle Autonomie Locali, e che introduca, attraverso il Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro una sede permanente di concertazione con le forze sociali.
Avevamo immaginato, naturalmente, come punto importante di questo equilibrio dei poteri, una nuova legge elettorale che, attenuando il carattere esasperatamente maggioritario della legge in vigore riequilibrasse, dal punto di vista della rappresentanza e della rappresentatività, il sistema dei poteri.
Per un serie di circostanze, non solo casuali - di questo sono convinto ma con precise responsabilità politiche di chi ha condotto in quest'Aula un'azione il cui carattere ostruzionistico ha prevalso sulla volontà di affermare orientamenti di riforma positivi, ci troviamo alle ore 20.30 del 4 agosto con il rischio di non pervenire all'approvazione del nostro Statuto.
Non sappiamo se questo Consiglio regionale sia in grado di approvare questo Statuto e di farlo nei tempi necessari, affinché, secondo le procedure di approvazione costituzionalmente garantite, quindi la doppia lettura e i tempi necessari per l'eventuale ricorso alla prova referendaria, il nuovo Statuto possa effettivamente entrare in vigore in tempo utile.
Per noi l'approvazione dello Statuto ha la priorità assoluta; lo consideriamo un dovere istituzionale e politico nei confronti della Regione. Naturalmente, sto parlando dal punto di vista istituzionale e non delle posizioni politiche di ciascuno di noi.
E', quindi, nostro obiettivo ricostruire le condizioni affinché, in questi giorni, in queste ore, lo Statuto possa essere approvato.
A nostro parere, così come si è configurata la discussione, l'intreccio fra l'approvazione dello Statuto e l'approvazione della legge elettorale invece che costituire un elemento che potesse aiutare, con la soluzione e lo sbocco verso il quale abbiamo lavorato, si è dimostrata una contraddizione che rischia di diventare così esclusiva da rendere impossibile l'approvazione dello Statuto.
Naturalmente, la discussione di una legge elettorale è molto complessa e complicata; richiede equilibrio e la possibilità di ponderare esigenze diverse, dei Gruppi e dei diversi partiti.
E' ovvio che si tratta di un lavoro molto delicato, ma su questo punto non voglio consegnare la responsabilità a nessuno. Dico semplicemente che siamo in una condizione nella quale esiste la possibilità di compiere un'operazione credibile, che abbia il consenso necessario, e mi pare che su questo non ci sia divisione fra noi. Tutti noi riteniamo impossibile approvare una legge elettorale contro il parere di una parte, anche piccola, di questo Consiglio regionale. Ci pare francamente che questo non sia possibile.
Ho visto le ipotesi esistenti rispetto agli emendamenti da presentare.
Il Presidente Ghigo, un po' demagogicamente, un po' propagandisticamente ha detto: "Sono stati i DS che hanno proposto gli ottanta Consiglieri e noi subiremo questa situazione". Ci assumiamo la responsabilità della nostra proposta - non siamo abituati ad attribuire ad altri nostre responsabilità che avevamo avanzato a certe condizioni, espresse sin dall'inizio riguardanti il problema della rappresentatività dei territori e la possibilità di applicazione dell'articolo 51 della Costituzione. Nel quadro in esame soluzioni non ne abbiamo trovate.
Sono state discusse altre possibilità. Come sapete, in una certa fase si era pensata la soluzione di ridurre l'aumento dei Consiglieri da ottanta a settanta, cui eravamo disponibili.
Leggiamo un emendamento che prevede un aumento a settanta Consiglieri regionali, anche se, come sapete, è scritto in modo che il numero possa diventare ottanta, novanta e allungarsi fin quando necessario.
Oggi, a nostro parere, una cosa del genere non è proponibile: lo affermo senza alcuna demagogia. Ma, nello stesso tempo, valuteremmo con attenzione ed interesse un'ipotesi convergente, una soluzione in cui si stabilisse un rapporto fra numero dei Consiglieri e soluzioni a problemi quali equilibrio fra i vari poteri e riconoscimento delle esigenze di tutti.
A nostro parere, però, viste le tensioni verificate in questi giorni su quest'ipotesi si eserciterebbero talmente tante pressioni e spinte senza alcun limite e confine effettivo, da renderla impraticabile.
Per questo motivo, chiedo con amicizia a tutti i colleghi e, in particolare, ai colleghi della maggioranza con i quali più intensamente abbiamo lavorato nel corso di questi mesi per giungere ad un approdo comune, e politicamente al Presidente Ghigo, almeno fino a quando si definisce capo di questa maggioranza, di assumerci la responsabilità politica tutti insieme, di arrivare all'approvazione dello Statuto.
Non c'è nulla di demagogico in questa proposta; il Gruppo DS non propone di tornare a sessanta Consiglieri per poter poi dire: "L'abbiamo detto noi". No. Il Gruppo DS dice: "Insieme, per la responsabilità che ci assumiamo di dare a questa Regione lo Statuto cui ha diritto, per il momento accantoniamo l'idea di una nuova legge elettorale, prendendo atto che non siamo in condizione di dare soluzione convincente al problema".
Stiamo al punto in cui siamo; rimaniamo a sessanta Consiglieri, con la vecchia legge elettorale; iniziamo a dare alla Regione uno Statuto. Ripeto: non c'è nulla d'ultimativo in quanto dico. Se qualcuno mi convince che è possibile una soluzione che raggiunga un doppio risultato, siamo disposti ad esaminarla in qualsiasi momento. La mia opinione è che l'unico risultato di chi vuole ottenere due cose sarà di portare a casa nulla.
Con questa preoccupazione, avanziamo una proposta che non intendo, per il momento, formalizzare in un emendamento, per non farne un elemento di conflitto in aula. Una proposta di responsabilità che sottoponiamo alla vostra attenzione e, in particolare, alla sua, Presidente Ghigo; è vero che lo Statuto è compito dell'assemblea, ma è altrettanto vero che lei è il Presidente della Regione eletto dalla maggioranza dei piemontesi e che per questo riveste una certa responsabilità politica in questa discussione. Le chiediamo, sul punto in discussione, di compiere una scelta o, almeno, di contribuire a compiere una scelta. Non è il momento in cui si possa ottenere tutto: occorre saper scegliere una strada, anche a costo di qualche sacrificio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Affrontiamo l'articolo 16 che, nella prima parte, decide l'aumento da sessanta ad ottanta Consiglieri.
E' stato uno dei punti lungamente discussi in Commissione, dove è stato anche votato un testo che ci ha visto contrari, così come contro l'aumento a ottanta Consiglieri. In tal senso, abbiamo immediatamente depositato insieme ad altri, un emendamento che riporta a sessanta Consiglieri il numero dei Consiglieri eletti nella Regione.
C'è una stranezza. Tutti riconosciamo la necessità di una correzione della vecchia legge, che riteniamo squilibrata, fortemente maggioritaria e per di più abbinata all'elezione diretta del Presidente.
Idea contestata da nessuno, nel corso della discussione. Ma stranamente, si è posto, come condizione alla correzione di quest'elemento largamente condiviso, l'aumento del numero dei Consiglieri. Fatto che continuo a non capire: la correzione è possibile senza aumentare il numero dei Consiglieri. Ridurre il premio di maggioranza, eliminare il listino facendo sì che siano tutti eletti, è possibile, ragionando su una legge che prevede sessanta Consiglieri, e nonsettanta o di ottanta.
Ipotesi da noi sempre sottolineata e mantenuta come criterio importante. Abbiamo anche sostenuto, che pur di ottenere una forte correzione che favorisse una rappresentanza più democratica e proporzionale, avremmo potuto accettare un aumento dei Consiglieri che però, non arrivasse ad ottanta (oltretutto, nella proposta di legge il numero diventava ottanta più due, quindi 82: situazione che portava la nostra Regione a determinare il maggiore aumento).
Continuo a pensare che anche mantenendo il numero a sessanta, sarebbe possibile, se lo si volesse, correggere la serie di anomalie della vecchia legge. Diversamente, significa che si ritiene che l'aumento sia, in qualche modo, la condizione per migliorare la legge.
Credo che sia stato un errore percorrere questa strada inevitabilmente, la proposta di aumento ha richiamato, in tutti, la possibilità di legare l'incremento del numero dei Consiglieri ad un incremento proprio. Meccanismo alla base del non arrivare ad una proposta condivisa.
D'altro canto, la Commissione aveva valutato a lungo l'ipotesi di legare le due discussioni, tant'è vero che, oltre a varare un testo, aveva deciso di venire in aula con lo Statuto, una volta chiarita la vicenda sulla legge elettorale.
Tale situazione, più il fatto che sulla legge elettorale non ci si è trovati di fronte ad un accordo, ha portato nel corso degli ultimi quindici giorni ad una situazione per cui i lavori del Consiglio in quel momento non erano così prioritari e non era così fondamentale l'approvazione dello Statuto rispetto alla definizione della legge. E' avvenuto solo negli ultimi giorni: una volta verificato il fallimento della legge, si è deciso di proseguire ugualmente.
Però quella situazione ha determinato il fatto che siamo giunti in aula non nei tempi previsti, ma con un dimezzamento dei tempi previsti per la discussione, cosa di cui siamo, in qualche modo, tutti responsabili. E' un problema a cui non tutti danno la stessa risposta.
Per una serie di ragioni che ho spiegato negli interventi iniziali, noi non abbiamo mai ritenuto prioritaria la votazione di questo Statuto, che nasce in un contesto che noi non condividiamo. Quindi, continuiamo a ritenere questa come una priorità fondamentale e adegueremo, nel corso delle discussioni successive, il nostro comportamento; nonostante si sia visto, in questi ultimi due giorni, come ci sia una volontà di entrare nella discussione, ma nei tempi necessari per affrontarla e non con un contingentamento automatico del tempo stesso.
Detto questo, mi fa piacere che ad un certo punto sia prevalsa la rinuncia a volere incrementi del numero dei Consiglieri. E' una questione che non ho mai compreso, perché non ci sono stati in questi anni organismi elettivi che hanno aumentato la propria composizione; semmai, si è andati nella direzione opposta. Quando si erano ipotizzati ottanta Consiglieri, si era ipotizzata una riforma istituzionale nazionale che incideva profondamente sui numeri della rappresentanza nazionale del Parlamento.
Quindi, in quel contesto c'è un ragionamento, da me non compreso, sulla presunta necessità di una compensazione.
A fronte del fatto che quell'aspetto credo sia molto più fumoso, vago ed incerto, mi spiace che si sia rinunciato alla riduzione dei parlamentari, ma sicuramente sono soddisfatto che non avanzino quei tipi di progetti che sono stati portati avanti con la riforma istituzionale che il centrodestra vorrebbe adottare. Quindi, il fatto di rimanere in sessanta lo ritengo positivo. Ad una proposta del genere, già presente nei nostri emendamenti, nel momento in cui si voterà daremo ovviamente un voto favorevole.
Penso però che oggi sarebbe saggio fare questo e non rinunciare alla possibilità di una correzione della legge a sessanta Consiglieri, che migliori alcuni aspetti ed elimini quelli che sono unanimemente riconosciuti come limiti e problemi sorti nel corso di questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Innanzitutto una considerazione preliminare. Ritengo che quanto meno nei toni - e questo è estremamente positivo - rispetto alle aspettative, il dibattito si stia impostando su un punto nodale e centrale, o per lo meno su uno di quelli, perché non possiamo dire che è l'unico punto centrale di questo Statuto. Sarebbe un po' riduttivo.
Siamo arrivati all'articolo 16 dove, secondo me, in questo momento oltre che cercare di trovare una soluzione è giunto anche il momento, se non proprio - lo dico in modo poco garbato - di tirare giù la maschera, e certamente di prendere tutti posizioni chiare.
Posizioni chiare sono state comunque prese da tutti in questi mesi e nelle ultime settimane in Commissione, anche in occasione della prima cosiddetta lettura con l'approvazione dello Statuto il 15 marzo, dove nel corso delle settimane precedenti abbiamo votato insieme, valutando non di aumentare il Consiglio Regionale da sessanta a ottanta in allora, ma valutando e confrontandoci lungamente sulle motivazioni per le quali si immagina un Consiglio formato da ottanta seggi. Le proposte, sia quella unitaria della Casa delle Libertà che quella di Statuto dei DS, contenevano un allargamento del Consiglio o, comunque, un'ipotesi di nuovo Consiglio Regionale, a partire dalla ottava legislatura, di ottanta membri.
Stessa cosa abbiamo fatto durante i giorni che in I Commissione ottemperando ad un impegno che ci eravamo dati il 5 marzo, ci siamo confrontati su un'ipotesi di legge elettorale, che poi siamo riusciti, con una mediazione, ad approvare e ad assegnare all'aula. Ci eravamo dati l'impegno di approvare e ultimare il percorso prima di arrivare qui con il percorso d'aula dello Statuto. Anche lì, un aspetto che abbiamo centrato e un impegno che ci siamo dati, l'abbiamo rispettato. Non a caso, si è arrivati a fare una proposta di legge elettorale, anche in quest'occasione insieme, disettanta Consiglieri, ma dopo un ampio dibattito e tenendo conto di posizioni, non dico di apertura, ma nuove da parte di chi, fino a pochi giorni prima, aveva preso una posizione radicale (sessanta o morte), quasi e forse - voglio dare un'interpretazione - per inficiare il percorso dello Statuto. Si è cominciato, per la prima volta, a fare un ragionamento.
Siccome voglio fare nomi e cognomi, mi riferisco al Gruppo di Rifondazione Comunista, al Gruppo dei Verdi e degli stessi Comunisti italiani, ancorché il collega Chiezzi, accompagnato in quel gruppo di lavoro dal collega Papandrea. Però si è fatto un confronto di merito e costruttivo in quella fase, nel quale si è detto: "Siccome condividiamo chi più chi meno in modo convinto, che comunque il Consiglio Regionale ha un nuovo ruolo, condividiamo che le Regioni, dopo l'approvazione del Titolo V e le nuove competenze riguardanti i Consigli, i Consigli regionali sono sempre più assemblea legislativa". Quindi, è giusto prevedere, anche per una serie di obiettivi e di necessità che avevamo individuato insieme in quell'ordine del giorno approvato in Commissione nel marzo del 2004, una misura intermedia che portasse il Piemonte ad aumentare il numero dei Consiglieri in proporzione abbastanza identica rispetto a quello che stavano facendo e che stanno facendo altre Regioni. Si è trovata una maggiore condivisione, se non nella formalità di un voto o di una posizione istituzionale chiara, certamente rispetto alle settimane precedenti, in sede politica, sia nella formalità che nell'informalità. Dal mio punto di vista, si è fatto un grandissimo passo in avanti.
Poi ci siamo arenati, perché è ovvio che la proposta di legge elettorale approvata dalla Commissione a larga maggioranza non trova la condivisione forse unanime delle stesse componenti politiche che l'hanno sostenuta. Certamente vi sono dei dubbi, sia di chi non ha partecipato al lavoro in Commissione che di altre forze politiche che, pur addivenendo ad una scelta o cercando di facilitare o di favorire una scelta a settanta volevano entrare più nel merito o verificare meglio le modalità per l'elezione dei settanta Consiglieri.
Quindi, la prima riflessione - mi rivolgo al Presidente della Regione è che in un'intimità consiliare, dove il Consiglio, attraverso i propri Capigruppo, ha fatto una proposta per un Consiglio regionale con ottanta Consiglieri. Noi ci siamo assunti, non la responsabilità - se no vi mettete a sorridere e non voglio certamente mancare di rispetto ad alcuno - ma l'impegno ad assumere una posizione seria; abbiamo proposto questo emendamento nel quale prevediamo, così come era stato concordato, il Consiglio regionale composto da Consiglieri.
Quindi, Presidente, non proponiamo un aumento dei sessanta Consiglieri ma una riduzione rispetto all'ipotesi condivisa, e da noi sostenuta, degli ottanta Consiglieri, passando a settanta Consiglieri.
La differenza non è poca; non è che abbiamo presentato una proposta ad ottanta Consiglieri a cuor leggero, per creare qualche posto in più o qualche opportunità in più. Abbiamo fatto un confronto partecipato, che ci ha visti impegnati per tante settimane e ci ha visti anche divisi al nostro interno, spesso su contrapposizioni anche molto forti.
La proposta di Consiglieri, coerente con quanto avevamo avanzato in precedenza, prevede l'elezione cosiddetta fuori quota del Presidente della Giunta regionale e del candidato a Presidente della Regione primo tra i non eletti - non sto qui a dire il perché, lo abbiamo visto altre volte - così come la legge approvata in via definitiva dal Senato il 4 luglio di quest'anno è legata a quegli obiettivi che, guarda caso, sono proprio gli obiettivi che ci siamo dati.
Pertanto, una maggioranza stabile, ma non nella cancellazione della minoranza; semmai un maggiore equilibrio tra maggioranza e opposizione nella rappresentatività dei territori.
Si tratta di scoprire le carte e dirci chiaramente cosa vogliamo. Ho apprezzato, nei toni, l'intervento del collega Marcenaro, al quale do atto di essere sicuramente uno dei Consiglieri regionali più impegnati sulla partita dello Statuto e della legge elettorale. Dobbiamo passare, però, dai toni ai contenuti, con grande schiettezza e chiarezza, attuando un dialogo non tra maggioranza e Democratici di Sinistra, ma in tutto il Consiglio regionale, per trovare una via d'uscita.
E allora, essendoci questo intreccio, voluto o non voluto, tra lo Statuto e la legge elettorale, dobbiamo tenere conto di avere rispettato pienamente quanto ci eravamo detti e su quanto ci eravamo tutti impegnati e questo non è poco, perché non è sempre avvenuto così, in Consiglio regionale.
Inoltre, se facciamo una scelta - qualunque essa sia - dovrà essere una scelta definitiva. Se decidiamo settanta o ottanta sarà settanta o ottanta se scegliamo sessanta, non potremo, magari tra un mese e mezzo, nel caso di un'ulteriore convinzione del nuovo ruolo della Regione e, all'interno di essa, del Consiglio regionale, decidere di rafforzare il numero già previsto dei Consiglieri. Saremo, dunque, costretti a subire una scelta fatta nel mese di agosto, con troppo caldo.
Pertanto, se vogliamo migliorare quanto è previsto dalla legge regionale, cioè: un premio di maggioranza definito da tutti troppo ampio (20%), una difficoltà, con la difformità e la differenza delle circoscrizioni che vanno da 159.000 abitanti a 2 milioni 575 mila, e tutto quello che c'è in mezzo (che dà anche la possibilità per una circoscrizione, in alcuni ambiti, di non essere rappresentata), l'aspetto dell'articolo 51 della Costituzione, ancorché oggi c'è l'obbligo, per le elezioni europee - ma potremmo anche raggirarlo sulla legge regionale quindi un problema tanto caro potrebbe anche non essere risolto, se resta la nuova legge elettorale - di trovare una via d'uscita.
La via d'uscita - lo dico chiaramente - può essere quella di confermare, con un'ampia responsabilità del Consiglio regionale, il numero che era stato deciso, che è una mediazione ed è maggiormente proporzionato rispetto a tutto quanto stanno facendo le altre Regioni. Quel numero è pari a settanta e bisogna prevedere una norma di salvaguardia, sulla quale ci siamo espressi ampiamente in queste ore nell'ufficiosità e magari non a microfono acceso (ma io lo dico chiaramente a microfono acceso); una norma di salvaguardia che preveda, per avere una composizione del Consiglio regionale di settanta Consiglieri regionali, una nuova legge elettorale e una nuova legge elettorale con questo Regolamento. Non c'è bisogno di scrivere 3/5, 4/6 o all'unanimità: o sono tutti d'accordo o non passerà mai. Qualora non ci fosse una nuova legge elettorale, la norma di salvaguardia prevede, come tutte le norme di salvaguardia, che la composizione resti immutata, quindi sessanta e probabilmente - dico io perché è ovvio che non ci sarebbero né gli stimoli né le volontà di dibattere e confrontarsi sulla nuova legge elettorale - in quel caso ci sarà l'attuale legge elettorale.
In poche parole, si trova non uno stratagemma o un trucco, ma una scelta responsabile, che poi dovrà essere affinata - la verificheremo sia con chi collabora con noi sia con la dirigenza che collabora con l'Ufficio di Presidenza - e potremo prendere una decisione, non dico a cuor leggero ma responsabile.
Questo è il nostro punto di vista. Abbiamo presentato un emendamento assumendoci la responsabilità di una proposta; lo si può modificare, perch ci rendiamo conto che scritto in questo modo può creare delle aspettative.
Quello che va verificato - ecco perché ci tenevo a parlare all'inizio del dibattito - è la volontà di essere seri, di essere concreti, di parlare chiaro e trovare una soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Su questa materia così delicata non dobbiamo parlare solo tra noi l'Assemblea che rappresenta il Piemonte deve saper essere convincente con l'esterno, con quella società che, in ambiente di democrazia parlamentare pensa di poter rappresentare.
Sappiamo che la democrazia parlamentare è sempre stata, da certe forze e culture, avversata: da destra, pensando che un'élite dovesse guidare una società e non potesse essere la democrazia parlamentare ad esprimerla; da sinistra, con gli eccessi di maggioritario che poi trascinano anche le forme presidenzialiste.
Non faccio un tabù del numero dei Consiglieri regionali; voglio solo che la motivazione che troviamo per variare il numero in meno o in più sia una motivazione convincente, non tra di noi, ma tra noi e la società.
Qual è il convincimento che dobbiamo cercare di costruire verso l'esterno? E' forte dire che vogliamo un riequilibrio tra i poteri, il presidenzialismo che ha un po' debordato e il ruolo dell'assemblea elettiva, ma noi abbiamo molti strumenti. Un forte strumento è quello di non dare al governo regionale - scusate, lo chiamo così io - la possibilità di passare alla legge finanziaria e al bilancio senza aver approvato il Documento di programmazione economico-finanziaria. C'è una serie di strumenti che danno all'assemblea elettiva più ruolo. Vediamo ogni lunedì la serie di delibere che la Giunta assume, però solo dieci anni fa quel tipo di potere non era in mano alla Giunta, ma passava largamente attraverso l'assemblea elettiva. Si lavorava molto di più, lo posso dire come testimone diretto di questa esperienza. L'assemblea elettiva dieci anni fa - penso a materie come la formazione professionale per citarne una aveva un carico di lavoro notevolissimo, che oggi non ha più...



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Scanderebech)



TAPPARO Giancarlo

Accetto l'intervento del Consigliere Scanderebech come contributo posso anche rispondergli sull'informatica, vengo da quel mondo e qualcosa anch'io conosco.
E' un tema aperto e sono pronto a rivedere la mia convinzione secondo cui l'assemblea elettiva, in molte materie, aveva un carico di lavoro superiore, in termini anche di potere, rispetto ad oggi. Questa non è un'argomentazione forte per l'esterno, un'argomentazione forte potrebbe essere quella di correlare questo atto con il processo di accrescimento chiamiamolo di federalismo, a livello nazionale, che prevede la riduzione del numero di parlamentari. Se voi ricordate, e non c'era ancora l'ambiente federalista, c'è stato un referendum che ha abolito il Ministero dell'Agricoltura, ma la cosa è stata aggirata con il Ministero delle Risorse Agricole. Federalismo significa che, inevitabilmente, l'apparato burocratico centrale si riduce, il numero dei Ministeri magari non si riduce come numero, ma come carico, e si implementa l'operatività nelle Regioni le quali, attraverso una distribuzione di compiti e funzioni amministrative, trasferiscono, come è successo per la formazione professionale e per le politiche del lavoro, alcune funzioni alle Province.
Se noi avessimo ancora un assessorato alla formazione professionale dello stesso peso che aveva negli anni '80, mentre abbiamo visto accrescersi gli assessorati alla formazione professionale nelle Province avremmo fatto cilecca, non avremo fatto un'opera di redistribuzione dei compiti e delle funzioni adeguata. Se noi, con una norma transitoria potessimo dire che il numero dei Consiglieri regionali diventa di un certo livello se c'è, a livello nazionale, l'approvazione di una norma che riduce il numero dei parlamentari - poi magari, a regime, le cose non scattano nello stesso giorno, e noi sappiamo che la riduzione del numero dei parlamentari è prevista come manifestazione reale, ma la si avrà alla fine della prossima legislatura - noi avremo un elemento di maggiore forza nel rapporto con la società.
Un bilanciamento del federalismo tra rappresentanza dell'assemblea elettiva massima nazionale - le due Camere, seppure con cambiamento di funzioni - e il peso che assumono le assemblee legislative regionali. Una correlazione di questo tipo sarebbe più forte, in una costruzione federalistica si attenua il peso delle due massime assemblee legislative nazionali e lievita, secondo una valutazione, quelle delle assemblee elettive regionali.
Per coloro che sono contro il principio della democrazia parlamentare mi rendo conto che anche questa argomentazione non sia convincente, pu essere debole, ma è molto più forte e comprensibile all'esterno di quella di dire: "Aumentiamo il numero dei Consiglieri regionali perché facciamo più leggi, siamo più impegnati, abbiamo un carico di lavoro maggiore". Non è così, noi siamo spogliati come i Consiglieri comunali e provinciali, di un potere effettivo. I Consiglieri comunali si arrabattano con ordini del giorno, con un qualcosa per darsi un ruolo, ma noi sappiamo che il potere dei Sindaci è proporzionalmente superiore al potere dei Presidenti delle Regioni e delle Province. Quindi si è svuotato completamente, a partire dalla riforma del 1990, il compito di quel tipo di assemblea elettiva comunale. Io non ne faccio un tabù, è a freddo, è una situazione che non sa porre argomentazioni forte all'esterno che io mi fermo a sessanta Consiglieri.
Tuttavia, sono aperto a discutere, se noi troviamo argomentazioni forti, convincenti e che abbiano un minimo di logica, che non sia solo una cosa costruita per convincere prima noi stessi. In questo senso, ho presentato un emendamento che propone sessanta Consiglieri.
Sono stato attento alle motivazioni del Consigliere Scanderebech sull'informatica, ma sono molto laico in questo, e se mi convince che ci sono motivazioni forti, le accetto; se sono deboli, come quelle sino ad ora espresse, mantengo il mio emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Questa è una discussione, come altri hanno ricordato, particolarmente delicata. Dobbiamo essere molto franchi mentre affrontiamo la discussione.
Alla discussione su questo articolo e all'esito di questa discussione, è collegata, con molta nettezza, una questione che per noi è di estrema importanza: la possibilità o meno di approvare lo Statuto. Al momento in cui noi tendiamo a dare una soluzione all'articolo 16, che sottende il testo della legge elettorale, noi dobbiamo, con molta tranquillità verificare se parallelamente, in modo connesso, vi è la reale possibilità di approvare lo Statuto.
Questa è la prima questione che, a mio avviso, va verificata per l'importanza che deve avere il testo statutario e la possibilità di dare, a questa Regione, uno Statuto. La soluzione a questo articolo deve essere tale da dare a noi tutti, in modo unanime, la possibilità di avere la certezza e la garanzia che uno Statuto venga approvato. Non possiamo dimenticare che abbiamo un Regolamento - che è figlio del momento in cui è stato approvato - tale per cui è sufficiente che una piccola parte di questa assemblea abbia un elemento di dissenso forte in questa direzione per rendere impossibile il percorso di approvazione di qualsiasi legge tanto più di un testo complessivo come lo Statuto che, peraltro, deve essere approvato in doppia lettura.
Personalmente, fino a questo momento - lo dico non grande franchezza su nessuno numero (né sessanta, né settanta, né ottanta) ho sentito, da parte della coralità dell'Aula, l'affermazione che possiamo arrivare al compimento della vicenda statutario e mettere nel contempo mano, definendo qui un numero, alla legge elettorale.
Questa è una prima questione di rilievo che deve essere chiarita.
Per la seconda questione mi rivolgo, in termini molto chiari, in particolare ai colleghi che hanno espresso maggiori dubbi in questa direzione: a partire dal Capogruppo di Rifondazione Comunista fino al collega Cattaneo che, penso a nome di tutti i Capigruppo della maggioranza ha presentato il testo di un emendamento che, a suo avviso, dovrebbe o potrebbe essere un elemento risolutivo.
Come sosteneva prima il Consigliere Marcenaro, noi, come Gruppo dei Democratici di Sinistra, siamo aperti fino all'ultimo momento ad esaminare una proposta che risolva i problemi e dia una soluzione ai nuovi compiti del Consiglio, ma deve essere una proposta unanimemente condivisa.
A questo punto faccio un passo indietro. Qui non incominciamo dall'anno zero: abbiamo testi di legge depositati dai Gruppi in fasi successive - dai DS e poi da Forza Italia - e abbiamo un testo approvato dalla I Commissione, dopo una lunga discussione. Siamo partiti da un testo che proponeva ottanta Consiglieri.
Dopo una lunga discussione, durata alcuni giorni in I Commissione, e parallelamente, in Commissione Statuto, definendo una serie di criteri, si è approdati ad un testo votato, a grande maggioranza in Commissione, che recita settanta Consiglieri, oltre al Presidente della Giunta e all'altro candidato come Presidente dello schieramento più ampio che non abbia raggiunto la maggioranza.
un testo che, dopo una lunga riflessione, è arrivato a quel numero sulla base di una serie di criteri che lì venivano rispettati. Non si pu aumentare un Consiglio regionale a settanta, ottanta o novanta (o a qualsiasi numero da uno all'infinito) senza forti motivazioni. La motivazione non può essere l'aumento del numero in quanto tale per ripetere, per cooptazione o altro, le stesse classi dirigenti che ci sono.
Le motivazioni devono guardare al Piemonte e alle sue esigenze.
La motivazione di attenuazione del premio di maggioranza è una motivazione forte, rispetto ad una serie di questioni; la motivazione del fare rientrare territori che non sono mai riusciti, da quando abbiamo quella legge elettorale, eleggere i Consiglieri assegnategli, è una motivazione forte. La motivazione dell'equilibrio della rappresentanza è una motivazione forte che può giustificare l'aumento del numero perch delinea un'assemblea più adeguata e più rispondente a ciò che la Regione è.
Altre motivazioni sono francamente difficili da sostenere.
Ho riletto con l'attenzione l'emendamento presentato dal Consigliere Cattaneo che recita: "Il Consiglio regionale è composto da 70 Consiglieri oltre al Presidente della Giunta regionale e al candidato della Presidenza che ha ottenuto il maggior numero dei voti", cioè nella stessa formulazione della legge votata in Commissione. Salvo che, alle tre ultime righe, si introduce una questione molto diversa: "La legge elettorale può prevedere l'attribuzione di ulteriori seggi, al fine di garantire la formazione di una stabile maggioranza e di un'adeguata rappresentanza delle minoranze dei territori, in seno al Consiglio".
Questa formulazione parla di settanta membri, per poi portarli a ottanta o a ottantacinque.



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



MANICA Giuliana

La nostra preoccupazione è capire perché occorre fare un'operazione di questo tipo, se avevamo già un testo di legge a settanta che definiva una serie di problematiche. Su quel testo, difatti, c'era una serie di dissensi, alcuni esplicitati e altri no, che ci hanno portato a questa situazione. Se pensiamo di risolvere il problema scrivendo e votando un numero, ma alludendo ad un altro (perché non vogliamo esplicitare qui l'ordine di difficoltà che già ha fatto saltare il testo di legge votato in Commissione), non risolviamo il problema, perché ci infiliamo in una spirale senza fine, che sarà una rincorsa ai numeri senza più criteri, con il rischio di non condividere la proposta e di non approvare neanche lo Statuto.
Questa è la ragione per cui riteniamo che sia preferibile l'ipotesi dei sessanta Consiglieri, rimanendo con la legge elettorale esistente. Rimanere in questo modo è elemento che ci consente di avere lo Statuto e di non aprire una rincorsa, non condivisa e difficilmente condivisibile, com'è stato fino a questo momento.Per questa ragione, vi chiediamo di riflettere.
Questa è la nostra convinzione, maturata nel corso di questi giorni e di queste ore, anche dopo aver valutato cosa è successo al termine della I Commissione dopo quel voto. Abbiamo voluto analizzare attentamente e prenderne atto. È una nostra preoccupazione. Non teniamo un atteggiamento di chiusura, perché se qualcuno qui è in grado di formulare una proposta credibile che risponda a quei criteri e che metta insieme le questioni numeriche, i criteri, la condivisione e la possibilità di votare lo Statuto, noi siamo d'accordo. Se, invece, pasticciamo la situazione mettendo anche a rischio lo Statuto, sarebbe elemento utile, oltre che prudenziale, tornare alla vecchia legge elettorale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Volevo fare due osservazioni per vedere se ho colto bene il senso della riflessione che stiamo facendo.
A me pare che noi fossimo, in virtù di tutta una serie di problemi che stanno riemergendo, usciti dalla I Commissione con un'ipotesi di bozza di legge elettorale abbastanza definita, ma con alcuni problemi che si portava dietro, dovuti a una non sufficiente chiarezza su alcuni nodi.
Arrivare sostanzialmente a riaffrontare il tema della legge elettorale senza affrontare i nodi che sono già stati il problema su cui, nella sostanza ci si è arenati a seguito dell'accordo nella I Commissione, mi sembra riproporre un quadro dal quale ho la sensazione che noi non usciamo.
Volevo ribadire alcuni aspetti. A me pare che una delle questioni di fondo che avevamo posto sul tappeto quando avevamo ragionato dell'ipotesi a settanta Consiglieri era che c'era una sorta di giustificazione di legittimità pratica, ma anche etica, di fondo, del fatto che era plausibile un aumento del numero dei Consiglieri e una riformulazione della legge elettorale se questa proposta rispondeva ad una serie di criteri, che sono quelli elencati prima.
Li cito soltanto: il discorso del temperamento del premio di maggioranza, ma garantendo comunque una situazione di governabilità all'interno della Regione Piemonte; la questione della garanzia dei numeri minimi ai territori e la questione del rapporto di genere.
Per fare questo, si era pensato ad una proposta che, sostanzialmente contemperava questi tre aspetti e suggeriva una proposta a settanta con alcune possibilità di modifica.
Mi pare che il quadro che sta riemergendo è un quadro che sostanzialmente dice: "Non siamo complessivamente in grado di tenere questo tipo di accordo e di ipotesi all'interno delle varie coalizioni, quindi riapriamo una possibilità che vedremo dove ci porta".
Ho la sensazione, come ho già avuto modo di dire quando si è fatta la conclusione della riflessione in I Commissione, che questo riprocrastinare i ragionamenti, nel senso di dire che poi si vedrà, in realtà indica che non riusciremo a comporre questo quadro.
Come qualcuno ha detto, questa è un'ipotesi sulla quale o c'è una larga convergenza di merito su come andiamo a comporre questa questione dei settanta, se eventualmente si decide di andare a settanta, oppure no.
Io mi ripermetto di rifare la riflessione che ho già dovuto fare altre volte. Anziché rimetterci a discutere su una formulazione di un testo che tenta di comporre tecnicamente una questione che è politica e che rimane tutta da affrontare e da risolvere, penso che varrebbe di più la pena vedere se c'è la possibilità di una sintesi politica sulle proposte esistenti. Se non c'è una sintesi politica, componibile in un accordo di merito sulla questione della legge elettorale, noi non riusciremo a ricomporre una divergenza politica in un accordo tecnico condiviso, perch semplicemente rispostiamo di venti giorni la questione che, sulla legge elettorale, non c'è l'accordo.
Personalmente, sono convinto che tra stasera e domattina si trova una composizione nel merito condivisa e condivisibile, altrimenti tanto vale molto realisticamente, lasciare l'attuale formulazione dell'attuale legge elettorale e andare avanti per approvare lo Statuto.
Diversamente, la mia sensazione è che non approderemo da nessuna parte.
La mia sensazione è che, rifacendo, vogliamo vedere se riusciamo a trovare una formulazione che giuridicamente metta d'accordo tutti, ma che lascia sostanzialmente inalterati nella sostanza i nodi che hanno fatto sì che la proposta approvata in I Commissione, un quarto d'ora dopo che era stata approvata era già rimessa in discussione all'interno della coalizione.
Quindi, o troviamo nel merito un'ipotesi che concili la sostenibilità di una proposta a fronte di una serie di compiti che ci siamo prefissati di ottemperare, e su questo formuliamo un'ipotesi di ridefinizione del numero dei Consiglieri regionali, e se si trova, allora la portiamo in Statuto; in caso contrario, la mia sensazione è che non troviamo la quadra modificando di due parole l'accordo e i contenuti del testo.
Semplicemente, lasciamo inalterato il problema. Anziché concentrarci su cosa scriviamo nell'emendamento all'articolo, varrebbe la pena di verificare se ci sono gli spazi per sufficienti contenuti condivisi, in modo da poter passare alla scrittura di un dato tecnico, ma che rispetti un dato politico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Non voglio ritornare qui su tutta la genesi di questo articolo 16, ma ricordo che tanto nella bozza che AN sottopose insieme agli altri partiti di maggioranza alla Commissione, quanto nel testo che oggi stiamo esaminando, l'accordo condiviso e amplissimo partiva dal dato di ottanta Consiglieri.
E non era un dato che i vari partiti, nelle loro varie bozze, e poi la Commissione nella sua grandissima maggioranza aveva posto a capocchia tanto per mettere un numero, ma era un numero supportato da argomentazioni.
Perché non è certo qui che noi iniziamo la discussione sul numero dei Consiglieri e sulle giustificazioni, i criteri e i tentativi di spiegazione per giustificare questo innalzamento del numero.
Devo dire che anche secondo me non crea scandalo, non solo perché tutti i Consigli regionali d'Italia che hanno approvato lo Statuto hanno anche aumentato in misura sicuramente non considerevole, ma comunque significativa, il proprio numero di Consiglieri, ma perché i ragionamenti che stavano alla base dell'innalzamento del numero dei Consiglieri regionali del Piemonte, espressione prima dei DS, poi della maggioranza e infine dell'intera Commissione, non sono venuti meno.
Sono criteri e ragionamenti che, da una parte, riguardano il ruolo e la funzionalità del Consiglio, perché noi abbiamo anche l'obbligo morale e materiale di pensare ad uno Statuto, quindi ad un innalzamento del numero dei Consiglieri che sia valido per i prossimi dieci, quindici, venti e anche trenta anni. Sappiamo che il processo di devoluzione e di passaggio di poteri dallo Stato alle Regioni sarà un passaggio che non verrà meno, ma che si intensificherà; sappiamo quali difficoltà oggi noi abbiamo nello svolgere il nostro ruolo con gli Assessori impegnati in compiti di governo sempre più significativi, che li porta molto spesso a non poter essere presenti in Consiglio. Un Consiglio che deve sempre più darsi la struttura organizzativa, ma soprattutto mentale dei suoi componenti, da Parlamento.
Devo dire che quel ragionamento di innalzare ad ottanta il numero dei Consiglieri regionali oggi mantiene tutta la sua pregnanza e la sua attualità.
Si è voluto, nell'ultima settimana di discussione della Commissione Statuto, al termine dei lavori della Commissione stessa, legata alle osservazioni del territorio e all'elaborazione del preambolo, riprendere questo punto, per cercare, così come abbiamo fatto nel preambolo, di avvicinare posizioni lontane. Avvicinare, cioè, a quell'amplissima maggioranza che si era già pronunciata in maniera positiva sull'innalzamento a ottanta del numero dei Consiglieri, anche coloro che invece erano stati critici; pochi Consiglieri regionali, che però avevano posizionato il loro voto negativo anche sul tema dell'innalzamento troppo alto - secondo loro - del numero dei Consiglieri.
Ed ecco che compare l'ipotesi di settanta, per la quale Alleanza Nazionale, facendo propria la volontà di una condivisione più ampia di tutta la materia statutaria, dà il proprio benestare, insieme ad altri partiti della maggioranza, firmando un emendamento che la Presidenza oggi ha a sue mani.
Settanta ci pare un numero di Consiglieri, sulla base dei ragionamenti che già sostenevano il numero di ottanta, assolutamente concreto ed adeguato a tutti quei ragionamenti di aumenti di ruolo, di aumenti di funzioni, di prospettive future di impegno del Consiglio regionale, sempre che noi si voglia lavorare in questa direzione e non si voglia creare un Consiglio regionale già oggi monco ed in difficoltà, rispetto agli impegni che lo aspetteranno nei prossimi anni.
Qualcuno dice che, accanto al numero dei settanta, deve esserci anche un'indicazione di legge elettorale, e noi siamo d'accordo. E' necessario trovare una legge elettorale che sia condivisa; siamo d'accordo che questa legge elettorale condivisa non possa essere quella che è uscita dalla I Commissione, che evidentemente ha un'analisi più approfondita, che pure era stata votata da ampio numero di forze. L'analisi più approfondita non raggiunge quel motivo di condivisione che ci ha spinti a limitare a settanta il numero dei Consiglieri.
Ho compreso e ho stima dell'intervento del collega Taricco, ma ritengo che se questo lavoro non è stato svolto e non si è riusciti, in molte sedute di Commissione, anche in questi giorni in cui si è lavorato, a trovare una soluzione, dovremo adeguarci, per poter continuare nei lavori dello Statuto, a quella che è stata una proposta non dilatoria, ma di grande realismo, fatta dal Consigliere e collega Cattaneo. Immettere, cioè in questa Carta statutaria, all'articolo 16, una precisa indicazione relativa alla composizione del Consiglio regionale, sostituendo l'attuale numero di ottanta con il settanta e prevedendo, nello stesso articolo 16 al secondo comma, quella clausola di salvaguardia che ci permetterà qualora nelle poche settimane che ci distanziano da una decisione, qualora questa decisione non sia condivisa o non si riesca a trovare una piena condivisione sulla legge elettorale, di ritornare - già sapendolo, senza dover intervenire sullo Statuto - solo allora al numero di sessanta. Questa non è una vittoria di un moralismo sabaudo facilmente rinvenibile o recuperabile, ma è la sconfitta di un Consiglio che non riesce neanche ad autoregolamentare il numero dei suoi componenti e a creare una legge elettorale che abbia la più alta condivisione possibile.
Questa sarebbe una grave sconfitta per il Consiglio regionale del Piemonte.
Modifichiamo, dunque, l'articolo 16 introducendo i settanta Consiglieri; introduciamo, già nell'articolo 16, la clausola di salvaguardia e naturalmente approviamo lo Statuto in questa maniera, dando la possibilità, dall'inizio di settembre, o al più tardi appena concluso l'iter statutario, di ritrovare un tavolo serio per elaborare quella legge elettorale che, se non approvata, riporterebbe le cose come stanno oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Capogruppo Cattaneo, che mi ha permesso di intervenire.
Non intendo svolgere un intervento per superare quanto lui ha detto che va benissimo, perché l'avevamo concordato, ma essendo nella posizione di chi ha potuto seguire, in I Commissione, tutta la questione dall'inizio intendo svolgere considerazioni sulle quali, riflettendo, penso ci possa essere l'ipotesi di superamento della posizione di stallo in cui siamo venuti a trovarci.
La fotografia della situazione è questa: lo Statuto e la legge elettorale che sono usciti dalla I Commissione, certo, sono stati votati dalla I Commissione, ma ricordo che alcuni piccoli partiti dell'opposizione se ne andarono un'ora prima che si votò, il che significa che non erano assolutamente d'accordo su quell'ipotesi.
D'altra parte, quell'ipotesi fu il frutto di un punto di incontro che venne trovato fra i DS, soprattutto, e la maggioranza, relativamente alla questione fra proporzionale, lista cosiddetta di partito, e così via.
Arrivammo a quell'accordo dopo aver definito, in Commissione Statuto una cornice all'interno della quale erano fissati alcuni obiettivi di massima; cornice che consentì alla I Commissione di sviluppare, all'interno della stessa, un'ipotesi di legge elettorale. Quella cornice necessariamente si fermò ad un livello piuttosto superficiale e non si pot arrivare più in profondità.
Se questa è la situazione, mi sembra impossibile approvare in poche ore, o mezza giornata, la legge elettorale e raggiungere quel compromesso e punto d'incontro, che rappresenti un punto d'arrivo più equilibrato rispetto a quello uscito dalla Commissione. Non si può elaborare in poche ore quello che non siamo riusciti a fare in due o tre mesi, però, visto che alcune forze politiche e alcuni gruppi consiliari chiedono una specie di garanzia, per quanto riguarda una distribuzione, come indotto, della legge elettorale che sposti il baricentro in modo - secondo loro - un po' più equilibrato rispetto al risultato del testo votato in Commissione, vi sottopongo semplicemente una riflessione: il numero settanta proposto dal Capogruppo Cattaneo e sul quale siamo tutti d'accordo, potrebbe essere non il numero da inserire al buio nello Statuto, ma allorquando fossero state costruite - e penso che questo in poche ore lo si possa fare - le condizioni di ricaduta, in modo tale che quel numero abbia un significato.
Se partiamo dal presupposto che questo è possibile, ritengo che partendo da quella cornice che suggerì il collega Marcenaro in Commissione Statuto, che poi fu la base all'interno della quale in I Commissione, con un certo grado di approfondimento, la legge elettorale, sia il caso di approfondire maggiormente quella cornice, senza debordare, ma andare più in profondità, in modo tale da ipotizzare degli indotti che diano garanzie equilibrate, in modo da raggiungere un compromesso che sia condiviso non solo dal Gruppo DS che ha condiviso con la maggioranza il punto di incontro che è uscito dalla I Commissione, ma che sposti il baricentro in modo tale che il compromesso sia condivisibile un po' da tutti. Penso che non sia impossibile percorrere una strada che consenta di raggiungere questo obiettivo.
Se riteniamo che questa riflessione possa portare a frutto la nostra discussione, ritengo che da domani mattina, trascorse quelle due, tre o quatto ore che consentano di approfondire all'interno di quella cornice per andare ad un grado di approfondimento che consenta di dare quelle garanzie di massima di cui molti sono alla ricerca, potremmo chiudere sul numero dei Consiglieri in Statuto e finire lo Statuto. Raggiungere una condivisione di quel grado di ricaduta di maggior approfondimento rispetto allo stato attuale all'interno di quella cornice di cui parlavo prima, che ci consenta, dai primi di settembre, di riformulare, calibrare, smussare la legge elettorale in modo tale che la condivisione sia ampia e possa essere licenziata.
Mi sentivo di fare, per scrupolo di coscienza prima ancora che per questioni politiche, una riflessioni. Ritengo che esista un'ipotesi di superamento spostando il baricentro rispetto a quelli raggiunti fino ad oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Siamo arrivati ad un punto molto delicato della discussione sullo Statuto. Non sfuggirà a nessuno che l'Assemblea sia chiamata, prima di tutto, nel rispondere del proprio operato all'impatto che la scelta che noi operiamo sull'eventuale incremento dei Consiglieri può avere sull'opinione pubblica. Parto da questo perché ho ragione di ritenere, Presidente, che per approvare una proposta di incremento del numero dei Consiglieri debbano concorrere più fattori. Insieme a questi fattori, di cui parler devono anche concorrere giustificazioni profonde sul piano etico e morale che abbiano ricadute sulla possibilità, o meno, di avvicinare l'Assemblea elettiva al paese reale, quindi riavvicinare la politica al paese reale.
Emerge un primo problema che ho sollevato in tempi non sospetti: qualunque sia il numero che si va a scegliere, esso non poteva prescindere e non può prescindere, dal ridisegno delle circoscrizioni. Nel momento in cui noi operiamo questa scelta, che è possibile ipotizzare, noi dobbiamo affrontare altri due ordini di problemi. Il primo è che il contrappeso all'incremento del numero dei Consiglieri dell'Assemblea debba trovare una risposta nel riequilibrio dei poteri fra Consiglio regionale ed esecutivo.
Qualsiasi riforma che andiamo ad operare sul terreno delle libertà, date dalle riforme intervenute al Titolo V della Costituzione in materia di legge elettorale, non può non affrontare il problema del riequilibrio dei poteri fra i due organi, che così abbiamo definito.
Lei è stato un attimo assente, Presidente, ma i miei colleghi hanno ritirato per me un emendamento nella quale chiedevo di considerare anche la Presidenza del Consiglio quale organo della Regione. Naturalmente era un modo po' simpatico per affrontare una questione così delicata.
L'altra questione è che non si può prescindere dalla riduzione del premio di maggioranza, cioè dare la piena e totale potestà regolamentare all'esecutivo e, allo stesso tempo, garantire un premio di maggioranza come quello che si è fino ad ora determinato: rappresenta la morte civile dell'Assemblea. Tuttavia, ci sono altri ordini di questioni che sono rintracciabili nell'individuazione, sempre più diffusa, di singoli militanti di partiti, quindi impegnati nel campo della politica, ma soprattutto di cittadini comuni, che si indignano relativamente ai costi della democrazia. Lei, Presidente, ha voluto inserire nell'ordine del giorno di questa sessione costituente sullo Statuto anche l'approvazione del conto consuntivo e dell'assestamento di bilancio del Consiglio regionale. Le vorrei far notare che il nostro bilancio è passato, da circa 28 milioni di euro del '98, ai 66 milioni e 500 euro del 2003: certo, con un avanzo di circa cinque milioni di euro, certo, perché nel frattempo molte competenze sono transitate dalla Regione al Consiglio regionale certo, c'è stato il passaggio di una serie di leggi che hanno reso obbligatorie una serie di spese.
Vorrei fornire solo questo dato: dal 2001 al 2003 le cifre si spostano di circa 20 miliardi di vecchie lire. Tanto da potermi far dire, senza paura di smentita (basterebbe andare a disarticolare le voci degli incrementi per capire come si è incrementata la spesa) che il costo della democrazia, cioè il bilancio del Consiglio regionale, è fuori controllo come la spesa sanitaria, se non con incrementi superiori a quelli della spesa sanitaria.
A questo punto, Presidente, lancerei una sfida. Si pensi, sulla base di quei presupposti, di portare a settanta il numero dei Consiglieri, ma con due impegni tassativi: il primo, che tale incremento avvenga a costo zero attraverso un riequilibrio delle risorse disponibili, per quanto concerne le indennità di carica e i rimborsi spesa dei Consiglieri; il secondo, che si subordini, l'approvazione dell'incremento del numero dei Consiglieri, al completamento della riforma che il Governo si appresta a varare, tanto propagandata dalle maggioranze di centrosinistra quanto di centrodestra che punta a riequilibrare le assemblee rappresentative, riducendole nel numero e nella composizione, attraverso un articolato processo di ridefinizione nei rapporti fra lo Stato, la forma di Governo e le Regioni.
Proviamo a lanciare questa sfida. Naturalmente, non si può pensare di accantonare questo articolo e metterlo in coda all'approvazione di altri perché il presupposto fondamentale, affinché si possa operare nella direzione dell'incremento, è che vi sia quel riequilibrio, nell'ambito delle disposizioni transitorie, in modo che l'entrata in vigore di un'eventualità, come quella dell'incremento dei Consiglieri, sia subordinata alla riforma del Senato federale e della Camera dei deputati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

Grazie, Presidente e colleghi.
Chiunque pensasse che non votando lo Statuto sia possibile ritornare alla situazione quo ante, sbaglierebbe. La situazione non è in questi termini, perché non votando lo Statuto ci assumeremmo ben altre responsabilità.
Condivido gran parte dell'intervento del Consigliere Gallarini, voglio solo motivare il perché del mio accordo. Non ci è consentito tornare alla situazione quo ante, perché tale situazione non era costituita solo dal vecchio Statuto, ma dallo Statuto più la legge n. 1 del 1999, che ci dava e ci riconosceva la dignità di Parlamento, distinguendo, giustamente, fra potere legislativo e potere regolamentare.
Non è vero - altro falso problema - che dando al Governo la responsabilità regolamentare si comprime il potere parlamentare, quindi il potere legislativo. Non è vero. Penso esattamente il contrario: dando il potere regolamentare alle Giunte e ai Governi, si esalta il potere legislativo.
Non esiste un confine tra il potere regolamentare e il potere legislativo. Non esiste, nel nostro ordinamento, un principio di questo tipo, perché la legge può coprire anche la parte regolamentare.
Il problema è che si rischia di fare un passo all'indietro, perché la vera dignità di Parlamento ce la diede quella legge, prima ancora della riforma del Titolo V. Vista la delicatezza della situazione, occorre scoprire fino in fondo le carte: è veramente necessario che il Piemonte ritorni a prima del 1999? Qualcuno sostiene che prima si lavorasse di più in Consiglio. Si lavorava di più e male. Nel 1989, anni in cui si lavorava di più, si facevano leggi e regolamenti insieme, si lavorava anche male. In quel periodo, anche se per poco, c'ero anch'io.
Ripeto: i caratteri propri del Parlamento abbiamo cominciato ad averli con la legge n. 1/1999. Cominciamo, quindi, a fissare una priorità: non sessanta, settanta o ottanta, ma quella dello Statuto, soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale che, qualche mese fa, ha, in sostanza detto: "Signori delle Regioni, se volete, in capo alle Giunte, il potere regolamentare, dovete approvarvi lo Statuto".
Se non approviamo lo Statuto, incorriamo nelle forche caudine del prof.
Zagrebelsky, che qualche mese fa, a fronte di un'impugnazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato non solo qualche legge regionale, spiritoso com'è - oltre che bravo - ha dichiarato: "Va bene, mi chiedete questo, ve lo concedo" e ha concesso, all'avvocatura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, questa grande pensata.
C'è un pericolo fondato, che trapela da qualche intervento, non ultimo quello del Consigliere Contu. Qui le carte bisogna scoprirle, caro Contu.
Se lei vuole fare ostruzionismo perché afferma, dal suo punto di vista, che i Governi hanno troppo potere perché hanno il potere regolamentare, bisogna dirlo e assumersi la responsabilità di ciò che si fa. Se qualche altro Consigliere, che non è nella prima fila ma verso le ultime, ritiene che i Consigli regionali contano zero perché sono alla stessa stregua dei Consigli comunali, questa responsabilità bisogna assumersela.
Posso capire che il Consiglio comunale abbia perso potere, ma il Consiglio comunale non è un Parlamento, non vara leggi. Lei, caro Contu, ha la possibilità di fare una legge che copra anche la parte del regolamento perché, predisponendo una legge sul suolo, alla fine prevede tutto quello che deve essere contemplato nella legge e non ha bisogno, a questo punto di demandare niente alla parte regolamentare. Il problema è sui principi che, da secoli, in tutti i paesi democratici sono a presidio di questa concezione.
Vogliamo un governo che abbia il regolamento e la potestà regolamentare da una parte e un equilibrio tra il Consiglio regionale e il Parlamento che fa le leggi? Non è vero che sono in contraddizione, ma sono dei vasi comunicanti, cioè più forte è la legge (nel senso che il Parlamento si vuole assumere la forza della legge) più cala il potere della Giunta, e non si può dire viceversa.
Viceversa non esiste, esiste la forza e la capacità di un Parlamento di un'Aula.
Io ho sentito stasera che si vuole un riequilibrio, ma io, caro collega Contu, dei suoi mille e più emendamenti non mi importa, però quando lei fa queste affermazioni e nessuno le risponde, questo fatto mi infastidisce.
Ogni tanto mi sveglio e capisco dove vuole arrivare la prima linea supportata da qualcuno della retroguardia. Vuole arrivare a non fare lo Statuto, perché si stava meglio quando si stava peggio. Non è vero che era meglio prima, soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale.
Quindi, la vostra è una battaglia di retroguardia. La maggioranza e la grande maggioranza del Consiglio Regionale hanno il dovere morale di dire che la vostra è una battaglia di retroguardia, perché volete tornare a prima del 1999.
Questa è la realtà. Lei era il più felice di tutti quando è uscita questa sentenza e insieme a lei c'era anche qualcun altro.
Il punto è molto semplice: chi è in buona fede deve dire: "Facciamo lo Statuto". Qualcuno mi ha detto che non si può sospendere l'articolo 16, ma dov'è il problema? L'articolo 16 lo chiamiamo articolo 15, e vorrà dire che l'articolo 17 lo chiamiamo articolo 16.
Accetto la proposta del Consigliere Marcenaro, che dice di andare avanti perché non possiamo mettere a repentaglio lo Statuto. Se qualcuno dice che l'articolo 16 non si può saltare, vorrà dire che l'articolo 17 diventa articolo 16.
Quindi, proporrei di proseguire e se la notte o le notti portano consiglio o, in questo caso, l'estate porta consiglio, si arriverà ai sessanta, ai settanta o agli ottanta Consiglieri.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Siccome ci sono delle riunioni in corso, possiamo sospendere un momento?



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 21.53 riprende alle ore 22.02)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Per cercare di rendere produttivi i nostri lavori, farei ancora un po' di dibattito generale prima di arrivare alla sospensione, per dare modo ai Capigruppo di intervenire e di puntualizzare le loro posizioni.
Prima della sospensione, aveva chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Penso che c'era bisogno di una rimessa a punto delle nostre valutazioni.
Le mie considerazioni partivano dal fatto che siamo pervenuti a questa situazione attraverso una serie di rattoppi successivi che, mancando di organicità, ci hanno portato a disporre di una legge elettorale rattoppata.
La legge elettorale nasce con la costituzione delle Regioni nel 1970, e traccia in allora una rappresentanza dei nostri territori modulata sulla base di sei Province. E questo era importante, perché con sei Province significava che la Provincia di Vercelli si vedeva attribuiti cinque Consiglieri regionali, la Provincia di Novara si vedeva attribuiti sei Consiglieri regionali, quella di Asti aveva tre Consiglieri regionali. La Provincia di Cuneo in allora ne aveva sette, mentre Torino ne aveva circa trenta. Questa era la situazione.
Quindi, l'applicazione di quella legge, che va sotto il nome di "tatarellum", senza avere riconsiderato i territori, nel mentre che la nostra Regione si rimodulava dal punto di vista territoriale formando due nuove Province, portò contemporaneamente a dividere le Province di Vercelli e di Novara, costituendo Biella e Verbania, però con una contemporanea riduzione del 20% dei Consiglieri da trasferire sulla lista regionale per il premio di maggioranza.
Ci siamo trovati con una riorganizzazione del nostro rapporto di rappresentanza del territorio che ha cominciato a diventare una tragedia non soltanto un problema. Tant'è che Province come Asti, che avevano due tre Consiglieri, si sono ridotte ad averne uno; Verbania non ne ha mai avuto più di uno, così come Vercelli, mentre Biella ha avuto delle situazioni contingenti.
E' chiaro che considero questo come il percorso anomalo di una situazione che ha affrontato in modo disorganico e certamente troppo verticistico il problema. Da questo punto di vista, il ragionamento che facemmo come gruppo DS ci portò a dire che era possibile ragionare su esigenze che venivano ancora prima del numero fisso dei Consiglieri, sulla base della rappresentanza dei territori.
Come sapete, la conseguenza della debolezza diventa addirittura la morte, non diventa una forza maggiore; le categorie che non si rappresentano, se non in modo debole, pian piano scompaiono e non sto a citarne i casi, perché sapete come va a finire, nel mondo, la conseguenza.
Oggi, Asti, Verbania e Vercelli non sono neanche in grado di venire a fare una battaglia per la rappresentanza dei loro territori, perché, nel frattempo, si è stabilita quella sorte di vicereame e di rappresentanza unica. Io lo voglio considerare nobilmente, non banalmente, ma capisco bene che l'unico rappresentante di Asti non verrà certo qui a fare una guerra perché quella provincia venga qualcun altro a rappresentarla e a togliergli un beneficio. Non lo dico perché c'è l'Assessore Cotto, che almeno viene a rappresentarla fisicamente; parlo di province che hanno anche dei problemi maggiori, ma non è questo il punto.
La conseguenza è che nessuno viene qui a rappresentare, tant'è che una delle battaglie che facemmo - e il collega Cattaneo ne è buon testimone quando un gruppo di Consiglieri di diverse aree disse: "La prima questione è il riequilibrio", e ci fu uno sbarramento e un'alzata di scudi dicendo: "Come, uno in più a Biella, e io cosa ci guadagno? Anche se siete 27 o 28 e c'è già una sproporzione?".
Se si deve incominciare a discutere da questo, e non dal percorso che ci ha fatto retrocedere da sessanta a quarantotto, da cinque a due o da due a uno, è chiaro che facciamo un ragionamento sul quale - colleghi dobbiamo avere l'onestà di dichiarare il nostro fallimento e di non saper discutere alla radice del problema.
Chiudiamo qui e ce ne andiamo! Diremo, ovviamente, che non abbiamo avuto la forza né la volontà né la capacità né la coerenza né altro, ma questo è il problema.
Quindi, il problema della rappresentanza dei territori era quello che aveva ispirato una posizione di riorganizzazione della rappresentanza. E su questo, almeno per quanto mi riguarda, non sono disposto a retrocedere. Lo dico da Consigliere di una provincia che ha sempre avuto più Consiglieri di quelli che le spettavano, compreso adesso che ne ha 8 rispetto a 6. So bene che sarà una battaglia poco comprensibile rispetto a chi continua a vedere dove andrà a finire il suo atteso e del tutto improbabile posto.
Seconda questione: abbiamo sempre privilegiato la rappresentanza dei partiti, non dei territori, e questo è un altro punto che ci ha portati a questa situazione. Ancora adesso torniamo su questo, perché privilegeremmo addirittura, in alcune versioni, l'aumento a cinquantacinque, a sessantacinque, a settanta Consiglieri eletti sui territori, senza preoccuparci del fatto che la provincia di Verbania - ne dico una a caso che prima faceva parte di un complesso di cinque Consiglieri e adesso ne ha due, arrivando a cinquantacinque o anche a sessanta Consiglieri resterebbe sempre con 2, mentre Cuneo salirebbe a 8, e questo non è giusto.
Credete che abbia delle difficoltà a fare questa battaglia nel mio territorio? Figuriamoci! Facciamo il dibattito pubblico e le tribune televisive, se si vuole, anche a Torino! Il problema è di sapere se siamo Consiglieri del Piemonte, prima di essere di un partito! Questa mi pare l'esigenza da cui bisognerà partire ed è per questo motivo che non era scandaloso aumentare di tre o quattro o cinque Consiglieri, per restituire al territorio una parte della voce che gli fu tolta, della rappresentanza e del pluralismo che gli fu tolto.
Se, poi, si pone il problema della capziosità, perché allora c'è uno 0,50% in più o uno 0,50% in meno, diciamo le cose che con coerenza si sostengono da una parte, quindi il problema è di controllarci tra di noi se, per caso, questa situazione rimuove, rispetto a settanta Consiglieri uno 0,50% in più di uno, mi sembra francamente che affrontiamo il problema dalla parte sbagliata. Dico solo questo: se diventa anche irrisolvibile non lo si risolve più.
Il premio di maggioranza: eravamo d'accordo tutti che il 10% del premio di maggioranza fosse una cifra logica. Rispetto a settanta Consiglieri faceva 7; la perequazione, lasciando le somme presenti attualmente, ci portava ad un massimo di 3: tutte cifre ragionevoli.
Inoltre - scusate se lo dico, non certo per sufficienza, con i colleghi con i quali ho lavorato abbiamo cercato di farci un'esperienza e di capire alcune cose, anche facendoci aiutare - tra le varie ipotesi, quella di andare avanti con una suddivisione di quozienti sempre più piccoli ci porta in quella dirittura rispetto alla quale prima ci ponevamo il problema peraltro non assolutamente assurdo, di fare uno sbarramento al 3%, cosa che in astratto tutti riconoscono come esigenza minima e, in concreto, sarebbe già sufficiente affermare qualsiasi procedura. Dopodiché, avendo tolto, per una serie di ragioni, qualsiasi sbarramento che sia al di sotto di un quoziente minimo, aumentando con questo meccanismo aumenteremmo naturalmente e avremmo la presenza, sulla base delle ultime elezioni, della fiamma tricolore e di altre cose; è sempre democrazia, bisogna solo vedere come risolve il problema dell'attesa di chi pensa che, aumentando di 5 o 6 i Consiglieri, aumenta la propria chance.
Non aumenta affatto la propria chance! Ci sono, poi, altri meccanismi ma più andiamo lontano dai meccanismi elementari essenziali e già sperimentati, più ci mettiamo in condizione di non trovare la soluzione.
Non è che oggi possiamo bypassare questo problema dicendo: "Abbiamo fatto uno Statuto". Abbiamo fatto uno Statuto, andremo in alcune province e ci diranno: "Grazie tante, vi siete confermati nella situazione di privilegio già esistente!".
Se c'è una ragione per cui sono molto dubbioso sul fatto di mantenere l'attuale legge elettorale a sessanta Consiglieri, è perché così rappresenta una sconfitta di quelli - e siamo in tanti - che volevano ridare un minimo di respiro ai territori, volevano un minimo di respiro sulle province.
Questo Consiglio ha finito per metropolizzarsi, e questo è il primo punto di partenza. E' un problema, non dico sia una colpa, e così sono le diverse scelte elettorali: tutti i resti vanno a finire su Torino! Pertanto, sono dubbioso sulla necessità di rimanere a sessanta Consiglieri con quel meccanismo, e lo siamo tutti; lo è per primo il collega Marcenaro, che l'ha proposto.
E' stato un lavoro anche costoso, per quanto riguarda le simulazioni richieste, ecc.; si lavora con macchine che costano un po' più delle nostre modeste teste, e alla fine abbiamo fatto una legge sulla quale ci sembrava che fossero risolti i problemi essenziali, dal punto di vista della loro collocazione, in ordine di importanza.
Quella legge elettorale l'UDC non l'ha votata, non ha partecipato; AN ha mantenuto sospeso il proprio atteggiamento, l'ha rimessa in discussione coloro che ormai tutti chiamiamo "la prima linea", che oggi è incompleta hanno alzato un'ostilità dichiarata, anche rispetto a questo.
Vorrei capire - per concludere, Presidente - se chi oggi rinvia il problema sa come lo vuole risolvere, perché essendoci allontanati da una logica, da una coerenza, da una serie di principi non difficilmente traducibili e da una disponibilità di dieci, undici, dodici Consiglieri in più, per andare verso ipotesi inesplorate, cercando di adattare le complessità del sistema matematico per i calcoli elettorali - a cominciare da me - all'empirismo delle valutazioni attraverso le quali arriviamo a rinviare, ad aspettare, ecc., è chiaro che non ci resta altro che dire: "Ci siamo arresi, siamo rimasti a sessanta; è una sconfitta per i territori, ci sarà qualcuno che ne ha la responsabilità, noi no perché abbiamo fatto di tutto".
Questo vuol dire che almeno non abbiamo peggiorato la situazione perché non me la sento di andare in giro risolvendo il problema a vantaggio del ceto politico, per avere qualche Consigliere in più, non avendo risolto niente.
Questa è la mia opinione. Dopodiché, siccome dopo tre mesi di lavoro e due mesi propedeutici, per quanto ci riguarda, tutti noi che abbiamo lavorato, altre ipotesi, avendo interpellato tutti i professori, non ce ne sono, mi pare che o stasera siamo in grado di dire "un passo indietro e stiamo a quello che avevamo deciso", oppure abbandoniamo il discorso e diciamo che l'esito di questa situazione è stato devastante, che non siamo in grado di pensare alle cose minime che rappresentavano la normalità nella rappresentanza elettorale di vent'anni fa dei nostri territori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, la prima domanda che mi viene in mente questa sera è: il dibattito che stiamo affrontando è sulla legge elettorale e sullo Statuto? Improvvisamente si è scatenata un'attenzione che non era indifferente in questi ultimi interventi. Io stesso ho chiesto di intervenire prima di una possibile Conferenza dei Capigruppo per esprimere il parere del mio partito. Per noi la priorità rimane quella di approvare lo Statuto della Regione, lo abbiamo detto anche all'interno della Commissione, non abbiamo mai fatto mistero della nostra posizione. Per noi lo Statuto non è un dato di maggioranza, piuttosto che di opposizione, ma un dato che emerge da un ragionamento, da un lavoro svolto, sicuramente da Consiglieri che hanno seguito più del sottoscritto la Commissione e che hanno lavorato assiduamente all'interno di quest'ultima per dare un segnale importante rispetto ai cambiamenti che i territori hanno avuto negli anni.
Sono d'accordo con quanto sosteneva il Consigliere Marcenaro: lo Statuto vigente non è più adatto ai tempi, esiste sulla carta, ma di fatto non ci sono i riferimenti perché è cambiata la legislazione, perché è cambiato un sistema, perché oggi è cambiato anche il modo di concepire e di vivere. Noi siamo per approvare uno Statuto senza condizioni, che non vuol dire approvare uno Statuto qualsiasi, ma approvare uno Statuto a prescindere da quello che sarà una legge, un sistema elettorale e quant'altro.
Noi siamo - non lo nascondiamo, lo sanno tutti - per un vero sistema democratico, l'unico vero sistema democratico che ci possa essere in un'elezione, cioè il sistema proporzionale, un sistema proporzionale puro.
Riteniamo che la legge elettorale con cui abbiamo votato ultimamente, sia una legge che dà la possibilità alle maggioranze di governare, dà la possibilità di poter amministrare e dare un governo stabile. Ci sono ragionamenti in corso sul riequilibrio dei poteri, ma io penso che questo sia possibile affrontarlo, ma sia al di fuori di altri ragionamenti che in aula si sono svolti.
Mi sono un po' stupito di alcuni interventi. Consigliere Marcenaro, non lo dico per polemica, ma ogni tanto mi sembra che intervenga come Presidente in pectore della Regione. Il Consigliere Marcenaro fa un ragionamento da democristiano: "Vediamo di metterci tutti insieme mettiamoci intorno ad un tavolo a ragionare, cerchiamo di andare oltre". Ma ci sono una serie di problemi in tutto questo ragionamento, problemi non da parte di una maggioranza piuttosto che da parte di una minoranza. I problemi ci sono, sono trasversali e devono essere affrontati tenendo conto di tutte le forze che sono in campo e dei pensieri che queste forze esprimono. Non è possibile pensare ad un sistema che privilegia qualcuno e danneggia altri. Qualcuno pensa di andare in questa direzione facendo passare, come legge migliore, l'unica legge possibile, Consigliere Riba, ma quella legge presentata all'interno della Commissione ha un padre e una madre; qualcuno ha portato quella legge in Commissione, ci ha ragionato, ci ha lavorato.
Qualcuno è venuto a spiegare che se non passa un certo tipo di legge elettorale lo Statuto è a rischio. Cosa vuol dire? Che cosa vuol dire che lo Statuto è a rischio? Noi ribadiamo che lo Statuto è un aspetto determinate della VII legislatura, che concerne tutti i sessanta Consiglieri, che interessa, in prima persona, ogni Consigliere eletto il quale deve rendersi conto che, uscendo di qui senza l'approvazione di questo importante e determinante documento, uscirà sconfitto, almeno per una parte del suo lavoro che doveva fare e non ha svolto.
La legge elettorale è un'altra cosa. Non è possibile fare ragionamenti che vanno in una direzione e poi, se andiamo a guardare in altre assemblee elettive, ci sono ragionamenti che vanno in un'altra. Adesso facciamo un ragionamento al di meno: settanta Consiglieri, sessanta Consiglieri, fra un po' scenderemo sotto i sessanta Consiglieri perché, a livello nazionale qualcuno tirava fuori il ragionamento che i parlamentari e i senatori stanno cercando di diminuire il numero, ma di là sono diminuite le competenze, e sono aumentate di qua. Ma chi è che ha il coraggio, dopo aver fatto altri ragionamenti che potevano interessare le nostre tasche, di aumentare i posti in Consiglio? Lo dico molto sommessamente, forse è opportuno che, rispetto ad un ragionamento che facciamo su un'eventuale legge elettorale, effettivamente, tutti possano sentirsi rappresentati all'interno dell'Aula. Non è che c'è qualcuno che è più uguale di qualcun altro, siamo in quest'aula perché qualcuno ha messo una crocetta su un simbolo e ha messo un cognome sul simbolo. Esiste un sistema proporzionale noi siamo convinti che questo sia il migliore sistema possibile.
Consigliere Riba, ma lo dico a tutti, il problema del numero dei Consiglieri è un problema che riguarda più qualcuno che, giustamente vorrebbe entrare in Aula che non un problema politico di carattere generale. Lo sappiamo benissimo che sessanta Consiglieri sono sufficienti ad amministrare una Regione, anche con competenze maggiorate e più grandi.
Mi pare, quindi, che il ragionamento esposto abbia un grande peccato originale: non aver considerato che in quest'aula occorre avere un minimo di coerenza, tenendo in considerazione le opinioni di tutti.
Non è, quindi, un problema di maggioranza, piuttosto che dell'UDC piuttosto di Alleanza Nazionale o della prima linea. Qui c'è qualcuno che ha creduto di poter predisporre una legge che assomigliasse un po' di più agli interessi di chi la proponeva.
Qua dentro il cervello lo usiamo poco, ma ogni tanto lo usiamo e non possiamo sentirci garantiti rispetto ad un sistema che non riteniamo veramente essere democratico.
Consigliere Marcenaro, mi va bene tutto, ma quando vedo che alla Provincia di Torino 45 Consiglieri eleggono qualcosa come 15 Assessori allora non mi stupisco più di niente. In quest'aula possiamo fare qualsiasi tipo di ragionamento sui numeri. Qui non c'è qualcuno, da una parte, che ha la verità in tasca, dice cose giuste, può dire quello che vuole e pu aumentare i numeri e le presenze all'interno della Giunta, e, dall'altra c'è qualcun altro che ha tutte le possibilità per seguire lo stesso ragionamento, ma in quel caso è un ragionamento sbagliato.
Siamo disponibili a qualsiasi tipo di ragionamento e sicuramente non condizioniamo l'approvazione dello Statuto che per noi rimane - ed è - una priorità assoluta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Sarò molto più breve dei colleghi che mi hanno preceduto.
E' vero che la discussione sulla legge elettorale si interseca con lo Statuto, soprattutto perché, a mio modo di vedere, la legge elettorale riguarda uno dei problemi sollevati dallo Statuto. Come abbiamo più volte sostenuto, sia nella discussione in aula sui primi articoli sia in Commissione Statuto, alcuni di noi vedono due fondamentali problemi in questo Statuto.
Il primo, è relativo al numero dei Consiglieri: abbiamo sempre detto che eravamo per una formula che mantenesse il Consiglio regionale a sessanta Consiglieri.
Il secondo problema, sicuramente basilare, riguarda il sistema presidenzialista, che abbiamo sempre criticato. Quando si parla di presidenzialismo, è chiaro che un sistema correttivo del presidenzialismo al di là e oltre le modifiche introdotte in questo Statuto che, a nostro parere, non garantiscono una moderazione del presidenzialismo, arriva, da un lato, da una diversa distribuzione del potere deliberante (che dovrebbe essere assegnato al Consiglio) e, dall'altro, da una legge più fortemente proporzionale.
Tra i principi che poniamo come prioritari per la legge elettorale inseriamo un sistema che sia proporzionale. Chiediamo un premio di maggioranza che sia limitato nella sua formulazione; chiediamo un numero di Consiglieri e una legge chiara per chi vota.
Uno dei problemi che non dobbiamo dimenticare è che la legge deve essere facilmente accessibile dagli elettori. Una legge che ha il problema di non essere estremamente chiara nel determinare gli esisti per chi vota sicuramente non invoglia al voto.
Per quanto riguarda la certezza del numero, sappiamo che i calcoli e le proiezione eseguite sulla bozza di questo testo di legge - che, ripeto, io ed altri non abbiamo votato - parlano di settanta per poi arrivare a settantadue (anche se qualsiasi conteggio realistico ci porta a settantasei settantasette). In altre parole, scriviamo un numero per andare verso un altro. Non credo sia un buon servizio da dare agli elettori.
Riteniamo doveroso rispondere a questo problema e a tutte quelle domande poste con questa legge. Per voler rispondere a troppe domande però, rischiamo di incartarci. Crediamo che questo sia facilmente verificabile.
Ripeto, per chi ha voluto ascoltare: gli obiettivi sulla legge elettorale non devono cercare soluzioni che rispondano agli interessi di una persona o di un gruppo, ma devono rispondere alle nostre richieste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Abbiamo discusso, nelle riunioni che si sono susseguite per mesi sullo Statuto e sulla legge elettorale, sulle motivazioni per cui l'aumento delle competenze e degli impegni, sia per gli amministratori sia per i Consigli regionali, vedevano una logica che chiedeva un impegno maggiore da parte del Consiglio e, quindi, era anche giusto aumentare il numero dei Consiglieri.
Come Lega Nord, abbiamo sempre visto con diffidenza un aumento ad ottanta Consiglieri perché era, secondo noi, da legare al passaggio effettivo della devolution - non ancora passata - e ad una diminuzione del numero dei parlamentari - non ancora avvenuta. Sicuramente, però, una mediazione poteva essere trovata.
Come Lega Nord, abbiamo dato la disponibilità a lavorare a lungo nei gruppi di lavoro politici che si sono ripetuti più volte, e la proposta formulata a settanta Consiglieri, quindi una via di mezzo, poteva accontentare tutte le realtà, in particolare quelle realtà che oggi sono sottorappresentate.
A questo proposito, devo dire che il Vicepresidente Riba ha pienamente ragione: è inammissibile che vi siano Province del Piemonte con un solo Consigliere regionale che le rappresenta. Non ha senso, non è giusto, non ha una logica. Dall'altra parte, non si può neanche arrivare a cedere a ricatti di chi dice che o il sistema diventa puramente proporzionale o non se ne fa niente. E' comunque un'utopia ed è come dire di passare a 480 Consiglieri regionali per accontentare anche un partito che ha lo 0,1 o lo 0,5%. Sono cose utopiche.
La logica poteva essere quella mediazione di quel testo che - certo non ci vedeva felici, però poteva accontentare le esigenze del territorio che forse è quello che doveva più interessare il legislatore. Quindi, il territorio e non tanto il posto, perché non si sa chi viene rieletto: fino a prova contraria, viene eletto chi prende i voti. Quindi, l'obiettivo nostro era sì di assicurare il rispetto del territorio e poi, al limite, di essere bravi a prendere i voti. Ma non è assolutamente detto che si dovessero salvare le poltrone di quelli che erano qui.
Però la situazione è quella: dopo aver più o meno concordato un testo di legge elettorale, addirittura l'abbiamo approvato in Commissione e poi nella maggioranza cominciano dei malumori, nella minoranza cominciano dei malumori, tra maggioranza e minoranza ci sono malumori. Quindi, forse viene da dire, visto che siamo sotto periodo di vacanze (con colleghi che hanno magari il volo prenotato), stufi di stare qua delle ore a sentire colleghi che, giustamente, fanno il loro lavoro di ostruzionismo, in qualche caso in altri casi di contestazione più che corretto, in altri di proposta: "Lasciamo perdere, abbiamo scherzato, abbiamo perso quattro-cinque mesi di lavoro, abbiamo perso decine e decine di ore. Potevamo fare di meglio, ma pazienza, andiamo in vacanza e ci rivediamo a metà settembre".
Credo che, prima di tutto, ci dobbiamo porre un traguardo fondamentale: lo Statuto, la carta costituzionale del Piemonte. Non dimentichiamoci colleghi, che quel documento, secondo noi, deve passare, perché altrimenti non solo ci siamo presi in giro fra di noi, ma prendiamo e abbiamo preso in giro anche i cittadini piemontesi. Abbiamo dedicato mesi di lavoro che potevano essere utilizzati per altro, per far passare leggi, far passare norme e atti utili ai cittadini piemontesi.
Avremo preso in giro noi stessi, ma avremo preso in giro anche i cittadini del Piemonte.
Quindi, l'atto numero uno da portare a casa è la carta costituzionale del Piemonte.
La mia paura è un'altra: se salta questa linea di demarcazione tra opposizione e maggioranza, che si era un po' avvicinata sul pacchetto completo che poteva essere lo Statuto, con una legge elettorale che dava delle garanzie al territorio, quello che si rischia è l'abbandono, cioè che i Consiglieri stanchi e stufi di una situazione di tensione che c'è stata e non si può negare - da domani, visto che le cose non vanno avanti, ognuno si dedica ai fatti suoi, chi alle vacanze, chi a correre sul territorio e chi per altro.
Questo sarebbe molto brutto e ve lo dico da politico, da Consigliere ma anche da cittadino del Piemonte.
Noi non abbiamo problemi, rimaniamo pure a sessanta Consiglieri, non c'è problema. Però io vi chiedo ancora uno sforzo anche se è tardi, ma visto che abbiamo ancora un giorno completo domani, proviamo a dare una soluzione. Ci siamo arrivati vicino, poi alcuni, per delle esigenze chiamiamole personali o di gruppo, magari motivazioni valide - questa linea l'hanno un po' incrinata. Proviamo a risolverlo, ma quello che vi chiedo è che, se comunque non si dovesse risolvere, se comunque dovessimo rimanere in sessanta Consiglieri, non abbandoniamo il lavoro di quest'aula sullo Statuto e sulla carta costituzionale del Piemonte, altrimenti avremmo fatto veramente un brutto servizio a noi stessi, perché avremmo non solo perso tempo, ma - lo ripeto ancora una volta - avremmo veramente beffato i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, Signor Presidente e colleghi.
Considerando l'ora limiterò al massimo il mio intervento, cercando di riflettere insieme a voi per cercare di capire quali siano effettivamente le posizioni e, in qualche modo, qual è l'indirizzo che l'Aula deve seguire.
Per la verità, non ho capito molto gli argomenti sinora enunciati pertanto, mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza, chiedendo consigli.
Nessuno in quest'aula vuole approfittare dell'autonomia statutaria di questa Regione. In qualche modo si vuol cercare di capire quanti Consiglieri siano necessari per gestire 4 milioni e 200 mila persone. Chi lo può dire se non il Presidente Ghigo, che gestisce questa Regione da nove anni? Per poter gestire 4 milioni e 200 mila abitanti, quanti Consiglieri ci vogliono? Ce ne vuole uno ogni 60 mila abitanti, oppure uno ogni 56 mila o 52 mila? Quanti Assessori ci vogliono? Dodici, tredici o uno ogni 350 mila abitanti? Se il ragionamento è di tipo tecnico dobbiamo riferirci ai numeri; se è di tipo politico, i colleghi Riba e Taricco hanno in qualche modo spiegato bene la copertura territoriale.
Fa parte sicuramente di un atteggiamento democratico quello che ogni territorio deve avere la sua rappresentività, però in qualche modo bisogna decidere quali devono essere i numeri, ma non darne uno a caso. Infatti non riesco a capire il collega Contu che da stamattina, anzi da ieri, continua a dire che non gli piacciono tutte le cose che si fanno in Aula.
Collega Contu, lei è un uomo di cultura e conoscerà sicuramente la commedia di De Filippo "Natale in casa Cupiello", soprattutto quando il papà con buona volontà cercava di posizionare il presepe per cercare di farlo vedere meglio e di godersi l'ambiente natalizio, mentre il figlio continuava a dire: "Papà, nun me piace!".
In realtà, il figlio di Eduardo non voleva il presepio, questo è il nocciolo della questione.
Quindi, se è così, bisogna che noi onestamente certe cose le dichiariamo, perché non è possibile continuare ad impostare il ragionamento solo ed esclusivamente sui numeri. Non è una novità che il nodo da sciogliere è l'articolo 15, abbiamo voluto tutti quanti, per fare in fretta in Commissione, risolvere il problema in quest'Aula. Ora dobbiamo sciogliere il nodo, senza timori.
Siamo qui, possiamo passare una o due nottate, ma non possiamo bloccare questo impegno importante che la VII legislatura deve portare avanti quello dell'approvazione dello Statuto, che dovrà avvenire sia o no con la presenza di più o meno Consiglieri rispetto ad oggi. Quello che è fondamentale è dare effettivamente la copertura territoriale e che, in una società civile e in una comunità corretta e coerente, tutte le zone devono avere la loro rappresentanza. Questo è il nocciolo della questione.
Però non è finito qui, non c'è solo l'articolo 15. Volevo ricordare ai colleghi che gli articoli sono 100, e non siamo ancora arrivati a discutere, ad esempio, la questione del terzo mandato del Presidente.
Penso che sia un atto di civiltà discutere anche di questo, insieme a tante altre questioni, come quella dell'incompatibilità.
In definitiva, ci sono 100 articoli e bisogna che noi li esaminiamo. Ci vuole buona volontà da parte di tutti senza che da una parte dell'Aula arrivi un ragionamento serio e corretto e, dall'altra parte, invece, solo la strumentalizzazione politica in quanto qualcuno si mette in testa di abbassare i costi di esercizio, di bilancio della Regione, dicendo: "Io non volevo sessanta Consiglieri, non ne volevo settanta, ma alla fine è d'accordo con tutti gli altri".
Non è questo il ragionamento giusto da seguire; in qualche modo qualcuno mi deve convincere su quali devono essere i numeri giusti, senza speculazioni. Allora, se effettivamente ci vuole un Consigliere regionale ogni 56 mila o 70 mila abitanti, vediamo in qualche modo qual è il territorio da coprire e tecnicamente quali sono le cose da fare.
Non è che gli altri non mi convincano, quando dicono ottanta, e lei collega Contu - mi convince quando dice: "Con cinquantanove e mezzo o cinquantasette Consiglieri riusciamo a coprire l'intero territorio". Il suo ragionamento è sicuramente uguale a quello di chi propone ottanta Consiglieri; è la stessa cosa! Pertanto, riflettiamo insieme e diamo a questa comunità uno Statuto che sia all'altezza della situazione e che gli amministratori siano corretti e coerenti, che possano coprire la situazione territoriale della Regione Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale sull'articolo 16.
Convoco una breve riunione dei Capigruppo in aula.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 22.40 riprende alle ore 23.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiedo ai Consiglieri presentatori se questi emendamenti vengono mantenuti oppure ritirati. Si tratta dell'emendamento n. 233: "Il Consiglio regionale è composto da 60 Consiglieri eletti a suffragio universale diretto, attribuito a liste di candidati concorrenti...". Faccio notare che non possiamo parlare in Statuto di legge elettorale, ai sensi di una sentenza della Corte Costituzionale, quindi accetto emendamenti solo sul numero dei Consiglieri regionali.
Faccio notare, inoltre, che in un sistema democratico è ovvio che ci siano delle liste concorrenti, quindi questo emendamento sarebbe in contrasto anche con le disposizioni della legge quadro nazionale.
Per questo motivo, gli emendamenti n. 233 e 234 sono inammissibili.
L'emendamento n. 361, a firma del Consigliere Cattaneo, viene mantenuto nella formulazione che è stata depositata o viene modificato?



CATTANEO Valerio

Viene modificato.



PRESIDENTE

Va bene, distribuiamo l'emendamento modificato.
Gli emendamenti rubricati n. 235 e n. 236 chiedono di passare da ottanta a sessanta Consiglieri; c'è, poi, l'emendamento n. 237, del Consigliere Chiezzi, che parla della legge elettorale, che viene ritirato.
Anche l'emendamento n. 238, del Consigliere Contu, viene ritirato, perch parla della legge elettorale. Lo stesso accade per l'emendamento n. 239 che è identico.
C'è, ancora, l'emendamento n. 240, del Consigliere Contu: "Il diritto di elettorato attivo e passivo da esercitarsi nell'ambito dell'elezione del Consiglio regionale spetta anche a tutti i cittadini stranieri, non provenienti da Stati dell'Unione Europea o apolidi regolarmente residenti nel territorio della regione". Questo emendamento è inammissibile, al di là del contenuto politico, e sappiamo il perché.
Gli emendamenti nn. 240 e 241 ("La Regione Piemonte riconosce il diritto di voto ai residenti da almeno un anno") per lo stesso motivo è inammissibile, così come è inammissibile l'emendamento n. 242, che dice la stessa cosa, e l'emendamento n. 244.
Al quarto comma dell'articolo 16 è presentato l'emendamento n. 245, del Consigliere Contu. Esso è ammissibile perché recita: "La legge elettorale regionale e le sue modifiche sono approvate con la maggioranza dei 2/3". Se lo vuole mantenere, ovviamente, lo può fare.
Ricapitolando, abbiamo l'emendamento n. 361, che è interamente sostitutivo di un comma.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Contu)



PRESIDENTE

Se vuole, lo può fare atterrare su uno degli emendamenti interamente sostitutivi del comma.
Abbiamo altri emendamenti: quello del Consigliere Marcenaro, il n. 453 e l'emendamento del Consigliere Tapparo, che sono assimilati al precedente quello del Consigliere Contu, che, invece, incide solo sulla parola. E' chiaro che sono assimilati perché dicono la stessa cosa.
Poi, viene l'emendamento n. 245, che chiede di sostituire 3/5 con 2/3.
Emendamento rubricato n. 452 presentato dai Consiglieri Angeleri, Cattaneo Botta M., Mercurio e Dutto: il comma 1 dell'articolo 16 è così sostituito: "Il Consiglio regionale è composto di 70 Consiglieri. La legge elettorale regola il sistema di elezione garantendo una stabile maggioranza e una adeguata rappresentanza delle minoranze".
La parola al Consigliere Cattaneo, per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente e colleghi.
Abbiamo ritenuto, alla luce del dibattito e degli aspetti che sono stati posti all'attenzione dell'Aula dai Consiglieri regionali che sono intervenuti, in particolare anche da alcuni Consiglieri delle opposizioni di riformulare l'articolo 16 con la presentazione di un emendamento interamente sostitutivo, a firma dei Consiglieri regionali della Casa delle Libertà, che si assumono la responsabilità di riduzione del Consiglio da ottanta a settanta Consiglieri.
Come avevo detto in apertura, per poter dare un'ampia garanzia al Consiglio regionale, sempre a 360 gradi, di ragionare a freddo su un nuovo sistema elettorale, prevediamo l'istituzione di un secondo comma dove viene introdotto congiuntamente, sempre nell'articolo 16 che indica la composizione del Consiglio regionale, la cosiddetta norma di salvaguardia che riassumo con una considerazione.
Qualora, in conformità dell'articolo 122 della Costituzione, si dovesse approvare la legge elettorale regionale nuova, il Consiglio sarà composto da settanta Consiglieri oltre i due candidati presidenti (l'eletto e il primo tra i non eletti). Qualora il Consiglio regionale, per mancanza di condizioni politiche, non riuscisse ad approvare una legge elettorale regionale nuova per l'elezione del Consiglio e del Presidente della Giunta regionale, si continuerebbe ad avere un Consiglio regionale con l'attuale composizione.
Per chiarimento, abbiamo messo tra parentesi sessanta Consiglieri essendo il numero fissato sia dallo Statuto vigente che dalla legge dello Stato che prevede per il Piemonte, essendo una regione con una popolazione superiore a 4 milioni e comprese nel range di 4, 5 milioni, sessanta Consiglieri. Si mantiene la modalità di elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta, con l'attuale norma vigente dell'ordinamento legge n.1 del '99 - quindi il sistema elettorale con cui si sono svolte le elezione dei 16 aprire 2000. Questo consente di non arrivare ad un punto di non ritorno - non faccio tutte le considerazioni che ho fatto prima nell'indicare il numero dei Consiglieri proporzionato in settanta seggi più i due candidati Presidente - e, nel contempo, qualora non si riuscisse a trovare un sistema elettorale condiviso, se una legge non è condivisa, non passa. Vi lascio immaginare una legge elettorale, soprattutto a ridosso delle elezioni, quindi con dei tempi abbastanza ristretti, che passasse in Consiglio senza la condivisione se non di tutti, certamente di una grande unanimità dei Consiglieri.
Faccio un'ultima considerazione: con quale maggioranza approvare la legge elettorale? Con quale maggioranza approvare la legge regionale è fissato dalla Costituzione (tre quinti e quindi 36 seggi su sessanta assegnati al Consiglio). Non possiamo certamente prevedere in questo Statuto - che andrebbe in vigore, in via definitiva, oltre alla seconda lettura, quindi con una vigenza vera successivamente all'approvazione della legge elettorale, se eventualmente riuscissimo a farla, che dovrebbe essere approvata prima della vigenza dello Statuto - che non avrebbe vigenza, una maggioranza diversa. Perché? Perché avremo un conflitto costituzionale e perché non saremmo impegnati in quanto lo Statuto andrebbe in vigore successivamente.
Per quanto ci riguarda, noi diamo la disponibilità ad un impegno di allargare questa maggioranza per due motivi: perché abbiamo dimostrato, e stiamo dimostrando - qualche volta con delle cadute di stile da parte nostra o da parte vostra, o magari poca attenzione per la stanchezza - di lavorare insieme e anche ascoltare coloro che non votano mai le proposte (addirittura neanche quelle che loro stessi propongono), abbiamo sempre dimostrato di valutare tutti i contributi per il loro valore intrinseco non tenendo conto di chi li proponeva. Secondo, perché facciamo di necessità virtù per i motivi che ho detto prima e quindi non abbiamo difficoltà ad acconsentire una scelta che è già scritta. Se non dovesse avere una maggioranza di quel tipo, la legge difficilmente potrebbe essere approvata.
C'è un parere che è stato votato in Commissione Statuto il 5 marzo 2004, in I Commissione si è votata una proposta di legge elettorale - bella o brutta che sia, è già stata assegnata all'Aula. Credo che quei punti a cui riferirsi siano fondamentali. Sono a conoscenza che i Consiglieri dell'opposizione hanno presentato il parere trasformandolo in un ordine del giorno per l'Aula, ma votare questo parere, secondo me, potrebbe introdurre elementi di rigidità, alla luce di alcune difficoltà, ad affinare e dare interpretazioni. Per quanto ci riguarda - parlo per il mio Gruppo - avendo votato sia il parere che la legge elettorale, pur sapendo che c'è una collettiva necessità di rivedere e di affinare quei punti, non saremmo certamente quelli che metteranno in discussione quei capisaldi sui quali ci siamo già espressi.
E' ovvio che, su un punto come questo, difficilmente questa sera o domani si potranno trovare - salvo smentita e se ci saranno sarò il primo a prenderne atto - condivisioni ampie che ci consentano di fare un passo in avanti. Le tutele che vengono introdotte per il Consiglio, al Consiglio e ad ogni singolo Consigliere con questa formulazione di emendamento siccome siamo uomini e donne che devono lavorare insieme ancora per qualche mese - se vogliamo ancora salutarci quando ci troviamo nei corridoi, sono tutele sufficientemente ampie per non fare i furbi e per avere un atteggiamento responsabile nel rispetto di tutti.



PRESIDENTE

Consigliere Cattaneo, vorrei far rilevare un aspetto. Forse sarebbe meglio scrivere, invece di "garantendo una stabile maggioranza e un'adeguata rappresentanza delle minoranze", "al fine di garantire una stabile maggioranza e un'adeguata rappresentanza delle minoranze", proprio per evitare possibili censure di costituzionalità.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Avevamo presentato emendamenti che, tenendo conto di questo tipo di emendamento, dovrebbero essere ripresentati sotto forma di subemendamenti: azione che non faremo. Questa proposta introduce, da una parte, un aumento di Consiglieri rispetto ai settanta attuali, ma anche una riduzione di dieci Consiglieri rispetto agli ottanta che erano stati inizialmente proposti dalla maggioranza della Commissione, quindi può essere riconosciuta come un passo avanti. Dall'altra, una clausola di garanzia che fa sì che, se non si raggiunge un accordo su una legge, si vada a votare con la vecchia legge. Vecchia legge che, ripeto, non ci piace. L'ordine del giorno in Commissione non lo avevamo votato, era un ordine del giorno costruito intorno alla proposta di ottanta Consiglieri che guardava a quella proposta. Continuiamo a mantenere un atteggiamento di opposizione a quell'ordine del giorno. Siamo in una fase di discussione sullo Statuto e negli interventi che ci sono stati, siamo andati oltre alla discussione sul numero dei Consiglieri, si è intervenuti anche in merito ai meccanismi elettorali.
Cerco di portare alcune considerazioni del perché noi, ad un certo punto, non abbiamo più partecipato ai lavori della I Commissione e non abbiamo votato quella proposta. Oggi si riconosce, forse tardivamente, che la legge che ha portato al listino e al premio di maggioranza ha creato una serie di disastri: ha profondamente modificato la rappresentanza del voto dell'elettorato, dando un premio di maggioranza esorbitante e favorendo uno squilibrio dei territori. Riteniamo che tutto questo debba essere corretto senza, però, generare conflitti e senza imboccare direzioni divaricanti.
Per noi - lo dico con chiarezza - la correzione più significativa e gerarchicamente più importante è quella che introduce un premio di maggioranza. Abbiamo accettato che un premio di maggioranza ridotto si mantenesse, garantendo la stabilità di governo, perché anche così si faceva un passo avanti, nella direzione di una maggiore rappresentatività degli elettori.
Credo che sia un aspetto gerarchicamente più importante. Certo, mi esprimo secondo un'ottica molto parziale, anche se ho convinzioni molto profonde sulla superiorità democratica del meccanismo proporzionale rispetto ad un altro meccanismo, perché gli altri meccanismi tendono ad enfatizzare l'aspetto della governabilità e non quello della rappresentanza, che ritengo un criterio più importante di altri.
Mi rendo conto che un meccanismo elettorale crea squilibri, ma penso che gli elettori vogliano essere rappresentati, prima di tutto e prima di considerare il territorio da cui proviene, da un rappresentante della propria forza politica. Molti degli elettori che votano Rifondazione comunista, ad esempio, votano pur sapendo che, nel loro territorio difficilmente vi può essere un eletto del mio partito, però continuano a votare Rifondazione comunista, perché la posizione politica che esprime è per loro fondamentale e prevale rispetto alla rappresentanza specificamente territoriale, inducendoli ad accettare di essere rappresentati da un candidato di un altro territorio.Credo che si debba tener conto del territorio, ma esiste un problema di gerarchia.
Nella proposta fatta c'era tutta una serie di aspetti positivi che avevo evidenziato e che, come avevo detto, condivido, ma nell'analisi concreta del testo della legge emergevano due tipi di problemi. Il primo è che andando a moltiplicare i meccanismi di assegnazione dei seggi, nei seggi aggiuntivi s'introduce un ulteriore meccanismo rispetto a quelli già previsti e che, tendenzialmente, privilegia le due forze maggiori e, forse non danneggia le altre due, immediatamente successive. Il secondo problema a mio parere di maggiore rilevanza - è che i voti di quei colleghi erano conteggiati due volte. C'erano liste con voti che avevano già contribuito ad eleggere propri rappresentanti, che erano calcolati due volte.Con queste caratteristiche, una legge non può andare avanti. Occorre trovare soluzioni che concilino e tengano conto della complessità della situazione e, a mio avviso, fare anche scelte prioritarie.Personalmente, la scelta di rappresentare le idee di chi ha votato prevale sulle altre, perché il proprio territorio è importante, ma votano degli esseri umani con delle teste, idee e posizioni politiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, la montagna ha partorito il topolino.
Lei è stato molto scrupoloso nell'evitare che la stesura dello Statuto non fosse appesantita da orpelli e non fosse impugnabile. Presidente, lei ha ritenuto non ammissibile un emendamento coerente, che così recita: "Il Consiglio regionale è composto da 60 Consiglieri eletti a suffragio universale diretto attribuito a liste di candidati...



(Brusìo in aula)



CONTU Mario

Vorrei farle notare, Presidente, che il primo capoverso introduce elementi riconducibili ad una legge elettorale. Lei mi deve spiegare che cosa vuol dire: "Stabile maggioranza e un'adeguata rappresentanza delle minoranze". Dopodiché, a mezzanotte m'interrompo.



PRESIDENTE

Se non c'è l'accordo, sono costretto ad interrompere i lavori a mezzanotte.
La seduta consiliare di domani avrà inizio alle ore 11.30.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 0.01)



< torna indietro