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Dettaglio seduta n.475 del 03/08/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.10 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.44)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Chiezzi, Marengo, Pedrale e Pichetto Fratin.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Invito i Consiglieri ad indossare la giacca e per l'ennesima volta chiedo agli addetti di abbassare la temperatura, perché anche da questa parte è insopportabile.
La parola al Consigliere Papandrea che interviene sull'ordine dei lavori.



PAPANDREA Rocco

O tutti possiamo vestirci nello stesso modo, facendo una parificazione del diritto dei sessi...



PRESIDENTE

L'abbigliamento femminile richiede un qualcosa che copra le braccia (non è un regolamento). Vale anche per il personale che non fa parte del Consiglio.



PAPANDREA Rocco

Quando abbiamo iniziato i lavori avevo chiesto alla Presidenza come mai i banchi della Giunta brillassero per l'assenza degli Assessori, in particolare per l'assenza dell'Onorevole Ghigo. Mi pare che la questione si protrae in modo costante, il Presidente Ghigo è sempre in congedo. Lo trovo scandaloso, magari non per il Presidente del Consiglio che ha fretta di approvare lo Statuto, ma la Presidenza dovrebbe informarci e segnalarci come mai il Presidente della Regione non partecipa ed è molto distratto rispetto ai lavori di questi giorni che hanno un valore di una certa entità.



PRESIDENTE

Rispondo che la Presidenza non ha strumenti per chiedere la convocazione. Se è deliberata dal Consiglio, la Presidenza assolve. La Presidenza, in quanto tale, non ha strumenti per convocare il Presidente della Giunta perché non c'è la fattispecie di una richiesta formalizzata da parte del Consiglio. Se c'è la fattispecie formalizzata dal Consiglio, si utilizza la procedura prevista per le Commissioni (tuttavia devo consultare lo Statuto).
Se vuole la mia opinione in qualità di Presidente non ne ho, rispetto il Regolamento, come Consigliere, quando ho avuto occasione di farlo, ho detto tante volte che è una questione dei Gruppi che dovrebbero risolvere loro con metodi politici, non rivolgendosi insistentemente e ulteriormente alla Presidenza che ha già preso atto e ha già spiegato che non ha strumenti per risolvere la questione nei sensi sollecitati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Mi scuso con il Vicepresidente di turno della Giunta regionale, ma ho avuto modo di parlare con il Presidente della Giunta - volevo dirlo ieri ma non ho avuto occasione di intervenire - il quale ieri è stato assente perché impegnato a Roma con il Ministro Siniscalco per il PDF e con il Ministro Frattini per la questione delle Olimpiadi: oggi sarà presente in aula.
Il congedo, Consigliere Papandrea, serve per aprire la seduta. Non è come un congedo militare che se non si viene richiamati non si torna più in servizio, a volte ci si mette in congedo al mattino per garantire il numero legale, ma quando un Consigliere, compreso il Presidente della Giunta raggiunge l'aula si scongeda ponendo la firma sul foglio presenza.
Ripeto, oggi il Presidente Ghigo sarà presente, ieri non era assente per un fatto di disattenzione, ma semplicemente perché impegnato a Roma come Presidente della Regione Piemonte in due importanti impegni istituzionali, con due Ministri della Repubblica, per due aspetti significativamente importanti per la nostra regione.


Argomento: Statuto - Regolamento

Proseguimento esame proposta di legge regionale n. 655 "Statuto della Regione Piemonte" (Testo licenziato dalla Commissione speciale per lo Statuto della Regione Piemonte)


PRESIDENTE

L'esame della proposta di legge regionale n. 655 inerente a "Statuto della Regione Piemonte", di cui al punto 2) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 435 presentato dal Consigliere Cattaneo: emendamento al titolo I: la rubricazione del titolo I è così cambiata: "Principi fondamentali".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Pensavo volesse parlare prima il relatore...



PRESIDENTE

Chiedo il parere del relatore alla fine perché si tratta di una proposta avanzata dal Consiglio, quindi è discussa dal Consiglio. Il relatore esprime un parere di congruità con il testo nel suo complesso.
Esiste un parere giuridico non politico.



PAPANDREA Rocco

Nei vari articoli prima degli emendamenti, si fa la discussione generale sugli articoli...



PRESIDENTE

Scusi, appena trattiamo gli articoli, discutiamo gli articoli, questo è un emendamento che precede.



PAPANDREA Rocco

Essendo lo Statuto diviso per titoli, avrebbe avuto senso una relazione sui titoli. Rispetto all'inserimento dei principi fondamentali, noi non siamo contrari, anzi, come si vedrà con gli emendamenti, noi pensavamo di dare alla prima parte dello nostro Statuto un valore di questo genere.
Sostanzialmente, ci sembra utile inserire un capitolo che parli dei principi fondamentali.
Il mantenimento di questo emendamento anche da parte di esponenti della maggioranza, che ieri hanno sottoscritto e votato il preambolo, sottolinea in qualche modo, questo tipo di esigenza. Poi si vedrà se ad essa corrisponderà un inserimento concreto di principi; però, perlomeno si intende segnalare questo aspetto, non intendendolo esaurito con l'approvazione del testo di preambolo che è stato adottato ieri, che indubbiamente elenca una serie di principi che, a nostro avviso, vanno implementati. Siamo quindi d'accordo che il titolo stia monte degli articoli stessi.
Credo che voteremo a favore di questo titolo, al quale vogliamo far corrispondere dei contenuti concreti.
Sarebbe strano, invece, proporre un puro cambio di titolo senza poi inserire i principi, mantenendo, cioè, una versione dello Statuto simile a quella che è arrivata in Aula, che da questo punto di vista è estremamente povera.
Stiamo avviando la discussione su questo percorso valutando, appunto di modificare questa prima parte - i primi articoli - e introducendo una serie di principi che ispirano l'azione della Regione e che danno un'indicazione alla comunità piemontese di quelli che sono i principi che oggi riteniamo opportuno mettere maggiormente in evidenza e attualizzare anche alla luce delle evoluzioni storiche che si sono succedute nel corso degli ultimi trent'anni, da quando, cioè, è stato approvato lo Statuto.
Lo Statuto, come vedremo, non ha perso completamente di attualità.
Forse, sarebbe stato sufficiente un serio lavoro di revisione anziché una riscrittura, ma così è stato deciso.
In questo caso, inserire un titolo nuovo e chiamare la prima parte "Principi fondamentali" ci trova d'accordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
La nuova formulazione proposta - "Principi fondamentali" - è sicuramente più rispondente alla struttura dello Statuto licenziato dalla Commissione, in quanto il termine "Regione" è vago e generico, e comprende sia la parte dei principi, sia i titoli successivi, che riguardano esplicitamente il funzionamento del Consiglio e della Giunta regionale.
chiaro che il termine "Principi fondamentali" rispecchia meglio questi primi articoli. Tuttavia, nel momento in cui parliamo di "principi fondamentali" implicitamente solleviamo un problema, che è lo stesso di ieri: se i principi fondamentali sono contenuti in questi articoli, che rapporto ha il preambolo con i principi fondamentali? Ciò che abbiamo scritto ieri, con questa nuova formulazione, diventa esplicito che non è un punto costituente e fondante del nuovo Statuto.
Il preambolo, con questa modifica, viene fortemente ridimensionato nella sua portata: è evidente che se i principi fondamentali partono dall'articolo 1, ciò che abbiamo scritto nel preambolo non è dentro lo Statuto. Quindi, se teniamo a quei principi, se li riteniamo utili e importanti al punto da entrare nello Statuto, è evidente che dovremmo fare lo sforzo di inserire quei principi contenuti nel preambolo all'interno di questi primi articoli, che rientrano nella rubricazione "Principi fondamentali". Mi sembrerebbe una considerazione fin troppo ovvia, che non meriterebbe di ulteriori approfondimenti.
Ieri sostenevamo che il preambolo era una formulazione che, di fatto non risolveva il problema se i principi (sulla cui utilità concordavamo) erano o no dentro lo Statuto.
Sapendo che la parte dei principi dello Statuto è comunque importante per delineare l'ideale che attribuiamo alla Regione - nello stesso tempo in cui, però, i principi diventano anche una linea conduttrice che dev'essere seguita nel momento in cui si emaneranno delle leggi regionali - mi sembra chiaro con che l'operazione del preambolo, pur essendo apprezzabile dal punto di vista intellettuale, e pur essendo chiaro che il percorso è stato di notevole impegno, ci ha portato, però, ad un punto morto, nel senso che il problema principale - ovvero se quei principi sono o no all'interno dello Statuto - rimane tuttora irrisolto. Questo mi sembra più che chiaro e viene confermato dalla modifica del titolo della rubricazione, perché gli stessi proponenti dovranno spiegare perché i principi fondamentali che sono all'interno del preambolo non compaiono sotto la scritta "Principi fondamentali".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Vorrei esprimere il mio apprezzamento per questo emendamento presentato dal Consigliere Cattaneo. Suggerirei al Presidente della Commissione Statuto di considerarlo come propedeutico alla necessità di adeguare, poi tutta la parte relativa Titolo I.
Presidente, l'approvazione questo emendamento, che noi consideriamo favorevolmente, ci obbliga a rivisitare tutto il Titolo I della parte che era rubricata come "La Regione", perché è evidente che, una volta definiti i compiti, le finalità e i principi fondamentali, probabilmente tutti gli aspetti relativi alle finalità più precise, alla partecipazione e ad altri aspetti necessitano di un Titolo a sé, stante la necessità di poter valorizzare al massimo tutta la parte relativa ai principi fondamentali.
Anche perché, sostituendo attualmente al Titolo I "La Regione" con "Principi fondamentali", non so se l'istruzione e la ricerca possano entrare sui principi fondamentali e invece vada esclusa tutta la parte relativa... Non lo so, mi pare che ci sarà bisogno di un ulteriore coordinamento del testo, tenendo conto di questa novità introdotta.
Con questo emendamento si conferma anche una nostra opzione di fondo: che il preambolo è atto che prepara e introduce allo Statuto, non rappresenta la sintesi, perché ci stiamo approntando a discutere uno ad uno tutti i 100 articoli di cui è costituito lo Statuto, altri se ne potrebbero aggiungere, e mi sembra obiettivamente un buon modo di procedere.
Ormai è fatta, l'approvazione del preambolo rischia di essere un pesante macigno sulla libera determinazione degli articoli successivi, ma ho ragione di credere che, col dibattito, con la partecipazione e l'attenzione dei Consiglieri che ha caratterizzato in un'intera giornata la discussione sul preambolo, anche gli articoli successivi potranno avere lo spazio che si renderà necessario per il loro approfondimento.



(Il Consigliere Brigandì entra in aula in abbigliamento sportivo)



CONTU Mario

Presidente, mi corre l'obbligo di chiederle di richiamare i Consiglieri rispetto al vestimento, perché ci si può aspettare di tutto, ma certe esibizioni folkloristiche forse devono essere...



PRESIDENTE

Ma il collega Brigandì sa che deve indossare l'abito confacente.



CONTU Mario

Deve essere allontanato dall'aula.



PRESIDENTE

Prima dell'allontanamento, c'è un richiamo. Ma consenta a me di svolgere questo tipo di funzione: la sua è già sufficientemente gravosa non si preoccupi della mia. Grazie, collega Contu.



(Il Consigliere Brigandì provvede ad indossare una giacca sulla tenuta sportiva)



BRIGANDI' Matteo

Presidente, chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Appena il collega Contu avrà terminato il suo intervento.



CONTU Mario

Quindi esprimo un orientamento favorevole a questo emendamento, che restituisce organicità a tutto il testo.



PRESIDENTE

Consigliere Brigandì, mantiene la richiesta d'intervento per fatto personale? Lo espliciti, per cortesia.



BRIGANDI' Matteo

Chiedo scusa. Ovviamente conoscevo le regole e, come si può notare, con la giacca ho rimediato al problema. Il Consigliere Contu, con quella faccia, non può rimediarlo mai.



CONTU Mario

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Prego.



CONTU Mario

Presidente, io non la voglio richiamare ai suoi ruoli, però sarebbe stato corretto da parte sua un atto di riprovazione nei confronti dell'avvocato Brigandì, che credo non si possa permettere determinate affermazioni così gratuitamente.
Chiedo formalmente che il Consigliere Brigandì, dallo scherzoso al faceto - ma non so quale sia il limite - possa e debba porgere almeno le scuse per la sua battuta infelice.



PRESIDENTE

Collega Brigandì, capisco che lei forse abbia voluto accentuare, per converrà con me che l'espressione che ha utilizzato nei confronti del collega Contu era deliberatamente finalizzata a creare un fatto del quale io auspico ci sia il ritiro.
Le do la parola e spero che sia utile.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, c'è un precedente specifico del mio amico Vittorio Sgarbi che un giorno per televisione disse a un certo giudice che mi pare si chiamava Padalino che aveva la faccia da Padalino. Questi lo ha querelato e Sgarbi è stato condannato: evidentemente il giudice era conscio delle sue possibilità.
Se il Consigliere Contu ritiene di avere una faccia per la quale io debba scusarmi, mi scuso. E lo invito a prendere un caffè.



PRESIDENTE

Il Consigliere Burzi chiede la parola; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sull'ordine dei lavori.
Presidente, mi è parso utile il suo intervento - evidentemente la mia è un'opinione soggettiva - perché tutto ciò che porti elemento anche solo possibile di minor decoro, di minor attenzione a quest'aula secondo me è utile a tutti. Tuttavia, mentre oggi - e io condivido - con la moderazione che la contraddistingue, lei ha proceduto a riportare un minimo di ordine dopo questo simpatico siparietto, non sempre nei fatti succede così.
Personalmente trovo condivisibile che qualcuno venga richiamato a un atto esteriore di decoro, perché è importante la forma, molto importante.
In altri momenti, Presidente Riba - se non sbaglio è sul finire della terza legislatura, la memoria mi pare la possieda ancora integralmente - sa che troppo spesso qui sono volate parole; poi mi pare che noi siamo impunibili incorreggibili, inappellabili e quant'altro serva a giustificare la forma e non la sostanza del Consigliere.
Allora, chi oggi si è lamentato auspicando autorevolmente da quei banchi un richiamo, probabilmente invece è soggetto ad altre malattie quali non so né me ne occupo (la sanità pubblica eventualmente potrà occuparsene), perché è troppo comodo ricorrere all'attenzione della Presidenza su fatti formali e "fottersene" - tanto si può dire, qui si pu dire quasi tutto - quando invece i fatti sono sostanziali. Buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie per l'aiuto, grazie per le considerazioni che ci hanno riportato ad una fase che conosco benissimo. Non siamo ancora pervenuti ad una situazione di emergenza; cominciamo un percorso sicuramente lungo e complesso, che è previsto nel corso di quattro giornate intense e dure di lavoro sia per i Consiglieri che per la Presidenza. Il superamento dell'incidente intercorso mi sembra di buono auspicio. Chiedo cortesemente ai colleghi di considerare chiusa questa parentesi e riprendere il nostro lavoro sulle questione che costituiscono l'ordine del giorno. Siamo sempre sull'emendamento.
Il collega Papandrea chiede di intervenire per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Lei mi fa allungare il discorso di alcuni secondi per ricordare che normalmente io rispetto i tempi, conoscendo il Regolamento, ed anche in questa occasione intendevo farlo. Oltretutto intendevo già fare una dichiarazione di voto estremamente breve. Innanzitutto vorrei richiedere l'appello nominale come procedura di votazione.
Nonostante l'apprezzamento che abbiamo espresso, non parteciperò al voto perché ritengo che la maggioranza, che vuole questo emendamento, debba esprimere costantemente i 31 voti necessari.



PRESIDENTE

Sull'emendamento non sono necessari 31 voti, ma devono esserci 27 partecipanti perché è il numero legale.
I 31 votanti sono specifici per la votazione dell'articolo, infatti il preambolo assumeva le caratteristiche di un articolo. Questa è l'interpretazione con la quale rispondiamo all'obiezione, peraltro fondata.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 435.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno risposto Sì 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri Il Consiglio approva



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Passiamo alla discussione generale dell'articolo 1.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Uno degli emendamenti ricalca, abbastanza fedelmente, l'articolo precedente. Era uno di quegli articoli che noi pensavamo occorresse ampliare richiamando, già in questa prima fase, una serie di principi, ma non è stato fatto.
Di questo si è discusso a lungo in Commissione e quindi non avendo accettato, così come è avvenuto nel preambolo, di inserire quelle che sono le radici concrete della Costituzione e anche i fenomeni che hanno dato origine alla caduta del fascismo e alla necessità per il nostro Paese di elaborare una nuova Commissione, sostanzialmente, questo tipo di articolo ricalca fedelmente il vecchio Statuto, con un'unica eccezione, cioè che vengono richiamate tutte le nuove province che sono state adottate.
Sull'aspetto delle province, occorre dire che, nel momento in cui si è avuta una moltiplicazione delle province, che il nostro Statuto deve recepire, c'era forse una spinta eccessiva al localismo e al particolarismo. Per cui uno degli effetti che si è determinato è di incrementare fortemente lo squilibrio che c'era tra i territori.
Con la vecchia divisione in sei province avevamo sostanzialmente una omogeneità tra quattro di esse e uno squilibrio su due, cioè Torino e Asti.
La scelta di divedere alcune di queste province ha accentuato gli squilibri e i problemi di rappresentanza del territorio che, come abbiamo visto nei giorni scorsi, è diventato un argomento difficile da affrontare e difficile da risolvere. Infatti, una parcellizzazione eccessiva del territorio fa sì che poi si creino problemi per poterlo adeguatamente rappresentare.
Problemi di varia natura di cui discuteremo anche successivamente, quando e se si arriverà a discutere della legge elettorale.
Un'altra caratteristica di divisione di questo tipo è che in alcuni territori si esaltano le particolarità mentre in altri, penso alle province di Torino e Cuneo, si tende a considerare un tutt'uno realtà che sono fortemente diversificate. Quindi, ci sono state delle scelte particolari che in qualche modo segnano la Regione.
Quando la Regione era costituita da sei province i problemi di rappresentanza, di cui abbiamo discusso fin'ora, erano decisamente minori.
Ormai è più facile dividere che non accorpare i Comuni, tant'è vero che non si è riusciti a farlo.
La nostra resta una Regione con una grandissima quantità di Comuni da una parte, ma anche una significativa presenza di Province piccole da una parte, e dall'altra un territorio molto vasto e concentrato su due Province, quindi con scelte diverse, che fanno sì che tali territori siano rappresentati in modo realmente diversificato rispetto alla realtà.
Il problema più grosso che volevo sottolineare - e concludo - è il fatto che in questo primo articolo non si è voluto inserire elementi di principio, rispetto ai quali spero che, dopo l'approvazione del nuovo titolo, ci sia invece una riflessione e un ripensamento, con l'accoglimento di una serie di emendamenti che abbiamo proposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Se ci fosse un altro clima in quest'aula; se ci fosse stata un'altra attenzione durante i lunghi mesi che abbiamo trascorso in Commissione per la stesura di questo Statuto; se ci fosse stata, soprattutto, meno attenzione ad arrivare al punto finale, che era nella mente di tanti, e se ci fosse stata più attenzione ad analizzare le cose che si scrivevano forse questo primo articolo sarebbe nato diversamente. Intanto, da un punto di vista puramente tecnico, personalmente - ma ammetto di non essere molto seguito in questa mia affermazione - preferisco molto di più la scrittura del precedente Statuto, senza i "numerini". Ammetto che anche nel corso delle consultazioni qualcuno ci ha sollecitato ad utilizzarli, ma ritengo che l'elencazione numerica a livello di uno Statuto era una discussione che si poteva anche fare e che non è stata assolutamente fatta perché avevano fretta di arrivare al punto: ecco allora un elenco, che potrebbe essere di qualsiasi genere.
Un altro problema che emerge su quest'articolo è laddove scriviamo: "La Regione Piemonte è autonoma nell'unità e nell'indivisibilità della Repubblica italiana" - principi sui quali siamo tutti d'accordo - "in nome dei principi della Costituzione e dello Statuto, e nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea". Ma l'Unione Europea definisce i principi riguardo all'autonomia e all'unità della Regione Piemonte? Perché è di questo che stiamo parlando. O forse il richiamo all'Unione Europea era un richiamo diverso, cioè relativo al fatto che la Regione Piemonte si sente inserita in un discorso europeo. Credo sia questa l'idea sottesa a questa scrittura, ma così com'è stata formulata sfido chiunque a capire che volevamo intendere quello.
Noi abbiamo specificato: "La Regione Piemonte è autonoma nell'unità e nell'indivisibilità" e per sostenere quest'unità e indivisibilità chiamiamo in causa i principi dell'Unione Europea. Questo è ciò che abbiamo scritto.
Se siamo tutti concordi, va bene questa scrittura, però mi sembra che, nel momento in cui è stata scritta, forse non abbiamo prestato tutta l'attenzione dovuta a questo passaggio.
Analogo problema emerge nel primo articolo, al comma 3: "La città di Torino è capoluogo della Regione ed è sede del Consiglio e della Giunta regionale". Nel precedente Statuto questa formulazione non c'era. Noi l'abbiamo introdotta e, nel fare ciò, credo che abbiamo creato un ulteriore problema. E' vero che, quando si parla di argomenti che ci riguardano direttamente, è difficile avere un sufficiente distacco per ragionare non in base a quello che potrebbe essere un interesse personale, ma un interesse generale. Però il definire, già nel primo articolo, come dato insuperabile, il concetto di Consiglio e di Giunta, pone dei problemi. Lo ribadisco, così come in parte avevo già fatto in Commissione. Ripeto: non si tratta di un interesse che si potrebbe pensare collegato ad un termine di definizione. Semplicemente ho constatato - ma credo che anche gli altri Consiglieri lo abbiano fatto - che soprattutto rispetto alla lingua anglosassone, che pure ritorna frequentemente in questi discorsi, la definizione del nostro ruolo, a livello di confronto e di discussione diventa quasi impossibile.
La definizione di Consigliere, all'estero, quando ci si confronta con altre persone, è quasi incomprensibile, perché ovunque si parla di parlamento locale o di forme di questo genere. Parlare di una figura di Consigliere induce dei problemi, che evidenziamo e immobilizziamo nel momento in cui aggiungiamo che la città di Torino è sede del Consiglio e della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, credo che l'emendamento approvato in precedenza sulla rubricazione di quest'articolo sia molto importante, ma forse la cosa è sfuggita.
Noi abbiamo sancito che questo è l'articolo dei principi fondamentali.
Quindi, in teoria, il preambolo diventa una lettera o un esercizio... Io ne sono soddisfatto, perché ritenevo un clamoroso errore aver considerato il preambolo come la base dei principi dello Statuto.
Noi abbiamo inserito nell'articolo 1, con il rinvio alla Carta costituzionale e ai principi dell'Unione Europea, i principi fondamentali.
Mi compiaccio che il collega Cattaneo abbia presentato quest'emendamento e che l'Aula lo abbia approvato.
Qui c'è tutto: per esempio, dove rintracciamo la sussidiarietà? La sussidiarietà viene indicata nel trattato di Amsterdam per la prima volta nel 1996, e deve essere considerata con grande attenzione, ma con una certa prudenza, perché personalmente ho delle diffidenze su come maneggiare quest'istituto, soprattutto per quanto riguarda la sussidiarietà orizzontale; comunque c'è. Il trattato di Nizza ha introdotto alcuni principi sociali. Il trattato costituzionale, perché quella dell'Europa non è una Costituzione, bensì un trattato (tra l'altro, dovrà essere ancora sottoposto all'approvazione dei Paesi componenti l'Unione Europea) contiene una serie di principi di fondo ai quali noi, con questo articolo titolato "Principi fondamentali", ci vincoliamo. Sono questi i principi fondamentali: è inutile andare a vendere in giro qualcos'altro, con il preambolo che quest'aula ha votato ieri sera.
Ritengo che quest'articolo, così com'è formulato, denoti la timidezza federalista che ha caratterizzato i nostri lavori, nel timore di debordare rispetto agli indirizzi che ci ha dato la riforma costituzionale.
Mi soffermo su quello che sarà un mio emendamento, cioè il fatto di chiamare Torino "capitale regionale" e non "capoluogo".
Qualcuno sostiene che debordiamo da quanto ci dà, come indirizzo, la riforma costituzionale. Voglio dire che se questo Statuto - che considero uno Statuto dignitoso - verrà approvato - come mi auguro, ovviamente vorrò vedere in faccia coloro che lo bocceranno perché abbiamo chiamato Torino "capitale regionale". Allora dovremmo rispolverare quel termine che si usava negli anni '60-'70 - ricordate su L'Espresso, Giorgio Galli, ecc.
"Quell'Italia burocratica, clientelare e parassitaria"? - perché è quasi un principio di lesa maestà che una Regione chiami la sua capitale, come viene chiamata normalmente, "Capitale regionale" e la lasci, nella sua Carta fondamentale, come "capoluogo".
Credo, quindi, che dovremmo sostanziare quel contenuto di federalismo che è presente nel costruire questo Statuto, partendo da quelli che possono apparire aspetti nominalistici o simbolici. Torino, come capitale regionale, sostanzia il federalismo, altrimenti si concorre a renderlo debole, ad aver paura e assecondare quella campagna centralistica che è di nuovo in corso.
Come sapete, non si tratta di un ideale; dietro al centralismo ci sono grandi interessi economici, burocratici, di centri di potere. Un federalismo solidaristico e consapevole di stare nell'Europa, lo dobbiamo costruire; non un federalismo localistico delle vecchie patrie, ma un federalismo che sta in un mondo globalizzato. Questo lo dobbiamo sostanziare anche con questi elementi simbolici.
Torino è capitale regionale; credo sia un aspetto importante e spero che, in occasione della presentazione di questo emendamento, ci sia un'attenzione da parte dell'Aula ,che non è certamente sorda e grigia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio ringraziare il Presidente Ghigo della sua presenza in Aula. In questi giorni lo abbiamo evocato più volte credo che le ragioni della sua assenza siano indubbiamente da ricollegare ad impegni di tipo istituzionale, però lo dico fuori da ogni retorica: una seduta consiliare che approva la "Carta costituzionale" della Regione Piemonte necessita di una presenza qualificata dell'esecutivo e la presenza del Presidente, da questo punto di vista, ci aiuta anche in questo lavoro.
Presidente, credo non le sfugga che in questo passaggio così delicato dell'approvazione dello Statuto vengano un po' di nodi al pettine attorno alla questione del federalismo.
L'amico Tapparo introduce, non in modo provocatorio, ma mosso da ragioni rispettabili, anche la possibilità che la dizione del comma 3 dell'articolo 1, possa essere modificata e venga riconosciuta alla città di Torino il titolo di "Capitale della Regione".
Devo dire che, pur partendo da ragioni storiche e culturali estremamente rispettabili, apre il varco ad altre tentazioni; non escluderei che, a questo punto, l'on. Rossi o il Consigliere Brigandì e perché no - il Presidente Cota intendano introdurre la dizione di "Stato Regione". E perché, al posto del termine "Presidente", non inserire in modo più coerente quello che apparentemente è un vezzo giornalistico, ma che in realtà rappresenta qualcosa di più: il termine di "Governatore della Regione", anziché "Presidente della Regione"? La nostra impressione è che questo sia il modo più emblematico di presentare un percorso del federalismo che, oltre a delinearsi come una manifestazione concreta di 21 sistemi sanitari, 21 sistemi scolastici, 21 modelli della sicurezza, possa anche degenerare - come si sta verificando nella manifestazione e nella concretizzazione dell'approvazione negli ambiti dei diritti civili e sociali dei cittadini - livelli diversi di manifestazione dei diritti.
Non sfuggirà a nessuno che, per quanto concerne i diritti degli stranieri ospiti nel nostro Paese, le Regioni si sono mosse in modo totalmente diverso.
La nostra Regione, nel suo Statuto, non prevede l'estensione del diritto di voto agli stranieri ospiti nel nostro Paese e in particolare a quelli provenienti dai Paesi extracomunitari; altre Regioni hanno fatto questo passo e se dovessimo analizzare, uno per uno, i diritti civili e sociali, quei livelli minimi che dovrebbero essere garantiti, in quanto diritti universali, attraverso la Costituzione, e che quindi devono trovare rispondenza negli Statuti, allora qualche problema l'avremmo anche noi.
Stando all'articolo 1, al comma 1, "Secondo le norme e i principi della Costituzione e dello Statuto e nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea", i principi possono includere tutto e allora già un piccolo strappo incoerente, forse estensivo, ma lesivo del diritto di altri nell'inserimento della dizione "della cultura cristiana" che non ha trovato sponda come radici cristiane nella Costituzione e nella Carta Europea dovrebbe far riflettere, perché non siamo in presenza di una modalità per la quale si ampliano i diritti - e questo è consentito - ma siamo in presenza del riconoscimento dei diritti di alcuni non riconoscendo i diritti di altri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Intervengo per dire subito che il mutato titolo non riapre sicuramente, alcunché e conviene essere subito fermi su questo punto.
Concordo con il Consigliere Tapparo che c'é tutto: c'é non solo quello che vede il Consigliere Tapparo, ma anche quello che vedo io alla luce della lettura della Carta Costituzionale in quanto gli articoli 7 e 8 della Costituzione lasciano chiaramente cogliere, più che intuire, anche le radici cristiane. Addirittura, vi è una sottolineatura che riguarda l'aspetto cattolico. Noi abbiamo votato il preambolo pur dopo che vi era stato un tentativo di sradicare le radici cristiane e dopo che il concetto di radici è stato affievolito in quello di cultura. L'abbiamo votato obtorto collo, ma riteniamo che, comunque, nel quadro dei principi, e quindi il richiamo alla Carta Costituzionale, ci possa vedere, sotto questo profilo, soddisfatti.
Voglio anche dire che un po' tutta l'Assemblea deve essere vigile proprio per non consentire, o comunque, quanto meno, per non apprezzare alcun discorso che mira soltanto a riaprire, non a costruire, ma soltanto per insinuarsi pervicacemente, sempre, a mo di cuneo, per separare e per distruggere e mai porsi come mastice per unire e consolidare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Brevemente sull'articolo 1 per alcune puntualizzazioni anche a seguito degli interventi che ho ascoltato. Anzitutto non voglio essere perentorio anche se condivido che, dallo scenario di relatore e di Presidente della Commissione, bene ha fatto il Consigliere Galasso dire che non si possa riaprire alcunché. Ho avuto l'umiltà e la volontà di dare un'occhiata ai 13 centimetri di emendamenti depositati e ho potuto registrare che, ben prima del deposito e della discussione relativamente alla nuova rubricazione sia del titolo che dell'articolo 1, le opposizioni avevano già depositato 103 emendamenti di merito riguardo l'articolo 1 a firma, se la riconosco, del Consigliere Contu.
Di fatto, è ovvio che se questi emendamenti fossero mantenuti (ricordo che sono stati depositati anche precedentemente alla votazione dello stesso preambolo) dovremmo confrontarci e discutere.
Mi auguro che prevalga un senso di responsabilità dovuto al fatto che comunque, se si vuole dare la possibilità alla Regione di dotarsi del nuovo Statuto, dobbiamo metterci esattamente nel momento storico. Tenendo conto delle scadenze temporali a cui siamo assoggettati, oggi è il 3 agosto 2004 qualora fosse approvato lo Statuto entro il 6 agosto, a pelo, riusciremmo a rispettare tutte le scadenze previste dalla normativa costituzionale: quindi la prima lettura, i 60 giorni, la pubblicazione sul notiziario, i 90 giorni a decorrere da quel termine per l'eventuale presentazione del quesito referendario, per il referendum costituzionale confermativo. Il che ci porterebbe al mese di gennaio 2005. Se prevarrà il senso di responsabilità, credo che i Consiglieri, pur rispettando tutte le proposte emendative avanzate ai singoli articoli, dovranno a loro volta essere conseguenti. Se al contrario questo vuole essere l'ennesimo strumento legittimo - ma che non condivido, che condanno politicamente da un punto di vista soggettivo - di ostruzionismo per impedire la Regione di dotarsi di uno Statuto, prenderemo atto di ciò e ci confronteremo anche su questo sia in Aula che al di fuori.
Sulla questione dell'articolo abbiamo ampiamente dibattuto in Commissione, quindi lo condividiamo, si potrà dire che questa formulazione per certi aspetti, può essere parzialmente riduttiva, questo lo dobbiamo riconoscere, ma una buona dose di prudenza ci ha messo in condizione di scriverlo in questo modo. Abbiamo partecipato con altri Consiglieri alla costituzione del preambolo che è stato scritto con grande difficoltà e, con altrettanta grande convinzione, è stato votato da un'ampia maggioranza in Consiglio regionale.
Un altro punto oggetto di attenzione, lo vediamo dagli emendamenti presentati, è il distinguo tra Torino "capoluogo " o Torino "capitale".
Il Consigliere Tapparo si è battuto in modo molto convinto e molto argomentato su questo tema in Commissione, attraverso gli organi di informazione e dibattendo tra l'opinione pubblica. Tuttavia, noi riteniamo che la formulazione "capoluogo" sia quella più prudente, anche per evitare lo abbiamo detto più volte in Commissione, un eventuale motivo di impugnativa da parte del Governo che se dovesse essere effettuata andrebbe a bocciare lo Statuto, quindi non ci sarebbe più la possibilità di avere un nuovo Statuto.
Riguardo il diritto di voto ai cittadini, il Consigliere Contu la deve smettere. Le elezioni regionali, così come le elezioni nazionali prevedono, per legge dello Stato, che il diritto di elettorato attivo lo possono avere i cittadini, non è competenza della Regione dare la cittadinanza. Anche se noi fossimo tutti d'accordo e volessimo dare agli extracomunitari la possibilità di votare per le elezioni regionali, non potremmo farlo. Quindi dobbiamo, con una buona dose e un buon sano realismo, tener conto di questo. E' inutile che venga riproposta, di volta in volta, per dividere la Casa delle Libertà, magari citando per nome i singoli Consiglieri regionali della Lega Nord per stuzzicarli. Non è possibile - non lo faremo, comunque, per altri motivi che non voglio riprendere qui - ma non è proprio possibile Consigliere Contu. Se vuole, le farò pervenire copia della legge così una volta per tutte si convince.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Comincerei dalla fine: vorrei rassicurare il Consigliere Cattaneo - lo abbiamo dimostrato quando le provocazioni, invece di venire dall'esterno sono venute dall'interno della Casa della libertà a Roma - che difficilmente la Lega Nord si fa eccitare dagli avversari, perché abbiamo delle tradizioni, in proposito, che escludono questo tipo di possibilità.
Volevo solo fare due ragionamenti brevissimi. Il primo è che questo Statuto sta andando avanti a cedimenti, limature, controlimature, eccetera.
Mi rivolgo ai colleghi della Casa delle libertà e chiedo loro a che servono le limature se in cambio delle limature abbiamo l'ostruzionismo? Se non togliamo le limature, corriamo il rischio che ci sparino, che ci percuotano o che ci sputino? Più dell'ostruzionismo credo non si possa fare. Per cui, è inutile cedere delle parti in cambio di "niente".
Penso, in primo luogo, che bisognerebbe rivedere l'insieme di cose che sono state cedute, perché sono state cedute inutilmente.
La seconda questione per cui mi meraviglio, è che saremo in quest'aula da quattro anni e mezzo, e il problema dello Statuto è nato quattro anni e mezzo fa.
possibile o ipotizzabile che vi sia una parte interessata a che non venga fuori il nuovo Statuto. Però, secondo me, quantomeno entro il primo anno o entro i primi due anni, la maggioranza avrebbe dovuto formulare una proposta compiuta.
Mi ritrovo oggi in aula addirittura degli emendamenti nuovi della maggioranza su un testo che la maggioranza stessa ha proposto.
Vorrei intervenire proprio per sollecitare gli amici della maggioranza a ritirare gli emendamenti presentati, perché il lavoro svolto mirabilmente dal Presidente Galasso e dagli altri colleghi di Commissione è un lavoro compiuto. Pertanto, un'estemporanea modifica porterebbe, a mio giudizio soltanto dei danni.
Pongo come esempio l'emendamento n. 351, che recita: "Il nome 'Costituzione della Regione' è sostituito con 'la Regione Piemonte'", che si andrebbe a leggere in questo modo: "Titolo I La Regione - Articolo 1 La Regione Piemonte": ma perché, facciamo anche lo Statuto della Regione Liguria? A che serve? Non so se è una cosa normale.
Solleciterei in questo senso tutti gli amici di maggioranza affinch proprio evitando lo sfrego di emendamenti interni, non si faccia il gioco della minoranza stessa.
Un'ultima cosa: chiederei il permesso all'Onorevole Tapparo di apporre la mia firma sul suo emendamento n. 9 e, se non ha nulla in contrario chiederei alla Presidenza di apporla.



PRESIDENTE

Sì. Però guardi che "Costituzione della Regione", all'articolo 1, non si intende come Carta Costituzionale, bensì come costituzione da "costruire".
Francamente, si tratta di un refuso del vecchio Statuto, perché la Regione non si costituisce certo del 2004, ma si è costituita nel 1970.



(Commenti del Consigliere Brigandì fuori microfono)



PRESIDENTE

Bastava leggere l'articolo.



(Commenti del Consigliere Brigandì fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì, ma il termine "costituzione" non è inteso come la Carta Costituzionale della Regione, ma come costituzione, e quindi...



(Commenti del Consigliere Brigandì fuori microfono)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 351 presentato dai Consiglieri Cattaneo: Angeleri Dutto, Valvo e Manolino: articolo 1 alla rubrica sostituire le parole "Costituzione della Regione" con le seguenti "La Regione Piemonte".
l'emendamento che citava il Consigliere Brigandì.
Consigliere Papandrea, potrei anche darle la parola, però questo è il classico emendamento tecnico, nel senso che anche se non fosse stato presentato, l'Ufficio di Presidenza sarebbe intervenuto in sede di articolo 83, perché è ovvio che la Regione Piemonte non si costituisce oggi. Almeno su questo...
Si tratta di un refuso, di un errore materiale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Era soprattutto per ricordare al Consigliere Brigandì che il problema sulla doppia citazione "Regione Piemonte" prima e "Regione Piemonte" dopo non esiste più, in quanto, dopo la discussione e la conseguente approvazione di uno degli emendamenti di prima, il titolo di questo capitolo non è più "La Regione", bensì "Principi generale". Quindi, assume un'altra valenza. Mi pare che sia positivo il tipo di suggerimento.
Ne approfitto per sollevare altre questioni. Mi rendo conto che il relatore apprezzi il lavoro svolto, lo approvi e lo difenda in aula. Detto questo, però, l'aula ne discute.
Ha presentato un testo, ma non per commentarlo, bensì per votarlo discuterlo ed eventualmente modificarlo. Questa è funzione del lavoro d'aula.
Il compito dell'aula non si limita a recepire e a cantare le lodi del lavoro svolto dalla Commissione e dal suo Presidente, oggi relatore. Ha il compito di valutare quel tipo di lavoro svolto e di sottoporlo ad un'ulteriormente verifica, come sempre avviene.



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Il mio era un intervento da Consigliere, non da Presidente.



PAPANDREA Rocco

Ma anche fosse da Consigliere, giustamente si difende il proprio lavoro, ritenendo che non vada modificato. Però le ricordo - anche nel tono con cui queste cose si dicono - che l'attività che dobbiamo svolgere in questi giorni è di verifica di quel testo, perché non siamo chiamati semplicemente a dire "sì". Siamo chiamati a discuterne e a valutarlo.
Un'intolleranza rispetto a questo non la capisco.



GALASSO Ennio Lucio (fuori microfono)

Ma è un'interpretazione del tutto gratuita.



PAPANDREA Rocco

L'intervento sembrava accentuasse il fatto che la discussione cominciata venerdì pomeriggio in aula, se non erro, venisse vissuta con un relativo fastidio.



PRESIDENTE

Il relatore esprime il parere favorevole a tale emendamento.
Prima di procedere alla votazione dell'emendamento, vorrei sottoporre il seguente problema ad alcuni presentatori degli emendamenti: è possibile riproporre, in un alto articolo, un testo che l'Aula ha già bocciato in una precedente votazione? Secondo me no, perché si presenterebbe il caso di ne bis in idem, si violerebbe appunto il principio di ne bis in idem. Allora, in base a questa logica e a questo principio, dovrò ritenere inammissibili alcuni emendamenti e dovrò ritenerli inammissibili anche alla luce del preambolo che è stato discusso, approvato e sul quale sono stati presentanti emendamenti.
Non sto dicendo che non darò più ai Consiglieri la possibilità di introdurre negli articoli certi temi, ma non potrò certamente ammettere degli emendamenti fotocopia di emendamenti che sono già stati respinti.
Questo sapete che non posso farlo.



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Non posso farlo. Non sapete ancora quali emendamenti ho dichiarato inammissibili: allora è strumentale la vostra presa di posizione. Se non sapete neanche quali emendamenti ho dichiarato inammissibili, allora vuol dire che è strumentale.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 351, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato SÌ 28 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Il Consigliere Papandrea chiede la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sull'ordine dei lavori.
Presidente, questo suo modo di procedere mi preoccupa, perch evidentemente adesso abbiamo approvato un Titolo che cambia il titolo all'intero corpo e dice "Principi". Io non credo che la questione dell'approvazione del preambolo in qualche modo elimini il problema, cioè il preambolo fa delle affermazioni.
Molti di noi potevano pensare che non ci voleva il preambolo, e io ero uno di coloro che ritenevano che non ci voleva il preambolo. Uno dei motivi per cui ho votato contro il preambolo era il fatto che non ci doveva esserci.
In ogni caso, si può interpretare che il preambolo debba essere sintetico e affermare alcune questioni e non l'insieme delle questioni quindi si può ritenere che una certa questione possa non stare nel preambolo, ma stare negli articoli. Mi pare che interpretare in modo diverso sia veramente preoccupante, perché altrimenti abbiamo approvato il preambolo e tutto il resto non si discute.
Ad un certo punto, potrebbe venir fuori - e credo che in quel caso se ne può discutere - che un emendamento contrasti con quello che c'è scritto sul preambolo, magari dicendo l'opposto, e allora si potrebbe discutere se inserire una roba che dice l'opposto di un'altra, ma quello che è omesso non è che può essere interpretato: quello che non c'è nel preambolo pu stare in un altro luogo, se non contrasta con il preambolo medesimo.



PRESIDENTE

Grazie del contributo.
Sull'ordine dei lavori chiede la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, lei non è responsabile della sua assenza in aula, perch gli è sfuggita una parte del dibattito e della discussione. Quando abbiamo affrontato la discussione sul preambolo, il Consigliere Giordano, in modo arguto, su invito del Presidente Cattaneo, ha offerto all'aula un'interpretazione letterale del termine "preambolo", per scoprire che il termine ha due significati: uno sicuramente letterale, come "propedeutico a", come "premessa a", ecc., e uno invece più figurativo ed estensivo, che dà al termine "preambolo" un'interpretazione linguisticamente condivisibile, definendolo "orpello", tanto che nel modo di intendere comune, nel linguaggio parlato molto spesso si usa questo termine per dire "basta con i preamboli" (lei l'ha usata molto spesso questa espressione) "arriviamo al dunque, arriviamo al sodo". E il nodo sicuramente è l'articolato dello Statuto.
L'ho già detto tante volte e quindi può darsi che ieri si sia trattato di un esercizio, ma che assolutamente, anche in virtù dell'articolo e del Titolo approvato oggi, che introduce nello Statuto i principi fondamentali restituisce una dignità al testo statutario, perché ricorda opportunamente la questione dei principi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marcenaro chiede la parola; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Penso che sulla materia il Consiglio si sia già pronunciato.



PRESIDENTE

Si, Consigliere Marcenaro; il problema è che questo emendamento si inserisce... Ne bis in idem forse per quanto riguarda "resistenza", perch "liberazione" è già previsto dal testo.
Colleghi, un attimo che faccio una valutazione e vi dico quelli che secondo me sono gli emendamenti ammissibili e quelli non ammissibili.



(Il Presidente Cota si consulta con il Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Il Consigliere Palma chiede la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Vorrei sottoporre alla Presidenza una serie di problemi procedurali. Al di là del problema dell'ammissibilità che la Presidenza ha sollevato e che va risolto in modo prudente, non si può direttamente sostenere che qualunque tema trattato nel preambolo, automaticamente, caduchi gli emendamenti presentati su questo tema. Nello stesso tempo non si pu riproporre lo stesso emendamento presentato sul preambolo, anche sul corpo dell'articolato.
Esistono altri due problemi. Uno riguarda l'accorpamento degli emendamenti. Ne ho scorsi una trentina: il tre, il quattro, l'otto e il trentadue sono uguali; il ventuno e il ventidue sono uguali; il ventitré e il ventiquattro sono uguali. Questo discorso sugli accorpamenti deve essere precedente alla messa in discussione degli emendamenti stessi. La Presidenza deve valutare prima della messa in discussione degli emendamenti l'accorpamento complessivo degli emendamenti. Ho guardato solo una trentina di emendamenti e ne accorperei già una decina in tre soli emendamenti.
Immagino che questa valutazione vada fatta su tutti gli emendamenti.
Secondo me, questa è una cosa che la Presidenza dovrebbe fare quanto prima.
Esiste un secondo problema: molti di questi emendamenti ripropongono in diverse formulazioni, con un tenore letterale diverso, ma con identico contenuto normativo, una serie di norme già contenute nello Statuto. Questo è un ulteriore problema di ammissibilità degli emendamenti stessi.
Inserire all'articolo 1 una cosa che è scritta in un modo un po' diverso, ma con identico contenuto normativo, all'articolo 10 credo che non si possa configurare come emendamento. Quello è un gioco combinatorio, ma non è un emendamento con una portata normativa.
Inviterei l'Ufficio di presidenza a valutare questi due ulteriori profili, altrimenti passiamo il tempo a discutere di norme, che voteremo fra qualche articolo, che sono esattamente identiche e che hanno semplicemente un tenore letterale diverso.



PRESIDENTE

La mia valutazione è la seguente: l'emendamento rubricato n. 3 non è ammissibile per violazione del principio di ne bis in idem l'emendamento rubricato n. 395 è privo di portata normativa; l'emendamento rubricato n. 396 è ammissibile; l'emendamento rubricato n. 397 non è ammissibile perché privo di portata normativa; l'emendamento rubricato n. 4 non è ammissibile perché privo di portata normativa e per violazione del principio di ne bis in idem; l'emendamento rubricato n. 5 è ammissibile l'emendamento rubricato n. 411 è ammissibile; l'emendamento rubricato n. 6 è ammissibile; l'emendamento rubricato n. 7 è ammissibile; l'emendamento rubricato n. 8 non è ammissibile; l'emendamento rubricato n. 9 è ammissibile.
Cominciamo dall'emendamento rubricato n. 396 che la Presidenza ha ritenuto ammissibile: Emendamento rubricato n. 396 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo 1 il comma 1 è soppresso ed è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "1. Il Piemonte è regione autonoma della Repubblica italiana una e indivisibile nata dalla Resistenza, e fonda la propria azione sui principi stabiliti dalla Costituzione italiana, dall'Unione europea e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Prima di entrare nel merito su alcune questioni, vorrei precisare che se vi sono uguali emendamenti, presentati da diversi Consiglieri, che questi siano accorpati. Su questo non ho dubbi e non avrei mai sollevato un problema di questo genere.
Non penso che il fatto che nel testo non ancora votato ci siano delle questioni che vengono riproposte successivamente, possa essere ritenuto come un elemento bloccante. L'articolo 10, per esempio, si voterà quando si arriverà all'articolo 10. Adesso stiamo votando l'articolo 1.
Non si può introdurre nell'articolo 1 questioni che sono già state introdotte nell'articolo 1, ma se guardo l'intero testo posso ancora sollevare dei problemi. Lo posso fare perché attualmente è un testo non votato. Posso decidere che l'articolo 10 è l'articolo 1 e che i contenuti dell'articolo 10 vanno inseriti nell'articolo 1. Altrimenti diventa una questione troppo complessa da gestire. Ovviamente si può dire che non centra nulla con i principi, ma non si può dire che è una questione contenuta nell'articolo 10. Se una questione contenuta nell'articolo 10 centra con i principi può essere anticipata secondo la considerazione di qualcuno di noi. Abbiamo il testo come riferimento, ma non mi pare che possa essere considerato già un testo approvato.
Invece, su accorpamenti di natura diversa, direi che si può valutare.
Se sono simili al 99%, credo che si possa accogliere la proposta di accorpamento.
Non sono d'accordo neanche sul fatto che qualcosa che è già stato votato nel preambolo non si possa più discutere. Il preambolo ha deciso di selezionare una serie di temi e su quello si è presentato un emendamento che riguardava la Resistenza, ma si potevano presentare emendamenti su altre questioni. Il fatto che non siano state inserite lì non vuole dire che non possono più essere sollevate.
Molti dei relatori sostenevano che il concetto di Resistenza è contenuto nel preambolo perché si parla di Liberazione. Quindi, anche dal punto di vista di chi ha sostenuto il preambolo, una citazione della Resistenza non contrasta con il preambolo, ma ne dà un tipo di lettura e di esemplificazione diversa.
Ritengo che, poiché stiamo parlando della Regione Piemonte, la forma concreta che ha assunto la lotta di Liberazione nel nostro Paese è prevalentemente la Resistenza. Le città piemontesi non sono state liberate dalle truppe degli eserciti alleati, ma sono state quasi tutte liberate dal movimento dei partigiani che hanno occupato le città nel periodo intorno al 25 aprile. Addirittura ci sono anche dei momenti di Liberazione che sono avvenuti precedentemente e hanno segnato dei momenti eroici della storia di questa regione. Quindi, il fatto che nel preambolo si parli di Liberazione e si riproponga nel primo articolo lo stesso emendamento sia una questione del tutto possibile. La seconda questione: gli emendamenti parlano in forme a volte diverse di Resistenza. E' vero, ma i diversi emendamenti non pretendono di parlare in sé totalmente della Resistenza. Propongono delle formulazioni con riferimento alla Resistenza e li sottopongono ai colleghi per domandare, se la formulazione sembra essere non corretta, se ce ne pu essere una che è più semplice e più accettabile.
Per trovare la formulazione sul cristianesimo si è discusso a lungo e alla fine si è trovata una mediazione su un termine che ha coinvolto tutti.
Ho anche detto che se si trovasse un accordo sul modo per inserire il riferimento alla Resistenza, cadrebbero tutti gli emendamenti. Questo è lo spirito degli emendamenti che vi invito a votare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, le rivolgo un appello: sia equilibrato. Se lei doveva esaminare con attenzione la portata degli emendamenti, lei non può così arditamente fare un prima e un dopo. Se lei riteneva che la parte relativa ai principi sarebbe stata assorbita dal preambolo, bene avrebbe fatto a trasferire tutti gli emendamenti al preambolo, come si è fatto tante altre volte.
Lei non può fare il gioco delle tre carte, mi permetta questa considerazione! Non può adesso scoprire che quella parte andava discussa nel preambolo, per cui tutta la parte relativa ai principi non ha più ragione d'essere o è stata assorbita.
Noi abbiamo fatto un atto d'estrema correttezza, perché abbiamo collocato il preambolo così com'era. Io ero profondamente convinto dell'inutilità o, in ogni modo, della non necessità di questo preambolo tanto che gli emendamenti a mia firma riguardano l'articolato dello Statuto. Quindi, Presidente, la invito ad un maggiore equilibrio, che altre volte l'ha contraddistinta. Mi appello a questo: c'è stata anche qualche punta di caduta, ma lei è garante dei diritti di tutti, quindi la prego di non assumere interpretazioni di parte.
Condivido che in relazione - prassi ormai consolidata d'aula - ad emendamenti sostanzialmente uguali si proceda all'accorpamento con un'unica discussione e con la successiva votazione dei singoli emendamenti (perch questo mi pare sia sempre stato fatto nella prassi ormai consolidata).
Nessuno vuol menare il can per l'aia, come si dice. Stiamo affrontando una discussione gravosa, su un atto importante della Regione Piemonte.
L'apporto che i Gruppi intendono apportare in quest'aula va tutelato e valorizzato. Ben altra cosa sarebbe stata se nella fase referente, se nel lavoro di Commissione si fosse trovata un'intesa sostanziale su un testo licenziato all'unanimità.
Questo certamente avrebbe favorito il lavoro d'aula. Così non è. La sfida della democrazia c'impone il rispetto del merito delle reciproche posizioni e il rispetto delle procedure regolamentari, come lei avrà bene notato.
A differenza di quanto si è verificato in altre situazioni, ne abbiamo viste di tutti i colori. Penso alla Lega Nord, che, quando ha deciso che era il momento di fare l'opposizione, ha presentato una miriade di emendamenti sui sostantivi. Si trattava, allora, di bloccare un provvedimento di legge troppo liberale (nel senso della necessità di rispettare i diritti di tutti) proposto dall'Assessore Mariangela Cotto.
Non siamo in presenza di questo dato. Anche noi in passato - se n'è discusso molto - abbiamo utilizzato questo strumento e lei ha "cassato" una serie di emendamenti. Oggi, però, questi emendamenti hanno tutti un merito in parte confortati da una proposta della maggioranza che reintroduce i principi fondamentali ai quali ispirare l'azione della Regione nell'articolo 1, per cui non si può affermare che quello che doveva essere nei principi fondamentali è già nel preambolo. Questo non sta né in cielo né in terra, perché, sino a prova contraria, il preambolo è solo un preambolo, in altre parole solo un'introduzione a qualcosa.
Diverso sarebbe stato, sul piano cogente del valore da dare al preambolo - tesi che ho sempre sostenuto sin dall'inizio - se il preambolo fosse stato l'atto che si votava alla fine dell'approvazione dello Statuto e, sulla base dello spirito degli articoli approvati, avrebbe fatto da guida alla lettura dello Statuto stesso. Così non è stato.
Io insisto sulla questione della procedura. Lei deve prestare attenzione. Valutiamo anche gli emendamenti...



PRESIDENTE

Io, però, la invito a parlare dell'emendamento.



CONTU Mario

Io avevo chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

No, lei è intervenuto sull'emendamento, perché sull'ordine dei lavori è già intervenuto. Infatti il Consigliere Papandrea, molto saggiamente, negli ultimi secondi del suo intervento...



CONTU Mario

Negli ultimi secondi, allora, intervengo sull'emendamento.



PRESIDENTE

Ormai è scaduto il tempo a sua disposizione. Grazie, Consigliere Contu.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
L'emendamento che viene proposto, richiamandosi al Titolo sui principi della Regione Piemonte, prova ad individuare quelli che, secondo i proponenti, sono la base dei principi sui quali crediamo che si debba reggere la Regione Piemonte.
Si fa un richiamo ai valori della Resistenza, nel senso della nascita (nata cioè dalla Resistenza), quindi non è un richiamo neanche troppo pesante e, nello stesso tempo, però, si riconoscono gli altri principi basilari: la Costituzione italiana, l'Unione Europea, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Personalmente nutro qualche dubbio sull'Unione Europea inserita in questo senso, ma ci sarà un emendamento successivo che ci consentirà di discutere sul ruolo dell'Unione Europea come inserita nell'articolo.
Questa discussione, però, è indissolubilmente legata a quanto è avvenuto poco fa, Presidente. In precedenza, il Consigliere Galasso aveva parlato del ruolo di "mastice" che si può avere nel costruire qualcosa.
vero, c'è un ruolo di mastice che tutte le forze insieme possono garantire.
Però il problema fondamentale è, intanto, a cosa deve servire il mastice poi, quello di che cosa andiamo a costruire. Mentre si afferma che è importante eventualmente un ruolo di mastice, nello stesso momento si dice che ormai quello che abbiamo fatto in Commissione più o meno è stato fatto quindi non si può riaprire la discussione in aula.
Al di là delle intemperanze individuali, il discorso è che tutti sappiamo che in Commissione non tutti i Consiglieri erano presenti, quindi quantomeno bisognerebbe dare ai Consiglieri che non hanno seguito i lavori in Commissione la possibilità di esprimersi sul testo. Mi sembra che parlando di uno Statuto, visto che nello Statuto ci facciamo belli sulla partecipazione e sui valori della democrazia, quantomeno i valori della democrazia significhino anche la possibilità di poter esprimere delle opinioni in dissenso o in assenso con quelle espresse da una parte della composizione del Consiglio. Se così non è, ne prendo atto; però mi sembra che il discorso degli emendamenti complessivamente vada ad inserirsi in questo filone.
Ad esempio, è chiaro che la discussione su quest'emendamento significa anche dare la possibilità - ripeto - a quei Consiglieri che non hanno avuto la possibilità di partecipare ai lavori di Commissione di farsi un'opinione in merito. Poi potranno assentire o dissentire, però mi sembra che il meccanismo che sta alla base del lavoro d'aula sia esattamente fondato su questo principio.



PRESIDENTE

Grazie. Sull'emendamento?



MORICONI Enrico

Sto parlando dell'emendamento.



PRESIDENTE

Sta parlando di procedura.



MORICONI Enrico

Sto parlando dell'emendamento, del fatto che offre la possibilità, a coloro che non hanno partecipato ai lavori di Commissione, di poter esprimere il loro parere e di farsi un'opinione sul fatto che la Regione Piemonte, autonoma nella Repubblica italiana, sia una e indivisibile e sia nata dalla Resistenza italiana. Pertanto, il problema di base non è se il Presidente ha qualche intemperanza o anche lui vuole arrivare in tempi certi alla conclusione del percorso; il percorso democratico nasce dal libero confronto delle idee.
Ho firmato questo emendamento per la compiutezza e per il fatto che pone al primo punto dei principi della Regione dei valori in cui credo si debbano e si possano rispecchiare tutti coloro che vivono in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moriconi.
La parola al Consigliere Contu, per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. La dichiarazione di voto mi consente di parlare nel momento dell'emendamento. Rileggendo con attenzione l'emendamento, mi permetto di suggerire ai firmatari una carenza che può essere supportata con un subemendamento. Proporrei: "Il Piemonte è una regione autonoma della Repubblica italiana, una e indivisibile, nata dalla Resistenza e fonda la propria azione sui principi stabiliti dalla Costituzione italiana, dallo Statuto" - che manca - "dall'Unione Europea e dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".
Ritengo che un richiamo allo Statuto sarebbe sicuramente più pregnante in ogni caso, la proposta di emendamento ruota attorno all'introduzione dei termini "la Resistenza".
La Resistenza, così come si è manifestata nel nostro Paese universalmente riconosciuta come esempio importante di orgoglio nazionale di riscatto sul terreno dei diritti, di impegno per la riconquista della libertà, uscendo dall'oppressione del fascismo.
Qualcuno ha ricordato che il termine "Resistenza" non era presente nello Statuto originario. Non vorrei ricordare male, ma effettivamente è un'obiezione legittima; sta proprio in questo la necessità di inserire tale termine.
Nel 1971 eravamo a 15-16 anni dal 1945; molti fatti sono successi da allora, molti Governi si sono succeduti e il tentativo di far cadere nell'oblio e nella dimenticanza la Resistenza e la guerra di liberazione ci impongono oggi, attraverso lo strumento degli Statuti, l'obbligo, il dovere morale ed etico di riutilizzarle, per ricostituire una verità storica in un documento importante come quello dello Statuto, riappropriandoci, sul piano terminologico, per le future generazioni, di un momento emblematico della nostra storia.
Oggi, l'attualità ci impone questa scelta. Le offese di questo Governo nei confronti della giornata del 25 aprile stanno già cominciando a riempire i libri di storia. Del resto, la storia la scrivono i vincitori e ahimè, non sappiamo cosa verrà propinato in futuro ai nostri figli, a chi frequenterà le nostre scuole, in termini di revisione della storia; se la riforma Moratti - come pare si stia concretizzando - dovesse riproporre lo ha già fatto attraverso un decreto legislativo - una rilettura storica per la quale, senza soluzione di continuità, la conoscenza della storia inizia dalla terza elementare per concludersi agli studi superiori immagini, Presidente, che il 20, il 30 o il 40% della popolazione scolastica di questo Paese, che non raggiunge i più alti gradi di istruzione, non troverà e non avrà la possibilità di leggere un periodo storico del nostro Paese.
E, allora, lo Statuto è uno di quegli strumenti di contrappeso, è una Carta costituzionale nella quale inserire il termine "Resistenza", alla luce dell'attualità storica, è un imperativo morale dal quale l'Aula speriamo con uno scatto di orgoglio, non sappia sottrarsi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 396, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 Consiglieri hanno risposto Sì 3 Consiglieri hanno risposto NO 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 5 presentato dal Consigliere Contu: nel comma 1 dell'articolo 1 sono soppresse le parole "nel quadro dei principi definiti dall'Unione europea".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Grazie. Presidente, posso usare gli stessi suoi argomenti? Perché "nel quadro dei principi definiti dall'Europa", che pure da qualche parte abbiamo inserito, urta in modo tremendo con quanto approvato in sede di preambolo. Allora, on. Piccioni, c'è qualcosa che non funziona: se valgono sul piano logico gli argomenti riportati, l'approvazione di questo emendamento è coerente, perché quanto approvato nel preambolo è in contrasto con i principi approvati dall'Unione Europea nella Carta costituzionale europea. Lì è stato fatto un atto di coraggio; non so se abbiano vinto gli agnostici, gli atei, se ci sia un complotto massonico internazionale, ma certamente la scelta di operare sul terreno delle radici cristiane, compiendo un atto coraggioso, mi aiuta a capire meglio, ma direi a mantenere coerenza nei nostri ragionamenti.
Non si può modificare la propria tesi di approccio ai problemi, a seconda della bisogna. In questo caso proponiamo che, in modo coerente con quanto approvato nel preambolo, scompaia ogni riferimento all'Unione Europea, in apparente contraddizione con quello che abbiamo presentato in precedenza. Se in precedenza è stato bocciato dall'aula un emendamento che in pratica, ispirava la propria azione ai principi dell'Unione Europea vorrei ricordare che il precedente emendamento ha bocciato la nostra proposta relativamente al fondare l'azione sui principi dall'Unione Europea. Oggi, con questo emendamento, in modo coerente, chiediamo all'aula di pronunciarci sulla stessa cosa. Coerenza vorrebbe che l'aula accogliesse questo nostro emendamento proprio per coerenza con il portato normativo e di riferimento dei precedenti emendamenti.
Mi auguro che presto, con l'attenzione da parte del Presidente, si superino le questioni di tipo procedurale e si accetti un confronto nel merito, come noi abbiamo dimostrato nel presentare i nostri emendamenti che hanno tutti una portata normativa, giuridica, hanno una portata di riferimento al quale il Presidente non si può sottrarre e non può privare l'Aula di questo confronto. Se l'Aula è coerente con quanto ha votato precedentemente, vota favorevolmente all'emendamento e così evitiamo accuse reciproche di incoerenza rispetto al portato degli emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Nell'intervento sull'articolo avevo già sottolineato, senza aver ancora visto l'emendamento, come l'inciso che noi abbiamo inserito all'articolo 1 nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea, fosse una formula che sembrava appiccicata e poco coerente con la struttura del primo comma dell'articolo 1 dello Statuto.
I principi definiti dall'Unione Europea sono chiaramente principi che non si riferiscono alle caratteristiche che deve avere la Regione Piemonte che invece è quello che sostiene l'articolo 1. L'articolo 1 si regge attorno ad un concetto, all'autonomia nell'unità e nell'indivisibilità secondo norme che sono giustamente richiamate dalla Costituzione. Leggevo pareri di costituzionalisti che, in riferimento alle posizioni che abbiamo preso sul presidenzialismo e sulla Resistenza, richiamavano la necessità del appello alla Costituzione (e fin lì ci siamo). Il richiamo "ai principi definiti dall'Unione Europea" da un lato, è troppo indeterminato perché di fondo aggiunge poco a livello di significato a quello che vorremmo dire dall'altro, diventa troppo pesante, troppo restringente il contenuto del primo comma. Penso che se il percorso che noi abbiamo iniziato, è un percorso di razionare sugli argomenti...



PRESIDENTE

Deve chiudere il suo intervento



MORICONI Enrico

E' chiaro che la definizione suonerebbe meglio, la costruzione dell'articolo avrebbe una sua logica interpretativa per chi legge lo Statuto migliore se noi eliminassimo "i principi definiti", a meno che noi non definiamo con esattezza che cosa intendiamo con la frase "nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà



PAPANDREA Rocco

La formulazione dell'articolo quando fa riferimento "nel quadro dei principi definiti dall'Unione Europea" è un qualcosa di estremamente vago.
Mentre facciamo riferimento alla Carta dei diritti dell'uomo, alla Costituzione, se dovessi dire quali sono "I principi definiti nel quadro dall'Unione Europea" non saprei cosa rispondere. O i principi sono contenuti in dichiarazioni, in documenti precisi , ma definiti nel "quadro dell'Unione Europea", non so neanche quale sia il quadro: sono dichiarazioni del Parlamento? Sono deliberazioni della Commissione europea? E' un termine talmente vago che può voler dire tutto e nulla, può voler dire l'insieme dei trattati che l'Unione Europea ha adottato.
Mentre per il resto siamo precisi nel definire una documentazione di riferimento, quindi chiunque vuole può prendere la Costituzione e leggere gli articoli della stessa oppure leggere la dichiarazione dei diritti dell'uomo e lo fa in un tempo breve, questa definizione è del tutto generica. Probabilmente, l'esigenza di far riferimento all'Europa esiste ma la forma con cui viene definito il riferimento è del tutto indeterminato e quindi molto dubbio. Per esempio, la forza politica a cui aderisco a livello europeo aderisce ad un raggruppamento che si chiama "Partito della sinistra europea" che fa parte di un gruppo che si chiama "Sinistra unita": al Parlamento ha votato contro la nuova ipotesi di Carta costituzionale europea. Una carta costituzionale che, a nostro avviso, rappresenta un grosso passo indietro nei confronti delle Costituzioni che sono state votate dal dopoguerra nei vari Paesi. Per esempio, non c'è un argomento presente nella nostra Costituzione e ripreso nello stesso Statuto, ma che esiste in altre Costituzioni, cioè il riferimento alla pace. La nostra Costituzione dice una cosa molto forte: "l'Italia ripudia la guerra" ma questo scompare nell'ipotesi di Costituzione Europea, così come scompare l'articolo fondante della Costituzione italiana, cioè che: "la Repubblica è fondata sul lavoro".
Per quanto riguarda l'Unione Europa, si dice che riconosce i valori della libertà di impresa (e non del lavoro).
Ci sono delle forti questione all'interno della nuova ipotesi di Costituzione europea, che non solo non ci trovano d'accordo, ma ci hanno indotto a votare contro ed, eventualmente, ad esprimere un'indicazione di voto negativo nei Paesi in cui si svolgono referendum rispetto all'adozione della Carta, che, tra l'altro, finché non viene approvata dai singoli Paesi, non risulta ancora ufficiale. Forse, è questo il motivo per cui, nel testo, non si è deciso far riferimento, in modo specifico, allo Statuto: si sarebbe fatto riferimento, infatti, ad un testo non ancora approvato e quindi, non ancora esistente.
Un riferimento del genere, sebbene non ci trovi d'accordo sui contenuti, ha un certo valore; riferirsi, invece, ad un quadro generale dell'Unione Europea, come ripeto, no.
Io la invito a riflettere, Presidente, su tale questione e le chiedo di definire, in qualche modo, questo riferimento: se chiedessi a lei o al Presidente di Commissione dove potrei trovare una letteratura che mi permetta di definire questi principi, non riuscireste a rispondermi, oppure risulterebbe una letteratura troppo ampia e sterminata.
Per questo motivo, forse sarebbe bene riflettere rispetto a questo tipo di definizione e individuarne una più precisa e più corretta, facendo magari riferimento alla Carta costitutiva. Il riferimento attuale mi pare del tutto impreciso e indefinito.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 5, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri hanno risposto Sì 3 Consiglieri hanno risposto NO 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 411 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: all'articolo , comma 1, dopo le parole "..dei principi definiti dall'Unione Europea" aggiungere la frase: "proclama la sua fedeltà alla Carta Costituzionale fondata sui valori propri della Liberazione e della democrazia riconquistata nel Paese".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Sarà una breve illustrazione: se non erro, si tratta della stessa formulazione votata ieri. Quindi, così come sono stati soppressi ieri...



PRESIDENTE

C'è un motivo per cui ho ammesso questo emendamento, ma non sto a rispiegarglielo: pezzi del preambolo sono contenuti nell'articolo 1.
L'ho ammesso per questo motivo: non vi è violazione del principio di ne bis in idem con riferimento a questo emendamento.



PAPANDREA Rocco

Ritengo che anche gli altri che ha respinto potevano essere ammessi proprio perché collocati in altro luogo. Mentre questo mi pare che abbia un senso.
Non intendo illustrarlo ulteriormente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 411, sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno risposto NO 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 6 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: "1 bis. La Regione rappresenta il livello di adempimento delle funzioni e dei compiti statali più vicino ai cittadini; partecipa alla determinazione degli accordi internazionali dello Stato".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
In questo articolo sono ricompresi molti aspetti: la Regione svolge come ruolo fondamentale, l'adempimento delle funzione e dei compiti statali più vicini ai cittadini.
importante quest'affermazione: nell'ambito del decentramento, in parte inaugurato dalla legge Bassanini e poi supportato da tutti i progetti relativi all'attuazione del federalismo - mi sembra ripetizione restituisce una funzione principe, che è quella che attribuisce alle Regioni, come organi amministrativi e legislativi, la necessità di assumere delle deleghe piene in relazione ai compiti definiti dalle leggi dello Stato e che quindi sono tradotte, nella loro applicazione pratica nell'ambito di un'assunzione di responsabilità.
L'ambito di partecipazione alla politica generale della Repubblica avviene certamente attraverso il sistema delle leggi. La legislazione concorrente apre, però, un vulnus che è oggetto di grandi conflitti.
Non so se si sia aggiornato il numero, ma sino a mesi fa si parlava di almeno 700 o 800 contenziosi in atto presso la Corte Costituzionale, che definisce i conflitti di attribuzione.
L'altro aspetto è relativo all'esecuzione degli accordi internazionali dello Stato. A tal riguardo, si apre una questione: la Consulta non ha impugnato alcuni Statuti che riconoscono alle Regione potere sovrano nella definizione di accordi con altri Stati.
La questione è estremamente delicata, perché investe le problematiche relative ai poteri della Regione e alla possibilità di concludere accordi con altri Stati, minando un principio che certamente, in politica estera dà competenze esclusive allo Stato (almeno così si era inteso).
Si apre un altro nuovo possibile conflitto costituzionale, sapendo che molte Regioni, per ragioni magari di politica interna più che di politica estera, sono portate molto spesso a forzare sul piano interpretativo rischiando di costituire un grave ostacolo al dipanarsi delle politiche e degli atti di indirizzo di politica estera del nostro Paese.
Quindi probabilmente questo aspetto della normativa va ricondotto in ambiti più precisi, limitato a settori tematici che possono essere quelli della cooperazione internazionale, e già noi abbiamo delle leggi ad hoc che operano su questo terreno. Bisognerà prestare maggiore attenzione a questo aspetto della materia, che è ancora tutta da scoprire in relazione a come si assesteranno gli articolati dei vari Statuti nelle varie Regioni d'Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Quest'emendamento pone come principi, perché di questo stiamo parlando tre punti che ritengo siano importanti e meritino di essere introdotti all'interno dello Statuto; se lo leggiamo, vediamo come si richiama al principio del decentramento, al principio del decisionismo politico nei rapporti politici tra lo Stato e la Regione e nei rapporti politici tra la Regione e lo Stato in riferimento però non alla politica nazionale, ma alle politiche internazionali.
Il decentramento, come ha sottolineato il Consigliere Contu rappresenta sicuramente uno dei momenti di grande discussione che si sono avuti anche a livello nazionale, e sappiamo che sul decentramento si regge molto della visione federalista. Da ambientalista, però, devo dire che il riproporre questa terminologia così com'è stata formulata non sarebbe solo un richiamo a un decentramento inteso in senso generico, ma darebbe più forza anche a tutte quelle problematiche, a tutte quelle questioni che si stanno manifestando sempre di più in campo ambientale. L'esempio più semplice è relativo alla realizzazione delle centrali per la produzione dell'energia elettrica: sappiamo che su questi punti sovente si aprono dei contenziosi tra i poteri regionali e lo Stato. In che senso? Nel senso che sui temi ambientali vi è una tendenza, che noi giudichiamo pericolosa, a by passare il momento decisionista locale, non solo quello delle Comunità, dei Comuni o delle Province ma anche quello regionale, per spostare la decisione a livello nazionale. Questo, appunto, è un esempio di decentramento non attuato, in quanto da un lato noi proponiamo il decentramento, dall'altro di fatto imponiamo una visione centralistica sulla volontà delle popolazioni locali.
Per quanto riguarda gli altri due punti sulla politica generale della Repubblica, anche in questo caso si tratta di una formulazione che semplicemente ribadisce, sottolinea quello che conosciamo già esistere ovvero quella Conferenza Stato-Regioni nella quale devono nascere anche le politiche dello Stato in riferimento a quello che avviene nelle Regioni.
Anche in questo caso, la preoccupazione e quindi l'importanza di sottolineare questo punto è che, per quanto riguarda non solo più l'ambiente ma anche le leggi sociali e le leggi sul welfare che si vuole garantire, vi è la necessità di creare un sistema che sia il più possibile uniforme e che non faccia dell'Italia un Arlecchino di decisioni, un Arlecchino di leggi che sullo stesso argomento dicano ognuno cose un po' diverse o molto diverse. Il senso quindi è di mettere come principio il concetto che la determinazione della politica generale di una Repubblica sia un obiettivo da raggiungere commisurato col federalismo, ma che questo federalismo non crei dei livelli di assistenza o di sanità o di scolarità diversi nelle diverse Regioni a seconda della loro forza economica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che affrontare questo capitolo, che dovrebbe contenere anche dei principi, per cercare di trovare delle formulazioni che permettano di intervenire meglio nel rapporto tra lo Stato e le Regioni sia importante perché penso che dietro vi sia una questione politica di grandissimo valore.
Da una parte, abbiamo l'esigenza di andare ad un rapporto più stretto ad una partecipazione dei cittadini molto più incisiva. Da questo punto di vista, devo dire che la prima parte di questo emendamento, che dice che "la Regione rappresenta il livello di adempimento delle funzioni dei compiti statali più vicini ai cittadini", mi lascia un po' perplesso, nel senso che non credo che sia solo la Regione, ma ci possono essere altri livelli altre istanze più vicine ai cittadini (penso ai Comuni e alle Province) quindi dovrebbe avere una formulazione diversa. Dall'altra parte c'è anche tutto l'aspetto delle politiche che vengono attuate.
Io, per esempio, sono parzialmente d'accordo con quanto diceva il Consigliere Moriconi, perché è evidente che, per tutta una serie di politiche, si è deciso che le Regioni sono quelle che devono fissare le politiche stesse e poi, nello stesso tempo, lo Stato nei fatti si comporta espropriando le Regioni e intervenendo su certi aspetti (la politica energetica è uno di questi). Credo che il problema sia quello di una definizione migliore di questo rapporto, perché non penso che debba essere né lasciato tutto allo Stato né lasciato tutto alle Regioni.
A mio parere, in questo come in altri campi esiste un problema di programmazione e di coordinamento molto stretto. Io non penso che la programmazione statale possa essere semplice frutto della somma delle programmazioni regionali e né che sia sufficiente la programmazione nazionale punto e basta. Io penso che dobbiamo avere una capacità di interferire, di intervenire tra i vari aspetti, coordinando meglio il ruolo dei diversi livelli istituzionali, ma stando attenti a non creare una situazione peggiore di quella esistente. Perché non è detto che, se non fosse lo Stato a dare le concessioni, per esempio per quanto riguarda le centrali, e ciò venisse affidato totalmente alle Regioni, la situazione sarebbe meno caotica e meno complessa: potrebbe lo stesso determinarsi una sorta di concorrenza fra le Regioni rispetto a quella che costruisce più centrali, non avendo come punto di riferimento quelle che sono le esigenze complessive del Paese.
Quindi credo che esista, da questo punto di vista, la necessità di un più stretto coordinamento e una precisazione di ruoli più attenta. Mi pare che la stessa cosa, a maggior ragione, valga sugli accordi internazionali.
La questione a me pare molto, molto complessa e difficile da affrontare.
Parto da un esempio sull'Europa. Spesso si sente affermare e quasi tutti abbiamo spesso affermato che l'Europa è politicamente un nano, che politicamente conta poco, mentre invece è un gigante da altri punti di vista. Ora, perché l'Europa è un nano politicamente? Perché non sono chiari quelli che sono i poteri dell'Europa stessa e la possibilità di parlare con una sola voce su una serie di questioni.
Se noi, in una Europa che è un nano, ma dentro cui vi sono alcune entità statali che hanno un certo ruolo e peso, facciamo la stessa operazione di disgregazione di quelle entità statali, senza pensare a soluzioni alternative, andremmo ad un ulteriore indebolimento del ruolo dell'Europa e dei singoli Stati che la costituiscono.
Dietro tutto questo credo ci sia una vera e propria politica da parte di altre Istituzioni, penso agli Stati Uniti e ad Istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e la Banca mondiale che cercano di limitare e di ridurre i poteri di tutti gli altri Stati che non siano gli Stati Uniti stessi.
Questa mi pare una questione complessa che va sicuramente posta e forse anche definita in modo più ampio di quanto è contenuto in questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

L'emendamento si pone l'ambizioso traguardo di vedere la Regione come il livello di adempimento delle funzioni e dei compiti statali più vicini ai cittadini e partecipa alla determinazione della politica generale.
A me pare che l'impostazione e la cadenza che i proponenti di questo emendamento e di quelli che abbiamo poco fa esaminato e discusso, si pongono in tutt'altra chiave che allontana l'Istituzione dai cittadini e poco partecipa alla determinazione con un ostruzionismo che è assolutamente infecondo.
Voglio ricordare all'aula, che non credo abbia come massima ambizione quella di essere informata dal Consigliere Moriconi, che i proponenti gli emendamenti fin'ora esaminati hanno partecipato con grande diligenza assiduità e notevole produzione di contributi ai lavori della Commissione nella prima e nella seconda tornata.
Ora, il problema che mi pongo dopo aver fatto una brevissima constatazione, rilevata già durante i lavori della Commissione, è che l'ostruzionismo non sembra tanto dettato dall'accettazione dello Statuto e dei contenuti statutari, quanto da lotte intestine alla sinistra. Ritengo che non ci sia ragione nobile su quel piano che non debba soccombere di fronte alle esigenze istituzionali ben più pregnanti.
Apro una brevissima parentesi per comunicarvi che in Toscana lo Statuto è stato approvato in Consiglio in due giorni. Non credo che sia dipeso solo dal fatto che c'è un'opposizione civilmente istituzionale. Allora mi chiedo, ricordando un po' quello che Carlo D'Angiò disse ai notabili quando si recarono da lui per dirgli che, in effetti, le insurrezioni avvenivano soltanto ad opera di pochi matti: "Ma, i tanti savi cosa fanno?". Quindi absit iniuria verbis, ovviamente, perché i colleghi sono stati diligenti ed hanno dato dei contributi che sono stati anche accolti durante i lavori della Commissione.
Ora, mi chiedo: 56 su 60, questo è il punto? Non per arroganza di maggioranza, ma per tutelare la dignità dell'Istituzione, invito tutti a riflettere su come superare questa empasse. L'invito è rivolto soprattutto ai Capigruppo, ma ritengo sia un momento di doverosa riflessione per scongiurare un avvilimento dell'Assemblea e quindi dell'Istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Non sarei intervenuto per la dichiarazione di voto, se non fossi stato stimolato dall'intervento molto rispettabile del Presidente della Commissione Statuto, il Consigliere Galasso.
Non citerei Carlo D'Angiò, ma Paolo Bonolis che ha fatto il presentatore televisivo per Domenica In. In un giorno infausto ha voluto cimentarsi con un concorso, mi pare che il titolo fosse "Qual è il politico più impopolare fra gli italiani?".
Faccio una premessa, Presidente Galasso, lei non deve avere paura di non avere il primato su tutto. La nostra Regione ha già un primato, quello di avere licenziato, per primi, lo Statuto dalla Commissione. Questo primato ce lo riconoscono tutti. Ora ne potremmo raggiungere un altro: essere il Consiglio regionale che impiega più tempo per approvarlo. E' pur sempre un primato! In quel concorso che ho citato all'inizio del mio intervento Berlusconi vinse perché risultò il politico più impopolare fra gli italiani, ma la politica si accontenta anche di queste cose, l'importante è affermare dei primati.
Il suo intervento, Consigliere Galasso, non era sul merito ed io ho replicato su questo terreno. Sul merito, invece, la inviterei a guardare con attenzione il portato della modifica del Titolo V della Costituzione perché riguarda un aspetto non irrilevante sul quadro internazionale e su come si devono configurare i rapporti fra le Regioni e gli altri Stati.
Se lei presta attenzione, all'articolo 6 della legge applicativa si stabilisce che: "Nelle materie di loro competenza" - moltissime sono anche di grande valenza sociale - "le Regioni provvedono direttamente all'attuazione e all'esecuzione di accordi internazionali da essa ratificati. Tali accordi possono riguardare Nazioni o porzioni di esse e sono diretti a favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale".
Si arriva all'affermazione secondo cui l'autonomia regionale pu concludere accordi esecutivi con altri Stati - è per quello che la Consulta non ha impugnato gli Statuti che lo prevedono - applicativi di accordi internazionali. Questo è l'aspetto che ci preoccupa e per il quale invochiamo un'attenzione da parte dello Statuto a non essere così leggero nel ratificare l'assegnazione di questi compiti alle Regioni; il tutto potrà avvenire all'oscuro del Parlamento e degli stessi Consigli regionali perché questa materia è delegata agli esecutivi.
Pertanto, vi è il grave pericolo d'estensione di autonomia statutaria e questo rappresenta l'unico caso mondiale nel quale alle Regioni è consentito stipulare accordi internazionali.
Nel nostro emendamento, proponiamo che l'attuazione degli accordi da parte delle Regioni avvenga in virtù di accordi internazionali siglati dallo Stato. È certamente un riconoscimento dell'autonomia amministrativa ma allo stesso tempo pone dei confini ben precisi al pericolo insito in quest'apertura alla stipulazione di accordi internazionali, nel disprezzo degli orientamenti e degli indirizzi del Parlamento o all'oscuro del Parlamento che, sino a prova contraria, in politica estera dovrebbe avere competenza esclusiva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 6 sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 Consiglieri hanno risposto Sì 1 Consigliere hanno risposto NO 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Abbiamo ancora due emendamenti da esaminare prima della sospensione della seduta (il n. 7 e il n. 9).
Emendamento rubricato n. 7 presentato dal Consigliere Contu: dopo il comma 1 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente: "1 bis. La Regione esercita poteri e funzioni in base allo Statuto e nei limiti della Costituzione; partecipa alla revisione della Costituzione e alla legislazione statale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea, sull'ordine dei lavori.



PAPANDREA Rocco

Io, normalmente, alle ore 10.00 o 10.05 sono presente. Abbiamo prefissato dei tempi, che prevedevano un'interruzione tra le ore 13.30 e le ore 14.30: facciamola a quell'ora, perché è più comodo che non farla alle ore 14.



PRESIDENTE

Sono le ore 13.25.



PAPANDREA Rocco

Però questo punto richiederà almeno venti minuti.



PRESIDENTE

Quello relativo alla capitale lo vedremo. Per il momento, cominciamo a esaminare l'emendamento rubricato n. 7.



PAPANDREA Rocco

Anche questo, con tre interventi e una dichiarazione di voto richiederà almeno venti minuti.



PRESIDENTE

Vorrà dire che impiegheremo venti minuti. Restiamo comunque in tempo per la pausa tra le ore 13.30 e le ore 14.00.
Procediamo all'esame dell'emendamento rubricato n. 7.
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

"La Regione esercita poteri e funzioni in base allo Statuto e nei limiti della Costituzione; partecipa alla revisione della Costituzione e alla legislazione statale".
Presidente, diventa difficile. A meno che il Presidente Galasso non ritenga che sul testo approvato dalla Commissione e su tutti i possibili emendamenti debba esprimere preventivamente un parere negativo, la inviterei a guardare con attenzione quest'emendamento, che mi pare, per il suo portato assolutamente non discutibile, rafforzativo del ruolo che svolge la Regione, fissando dei limiti e definendoli meglio di quanto previsto dall'articolo 1. Mi pare che faccia delle affermazioni assolutamente prive di controindicazioni.
Su questo, anche per l'organizzazione dei nostri lavori, se lei è d'accordo, Presidente, sentito il parere del Presidente della Commissione Statuto, si potrebbe procedere al voto per poi passare, dopo la pausa, alla discussione dell'altro emendamento, che forse occuperà più tempo, inerente alla questione di Torino capitale.



PRESIDENTE

Non ho capito, Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, se lei è d'accordo, per l'ordine dei lavori, visto che l'emendamento immediatamente successivo occuperà molto tempo della nostra discussione, mi limiterei alla semplice illustrazione che ho già fatto. Le chiederei di porre in votazione l'emendamento, sentito però il parere del relatore.



PRESIDENTE

D'accordo. Grazie, Consigliere Contu.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi e Moriconi) sull'emendamento rubricato n. 7 sul quale il relatore Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 Consiglieri hanno risposto Sì 1 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Prima di sospendere la seduta, a proposito dell'ordine dei lavori chiedo ai colleghi se sono d'accordo a fare una seduta unica fino alle ore 22.00.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Va bene: d'accordo.
Riprenderemo i lavori alle ore 15.00.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.28)



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