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Dettaglio seduta n.474 del 02/08/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.57)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiezzi, Costa Enrico, Ghigo Marengo, Pedale, Pichetto Fratin, Rossi Giacomo e Toselli.


Argomento: Statuto - Regolamento

Proseguimento esame proposta di legge regionale n. 655 "Statuto della Regione Piemonte" (Testo licenziato dalla Commissione speciale per lo Statuto della Regione Piemonte)


PRESIDENTE

Nel riprendere la seduta con l'esame della proposta di legge regionale inerente "Statuto della Regione Piemonte", di cui al punto 2) all'o.d.g.
comunico che è in corso di presentazione un emendamento sostitutivo dell'emendamento rubricato n. 392 - aggiuntivo del preambolo, prima dell'articolo 1 - che sostituisce il quarto periodo con il seguente: "La Regione Piemonte persegue, per la sua storia multiculturale e religiosa per il patrimonio spirituale e morale proprio della cultura cristiana e laico liberale nelle sue diverse espressioni, nel rispetto della laicità delle istituzioni, le finalità politiche e sociali atte a garantire il pluralismo in tutte le sue manifestazioni".
Questo il nuovo testo. Se, per cortesia, lo potete distribuire e se qualcuno appone una sigla...



(Commenti della Consigliera Manica fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, questa mattina abbiamo iniziato la discussione sui preamboli, se adesso qualcuno vuole intervenire, lo fa con gli emendamenti che, però, devono essere depositati in un pezzo di carta ed iniziare così il loro iter. Non capisco come lei possa dare questa indicazione in apertura di seduta. Si prende atto che ci sono degli emendamenti, ma andranno avanti con il loro iter, entrando nella dinamica, insieme agli altri emendamenti, dei testi di preambolo presentati.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere, però gli emendamenti non sono segreti, un minimo di correttezza nei confronti dei Consiglieri, quando si sta presentando un nuovo testo sotto il quale ci sono diverse firme, ci deve essere. Il Presidente ha il dovere di annunciare che è stato presentato che è in via di presentazione o che viene distribuito.
Ritengo che un minimo di correttezza nei confronti dei Consiglieri la Presidenza debba averla. E' ovvio che finiremo la discussione generale e poi tratteremo questo emendamento come tutti gli altri. Facciamo una sospensione tecnica di pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 15.59 riprende alle ore 16.08)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo con l'esame della proposta di legge regionale n. 655, in particolare con l'esame degli emendamenti aggiuntivi del preambolo, prima dell'articolo 1 al testo.
In sede di discussione generale ha chiesto di intervenire il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi della mattinata e ho condiviso in larga misura - malgrado le ultime battute del collega Marcenaro - il suo intervento di questa mattina. Non l'ho condiviso integralmente perché poi il Consigliere Marcenaro ha concluso, come forse è il suo costume, con una sorta di ultimatum: o facciamo così o altrimenti poi il percorso potrà essere un percorso...



(Commenti del Consigliere Marcenaro fuori microfono)



VALVO Cesare

Certo, certo, ho capito, o sarà un percorso certamente caratterizzato dall'esito del voto che sarà un voto chiaramente di maggioranza.
Che cosa ho condiviso dell'intervento del Consigliere Marcenaro? Ho condiviso la sottolineatura sull'impostazione che il Consiglio regionale ha dato nella stesura del nuovo Statuto della Regione Piemonte un'impostazione che era fondata - questo è il termine usato dal collega Marcenaro - su una scelta di sobrietà che, a suo tempo, è stata fatta propria dai padri della nostra Costituzione, evitando, così, quei rischi che molto bene questa mattina ha elencato il collega Ennio Galasso. Mi spiace che l'aula sia stata pressoché vuota quando è intervenuto il collega Galasso, che ha posto, con dovizia di particolari e con puntualità l'accento sui rischi che si corrono quando dalla sobrietà si passa poi al tentativo di inserire nello Statuto quelli che sono i principi cari a ciascuna delle forze politiche.
Ritengo anche che nel nostro Paese si stia assistendo ad una sorta di "dieta mediterranea", per riprendere un'espressione utilizzata questa mattina: ogni Regione emana uno Statuto a seconda delle maggioranze presenti in quella Regione, maggioranze precostituite o che si costituiscono in occasione della realizzazione dello Statuto.
Ecco che se andiamo ad esaminare i vari Statuti o le varie bozze di Statuto che sono state votate o che sono in procinto di essere votate sembra quasi di andare a leggere il menù di una dieta mediterranea, perch c'è di tutto: ognuno ci mette i principi e fa riferimento alle radici che ritiene proprie.



PRESIDENTE

Colleghi, naturalmente è sempre difficile mantenere il contegno necessario. Tuttavia, consentire di poter ascoltare gli interventi è il minimo che si possa esigere! Prego, prosegua.



VALVO Cesare

Preso atto, quindi, di questa situazione, ed esaminate le varie proposte di emendamento al preambolo che sono state presentate, non vorrei che ci trovassimo nella stessa condizione per cui, compromesso di qua compromesso di là, tira e molla di qua, tira e molla di là, si vada a votare un preambolo che è un pastrocchio, perché non rispecchia quella che è la cultura e le radici effettive della nostra Regione, trovando un misero compromesso politico su un preambolo che non riflette sicuramente quella che è la realtà della nostra Regione, facendo un cattivo servizio ai piemontesi e - ed è ciò che più mi preoccupa - votando un preambolo che anziché unire, divide, perché ci sono alcuni riferimenti sui quali chi ci ha preceduto in quest'aula, cioè chi ha esteso lo Statuto della Regione Piemonte nel 1970, non ha sentito neanche la necessità di dibattere.
Raccolgo l'intervento del collega Marcenaro e lo interpreto in questo senso: piuttosto di raggiungere un compromesso su un preambolo nel quale sostanzialmente, nessuno di noi si riconosce appieno - e se non ci riconosciamo noi figuriamoci come possano farlo i cittadini del Piemonte! presentiamo un emendamento abrogativo di questo preambolo e limitiamoci ad esaminare e ad approvare lo Statuto secondo quella linea di sobrietà che così bene ha ricordato il collega Marcenaro e che, con un intervento molto articolato, ha fatto questa mattina il collega Ennio Galasso.
Concludo il mio intervento con questo auspicio: evitiamo "tira e molla", evitiamo compromessi su un preambolo che non ci convince.
Piuttosto, rinunciamo al preambolo e approviamo lo Statuto così come avevamo deciso quando abbiamo iniziato i lavori in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valvo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri.
Ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il Consiglio per aver concesso, anche al nostro Gruppo, l'opportunità di intervenire sul preambolo nonostante questa mattina avessimo un'importante riunione a livello nazionale del nostro Partito a Roma.
Ringrazio, quindi, per la cortesia che ci avete usato.
Ho avuto modo di confrontarmi con i colleghi in un incontro prima dell'inizio della seduta e ho avuto modo di ribadire quella che per noi era una richiesta irrinunciabile, e cioè che all'interno almeno del preambolo (dico "almeno del preambolo" perché avremmo voluto che alcuni aspetti fossero inseriti nel testo) fosse ricordata la storia cristiana di questa nostra terra, quelli che sono stati i conduttori che, in parte, avevo già citato nell'intervento sulla discussione generale proprio venerdì.
Da quanto è emerso, non è che il nostro Gruppo provi una soddisfazione totale. Però comprendiamo come sia importante, in questo ambito, cercare di fare uno sforzo per mettere insieme quelle che sono le diverse culture presenti proprio in questa sede, per cercare di attribuire un valore diverso a questo Statuto, per cercare, in qualche modo, di alzare quello che è il livello, tentando di valorizzare quella che è la nostra cultura le nostre tradizioni, i nostri valori e la memoria storica che ha fatto grande questa nostra terra. Allora, almeno inserirla all'interno di questo preambolo a noi pare una cosa indispensabile. Presidente, diventa difficile fare un intervento in questo modo.



PRESIDENTE

Colleghi, se non c'è una sorta di autodisciplina, non è proprio possibile ottenerla!



ANGELERI Antonello

Stavo dicendo che mi sembra indispensabile inserire la cultura cristiana fra le parti fondanti di questo preambolo.
Tra l'altro, vorrei anche ringraziare gli Uffici per il lavoro che svolgono, perché stanno cercando di rendere anche più importante quello che, forse, è un documento che ho l'impressione si stia sottovalutando da parte di qualcuno, quando invece può diventare veramente l'aspetto arricchente del lavoro che è stato svolto all'interno della Commissione per molte settimane ed è il frutto del lavoro di molti Consiglieri regionali che si sono adoperati per molte ore all'interno della Commissione stessa.
Ovviamente, alcuni aspetti non sono in linea con la nostra posizione, ma entrando nel merito, faremo uno sforzo - come so faranno tutti gli altri Gruppi - per cercare di arrivare all'approvazione unanime di questo importante documento.
Penso ci sia la possibilità - da parte nostra sarà richiesto - di votare per parti separate, in modo da poter esprimere, sui singoli paragrafi, il grado di giudizio più consono, che rispetta maggiormente le convinzioni di ognuno di noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. E' indubbio che la solennità di questo dibattito ogni tanto giova ricordarlo - ha un punto debole: il Presidente Ghigo continua a rendersi latitante. Il Presidente Ghigo continua a non partecipare ai lavori di quest'Aula, di quella che dovrebbe essere la Carta costituzionale della nostra Regione. Una Carta che deve tenere conto del contesto all'interno del quale è maturata: la revisione dello Statuto cioè, coincide con una riforma costituzionale, nella sua applicazione attraverso il federalismo ancora in divenire, e dagli esiti per niente scontati, soprattutto per quanto concerne la forma di governo.
Le mutate condizioni storiche, sociali, politiche e culturali necessitavano di una rivisitazione, ma ho l'impressione che, per quanto riguarda la parte dei diritti sociali, civili e delle persone, anche nei loro riferimenti, in quanto comunità, a valori (possono essere quelli legati alle radici cristiane o ad altre), sicuramente andassero viste in progress, in estensione rispetto ai contenuti dello Statuto del '71 e non certamente limitativi o sintetizzati in un coacervo che il compromesso che sta per maturare sul preambolo rischia di rendere tale.
Ritengo che il valore ai riferimenti laici e della laicità, dello Stato e della Regione, siano gli antipodi del termine nel suo segno anche aggettivato, che è quello di cristiano.
Cosa c'entra tutto questo? Cosa c'entra con l'azione di un governo regionale che deve trovare la sua fonte nello Statuto, se non il riferimento unico, oggi assolutamente coerente con i tempi, della necessità di esaltare la laicità delle istituzioni come elemento guida di una società multietnica, multiculturale, multireligiosa, che pone, attraverso la contaminazione, non l'integrazione, delle diverse culture, le basi per una società futura e per quello che noi sapremo tramandare ai nostri figli? Qui sta il punto debole del preambolo: si mortifica - e questa lunga discussione non era una discussione interpretativa e letteraria - la questione di varare il preambolo dopo l'approvazione dello Statuto. A questo ha replicato il collega Picchioni nel suo intervento, sostenendo correttamente, dal suo punto di vista da me non condivisibile, che è necessario approvare prima il preambolo, perché segnerà l'articolato dello Statuto.
Non sono assolutamente convinto di questa tesi, proprio perch l'accettazione e l'approvazione del preambolo, nel momento in cui è frutto di un compromesso così esasperato, di incontri e discussioni sulle virgole rischia di minare il contributo di ogni singolo Consigliere, privo - qui sì di qualsiasi vincolo, che non sia quello del proprio mandato, della propria coscienza e della propria etica, in relazione che anche la modalità scelta dalla votazione in Commissione, che determina non il voto plurimo ma un voto individuale, è la premessa secondo la quale in quest'Aula, nel momento in cui approviamo lo Statuto, ci si chiede di essere prima di tutto degli uomini liberi.
Questa è la cosa più difficile; probabilmente questa condizione - come sosteneva Sartre - è una condizione che non appartiene a tutte le categorie degli uomini e delle donne di questo Paese. Forse questa condizione dell'uomo libero la sente solo chi, vivendo la contraddizione nel rapporto capitale-lavoro, deve scegliere e può scegliere fra l'accettazione dello sfruttamento del proprio lavoro oppure quello della necessità e della possibilità di ribellarsi allo sfruttamento del lavoro e dell'uomo sull'uomo, attraverso questa contraddizione.
Noi siamo ad un bivio: accettare o meno la condizione del preambolo come l'articolo che non è articolo, che non ha dignità di articolo e che annulla tutto il dibattito d'Aula sulla questione dei principi e delle finalità alle quali deve essere ispirata l'azione dello Statuto.
Ho visto che, rispetto al preambolo, vi è un solo precedente: quello dell'Emilia Romagna. Ho trovato, invece, interessante quello proposto dalla Regione Liguria, perché è vero che risente dello squilibrio delle maggioranze, perché fa un'affermazione forte, ma dà un'introduzione di preambolo o di premessa assolutamente incredibile, usando delle espressioni poetiche.
Presidente, voglio sottoporlo alla sua attenzione; si può anche mutuare da questa proposta di premessa o di preambolo, perché è collocato in una parte del testo, che è quello che precede lo Statuto stesso e termina con la formula di rito, che sarà anche la formula di rito del preambolo proposto dal Gruppo di lavoro: "il Consiglio regionale approva il seguente Statuto della Regione Piemonte (in questo caso della Regione Liguria): "La Liguria, stretta tra monti e mare, in paesaggi di poetica bellezza, fitta di itinerari che intrecciandosi tra la costa e l'interno valorizzano la funzione essenziale del più grande sistema portuale del Mediterraneo" (forse questo primato è messo in discussione da altri porti del Mediterraneo) "porta dell'Europa sul mondo e regione di antica fisionomia naturalmente predisposta all'accoglienza e chiamata a fecondi rapporti internazionali che ne hanno arricchito i caratteri originali aprendoli agli impulsi delle diverse e più lontane culture e area promotrice di valori di libertà e di indipendenza che, dal lontano Medioevo, al Risorgimento e alla Resistenza, si sono sviluppati in un armonioso rapporto con un cristianesimo di profonde istanze solidale e partecipativa. Memore delle sue tradizioni e fedele alla lunga ed intensa storia che ha formato l'unità ligure come luogo di incontri positivi, il Consiglio regionale approva il seguente Statuto della Regione Liguria". Se provassimo a mutare questi termini per la Regione Piemonte, potrebbe risultare: "stretta tra i monti e la pianura, di poetica bellezza e itinerari..." (non sto assolutamente banalizzando il significato della premessa). Quando arriviamo al termine "naturalmente predisposta all'accoglienza", noi non potremo che affermare "naturalmente non predisposta all'accoglienza" com'è la storia di questa regione. Soltanto la scommessa vinta di misurare precetti come la tolleranza, lo scontro con altre culture e con altre civiltà, hanno reso questa terra, una terra accogliente. Ha accettato la sfida della contaminazione culturale, delle lingue e degli idiomi riscoprendo, in modo più autoctono, proprie condizioni storiche delle zone più interne della nostra regione. La sfida è tutta qui.
Nel preambolo non si può non mischiare valori altamente simbolici, ma permeati di una valenza riconosciuta a tutte le culture, che è quella della laicità, con il richiamo al cristianesimo perché, come accezione, come aggettivo, cristianesimo altro non è che chi pratica e segue l'insegnamento di Cristo. Se questa affermazione è, di per sé, elusiva del problema del riconoscimento della multiculturalità e se questo attraversasse i principi perché preambolo sostitutivo del nostro Statuto, esso rappresenterebbe non un elemento di apertura al nuovo e alla sfida a quel mondo globalizzato del qual pure si fa riferimento e ha fatto riferimento il Consigliere Picchioni nella sua relazione, ma sarebbe restrittivo, frutto di un compromesso fra le anime politiche, fra le forze politiche all'interno di questo Consiglio regionale, che non coglie la complessità della società piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Sono dispiaciuto del fatto che questa mattina, per motivi personali non abbia avuto il piacere di ascoltare gli interventi di tutti i Consiglieri che sono intervenuti sul preambolo, che costituisce parte ben più complicata che non tutto l'atto normativo. Ho dato uno sguardo sul vocabolario e il termine "preambolo" può essere considerato come: "Una premessa cerimoniosa ed inutile per ritardare l'avvio di un discorso oppure attuarne l'impatto, o predisporre favorevolmente l'ascoltatore" nel gergo tecnico può essere considerato come: "atto introduttivo di un trattato internazionale contenente informazione di carattere generale", noi invece lo consideriamo un atto giuridico che può essere di premessa al corpo normativo, che indica la motivazione e la finalità dell'atto stesso. Questo è quello che noi vogliamo sotto l'aspetto giuridico? Ho dato uno sguardo anche ai preamboli delle altre Regioni, quello presentato dalla Commissione Statuto della nostra Regione è quello più equilibrato, è quello che riesce a fare una sintesi della struttura, di tutto il progetto statutario, è quello che abbraccia i sentimenti di ognuno di noi che, attraverso il preambolo, vuole incardinare i principi di ogni uomo politico, di ogni uomo libero di questa comunità. Certo, ognuno di noi deve fare un passo indietro altrimenti non c'è la necessità di costituire un preambolo. Consiglierei di rettificare, ho ascoltato i vari interventi e chiedo un po' di buona volontà in più da parte di tutti i Consiglieri in modo da chiudere entro oggi. I lavori devono andare avanti, perché ciò che è fondamentale è lo Statuto.
La stessa cosa è successa per la stesura dello Statuto dell'Unione Europea: prima è stato redatto lo Statuto poi nessuno riusciva a trovare un accordo sul preambolo. Il preambolo è la sintesi del documento normativo il documento normativo è stato votato con la soddisfazione di tutti i Consiglieri di quest'aula modificandolo, nei limiti giusti e tenendo presente la sussidiarietà, la libertà dell'uomo, l'uguaglianza, i principi per una comunità sana, giusta e corretta. Il preambolo che ha presentato la Commissione Statuto, è giusto e corretto. Se si tratta di rettificare qualcosa, facciamolo pure, ma penso che il nostro preambolo, rispetto ai preamboli delle altre cinque regioni che hanno presentato gli Statuti risulti essere quello più equilibrato. Auspico di chiudere entro questa sera perché bisogna andare avanti con lo Statuto: è questo l'atto che la comunità piemontese si aspetta da tutti noi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Il Consigliere Brigandì ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Siccome mi è stato detto che il preambolo è stato rimaneggiato, se possibile vorrei averne una copia. Dopodiché, vorrei intervenire.



PRESIDENTE

Può intervenire successivamente sul preambolo che verrà presentato perché i singoli preamboli sono tecnicamente degli emendamenti.
L'emendamento n. 1 a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea è stato illustrato. Abbiamo poi l'emendamento rubricato n. 436, che sostituisce l'emendamento rubricato n. 392, e il n. 2, a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi. Tutti gli altri sono subemendamenti al n.
392, che diventano subemendamenti al n. 436 ove compatibili.
Consigliere Tapparo, mantiene il subemendamento rubricato n. 392/4 che diventa subemendamento rubricato n. 436/1? Collega Valvo gli emendamenti che aveva presentato sul n. 392 li mantiene sul 436 o li ritira alla luce del nuovo testo? La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mantengo l'emendamento rubricato n. 4, relativo alla lingua piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Ritiro i miei emendamenti.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Per riassumere, questo blocco è così composto: emendamento rubricato n.
1 a firma dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea, che recita: "Prima dell'articolo 1 è inserito il seguente preambolo: 'La Regione riconosce il valore dell'unità nazionale espresso nel Risorgimento'"; emendamento rubricato n. 2 a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea, che recita: "Il Piemonte è Regione autonoma nell'unità..."; emendamento rubricato n. 436, che sostituisce il 492, sul quale s'inserisce un subemendamento Tapparo che chiede di aggiungere dopo "specificità linguistiche" la frase "a partire dalla lingua piemontese".
Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: prima dell'articolo 1 è inserito il seguente: "Preambolo La Regione riconosce il valore dell'unita nazionale espresso nel Risorgimento".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Risulta abbastanza evidente, alla luce del dibattito svolto, l'esigenza di migliorare il testo ed istituire una serie di principi che nella prima stesura non era stata fatta. Dalla discussione, inoltre, emerge come l'idea del preambolo sia una soluzione svilente che rende difficile il compito di inserire una serie di principi, in parte vecchi e in parte nuovi, rispetto ad un capitolo che doveva essere la prima parte dello Statuto.
Mi pare che la maggioranza sia orientata per mantenere un'idea di preambolo e quindi, cercando di rimanere fedeli alla proposta di inserire all'interno dei principi, tutta una serie di aspetti contenuti nelle varie proposte e nelle tematiche discusse questa mattina, ritengo che la soluzione migliore sarebbe quella di un preambolo minimo ed essenziale, di natura tale per cui non si incorra in quei problemi già evidenziati negli interventi di questa mattina, cioè che ognuno non si riconosca in una parte. Predisponiamo un preambolo "ultrasecco" che richiami la formazione della nostra Nazione e che permetta, a tutti, di riconoscersi.
Credo, inoltre, che un richiamo all'unità italiana, nella nostra Regione, abbia un riferimento più significativo. Indubbiamente, il Risorgimento ha visto la Regione Piemonte svolgere un ruolo diverso da quello svolto da altre Regioni; non dimentichiamo che il momento dell'unità italiana ha avuto vari motori, tra cui proprio il ruolo dello Stato Sabaudo del tempo. Non é un caso, di fatti, che Torino sia stata la prima capitale d'Italia.
Per questo motivo, oltre alle ragioni prima ricordate, ritengo che un riferimento al momento dell'unificazione nazionale e al Risorgimento dia un minimo di dignità ad un preambolo, senza dargli quel senso di prosaicità che caratterizza il preambolo della Regione Liguria.
Nello stesso tempo, assume un significato ed una pregnanza politica permettendo a tutti di riconoscersi (meno chi pensa che questi non siano stati momenti evolutivi e positivi nella storia del nostro Paese).Se approviamo questo tipo di preambolo, possiamo tranquillamente affrontare la discussione relativa ai Principi dello Statuto, senza essere compressi da una formula così sintetica come quella di un preambolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Ritengo difficile non trovare un'unità, all'interno del Consiglio regionale del Piemonte, su un emendamento che sostiene: "La Regione riconosce il valore dell'unità nazionale espressa dal Risorgimento". Mi sembra difficile che ci possa essere qualcuno in disaccordo. Il disaccordo semmai, potrebbe essere sulla formulazione o sul preambolo.
Suggerirei, se gli altri co-firmatari sono d'accordo, di aggiungere nel preambolo: "Il Piemonte, protagonista del Risorgimento, è Regione autonoma..." e poi proseguire come prima. Tutto questo per evitare che il Consiglio regionale voti contro al fatto che il Piemonte sia stato il protagonista del Risorgimento.
Potremmo adottare una formulazione che nomini e ricordi la questione del Risorgimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, mi pare che ci sia stata una proposta, da parte del collega Marcenaro, di accogliere questo emendamento all'interno della proposta di preambolo. Se così fosse, le chiederemmo qualche minuto di sospensione per valutare la possibilità di ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

Avevo capito l'intervento del Consigliere Marcenaro, ma chiedo lumi all'aula.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Quando svolgevo l'attività di Avvocato si diceva che se in una transazione qualcuno usciva contento, la transazione non era buona.
Si era raggiunto un equilibrio sull'emendamento che prevedeva il preambolo, cioè sull'emendamento successivo, quindi credo che andare a smuovere un equilibrio, che è sicuramente precario, crei dei danni. Anche perché se si comincia parlare di Risorgimento, intanto che cosa significa? Che il Piemonte nasce dal Risorgimento e prima non c'era? Allora dovremmo andare a spiegare le nostre radici medioevali, celtiche, e così via.
Anche perché, in riferimento al Risorgimento, mi è parso di capire che all'interno del movimento cui ho l'onore di appartenere c'è una linea che non condivide pienamente... Ho sentito dire da qualcuno che forse una Sicilia libera sarebbe stata più contenta. Si può discuterne.
Ma perché dobbiamo aprire una falla? C'è già un qualcosa, io chiedo che venga lasciato così e, per quanto mi costa, voterò tranquillamente contro senza che il mio corpo e la mia anima abbiano rimorso.
Le chiedo, quindi, di procedere con le votazioni, perché non ritengo plausibile l'osservazione del Consigliere Marcenaro.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Pensavo che si sollevassero argomentazioni tecniche per dire che non si poteva votare questo emendamento oppure che si proponesse una forma di accoglimento con riscrittura all'interno di altri testi, non cogliendone però, lo spirito (cioè una sorta di emendamento che voleva dire "aboliamo il preambolo"). Nello stesso tempo, però, è stato detto che avrebbe dovuto ottenere quasi l'unanimità del Consiglio, e non mi stupisce che, invece, le perplessità provengano dal Gruppo della Lega Nord. In fondo, se esiste una forza che non si riconosce nell'atto fondativo di questo Paese rappresentato dal processo di unificazione italiana e dal Risorgimento - è ovvio che sia il Gruppo della Lega Nord.
Mi pare che dietro al voto negativo di questo Gruppo vi sia un fatto evidente: chi considera l'unificazione italiana una disgrazia fatica a ritrovarsi al suo interno. Io attribuisco quindi un significato politico al voto della Lega Nord, e non lo interpreto semplicemente come una questione di tecnica emendativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Palma ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Presidente e colleghi, voteremo contro questo emendamento - come su tutti gli emendamenti che prevedono modifiche al preambolo che si intende introdurre oppure che prevedono l'introduzione del preambolo - per ragioni che non hanno a che fare con la fondatezza, la legittimità o la verità storica di alcuni fatti che si chiede di inserire, né con riferimento al favore o meno che questi fatti storici possono riscuotere nei singoli Gruppi politici, ma per le ragioni già espresse nell'intervento di stamane.
Si può tentare di compendiare in modo più o meno felice: devo ammettere che la formulazione dell'"emendamentone" del preambolo nella sua ultima versione è più felice. Si può tentare di compendiare quasi tutto, ma facendo questo si fa qualcosa che non ha diretto riferimento con la finalità e la logica di uno Statuto, che dovrebbe essere articolato unicamente per disposizioni normative, rischiando di lasciare aperta una serie di questioni, ciascuna delle quali suscettibile di ulteriori interpretazioni e di ulteriori valutazioni. Proprio perché la logica rispetto ad uno Statuto non può essere quella della transazione ideologica che ricordava prima il collega Brigandì, perché il migliore Statuto non è lo Statuto che tutti scontenta, ma è uno Statuto che, nella norma e nel diritto che costituisce, costruisce un punto di unità istituzionale proprio per questa ragione voteremo contro questo emendamento, come contro tutti gli altri.
Ovviamente, si potrà sostenere che, votando contro questo emendamento si è contro il Risorgimento, così come votando altri emendamenti si è contro il contenuto politico e ideologico di questi emendamenti, ma la ragione, invece, è una ragione metodologica, che avevo ampiamente illustrato questa mattina e che non ritengo di dover ulteriormente ricordare questo pomeriggio.



PRESIDENTE

vero che è una discussione di carattere eccezionale, perché si tratta di una discussione "costituente", però su questi emendamenti sentirei il parere del relatore. Dò quindi la parola al Presidente della Commissione Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Intervengo come Consigliere, e non come Presidente della Commissione Statuto, anche perché il parere sarebbe meramente tecnico.
Desidero riprendere il tono del dibattito di questa mattina. Il Consigliere Marcenaro ha posto un problema serio, dicendo che non si pu procedere sul preambolo a colpi di emendamenti.
La riunione del cosiddetto gruppo di lavoro doveva sciogliere anche questo nodo. Altrimenti, ci sono altri emendamenti: io non sono intervenuto prima, il collega Valvo ne ha ritirati alcuni, dei quali eravamo più firmatari. Tuttavia, poiché si vuole dare un contributo non dico costruttivo, ma quantomeno adesivo a che si risolva questo problema, se iniziamo ad emendare, dobbiamo risolvere la questione. Poi si voterà comma per comma, ci sarà chi è d'accordo e chi non lo è, ma alla fine ci sarà una votazione complessiva.
Se però ci avvitiamo sul terreno degli emendamenti, secondo me, non ne usciamo più. Questo mi pare il dato.
L'emendamento presentato dal collega Papandrea sembra ineccepibile: chi, come diceva il Consigliere Marcenaro, può sottrarsi dall'approvarlo?



GALASSO Ennio Lucio

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



GALASSO Ennio Lucio

Il mio non è un emendamento: è un'ipotesi di preambolo.



GALASSO Ennio Lucio

Annullerebbe tutto il resto?



(Commenti in aula)



GALASSO Ennio Lucio

Non ce l'ho presente.



PRESIDENTE

Chiedo scusa: si tratta dell'emendamento n. 436.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, è il n. 1.



PRESIDENTE

Questo è l'emendamento n. 1. Adesso stiamo parlando di quello.



GALASSO Ennio Lucio

Chiedo scusa, ma per come è formulato - eventualmente il proponente potrà intervenire per rettificare - è interamente sostitutivo.



PRESIDENTE

già intervenuto: siamo in votazione.



GALASSO Ennio Lucio

Sì, però è interamente sostitutivo.



PRESIDENTE

Sì, sì: è un preambolo nuovo.
Il relatore vuole esprimere il parere? È contrario?



GALASSO Ennio Lucio

Sono d'accordo. Il parere non è contrario.



PRESIDENTE

Non ho capito.



(Commenti in aula)



GALASSO Ennio Lucio

Il parere è favorevole.



PRESIDENTE

Perfetto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica: ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Rispetto ai vari emendamenti proposti, per quelli per cui è possibile trovare delle soluzioni unanimemente condivise, come il precedente che si riferiva alle tradizioni risorgimentali e alle radici che il Piemonte ha in questa direzione; se riusciamo a trovare delle formulazioni, unanimemente condivise, che rientrino nel testo del preambolo e lo arricchiscano, siamo favorevoli ad andare in quella direzione. Per quanto riguarda gli altri emendamenti presentati, abbiamo opinioni e convinzioni diverse; ad esempio sull'emendamento n. 436, che fa riferimento alle famiglie e ad altre forme di convivenza, personalmente sono d'accordo e penso lo sia l'intero Gruppo mentre su altri siamo nettamente contrari.
Se non vi saranno soluzioni che riportino alcuni di questi elementi nel testo del preambolo, ci asterremo sul resto degli emendamenti, perch vogliamo attenerci il più possibile al testo discusso insieme a componenti degli altri Gruppi. Ci pare che questo sia un corpo organico, anzi sia il migliore testo che si potesse predisporre, che, tra l'altro, determina per lo Statuto la possibilità di vedere un arricchimento significativo. Con questo spirito - ripeto - ci asterremo sui emendamenti presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste, per dichiarazione di voto.



ROSSI Oreste

Presidente, voglio entrare nel merito della questione. Stiamo discutendo su un inserimento che dice: "La Regione riconosce il valore dell'unità nazionale espresso nel Risorgimento". Al di fuori del valore di questo emendamento, abbiamo lavorato, prima della ripresa dei lavori, per cercare di concordare un testo di preambolo. Capisco che alcuni Consiglieri appartenenti a forze politiche che non erano presenti a quella trattativa possano presentare varianti, modifiche e integrazioni, emendamenti e quant'altro, ma non capisco - e di questo mi scuso - come sia possibile che un autorevole rappresentante di una forza presente a quella discussione non solo presente, ma che ha sottoscritto il preambolo non più tardi di 30 40 minuti fa, recepisca una modifica allo stesso.
Presidente, il Gruppo della Lega Nord ha parecchie proposte alternative, ha digerito un inizio di preambolo pesante (e lei lo sa bene perché l'ho ribadito più volte). Non stiamo giocando, siamo adulti e siamo dei rappresentanti seri della Regione Piemonte; c'è stata una parola e un impegno sottoscritto tra i rappresentanti della maggioranza e della minoranza, pertanto chiedo un chiarimento, perché o scherziamo o facciamo le persone serie.
Questo è il documento che la Lega Nord vota; emendamenti su emendamenti o modifiche presentate a sorpresa non li votiamo, pertanto il nostro voto su questo emendamento sarà assolutamente contrario.
Ovviamente, ci riserviamo di pensare a proposte alternative, che rendano questo documento vicino al pensiero della Lega Nord, perch ripeto - non siamo qua per scherzare e solitamente la parola la diamo una volta sola.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio non approva.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente. Volevo chiederle: quanti emendamenti ci sono nel preambolo?



PRESIDENTE

Il preambolo, di per se stesso, è un emendamento; abbiamo, pertanto l'emendamento rubricato n. 2, il n. 436 e tre subemendamenti.



GIORDANO Costantino

Chiedo scusa, Presidente, vorrei fare una riflessione insieme a lei in quanto diventa un po' complicato dividere il preambolo dagli emendamenti.
Le chiedo se, riguardo a questi cinque emendamenti, è possibile riunire per dieci minuti la Commissione che rappresentava l'Aula, altrimenti ogni volta il preambolo sarà modificato e ho l'impressione che non ne verremo a capo.



PRESIDENTE

No, collega, ne veniamo a capo. Se dovessero insorgere ulteriori difficoltà, le valuteremo.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: proposta di preambolo da inserire nella proposta di Statuto della Regione Piemonte licenziata dalla commissione Statuto il 5 marzo 2004: "Preambolo Il Piemonte è Regione autonoma nell'unità e indivisibilità della Repubblica italiana e nell'ambito dell'Unione Europea ed è fondata sui principi della dignità e del valore degli esseri viventi, della libertà e dell'uguaglianza, del lavoro, della solidarietà, dell'antifascismo e della pace.
La Regione Piemonte fonda la propria identità sull'insieme dei valori della Resistenza, che ha battuto il nazismo e il fascismo ed ha riportato la democrazia in Italia.
La Regione Piemonte assume la sovranità popolare e lo stato di diritto come principi fondamentali di governo.
La Regione Piemonte rappresenta l'intera collettività stanziata sul territorio regionale e tutela la dignità e i bisogni di ciascuno.
La Regione Piemonte fonda la propria azione sui principi e nei limiti sanciti dalla Costituzione italiana e dalle norme dello Statuto.
La Regione Piemonte si ispira ai principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.
La Regione Piemonte contribuisce alla costruzione dell'unità politica dell'Europa e opera nell'ambito dell'Unione europea.
La Regione Piemonte considera l'insieme di tutte le forme viventi e sostanze materiali presenti nel proprio territorio, nei vari ambiti dal sottosuolo all'atmosfera, un bene comune irrinunciabile da trasmettere di generazione in generazione nell'integrità del suo ecosistema.
La Regione Piemonte considera la lotta alla povertà un tratto distintivo della propria identità".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Questa seconda proposta di preambolo corrisponde maggiormente all'idea prevalente, infatti non è un caso che sia il secondo; fosse stato approvato il primo emendamento, l'avremmo ritirato. Continuiamo a pensare che i contenuti espressi in questo preambolo (questi, più una serie di altri) dovrebbero essere inseriti nella prima parte dello Statuto, con una serie di richiami ed elenchi sui principi ispiratori dello stesso.
Poiché è passata questa seconda ipotesi, vogliamo inserire alcuni aspetti significativi.
Per molte ore, fino a quando non si è trovata una soluzione al problema, perlomeno una soluzione con un testo scritto, c'è stato un pressing notevole da parte di chi voleva introdurre le radici cristiane. Mi pare che questi siano stati accontentati; anche se non si tratta di radici l'importante è che si parli di questo argomento, seppure con formulazioni che non mi convincono.
Ciò che mi colpisce, invece, è la resistenza manifestata nello scrivere, in modo più esplicito, un richiamo alla guerra e alla liberazione e non si voglia chiamare la Resistenza col proprio nome. Voglio ricordare che il fenomeno della Resistenza, che si è manifestato sostanzialmente dopo l'8 settembre, ha coinvolto in particolare le regioni del nord che si sono trovate sotto l'occupazione nazifascista, quindi anche il Piemonte.
L'alto valore del fatto che si parli di liberazione nel modo in cui ne parliamo è principalmente dovuto alla presenza della Resistenza nelle regioni del nord, dove c'è stata una fortissima mobilitazione, un vero e proprio momento di riscossa nazionale che ha dato al fenomeno della liberazione del nostro territorio, un contenuto molto alto, di grande valore, con una vera e propria partecipazione popolare al fatto stesso.
La nostra regione è stata tra quelle che più è stata coinvolta e ha anche pagato, lo sappiamo bene, un prezzo altissimo a questa partecipazione. Quando nei giorni antecedenti il 25 aprile partecipiamo ad una serie di iniziative che si svolgono nel territorio, sappiamo quanto sia stata ampia, forte, sofferta e pagata il fenomeno della Liberazione e della Resistenza all'interno della regione Piemonte, così come in altre zone del territorio nazionale. Ci pare utile esplicitarlo e chiarirlo, in modo netto.
E' stato fatto un lavoro su altri parti veramente incredibile, mi pare che sia incomprensibile continuare a non voler parlare di queste che sono le radici concrete, ultime, che hanno ispirato la nostra Costituzione e sono state il nostro secondo risorgimento e momento della rinascita nazionale, una rifondazione vera e propria del Paese. Nel nostro preambolo c'é una forte sottolineatura di tutto ciò, come in quasi tutti gli Statuti che sono stati votati fino ad ora in Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

In sede di dichiarazione di voto le posizioni del Gruppo divergeranno è chiaro che ciò non vuol dire che rinunciamo agli emendamenti, che ad un preambolo limitato noi ne sostituiamo un altro. Continuo ad essere convinto che la scelta del preambolo sia la modalità intrapresa dalla maggioranza per aggirare gli ostacoli che portavano ad operare punti di sintesi accettabili dalle varie forze politiche legittime nella loro azione.
Ritengo che, toccando la parte relativa ai principi dello Statuto, la limitazione del preambolo, lo diceva anche il Consigliere Picchioni, è che non fa parte dello Statuto; per come è articolato, il preambolo annuncia ai cittadini piemontesi, lo lascia nei registri, come una qualsiasi premessa allo Statuto della Regione Piemonte. La stessa Costituzione non ha un preambolo, ma una premessa che solennizza l'atto di approvazione della Costituzione con l'atto di promulgazione da parte del Presidente della Repubblica. Invece il nostro Statuto avrà un preambolo secondo solo a quello della Regione Emilia Romagna che si è cimentato con questa modalità.
Tuttavia, devo dire che lo Statuto della Regione Emilia Romagna ha lasciato nel testo licenziato e poi approvato dall'Aula (nello Statuto della la Regione Puglia non c'é il preambolo), ha lasciato nei vari articoli, tutta la parte relativa ai principi e alle finalità riprendendo e ampliando alcune parti del preambolo, anzi aggiornandolo.
La discussione poi si sposterà sull'articolato perché restano immutate tutte le proposte di emendamento che sono state già depositate e che organicamente, rispetto al testo, si collocherebbero subito dopo l'articolo 1, in coda, oppure a scorrimento con l'introduzione dell'articolo 2 rinumerando il testo approvato.
Nel merito della proposta di preambolo alternativo credo che, come già sottolineava il Consigliere Papandrea, i termini hanno la loro importanza si può parlare di Liberazione, si può parlare della Resistenza. E' stato un periodo storico, scriveva uno scrittore tedesco - l'autore de La settima Croce - nella quale subito dopo la fine della guerra e nella prosopopea delle celebrazioni, molto spesso retoriche della guerra di Liberazione della Resistenza, tutti si scoprivano partigiani. Persino chi magari, in modo incauto, aveva lasciato accesa la luce della propria abitazione in occasione di un allarme della contraerea ed era stato contravvenuto multato dall'autorità, dal sindaco, dall'autorità militare per aver disatteso un obbligo delle popolazioni di spegnere le luci, era un partigiano, era comunque una persona che, in qualche modo, aveva collaborato con gli alleati. Un periodo nel quale la guerra di Liberazione la Resistenza quel patrimonio di sangue che hanno versato i nostri padri per liberare l'Italia dal nazifascismo, deve trovare un giusto recepimento anche dal punto di vista terminologico, dentro il riconoscimento ai valori della guerra di Resistenza all'occupazione e al fascismo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Una prima considerazione è che, questa mattina, quando abbiamo iniziato la discussione sul preambolo, sono emerse alcune considerazioni da parte mia, in parte anche riprese dal Consigliere Contu, riguardo la valutazione complessiva sulla necessità del preambolo. Continuo a ritenere, tutti abbiamo ascoltato l'intervento del Consigliere Giordano, che viviamo, con la scrittura del preambolo, uno stato di incertezza. Poiché i principi contenuti nel preambolo sono largamente condivisibili, abbiamo presentato alcuni emendamenti per richiamare alcuni punti. Poiché sono largamente condivisibili, non si comprende perché questi principi non entrino nella scrittura dello Statuto, ma debbano restare nel preambolo. Non si tratta di una polemica fine a se stessa. Ho letto parecchie discussioni e interpretazioni proprio sul punto, e mi sembra che l'Aula abbia accettata un po' troppo frettolosamente, l'ipotesi che l'intesa regge se i principi sono inseriti all'interno di un preambolo. Forse non siamo in grado di tenere questa intesa se lavoriamo per inserire i principi nello Statuto.
La domanda che sorge spontanea è: perché se c'è l'intesa sul principio questo principio non può avere la dignità per entrare nello Statuto? Non si riesce a comprendere il perché si sia scelta questa strada. Certo, sappiamo che è una strada che ha dei precedenti, non siamo i primi ad adottarla. E' una strada che denuncia, comunque, l'incapacità di trovare una soluzione più alta, quale può essere la scrittura dei principi nello Statuto.
Prima di adottare una soluzione di mediazione di più basso livello penso sarebbe necessario che l'aula riflettesse su questo tema ovvero decidesse di inserire questi principi direttamente nello Statuto.
Per quanto riguarda il preambolo che abbiamo presentato e di cui stiamo discutendo vorrei far notare che vi sono alcuni principi ai quali guardiamo con particolare attenzione: uno è quello della Resistenza. Ricordiamo che il termine guerra di liberazione che abbiamo usato nell'altro preambolo talora viene usato quasi come sinonimo di Resistenza.
Il concetto di Resistenza era un concetto diverso e riteniamo sia più corretto, proprio per le vicende vissute in Piemonte, utilizzare questo termine in aggiunta a quello di guerra di liberazione.
L'altro punto sul quale vorrei richiamare l'attenzione contenuto nella nostra proposta di preambolo è il concetto della collettività che vive sul territorio. Come già detto da altri Consiglieri, credo che in molti di noi ci sia la convinzione che lo Statuto debba rivolgersi a tutta la collettività, a tutte le persone e gli abitanti che vivono sul territorio del Piemonte senza cercare di costruire barriere, divisioni o differenziazioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 436/4 presentato dai Consiglieri Papandrea Moriconi e Contu: "Preambolo" dopo le parole 'riconquistata dal nostro Paese' aggiungere le seguenti parole 'attraverso la Resistenza'".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Già nel precedente intervento, che illustrava la proposta sostitutiva di preambolo, ho avuto modo di sottolineare l'importanza dei termini. I termini non sono una cosa secondaria. Bisogna dare atto all'Onorevole Picchioni di aver portato all'attenzione del Gruppo di lavoro, al quale io non ho partecipato, ma vi ha partecipato un nostro rappresentante in prima istanza nella Commissione Statuto, la necessità di mantenere ragioni di equilibrio nella proposta che è stata formulata.
Naturalmente, essendo un'operazione di equilibrio, come tutti gli equilibrismi, è il frutto di istanze contrapposte. Perché si ha così difficoltà ad accettare un termine come Resistenza? Questo termine è entrato ormai nel patrimonio culturale, storico e di individuazione di un'epoca. Inoltre, per il nostro Paese è stata un'occasione di formidabile riscatto dall'oppressione fascista, questo non va mai dimenticato.
La Resistenza ha accomunato in questa spinta ideale di anelito alla libertà anche personaggi protagonisti della lotta di Resistenza appartenenti a scuole di pensiero e a ideologie diverse. Certo c'è il tributo di sangue che hanno pagato i nostri padri, attraverso la lotta di liberazione e quindi attraverso la guerra di Resistenza, ma non come guerra di popolo.
Ce lo ricorda anche Angelo Dorsi in un suo scritto abbastanza recente che pochi grandi uomini, anche a disprezzo della propria vita, hanno immolato la loro vita e hanno fatto da catalizzatori di un processo che si è concluso con la liberazione del Paese. Se però nell'accezione di guerra di popolo si intende che qualsiasi Resistenza, perché sia tale, abbisogna di un retroterra di sostegno logistico e operativo che coinvolga le popolazioni, allora forse l'attualità storica ci impone di chiamarlo ed adeguarlo, ma ricollocandolo nella sua giusta dimensione.
Piaccia o non piaccia, in Iraq è nata una guerra di resistenza. Ormai la favola dei terroristi non ha più ragione di essere; probabilmente quella guerra di resistenza non avrebbe luogo di esistere se dietro non ci fosse un retroterra, non solo fondato sul terrore, di una popolazione che si oppone all'occupazione di una terra, la propria terra, da parte una potenza straniera, per ragioni che non sono quelle di esportazione dei valori di civiltà, come insegna l'esperienza delle carceri irachene, e non solo.
proprio la reazione di un popolo che cerca, faticosamente, di riscattarsi da un'oppressione, certamente di una dittatura.
Quel paese, allora, va accompagnato in questo percorso. Non bisogna effettuare con facilità parallelismi storici; ogni situazione va contestualizzata e certamente, usare il termine "Resistenza" così come proposto dal nostro emendamento, assume un valore ed una pregnanza diversa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Vittorio Foa, uno degli uomini che hanno redatto la Costituzione italiana (che è stato in carcere, sotto il periodo fascista dall'aprile del 1934 al luglio del 1943), commentando il congresso di Fiuggi di Alleanza Nazionale di qualche anno fa disse una frase che mi è rimasta impressa nella mente. Sostenne che gli antifascisti si dividevano in due gruppi: una parte aveva, come speranza, che il fascismo e i fascisti finissero e che il mondo potesse andare avanti verso la democrazia; l'altra temeva che i fascisti finissero e sperava che continuassero ad esistere perché la fine del fascismo veniva vissuta come un pericolo per la loro identità e consideravano, alla fine, l'esistenza del fascismo come una cosa rassicurante.
Siamo ad un fenomeno di questa natura.
Personalmente, sono soddisfatto - politicamente soddisfatto - che questo Consiglio regionale, nella sua composizione politica, adotti un preambolo dello Statuto regionale che fa della Liberazione e della riconquista della democrazia, che attraverso la Liberazione è stata possibile nel nostro Paese, il primo e fondante punto dello Statuto stesso.
Arrivare, in questo Consiglio regionale, ad un voto con questa ampiezza e con questa dimensione su un punto per niente scontato, lo considero un fatto significativo, del quale ringrazio tutto il Consiglio regionale e, in primo luogo, coloro per i quali tale passo è stato maggiormente faticoso.
Se nelle discussioni tra di noi non riusciamo a riconoscere questi passi e queste relazioni, il danno non facciamo agli altri, ma lo facciamo - a mio parere - a noi stessi.
Noi comprendiamo il significato positivo di un confronto civile, di uno sforzo politico e di un impegno che ha, in questo punto, un risultato che consideriamo importante.
Per questo motivo, difendo convintamente la soluzione che mi pare si delinei come una soluzione che unisce la grande maggioranza di questo Consiglio regionale e che considero un fatto estremamente positivo e significativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Credo che la discussione vada contestualizzata nel momento in cui avviene, anche guardandosi intorno. Oltre alla nostra Regione, una serie di altre Regioni stanno andando ad una revisione dello Statuto. Abbiamo sentito la citazione, molto lunga, sul preambolo della Regione Liguria in cui si parla di Resistenza. La Regione Toscana parla di Resistenza; la Regione Emilia parla di Resistenza; la Regione Marche parla di Resistenza la Regione Umbria parla di Resistenza e così via.
L'aspetto strano è che, in questi Consigli regionali, Gruppi come AN e Forza Italia hanno votato a favore.
Ciò che mi stupisce è che ciò che sembra una pillola indigesta per alcuni di noi, altri l'hanno votata. Non riesco a capire come mai altrove sono stati fatti e approvati riferimenti molto netti alla Resistenza e all'antifascismo.
Nell'arco nazionale sta avvenendo che in quasi tutti i territori, come da noi, lo Statuto passa con un accordo tra le grandi forze del centrodestra e del centrosinistra, quasi sempre con delle perplessità da parte di Rifondazione comunista. Altrove, però, un problema simile non è sorto ed è per questo che mi stupisco di un atteggiamento del genere.
L'unica Regione che parla di Liberazione e non anche di Resistenza è la Puglia. Probabilmente, per il sud Italia la Resistenza è stato un fenomeno meno significativo perché, nel momento in cui si è creato questo grosso movimento nel paese, il sud era già in gran parte territorio liberato, ma anche lì vi sono stati episodi di partecipazione popolare molto significativi.
Ciò che non comprendo è il fatto che inizialmente, in Commissione, ci fosse un'impostazione minimalista ("non parliamo di tutte queste cose facciamo dei richiami molto generali e lì fermiamoci"), mentre ora, con questo preambolo proposto, ci si muove significativamente in modo diverso cioè si procede in una direzione in cui si elenca una serie di questioni.
Pertanto, non capisco perché, avendo deciso di superare quell'impostazione in cui si dava per scontato di non richiamare certe parole perché ovvie ora, quando vengono proposte e poi respinte, assumono un significato politico. Allo stesso modo, assumono significato politico anche i voti perché gli emendamenti che abbiamo proposto sul testo non lo allungano semmai lo accorciano.
Qui propongono di aggiungere una parola, poi proporranno di abolire una frase, quindi non stravolge l'intero contenuto: non si vuole affermare una questione.
Anche questo credo abbia un evidente significato politico che, come ripeto, non comprendo, proprio alla luce di una serie di evoluzioni dell'ultimo periodo e del fatto che in altre regioni italiane questo atteggiamento non c'è stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Non è una questione di semplice terminologia. Ho sottomano un articolo di Claudio De Fiores, apparso sul quotidiano Il Manifesto, dove tra l'altro si dice che l'articolo 123 della Costituzione prevede che "ciascuna Regione, nel procedere alla realizzazione del proprio Statuto, ne definisce i principi fondamentali in armonia con la Costituzione". "Una formula dice l'autore - che, in ragione del suo stesso tenore letterale sembrerebbe trascendere dall'usuale espressione "rispetto della Costituzione", tendendo essa ad evocare qualcosa di più forte e pregnante soprattutto sul piano dei principi. "Armonia con la Costituzione" non significa, infatti, mera conformità con la Costituzione, ma postula un profilo sostanziale che non è possibile in alcun mondo tentare di comprimere, riconducendolo all'interno di una dimensione esclusivamente formale. A sostenerlo oggi è anche la Corte Costituzionale, secondo la quale obiettivo della norma è anzitutto quello di scongiurare il pericolo che lo Statuto, pur rispettoso della lettera della Costituzione, ne eluda lo spirito (La sentenza è la n. 304 del 2002).
Le Regioni, in altre parole, nel procedere alla stesura dei propri Statuti, non solo non devono violare la Costituzione, ma devono redigere un impianto di norme che sia in armonia e quindi rispondente alle istanze ideali e ai principi sottesi alla Carta del 1948, a cominciare dal principio dell'unità nazionale, la cui dimensione costituzionale non pu che essere ricondotta all'unità costituente e ai valori che resero possibile questa unità, gli ideali dell'antifascismo. Ecco perché le Regioni, nel procedere alla stesura degli Statuti nei primi anni '70 ritennero in molti casi doveroso richiamarsi ai valori della Resistenza e ai valori dell'antifascismo, così come recitava, tra gli altri, lo Statuto della Regione Calabria (di cui abbiamo parlato ripetutamente nella sua prima formulazione).
La disposizione costituzionale è sopravvissuta alla recente riforma del Titolo V della Costituzione, quindi anche i nuovi Statuti regionali dovranno essere redatti in armonia con la Costituzione".
Il concetto che noi esprimiamo con l'emendamento si richiama direttamente ad un'interpretazione confermata da una sentenza, per la quale il richiamo alla Resistenza dovrebbe essere fondamentale per rispettare quanto previsto dalla Costituzione.
La proposta di sostituire, nel preambolo, la parola "Resistenza" con la parola "Liberazione", può richiamare formalmente lo stesso principio, ma non è la stessa cosa: guerra di liberazione è stata anche la guerra condotta dagli eserciti per liberare il paese dal governo fascista; la Resistenza è stato il movimento di popolo che ha contribuito alla sconfitta del fascismo.
Se pensiamo a quelli che sono stati i valori della Resistenza, il richiamare la parola nel preambolo dello Statuto ha anche un'importanza che va al di là del ricordo storico: ha l'importanza di diventare un modo di attualizzare il movimento della Resistenza.
chiaro che ci troviamo, in questi anni, in condizioni sociali mutate in condizioni politiche mutate. Però i grandi valori trasmessi dalla Resistenza, l'importanza della libertà, delle scelte anche individuali per cui si metteva a repentaglio la propria vita nella difesa di un ideale questi valori sono tuttora attuali nella loro sostanza. Inserire la parola "Resistenza" all'interno dello Statuto significa attualizzare l'insegnamento della Resistenza, che è quello che ci chiedono i partigiani sopravissuti, i quali ci chiedono di non mummificare e di non rendere storico nel senso di imbalsamato il concetto e la lotta della Resistenza ma di attualizzarla ai temi di oggi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Intervengo solo per esprimere un voto di parziale dissenso rispetto al mio Gruppo su questo emendamento, in quanto ritengo che la formulazione saggiamente adottata - la liberazione della democrazia riconquistata dal nostro Paese - possa tranquillamente avvalersi di un inciso, che è quello proposto dai colleghi e che è formulato da questo emendamento, cioè "attraverso la Resistenza", eliminando una forma di genericità che non era nella volontà di coloro che lo hanno formulata, ma che certamente potrebbe essere una lettura del testo, e in secondo luogo per riflettere sostanzialmente una specificità del nostro territorio. Di fatto, abbiamo città (a partire da Torino, da Cuneo, da Boves, ma tutti i miei colleghi e compagni sono assolutamente ben istruiti in merito e fa parte della nostra storia e delle nostre radici) che sono medaglia d'oro della Resistenza quindi è un patrimonio.
Inserito in questo modo, come questo secondo emendamento propone, è semplicemente un riconoscimento storico, che credo sia la motivazione in base alla quale molte regioni italiane, anche realtà della destra, si sono riconosciute; diversa era la formulazione del precedente emendamento, che rimetteva in discussione l'intero equilibrio del preambolo uscito dal dibattito che, effettivamente, anche dal mio punto di vista, così com'è stato espresso dal Capogruppo in precedenza, tiene conto di tutta una serie di equilibri, di pesi e di contrappesi e, come tale, ha la sua autorevolezza.
Credo però che questo emendamento non faccia null'altro che riflettere la specificità del nostro territorio, delle nostre città e del nostro patrimonio e quindi, come tale, ritengo doveroso da parte mia sostenerlo interamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Intervengo ovviamente per esprimere un voto a favore, anche perch credo che sulle questioni che stiamo per votare, in particolare nella prima parte, sono questioni sulle quali ognuno di noi dovrebbe realmente pensare di svolgere un'attività di tipo costituente, sentirsi ognuno parte di un'azione, il più possibile libero nell'esprimere il proprio voto.
Invito, quindi, i Consiglieri a riflettere, perché variamo un documento che non è una semplice legge, ma è qualcosa di più importante, che durerà molto più a lungo. Per questo motivo credo sia importante mantenere, ancora per qualche decennio, un chiaro riferimento alla Resistenza nei nostri documenti. Il fatto che non fosse presente nel testo precedente è una lacuna; ne parlavo stamattina con uno dei Consiglieri che hanno partecipato a quella stesura e lui stesso riconosceva tale lacuna che, probabilmente in quel momento è stata sottovalutata.
Oggi è importante valorizzare i valori della Resistenza, proprio perch assistiamo a un'opera di revisione della Costituzione che tendenzialmente non va in quella direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Mi scuso per l'insistenza con la quale intervengo, ma si tratta di una questione troppo importante e delicata.
Rappresento un partito che con questa storia e tradizione può vantare i legami più solidi e la fedeltà più profonda. Voglio, pertanto, ricordare che, oltre ai partigiani sopravvissuti, ci sono anche quelle persone che rispondono ai partigiani che non ci sono più, come è avvenuto per i miei genitori.
Ritengo si stia compiendo un errore serio, compiuto per ragioni fondamentalmente strumentali, per alimentare una piccola polemica politica.
Penso che questo errore induca, non a valorizzare una posizione comune del Consiglio regionale, che fonda su basi avanzate il proprio lavoro statutario, ma ad assumere una posizione che produrrà semplicemente un elemento di divisione, facendo sì che questo Consiglio regionale, con un voto che per quanto ci riguarda sarà di astensione, impedisca l'inserimento della parola "Resistenza".
Cara collega Suino, voglio chiederti questo: perché se le cose che tu dici erano così importanti, se si trattava di una questione di tradizioni di tradizioni locali, di città medaglie d'oro, nello Statuto del 1970 non c'è una sola parola che ricordi questo? E' difficile dire che rispetto allo Statuto del 1970 non fossero presenti quei Consiglieri regionali vicini all'esperienza dell'antifascismo, della Resistenza, della lotta di liberazione. E' veramente difficile dirlo, ma rileggete quello Statuto e chiedetevi perch non c'è una parola in tal senso, perché quei principi e quei valori sono stati vissuti e affermati traducendoli attraverso uno Statuto che desse a quei principi e a quei valori la possibilità di un effettivo sviluppo e di un'effettiva espressione! Io chiedo: perché questo? Se riflettiamo su questo e lo vogliamo collocare nella nostra Regione e nel processo storico che lo ha accompagnato, possiamo ricavare le spiegazioni opportune.
Come ho detto stamattina, all'inizio ci siamo mossi con un altro orientamento, che era più coerente con la linea adottata dai costituenti nel '47 e '48, perché anche nella Costituzione si possono cercare invano le parole "antifascismo " e "Resistenza", e da coloro che hanno scritto lo Statuto regionale. Quando, però, qualcuno ha premuto affinché si discutessero i principi, ci siamo mossi affinché si costruisse una soluzione compatibile con i valori ai quali siamo legati.
Questo, perché siamo persone che hanno una responsabilità politica. Non siamo un partito che se la cava dicendo quello che pensa, indifferente ai risultati complessivi del lavoro dell'istituzione; sentiamo la responsabilità di quello che questo Consiglio regionale decide e compiamo atti responsabili perché non ci salverebbe la coscienza il fatto di avere un nostro voto a favore sulla Resistenza, in un Consiglio regionale che prende posizioni che vanno nella direzione opposta. Preferiamo un'azione che costruisca le condizioni di un esito responsabile e, in nome di questa responsabilità, chiediamo un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Per una questione di interpretazione regolamentare, Presidente. Per sapere se, ai fini del computo dell'esisto del voto sull'emendamento, il voto di astensione si prefigura come voto contro.



PRESIDENTE

Come da Regolamento, non è computato a favore.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 436/4, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 436/3 presentato dai Consiglieri Contu Moriconi e Papandrea: nel IV capoverso sopprimere l'inciso, dopo la parola "religiosa", "per il suo patrimonio spirituale e morale proprio sia della cultura cristiana sia di quella laica e liberale".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Colleghi, l'abrogazione e la richiesta di abrogazione di quell'inciso è dettata dalla necessità di una lettura attenta di quel capoverso, perché quell'inciso appesantisce il testo e forse lo fa pendere un po' troppo da una parte, tentando di riequilibrare con la questione della laicità, solo che il riequilibrio avviene tra laicità e cristianità, ed è questo l'aspetto più preoccupante di quell'inciso, nel senso che lo limita solo ad una delle mille forme nella quali l'individuo trova i propri riferimenti rispetto al proprio credo alla propria fede, alle proprie religioni di riferimento.
Se prestate attenzione alla lettura del testo così come è stato riproposto, il terzo capoverso suonerebbe così: "Perseguendo per la sua storia multiculturale e religiosa nel rispetto della laicità delle istituzioni, le finalità politiche e sociali atte a garantire il pluralismo in tutte le sue manifestazioni". Dentro il termine laicità è introdotto il termine tolleranza, intendendo per tolleranza quel rispetto profondo che si deve nel momento in cui, affermando il principio della laicità, si afferma un'istituzione rigorosamente avulsa da ogni contesto confessionale, ma che si limita, sostanzialmente, ad affermare il principio della libera espressione, questa sì, come fondamento liberale dei diritti di tutti. E' per quello che il nostro emendamento vuole dare un apporto.
E' stata faticosa la stesura di questo documento da parte di chi l'ha proposto e l'ha vissuto come sintesi, ma, ripeto, in quel capoverso, appare in modo evidente come un appesantimento rischia di snaturare anche quelle ragioni di equilibrio che si erano trovate. Anche perché se isolate alcune di queste frasi assumono un suo valore: "per il suo patrimonio spirituale" ma il patrimonio spirituale è una cosa che riguarda i singoli, "il morale" ma questo rientriamo nei campi dell'etica dei valori condivisi.
Assimilare il patrimonio spirituale e morale alla sola cultura cristiana, rischia di dare una lettura limitata e profondamente sbagliata dei riferimenti etici ai quali ci si intende riferire.
Per questo il nostro emendamento si limita all'essenziale, sopprimere questo inciso restituisce organicità al testo, coglie l'aspetto multi culturale e multi religioso, lo fa nel rispetto della laicità e delle istituzioni e a queste finalità laiche sono demandati gli atti dello Statuto che interpretano questa opzione e la rendono, di fatto, operativa.
In questo si inquadra il senso del nostro emendamento e l'invito all'aula di non appesantire un preambolo che già di per sé ha elementi che inquinano il lavoro di equilibrio fin qui svolto da chi se n'è reso protagonista.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Chiedo ai Consiglieri semplicemente di leggere quello che stiamo discutendo: non c'è scritto che c'è un patrimonio morale, spirituale, solo della cultura cristiana. C'è scritto che c'è un patrimonio morale e spirituale sia della cultura cristiana che di quella laica e liberale. C'è un riconoscimento che la spiritualità - uso un termine che ha usato Noberto Bobbio quando ha parlato di religiosità civile - è una spiritualità proprio del pensiero laico, dell'esperienza laica.
Perché parliamo dell'esperienza liberale? Perché l'esperienza liberale è quella nella quale si colloca la democrazia politica, il socialismo è la nostra bandiera di battaglia. Oggi l'esperienza liberale è quella alla quale si ispirano l'insieme delle istituzioni politiche che legano le democrazie moderne in tutti i Paesi. Lo difendo questo punto e chiedo un po' meno di pregiudizio, se è possibile. C'è un'affermazione importante non è un regalo o una concessione a nessuno, è semplicemente dire che ci sono valori morali e spirituali che sono propri, ai quali si perviene attraverso diverse esperienze, diversi percorsi, diverse sensibilità: francamente sono desolato!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Nei giorni scorsi parlando con il Consigliere Picchioni avevo espresso un certo apprezzamento per la stesura di quel preambolo che è stato derubricato e sostituito da quello attuale. Questa nuova versione mi fa cambiare opinione, si può disquisire come si è fatto sulla Resistenza, ma ci sono dei fatti politici. A mio avviso, questa nuova stesura del preambolo, è frutto di un mantenimento, di un accordo politico con le forze del centrodestra per permettere a quest'ultimo di non dividersi.
L'altro preambolo circolava da alcuni giorni, ma si è atteso il pomeriggio di oggi per concordare con la forza politica che più aveva insistito, dal suo punto di vista legittimamente, per introdurre il riferimento al cristianesimo se non nello Statuto, almeno nel preambolo. Si disquisisce finemente su una serie di aspetti e si dice che è strumentale il riferimento alla Resistenza, invece si fa riferimento al cristianesimo non alla religiosità. Altrove si faceva riferimento al cristianesimo sociale, perché le culture cristiane e i cristianesimi, credo siano parecchi, compresi nella storia della nostra regione, non hanno una organicità e unicità. Credo sia un fenomeno complesso e vasto che si stringe dentro questo tipo di formulazione, che credo contrasti con la laicità delle istituzioni.
Anche il riferimento al cristianesimo non c'era né nella Costituzione né trent'anni fa nello Statuto, adesso però si decide di inserirlo.
Ma adesso ha un valore non di poco conto, perché mentre l'Europa e il nostro paese tendono sempre più ad avere una pluralità di religioni, in questo momento, l'affermazione di queste radici ha un senso maggiore. Ha un senso di chiusura nei confronti degli altri. Mentre il Piemonte viene attraversato da fenomeni di vasta immigrazione di popolazioni provenienti da altri paesi che tendono a stabilizzarsi sul nostro territorio non ci si accontenta di richiamare le pluralità delle religioni, ma gli si ricorda che questa Regione ha una radice religiosa e una cultura religiosa precisa.
Penso sia sbagliato nel merito.
Le nostre culture sono complesse, sono più di quelle che sono definite in queste righe, sono molte di più, sono più ampie e più vaste e non credo in questo caso, che si debbano elencare, ma almeno che si richiamasse il pluralismo religioso com'era nella prima stesura, senza l'inserimento di questo riferimento, a mio avviso, il testo era equilibrato. In questa versione invece gli porta un forte squilibrio.
Sono abbastanza convinto che domani quando leggeremo i giornali questo sarà l'elemento che colpirà di più l'informazione e i cittadini piemontesi.
Sono sicuro che molti di loro non ne saranno soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Aiutato dalla presidenza, ho cercato di prendere la parola il meno possibile, ma su questo emendamento occorre la pena di esprimere alcune brevissime considerazioni.
Ci si è chiesti come mai nel '70 non si parlava di Resistenza, come mai nel '70 non si parlava dei problemi che oggi ci attanagliano. La risposta è semplicissima: perché nel '70 la Regione non aveva contezza di sé. Il federalismo era solo nella mente di pochissime persone e quindi non si poteva pensare ad uno Statuto regionale, come uno Statuto che governasse una parte dello Stato, si pensava a uno Statuto regionale come si pensava a un Consiglio comunale allargato.
Il problema di questo Consiglio regionale è che non ha contezza di s questo è il fondamento del federalismo.
Dell'opportunità di doverne discutere adesso verrò dicendo in un intervento successivo, quando si esaminerà l'emendamento n. 436. Però, non posso non sottolineare la scollatura, l'essere anacoluto fra i due emendamenti che abbiamo sentito.
Come si può dire lasciamo perdere la tradizione cristiana e il problema teologico e andiamo al problema di dottrina della Chiesa, intesa come politica, però parliamo della Liberazione e della Resistenza, che nasceva circa sessant'anni fa, perché è il fondamento dello Stato attuale.
Se questa logica è una logica vera e condivisa ormai dall'intero Consiglio regionale, non tanto come parola Resistenza, che è stata condivisa da pochi, ma nel sentire un criterio e nella necessità di inserire nel 2004 il concetto di Liberazione dal periodo del fascismo che invece è stata condivisa da tutti, tranne da me e lo verrò a dire nel criterio successivo.
Questo sentimento è preponderante a tal punto da doverlo inserire nello Statuto, però secondo taluno deve essere dimenticato il riferimento al cristianesimo quasi che il Papa non fosse in Italia per parlare di politica pura o quasi che lo Stato Pontificio non abbia avuto origini in Italia per una parte preponderante, quasi che quando non si siano ritirati non abbiano dato un impulso, ma soprattutto come se una tradizione cattolica, da 2000 anni a questa parte, sia del tutto indifferente a quello che è il fenomeno politico.
Ma possiamo pensare a una cosa di questo tipo? E' possibile pensare che la cristianità non centri niente con la politica, con l'essere di questo Stato, che i principi di uguaglianza ed altri principi, che certamente sono stati mutuati dalla Chiesa, non centrano nulla, ma centra quel fenomeno che rispetto alla Chiesa non può non essere considerato minoritario, al punto da doverlo inserire nello Statuto.
Questa discrasia non potevo non farla notare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Condivido l'impostazione che abbiamo dato come Gruppo Radicale a tutta la discussione di stamattina, in particolare, e di oggi pomeriggio sul preambolo. Condivido anche il fatto che nella scelta di avere un preambolo stanno molte di quelle risposte alle domande, anche retoriche, del collega Marcenaro.
Nel momento in cui si sceglie di fare un preambolo politico si corre necessariamente il rischio, pur nella fatica e nel lavoro, che apprezziamo di trovare elementi comuni e di valorizzare le scelte comuni fatte in un preambolo di questo tipo, però è la stessa scelta di scrivere un preambolo politico che offre il fianco a quello che c'è e a quello che non c'è, a quello che si è voluto inserire e a quello che si è dovuto tenere fuori.
Quindi, necessariamente, ribadendo l'impostazione che il Gruppo ha dato di non partecipare positivamente, ma votando proprio contro ai singoli emendamenti anche gli emendamenti eventualmente migliorativi, voglio per sottolineare come la dizione alla fine scelta in una mediazione alta - lo credo davvero e ringrazio il collega Marcenaro per aver voluto ricordare ed esplicitare il valore dell'inserimento della parola liberale in questo contesto e con la valenza complessiva importante che ha essere qui richiamato - che finisce per accendere un riflettore soltanto sulla cultura cristiana, tenendo fuori quella parte di tradizione culturale-piemontese collegata al giudaismo, alla presenza ebraica in Piemonte, alla difficile travagliata e tremenda per molti aspetti, per molti individui, per molti soggetti, una presenza in Piemonte che ha cambiato il volto di molti Comuni essendo di Cuneo, vorrei ricordare Cherasco, Saluzzo, Cuneo e Mondovì dove la presenza ebraica di quella cultura e di quell'impostazione ha davvero fatto nascere e crescere classi borghesi e classi commerciali, e ha cambiato le facce delle nostra realtà locali, come Casale, Vercelli e tante altre.
Purtroppo, è nella scelta di un preambolo politico che si trovano le risposte che il Consigliere Marcenaro poneva alla collega alla Suino. Nel momento in cui si sceglie un testo politico, necessariamente si deve fare una sintesi, e come si sa, le sintesi sono fatte di esclusioni o di intrusioni non necessariamente esaustive.
con un certo dispiacere che non riesco a trovare formulazioni più idonee, o almeno accettabili, che possano tenere insieme una cultura religiosa di un certo tipo (predominante, caratterizzante ed importante) con tutta un'altra serie di fermenti che, dal mondo di chi è legato ad una religione, ha caratterizzato il nostro territorio.
Qualche tempo ho avuto l'occasione di visitare - esperienza interessante e feconda - il Castello di Lagnasco, in provincia di Cuneo caratterizzato da bellissime sale grottesche, prodotto di una religiosità di alchimisti e di un rinascimento laico e religioso, che era altro dalla cultura cattolica della provincia di Cuneo, che ha creato in quel nucleo legato alla Francia, legato alla cultura nordica, un momento di diversità e di ricchezza, che ha fatto, del Marcasato di Saluzzo, una cosa totalmente diversa e, quindi, molto ricca, feconda ed importante, in una zona molto significativa per la provincia di Cuneo.
Come non ricordare, nel richiamo alla tradizione cattolica cristiana piemontese, che anche la Regione Piemonte, necessariamente o forse per scelta politica, ha più volte ricordato e celebrato l'unico Papa piemontese che abbiamo: è il Papa della controriforma, il Papa del peggior odio antisemita, Papa Pio V, Vescovo di Mondovì, unico Papa piemontese che ha caratterizzato il proprio regno pontificio nel modo più tragico per tutti i diffidenti e i non allineati alla controriforma.
Anche questa è una radice del Piemonte; anche questa è una radice cristiana importante che viene richiamata; ma nel momento in cui si sceglie una chiave, poi le parole diventavano pietre, e per questo motivo preferiamo, come Gruppo radicale, che il Consiglio rinunci ancora a darsi un preambolo politico, nonostante il lavoro - che apprezziamo - dei colleghi, come il Consigliere Marcenaro, che hanno tentato di arricchire e strutturare, in modo alto e importante, un contenuto difficile e scivoloso.



PRESIDENTE

Sospendiamo la seduta per qualche minuto.



(La seduta, sospesa alle ore 18.26 riprende alle 18.29)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Innanzitutto devo riconoscere che la formulazione di questo capoverso è molto curata, nel senso che il richiamo alla cultura cristiana, come a quella laica e liberale, è inserito all'interno di un inciso e, come tale potremmo anche esprimere una valutazione su come interpretare la portata di un inciso. L'inciso può essere una semplice specificazione. Pertanto, il contenuto e la cultura cristiana - come quella laica e liberale - verrebbe limitato molto nella sua importanza. Questa scrittura, quindi, rileva effettivamente una notevole cura nella sua formulazione.
Tuttavia, come espresso chiaramente nel discorso del collega Brigandì bisogna dire che è abbastanza chiaro che, nonostante questa scrittura, il pensiero sotteso a questo capoverso è quello di un richiamo esplicito alla cultura cristiana (specialmente alla cultura cattolica). Sono convinto che domani i giornali interverranno sul fatto che si sono introdotte le radici cristiane all'interno del preambolo dello Statuto piemontese.
Anche la scrittura della cultura cristiana pone inevitabilmente qualche problema in più: non possiamo dimenticare che nella nostra terra è nato quel movimento valdese tuttora vivo e vivace, che rappresenta una parte importante della cultura cristiana (non cattolica), che si trova su una posizione diversa da quella cattolica in merito a questi temi.
Credo che tutti i Consiglieri conoscano la posizione profondamente laica, dal punto di vista sociale e politico, della Chiesa valdese e del Valdismo, che sicuramente non si riconosce in questa definizione.
Questa scrittura sicuramente solleva qualche problema, se vogliamo ragionare su questi temi. Oltretutto non si risolve un problema molto dibattuto in questi mesi, quando si parlava di inserire la cultura cristiana all'interno della Carta Europea, proprio perché dal mondo laico non si riesce a comprendere il motivo per il quale, in un documento politico come lo Statuto, che dovrebbe dettare le basi del vivere comune venga fatto un richiamo ad un processo spiccatamente individuale e personale, qual è il richiamo alla fede religiosa. Credo che sia un dato accettato comunemente che la fede religiosa è un atto personale, che non riguarda la vita pubblica. Il Consigliere Brigandì si richiamava al Papa in Italia, alle radici cattoliche delle nostre scelte. Credo che proprio questo sia il motivo principale che giustifica la necessità di togliere questo inciso dal nostro articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, volevo cogliere l'occasione per ringraziare anche i colleghi del gruppo di lavoro perché siamo riusciti ad affermare un principio, quello di riconoscere tradizioni non espresse da noi, perch basta guardare indietro nel tempo per accorgersi che sono profondamente radicate e hanno riferimenti importanti nella storia non solo religiosa e dei principi cristiani, ma anche di una cultura che ha identificato il nostro Piemonte, per esempio, con i grandi santi.
Moriconi, inserire le radici culturali cristiani non significa assolutamente non richiamare importanti testimonianze che, per esempio, la Chiesa Valdese ha in questo territorio, in particolare nell'alta Val Pellice e nel Pinerolese. Infatti, non parliamo di "radici cattoliche", ma abbiamo voluto inserire proprio "radici culturali cristiane" per dare un'ampia possibilità di verificare una storia cui, in Piemonte, non hanno contribuito solo i cattolici. Penso che quello di una mediazione alta sia un compito della politica, di quello che abbiamo fatto e di quello che dovremmo fare e svolgere in questo Consiglio.
Colleghi Moriconi, Contu e Papandrea, non sono estremamente soddisfatto di questo documento, e lo dico con molta chiarezza: ne avrei fatto un altro, dove i principi cristiani e della cultura cattolica fossero evidenziati molto più profondamente. Ma comprendo che ci sono altre realtà che, nella storia della nostra Regione, hanno contato molto, che hanno dato un grosso contributo e che tengo in dovuta considerazione.
Se sappiamo interpretare in questo modo e trasferire nel nostro Statuto quanto è stato il bagaglio culturale di ognuno di noi, quelle che sono state le radici e i valori di ognuno di noi, allora forse riusciamo a trasmettere anche ai nostri cittadini qualcosa di veramente importante.
Penso di aver inteso così l'inserimento dei principi della cultura cristiana. Mi auguro che così sia stato anche per gli altri colleghi che hanno voluto - giustamente - ripercorrere quella che era stata la loro storia e i riferimenti per loro importanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Dal numero degli iscritti ad intervenire, che sta via via crescendo, si nota ovviamente la complessità di questo passaggio e quanto fosse prevedibile che, se si sposta l'azione di elaborazione dello Statuto da quello che era il riferimento alle grandi Carte esistenti, si apre un grande e complesso problema. Io non voglio parlarne adesso, sapendo che domani ci sarà un ambaradan sui mezzi di informazione, e ognuno vorrà mettersi la sua medaglia e farla valere nel proprio ambiente. Questo mi spinge alla diffidenza nei confronti di questo passaggio relativo al cosiddetto preambolo, che avrei accettato perché è un elemento di mediazione per certi aspetti ragionevole, anche se limitato.
Quanto alle radici cristiane, bisognerebbe chiederne conto ai dolciniani sterminati, al pastore valdese bruciato vivo in Piazza Castello oppure al mondo agnostico, nemmeno a quello ateo, accomunati tutti idealmente in un unico abbraccio. Esiste un mondo agnostico e nemmeno ateo che ha lavorato e operato seriamente, che non può essere compreso in una generica parola come "laicità".
Penso che, se si deve trovare una mediazione, non la si possa inventare: o si pubblica un libro su questo passaggio, si scrive un saggio e si ha il tempo per farlo, oppure si rinvia tutto a come avevamo impostato lo Statuto in Commissione, oppure questa è, probabilmente, la mediazione meno peggio. Ma anche sulla parola "liberale". Solo alla luce del confronto del secolo scorso tra socialismo e liberalismo, molto ci sarebbe da dire.
Carlo Rosselli diventa l'interprete del socialismo liberale.
Nell'evoluzione craxiana del socialismo si parlava di liberal-socialismo.
Io ero in quel partito e vivevo quella fase con una certa inquietudine: mi sembrava preoccupante. Addirittura, il passaggio - lo voglio ricordare a Marcenaro - non era verso il liberalismo: si diceva "liberal-democratici" anche Dahrendorf usa questo termine perché liberalismo viene associato in Italia a Malagodi, agli anni Sessanta, ad una politica di confronto duro con quella che era l'area democratica popolare, socialista e comunista.
Oggi questo termine è evidentemente in evoluzione. È chiaro che tutto l'impianto delle società occidentali è un impianto liberale, però in Italia questo termine si dovrebbe poterlo spiegare in qualche modo, altrimenti rischia di essere una semplificazione troppo violenta. Si tratta di una semplificazione che io capisco necessaria se si vuole scrivere in una riga questa complessità enorme, che ho cercavo di evocare con una sintesi grossolana nel confronto tra liberalismo, socialismo, rivoluzione rosselliana e il partito d'Azione, fino al passaggio malagodiano del liberalismo come spallata verso lo stato sociale. Si era determinato in Italia una particolare cultura di quel tipo di liberalismo. Dunque ci sono passaggi complessi, dal socialismo liberale, al liberal-socialismo, alla liberal-democrazia sino ad arrivare alla parola liberalismo.
Sono imbarazzato: abbiamo aperto una porta che richiederebbe di nuovo cento sedute per poter trovare un punto di equilibrio.
Io torno a chiedere: che cosa è successo alla fine del nostro iter, in Commissione, a poche ore dalla conclusione dei lavori della Commissione Statuto, aver voluto aprire una questione del genere? La definisco così che aveva trovato per cento sedute un accordo di fondo e perché dobbiamo aprire a cose che non voglio definire furberie, ma operazioni di interesse politico, attorno a questa vicenda? Caro Presidente Riba, lei che registra tranquillamente numerosi altri interventi necessari su questo passaggio relativo al preambolo, perch dobbiamo leggere domani, sui giornali, la gara a chi ha tratto giovamento da questa giornata, per cui qualcuno cerca di rimontare in un qualcosa che ci porterà a sfasciare lo Statuto; infatti, lo dovremo discutere in poche ore, oppure andare a settembre, perché a ferragosto sarà certamente difficile riunirci.
Sono amareggiato per come sta evolvendo la situazione; capisco che questa è un'ipotesi di sintesi estrema molto complessa, che si può anche accettare, ma che fa violenza e dà spazi alla speculazione politica attorno a questo delicato argomento.



PRESIDENTE

Colleghi, per fare il punto della situazione, dobbiamo concludere questo emendamento, esaminare un emendamento presentato dal Consigliere Tapparo e, infine, un emendamento a firma del Consigliere Moriconi e altri.
Seguirà la votazione del subemendamento.
L'ipotesi era quella di lavorare fino alle ore 20; questo è l'ambito nel quale bisognerebbe arrivare a conclusione, almeno stasera. Se finiremo prima, anticipiamo la chiusura, ma ritengo che si debba almeno concludere questa parte.
La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente. Per sottolineare che si tratta - come è già stato detto - di uno dei passaggi più significativi e qualificanti di questo preambolo; preambolo che, pur affermando gli irrinunciabili assunti laici della dichiarazione dei diritti dell'uomo, richiama l'attenzione del legislatore sul patrimonio spirituale e morale, sia della cultura cristiana sia di quella laica.
Pur con la brevità e la sinteticità che purtroppo sono dovute ad un passaggio come quello del preambolo, abbiamo tentato un'operazione significativa: cercare di individuare quei punti di contatto tra due forme di pensiero (quella laica e quella cristiana), per fare in modo che questa elaborazione possa creare dei principi teorici largamente condivisibili e rappresentativi dell'intera cittadinanza regionale. Non abbiamo voluto privilegiare questo o quell'aspetto o uno dei due sistemi culturali; non abbiamo voluto creare, quindi, delle gerarchie di valori, ma abbiamo individuato, in maniera condivisa, nel patrimonio spirituale e morale - e devo dire che quello del Piemonte sarà uno dei pochi Statuti italiani che conterà un richiamo al termine spirituale - che accomuna tanto la cultura laica quanto quella cristiana. Questo comune sentire è forse l'anima vera di questo documento statutario, frutto, senza dubbio, di un compromesso anche per quanto riguarda l'accezione ampia di cultura cristiana che le comprende tutte, anche quelle forse più oggettivamente lontane da quella cattolica, ma che rappresentano nel loro insieme il fondamento vero della cultura piemontese.
Il riconoscimento della cultura cristiana e anche della cultura laica ma in questo momento mi riferisco in particolare alla cultura cristiana quale valore e fondamento, quale momento distintivo della cultura piemontese - è anche un futuro stimolo per il legislatore piemontese affinché si riferisca a quell'humus del cristianesimo che è proprio anche della cultura piemontese, cioè si riferisca a quelle tematiche come la famiglia, la solidarietà, il rispetto della vita umana con proprie normative regionali.
Quindi, la volontà - che è chiara ed evidente in questo passaggio - di non creare contrapposizioni, ma di cercare i punti di contatto tra la cultura cristiana in tutte le sue espressioni, ma anche quella laica, potrà anche essere di buon auspicio per interrompere quel fenomeno di frammentazione dell'elettorato cattolico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente e colleghi. Solo per ricordare che in data 29 ottobre 2003 ho indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio e al Presidente della Commissione speciale per l'elaborazione dello Statuto per preannunciare - non facendo parte a titolo pieno della Commissione - che avrei presentato in Aula un emendamento volto a introdurre un riferimento alle radici cristiane in Piemonte.
L'emendamento che ho poi sottoscritto (il preambolo) contiene, se non in termini pieni, il riferimento a cui avevo fatto cenno. Considerando che il preambolo è una sintesi tra varie posizioni, che perciò ha il mio consenso, proprio in richiamo a quella lettera e a quella presa di posizione, il mio voto sarà contrario all'emendamento presentato dal collega Contu ed altri, perché andrebbe a negare una presenza che considero essenziale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto sull'emendamento rubricato n. 436/3.



PAPANDREA Rocco

Evidentemente questa questione ha assunto una grossa rilevanza nel dibattito e mi pare che il dibattito stesso chiarisca un aspetto: coloro che da tempo hanno chiesto con insistenza di inserire nello Statuto, in un documento così importante, il richiamo alle radici cristiane, si sentono soddisfatti.
Questo motivo rafforza la nostra opposizione. Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo, ma, nei fatti, doveva essere l'emendamento che inseriva questo testo.
L'aver trovato un compromesso anche su questo peggiora ulteriormente una bozza di Statuto che non era già brillante e fa sì che anche l'operazione del preambolo si rovesci in un qualcosa che è l'opposto di quello che voleva essere. Credo confermi come in questa Regione si tenti di redigere uno Statuto con un compromesso tra forze politiche diverse, ma che, alla fine, segnano un cedimento nei confronti delle posizioni del centrodestra che, indubbiamente, possono sbandierare il testo come un successo significativo delle loro battaglie.
Ovviamente, terremo conto di questo aspetto perché riteniamo che dopo il voto, il tipo di Statuto che viene proposto al Piemonte vada contro tutti ciò che c'era stato sollecitato nelle consultazioni. Uno Statuto molto povero, che il Piemonte non merita.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi, ne ha facoltà



MORICONI Enrico

Brevemente come dichiarazione di voto. Condivido quanto è stato appena detto, nel senso che l'ampiezza del dibattito, che poteva essere più approfondito, dimostra il fatto che sia stato sollevato un problema vero un problema che è sentito.
Continuo ad essere contrario a questa formulazione e propongo altri problemi che non sono stati analizzati. Molti hanno fatto richiamo alle radici che hanno visto succedersi quegli eventi che sono stati ricordati precedentemente e che riguardano problemi di rapporti con la religione.
Credo che noi, come abbiamo già detto altre volte, quando scriviamo lo Statuto, compreso il preambolo, abbiamo il compito di guardare non solo al passato, ma anche al futuro. In questo senso la definizione "la cultura cristiana" è una visione veramente riduttiva, nel senso che noi non possiamo ignorare che in Piemonte siamo in presenza di forti correnti di immigrazione, di culture non cristiane. Scriviamo uno Statuto che vale per il passato, posso essere più o meno d'accordo, ma riconosco che ci possa essere un senso delle radici di un certo tipo. Se noi pensiamo ad una carta statutaria che guardi anche al futuro, dovremmo pensare a una carta capace di dialogare con le tante, diverse, persone che continueranno ad arrivare.
A meno che non si pensi di poter cambiare il corso della storia.
Diceva questa mattina il Consigliere Picchioni: "La gente va, dove c'e' il pane". Ma se la gente che arriva in cerca di pane non è di cultura cristiana, cercherà di convivere con lo Statuto, ma rendiamoci conto che noi facciamo un'operazione che, in parte, è profondamente antistorica.
Come ultimo punto ritengo che la fede di ogni persona sia talmente alta, se esercitata, che non ha bisogno di avere riconoscimenti inseriti all'interno di una carta statutaria: è un atto individuale che benissimo può essere portato avanti, perseguito, senza la necessità di un riconoscimento all'interno di una carta statutaria.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 436/3 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 436/1 presentato dal Consigliere Tapparo: "Preambolo" al quinto periodo aggiungere dopo 'specificità linguistiche,' le parole 'a partire dalla lingua piemontese'".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Già questa mattina in discussione generale credo di aver illustrato questo aspetto, quindi do per illustrato l'emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 436/1, sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 436/2 presentato dai Consiglieri Moriconi e Contu: "Preambolo" sostituire la parola 'famiglia' (ultimo capoverso) con 'famiglia e di altre forme di convivenza'".
La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Potrei essere tentato dalla proposta del Consigliere Tapparo perché di famiglie e di altre forme di convivenza ne abbiamo già discusso a lungo.
Dispiace che non ci sia ad assistere al dibattito il Consigliere Picchioni e che, soprattutto, non sia presente il Presidente Ghigo (non perché il Presidente abbia qualcosa da aggiungere su questo). Certo è che discutendo di un atto importante come lo Statuto, lo ripeteremo più volte, l'assenza del Presidente è un segnale inequivocabile di disattenzione ad un atto così importante.
Ma come è possibile, lo chiedo al gruppo di lavoro sullo Statuto, che non si abbia presente che stiamo rielaborando, riscrivendo lo Statuto nel 2004, in un contesto storico, sociale e culturale dove la dizione famiglia non si presta più ad esprimere, sotto questo unico termine, le trasformazioni sociali che, nel frattempo, si sono determinate nel nostro Paese.
L'onorevole Rossi in un suo intervento ha limitato la questione delle famiglie alle unioni per tendenze sessuali comprendendo, dentro questo novero di famiglie, quelle che, antiteticamente, si pongono alla famiglia naturale, come famiglia fondata sul matrimonio. Eppure l'onorevole Rossi che è uomo esperto di politica, ben dovrebbe sapere forse la dizione più esatta che meglio si confà al termine famiglia è quello che determina la nostra legge in relazione alla famiglia anagrafica.
Cosa dice la legge nell'individuare la famiglia anagrafica? La legge individua come famiglia, ai fini del censimento e di una serie di diritti o doveri che possono derivare dalla scelta di convivenza, non solo quella fondata sul matrimonio, ma le cito testualmente: "Un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune". Perché non riconoscere a questa formazione sociale la dignità che le deriva da questa condizione? Possono essere molte le ragioni di convivenza: quelle fra partner uomo e donna che decidono di unire le loro vite a prescindere dal vincolo matrimoniale; la convivenza come periodo di prova della vita matrimoniale, per esempio i giovani che scelgono la coabitazione, ai fini della famiglia anagrafica sono individuati come tali la convivenza tra persone per ragioni di cura o di mutua assistenza; la convivenza tra partner omosessuali. Queste sono tutte forme di famiglia e sono modalità nelle quali queste formazioni sociali sono contemplate dall'articolo 2 della Costituzione e quindi bisognose di una tutela giuridica e sociale.
Queste formazioni sociali, le famiglie nelle varie forme di convivenza devono essere necessariamente oggetto di attenzione da parte dello Statuto e non vanno oltre quanto stabilito dall'articolo 2 della Costituzione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Avevo già avuto occasione di dire, poco fa in un'osservazione più complessiva che facevo al corpo di tutti questi emendamenti, come la nostra scelta fosse una scelta di astensione, non tanto legata al merito differenziato dei singoli emendamenti, perché rispetto al merito e ai singoli emendamenti su alcuni avremmo delle vive contrarietà e su altri dei punti di accordo, quanto un'astensione motivata dal fatto che ci pareva di grande rilievo il lavoro che era stato comunemente realizzato intorno al preambolo e ci pareva importante per due ragioni.
Una ragione di metodo e di spirito con cui questo Consiglio e i vari Gruppi consiliari sono riusciti ad arrivare a punti comuni di grande rilievo su questioni di principio importanti. L'altra era il rilievo che questo preambolo ha rispetto al corpo dello Statuto e alla nuova e più alta dimensione che dà alla stessa Carta statutaria, soprattutto nella sua prima parte, quella dei principi.
Ho voluto richiamare questa nostra posizione perché su questo emendamento rubricato all'emendamento 436, al momento in cui si fa un riferimento alle famiglie e alle varie forme di convivenza noi certamente avremmo ritenuto preferibile una dizione come questa.
L'avremmo ritenuta preferibile non tanto perché ci dimentichiamo che esiste un articolo 29 della Costituzione che definisce in un certo modo la famiglia e che viene ricordata e richiamata sempre nell'articolo 29 all'interno della parte relativa ai principi, ma quanto perché nel momento in cui vogliamo riconoscere nuove e più articolate forme di diritto dobbiamo partire da quelle diversificazioni profonde che nella società ci sono state, che hanno avuto caratteristiche e hanno conosciuto caratteristiche particolari, in particolare in tutta questa ultima fase e fotografare una realtà che oggi in Piemonte è una realtà prevalente.
Quando presentammo la nostra proposta di legge a sostegno degli impegni di cura e al lavoro familiare, facemmo una ricognizione sulla realtà piemontese e rilevammo come la famiglia in Piemonte oggi è costituita per circa un terzo da coppie di fatto che si sono così create e articolate a seconda delle più diverse motivazioni. Sono persone che sono rimaste da sole, che costituiscono da sole un nucleo familiare in quanto non più viventi i componenti della loro famiglia, sono persone che si sono separate e che hanno costituito nuove famiglie rispetto a quella precedente.
Abbiamo potuto registrare come nella realtà sociale non esista la famiglia, ma esistono le famiglie nelle loro più diverse articolazioni e che quindi al momento in cui una Regione affronta la sua legislazione sarebbe utile non solo dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista del riconoscimento di una realtà di fatto che si partisse da questo presupposto. Spesso la nostra legislazione omette da sé quel terzo di famiglie piemontesi che non rientrano dentro ai criteri classici che sono stati richiamati.
Ho voluto richiamare queste osservazioni non solo perché fanno parte di una nostra convinzione, ma della realtà di fatto del Piemonte e anche di proposte di legge che abbiamo presentato. Ma, siccome non vogliamo ideologizzare questo punto, arrivando a una famiglia, che qualcuno vorrebbe definire "fondata sul matrimonio", altri come "famiglia e altre forme di convivenza", mi sembra che la dizione che abbiamo utilizzato sia una dizione equilibrata, che tenda a ricomprendere il maggior numero possibile di realtà all'interno della nostra Regione. Per questo, non perché non condivideremmo per nostra formazione, impostazione e cultura politica le cose scritte in questo emendamento, noi ci asterremo sullo stesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, voterò contro questo emendamento - e immagino anche il mio Gruppo - per il motivo opposto, perché noi riteniamo che la famiglia sia quella correttamente definita dalla Costituzione. Signor Presidente ricordo le battaglie fatte per il divorzio. L'argomentazione principale era che il divorzio è necessario per sistemare delle situazioni di fatto di due persone che vivono insieme. Questo diceva lei, dal suo Partito, e dicevamo noi e tutti quelli che sostenevano il divorzio. Coloro che erano contrari invece, avevano altre argomentazioni che non interessano, però, questa discussione. Il problema è semplice: siccome esiste il divorzio, per cui chi vuole divorziare lo può fare, e chi vuole risposarsi - sul principio per cui errare è umano, ma perseverare è diabolico - può farlo perfettamente, credo che voler assimilare un'unione di fatto, cioè una libera scelta di due persone (o più) necessariamente o nominalmente di sesso opposto, penso che siano affari che entrano nella sfera delle libertà personali. Quindi, a meno che non si voglia reintrodurre la trinozia suggerirei all'amico Contu di pensarci - sarebbe evidentemente opportuno lasciare le cose come stanno. Ultima questione, visto l'argomento: volevo segnalarle, Presidente, che io non mi sento per nulla turbato a parlare nei suoi confronti, e spero che lei faccia lo stesso nei miei.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera D'Onofrio.



D'ONOFRIO Patrizia

Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale, perché per noi, ovviamente, la famiglia è sola quella indicata all'articolo 29 della Costituzione, come società naturale fondata sul matrimonio. È di questo, appunto, che noi vogliamo affermare appieno la centralità e la soggettività sociale.
Bisogna carpire che il senso della tradizione non è retroguardia quindi dobbiamo liberarci da quel complesso sul terreno dei valori del "modernismo" a tutti i costi.
Ritengo che la formulazione usata nel preambolo, benché generica, sia equilibrata, e per questo voteremo contro l'emendamento presentato dal Consigliere Contu.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Veramente avevo chiesto di intervenire sul dibattito generale.
Comunque, mi sembra che questo argomento sia affrontato con un atteggiamento di base che...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, c'è molto rumore. Capisco che alcuni concetti vengano ripetuti e quindi perdono di incisività, però il dibattito deve consumarsi secondo il Regolamento. Pertanto, vi prego di mantenere un atteggiamento adeguato. Grazie.



MORICONI Enrico

Riallacciandomi alle parole del Presidente, non mi risulta che abbiamo ancora parlato del tema "famiglia", quindi la ripetitività la escluderei.



PRESIDENTE

Collega Moriconi, mi riferivo ai diversi interventi su questo punto.



MORICONI Enrico

Io non sono ancora intervenuto su questo punto.
In quest'Aula, su questo come su altri punti, facciamo un esercizio molto interessante, che è quello di negare la realtà che stiamo vivendo.
Sentir dire, negli interventi che mi hanno preceduto, che alcuni riconoscono soltanto la famiglia come fondamento della società, così come definita dalla Costituzione, mi fa venire in mente esattamente lo stesso problema di cui si parlava prima, e che affronteremo ancora se parleremo di immigrazione. Esiste questa strana tendenza per cui, di fronte ai fenomeni che avvengono, invece di cercare di interpretarli e di offrire loro una risposta, si preferisce ignorarli.
Coloro che hanno una fiducia cieca nella possibilità di costruire la società sulla famiglia così com'è intesa nel senso più tradizionale del termine, ignorano non solo il dato appena fornito dalla Consigliera Manica per cui un terzo delle famiglie sono coppie di fatto, ma ignorano che l'evoluzione è inevitabilmente orientata verso quello che succede negli Stati Uniti - a cui guardano molti dei colleghi presenti - dove il 13 della popolazione vive in famiglie così come le intendiamo normalmente noi cioè in senso tradizionale. Ciononostante, quella nazione si comporta esattamente in modo schizofrenico - come peraltro stiamo cominciando a fare anche noi - promovendo, da un lato, i matrimoni omosessuali e, dall'altro negando ostinatamente che vi siano delle convivenze non riconducibili a quelle forme di famiglia tradizionalmente intesa.
Una parte dei Consiglieri di quest'Aula continua ostinatamente a richiamarsi ad un'idea di famiglia ormai minoritaria della società.
Vi è poi un'altra conseguenza di questa formulazione: potrebbe infatti sottintendere, per quanto riguarda le disuguaglianze che si creano nel suo corpo sociale, che la Regione si preoccupi solo ed esclusivamente di aiutare coloro che sono inseriti in una famiglia tradizionale, e pensi che le risorse non siano da destinare indistintamente a tutte le persone che rientrano all'interno di quelle che vengono definite "categorie deboli".
Il richiamo ostinato alla famiglia tradizionale contiene anche un grosso principio di disuguaglianza, che porta alla negazione dei bisogni di vasti strati di popolazione piemontese.
Infine, credo che questa formulazione possa essere la prima diretta conseguenza di quanto abbiamo discusso poco fa in merito alle radici cristiane. Non si può non negare che nel cattolicesimo esista questo grosso richiamo al valore della famiglia e, guarda caso, poche righe sopra parliamo di cultura cristiana e poche righe sotto del riconoscimento esclusivo della famiglia tradizionalmente intesa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 436/2 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 436 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Deorsola Marcenaro, Angeleri, Di Benedetto, Botta M., Rossi O., Vaglio, Picchioni Manica, Giordano e Mercurio: da inserire prima dell'articolo 1: "Statuto della Regione Piemonte Preambolo Il Piemonte, Regione autonoma nell'unità e indivisibilità della Repubblica italiana, nel quadro dei principi dell'Unione Europea, ispirandosi ai principi della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo proclamando la sua fedeltà alla Carta Costituzionale fondata sui valori propri della Liberazione e della democrazia riconquistata dal nostro Paese riaffermando il proprio impegno e la propria vocazione alla libertà, alla democrazia, alla tolleranza, all'uguaglianza, alla solidarietà e alla partecipazione, coerentemente al rispetto della dignità della persona umana e dei valori delle sue Comunità perseguendo per la sua storia multiculturale e religiosa, per il suo patrimonio spirituale e morale proprio sia della cultura cristiana sia di quella laica e liberale, nel rispetto della laicità delle Istituzioni, le finalità politiche e sociali atte a garantire il pluralismo in tutte le sue manifestazioni riconoscendo che attraverso gli Enti locali, le Autonomie funzionali, le formazioni sociali, culturali, politiche ed economiche si realizza la partecipazione dei cittadini alle funzioni legislative e amministrative secondo il principio di sussidiarietà promuovendo il riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali delle specificità linguistiche e delle tradizioni storico-locali che caratterizzano il suo territorio promuovendo, nel rispetto della vocazione del territorio, la tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei beni naturalistici e assicurando il riconoscimento dei diritti degli animali assumendo, come valori fondanti, l'educazione alla pace e alla non violenza; la cultura dell'accoglienza, della coesione sociale e della pari dignità di genere; l'integrazione e la cooperazione tra i popoli operando a favore delle fasce più deboli della popolazione mediante il superamento delle cause che ne determinano la disuguaglianza sociale riconoscendo e sostenendo il ruolo della famiglia adotta il presente Statuto regionale:" La parola al Consigliere Mellano, per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

Presidente, voglio svolgere un brevissimo intervento e chiedere l'attenzione dei colleghi Capigruppo. Intendo sollevare una questione più che altro di forma, ma anche di contenuto politico, che nel preambolo viene citato al penultimo capoverso: "L'educazione alla pace e alla non violenza".
Nella tradizione politica mondiale Gandhiana, ma anche italiana Capitiniana e - permettetemi - Radicale e Pannelliana, il concetto di non violenza è un concetto nuovo e innovativo...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Mellano, avevo inteso che la discussione sul preambolo fosse stata ampiamente svolta, tant'è che abbiamo anche discusso gli emendamenti, quindi non so su cosa si possa ancora svolgere la discussione.
Se l'Assemblea ritiene che dobbiamo discutere l'emendamento, ne riconosco la sovranità, ma personalmente l'argomento mi sembra esaurito.



(Commenti del Consigliere Mellano)



PRESIDENTE

Questa è la mia opinione, chiedo scusa collega Mellano. Ritengo che la discussione sia stata svolta nell'ambito della premessa, dell'introduzione e dei subemendamenti. A questo punto, procediamo alla dichiarazione di voto e alla votazione del testo dell'emendamento. Se ci sono altri pareri, li pongo in votazione.
Prego, Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Sarò brevissimo perché condividiamo l'impostazione data dalla Presidenza e riteniamo di essere in fase finale.
Sollevo, però, una questione di forma, ma anche di sostanza: nel penultimo capoverso del preambolo che si sta per votare, su cui conserviamo l'impostazione indicata in modo molto chiaro dal Capogruppo Palma, voteremo contro. Infatti, riteniamo che lo Statuto della Regione Piemonte non abbia bisogno di un preambolo, per quanto lavorato e sudato in questa discussione d'Aula e di gruppi di lavoro, e che un preambolo non faccia altro che innescare quello che in parte si è innescato oggi: cosa manca, cosa ci potrebbe stare, cosa si poteva dire in modo diverso o con altre parole.
Poiché questo è il testo sul quale si va alla votazione, vorrei che l'Aula o direttamente la Presidenza, riconoscesse che nella cultura politica mondiale, a cominciare da Gandhi in poi, ma anche in Italia, con Capitini e se mi permettete - con la tradizione politica Radicale e di Pannella, il concetto di "nonviolenza" è un concetto nuovo, diverso, altro, e si scrive attaccato, neanche con il trattino, perché è proprio un concetto nuovo, di una cultura in positivo, di una prassi politica e di uno strumento politico nuovo che prevede tutta una serie, oltre di retroterra culturale, anche di impostazione e armamentario politico.
Chiedo, dunque, pur rimanendo tutte le nostre analisi sulla questione del preambolo, di accogliere, semplicemente con una correzione, il fatto che "nonviolenza" è un concetto nuovo, diverso, altro, che attaccato non è la negazione della violenza.



PRESIDENTE

L'indicazione resta agli atti, soprattutto come affermazione e comunicazione del concetto di "nonviolenza" scritto senza il trattino, che in effetti, è entrato come tale nell'uso corrente, quindi è un vocabolo e non un doppio vocabolo.
La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente. Chiedo scusa se prenderò qualche secondo in più, ma avevo chiesto la parola, stamattina, subito prima dell'amico Cattaneo, con esito infausto.
Voglio rispondere, per prima cosa, al collega Palma, il quale ci dice che dobbiamo essere, non tutti scontenti, ma tutti contenti. Theodor Momsen diceva che qualsiasi teoria era in una parte giusta e in una parte sbagliata: la parte sbagliata era la propria affermazione e definizione quella giusta era la critica alle altre teorie.
E' evidente che se la Lega da sola avesse potuto scrivere lo Statuto lo avrebbe scritto in maniera diversa, quindi è chiaro che tutti si sono dovuti piegare e hanno avuto una scontentezza nel trovare un meccanismo che raccogliesse una volontà comune.
La volontà comune - è stato sottolineato da più parti - è un dato fondamentale e importante nel momento in cui non si emana una legge sui soldi dati agli zingari - per fare un esempio a caso - ma si emana una legge che, non solo è importante in questo momento, ma rappresenta la legge costituzionale di questa Regione.
Ciò che è più importante, dal mio punto di vista, lo vediamo per il preambolo, al quinto comma, quando finalmente si incomincia a parlare e a trasformare il concetto astratto del federalismo nel federalismo voluto dal Piemonte. Il federalismo voluto dal Piemonte non è un geocentrismo romano portato a Torino, ma è un federalismo che si suddivide in sub-federalismo cioè nel principio di sussidiarietà.
Questo è un principio importante, che soddisfa me personalmente (e immagino anche la Lega) ed è il principio per cui voteremo a favore.
Ho, però, una serie di perplessità. Ad esempio, avrei scritto: "Programmando la sua fedeltà alla Carta Costituzionale italiana", anche se l'aggettivo mi da un po' fastidio; questo, perché tutti sappiamo cos'è e da cosa deriva la Carta Costituzionale italiana. Voler precisare che la Carta Costituzionale italiana è fondata sui valori propri della liberazione e della democrazia riconquistata dal nostro Paese significa che apparteniamo alla seconda delle due divisioni che abbiamo sentito, cioè gli antifascisti che vogliono ammazzare il fascismo e gli antifascisti che lo vogliono tenere vivo perché, se cade il fascismo, cade anche l'antifascismo.
Vogliamo scriverlo qui? Significa che apparteniamo - o meglio, che appartenete - alla seconda di queste categorie, perché mi pare che questo problema sia stato superato da tempo dalla sinistra, se Violante viene considerato un uomo di sinistra, ma l'ha scritto a iosa; è stato superato abbondantemente anche da destra, quando abbiamo visto il pellegrinaggio ad Israele da parte del capo del partito di Alleanza Nazionale.
Siamo nel 2004: parlare di fascismo, antifascismo e liberazione potrebbe anche essere un meccanismo piuttosto fastidioso, perché ricordo a tutti che la liberazione non è intervenuta solo per l'attività dei partigiani; è intervenuta per l'attività dei partigiani, ma anche per l'attività delle truppe che sono venute e hanno lasciato la pelle ad Anzio e altri posti similari.
Un'ultima cosa: vorrei capire - poi lo voteremo - perché "Liberazione" è scritto maiuscolo e, soprattutto, perché "Liberazione" è scritto maiuscolo quando "stato", all'articolo 94, comma 3, è scritto minuscolo? Forse che la liberazione è più importante dello Stato? È un aspetto che vorrei che mi fosse spiegato dal relatore.
Pienamente condivido l'impegno della vocazione alla libertà, alla democrazia, alla tolleranza e all'uguaglianza perché è evidente: non so chi lo abbia scritto, ma ho letto queste frasi all'interno delle mura di logge massoniche, copiate. La cosa mi fa piacere. Ne prendo atto e il fatto che la Regione Piemonte abbia queste radici è, dal mio punto di vista personale, pienamente condivisibile.
Ultimi due punti, a partire dalla cultura dell'accoglienza. Questa è una vittoria personale di Ettore Racchelli, è evidente. Non capisco perch il meccanismo alberghiero debba essere raccolto nei criteri del preambolo ma ben venga anche questa cosa.
L'altra vicenda su cui veramente inviterei a un ripensamento è quella dei diritti degli animali. Io dormo con un barboncino accanto: poverino credo che abbia paura tutte le notti di essere schiacciato se mi giro.
Insomma, nutro un grande affetto per tutti gli animali. Il fatto che si parli di diritti degli animali provocatoriamente, per ottenere una maggior tutela per gli animali, mi sembra logico. Ma il fatto che si recepisca il diritto in una norma costituzional-regionale mi sembra eccessivo, perché la differenza tra il diritto, la norma giuridica e il non diritto è data da che cosa? Dal fatto che il diritto è esercitabile giurisdizionalmente. La norma della mafia o la norma dell'educazione non ha tutela giuridica, anche se quella della mafia ha una tutela altrettanto seria dal punto di vista di chi deve subirne le conseguenze. Il diritto si ha quando uno lo pu esercitare in capo a se stesso. Gli animali hanno cessato di essere soggetti di diritto, cioè persone giuridiche - perché di quello si tratta in grado di esperire un'azione dal 1200. Gli ultimi processi contro gli animali, culminati con l'impiccagione dei cani che avevano morso, è del 1200. Questa è proprio - scusate la battuta facile - una bestialità, che forse faremmo bene a non mettere.
Volevo solo evidenziarla, pronto a firmare e a sottolineare qualsiasi iniziativa che serva a tutelare gli animali. Parlare di diritto degli animali mi sembra eccessivo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Voteremo contro questa proposta di preambolo perché più volte, nel corso della discussione odierna, avevamo sollecitato una modalità diversa quella di cambiare praticamente la formulazione inserendo una parte iniziale sui principi che, comunque, perseguiremo con gli emendamenti quando si entrerà nel merito della questione. Questo, quindi, è un primo motivo.
Il secondo è per il fatto che, nel corso di questa giornata l'emendamento è sostanzialmente cambiato. Le due righe aggiunte rappresentano un fatto politico rilevante, in qualche modo non una novità perché tutto lo Statuto elaborato finora è stato elaborato - lo dicevo prima - in virtù di un sostanziale accordo tra le forze politiche maggioritarie del centrodestra e del centrosinistra, con l'opposizione di una parte minoritaria delle forze di sinistra. Questo accordo politico ha prodotto un testo minimale, privo di molti contenuti, in particolare sui principi, che cancellava tutta una serie di altri aspetti su cui torneremo.
Si è cercato di apportare correzioni con il preambolo, ma nel preambolo stesso, cercando di mantenere l'unità di quell'arco di forze politiche, si è finito per introdurre il riferimento alle tradizioni cristiane, che ritengo un fatto politicamente molto grave, tanto più che, nello stesso momento, si è respinta l'idea di fare un riferimento alla Resistenza. Si è detto che tale riferimento non era presente nella Carta costituzionale n nello Statuto di trent'anni fa, mentre lo stesso vale per il riferimento alle "tradizione cristiana", così com'è formulato qui.
L'insieme di questi due fatti, cioè la decisione di modificare in questo modo il testo proposto, dà un segno politico molto negativo. È per questo motivo che voteremo contro. Crediamo che i lavori di queste sedute che devono varare il nuovo Statuto siano iniziati male, con un preambolo che verrà ricordato soprattutto per questo fatto decisamente negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione su questo preambolo abbia confermato i punti negativi che alcuni Consiglieri hanno sollevato nel corso della discussione iniziale. Devo dire che sono stato tra i sostenitori della formulazione relativa all'inserimento dei diritti degli animali.
Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Brigandì. Ricordo che i diritti degli animali ricorrono, con varie formulazione, in diversi documenti ufficiali: in Gran Bretagna, come necessità di garantire le cosiddette cinque libertà. Questo è un discorso un po' tecnico, nel senso che le cinque libertà da garantire agli animali rientrano in una formulazione proposta negli anni Ottanta e che va nello stesso senso della tutela dei diritti degli animali, a partire però dai bisogni degli animali.
Le cinque libertà sono le libertà che bisogna garantire in ogni caso agli animali per concedere loro una vita vicina il più possibile alle loro caratteristiche fisiologiche ed etologiche.
Questa formulazione è sancita in Gran Bretagna. In Austria recentemente si è parlato di diritti degli animali. Anche nella Carta costituzionale tedesca, pochi mesi fa, è stato incluso il concetto dei diritti degli animali.
In verità, quando si parla di diritti degli animali, molte volte vengono proposti dubbi relativi al fatto che tali diritti riguardano esseri che non sono in grado di esigerli. Questa è una discussione che si fa frequentemente, quando si sottolinea che gli animali non sono soggetti che possono, essi stessi, pretendere e rivendicare i loro diritti. Questo concetto viene antropomorfizzato dalle persone che sostengono l'importanza di concedere i diritti agli animali in questo senso: noi, come umani concediamo dei diritti a persone quali i bambini che, in una certa fase della loro vita, non sono in grado di esigere da loro stessi diritti.
Che questo discorso sull'esigibilità possa essere superabile, lo dimostrano ad esempio i costituzionalisti: il Ferraioli in un libro uscito recentemente parla non solo dei diritti degli animali, ma addirittura anche dei diritti dell'ambiente.
Il concetto che il diritto di un essere, quale l'animale che non è in grado di esigerlo, possa diventare, anzi debba diventare, se noi lo scriviamo, il dovere della persona che lo riconosce e lo rispetta, è un concetto che credo stia dentro una Carta statutaria ed è un concetto che concedetemi dà a questo Statuto una visione in avanti.
Negli interventi precedenti ho detto che alcuni contenuti del preambolo erano poco proiettati verso il futuro. Credo, invece, che l'inserimento del concetto dei diritti sia una grossa proiezione verso il futuro.
Tra coloro che sostengono il concetto dei diritti degli animali c'è anche un filosofo di Torino, il filosofo del "pensiero debole", Gianni Vattimo, che in alcuni dei suoi libri parla anche di diritti degli animali.
Non credo che questo tema sia fuori luogo se inserito nel preambolo.
Voglio ancora ricordare che già nel 1892 Henry S. Salt, studioso di Henry David Thoreau e amico di Mohandas K. Gandhi, parlava gia di diritti degli animali, per dire che non è un tema nato in questi ultimi anni.
E' chiaro che il riconoscimento dei diritti è un percorso che porterà a delle conseguenze pratiche non immediate, ma nel corso del tempo. Sappiamo benissimo che il riconoscimento dei diritti non porterà immediatamente a diventare tutti vegetariani o all'abolizione della caccia, come è stato paventato da alcuni Consiglieri, però indica una direzione verso la quale possiamo incamminarci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Su questo ultimo punto sarei stato più convinto di una formulazione che avesse parlato di riconoscimento dei doveri verso gli animali, questa mi sarebbe sembrata un'espressione più seria. Però, siamo in dichiarazione di voto e non siamo in grado di cambiare un testo.
Noi diamo un voto favorevole e convinto a questo preambolo che, dalla proclamazione della fedeltà alla Carta costituzionale, al valore della liberazione e della democrazia riconquistata, alla formazione dei principi di uguaglianza, solidarietà, democrazia e libertà, al modo in cui affronta le questioni del rapporto fra le culture e anche alla soluzione convincente che dà ai rapporti tra culture religiose, culture laiche e liberalismo fino alle questioni che riguardano l'accoglienza, la pace e la non violenza, ristabilisce - a nostro parere - una serie di principi che penso siano affermati in modo coerente con una Regione che vuole dotarsi di uno Statuto, che sia uno Statuto avanzato e all'altezza dei problemi che devono essere affrontati.
E' stato il risultato di un confronto fra opinioni diverse, come non può non essere un confronto su uno Statuto, su una Carta fondante e la ricerca e la costruzione di compromessi di mediazione, cioè di punti di incontro fra posizioni diverse.
Mi sono comportato in questo modo essendo minoranza in questo Consiglio regionale, ma voglio dire che mi impegno a comportarmi, domani, nello stesso modo quando e se dovessimo essere maggioranza. In quanto non è una questione che riguarda semplicemente la posizione che, di volta in volta ciascuno occupa nello schieramento politico.
Lo dico come una questione che prescinde dalla contingente collocazione politica che si viene ad avere, che riguarda, a mio parere, una questione di principi. Noi non costruiremo nulla di positivo per la politica e per le istituzioni italiane se non ritorneremo di più ad essere capaci di fare questa distinzione. Secondo me in questa discussione, in parte e con tutti i limiti, abbiamo cercato di farlo e abbiamo ottenuto qualche risultato.
Voglio dire una cosa alla quale tengo molto e della quale vorrei che mi fosse dato atto: credo di essere stato, forse tra i più accaniti sostenitori, nel corso delle lunghissime discussioni che abbiamo fatto in tutti questi mesi e ancora questa mattina, di una versione sobria dello Statuto e della stesura dei suoi principi. Giusta o sbagliata che fosse questa nostra posizione, questo abbiamo sostenuto. Avevamo scritto uno Statuto che nei suoi primi articoli aveva le caratteristiche di un richiamo estremamente sobrio.
Da varie parti questa posizione è stata criticata, è stata considerata come una posizione rinunciataria, minimalista e siamo stati sfidati ad affrontare i grandi temi - è vero Consigliere Papandrea? - a misurarci con i grandi temi. Quando poi siamo entrati nella questione, c'è stato rimproverato di aver cercato un compromesso.
Cosa dovevamo fare? Entrare sulla questione dei principi e poi per consegnarla, come voi state facendo e come sarebbe successo se voi aveste avuto la responsabilità in questa direzione, alle contese interne di questa maggioranza? Questo avremmo dovuto fare? No, noi abbiamo un'altra responsabilità, ci siamo comportati in un altro modo e con questa responsabilità contribuiamo a garantire, insieme ad altri, una posizione che noi consideriamo largamente condivisibile e largamente positiva; certo attraverso un confronto, una mediazione e soprattutto attraverso la gestione di quell'etica della responsabilità senza la quale non si va da nessuna parte, senza la quale si sventolano per breve periodo le proprie bandierine.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Sorridevo, perché l'amico e collega Brigandì mi diceva: "Non convincermi a votare contro". Al di là delle battute, volevo, a mia volta fare una brevissima dichiarazione.
Ringrazio i colleghi della Casa delle Libertà, perché ho visto che sono ormai le 19.47; proprio per cogliere anche l'impegno di finire questa seduta, che ritengo essere stata molto produttiva, entro le ore 20.00 faremo una dichiarazione unica, naturalmente esprimendo il nostro voto favorevole a questo preambolo, che nasce dal confronto e dalla mediazione che c'è stata, anche con momenti di tensione, sia in Commissione e nella prima fase del gruppo di lavoro, che successivamente in aula, oggi stesso.
Tuttavia, nonostante questi momenti di tensione, e certamente alcune volte anche di contrapposizione, ma più - abbiamo registrato - sulla forma che non sulla sostanza, perché sulla sostanza c'è stato da subito, con ragionevolezza, con intelligenza, l'impegno di molti colleghi e rispetto reciproco tra chi proponeva una e l'altra cosa, si è riusciti a scrivere il preambolo, che ha trovato un'ampia condivisione, tant'è che è stato sottoscritto dalla maggior parte dei Gruppi presenti in Consiglio regionale.
Esprimiamo anche la nostra soddisfazione, perché abbiamo avuto la capacità - mi riferisco ai colleghi dei Comunisti Italiani, di Rifondazione e dei Verdi, che probabilmente non voteranno questo preambolo e in parte anche se marginale, ai Radicali - di riconoscere e di valutare alcune idee e alcune proposte arrivate da questi Gruppi per il loro valore intrinseco il fatto di non trovare unità sul voto, non significa che non se ne sia tenuto conto, ma abbiamo inserito un po' tutto, cercando di fare il meglio possibile.
Il preambolo - è stato detto nella discussione generale di questa mattina - ha forse una formulazione riduttiva rispetto all'inserimento di questi principi all'interno dell'articolato. Può darsi, però credo che, per una volta, dobbiamo anche valutare di privilegiare la sostanza rispetto alla forma. Quindi, rispetto alla proposta di Statuto che avevamo assegnato all'Aula il 15 marzo scorso, ritengo che il nuovo Statuto della Regione, se sarà approvato - e mi auguro che faremo di tutto per rispettare un termine certamente non perentorio, ma che ci siamo dati per buon senso, cioè entro la fine di questa settimana - con questo inserimento si sia ampiamente e fortemente qualificato. Anche per questo, dico che abbiamo fatto un buon lavoro.
Nasce anche da questo lavoro la convinzione di votare questo preambolo che è un po' la cremagliera - avevamo detto che avevamo due rotaie, ovvero la Costituzione e la dichiarazione dei diritti dell'uomo con la Carta dell'unione - oggi abbiamo la cremagliera, che è il preambolo. Quindi abbiamo fatto un grande passo avanti. Siamo particolarmente soddisfatti per quanto è stato inserito: dai valori della liberazione, con una formulazione magari che non soddisfa appieno tutto il Consiglio regionale, ma che è un grande passo in avanti - mi sia consentito ricordarlo (molti lo hanno detto magari non con questa schiettezza) - anche rispetto a quanto è stato fatto bene addirittura dai nostri predecessori durante la prima legislatura, dal riferimento alla cultura cristiana, sul quale abbiamo avuto divisioni sulla formulazione, ma abbiamo saputo anche pesare le parole, controbilanciando non tanto nei contenuti, ma in una giusta equità di presenza con la cultura laica e liberale, così come tenendo conto delle specificità linguistiche e delle tradizioni storiche e locali del Piemonte, che rivedremo nell'articolato, in particolare all'articolo 7.
Mi sia consentito anche dare merito e conto al collega Mercurio, che si è battuto in una delle poche divisioni verificatesi qualche mese fa all'atto della presentazione della nostra proposta di Statuto, della proposta della Casa delle Libertà: prima di altri, si è battuto all'interno della coalizione per vedere riconosciuta la cultura dell'accoglienza, di cui il Piemonte ha una grande tradizione e del cui inserimento siamo particolarmente lieti, così come il ruolo della famiglia.
Detto questo, ribadiamo il voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Le assicuro che sarò telegrafico in questa dichiarazione di voto, ma ritenevo doveroso intervenire per due o tre considerazioni che intendo fare; ovviamente considerazioni positive. In modo particolare, mi riferisco al lavoro svolto dal collega Marcenaro, che nel suo primo intervento in quest'aula ha fatto riferimento alla modifica dello Statuto regionale; devo dire che l'ho seguito con molta attenzione e ha dato tutta l'attenzione possibile a questo tipo di lavoro.
Ringrazio anche tutti i colleghi della maggioranza che hanno mostrato molta apertura e buona volontà, per cercare di costruire questo preambolo e questo Statuto. Sono veramente contento che questo lavoro sia stato fatto tutti insieme.
Cosa dire delle minoranze, che votano contro questo tipo di preambolo? Diciamo loro grazie, perché in qualche modo - volere o volare - quando c'è disquisizione su un lavoro fatto, c'è sempre apertura di idee, c'è sempre qualcosa da apprendere, anche se, onestamente, non tutto si poteva inserire in questo tipo di preambolo.
Un altro grazie particolare va all'amico Picchioni, che, arrivato per ultimo in questo contesto, si è precipitato e ha saputo piazzare con intelligenza e con precisione operativa i suoi colpi essenziali: è un personaggio che la politica l'ha vissuta e ha saputo come comportarsi.
Ringraziamo l'Aula che ci ha dato questa possibilità. Sul preambolo in modo particolare volevo precisare che meglio di così non si poteva fare considerando che lo Statuto è composto da otto titoli, cento articoli e una norma transitoria. Diciamo grazie, perché consideriamo ben fatto il lavoro svolto: incastonare in nove capoversi cento articoli non è cosa da poco.
Riteniamo che il lavoro sia stato fatto bene. Le istituzioni si distinguono anche per la dialettica e per l'impegno che ognuno di noi apporta.
Ringrazio anche gli amici radicali, che offrono sempre degli spunti per cercare di allargare un pochino la nostra visione.Diciamo grazie all'Aula e ci auguriamo che questo preambolo porti buona fortuna a questo Statuto, di cui la comunità regionale ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, rinuncio ad esprimere il voto in dissenso al Gruppo, anche perché la tentazione era stata forte...



PRESIDENTE

Grazie, collega, se non interviene in dissenso, il suo intervento si può considerare concluso.
La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Voglio esprimere il mio voto a favore del preambolo e, contestualmente ringraziare l'amico Marcenaro per tutto il lavoro portato avanti, sia in Commissione sia in Aula, dimostrando grandi capacità di moderazione intelligenza e costanza. Consentitemi anche di ringraziare il collega Cattaneo, perché si è capito che delle operazioni così non passano attraverso colpi di minoranza o maggioranza, ma bisogna creare un grosso consenso e delle sinergie, come in tutte le Regioni d'Italia sono state create.
Ho partecipato a parecchi convegni e ho visto che Forza Italia, i DS e gli altri partiti hanno trovato un'asse su cui portare a conclusione questi atti istituzionali, che non interessano quelli che votano la sinistra o che votano la destra; sono atti che interessano tutti i cittadini, pertanto, se non si trovano le convergenze in questi atti istituzionali, non so dove si possano trovare.
Il sottoscritto, in questi anni in cui è stato, insieme all'amico Galasso, nella conduzione di questa Commissione, ha sempre occupato un ruolo super parte, come del resto anche il Presidente. Non sono mai intervenuto su problemi politici particolari, ma, se mi fossi trovato contrario a quello che sosteneva il collega Marcenaro, sarei intervenuto.
Pertanto, lo ringrazio anche per questo, perché ha svolto un lavoro da socialista e da riformista. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso. Credo che, nella sua veste di relatore e Presidente della Commissione, gli sia dovuto, insieme ai ringraziamenti e agli apprezzamenti che sono venuti a lui, il Presidente, e al collega Caracciolo, da parte di tutti.
Prego, Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Voglio intervenire per spiegare come la ragione si piegava su un documento che in effetti non condividevo, ma si piegava per essere più ragionevole (consentitemi questa costruzione).
Per la stessa ragione, rinuncio ad intervenire, riservandomi, nel corso del dibattito, di dare questi contributi che comunque si sarebbero basati partendo, per esempio, dai contributi di Taviani e Salvemini. Questo, per dire che le ragioni erano molto serie. Grazie.



PRESIDENTE

Colleghi, credo che, quanto a futuri interventi, non ne mancherà certo l'occa sione, quindi possiamo procedere, in via con le ore 20, a decidere la votazione per appello nominale. Informo che l'approvazione richiede 31 voti favorevoli.
Indìco la votazione, per appello nominale, sull'emendamento rubricato n.
436 sul quale il relatore, Consigliere Galasso, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 Consiglieri hanno votato Sì 37 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.03)



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