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Dettaglio seduta n.47 del 12/12/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Distribuzione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 3/10 ottobre, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cantore, Costa Enrico, Ghigo, Pedrale, Pozzo e Racchelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge e disegni di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

c) Modifiche di coordinamento ex articolo 83 Regolamento interno del Consiglio regionale (Co.Re.Com.)


PRESIDENTE

Comunico che, in data 6 dicembre 2000, l'Ufficio di Presidenza ha approvato le seguenti modifiche di coordinamento, ex art. 83 del Regolamento interno del Consiglio regionale, in relazione alla deliberazione legislativa del 5 dicembre 2000, relativa a "Istituzione organizzazione e funzionamento del Comitato Regionale per le Comunicazioni": art, 3, comma 2: "A seguito dell'approvazione dell'emendamento che ha innalzato da cinque a sette il numero dei componenti del Co.Re.Com., occorre riformulare il testo nel seguente modo: 'I componenti del Co.Re.Com. sono eletti dal Consiglio regionale a votazione segreta, con voto limitato a quattro...'". Art. 3, comma 6: "Per il medesimo suesposto motivo, occorre riformulare il testo nel seguente modo: 'In caso che il Comitato si riduca a tre componenti, si procede al rinnovo integrale del Co.Re.Com. stesso'". Art. 7, comma 2: "Per coordinamento con analoga espressione contenuta nell'art. 3, commi 2 e 3 si scrive: 'Componente più anziano di età' anziché 'membro anziano'".


Argomento: Gruppi consiliari

d) Variazione Presidenza e Vicepresidenza Gruppo consiliare "Rifondazione comunista"


PRESIDENTE

Comunico che, in data 6 dicembre, l'Ufficio di Presidenza ha preso atto che, a far data dal 1' dicembre 2000, all'interno del Gruppo consiliare di Rifondazione Comunista, il Consigliere Mario Contu assume la carica di Presidente del Gruppo e il Consigliere Rocco Papandrea quello di Vicepresidente. e) Richiesta incontro con la Presidenza del Consiglio e i Capigruppo da parte di una delegazione di dipendenti degli Uffici regionali decentrati dell'agricoltura in procinto di essere trasferiti alle Province



PRESIDENTE

Informo altresì i colleghi che è giunta una lettera al Presidente del Consiglio regionale ed a tutti i Capigruppo, da parte dei dipendenti degli Uffici decentrati dell'agricoltura, che chiedono un incontro con una rappresentanza del Consiglio regionale, composta dal Presidente del Consiglio e dai Capigruppo. Ho ricevuto tale rappresentanza questa mattina ed abbiamo concordato che l'incontro avverrà oggi, alle ore 12,45, in modo da non incidere negativamente sui lavori dell'aula. Sospenderemo i lavori del Consiglio per la pausa di pranzo e ci sarà l'incontro in Sala Viglione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Intervengo sulle sue comunicazioni, che per un tratto ho sentito in presenza di un brusìo disordinato che non mi ha consentito di capire quanto lei stava dicendo. Riguardo alla legge per l'istituzione del Co.Re.Com.
lei ha annunciato delle modifiche tecniche? E' questo che ha fatto? Ha illustrato che ci sono stati degli elementi di coordinamento tecnico nel testo? Ho capito bene?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Scusi, Presidente, sempre sull'argomento delle modifiche tecniche, lei ha accennato all'emendamento che ha portato a sette il numero dei componenti. Successivamente ha individuato, se ho inteso bene, nel rapporto un terzo-due terzi, la proporzione di quattro a tre. L'organo composto da sette membri, però, nel riparto un terzo-due terzi, porta una proporzione di cinque a due, se non ho sbagliato i conti.



PRESIDENTE

Ci sono state delle modifiche, rese necessarie ai sensi dall'art. 83 comma 3, del Regolamento, poiché, essendo stato aumentato il numero dei componenti del Comitato, per effetto di un emendamento presentato in corso di seduta ed approvato dall'aula, l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di dover applicare l'art. 83, comma 4. Bisognava modificare il voto limitato perché, se in precedenza il numero dei componenti era cinque e dunque il voto era limitato a tre (essendo tre la maggioranza di cinque), essendo ora sette i membri del Comitato, occorreva necessariamente portare tale voto da tre a quattro. Questo, in riferimento all'art. 3, comma 2, del Regolamento.
In riferimento, poi, all'art. 3, comma 6, della medesima legge, si sarebbe dovuto procedere al rinnovo del Comitato, nel caso in cui lo stesso fosse sceso a due componenti.
Ovviamente, essendo aumentato il numero dei componenti stessi, la proporzione ha imposto di portarlo a tre, mantenendo ferme le proporzioni individuate ab origine nel testo sottoposto all'aula.
Per quanto riguarda l'art. 7, comma 2, è stata apportata una modifica terminologica, con la sostituzione di "membro più anziano" con "componente".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola, ne ha facoltà.
Consigliere, le ricordo che ha solo due minuti di tempo.



DEORSOLA Sergio

Mi scusi, Presidente, se sono un po' noioso, ma vorrei ancora fare un'osservazione. Ho provato a fare qualche calcolo, e ho notato come, in un organismo di sette membri, il rapporto che riserva alla minoranza un terzo dei membri dia questo risultato: se i due terzi sono pari a 4,66, si arrotonda da sempre a cinque membri. Perciò, penso che il rapporto debba essere di cinque a due e non di quattro a tre. L'organismo di sette membri con la riserva di un terzo, fa sì che il rapporto sia di cinque a due.



PRESIDENTE

Consigliere Deorsola, voglio ringraziarla per la sua segnalazione.
Verificheremo ulteriormente quest'aspetto. Mi riservo di darle una riposta facendo una ricerca la più approfondita possibile. Al massimo, se scoprissimo di aver sbagliato, apporteremo una correzione successiva: il problema non sussiste!


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza n. 132 del Consigliere Saitta inerente a "Nuovo Palazzo della Regione Piemonte"; interpellanza n. 136 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a "Concorso per la progettazione del nuovo Palazzo della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 132 del Consigliere Saitta inerente a "Nuovo Palazzo della Regione Piemonte".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, prima di passare all'esame di quest'interpellanza, le ricordo che c'è anche l'interpellanza n. 136 che...



(Commenti dell'Assessore Burzi fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente non l'aveva annunciata! Volevo ricordare, inoltre, anche un'interpellanza risalente al 15/9/1999, che non ha mai avuto una risposta ma che l'Assessore ha senz'altro a sue mani.
Se stiamo per avere una discussione sull'argomento, che l'Assessore tenga conto di tutti i documenti su esso presentati.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, quanto all'interpellanza n. 136 non ci sono difficoltà, perché seguiva, in ordine, l'interpellanza n. 132.
Per quanto riguarda, invece, l'altra interpellanza da lei richiamata chiedo adesso all'Assessore Burzi - se lo ritiene opportuno - di farne un esame congiunto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Come ha ben riepilogato il Presidente, in questo momento ho qui disponibili le interpellanze n. 132 e n. 136, ma non ho quella richiamata dal collega Chiezzi risalente a settembre del 1999. Pur non avendola, se me ne viene consegnata una copia non sono affatto contrario a rispondere - per le parti per cui sia possibile - congiuntamente alla riposta delle altre due interpellanze.
La risposta per le due interpellanze è articolata per punti, per questo chiedo alla cortesia degli interpellanti di seguire le parti comuni in modo da non sdoppiare l'intervento.
Della prima parte della risposta mi sembra utile - infatti ve lo leggerò e poi ve lo farò avere - un promemoria legale, che ricostruisce i punti dell'iter procedimentale seguito dall'Amministrazione.
La risposta dice: "Dalla ricostruzione dell'iter procedimentale effettuato dall'Amministrazione si evince che: 1. si è scelto di indicare i nominativi dei componenti della Commissione giudicatrice per la prima fase della procedura 2. per fatti sopravvenuti due dei nove soggetti designati non hanno potuto rivestire il ruolo di commissari 3. i Presidenti del Consiglio Nazionale degli Architetti e del Consiglio Nazionale degli Ingegneri si sono rifiutati di far parte della Commissione e di nominare in propria vece un delegato 4. l'Amministrazione ha provveduto a sostituire i commissari di cui al precedente punto con altri due soggetti dotati delle medesime competenze tecniche ed a ridurre la composizione della Commissione da nove a sette membri in ragione dell'impossibilità di ottenere la designazione di quelli di cui al punto 3".
Questo non è scritto nella relazione, ma ve lo dico a voce. Le due persone che vennero sostituite vennero sostituite per mera impossibilità "fisica" a dare la disponibilità per il tempo previsto del lavoro. Sono state sostituite da personalità del mondo dell'architettura, non italiana, di assoluta eccellenza. Per quanto invece riguarda il discorso degli ordini uno dei quali in questo momento sotto fase di rinnovo degli organismi, è abbastanza opinione diffusa - poi sarà evidentemente il nuovo organismo a volerlo formalizzare una volta insediato - che questo ricorso non sia stato condiviso da parte di tutto l'ordine. Si dice, si vocifera, ma lo vedremo nel momento in cui il nuovo Consiglio dell'ordine sarà insediato, che sia anche possibile - e non posso che auspicarlo - una rinuncia a questa vertenza e, qualora questo fosse, un ulteriore completamento e ripristino della fase iniziale della procedura nel numero e nelle forme.
Continuo la lettura, leggendo alcuni elementi di natura giuridica che troverete nella risposta: "Tale soluzione adotta è conforme ai principi elaborati dalla giurisprudenza amministrativa in materia di composizione delle commissioni di gara: "Nel caso in cui nel corso del procedimento di gara un componente di Commissione giudicatrice viene a cessare (nella specie per dimissioni) l'Amministrazione deve procedere alla sua sostituzione..." (TAR Lazio Sezione II, 15 febbraio 1995 n. 37) "La sostituzione di alcuni componenti della Commissione giudicatrice di una gara per l'aggiudicazione di un contratto con la P.A. non incide sulla sua regolare composizione qualora la persona nominata abbia le medesime qualità o svolga la medesima funzione di quella sostituita, non assumendo rilevanza nell'organo collegiale il nominativo ma bensì la qualità della persona ovvero la funzione di cui è investita" (TAR Puglia, Bari, Sezione I, 25 maggio 1999 n. 439) "Non costituisce violazione del principio per cui la Commissione di gara opera come collegio perfetto e del principio dell'uniformità delle valutazioni la sostituzione di tutti i commissari e la riduzione da cinque a tre componenti, risultando rispettato il numero minimo di tre esperti richiesto dall'art. 30, L.r. Piemonte 23 gennaio 1984 n. 8 (TAR Piemonte Sezione II, 11 aprile 1995 n. 240)".
Questi citati sono degli elementi di natura giuridica a supporto della correttezza del percorso che l'Amministrazione ha seguito.
"Per quanto attiene ai requisiti minimi di partecipazione previsti dal paragrafo 6 del Disciplinare di gara, essi vengono richiesti dalle stazioni appaltanti al fine di garantire che alla procedura partecipino soltanto soggetti dotati di competenze ed esperienze commisurate alla complessità e all'importanza dell'opera da progettare.
La possibilità di selezionare i partecipanti sulla base di tali requisiti è conforme alla normativa comunitaria che disciplina la procedura in oggetto.
Ai sensi dell'art. 26, comma 8 del d.lgs. 17/3/1995 n. 157, infatti, è possibile che la partecipazione ai concorsi di progettazione sia riservata ad un "numero limitato di candidati" a condizione che "le Amministrazioni e soggetti aggiudicatari stabiliscano criteri selettivi chiari e non discriminatori; in ogni caso il numero dei candidati da invitare deve garantire un'effettiva concorrenza". Tali condizioni sono state ampiamente rispettate: i requisiti sono chiari e proporzionati all'entità dell'opera da progettare ed il numero di concorrenti selezionati ne è la dimostrazione.
In ogni caso, la consistenza del requisito è una scelta rimessa alla discrezionalità tecnica dell'Amministrazione, la cui valutazione è pertanto insindacabile da parte del Giudice amministrativo se non nelle ipotesi di manifesta illogicità o di oggettivo errore tecnico, ipotesi del tutto estranee alla fattispecie.
Nel caso di specie, la correttezza della soluzione adottata è rafforzata dal fatto che al vincitore del concorso sarà affidato l'incarico di sviluppare l'intera progettazione dell'intervento con conseguente imprescindibile necessità di individuare un soggetto dotato dei requisiti professionali necessari ad eseguire l'incarico".
Questa è una componente dell'interpellanza, direi più specificatamente riferentesi all'interpellanza del Presidente Saitta.
C'è anche un altro punto sempre relativo a questa questione; tra l'altro, la parte che ho appena letto è comune sia all'interpellanza presentata dal Consigliere Saitta e sia all'interpellanza presentata dai colleghi Chiezzi e Moriconi.
E' utile svolgere un altro commento, che costituisce elemento di risposta: evidentemente, ci troviamo nella fase di attuazione di un vasto processo di federalismo che coinvolge tutti gli enti e le autonomie locali.
Oggi, questa attuazione non consente una realistica previsione di cosa le Regioni saranno e cosa la Regione sarà, in termini di competenze e di organico, alla conclusione di tale riforma, ne è esempio palese l'applicazione delle Bassanini, è comunque un percorso di anni.
D'altro canto l'esigenza primaria che ha spinto la Regione a perseguire la scelta di un'unica sede, o di una sede nella quale vengano compattati la maggior parte degli uffici, è stata la razionalizzazione degli spazi e l'accorpamento per quanto possibile delle competenze.
In merito a questo punto, a completamento della conoscenza dei colleghi, soprattutto di coloro che partecipano alla vita della Regione soltanto da questa legislatura, aggiungo che è un percorso che ormai attraversa tre legislature, perché il dibattito circa l'utilità e la necessità di compattare la maggior parte delle competenze e delle attività degli Assessorati della Giunta in un'unica situazione logistica, che per comodità viene chiamato palazzo unico, nasce a metà della Giunta Brizio percorre l'ultima legislatura nelle fasi attuative, entra in stretta collaborazione in tutto il percorso con l'Amministrazione comunale di Torino e trova, all'inizio di questa legislatura, una sua fase di attuazione.
Per quanto attiene ai requisiti minimi di partecipazione previsti dal paragrafo 6) del Disciplinare di gara, essi vengono richiesti dalle stazioni appaltanti al fine di garantire che alla procedura partecipino soltanto soggetti dotati di competenze ed esperienze commisurate alla complessità e all'importanza dell'opera da progettare.
La possibilità di selezionare i partecipanti sulla base di tali requisiti è conforme alla normativa comunitaria che disciplina la procedura in oggetto. Ai sensi dell'articolo 26, comma 8, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, infatti, è possibile che la partecipazione ai concorsi di progettazione sia riservata ad un "numero limitato di candidati" a condizione che "le Amministrazioni e soggetti aggiudicatari stabiliscano criteri selettivi chiari e non discriminatori; in ogni caso il numero dei candidati da invitare deve garantire un'effettiva conoscenza". Tali condizioni sono state ampiamente rispettate: i requisiti sono chiari e proporzionali all'entità dell'opera da progettare ed il numero di concorrenti selezionati ne è la dimostrazione - come ho già avuto modo di dire.
In ogni caso, la consistenza del requisito è scelta rimessa alla discrezionalità tecnica dell'Amministrazione, la cui valutazione è pertanto insindacabile da parte del Giudice amministrativo - come ho già detto in un altro momento - se non nelle ipotesi di manifesta illogicità o di oggettivo errore tecnico, ipotesi estranee alla fattispecie.
Il concorso a procedura ristretta - è un altro elemento maggiormente specifico dell'interpellanza presentata dai colleghi Chiezzi e Moriconi per la progettazione del nuovo palazzo regionale è stato pubblicizzato tramite la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, oltre che sui seguenti quotidiani: La Stampa, Il Sole 24 Ore, il Financial Times e Hadelsblatt.
Trattasi nella fattispecie, ovviamente, di un concorso a livello internazionale in quanto le normative di riferimento (il decreto legislativo n. 157 del 1995, il decreto legislativo n. 358 del 1992, la legge n. 109 del 1994 e altri) impongono alle stazioni appaltanti l'obbligo di pubblicizzare le procedure concorsuali che prevedono compensi di entità superiore ai 200.000 euro.
Come è noto la procedura di gara è stata articolata in due fasi separate: la prima, già svolta, a conclusione della quale sono stati selezionati dieci concorrenti. Questa prima fase non prevedeva costi aggiuntivi per l'Amministrazione. L'Amministrazione, negli atti di gara aveva altresì previsto la possibilità di non attivare la seconda fase di gara senza che questo potesse costituire presupposto di contestazione da parte dei concorrenti. Avuta la certezza, da parte del Comune di Torino della possibilità per la Regione di acquisire i diritti edificatori necessari, si è dato avvio alla seconda e ultima fase, i cui oneri ricadranno sul bilancio regionale a partire dal 2001. Spesa prevista ed inserita per i prossimi esercizi.
Infine, credo di non aver dimenticato nulla delle interpellanze n. 132 e n. 136, svolgo soltanto un commento.
Dividere aritmeticamente la durata dei lavori di Commissione per i progetti esaminati non comporta necessariamente che ciascuno di questi sia stato esaminato in un tempo di 16 minuti. Potrebbe essere stato sufficiente un tempo decisamente minore sia per quella documentazione manifestamente non idonea e quindi non valutabile, sia per quella relativa a professionisti talmente noti da non richiedere particolari approfondimenti sulla natura del curriculum, ma solo sulle tavole contenenti i progetti che facevano parte delle richieste nella fase di gara.
Mi sembra di non aver dimenticato nulla dei punti citati. Ovviamente rimango a disposizione per ogni e qualsiasi altro chiarimento.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, spero che l'Assessore Burzi non abbia letto completamente la risposta perché sono stati dimenticate, od omesse, alcune questioni di una certa rilevanza. Vorrei un attimo riprenderle perché la questione del palazzo unico, che in qualche maniera sta passando inosservata nello svolgimento del dibattito consiliare, ha una sua rilevanza. Innanzitutto non è un palazzo unico. La questione del palazzo unico non esiste perché è un palazzo per sette Assessori - così è stato scritto nella lettera.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio (fuori microfono)

Quale lettera?



SAITTA Antonino

Nella lettera - se vuole la leggo - di invito alla seconda fase della gara, cioè la presentazione del progetto per determinare il vincitore, è indicato che complessivamente il palazzo deve garantire spazi di lavoro per 1200 persone, cioè sette Assessori, 33 addetti e altri - quindi è per sette Assessorati.
Quindi, la questione del palazzo unico non è assolutamente vera.
Lei l'ha definito nelle sue...



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Burzi)



SAITTA Antonino

No, ma anche nelle deliberazioni - se vuole gliele leggo. Tutte le deliberazioni, a partire dall'incarico all'ingegner Mellano, parlano della necessità di un palazzo unico della Regione, quindi non siamo di fronte ad un palazzo unico, ma ad un pezzo di palazzo.
Per la verità, immaginavamo che soltanto l'Assessorato alla sanità restasse in Corso Regina Margherita, qui, invece, veniamo a conoscere che soltanto sette Assessorati sono interessati al trasferimento per 1200 persone.
Questa è una prima precisazione: non è un palazzo unico, è un pezzo di palazzo della Regione.
Assessore, per quanto riguarda la seconda questione, a cosa siamo di fronte? Siamo di fronte al fatto che la Regione ha deciso di procedere nell'esecuzione di questa opera e sta bandendo una gara per la progettazione in due fasi, la prima per decidere quali sono i progettisti e la seconda per realizzare il progetto. Si è già proceduto alla prima fase nella quale sono stati individuati i professionisti che gareggeranno fra di loro per realizzare il progetto.
Ho citato una questione di merito che è importante. Mi pare che, un anno e mezzo fa, il Presidente Ghigo, partecipando all'assemblea degli Architetti, avesse annunciato che finalmente si sarebbe proceduto ad un bando per consentire la partecipazione di nuovi architetti e di nuove idee in realtà, la Giunta ha scelto una procedura molto ristretta, nella quale ha consentito la partecipazione soltanto a professionisti che avevano lavorato per progetti simili di importi elevatissimi. Infatti, tutti i professionisti italiani e piemontesi hanno dovuto associarsi con studi stranieri, in quanto nessuno dei professionisti italiani era in grado di poter concorrere.
Quindi, in qualche maniera, è stato creato un sistema che ha obbligato a fare associazioni con altri istituti stranieri non soltanto francesi, ma anche inglesi.
L'Ordine degli Architetti e degli Ingegneri ha protestato, perch nell'assemblea era stata promessa una procedura molto più ampia, in quanto non è assolutamente vero che soltanto chi ha eseguito lavori di un certo importo ha idee innovative. Quindi, noi protestiamo contro questa modalità ma è un problema di merito.
La seconda questione riguarda il fatto che è stata avviata la procedura di progettazione su un terreno ancora non destinato a quel palazzo.
Lei, Assessore, continua a dire - Ghiglia lo sa perfettamente, perché è Consigliere comunale - che non esiste la variante al Piano regolatore che individua un'area dove poter fare il palazzo unico. Si sta progettando il palazzo della Regione su un'area che non si sa bene a cosa sarà destinata.
Ci sono soltanto delle lettere, ma lei sa perfettamente, in quanto amministratore pubblico, che fin quando non esiste una variante al Piano regolatore per una specifica destinazione, qualunque progettazione è un'esercitazione interessante, ma non si sa cosa farà la prossima amministrazione comunale.
Credo che chiunque di noi, prima di progettare un'opera, deve capire cosa prevede il Piano regolatore, oppure aspettare che questo sia variato.
Non possiamo progettare una villa su un terreno destinato a servizi e, poi se il Comune attua la variazione al piano regolatore, la realizziamo altrimenti niente.
Mi pare che più o meno siamo in questa situazione: il Piano regolatore non è stato modificato. In ogni caso, lei, in quanto Assessore regionale dovrebbe sapere che una modifica al Piano regolatore non è così immediata e così veloce. Conosce perfettamente i tempi per attuare la modifica al Piano regolatore. Sottolineo questo perché si è lamentato del fatto che la variante del Piano regolatore avrà tempi lunghi, a parte che bisogna ancora decidere se la variante debba essere fatta o meno.
Inoltre, Assessore, ha detto una cosa non vera. Non è assolutamente vero che sono stati cambiati soltanto due componenti della Commissione. La procedura che la Giunta aveva indicato era praticamente la seguente. Per decidere quali sono i professionisti per la progettazione si presentano i curriculum ed altro. Una Commissione composta da un certo numero di commissari decide chi deve essere ammesso. I nomi dei commissari sono stati individuati nel capitolato d'appalto, nel Disciplinare di gara. Tra questi nomi c'erano due componenti, che erano rispettivamente uno Presidente dell'Ordine degli Architetti, l'altro Presidente dell'Ordine degli Ingegneri. Questi due soggetti decisero di non partecipare perché hanno protestato per la modalità della gara.
La Giunta non ha sostituito soltanto quei due componenti, ma anche altri due. In sostanza, ha sostituito quattro componenti. La questione non è irrilevante.
Posso capire la sostituzione dei due componenti che hanno dichiarato di non partecipare per protesta, ma gli altri due sono stati sostituiti per iniziativa della Giunta. Non sono state indicate le motivazioni della determina e non è irrilevante il fatto che si cambi la composizione della Commissione una volta che sono state presentate le domande. La determina indica che viene costituita la Commissione, ma il dirigente e tanto meno la Giunta non avevano il potere di fare una nuova Commissione, perché era stata costituita nel bando di gara.
Chi ha partecipato alla gara sapeva quali erano i componenti della Commissione e che, in qualche maniera, determinavano un vincolo nella gara perché era prevista come causa di incompatibilità, cioè non potevano partecipare alla gara i professionisti che avevano dei rapporti di lavoro con i componenti della Commissione.
Alcuni professionisti non hanno potuto partecipare perché i componenti della Commissione erano quelli, ma in seguito questi sono stati cambiati.
Qualche professionista che non ha potuto partecipare perché era un membro della Commissione, indicato in Disciplinare, poi avrebbe potuto partecipare nella selezione successiva che è stata adottata da parte del dirigente. La questione non è irrilevante, ma è importante.
E' stato commesso un atto diverso dal Disciplinare e, soprattutto, è stata cambiata la composizione della Commissione una volta che sono state presentate le domande.
Il ricorso straordinario presentato al Presidente della Repubblica da parte del Consiglio nazionale degli Architetti e dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Torino indica queste questioni, che non sono secondarie, perché c'è un problema di carattere giuridico, ma anche un problema sostanziale.
Chi avrebbe cambiato la Commissione strada facendo, sapendo che c'erano delle incompatibilità tra i componenti della Commissione e i partecipante alla gara? Non sarebbe stato più opportuno ripubblicare di nuovo tutto l'avviso? Sarebbe stato sicuramente più prudente. Su nove componenti della Commissione, quattro sono stati sostituiti.
Lei, Assessore, dice che sono persone eccezionali, ma io non metto in dubbio questo.
Inoltre, c'è un'altra questione. E' possibile che nella determina di sostituzione dei quattro non si citi completamente la questione che l'Ordine degli architetti e quello degli Ingegneri avevano deciso di non partecipare? E' possibile che nella seconda fase della gara non si citi e non si contesti minimamente il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dall'Ordine Nazionale degli Architetti e dall'Ordine regionale? E' possibile che il ricorso al Presidente della Repubblica venga considerato un fatto inesistente? E' possibile che lei, rispetto alle questioni contenute in questo ricorso, dica di non preoccuparsi perch l'Ordine degli Architetti non condivide il ricorso e che il Presidente dell'Ordine cambierà e le questioni cambieranno? Dice non preoccuparsi perché non tutto l'Ordine condivide. Sarà rinnovato l'Ordine e probabilmente, questo ricorso cadrà. Ma le questioni restano.
Non so casa farà l'Ordine, non ho informazioni precise e questa attenzione a capire i movimenti all'interno dell'Ordine, perché venga ritirato un ricorso al Presidente della Repubblica.
Ricordo soltanto all'Assessore che il ricorso al Presidente della Repubblica è stato fatto non soltanto dall'Ordine degli Architetti della Provincia di Torino, ma anche dall'Ordine nazionale degli Architetti. Potrà cambiare l'Ordine provinciale; ma, in ogni caso, questo ricorso è stato presentato dal Consiglio nazionale degli Architetti.
Nell'interrogazione avevo espresso un'altra preoccupazione. Visto che stiamo parlando di federalismo e di trasferimento delle funzioni probabilmente bisognerebbe misurare quanto personale dalla Regione va alle Province e ai Comuni, perché questo diventa l'elemento su cui dimensionare il palazzo unico, i palazzi unici, la nuova organizzazione.
Assessore, lei ci dice che oggi non abbiamo elementi per una corretta valutazione della dimensione, perché non abbiamo alcuni elementi.
Ha senso progettare un'opera che sarà eseguita nei prossimi anni e non tentare neppure minimamente una valutazione del personale che sarà trasferito alle Province e ai Comuni? Questa è una buona amministrazione? Mi sembra una grande sciocchezza e una grande semplificazione dei problemi, in quanto non si tiene conto del fatto che la famiglia cresce o diminuisce.
Sappiamo sicuramente che diminuisce, ma dato che oggi non siamo in grado di valutare bene, non è per adesso un problema. Noto che sono delle risposte non soltanto incomplete, ma gravi.
In ogni caso, sul piano delle procedure resta un problema di forte illegittimità, che è quello del cambiamento della Commissione e mi stupisce che l'Assessore non abbia vigilato e che non lo ritenga un fatto secondario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, condivido le considerazioni del collega Saitta. Nella mia risposta agli argomenti dell'Assessore vorrei trascurare tutti gli elementi relativi alla gestione della Commissione, su cui peraltro ci sono dei ricorsi in atto - a mio avviso fondati - di illegittimità di varia natura.
Nei minuti che ho a disposizione vorrei invece parlare di un'altra illegittimità di fatto, che è quella relativa alle questioni urbanistiche che non sono risolte e che presentano un panorama parecchio interessante dal punto di vista di chi vorrebbe gestioni del territorio trasparenti ed oculate.
L'Assessore Burzi saprà che il Presidente Ghigo - tanto per cambiare assente dalla nostra riunione odierna - ha firmato, pubblicandolo il 19 maggio 1999 sul BUR, un accordo di programma con il quale accettava che nella cosiddetta spina 1, il Comune di Torino, assegnatario di 20.251 mq.
di superficie lorda di pavimento, consegnasse questi 20.000 mq. per le esigenze della Regione Piemonte.
Questo è un accordo di programma che è stato firmato da Ghigo, e di cui l'Assessore Burzi sarà stato senz'altro messo a conoscenza. Siamo al maggio del '99 e la Regione Piemonte firma con il Comune di Torino un accordo nel quale dice: "Mi servono 20.000 mq. di superficie lorda di pavimento".
Allora, Assessore Burzi e Presidente Ghigo: come mai, successivamente a questo accordo di programma, avete impostato un concorso e un progetto che prevede il raddoppio di questa superficie di pavimento e chiedete 40.000 mq.? Da questo punto di vista, il concorso è temerario, illegittimo e in contrasto con le vigenti norme di Piano regolatore.
L'Assessore, adesso, ci ha informato che siamo in corso di spesa; è iniziata la fase due, perché - ha detto l'Assessore in quest'aula pochi minuti fa - si è avuta la certezza di poter costruire: dove l'ha avuta Assessore, questa certezza? L'ha detto o l'ha scritto; può darsi che mi sia sbagliato, ma vedremo i verbali.
Da dove è venuta questa certezza o, comunque, come mai avete impostato un progetto per il doppio dei metri quadrati disponibili e firmati dalla Regione? Avete cambiato idea? Si tratta di un cambiamento non da poco anche perché quelle superfici utili non ci sono.
Probabilmente qui - collega Saitta - si apre la questione; negli affari urbanistici, si sa, che ci sono questioni di valori.
Cosa è successo nell'ambito della spina 1? Che la proprietaria del terreno, che era la FIAT, ha venduto ad un Gruppo privato di cooperative i metri quadrati di superficie lorda che, nell'ambito di quell'accordo di programma, erano stati destinati alla residenza.
Sappiamo che tra acquistare terreni industriali dismessi o terreni residenziali c'è una certa differenza, ma questa differenza è stata sancita da una variante nella quale i pesi - quanto al pubblico (20.000 mq. di superficie lorda), quanto al privato (sino a 55.000 mq. di superficie lorda residenziale) - erano stati fissati.
Dopo questo accordo di programma, la Fiat vende i metri quadrati ad un soggetto privato per il valore immobiliare che ha un terreno edificabile per 55.000 mq.
Successivamente a questo accordo, la Regione Piemonte cambia idea e dice: "Non mi bastano più i 20.000 mq. che mi dava il Comune: ne voglio 40.000". E gli altri 20.000 come si trovano? La Regione Piemonte acquista dai privati 20.000 dei 50.000 mq. che i privati tengono? E a che prezzo li acquista? Non poteva svegliarsi prima e fare in modo di sottoscrivere un accordo di programma in cui le necessità della Regione - 40.000 mq. - erano quelle che davano un equilibrio a questo accordo tra pubblico e privato? Questo è il problema; come sarà risolta la situazione? L'Assessore non l'ha detto; forse ci sono altre ipotesi, ma in ogni caso rimane il fatto grave di pessimo governo di una Regione che nel maggio '99 stipula un accordo in cui dice: "Ho bisogno di 20.000 mq." e, successivamente, fa un concorso per 40.000 mq.
Io mi chiedo, Presidente del Consiglio pro-tempore, se non ci siano gli estremi per una qualche indagine; perché. com'è possibile...? Non rida, Presidente: com'è possibile che il Presidente Ghigo firmi e pubblichi la necessità di 20.000 mq. per un pezzo del palazzo regionale e poi faccia un concorso, contestato dagli Ordini degli architetti e degli ingegneri e soggetto ad un giudizio che vedremo, per 40.000 mq.? Secondo lei, questo è legittimo? Questo è buon governo? Il Presidente Ghigo si è sbagliato nel firmare la necessità di 20.000 mq? Oppure non si è sbagliato e si è sbagliato qualcun altro a chiedere il raddoppio di questo investimento? Questi sono problemi rilevanti, di correttezza sostanziale dei comportamenti, di serietà di un Governo che deve avere una faccia seria e dei comportamenti seri. E non mi sembra che un accordo di programma sottoscritto debba essere smentito immediatamente con atti che vanno in direzione opposta, atti che riguardano proprietà, valore di terreni investimenti, rendite urbane e quant'altro.
Su questo mi dichiaro insoddisfatto per la risposta dell'Assessore Burzi.
Il Presidente Ghigo non c'è e non può rispondere; l'Assessore Burzi potrebbe anche dire: "Si faccia rispondere dal Presidente Ghigo che ha firmato l'accordo di programma".
Io le chiedo, Presidente, vista l'assenza del Presidente Ghigo firmatario dell'accordo per i 20.000 mq., di tenere queste due interpellanze ancora nei lavori dell'aula; di dichiarare la risposta parziale, perché venuta da chi non ha sottoscritto l'accordo di programma ma da chi ha indetto, attraverso i suoi funzionari, un concorso che contraddice l'accordo di programma firmato da Ghigo, e quindi di attendere.
L'interpellanza ha avuto una risposta a metà da parte di un soggetto e non del Presidente firmatario, per cui, ripeto, le chiedo di tenere questa interpellanza ancora all'o.d.g. dei nostri lavori, sapendo - Presidente che, in ogni caso, questa vicenda non è finita.
Se lei non accedesse a mantenere questa interpellanza, benissimo; se non vi accedesse per motivi regolamentari, applicheremo anche noi il Regolamento, riproponendola immediatamente, perché questa è una questione di sostanziale comportamento non serio da parte di un Governo.
Si tratta di una questione politica primaria. Vogliamo capire come mai i 20.000 mq. sono diventati 40.000 e come la Regione pensa di comperare o acquisire i 20.000 mq. in più: se pensa di comperarli dal privato che ha avuto assegnato un certo numero di metri quadrati residenziali oppure se cerca e sa di avere altre strade.
Su questo, però, bisogna fare chiarezza, perché qua girano le centinaia di miliardi e le plusvalenze sono molto rilevanti.
Quindi richiederei una risposta completa e non parziale come quella che ho ricevuto, se questo rientra nelle possibilità regolamentari. In caso contrario, useremo la carta, che è sempre un modo un po' dispendioso di agire.
Invito la Presidenza a vedere se riusciamo ad accelerare i tempi altrimenti ripresenteremo tali e quali le interpellanze, segnalando: a) l'assenza del Presidente Ghigo; b) l'assenza di risposte e via dicendo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi per una breve replica, se lo desidera.
Prego.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Solo su una parte, prendendo ovviamente atto dell'insoddisfazione.
Questa procedura, collega Saitta, nasce - occhio e croce, se la memoria non mi sfugge - nel settembre, ottobre '97. Mi pare che ci sia una delibera di Giunta che individua una modalità che, per la prima parte, doveva definire dove potesse essere collocata questa struttura; tutta la fase da allora in poi, sia per atti formali che...



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Saitta)



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

La memoria mi sfugge: non è fine '97?



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

SAITTA Antonino (fuori microfono)



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

1999.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Secondo me è prima; comunque, dalla fase iniziale - per quanto riguarda la data, andremo a vedere quale sia il percorso d'inizio - ad oggi, è stata cogestita, sia per atti formali che informali, evidentemente con coloro che erano stati individuati come interlocutori, quindi con l'Amministrazione comunale, e segnatamente i due Assessori che si sono succeduti nell'ambito della gestione delle deleghe coinvolte, il prof. Corsico e l'Assessore Viano, con la supervisione del Sindaco Castellani.
E' sempre stata - peraltro in maniera continua, con lo stile che la Presidenza Ghigo ha avuto anche nella prima legislatura di collaborazione a livello istituzionale, soprattutto nell'interesse essenzialmente della comunità, al di là delle singole espressioni di parte - volontà comune delle due Amministrazioni procedere in questa direzione.
A questo attiene la scelta della spina; peraltro, non era detto che l'unica area possibile dovesse essere la spina o, meglio, le spine, perch la spina 1 - per richiamare il tecnicismo usato dal Consigliere Chiezzi che però è quello corretto - nasce dall'esame successivo, che è documentato dal lavoro del gruppo di lavoro e dagli atti di Giunta, che nel tempo ridusse dapprima a tre, poi a due e infine, per indisponibilità dell'altra area, a quella oggi ubicata sulla spina 2. Il Comune ha già dovuto o voluto impegnare tale area in altra attività, che mi pare sia quella connessa alla realizzazione di un intervento dell'area delle biblioteche. Questo è dunque quanto avviene nell'area della spina 2.
La riduzione ad un'unica area - che è questa - è avvenuta per una scelta condivisa tra Amministrazione comunale e Amministrazione regionale quindi il percorso...



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Il concorso...



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Il percorso è stato, a nostro avviso, cogestito dalle Amministrazioni dando un raro esempio, di cui questa Giunta si onora, di collaborazione interistituzionale, che da molti viene auspicata e che noi pratichiamo.
Quindi le rileggo, Consigliere Chiezzi, il pezzo che ho letto (se lo avessi letto male, mi vorrà scusare): "Avuta la certezza, da parte del Comune di Torino, della possibilità per la Regione di acquisire i diritti edificatori necessari..."...



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Per 20.000 metri.



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Non che mi disturbi la sua interlocuzione, ma solo per poter proseguire...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



BURZI Angelo, Assessore al patrimonio

Io diffido sempre dei doni, soprattutto quando arrivano da una certa parte. Lei mi vorrà perdonare di questo pregiudizio, che non è certamente a livello personale, ma solamente politico.
Noi abbiamo desunto questa certezza della possibilità perché il Sindaco di Torino, che riteniamo abbia una certa doverosa responsabilità nella cogestione di questa materia, in tal senso ci ha, sia formalmente che oralmente - ho scelto il Sindaco, ma il discorso investe la Giunta, il dibattito tra le parti che governano, il dibattito tra le funzioni assicurato di tale possibilità.
Sulla base di ciò, il concorso, a nostro avviso, non è affatto temerario, ma qualora fosse giudicato tale, lei conosce bene quali siano le modalità, perché ne ha fatto ricorso più volte per valutare se sia temerario o meno.
Sull'illegittimità non ho niente da dire. C'è un ricorso, non due; ci sono due ordini che non hanno nominato, ma c'è un ricorso, come correttamente ha ricordato il Presidente Saitta.
Io non ho detto che ho certezza; ho detto che, avendo orecchie, come credo le abbia il Consigliere Saitta, e trattandosi, come tutti gli ordini di persone con le quali si colloquia nell'ambito dell'Amministrazione, ci è risultato - prima, oggi e probabilmente anche in futuro - che le opinioni non fossero totalmente unanimi.
Non c'è mai, tranne che in rari casi, la certezza di una strada piuttosto che un'altra. Ci risulta che la scelta di evitare il ricorso fosse stata certamente presa; vedremo, se e quando verrà giudicato, l'esito che avrà (non dipende da noi).
Non è detto che questa discussione - come è normale che sia, nel rinnovo di un organo di governo - veda il nuovo organo di governo mantenerla, differenziarsi, disdirla. Staremo a guardare senza nessuna impazienza, perché la valutazione di questo ricorso è stata fatta. La struttura ha ritenuto, per i pareri espressi, che il percorso fosse - mi pare di averlo detto - ampiamente legittimo, e in tal senso stiamo andando.
Ricordo solo che, per quanto riguarda la parte inerente alla nomina dei componenti, c'è la risposta testuale, su cui evidentemente, oltre all'insoddisfazione, se si vorrà, utilmente si potrà ritornare sull'argomento, perché non è di poco conto.
Evidenzio che questa, tolta la o le gare pubbliche che videro Torino coinvolta alla fine degli anni '50 per la realizzazione di quella che poi sarebbe stata chiamata Italia 61, è la più grande gara pubblica che un'Amministrazione pubblica stia cogestendo - e non alludo soltanto alla Regione - nell'interesse di questa città.
Questo è quello che crediamo. Sentiamo parole di stima per il livello della gara, per il livello dei componenti, per l'ambizione che un forte intervento di edilizia pubblica possa avere nel rilancio di questa città.
Riteniamo che sia un intervento indispensabile, non soltanto per le sinergie di costi che abbiamo più volte dimostrato, ma anche per l'utilità come segno di fiducia.
Su questo tema, al di là di quanto intenda fare la Presidenza del Consiglio in senso regolamentare sulle interpellanze, e quindi quand'anche il Regolamento non lo consentisse, sono comunque disponibilissimo a prendere l'impegno di ritornare sull'argomento sia che venga sollecitato dall'arrivo di nuove interpellanze o meno, perché mi sembra - in questo condivido l'opinione del Consigliere Chiezzi - che sia un argomento molto importante, su cui sarà essenziale essere informati e tenersi al corrente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Burzi, anche per aver indicato che è disponibile a ritornare sull'argomento qualora i firmatari delle due interpellanze, i colleghi Chiezzi e Saitta, ne riformulassero un'altra nello specifico sull'argomento, perché la Presidenza del Consiglio, a termini di Regolamento, non può accedere a mantenere in vita le due interpellanze.
Invito i colleghi Consiglieri, qualora lo ritenessero...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non si sente bene, Presidente: può ripetere?



PRESIDENTE

Dico che la Presidenza del Consiglio non può accedere a mantenere in vita le due interpellanze, perché non è previsto a termini di Regolamento quindi si danno per esaurite rispetto alla risposta che ha fornito l'Assessore Burzi.
Ovviamente per i colleghi Chiezzi e Saitta, se non si ritengono soddisfatti e considerata anche la disponibilità dell'Assessore Burzi a ritornare sull'argomento, esistono modi e termini per procedere ad ulteriori chiarimenti con atti istituzionali.



PRESIDENTE

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso prendere la parola, Presidente?



PRESIDENTE

Collega Saitta, non posso farla intervenire sull'argomento.



PRESIDENTE

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sulla procedura.



PRESIDENTE

Prego.



SAITTA Antonino

Intervengo solo sulla procedura.
Non contesto il fatto che la Presidenza abbia deciso di non tenere in vita questa interrogazione per la prossima seduta; evidentemente presenteremo un'altra interrogazione.
L'impegno che chiediamo, se mi consente il collega Chiezzi, è che l'interrogazione che noi immediatamente presenteremo venga discussa la prossima seduta del Consiglio. Chiediamo questo tipo di impegno alla Presidenza, proprio perché l'Assessore si è dichiarato disponibile.



PRESIDENTE

Presidente Saitta, le rispondo a termini di regolamento. Lei ben sa che domani si terrà la riunione dei Capigruppo; io credo che non ci siano problemi che sia un accordo da prendere internamente ai Capigruppo sulle interrogazioni e interpellanze da discutere nella prossima seduta del Consiglio. Vista la disponibilità che ha manifestato l'Assessore Burzi, io penso che se portata ai Capigruppo la questione, gli stessi Capigruppo non abbiano difficoltà ad accettarla e quindi a calendarizzarla.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interpellanza n. 341 dei Consiglieri Palma, Mellano e Manica, inerente a "Contraccezione post-coitale e aborto farmacologico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 341 dei Consiglieri Palma Mellano e Manica.
Ha facoltà di illustrarla il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Spiego molto brevemente all'aula e all'Assessore, che le avrà comunque desunte dal testo dell'interpellanza, le ragioni che ci hanno portato alla presentazione di questo documento e all'apertura in questa sede, attraverso questo strumento, di un dibattito che ci sembra importante non solo in termini generali, ma anche rispetto alle competenze e alle responsabilità che la Regione deve esercitare su questi temi.
L'Assessore ben sa, i colleghi ben sanno, che l'introduzione in commercio di un farmaco che, in altre formulazioni, ma con la medesima molecola, era in commercio ormai da parecchi anni ed era utilizzato ordinariamente per forme di contraccezione postcoitale, ha aperto in Italia e anche nella nostra Regione un grande dibattito politico.
L'interpellanza chiede semplicemente all'Assessore rassicurazioni circa l'attuazione della nuova disciplina e un'accertata disponibilità del farmaco e della somministrazione della prescrizione del farmaco nel territorio della nostra Regione.
E visto che a questo tema, quello della pillola del giorno dopo e quindi a forme di contraccezione impercettiva, si collega naturalmente il problema della interruzione volontaria di gravidanza, non perché questa sia, come qualcuno sostiene, una pratica abortiva, chiediamo spiegazioni all'Assessore circa un'interpretazione che riteniamo, e non solo noi distorta e parziale, della L. 194, che limiterebbe le forme di interruzione volontaria di gravidanza consentita nel nostro Paese unicamente a quelle praticate per via chirurgica.
Come chiunque può verificare semplicemente scorrendo il testo della L.
194, non esiste alcuna distinzione e discriminazione né in positivo né in negativo tra le forme di interruzione volontaria di gravidanza. La ragione è semplice: quando venne fatta la legge non esisteva scientificamente la possibilità di ricorrere all'aborto farmacologico, ma nel dibattito politico e anche nella prassi "amministrativa" non solo della nostra Regione ci si continua a muovere come se le forme consentite, anche senza la registrazione del farmaco RU 486 in Italia, non esistessero e non fossero consentite dalla normativa.
In particolare, chiediamo all'Assessore di sapere per quale ragione l'utilizzo di alcuni farmaci che sono ordinariamente utilizzati per l'interruzione volontaria di gravidanza in casi particolari (ci siamo documentati: nel caso delle gravidanze extrauterine e in alcuni casi di aborro cosiddetto terapeutico oltre il novantesimo giorno dall'inizio della gestazione), comunque forme di aborto farmacologico già oggi utilizzate in tutte le strutture pubbliche, le sole che possono praticare questi interventi, non siano generalizzate alla totalità della popolazione o rappresentino un diritto per coloro che non ricadendo in fattispecie molto particolari rivendicano questo diritto e vogliono avvalersi di questo presidio. Intanto per ragioni di diritto e di libertà: non si capisce per quale ragione nella nostra Regione e non solo nella nostra Regione, abbia diritto all'aborto farmacologico chi ha una gravidanza extrauterina e non abbia diritto chi non ha una gravidanza extrauterina; in secondo luogo anche per ragioni di costi, perché come all'Assessore è sicuramente chiaro un'interruzione volontaria di gravidanza per via chirurgica significa gravare, per le migliaia di interruzioni volontarie di gravidanza che si fanno nella nostra Regione, sulle casse regionali di oneri che sarebbero tranquillamente evitabili nel caso in cui si garantisse per via amministrativa, perché non è necessario modificare nessuna legge, il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica che ha, lo dicono unanimi tutti gli addetti ai lavori, la stessa efficacia dell'interruzione di gravidanza per via chirurgica e costi individuali sociali e sanitari, decisamente inferiori, contribuendo anche in parte a smitizzare una pratica che è sicuramente una pratica dolorosa non solo in termini di dolore fisico, ma anche di dolore individuale e morale.
Noi dall'Assessore - e questo chiedo in sede di illustrazione vogliamo innanzitutto una risposta a questa domanda: per quale ragione gli stessi farmaci che vengono ordinariamente utilizzati a non più di trecento quattrocento metri dalla sede del Consiglio regionale per alcune interruzioni di gravidanza non sono generalizzate alla totalità della popolazione che ne faccia richiesta? E in secondo luogo, se questo non avviene, perché non avviene? Esiste una prassi "passiva" che di fatto impedisce ai direttori generali delle ASL di garantirle ai pazienti? Esiste una circolare nazionale o regionale che impedisca questa pratica agli stessi direttori generali? Ci faccia sapere, l'Assessore, che cosa fino a questo momento ha impedito ai cittadini di esercitare questo diritto e ci faccia sapere che cosa intende fare semplicemente applicando la legge 194 per assicurare questo diritto in futuro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Signor Presidente, cortesi colleghi, mi limiterò a rispondere ai quesiti postimi dai Consiglieri Palma e Mellano.



PRESIDENTE

Anche la Consigliera Manica che ha aggiunto la sua firma.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

D'accordo.
Mentre comprendo che sul problema più vasto della legge nazionale, la n. 194 del 1978, indubbiamente potrebbe aprirsi anche in questa sede un dibattito...



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi per l'interruzione, ma io devo chiedere ai colleghi Consiglieri di abbassare il livello del brusìo, altrimenti non riusciamo a fare in modo che la risposta dell'Assessore D'Ambrosio venga udita dai Consiglieri che ne hanno fatto richiesta. Essendo poi un tema importante e compreso il problema, chiederei cortesemente a tutti i Consiglieri di limitare il tono di voce.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Dicevo che mi limiterò a rispondere ai quesiti posti dagli interpellanti senza entrare nello specifico della legge 194/78, la legge sull'aborto, sul cui problema indubbiamente si può tornare in questa sede per un eventuale dibattito.
Gli interpellanti mi chiedono che sia garantita ovunque sul territorio la somministrazione del farmaco Norleva alle cittadine che ne facciano richiesta.
La somministrazione del farmaco Norleva è già di fatto garantita sul territorio regionale e nazionale. Infatti è possibile reperire il suddetto farmaco presso tutte le farmacie dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile. L'altro quesito è per fare in modo che le liste dei medici obiettori siano pubbliche e direttamente accessibili in modo da consentire a tutte le pazienti una scelta consapevole e coerente con le prestazioni che intendono richiedere.
Per quel che riguarda un'eventuale predisposizione e pubblicazione di una lista di medici obiettori, ciò rientra nelle prerogative istituzionali dell'Ordine dei Medici. Invito, pertanto, i colleghi interpellanti a contattare la Federazione Regionale dell'Ordine, oppure i singoli Ordini Provinciali, cosa che farò anch'io personalmente.
Terzo quesito: per quale ragione nelle strutture che praticano le interruzioni volontarie di gravidanza il ricorso all'aborto farmacologico non sia generalizzato a tutti i casi suscettibili di questo trattamento e siano limitate senza alcuna giustificazione giuridica i casi specifici (gravidanze extrauterine, aborti terapeutici successivi al novantesimo giorno di gestazione).
Le modalità d'interruzione sono stabilite, nelle varie strutture, a seconda dei casi, in base alle valutazioni effettuate dal personale medico nell'esercizio della libertà di scelta terapeutica che, mi preme sottolineare, è e rimane un'inalienabile prerogativa del medico.
Quarto quesito: se esista una qualche direttiva regionale o nazionale che impedisce il ricorso generalizzato all'aborto farmacologico.
L'unica normativa di riferimento è la L.N. 194/78, che non impedisce n impone il ricorso generalizzato all'aborto farmacologico. La legge 194/78 riconosce alle donne, entro certi limiti, il diritto di scelta all'interruzione di gravidanza, demandando ai medici, secondo loro scienza e coscienza, la scelta sulla modalità di interruzione.
Quinto ed ultimo quesito: se in base alle considerazioni esposte in premessa non ritenga opportuno l'Assessore di attivarsi presso il Governo nazionale affinché immediatamente sia abolito l'obbligo di prescrizione per il Norleva.
Ad oggi il Norleva, che è un farmaco progestinico ad alte dosi, il cui meccanismo di azione è quello di indurre le mestruazioni, impedendo l'annidamento dell'ovulo, è inserito in fascia C, cioè in quella fascia nella quale il costo del farmaco è a carico del cittadino, che lo pu ottenere soltanto dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile.
Per quanto attiene l'eventuale abolizione dell'obbligo di prescrizione ritengo che, più che farsi promotore l'Assessore di una richiesta in tal senso, dovrebbe esprimersi in prima istanza il Consiglio Regionale, per poi trasferire la stessa istanza al Parlamento, essendo tale modalità di prescrizione normata da legge dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Sono molto soddisfatto delle notizie, ma poco soddisfatto degli impegni. Nel senso che prendo atto che l'Assessore regionale alla sanità, e quindi la Giunta, concordano con gli interpellanti sul fatto che non esiste nessuna disciplina di natura legislativa ed amministrativa né di tipo nazionale né di tipo regionale che impedisca alle strutture sanitarie pubbliche o convenzionate (quelle che sulla base della L. 194 possono praticare l'interruzione volontaria di gravidanza) di ricorrere a forme di aborto farmacologico invece che chirurgico. Questa mi sembra una risposta ed un riconoscimento importante, che penso dovrebbe rassicurare quelle decine di medici che lavorano nelle strutture del SSN e che, in scienza e coscienza, ricorrerebbero a forme d'interruzione di gravidanza farmacologiche prescrivendo quei farmaci che oggi prescrivono solamente in alcuni casi, e che non si sentivano rassicurati dall'interpretazione della normativa che, in modo spesso informale, viene convalidata e consolidata all'interno delle strutture sanitarie. Questa mi sembra una risposta e un riconoscimento importante e mi pare che con molta onestà l'Assessore prenda atto con gli interpellanti che non esistono limiti di questo tipo. Sono poco soddisfatto invece degli impegni, perché la pubblicazione delle liste non significa che queste siano liste di proscrizione dei medici obiettori.
Solamente una legge liberale che rispetta il diritto delle persone consente anche il diritto all'obiezione di coscienza. Qualunque vincolo proibizionista sull'aborto impedisce il diritto di chi vuole abortire ed impedisce il diritto all'esercizio della libertà di coscienza per i medici sia quelli che non vogliono praticare interruzioni di gravidanza sia quelli che le vogliono praticare.
Quando chiediamo la pubblicazione della lista dei medici obiettori, non chiediamo un adempimento interno all'ordine dei medici, lasciando da parte tutte le valutazioni che si possono fare circa il ruolo "pubblico" degli ordini professionali rispetto ad una materia di questo tipo. Chiediamo un atto amministrativo che consenta ai cittadini di esercitare i propri diritti in modo responsabile e consapevole, visto che l'essere o il non essere obiettore di coscienza è una caratteristica professionale. Non è semplicemente, in questo caso, l'esercizio di una libertà civile; è una caratteristica professionale che preclude l'accesso ad alcune prestazioni da parte delle cittadine che si rivolgono a questi medici. Mi pare che la Regione si dovrebbe giustamente preoccupare non di indicare al pubblico l'udibile (ai medici obiettori), ma di consentire a tutte le persone, sulla base delle proprie convinzioni, di scegliere di rivolgersi ad un medico piuttosto che ad un altro con una scelta - come abbiamo scritto nell'interpellanza - consapevole e coerente con le prestazioni che intendono richiedere. L'ultimo punto, quello che riguarda l'obbligo di prescrizione, non è una richiesta eccessiva o troppo radicale. Si tratta di richiedere la stessa disciplina che regolamenta l'uso di questo farmaco in altri Paesi dell'Unione Europea; ad esempio, l'Inghilterra nelle scorse settimane ha abolito l'obbligo di prescrizione per il Norleva, prendendo atto del fatto che le controindicazioni del farmaco, anche in caso di sovradosaggio, sono enormemente inferiori a quelle di alcuni farmaci comunemente in commercio ed acquistabili senza prescrizione medica.
Prendiamo atto di questo non impegno dell'Assessore su questo punto rispetto al Governo nazionale. Per il resto, ci dichiariamo soddisfatti della risposta e riteniamo che questa, nel momento in cui sarà conosciuta e faremo in modo che sia conosciuta presso tutte le strutture sanitarie risolverà molti problemi sia ai medici che praticano interruzioni di gravidanza sia alle cittadine che, a questo punto, si sentiranno giustamente autorizzate a richiedere un trattamento piuttosto che un altro sulla base di quella libertà di scelta che garantisce a tutti i cittadini in altri campi di utilizzare prestazioni di un tipo piuttosto che di un altro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Non ripeterò le cose che ha detto il collega Palma, su cui sono d'accordo.
In relazione alla risposta dell'Assessore e alla presentazione dell'interrogazione, vorrei far rilevare all'Assessore e all'aula - anche se in questo momento non c'è una presenza completa tra i banchi - che la risposta e la presentazione dell'interrogazione non è una cosa casuale o di poco conto. Questa risposta e questa interrogazione indicano una cosa precisa oggi in Piemonte, certificata in aula con una risposta ufficiale: la possibilità di utilizzo di questo farmaco e la possibilità di utilizzo dello stesso non solo attraverso un intervento volontario ed individuale della singola utente, ma anche la possibilità di utilizzo in alternativa ad altri interventi, all'interno delle strutture sanitarie e dei presidi sanitari della nostra Regione in applicazione della legge 194.
Questo non è un fatto da poco, è un fatto di un certo rilievo, che senz'altro abbisogna di un punto fondamentale: un livello ampio e dispiegato d'informazione. Tanto più che facciamo delle campagne significative (come, ad esempio, quella sulla prevenzione dei tumori femminili) assegnando per queste anche dei fondi alle singole aziende sanitarie; facciamo cioè campagne dispiegandole sulla base di indicazioni nazionali ma gestendole con atti autonomi della Regione e delle singole Aziende sanitarie.
E' un punto nodale: bisogna che le utenti piemontesi siano compiutamente a conoscenza della possibilità non solo dell'utilizzo del farmaco presso i presidi farmaceutici, ma anche della possibilità di utilizzo di altre tecniche alternative nei presidi sanitari, in applicazione della L. 194, per interventi d'interruzione volontaria della gravidanza.
Per quanto ci compete, singolarmente ma anche come forza promotrice di quest'interrogazione, svolgeremo un'azione d'informazione. Ma l'azione di informazione "vera" spetta ai presidi sanitari, alla Giunta regionale e all'Assessorato alla sanità.
Assessore, le chiediamo, coerentemente alle sue risposte - su cui in larga parte concordiamo - di dare loro attuazione attraverso una campagna informativa promossa non solo attraverso i presidi sanitari ma anche tramite tutti gli strumenti di cui la Regione dispone. Le chiediamo un impegno formale e concreto.
Un'ultima considerazione. Fatto salvo il diritto all'obiezione di coscienza dei medici e dei tecnici - tra l'altro previsto dalla stessa L.
194 - noi, presso le strutture pubbliche dobbiamo in ogni sede garantire la possibilità - qualora venga richiesto e qualora ne vengano ravvisate le condizioni - di svolgere un intervento terapeutico di questo tipo. Fatta salva l'obiezione di coscienza, deve essere garantita, presso le strutture sanitarie, anche la presenza di "non obiettori", sia a livello della distribuzione farmacologica sia a livello della possibilità di utilizzo di questo farmaco all'interno dei presidi sanitari, in applicazione della L.
194.
E' un compito cui dobbiamo assolvere, dando indicazioni programmatiche a livello regionale, che devono essere garantite dalle ASL sull'intero territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Non ho molto da aggiungere.
Basta chiamare il Presidente dell'Ordine dei Medici di Torino e quelli delle altre Province e chiedere un elenco dei medici obiettori di coscienza. Si tratta di istruire un procedimento amministrativo breve.
Penso che quest'ampia e spiegata informazione alle utenti non debba necessariamente, venire dalla Regione, poiché ad essa è stato già dato ampio risalto. E' chiaro che esiste un'autonomia derivante dalla possibilità di prescrizione - secondo scienza e coscienza - del farmaco da parte dei medici.
Penso che torneremo sul problema. All'inizio del mio intervento ho detto che avrei risposto ai quesiti postimi, ma senza entrare nella difficile problematica dell'aborto.
Le diverse posizioni etiche, religiose e politiche vanno - se è il caso trattate anche in questa sede, qua in Consiglio regionale, ma non certo in una risposta ad un'interpellanza.


Argomento: Beni librari (biblioteche, tutela ecc.

Risposta scritta all'interpellanza n. 160 del Consigliere Toselli inerente a "Biblioteca Civica di Savigliano"


PRESIDENTE

Comunico all'aula, in merito all'interpellanza n. 160, da me firmata inerente a "Biblioteca civica di Savigliano", che la risposta dell'Assessore Leo mi è già pervenuta per iscritto come, peraltro richiesi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 263 del Consigliere Tapparo inerente a "Riorganizzazione SEAT Pagine Gialle"; interpellanza n. 266 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Spostamento sede legale SEAT Pagine Gialle da Torino a Milano"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, siamo ormai passati all'esame delle interpellanze sul problema "SEAT". Sull'argomento, io avevo presentato un ordine del giorno - il n. 91 - precedente alle interpellanze in questione.
Quest'ordine del giorno...



PRESIDENTE

Lo faccio cercare, Consigliere Chiezzi. Non appena perverrà alla Presidenza, lo valuteremo.
Per il momento, possiamo procedere con l'esame delle due interpellanze dando la parola agli interpellanti e all'Assessore Pichetto; qualora gli interpellanti non si dichiarassero soddisfatti, procederemmo ancora.
A quel punto, credo che il suo ordine del giorno sarà già a nostre mani. Le chiedo soltanto qualche minuto, per poterlo avere "materialmente" in mano, dopodiché...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, io potrei anche trasformare il mio ordine del giorno in interpellanza!



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, faremo le valutazioni in merito quando avremo a nostre mani il suo ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo, ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, Assessore e colleghi, l'interpellanza relativa alla vicenda SEAT, da me presentata, traeva origine dalla notizia di alcuni mesi fa andata agli onori delle cronache - circa l'ipotesi di trasferimento di alcune alte funzioni direzionali della SEAT a Milano. Ciò che si chiedeva al governo regionale era spiegare il suo atteggiamento dinanzi ad un'ipotesi - quella del trasferimento - ricorrente nella storia degli insediamenti economici torinesi. Come si sa, si comincia col trasferire alcune funzioni di alta direzione e poi si continua man mano con altri aspetti.
E' passato molto tempo da quando fu presentata l'interpellanza, e per questo essa potrebbe anche essere datata. Certamente, però, continua ad essere valida per il suo principio guida.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Le interpellanze in questione sono due. La prima è firmata dal collega Tapparo, che chiede al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore competente quali iniziative s'intendano assumere in merito al trasferimento della sede legale della SEAT da Torino a Milano. Dello stesso tenore è la seconda, firmata dai colleghi Papandrea e Contu, che chiede quali iniziative la Giunta regionale abbia intrapreso o intenda intraprendere presso la Direzione della SEAT in merito al trasferimento della sua sede legale a Milano.
L'Assessorato regionale ha incontrato i rappresentanti della SEAT (vorrei peraltro ricordare che la SEAT, ex STET, ex industria dello Stato finanziaria dell'IRI, poi incorporata nel 1997, oltre alla fusione in corso, attuata con Tin.It e l'acquisizione di Telemontecarlo.
Durante l'incontro ci hanno illustrato la realizzazione di un complesso di acquisizioni e partecipazioni azionarie, tra le quali la Matrix (Società che opera nel mercato Internet attraverso il portale Virgilio), la Consodata (un gruppo francese specializzato nei servizi di marketing information), la Databank (un editore italiano specializzato nel settore della business information) e la Mondus (società leader a livello europeo per i servizi su Internet, relativi alle piccole e medie imprese).
Questo è il quadro degli interventi in corso sulla galassia Seat Tin.It.
In riferimento al trasferimento della sede legale da Torino a Milano, i vertici dell'Azienda hanno assicurato, in un incontro che è avvenuto il 27 ottobre scorso, che tale trasferimento non comporterà conseguenze per le attività svolte su Torino e che non ci saranno effetti né sui livelli occupazionali né sull'organizzazione del lavoro. Inoltre, le attività multimediali della Seat riguarderanno concretamente anche la realtà torinese. Anzi, da parte loro è stata espressa la convinzione che, proprio con questo sistema di acquisizione, che avviene in varie parti d'Europa, è possibile anche un'implementazione dell'attività su Torino. Durante lo stesso incontro l'Azienda si è impegnata a fornire informazioni anche in merito alle strategie future che si vorranno avere su questa realtà. C'è però, una considerazione che ritengo di dover fare come Giunta regionale al di là della risposta formale al quesito e alla risposta che Seat ha dato alla Giunta regionale. Peraltro, c'è stato un incontro congiunto del sottoscritto, come Giunta regionale, Provincia di Torino e Comune di Torino (nella sede del Comune di Torino c'è stata anche un'audizione).
Ritengo che, al di là delle garanzie verbali di mantenimento dei livelli occupazionali, o della considerazione di vedere Torino pienamente inserita in questo sistema di integrazione che nasce con le nuove acquisizioni da parte del gruppo Seat-Tin.It, e quindi che dovrebbe secondo quanto trasferitoci dalla dirigenza Seat, essere di buon auspicio sotto l'aspetto occupazionale, dovrebbe esserci un motivo di preoccupazione, e mi riallaccio alle considerazioni del collega Tapparo. La preoccupazione deriva dalla marginalizzazione della realtà di Torino rispetto a Milano. Forse occorre incominciare a ragionare rispetto a questo, domandandoci perché le grandi Aziende spostano la propria sede legale a Milano. La risposta potrebbe essere - in questo caso - perché il gruppo Colaninno ha il proprio luogo di definizione delle strategie a Milano, ma ciò non basta per rispondere ad una serie di fenomeni che si stanno verificando.
La realtà torinese ha una presenza storica delle sedi legali, oltre che degli stabilimenti, delle più importanti industrie italiane. In questo momento, però, ci sono una serie di segnali di "provincializzazione" rispetto alla realtà di Milano. Si tratterà di valutare: forse saranno i trasporti, e dicendo questo trasferisco una preoccupazione della Giunta regionale. Non so se è un elemento di contrapposizione, semmai deve essere un elemento di dibattito, perché è una valutazione di tipo macroeconomico rispetto alle condizioni d'impresa sulla realtà di Torino.
Dobbiamo fare delle valutazioni macroeconomiche per capire come mai la realtà di Torino presenta livelli di disoccupazione molto più alti del resto del Piemonte; a 50 Km a sud di Torino, ad esempio, o a 50 Km a nord ovest di Torino, la situazione è completamente diversa in quanto c'è carenza di manodopera.
Questi elementi devono essere considerati e valutati con estrema attenzione dalla Giunta e dal Consiglio regionale, anche per una questione di immagine, sulla quale - lo sappiamo bene - vengono trainati una serie di altri investimenti.
Mi associo, dunque, alla preoccupazione del collega Tapparo, perch anche un semplice trasferimento di sede legale, anche se non compromette il livello occupazionale - se è vero, lo verificheremo nei prossimi mesi, non siamo in grado di farlo adesso - deve essere un elemento di seria preoccupazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, Assessore e colleghi, mi fa piacere, per un certo aspetto che l'Assessore abbia evidenziato come anche un apparente caso non trascendentale, come problematicità, costituisca un campanello d'allarme rispetto al ruolo di Torino e ciò che irradia Torino in Piemonte, come centro di attività anche nel settore del terziario avanzato, delle telecomunicazioni, ecc.
Dall'altro lato, posso essere parzialmente soddisfatto perché il peso crescente del Governo regionale (penso alla figura del "governatore" Ghigo che deve essere anche spesa in queste vicende e non solo in altre) mi sembra ancora sfocato.
A Torino abbiamo una storia che ha iniziato a svuotare attività preesistenti e fortemente caratterizzate; penso alla Rai, ma anche, in alcuni casi, all'Alenia, che dopo l'accordo dell'Aeritalia con Selenia ha visto importanti funzioni direzionali focalizzarsi su Roma o Napoli: questa è la strategia dello svuotamento.
E' evidente che anche gli effetti dell'accordo FIAT-General Motors, che trasferisce in Germania funzioni direzionali strategiche come gli acquisti non tarderanno a farsi sentire.
In Italia c'è un certo provincialismo; negli Stati Uniti la Boeing non ha la direzione generale o le sedi legali a New York, a Chicago o a Los Angeles. Abbiamo un provincialismo dato anche da una dirigenza che magari ama la vita a Roma o a Milano e che tende - è successo per la Rai - a spostare le proprie funzioni anche per comodità.
Va anche valutato che i costi delle funzioni direzionali spostate dalle città italiane Milano-Torino crescono, in termini di costi, in modo esponenziale. A parità di condizioni fisiche ed operative, un insediamento a Milano o a Roma oggi, costa quasi il doppio di un insediamento a Torino Bologna, Genova o Napoli. Ci sono elementi che dovrebbero essere evidenziati, perché si tratta di un aspetto estremamente preoccupante.
Quando la SEAT dice che non ci saranno effetti sulle attività svolte a Torino, mi sembra la stessa risposta che ha dato la FIAT sull'accordo General Motors. Ripeto, ci sono alcuni passaggi strategici che, nel lungo periodo, determineranno degli spostamenti. Che cosa fare? L'iniziativa che la Regione Piemonte ha preso insieme alla Provincia e al Comune di Torino ha fatto un po' sentire il fiato sul collo all'azienda.
Oggi non abbiamo poteri dissuasivi in termini di politica industriale ma poteri dissuasivi in termini di rappresentatività politico generale; per questo mi richiamo al ruolo dei Governatori, che dovrebbero farsi sentire in queste vicende. E' inutile piangere quando i buoi sono scappati dalle stalle, è inutile intervenire quando, un giorno, funzioni importanti della SEAT spariranno. E' oggi che bisogna intervenire ai massimi livelli per fare sentire a queste aziende che c'è un'azione permanente, con argomentazioni economiche. Non si vuole mettere le "brache d'acciaio" a un'azienda rispetto alle sue convenienze, però si vuole dimostrare che certe scelte troverebbe convenienze maggiori rispetto certi sfizi direzionali, non sempre supportati da valutazioni economiche.
Voglio dire all'Assessore che, da un lato, mi fa piacere che abbia introdotto, relativamente alla vicenda SEAT, un problema di quadro generale (ed è questo un approccio corretto); dall'altro, invece, sono parzialmente soddisfatto perché non c'è un'azione forte su queste problematiche. Non per togliere legittimità a quanto fa l'Assessore, ma certi interventi del Presidente Ghigo, forse, potrebbero anche non essere fatti in occasione dell'inaugurazione di un centro commerciale, ma anche in altre circostanze perché certamente hanno una rilevanza e un peso maggiore rispetto ad un'inaugurazione cui può tranquillamente presenziare un Assessore.
Ripeto, sono soddisfatto da un lato per il tipo di approccio parzialmente soddisfatto - o forse insoddisfatto - perché non si impiega al massimo quel potere di dissuasione che la Regione sta assumendo in modo crescente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Voglio allacciarmi alla risposta che ha dato l'Assessore quando ha detto "non dobbiamo preoccuparci". Credo, invece, che dobbiamo preoccuparci perché certi atti che vengono presentati in un certo modo, non ci tranquillizzano affatto. Nel caso del gruppo Colaninno, forse, la preoccupazione è maggiore, visto che quel gruppo è al vertice di aziende che sono nate in Piemonte, che sono state il fiore all'occhiello di aziende piemontesi e che hanno spostato il loro baricentro da questa regione ad un'altra con tutte le relative conseguenze.
Non credo che possiamo essere tranquilli data la campagna di acquisizioni che la SEAT ha annunciato; spesso le campagne di acquisizioni sono onerose e il modo più semplice di tagliare i costi per ridurre gli oneri, purtroppo, va a scapito dell'occupazione. Infatti, per ridurre i costi il modo più semplice individuato fino ad ora continua ad essere quello di tagliare l'occupazione peggiorando, secondo me, il servizio che un'azienda eroga, un costo sociale non irrilevante. Anche aziende che hanno montagne di profitti giungono, a causa di una serie di debiti che hanno accumulato, a tagliare posti di lavoro. Ci sono precedenti. Questo Gruppo ha già comunicato che trasferirà alcuni pezzi della produzione a Milano senza ridurre l'occupazione, ma chiedendo ai lavoratori di fare i pendolari. Ci sono circa una cinquantina di operai in un settore specifico tra l'altro non molto avanzato, composto da lavoratori con caratteristiche professionali molto elevate, che sono diventati pendolari da alcuni mesi in un'azienda che lavora in stretto collegamento con la Telecom.
Se l'azienda non prende impegni formali, non siamo garantiti. Sarei più tranquillo se ci fosse un accordo con cui si afferma che nei prossimi cinque anni, ad esempio, le attività dislocate in queste sedi non verranno trasferite. Questo non ci garantisce molto, perché, se ci fosse un cambio di proprietà ai vertici dell'azienda, potrebbe succedere di tutto, ma intanto è un po' più di una dichiarazione. Quando si chiede al Gruppo di trasformare le assicurazioni che fanno in garanzie concrete e questo non avviene, si tratta di un campanello d'allarme. Quando ci si trova di fronte a problemi di questo genere, bisognerebbe tentare, magari in modo sinergico con altri Enti locali, di far valere il proprio peso per far prendere degli impegni più concreti. Lo diceva già l'Assessore: siamo di fronte ad un declino preoccupante, che si sta via via aggravando. Ricordo che questo è un problema che riguarda molte altre aziende, tra cui le più grandi del Piemonte, ed è un aspetto preoccupante.
Nell'arco degli ultimi mesi cinquemila lavoratori della FIAT sono passati alle dipendenze di altri gruppi. La FIAT di Savigliano, ad esempio è passata ad un gruppo francese; questo trasferimento del settore ferroviario comporta un indebolimento, nel prossimo periodo, di tutto un pezzo della progettazione. Per fare altri esempi, nei giorni scorsi si è verificato un fenomeno analogo in settori ricchi della componentistica auto; il prossimo mese migliaia di dipendenti FIAT passeranno ad un'altra azienda, che è già maggioritariamente controllata dalla General Motors magari nell'arco di pochi anni tutto il centro direzionale della FIAT passerà a Detroit o, comunque, sarà trasferito fuori Torino, ecc.
Quanto detto dall'Assessore richiederebbe, da parte di questo Ente nella sua interezza (Giunta e Consiglio), uno scatto di iniziativa che non avviene. Mesi fa, ad esempio, avevamo chiesto un incontro con i vertici FIAT e General Motors che non si è tenuto. Per la prossima settimana il Comune di Torino ha convocato un Consiglio aperto relativamente al problema: la Regione, nonostante faccia tanti discorsi, non riesce a prendere iniziative. Ricordo che, nel frattempo, la FIAT ha annunciato cassa integrazione a zero ore, quindi, si è visto il significato delle prospettive radiose che vi erano dietro l'accordo. Hanno avuto ragione coloro che erano un po' incerti e molto dubbiosi in merito a quelle prospettive.



PRESIDENTE

Consigliare Papandrea, ha esaurito il tempo a lei assegnato.



PAPANDREA Rocco

Concludo.
Intanto questo Consiglio - e la Giunta - continua a non avere alcun ruolo quando, secondo me, in questioni così rilevanti, potrebbe tentare di giocare un proprio ruolo, cosa che mi sembra non serva, perché forse è meno appariscente. Non lo so! All'interno della distribuzione dei poteri, si chiede molto a Roma ma non altrove. Dove vi sono veri poteri si ha meno coraggio di far sentire la propria voce.



PRESIDENTE

Stavo consultando il Regolamento: noi adottiamo già l'interpretazione estensiva, ma è uno per Gruppo.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Proseguimento proposta di deliberazione n. 105: "L.r. 1/1987 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori' e successiva modificazioni. Art. 3. Programma attuativo 2000" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 105, di cui al punto 4) all'o.d.g.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Giordano, Mellano Moriconi, Placido, Manica, Saitta, Tapparo, Palma, Papandrea e Muliere: al programma è aggiunto il seguente punto A): "Finanziamento di L. 50 milioni per attività di ricerca di emigrati italiani scomparsi durante la dittatura in Argentina, riducendo proporzionalmente i finanziamenti previsti sino al raggiungimento della cifra proposta, e di sostegno alle famiglie di desaparecidos 'di origine italiana'".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Nell'ambito di una qualificazione di queste risorse - per la verità giudicate da tutti, compreso l'Assessore, del tutto insufficienti - penso che proseguire in questa attività - erano stati organizzati degli incontri in Italia e anche in Regione Piemonte, con le madri delle persone scomparse in Argentina - ed erogare un finanziamento di un ordine di grandezza pari a 50 milioni sia un segnale importante e affermi un legame vero e serio capace di mutare le condizioni di vita degli emigrati di origine italiana e piemontese che vivono in Argentina.
L'elemento guida di queste risorse è fare in modo che le persone di origine italiana che vivono in Argentina, che - per carità - ormai considerano l'Argentina come propria patria, sentano l'origine italiana dalla quale derivano i loro natali, è presente nella loro vita e non è soltanto nella memoria, nei ricordi o, magari, in qualche visita al paese natale. E' un'origine che li aiuta, gli dà dei contributi di vario tipo là dove essi oggi vivono e dove essi oggi hanno la loro patria, che in questo caso è l'Argentina.
Penso sia un modo qualificato di spendere una piccola cifra che potrebbe poi, in relazione agli effetti che questa iniziativa può avere avere ovviamente dei percorsi molto importanti dal punto di vista civile umano e politico, aiutando queste indagini, che sono tutt'altro che concluse, rendendole soddisfacenti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Intervengo per sottolineare e ribadire le motivazioni che ci hanno spinti a presentare questo emendamento. Ovviamente condivido quanto detto dal Consigliere Chiezzi, ma volevo fare una sottolineatura ulteriore. Di fronte ad un provvedimento, che può apparire impostato puramente e semplicemente da ragioni etniche, cioè il richiamo agli affetti, al sangue e alla tradizione, riteniamo che questo emendamento possa avere un forte significato etico.
Noi, in qualche modo, vincoliamo la nostra politica, la nostra attività e la nostra attenzione ai connazionali all'estero, ai valori di democrazia e di libertà, che tante volte in quest'aula vengono richiamati, a volte anche in modo un po' retorico, e non soltanto ad un richiamo alla comune origine italiana.
Secondo me, un piccolo segnale in questo senso consiste nel vincolare parte di quel bilancio, assolutamente insoddisfacente, di questo provvedimento ad un'attività concreta, di attenzione concreta, di attenzione fattiva per quelli che sono i problemi di democrazia e di libertà che i nostri concittadini, o comunque le persone di origine italiana, hanno in terre che ci sono molto care.
Ricordo l'impegno della Regione Piemonte nell'ordine del giorno approvato in quest'aula, a firma Pasquale Cavaliere, che vincola le nostre istituzioni ad un'attenzione fattiva, concreta e costante verso i problemi in questo caso specifico, degli scomparsi sotto la dittatura argentina.
Con questo richiamo al valore etico di questo emendamento, invito a votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi rivolgo ai colleghi che hanno presentato questo emendamento per segnalare loro che, forse, più che un'azione di sostegno alla ricerca, è necessaria un'azione di sostegno a quelle famiglie, già individuate, che hanno avuto dei desaparecidos. Il Tribunale di Roma con la sentenza esemplare della scorsa settimana, nella quale sono stati indicati - per quello che si può fare, poiché vivono in Argentina - i generali responsabili, ha irrorato delle pene importanti.
Credo che oggi sia stata fatta chiarezza per quanto riguarda i desaparecidos, specie per quelli di origine italiana e con passaporto italiano. Il problema è che molte famiglie, soprattutto povere, sono state ferite dalla scomparsa di persone che oggi avrebbero 40-45 anni, quindi persone portanti all'interno di una famiglia E' già stato svolto un grossissimo lavoro e voglio ribadire una coraggiosa ed esemplare sentenza del Tribunale di Roma della scorsa settimana che ha sancito il riconoscimento dei desaparecidos di nazionalità italiana, o con doppia nazionalità, che sono stati individuati.
Chiedevo ai colleghi se non è possibile, in qualche modo, richiamare questa esigenza all'interno delle famiglie degli desaparecidos, più forse che alla ricerca che mi sembra una fase che si sta esaurendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Anch'io sono tra i firmatari di questo emendamento e vorrei sottolineare l'importanza etica di questa richiesta, in quanto, come abbiamo già ricordato nel corso del dibattito la volta precedente conosciamo il processo storico vissuto dall'Argentina nei vent'anni di dittatura dell'esercito.
Credo che non possiamo non ricordare il processo che si è concluso la scorsa settimana che ha visto il coinvolgimento della Regione Piemonte in un ruolo attivo, infatti l'avvocato della Regione Piemonte ha partecipato al processo.
L'accoglimento di questo emendamento andrebbe nella direzione già designata da questo Consiglio, prima accettando l'ordine del giorno, che è stato ricordato dal Consigliere Mellano e, poi, decidendo di prendere una decisione concreta.
Devo dire che questo concetto etico si può riferire ad un problema di democrazia e di libertà. Infatti, spesso in quest'aula si parla di democrazia e di libertà, però una scelta di questo tipo segnerebbe chiaramente una decisione pratica e concreta. Sarebbe un bel modo di indicare ai nostri concittadini come intendiamo coniugare le affermazioni di libertà con delle scelte concrete e utili e per scrivere un altro pezzo di storia, quella storia che è stata tanto citata nel corso del dibattito sulla questione dei libri di testo. Quindi, sarebbe un modo concreto per ricordare alcuni argomenti di cui abbiamo parlato in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche noi esprimiamo il sostegno, che abbiamo fatto attraverso la firma, a questo emendamento, perché ha un grande valore.
Credo che ci siano ancora delle questioni aperte, perché, ancora negli ultimi anni, ci sono stati casi di desaparecidos. Fortunatamente si tratta di alcune unità e non più di un fenomeno di massa.
Devo dire che, personalmente, con un forte ottimismo, spero che certe tragedie non si ripetano, anche se le tensioni sociali in questi Paesi anche per via delle politiche economiche che sono state suggerite e imposte in questi anni dagli enti sovranazionali, come il Fondo monetario, stanno creando tensioni che non possono non preoccupare, soprattutto tenendo conto dei precedenti che abbiamo e del fatto che, nonostante le condanne dei tribunali italiani, spesso i responsabili delle scomparse e dei massacri di decina di migliaia di persone svolgono tuttora dei ruoli importanti all'interno delle forze armate.
Per quanto riguarda l'emendamento credo che è necessario tener conto nonostante la modifica proposta, dell'aspetto della ricerca, perché uno dei problemi aperti è proprio la ricerca dei figli dei desaparecidos. In quegli anni sono scomparsi tanti bambini, che oggi avrebbero quindici o vent'anni che sono stati adottati, in modo del tutto illegittimo, da altre famiglie ma le famiglie d'origine continuano la loro ricerca.
Credo che la ricerca di queste persone potrebbe rientrare nel finanziamento, non semplicemente per individuare se ci sono altri scomparsi, ma proprio per recuperare quelle persone che a quel tempo erano bambini o, comunque, per far avere alle famiglie di appartenenza notizie sulla loro sorte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Ringrazio i colleghi, perché nel presentare questo emendamento hanno ricordato l'ordine del giorno n. 843, approvato all'unanimità da tutto il Consiglio regionale del 22 settembre, che portava la prima firma del Consigliere Pasquale Cavaliere. L'ordine del giorno chiedeva alla Regione di costituirsi parte civile al processo, che è stato testé menzionato. Il processo ai mandanti ed esecutori di assassini di origine italiana durante la dittatura argentina.
Si era costituito parte civile lo Stato italiano, la Regione Piemonte insieme all'Emilia Romagna, le Marche e la Sardegna. Tra gli assassinati di origine piemontese del regime argentino vi erano anche Daniel Jesus Ciuffo e sua madre Olga Reina Ferrero, originaria della Provincia di Cuneo. Al processo ha testimoniato anche uno zio della vittima, il fratello della madre. Secondo l'Avvocatura Regionale questo zio è stato individuato grazie alle ricerche effettuate dalla Regione. E' stato anche ricordato che la sentenza pronunciata il 6 dicembre ha previsto condanne severe per i mandanti. L'emendamento chiede 50 milioni per la ricerca o per il sostegno alle famiglie.
Penso che prima di stabilire una cifra è necessario capire e approfondire, anche in considerazione del fatto che siamo ormai al giorno 12 dicembre 2000, la dimensione del fenomeno per poter dare il prossimo anno, se riteniamo di dare veramente delle risposte, un contributo concreto.
Credo che per il Consiglio regionale, a diciotto giorni dalla scadenza è difficile chiedere una cifre adeguata, perché 50 milioni possono essere tanti o niente. Sulla filosofia dell'emendamento non possiamo che non essere d'accordo, non solo vediamo difendere i valori di democrazia e di libertà, ma vogliamo tutelare i diritti umani. Come Consulta delle Elette abbiamo avuto un incontro non molto tempo fa, organizzato dalla Consigliera Giuliana Manica, con le donne del Perù, perché sono state lamentate certe torture che non sono certo di un mondo civile. Anche in Perù abbiamo comunità di piemontesi, così come ve ne sono in altri Stati; quindi, penso che il discorso debba essere visto, per l'anno 2001, globalmente, in modo da assicurare quei valori di democrazia e di libertà, come ricordava il Consigliere Mellano.
Pertanto, sull'emendamento specifico dei 50 milioni la Giunta è contraria; vale il discorso dell'impegno, sul programma di attività per il 2001, a fare un approfondimento di tutta la problematica.
Dopodomani, 14 c.m., si riunirà la Consulta dell'emigrazione; già in quella sede parleremo per il 2001 anche di questo problema, facendo tesoro dei vostri suggerimenti.



PRESIDENTE

Il parere è non positivo.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sulla procedura. La risposta dell'Assessore è negativa, per non mi sembra che siano stati portati argomenti negativi. E' una questione sulla quale non mi sembra sia il caso di dividerci tra maggioranza ed opposizione; non mi sembra una di quelle questioni su cui ci si debba o nemmeno ci si possa dividere: l'emendamento chiede che il 5% di ogni finanziamento venga devoluto a questo.
E' un fatto molto piccolo, però è una questione parecchio importante e di alto valore, per cui le chiederei, se fosse possibile, di poter parlare anche a tu per tu con i colleghi e l'Assessore, per vedere se, ragionando cinque minuti fuori dalla seduta, riusciamo a comporre questa cosa.
Mi sembrerebbe un segnale molto forte e positivo quello che l'aula avendo votato un ordine del giorno, destini questa piccola somma; è una somma piccola, ma che ha un grandissimo significato e inizia un percorso di aiuto in questa direzione.
Sarebbe importante raggiungere un consenso unanime, per cui le chiedo solo cinque minuti.



PRESIDENTE

La via potrebbe essere quella di un ordine del giorno. Posso anche concedere una brevissima sospensione, visto che mi pare ci sia un'intesa.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marco Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Relativamente all'emendamento presentato, in premessa, facciamo rilevare come su questo problema ci sia stato già un confronto a livelli di Stati, un confronto che è durato decenni e su cui noi, tra l'altro, ci inseriremmo con uno stanziamento di livello assolutamente insignificante o minimale; ne comprendiamo il significato simbolico, ma non va oltre a questo.
In aggiunta, andiamo comunque a togliere risorse rispetto ad un discorso sul 2000 già limitato per i motivi che abbiamo sentito anche nella scorsa seduta, diminuendo ulteriormente le potenzialità di una legge che ha invece la necessità di ogni risorsa per avere qualche effetto.
Siamo quindi perplessi rispetto alle competenze, alla titolarità di una Regione di entrare in un problema così importane e così grande, che ripeto - è stato affrontato da decenni dal nostro Ministero degli esteri nei confronti di uno Stato estero come l'Argentina e che ha portato già a qualche importante risultato, che veniva anche prima ricordato dai colleghi.
Devo quindi dire che, al di là che venga poi precisato in questa possibile sospensione, qualora ci sia una posizione generale, come Gruppo esprimiamo una grande perplessità su questo emendamento.
C'è poi anche un discorso di tipo politico, perché se è vero che noi ricordiamo, e lo ricordiamo con grande dispiacere e con grande rammarico l'importante discorso dei desaparecidos argentini, non comprendiamo perch dovremmo limitare questo intervento soltanto ai desaparecidos argentini.
Il problema delle dittature di questo secolo in rapporto ai cittadini italiani che sono stati coinvolti e di cui non si hanno notizia non si pu limitare alla questione argentina, se vogliamo fare un discorso veramente simbolico ed importante: dalle purghe staliniane fino agli infoibati del regime titino, ci sono centinaia, migliaia di italiani di cui si sono perse le tracce.
Non ci sono però italiani spariti di serie A e italiani spariti di serie B; se vogliamo dare un significato simbolico a questo emendamento comprendiamo i desaparecidos italiani nei confronti di tutte le dittature dello scorso secolo, fortunatamente finito. Visto che la legge è una legge generale e non si rivolge solo all'Argentina, potremmo comprenderli tutti.



PRESIDENTE

Se c'è la possibilità di arrivare ad un ordine del giorno unitario sospendo; altrimenti, andiamo avanti e accediamo alla sospensione ordinaria delle ore 12,45.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Intervengo sulla richiesta di sospensione ai fini della redazione di un ordine del giorno, che si intende concordato con i proponenti del provvedimento.
La sospensione richiesta è quindi da concordare con l'Assessore Cotto e, sulla base delle disponibilità che l'Assessore ha appena dichiarato, si potrebbe stilare il testo di un ordine del giorno in qualche modo impegnativo del programma della Giunta su questa materia per il 2001, fatte salve le riserve che tutti quanti esprimeranno in positivo o in negativo su questo emendamento.
Non vorrei che passasse la prassi per cui si fanno le sospensioni per mediare con i proponenti solamente se c'è l'accordo unanime di tutta l'aula; altrimenti, evidentemente, non si troverà mai nessun accordo se non su provvedimenti votati all'unanimità.
Quindi io chiedo semplicemente all'Assessore Cotto se ribadisce ciò che ha appena sostenuto, cioè che è possibile trovare un accordo sul 2001 e su questo chiedo la sospensione.



PRESIDENTE

Sì, certo; però un minimo di "fumus" in ordine alla possibilità di raggiungere un accordo bisogna verificarlo. Sentiamo l'Assessore Cotto, poi vediamo. Prego, Assessore.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Io penso di essere stata molto chiara e tutto quello che viene detto è registrato. Ognuno di voi sa benissimo che se decidessimo adesso, sul 2000 di accantonare 50 milioni, non riusciremmo a spenderli, perché è impossibile, tanto meno a spenderli bene. Cinquanta milioni - l'ho detto prima - possono essere niente, ma possono anche essere troppo.
Poiché noi vogliamo fare programmazione e non vogliamo improvvisare in Consiglio regionale queste iniziativa, io mi sono impegnata sul 2001 ad approfondire l'argomento, non limitato all'Argentina, ma estendendolo a tutto il discorso della tutela dei diritti umani.
La prima discussione verrà fatta in Commissione per l'emigrazione; se il Presidente del Consiglio ritiene di procedere in questa direzione - ho visto che sta caldeggiando di andare avanti velocemente sul 2000 - io non so se il Consiglio ancora nel capitolo ha delle cifre da poter stanziare a questo scopo.
Con ciò non dico - Consigliere Chiezzi - che dimentico i desaparecidos.
No. Iniziamo di lì, stando attenti anche ad altri discorsi, ma questo mi sembra corretto.



PRESIDENTE

Nel frattempo è giunto alla Presidenza un subemendamento dei Consiglieri Botta Marco, Ghiglia, Valvo, Marengo. Rispetto all'emendamento 1) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Mellano ed altri, inserire il seguente subemendamento soppressivo: sub1) sono soppresse le parole "in Argentina" e viene inserita la dizione "di questo secolo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente; grazie per aver portato all'attenzione dell'aula un elemento estremamente importante di cambiamento, che peraltro era stato in un certo senso sollecitato dai colleghi del Gruppo di Alleanza Nazionale: la proposta di questo subemendamento, che indubbiamente è utile per cercare di trovare una soluzione.
Noi abbiamo ascoltato con attenzione sia il primo che il secondo intervento dell'Assessore competente, l'Assessore Cotto. Credo che l'Assessore, al di là della registrazione, sia ritenuta - non solo dal suo Gruppo consiliare, ma credo dall'aula - persona seria che, quando esplicita gli impegni in quest'aula, è solita mantenerli.
Ha esposto chiaramente, sotto l'aspetto tecnico, il dubbio sulla possibilità della congruità della posta e di poter spendere questi soldi o parte di essi ancora relativamente a un impegno del 2000; ha esposto altrettanto chiaramente l'impegno per il 2001.
L'impegno dell'Assessore Cotto è anche un impegno del nostro Gruppo, e altri Gruppi consiliari di maggioranza si sono espressi in questo senso.
Credo che ciò sia estremamente significativo, per cui ribadisco anche l'impegno di Forza Italia a una valutazione attenta di questa problematica a un impegno quindi a fare in modo che nel 2001 vi sia una congrua e significativa, direi giusta, posta per questa problematica. Credo che sia utile.
Ritengo che l'impegno del nostro Gruppo consiliare, così come di altri Gruppi di maggioranza, in aggiunta a quanto ha espresso già il governo regionale attraverso l'Assessore competente Cotto, sia una garanzia, al di là della registrazione, anche perché siamo persone serie e siamo persone che quando prendono degli impegni siamo soliti rispettarli.
Quindi credo che trovare un punto di incontro con una sospensione del Consiglio, seppur apprezzando la buona volontà e disponibilità da parte dei colleghi radicali a farlo, sia difficilissimo, anche tenendo conto del fatto che fra 10 minuti - il Presidente lo ha già annunciato - ci sarà un importante incontro su un altrettanto importante problematica.
Chiudo con una raccomandazione. Credo che possa essere utile - un eventuale ordine del giorno, a questo punto slitterebbe al pomeriggio, per credo che, a fronte di questi impegni sia inutile, superato - soprattutto quando discuteremo nel merito questo impegno, non limitarci a trattare la questione come se fosse legata a un singolo Paese, indipendentemente dal fatto che si chiami Argentina o altro, ma - così com'è stato detto da altri ampliarla verso una sfera di più Paesi dove queste problematiche sono notorie, note dalla storia recente e dal presente in questo momento, senza polemiche (se di destra, di sinistra, se in una o in un'altra parte del globo), in particolare laddove ci sono state queste problematiche legate anche alle comunità piemontesi presenti.



PRESIDENTE

Va bene. Allora, il problema si risolve nel senso che alle ore 12,45 sospendiamo la seduta.
Adesso do la parola al Consigliere Muliere e poi ci sarà la sospensione e la ripresa pomeridiana dei lavori. Prego.



MULIERE Rocchino

Il valore di questo emendamento è già stato espresso dal Consigliere Chiezzi e da altri.
Ho apprezzato le dichiarazioni dell'Assessore. E' chiaro che, con il subemendamento presentato da AN, è difficile trovare un punto di accordo per il semplice motivo che se le cifre che sono stanziate in questo programma di attuazione - come abbiamo già detto, poi ci ritorneremo nel dibattito finale e nelle dichiarazioni di voto - sono poche, decidendo, con una sorta di impegno, di stanziare 50 milioni per quanto riguarda l'attenzione di questo programma rivolta ai diritti umani, si rischia di non fare nulla.
L'emendamento aveva un valore preciso: impegnarsi in una direzione chiara, quella appunto di un interessamento rivolto alle vittime e ai "desaparecidos" dell'Argentina, non trascurando quello che avviene e che è avvenuto in altri Paesi del mondo.
Ma allora ci si può prendere l'impegno, anno per anno, nei programmi di attuazione del 2001 e del 2002, al di là delle questioni tecniche, di affrontare questioni specifiche. Però in primis - anche perché ha ricordato l'Assessore Cotto che c'era un impegno comune di tutto il Consiglio regionale assunto con un ordine del giorno - iniziamo rivolgendo un'attenzione particolare all'Argentina; nei prossimi anni vedremo di intervenire secondo le valutazioni che si faranno in quest'aula, che si faranno nella Conferenza che ricordava l'Assessore, che si tiene ogni anno o più di una volta all'anno: lì si potrà decidere come stanziare una parte delle cifre previste nel programma di attuazione, rivolgendo l'attenzione ogni anno a Paesi diversi (o comunque stabilire un programma che ci può vedere concordi).
Ma adesso forse è utile indirizzare l'attenzione verso questo Paese con le indicazioni che erano precisate nell'emendamento.



PRESIDENTE

Ricordo ai Capigruppo che volessero intervenire che alle ore 14,30 nella Sala Viglione c'è l'incontro programmato con la delegazione di ex dipendenti regionali.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,42)



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