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Dettaglio seduta n.466 del 29/06/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.44 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.05)



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame ordini del giorno n. 923 inerenti a "Danni causati dall'evento calamitoso del 20 giugno 2004 in Piemonte"; n. 924 inerente a "Stato di calamità naturale - Territorio di Rivalta Bormida" e n. 925 inerente a "Assicurazioni per i danni alle produzioni agricole - eventi calamitosi del 20 giugno 2004"


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. prevede l'esame dei seguenti ordini del giorno: n. 923 inerente a "Danni causati dall'evento calamitoso del 20 giugno 2004 in Piemonte", presentato dai Consiglieri Albano, Riba, Dutto D'Ambrosio, Taricco, Muliere, Botta M., Costa E., Costa Rosa Anna e Mellano n. 924 inerente a "Stato di calamità naturale - Territorio di Rivalta Bormida", presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu n. 925 inerente a "Assicurazioni per i danni alle produzioni agricole eventi calamitosi del 20 giugno 2004", presentato dai Consiglieri Muliere Riba, Giordano, Caracciolo, Taricco, Tapparo, Moriconi, Chiezzi e Mellano.
Direi una parte molto diffusa, incentrata non solo sull'alessandrino ma anche sul cuneese e su una parte dei nord Piemonte, in riferimento ai sistemi di tutela dei coltivatori colpiti dalla calamità naturale, avendo presente che oggi non vige più automaticamente la copertura della legge n.
185 in quanto esiste, in base al decreto n. 102 del 2004, un obbligo di assicurazione. Ritengo che sul punto l'Assessore potrebbe svolgere una comunicazione, poi apriremo il dibattito poiché, trattandosi di un punto all'o.d.g, è aperto a tutti i Consiglieri e non solo ai presentatori degli ordini del giorno.
La parola all'Assessore Cavallera



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Il 20 giugno 2004 una violenta grandinata si è abbattuta sui territori piemontesi dell'alessandrino, astigiano, cuneese e torinese determinando danni gravissimi all'agricoltura, in particolare ai vigneti, ma interessando anche le colture stagionali tra cui le orticole, frutteti pregiati e danneggiando inoltre strutture agricole che presentano capannoni divelti, tettoie e serre sfondate. Una grandinata di tali proporzioni soprattutto per la vastità del territorio colpito nel giro di così poche ore e della diffusione del danno che è assai difforme da quello provocato dalle consuete grandinate estive in cui è rilevabile nelle classiche "strisce" di territorio, è da considerarsi veramente fuori di ogni normale grandinata avvenuta in anni recenti. Anche le delimitazioni del territorio fino ad oggi proposte dalla Regione hanno sempre raggruppato serie di grandinate, avvenute per lo più in un periodo di qualche giorno in più zone limitrofe, ma raramente raggiungendo la violenza di questa e soprattutto rimanendo confinate in aree di territorio riconducibili alle strisciate di grandine. Anche se il rilevamento dei danni è ancora in corso da parte degli enti competenti - Province e Comunità Montane - già risulta evidente come un disastro di grande proporzione ha colpito gran parte delle zone coltivate del territorio piemontese, infatti una prima stima dei danni riferisce circa 14/15 milioni di euro, ovviamente sono cifre da prendersi con beneficio di inventario. Il decreto legislativo n.102, come ricordava il Presidente, abrogando la legge n.185 ribadisce la volontà politica di proseguire la strada tracciata dalla legge n. 256 del 2002 di conversione con modificazione del decreto legge n. 200/2002 in relazione alla cosiddetta assicurazione agevolata. Purtroppo la grandinata è avvenuta in piena campagna assicurativa ancora in corso.
La campagna assicurativa 2004 è potuta infatti partire dal 26 aprile 2004, data di pubblicazione del decreto ministeriale 9 aprile 2004, in quanto lo stesso conteneva i necessari parametri contributivi per comuni e per colture. Tali elenchi sono stati inoltre integrati dal D.M. del 12 giugno 2004 (praticamente qualche giorno prima della grandinata). Pure in presenza di una campagna di informazione predisposta dalla Provincia di Alessandria, la maggior parte delle aziende non ha avuto il tempo materiale di stipulare le polizze assicurative obbligatorie e i contributi e aiuti compensativi non sono più possibili (come invece accadeva in passato con la legge n. 185/92 sulle calamità naturali). L'obbligatorietà dell'assicurazione non è un obbligo in assoluto, è obbligo se si vuole beneficiale della legge n. 102. E' chiaro che sia un grosso rischio non perseguire questa strada.
Non sono infatti previsti i risarcimenti "compensativi", per coloro i quali non sono assicurati, poiché l'uva e le altre colture di quelle zone sono prodotti inseriti dal Ministero nell'elenco di quelli "assicurabili" con il contributo dello Stato. Intanto, gli Enti locali stanno disegnando la "mappa" dei danni. Inoltre, i tecnici delle associazioni di categoria degli agricoltori e delle Province si stanno adoperando nell'assistenza ai viticoltori: dando indicazioni sui trattamenti da effettuare in vigna e sulle potature; in molti casi, utili solo a salvare la vendemmia del prossimo anno. Questo è un dato di fatto anche importante perché obbliga da un punto di vista agronomico, l'agricoltore...



PRESIDENTE

Come avete constatato anche voi, il brusio è talmente elevato che non si sente nulla. Se volete proseguire la seduta occorre fare silenzio altrimenti saremmo costretti ad adottare altre misure tipo l'allontanamento dall'aula di coloro che insistono. Sono misure suggerite dall'estremo caos di questa riunione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

L'evento atmosferico è stato monitorato dal Settore meteorologico e reti di Monitoraggio dell'Arpa della Regione Piemonte, mediante il sistema Radar Montesettepani che abbiamo, installato sia a Torino sia sulla disfluviale degli Appennini tra Piemonte e Liguria.
Il report è il seguente: nella giornata del 20 giugno, a causa di un'irruzione di aria fredda dalla Scandinavia, si sono avute queste grandinate.
Segue poi tutta la documentazione; addirittura, sulla cartina abbiamo indicati i punti di riferimento per la grandinata stessa. Questa non è un'esercitazione fine a se stessa, ma dato che il decreto 102 è stato emanato dopo un richiamo dell'Unione europea, noi abbiamo l'obbligo, a fronte di questi eventi, di inoltrare all'Unione europea, di volta in volta, il resoconto degli eventi, documentando l'evento stesso con documentazione specifica. Per fortuna, abbiamo l'Arpa che è attrezzata in questo senso, così già nei mesi scorsi avevamo raggiunto un'intesa interna alla Regione, tra Regione e Arpa, per fornire questi dati in caso di necessità.
Esaminiamo la situazione nelle tre Province.
Provincia di Alessandria.
Nel territorio alessandrino domenica pomeriggio i chicchi di grandine insieme al forte vento, hanno devastato le campagne a cavallo fra Acquese Ovadese e Tortonese, provocando, solo nei vigneti, danni per circa 9 milioni di euro. Chicchi fitti, compatti, grossi come noci e uova che hanno spogliato gli alberi, spaccato i tralci delle viti e maciullato frutta ortaggi e cereali.
stata azzerata la produzione doc di Dolcetto e Barbera, oltre a parte di quella di Brachetto e Moscato. Insieme all'uva del Tortonese soprattutto tra i comuni di Viguzzolo, Volpeglino e Castellar Guidobono, le piantagioni di mais, girasole, ortaggi e frutta sono risultate irrecuperabili.
Decine di chilometri quadrati colpiti. Tralci distrutti, insalata peperoni, pomodori ridotti a nulla, alberi senza foglie in un paesaggio spettrale.
Uno scenario impressionante che ha interessato i comuni da Rivalta Bormida a Strevi, Castelnuovo e Montaldo Bormida, quindi Cassine Carpeneto, Trisobbio, Roccagrimalda, Orsara Bormida, Castelletto e Silvano d'Orba fino a lambire, per quanto riguarda il Tortonese, Casalnoceto Viguzzolo e Volpeglino: in tutto 20 comuni, circa 600 aziende, 3.013 ettari di coltivazioni pregiate, con danni nei campi che vanno dal 60 al 100%.
Si è trattato di un evento straordinario in quanto le grandinate che solitamente interessano strisce di territorio piuttosto delimitate, in questo caso si sono abbattute su un areale vastissimo.
Nel settore viticolo vi sono molti agricoltori che avevano proceduto negli anni precedenti, al reimpianto del vigneto, sia in quanto già colpiti dalla "flavescenza dorata", sia perché interessati dal reimpianto ai sensi del regolamento CE 1493/99 (la cosiddetta Ristrutturazione dei Vigneti) e infine nuovi impianti riferiti alla misura "giovani" del P.S.R.".
Voi sapete che in questi casi di reimpianti vi è una latenza produttiva di tre anni, per cui molti erano nel quarto anno e nel quarto anno, guarda caso, è arrivata la grandinata e quindi non ci sarà il raccolto.
Di seguito sono riportati i danni. Vi sono anche delle fotografie, le cui foto non sono foto scattate a gennaio, ma il 20 giugno, tant'è che in certi comuni hanno dovuto spostare la grandine sulle strade addirittura con lo spartineve. Mi sono recato il giorno dopo e ho visto ancora mucchi di grandine sparsi qua e là.
Abbiamo il numero delle aziende agricole sommariamente colpite naturalmente sono in corso accertamenti.
Provincia di Cuneo.
Sul territorio cuneese si sono abbattute per un quarto d'ora raffiche di vento così intense da sradicare piante, cui è seguita pioggia forte assieme a una tempesta di pezzi di ghiaccio che ha distrutto coltivazioni.
Per fortuna il 40% delle coltivazioni era protetto da reti antigrandine. Sono quelle reti che abbiamo finanziato e mandato avanti con interventi della Regione lo scorso anno e, quindi, abbiamo avuto un ringraziamento anche da parte degli agricoltori, con telefonate e presa d'atto. C'è stata una staffetta - se mi è consentito - di iniziative tra la Giunta e qualche Consigliere regionale che in questo momento presiede il Consiglio.
Sono stati compromessi i raccolti di frutta e ortaggi a Barge, Bagnolo via della Croce di Saluzzo, Revello, fino a Villanovetta di Terzuolo Termine di Villafalletto verso il Fossanese.
L'epicentro del temporale è stato tra Lagnasco e Costigliole, in località Sant'Anna.
La seguente tabella raccoglie una stima approssimativa dei danni relativi ai principali comuni colpiti dall'evento grandinigeno. Anche qui abbiamo foto diverse: alberi divelti e addirittura reti antigrandine che contengono la grandine stessa. Questo per far vedere come hanno funzionato.
Provincia di Asti.
Il temporale di domenica pomeriggio nell'astigiano ha lasciato una scia di devastazione a Cantarana e nei paesi del Villafranchese. La grandine è caduta anche su altre zone dell'Astigiano da Canelli a San Marzanotto.
La grandinata ha colpito in due riprese la zona: dapprima i versanti esposti a Nord-Ovest e subito dopo quelli a Sud-Est del paese, in particolare a Bricco Barrano e in località Piantà.
La produzione agricola (uva, cereali, orti, frutta) ha subito perdite che variano dal 50% al 100%. Ad una prima stima, sebbene fatta in modo sommario, i danni ammonterebbero ad oltre un milione di euro. A Villafranca, invece, le frazioni più colpite sono quelle di San Rocco e di Garavello dove viti, grano, cereali, ma anche frutta e verdura risultano molto danneggiati.
A Villanova, infine, ad avere la peggio è stata la zona di Brassicarda al confine con Buttigliera d'Asti.
Anche qui abbiamo gli elenchi e le foto conseguenti.
Provincia di Torino (descrizione sommaria, solo per stilare una prima informazione).
Nel territorio della Provincia Torino, già il 13 giugno scorso una grandinata aveva colpito i comuni della Bassa Valle di Lanzo, un fenomeno non classificabile eccezionale per vastità dei territori colpiti, ma sicuramente per intensità e durata, con grandine caduta per circa un'ora e mezza consecutivamente nel comune di Corio.
A questa devastazione si è aggiunta una seconda grandinata il giorno 20 giugno, che ha colpito comuni in zone diverse, a confine con l'Eporediese (Bollendo, Collaretto, Giacosa, Montalto T.se, ecc.), con la Provincia di Cuneo (Bibiana, Cavour) e verso la Provincia di Asti (Pin T.se., Pavarolo e Riva presso Chieri).
I danni risultano ingenti anche se non è tuttora possibile una quantificazione economica e solo pochissimi comuni (tutti nella Bassa Valle di Lanzo) non risultano prodotti assicurabili e quindi sarà possibile accedere ai contributi ed aiuti di legge, mentre negli altri comuni sono tutte attività assicurabili.
Cosa si è fatto, a fronte di questi eventi? Per prima cosa, ci siamo attivati, nei confronti degli enti delegati (Province e Comunità montane) perché facessero l'accertamento del caso. Dopodiché, ho provveduto ad interessare personalmente il Ministro Alemanno. Gli ho parlato telefonicamente e sono d'accordo che domani, essendo a Roma per la riunione degli Assessori all'ambiente, nella mia veste di Assessore all'agricoltura, andrò verso sera al Ministero per vedere quale strada si può intraprendere.
chiaro come il sole che qui occorre un provvedimento eccezionale, in quanto la situazione è venuta a cadere in una fase in cui stavano andando avanti le assicurazioni che erano, in molti casi ancora da definire, in qualche caso già definite, magari sottoscritte le polizze, ma non ancora operative.
Ho mandato una prima comunicazione al Ministro dove ho stimato in circa 15 milioni di euro i danni sul territorio piemontese; ho dato conto dei circa 3 mila ettari interessati da danni tra 70 e 100% e ho fatto varie ipotesi. In termini di equità, l'ipotesi più realistica, a mio avviso potrebbe essere quella di introdurre interventi come la legge n. 185 per tutti coloro che non si sono assicurati. Però, a quel punto, qualcuno potrebbe ribadire: "Ma quelli che si sono assicurati, alla fine, ne pagherebbero, in qualche modo, le conseguenze". Allora, ho chiesto di garantire il contributo massimo per l'assicurazione previsto dalla legge per coloro che si sono assicurati.
Voi sapete che a regime lo Stato non interverrà più "a babbo morto", ma interverrà in termini preventivi ogni anno, concedendo contributi fino ad un massimo del 70% o dell'80% del premio assicurativo, a seconda che ci si trovi in zone normali o in zone svantaggiate, sulla base di un piano assicurativo annuale. In base alle disponibilità e ai costi dell'assicurazione, lo Stato garantirà, a regime, il contributo preventivo per aiutare l'agricoltore ad assicurarsi.
Se si tiene conto che in Piemonte ci sono molti consorzi storici per l'assicurazione da calamità naturali, si potranno spuntare, a mio avviso anche dei prezzi competitivi, perché aumenterà la massa che si rivolgerà al sistema assicurativo e, a fronte di gare, è prevedibile che ci possano essere anche costi contenuti.
Quest'anno le grandinate sono state precoci e hanno interessato i giorni nei quali stava decollando il nuovo sistema. Non resta che attivare, quindi, un doppio binario: un rinvio, di fatto, di quelle che sono le nuove norme, prevedendo interventi di tipo risarcitorio nel senso che abbiamo conosciuto, e garantire, in quelle zone grandinate - perch comunque anche coloro che hanno l'assicurazione avranno subìto danni del 100% - il massimo del contributo ammissibile per legge per quanto riguarda il piano assicurativo.
Vedremo adesso la risposta del Ministero. Abbiamo ricevuto dalle organizzazioni professionali agricole una sollecitazione, attraverso un documento recapitato proprio ieri, con il quale - è giusto che il Consiglio ne prenda cognizione - si avanzano una serie di richieste.
Per la verità, questo documento è pervenuto dalle organizzazioni agricole alessandrine, ma comunque, essendo Alessandria l'epicentro dell'evento, credo non vi siano grosse difficoltà a considerarlo rappresentativo di quella che è la domanda del mondo produttivo agricolo a livello regionale.
Si chiede al Governo un provvedimento straordinario per l'anno 2004 in termini di norma transitoria che ripristini la vecchia legge n. 185. Come ho già ricordato, lo abbiamo già chiesto come Regione; anche alcuni Parlamentari lo hanno fatto con delle risoluzioni presentate in Parlamento.
Si chiede, inoltre, una consistente riduzione dei contributi previdenziali. Questa è materia di competenza dello Stato, ma mi auguro che possa essere, in qualche modo, accordata.
Si richiede una proroga per i pagamenti delle rate dei mutui e dei prestiti in scadenza e una proroga dei termini di presentazione delle dichiarazioni dei redditi con conseguente slittamento dei pagamenti delle imposte. Anche questi sono aspetti che attengono la fiscalità, pertanto sono di competenza statale. Mi auguro che possano essere presi in considerazione.
Alla Regione Piemonte, invece, si chiede ogni possibile intervento per favorire la ripresa delle attività delle aziende agricole e l'attivazione di iniziative tecniche ed economiche per la salvaguardia del patrimonio viticolo delle zone colpite.
Qui ci sono i trattamenti; noi abbiamo attivato il sistema CATA. Se ci sarà da offrire sostegno al sistema dell'assistenza tecnica lo vedremo perché ovviamente è un'attività che io, anche de visu, visitando la zona ho avuto modo di constatare come assolutamente necessaria.
Si richiede, altresì, la messa a disposizione di adeguate risorse per le cantine sociali per far fronte all'inevitabile diminuzione dei conferimenti delle uve. Questo è un aspetto molto importante. Avevo già dato indicazioni al Dottor Viviano di studiare qualcosa in questo senso perché ovviamente diminuendo la massa del prodotto conferito (in qualche caso non dico che tenda a zero, ma sarà del 20% o del 30% in meno), le conseguenze si ripercuotono sui costi di gestione di quelle cantine sociali e, conseguentemente, sugli stessi agricoltori, perché non solo non avranno il prodotto - quindi non otterranno reddito - ma avranno gli oneri delle cantine sociali.
Se si adotterà qualche provvedimento, mi auguro ci sia qualche norma della legge n. 63 già notificata alla CEE, altrimenti lo dovremo notificare alla CEE. Sotto questo profilo, noi abbiamo, per fortuna, già notificato due anni fa un provvedimento sui prestiti di conduzione, per cui se le cooperative vogliono avere un prestito per conduzione, noi potremmo dare solo l'1% del contributo, però il finanziamento godrà della garanzia del fondo specifico e quindi non ci sarà la necessità di dare ulteriori garanzie da parte dei soci. È una sorta di "ultima spiaggia", ma è chiaro che prima di non essere in grado di fare pagamenti, noi sappiamo quanto sia importante per le cooperative dare ai soci anche gli anticipi che magari stavano aspettando.
Il documento prosegue chiedendo alle Province la delimitazione delle zone colpite, un prestito di conduzione agevolato per gli agricoltori cosa che le Province avevano già fatto gli scorsi anni - e la definizione di una linea prioritaria ai Comuni, eccetera.
In sostanza, mi sembra che vi sia una chiarezza nell'individuazione dell'evento come eccezionale. Le Province hanno assicurato che nel giro di una settimana o dieci giorni avranno i dati precisi per l'inoltro della documentazione ufficiale del danno al Ministero.
La nostra azione - come Regione - vista l'elevata consistenza del danno, prevede questo intervento eccezionale. Devo dirvi che, a fronte di un orientamento favorevole, anche manifestato non dico verbalmente, ma con semplice lettera di intenti, da parte del Ministero, potremmo vedere utilizzando magari economie precedenti, di dare qualche acconto ai danneggiati. Chiedo, dunque, un'indicazione unanime da parte del Consiglio regionale, perché credo che questo eventuale acconto, a mio avviso, debba essere direttamente proporzionato all'entità del danno: capite bene che nei casi in cui i danni sono stati del 100% la situazione è assolutamente diversa rispetto ad altre realtà dove magari il danno ha colpito l'economia aziendale al 30% o al 40%.
Ci sono situazioni in cui il danno rapportato all'economia aziendale è del 100%. Allora, a fronte di un indirizzo favorevole a livello nazionale, ritengo di poter ipotizzare un intervento straordinario, magari un provvedimento di anticipazione, utilizzando economie di calamità pregresse sempre nell'agricoltura. Non saranno grandi cifre, comunque potremmo cominciare a concederle ai soggetti che sono stati danneggiati al 100%, soprattutto per il piano di ristrutturazione dei vigneti, che erano anni che non otteneva nulla; in questo modo, faremmo anche un intervento equo e di aiuto, perché c'é la prospettiva, in determinati casi, che alcuni soggetti gettino la spugna e smettano di fare l'agricoltore o il viticoltore.
Mi riserverò, a questo punto, di esaminare l'ordine del giorno. Avevo già visto quello presentato in Commissione, che è stato leggermente modificato e indirizzato da parte del collega Mellano. Sentiremo le discussioni dei proponenti, ma non ho alcuna difficoltà - lo dico personalmente come rappresentante della Giunta - ad accogliere qualsiasi ordine del giorno che solleciti, indirizzi e punti ad elaborare dei provvedimenti, tenendo conto che qui siamo nel campo degli aiuti alle imprese e per essere tempestivi bisogna cercare di usare il più possibile quelle che sono le norme vigenti per evitare notifiche all'Unione Europea o perdite di tempo, in quanto le necessità sono ovviamente impellenti da parte dei danneggiati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Mi pare che la relazione dell'Assessore faccia capire, per chi non ha potuto verificare sul posto cosa è avvenuto il 20 giugno, la gravità dell'evento calamitoso. Effettivamente in alcune zone del nostro territorio regionale questa grandinata ha messo in ginocchio moltissime aziende, e proprio per questo è indispensabile intervenire.
E' un evento calamitoso straordinario, che purtroppo potrebbe anche ripetersi nel corso della stagione estiva. Tanto più che questo evento si è verificato il 20 giugno, ma già nel mese di maggio alcune zone dell'alessandrino sono state colpite da altre grandinate, anche in questo caso in modo straordinario.
Siamo di fronte a questa situazione, che è una situazione particolare proprio perché è entrato in vigore il decreto legislativo n. 102, che prevede che l'applicabilità degli interventi compensativi vada a chi si è assicurato.
Siamo in una fase particolare, proprio perché molti agricoltori - e qui si potrebbe discutere se hanno avuto la possibilità o l'informazione - non sono ancora assicurati. Ecco perché credo che, in questa fase, bisogna intervenire nella direzione ricordata anche dall'Assessore.
Bisognerebbe fare in modo che si applichi una fase transitoria al decreto legislativo n. 102, in modo tale che tutti quegli agricoltori che non hanno avuto ancora la possibilità di stipulare un'assicurazione, lo possano fare.
E' vero che ci sono degli agricoltori che si sono già assicurati quindi c'è l'obiezione avanzata dall'Assessore e si potrebbe ovviare con le proposte che l'Assessore stesso ha avanzato. In ogni caso, credo che un intervento della Regione nei confronti del Governo o del Parlamento sia indispensabile, perché questa fase transitoria di applicazione del decreto n. 102 venga applicata.
Ecco perché abbiamo ritenuto opportuno presentare un ordine del giorno che va in questa direzione, e credo che la volontà da parte della Giunta di intervenire in tal senso sia un fatto importante.
In quest'aula siamo tutti d'accordo sul fatto che bisogna intervenire e trovare una soluzione a chi è stato colpito gravemente da questo evento calamitoso. Le soluzioni sono queste, ma credo che sia estremamente indispensabile, anche perché questo è un problema che riguarda non solo la nostra Regione, ma purtroppo anche tutto il territorio nazionale.
Se non s'interviene immediatamente, il rischio è che se ci dovesse essere - ci auguriamo il contrario - nelle prossime settimane un altro evento calamitoso come quello che si è verificato il 20 giugno, saremmo nuovamente in questa situazione.
Ecco perché credo che sia indispensabile un provvedimento da parte del Governo e del Parlamento per ovviare a questa situazione estremamente delicata. Quindi, il nostro ordine del giorno va nella direzione indicata anche dalla relazione dell'Assessore regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Albano; ne ha facoltà.



ALBANO Nicoletta

Innanzitutto apprendiamo con soddisfazione le notizie dalla relazione dell'Assessore, che si è messo immediatamente messo in contatto con Roma e ha potuto portarci una possibile soluzione, che condividiamo: l'applicazione della 185, ancora per questo periodo transitorio per chi non era assicurato, e il massimo contributo per chi aveva la copertura assicurativa.
Proporrei la votazione, da parte del mio gruppo e delle altre forze politiche dell'ordine del giorno n. 923, così com'era stato formulato tranne una rettifica formale, sostituendo "chiede alla Giunta" - che non era corretta - con la dicitura "impegna la Giunta regionale ad adottare idonei strumenti a sostegno dei coltivatori danneggiati dall'evento calamitoso".
E' importante l'immediatezza anche in questo momento, soprattutto perché rischiamo di perdere tutto quel patrimonio vitivinicolo che era stato a fatica recuperato dopo i danni causati dalla flavescenza dorata cui si era posto rimedio con la misura U del piano di sviluppo rurale.
Percorrere la possibilità di un periodo transitorio in questo momento è l'unica soluzione possibile, e bisogna invece andare aldilà di quello che a mio avviso, è stato proposto in una modifica a firma dei Consiglieri Palma e Mellano, perché prevedere la compatibilità con gli strumenti normativi vigenti imposti, vuol dire comunque adottare quella che è la normativa sulla copertura assicurativa.
Quindi, su questo il mio gruppo e i firmatari del primo ordine del giorno n. 923 non sono d'accordo. In questo momento è necessario, per salvare la viticoltura piemontese e alessandrina in particolare, superare la normativa imposta, quella prevista dai vincoli assicurativi, altrimenti si rischierebbe che al momento attuale l'80% dei viticoltori non abbiano questo tipo di risarcimento.
Chiedo che si superi questa normativa ultima e che la Giunta regionale possa invece adottare tutti quegli strumenti che possano risarcire il danno attualmente previsto in Provincia di Alessandria.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anche noi, come gruppo, avevamo presentato un ordine del giorno rispetto a questi tipi di eventi, in particolare sollecitato da quello che ci sembrava più grave avvenuto nell'alessandrino.
Mi pare che dall'intervento che ha fatto l'Assessore, ma anche dalle considerazioni che sono state svolte precedentemente, emerga un elemento: la normativa prevista dal decreto n. 102, in qualche modo, non è entrata rapidamente ed efficacemente in funzione.
Mi pare che, tra l'altro, l'intervento che faceva l'Assessore Cavallera dicesse come in certe zone sia avvenuto, ma come in queste zone sia avvenuto anche attraverso un intervento attivo, che ha facilitato l'informazione rispetto a questo nuovo decreto. Quindi, per questo molti coltivatori si sono assicurati.
Altrove, quello che emerge è sostanzialmente il fatto che la norma si sta applicando; forse è mancata una comunicazione efficace della norma stessa e quindi siamo in una fase in cui questa applicazione ha trovato molti agricoltori scoperti.
Credo che sia del tutto ragionevole pensare a considerare questa fase come transitoria e non a cancellare la norma. I fatti ci permettono di capire come in questo caso, come in altri, le norme richiedono un certo periodo di tempo prima di entrare efficacemente in vigore.
Mi sembrano ragionevoli le considerazioni espresse dall'Assessore che riprendono molte considerazioni contenute negli ordini del giorno. Credo che alla fine si possa operare in quella direzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Inizio non formalmente, ma sostanzialmente ringraziando la Presidente della III Commissione, la Consigliera Nicoletta Albano, per aver avuto, con grande tempestività, proporre all'attenzione dei Consiglieri, già nelle seduta di lunedì, il testo di un provvedimento consiliare che pone all'attenzione dell'Assessore i provvedimenti necessari in una situazione di emergenza e di assoluta gravità (sono uno dei firmatari della proposta di ordine del giorno n. 923).
Ragionando con più calma, avendo anche sentito le considerazioni espresse dall'Assessore Cavallera in Commissione lunedì scorso, con il Consigliere Palma, come Gruppo Radicale, abbiamo proposto, e chiederemo alla Consigliera Albano, di voler accogliere una modifica dell'ordine del giorno. Il documento, forse nella fretta nel deporlo il prima possibile era stato formulato più sottoforma di interrogazione che di ordine del giorno (questo fa parte del gioco consiliare).
Prendo atto, con piacere, che i Consiglieri del centrosinistra, come primo firmatario il Consigliere Muliere, hanno presentato un ordine del giorno molto più ampio, molto più completo, molto più puntuale: infatti ho chiesto di poter aggiungere la mia firma. Un testo utile, necessario per puntualizzare e per dare in mano all'Assessore e all'Assessorato uno strumento operativo di dettaglio, ma anche di lettura di contesto di quello che è successo.
Abbiamo due provvedimenti, come Gruppo Radicale siamo interessati a che passino entrambi, soprattutto se nel primo documento viene accolta la nostra proposta di modifica che darebbe senso ad un provvedimento che rischierebbe di essere fin troppo vago nei provvedimenti. Chiedo all'Assessore il suo parere su entrambi i provvedimenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Mi associo alle considerazioni espresse. Un evento eccezionale, di questa gravità, capitato nel mezzo di un periodo di transizione tra la vecchia e la nuova normativa, deve trovare misure adatte che permettano alle aziende di transitare oltre questo periodo senza troppi danni.
La sottolineatura che volevo fare, già anticipata dall'Assessore e che penso debba essere importante, è quella legata alle Cantine Sociali. Dati alla mano, sono a conoscenza che una Cantina ha perso il 90% del suo prodotto, a questo punto penso che vada in gioco l'esistenza stessa di questa struttura che ha sempre svolto un ottimo lavoro per il territorio.
Sollecito l'Assessore a curare molto questo aspetto perché importante per il territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Condivido tutto quanto è stato detto in precedenza riguardo alla necessità di dare una risposta ai danni causati dall'evento calamitoso. Il punto su cui vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio sta a monte del problema: noi stiamo avanzando verso situazioni climatiche che, sempre più facilmente, saranno caratterizzate da una instabilità notevole che vedrà succedersi momenti di siccità a momenti di grandi precipitazioni. Questo è inevitabile e, per certi versi, facilmente comprensibile.
Se pensiamo all'innalzamento delle temperature, è ovvio che, ad un innalzamento delle temperature, corrisponde maggiore evaporazione, il vapore acqueo si accumula nella stratosfera che darà origine a fenomeni di precipitazioni molto più intense. Per intenderci, gli eventi climatici non andranno evolvendo come nel film che sta recentemente girando nelle sale cinematografiche, ma evolveranno, molto più facilmente, come abbiamo appena constatato il 20 giugno. Avremmo precipitazioni molto intense, molto abbondanti e, come ha ricordato l'Assessore Cavallera, grandinate tanto abbondanti da richiedere, come in certe situazioni, l'intervento degli spala neve. Quello che vorrei semplicemente ricordare, è che gli eventi climatici dipendono dalle azioni e dalle scelte che si fanno consecutivamente, scelte che si fanno anche in momenti diversi. L'effetto serra, che da tutti i climatologi è ritenuto essere alla base di queste manifestazioni, è provocato dall'aumento della CO2, allora, dove voglio arrivare? Come molte volte accade in quest'aula, quando parliamo di fenomeni ambientali, lavoriamo per settori. Parliamo dei disastri climatici avvenuti per una grandinata, ne parliamo su questo punto specifico, ma ce ne dimentichiamo subito quando parliamo d'altro. Ad esempio, scelte che noi operiamo anche in altri campi, hanno conseguenze, per quanto riguarda la produzione di gas ad effetto serra, quale l'anidride carbonica. Un altro esempio. Quando affronteremo l'argomento, in altra sede, sullo smaltimento rifiuti tramite incenerimento o combustione, dati ufficiali dei professori universitari, ci dicono che una tonnellata di rifiuto smaltito in un inceneritore, o in un termovalorizzatore, comporta la produzione di 32 chili di anidride carbonica in più, di qualsiasi altro tipo di smaltimento.
Questo non vuol certo dire che se noi non realizziamo gli inceneritori non grandina più, ma sicuramente le scelte che facciamo fanno si che noi contribuiamo, giorno per giorno, ad aumentare il carico ambientale di produzione di anidride carbonica in regione Piemonte. Le scelte che noi dovremmo incominciare a comprendere, ma che non riusciamo a far comprendere più di tanto, è il fatto di affrontare queste situazioni sempre e solo da un punto di vista settoriale, adottando comportamenti, quando discutiamo di disastri provocati dai mutamenti climatici, che sicuramente e complessivamente aumentano il problema generato da questi disastri ambientali.
Sarebbe opportuno che il Consiglio regionale, quando discute di argomenti ambientali, avesse almeno l'abitudine di considerare l'ambiente come una questione di equilibri che interagiscono l'uno con l'altro, senza dimenticare, quando si devono assumere decisioni in altri campi, cosa avviene durante le grandinate.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, do la parola all'Assessore Cavallera per una replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Una considerazione su quanto detto dal collega Moriconi.
Nella zona dell'ovadese c'era una anziano agricoltore che ricordava una grandinata tale e quale circa 70 anni fa. Ovviamente, sono d'accordo a che non si ammorbi l'aria con nulla, né con scarichi velenosi né con scarichi che annebbiano il filtraggio dei raggi del sole nell'atmosfera, però un anziano agricoltura a Carpeneto mi ha detto che sembrava la grandinata avvenuto del 1934, con le stesse conseguenze di aver distrutto qualsiasi tipo di vegetazione e con tanta grandine per terra.
Nel merito, l'ordine del giorno presentato da molti Consiglieri, primo firmatario Consigliera Albano, così come emendato diventa un'indicazione di carattere generale in linea con quanto abbiamo detto.
Anche l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Muliere ed altri specifico sulla questione dell'assicurabilita, è in linea con quanto detto.
A questo punto, l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Palma e Mellano può essere tranquillamente inserito e riconosciuto nelle modifiche proposte dalla Consigliera Albano, anche perché - piaccia o non piaccia le norme vigenti sono queste.
In questo caso speriamo che, fermo restando i principi generali e gli orientamenti europei sugli aiuti di Stato in caso di calamità (punto di deroga del trattato dell'Unione europea) si vada oltre alle norme vigenti.
Purtroppo, le norme vigenti sono iuguratorie, quindi ci dovrebbe essere una convergenza unanime del Consiglio regionale, proprio a fronte di un evento del tutto eccezionale. Si cerca, per ciò, di fare la voce di tutto il Piemonte per essere ascoltati, come sosteneva qualcuno, dal Governo e dal Parlamento.
A questo punto ritengo che i due documenti primari possano essere, se i firmatari convengono, accolti senza nessuna difficoltà, essendo tra loro integrativi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Alla luce del dibattito svolto, come Gruppo Radicale ritiriamo la proposta di emendamento all'ordine del giorno n. 923, cogliendo il dato della correzione formale del testo originario. Sottolineiamo, altresì, la contestualità di voto di un ordine del giorno del collega Muliere che troviamo particolarmente significativo, anche perché non "manda alle ortiche" l'intera legislazione attualmente in vigore, ma prende atto della necessità di trovare un modus di integrazione fra la legislazione in corso e la prima attuazione. Prende atto di una difficoltà oggettiva e individua un percorso, fermo restando la bontà dell'impostazione di una legislazione opportuna e condivisa dal nostro punto di vista.
Ritiriamo la nostra proposta di emendamento e voteremo entrambi i provvedimenti.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese dell'ordine del giorno n. 923 (senza l'emendamento presentato dal Consigliere Mellano che viene ritirato), il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto l'evento calamitoso avvenuto il 20 giugno 2004 nella provincia di Alessandria, in particolare nell'ovadese e nell'acquese, nel cuneese nell'astigiano e nel canavese, che ha distrutto numerosi filari di vigneti considerata la grande importanza del settore colpito, trainante per l'economia della regione Piemonte chiede alla Giunta regionale quali strumenti intenda adottare per i coltivatori danneggiati dall'evento calamitoso".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese dell'ordine del giorno n. 924, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nella giornata del 20 giugno 2004 si è abbattuta una fortissima e violentissima grandinata su tutto il territorio di Rivalta Bormida in particolare nelle località di: Arbusto, Rocchiolo, Sottorocche, Valle Monticello, Marenca, Concentrico, Rovanello, San Po, Cerreti, Sotto Cerreti, San Remigio, Lucmenta, Salirolo, Gabulla, Diavoleto, Ricciotti Castellini, Bossoleta, Presa, Valsperone, Maioli, Prassa, Scaglie, Poggio Prato, San Michele, Campora la grandine si è abbattuta asciutta (non frammista ad acqua) e con notevole forza e veemenza per circa 15 minuti, in alcuni punti ha raggiunto gli oltre 30 centimetri considerato che sono stati rilevati danni pressoché totali alle colture vitivinicole (sono rimasti solo i tralci) ed orticole della zona, nonché ad edifici ed autovetture per i pioppeti, frutteti e noccioleti sono rimasti solo i tronchi spogli in alcuni casi la grandine ha anche abbattuto degli animali da cortile rilevato che: le produzioni dei prodotti orticoli sono state danneggiate al 100 la produzione vinicola è persa per una percentuale attorno all'85% per quest'anno e pregiudicata attorno al 60 - 70% per l'anno prossimo, avendo la grandine eliminato completamente la possibilità di ricaccio annuale della pianta invita la Giunta regionale a provvedere a tutti gli adempimenti necessari per richiedere al Governo che venga dichiarato lo stato di calamità naturale per le zone interessate dalla grandinata e a predisporre immediatamente una serie di interventi di prima necessità utilizzando risorse di propria competenza".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese dell'ordine del giorno n. 925, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il decreto legislativo 102/2004, all'articolo 1, comma 3, lettera b) prevede l'applicabilità degli interventi compensativi 'esclusivamente nel caso di danni a produzioni e strutture non inserite nel Piano assicurativo agricolo annuale' il suddetto decreto legislativo prevede altresì, all'articolo 5, comma 4 che sono esclusi dagli interventi compensativi i danni alle produzioni ed alle strutture ammissibili all'assicurazione agevolata e, all'articolo 2 comma 4, che 'a decorrere dal 1° gennaio 2005 il contributo pubblico è concesso esclusivamente per contratti assicurativi che prevedono per ciascun prodotto assicurato la copertura della produzione complessiva aziendale all'interno di uno stesso comune' tale decreto legislativo, avendo disposto all'articolo 16, l'abrogazione con effetto immediato dell'intera legge 185/1992 e della relativa disciplina attuativa, nonché dell'articolo 4 del decreto legge 200/2002 convertito con modificazioni dalla legge 256/2002, ha di fatto generato una situazione di carenza e di incertezza normativa, in particolare per i danni originati dagli eventi calamitosi avvenuti nelle scorse settimane, ed in particolare per la grandinata del 20 giugno e di quelli che si verificheranno nel corso del 2004 considerato che si stima che, al momento, la produzione agricola assicurata risulta essere pari al 15% circa del totale risulta quindi necessario definire, con apposita disciplina, un adeguato periodo di transizione per l'applicazione a regime delle norme previste dall'articolo 1 del decreto legislativo 102/2004, comma 3, lettera b), consentendo alle imprese che non abbiano assicurato le loro produzioni, ancorché ne abbiano avuto la possibilità, di accedere agli aiuti compensativi prevedendo una progressiva riduzione degli stessi il Consiglio impegna la Giunta regionale a mettere in campo tutte le iniziative idonee a far sì che il Governo definisca, con adeguati strumenti normativi, un periodo transitorio per l'applicazione delle norme previste dall'articolo 1, comma 3, lettera b, e dall'articolo 5, comma 4, primo periodo, del decreto legislativo 102/2004 tenendo conto della normativa già contenuta nella legge 185/1992, come modificata dal decreto legislativo 273/1996, prevedendo altresì una riduzione annuale progressiva di danno ammesso all'aiuto compensativo per le produzioni assicurabili, ma non assicurate".
Il Consiglio approva.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Norme generali sui trasporti

Proseguimento disegno di legge n. 471 "Modifiche alla legge regionale 4 gennaio 2000 n. 1 (Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422)"


PRESIDENTE

Riprendiamo il disegno di legge n. 471 "Modifiche alla legge regionale 4 gennaio 2000 n. 1 (Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422)" , di cui al punto 4) all'o.d.g.
già stata svolta la relazione; in Commissione sono stati illustrati gli emendamenti presentati dall'Assessore, relativamente ai quali era intervenuta la necessità di un maggiore approfondimento, quindi passiamo alla discussione generale.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO ALESSANDRO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Vorrei fare un breve intervento su un argomento che è stato oggetto di approfondita valutazione e di notevoli ridefinizioni nel corso della lunghissima discussione, dovuta anche ai tempi di presentazione del documento, che risalgono oramai a più di un anno fa.
Mi sembra di dover sottolineare alcuni aspetti o, per meglio dire, di dover porre alcune questioni, Assessore, su questo punto, che riguardano la materia del trasporto locale, sulla quale siamo in attesa di un'evoluzione che, in qualche modo, tarda a venire. Naturalmente mi potrà correggere se le informazioni di cui dispongo non sono corrette.
Quando si è discusso del progetto del trasporto locale, abbiamo sempre avuto sottomano un'ipotesi che riguardava una larga integrazione tra il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia, dovendosi considerare la complementarietà dei due sistemi di trasporto come elemento assolutamente imprescindibile per la razionalità del sistema e per la sua adeguatezza rispetto alla pendolarità al trasporto ricorrente, oltre all'intermodalità e alle infrastrutture che lo possano rendere possibile, non essendo possibile, oggi, visti i parcheggi esistenti nelle adiacenze delle stazioni ferroviarie di quasi tutto il Piemonte, svolgere alcuna forma di intermodalità per quanto riguarda l'auto privata e il trasporto ferroviario.
Per quanto riguarda il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia siamo più o meno nella stessa situazione, un po' aggravata dagli aspetti sui quali abbiamo fatto una rapida discussione - in questa sede, non è tanto la discussione di un'interpellanza che mi interessa raccogliere quanto la valutazione del problema - che riguardano il funzionamento del Memorario con le relazioni inerenti il trasporto su gromma e con gli orari perlomeno dei servizi pubblici, intendendosi, per tali, essenzialmente gli orari delle istituzioni scolastiche.
Lei farà rimando alle Province - le quali, a loro volta, faranno rimando alla Regione, per una questione di disponibilità finanziaria - di tutto il problema del trasporto nelle aree cosiddette a bassa intensità o a domanda debole.
Nelle aree a domanda debole, abbiamo, in qualche maniera, riversato la necessità o gli obiettivi di risparmio (che si sono realizzati in parte) sul disagio dell'utenza: si spende meno e l'utenza ha un disagio maggiore.
Nella nostra Provincia ci sono dei comini che non sono ancora serviti da alcun mezzo di trasporto di linea. È una questione importante, perché è difficile immaginare un'aggregazione, un comune o una sede (potrei citare tutti i territori montani e non solo, ma di questo non ho certezza) non servito da mezzi di trasporto di linea. Anche in quei casi, il servizio a domanda non può funzionare per via dei costi e per la mancanza dei servizi. Mettendo mano alla riorganizzazione del trasporto locale, bisogna almeno inventariare e prendere atto dello stato dell'arte.
Infine, un'altra questione che mi pare rilevante, Assessore, è quella che concerne la separazione tra la proprietà delle infrastrutture e la gestione delle attività. A tal riguardo, mentre abbiamo capito la motivazione dell'assegnazione del trasporto in house (termine che comprendono soltanto gli addetti ai lavori), per quanto riguarda l'accumulazione della proprietà delle infrastrutture e l'esercizio dei trasporti, mi pare che questa ipotesi debba essere ritirata, perch altrimenti andiamo in netta contraddizione con un principio che è stato considerato necessario, indispensabile ed importante, relativamente al quale mi pare che non si sia fatto ancora niente.
Noi vorremmo proprio vedere in funzione un sistema di trasporti sulla ferrovia attuato da diverse ditte che esercitano il trasporto e, perché no da quelle che lo fanno con mezzo ferroviario e con mezzo di linea, in modo che si possa pretendere una vera integrazione.
Tuttavia, se non ho letto male da qualche parte, era previsto, invece il mantenimento di una proprietà in capo a soggetti ai quali poteva essere anche concesso l'esercizio. Questo, francamente, mi sembra in contraddizione tra l'altro con la stessa organizzazione interna delle Ferrovie, che da un lato hanno la struttura della proprietà, dall'altro l'esercizio: sapendo poco la mano destra quello che fa la sinistra, a loro serve soprattutto per impallarsi le responsabilità e non per risolvere i problemi. Gestita un po' meglio, l'impostazione potrebbe magari servirci per coordinare in modo migliore le relazioni trasportistiche.
Sul finire della legislatura, sarebbe opportuna, come quadro di riferimento per discutere questa legge, una riflessione sullo stato di applicazione degli indirizzi che riguardavano sia la delega alle Regioni la subdelega e il trasferimento alle Province, sia la separazione delle proprietà delle reti dalle relative concessioni di gestione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Ho l'obbligo di richiamare una carenza di fondo che segna pesantemente questo disegno di legge in materia di trasporti e, in particolare, in materia di trasporto pubblico locale.
Il collega Riba ricordava qualche minuto fa che ci sono in Piemonte dei Comuni che non sono ancora serviti da alcun mezzo di trasporto pubblico.
Allora l'osservazione è la seguente: la Regione Piemonte avrebbe, come proprio compito e dovere, quello di attivare una politica complessiva per i trasporti, insomma di avere un Piano Regionale dei Trasporti. Questo è uno degli atti di programmazione che la Regione Piemonte non ha approvato.
Basterebbe solo questa osservazione per rimandare al mittente, dopo molti anni di Governo, qualsiasi proposta estemporanea su questo o su quel tema in quanto ci si dovrebbe rifiutare di dare alibi alla Giunta regionale di continuare a governare in questo modo pasticciato, superficiale, rivolto a dare risposte caso per caso, senza un collegamento ad una politica generale. Basterebbe questo.
Ma la Giunta regionale si siede comodamente su questa scelta di Governo, così povera dal punto di vista progettuale, perché di volta in volta propone al Consiglio regionale questo o quel provvedimento su cui è anche in grado di raccattare maggioranze che straripano rispetto alla maggioranza uscita vincitrice dall'elezione. Perché un modo diverso di affrontare il problema del trasporto locale in effetti c'è: all'interno di una politica dei trasporti e di un piano dei trasporti discusso, si potrebbe impostare una politica nel settore dei trasporti che metta, al primo punto delle leve di sviluppo economico e di miglioramento delle condizioni sociali e di vita del nostro Piemonte, il trasporto locale.
una scelta politica che, insieme ad altri colleghi, abbiamo proposto in testa al Capitolo dei trasporti e di un piano dei trasporti discusso: si potrebbe impostare una politica nel settore dei trasporti che metta al primo punto, nelle leve di sviluppo economico e di miglioramento delle condizioni sociali e di vita del nostro Piemonte, il trasporto locale.
E' una scelta politica che, insieme con altri colleghi, abbiamo proposto in testa al capitolo dei trasporti contenuto nel DPEF. In Aula si fa politica, si fanno scelte politiche, ci si divide e ci si confronta in conformità a scelte politiche.
La proposta di inserire, come primo tema prioritario da trattare per conto della Regione Piemonte, il trasporto locale è una scelta politica che non vuole denunciare - collega Riba - l'inevitabilità dell'osservazione che lei ha fatto.
Ci sono Comuni nelle aree disperse, nelle aree a bassa densità che non vengono serviti, ma porre quell'elemento è condizione prioritaria di una politica volta a superare tale dispersione. Per fare questo bisogna scegliere, sulla base delle risorse che si hanno a disposizione, cosa fare.
Vogliamo accorciare il periodo in cui qualcuno va da Torino a Napoli di venti minuti? Va bene, spendiamo migliaia di miliardi per fare questo, e vuol dire che i Comuni che non hanno possibilità di dare un sistema di vita qualitativamente decente a parte delle sue popolazioni rimarranno al palo.
Dato che vi è un progetto d'assetto dello sviluppo economico-sociale alternativo a quello dominante, costruito sui giganteschi investimenti che concentrano linee di sviluppo e di qualità in pochi punti del territorio se si ha un progetto di questo genere, diviene possibile discutere in quale modo apportare per tutti i cittadini piemontesi un miglioramento nella possibilità e nella qualità dei propri trasporti, per motivi di lavoro o di svago.
Invece, stiamo dentro ad una gabbia fortificata che ha alcuni tab intoccabili; l'Alta Velocità, tabù intoccabile. Andate da Torino a Milano e vedete quanta ricchezza di tutti viene impalata su questi trinceroni che faranno risparmiare qualche minuto di tempo nel viaggio da Torino a Milano.
Erano tutti soldi che, con altre scelte, potevano essere distribuiti sul territorio per elevare la competitività e la qualità della vita del Piemonte. Viceversa, si va in un'altra direzione.
Queste sono osservazioni a margine di un provvedimento che poi presenta l'abbiamo discusso in Commissione - anche degli aggiustamenti che possono essere sensati di per sé, ma che, almeno per la posizione del Gruppo che rappresento, non accetto di prendere in considerazione con un voto positivo, in quanto non voglio dare alcun alibi all'Assessore Casoni e alla Giunta Ghigo per questo modo dissennato di governare, che porta a situazioni in cui le cose più difficili da fare, che sono anche quelle che interessano il maggior numero di cittadini, vengono sempre messe in un canto.
Portare il miglioramento del servizio locale nei piccoli Comuni vuol dire avere una politica generale; senza una politica generale, non si porterà mai un servizio di linea in cima ad una collina o ad una montagna.
Bisogna avere una politica generale, quella che la Giunta non vuole, e quella che noi dovremmo riaffermare con una forza e una determinazione superiore a quella che abbiamo avuto fino adesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Anche su questo disegno di legge possiamo fare delle valutazioni che in parte, sono state fatte dai colleghi, di ordine generale e di impianto anche da un punto di vista ambientale.
Parlare di trasporti locali significa inevitabilmente parlare di tre ordini di problemi. Abbiamo un problema di tipo economico, uno di mobilità individuale e collettivo, ed infine un problema di tipo ambientale, che è poi quello che tiene un po' assieme anche gli altri due.
Sempre in riferimento a quell'atteggiamento, che continuo a rilevare nel Consiglio regionale e di cui sono critico, anche in questo campo ci sarebbe la possibilità di analizzare il problema da un punto di vista più complessivo e globale, non solo da un punto di vista settoriale.
Come ha detto in precedenza il collega Chiezzi, abbiamo da un lato i problemi e le tematiche delle scelte che facciamo in campo trasportistico cioè se privilegiamo le grandi infrastrutture che permettono collegamenti tra città distanti. L'Alta Velocità è un sistema che può servire per centri che sono al di sotto di una certa distanza, altrimenti troppe fermate la renderebbero chiaramente inutile e un controsenso, oppure se parliamo di trasporti tra centri più vicini che, talvolta, riguardano un numero maggiore di persone di quelle che sarebbero interessate da trasporti su lunga distanza.
Ma quando si parla di trasporto pubblico locale non possiamo ignorare ed è quello che in parte diceva il Vicepresidente Riba - il fatto che abbiamo costruito un'urbanistica, un'antropizzazione del territorio assolutamente disseminata, per cui tante volte pensare al trasporto locale significa dover affrontare dei problemi di rilevante difficoltà.
Un conto è collegare tra di loro centri piccoli, un altro è quando noi abbiamo invece l'antropizzazione che viviamo nella nostra Regione e nell'Italia tutta con una disseminazione di abitazioni sul territorio, per la quale pensare ad un servizio pubblico per questa struttura diventa veramente un'impresa difficile da affrontare.
Eppure continuiamo ad approvare leggi, come quella sul recupero dei rustici, che invece di porre rimedio a quest'antropizzazione del territorio e a questa disseminazione di costruzioni sul territorio, che aumentano l'antropizzazione, e che da un lato sembrano risolvere un problema, ma che sotto altri punti di vista ci pongono, in verità, altri problemi.
Purtroppo l'ambiente subisce per forza i problemi delle scelte complessive, che si scaricano tutti su di esso.
Non possiamo dimenticare che dalle scelte che noi operiamo nell'ambito dei trasporti, discendono gli inquinanti atmosferici che vengono emessi dai motori a combustione interna. Non possiamo ignorare che se il cittadino ha bisogno di muoversi - che questo tipo di società, questo tipo di sviluppo e questo tipo di lavoro rende inevitabile - se non trova il mezzo pubblico ricorrerà al mezzo privato. E' altrettanto chiaro, è dimostrato, le rilevazione lo dimostrano continuamente, che noi abbiamo un aumento del plafon di base della diossina e sappiamo che, una delle cause di emissione della diossina, sono i motori a combustione interna. Ogni motore a combustione interna emette diossina oltre che anidride carbonica. Queste scelte un po' dissennate che si compiono, per non dire dissennate in vari altri campi, si ripercuotono sull'ambiente in generale.
Le varie proposte di legge che noi avanziamo, come questa in tema di trasporto pubblico locale, avranno, inevitabilmente, una portata che sarà solamente relativa rispetto al miglioramento del problema ambientale.
Saranno scelte di disegni di legge, di almeno tre problemi che si possono individuare quando si parla di trasporto locale, che saranno sicuramente insufficienti per garantire la mobilità individuale e collettiva e garantire lo sregolare svolgimento di attività economiche, all'interno di una vera sostenibilità ambientale. Sovente, le scelte che facciamo non sono assolutamente sostenibili dal punto di vista dell'impatto ambientale, ma lo diventano solo perché, alla fine, noi aggiungiamo che le scelte che operiamo vanno nel senso della sostenibilità ambientale. Ahimè, vanno nel senso della sostenibilità ambientale, solo da un punto di vista di quanto scriviamo nelle nostre leggi, ma non danno luogo a delle vere ricadute e a delle vere scelte di tipo ambientalmente sostenibile. Noi lo verifichiamo tutti i giorni nella nostra regione, la mobilità dei cittadini si svolge soprattutto puntando sulla mobilità individuale che, è inevitabile determina delle ricadute ambientali per quanto riguarda le emissioni, oltre a quelle che abbiamo ricordato prima, che rendono l'aria sempre più problematica come dimostrano studi scientifici sull'argomento.
E' chiaro che le scelte che noi vorremmo fossero fatte, riguarderebbero una revisione delle politiche generali dei trasporti, un inserimento delle politiche generali del trasporto pubblico locale in un approccio a tutto il sistema delle scelte della mobilità cominciando a ripensare, per quanto possibile, a grandi infrastrutture che rischiano di provocare più danni ambientali che non vantaggi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo: ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Volevo imperniare il mio intervento su due interrogativi che rivolgo anche all'Assessore: da un lato l'efficacia della soluzione che viene prospettata e, dall'altra, i costi che si determinano.
Sull'efficacia. O questa è una soluzione che autoritativamente è in grado di incidere globalmente sul sistema delle infrastrutture dei trasporti regionali - cito il nodo di Torino che è rilevante, pesa quasi per un terzo sull'intero sistema dei trasporti - oppure iniziamo un percorso in modo un po' zoppo, un po' limitato. Vorrei capire come questo tipo di soluzione della società per le infrastrutture regionali opera sapendo che almeno all'inizio non riesce ad insistere sulla infrastruttura dei trasporti di Torino, del sistema gestito da Satti. Questo è un tema rilevante perché se vale il principio che questa norma è di rilievo regionale, capace di inserirsi in un processo di programmazione del Piano dei trasporti, non riesco a capire - probabilmente ignorando alcuni aspetti dell'insieme delle problematiche esistente - come possa coesistere questa soluzione con un'autonomia che la città di Torino continua a mantenere sommando la gestione e le infrastrutture in uno stesso soggetto.
L'altro elemento è: il tipo di soluzione. Istituiamo una società per le infrastrutture regionali, in queste settimane si è aperto un dibattito nel convegno annuale della Confindustria, il nuovo Presidente ha voluto bollare il federalismo come una soluzione costosa che moltiplica i costi di gestione. Se questa soluzione vale per il Piemonte, suppongo che valga per le altre regioni italiane, quindi viene ad essere una nuova struttura che si somma ad altre, anche ad una presenza nazionale. Ma, ahimè, il federalismo non svuota la dimensione nazionale in modo coerente per giustificare l'esistenza di nuovi soggetti a livello regionale. Un po' come è successo nella formazione professionale, con le deleghe alle Province. I costi burocratici, di gestione, della formazione professionale, rispetto a quando erano gestiti solo dalla Regione, sono aumentati sommando i costi burocratici delle province con quello che è rimasto in Regione. Se le risorse destinate alla formazione professionale fossero costanti, vorrebbe dire che meno risorse vanno a fare formazione effettiva. Questo non vuol dire che non occorre praticare deleghe e trasferire compiti e funzioni alle Province, vuol dire che dovrebbe essere una scelta fatta in modo virtuoso da evitare che si determinano questi costi. Una soluzione, di una società che nasce, che si costituisce con i soliti tradizionali meccanismi, anche con un appesantimento burocratico. Come lei sa, Assessore, io ero ostile al sorgere dell'ARES, cioè dall'ANAS regionale, proprio perché intravedevo la possibile che l'ANAS nazionale non si svuotava in modo proporzionale al sorgere delle varie ANAS regionali, quindi c'era un costo di gestione delle strade aggiuntivo rispetto alla situazione precedente.
Volevo vedere se lei Assessore poteva darmi lumi in questo senso, che cosa significa, al di là del mio interrogativo, se non era possibile trovare altre soluzioni. Mi sembra difficile, ma gradirei sapere da lei Assessore, visto che siete in una compagine che sta per proporre, a livello nazionale, una modifica costituzionale connessa al federalismo, se rispetto ad una società specifica per la gestione delle infrastrutture, il federalismo non sia un meccanismo che accresce i costi di gestione e sottrae risorse per interventi specifici ad affrontare i problemi.
Mi auguro che così non sia, perché personalmente credo nel valore del federalismo, ma se mai lo fosse, è chiaro che chi aspira al federalismo si dà una "zappa" sui piedi. Se coloro che sono favorevoli al processo federalistico si vogliono muovere in modo coerente, dovrebbero cercare di minimizzare i costi aggiuntivi gestionali, burocratici e amministrativi perché altrimenti, lievitando, darebbero spazio a coloro che vogliono affossare il processo federalista, dando ragione al dott. Montezemolo che sostiene che il federalismo accresce i costi burocratici e amministrativi.
Dobbiamo cercare di minimizzare tali costi e quindi chiedo all'Assessore facente egli parte di uno schieramento che si appresta a fare un importante intervento sulla Costituzione a fini federalistici, se è vero che con questa soluzione non crescono i costi burocratici, amministrativi e gestionali e se, in effetti, rispetto al passato, questi costi non sono minimi e sono compensati da una maggiore efficacia che, personalmente ritengo implicita nel federalismo.
I miei due interrogativi sono, da una parte, i costi di queste soluzioni e, dall'altro, come può esistere una soluzione zoppa che tenga fuori Torino, città che, mi pare, non sia disponibile a trovare una soluzione, almeno immediatamente, che scorpori rete da gestione. Dato che Torino è la parte forte del sistema di trasporto piemontese, mi pare che con questa soluzione partiamo con un handicap.



PRESIDENTE

Dichiaro concluso il dibattito generale.
ARTICOLO 1 Passiamo all'articolo 1 che, non avendo emendamenti, viene posto in votazione.
Indìco la votazione palese sull'art. 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 2.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Casoni: dopo il comma 1 dell'articolo 2 del disegno di legge 471 è aggiunto il seguente: "2. Il comma 3 dell'articolo 8 della l.r. 1/2000, è sostituito dal seguente: 3. Al fine di assicurare la concorrenza, i servizi extraurbani su gomma attribuiti al consorzio ed eserciti non prevalentemente nei confini dell'area della conurbazione di Torino, sono appaltati separatamente da quelli eserciti nell'area della conurbazione. I servizi eserciti prevalentemente nei confini dell'area della conurbazione di Torino possono essere suddivisi in più lotti ove ciò sia opportuno per garantire l'economicità, l'efficienza e la qualità del servizio. Per servizi eserciti prevalentemente nei confini dell'area della conurbazione di Torino corrispondente ai confini esterni dei comuni aderenti al consorzio, si intendono quelli la cui produzione chilometrica annua sia svolta per almeno i due terzi all'interno dell'area della conurbazione".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 2.1).
Dichiaro la votazione non valida per mancanza del numero legale.
Dichiaro chiusa la seduta e il Consiglio è riconvocato per martedì prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.37)



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