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Dettaglio seduta n.465 del 29/06/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.15 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.48)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Cantore D'Onofrio, Ghigo, Marengo, Pedrale, Pozzo, Rossi Oreste, Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Risposta scritta alle seguenti interpellanze

Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 2742 del Consigliere Contu inerente a "Quartiere ATC 7201 di Chieri, dopo più di 20 anni gli alloggi cambiano tipologia - aumento del canone in vista"

Argomento: Opere pubbliche

Interpellanza n. 2334 del Consigliere Ronzani inerente a "Variante di PRG adottata dal comune di Paruzzaro (NO)"


PRESIDENTE

In merito al punto 2 all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2742 del Consigliere Contu inerente a "Quartiere ATC 7201 di Chieri, dopo più di 20 anni gli alloggi cambiano tipologia - aumento del canone in vista".
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, la può anche cancellare, perché ho già ricevuto la risposta scritta.



PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 2334 del Consigliere Ronzani inerente a "Variante di PRG adottata dal comune di Paruzzaro (NO)".
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Mi basta la risposta scritta, grazie.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2507 dei Consiglieri Riba, Manica e Muliere, inerente a "Enoteca del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 2507 dei Consiglieri Riba, Manica e Muliere, inerente a "Enoteca del Piemonte" La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Per rispondere all'interpellanza in oggetto, si ritiene in via preliminare proporre una breve cronistoria circa la costituzione dell'Enoteca del Piemonte.
Essa infatti trae origine dalla L.R. n. 20 del 6 agosto 1999 "Disciplina dei Distretti dei Vini, delle Strade del Vino e modifica della L.R. n. 37/80".
Tale legge, con l'articolo 14, ha previsto che "le Enoteche regionali si consorziano con atto pubblico per costituire l'Enoteca del Piemonte avente lo scopo della promozione e valorizzazione dei vini piemontesi...".
La Giunta regionale, già a fine novembre 1999, provvedeva alla nomina di un Commissario (la professoressa Renata Salvano), con l'incarico di promuovere la costituzione dell'Enoteca del Piemonte e di svolgere le funzioni connesse fino all'insediamento degli organi amministrativi, come previsto nell'articolo 14.
Il Commissario concludeva il suo lavoro e infatti, in data 27 ottobre 2000, i 10 Presidenti delle Enoteche regionali, formalmente indicati dai rispettivi Consigli di Amministrazione, con atto notarile costituivano l'Enoteca del Piemonte. I 10 Presidenti e la prof.ssa Renata Salvano sono pertanto diventati Consiglieri componenti del Comitato direttivo ed hanno eletto il Presidente, Pier Domenico Garrone, e due Vice Presidenti, Luigi Cabutto e Raul Molinari.
La Giunta regionale, che non ha interferito in questa fase costituente ha soltanto chiesto di inserire nello Statuto dell'Enoteca del Piemonte che "il Presidente del Collegio dei Revisori è nominato su indicazione del Presidente della Giunta regionale"; norma che è stata inserita nello Statuto all'articolo 19. Sempre su tali elementi di salvaguardia, nello Statuto è stato inserito anche l'articolo 29, norme transitorie, che così recita: "Per i primi 5 anni dalla costituzione, qualora i Revisori o l'Assemblea segnalino inadempienze, irregolarità o gravi difficoltà di funzionamento del Consorzio, la Giunta regionale provvede a sospendere dalle funzioni il Presidente e i Vice Presidenti e procede al commissariamento del Consorzio. Tale potere è altresì esercitato qualora non vi sia corrispondenza nell'attuazione degli obiettivi programmatici espressi dall'Assessorato regionale agricoltura".
Altro elemento di rilievo, previsto con l'articolo 6 dell'atto costitutivo, è che i suddetti 11 Amministratori dell'Enoteca Piemonte sono nominati per la durata di cinque anni.
In merito ai quesiti proposti dall'interpellanza, si riferisce quanto segue.
Primo quesito: "Se corrisponde al vero quanto riferito in ordine all'attribuzione di incarichi a parenti di membri dell'organo di gestione dell'Enoteca e se siano stati affidati lavori di qualsiasi natura ad aziende riferibili ad amministratori dell'Enoteca".
Premesso che l'Enoteca del Piemonte è un ente di diritto privato e in quanto tale, in piena autonomia e libertà, ha deliberato circa gli incarichi e affidamenti lavori, da quel che risulta, nel rispetto formale e sostanziale di tali atti. Si può dedurre, da tale quesito dell'interpellanza, che il caso possa essere riferito all'incarico di Segretario generale affidato ad un signore (Piero Sarasso) che è anche figlio di uno degli amministratori e presidente di una Enoteca regionale.
Ma anche su ciò risulta la correttezza formale (l'incarico è stato anche votato all'unanimità); non si riscontrano anomalie o conflitti di interesse; mentre sul piano sostanziale riteniamo che non si possa eccepire sull'esperienza, la conoscenza del settore e del mondo delle enoteche regionali e dunque l'idoneità del nominato a svolgere tale incarico, come dimostrato nel suo svolgimento.
In definitiva, dunque, si può assolutamente escludere una situazione che imponga al Presidente della Giunta l'intervento a revoca degli Amministratori ai sensi del citato articolo 29 dello Statuto dell'Enoteca del Piemonte.
Secondo quesito: "Quali importi sono stati versati all'Enoteca del Piemonte da parte della Regione dalla data di istituzione ad oggi distintamente per ogni esercizio e per ogni Assessorato".
Faccio presente che la risposta è stata redatta il 27 aprile e quindi potrebbe subire successivamente qualche aggiornamento. Qui vi è una tabella che poi consegnerò agli interpellanti. (tabella allegata) Tenendo conto di tale prospetto e dei particolari espressi su tale quesito dall'interpellanza, si può far rilevare che i suddetti finanziamenti si configurano come contributi di quota parte delle spese che, come noto, è previsto per i primi cinque anni a scalare per il funzionamento, e di contributo in percentuale sulle spese per le attività di promozione (70%, come a tanti altri soggetti, ai sensi della L.R. 63/78 art. 41). Lo stesso discorso vale per i contributi concessi da altri Assessorati.
Una residua parte di finanziamenti è stato effettuato su incarichi specifici della Regione per organizzare la presenza a fiere e manifestazioni come il Vinitaly, Salone del Vino, BIT, BITEG.
Pertanto, si può escludere l'ipotesi che l'Enoteca del Piemonte sia diventata una sorta di Ente Strumentale finanziato integralmente dalla Regione, poiché, come già indicato, la gran parte dei finanziamenti concessi sono contributi su parte delle spese complessive che, per la restante parte l'Enoteca del Piemonte le ha coperte con fondi propri o con altre entrate (sponsorizzazioni, partnership, servizi vari forniti).
Comunque, non si può non riconoscere il dato che i finanziamenti pubblici siano in proporzione rilevanti. Del resto, date le caratteristiche e le finalità di tale soggetto, crediamo, non se ne potesse fare a meno.
Il terzo quesito è: "Quali impegni siano stati assunti sul progetto Multimediale (cinematografico) "Eagle flies to Piemonte". Nell'ambito delle attività di partnership avviata dall'Enoteca del Piemonte con la Eagle Pictures S.p.A., impegnata nella realizzazione di un film ambientato e girato sul territorio piemontese (Vino, patate e mele rosse), nasce l'idea di un progetto multimediale che comprendeva la realizzazione di film docufiction, cortometraggi, nonché conseguenti attività di comunicazione il tutto finalizzato alla valorizzazione e promozione della cultura materiale rappresentata dal vino, degli altri prodotti agroalimentari, del patrimonio artistico, territoriale del Piemonte.
La Regione Piemonte aveva dato la sua adesione al progetto, con l'intervento delle diverse Direzioni regionali e il supporto della ATR e della Film Commission Torino; l'ipotesi di spesa complessiva in tre anni era di 800 mila euro.
Allo stato attuale gli unici impegni di spesa determinati dalla Direzione Comunicazione Istituzionale sono stati di 70 mila euro, assegnati alla Eagle Pictures per la realizzazione di una docufiction (Una grande fortuna e il relativo cd musicale).
L'altra spesa di euro 130 mila è stata impegnata alla Enoteca del Piemonte per tutta l'attività di comunicazione e promozione dei prodotti del progetto multimediale (ufficio stampa, sito Internet, presentazioni ecc.). In tal senso, l'Enoteca del Piemonte ha organizzato la presentazione della docufiction al Film Festival di Torino e in un'altra serie di eventi e manifestazioni. Non vi sono state altre evoluzioni, né altri impegni di spesa, anche perché nel frattempo si è verificato il cambio di presidenza alla Eagle Pictures e si è creato un contenzioso, tra la società e il suo ex presidente, sulla proprietà integrale del progetto film "Vino patate e Mele rosse".
Si ritiene di poter dire, dalle notizie acquisite, che c'è tutta la volontà e l'impegno dei due soggetti interessati, di portare a termine il film, tant'é che proseguono comunque le attività propedeutiche (sopralluoghi, contratti e contatti, ecc.).
Sul suddetto film, come si può rilevare, non c'è dunque alcuna compartecipazione finanziaria né della Regione, né della Enoteca del Piemonte. L'Enoteca del Piemonte, come su descritto, ha partecipato nella partnership con la Eagle Pictures, svolgendo funzioni di ideazione organizzazione e di servizio anche per quanto riguarda le attività inerenti al progetto multimediale. Questa peraltro è una delle attività sussidiarie della FilmCommission, che a fronte delle idee di realizzare film o girare delle fiction in Piemonte, si fa proprio nell'ottica di valorizzare la propensione a scegliere il Piemonte come luogo di realizzazione di film.
C'è anche da rilevare che tutte queste attività sono state di forte stimolo e hanno catalizzato risorse, volontà e elementi virtuosi, che hanno fatto crescere notevolmente il Piemonte come luogo ideale per realizzare film e simili progetti multimediali.
Il quarto quesito è il seguente: "Per quali motivi sia stato richiesto l'impegno della FinPiemonte per l'acquisizione delle quote di maggioranza dell'Enoteca, stante anche che tale operazione appare del tutto incoerente sia con la legge istitutiva che con lo Statuto della stessa e non condivisa da tutte le enoteche regionali".
Riprendendo gli elementi di risposta al precedente quesito sui finanziamenti, si può oggettivamente rilevare che l'Enoteca del Piemonte non avendo fini di lucro, con compiti e finalità di promozione, con poche e modeste entrate da fondi propri, quali come quelle delle dieci Enoteche Regionali socie, non può non poter contare sui fondi in qualche modo pubblici per il proprio funzionamento e attività, ancorché a copertura parziale delle spese, oltre a quelle derivanti dall'affidamento incarichi e commesse per servizi e prestazioni promozionali.
La legge 20, come noto, ha previsto, anche a seguito delle rigide regole UE, la possibilità di finanziare le spese di funzionamento a termine (5 anni) e a scalare. Da queste prospettive, e in base alla esperienza sul campo dei primi anni, l'Enoteca del Piemonte ha posto la questione e ha anche ipotizzato un ingresso pubblico nella società Enoteca del Piemonte che successivamente è stata individuata in una forma indiretta, con la FinPiemonte.
Del resto il comma 2 dell'art. 14 della L.R. n. 20/99, dice che possono aderire anche Istituzioni Pubbliche e private. Tale ipotesi di soluzione ci risulta essere stata condivisa dalle Enoteche Regionali, inoltre ne è stata verificata anche la compatibilità con lo Statuto e la natura giuridica della Enoteca del Piemonte.
Da parte nostra abbiamo preso atto di tale situazione e abbiamo successivamente sostenuto questa ipotesi. Del resto, i limiti oggettivi della L.R. n. 20/99, il carattere nuovo e sperimentale del soggetto Enoteca del Piemonte e l'esperienza sul campo dei primi tre anni, ci induce a ritenere che la soluzione con l'ingresso di FinPiemonte sia idonea, non solo per una certa sicurezza finanziaria, ma soprattutto per le competenze l'esperienza, i legami operativi che tale Ente potrà mettere in campo.
Tale nuova situazione non potrà che partire da una riprogrammazione delle attività e degli interventi che deve vedere coinvolti i due protagonisti, FinPiemonte ed Enoteca del Piemonte, con un processo che prevede ulteriori coinvolgimenti ed ingressi dalle altre Istituzioni rappresentanti i produttori e la produzione vitivinicola.
La Giunta Regionale manifesta tutto il suo impegno nel seguire e sostenere tutto questo nuovo percorso.
Poi ci sono altri elementi utili per quanto riguarda i bilanci. Ho una serie di altri appunti che posso eventualmente consegnare.
Da questa tabellina risulta più chiaro il discorso del bilancio. Il bilancio 2001 era stato chiuso con una perdita di esercizio di 25 mila e 500 euro; il bilancio 2002 è stato chiuso con un utile di esercizio di 4.211 euro, mentre il bilancio 2003 è stato chiuso con una perdita di esercizio di 16.163.000 euro.
Considerato che questi utili o perdite devono essere applicati al bilancio dell'anno dopo, quindi devono essere recuperati in conto esercizio, abbiamo dato indicazione, per quanto riguarda il 2004, che costituisca un anno di recupero degli equilibri finanziari (qualcuno lo ha definito anno sabbatico) anche in previsione di una determinazione, che non potrà che essere politica, che dovrebbe, a mio avviso, riguardare sia l'enoteca che una rivisitazione del distretto del vino di cui abbiamo già visto l'operatività in un anno.
Fare una riflessione e una determinazione - che potremmo fare, se lo si ritiene, in Commissione - su tutti gli strumenti di promozione del vino alla luce anche di un mutato quadro evolutivo cui stiamo assistendo e che mette sempre più in risalto la necessità, fermo restando la forte propensione che ha il vino piemontese di essere esportato, di avere un forte insediamento nazionale. Forse il binomio qualità-prezzo diventa sempre più di attualità, quindi anche le strategie di promozione devono essere riviste con il legame territoriale. Il Distretto, l'Enoteca, e le Strada del Vino sono tutte strumentalità di una politica che deve avere chiaro i propri obiettivi. Azione che noi faremo con il bilancio 2005, ma se ci si vuole preparare preventivamente, sono disponibile ad approfondire la questione nella Commissione competente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Assessore Cavallera, per certi versi, visto l'innegabile danno che questa politica sta creando alla Giunta di centrodestra, sarei portato ad essere più tollerante nel dire "andate avanti così". I giudizi da parte della gente li state raccogliendo in maniera assolutamente consistente.
Tuttavia, io non sono per "il tanto peggio, tanto meglio" ma francamente Assessore Cavallera, accreditato di una certa intelligenza e di un certo equilibrio, cominciano ad essere sorprendenti una serie di cose che lei fa sotto dettatura per obiettivi neanche politici, che sono legittimi, ma per interessi di casta, di parte, di gruppo, di lobby, alla quale, francamente se serve, prenda atto del nostro incoraggiamento a smetterla. Proprio a smetterla! L'Assessore Cavallera è costretto a dire, Consiglieri, che non ravvede elementi di inopportunità sul fatto che un'azienda pubblica, che vive al 100% di soldi pubblici - ripeto, 100% di soldi pubblici e sono in grado di dimostrarlo -, ha un Consiglio di Amministrazione che assume il figlio del titolare come direttore generale con 100 milioni all'anno. Assessore adesso la prendo "debitamente bassa" ma poi la gente legge, capisce giudica, quindi per certi versi va bene così, ma visto il danno inequivocabile che la Giunta si procura con questo modo di fare, fate pure.
Assessore Pichetto, lei non è che non sia a conoscenza di questo fatto così come il Capogruppo di Forza Italia.
Questa operazione vi è stata imposta da una lobby tutta interna ad aree che non sono neanche le vostre e che hanno l'accortezza, di volta in volta di coricarsi sulla posizione giusta; del resto lo stesso Consigliere Scanderebech fu un grande mallevadore dell'operazione della quale adesso stiamo pagando e portando le conseguenze: voi sul piano politico, il Piemonte sul piano dei propri interessi. Quando un Assessore è costretto a coprire, mi pare che ci sia un elemento di allarme. L'Assessore poteva dire: "a me sfugge, è una questione che riguarda un'operazione che non condivido, chi ne ha la responsabilità, se ne assuma", ma l'Assessore la condivide. L'Assessore Cavallera la condivide, il Consigliere Scanderebech la condivide, l'Assessore Pichetto la condivide: questo è il problema. Qui siamo agli spiccioli, siamo ai saldi, quando siete costretti a farvi dettare il comportamento da uomini che erano piccoli nella precedente vicenda di Forza Italia e che sono diventati tali da poter essere destinatari di soldi vostri, altro che lavorano in proprio e radunano in proprio! Cosa? La pubblicità sui giornali? Che sono sempre quelli che girano all'interno della Regione Piemonte sulla quale la pubblicità più grossa la paga la Giunta regionale? Non è vero Assessore Cavallera? Non è vero che su quei giornali che hanno dato ampio spazio alle notizie del film "Vino patate e mele rosse", intanto la pubblicità la pagate voi? Quindi voi istituzionalmente, quindi parlano delle vostre avventure comprese quelle di Pier Domenico Garrone, naturalmente. Di cui credo si possa fare chiaramente il nome essendo un associato alla funzione di governo della Giunta per una serie di cose (tuttavia se ritenete che ci voglia la seduta segreta, decidetelo voi, io sono in grado di assumermi pianamente, anzi, di sollecitare una certa assunzione da parte vostra della responsabilità di ciò che si dice).
L'enoteca regionale si riduce, come propria attività istituzionale, a raccogliere 200 milioni per promuovere il famoso film "Vino, patate e mele rosse" (sono contento che adesso ci sia qualche altro esperto dell'agricoltura, così potremmo aumentare la dimensione della consapevolezza), un'attività ciclicamente rifinanziata non solo con i soldi dei vostri contributi, Assessore Cavallera, ma anche con quelli dell'Assessore Racchelli. Anche l'Assessore Racchelli non l'ha fatto con grande entusiasmo, presumo, ma l'Assessore Racchelli un po' di soldi li ha dati, lo ha detto l'Assessore stesso, non l'ho detto io. Qualcuno mi dirà "ne aveva bisogno", mi rendo conto che ne aveva bisogno, quella baracca sarebbe stata chiusa il giorno dopo se avesse dovuto vivere con il sano lavoro che gli era stato assegnato dall'enoteca, così come era stata impiantata da coloro che avevano avuto l'incarico di impiantarla e che quasi furono dileggiati come elemento di dovuto discredito al fine di poter elevare all'alta dignità del coordinatore unico, della operazione di cui siete ampiamente a conoscenza.
Avendo noi, da tempo, posto questo tipo di problema ed avendo presso di voi riscontrato, mi permetta Assessore Cavallera, imbarazzo; presso i coltivatori, disgusto, presso i politici, sorrisi e braccia allargate, qui non si può fare diversamente, ormai la filiera è unica: parte dal ministro Alemanno, passa per il sottosegretario Delfino, arriva fino all'Assessore Cavallera e ha la condivisione del Presidente Ghigo: questa è l'operazione che avete innescato. L'agricoltura vi ringrazia, perché l'agricoltura si aspettava un'enoteca di cui si vedesse, in qualche modo, la promozione del prodotto. Invece ho visto una copiosa promozione del Presidente Ghigo e dell'Assessore Cavallera. Mi spiace per l'Assessore perché in genere non è così vanitoso e non è per questa strada che si raggiungono alti risultati.
Il Consigliere Scanderebech ha ricoperto per poco tempo la carica di Assessore, ma anche lui ne ha ricavato il danno che ne competeva per questa operazione di immagine (l'immagine dipende anche con chi la si fa).
Oltretutto voi gli assegnate e pretendete di negare che quello sia un ente strumentale della Regione quando avete assegnato a quell'Ente, ed esclusivamente a quello, tutta l'attività di promozione, e non solo di promozione, ma anche di organizzazione di un film. In questo momento, dire "vino e patate" è dura, come messaggio promozionale (forse andava bene ai tempi del vino al metanolo). Se invece dobbiamo utilizzare la formula per la promozione del vino doc, siamo un po' lontani, anche culturalmente dall'argomento.
Dite che è un ente che vive di quattro miliardi di risorse pubbliche più mezzo miliardo di pubblicità fatta attraverso i soliti soggetti che rientrano nell'ambito della filiera che fa parte di questo ambito. Non è un ente strumentale? E' un ente strumentale, Assessore Cavallera.
Lei si dovrebbe dotare, non dico di consulenti legali più capaci, ma meno compiacenti. Naturalmente, c'è la possibilità di esercitare la facoltà che pure vi eravate riservati in caso di mancato funzionamento. Cosa aspetta, Assessore, a dire che lì c'è il mancato funzionamento? Quando si tratta del consorzio della Baraggia avete il coraggio di fare certe operazioni, sia pure senza perdere d'occhio la vostra area di interesse, ma in questo caso, dopo quattro miliardi e mezzo ricevuti, dopo essersi comportato da ente strumentale, dopo aver abusato di una posizione privilegiata per sistemare figli e parenti, non ravvisate una situazione di difficoltà di funzionamento, tale da nominare il Commissario? E contemporaneamente, chiedete alla Finpiemonte di correre con i soldi perch non ce ne sono più e non avete più né la possibilità né il coraggio di darglieli? Vediamo se, alla fine della fiera, nei "saldi" di fine legislatura e di fine operazione sulla partita "Gallone, enoteca regionale" ed affini, non vi decidete a nominare, seriamente, un Commissario, il quale potrà trattare con la Finpiemonte.
La smetta il dottor Pasquini (visto che avete provveduto a farne anche il revisore dei conti dell'Enoteca, oltre che Presidente della Finpiemonte) di parlare nella sua doppia veste, perché altrimenti c'è qualche elemento di incompatibilità, quanto meno etica, nelle decisioni che va proponendo alla Finpiemonte.
Ci aspettiamo, quindi, un dovuto - a questo punto molto tardivo - atto di resipiscenza, soprattutto per il dovere che avete nei confronti del Piemonte e non soltanto nei confronti delle vostre parti politiche e dei loro interessi.
Ci sarà la nomina di un Commissario, prima di passare la mano eventualmente, alla Finpiemonte, come avete sollecitato e come inopportunamente, il dott. Pasquini, in qualità di revisore dell'Enoteca del Piemonte, ha fatto in quanto Presidente della Finpiemonte? Altrimenti mi viene il dubbio che il dott. Pasquini sappia qualcosa di più sul funzionamento dell'Enoteca del Piemonte. Eviti di dirlo facendo, da Presidente della Finpiemonte, la proposta di assumersi il controllo della baracca e di cominciare a rifinanziarla con un altro percorso normativo ed economico.
Cosa intende fare, Assessore? Giunti a questo punto, non è più il caso di ricevere una risposta elusiva e formale.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 2524 presentata dal Consigliere Giordano inerente a "Crisi del dipartimento di Ivrea dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2524 presentata dal Consigliere Giordano inerente a "Crisi del dipartimento di Ivrea dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA)".
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In merito al primo quesito, ovvero, "quali provvedimenti si intendono adottare per salvaguardare l'autonomia organizzativa del dipartimento di Ivrea dell'ARPA Piemonte", si riferisce che il nuovo regolamento dell'ARPA adottato in data 4 dicembre 2003 con il Decreto del Direttore Generale n.
669, opera una profonda ristrutturazione dell'Agenzia che nasce dall'esigenza di razionalizzare le strutture operative esistenti, anche alla luce dei maggiori compiti attribuiti all'ARPA dalla legge regionale 20 novembre 2002 n.28.
Il citato Decreto n. 669 prevede una maggiore articolazione per il Dipartimento Territoriale della Provincia di Torino che ricomprende le tre sedi di Torino, Grugliasco ed Ivrea.
Nell'ambito della nuova organizzazione il dipartimento Sub-provinciale di Ivrea, dunque, viene accorpato a quello di Torino, come già è avvenuto all'inizio dell'anno 2003 in relazione al Dipartimento Sub-provinciale di Grugliasco.
La Direzione Generale dell'Agenzia ha motivato tale decisione con l'esigenza di ottenere un miglioramento nell'efficienza dei servizi di tutela e controllo resi ai Soggetti istituzionali competenti nell'ambito territoriale di riferimento.
Per perseguire tale obiettivo, si è reputato necessario avere un'unica struttura organizzativa responsabile dell'erogazione dei servizi a livello territoriale, in modo da eliminare duplicazioni di funzioni e consentire un'utilizzazione più razionale delle risorse umane e strumentali disponibili.
La sede ARPA di Ivrea continuerà, pertanto, a svolgere la sua attività di monitoraggio ambientale sul territorio eporediese ed intensificherà, in particolare, il controllo in materia di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti.
Il nuovo regolamento, infatti, prevede la creazione di una nuova struttura organizzativa specializzata avente sede ad Ivrea, il Centro Regionale per le Radiazioni e l'Elettromagnestismo, con il compito di effettuare controlli, studi e ricerche in tale settore per l'intero territorio regionale.
La riforma in atto non pare comportare conseguenze sul piano occupazionale in considerazione della portata delle attività che risultano affidate alla sede di Ivrea e del fatto che lo stesso regolamento esclude espressamente, all'art. 52 comma VI, il ricorso a procedure di mobilità interne.
Circa, invece, il processo di riorganizzazione dell'ARPA, è opportuno precisare che si è già svolto il necessario confronto con le Organizzazioni Sindacali.
Conformemente a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali del lavoro, il testo del regolamento è stato oggetto di esame congiunto con le Organizzazioni Sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie rappresentative del personale dipendente dell'ARPA.
Su richiesta di queste ultime, si è aperta in data 28/10/2003 la concertazione sindacale che si è articolata in una serie di incontri concordemente fissati con la Direzione Generale dall'Agenzia e si è conclusa il 1° dicembre 2003.
In sostanza, in tutte le province piemontesi vi è un unico dipartimento territoriale. Successivamente, sono stati individuati alcuni Centri specialistici: il Centro specialistico di microinquinanti liquidi di Alessandria (dove si è raccolta tutta l'esperienza fatta per l'Agna e la Valle Bormida); il Centro specialistico per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti (prima era solo per le radiazioni ionizzanti Ivrea, erede di centri di riferimento nazionale, poi si è aggiunto tutto il percorso dell'elettromagnetismo che voi sapete aver assunto, in questi anni, un grande rilievo). Si ha la possibilità di riconvertire tutto il personale in questo senso e, allo stesso modo, vi è il Centro dell'amianto di Grugliasco e il Centro alimenti di La Loggia.
La provincia di Torino, quindi, nel panorama regionale dell'ARPA, ha acquisito un rilievo importare, non più solo come una struttura prettamente territoriale, ma con una struttura territoriale (quella che funzionalmente dipende, a norma di legge, dalla Provincia) e con dei centri specialistici che lavorano a vantaggio di tutta la Regione. Si è discusso della questione col Comitato regionale di indirizzo, del quale fanno parte tutte le Province, ed è stata concertata con i Sindacati. Si tratta di una ristrutturazione, ma non implica assolutamente né la perdita di importanza di Ivrea, né la riduzione di personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Assessore, volevo soltanto ricordarle che questa interrogazione era sorta dall'esigenza dei lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali: era stato messo a punto un Piano di ristrutturazione dell'ARPA senza che questi ne sapessero nulla, o perlomeno l'informazione è stata insufficiente.
A prescindere dalle azioni adottate per cercare di ottimizzare i servizi e tenere sotto controllo l'inquinamento da elettrosmog - aspetti certamente importanti - è buona norma illustrare i Piani ai lavoratori e alle Associazioni Sindacali prima, e non dopo. Perché se il discorso si fa a posteriori, perdiamo tutti del tempo.
Questa interrogazione, comunque, era nata per l'esatto opposto, ovvero perché nessuno li aveva avvertiti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per una breve replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Vorrei dare atto al Consigliere Giordano che aveva presentato l'interrogazione a novembre 2003, ovvero quando quei confronti sindacali e quelle informative non erano ancora state date.
Raccomanderemo al Direttore dell'ARPA maggiore tempestività nelle informazioni alle rappresentanze sindacali.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2760 presentata dal Consigliere Tapparo, inerente a "Chiamate del collocamento per assunzioni a tempo determinato in Regione Piemonte riservate solo agli iscritti del Centro per l'Impiego di Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 2760, presentata dal Consigliere Tapparo inerente a "Chiamate del collocamento per assunzioni a tempo determinato in Regione Piemonte riservate solo agli iscritti del Centro per l'Impiego di Torino".
Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Si tratta dell'interrogazione n. 2760 del 16 marzo 2004, presentata dal Consigliere regionale Tapparo, avente per oggetto "Chiamate del collocamento per assunzione a tempo determinato in Regione Piemonte riservate agli iscritti del Centro per l'Impiego di Torino".
Il Consigliere interrogante chiede di conoscere: se la Giunta Regione regionale non intenda rimuovere le limitazioni per i disoccupati non residenti o non domiciliati a Torino per le assunzioni a tempo determinato dagli uffici della Regione quando si preveda l'attivazione di provvedimenti regionali relativi al DPR 442/2000 quali provvedimenti urgenti si intendono assumere per rendere equa la possibilità di assunzione nell'attesa di tale provvedimento.
In via preliminare, pur prendendo atto dell'osservazione formulata nell'interrogazione, si deve sottolineare la notevole complessità della materia, determinata anche dalla sussistenza di disposizioni normative spesso poco chiare e di difficile interpretazione, nonché dall'evoluzione normativa avvenuta in materia di mercato del lavoro con l'introduzione della legge n. 30.
La normativa nazionale di riferimento fa capo attualmente alla legge n. 56/87, al DPR n. 487/94, al "Testo Unico sul Pubblico Impiego" e ultimamente sulla legge 17/05/1999, n. 144, di cui al successivo Decreto Legislativo del 2002.
Sulla base della citata normativa nazionale, la Regione Piemonte ha provveduto a disciplinare la materia all'origine con la legge regionale n.
51/97, il cui articolo 37 prevede che con successivo Regolamento vengano stabiliti i requisiti di accesso all'impiego regionale e le modalità concorsuali, in armonia con quella prevista per le Amministrazioni statali.
Tale Regolamento era stato emanato il 31 luglio 2001 e prevede all'articolo 9, che il ricorso alle liste di collocamento ordinario per avviamento a selezione ai sensi dell'articolo 16 della legge 56/87, si effettui mediante richiesta agli uffici competenti con riferimento alla localizzazione territoriale delle sedi di servizio riferito ad ambiti provinciali. Con specifico riferimento alla fattispecie evidenziata nell'interrogazione, l'articolo 1 bis del Decreto Legislativo n. 297 del 2002 prevede la soppressione della lista di collocamento ordinario, mentre non è prevista l'abrogazione dell'articolo 16. In seguito a tale intervento del legislatore si è palesata la necessità su tutto il territorio di rivedere le procedure e i criteri che regolano l'accesso presso la Pubblica Amministrazione alle offerte lavorative relative ai livelli retributivi e funzionali per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo.
Tale necessità è stata condivisa anche in sede di consultazione con le istituzioni presenti sul territorio e con le parti sociali dopo numerosi incontri e dibattiti. I lavori preparatori hanno portato alla predisposizione di atti con i quali si è tracciato un quadro generale di riferimento inerante le procedure e i criteri derivanti dall'applicazione del l'articolo 16 della legge n. 56/87.
Si fa riferimento, in questo caso, al DDL n. 626, che poi è diventato legge di questa Regione (il cosiddetto documento collegato alla finanziaria), che prevede espressamente, al Capo II, le "Norme in materia di politiche del lavoro".
L'articolo 2 è stato formulato nel rispetto della normativa citata, in applicazione dell'accordo raggiunto (tutto il tema è stato oggetto di un accordo in Conferenza Unificata Governo-Regione-Province-Comuni-Comunità Montane), datato dicembre 2003.
In particolare, la Regione ribadisce le disposizioni già contemplate nella normativa nazionale, specificando che la procedura di selezione riguarda i soggetti che, a seguito dell'avviso pubblico, abbiano presentato domanda o si siano presentati presso le sedi e nelle giornate pubblicizzate, indipendentemente dal domicilio o dalla residenza del soggetto.
Il comma terzo, inoltre, attribuisce alla Giunta regionale il compito di disciplinare, con proprio provvedimento, ulteriori modalità d'attuazione.
Questo si collega, peraltro, al tema dell'interrogazione presentata dai suoi colleghi, a cui ho fornito risposta in Commissione qualche giorno fa.
La questione è stata affrontata con un provvedimento legislativo. In questo momento sono in consultazione anche gli atti che riguardano i meccanismi sulle varie Province (faremo una norma di indirizzo che penso nei prossimi giorni vedrà la luce) e quindi la questione di queste gabbie territoriali, che impedivano la parificazione di condizioni per la partecipazione, dovrebbe essere risolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per l'analitica risposta. Certamente in ritardo stiamo colmando un grave fatto. Forse i colleghi non sono al corrente che la Provincia di Torino e la Regione Piemonte, nell'assumere a tempo determinato, lo fanno solamente con coloro che risiedono o hanno il domicilio nella città di Torino. Di conseguenza, chi risiede a Moncalieri a Grugliasco, a Beinasco, a Settimo o a Chivasso, per fare alcuni esempi non ha diritti e titoli (almeno ancora oggi è operante questa scelta) di entrare in eventuali possibilità di assunzione a tempo determinato da parte della Regione e da parte della Provincia di Torino.
Capisco che questo fatto non sia conosciuto e quindi molti genitori di ragazzi disoccupati che vivono nella prima o nella seconda cintura o a Pinerolo, Ivrea, Cuorgnè, non hanno l'opportunità che ha invece lo stesso disoccupato che risiede a Torino. Francamente si tratta di una cosa di grave ingiustizia, basata su un equivoco. La Regione è evidentemente un'entità che governa l'intero territorio del Piemonte e quindi non si pu fare riferimento a dove sono ubicati i suoi uffici per caratterizzare le assunzioni. Questo vale anche per la Provincia; mentre non vale per il Comune di Torino, il quale può limitarsi ad assunzioni strettamente vincolate a quella che una volta veniva definita la cinta daziaria della città.
Riconosco all'Assessore di aver voluto in qualche modo tener conto di questo aspetto e di questa grave incongruenza e della possibilità che la normativa nazionale offriva in termini di intervento regolatore da parte delle Regioni. Con l'articolo 2 del collegato alla finanziaria si dovrebbe in qualche modo essere usciti da questo vincolo; tuttavia, Assessore, lei dice che devono ancora essere emanate delle norme di indirizzo per vincolare, ad esempio, la Provincia di Torino affinché l'Ente Provincia di Torino non proceda in questo mese o nel mese prossimo ad assunzioni a tempo determinato sempre con lo stesso principio, cioè discriminando ed escludendo i disoccupati che non vivono a Torino.
Dunque la Provincia di Torino, che ha competenza su un certo territorio, assume a tempo determinato solo i cittadini di Torino: qualsiasi persona normale considererebbe scandaloso questo fatto. Lo fa anche la Regione Piemonte.
Personalmente potrò dirmi soddisfatto, Assessore, solo quando vedr rapidamente che si sono adeguate le norme di indirizzo che rimuovono questa ingiustizia. Capisco che nel sistema mediatico e nella disattenzione generale faccia più colpo il ritardo con cui arrivano i pannoloni ad un Asl oppure altre cose del genere. I mezzi di informazione spessi si accelerano su temi tipo la paletta per i cani e altre cose del genere, ma il fatto che, nel corso degli anni, dei giovani o dei disoccupati che non vivevano a Torino sono stati discriminati nelle assunzioni dalla Regione e dalla Provincia di Torino, questo non fa notizia, non interessa a nessuno se non a quelli che sono stati colpiti e che, poveretti, magari non sanno nemmeno che è stato violato un loro diritto. Quindi, Assessore, proceda in tempi rapidi a fare una norma di attuazione. La faccia adeguata e soprattutto il controllo, affinché con il principio di sussidiarietà, in questo caso dall'alto verso il basso, ci sia, con un'appropriata applicazione delle Province del superamento delle limitazioni per i disoccupati che non vivono nei capoluoghi di provincia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Spesa socio - assistenziale

Interrogazione n. 2589 del Consigliere Giordano, inerente a "Richiesta di un piano Marshall a sostegno economico delle famiglie sotto la soglia di povertà e per il rilancio delle attività produttive"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l'interrogazione n. 2589, presentata dal Consigliere Giordano inerente a "Richiesta di un piano Marshall a sostegno economico delle famiglie sotto la soglia di povertà e per il rilancio delle attività produttive".
La parola all'Assessore Cotto per la risposta.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche sociali e della famiglia

Il contrasto alla povertà e all'esclusione sociale è uno degli obiettivi strategici indicati dal Consiglio Europeo e ripreso nel Piano Nazionale Sociale 2001-2003.
La Regione Piemonte, condividendo questo obiettivo, ha individuato negli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali che, sulla base della L.R. 62/95 operano per la tutela dei soggetti in stato di difficoltà, gli organismi in grado di mettere in atto progetti flessibili e adeguati ai bisogni individuali, ma contemporaneamente integrati tra loro e con altri servizi presenti sul territorio.
A questo fine ha attribuito loro i finanziamenti destinati ad interventi rivolti alle persone che versano in stato di povertà estrema o senza fissa dimora stanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La scelta dell'Assessorato alle Politiche Sociali di ripartire i fondi su tutto il territorio è stata motivata proprio dalla necessità che siano previsti interventi in tutte le province, in modo da evitare grosse concentrazioni dei senza fissa dimora nei Comuni maggiori in grado di rispondere meglio ai loro bisogni e siano attivati anche interventi per persone che versano in stato di estrema povertà presenti ovunque sul territorio regionale.
Nel 2001 sono stati destinati al potenziamento dei servizi a favore delle persone che versano in stato di povertà estrema e senza fissa dimora Euro 663.449,26 e sono stati attivati n. 52 piani progettuali.
Nel 2002 finanziati Euro 663.449,00 per n. 54 piani progettuali.
Nel 2003 finanziati Euro 663.449,00 per n. 56 piani progettuali.
I progetti realizzati, pur nella loro varietà, possono essere raggruppati in due categorie: interventi di bassa soglia e prima accoglienza e interventi di sostegno ai percorsi di integrazione sociale e lavorativa.
Si concorda inoltre sulla necessità di fare prevenzione e di intervenire sulle situazioni di fragilità sociale e di emarginazione prima che diventino disagio estremo.
A questo fine nel 2003 è stata avviata una collaborazione con l'Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze Sociali per affrontare il tema "Lotta contro la povertà e l'esclusione in Piemonte".
La nostra Regione è membro della Rete Europea Transnazionale per l'Inclusione Sociale - RETIS che comprende Regioni, Province e Città che insieme intendano riflettere sulle problematiche della povertà e dell'esclusione sociale per mettere a punto politiche e strategie di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Assessore, apprezzo sempre la sua buona volontà nel rispondere alle interrogazioni, però questa, a mio giudizio, è un'interrogazione particolare, perché non interessa soltanto il suo Assessorato, ma interessa tutta l'attività della Giunta regionale. Stiamo parlando di un momento di disagio che non è stato inventato dalle forze di opposizione, ma dagli organismi istituzionali che continuano ad indicarci che noi viviamo in uno stato di disagio.
A fronte di questo stato di disagio, l'interrogazione sicuramente vuole essere da stimolo: quando noi parliamo di piano Marshall va fatto però un piano d'aiuti ed una riflessione di tipo economico e di tipo patrimoniale sull'intero sistema.
Il fatto che solo lei risponda a quest'interrogazione è nettamente insufficiente, perché significa non voler analizzare il sistema, perché a prescindere dai buoni gratuiti, a prescindere dagli indicatori che rilevano la soglia di povertà, ci sono dei meccanismi economici e finanziari che, in qualche modo, devono interessare tutti i componenti della Giunta regionale.
In pratica, in che modo si vuole superare lo stato di crisi? Facendo qualche accordo a destra e a manca? Questo è un discorso particolarmente radicato su questo territorio, nel quale sono vari anni che l'economia continua a decrescere, che il PIL non cresce nel modo più assoluto, che la disoccupazione continua ad aumentare, che addirittura la cassa-integrazione straordinaria ha superato i settanta milioni di ore. Ma quali altri indicatori devono emergere affinché questa Giunta prenda in seria considerazione tutto quello che è il sistema Piemonte? Le aziende continuano a chiudere e non c'è un solo indicatore che ci dà un po' di speranza. Non è che io voglia prospettare il futuro o vederlo più nero di quello che è, ma quello che mi si prospetta è la mancanza di coesione della Giunta nei confronti di questi problemi territoriali. Vi assentate completamente e non si capisce per quale motivo - e mi riferisco in modo particolare, al titolare dei cordoni della borsa, che è l'Assessore Pichetto, che ci ha deluso in questi ultimi anni. Dopo l'evento Burzi ci aspettavamo da lui un miracolo economico, invece ha solo peggiorato la situazione. Mai una volta che ci abbia dato un'indicazione di che cosa fare per sviluppare questa Regione.
L'interrogazione conteneva più comparti, mentre lei ha solo risposto all'interrogazione sulla povertà, ma chi è che risponde sulla creazione di un fondo relativo allo sviluppo economico? Assessore, lei deve rivedere l'interrogazione insieme ai suoi colleghi e collegialmente dovete fare un quadro economico e progettuale di tutta l'attività della Regione. Non possiamo continuare ad assistere ad un flusso continuo di licenziamenti.
Capisco che ci sono delle cose che la Regione Piemonte può fare ed altre che assolutamente non può fare, però le assicuro che, per esperienza personale, laddove si è verificata una debolezza imprenditoriale per la quale sono stati portati elementi all'attenzione dell'Assessorato, questa Giunta si mostra sempre e sistematicamente impreparata.
L'interrogazione serviva per cercare di fare il punto della situazione cioè qual è lo stato di indebitamento generale, che cosa stiamo facendo qual è la spinta economica e propulsiva che si può dare.
In Aula si parla sempre che si sta facendo qualche accordo con qualche ente per cercare di superare il sistema.
Mi dispiace dirlo, Assessore, personalmente io la stimo, però sotto l'aspetto operativo la risposta è insufficiente e bisogna rivedere l'interrogazione, perché ci sono degli spunti economici cui lei non ha dato risposta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 2404 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea e Suino inerente a "Segnalazione di disservizi ASL 6"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 2404, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea e Suino inerente a "Segnalazione di disservizi ASL 6".
La parola all'Assessore Galante.



GALANTE Valter, Assessore alla programmazione sanitaria

Dalle verifiche effettuate presso l'ASL di Ciriè, e dalla relazione del Responsabile della Struttura Complessa di Recupero e Rieducazione Funzionale emerge quanto segue.
L'ASL è venuta a conoscenza del caso del sig. P.L. in 20/10/2003 su segnalazione del Tribunale dei Diritti del Malato presente nell'Azienda medesima.
Il paziente in questione è stato preso in carico dal Servizio di Riabilitazione il giorno successivo alla predetta segnalazione, ossia il 21/10/03 ed il 7/11/2003 si sono concluse le terapie prescritte.
Per ottenere una visita fisiatrica presso i servizi dell'ASL 6 è necessario prenotare presso i Centri di prenotazione del CUP aziendale. Si precisa che presso il CUP esistono, ormai da anni, liste separate di prenotazioni, a seconda che sull'impegnativa del Medico di Base, sulla base della sua diagnosi, venga indicata o no l'urgenza della visita. In particolare, per le visite "URGENTI" l'attesa varia da un minimo di due giorni ad un massimo di otto giorni. Le visite non dichiarate urgenti hanno attualmente un tempo di attesa di circa sessanta giorni. Poiché la richiesta di visita fisiatrica per il suddetto paziente, non era stata individuata come "URGENTE" dal medico di base, è probabile che al medesimo siano stati comunicati i tempi di attesa succitati.
Le terapie prescritte dalla struttura cui si era rivolto il paziente non rispondevano ai "Criteri di associazione di terapia fisica" per il progetto riabilitativo 5 delle linee guida regionali secondo i quali "in base all'evidenza scientifica è opportuno non associare più di due tipologie di prestazioni di terapia fisica: non più di una a prevalente azione antinfiammatoria e non più di una a prevalente azione antalgica per segmento". Nel caso in questione la prescrizione conteneva invece due terapie a prevalente azione antalgica sullo stesso segmento e cioè Tens e Laserterapia (per un uomo di 107 kg.!). E' ovvio che per rispettare le linee guida non si può semplicemente annullare in sede di prenotazione in modo casuale una delle prestazioni, ma occorre una visita fisiatrica per stabilire l'appropriatezza della prestazione.
L'organico dell'ASL 6 è adeguato ai servizi e funzioni che deve svolgere tenuto conto degli altri produttori del SSR.
Probabilmente, se l'interessato avesse richiesto spiegazioni agli Uffici competenti dell'ASL o, avesse sollecitato l'urgenza presso il proprio medico di base, si sarebbero evitati tali incresciosi inconvenienti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il caso di un cittadino che, a fronte di una richiesta del medico di base per una terapia fisiatrica, debba attendere sessanta giorni per avere la terapia effettuata, evidentemente non disturba l'Assessore Galante che comodo comodo, dichiara che quella struttura, la struttura dell'ASL 6, è una struttura adeguata a far fronte alle esigenze di cura dei cittadini.
E' una bella risposta, che dà un segnale molto chiaro su quali siano le priorità di questa Giunta regionale in ordine al servizio sanitario. Mi sembra veramente impossibile condividere un atteggiamento di questo genere: sessanta giorni per avere una cura.
L'Assessore afferma che bisognava chiedere l'urgenza, ma allora l'urgenza cos'è? Il grimaldello e il trucchetto attraverso il quale si riescono ad avere le cure? Non conosco la situazione specifica, ma penso che un medico di base, di fronte alla necessità di una cura, dia un'indicazione generica di questa necessità.
E' sicuro l'Assessore che il personale sia in numero sufficiente? Oppure, molto più facilmente, l'Assessore consegna un basso livello di erogazione della cura, perché la sanità è inchiodata da problemi finanziari che vengono prima dei problemi di svolgere un'attività di servizio adeguata alla cittadinanza.
Il nodo è tutto lì, ed è il nodo che evidentemente l'Assessore Galante non vuole toccare. Invece l'interpellanza, stupita di un'attesa di sessanta giorni, ha cercato di porre in luce il problema proprio dell'assetto del servizio sanitario e della sua capacità di rispondere alle esigenze di cura dei cittadini. Prego l'Assessore se può darmi la risposta scritta che è del tutto insoddisfacente.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2529 dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea, Suino inerente a "Legittimità degli atti deliberativi della Giunta regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 2529 dei Consiglieri Chiezzi Moriconi, Papandrea, Suino inerente a "Legittimità degli atti deliberativi della Giunta regionale".
La parola all'Assessore Galante.



GALANTE Valter, Assessore alla programmazione sanitaria

Con riferimento all'interpellanza n. 2529, inerente la legittimità di tre deliberazioni della Giunta regionale, si precisa quanto segue: Per quanto concerne la DGR n. 14-10073 del 28 luglio 2003, che secondo gli interpellanti risulterebbe viziata per carenza del parere obbligatorio del CO.RE.SA., viene ritenuto infondato il richiamo all'articolo 2 della legge regionale n. 30 del 04.07.84, come modificato dalla legge regionale n. 78 del 25/10/1996, in quanto la materia trattata dalla citata deliberazione non può essere compresa in nessuna fattispecie per cui è previsto il parere obbligatorio di tale organo. I contenuti della deliberazione sarebbero stati portati a conoscenza del Presidente del CO.RE.SA., senza richiedere formalmente alcuna pronuncia espressa da parte del Consiglio, in quanto di notevole interesse e innovativa al fine di rispondere ad un'esigenza prioritaria dei cittadini.
Per quanto riguarda la DGR 27-10194 dell'1 agosto 2003, che secondo gli interpellanti risulterebbe viziata per carenza del parere del CO.RE.SA.
riguardo l'autorizzazione della sperimentazione gestionale dell'ASO di Cuneo, viene rilevato che al momento della richiesta di autorizzazione della sperimentazione non esisteva una specifica normativa regionale cui attenersi e, pertanto, è stato fatto riferimento alle norme nazionali in materia (decreto-legge 19/09/2001, n. 347 convertito in legge 16/11/2001 n. 405) sia per la redazione del progetto da parte dell'ASO, che della Regione per l'autorizzazione. Premesso quanto sopra, ritenendo che il CO.RE.SA. nell'ambito autorizzativo delle sperimentazioni gestionali possa dare un valido contributo alla fase decisionale di competenza della Giunta regionale, nella proposta al Consiglio regionale di regolamentazione della materia è stato espressamente previsto il parere di quest'organo; tale proposta ha avuto il parere favore del CO.RE.SA nella seduta del 17/12/2003.
Per quanto concerne la DGR n. 56-10748 del 20 ottobre 2003, essa non è stata sottoposta al parere del CO.RE.SA in quanto, trattandosi di presa d'atto di un accordo programmatico sottoscritto tra l'Assessore alla Sanità e i rappresentanti delle Associazioni di categoria AIOP e ARIS non si ritenevano sussistere i presupposti per fare ricorso al parere di tale organo. La tipologia dell'atto in questione, non rientrerebbe in modo specifico tra quelli da sottoporre obbligatoriamente al CO.RE.SA. secondo quanto stabilito dalla legge regionale n. 30/84 e successive modifiche ed integrazioni, alla stregua degli accordi stipulati tra l'Assessorato alla Sanità e le Organizzazioni sindacali. L'atto in questione non poteva produrre alcuna efficacia se non con l'adozione dello specifico provvedimento di approvazione del budget per le singole strutture e di regolazione dell'accreditamento delle stesse. Tale provvedimento è stato approvato con DGR n. 16-11565 del 26/01/2004 dopo essere stato sottoposto al CO.RE.SA. che ha reso parere favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Anche questa risposta è del tutto insoddisfacente. L'Assessore si limita a leggere delle carte preparate in sede tecnica, senza dare una risposta politica di livello adeguato come l'interpellanza richiede. Mi viene il sospetto che ci sia una prassi, non so se sulla base di un'indicazione politica o di una gestione autonoma in sede tecnica, di emarginazione del CO.RE.SA. Ho questa sensazione.
L'ultimo esempio citato dall'Assessore di un parere chiesto al CO.RE.SA., è solo successivo ad una decisione politica, quindi solo al momento in cui si effettua lo stanziamento: è abbastanza sorprendente. Il CO.RE.SA é un organismo che aiuta la Regione Piemonte, la Giunta regionale a determinare delle politiche, quindi dovrebbe intervenire in sede politica, quando nasce una proposta. Viceversa, si chiede il parere al CO.RE.SA. semplicemente quando, nata una proposta politica senza prima aver sentito il CO.RE.SA., si consegna allo stesso il documento con il quale quella proposta politica mette le gambe perché si stanzia. Io ho il dubbio che si voglia emarginare il CO.RE.SA.
La decisione per il progetto di sperimentazione all'Azienda Ospedaliera Santa Croce di Cuneo, è emblematico. Come fate a sostenere che una convenzione di questo genere, in materia sanitaria, che interessa un'ASL non debba passare dal CO.RE.SA, quando l'articolo 78 della legge regionale n. 25 del '96 sostiene che il CORESA è sentito obbligatoriamente quando si tratta di definire schemi di convenzioni tipo, adottabile dalle aziende sanitarie, quando ci sono convenzione che vengono stipulate in merito sanitario. Ho il sospetto che anche sull'autorizzazione al progetto di sperimentazione sull'ospedale di Cuneo, abbiate cercato delle scorciatoie togliendo l'incomodo obbligo di sentire un organismo tecnico altamente qualificato nel momento giusto in cui voi dovreste sentirlo, quindi quando impostate politiche sanitarie.
Su questo punto gradirei che l'Assessore intervenisse fornendo una risposta politica e non semplicemente leggendo relazioni scritte da uffici in termini puramente difensivi. Considero l'emarginazione del CO.RE.SA., un fatto molto grave e preoccupante.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Proposta di deliberazione n. 508 "Surrogazione del Consigliere Antonino Saitta con il Signor Rolando Picchioni" (articolo 16 legge 17 febbraio 1968, n. 108). (Divenuta DCR n. 373-19857)


PRESIDENTE

Sappiamo tutti che il Consigliere Saitta è stato eletto Presidente della Provincia di Torino; passerei la parola al Presidente della Giunta delle Elezioni, il Consigliere Mellano, per la relazione sugli adempimenti.
La parola al Consigliere Mellano, che interviene in qualità di Presidente della Giunta delle elezioni.



MELLANO Bruno

La Giunta delle elezioni del Consiglio regionale del Piemonte si è riunita in data odierna per procedere agli adempimenti relativi alla surroga del Consigliere Antonino Saitta, dimessosi dalla carica di Consigliere regionale a seguito della sua elezione a Presidente della Provincia di Torino.
Il Presidente del Consiglio regionale ha trasmesso alla Giunta delle elezioni, in data 23 giugno 2004, la lettera del Consigliere Saitta.
In sede di Giunta delle elezioni ho riassunto, quale Presidente, gli adempimenti necessari alla surroga, ricordando che, ai sensi dell'art.16 della legge 108/68, il seggio che rimane vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito di attribuzione dell'Ufficio centrale regionale.
Ho ricordato alla Giunta regionale - ed ora all'Aula - che il Consigliere Antonino Saitta era stato eletto nella quota proporzionale e nella lista "Centro per il Piemonte-PPI-Udeur-Rinnovamento Italiano", nella circoscrizione di Torino.
La Giunta delle elezioni ha provveduto a verificare che dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, nella lista avente come contrassegno "Centro per il Piemonte-PPI-Udeur Rinnovamento Italiano" risulta che all'ultimo eletto segue immediatamente il signor Marco Calgaro.
Ho informato la Giunta - ed ora il Consiglio - che il dottor Marco Calgaro ha comunicato, con nota del 21 giugno 2004 (prot. del Consiglio regionale 19438) di rinunciare alla carica di Consigliere regionale, in quanto ricopre già la carica di Vicesindaco della Città di Torino.
La Giunta delle elezioni ha quindi verificato che dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, nella lista avente contrassegno "Centro per il Piemonte-PPI-Uder-Rinonovamento Italiano" all'ultimo eletto, dopo il dottor Marco Calgaro, segue l'on.
Rolando Picchioni.
La Giunta delle elezioni, quindi, all'unanimità ha deciso di proporre al Consiglio regionale, la surroga del Consigliere Antonino Saitta con l'on. Rolando Picchioni. Ho informato la Giunta delle elezioni - ed ora informo il Consiglio regionale - che al Consigliere neo-eletto sarà inviato lo schema per raccogliere le indicazioni necessarie a che la Giunta delle elezioni esamini la condizione dell'eletto in riferimento alle condizioni di ineleggibilità e di incompatibilità, di cui alle leggi nn.108/1968 154/1981; 55/1090.
La Giunta delle elezioni propone a questo Consiglio regionale di votare per la surroga del Consigliere Saitta con l'on. Rolando Picchioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Mellano, per la relazione sempre molto precisa.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sulla proposta di prendere atto che il Consigliere Antonino Saitta - eletto nella quota proporzionale e nella lista Centro per il Piemonte (PPI - UDEUR - RI) nella Circoscrizione di Torino - si è dimesso dalla carica di Consigliere regionale a seguito della sua elezione a Presidente della Provincia di Torino.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 Consiglieri voti favorevoli 34 Consiglieri Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di prendere atto che al consigliere Antonino Saitta subentra, ai sensi dell'articolo 16 della legge 108/1968, il signor Rolando Picchioni nella quota proporzionale nella circoscrizione di Torino e nella lista avente lo stesso contrassegno, avendo rinunciato il 1° dei non eletti.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 Consiglieri voti favorevoli 37 Consiglieri Ai sensi del Regolamento proclamo eletto Consigliere regionale il signor Rolando Picchioni e, qualora si trovi nelle immediate vicinanze, lo invito a prendere posto in Aula.



(Il Consigliere neo-eletto prende posto)



PRESIDENTE

Comunico che per quanto attiene la convalida dell'elezione del neo eletto Consigliere, l'articolo 7 della legge 108/1968 prevede che al Consiglio regionale sia riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme stabilite dal suo Regolamento interno. A tal fine, l'articolo 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle elezioni, la quale proporrà, successivamente al Consiglio, l'adozione dei provvedimenti conseguenti.
Alla presente deliberazione viene allegato, per farne parte integrante l'estratto del verbale n. 31 del 29 giugno 2004 della Giunta delle Elezioni (contenente proposta al Consiglio regionale di surrogazione del consigliere Antonino Saitta con il signor Rolando Picchioni).



(Il testo della deliberazione verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Iscrizione ed esame della proposta di deliberazione n. 498 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione 'Villa la Palazzola' presso la Villa Palazzola in Stresa" e ordine del giorno collegato n. 926 "Furti e devastazioni operata negli anni presso la Villa 'La Palazzola'"


PRESIDENTE

Chiedo, altresì, all'Aula, raccogliendo una determinazione assunta dalla Commissione, di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n.
498 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione 'Villa la Palazzola' (Denominazione provvisoria) presso Villa La Palazzola in Stresa" E' una deliberazione già prenotata e, quindi, inserita nei punti all'o.d.g. a vostre mani, ai sensi dell'articolo 51 del Regolamento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Sugli organi di stampa abbiamo letto che nella giornata di domani, o dopodomani, entrerà in funzione l'ospedale di Via Farinelli. È una struttura molto importante per il territorio piemontese, quindi vorrei cercare di capire se l'Assessore alla sanità, o la Giunta regionale, sono a conoscenza di qualcosa, visto che fa riferimento anche alla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendo adesso presente l'Assessore alla sanità, le risponderà appena rientrerà in Aula.
Passiamo all'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 498 "Partecipazione della Regione Piemonte alla Fondazione 'Villa la Palazzola' (Denominazione provvisoria) presso Villa La Palazzola in Stresa" .



(L'Aula acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della deliberazione n. 498.
La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

La delibera proposta è stata oggetto di un'ampia discussione nell'ambito della Commissione competente, e ha trovato, nella stessa l'opportunità di verificare con una trasferta sul posto - ringrazio, a tal proposito, la Presidente di Commissione Costa per aver assecondato questo desidero - le condizioni, i presupposti, le opportunità, nonché i progetti che, attraverso questa Fondazione, si vogliono realizzare in partnership con il Comune di Stresa e con la Comunità locale.
Rilevo che la valorizzazione dei beni culturali e degli aspetti espositivi nell'ambito di un patrimonio storico e culturale della nostra Regione, che spesso, anche nelle aree periferiche del Piemonte, hanno una forte valenza non solo dal punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista della visibilità e internazionalizzazione delle aree, trova, in questo compendio, la possibilità di allocare importanti forme di esposizione di tipo culturale, ma anche forme di aggregazione, di esposizione e di spazi per iniziative di carattere sociale, turistico e culturale.
Per cui, credo che la Fondazione abbia un significato altissimo, che travalica l'aspetto culturale, ma tocca altri settori e altri segmenti.
L'apprezzamento che i membri della Commissione hanno espresso nella loro visita - che hanno confermato questa mattina - credo che coniughi assolutamente le considerazioni e le aspettative che noi stessi c'eravamo posti quando ci siamo seduti intorno al tavolo con il Comune di Stresa per verificare ed avviare un iter che ci ha portati alla stesura di uno Statuto di una Fondazione che interpreta, secondo me e secondo la Commissione, i criteri e gli obiettivi che i due Enti si erano dati per lo sviluppo del sistema sociale ed economico della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, colleghi e Assessore, non metto in dubbio il valore dell'iniziativa - che non ho ragione di contestare - ma questa occasionalità degli interventi della Regione nella partecipazione a Fondazioni deve far riflettere.
Già con l'Assessore Leo si diceva che, piuttosto che entrare in campo come Regione in modo casuale in molte iniziative, occorre operare una scelta ed essere presenti, come Regione, direttamente laddove la Regione stessa gioca un ruolo incisivo. Per il resto, si può intervenire a supporto finanziario, ma non impegnandoci direttamente all'interno in questo caso della Fondazione.
Non contesto il caso specifico, ma contesto il fatto che anche in questa occasione si è al di fuori di una strategia e di un disegno generale.
In secondo luogo - sempre in merito a questo aspetto della "moda" delle Fondazioni - avevo già sollevato, per l'ennesima volta, i miei dubbi: l'ultima occasione è stata la Fondazione per il Museo Egizio.
Noi temiamo che in queste modalità organizzative di gestire iniziative una volta nominato per esempio il rappresentante della Regione e assegnate le risorse finanziarie (o una tantum o periodicamente), si verifichi una sostanziale interruzione del rapporto tra l'Assemblea elettiva e la presenza in questo caso in questa Fondazione.
La persona che individueremo - o, meglio, che questo Consiglio individuerà - all'interno di questa Fondazione, come si rapporta ad esso? Come risponde in modo sistematico, per esempio, alla Commissione consiliare? È indicato dal Consiglio e poi se ne perderà traccia? Perch normalmente avviene così: il rapporto lo tiene direttamente l'Assessore se è attento e se ha un rapporto diretto con la persona individuata, oppure si perde nelle nebbie, come spesso avviene, dopo un po' non se ne ha più notizia.
Non parteciperò, quindi, al voto di questa iniziativa, ma non per contestarne il valore in quanto tale - perché come i colleghi di maggioranza e opposizione hanno potuto rilevare non ho ragione di mettere in dubbio il valore dell'iniziativa stessa - ma per la modalità di intervento. Non so se è meglio una partecipazione diretta da parte della Regione per assegnare risorse oppure un'altra formula che permetta, di non far mancare le risorse della Regione Piemonte, senza però avere una presenza interna alla Fondazione stessa.
Si dice spesso che occorre stabilire dei criteri e dei principi per evitare degli interventi a pioggia. Lei, Assessore, concede amorevolmente questi interventi a pioggia nella sua Provincia, ma come ha visto gli esiti elettorali non hanno un riverbero immediato, perché non contano questi aspetti, ma le "ondate" della politica in generale.
Penso che si poteva premiare questa iniziativa in altra forma. Torno a dire che la Regione Piemonte deve essere presente in poche e significative iniziative, dove fa massa critica, cioè si faccia sentire e non sia polverizzata il mille rivoli.
Ripeto, non partecipo dunque al voto di questa deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Pochi giorni fa, in VI Commissione, è stata presentata questa proposta di deliberazione, con la quale si intende partecipare, come Regione Piemonte, alla nascita di una Fondazione denominata provvisoriamente "Villa La Palazzola".
In sede di Commissione è stato rilevato che la deliberazione era carente sotto molti punti di vista: mancavano dei dati, mancava della documentazione e diventava difficile, in quella sede, nonostante le accelerazioni a decidere immediatamente portate dall'Assessore competente ragionare su un impegno così rilevante della Regione Piemonte senza avere conoscenza del manufatto e dell'area su cui lo stesso insiste.
Dopo una lunga contesa, finalmente si è giunti alla decisione di effettuare un sopralluogo presso questa Villa per rendersi conto dello stato delle cose.
Il sopralluogo è avvenuto, ma per quanto mi riguarda ha lasciato un impressione profonda. È uno dei casi di fronte ai quali penso che un pubblico amministratore, o comunque una persona che ha partecipato alla Pubblica Amministrazione, dovrebbe provare un sentimento di vergogna.
Veniamo alla Villa La Palazzola: l'edificio è pregevole, forse non di carattere eccezionale, ma senz'altro pregevole. È altrettanto pregevole il sito sul bordo del lago, ai margini del centro del comune di Stresa, con un bel parco ben piantumato, con un declivio che dalla Villa scende fino al bordo del lago, la passeggiata lungo il lago già attrezzata e pubblica.
Un posto meraviglioso, ma l'impressione, la vergogna durante la visita nasce dal fatto che questo edificio è stato manomesso in ogni sua parte mobile e immobile.
L'edificio è stato donato, mi sembra, verso la metà degli anni '80 da un cittadino che, prima di lasciare questa terra, lo ha lasciato al Comune di Stresa. Se voi andate a visitare la Villa La Palazzola vedrete che all'interno sono stati rubati tutti gli arredi, tutti gli oggetti, tutti i mobili, tutte le strutture, e infatti non ci sono più le finestre con i loro serramenti, i loro telai, non ci sono più le porte con le loro chiambrane. E' stato rubato tutto, rubato sino all'inverosimile.
All'interno di questa villa (mi sembra siano tre piani fuori terra) vi erano - lo dico perché l'ho sentito dire in quella sede - delle scale interne (vi erano, perché non vi sono più) molto ampie, come all'epoca usava, eseguite con materiale di pregio (marmo bianco di Carrara, mi dicono), grandi scalinate con gradini, pedate e alzate in marmo bianco di Carrara, accompagnate da ringhiere in ferro battuto. Ebbene, di tutto questo non c'è più traccia.
Allora non si tratta di aver assistito a un furto con destrezza, cosa che succede normalmente in una villa: si entra, si porta via qualche arredo e si scappa. Lì non è scappato proprio nessuno, lì l'impressione è che a un certo punto sia giunta un'impresa con degli operai, con dei mezzi meccanici e anche con dei tir e in tutta tranquillità, in una o più volte si siano svolti dei lavori edili altamente qualificati che hanno fatto in modo di svuotare la villa di ogni cosa.
Togliere dei gradini in marmo di quella dimensione da una scala così congegnata è un lavoro edilizio qualificato, non è un'azione di rapina di qualche delinquente: è un'azione organizzata a partire da interessi precisi molto forti, molto potenti e che evidentemente hanno potuto agire indisturbati.
Quindi vergogna, a chi? Vergogna a chi ha permesso tutto ciò, a chi ha permesso - nel corso non so di quanto tempo, perché non ho neppure voluto approfondire tanto la vicenda, che oramai era sotto gli occhi di tutti che un bene donato da un privato a un Comune sia giunto in questa situazione.
Questa cosa disturba molto, almeno il sottoscritto: essere costretti oggi a intervenire con una decisione che comporta oneri molto rilevanti in capo alla collettività non per riempire questa villa di attività, ma per ricostruire una villa che in molti si è guardata come minimo con disattenzione. Questa situazione è indecente, e questa è la prima osservazione e anche la prima motivazione di un voto che non sarà favorevole.
Il voto potrebbe anche essere favorevole se si facesse piena chiarezza su quanto è successo. Ci sono state denunce non di questi furti, perché i furti sono ancora poca cosa, sono state fatte denunce, sono state fatte indagini, si è cercato di ritrovare questo materiale? Una cosa che è stata salvata è una vecchia vasca da bagno in marmo bianco di Carrara che è stata poi murata ai piedi della villa lungo un percorso pedonale, ma mi interesserebbe, prima di decidere questa spesa e questa fondazione, avere anche di fronte tutta la storia di questa villa da quando è stata donata ad oggi, perché è veramente impressionante.
Non vorrei che il voto favorevole avesse anche il significato di una sorta di colpo di spugna: va bene, sono venuti e hanno rubato tutto. Ma come hanno rubato tutto? Lì è entrata una impresa, non sono entrati dei ladri, sono entrati coi muletti, sono entrati coi camion, con operai specializzati e questa roba dove l'hanno portata? Ma qualcuno se n'è accorto? Non sono lavori che si fanno in mezz'oretta.
Allora, in mancanza di tutto ciò, il mio parere è di sospendere questo giudizio e di astenersi dal partecipare alla chiusura di una vicenda così vergognosa. Rimangono poi altre perplessità sulla solidità della proposta.
Della villa cosa ne facciamo? Se leggete quanto è scritto nell'atto costitutivo, si dice un po' di tutto, è molto generico: ne facciamo qualcosa, facciamo tutto, facciamo delle mostre, faremo qualcosa, la rimettiamo in ordine (a spese pubbliche, dopo che il pubblico forse si è disinteressato di difenderla).
Mi dispiace che gli squatters non abbiano individuato questa villa e non l'abbiano occupata per tempo; mi dispiace, perché sicuramente sarebbero stati giovani che magari avrebbero imbrattato qualche parete, ma non avrebbero avuto di certo l'intenzione di distruggerla.
Invece un bene pubblico, tenuto in mani pubbliche, l'abbiamo conciato in questo modo. E adesso - Assessore Leo, lei che è anche Assessore alla cultura - si farà un po' di tutto qua dentro, leggo anche "promozione di mostre mercato": ma facciamo la mostra mercato dentro la Villa La Palazzola? Non lo so! Trovo una grande improvvisazione in tutto questo, una superficialità di intenti, e parla persona che sarebbe ben disponibile a politiche di acquisizione pubblica e di buon mantenimento in capo al pubblico di strutture di questo genere, per cui la mia non è una critica al fatto che il pubblico acquisisca o addirittura, dopo essersela vista donata costruisca un assetto amministrativo che permetta di gestire un bene di questo genere, no: compriamo pure palazzi, ville, castelli, facciamo una politica di questo genere, ma una politica.
Quante ville in questa condizione ci sono in Piemonte, quanti edifici? Perché proprio questa villa, proprio a Stresa, proprio lì, perché proprio questa, della quale gli Enti pubblici, Comune di Stresa in testa evidentemente, si sono disinteressati fino adesso? Quindi: la storia di questa villa, la gracilità della proposta, il dubbio - sempre - sulla fondazione come strumento di governo di questi fatti. Si poteva governare questa cosa tenendo tutto in mano pubblica e il fatto che invece si forma una struttura di fondazione alla quale si dà una maglia molto larga di intervento, comprese le mostre mercato, mi sembra che si aprano strade di utilizzo di questa villa che, pian piano privatizzano la logica di utilizzo di questa villa.
Si cercherà di avere dei tornaconti economici che magari nulla hanno a che vedere con il rispetto del parco e della villa, e quindi vedo, dopo tanta incuria, aprire una strada che mi lascia molte perplessità.
Per questo anche come dichiarazione di voto, mi asterrò con un'astensione molto critica su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente e colleghi.
Anch'io ho partecipato, insieme alla Presidente Costa e altri membri della VI Commissione Cultura, al sopralluogo che abbiamo fatto la settimana scorsa a Stresa, ospiti di un cortesissimo Assessore Racchelli e dei nostri colleghi presenti sul territorio.
Come gli altri colleghi che sono intervenuti, ho potuto conoscere una realtà che non conoscevo e vedere una situazione per molti aspetti davvero interessante e bella, in un contesto splendido, ma che, anche a me, hanno fatto maturare quei dubbi e quelle inquietudini che adesso l'intervento del collega Chiezzi ha portato con puntualità all'aula.
Io sottoscrivo interamente il discorso fatto dal collega Chiezzi, e cerco di motivare alcune valutazioni personali. Accanto all'evidente situazione di bellezza del territorio, del terreno e della villa, per come l'abbiamo trovata, sicuramente emergeva in modo clamoroso il degrado dell'immobile, che era davvero, in modo quasi angosciante, scheletro e quindi vestigia di una gloria e di una bellezza, che solo con un po' di fantasia, si poteva ritrovare nelle tracce trascurate dalle depredazioni che la villa ha subìto.
La storia, per come ci è stata raccontata dai cortesi ospiti del Comune e dell'Azienda turistica locale, è davvero una delle storie italiane più tipiche di un degrado, che è degrado anche civile, a mio giudizio. E non credo di esagerare.
Un contenzioso - lo dico per i Consiglieri che non hanno partecipato a quella visita - che ha contrapposto il Comune di Stresa e il Comune di Milano per 15 anni su un'interpretazione di un atto testamentario, molto probabilmente, non chiaro e che ha permesso che la villa fosse in mano all'autorità giudiziaria, e quindi in mano a nessuno.
Certo è che, a me personalmente, piacerebbe partire, nel valutare i necessari interventi della Regione Piemonte, da una chiarezza su quello che è stato, da una puntualità di individuazione anche di responsabilità.
Credo che proprio nel momento in cui si vuole trasformare la villa "La Palazzola" in una fondazione, non tanto per il rilancio, ma per l'accrescimento di un interesse culturale e di una fondazione culturale occorre partire anche da un'individuazione di responsabilità, di delineazione di responsabilità nel passato.
Certo non si può imputare a singole Amministrazioni, che giustamente hanno tentato di fare valere i buoni diritti acquisiti dalla donazione del privato, però certo credo che sia innegabile che ci sia stata - e non so da chi, quindi non sono a conoscenza del territorio e delle vicende anche amministrative locali - almeno una responsabilità oggettiva di mancato soccorso o di mancato intervento, all'interno di una depredazione dell'area e della villa, che è continuata per una sola notte, ma per un periodo lungo a sufficienza per portare via fino all'ultimo scalino di marmo bianco, che ricordava il collega Chiezzi.
Certo è un elemento che, per quanto riguarda me e il gruppo radicale, è un elemento di chiarezza necessaria. Ed è anche per questo che annuncio che abbiamo depositato un ordine del giorno che vogliamo intendere collegato a questa proposta di deliberazione, proprio per sollecitare il Consiglio regionale, nel momento in cui presumibilmente voterà a maggioranza questo provvedimento, che solleciti e determini nel partecipare alla Fondazione almeno un atto formale - non so se di denuncia verso ignoti - di richiesta di verifica su che cosa è stato e quali responsabilità possano essere individuate.
Questo non per far pagare a qualcuno un degrado, che ormai è inevitabile, ma proprio perché se lì vuol nascere un centro propulsore anche di cultura, di conoscenza e valorizzazione del territorio, di valorizzazione del patrimonio immobiliare e culturale della zona, si pu almeno dare il segno del fatto che non è - come diceva il collega Chiezzi un colpo di spugna a suon di miliardi pubblici che può cancellare una storia tragica per quella villa e che da quella villa forse si emana su una gestione troppo facile del territorio.
C'è un secondo aspetto, che mi sembra non sia stato ancora sottolineato, che riguarda anche la parte del parco, che probabilmente è la ricchezza maggiore individuabile in quell'area, che ha subìto un degrado un depauperamento e una situazione di attacco di vulnus, perché quel parco è stato sottoposto ad vincoli urbanistici e di edificazione di parecchie quantità di edifici a scopo turistico, e che sicuramente in un'ottica di buona gestione o almeno della volontà e dell'intenzione degli amministratori locali, dovranno cercare di trovare soluzione altre per sgravare quell'area così bella e privilegiata come localizzazione dei vincoli edilizi che si trova addosso, in un processo che vedo simile e connesso al degrado fisico avuto della villa.
C'è un secondo elemento - e concludo - che emerge dall'analisi del gruppo radicale. Noi non siamo ideologicamente contrari allo strumento della fondazione, però è uno strumento che il Consiglio Regionale e la Giunta Regionale a nostro giudizio intende utilizzare fin troppo facilmente, ad ogni occasione, non siamo ideologicamente contrari tanto è vero, e lo rivendico, che nell'ultima seduta abbiamo votato per la Fondazione del Museo Egizio, ma è un problema metodologico, un pregiudizio metodologico. Non si può, ad ogni emergenza importante com'è questa aprire, come soluzione facile, uno sportello per una nuova fondazione, con un apparato organizzativo burocratico di insediamento, in parte anche di potere, che a nostro giudizio non è giustificato. Certo è che quella Villa rappresenta una risorsa importante per il territorio e per la città - in realtà Stresa è un comune di 5000 abitanti - che sicuramente necessita e bisogna valorizzare anche con risorse esterne (si parla di contributi dell'Unione Europea, della Provincia e della Regione). E' una zona che riesce e catalizzare un bacino di utenza e di attenzione turistica molto elevato. E' un dato significativo, ed è un dato che giustifica un intervento della Regione in quella zona, ne sono convinto, che giustifica un intervento pubblico in quella situazione.
Noi ci domandiamo, domandiamo all'aula, domandiamo all'Assessore Rachelli se la soluzione, se lo strumento Fondazione sia lo strumento più opportuno, più adeguato, anche in prospettiva, a rispondere in modo efficace alle esigenze del territorio, alle esigenze che stanno alla base del provvedimento. Noi siamo convinti che sia uno strumento che pone sicuramente la Regione, in futuro, all'attenzione di ulteriori richieste di intervento di denaro, ulteriori richieste di esposizione anche finanziaria della Regione in una zona che ha delle ottime prospettive anche di inserimento di privati, di intervento significativo del privato nella gestione di strutture pubbliche. Con questi dubbi e con queste domande termino l'intervento. La dichiarazione di voto sarà conseguente alle dichiarazioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

I Consiglieri che mi hanno preceduto e che hanno partecipato al sopralluogo, hanno riportato l'impressione che abbiamo avuto rispetto al modo con cui non dovrebbe essere trattato un patrimonio culturale. Siamo in una situazione di poca chiarezza su di chi siano le responsabilità, ma questo ritengo che debba essere materia che dovrebbe riguardare le autorità giudiziarie. Siamo di fronte ad un furto continuato e perpetrato. Chi amministrava in quel periodo - poco importa chi fosse, perché riguarda un arco di tempo molto lungo - ha la responsabilità politica, ma anche penale e legale, è colpevole del degrado in cui si è venuto a trovare l'edificio.
Un intervento in una parte del lago può essere effettuato da privati privati non bisognosi (se le informazioni che abbiamo ricevuto sono vere) privati che si possono permettere di poter intervenire ampiamente a recuperare un edificio che è quasi gemello, in termini di posizione, a quello che è stato oggetto del nostro sopralluogo. Non penso che la Giunta comunale di Stresa non possa fare niente per costringere, sollecitare i proprietari della villa privata ad intervenire. Noi sottoscriviamo la denuncia, lo scempio che è stato permesso ed è stato perpetrato.
Così com'é la situazione non può rimanere, si può e si deve fare un intervento di recupero in un angolo molto importante di una delle principali località turistiche del Piemonte. Anche perché in questi anni abbiamo assistito ad interventi, a contributi non sempre giustificati e non sempre necessari.
Tuttavia bisognerà darsi una regola di comportamento rispetto alle Fondazioni. Noi rischiamo di essere travolti dalle Fondazioni, per qualsiasi intervento, ormai, sembra che la soluzione non possa essere altro che la Fondazione. Se fino a ieri avevamo delle perplessità, adesso non abbiamo intenzione di farla partire da questo provvedimento, ma dichiariamo che bisognerà fare il punto della situazione sullo strumento Fondazione questa è una responsabilità principalmente della Giunta e della maggioranza. Non si può pensare che, su qualsiasi intervento, su qualsiasi provvedimento, la soluzione per risolvere tutti i problemi sia la Fondazione.
Al di là di questa osservazione generale, noi riteniamo che possa essere utile e necessario perché, se è vero tutto quello che è stato detto dai Consiglieri, il rischio è che una ricerca, che non compete a noi ma alla Magistratura, dei colpevoli rischia di mantenere la situazione così com'è ancora per molti anni, con un ulteriore, se è possibile, degrado dell'edificio. Naturalmente noi aspettiamo di sentire le informazioni, le integrazioni che l'Assessore vorrà fare. Non è un'anticipazione di dichiarazione di voto, tuttavia noi siamo positivi a che ci sia un intervento di recupero dell'edificio, almeno di una parte di esso. Per l'altra parte, quella privata, lo voglio dire ai Consiglieri che operano in quella zona, non è vero che l'Ente pubblico, in questo caso il Comune, non possa fare niente per sollecitare. E' evidente che questo vuol dire intervenire su importanti realtà economiche. Mi rendo conto che non è semplice, ma il dovere di un amministratore è di intervenire anche verso i santi - o i fanti, come dir si voglia - per risolvere un problema.
Pensare che ci sia un intervento pubblico, che condividiamo, su villa La Palazzola, e poi non fare niente su un privato che ha tutte le possibilità economiche per intervenire su una palazzina gemella, come posizione, è inammissibile.
Non ci si può accontentare del fatto che di un importante intervento economico di cinque milioni di euro rimarrà, tra due o tre anni, solo una ferita in quell'angolo del lago che siamo andati a visitare.
Queste sono le nostre posizioni. Tendenzialmente, non siamo contrari ad un intervento di recupero di questo importante edificio, le cui responsabilità, penali e legali, riguardano, però, un'altra sede, non certo la nostra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Naturalmente, siamo favorevoli a questa proposta di deliberazione.
La scorsa settimana abbiamo fatto un sopralluogo, insieme alla Presidente Costa e ad altri colleghi della maggioranza, alla Villa La Palazzola e molti colleghi - l'ho colto nei loro interventi, in particolare dei Consiglieri Chiezzi e Mellano - hanno ravvisato l'opportunità per quel territorio, ma anche per l'intero sistema turistico e culturale della Regione, di recuperare un edificio bellissimo e fortemente trascurato - sul punto ha ragione il collega Chiezzi - in uno degli angoli più belli della nostra Regione, con una posizione unica al mondo, essendo afferente al golfo Borromeo.
Credo che la Regione, come ha già fatto in passato in altri ambiti del territorio piemontese, bene faccia a farsi promotrice del recupero di questo edificio, con la costruzione e la partecipazione ad una nuova Fondazione. Adibire l'edificio al sostegno del sistema turistico e culturale, certamente del bacino e del distretto dei laghi, ma sicuramente della Regione, è la via maestra per creare le condizioni per farlo vivere.
Non si tratta solo di un bel recupero architettonico - certamente, è un importante intervento di pregio - ma di metterlo a disposizione della collettività piemontese e del sistema turistico cultura, affinché possa contribuire ad essere volano di questo comparto, sia a livello locale sia a livello regionale.
Se non conoscessi questo sistema, darei in parte ragione al Consigliere Chiezzi, perché quando questo edificio sarà recuperato e quando sarà inserito nel sistema, è ovvio che prevedere di fare tutto può anche essere un elemento di preoccupazione - per usare le parole del Consigliere Chiezzi. Ritengo anche, però, che in un momento dove turismo, cultura, e per certi versi anche enogastronomia, sono complementari, sia giusto prevedere, in un atto costitutivo di una Fondazione, che ci sia un oggetto o un ambito di intervento della Fondazione, il più ampio possibile, in modo che possa veramente essere di sostegno.
L'intervento del Consigliere Chiezzi, in parte condivisibile nella preoccupazione, deve fare sollecitare, in primis nell'amministrazione regionale, ma certamente anche nelle altre amministrazioni, una sensibilità ed una maggiore attenzione. Non so come verrà gestita la villa, perché è ovvio che, in una situazione così particolare, in un edificio con un grande valore artistico e paesaggistico, non è possibile promuovere il prosciutto della Val Vigezzo tout court. È ovvio che la gestione sarà demandata e deputata alle sensibilità e alle attenzioni delle singole amministrazioni le quali, mi auguro, potranno concretizzarla.
Relativamente all'ordine del giorno presentato dai colleghi del Gruppo Radicale, è ovvio che negli anni l'edificio è stato devastato da vandali come molti altri, sia privati sia pubblici, in quella zona. Sicuramente sono stati asportati materiali e finiture di pregio (abbiamo visto insieme che manca la scala, che hanno asportato la ringhiera in ferro battuto di particolare pregio, bombata, senza saldatura e fatta a mano), però sarebbe quanto meno anomalo, anche se condivido lo spirito, che chi entra e compra o partecipa all'acquisto o alla società (anche se si chiama Fondazione) dica: non prendo in carico lo stato di fatto, ma voglio anche sapere che cosa è stato fatto in precedenza.
ovvio che la Regione, essendo ente pubblico che amministra soldi dei cittadini, fa bene a verificare tutto questo, ma in un'ottica e in un'idea generale. Da qui, però, ad impegnare - lo dico in maniera molto chiara - la Giunta a trasmettere documentazione, o a fare quasi una sorta di indagine amministrativa o conoscitiva della situazione, ne corre, perché mi auguro credo e spero - che le amministrazioni comunali di Stresa che si sono succedute in questi ultimi anni, lo abbiamo già fatto, senza dimenticare che questi furti, comunque, chissà a quando risalgono.
Attenzione, Consigliere Palma, non vorrei che per un eccesso di zelo in un ambito e in un merito che comunque condivido, non si metta poi in condizione la Regione, da un lato di aderire ad una Fondazione e di essere promotrice di una bella iniziativa, che può essere a servizio del distretto dei laghi e dell'intero sistema regionale culturale e turistico, dall'altro creare le condizioni di avere la responsabilità di avere impegnato fondi dei cittadini piemontesi, ma di vedersi bloccare tutto.
Dal mio punto di vista, vi invito non a porre in votazione l'ordine del giorno, perché non è possibile votare contro o astenersi (anche perch proponete sempre intelligenti proposte) ma a trasformarlo in una raccomandazione all'amministrazione regionale affinché si faccia carico, da un lato, di verificare cosa è stato fatto dai precedenti ed attuali proprietari, essendo loro stessi ente pubblico e, dall'altro, di riferire in Consiglio regionale, attraverso la III Commissione, che cosa l'amministrazione regionale ha fatto in questo ambito, magari su suggerimento dei colleghi Radicali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ho sentito il dibattito che si è svolto e, soprattutto con grande interesse, ho ascoltato i colleghi che hanno effettuato il sopralluogo con la Commissione presieduta dalla Presidente Costa.
Mi pare di comprendere, sia dalla lettura del testo che da un approfondimento sulla questione, che l'ipotesi sia senz'altro interessante utile e, se non erro, anche condivisa dalle Amministrazioni locali e dai rappresentanti locali sul territorio. Ma esiste, all'interno della condivisione del processo, una preoccupazione unanime sullo stato in cui è stata trovata la struttura, sui modi e sui termini in cui è stata depredata.
A tal proposito, ho visto che i colleghi Radicali hanno predisposto adesso un ordine del giorno che hanno sottoposto all'attenzione del Consiglio. Penso che le due cose possano starci entrambe: da un lato l'intervento che facciamo in direzione di una struttura che ha le caratteristiche che sono state descritte, dall'altro un atto del Consiglio regionale che stigmatizzi quelle condizioni e che verifichi se siano già stati presi dei provvedimenti, o se se ne possano prendere di adeguati in questa direzione.
Pertanto, il mio parere è tendenzialmente favorevole ad entrambe le proposte, che non vedo incompatibili, semmai sinergiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Come notava adesso la collega Manica, vi sono due problemi distinti: da una la delibera e lo strumento che la Giunta immagina e propone al Consiglio per rimediare alla situazione che la Commissione ha verificato dall'altra i reati che la stessa Commissione consiliare ha verificato e i procedimenti giudiziari che, su questi reati, qualcuno avrebbe dovuto, nel corso degli anni, innescare; e se non sono stati innescati, è dovere, da parte di un'Amministrazione Pubblica, nel momento in cui interviene con denaro pubblico, denunciare alle Autorità competenti.
Interverrò, quindi, molto brevemente sui due corni del problema che sono fra loro indipendenti.
In merito all'intervento, fermo restando che tutti i colleghi che si sono recati presso la Villa - io non ero fra questi - condividono l'esigenza di un intervento pubblico, fermo restando che questo intervento pubblico sembra essere condiviso da parte delle Amministrazioni locali fermo restando che l'attenzione pubblica rispetto questo bene ha fruttato nel corso degli ultimi dieci anni, la devastazione dello stesso, il problema che noi abbiamo dinnanzi è se questo strumento che la Giunta immagina è lo strumento più adeguato per intervenire nella situazione, o se non risponda, piuttosto, ad un riflesso condizionato di questa Amministrazione regionale - in genere della Amministrazione pubblica che, di fronte ad un problema, non immagina una soluzione, ma uno strumento per concepire una soluzione, con il risultato di entificare il problema in una struttura (che diventa una società, un'azienda, una fondazione o ancora un istituto) e di dimenticarsi per strada le soluzioni possibili.
Allora, sia pure rispetto ad un bene che mi pare di comprendere essere di grande valore artistico e architettonico, l'idea che costituiamo una Fondazione per un palazzo - perché di fatto di questo si tratta - e quindi per un singolo problema immaginiamo un singolo strumento attivando un singolo procedimento amministrativo, quando presumibilmente esistono forme di contrattualizzazione reciproca degli impegni da parte delle Amministrazioni pubbliche competenti, più servibili dal punto di vista amministrativo, ma sicuramente anche più agili, non mi lascia del tutto tranquillo.
Se ad ogni problema dobbiamo fare una Fondazione, con un Consiglio di Amministrazione di tre membri, con un Presidente e con delle spese di struttura, ho l'impressione che poi, anziché avere una soluzione ad un problema, abbiamo due problemi: abbiamo il problema che dovevamo affrontare e abbiamo il problema della Fondazione che, in questo caso rappresenterebbe un vantaggio probabilmente per quanti andrebbero a farne parte, ma sicuramente un problema dal punto di vista amministrativo per l'Amministrazione regionale.
Il problema non è negare l'esigenza di un intervento pubblico regionale sulla Villa La Palazzola, ma comprendere se la cosa più intelligente che la Regione può fare rispetto questa Villa, come rispetto a problemi puntuali e molto significativi dal punto di vista architettonico e ambientale, è entificare il problema in una Fondazione, in un istituto e così via. Da parte nostra, in linea generale, e sicuramente in linea specifica in questo caso, risultano essere preferibili degli strumenti più agili, meno burocratici e soprattutto meno costosi in termini economici e in termini politici.
L'altro corno del problema è la situazione che si è verificata.
Apparirà normale a tutti - a me no - che una Villa che era stata donata ad una Amministrazione pubblica, che era sotto il controllo dell'Autorità Giudiziaria, che per quindici anni è stata contesa da due comuni, abbia come solo risultato, quello di essere stata industrialmente svuotata nel momento in cui era controllata dall'Autorità Giudiziaria e contesa da due Amministrazioni pubbliche. I privati hanno tanti difetti, ma dubito che tutte le ville che vanno in malora di proprietà di privati intorno al Lago Maggiore siano state svuotate industrialmente da parte, appunto, di un'industria dello svuotamento. Perché se è vero ciò che dicono i Consiglieri Chiezzi e Mellano - e non ho dubbi che questo sia vero - non è entrato un ladro, ma sono entrati degli autocarri. Allora, entrare con gli autocarri in una villa sottoposta al controllo da parte dell'Autorità Giudiziaria e contesta da parte di due Amministrazioni pubbliche non è semplicissimo neppure dal punto di vista criminale. Il collega Mellano mi conferma che anche con la barca pare sia stato portato via qualcosa. E che noi interveniamo in questa forma, così pesantemente e con questo esborso senza neppure sapere se esiste un procedimento giudiziario contro ignoti rispetto ai furti e alle devastazioni che sono state rilevate e politicamente denunciate da parte della Commissione, mi pare obiettivamente curioso.
Capisco il senso dell'intervento del collega Cattaneo; comprendo anche che nel corso di questi anni numerose Amministrazioni - penso soprattutto a quelle locali - hanno avuto delle responsabilità obiettive rispetto a quello che è accaduto: almeno dal punto di vista amministrativo, qualcuno rispetto a quello che è successo, dovrà pur essere responsabile. Capisco che una denuncia contro ignoti o una verifica di questo tipo possa apparire aggressiva nei confronti delle Amministrazioni locali, ma esattamente come, entrando in una nuova proprietà, lo stesso acquirente compratore, se verifica un reato, è tenuto a denunciarlo all'autorità Giudiziaria, qui se entrerete - non con il nostro voto - come acquirenti e compratori della Villa La Palazzola e scoprite un reato lo denunciate all'Autorità Giudiziaria, o semplicemente verificate se qualcuno, nel corso di questi anni, lo ha fatto.
Mi rendo conto che la vicenda è particolarmente curiosa perch l'autorità Giudiziaria, per anni, se ho inteso bene, è stata addirittura custode di questo luogo e quindi il reato si è compiuto mentre il bene era sotto il controllo dell'Autorità Giudiziaria. Però questo è un altro degli aspetti curiosi di questa vicenda.
Come ripeto, non vedo contraddizioni fra le due scelte. Vedo due scenari e due corni del problema fra loro indipendenti: sul primo siamo contrari e quindi ci asterremo rispetto allo strumento, condividendo l'esigenza di un intervento pubblico; sul secondo, mi pare una misura di assoluto buon senso, ma naturale penso per ogni cittadino che, di fronte ad un reato, c'è la denuncia di un reato o perlomeno la verifica che quel reato sia stato denunciato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Costa Rosa Anna.



COSTA Rosa Anna

Ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi Chiezzi e Mellano. Debbo dire che, pur concordando nella ricerca di una responsabilità che nel corso di questi vent'anni è quasi impossibile approfondire, sono invece preoccupata della responsabilità nostra, nel momento in cui - e di questo ringrazio l'Amministrazione comunale di Stresa e la Giunta regionale - abbiamo preso atto di questa situazione, che non può rimanere più così.
Vi è una difficoltà ad individuare le responsabilità precedenti da parte dell'Autorità giudiziaria o dell'Amministrazione comunale di Stresa.
E' certamente possibile avere delle informazioni, ma l'Amministrazione da noi interrogata (Consiglieri di maggioranza e di opposizione del Consiglio comunale e della Giunta di Stresa) ha evidenziato un disagio nel quale l'intervento del solo Comune di Stresa non avrebbe sicuramente risolto una questione annosa per la quale è necessario che la Regione individui una soluzione.
Per quanto riguarda lo strumento giuridico - fondazione o non fondazione - trattandosi di Enti pubblici, non mi addentro nella questione anche perché credo che la Giunta, anche attraverso l'Ufficio Legale, abbia valutato qual era la soluzione migliore per il Comune di Stresa e la Regione Piemonte.
Sull'utilizzo della palazzina, che peraltro il Comune di Stresa dà in dotazione alla fondazione per far sì che ci sia un intervento, non so se vi siano altre soluzioni giuridiche. A me pare che la strada più percorribile e più semplice sia quella della fondazione, che non è certamente una società, e credo che sul discorso delle società molto abbiamo discusso anche in quest'aula per evidenziare come non sempre questo strumento sia stato utile quando vi è stata la necessità di raccordare il pubblico con il privato.
Credo che oggi, dopo aver fatto anche questo sopralluogo - e ringrazio davvero il Consigliere Chiezzi che ha in qualche modo insistito - non possiamo non intervenire immediatamente. Sono d'accordo con quanto sostenuto dalla Consigliera Manica: lo strumento dell'intervento immediato non è incompatibile con quello che si può fare a latere nel voler eventualmente effettuare delle ricerche, anche se penso che non sia compito nostro quello di essere giudici o comunque fare dell'inquisizione rispetto a ciò che è avvenuto (erano amministrazioni pubbliche). Tanto più che la situazione del maggior degrado non so se si possa individuare in termini di anni, cioè quando è avvenuto e come è avvenuto, come richiesto dai colleghi radicali, questo furto o questa serie di furti, non so se riusciamo a quantificarli nell'arco di questi vent'anni; tra l'altro, non mi è parso che il Sindaco di Stresa fosse informato e avesse ulteriore documentazione che noi peraltro abbiamo chiesto.
Ritengo che oggi la nostra responsabilità, dopo aver visto, sia quella di intervenire subito, e se c'è uno spazio di ulteriore verifica, questo secondo me non è assolutamente incompatibile e deve servire soltanto per capire se l'Autorità giudiziaria ha fatto o non ha fatto il suo dovere. Di conseguenza, chiederei intanto di procedere attraverso lo strumento che questa fondazione ci dà per intervenire e non lasciare che questo degrado vada oltre, anche perché altrimenti devono solo più portare via i muri.
In ultimo, voglio ricollegarmi brevemente all'intervento svolto dal collega Placido per sollecitare l'Assessore Racchelli ed eventualmente anche l'Amministrazione comunale di Stresa nell'evidenziare che altre situazioni su questa magnifica sponda del lago sono veramente un pugno in un occhio. E' importante la misura in cui noi interverremo per dare a questo parco e a questa villa la dovuta magnificenza, considerando anche la possibilità di intervenire su quelle che sono altre situazioni di degrado in mano ai privati, affinché il Comune, con il nostro sollecito, si faccia portavoce di eventuali interventi nella direzione di riutilizzare questi siti, in particolare una villa che sta veramente cadendo a pezzi sul lungolago (direi in situazione peggiore della Villa La Palazzola).
Condivido che ci sia una sollecitazione in questo senso verso l'Amministrazione comunale di Stresa; diversamente stonerebbe anche in rapporto ad un lavoro che noi vogliamo che venga fatto per la valorizzazione di questa villa, il turismo o comunque ciò che verrà fatto in termini di mostre, di situazioni che all'interno della villa creeranno un luogo di magnificenza per la nostra Regione e ovviamente per il Comune di Stresa avrebbe un contraltare decisamente brutto sul quale non ci sono ragioni e spiegazioni.
Quindi solleciterei veramente l'Amministrazione comunale a intervenire qualora fosse necessario, anche con il supporto della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno collegato n. 926 presentato dai Consiglieri Palma e Mellano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'approvare la proposta di legge 498 rilevando la gravità della situazione emersa nel sopralluogo della VI Commissione impegna la Giunta regionale a trasmettere alle competenti Autorità giudiziarie tutta la documentazione relativa ai furti e alle devastazioni operate negli anni presso la Villa La Palazzola, acquisita da parte degli uffici regionali a verificare se esista o meno un procedimento in corso in relazione ai reati in precedenza descritti qualora non esista alcun procedimento, a presentare una denuncia contro ignoti presso la Procura della Repubblica competente".
Il Consiglio approva.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori

Esame proposta di deliberazione n. 482 "Legge regionale 9 gennaio 1987 n. 1 (Interventi regionali in materia di movimenti migratori) e successive modificazioni: articolo 3 - Programma attuativo anno 2004" (Divenuta DCR 375-19871)


PRESIDENTE

Prima della pausa, colleghi, vi chiedo se è possibile esaminare la proposta di deliberazione n. 482 (Legge regionale n. 1/87 - Interventi regionali in materia di movimenti migratori), di cui al punto 11) all'o.d.g., perché l'Assessore Farassino nel pomeriggio ha un impegno istituzionale.
Chiede la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Presidente, se l'Assessore Farassino è così gentile da introdurre e spiegare la legge lo ascoltiamo volentieri, però dico subito che poi noi abbiamo bisogno di un approfondimento su questa materia e quindi non credo che siamo in grado, prima della pausa, in pochi minuti, di licenziare questo provvedimento.
Noi ascoltiamo volentieri l'introduzione, però poi vorremmo poter valutare un momento il provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Farassino.



FARASSINO Giuseppe, Assessore all'immigrazione

Il collega Marcenaro era presente quando ho illustrato il Programma Attuativo in Commissione. Sono poche innovazioni migliorative, e quando dico migliorative non voglio mettere nessun tipo d'enfasi, in quanto si tratta di avere messo in atto il meglio del peggio nel Programma attuativo del 2004 sulla legge n. 1/1987.
Si tratta quindi di alcuni interventi migliorativi, che prevedono iniziative di supporto alle fasce deboli, con l'eventuale coinvolgimento degli enti pubblici. Inoltre, percepisce quelli emessi nella Conferenza dei piemontesi nel mondo svoltasi a Novara nell'ottobre 2003. E' tutto invariato fino all'articolo 10.
L'articolo 10, "Provvidenze per i rientri", è quello che ha subito le maggiori migliorie. Infatti, al comma 1, "Spese di viaggio", nel Programma attuativo 2003 si prevedeva il rimborso per coloro i quali ritornavano da un paese europeo di 285 euro. Mentre nel Programma 2004 si prevede l'erogazione della somma forfettaria di almeno 600 euro.
Per il trasporto delle masserizie i limiti di rimborso sono stati elevati per i rientri da un paese europeo da 393 euro a 600 euro per ogni nucleo familiare; per i rientri da un paese extraeuropeo, i limiti di rimborso sono passati da 1679 euro a 2000. I contributi di prima sistemazione una tantum, 285 euro per capofamiglia, sono stati aumentati di 57 euro per ogni familiare a carico; quelli di 600 euro per ogni capofamiglia sono aumentati di 100 euro per ogni familiare a carico.
Per il trasporto delle salme in Piemonte degli immigrati piemontesi o dei loro familiari deceduti nei paesi di immigrazione, il contributo previsto che, nella programmazione 2003, dai paesi europei di euro 853, e dai paesi extraeuropei di euro 1679, il limite di rimborso massimo è stato aumentato a 1000 euro dai paesi europei e a 2000 dai paesi extraeuropei.
Oltre a questi incrementi, occorre considerare che sono state elevate tabelle di reddito, in base alle quali i contributi possono essere erogati.
Si tenga presente che nel 2003 i limiti di reddito erano più favorevoli rispetto ai limiti considerati dagli enti locali per iniziative in materia.
Quelli proposti nel Programma attuativo 2004 sono ancora più favorevoli dei precedenti.
Come si può vedere dai dati riportati nelle tabelle comparate in vostro possesso, i redditi considerati nel 2003 erano realmente al limite massimo della povertà creando disagio al disagio, impedendo un sereno e favorevole reinserimento nella comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Noi abbiamo visto questo provvedimento in VII Commissione. Devo dire che fortunatamente, a differenza degli anni precedenti, approviamo questo provvedimento a metà anno, mentre nel 2003-2002 arrivavamo al termine dell'anno, quindi si approvava un Programma attuativo a tempo scaduto.
Oggi siamo a metà anno, c'è - come ha detto l'Assessore - una leggera modifica di alcuni stanziamenti. Rimangono le perplessità che abbiamo espresso negli anni scorsi rispetto al Programma attuativo di questa legge del 1987 e, per quanto ci riguarda, ripetiamo il voto degli altri anni esprimendo un'astensione sul Programma attuativo. Tanto più che non ci sono modifiche di ri lievo rispetto agli anni precedenti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione n. 482, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Comunico che la seduta pomeridiana avrà inizio alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,25)



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