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Dettaglio seduta n.46 del 05/12/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bussola, Casoni, Cattaneo Cavallera, D'Ambrosio, Ferrero, Ghiglia, Marcenaro, Rossi Giacomo, Vaglio.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

C'è il numero legale? Lo controlla?



PRESIDENTE

Il numero legale è 26, naturalmente possiamo espletare il controllo.
Collega Chiezzi, do lettura del comma secondo dell'articolo 52 del Regolamento interno del Consiglio regionale che tratta la questione del numero legale: "Ogni volta che il Consiglio stia per procedere ad una votazione, il Presidente verifica se il Consiglio sia in numero legale per deliberare, se del caso disponendo l'appello nominale dei presenti - in prossimità di una votazione - che deve comunque essere effettuato qualora lo richieda un Consigliere".
Do un'interpretazione del "che deve comunque essere effettuato", però è un'interpretazione che non fa testo, l'applico adesso, il Presidente potrebbe avere un altro punto di vista e dire che la votazione può essere richiesta soltanto in prossimità di una votazione.
Secondo me, la prassi è che quando vi è la richiesta di controllo del numero legale il Consigliere Segretario proceda alla verifica.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
26 Consiglieri ed in congedo n. 10 Consiglieri.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

La parola al Presidente Palma.



PALMA Carmelo

Questa mattina ho verificato con tutti i Capigruppo presenti la possibilità di un'inversione dell'ordine dei nostri lavori, in particolare anticipando la discussione dell'ordine del giorno n. 112, avente per oggetto: "Riconoscimento dei diritti del popolo tibetano" all'inizio della seduta pomeridiana. Mi pare che tutti i Capigruppo presenti avessero consentito a questa richiesta, quindi chiedo di votare questa inversione per un'approvazione, che immagino essere rapida, senza prendere troppo tempo ai lavori di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Il Presidente Palma ha illustrato la proposta di discutere in apertura della seduta pomeridiana l'ordine del giorno n. 122 al punto 10) all'o.d.g.
in quanto concordato a livello informale con i Capigruppo. Per cui, se non vi sono pareri diversi, possiamo porre in votazione la proposta di inversione dell'ordine del giorno.
Non essendoci altri interventi, pongo in votazione la proposta di inversione dei punti all'o.d.g., per esaminare l'ordine del giorno n. 112.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'inversione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 112 relativo a "Riconoscimento dei diritti del popolo tibetano"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 112 dei Consiglieri Mellano Palma, Leo e Marcenaro, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Mellano per l'illustrazione.



MELLANO Bruno

Egregio Presidente del Consiglio, egregio Presidente della Giunta e cari colleghi, intervengo molto brevemente per illustrare e porre alla vostra attenzione un ordine del giorno che io e il mio collega Palma ci siamo incaricati di presentare insieme all'Assessore Leo e al Consigliere Marcenaro, avente per oggetto il riconoscimento del diritti del popolo tibetano. In altre occasioni questa Assemblea si è già pronunciata in merito a questo delicato tema politico, e ormai anche storico, per il riconoscimento dei diritti civili di un popolo millenario, che è diventato anche il simbolo di una battaglia non violenta.
Pongo alla vostra attenzione questo ordine del giorno che è semplicemente il richiamo ad una serie di risoluzioni già prese da importanti istituzioni, in particolare dal Parlamento europeo, quasi all'unanimità.
La risoluzione del Parlamento Europeo, in data 6 luglio 2000, invita i Governi degli Stati membri dell'Unione Europea a esaminare seriamente la possibilità di riconoscere il Governo tibetano in esilio come legittimo rappresentante del popolo tibetano qualora - è questo il dato nuovo - entro il termine di tre anni, le autorità di Pechino e il Governo tibetano in esilio non abbiano raggiunto un accordo relativo ad un nuovo Statuto per il Tibet, mediante negoziati organizzati sotto lecita del Segretario generale delle Nazioni Unite.
Quest'ordine del giorno si inserisce in una serie di prese di posizione molto autorevoli da parte di istituzioni europee, e non solo, di Parlamenti e organizzazioni di rappresentanza di cittadini che vogliono partecipare a questa fase nuova e, speriamo, risolutiva del contenzioso per i diritti civili e politici del popolo tibetano. Pertanto, poniamo alla vostra attenzione quest'ordine del giorno, perché crediamo che la nostra istituzione non possa rimanere estranea a questo momento e dare soltanto un granello, ma garantire il proprio appoggio e la propria fattiva volontà di mobilitazione, con tutti i metodi e le risoluzioni possibili a questa fase nuova che speriamo possa aprirsi per il popolo tibetano.
Vi invito a votare quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Presidente e colleghi, conosco bene questa situazione, purtroppo per la gente del Tibet, e ritengo che si possa essere d'accordo su tutto l'ordine del giorno. L'unico elemento su cui esprimo dei dubbi, non perché non vada bene ma perché non avrebbe molto senso, è l'esposizione della bandiera tibetana fino a quando, eccetera eccetera.
Purtroppo sono molti i Paese che versano in condizioni simili a quelle del Tibet e ovviamente non potremmo esporre una fila di bandiere nel Consiglio regionale. Tra l'altro, devo dire che le diplomazie internazionali, compresa quella italiana, stanno intervenendo diplomaticamente con la Cina, per cercare di raggiungere un accordo pacifico nei confronti del Tibet. Il problema grave è che se si prendessero posizioni troppo forti nei confronti della Cina e, di conseguenza, di "eccessiva" tutela nei confronti del Tibet, si rischierebbe un inasprimento delle condizioni di vita di questo popolo.
Ritengo che con la diplomazia e con ulteriori interventi e trattative a livello di Governo si possa risolvere la questione. Sono perfettamente d'accordo sul fatto che sia inaccettabile la situazione a cui è sottoposta la popolazione tibetana. Vivono in condizioni disastrose, sono stati compiuti genocidi nei confronti di questo popolo, non vengono concesse libertà religiose né tanto meno civili. Per carità, è tutto vero! Ritengo pertanto, che si possa eliminare il punto relativo all'esposizione della bandiera, che mi sembra una cosa più simbolica che operativa. Tuttavia qualora non dovesse essere tolto, il nostro Gruppo lo voterebbe comunque per solidarietà, in quanto, effettivamente è un ordine del giorno ben strutturato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Siamo d'accordo su tutto l'ordine del giorno ad eccezione del dispositivo che prevede l'esposizione, nella sede del Consiglio regionale della bandiera tibetana, sul quale anche noi, al di là del simbolismo talvolta anche necessario e indispensabile, esprimiamo il nostro disaccordo.
Pertanto, Presidente, per quanto riguarda Alleanza Nazionale, qualora ci fosse una votazione per parti, esprimeremo il nostro voto favorevole su tutto ad eccezione del dispositivo di mantenete esposta la bandiera, per il quale il nostro Gruppo si asterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Mi pare che questa proposta fatta dal Gruppo dei Radicali-Lista Bonino sia importante, perché introduce in quest'Assemblea una tematica che va vista in profondità e non liquidata frettolosamente con un cambio dell'ordine del giorno. E' una materia complessa, come si può immaginare si tratta della rivendicazione dell'autonomia di un popolo, che è attualmente integrata nell'ambito di un sistema di sovranità della Cina con dei complessi processi in corso che certamente minano quella che pu essere la specificità, l'autonomia, le radici e la storia di questo popolo millenario che vive in un ambiente naturale particolare.
Mi pare che il provvedimento sia importante, ma se utilizziamo questa riflessione anche in senso più generale, oggi ci sono delle realtà che magari sono benedette dal Fondo Monetario Internazionale, tipo l'Indonesia e anche la Birmania, dove bisognerebbe prestare un po' di attenzione; anche il silenzio rispetto al Perù di Fujimori, ad esempio, che finalmente è stato cacciato, che aveva una parvenza di formale legittimità democratica richiederebbe una visione generale, complessiva e coerente.
Per quando riguarda la bandiera, si può esporre o meno, ma direi di lasciare esposto quello che è il simbolo di un'organizzazione come l'Unione Europea, dove, ahimé, c'è un forte deficit di democrazia, ma che tendenzialmente è per la valorizzazione della possibilità, da parte dei popoli, di potersi esprimere, senza tuttavia spingere questo aspetto sino all'estremo, perché abbiamo visto alcuni fenomeni anche di una ricerca di valorizzazione delle proprie storie e autonomie in una fase in cui stiamo cercando di integrare, in qualche modo per grandi raggruppamenti territoriali, alleanze di popoli. L'esempio dei Balcani è significativo pertanto dovremo cercare di far interagire l'autonomia dei popoli e la possibilità di esprimerla, evitando, in qualche modo, una forte spinta da parte di particolarismi (non vorrei dire localismi, perché il caso del Tibet è ben diverso), che può rispondere anche a interessi di parte.
E' positiva quest'occasione che ci offre il Gruppo della Lista Bonino però teniamo in piedi il filo conduttore di questo discorso e di questa sensibilità. Facciamolo valere anche per quelle situazioni solo formalmente democratiche, perché sappiamo che sono democrazie dimezzate, condizionate in cui le libere espressioni dei popoli sono fortemente limitate.
Esprimiamo, pertanto, il nostro voto favorevole, tenendo tuttavia conto di queste indicazioni.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Tapparo.
Stavo leggendo l'ordine del giorno e verificavo che per quanto riguarda l'esposizione della bandierai tibetana forse c'è anche un problema di ordine giuridico perché abbiamo già i nostri problemi a esporre la bandiera del Piemonte, nel senso che c'è una legge che disciplina, ecc. ecc.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, anche noi esprimiamo una valutazione positiva e un ringraziamento perché il Gruppo della Lista Bonino si è reso interprete di un ordine del giorno che avremmo potuto proporre anche noi, non lo abbiamo fatto, sono stati più solerti loro, comunque diamo il nostro appoggio e la nostra adesione.
Per quanto riguarda la questione della bandiera siamo d'accordo in linea di principio; per quanto riguarda invece la questione dal punto di vista pratico qualche problema si pone, perché in effetti esporre oggi la bandiera del Tibet e non tutte le altre non avrebbe senso, perché il collega Tapparo ha aggiunto considerazioni a considerazioni. Io penso che se ci soffermassimo ad analizzare la situazione di tutte le bandiere che andrebbero esposte così come quella del Tibet non basterebbero le facciate di Palazzo Lascaris, purtroppo! E' triste questa considerazione, ma penso sia realistica. Quindi, solo a questi fini, nel caso in cui ovviamente venisse mantenuta quella dicitura, lo voteremmo comunque perché nella sostanza siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Devo precisare che il Consigliere Palma mi ha appena detto che per "mantenere esposta la bandiera" lui intende in un locale che si individuerà, certamente non fuori sul pennone.



TAPPARO Giancarlo

Alla sede del loro Gruppo.



PRESIDENTE

Questo è un problema che attiene al merito; io avevo fatto una precisazione che era legata alla legge oggi vigente.
Procediamo con gli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Prendo innanzitutto atto con favore che sul merito di questo ordine del giorno, cioè sull'associarsi, recepire e promuovere i contenuti della risoluzione approvata dal Parlamento Europeo che segna questo cambiamento importante nella politica internazionale e nella politica di rapporto con la Repubblica Popolare Cinese da parte dei singoli Stati europei e dell'Unione Europea nel suo complesso, ci sia una convergenza importante che saluto con piacere.
Non vorrei invece che sulla questione della bandiera si ingenerasse una questione gigantesca fondata su di un equivoco. Quando con l'Assessore Leo abbiamo scritto questo documento, evidentemente nessuno di noi pensava di adottare la bandiera tibetana come bandiera istituzionale di questa assemblea o di questa istituzione, pensava di esporla all'interno della sede del Consiglio immaginando che i Consiglieri che avessero votato questo ordine del giorno e l'istituzione stessa fosse in grado di interpretare questo simbolo appunto nel suo significato simbolico e non nel suo significato politico istituzionale.
Come le persone che un po' si occupano di queste questioni sanno, la bandiera tibetana è un gadget simbolico, molto utilizzato in tutte le iniziative internazionali; è un gadget che moltissime organizzazioni non governative mantengono fra i gadget di famiglia. La figura del Dalai Lama allo stesso modo è una figura simbolica e non è semplicemente la figura di un sacerdote come un altro.
Si chiedeva di recepire questo dato, non già per associare istituzionalmente il Consiglio regionale del Piemonte ai destini del Tibet ma semplicemente per riconoscere a questo simbolo, a questa immagine, a questa storia, un valore più generale che vale anche rispetto a tanti altri casi.
Un ultimo punto che vorrei che in particolare i Consiglieri che hanno sollevato obiezioni sull'esposizione della bandiera tenessero presente è che la bandiera del Tibet ha una particolarità: è l'unica bandiera di un popolo che nel '900 è stato sottoposto non solo a forme di persecuzione, ma a una vera e propria forma di genocidio e che non ha risposto in maniera violenta a questo genocidio. La caratteristica assolutamente originale del Tibet e della battaglia del popolo tibetano è la seguente: che tutti i popoli sottoposti a forme di discriminazione e persecuzione in questo secolo hanno reagito, molto spesso legittimamente, in maniera violenta; da oltre cinquant'anni le autorità tibetane, il Governo tibetano in esilio continua a contare sulla mediazione e sul rapporto con le istituzioni internazionali, con le Nazioni Unite, negli ultimi anni anche con l'Unione Europea, e non ha mai organizzato, neppure di fronte a massacri terribili come quello di Lhaza, alcun tipo di risposta violenta a tutto questo.
Da questo punto di vista ulteriormente questa figura, questa immagine questo simbolo, ha una particolarità assoluta, per cui esporla (esporla ripeto, significa un quadro all'interno della sede, non significa esporla sul pennone), non è esattamente come esporre la bandiera di altri popoli o di altre nazioni sottoposte a forme di persecuzione. Quindi io spero che su questo si possa trovare una mediazione, mi pareva che non fosse neanche necessaria questa mediazione perché dalla formulazione del testo dell'ordine del giorno mi pareva si potesse comprendere.
Se va chiarito ulteriormente, intendiamo il testo presentato con un emendamento in cui "nella sede del Consiglio" si intende all'interno dei locali del Consiglio regionale del Piemonte: su questa mediazione penso si possa giungere ad un voto convergente di tutta l'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Voteremo a favore di questo ordine del giorno nonostante abbiamo qualche perplessità su alcune parti del documento, ma intervengo soprattutto per una precisazione che può essere superflua, ma ci tengo a farla perché siamo ad un anno dagli avvenimenti del Kossovo.
Con il nostro voto favorevole intendiamo affermare che, anche dopo il Kossovo, nel Tibet si debba agire senza ingerenze esterne e soprattutto con ingerenze esclusivamente di tipo politico e non che atti di questo genere prefigurino nuovi tipi di interventi umanitari. Proprio per la storia del popolo tibetano è bene precisare questo, ma dato che in passato sui popoli oppressi ci siamo trovati di fronte ad atteggiamenti che a mio avviso hanno avuto conseguenze diverse da quelle volute, sicuramente negative, tengo a precisare che votiamo a votare, ma che per noi significa questo e non significa dare alcun avallo ad alcun atteggiamento successivo del tipo di quelli che ci siamo trovati un anno fa in Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo dei Comunisti Italiani vota a favore di questo ordine del giorno così com'è, non ci sembra il caso di sottilizzare troppo nel momento in cui accogliendo una risoluzione del Parlamento Europeo si impegna il Consiglio regionale, in sostanza, ad esprimere la propria solidarietà al popolo tibetano, secondo l'invito rivolto dal Parlamento Europeo, anche a mettere in cantiere una volontà di riconoscere il Governo tibetano in esilio, qualora entro tre anni le autorità di Pechino e il Governo tibetano non abbiano raggiunto un accordo relativo a un nuovo Statuto, che mi sembra tra l'altro sia uno Statuto di assoluta autonomia, ma con le eccezioni della politica di difesa e della politica estera, quindi una vera autonomia regionale alla Regione del Tibet che mi sembra il popolo tibetano meriti.
Sottolineo che la lotta pacifica fino all'estremo del popolo tibetano deve essere da tutti noi rispettata in ogni occasione in cui ci occupiamo ed occuperemo di questo problema.



PRESIDENTE

Raccogliendo le varie istanze, potremmo ulteriormente precisare il punto della bacheca mettendo: "decide di mantenere esposto la bandiera tibetana in apposita bacheca ricavata nei locali del Consiglio regionale, fino a quando il Governo...".
La modifica viene accolta dai proponenti.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: Il Consiglio Regionale viste le risoluzioni sul Tibet del Parlamento europeo del 14 ottobre 1987, 15 marzo 1989, 15 settembre 1993, 17 maggio 1995, 13 luglio 1995, 14 dicembre 1995, 18 aprile 1996, 23 maggio 1996, 13 marzo 1997, 16 gennaio 1998, 13 maggio 1998, 15 aprile 2000 le risoluzioni sulle violazioni dei diritti fondamentali in Tibet adottate dal Bundestag tedesco (15 ottobre 1987 e 20 giugno 1996), dalla Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati italiana (12 aprile 1989), dalla Camera dei Deputati belga (20 giugno 1990), dalla Commissione Affari Esteri del Parlamento irlandese (21 luglio 1998) la risoluzione adottata il 23 agosto 1991 dalla sottocommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione delle discriminazioni e la protezione dei diritti delle minoranze la risoluzione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (D.E.
173, 5 ottobre 1988) le risoluzioni adottate dal Congresso degli Stati Uniti d'America, dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti australiani, dal Parlamento del Liechtenstein e dal Parlamento ceco ricordando che il Tibet fu invaso e occupato nel 1949 e 1950 dalle forze armate del regime di Pechino e che è tuttora occupato che la rivolta di Lhasa contro l'occupazione del regime di Pechino (10 marzo 1959) provocò la morte e l'incarcerazione di decine di migliaia di persone e l'esilio del Dalai Lama e di altre decine di migliaia di tibetani i rapporti del 1959 e del 1960 della Commissione Internazionale dei Giuristi sulla questione del Tibet che la lotta di resistenza del popolo tibetano negli anni '50 e '60 provoc la morte di oltre un milione di tibetani, cioè di oltre un quinto della popolazione di allora la distruzione di oltre 6.000 monasteri tibetani, l'incendio di centinaia di biblioteche, il saccheggio di templi, la razzia di tesori religiosi e culturali, le esecuzioni sommarie di decine di migliaia di tibetani eseguite dalle guardie rosse durante la cosiddetta rivoluzione culturale cinese del 1968 le manifestazioni di protesta del 1987-88 contro l'occupazione cinese e la violenta repressione scatenata dalle autorità di Pechino la legge marziale imposta dalle autorità di Pechino in Tibet nel 1989 e 1990 la trasformazione nel 1992 del Tibet in "Zona Economica Speciale" e il conseguente trasferimento massiccio di coloni cinesi in Tibet, che, in pochi anni, ha reso i tibetani minoranza nel loro stesso Paese, anche a causa della pratica, mai cessata, delle sterilizzazioni e degli aborti forzati delle donne tibetane che il Governo tibetano in esilio è ospitato nella città indiana di Dharamsala che il "Decennio per la decolonizzazione" organizzato dalle Nazioni Unite si concluderà quest'anno ricordando in particolare che l'"accordo in 17 punti" firmato sotto costrizione a Pechino dalle autorità tibetane, pur sancendo l'annessione del Tibet alla Repubblica Popolare, garantiva anche la piena autonomia del Tibet e, in particolare il riconoscimento del suo sistema politico e il pieno rispetto della libertà religiosa che le risoluzioni delle Nazioni Unite 1353 del 1959, 1723 del 1961 e 2079 del 1965 chiedono la cessazione di qualsiasi pratica che privi il popolo tibetano dei suoi fondamentali diritti umani, compreso quello all'autodeterminazione l'istituzione nel 1965 della Regione Autonoma del Tibet (TAR) da parte delle autorità di Pechino i molteplici tentativi di dialogo rilanciati nel 1979, dopo la scomparsa di Mao Ze Dong, dal Dalai Lama e dal Governo tibetano in esilio nei confronti delle autorità di Pechino i tentativi reiterati di rilanciare il dialogo con le autorità di Pechino fatti dal Dalai Lama con il "Piano in 5 punti", presentato davanti al Congresso americano nel 1987, e con la "proposta di Strasburgo", presentata davanti al Parlamento europeo nel 1988 il conferimento nel 1989 del Premio Nobel per la Pace al Dalai Lama la lettera inviata dal Dalai Lama a Deng Xiao Ping l'11 settembre 1992 nella quale si ribadiva la volontà di dialogo delle autorità tibetane con il Governo di Pechino le manifestazioni non violente europee di Bruxelles nel 1996 e di Ginevra nel 1997 per la libertà del Tibet e l'apertura di negoziati sino-tibetani alle quali hanno partecipato migliaia di cittadini europei e tibetani facendo propria la risoluzione del Parlamento europeo del 6 luglio 2000, nella quale il PE "invita i Governi degli Stati membri dell'Unione europea a esaminare seriamente la possibilità di riconoscere il Governo tibetano in esilio come legittimo rappresentante del popolo tibetano qualora, entro un termine di tre anni, le autorità di Pechino e il Governo tibetano in esilio non abbiano raggiunto un accordo relativo a un nuovo statuto per il Tibet mediante negoziati organizzati sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite" chiede al Governo e al Parlamento della Repubblica di dare immediata attuazione alla Risoluzione del Parlamento Europeo, concorrendo in questo modo a un accordo che garantisca la piena autonomia dei tibetani in tutti i campi della vita politica, economica, sociale e culturale, con le sole eccezioni della politica di difesa e della politica estera decide di mantenere esposta la bandiera tibetana in apposita bacheca ricavata nei locali del Consiglio Regionale, fino a quando il Governo della Repubblica Popolare di Cina e il Governo tibetano in esilio non avranno concordato un nuovo status che garantisca una piena autonomia per il Tibet impegna il Presidente del Consiglio Regionale a trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti delle Camere, ai Presidenti delle Regioni e dei Consigli Regionali, al Presidente e al Primo Ministro della Repubblica Popolare di Cina, al Dalai Lama, al Governo e al Parlamento tibetano in esilio, al Presidente del Parlamento Europeo e al Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame della deliberazione n. 27: "Piano annuale degli interventi regionali per i giovani"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'esame della deliberazione n. 27, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

Noi, di questo Piano, abbiamo discusso in maniera molto stimolante e soddisfacente in Commissione, e voglio sinceramente iniziare dicendo che quei colleghi, tutti - Chiezzi, Tapparo ed altri - che sono intervenuti in Commissione hanno fornito spunti di riflessione e di indirizzo, a far sì che il prossimo anno già verso febbraio, porteremo questo Piano in Commissione, per poterlo arricchire e discutere; ciononostante, essendo un argomento importante, pur avendo discusso tanto in aula, ritengo di dare un'indicazione.
Le linee di indirizzo e di intervento del Piano di interventi per i giovani per l'anno 2000 traggono fondamento dall'esperienza maturata nel corso di quattro anni di applicazione della legge e dalla valutazione positiva anche per le considerazioni favorevoli fin qui espresse dagli operatori del settore.
A proposito della legge, voglio ricordare che fu approvata nella passata legislatura, in attesa della legge nazionale, che ancora non è arrivata, e quindi andando a coprire una lacuna che indubbiamente c'era.
Ulteriori e più puntuali valutazioni saranno possibili non appena saranno resi noti i risultati di una ricerca IRES sulla condizione dei giovani in Piemonte; ricordo che il collega Tapparo - ma non solo lui - mi aveva sollecitato questo tipo di ricerca e di analisi per approfondire il problema e sulle politiche adottate nei loro confronti. Tale ricerca è stata affidata all'IRES, nell'ambito dell'avvio delle attività dell'Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile e sarà conclusa tra pochissimi mesi.
Non appena ultimata, organizzeremo un momento di dibattito importante in accordo con la Presidenza e la Commissione, per presentare insieme questo momento di ricerca.
Il Piano tiene inoltre conto della fase costituente che le politiche per i giovani stanno vivendo a tutti i livelli: nazionale, regionale e locale.
A livello nazionale, il disegno di legge in materia di politiche e di interventi a favore dei giovani, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso anno, sta seguendo il suo iter parlamentare.
Noi abbiamo molto interloquito con i lavori parlamentari su questo e alcuni nostri spunti sono serviti ai lavori parlamentari, mentre alcuni spunti dei lavori parlamentari sono venuti, una volta approvata la legge per andare in una legge basata sulla legge quadro più ampia.
La prospettiva stessa di un quadro di riferimento nazionale per le politiche per i giovani costituisce, ancor prima della conclusione dell'iter legislativo di una legge in materia, un fatto che invita tutti i soggetti coinvolti ad adottare un approccio nuovo sotto i più diversi profili, da quello dei contenuti delle politiche a quello dei metodi ispirati alla concertazione tra soggetti diversi e per ambiti istituzionali e territoriali diversi.
Quindi la nostra legge ha anticipato alcuni contenuti; indubbiamente l'arrivo di una legge nazionale sarà molto utile per mettere a punto determinate intuizioni che noi abbiamo avuto.
La L.R. 16/1995 è inoltre interessata dal processo di delega agli Enti locali avviata dal "decreto Bassanini" e sarà oggetto di significative modifiche con il passaggio alle Province della pianificazione annuale l'attribuzione ai Comuni delle competenze sulla gestione dei progetti e l'assunzione da parte della Regione della responsabilità di attuare la propria azione di programmazione a scala pluriennale - la cui utilità è stata ricordata da tutti i Gruppi consiliari in Commissione - e di individuare le linee guida nei diversi campi d'azione.
Il Piano annuale 2000 intende quindi realizzare un percorso di continuità con le positive esperienze del Piano dell'anno precedente, ed inoltre, garantire, in una fase di transizione, il collegamento con i nuovi assetti che saranno configurati dal nuovo quadro normativo, quando esso sarà completato.
Pur non essendo ancora stato compiuto il recepimento del "decreto Bassanini" da parte della Regione, almeno per quanto riguarda questa materia, con questo Piano 2000 si propone di avviare un processo di decentramento che, pur nell'ambito della legislazione vigente, anticipi però lo spirito delle norme in via di approvazione, individuando nella delega alle Province ed ai Comuni le modalità di attuazione delle politiche per i giovani; questa iniziativa ha carattere sperimentale e comporta il coinvolgimento delle Province nella programmazione delle politiche e la loro giusta attuazione sul territorio.
Per quanto riguarda i contenuti del Piano, la versione licenziata dalla Commissione competente prevede emendamenti che accolgono i suggerimenti proposti dalla Consulta regionale dei giovani, che ha dato all'unanimità parere positivo ad altri proposti dalla Giunta (proposti dalla Giunta, ma in realtà sollecitati dai Consiglieri).
Ad esempio il Consigliere dei DS Miglietti, che seguiva questa materia nella scorsa legislatura, insieme al Consigliere Chiezzi aveva proposto l'emendamento per la Biennale; si trattava di un emendamento aggiuntivo che andava a sostenere questa iniziativa senza impingere sul Piano dei giovani quindi devo dire che questo è un merito che è stato riconosciuto e ricompreso in questo Piano.
Ricordo inoltre le iniziative a favore del Cinema Giovani; altri emendamenti relativi ad iniziative per la tutela della salute ed altri emendamenti dal contenuto più prettamente tecnico, tra i quali: l'avvio dell'Osservatorio sulla condizione giovanile e il sostegno nell'area dei servizi informativi rivolti ai giovani l'adozione di interventi per lo sviluppo dell'associazionismo e l'aggregazione tra i giovani l'istituzione di Consulte e Forum locali azioni per favorire l'inserimento dei giovani nella società e per prevenire e contrastare fenomeni di disagio e di devianza favorire lo sviluppo di scambi socioculturali per i giovani, anche con i loro omologhi a livello europeo e internazionale promuovere le produzioni culturali dei giovani, valorizzandone la creatività nei diversi campi di espressione artistica.
Le tematiche affrontate sono molteplici e intendono affrontare una parte degli aspetti della condizione giovanile, che sono ulteriormente caratterizzati da una complessità ed una problematicità di assoluto rilievo.
Non si intende, per questo, dare il via ad un Piano generico, che prevede interventi a pioggia in tutte le direzioni, ma recependo anche le osservazioni formulate nella fase di esame da parte della Commissione consiliare competente si vuole comprendere nelle politiche per i giovani alcuni temi che potranno trovare spazi di attuazione nei prossimi Piani e su questi investire efficacemente.
Ribadisco quindi l'impegno preso in Commissione di venire a febbraio marzo già con linee di indirizzo con discussione, in modo che per il prossimo anno si possa, da parte della Commissione, intervenire ancora più efficacemente.
Questo indirizzo vale a partire dalle politiche del lavoro a favore dei giovani e dalle attività sperimentali per la tutela e l'accompagnamento dell'imprenditoria giovanile; i sistemi informativi per i giovani vedranno anche una significativa innovazione in cui le nuove tecnologie assumeranno un ruolo da protagonista, proseguendo concretamente attraverso il consolidamento del nuovo sistema Internet in fase di attuazione, i servizi forniti dall'allacciamento alla Banca dati Spring, la cui convenzione con il Comune di Torino scade quest'anno; ci si propone anche di comprendere nel prossimo Piano annuale, una ricerca sui dati dei Servizi Informagiovani, effettuando una valutazione dei costi/benefici.
Era stata richiesta questa analisi dal Consigliere Tapparo ed altri durante il dibattito in Commissione.
La realizzazione dell'Osservatorio sulla condizione giovanile dovrà avvenire osservando criteri di snellezza ed efficienza, evitando accuratamente il pericolo possibile di perseguire vie che conducano ad inutili burocratismi.
Questo Piano per i giovani intende quindi, in una fase di transizione che precede il nuovo quadro normativo che verrà a configurarsi, sia a livello nazionale che a livello regionale per le innovazioni che verranno introdotte nelle nuove norme legate al decentramento amministrativo avviare la sperimentazione del coinvolgimento delle Provincie nelle politiche a favore dei giovani, costituendo una base di esperienze che verrà utile nella previsione di una formulazione pluriennale del piano regionale e nella partecipazione al processo di programmazione da parte delle Provincie stesse. E' stato chiesto dalla Commissione che il piano sia pluriennale, più approfondito ma pluriennale per dare possibilità di priorità. I Consiglieri Tapparo, Mellano e Chiezzi avevano chiesto di individuare delle priorità, ma questo è possibile con il piano pluriennale con il quale è possibile dare uno scadenzario anno per anno, ed evidenziare anno per anno quali sono le priorità per ogni settore.
Su questo s'intende coinvolgere attivamente la Consulta regionale dei giovani che è stata, in questa fase, quanto mai coinvolta come la Commissione consiliare.
Finora il Piano intende anche essere uno stimolo all'avvio di iniziative caratterizzate da innovatività, che, una volta portate all'evidenza, potranno essere fatte proprie ed incorporate nei piani d'intervento nelle varie materie, da parte di altri Assessorati regionali.
Ricordo interventi di colleghi della Commissione che dicevano: "Individuiamo delle cose, poi portiamole ad evidenza".
Questo lavoro sarà molto importante, anche perché la Regione Piemonte è stata recentemente coinvolta nell'Ufficio di Presidenza di tutti gli Assessorati alla gioventù d'Italia (è stato un coordinamento di Comuni Provincie e Regioni). C'è anche una richiesta da parte delle Regioni di esaminare queste proposte.
Per andare più dettagliatamente in queste materie, abbiamo anche organizzato il seminario "Giovani protagonisti della rigenerazione urbana: esperienze europee a confronto", previsto per il 12-13 dicembre alla Sala conferenze del Museo dell'Automobile, per affrontare sempre più dettagliatamente queste materie.
E' un convegno al quale invito tutti i Consiglieri, che comunque riceveranno l'invito.
Ringrazio ancora per quanto è stata fatto in sede di Commissione consiliare e, tenendone conto negli indirizzi, mi impegno a tenerne ancora più conto in quello che sarà, per il prossimo anno, un Piano pluriennale.
Grazie per l'attenzione. Ho ritenuto di svolgere questa relazione perché mi era stato sollecitato di non affrontare superficialmente questa materia e di dare valutazioni al Consiglio su queste vicende. Grazie a tutti i colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiederei se fosse possibile avere il testo del comunicato stampa che l'Assessore ha predisposto in conseguenza dell'approvazione di questa deliberazione.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

Non l'ho ancora predisposto.



CHIEZZI Giuseppe

Quando lo predisporrà, la prima cosa che sarà scritto su quel comunicato stampa non è contenuta nella deliberazione, che chiedo invece venga inserita dall'Assessore, cioè la cifra, che non è indicata in deliberazione, che è occultata.
L'Assessore Leo, per favore, presenti un emendamento alla deliberazione in cui dica che, come farà nel comunicato stampa...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, questo è un intervento sulla discussione generale.



CHIEZZI Giuseppe

Io chiedo che si fornisca all'aula la documentazione sulla cifra che l'Assessore Leo dirà di avere destinato ai giovani. Appena la deliberazione è pronta, l'Assessore Leo dichiarerà che ha stanziato ai giovani piemontesi 2 miliardi, 10 miliardi o quello che sarà. Perché non lo dice subito? Perché nella deliberazione non è scritto in termini sintetici? E' una procedura, perché per capire qualcosa, leggo la deliberazione dove c'è scritto: "Gli oneri di spesa troveranno imputazione". Questa non è una deliberazione, quindi ci dia indicazioni più specifiche.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

Richiesta accolta.



PRESIDENTE

Lei, Consigliere Chiezzi, è sempre più diligente. Il suo intervento sembrava una polemica, in realtà non è così.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Il mio sarà un intervento velocissimo, perché ho visto nascere questo progetto e questa deliberazione. Devo fare i complimenti all'Assessore Leo perché ha saputo fare un buon lavoro.
E' vero che alcune critiche (tra virgolette) si potrebbero considerare non critiche ma complimenti, come il dire che "prevede troppo".
Sinceramente però il prevedere troppo non è detto che non vada bene d'altronde, questo è un piano annuale. L'Assessore si è impegnato, come gli era stato richiesto, in futuro di parlare di piani pluriennali. E' fondamentale parlare di piani pluriennali, perché in quel momento si potranno evidenziare delle priorità. Ma oggi, con un piano che si discute quindi un piano annuale, è tutto una priorità.
Il testo comunque è ottimo, perché è stato approvato, oltreché che dalla Commissione consiliare competente, anche dalla Consulta dei Giovani che, di fatto, rappresenta e tutela i giovani. Quindi, è stato apprezzato dai giovani chiamati ad essere rappresentanti dei giovani della Regione.
Per cui credo che possa avere un voto positivo e servire da sprone all'Assessore Leo per andare avanti su questa strada. Anziché contrapporre una linea politica, si vada invece a discutere su quello che si vuole fare con i giovani per i giovani e a portare qualcosa di veramente serio credibile e realizzabile anche in Consiglio regionale, e che questo approvandolo, lo proponga ai giovani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Oggi troviamo il collega Chiezzi in una condizione buonista, per cui ha chiesto poco all'Assessore.
Io chiederei, proprio nell'Anno del Giubileo, tre giorni di rinuncia ad interviste e ad apparizioni in televisione. Lo dico benevolmente. Quindi, è un atto che potrebbe anche collegarsi allo spirito giubilare a cui l'Assessore è molto sensibile.
A parte questo aspetto, credo sia importante, in qualche modo l'approfondimento e anche l'attesa di questo studio - so che l'IRES lo sta preparando con grande attenzione - perché dovremmo capire la netta evoluzione che il mondo giovanile, che cambia continuamente, sta percorrendo.
Se pensiamo agli anni Ottanta, troviamo oggi delle problematiche che emergono con caratteri più marcati e fortemente differenziati.
Questo significa che le politiche non possono essere ripetitive; c'è talvolta il rischio che questi piani si autoalimentino. Invece la funzione della Regione è una funzione di programmazione di grandi indirizzi, nel senso di stabilire le priorità e di dare segnali forti nella direzione di quelle che possono essere le aree d'intervento.
E' chiaro che la riforma amministrativa dà ai Comuni un forte spazio gestionale amministrativo e alle Provincie un compito di pianificazione più diretta.
Ebbene, cosa resta alla Regione? Qualcosa di fumoso, un documento generale? No, la Regione deve rappresentare il momento alto di una programmazione che sappia indicare al lavoro specifico delle Amministrazioni locali quali sono le aree prioritarie e d'intervento.
Colgo, per esempio, un maggiore sforzo, una maggiore concentrazione di energie (ecco l'asse che indica la Regione), di intervento sulle categorie giovanili marginali, più povere, magari non in termini di reddito, ma di cultura, di accesso ai processi di trasformazione, e che poi risentono anche nel mondo scolastico e nel mondo del lavoro, di questa situazione.
Se incominciamo a riposizionare anche psicologicamente quello che dovrebbe essere il nostro ruolo, ci rendiamo conto che un lavoro strettamente settoriale è molto limitato. Del resto, nel piano si parla di lavoro - c'è un Assessore che si occupa di questi problemi - ma si parla anche di urbanistica, cioè di rendere vivibili i grandi quartieri periferici, dove si concentra proprio quella tipologia di giovani ai quali dovremmo rivolgerci con maggiore attenzione.
Una politica con una visione strettamente settoriale rischia di essere insufficiente. L'Assessore, semmai, dovrebbe stimolare, in modo trasversale, i propri colleghi Assessori nel dare importanza alla politica giovanile.
Oggi c'è un forte intreccio, in questo senso, con le competenze passate dallo Stato alle Regioni, nella gestione delle politiche del lavoro, competenze che la Regione ha poi passato alle Province per la parte operativa. C'è il problema del lavoro minorile, che coinvolge molti adolescenti in quell'economia familiare che pensa di fare un affare affidando il giovane al lavoro - questo è anche un problema culturale sottraendolo allo svago e allo studio.
Vi è, poi, il problema dell'associazionismo: occorre creare delle condizioni infrastrutturali capaci di dare spazi adeguati alle persone che intendono svolgere tali attività. Uno dei condizionamenti maggiori per l'associazionismo è proprio la mancanza di sedi, di sale, di luoghi in cui incontrarsi. Spesso i bilanci delle associazioni vengono assorbiti al 60 proprio per mantenere le sedi. Occorre fare in modo che le associazioni abbiano e raccolgano risorse dagli associati anche per lo svolgimento della loro attività; questa dovrebbe essere una soluzione urbanistica e culturale scelta dalle Amministrazioni comunali, che dovrebbero garantire le strutture che servono all'associazionismo.
Il documento è un po' datato, perché il Parlamento è stato rapido nel far venire meno l'obbligo della leva militare, quindi dobbiamo ancora valutare cosa significa il nuovo servizio civile. In questo senso, il documento andrebbe ripuntualizzato, perché ci sono nuove opportunità e modalità; dovrebbe anche cambiare la mentalità di coloro, nelle Amministrazioni comunali, che sopperivano alle carenze dei propri organici con gli obiettori di coscienza e non li utilizzavano per qualcosa "in più" più creativo e innovativo.
Partendo da questa situazione, che dovrebbe essere un momento di rottura, il nostro compito è quello di attuare la riforma amministrativa, i decreti Bassanini, cambiando la natura dei nostri comportamenti. Le Province dovranno attuare nel concreto quanto è scritto, mentre la Regione deve incominciare a dibattere, proprio come avviene a livello Europeo, le priorità delle politiche del lavoro, ecc. E' questa la nostra autorità e deve essere questo il riconoscimento.
Il meccanismo secondo il quale "chi dà i soldi deve comandare", è perverso. Occorre fare in modo che il momento di programmazione ed indirizzo diventi una priorità, sia un momento alto e riconosciuto da tutti, che quest'Assemblea elabora e determina e che peserà sulla pianificazione che dovrà fare la Provincia.
Dopo aver dato questi suggerimenti, anche con una nota un po' critica Assessore - seguirà una dichiarazione di voto formale del collega Placido.
Daremo voto favorevole al provvedimento, ma con il condizionamento di questa valutazione: è l'ultima tappa, ci sono alcuni limiti che dobbiamo recuperare, c'è il limite di un processo legislativo rapido, fatto dal Parlamento, che necessita di una messa a punto e soprattutto di un riconoscimento del valore trasversale, interdisciplinare della politica dei giovani. E' una politica che deve impegnare tutta la Giunta e responsabilizzare il Presidente. Il Presidente non è il governatore che vive nell'astrazione dei mass media, ma è anche l'interprete della garanzia che la politica per i giovani sia attuata da tutti gli Assessori.
Ovviamente, un Assessore la incarna in modo più forte, ma anche gli altri devono essere responsabilizzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Due premesse, poi seguirà l'intervento. La premessa è questa: sicuramente si tratta di un provvedimento necessario ed urgente siamo a fine anno ed occorre davvero che l'aula licenzi oggi questo importante provvedimento per le politiche giovanili in Piemonte.
Altra premessa, che con molta onestà mi porta a riconoscere pubblicamente la grande disponibilità che l'Assessore Leo ha sempre dimostrato nei confronti di tutti i Consiglieri. Le mie conclusioni nonostante partano da alcune delle cose dette dal Consigliere Tapparo giungono a soluzioni diverse dalle vostre. Vorrei che questo dibattito potesse essere utile anche per un eventuale cambio di idea delle vostre posizioni.
Avendo fatto queste due premesse (che non erano obbligatorie, ma sentivo doveroso fare) volevo ricordare che nell'ottimo riassunto del Consigliere Tapparo dei punti salienti degli argomenti che abbiamo discusso in Commissione relativamente al provvedimento e che sono stati riportati in aula, c'è un aspetto che ho voluto sottolineare ed è quello che mi fa dire che non voteremo a favore del provvedimento.
L'aspetto che voglio sottolineare è l'analisi di come, a nostro giudizio, si è modificato l'impianto della legge con il Piano annuale. La legge del '95, per quanto ottima e davvero importante, ha finito per essere applicata, di anno in anno, ad un piano annuale. Se per recepire riproporre, ripresentare una serie di aspetti sono utili, importanti ed innovativi come aspetti sperimentali, come aspetti originali che vengono favoriti nella nascita dall'intervento della legge, riproposti ogni anno e ogni anno finanziati, finiscono per diventare aspetti strutturali di un piano annuale e stravolgere l'impianto della legge.
La legge, nel momento in cui finanzia i progetti dei comuni, delle cooperative e delle associazioni giovanili, chiede, in modo specifico, che siano sempre interventi innovativi e che apportino un elemento nuovo nella programmazione e nell'iniziativa. Invece, tutta la parte relativa ai progetti fuori della programmazione ordinaria della legge con i contributi ai comuni, gli interventi diretti della Regione, hanno assunto una filosofia opposta. Nel momento in cui si è avviata un'iniziativa buona direi anche ottima - ogni anno l'Assessorato si sente in obbligo di ripresentarla, rifinanziarla, perché sono iniziative che, probabilmente non hanno le "gambe" autonome per andare avanti da sole.
Il particolare aspetto dell'intervento di questo Piano, finisce per creare quello che io ho definito un "piano omnibus", in cui nell'intervento può esserci l'ottima Consulta Giovani che dice una cosa, allora aggiungiamo quello che dice la Consulta Giovani, ci può essere il suggerimento di un Consigliere, allora aggiungiamo il suggerimento, ma questo stravolge il piano della legge, per cui, gran parte dei finanziamenti, finiscono per essere indicati su progetti specifici, buoni, ottimi, ma non "agganciati" a quel piano di finanziamenti che, secondo me, è la vera forza innovativa della legge n. 16 del '95. Il fatto che la Regione finanzi gli interventi sperimentali, gli interventi innovativi, da forza, gambe, risorse a chi sul territorio piemontese, ha idee nuove per apportare interventi nuovi sulle politiche giovanili.
Come sosteneva il Consigliere Tapparo, queste iniziative devono diventare autonome. Non capisco perché queste iniziative devono diventare autonome per il Comune, ad esempio, di Saluzzo (prendo ad esempio questo Comune perché ho lavorato in quella sede elaborando progetti sulla legge n.
16 nel '95) il quale ottiene un finanziamento annuale, poi, dall'anno successivo, quelle strutture, quelle iniziative innescate con la legge n.
16 le deve mantenere e alimentare con propri fondi, invece per quanto riguarda la nostra struttura è valido il discorso contrario.
E' valido il discorso per cui, siccome abbiamo fatto una volta l'imprenditoria giovanile, allora dobbiamo continuare con l'imprenditore giovanile non in capo all'Assessorato delle politiche del lavoro, ma in capo alle politiche giovanili.
Come ricordava il Consigliere Rossi, sono davvero troppi gli interventi che non permettono di fare una scelta politica vera rispetto alle politiche giovanile e infarcisce questo piano di ottime iniziative (iniziative che potrebbero benissimo stare, secondo me opportunamente, in altri piani, in altre iniziative). Ho fatto l'esempio dell'imprenditoria giovanile, perch è un aspetto tipico. Abbiamo creato centri per l'impiego, abbiamo fatto la legge di riforma degli uffici di collocamento, non vedo perché deve essere l'Assessorato alla Cultura e le sue competenze giovanili, ad occuparsi di uno dei classici strumenti di politica del lavoro (questo è uno degli elementi che mi fa valutare in modo non positivo il Piano). Questa è politica attiva del lavoro. Costituzione di nuove imprese, giovanili e non femminili e non, è una degli aspetti tipici delle politiche del lavoro.
Ho fatto un altro esempio, che è stato richiamato anche dal Consigliere Tapparo, che è quello del servizio civile. Innescare un discorso di servizio civile collegato a vari aspetti delle politiche regionali, oltre ad essere intempestivo, dal nostro punto di vista, è anche inopportuno.
Prima di fare un'analisi complessiva, soprattutto negli ultimi anni (lo dice un appartenente ad un Gruppo che si vanta di avere introdotto in Italia nel '72 la legge sul servizio civile), prima di allargare ulteriormente gli spazi di utilizzo del servizio civile in strutture pubbliche o, come sarà, del servizio volontario, occorre fare un'analisi di quello che è successo, come è stato utilizzato in modo davvero negativo e deleterio il servizio civile negli enti locali. Riconosco nella legge n. 16 del '95, veri e sostanziali aspetti positivi. Riconosco nella legge e nell'applicazione che è stata data negli anni passati e in questo anno aspetti davvero importanti. Visto che la dialettica, è dialettica politica vorrei dare all'Assessore alla cultura la forza di non promettere che il prossimo si faccia un discorso complessivo di cambiamento e di nuova impostazione della legge. Il nostro voto, adesso vediamo se di astensione o di non partecipazione, vorremo che fosse una pietra, un sasso messo qui per dire: partendo dal tanto di positivo che c'è, occorre reimpostare questa legge, questi interventi delle politiche giovanili, con le nuove sfide che ci sono e con un'analisi di quello che è stato di un quadro sistematico degli interventi, facendo delle scelte. Ribadisco quello che dicevo in Commissione: la forza della Regione, sarà sempre di più, anche in questo settore, la capacità di scegliere gli interventi importanti, di sapere dare dei sì o dei no.
In questo caso mi sembra che il provvedimento sappia dire molti sì, ma non sappia fare una scelta vera delle priorità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Anch'io constato, come hanno già fatto altri colleghi, che la proposta di deliberazione, cioè il piano annuale degli interventi regionali per i giovani, contiene importanti innovazioni. Anticipa alcune soluzioni soprattutto tra il rapporto tra la Regione e le Province (su questo ci tornerò, perché credo che occorra fare di più come amministrazione regionale). Non posso che sottolineare positivamente il fatto che, il riferimento metodologico al rapporto con gli enti locali già contenuto nella deliberazione, è elemento importante al quale deve ispirarsi un po' tutto il processo di decentramento, cioè l'applicazione del federalismo amministrativo, quello a costituzione invariata che già offre molti spazi.
Non posso fare altro che constatare positivamente che questa proposta si caratterizza per un'articolazione di un certo interesse, perché, oltre a prevedere strumenti di ricerca sui quali impostare le politiche giovanili contiene anche un'articolazione di interventi che tiene anche conto del quadro delle offerte delle politiche a livello locale. Quindi il riferimento agli strumenti già informativi esistenti, ma anche questa novità importante gli obiettori di coscienza. Non li ripeto tutti, mi pare però importante l'articolazione.
Restano però tutte aperte le questioni sollevate dal collega Tapparo.
Le questioni sollevate da lui e da altri colleghi richiederebbero sicuramente un'attenzione maggiore da parte della Giunta perché i rilievi fatti e che io farò fanno riferimento alla necessità di una politica complessiva per i giovani da parte dell'amministrazione. Il tema è questo al di là del contenuto, sul quale concordiamo, e come le politiche giovanili debbano potersi esplicare nella sua complessità. Come si riesce a superare la settorialità, anche se qualche passo avanti qui viene compiuto? E' stato detto, ma lo ripeto, che parliamo di piano giovani. E' stato ricordato che c'è il problema della devianza, c'è un'indicazione in proposito. C'è il problema della tossicodipendenza, in qualche maniera un nesso e un rapporto tra ciò che è indicato nel piano e le politiche della sanità esiste, ma perlomeno richiederebbe in questo momento una presa di posizione, una dichiarazione, una qualche parola, un cenno, da parte dell'Assessore alla sanità, se intende seguire questa modalità di intervento dal punto di vista metodologico. L'Assessorato alla formazione professionale interviene su gran parte delle politiche giovanili, anche qui viene data un'indicazione. C'è già un innesto di rapporti tra Regione e Province per la formazione professionale che può essere seguito, al quale si avvicina un po' anche questo. Ma il problema delle politiche giovanili richiede un ragionamento molto più complessivo.
Questo è importante. Non so come può fare la minoranza a sollecitare questa esigenza.
Sicuramente l'Assessore se ne farà carico, ma quando noi parliamo a nessuno della Giunta, all'infuori dell'Assessore Leo, può darsi che sia un'esigenza da lui condivisa, ma l'assenza della Giunta ci induce ad affermare che tale esigenza non è condivisa, altrimenti avremo delle presenze, degli Assessori in qualche maniera interessati alla problematica.
Qual è la riflessione complessiva? C'è il disegno di legge nazionale non c'è ancora la legge, è stato varato il decreto legislativo n. 112, la Regione avrebbe dovuto attuare già i Bassanini, questo non è stato fatto e chissà quando sarà fatto. Siamo in ritardo rispetto ad altre Regioni quindi l'Assessorato alla cultura e alle politiche giovanili ha dovuto elaborare un piano su una mancanza di legislazione nazionale e regionale per cui ha utilizzato lo strumento della deliberazione, quindi uno strumento normativo gerarchicamente inferiore rispetto alla legge che poi dovremo varare in applicazione dei Bassanini.
Quindi l'Assessorato si muove in una situazione di grandissima incertezza, non c'è un riferimento forte al quale potersi legare sul piano normativo. Dal punto di vista logico, si sarebbe dovuto procedere prima all'applicazione della Bassanini per quanto riguarda questa parte di materia dove non ci sono soltanto i giovani, ma anche i servizi sociali. Ne stiamo discutendo, ma non so bene in quale Commissione si è arenata la discussione o si svilupperà la discussione.
Nell'attesa di una definizione normativa nazionale e regionale - quella regionale già poteva costruire un tessuto anche di una certa consistenza la deliberazione tenta di sperimentare un rapporto di concertazione con gli Enti locali. Per la verità non soltanto tenta, fa riferimento a dei rapporti di concertazione (penso al 2006, ai rapporti con il Comune di Torino). Quindi un rapporto di concertazione sicuramente esiste. Il problema resta, però il problema è che un rapporto di concertazione normalmente, in assenza di una norma, come quella regionale, tende soprattutto a privilegiare, perché è un fatto naturale, gli Enti locali più forti, cioè tende a privilegiare sicuramente il rapporto con le Province che sono Enti locali strutturati e forti, tende a privilegiare il rapporto con il Comune di Torino, che è un ente forte, ma mancando una norma di tipo generale, il rapporto con la generalità degli Enti locali, quindi anche con i Comuni più piccoli, che potrebbero in qualche maniera utilizzare questi strumenti o perlomeno attivarsi per poterli utilizzare, è frammentario perché il nostro riferimento di concertazione, per un fatto naturale, sono le realtà istituzionali più consistenti. Mentre l'esistenza di una norma preesistente avrebbe potuto dare una maggiore garanzia a tutti gli Enti locali, quindi anche ai più piccoli.
Sottolineo questa carenza, perché mi sembra un elemento importante.
Resta però un limite che ci induce ad essere critici non sul contenuto, ma sulla metodologia adottata, perché una deliberazione di questo tipo avrebbe richiesto e richiede una discussione, una dichiarazione, una presa di posizione da parte della Giunta, nel senso di dire: "Condividiamo questo obiettivo". Se la Giunta si rendesse conto che questo è il problema e intendesse realmente lavorare attorno a questo obiettivo, credo che questo piano acquisterebbe un significato diverso, perché diventerebbe veramente una tappa di un percorso che potrebbe condurci a qualcosa di più consistente sul piano normativo, ma è questo quel che manca.
Quindi noi condividiamo il contenuto, l'articolazione, il rapporto di concertazione, come la deliberazione è stata costruita, ma alla luce di questi limiti. Constateremo sicuramente, perché è così, perché questa alla fine è una posizione settoriale, e sarà per forza così, una confusione generale nell'ambito della Giunta: l'Assessore alla sanità per la tossicodipendenza si muoverà su altre strade; l'Assessore alla formazione professionale si muoverà su altre strade; l'Assessore al lavoro si muoverà probabilmente su altre strade; l'Assessore che dovrà seguire la questione dell'imprenditoria si muoverà su altri percorsi.
Questo comporta che gli sforzi positivi dell'Assessore Leo corrano il rischio - spero che non sia così - di essere vani, perché si tratta della punta avanzata di un ragionamento che dovrebbe essere fatto collegialmente da parte della Giunta.
Mi sono soffermato più su questi aspetti, che mi sembra importante rilevare per guardare al futuro, che sul contenuto, da me condiviso, per questi rilievi ci sentiamo di doverli fare dando indicazioni critiche.
Spero che queste assenze sui banchi della Giunta, Assessore Leo, non la sfiducino. Quando non si è presenti e vi è questo disinteresse, vuol dire che anche i rilievi e le valutazioni che lei fa rischiano di non essere sottolineati con delle presente autorevoli, il che è un fatto negativo.
Una deliberazione così importante avrebbe richiesto maggiore attenzione, un'attenzione che noi, anche se siamo all'opposizione, abbiamo voluto sottolineare con interventi anche critici, ma giudicandone anche il contenuto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Condivido molte delle opinioni espresse in precedenza. E' chiaro che si tratta di un provvedimento che deve arrivare al suo termine legislativo entro la fine dell'anno, com'è chiaro che siamo già molto avanti nel tempo.
Devo dire che non si può non rilevare il fatto che, di fronte ad una proposta legislativa che coinvolge una pluralità di presenze e Assessorati l'Assessore Leo viene lasciato solo. Com'è ormai abitudine, gli Assessori che di volta in volta propongono proposte di legge sono quasi sempre abbandonati a se stessi sia dalla Giunta che dalla maggioranza, e la discussione va avanti senza capire quale potrà essere la sua conclusione.
Ho provato a leggere tra le righe e vedere qualche cifra inserita nel Piano della deliberazione. Pur nell'ottica di un processo legislativo che necessariamente deve giungere a termine, ci sono degli aspetti che mi preme sottolineare, specificando quali siano, secondo me, gli elementi negativi che vi riscontro.
Nelle previsioni di spesa si prevede un grosso contributo finanziario al Big Festival. Non posso non ricordare che il Big Festival ha campeggiato su tutte le pagine dei quotidiani non solo per l'importanza della rassegna ma anche perché in essa era stato proiettato un film nel quale, per un'ora si infieriva su un gatto. Non si riusciva a capire se questo gatto venisse ucciso in diretta in seguito ai traumi provocati dall'attore. Questo fatto non solo ha provocato le rimostranze di tutti i movimenti animalisti, ma ha posto anche dei problemi educativi.
Giova ricordare, a questo proposito, come gli studi educativi più avanzati sul tema - anche quelli che giungono dagli Stati Uniti d'America tendono a dimostrare come, inequivocabilmente, le violenze fatte in età giovanile sugli animali siano una pessima linea educativa. Tante volte i giovani che praticano tale violenza verso gli animali, da adulti si rivelano essere persone violente anche verso i propri simili.
Tutti sappiamo che negli Stati Uniti la violenza sugli animali è uno dei parametri con cui si esaminano le persone ai fini dell'adozione di un minore o al momento della separazione tra coniugi. Se, per esempio, si scopre che uno dei due coniugi ha compiuto atti di violenza sugli animali questo costituisce un motivo per cui non gli vengano affidati i figli.
La presenza, nelle previsioni, del Big Festival, con un miliardo e 300 milioni di finanziamento, mi lascia piuttosto perplesso; sebbene debba dire che, anche globalmente, per le altre manifestazioni, ritengo manchi un'attenta valutazione. Come già detto da altri colleghi, il Piano presentato è un po' ossificato sui programmi precedenti, già realizzati, e non si rivela aperto al cambiamento futuro. Inoltre, sembra essere privo delle valutazioni necessarie. Per esempio, sono state valutate le ricadute in termini di presenze, del Big Festival, costato un miliardo e 300 milioni? Trattandosi di una manifestazione aperta al pubblico, non era solo il momento d'incontro tra artisti italiani e cinesi ciò che ci interessava si trattava di vedere anche il coinvolgimento dei giovani come "spettatori", perché era questo l'aspetto culturale di fondo della rassegna.
Questo del Big Festival è solo un esempio, ma esso è applicabile anche a tutte le altre manifestazioni culturali inserite nel Piano.
Vorrei parlare ora di un altro aspetto che mi sta a cuore, quello ambientale. Penso che il problema dell'ambiente sia poco trattato. Oggi sappiamo che non possiamo pensare ai giovani come a coloro che dovranno costruire il futuro. Lo sappiamo tutti, e credo che dopo i discorsi della Conferenza dell'Aia sia ancora più inutile ricordarlo: l'ambiente lo si costruisce giorno per giorno, in tutte le scelte che si compiono. In questo senso, la formazione culturale che riusciamo a dare è fondamentale.
Il Piano in oggetto mi sembra sviluppi poco la nostra visione culturale e ambientale. A dire la verità, è stato inserito un intervento per quella che viene detta "Carta". Però, alla base, esso ha sempre una visione urbanocentrica, totalmente orientata sulla città, mentre invece dovrebbe cercare di aprirsi anche verso il territorio. Sempre per tornare all'esempio del Big Festival, di esso si dice anche che parte delle sue manifestazioni sono state portate anche in Provincia. A me sembra che, da un lato, nel Piano, quest'esigenza sia sentita, ma che però la si indirizzi, in modo puntuale, sempre e solo verso certi tipi d'intervento mentre dal punto di vista della formazione culturale, ecologica ed ambientale l'attività sia solo "centrale-urbana".
Concludendo, ripeto: capisco l'importanza del Piano e la sua urgenza però ritengo che l'obiettivo che esso si pone non sia abbastanza chiaro.
Non so come si possa, a questo punto, apportarvi del miglioramenti. In ogni caso, devo dire che non mi soddisfa totalmente.


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, prima di procedere con il mio intervento, chiedo che venga fatta la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, vorrei fare, se mi consente, una precisazione. Si tratta di un'interpretazione, ma secondo alcuni la verifica del numero legale dovrebbe essere sempre effettuata in occasione delle votazioni. Ci precisato, possiamo anche procedere alla verifica del numero legale.



CONTU Mario

Presidente, si tratta di un segno di rispetto nei confronti dell'Assessore Leo!



PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
24 Consiglieri anziché 26 (sono in congedo n. 10 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 17.17 riprende alle ore 17.47)



PRESIDENTE

Colleghi, alle ore 17.47 devo riaprire la seduta dando anche comunicazione che per oggi pomeriggio ha chiesto congedo il Vicepresidente Toselli.
Con questo autorevole congedo il numero legale scende a 25.
Era iscritto a parlare il Consigliere Contu, che in questo momento è assente.
Lasciando impregiudicato il diritto d'intervento del collega Contu passerei all'intervento successivo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Il numero legale c'è?



PRESIDENTE

Il numero legale c'è dal punto di vista delle firme, Presidente Chiezzi.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Abbiamo interrotto la seduta perché era stata constatata la mancanza del numero legale, però la Presidenza controlla le firme di presenza. La situazione si è modificata perché c'è un Consigliere in più congedato e c'è stata la new entry del collega Angeleri, che prima non aveva potuto essere conteggiato. Quindi, sulla base del combinato disposto di questi due elementi, stimo che ci sia il numero legale. Consigliere Chiezzi, non mancheranno occasioni per fare le dovute verifiche.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame della deliberazione n. 27: "Piano annuale degli interventi regionali per i giovani"


PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta, dando la parola alla Consigliera Costa Rosa Anna.



COSTA Rosa Anna

Ho seguito con attenzione il dibattito svolto sul "Piano annuale degli interventi regionali per giovani".
Devo svolgere alcune precisazioni rispetto all'impianto del Piano previsto della legge regionale promulgata nel 1995. A questo proposito sinceramente, do atto ai colleghi della scorsa legislatura, della quale non facevo parte, che con molta lungimiranza rispetto alla situazione e al panorama nazionale hanno inteso promulgare questa legge di promozione delle politiche giovanili.
Ricordo che l'Italia è l'unica nazionale appartenente all'Europa che non ha un riferimento nazionale, che abbiamo chiesto a partire dal 1985 anno internazionale della gioventù. Pertanto, si è incontrata qualche difficoltà in merito alla trattazione delle politiche giovanili. Ho visto l'ottava bozza della legge nazionale, ma non si è ancora raggiunto il termine del suo iter.
Dico questo perché credo che si debba considerare questa legge un incentivo rispetto alle altre leggi regionali, visto che molti colleghi sono intervenuti dicendo che interessa molte materie (la scuola, il lavoro l'assistenza e quant'altro).
In assenza di considerazioni rispetto alle politiche giovanili, che altre leggi regionali non possedevano, finalizzate ad un discorso promozionale delle stesse, è nata la legge n. 16.
Tutto è perfettibile, sicuramente è una legge che ha percorso un suo iter. Credo che gli uffici e lo staff, così come è composto oggi, non potessero fare di meglio, intanto ragionare soprattutto con gli enti locali. Nel 1985, ricordo che la Città di Torino fu la prima a promulgare il "progetto giovani" che poi prese le vie nazionali e fu copiato da molti altri comuni. L'ANCI e l'UPI hanno portato avanti il discorso sulle politiche giovanili e, intelligentemente, la Regione Piemonte, soltanto insieme a quattro Regioni a livello nazionale, subito lo fece proprio con una legge.
Può darsi che vi siano questioni superate, anche perché l'evoluzione delle politiche giovanili - me lo insegnate tutti quanti - è una evoluzione rapidissima e non un ragionamento statico.
I punti basi sui quali si iniziò il lavoro di questa legge, che sicuramente si occupa dell'informazione, della prevenzione e del tempo libero, sono stati formulati in modo tale che si poté da subito iniziare a dare spazio ad enti locali e a situazioni - badate, colleghi - veramente disastrate sotto il profilo dell'incapacità e dell'impossibilità di avere a bilancio cifre, che potevano essere i cinque o i dieci milioni, attraverso le quali, negli anni novanta-novantacinque, si impostava un progetto che potesse riguardare l'informazione dei giovani.
Al di là di quella che può essere una lettura, per certi versi, da parte di alcuni colleghi, un po' strumentale, penso che, oggi, nelle condizioni nelle quali siamo rispetto alla legge n. 16, non si potesse arrivare a fare meglio questo Piano, perché contiene il rapporto con il privato sociale, cioè le associazioni giovanili, e il rapporto con gli enti locali. O ci mettiamo nelle condizioni di pensare che la Regione si incarica della gestione - cosa che non penso, visto che la Regione è un ente che deve programmare e legiferare - o, altrimenti, negli indirizzi che poi si esplicano con questo Piano credo non si potesse pensare a una così vasta possibilità così come viene evidenziato.
Un altro aspetto riguarda quanto è stato interpretato quale sovrapposizione. Io sono della considerazione opposta: questa legge non si sovrappone assolutamente ad altre leggi regionali, anche perché va semplicemente a coprire quanto nelle leggi regionali, anche per quanto riguarda il lavoro e altre situazioni, non è previsto dalle leggi vigenti.
Inoltre non viene fatto un lavoro a compartimenti stagni. Ricordo che la competenza era attribuita alla Presidenza della Giunta, anche se questa legge ha previsto che da questa legislatura sia attribuita ad un Assessore.
Pertanto, si è pensato subito - mi pare logico - di realizzare un coordinamento tra gli Assessorati competenti per materia. E' chiaro che la materia delle politiche giovanili è trasversale.
Sono grata agli uffici per lo sforzo a non sovrapporre quanto poteva già essere svolto dagli Assessorati. Nello specifico mi riferisco alla prevenzione del disagio giovanile, alla legge sui minori e a quant'altro esistesse sul panorama nazionale o regionale che, in qualche modo, facesse intravedere una opportunità di lavoro in questa direzione.
Penso che non solo sia necessario occuparsi e mantenere la sensibilità sulle politiche giovanili. Certo, prima ho detto che ogni cosa è perfettibile e andrà rivista, ad esempio, non sono d'accordo che un piano venga redatto annualmente; un piano deve avere una proiezione più lunga nel tempo. Possiamo aggiungere altre questioni che nell'arco di questi anni abbiamo considerato importanti. Questa non è una legge di tipo assistenziale. Con questa legge - lo dimostrano tutta una serie di progetti del piano - vogliamo favorire la partecipazione dei giovani nell'ottica della gestione di attività, che possono essere il tempo libero, l'arte, la musica e tutte le espressioni che interessano i giovani e che li avvicinano alle istituzioni.
Alcuni piccoli comuni, attraverso gli Informagiovani, quale punto di ritrovo fisico per i giovani, rendono possibile il monitoraggio sul territorio di tutta una serie di esigenze che altrimenti non potrebbe essere svolto. Non parlo soltanto di giovani aggregati, ma anche di singoli giovani che, in alcuni momenti della loro vita - ma non devo dirlo io - si trovano in situazioni così complicate, così difficili e, se non trovano interlocutori, non riescono a prendere se non strade assolutamente sbagliate.
Allora, colleghi, se questo Consiglio regionale si vuole distinguere e mantenere la sensibilità - come ho già detto - dimostrata nella scorsa legislatura, lavorare insieme non è un problema di maggioranza o di opposizione: qui stiamo pensando al futuro.
I giovani sono il futuro della Nazione: se non c'è la sensibilità di creare con loro dei percorsi sui quali noi tutti possiamo esprimere, in termini di opinioni, se è meglio fare A o è meglio fare B, l'importante è che ce ne occupiamo; se invece l'atteggiamento è quello di dire: "Le politiche giovanili sono un palliativo", su questo non sono assolutamente d'accordo. E credo di poterlo dire - scusate se lo faccio con un po' di accoramento - sulla base di 15 anni di esperienza, di lavoro con e per i giovani.
Come dicevo, se questo Consiglio regionale vuole continuare a mantenere questa sensibilità potrà - potremo, insieme - lavorare per modificare questa legge. Speriamo anche ed auspichiamo, perché lo chiediamo da 15 anni, che vengano date alcune indicazioni nell'ambito di una legge quadro nazionale (o cornice, come dir si voglia) all'interno del quale la nostra Regione possa operare. Occorre rilevare che la nostra Regione in questo campo si è distinta e ha portato - credo - molti esempi di progetti e di attività a favore dei giovani: è stata copiata da tutta la Nazione.
Credo che noi oggi dobbiamo assolutamente fare lo sforzo di entrare nel merito di pensare ad un piano che sia almeno biennale, triennale; insomma è necessario vedere di rimettere mano a questa legge insieme, collocando alcuni tasselli. Ho sentito alcuni colleghi che si lamentavano per la mancanza i alcune tematiche. Non c'è, però, sovrapposizione - almeno io non la leggo - e, oltre a questo, credo ci sia la necessità di lavorare in questa direzione per poter far sì che i giovani partecipino, ovviamente con l'apporto degli Enti locali, i quali ci chiedono a gran voce - anche questo lo posso dire per esperienza - "Aiutateci".
Inoltre non sono d'accordo nemmeno con chi ha sostenuto che alcuni progetti non diventano progetti che si gestiscono da soli. Il problema è iniziare, per mettere in moto un meccanismo attraverso il quale anche gli Enti locali riescono ad autogestire alcune iniziative importanti.
Aggiungo che qualcuno di questi giovani oggi è diventato, a 22-23 anni Consigliere comunale, e io dico che questo è stato ed è certamente il risultato di quello che noi volevamo in termini di sensibilizzazione e di partecipazione.
Abbiamo bisogno che la gente partecipi: credo che nella libertà e nello spirito di democrazia che contraddistingue la nostra nazione e - l'ho detto prima - con la lungimiranza che ci deve ispirare nel proiettarci verso il futuro, noi dobbiamo dare a questi giovani la possibilità di partecipare di capire e, insieme a noi, di costruire quello che sarà il futuro. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Assessore, devo preventivamente scusarmi perché la coincidenza di impegni istituzionali non mi ha consentito di seguire tutto l'iter di questa proposta in Commissione, per cui molte delle mie riflessioni risulteranno di una lettura anche sommaria, però le chiedo di prestare comunque attenzione.
La prima considerazione è questa. Molti si sono già espressi sull'invadenza di campo nell'ambito di un'iniziativa rivolta ai giovani che probabilmente necessita di una concertazione forte prima di tutto all'interno del proprio esecutivo. E' evidente che la problematica dei giovani non può essere avulsa dagli ambiti di competenze specifiche; penso a settori come quello della formazione, citato da molti, o a quello del lavoro, in particolare per quanto riguarda la nuova imprenditoria.
C'è bisogno, sostanzialmente, di dotarsi di uno strumento, come Ente sovraordinato, che nell'ambito degli indirizzi rivolti alle Amministrazioni comunali e agli Enti locali o alle Province delegate, osi di più. E mi spiego meglio.
Ho sentito parlare - e ho letto - di termini come "volontariato" "obiettore di coscienza", "creazione d'impresa", anche nell'ambito di sostegno a progetti che hanno come presupposto i servizi. Andiamo per ordine.
Noi assistiamo, nel campo della prestazione dei servizi, ad un uso distorto e ricorrente, da parte delle aziende che in generale operano nei servizi, del volontariato e degli obiettori di coscienza, per non parlare poi dei tirocinanti che, nel periodo di formazione, rappresentano dei veri e propri grimaldelli sugli appalti che gli Enti locali e le procedure d'appalto devono necessariamente varare quando si tratta di entrare nel campo dell'affidamento dei servizi.
Siamo in presenza di un progressivo disimpegno da parte degli Enti locali in campi come quello dell'iniziativa culturale; sempre di più assistiamo alla rinuncia ad un ruolo da protagonista, al condizionamento anche della proposta, affidando alle leggi di mercato, alla concorrenza molto spesso, persino i contenuti della proposta culturale. E il rischio che c'è dentro questo è evidente a tutti, perché insieme alla modalità di gestione di un determinato evento, molto spesso si esternalizza e si delega anche il processo guida, che invece caratterizza le politiche culturali di un Ente locale. Ma questa è ancora materia che attiene agli indirizzi politici.
C'è invece un altro aspetto più rilevante, che riguarda le modalità dei criteri prioritari e preferenziali per la valutazione dei progetti e delle iniziative, ed in particolare: condizione, entità, destinazione, modalità di erogazione del contributo laddove si norma o si cerca di normare tutte le voci ammesse a eventuale finanziamento.
La realtà del mondo giovanile evoca subito ed immediatamente una realtà altrettanto preoccupante, che è quella del lavoro atipico, dei lavori parasubordinati, di tutta una serie di lavori che in una loro connotazione inseriscono elementi preoccupanti di deregolazione del mercato del lavoro e rispetto ai quali - questo sì - come Regione, attraverso gli strumenti legislativi, noi avremmo la possibilità di un forte condizionamento. E' pur vero che nell'ambito di questa progetto molto è delegato agli Enti locali ma nell'ambito dell'ammissione alle voci di spesa che sono rimborsabili certamente la Regione, attraverso i propri atti, può condizionare notevolmente di più questa realtà.
Leggo, ad un certo punto: "Il contributo regionale è destinato a parziale copertura fino ad un massimo del 50% dei costi destinati esclusivamente alla realizzazione dei progetti riconducibili alle seguenti voci".
Poiché molti di questi progetti si collocano o nel campo dell'informazione o nel campo della prevenzione alla devianza e al disagio giovanile oppure nel campo - leggo testualmente - "delle assistenze", in particolare mi ha colpito l'aspetto relativo all'uso degli obiettori di coscienza, quindi io la richiamo al fatto che questo settore è normato nell'ambito dei processi di progressiva sterilizzazione anche dei servizi tradizionalmente gestiti dagli Enti locali attraverso normali procedure concorsuali, di come questa materia - soprattutto una materia così delicata come quella degli obiettori di coscienza - deve essere vissuta e normata dalla Regione come risorsa aggiuntiva che determina un aumento dello standard qualitativo del servizio erogato in relazione ai rapporti numerici per esempio che riguardano l'erogazione di un determinato servizio. E quindi su questa materia dell'obiezione di coscienza come elemento che pu essere distorcente della realtà della normale attività svolta dagli Enti locali attraverso questi processi bisogna pur tornare.
Prestazioni professionali personale dipendente: guardi, Assessore, su questo settore nell'ambito anche di servizi importanti che attraverso procedure di appalto-concorso vengono effettuate da parte degli Enti locali (prendo come riferimento un ente locale grosso come il Comune di Torino dove questo fenomeno è più visibile) succede di tutto e di più (come dice la RAI), ma in negativo! Nel senso che da una parte si normano degli appalti, si definiscono delle modalità, si stabiliscono dei prezzi in relazione alla prestazione lavorativa, la corrispondenza ai contratti dopodiché attraverso la formula della prestazione professionale o della collaborazione coordinata e continuativa, le associazioni - o chi si è aggiudicato quel determinato servizio - procedono con effetti che possiamo chiamare con un termine forte "nuove frontiere dello sfruttamento del lavoro", soprattutto lavoro giovanile, là dove si sfruttano i bisogni che sostanzialmente sono bisogni non tanto, e qui non si pone il problema nell'occupazione stabile e duratura, accompagnati però da processi di formazione, ma anche esperienze intorno alle problematiche dei lavori atipici che possono riguardare questa modalità di prestazione dei servizi laddove c'è e si concretizza nel punto relativo alla creazione d'impresa! C'è la necessità di normare con regole più precise il riferimento ai contratti di settore o a forme giuridicamente ammissibili che tengano conto della durata della prestazione che si possano anche inquadrare come lavoro a tempo determinato.
In effetti, i progetti vengono presentati sulla base di costi attendibili che si ricavano dalle norme esistenti, peccato però che poi nell'attuazione pratica si perpetuano forme di sfruttamento del lavoro giovanile assolutamente inammissibili! Già il Consigliere Tapparo aveva affrontato la problematica relativa allo sfruttamento del lavoro minorile, adesso probabilmente non è direttamente legato a una prestazione, però di questa questione, Assessore bisogna assolutamente tenere conto! Io posso citare una miriade di servizi nei quali, esperite le normali procedure d'appalto (penso agli enti di promozione sportiva, tanto per citarli con nome e cognome!), mentre l'appalto-concorso prevede riconoscimenti attorno alle 120.000 lire giornaliere in relazione a quella determinata prestazione, i lavoratori vengono liquidati con un rapporto di collaborazione a 50, 40, 30.000 lire l'ora! Utilizzando che cosa? Il bisogno di lavoro da parte dei giovani! Si tratta tra l'altro di servizi che riguardano la persona: servizi di assistenza, servizi di intervento su settori come quello del doposcuola.
Sono materie che io non so quanto siano di competenza della Regione, ma nel momento in cui la Regione entra nell'ambito di sostegni economici a queste iniziative, credo abbia tutta la possibilità di provare ad incasellare anche queste prestazioni dentro parametri più rigidi che non consentano forme di sfruttamento come queste.
Devo dire, e chiedo scusa, che non ho potuto fare un approfondimento più specifico su tutta la problematica, ma avverto la necessità di una maggiore concertazione tra i vari Assessorati in relazione a politiche che non siano di opposizione, ma all'interno di linee guida più credibili. E' importante investire sui giovani, mi sembra di dire una cosa scontata; il nostro voto su questo atto probabilmente sarà di astensione, ma pesa su questo anche la mancanza di un approfondimento specifico su tutta la materia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Svolgerò un breve intervento, Presidente, per significare l'apprezzamento già palesato in sede di Commissione da parte del nostro Gruppo rispetto a questo piano annuale che cade anche in un anno un po' particolare per la nostra Regione: questa considerazione deve essere tenuta sempre presente e ne spiega forse gli sviluppi vorticosi.
L'apprezzamento però non mi pare sia soltanto riferito ai Gruppi di maggioranza, ma sia molto più ampio, a testimonianza del lavoro che ormai siamo soliti apprezzare da parte dell'Assessore Leo e della sua struttura regionale, che è un apprezzamento che va oltre le divisioni politiche o partitiche.
Si tratta di un piano vasto, un piano che sicuramente fa emergere un elemento: quello della concertazione sviluppata su questo piano, perch dobbiamo anche poi trovare una forma di accordo. O noi diciamo che l'Assessore procede di propria volontà a fare, a imporre quello che ritiene più opportuno, che è una via, oppure riteniamo giusto e opportuno, come noi riteniamo giusto e opportuno, che l'Assessore pur tracciando una sua via possa farsi carico anche delle attenzioni, delle volontà di collaborazione delle offerte, delle richieste provenienti da diversi soggetti e quindi delle due l'una: mi sembra che proprio il modello metodologico usato in questo caso, che pur ha allargato la scelta e l'offerta del piano, sia comunque un modello di alta democrazia, dobbiamo dire.
Che dire di più? Non le chiamo accuse, perché sarebbe ingeneroso verso i colleghi che mi hanno preceduto, ma le critiche di un piano caotico non sono vere, perché anche dal caos può nascere un ordine, a volte il caos è un fatto altamente creativo. Poi sulle varie misure potremmo entrare nel dettaglio.
Un altro particolare che vorrei sottolineare è che non è un fatto comune che la Consulta Giovanile abbia espresso, mi sembra addirittura in modo unanime, un apprezzamento sul piano. Questo è molto significativo perché i piani per i giovani devono essere fatti con i giovani e il fatto di aver avuto questo avallo completo da parte della Consulta Regionale Giovanile costituisce un fatto estremamente positivo.
Pertanto, il voto di Alleanza Nazionale sarà naturalmente favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente e colleghi, ho ascoltato con attenzione e ho condiviso molte osservazioni dei colleghi, in particolare quelle iniziali del collega Tapparo e del collega Mellano; ho ascoltato con attenzione anche gli altri colleghi, in particolare l'intervento della collega Rosanna Costa intervento che mi è parso serio ed onesto, e l'onestà in politica è contenuto, non è forma.
Mi permetto di illustrare i motivi non personali, ma politici, in base ai quali considero ancora questo Piano Giovani criticabile e da non sostenere con un voto positivo, apprezzando e tenendo conto delle osservazioni a difesa non meschina, ma intelligente, fatta dalla collega Costa, che ha detto cose vere. Il piano segue ad una legge, la legge è quella che è. Poi la collega Costa l'ha seguita anche dall'altro fronte quindi è attendibilissima. Dice: "L'Assessore ha operato bene, perché non si può giungere ad una condivisione di un progetto sul quale - notano esponenti di maggioranza - anche la Consulta Giovani non è che abbia suscitato delle critiche. Quindi, è stata apprezzata anche dal cosiddetto mondo giovanile".
Io però insisto nel proporre un punto di vista critico anche ai giovani e anche ai rappresentanti dei giovani nella Consulta, perché anche loro dovrebbero avere - e spero l'abbiano - spirito critico.
La critica in cosa consiste? Innanzitutto c'è un fatto di scenario. Le cose che anche voi ripetete dovrebbero essere sostenute da un'Amministrazione, da una Giunta, perché se sul tema c'è invasione di campo o meno, come mai questo piano parla un po' di tutto? Forse non è del tutto vero, ma forse non è del tutto falso. Non c'è l'impostazione per cui questo piano non invade altre competenze perché ci sono altri Assessori che se ne occupano. L'Assessore Leo è solo. E' solo adesso, e Ghigo, che nella scorsa legislatura doveva occuparsi dei giovani, li aveva già scaricati all'Assessore Leo surrettiziamente.
Oggi questa maggioranza non si presenta con una relazione dell'Assessore che dice: "Attenzione colleghi, insieme", ed enumera i colleghi Assessori che si occupano dei giovani. I colleghi Assessori non lo aiutano, e propongono al Consiglio una lettura del suo piano che non è una lettura che confina i giovani; manca questo pezzo, e questo è un elemento di critica, è dal mio punto di vista un'insufficienza.
Assessore Leo, non ci sono problemi personali; come potrei avere problemi personali con una persona che mi regala le cravatte? Non potrei quindi, non c'è nulla di personale, è solo politica. Questa era la prima critica.
La seconda critica: ho la sensazione che verso i giovani si possa incorrere un po' in una logica di questo genere, cioè di coccolarli, di tenerli giovani il più a lungo possibile. Penso invece che un'istituzione debba fare in modo che i giovani si sbrighino a diventare adulti, non assisterli a rimanere lì fino a 35 anni. Si diano strumenti e mezzi per farli uscire da una situazione transitoria che comunque non guarda al bambino, ma guarda all'adulto.
Mi pare che, invece, questa attenzione a far in modo che il mondo giovanile diventi adulto - e lo diventi il più in fretta possibile - sia un'attenzione che poteva essere messa maggiormente in luce. Invece mi pare che la critica di confinare i giovani in un ambito sia valida. C'è la ripetizione, un po' per inerzia, degli stessi progetti, c'è la tentazione di rimanere nell'ambito di un Assessorato che si occupa dei giovani istituzionalmente, non per promuovere un tema, e poi abbandonarlo, nel senso che va avanti da solo. E' un rischio che c'è e che io vedo. Questa era la seconda osservazione critica.
La terza: i giovani. Ci sono giovani che non si accorgono neppure di essere tali per il peso delle situazioni economiche, sociali e familiari che vivono. Ci sono giovani che non sanno di essere giovani, perché hanno tali carichi e vivono tali esperienze che la gioventù non la stanno vivendo. Questo mondo di giovani che difficilmente vengono contattati dalle istituzioni, dalle associazioni e anche dal volontariato potrebbe essere un mondo verso il quale un'altra politica, sempre nella stessa legge, potrebbe proporsi come alternativa a questa, che l'Assessore Leo continua a perseguire, e che io non è che critichi. Se l'Assessore Leo fosse un gruppo sanguigno, sarebbe il gruppo 0, donatore universale, e su questo non c'è dubbio. L'Assessore Leo potrebbe anche dire: "Come donatore universale, io Assessore Leo, che tengo anche conto dei suggerimenti dei comunisti e magari vengo criticato dalla mia maggioranza per questo, alla fine non ottengo il benestare, l'approvazione dei comunisti". Ma l'approvazione non è sulla somma dei singoli provvedimenti; magari le ho chiesto qualcosa e lei ha detto che era una buona idea, ma è un qualcosa che sta dentro un progetto che considero un progetto di un tipo, alternativo ad un altro progetto che sto cercando d'illustrare.
Un'altra linea poteva essere: "No, la Regione Piemonte per quest'anno a parte i piani triennali che tutti abbiamo richiamato, propone la massima centralità nel tentativo di raggiungere proprio quei soggetti che difficilmente vengono raggiunti". E così imposta la relazione e i successivi interventi.
Queste sono un po' le critiche che io conservo; posso fare mie anche le osservazioni dei colleghi Costa e Botta, nel senso che non è un brutto piano, gli uffici hanno lavorato bene in questi anni. Non è la critica su questo stato di cose, è la critica che questo stato di cose sia l'unico possibile, l'unico esistente. No, Assessore: secondo me, ne esiste un altro, diverso ed alternativo. Per questo sono critico.
Non mi fa paura la solitudine che ogni tanto lei mi addebita citandomi colleghi di altre Regioni che magnificano il suo operato. Continuo a cercare - magari sbagliando - di attrezzare una proposta critica, nel mio ruolo di minoranza, ad una maggioranza che governa.
Quindi, per questi motivi, continuo a dire che questo piano è criticabile, e dal mio punto di vista mi esprimerò con un'astensione.
Potrei votare anche contro, non avrei problemi in tal senso, ma dato che non voglio che si creino strumentalmente delle ruggini che non ci sono penso che sia più comprensibile questo atteggiamento che ho cercato di esprimere con un'astensione, che vale come no (perché in Regione l'astensione vale no). Non è una guerra ad uno stato di cose, è un'individuazione di una possibile un'alternativa ad una situazione che non condivido.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

E' un breve intervento, che vale anche come dichiarazione di voto, così acceleriamo i tempi, visto che mi sembra che la seduta si trascini stancamente.
Come Gruppo avevamo espresso alcune perplessità già in Commissione ripetute in parte dai colleghi Tapparo e Suino, perplessità che rimangono sull'insieme complessivo del provvedimento, nel senso che evidenziamo una serie di ripetitività nei provvedimenti, cioè manca innovazione, che è un aspetto estremamente utile e necessario nel momento in cui ci rivolgiamo ai giovani, che sono - come si definisce oggi - il target più difficile da raggiungere per le aziende, per la società, ma anche per le politiche degli enti locali. Quindi, a maggior ragione, è responsabile, in termini negativi, di una ripetitività dei provvedimenti.
Sarebbe oggettivamente necessaria un'innovazione come erano stati innovativi alcuni provvedimenti che lo stesso Assessore Leo, quando era Assessore al Comune di Torino, aveva saputo proporre e mettere in atto. Per certi versi ce lo aspetteremmo di più dall'Assessore Leo, che dà alla nostra Regione il duplice primato, oltre a quello del Presidente Ghigo, di essere Presidente degli Assessori alla cultura. Quindi, è una responsabilità in più.
Per questo, invitiamo l'Assessore - tra l'altro, era stato rilevato dal nostro Gruppo negli interventi in Commissione - a tener fede a una cosa da lui richiamata nella sua introduzione: anticipare i tempi nel 2001 impegnandosi a presentarsi a febbraio per dare modo (parlo per il Gruppo DS, ma penso anche per gli altri Gruppi dell'opposizione) di poter dare un contributo, cosa che non è potuta accadere nel 2000. Sarà anche causa del passaggio di legislatura, ma indubbiamente ci troviamo a dicembre a votare quasi fuori tempo massimo, un provvedimento che, pur nelle perplessità, pur nelle mancanze d'innovazione, contiene alcuni interventi che segnano le attività rivolte al mondo giovanile. Ne cito una in particolare: la rassegna "BIG 2000" che, nell'insieme degli interventi, considero il più significativo, al di là di qualche piccolo incidente che comunque non mette in discussione l'importanza della rassegna, che non si svolge solo a Torino, ma è distribuita su tutto il territorio regionale.
Questo, insieme all'Osservatorio regionale, ai progetti degli Enti locali, all'"Informagiovani".
Al di là delle perplessità e ripetitività, sono questi gli interventi che voglio sottolineare, perché rappresentano un aspetto non secondario.
Oggi ci troviamo a dare un voto all'intero provvedimento con qualche difficoltà. Poiché in questi giorni si parla di tagli ad alcuni Assessorati, rispetto alla situazione del bilancio regionale, spero che l'Assessore Leo non si presenti, a febbraio, con un piano che veda una riduzione degli investimenti, dicendo: "Voi mi avevate chiesto di ridurre gli investimenti!".
Per quanto ci riguarda, ci potrebbe essere anche un aumento degli investimenti; si tratta di capire qual è il loro fine.
Faccio ancora una precisazione: questi provvedimenti si rivolgono ai giovani organizzati, cioè a coloro che fanno riferimento alle parrocchie ai partiti o ai movimenti, alle associazioni, alle cooperative, e sono comunque una minoranza del mondo giovanile. Vorrei capire chi si metterà in contatto con la maggioranza dei giovani che non sono organizzati. Non so quanti di questi saranno informati sulle iniziative previste a Torino dalla Regione. Questo è un elemento che mi permetto di sottolineare all'Assessore.
Concludendo, pur con tutte le perplessità e riserve che il collega Tapparo e la collega Suino hanno espresso, daremo un voto favorevole al provvedimento, aspettando l'Assessore a febbraio, quando proveremo a dare il nostro contributo e a fare le nostre proposte sul progetto 2001. In base al loro accoglimento o meno, valuteremo se dare un voto positivo o negativo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente e colleghi. Rispetto a questa proposta di legge sono positivamente impressionato, perché è la prima volta che mi capita di leggere un testo che presenti molta flessibilità nei confronti degli argomenti.
L'argomento "giovani" e l'educazione dei giovani non dipende dal credo politico, ma è un patrimonio di tutti noi che sediamo in quest'aula e c'è un obbligo morale e materiale nel cercare di percorrere tutte le strade necessarie a raggiungere l'obiettivo della loro educazione. Sono favorevolmente impressionato della flessibilità di tale proposta di legge perché parlare dell'educazione dei giovani non significa parlare soltanto di cultura, sanità, assistenza o lavoro. Nella formazione del giovane non c'è confine tra una parte e l'altra dei vari segmenti e la straordinarietà della legge, a mio giudizio, consiste proprio nel fatto che la stessa fa da trait d'union nei vari comparti. Al mio paese dicono: "E' una questione di manico!", in questo caso è una questione di chi deve gestire la legge, è una questione di capacità; è un'indicazione che va verso la modernizzazione del Paese, verso la modernizzazione dell'educazione giovanile.
Se la strada intrapresa non si ferma al primo esercizio, ma va avanti in modo sistematico e coordinato, perché le dieci proposte hanno una loro logica, allora è soltanto una questione di gestione. L'Ente locale predisposto a gestire questo tipo di attività deve lavorare seriamente e pensare che questo sia uno strumento straordinario. Ringrazio l'Assessore non tanto per il suo comportamento benevolo, corretto e cordiale nei confronti dei Consiglieri della minoranza, ma soprattutto per aver espresso una creatività politica e legislativa straordinaria. Assessore, le faccio i miei complimenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giordano.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

E' difficile - lo confesso - intervenire dopo il dibattito odierno.
Voglio parlare con assoluta franchezza ed apertura: potrei ripercorrere tutti gli interventi, li ho seguiti tutti e serviranno come materiale di lavoro. Quello che intendo fare è prendere molto sul serio le sfide e gli stimoli lanciati in quest'aula.
Non posso farlo in quest'aula, ma vorrei - in altra sede - fare un dibattito, Presidente Cota e cari colleghi, di etica politica, perché mi domando sempre - e vorrei una risposta a questo - quale sia l'atteggiamento corretto di animo, di intelletto, di un esponente pro tempore di una gestione assessorile nei confronti dei Consiglieri regionali.
Secondo me, l'atteggiamento giusto è quello di cogliere le sfide.
Devo riconoscere, in particolare ai Consiglieri che sono intervenuti una straordinaria attenzione, che purtroppo non è stata manifestata da tutto il Consiglio. Questo, per me, è motivo di debito morale verso quei Consiglieri che sono intervenuti o che hanno seguito, pur senza intervenire, il dibattito.
Faccio due considerazioni. La prima: è giunto il momento di avere una legge nuova sui giovani. Chi ha seguito la nascita e la genesi di questa proposta di legge - e lo hanno detto benissimo la Consigliera Costa e il Consigliere Giordano - sa che questi erano i mandati, gli obiettivi della legge.
Devo riconoscere con assoluta e doverosa onestà che il collega Chiezzi fu da subito contrario alla proposta di legge. Egli disse: "Questa legge è incompleta, non raggiunge gli obiettivi che vogliamo".
Devo dire, però, che, se noi non avessimo predisposto questa proposta di legge, saremmo rimasti indietro e tutta una serie di interventi non ci sarebbero mai stati.
Ricordo un detto di un Sindaco di Torino del 1975/85, quando io ero all'opposizione; egli diceva che a volte o sovente il meglio è nemico del bene, che arrivare sempre al meglio e non partire finché non lo si ottiene impedisce al bene di manifestarsi. Se riuscirò - non so se ci riuscir vorrei anche che ci sia un impegno da parte del Consiglio a fare una nuova legge sui giovani. Il Consigliere Cavaliere - chiedo perdono se lo cito in questa circostanza - aveva detto: "Uno dei miei impegni positivi, è quello di darmi da fare per una nuova legge sui giovani, perché ce n'è bisogno".
Non se se riuscirò a cogliere tutti gli stimoli che sono arrivati, sono imbarazzato a dirlo perché può sembrare remissività, buonismo, demagogia invece è davvero un tormento dell'animo. Le cose che avete detto sono importanti, i voti espressi sono impegnativi; c'è un voto negativo senza discussione. Mi ha colpito veramente le modalità del dibattito. I fogli degli interventi che ho raccolto, li terrò per lavorare sul prossimo Piano.
Cercherò di fare tesoro, oltre delle mie convinzioni, anche delle vostre considerazioni.
Il dibattito di oggi lo considero molto utile così come gli interventi.
Dagli incoraggiamenti agli stimoli: se avessi voluto registrare un dibattito in Consiglio Regionale per l'esterno, avrei voluto registrare quello di oggi.
Non c'è stato il solito gioco delle parti, non c'è stata una formalità ma un esercizio di "intelligenze". Avete già espresso il voto che darete a questo provvedimento, quindi non faccio queste affermazioni per farvi cambiare impostazione di voto, ma per dire che ho ricevuto dal Consiglio Regionale una lezione: servono Consigli e Consiglieri così come quelli di oggi. Lo dico ringraziando i funzionari che sono stati elogiati da tutti se c'è stato un limite è un limite politico, non dei funzionari e dei dirigenti Al seminario del 12 e del 13, che non a caso è su "Giovani/periferie", "Giovani protagonisti della rigenerazione urbana" cercherò di portare dei contenuti. Non so se ho deluso le riposte e le proposte dei colleghi, però vi garantisco che volevo pormi molto seriamente con questo dibattito.
Questo dibattito, ripeto, è stato prezioso, ho recepito tutte le cose che sono state dette, le ho seguite con attenzione e cercherò di trarne frutto a vantaggio dei giovani del Piemonte. Se ci sarà questo vantaggio sarà merito, obiettivamente, più del Consiglio che dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Mellano ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Ho voluto riprendere la parola per chiudere il dibattito sottolineando alcuni aspetti che ha già sottolineato l'Assessore Leo.
E' stato un dibattito non ideologico e per questo interessante. E' stato un dibattito che ha visto partecipi, in modo attivo e propositivo, in gran parte soltanto le opposizioni (se si esclude l'intervento molto partecipato, molto sentito della Consigliera Costa che da sempre si occupa di questi temi e l'intervento, forse più burocratico, del Consigliere Botta). La maggioranza non ha colto l'importanza del dibattito e temo che quando si parlerà di una nuova legge sui giovani, arriveranno le ventate ideologiche, le divisioni ideologiche e non si potrà fare tesoro dei suggerimenti dell'Assessore Leo che oggi ha appuntato così attentamente.
Volevo chiudere il mio intervento spiegando al Consigliere Chiezzi e al Consiglio perché il Gruppo Radicale, partendo da premesse e critiche condivise anche da altri Gruppi tra i quali alcuni daranno un voto di astensione, non parteciperà al voto. Non partecipiamo al voto per una sottolineatura che nell'intervento critico non ho fatto, cioè quello di rivendicare l'importanza fondamentale che la rete dell'Informagiovani ha avuto in Piemonte. Mi sono occupato di Informagiovani dal punto di vista professionale e me ne sono occupato in periferia, (non periferia della città, ma della regione). La rete dell'Informagiovani è una struttura importante e fondamentale per fare passare cultura, formazione, attività ed iniziative di politiche giovanili molto importanti. Il Piano Giovani, per quanto da me assiduamente criticato, per molti aspetti è un piano che, in gran parte, finanzia questi settori ed è anche per questo motivo che non parteciperemo al voto, evitando un voto negativo o un'astensione.
Voglio sottolineare un ultimo aspetto molto importante. Non è stato ricordato, lo voglio ricordare adesso, che la Regione ha avuto la forza e l'intuizione (forse dell'Assessorato e dei funzionari) di finanziare la formazione degli operatori. Un aspetto che, forse, in Commissione abbiamo detto, ma che in Consiglio non è stato ricordato è che l'attività di formazione degli operatori che si occupano dei giovani, è fondamentale importante, proprio per evitare che ci sia, a volte, l'impreparazione del funzionario o del referente che i giovani incontrano allo sportello. E' un'attività molto importante che, giustamente, la Regione ha finanziato. Il Piano Giovani, almeno per due terzi, finanzia l'attività ordinaria dei progetti e, all'interno di questi, l'attività degli enti pubblici, degli enti locali, delle associazioni e delle cooperative giovanili che hanno organizzato, in questi anni, la loro attività proprio partendo dalla legge regionale.
Con questa sottolineatura, non tralasciando le critiche, con questa visione al futuro, con questa visione verso febbraio/marzo quando si ridiscuterà, nel complesso, delle politiche giovanili del Piemonte, noi non parteciperemo al voto nell'attesa di poter votare - magari favorevolmente un nuovo Piano, una nuova legge.



PRESIDENTE

L'Assessore Leo, aderendo ad una richiesta emersa nel corso del dibattito, ha presentato il seguente emendamento sostitutivo: 1) dopo le parole "trovano imputazione", sostituire le parole successive con le seguenti "nel capitolo 11045, per una somma pari a L. 2.200.000.000 e nel capitolo 11160, per una somma pari a L. 2.500.000.000 del bilancio di previsione per l'anno 2000 e successive variazioni".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi é favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 31 voti favorevoli e 3 astensioni. (3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Pongo pertanto in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto sul processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi é favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 30 voti favorevoli e 3 astensioni (3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Proposta di deliberazione n. 105: "L.r. 1/1987 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori' e successive modificazioni. Art. 3 Programma attuativo 2000"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g., cioè all'esame della proposta di deliberazione n. 105.
La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Si tratta del programma attuativo per l'anno 2000, previsto dalla legge regionale n. 1/87. La delibera in oggetto prevede le modalità per il Piano di attuazione. Tali modalità sono: a) favorire il rientro e l'idonea sistemazione degli emigrati che rientrano definitivamente in Piemonte b) favorire la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori emigrati e rimpatriati e dei loro familiari c) favorire il reinserimento degli emigrati mediante agevolazioni per l'acquisizione, nel territorio regionale, di idoneo alloggio d) favorire il reinserimento degli emigrati rimpatriati nelle attività produttive e) agevolare l'inserimento dei figli degli emigrati nell'ordinamento scolastico nazionale, anche attraverso la frequenza scolastica di corsi universitari e postuniversitari, nonché il superamento delle difficoltà linguistiche f) organizzare, nel territorio regionale, soggiorni culturali e viaggi studio per i figli degli emigrati ed iniziative di turismo sociale e di interscambio g) assumere, incoraggiare e sviluppare iniziative ed attività culturali a favore degli emigrati h) curare la diffusione tra le Comunità degli emigrati di pubblicazioni e materiale audiovisivo e radiofonico l) effettuare studi, indagini e ricerche relativi al fenomeno migratorio m) sostenere l'attività delle Associazioni degli emigrati.
La spesa complessiva è di 830 milioni.
Quanto alle novità importanti, vorrei sottolineare che, pur nella continuità, novità importanti ci sono, decise durante la Conferenza dei Piemontesi nel mondo tenutasi l'anno scorso al Lingotto, con la costituzione di una rete di supporto informatico presso le Federazioni Associazioni, Circoli e Comunità di piemontesi all'estero e la creazione di un sito WEB per informazioni alle Associazioni. Questo ci aiuterà in futuro ad essere più puntuali nel rispondere alle più varie esigenze.
L'altro progetto inerisce l'acquisizione dei dati e delle informazioni indispensabili richieste dai discendenti dei piemontesi all'estero per l'ottenimento della cittadinanza in Italia, da affidarsi all'Associazione Piemontesi nel mondo. Sappiamo benissimo che l'importo stanziato per il progetto non è molto, e che occorrerebbe fare uno sforzo maggiore.
Ci auguriamo che il governo, la prossima settimana, di fronte all'Assemblea degli italiani all'estero, decida di impegnarsi a sostenere finanziariamente, tramite le Regioni, iniziative a favore di quegli italiani che, vivendo all'estero, si trovano in situazioni di difficoltà.
Faccio un esempio.
I nostri concittadini in Argentina in questo momento stanno attraversando un periodo difficile. Noi dovremmo cercare di rispondere, in modo più puntuale, alle loro richieste. Io mi sono recata in Argentina all'inizio del mese di ottobre. Anche il Presidente Cota - lo sappiamo tutti - e altri colleghi sono stati in Argentina. Tra le richieste più pressanti dei nostri connazionali c'è quella di aiutarli nella ricerca dei loro nonni e bisnonni, in quanto intenzionati a riottenere la cittadinanza italiana e il passaporto, che stabilisce un ponte concreto con l'Italia.
Sappiamo che anche i Consolati subiscono dei rallentamenti nella loro attività, perché le richieste sono numerose.
Con la costituzione del sito WEB per l'informazione, riusciamo ad avere in tempi reali tantissime informazioni, che cercheremo di trasmettere al governo, chiedendogli di trasferire alle Regioni anche finanziamenti - così come già il governo fa - sulla legge n. 40 per l'emigrazione. Un intervento del governo in questo campo sarebbe auspicabile.
Per ora mi fermo qui. L'ho già detto in Commissione, lo ripeto: avete la mia disponibilità a costruire con voi un Piano attuativo per il 2001 (partendo dall'inizio dell'anno, non verso la fine), per rispondere in modo efficace e realizzare quelle iniziative intelligenti che - a fronte di risorse piuttosto scarse - possono comunque non deludere le aspettative dei nostri connazionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Presidente, ho chiesto la parola per dichiarare che, finalmente arriviamo all'esame di un provvedimento secondo me molto importante.
Sono lieto che qui, in Consiglio regionale, venga presentato un provvedimento capace di andare incontro a quanto emerso - come ricordava l'Assessore - nella Conferenza dei Piemontesi nel mondo. Il provvedimento in oggetto affronta concretamente le aspettative emerse con particolare evidenza in quell'occasione ma che - come tutti sappiamo - hanno avuto origine anni addietro, in quei movimenti tesi a ricostruire l'evento migratorio ormai quasi secolare.
Ritengo che - forse è stato detto anche dall'Assessore - il problema da evidenziare, nel provvedimento, sia l'entità del sostegno economico previsto nella deliberazione. Penso che - e forse le parole dell'Assessore possono confermarlo - per il futuro ci sarà un impegno ancora più consistente. Esiste un importante movimento, volto a sostenere le difficoltà dei nostri emigrati piemontesi nei vari Paesi del mondo in cui essi si trovano. Sono convinto che con questo provvedimento si vada incontro alle loro prime esigenze. Come ben diceva l'Assessore quando parlava delle difficoltà che incontrano i nostri emigrati in sud America, è giusto cercare di creare per loro la possibilità di ritorno alle radici.
Ho presentato, insieme ad altri colleghi, una legge ad hoc, che affronta aspetti importanti del problema, di cui siamo venuti a conoscenza tramite l'Associazione Piemontesi nel Mondo. Essa riguarda, per esempio iniziative quali i "gemellaggi", vale a dire iniziative che possono contribuire a soddisfare le aspirazioni dei piemontesi nel mondo a ritornare alle radici, risaldando quei legami che, si è visto nel tempo, si rivelano essere indissolubili. Mi dichiaro dunque favorevole a questo provvedimento. Penso che esso sia coerente con gli impegni assunti dalla Giunta e con le parole del Presidente Ghigo, sentite durante la Conferenza Internazionale dei Piemontesi nel Mondo al Lingotto. Credo che tale provvedimento possa avere continuità e concretezza ancora maggiore per la disponibilità finanziaria di cui dispone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, stiamo trattando un tema che, in coda ai lavori odierni del Consiglio, mi sembra un po' compresso, se non addirittura mortificato.
Il Piano di lavoro presentatoci risente, in qualche modo, dei limiti di una legge che, ad onor del vero, molto ha fatto, ma che è ormai datata.
Oggi i problemi si sono affinati, sono diversi: non c'è il problema del recupero di un piccolo mondo passato o di forme di reducismo, ma c'è da costruire un'interazione culturale, sociale ed economica del Piemonte con le comunità dei suoi emigrati nel mondo, che spesso sono di seconda o terza generazione, che non parlano bene l'italiano, ricordano solo qualcosa di piemontese e, nonostante tutto, con la loro terra conservano ancora forti legami.
Quando si lavora su una programmazione di questo tipo, occorre avere quadri organici di riferimento del lavoro svolto, degli effetti delle politiche praticate, occorre conoscere il carattere dei rapporti. Sarebbe utile, per noi, e contribuirebbe al nostro lavoro, nel momento in cui stiamo per prendere queste decisioni, avere un simile supporto.
E' necessario che fissiamo delle strategie per aree geografiche: non avendo la forza di operare a 360 gradi, possiamo almeno cercare di organizzare campagne specifiche, dandoci delle priorità, strategie che permettano di far fare massa critica ai nostri finanziamenti.
Anche l'approccio storico, sempre teso a privilegiare il rapporto con le Associazioni, pare essere ormai limitato. Ovviamente, il rapporto con l'associazionismo è più logico e più facile. Molto spesso, però, abbiamo una presenza diffusa, ricca, viva, che non si rapporta alle associazioni.
Inoltre, non va dimenticato che in alcune associazioni talvolta si sono creati problemi. Spesso, infatti - e non voglio dire che esse siano "scatole vuote" - esse attraversano momenti di inerzia che non genera n nuovi lavori né, tanto meno, nuove energie.
Occorre anche valutare i rapporti degli emigrati con i problemi del nostro mercato del lavoro. Oggi, molti Paesi in cui sono presenti comunità piemontesi potrebbero essere interessati a costruire nuovi rapporti in tal senso. Per esempio, noi lamentiamo, attualmente, di avere poche risorse e conoscenze per il settore della nuova economia. Forse, in questo settore alcuni Paesi che ospitano comunità piemontesi (si accennava all'Argentina ma lo stesso potrebbe dirsi del Venezuela, del Brasile, dell'Uruguay o altri Paesi ancora) potrebbero avere interessi, anche solo momentanei conciliabili con i nostri. Si tratta di una ricchezza, di una nuova realtà da valutare.
Potremmo, a questo punto, approfondire e sviluppare in tale direzione la formazione professionale, attribuendole fini non estemporanei, non sterili e privi di effetti. Nel programma si parla di favorire nuove imprenditorialità. In realtà, ahimé, i finanziamenti sono pochi e quasi simbolici: non dovremmo limitarci a compiere queste operazioni quasi "casuali", ma piuttosto raccordarle ad un progetto specifico.
Sarebbe anche interessante monitorare il rapporto con i parlamentari gli uomini politici, dell'economia, della cultura, del giornalismo, delle arti, di origine piemontese nel mondo. "Monitorare" vuol dire avere una panoramica. Recentemente, ho conosciuto parlamentari e illustri accademici di origine piemontese: potrebbe essere utile avere con loro un rapporto d'interazione, per evitare di avere solo momenti legati alla classica "rimpatriata". Sarebbe preferibile cercare di imbastire rapporti che hanno a che vedere con le loro specifiche competenze.
Nel Piano si esalta l'impiego di gruppi folcloristici e culturali. Io ritengo che essi dovrebbero essere utilizzati non occasionalmente o casualmente, a seconda degli stimoli o dei rapporti dei singoli soggetti ma finalizzati in un preciso progetto. Per esempio, il Salone del Libro di Rio de Janeiro, per citare un caso, potrebbe essere un'ottima occasione per far convergere energie di varia natura, (folcloristiche, culturali economiche).
Quanto ai gemellaggi, penso che occorra approfondirli di più. Credo che essi debbano costituire solo un primo momento di una strategia più ampia.
In caso contrario, si ridurrebbero ad una "scampagnata-rimpatriata" sicuramente bella e umanamente significativa, ma non in grado di generare quegli effetti che noi amministratori regionali dobbiamo, invece, favorire.
Insomma, il gemellaggio dev'essere solo un primo momento, il primo mattone per la costruzione di un rapporto più solido e valido.
Ci sono molti campi in cui potremo impegnarci. Penso, per esempio, al recupero della documentazione, quindi al campo cinematografico documentaristico. Esistono dei campi in cui noi siamo in grado di concorrere, e questo è uno di essi.
Poche battute: per esempio, Rai International che viene sentita dalle nostre comunità nel mondo, dovremo, come Regione Piemonte - noi abbiamo un Presidente "di peso", che guida le Regioni - far sentire tale peso in Rai affinché non si riducano a delle trasmissioni che non vede e che non interessano nessuno. Ho sentito occasionalmente dei programmi che non suscitavano alcun interesse. Ed invece, attraverso Rai International si possono recuperare dei canali di comunicazione in grado di far sentire la voce del Piemonte. Vi sono molti emigrati che non hanno avuto fortuna e che vivono nella miseria, forse non nelle bidonvilles delle grandi città o nelle "favelas", ma certamente in condizioni miserabili. Mi rendo conto che è brutto far arrivare un aiuto al piemontese quando quello accanto, che è veneto, non lo riceve, o viceversa, però certamente un'attenzione in questo senso potrebbe essere utile se ben attuata.
Concludo, e questa è una ragione di amarezza, con un'ultima considerazione: credo che destinare 800 milioni dopo aver effettuato dei viaggi (il nostro Presidente Cota e l'Assessore vanno, sentiamo delle grandi dichiarazioni) sia come fare un matrimonio con i fichi secchi, ma non è giusto, perché ci si spende, si va a far visita a queste comunità e poi si lasciano le aspettative completamente inattuate.
Quindi, francamente, questi 800 milioni sono una somma non accettabile sono un limite al programma.
L'Assessore ha svolto un egregio e dignitoso intervento, ma l'iniziativa non è sostanziata in modo adeguato. Con 800 milioni non si fa niente per sostenere la politica che ci ha illustrato.
Concludo proprio con questa considerazione: 10 milioni a uno, 5 all'altro e 20 all'altro ancora; francamente, mi sembra il finanziamento a qualche piccola pro loco. Questa è una politica che meriterebbe un'altra dimensione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Presidente Cota, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



COTA Roberto

In questi ultimi giorni sono stato in Argentina e in Brasile. Ho fatto una breve visita, quasi lampo, di cinque giorni, però penso, unitamente ai colleghi che hanno composto la delegazione - sono presenti in aula i Consiglieri Papandrea e Mancuso - di aver colto la situazione.
Abbiamo una comunità piemontese in quei Paesi, ma in generale nel mondo, molto forte, una comunità che ha fortissimi legami con il nostro territorio, con la nostra Regione, con la nostra storia, con le nostre tradizioni, che si sente a tutti gli effetti piemontese. Dobbiamo pertanto pensare, come Regione, ad affrontare un fenomeno che è quello della emigrazione di ritorno. Questo perché? Perché di fronte a Paesi come l'Argentina e il Brasile, che stanno attraversando un momento particolare di crisi, un momento nel quale molti sogni e molte speranze sono andati delusi - parlo qui di piemontesi non perché non voglia utilizzare il termine "italiani", Consigliere Papandrea, ma semplicemente perché siamo la Regione Piemonte e quindi stiamo approvando un provvedimento che riguarda i piemontesi - dobbiamo pensare all'emigrazione di ritorno sia perché è un atto dovuto nei confronti dei nostri concittadini che non devono sentirsi abbandonati, sia perché questo costituisce una via d'uscita per molti di loro che si trovano veramente in una situazione difficile nei loro Paesi d'origine.
Questo è un nostro dovere ed è anche uno strumento, a mio avviso quantomeno nel medio e lungo periodo, per dare ossigeno o per contribuire a dar ossigeno anche alla nostra economia.
Si parla della necessità, da parte degli imprenditori, di avere manodopera non soltanto di basso livello, ma anche di personale specializzato. Qualcuno è ricorso alla strumentalizzazione di associare questa necessità con l'esigenza di ampliare la legge sull'immigrazione, che invece personalmente ritengo debba essere certamente ristretta e non ampliata. Si è detto di tutto e di più su questo punto, mentre non si è affatto parlato della possibilità di favorire il ritorno in patria di chi è andato via e che oggi vuole ritornare. Siamo di fronte ad un fenomeno di emigrazione di ritorno, ad un fenomeno che, oltre ad essere un atto dovuto come dicevo, potrebbe essere un vantaggio per quanto riguarda la nostra economia e che certamente risolverebbe molti problemi dal punto di vista dell'integrazione. Per chi parla la nostra lingua questo è un dato obiettivo e, sicuramente, per chi ha mantenuto contatti e legami vi sono problemi di integrazione minori rispetto a chi non parla la nostra lingua a chi non ha la minima conoscenza delle nostre tradizioni, a chi ha difficoltà obiettive ad adeguarsi alle nostre regole perché ha una mentalità spesso così diversa che neppure ha la forma mentis per capirle.
Per questi motivi, ritengo che questa proposta di deliberazione vada nella direzione giusta.
Certamente, raccolgo anche quanto ho sentito dal dibattito che ha sostenuto il Consigliere Tapparo, non si risolvono i problemi con questo modesto stanziamento, ma quello che conta è soprattutto dare un segnale. Il segnale c'è ed è indubbiamente positivo. L'importante è procedere in questa direzione e favorire soprattutto l'aspetto - lo dico in ultimo - della formazione.
Sarebbe importante riuscire a realizzare dei corsi universitari, perch il corso universitario dà una qualifica o un titolo legalmente riconosciuto, o comunque dei corsi che abbiano un'efficacia binazionale bilaterale, e questo può valere non soltanto per i nostri emigranti che vogliono ritornare ma indubbiamente può valere, in senso lato, per quelli che sono i rapporti tra l'Italia e l'Argentina, tra il Piemonte e l'Argentina, perché stiamo parlando di un provvedimento di competenza della Regione.
Per questi motivi, ritengo che tale provvedimento sia senz'altro apprezzabile.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cota, è stato esemplare anche nel rispetto dei tempi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea, anch'egli di ritorno da un viaggio in Argentina.



PAPANDREA Rocco

Devo dire che effettivamente l'intervento del Presidente mi ha stimolato, ma già dall'inizio avevo alcune riflessioni da esporre.
Ritengo che la legge non sia adeguata e, pertanto, che non solo i finanziamenti, ma la stessa legge, andrebbero rivisti. Credo, tra l'altro che faremmo bene a non usare questa materia in modo demagogico o politico cercando di forzarla.
Faccio un solo esempio: i cittadini italiani all'estero non hanno alcun problema a tornare, perché non devono sottoporre a quota per rientrare.
Quando vogliono, rientrano. Non hanno, a differenza degli extracomunitari una serie di impedimenti. Il giorno che decidono, rientrano.
Ritengo che il mercato del lavoro italiano, offrendo lavori precari ed inceri, stimoli molto poco il rientro. Se ho una possibilità di rientrare con un contratto a tempo indeterminato, posso anche farci su un pensiero mentre, se mi offrono un lavoro interinale o di sei mesi, non sapendo se nei mesi successivi mi rinnovano il contratto, prima di attraversare l'Atlantico e abbandonare una casa, ci rifletto sopra.
Ritengo che questa legge non dovrebbe contenere al suo interno, semmai la modificheremo, il problema del rientro degli italiani e, nella fattispecie, dei piemontesi. E' un problema che, secondo me, dovrebbe rientrare nell'assistenza di coloro che rientrano in Italia. Invece, dato che ci sono alcuni milioni di cittadini italiani all'estero e centinaia di migliaia di piemontesi che vivono all'estero e intendono continuare a vivere nella loro realtà, sarebbe più interessante pensare come collegarsi con gente che ha fatto questa scelta. Sicuramente esiste una fetta che vuol tornare, ma ne parleremo quando affronteremo la legge sull'assistenza, che può affrontare anche questo tema. La legge che parla dei residenti all'estero dovrebbe occuparsi di relazionare con i residenti all'estero che non hanno la priorità del rientro, ma la priorità di stabilire relazioni perché rappresentano un'occasione per loro. Rappresenta un'occasione importante per il nostro Paese che andrebbe colta, ma tenendo conto di questa caratteristica.
Riflettevo, in questi giorni, sul fatto che il problema del rientro in Italia riguardava solo alcune comunità estere da noi incontrate. Abbiamo incontrato il Sindaco di un paese, che combinazione era anche piemontese ma la sua priorità non era quella di rientrare in Italia, ma governare i suoi cittadini. Il nostro obiettivo deve essere quello di instaurare dei rapporti che sollevino questi Paesi dalla loro condizione, che non è brillante. Anche se le comunità piemontesi sono tra quelle privilegiate, ma sono inserite in un contesto negativo, tant'è vero che il fenomeno del rientro c'è; infatti, ci dicevano che vogliono rientrare in Europa. Sono interessati ad acquisire la cittadinanza, perché possono muoversi in Europa. Il loro problema non era tanto rientrare direttamente nel Paese d'origine, ma avere un'occasione di accesso in Europa che altrimenti non avrebbero. Questo è dovuto, come in altri Paesi, ad una situazione economica grave. Credo che vent'anni di ricette del fondo monetario hanno fatto più male che bene all'economia di questi Paesi. Quindi, anche quando pensiamo alle politiche complessive dovremmo tenere conto degli effetti che hanno.
Penso che ci sia un problema specifico del nostro Paese di sfruttare queste potenzialità, vedendolo come un aiuto al loro sviluppo, ma anche per il nostro stesso Paese. Questo vuol dire che i nostri viaggi non devono avere solo un'ottica colonialista, nel senso che andiamo in un Paese estero per fare una fiera e per vedere quanti prodotti vendiamo. Mi va bene che lo faccia la Camera di Commercio; mentre, l'attività di una istituzione dovrebbe essere più lungimirante, dovrebbe pensare al fatto che un Paese in cui c'è una presenza importante di italiani, se si sviluppa diventa un'occasione a lungo termini. Volevo esprimere un'ultima considerazione tratta da questo viaggio. In futuro, quando si organizza un viaggio di questo tipo, oltre a pensare agli incontri con le istituzioni, con le comunità e con gli imprenditori, bisogna tener conto anche di altre forme associative che esistono in quel Paese, proprio per avere una visione più ampia e per farci un'idea più complessiva del Paese in cui siamo, perché se incontriamo solo certe categorie rischiamo di diventare un braccio operativo delle Camere di Commercio, invece del contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Intervengo per esporre alcune considerazioni a margine di quello che ho sentito a conclusione della riunione.
Anch'io credo che questa legge deve essere rivista e aggiornata tenendo conto della nuova realtà italiana all'estero, cioè delle persone e delle famiglie emigrate che conducono una loro vita autonoma, lontano dal Paese di origine. Sicuramente all'inizio non sono stati accolti con tanta malevolenza come, in genere, facciamo noi italiani con almeno una parte di extracomunitari che, in linea di massima, ha grosse difficoltà ad inserirsi nella struttura sociale ed economica italiana.
Queste riflessioni mi venivano in mente quando ascoltavo l'intervento del Consigliere Cota. Vedo in negativo l'idea di far tornare italiani o figli di italiani, residenti in Paesi lontani, in Italia per fare la raccolta della frutta nel saluzzese o per fare la vendemmia nell'albese oppure per fare i lavori in nero nelle cooperative edilizie o per pulire i vetri ai semafori. Noi abbiamo bisogno, contrariamente a quello che pensano in quest'aula altri colleghi, di un'immigrazione qualificata. Può essere una strada da seguire il fatto di analizzare le persone di origine italiana, sottolineo italiane, più che piemontesi, volessero ritornare in Piemonte a condurre parte della loro vita.
E' sicuramente una opportunità che l'istituzione Regione Piemonte deve affrontare e agevolare, non tanto per un obbligo morale, ma per una opportunità politica. E' importante per la nostra economia avere delle risorse qualificate e la possibilità di utilizzare manodopera qualificata.
Magari le vigne dell'albese, che hanno bisogno di personale qualificato per la potatura o per i lavori che non vogliamo più fare o non siamo più capaci a fare, possono trovare queste le risorse e la professionalità in zone che hanno conservato una vicinanza culturale e anche effettiva con le nostre terre e con noi. Rispetto agli obblighi morali, di cui parlava il Consigliere Cota, spero che la delegazione del Consiglio, che è stata in Argentina e in Brasile, abbia saputo ricordare, in quella sede, un obbligo forse meno aulico, che deriva da un ordine del giorno approvato in questo Consiglio nella scorsa legislatura su proposta del Consigliere Pasquale Cavaliere, era stato approvato un ordine del giorno che obbligava i rappresentanti dell'istituzione Regione Piemonte nel momento in cui andavano ad incontrare i rappresentanti dello Stato argentino a ricordare la vicenda dei desaparecidos. E faceva di questa una battaglia che è una battaglia culturale di vicinanza, nel senso che non possiamo ricordarci dei nostri congiunti (davvero in molti casi, anche nel mio, si tratta di congiunti) e di tutte quelle persone che sono partite dalle nostre famiglie per andare laggiù, solo perché magari in questo momento ci converrebbe avere qualche argentino in più e qualche marocchino in meno. La nostra deve essere una vicinanza effettiva, anche politica, rispetto a una richiesta di giustizia e di applicazione di diritti (civili e politici), che ci farebbero essere vicini e quindi nel momento in cui siamo vicini, anche il dibattito e le eventuali opportunità possono crescere, svilupparsi e forse il numero di persone che potrebbero valutare in modo positivo un ritorno un riavvicinamento al nostro territorio, potrebbero essere di più. Non credo comunque che siano molti quelli che in qualche modo pensino di ritornare in Italia o tornare a lavorare qui anche perché il tempo passato in alcuni casi è davvero tanto e la vita costruita in quelle terre li ha portati forse vicini sentimentalmente a noi, ma così lontani nella pratica e nella vita quotidiana. Voglio concludere ricordando che ci sono anche altre attività in questo senso: ho presente l'attività di operatori culturali del territorio che fanno scambi culturali, ho presente gruppi musicali, compagnie teatrali, persone che per loro lavoro anche imprenditoriale hanno mantenuto questi contatti con le comunità, la comunità valdese così presente e numerosa in Sud America, come le comunità di Italiani che sono organizzate all'estero.
Con questo richiamo e con questo appunto ritengo che sia importante discutere di questi temi e forse l'occasione sarà la prossima proposta di legge che l'Assessore Cotto ci farà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Presidente e colleghi, credo che la discussione si sia progressivamente spostata dal tema di questa proposta di legge a una discussione più generale sull'emigrazione e immigrazione. Devo dire che non condivido l'impostazione data dall'intervento del Presidente Cota in quanto non è chiaramente questo il tema di discussione relativo a questa legge, per devo anche dire, visto che si è portato il discorso comunque sui temi dell'emigrazione e dell'immigrazione, che a me personalmente fa molto dispiacere sentire che noi Italiani abbiamo dei temi contro i movimenti di immigrazione nel nostro Paese, quando noi siamo stati per anni, tantissimi anni, un popolo di emigranti. D'altronde è stata citata ripetutamente l'Argentina dove la maggioranza della sua popolazione è di origine italiana.
Anche se la storia, secondo alcuni, sarebbe da riscrivere, non possiamo non ricordare come l'episodio Sacco e Vanzetti ad esempio sia sicuramente da attribuire a un revanscismo anti-immigratorio degli Stati Uniti d'America. Credo che questo storicamente tutti lo accettino o almeno dovrebbe accettarlo.
Non capisco quindi queste posizioni italiane di paura nei confronti dell'immigrazione, anche perché possiamo alzare quanti muri vogliamo, ma finché viviamo in un mondo in cui un miliardo di persone vive sulle spalle degli altri cinque miliardi di persone, non credo che i muri potranno tenere sempre. Comunque ognuno si porta dietro le sue convinzioni e di lì ne discende il suo atteggiamento e il suo comportamento.
Devo anche dire che le ripetute citazioni dell'Argentina - mi riallaccio a quanto detto dal Consigliere Mellano - non possono non ricordarmi il fatto che chiunque abbia affrontato le vicende di questo Paese sa benissimo che le tragiche vicende dei desaparecidos hanno coinvolto parecchi dei nostri emigrati e hanno rappresentato la divisione all'interno delle nostre comunità in quanto sovente alcuni si sono trovati schierati da una parte e altri dall'altra. Ho letto quasi tutte le dichiarazioni che ha fatto l'Assessore Cotto di ritorno dall'Argentina e mi dispiace dover constatare che non c'è mai stata una parola da parte sua sulla presa di coscienza del grave problema che hanno vissuto quelle popolazioni e che tuttora vivono perché noi non possiamo dimenticare che ci sono movimenti interni in Argentina che stanno lamentando la mancanza di una vera giustizia, successiva a quei fatti tragici legati alla dittatura argentina.
Non possiamo dimenticare che molte voci chiedono giustizia; non possiamo dimenticare che parecchi persecutori sono tuttora liberi e chissà che magari non siano anche in relazione con noi.
A parte questo, io credo che ci sia stato uno sbaglio nella formulazione di questa legge, perché se lo scopo è quello di favorire il rientro e l'idonea sistemazione degli emigrati, di favorire la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori emigrati, ecc., io dico che chi ha scritto la legge ha scritto una cosa che poi non pensa assolutamente di realizzare, perché giustamente questa delibera, a differenza di quella che abbiamo esaminato prima, ci rappresenta dettagliatamente i conti economici. Io ho fatto due conti economici: su 800 milioni, questa delibera ne mette 50 per il rientro e 30 per la promozione delle attività produttive. Allora io credo che chi ha scritto la legge fosse perfettamente d'accordo con quanti hanno sostenuto che i nostri emigrati non vogliono rientrare perché chi ha scritto questa legge sapeva benissimo che i nostri emigrati non vogliono rientrare, perché se su 800 milioni noi mettiamo il 10% per quelle iniziative che dovrebbero stimolare il rientro dei nostri emigrati, è chiaro che pensiamo già fin dall'inizio che questo non avverrà mai! Ripeto, è il 10% della cifra totale! In verità, questa è una legge clientelare per sostenere le associazioni che sono magari vicine alla Giunta o qualcuno l'ha scritta pensando a qualche possibile fruitore, perché su 800 milioni, 295 vengono dati ad associazioni e federazioni riconosciute che operano in Piemonte! I dati sono questi: 80 milioni per le attività di rientro e 295 milioni per le associazioni che operano in Piemonte, riconosciute! Allo stesso modo sempre nell'ottica di una divisione economica alquanto strana: 95 milioni vengono dati a due società che fanno un corso di formazione, questo sì per emigrati piemontesi in Brasile, che di fronte a un finanziamento di 30 milioni nel 1999, se ne vedono attribuire 95 nel 2000. Peraltro anche in questo caso senza che per noi sia possibile capire lo sviluppo del lavoro: se effettivamente c'è necessità di questo incremento che triplica (pi cinque milioni di mancia) il contributo del 1999! E ancora, c'è una previsione sempre alquanto strana, di 45 milioni per gli interscambi tra Piemonte e Argentina.
Tralascio, poi, alcuni particolari curiosi, come ad esempio 20 milioni per l'acquisto di oggetti promozionali; chiedo scusa, ma mi sono venuti in mente gli specchietti che portavamo nei Paesi dell'America quando, nel '500, si andavano a colonizzare quelle terre.
Ripeto, abbiamo utilizzato questa legge per fare una discussione sull'emigrazione, sbagliando l'obiettivo e poi, quando abbiamo preso in considerazione la legge, vediamo che di fronte a una previsione di spesa di 800 milioni, il 10% viene dedicato a quello che dovrebbe essere lo scopo principale della legge; infatti, se è vero che tutti i punti potrebbero essere ugualmente validi allo stesso livello, tuttavia credo che ci sia anche un'importanza a calare rispetto ai punti elencati.
Allora, al punto A) abbiamo: "favorevole rientro e idonea sistemazione ecc." e - ripeto - su questa prospettiva viene impegnato solo il 10% della cifra totale prevista.
E' palese che, come Gruppo, ci asterremo dal votare questa legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questa deliberazione prevede l'impegno di risorse in modo talmente inadeguato da rappresentare, capitolo per capitolo, nient'altro che piccole elemosine.
Una volta c'era il grande elemosiniere, ma almeno era grande; adesso siamo al piccolo elemosiniere: quasi contributi che potrebbero essere rimessi al mittente.
Questo è il primo elemento negativo e non basta, da questo punto di vista, scaricarsi l'anima chiedendo al Governo centrale più soldi. Pi soldi si mettono in Regione e più si ha titolo, mettendo risorse adeguate di chiedere al Governo centrale di fare altrettanto.
Seconda osservazione. Mi sembra che occorra scegliere un po' meglio cosa finanziare. Questa delibera si caratterizza per una dispersione all'infinito in piccole iniziative, le più disparate.
Cosa finanziare? Il mio punto di vista - sono stato anch'io in Argentina - è che l'obiettivo principale potrebbe essere quello di rivolgersi a quei soggetti che di sé danno questa rappresentazione: sono italiano e la mia patria è l'Argentina, è il Brasile, è l'Australia ripeto, sono italiano e la mia patria è l'Argentina. Questi tipi di soggetti emigrati sono la stragrande maggioranza del problema ed è verso di loro che, secondo me, noi dobbiamo attrezzarci con una legge, con una gestione della stessa per dare delle risposte.
Condivido le osservazioni dei Consiglieri Tapparo e Papandrea: il resto è assistenza.
Aiutare un rientro ad un soggetto incapace di far fronte alle spese economiche è un problema di assistenza. E questa deliberazione non lo risolve, perché questa deliberazione sui rientri cosa dice? Diamo il 25 del biglietto di andata e ritorno. Ma quello è pagare un pezzo di biglietto a chi vuol venire a fare le vacanze in Italia, e magari, chi invece ha bisogno di rientrare al 100%, rimane senza risorse, perché viene finanziato solo il 50%.
E' necessario dunque che la legge faccia delle scelte e abbia delle politiche verso gli italiani e i piemontesi che hanno come patria quel Paese e che hanno, nei confronti del nostro Paese e della nostra Regione delle richieste di rapporti economici, culturali e via dicendo.
Ultima cosa. Chiedo che sul problema dei "desaparecidos" si apra una linea precisa ed esplicita di finanziamento, di aiuto alle Associazioni presenti in loco, che, ad esempio in Argentina, si occupano di questo problema, prevedendo uno specifico capitolo di contributi finalizzati a ricercare questi nostri emigrati che sono scomparsi durante il periodo della dittatura. Un tema su cui il caro Pasquale Cavaliere si era impegnato moltissimo, e penso che dovrebbe essere previsto in modo esplicito già in questa proposta di deliberazione.
Non so se i colleghi sono d'accordo; si potrebbe anche presentare una proposta emendativa in questo senso, ma solo se altri colleghi sono d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere per dichiarazione di voto.



MULIERE Rocchino

Colgo l'occasione per fare anche una valutazione sull'andamento dei lavori. Non è possibile che ci si riduca in questo stato, in un'aula dove la maggioranza non c'è. Non è la prima volta che succede: ci sono dei colleghi che, insieme a me, hanno partecipato a Commissioni dove abbiamo concluso con l'assenza totale della maggioranza e la Commissione ha lavorato soltanto perché c'era l'opposizione.
Credo che ci sia un problema dal punto di vista dell'organizzazione dei lavori, ma soprattutto un problema di carattere politico, che il risultato di questa sera mette in evidenza: il Consiglio regionale oggi ha approvato due provvedimenti in tutta la giornata, questo era il terzo e questo è il risultato. Non credo che questo sia un fatto che si possa far passare senza sottolinearlo negativamente. Mi spiace dover fare questa osservazione, ma credo che - ci sono i colleghi della maggioranza, era presente anche il Presidente Ghigo, qualcuno riferirà - ci sia un problema di carattere politico.
Detto questo, rispetto alla proposta di deliberazione, mi associo alle osservazioni che hanno fatto gli altri colleghi dell'opposizione. Siamo di fronte a un Piano che arriva a dicembre, per ovvi motivi (e lo ha spiegato anche in Commissione l'Assessore); naturalmente, dovremo fare una verifica il prossimo anno con il Piano del 2001.
Noi siamo molto critici rispetto all'impostazione, nel senso che di fronte ad alcune cose molto interessanti che sono previste nel Piano, si conclude con un finanziamento di 830 milioni.
Ora, le difficoltà di bilancio ci sono, sono evidenti, ma su una questione così importante come quella dell'immigrazione e dell'emigrazione in una società come questa, globalizzata, dovremmo approfondire ulteriormente questa discussione, perché non possiamo soltanto guardare ai piemontesi, agli italiani distanti dalla nostra nazione: dovremmo anche riflettere su cosa significa questo e guardare a chi viene nel nostro Paese. Non possiamo fare una valutazione pensando soltanto a chi è in Argentina o in altri Paesi e che è emigrato tanti anni fa: dovremmo fare una riflessione più generale.
Siamo anche d'accordo a presentare un emendamento come quello annunciato dal collega Chiezzi sulla vicenda dei "desaparecidos", che è una vicenda oscura e che andrebbe ulteriormente chiarita: noi potremmo dare il nostro piccolo contributo.
Desidero infine fare una valutazione conclusiva rispetto a questo dibattito. Ci sono 800 milioni, e sono pochi. Invito dunque l'Assessore a ripensare alla filosofia di questa delibera: forse sarebbe più opportuno fare delle scelte più precise.
Ci sono pochi soldi? Bene, questi 800 milioni li diamo per la realizzazione di un unico progetto; cioè, se noi pensiamo che dovremmo stanziare di più come Regione in questo senso. Quindi, come minimo raddoppiare se non triplicare. Non si può fare per scelta di questa maggioranza e di questa Giunta? Bene, ci sono soltanto 830 milioni, e questi dovrebbero essere dedicati alla realizzazione di un unico progetto ed evitare che vengano distribuiti a pioggia senza realizzare nulla di positivo.
Vi è una filosofia che segue questo piano di attuazione. Siamo contrari a questa filosofia che vede la distribuzione di 830 milioni a pioggia senza realizzare un progetto significativo che possa segnare la nostra presenza in questa politica. Siccome però vediamo cose positive all'interno del piano, ci asterremmo su questa proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Stiamo parlando di un provvedimento importante. Non voglio entrare nel merito, però vorrei almeno che il Presidente - non è un rimprovero considerasse che quest'aula è quanto meno disattenta. Da una parte si ricorda l'importanza del provvedimento - prima il collega ricordava l'importanza di alcuni stanziamenti che dovremmo ricercare perch insufficienti - e dall'altra parte ci contiamo sulle dita di una mano.
Chiederei al Presidente di rinviare il di battito, perché questo argomento richiede un'attenzione maggiore, come hanno detto i colleghi in tutti gli interventi, che ho seguito con attenzione.



PRESIDENTE

E' anche arrivato un emendamento a tal proposito, quindi aggiorneremo la seduta.
Il problema però è che non è possibile arrivare in queste condizioni, e questo valga per tutti i Consiglieri. Il Consiglio Regionale è convocato un giorno solo alla settimana, il martedì.
Quindi, tutti i Consiglieri regionali devono programmarsi, così anche i componenti della Giunta, affinché il martedì sia dedicato al Consiglio Regionale, non ad altro.
Indubbiamente questo non è rivolto ai presenti, mi scuserete, ma desidero che sia lasciata traccia nel verbale. Quindi, sia i Consiglieri regionali sia i Consiglieri regionali che sono Assessori - perché finch non passano le leggi sulla incompatibilità sono anche e soprattutto Consiglieri regionali - devono programmarsi l'attività del martedì in maniera tale che sia dedicata in via esclusiva all'attività d'aula.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19,49)



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