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Dettaglio seduta n.452 del 30/04/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 00.11)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Botta Franco, Brigandì Burzi, Cavallera, Costa Enrico, Rossi Giacomo, Scanderebech e Tomatis.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n.


PRESIDENTE

7"



PRESIDENTE

L'esame del provvedimento in titolo è iniziato prosegue con la discussione degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 21 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moriconi: paragrafo: Territorio e sistema economico: alleanza per lo sviluppo, la competitività e l'attrattività.
Capitolo 3.1.7 Infrastrutture di mobilità e logistica Aggiungere, prima del capoverso "Il contributo dei trasporti..." il seguente capoverso: "La Regione Piemonte deve dotarsi di un Piano Regionale dei trasporti, ove centrale sia la funzione del trasporto pubblico locale. A tal fine è imprescindibile, prima di ogni altra scelta di infrastruttura e conseguente investimento, ammodernare, potenziare e recuperare la rete dei trasporti esistenti al fine di renderla funzionale all'utilizzo pubblico".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 21 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 11 presentato dai Consiglieri Suino, Riba Ronzani, Manica, Muliere, Marcenaro, Riggio e Placido: a pagina 102 alla fine della premessa di cui al punto 3.2 sono inserite le parole: "(risorse energetiche) La produzione energetica del Piemonte è inferiore di quasi il 50% del fabbisogno. Ciò comporta una massiccia importazione di energia prodotta da centrali nucleari. La situazione costituisce una gravissima minaccia di crisi ambientale.
La Regione deve, di conseguenza, provvedere allo sviluppo di fonti energetiche con risorse alla produzione di energia tramite fonti rinnovabili come quelle solari, fotovoltaiche ed eoliche".
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione.



SUINO Marisa

In questo emendamento cerchiamo di evidenziare, in particolare, due questioni. La prima, sottolineare come la nostra Regione continui ad avvalersi di un massiccio uso di energia nucleare come importazione e, in secondo luogo, come nel Piano energetico vi sia un riferimento esplicito ad un vecchio progetto Ignitor, che può comportare tutta una serie di problematiche e di serie crisi ambientali. Evocare la questione delle centrali nucleari è certamente evocare un qualcosa che è pesante sia a livello nazionale sia a livello regionale.
A livello nazionale, ad esempio, c'è la necessità di definire una policy globale che interagisca sulla gestione degli esiti delle centrali dei siti nucleari, ma anche dei rifiuti radioattivi, tenendo conto, per forze di cose, della partecipazione diretta dei cittadini ad una tematica di questo genere. Deve essere considerato, difatti, come sia cresciuta molto, culturalmente, una ipersensibilità della cittadinanza rispetto a tematiche di questo genere.
Parlare di centrali nucleari significa richiamare questioni pesanti che sono ancora da risolvere nella nostra realtà. Ovviamente, nessuno pensa ad una facile "bacchetta magica" (qualunque governo la vorrebbe), ma significa pensare ad un deposito nazionale; agli esiti del nucleare; alla gestione in sicurezza, dei rifiuti radioattivi. In altre parole, un corpus pesante di problematiche.
La nostra Regione si ritrova, per questioni geografiche, per storia e per evoluzione, ad avere, sul proprio territorio, un elenco ancora pesante di queste realtà: pensiamo all'Enrico Fermi a Trino Vercellese all'Avogadro della Fiat Avio nel Comune di Saluggia (entrambi comportano preoccupazioni significative da parte delle popolazioni locali che in più modi si sono espressi, invitandoci a tenere ferma una posizione di contrarietà nel merito del nucleare ) e a Bosco Marengo.
Riconosciamo, e abbiamo già avuto modo di esprimere il nostro apprezzamento, che nel Piano energetico è stato esplicitato con chiarezza l'abbandono delle tecnologie nucleari. Questa importante scelta - che abbiamo condiviso - di per sé non è sufficiente a risolvere quell'elenco di problemi che il nucleare comporta.
Qual è l'indicazione che diamo e la proposta che presentiamo attraverso l'emendamento? Inserire un riferimento più esplicito nel Documento programmatico nei confronti delle risorse e delle fonti energetiche alternative, facendo un esplicito riferimento alle fonti rinnovabili, come quelle solari e foto-voltaiche e in particolare a quelle eoliche.
Siamo ben consapevoli che, soprattutto per quelle eoliche, la nostra Regione non ha le condizioni anemologiche necessarie perché si trasformino in una vera e potente produzione, ma certamente la nostra Regione ha le condizioni affinché la produzione di energia di fonte solare termica diventi qualcosa di serio.
E' vero che, da parte dell'Assessorato competente, sono state intraprese azioni e vi è una serie di finanziamenti previsti. Credo che la Regione sia in attesa di conoscere le ultime notizie in merito ai finanziamenti ad hoc del Ministero da parte del Governo, ma, essendo questo documento datato, c'è la necessità di un'esplicitazione, come scelta politica che viene compiuta dalla Regione a seguito anche delle funzioni acquisite con la modifica del Titolo V. Una delle scelte prioritarie che fa non è certamente quella del nucleare, ma è quella delle fonti rinnovabili e alternative.
In questa direzione siamo andati con il piano; occorre una precisazione, un'esplicitazione e una modifica conseguente nel Documento programmatico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

I temi posti da questo gruppo di emendamenti e, in particolare, da questo della collega Suino sono molto importanti, quindi ritengo assolutamente doveroso partecipare con un pur breve intervento.
Intervento che sottolinea come l'illustrazione e le motivazioni qui portate dalla collega Suino sono assolutamente necessarie ed opportune per integrare e spiegare al meglio il senso di un emendamento che, forse necessariamente per la sintesi e per il dover scegliere delle linee di intervento che, nella sua testualità, sostanzialmente non mi piace, nel senso che rischia di permettere altre letture che io non condivido.
Però, in base all'illustrazione fatta dalla collega Suino, in base ai problemi posti nella sua illustrazione, credo che sia davvero necessario anche se a mezzanotte e mezza di una seduta notturna, soffermarsi un momento, perché il tema è davvero epocale. Accanto agli elementi importanti portati dalla collega Suino, voglio solo ricordare che, anche in questo caso, come precedentemente sulle risorse idriche, occorre avere il coraggio di dire che la vera fonte nuova ed innovativa è davvero il risparmio energetico.
Il risparmio energetico non deve sempre visto come un ritorno idilliaco ad un mondo che non c'è più, ma come l'innovazione vera - l'esempio l'ho già fatto in questa sede in altre occasioni e molti dovrebbero ricordarlo.
Abbiamo in Piemonte le ditte più all'avanguardia proprio nella costruzione di impianti di illuminazione per grandi insediamenti e grandi eventi (come la Space Cannon di Fubine di Alessandria) che ci dicono - e queste sono premiate dalla Regione Piemonte - che è possibile sostituire tutte le fonti di illuminazione attualmente esistenti con nuove fonti, con una rilevante riduzione del consumo.
Quindi, non si tratta di un ritorno all'indietro, ma di un ritorno al futuro. E' necessario, accanto allo studio e all'implementazione di fonti alternative rinnovabili, pensare e attivarci sul risparmio energetico.
Sulla questione del nucleare, condivido e sottoscrivo le cose dette dalla collega Suino nell'illustrare questo emendamento, ma la testualità di questo emendamento può portare ad un'interpretazione che io respingo rispetto al fatto che, in questo momento, strategicamente credo che il Piemonte faccia bene ad utilizzare l'energia nucleare prodotta altrove che ci viene venduta sottocosto, per economie di scala, dalle fonte di produzione francese, che ha fatto una scelta in grande stile sulla produzione di energia nucleare. Questo può permettere al Piemonte, in questo frammento di situazione complessa, di utilizzare l'energia nucleare francese e di portarsi avanti con centrali più innovative, senza dover costruire adesso fonti di energia tradizionale già tecnicamente superata in questo momento, e anche come quantità di produzione ottenibile da vecchi modelli di produzione.
Quindi, occorre usare questa possibilità di intervento differenziato per ottenere da una situazione di disagio o di difficoltà un vantaggio competitivo.
Noi in questo momento possiamo, come Regione di frontiera, come Regione vicina alle fonti di produzione straniere, utilizzare questo nostro vantaggio per non essere sempre costretti ad attivare adesso vecchi metodi di produzione di energia, ma, come avevamo detto in sede di approvazione del Piano energetico ambientale regionale, occorre utilizzare questa situazione particolare per portarci avanti e per essere ancora una volta all'avanguardia in Italia e in Europa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Credo che questo emendamento, come alcuni altri, oltre ad esprimere delle posizioni corrette e in qualche modo condivise, perché si rifanno a documenti che abbiamo già discusso ed approvato, a leggi e piani che abbiamo approvato, esprimano anche un metodo diverso di elaborare il DPEFR.
E' un metodo che si limita ad un'analisi della realtà, ma a partire dalle scelte che facciamo, dà delle indicazioni in positivo, offre delle prospettive e indica dei percorsi da seguire.
Mi pare che quello in campo energetico sia fondamentale, perché tra l'altro ha una fortissima trasversalità. I colleghi che mi hanno preceduto ne hanno già affrontato i vari aspetti; si intreccia con il problema idrico, con il problema dell'inquinamento, con il problema dell'utilizzo più razionale delle risorse.
Credo che queste indicazioni dovrebbero essere fortemente inserite nei Documenti di programmazione ed aggiungo un altro aspetto oltre a quello dell'illuminazione, cioè tutte le tecniche e i materiali di costruzione che possono portare ad un risparmio energetico estremamente consistente.
Quindi, per il futuro - questa volta ormai il piano è in gran parte fatto, quindi cerchiamo di inserire alcuni aspetti - per il prossimo Documento di Programmazione credo che sarebbe importante fare riferimento non solo ai documenti dell'IRES, ma alla nostra produzione di leggi e piani per dargli una traduzione in una prospettiva più generale ed ampia.
Pertanto, anche per questo credo che sarebbe utile che questo, come altri emendamenti, venisse accolto, perché affronta una tematica largamente condivisa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per il parere della Giunta



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 11 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dai Consiglieri Marcenaro, Riba Muliere, Manica, Ronzani, Placido e Suino: dopo la premessa al punto 3.2.2., pagina 110, sono inserite le parole: "(deficit di investimento nella ricerca) L'economia italiana e quella regionale ovviamente soffrono di un pesante deficit nel campo della ricerca, aggravato dalle ulteriori riduzioni di stanziamento da parte del governo centrale.
La Regione Piemonte deve adeguatamente intervenire con le università, gli istituti di ricerca e il sistema delle aziende pubbliche e private per rimuovere questo limite che costituisce uno dei più gravi ostacoli alle compatibilità dell'economia regionale".
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Riteniamo che questo emendamento meriti una particolare attenzione.
Adesso è di gran moda la ricerca, tutti parlano della ricerca, se ne parla anche a sproposito e rischiamo anche noi di commettere lo stesso errore.
L'anno scorso abbiamo presentato un emendamento di 150 milioni su tre anni che è stato inevitabilmente e clamorosamente bocciato.
Quest'anno abbiamo proposto 50 milioni di euro sulla ricerca anche perché eravamo convinti, forse in parte illusi, considerando la nuova delega sulla ricerca dell'Assessore Leo. Mentre da una parte si tengono conferenze stampa, si dice lanciamo la ricerca, di fatto, non ci sono le risorse: è una delega senza portafoglio, è una delega senza risorse.
Aggiungiamo anche un capace direttore ad occuparsi della materia, a cercare di recuperare risorse che ci sono, non ci sono, non tutti vogliono mollare. Mentre si inaugura, alla presenza dello stesso Presidente, i laboratori della Bracco e si è appena inaugurato il laboratorio Boella: questo è un aspetto del settore. Noi assistiamo anche alle difficoltà del Centro ricerche Fiat, Agilent, che di fatto chiude; all'Italia che è agli ultimi posti nella ricerca a livello Europeo e il Piemonte che non si distingue.
Vi segnalo un grafico molto bello in cui sono rappresentati paesi che investono risorse più importanti sulla ricerca, quelli che stanno cercando di capire cosa fare, ma soprattutto segnalo il fatto che nell'ultimo quadrante, è rappresentata l'Italia, di conseguenza il Piemonte. In una situazione del genere assistiamo ancora una volta a dichiarazioni da parte della Giunta di impegno sulla ricerca. A nostro parere sono dichiarazioni prive di fondamento, perché nel momento in cui prendiamo per buono gli intenti della Giunta di creare un Assessorato alla Ricerca, di conferirgli una delega e proponiamo 50 milioni di euro, ci sentiamo rispondere 20.
Avremmo capito un rilancio, non di 50, ma di 70, 60 se si vuole veramente investire, al di là della capacità e della possibilità di trovare delle risorse distribuite a pioggia nei vari assessorati.
Ci viene il dubbio che sia l'ennesima dichiarazione elettorale che pu essere buona adesso, ma anche fra un anno, perché può colpire, più o meno seriamente, l'immaginario dei piemontesi. Basta sentir parlare di ricerca per dire che è una cosa importante, senza entrare nel merito. Noi ci eravamo illusi, tuttavia siamo pronti a ricrederci, la delega sulla ricerca l'abbiamo istituita, abbiamo fatto la conferenza stampa e siamo pronti ad inserire le risorse, altrimenti è una delega vuota. Non è una delega concreta.
Caro Assessore o lei è in grado di presentare un progetto serio, delle risorse serie, misurabili, una strategia, altrimenti è una dichiarazione elettorale. Non voglio entrare nella polemica. Mi auguro che da parte della Giunta non solo venga accolto questo emendamento, ma ci sia, nelle prossime ore, nei prossimi giorni, quando si arriverà ad una definizione di questa mini maratona (definirla una maratona alle 0,30 della prima notte mi sembra eccessivo), ad una definizione indicando delle cifre rispetto ai vari argomenti che abbiamo indicato, tutti assolutamente prioritari (ed è un elenco per difetto, non per eccesso). Ci auguriamo, e su questo si prova la credibilità di questa Giunta, non solo in termini di dichiarazione di conferenze stampe, ma anche di volontà concrete, che questo emendamento venga accolto, anzi venga rafforzato non solo dei 50 milioni che abbiamo proposto, ma ulteriormente incrementato. Quando c'é la volontà, la si misura anche con la disponibilità ad investire risorse importanti. Ricordo che sul buono scuola, faccio solo un esempio non polemico, si sono spostati 200 milioni di mutui di un anno per slittare gli interessi, per trovare 18 milioni di euro su un progetto di bandiera, ma non certo strategico per la nostra regione. Neanche strategica per le tasche delle famiglie che, senza averne bisogno riceveranno quei soldi, facciamo fatica a capire come non si riescano a trovare le risorse per un problema così importante e così strategico per l'economia generale della nostra Regione.
Ed è su questi argomenti che, per certi versi, si fa la differenza di una manovra, di un documento di politica economico-finanziaria o di un bilancio, non su provvedimenti parziali o secondari, che possono accontentare un Gruppo piuttosto che un altro, una coalizione piuttosto che un'altra. Un intervento serio su questa materia se ne sente quantomai la necessità; altrimenti, tutte le dichiarazioni sulle "fughe dei cervelli" e sui ricercatori, checché ne dica la signora Brichetto... così la voglio chiamare, perché essendo interista, mi rifiuto di chiamarla con il cognome da sposata, perché usurpa un cognome a cui molti interisti sono particolarmente affezionati...



PRESIDENTE

Cerchi di concludere.



PLACIDO Roberto

...checché ne dica la signora Brichetto, che a trent'anni, o anche meno, i ricercatori italiani vengono assunti (non quelli che sono costretti ad espatriare, i novelli emigranti, principalmente negli Stati Uniti). Basta chiedere ad alcuni ricercatori per capire che a 40, 42 o 45 anni vivono in una situazione di estremo precariato: essere fra le punte di diamante dell'economia del Paese e trovarsi precari a 45 anni, e sentirsi al centro di dichiarazioni vuote o prive di contenuti.
Con questo emendamento, insieme alla proposta dei 50 milioni accoglieremmo con piacere un rilancio di 51 - abbiamo cercato di dare un contributo concreto. Ci spettiamo che questa maggioranza, in un sussulto di dignità, riesca a fare lo stesso su questo argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Come ha ricordato il collega Placido, credo ci sia un'ampia condivisione sul fatto che una delle cause della crisi che investe la nostra Regione vada ricercata nel fatto che il sistema industriale piemontese perde competitività e quote di mercato interno e internazionale.
Credo che ci sia anche condivisione sul fatto che una delle ragioni per rimuovere questo ostacolo allo sviluppo della capacità competitiva dell'economia piemontese e delle imprese vada ricercata nello sforzo per investire in ricerca e sviluppo. Su questo mi pare che ci sia un'ampia condivisione di analisi.
Tuttavia, non c'é soltanto una crisi congiunturale che investe l'economia piemontese; non c'é soltanto una crisi di domanda, ma c' qualcosa di più: c'é una nuova divisione internazionale del lavoro rispetto alla quale possiamo non perdere quote di mercato e porci il problema di acquisirne semmai di nuove, innovando il processo produttivo e i prodotti del processo produttivo.
Se questa analisi è condivisa, è del tutto evidente che vi è un problema che non può essere eluso dal Governo regionale.
Il problema che deve affrontare il Governo regionale è in che modo, non le sue politiche, ma con le politiche pubbliche è possibile concorrere allo sviluppo di una politica della ricerca e dello sviluppo della nostra Regione.
Ora, qui, mi affido ai dati che voi riportate nel DPEFR, Assessore Pichetto e Presidente Ghigo: se leggiamo attentamente il DPEFR, cosa scopriamo? Scopriamo che esiste una singolare - ma non troppo contraddizione tra il fatto che noi siamo la sesta Regione italiana per quanto riguarda il nostro posizionamento del sistema economico del nostro Paese, ma siano una delle Regioni che investe meno in ricerca e sviluppo. I dati sono quelli che pubblicate voi sul DPEFR.
Questa è una Regione nella quale le politiche pubbliche - la Regione ha ovviamente un ruolo trainante in queste politiche pubbliche - investono il 21% in ricerca e sviluppo, a fronte di altre Regioni italiane economicamente solide, che investono molte più risorse pubbliche per la ricerca e lo sviluppo: il Friuli investe il 36% contro il 21% del Piemonte, la Liguria il 45% contro il 21% del Piemonte, la Toscana il 39 contro il 21% del Piemonte, l'Emilia Romagna il 34% contro il 21% del Piemonte, la Basilicata il 43% contro il 21% del Piemonte - parlo di investimenti in ricerca e sviluppo realizzati da Amministrazioni Pubbliche nell'ambito della varie Regioni - per un totale complessivo del 41%. Il Piemonte, che pure è una Regione all'avanguardia dal punto di vista dello sviluppo economico industriale, è collocata attorno al 21%.
Esiste un problema vero, che spiega, del resto, il senso della nostra posizione sulla legge finanziaria. Noi riteniamo che per sciogliere questa contraddizione occorra concentrare risorse pubbliche, e non solo pubbliche naturalmente (soggetti privati, sinergie con università), per superare questo gap - così si dice - che esiste tra ciò che investiamo noi in ricerca e sviluppo e ciò che, invece, in ricerca e sviluppo, investono le altre Regioni del nostro Paese.
Questo è il problema che vi poniamo, il fatto, cioè, che noi affrontiamo una crisi - e non torno sugli aspetti di questa crisi - che investe la nostra Regione, avendo, per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo, politiche pubbliche meno efficaci dal punto di vista quantitativo e qualitativo rispetto a quelle che sviluppano, invece, altre Regioni del nostro Paese. Ed è singolare, perché dovremmo essere, invece, una Regione che utilizza la leva delle politiche pubbliche per innovare i processi produttivi, i prodotti delle aziende e del sistema delle imprese, insomma per far compiere un salto al sistema produttivo della nostra Regione.
Questo non sta avvenendo o, meglio, non sta avvenendo nella misura che sarebbe necessaria, se tutti conveniamo sul fatto che la strozzatura - o una delle strozzature, non l'unica naturalmente - è rappresentata dal fatto che vi è un problema di ricerca e di sviluppo per la nostra Regione.
Noi ci confrontiamo con aziende, Stati e imprese che investono molto di più in ricerca e sviluppo. Mi ricordo che visitai gli Stati Uniti molti anni fa e incontrammo il management della ITT, il quale ci spiegò che investiva in ricerca e sviluppo l'equivalente di ciò che investiva allora la Olivetti in ricerca e sviluppo. Questo vi dà la dimensione di come, in verità, oggi la sfida competitiva richiede che si concentrino grandi risorse nelle politiche della ricerca e dello sviluppo.
Ciò detto, Assessore Pichetto, cosa vi chiediamo? Vi chiediamo di fare una scelta netta in questo senso e di fare corrispondere a questa scelta comportamenti coerenti.
Non sto dicendo che non abbiamo fondi per la ricerca e lo sviluppo.
Abbiamo almeno due fondi: il fondo della legge 140 e il fondo della legge 598. Credo che, con la finanziaria dello scorso anno, abbiamo addirittura istituito un fondo ulteriore per favorire la ricerca e lo sviluppo. Tant'è che con l'articolo 7 della finanziaria dello scorso anno, immaginammo di istituire una specifica UPB per favorire la ricerca e lo sviluppo nel sistema delle imprese e di fare in modo che si realizzasse questa sinergia positiva tra università, privati e politiche pubbliche.
Qual è il limite? Non possiamo limitarci a utilizzare, per le politiche di ricerca e di sviluppo, le risorse trasferte dallo Stato, non ponendoci il problema di destinare, se questa è una delle strozzature che riguardano questa Regione e il suo sistema produttivo, risorse aggiuntive che la Regione deve destinare, se vuole favorire queste politiche. Tanto più che dobbiamo superare un gap rispetto ad altre Regioni che hanno, negli anni passati, destinato a questo scopo più risorse pubbliche.
Questo è, secondo noi, il problema da affrontare. Metterci alla pari con altre Regioni e trovare nelle pieghe di questo bilancio gli strumenti e le risorse con le quali finanziare un grande programma di ricerca.
Che il punto sia chiaro da solo non risolve le questioni, ma è certo un presupposto per fare compiere un salto di competitività all'economia della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Ritengo doveroso intervenire su questo emendamento inerente al cuore del sistema produttivo piemontese. Quando parliamo di ricerca, parliamo del nostro futuro, un futuro importante e delicato in questo momento.
I colleghi Placido e Ronzani hanno delucidato abbondantemente le caratteristiche di questo emendamento. Però, volevo ancora approfondire qualche dato per ricordare all'Assessore che l'ISTAT ha indicato che nell'ambito della ricerca e dello sviluppo, l'assolvimento piemontese è di 1.600 miliardi. Su questi hanno contribuito per 1.400 miliardi le aziende per oltre 206 milioni le università e per quasi 92 milioni la pubblica amministrazione nel suo insieme.
Ritengo che l'argomento sia particolarmente importante perché i ricercatori in Piemonte sono circa 17.000, di cui 13.000 dipendenti da imprese e 2.500 da parte dell'organico accademico dei tre atenei regionali, cioè Università, Politecnico di Torino e Università del Piemonte orientale.
Questi ultimi hanno complessivamente circa 150 laboratori e 150 centri di ricerca. Nell'esercizio scorso, le aziende che hanno fatto la richiesta sono state 1.369, per un totale complessivo di 69 milioni di euro. Solo il 28% di queste aziende hanno visto esaudite le loro richieste.
Ci tenevo ad intervenire su questo emendamento perché, quando parliamo di richiesta, parliamo indirettamente anche di sanità, approfittando anche della presenza dell'Assessore Galante, che si sta godendo questa sera la discussione sulla programmazione finanziaria. Questo è un esempio Assessore, di come questo emendamento può toccare anche il suo comparto. La competitività e la prevenzione sanitaria passa anche attraverso la ricerca.
Per questo ritengo che questo tipo di emendamento vada sostenuto, perché lo riteniamo importante per tutti i comparti della nostra società. In modo particolare va sostenuto sotto l'aspetto sanitario, dove il piano di programmazione e il bilancio finanziario è schiacciato. Forse dalla ricerca può arrivare qualche elemento positivo per alleggerire questa pesantezza contabile.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi do la parola all'Assessore Pichetto Fratin per il parere della Giunta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

In merito all'emendamento, si può valutare se aggiungere i due capoversi al Documento di programmazione. Vorrei porre una questione come considerazione: ha ragione il collega Placido quando dice che adesso è diventata di moda la ricerca. Come succedeva con i mestieri, una volta erano di moda gli assicuratori, poi sono arrivati i venditori di computer che sono diventati venditori di software, poi di programmi di investimento.
Successivamente, c'è stata un'ondata dove tutti facevano formazione.
Infine, sono tutti diventati consulenti.
Adesso, il tema di moda è la ricerca, ma nessuno dice al momento cosa ricercare. Voglio dire questo: l'impegno sulla ricerca deve partire dalla considerazione di qual è la struttura economica di questa Regione, di quali sono i centri di ricerca e di che ricerca si vuole perseguire. Forse in aula è più difficile, ma in Commissione un discorso di questo genere lo si può sviscerare meglio, proprio per fare delle valutazioni che abbiano anche una maggiore oggettività, rispetto all'aula, nel poterle svolgere.
Quello che ritengo debba essere considerato è proprio la struttura dei centri di ricerca nell'ambito piemontese, che, peraltro, fa della Regione Piemonte, per quanto riguarda l'entità degli investimenti, la seconda d'Italia, dopo il Lazio e prima della Lombardia, limitatamente al livello percentuale degli investimenti sulla ricerca rispetto al PIL. Sulla Regione Lazio c'è tutta una valutazione che riguarda le sedi legali. Prima considerazione.
La seconda considerazione riguarda il modo in cui si calcola l'entità degli interventi a favore della ricerca. Quando si elencano, caro Consigliere Giordano, i dati ISTAT di ricerca privata, vi invito ad andare a vedere quanto c'è, nella ricerca delle grandi aziende private piemontesi di contributo privato e quanto di contributo pubblico.
Mi pare che il Consigliere Ronzani abbia citato la legge 140 su cui, lo scorso anno, abbiamo inserito 40 milioni di euro. Il riparto è stato circa sull'11-12% (vado a memoria), che significa 400 milioni di euro di investimento sulla ricerca fatti in riferimento alla legge 140, calcolati nel privato.
Qual è, però, la questione? La partita della ricerca da noi, rispetto ad altri paesi, ha una difficoltà in più: la struttura di impresa, la struttura della PMI, dove si fa innovazione. Una volta si facevano invenzioni, attualmente si fa microricerca non brevettata, ma siamo ben lontani dalla caratteristica americana di uno stretto raccordo tra le grandi imprese e le università.
Tra le poche grandi imprese vi era la Fiat. Ricordo che il CRF, in raccordo con il Politecnico, faceva ricerca. Questa è la sostanza della questione. La Sip (diventata poi Telecom) aveva un suo compartimento che si occupava di ricerca. Era una grande impresa. In questo nodo potevano essere erogati grandi finanziamenti pubblici di raccordo, alcuni anche su casi di ricerca pura.
Oggi, l'investimento sulla ricerca, a livello di Regione, viene fatto utilizzando i percorsi delle normative che abbiamo - le leggi 140 e 598.
Proprio oggi, a seguito della discussione relativa alla richiesta dell'opposizione di istituire un apposito fondo sulla ricerca, ho fatto una valutazione, con alcuni di voi, sul fatto che stiamo definendo le nuove modalità valutative della ricerca sulla legge 598, che saranno presentate spero in tempi abbastanza brevi (appena terminata la sessione di bilancio spero entro il mese di maggio) in VII Commissione.
Il fondone, il fondo che andiamo a destinare, potrà essere reperito sulla base della legge 598, che consentirà interventi di ricerca con percorsi valutativi e precedenti. La legge 140, invece, comporta un meccanismo a posteriori rispetto al momento di ricerca.
Si tratta di fare valutazioni di merito che, a questo punto, sono l'esatto contrario della valutazione relativa all'intervento a pioggia citato da qualcuno. L' intervento a pioggia è, per riempirsi la bocca, fare un capitolone mettendo i fondi lì, senza sapere neanche cosa se ne farà con il rischio di arrivare dopo a devolverlo per fare il bel gesto nei confronti dell'Università. Ogni volta che si devolve all'Università è gesto ben fatto: posso essere d'accordo al 100% o no, perché anche sull'Università posso esprimere riserve o devolverlo al Politecnico, che certamente fa ricerca in ambito piemontese.
Su tutto questo preferirei discutere. Penso che l'Assessore Leo ne vorrà discutere anche per la parte di ricerca pura che, invece, deve certamente riguardare i centri di ricerca prevalentemente pubblici (fra l'altro, non possiamo neanche più intervenire su quelli di tipo privato dopo l'articolo 3 della Finanziaria, con interventi di investimento sulla ricerca). Naturalmente, a questo punto, occorre valutare, in modo puntuale prevedendo anche costi e benefici, come vengono destinate le nostre risorse.
Per quanto riguarda la ricerca, comunque (leggi 598 e 140, interventi su laboratori e così via) sul bilancio annuale della Regione Piemonte sono stati destinati, negli ultimi anni, 100 milioni di euro perché c'è stata una scelta politica precisa di privilegiare l'innovazione. In alcuni casi possiamo discutere se si tratti soltanto di innovazione tecnologica e non di ricerca, ma su questa parte di valutazione lascio, ai seminari degli studiosi, la discussione del confine tra l'innovazione del processo, del prodotto e la ricerca.
Il nostro obiettivo, come Governo regionale (ma, ritengo, come Consiglio regionale) è quello di promuovere la modernizzazione, lasciando al sistema delle imprese, che operano sul mercato, di trovarsi le condizioni dei percorsi, dunque di imporre scelte al sistema delle imprese.
Pertanto, l'emendamento in questione può sembrare marcato e pesante, ma pu anche essere accolto, nel senso di sottolineare che l'economia italiana e quella regionale, ovviamente, soffrono di un pesante deficit nel campo della ricerca. Certamente, l'entità nazionale della spesa destinata alla ricerca, rispetto agli standard europei, è pari alla metà, ma "ulteriormente aggravato" non ve lo voto per ragioni politiche. Se viene eliminato, lo sottoscrivo perché è in senso positivo.
Su questo emendamento, se viene eliminata quella parte, la Giunta pu esprimere voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Ascoltiamo con attenzione il parere dell'Assessore e consideriamo la sua risposta un'espressione di parere negativo sul nostro emendamento visto che non solo non siamo disposti ad accettare le modiche che chiede ma, dall'insieme del suo argomentare, ci sembra su un'altra strada.
Voglio provare a rispondere alla domanda che l'Assessore ha posto quando chiede per cosa.
Vede, una volta lavoravo in un'azienda nella quale c'era un signore che, tutte le mattine, arrivava andava ad un banco e, insieme con un operaio specializzato che lo aiutava, trafficava manualmente, con la lima o con altri attrezzi, fino a quando non tirava fuori dei prototipi di prodotti che poi, pian piano venivano gestiti, applicati e portati in produzione.
Questo era il modo con cui una piccola azienda metalmeccanica di circa 200 dipendenti cercava di stare, a suo modo, sul mercato, utilizzando vecchie competenze acquisite nel tempo da operai professionali e specializzati, per apprestare quel background sul quale costruire le cose.
Quella fase, come sapete, è finita. Non stiamo parlando di moltissimi anni fa, stiamo parlando di una cosa che ha funzionato all'incirca fino agli inizi degli anni '80 e che poi, gradualmente, si è spenta.
Forse lei vedrà in questo grande concretezza. Vedo che la affascina però è difficile chiamarla ricerca.
C'era un'altra ricerca alla quale lei ha accennato, legata alla grande impresa, che è tendenzialmente entrata in crisi per altre ragioni. Questa trasformazione, che ha riguardato, a Torino, grandi centri di ricerca, ma che tendenzialmente ha riguardato e riguarderà anche centri che hanno ancora una certa importanza, e penso al Centro Ricerche Fiat, nasce soprattutto dal fatto che esistevano costi che le aziende potevano sostenere e che poteva esistere la ricerca come istituzione di servizio alla singola impresa.
Oggi non esiste nessuna impresa che possa permettersi il lusso di un centro di ricerca come struttura di servizio solo per se stessa. O una struttura di ricerca riesce ad affermarsi e vivere, non avendo solo un cliente, non avendo solo una fonte di iniziativa, ma muovendosi su un campo più vasto, o alla fine il rapporto tra investimenti e benefici si squilibra a tal punto da diventare sostanzialmente poco conveniente.
Però noi siamo in una città che ha patito della prima crisi, cioè della crisi della piccola innovazione, di quell'innovazione che aveva la sua base nell'esperienza professionale e del lavoro, e che ha patito e patisce anche della crisi della seconda ricerca, della ricerca vera e propria, cioè di quella che si legava ad una certa struttura di grande impresa.
Oltre questo, c'è il fatto di un Piemonte in cui sempre di più c'era la classica grande impresa, ma dove la caratteristica di Regione di piccola e media impresa si afferma come un dato strutturale e con quello che uno studioso di questi problemi da poco tempo scomparso, Sebastiano Busco (secondo me uno dei più attenti ricercatori di questo mondo della piccola e media impresa) ha messo in evidenza.
Si tratta di quella che ha chiamato la capacità della piccola impresa di "sparare" un colpo solo, cioè che quando un piccolo imprenditore inventa, trova e scopre un nuovo prodotto, ha poi talmente impegno ed è talmente concentrato sulla sua realizzazione e affermazione, che non ha più le energie per fare il secondo colpo.
E questo naturalmente cosa comporta? Comporta la creazione di strutture che sono completamente assenti, comporta la soluzione del problema, ossia il problema del trasferimento tecnologico e - aggiungo - anche qui con una cosa in più: per un certo periodo, la grande impresa ha sopperito, per sua esigenza, questo punto.
Pensate cos'è stata l'esperienza del co-design, ad esempio, cioè dell'associazione delle imprese minori alla progettazione e alla ricerca delle imprese maggiori nel settore dell'automobile, e come questo ha consentito lo svilupparsi di componentistica di una certa qualità. Tutti processi che tendono ad andare però ad un certo esaurimento.
La sua domanda, caro Assessore, è una domanda completamente priva di significato. Il problema non è sapere quali ricerche vogliamo fare, ma sapere quali strutture di sostegno ai centri di ricerca esistente e alla costruzione di una relazione tra questi centri di ricerca e la struttura produttiva noi siamo in grado di costruire.
E questo naturalmente - poi verremo al punto successivo - vale in particolare per alcune produzioni, per alcuni grandi prodotti. Mi pare difficile negare che possa esserci, da parte dell'intervento pubblico, un intervento di sostegno ad un settore della ricerca come quello che riguarda l'innovazione nel campo motoristico. A Torino si gioca molto in questo campo, e così su una serie di altri settori.
L'ultimo punto e concludo. C'è una questione che riguarda l'Università non nel senso di mettere a disposizione risorse per l'Università in generale, ma io vorrei che consideraste qual è lo stato del sistema universitario piemontese. Quando si discusse della creazione della terza Università piemontese, l'Università del Piemonte orientale, l'Università di Torino, in ritardo e forse mossa da ideali e da finalità che non erano esattamente delle più limpide, a mio parere, si provò a sostenere l'idea della costruzione di una rete universitaria regionale e di un sistema universitario che valorizzasse la ricerca. Fu allora proposto come alternativa.
Però, anche se in ritardo e, forse, un po' in malafede, si poneva una questione reale. Oggi noi siamo di fronte ad un sistema universitario siccome l'alta formazione fa parte di questo capitolo della ricerca - che è fortemente a rischio. Vi chiedo di andare a vedere, ma l'Assessore Leo sicuramente li conosce, quanti sono gli iscritti alla Facoltà di Scienze nell'Università del Piemonte orientale. C'è un livello ed un volume che non consente la nascita autonoma.
Quindi, se non offrono risorse a un progetto di costruzione di una nuova dinamica e di una nuova rete dell'alta formazione, sono guai seri.
Oggi bisogna dare un segnale forte, il che vuol dire che contrariamente a quello che state facendo, serve altro, perché è vero che ci sono cose molto importanti, come ad esempio il vino, così come la manifestazione di domani a Pollenzo, ma c'è un pezzo della struttura produttiva e del futuro del Piemonte, un pezzo fondamentale che è legato a questa dimensione. Bisogna trovare, anche con un atto di volontà, delle risorse straordinarie, perché c'è bisogno di un segnale straordinario e di impegno su questi temi.
Per questo la sua domanda, Assessore, un po' sfottente da una persona attenta come lei, un po' qualunquistica (Ma dove li volete mettere? Ma in fondo questa ricerca...) è sbagliata.
Chiedo di misurare meglio questa discussione e quindi di sapere - e lo vedremo sulla discussione sulla finanziaria e poi sugli emendamenti che presentiamo - se su questo voi aprite sul serio ad una comprensione di una necessità non dell'opposizione, ma della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano per dichiarazione di voto.



GIORDANO Costantino

Il collega Marcenaro, con la sua raffinatezza di espressione, mi ha un po' preceduto e, in questo senso, mi rivolgo all'Assessore.
Assessore, lei, sia pure con molto garbo, ha detto una cosa che mi preoccupa un po'. Stiamo parlando di ricerca ed effettivamente lei ci chiede: "Cosa volete cercare? Dove volete andare e che cosa volete fare?".
Io, insieme a lei farei, una riflessione senza nessun tipo di polemica.
Non so se lei la Regione Piemonte o l'Italia intera la colloca nel Terzo Mondo, nel secondo o nel Primo Mondo. Consideriamo che nel Primo Mondo abbiamo gli Stati Uniti d'America, dove ci vivono alla grande sulla ricerca e non penso che l'Italia appartenga al Terzo Mondo, dove abbiamo solo guerre e non si combina nulla.
Ma parliamo del Secondo Mondo, perché è fondamentale. Quello che lei ha detto, secondo me, è particolarmente grave. Il Secondo Mondo è caratterizzato in modo particolare da nazioni che hanno stipendi che valgono un ventesimo degli stipendi che abbiamo noi.
Con la caduta del socialismo, purtroppo arrivano grandi competizioni ad un costo molto basso. Se noi non siamo in grado di fare ricerca, siamo destinati a morire, perché tutti i costruttori, dalla Fiat a tutte le grandi aziende che, nel tempo, noi abbiamo in qualche modo sostenuto, se non c'è una logica di ricerca, di portarsi un po' avanti, non siamo competitivi. Questi paesi, che vengono dall'area socialista, realizzano ad un costo abbastanza basso. Noi non siamo competitivi sotto questo aspetto ed è mortificante il fatto che si dica "cosa volete ricercare". Io non so cosa ci sia da ricercare, sicuramente c'é da ricercare una riqualificazione della nostra comunità. Tutti sanno che i conti regionali sono abbastanza in difficoltà, anzi, Assessore, non so se lei nella prossima legislatura avrà la stessa delega ma se i piemontesi leggono bene questi numeri e i conti ho forte dubbi che lei possa rifare l'esperienza di gestire le attività produttive su questo territorio.
Ritengo che potrebbe accettare l'emendamento se non altro per un atto di buona volontà e per completare il mosaico e il progetto della sua programmazione economica e per dire: "c'erano anche quelli della sinistra".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 12 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 13 presentato dai Consiglieri Marcenaro, Suino Ronzani, Riggio, Riba, Manica, Muliere e Placido: alla parte III (le cose fatte, le cose da fare: priorità e obiettivi) dopo il punto 3.2.4 (pagg. 122-123) è aggiunto il punto 3.2.5 dal titolo "il futuro di Mirafiori e di Torino" così come segue: Da definizione delle missioni dei singoli stabilimenti di Fiat Auto, che assegna a Mirafiori la produzione dei monovolumi e dell'alto di gamma segmenti nuovi, e il continuo ricorso alla Cassa Integrazione per oltre 2000 lavoratori, nonostante la chiusura formale dello "Stato di crisi" alimenta molte preoccupazioni sul futuro dell'occupazione e dell'intero sito produttivo.
Sono 2 le criticità che vediamo: la prima sul breve periodo (2004/2005) legata alla permanenza della Punto FL a Mirafiori dopo la decisione di concentrarne la produzione a Melfi; la seconda sul medio/lungo periodo (dal 2006) con l'esclusione di Torino dai siti che produrranno la Nuova Punto e la New Large precedentemente assegnate anche a Mirafiori. Senza un percorso che porti ad una condizione di stabilità di Mirafiori l'assetto pensato da Fiat per Mirafiori rischia di non garantire la tenuta dell'occupazione in rapporto ai nuovi modelli assegnati e ai volumi individuati dal 2006.
La tutela dell'occupazione attuale dell'intero sito, risultante dalla realizzazione del piano Morchio, pari a circa 16/17.000 addetti, è obiettivo anche per il futuro.
La realizzazione di questo obiettivo passa attraverso la capacità di potenziare e ulteriormente qualificare le attività e la capacità produttiva degli stabilimenti di Fiat Auto e di Powertrain, che rappresentano i 2 traini a cui possono agganciarsi le altre aziende presenti sul sito come la TNT e più in generale l'intero sistema dell'indotto e della componentistica torinese.
Per raggiungere questi obiettivi si indicano alcune condizioni che possono essere utili a tutelare e consolidare l'occupazione a Mirafiori.
La fase di uscita dallo stato di crisi non ha fermato il ricorso alla CIG che in questi primi mesi ha già ripetutamente fermato 3 linee produttive su 4 e 4 modelli su 6. E' indispensabile fermare o quantomeno contenere questo continuo ricorso a corposi periodi di Cassa Ordinaria che rischia di protrarsi per tutto il 2004 e 2005. A tale scopo è necessario confermare le produzioni già assegnate (Thesis, 166, Multipla, BMPV Lancia, Libra, Punto FL e Idea) senza ulteriori trasferimenti, e diventa indispensabile definire un'attenta gestione di tutti i modelli nei vari stabilimenti confermando comunque l'assegnazione della Punto FL a Mirafiori e distribuendo eventuali sacrifici in modo equo tra i vari siti italiani.
Bisogna garantire un'elevata e costante attenzione alla qualità di tutti i prodotti, a partire da quelli, come Idea, situati in segmenti di nuova penetrazione per Fiat e che, anche per questo motivo, rappresentano una delle prospettive di Mirafiori.
Consolidamento, come da impegni presi da Fiat, e sviluppo delle attività di ricerca, innovazione e progettazione sull'auto e sui propulsori che mantenga a Torino il cuore e la testa di Fiat Auto. Contemporaneamente è necessario intensificare le attività di formazione, sulle quali occorre fare un salto di qualità nella gestione e condivisione dei moduli, per migliorare la qualificazione dei lavoratori e rispondere al meglio alla missione produttiva affidata a Mirafiori.
Sul 2006 la soglia di produzione indicata da Fiat in 1.000 vetture al giorno non garantisce la piena occupazione dei lavoratori oggi impegnati a Mirafiori: è necessario, quindi, creare le condizioni che consentano un aumento dei volumi previsti intorno alle quantità che Fiat aveva indicato come soglia (1.300 vetture/giorno) all'indomani della cessazione della Panda. Va, quindi, modificata la scelta di passare da 4 a 3 linee a Mirafiori per non inibire ulteriore capacità produttiva. A questo scopo è utile rivendicare un diritto di precedenza per Mirafiori nella scelta di allocazione di nuovi modelli, quali Suv e Microcar, è una continuità produttiva di modelli del segmento D anche dopo la fine della Lybra prevista per il 2005; ove ciò non si realizzasse sarà indispensabile rivendicare l'assegnazione a Mirafiori di quote della 199 (Nuova Punto) anche dopo il 2005.
Un ulteriore elemento di rilancio per Mirafiori, al quale devono concorrere l'azienda, le istituzioni e l'intera comunità torinese, è rappresentato dalla scelta di un forte sviluppo della produzione di vetture e motori a basso impatto ambientale aumentando l'assortimento dei modelli Vamia nel piano gamma prodotto di Fiat, realizzando così elementi di prospettiva per l'intero Sito di Mirafiori, per Powertrain e per tutto il sistema dell'indotto, dalla ricerca ai componenti degli autoveicoli del futuro.
Servono nuovi investimenti e nuovi prodotti per rilanciare e rendere competitivo lo stabilimento delle Meccaniche a tal fine è necessario verificare la capacità produttiva degli stabilimenti europei per candidare Mirafiori ad una quota di produzione anche dei nuovi motori in sviluppo, e guadagnare a Torino la produzione del cambio e del suo "sostituto", come Polo motoristico completo.
Infine, definito con la negoziazione tra le parti è auspicabile un percorso di stabilizzazione occupazionale e produttiva per Mirafiori, come proposto da diversi esperti ed osservatori istituzionali nei giorni scorsi l'insediamento di un tavolo "unico" di confronto tra FIAT, Sindacato ed Istituzioni che, a partire dalla difesa e dal rilancio delle attività automotoristiche e da impegni programmatici condivisi da tutte le "parti" affronti anche il problema dell'utilizzo delle aree per realizzare tutte le sinergie e gli interventi necessari a potenziare e rilanciare l'attività produttiva dell'intero Sito".
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Come avete visto abbiamo cercato di accelerare la discussione limitando al minimo l'illustrazione degli emendamenti senza interventi, anche se interessanti, dell'Assessore Cavallera e dell'Assessore Picchetto. Su questo punto noi intenderemmo avere un confronto e una discussione che prenda qualche minuto in più e che sia più ampia di quelle che abbiamo fatto sulle altre questioni. Si tratta, come ciascuno di noi sa, di un punto importante per il capoluogo di questa regione, per la Regione nel suo insieme, che riguarda la più grande impresa industriale di Torino, del Piemonte e del Paese. Che riguarda, di questo siamo convinti, il futuro dell'economia regionale della quale non riusciamo a vedere una prospettiva positiva fuori da una presenza certo rinnovata e diversa dal passato, ma non per questo meno significativa, della produzione automobilistica e del lavoro intellettuale e manuale che intorno ad essa si svolge.
Noi pensiamo che questo sia un problema del tutto aperto: del tutto aperto di fronte alla città di Torino, del tutto aperto di fronte alla Regione Piemonte. E' vero che nel corso degli ultimi due anni, noi abbiamo per fortuna, osservato alcuni elementi di miglioramento della situazione della Fiat. Abbiamo osservato, sicuramente, alcuni elementi migliorativi di una situazione finanziaria che aveva portato la Fiat sull'orlo del fallimento: sono cambiate le politiche, sono stati effettuati dei disinvestimenti in settori nei quali si era cercato una diversificazione che si era rilevata, alla fine, come una diversificazione sbagliata. Sono state reinvestite risorse nel settore dell'auto e, in una situazione lungi dall'essere risolta, un relativo miglioramento dal punto di vista della situazione finanziaria. Anche se siamo di fronte a scadenze molto importanti, quest'anno e l'anno prossimo, e anche se, come sapete, la situazione è resa un po' più complicata dal fatto che la prospettiva di accordo internazionale con la General Motors, che era stato così importante, oggi è fortemente in discussione e si presenta in una luce almeno molto più incerta di quanto non apparisse alcuni anni fa. Anche dal punto di vista produttivo, mi pare che qualche segno di ripresa si possa notare nonostante questo avvenga in una congiuntura negativa, in un mercato dell'automobile che, nel nostro continente, continua a segnare una riduzione del suo volume globale.
Tuttavia, questo è il punto che noi vorremo discutere. Da questo quadro relativamente più confortante della situazione della Fiat, non derivano automaticamente, meccanicamente, conseguenze positive; un futuro rassicurante per l'industria dell'auto torinese e per una presenza della Fiat nel nostro territorio che consenta la prosecuzione di un'esperienza industriale così importante che continua a caratterizzare la nostra città e la nostra Regione, come una delle grandi capitali mondiali dell'automobile com'è stata in passato, e come ancora ha le condizioni e le possibilità di continuare ad essere.
In questo quadro che si colloca la questione di Mirafiori. Per la questione di Mirafiori c'é la necessità di aprire un confronto. Il documento, quello che noi vi proponiamo con un emendamento, corrisponde ad una posizione che, dopo una discussione faticosa che hanno unitariamente raggiunto le Organizzazioni Sindacali piemontesi, chiede che le istituzioni diventino protagoniste dell'apertura di un confronto sul futuro e sulle prospettive degli stabilimenti Fiat a partire da quello di Mirafiori investendo sia le questioni che riguardano le collocazioni delle produzioni di carrozzeria, sia quelle che riguardano la prospettiva della produzione dei motori. Sia le produzioni che Fiat continua a gestire direttamente sotto la propria diretta responsabilità, sia quelle che, come sapete, si svolgono oggi sotto il marchio di Power Train perché configura quella unione fra Fiat e General Motors.
Qui c'é un problema di intervenire, di premere affinché, nei confronti che si stanno aprendo e che apriranno la presenza di Torino e la garanzia a Torino delle condizioni per uno sviluppo del lavoro intellettuale, di progettazione e manuale di produzione intorno all'automobile, rimanga a livelli accettabili. Mi pare che la posizione delle Organizzazioni Sindacali sia molto ragionevole, nessuno pensa che si possa tornare al passato. Ci pare che difendere il punto al quale siamo arrivati, chiedere che non si vada al di sotto e che quindi, nella distribuzione delle produzioni fra i diversi stabilimenti, se ci sono dei sacrifici da compiere, siano ripartiti equamente e che nella distribuzione delle produzioni ci sia una possibilità di considerare tutti gli stabilimenti allo stesso modo e che Torino non sia preventivamente tagliata, é un punto molto importante. Signor Presidente, credo che lei sappia che il 15 maggio questo confronto si apre, e non manca molto. Il 15 maggio si aprirà un confronto nella nostra città fra l'Unione industriale, la FIAT e le organizzazioni sindacali attorno a questo punto. Ritengo sia un cosa sensata dire i salari e le condizioni del lavoro siano una materia sindacale che è bene che le organizzazioni sindacali e le imprese risolvano e regolino fra loro. Ma quando si parla delle prospettive dello sviluppo e dell'occupazione di un settore così importante, a mio parere richiederebbe un intervento straordinario.
Con questo emendamento non proponiamo soltanto un testo da considerare parola per parola o lettera per lettera, ma proponiamo un problema offriamo a questa discussione sul Documento di programmazione economico finanziaria un tema che ci pare non sia sufficientemente considerato e che comunque certo non è considerato in termini rispondenti alla situazione attuale. Vi chiediamo, su questo, un confronto e un'assunzione di impegni e di responsabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo anch'io che sia un tema che si intreccia fortemente con il Documento di programmazione economico-finanziario, sul quale mi pare che emerga una fortissima sottovalutazione del problema, perché si limita a rilevare un miglioramento apparente della situazione della FIAT che è stato determinato soprattutto dalle dismissioni finanziarie che sono state fatte (quindi dall'aver trovato la liquidità per ridurre l'indebitamento), ma non vede una modifica del quadro di fondo, perché nonostante tutto, le quote di mercato e le vendite della FIAT si sono mosse in modo marginale.
migliorata un pochino la gestione economica, ma tutto ciò è avvenuto attraverso una politica di tagli, di cassa integrazione e di riduzione delle capacità produttive. È un problema serio, perché la competitività non si vince e non si rilancia con questo tipo di politica.
una questione ormai vecchia, la FIAT l'ha fatta in tutti questi anni e ha portato alle conseguenze attuali. Continua su una strada che, da questo punto di vista, è pericolosa, e lo è soprattutto per il Piemonte perché dietro alla politica di razionalizzazione, il settore più esposto è Mirafiori, ovvero quella produzione auto che si svolge in Piemonte.
Come l'Assessore e forse il Presidente sanno bene, non si tratta solo dell'azienda FIAT, ma si tratta di tutto il settore di piccole, medie e grandi aziende che lavorano intorno, che riflettono di fenomeni analoghi.
Sono anni che assistiamo anche nel settore della componentistica a riduzioni estremamente pesanti a livello di occupazione e di attività. In questi giorni ce ne sono altre e se ne aggiungono in modo continuo.
Siamo di fronte ad un tipo di politica che ha queste caratteristiche. A fronte di questo, pare che emerga una fortissima assenza di sensibilità.
Nonostante tutto, continuo a pensare che il Gruppo Agnelli e la FIAT S.p.A. abbiano deciso, più che di vendere auto, di vendere l'Auto, e che questa continui ad essere la loro strategia, attraverso una politica tutta tesa alla finanza e non al rilancio produttivo. Non è riuscita l'operazione di vendita con General Motors, ma sostanzialmente ci si muove in quella prospettiva: si risanano i conti del settore Auto per poterlo vendere meglio, e non per una vera politica di rilancio, su cui non c'è attualmente, una volontà, da parte della proprietà, di andare in questa direzione.
Il rischio è duplice, perché o riesce l'operazione di vendita del settore Auto non più a General Motors, ma a qualcun altro, oppure si vendono a pezzi gli stabilimenti. In entrambe le ipotesi in cui si sta movendo la proprietà (soprattutto verso la prima), attraverso la razionalità e la riduzione dei costi, traspare un attacco preciso alle produzioni in Piemonte, con delle conseguenze estremamente preoccupanti.
Da questo punto di vista, mi pare che il documento unitario delle organizzazioni sindacali testimoni questo elemento e segnali fortemente questa preoccupazione e chieda di intervenire. Un problema di questo genere dovrebbe riguardare la comunità piemontese nel suo insieme, oltre che il Governo piemontese e il Governo nazionale.
Credo che i segnali che il Governo piemontese ha dato in tutto questo periodo siano del tutto insufficienti: ci si fida delle dichiarazioni che vengono rese, si guarda con timido ottimismo questi segnali di miglioramento dei conti economici, ma si è ciechi sulla prospettiva di fondo, perché negli anni in cui c'é stata questa modifica, in Piemonte abbiamo assistito a scelte della FIAT che sono andate nelle direzioni di tagliare ulteriormente la produzione. Siamo lontanissimi da quegli obiettivi produttivi minimi (erano di 1300 vetture, poi neanche 1000 perché siamo sotto le 800). Inoltre, le ultime scelte operate da Power Trade (che forse non comanda troppo gli Agnelli, perché comanda General Motors) fanno presumere che a Torino non si facciano più motori. Mi pare una cosa sia incredibile: la città del motore non fa più motori? E la cosa passa inosservata. Questo, però, è uno dei segnali più forti del fatto che si vada nella direzione che ricordavo prima.
Da questo punto di vista, credo che si debba assolutamente intervenire in modo diverso, lanciando allarmi e giocando un peso politico, perch anche questo conta. Le comunità possono anche avere un ruolo, e lo abbiamo visto in un caso diverso in Umbria con le acciaierie: il fatto che ci sia una presenza delle istituzioni e del Governo regionale forte, aiuta ad affrontare e a condizionare le scelte che i Gruppi dirigenti fanno; e forse li può anche portare in una direzione diversa da quella adottata finora.
Il Governo piemontese dovrebbe muoversi in questa direzione, a partire da una modifica dei contenuti del Documento di programmazione economico finanziaria in merito al settore Auto, accettando un'indicazione molto più preoccupante e allarmista che, invece, è contenuta nell'emendamento che viene illustrato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Fra tutti gli emendamenti che abbiamo esaminato, ritengo che questo sul futuro di Mirafiori sia quello un pochino più delicato, se non altro per la complessità del ragionamento e per il ruolo che, in qualche modo, deve svolgere la Regione nei confronti di questa attività economica organizzata.
inutile dire che per tanti anni la FIAT, per Torino e per la Regione Piemonte, è stata tutto. Adesso, questa fase di declino di fatturato crea qualche problema.
Non so, Presidente Ghigo, in che modo fare la segnalazione su questo tipo di emendamento, perché questo ragionamento non vuole essere un ragionamento di tipo speculare. Onestamente, non ho l'esperienza per poter suggerire, al Governatore di questa comunità, cosa deve fare per potersi inserire in questo ragionamento e per tenere sotto controllo la situazione.
Sicuramente, non si può fare come con il caso del Mauriziano,dove si è detto: "La gestione non è mia, non ne so nulla, sono privati e di conseguenza aggiustatevi".
E' un fenomeno fondamentale. Da quando lei è Presidente di questa Regione, c'è stato un aumento sconsiderato di ore di cassa integrazione.
Abbiamo superato, secondo gli ultimi dati che ci sono stati forniti, i cinquanta milioni di ore, tra la cassa integrazione ordinaria e straordinaria.
Il mio intervento la vuole sollecitare, è un intervento che deve servire da stimolo, perché molte volte i dati che le dà l'Assessore Pichetto non sempre coincidono con la realtà. Una ventina di giorni fa l'Assessore Pichetto indicava che gli occupati in Piemonte sono circa 1.900 mila, quando poi dall'altra parte la forza lavoro disponibile su un milione è di 1.780 mila. Di conseguenza, il suo dato è preoccupante perché lei non solo dà al Piemonte la massima occupazione, ma ci sposta in una posizione di eccedenza, dimenticando che sul territorio regionale ci sono oltre 100 mila disoccupati.
Il mio è un ragionamento particolarmente difficile. Presidente Ghigo questo è un ragionamento complesso, non è un intervento sulla questione FIAT per metterla in difficoltà. Onestamente, non saprei nemmeno indicarle il modo per potersi inserire in questo tipo di ragionamento.
Sicuramente, puntiamo sulla sua professionalità, su un contatto costante e su un monitoraggio sistematico, affinché questa grande azienda non sposti all'interno della nostra nazione quella che è la produzione regionale e non la porti all'estero.
Concludo il mio intervento con una preghiera al Presidente, perch prenda un po' più a cuore questo argomento, avendo constatato in più occasioni che lei ha dei buoni rapporti con il Presidente della FIAT.
Abbiamo apprezzato il comportamento dell'avvocato Agnelli. Non più tardi di un anno fa, la CDA ha inserito 4.000 miliardi, sta facendo di tutto per cercare di mantenere la competitività dell'azienda, considerando che il segmento è diventato un po' più complesso. Quando c'era un mercato libero le macchine si costruivano, belle o meno belle, più o meno raffinate, e si vendevano. Abbiamo una concorrenza particolarmente agguerrita e anche le aziende che in qualche modo hanno inventato l'auto possono incontrare delle difficoltà.
Concludo questo intervento, signor Presidente, con una preghiera (anche se è difficile concludere un intervento con una preghiera, voglio farlo ugualmente). Prego per quelle persone, che a fine mese non sanno come pagare l'affitto e il riscaldamento, e per lo stato di impoverimento abbastanza grave. Tenga presente questa cosa che è fondamentale.
Le ripeto che non so in che modo lei possa inserirsi in questo tipo di ragionamento, ma sicuramente, con la sua esperienza, sarà in grado di tenere sotto controllo la situazione facendo in modo che la FIAT resti a Torino. Perché smantellando un pezzo al mese, poi un pezzo al giorno alla fine ci ritroveremo con un volume grandissimo di metri cubi da scaldare senza una produzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, mi sorprende non poco e negativamente il fatto che, sul Documento di programmazione finanziaria, una questione come quella della FIAT sia completamente trascurata. A che pagina è? Non l'ho trovata? Credo sia perfettamente cosciente di una circostanza assolutamente non secondaria: la FIAT è certamente la realtà produttiva più importante dell'area torinese, ma, soprattutto, tenendo conto dell'organizzazione della filiera dell'auto, il 70% o l'80% degli addetti di questo settore operano in comparti che non direttamente dipendono da questa realtà automobilistica.
L'indotto da tempo è decollato, si è aperto a nuovi mercati e una quindicina di giorni fa, forse anche di più, mi ha sorpreso un convegno organizzato dal centrodestra. Ricordo che erano presenti anche i radicali ricordo il collega Burzi.
Non ho capito bene se era solo un passaggio televisivo nel quale al centro c'era il problema del futuro dell'auto a Torino, ma mi ha sorpreso la circostanza che uno dei motivi conduttori di quel convegno era l'ipotesi del rilancio, già approvato quattro anni fa, da un atto di indirizzo del Comune di Torino, nell'ambito del progetto "Torino Internazionale" dell'insediamento del secondo produttore di auto a Torino.
Devo dire che mi ha sorpreso molto questa circostanza proprio perch queste affermazioni le ho trovate coerenti, anche in considerazione del fatto che i primi firmatari di quell'ordine del giorno erano proprio i rappresentanti di Rifondazione comunista in Consiglio comunale.
Assessore, cosa vuol dire quell'affermazione? In quell'occasione intervistarono anche lei. Sostanzialmente il ragionamento era fondato su questa tesi. E' una realtà regionale sufficientemente infrastrutturata forte di competenze assolutamente invidiabili e uniche sul terreno del design, su tutta una serie di competenze fondamentali per lo sviluppo di un settore come quello dell'auto, ma c'è un piccolo particolare che sfugge: da tempo la FIAT, al di là del piano di rilancio sostenibile, opera in condizioni assolutamente di prospettiva. Privi di una prospettiva credibile, per quanto concerne i rapporti che la vincolano alla General Motors.
Assessore, quali sono le politiche che si mettono in campo per favorire un'ipotesi del genere? La maggior parte delle aree ancora edificabili nella città di Torino hanno un proprietario: la Fiat. Le opzioni che possono essere effettuate su quei terreni di proprietà della Fiat sono, almeno per ora e nell'ambito delle competenze urbanistiche della città, nelle mani di un governo di centrosinistra.
evidente che si tratta di un aspetto strategico per voi e per il Piemonte.
Oggi qual è (ho inserito, all'ultimo passaggio di questo emendamento un altro filone di ragionamento) il rapporto che intercorre, a livello istituzionale, fra la Regione Piemonte, il Comune di Torino e la Provincia sulla questione dell'auto? Cosa mette in campo la Regione, a meno che non abbia operato, nelle sue politiche, una scelta senza ritorno, cioè di investire tutto sulla terziarizzazione, abbandonando l'ipotesi del rilancio del distretto dell'auto (salvo entrare in contraddizione quando, a livello del tutto propagandistico, si lanciano, all'opinione pubblica, altri messaggi che anziché rassicurare, creano disorientamento a quelle famiglie e a quei lavoratori che attorno alla filiera dell'auto vivono e hanno costruito un progetto di vita)?



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Sicuramente, l'ora è tarda per affrontare a fondo un tema come questo ma nella mia replica non posso esimermi dal svolgere alcune considerazioni.
Il tema è certamente un tema importante. Fiat è una questione una torinese, piemontese e nazionale. Fiat è l'industria nazionale per eccellenza e la sua valenza è, per ciò che riguarda la presenza automobilistica italiana nel mondo, il messaggio di un Paese come l'Italia nel mondo. È un marchio che fa anche da volano a molte altre produzioni del nostro Paese; fa da battistrada; apre - e ha aperto anche nel passato percorsi su molti paesi del mondo.
I dati ufficiali che presentano le varie trimestrali con un miglioramento della situazione finanziaria e con un'inversione del trend economico, sono due aspetti diversi.
La situazione finanziaria ha avuto un miglioramento con il realizzo di plusvalenze relative alle dismissioni, incamerando, comunque, fondi con dimissioni. Le plusvalenze hanno determinato anche un beneficio sui conti economici, ma la grande partita di questa azienda è arrivare a dei margini operativi lordi positivi, che permettano un'inversione di tendenza per raggiungere il profitto ed avere marchi e prodotti competitivi da porre sul mercato. Naturalmente, le altre valutazioni che, in parte, sono le rivendicazioni che le organizzazioni sindacali (le chiamo rivendicazioni ma è l'auspicio) fanno, con specifico riferimento a Fiat, sono un'interessante e positivo contributo alla valutazione complessiva e alla definizione delle posizioni comportamentali da parte delle istituzioni nei confronti della situazione Fiat e della crisi Fiat che, in questo momento risentono ancora di tutta una serie di altri elementi che alcuni dei vostri interventi, a partire dal Consigliere Marcenaro, hanno voluto toccare: il chiarimento dell'equilibrio e dei rapporti nei confronti della GM e quale percorso si avrà, ricordando che c'è l'integrazione produttiva.
Il collega Papandrea, che conosce la parte interna meglio di me e di molti di noi, sa che il meccanismo di produzione ha una fortissima integrazione tra GM e Fiat. La necessità è che da tutto questo si arrivi ad avere, a livello di quadro nazionale, una condizione di competitività, per finire questo percorso ed uscire dal tunnel. La necessità è che tutto questo avvenga mantenendo salde le radici e la testa su Torino, quindi la produzione su Torino.
A parere mio, la soluzione non è certamente il meccanismo di mantenimento di alcune produzioni al Sud che, forse temporaneamente, hanno una ragione di convenienza per sistemi organizzativi particolari, ma che nel lungo periodo non possono tenere. Tra l'altro, la necessità di avere un senso di responsabilità da parte di tutti è molto forte. Non faccio mistero di non aver condiviso la posizione di una parte del sindacato di Melfi nell'ultima settimana che ha portato, a causa di modelli organizzativi cambiati rispetto al meccanismo organizzativo di produzione (anche solo di vent'anni fa), il fatto che non viene più tenuto magazzino e quindi è, in pochi giorni e in poche ore, nella condizione di fermare altri impianti.
Fiat, con Mirafiori e con il suo indotto diretto, rappresenta il 4% del PIL piemontese. Anche qui bisogna vedere come calcolarlo e valutarlo, ma rappresenta un'entità forte, un percorso di tradizione forte per il Paese quindi per l'Italia nell'apertura, di un momento di globalizzazione in particolare.
Rappresenta, per Torino, la base di partenza per lo sviluppo su quel percorso di tecnologia e di ricerca che è stato oggetto degli emendamenti precedenti. La Giunta regionale, quindi, ritiene di assecondare l'azione di risanamento con la disponibilità e l'espressione di opinione su quella che deve essere la destinazione anche urbanistica, o meglio la scelta di riorganizzazione urbanistica sociale produttiva o residenziale delle eventuali aree libere di Mirafiori, anche con altre valutazioni, che possono essere quelle emerse dal Convegno dei Radicali, che citava il collega Palma, dove si parlava degli eventuali spazi di secondi produttori di altri produttori di auto su un terreno che è fertile per un humus culturale, per un know-out che è il capitale umano di una realtà come quella di Torino e quella piemontese, ha nei confronti di questo tipo di produzione.
Quindi, su questo la partita è aperta e coinvolge certamente, per ruolo di scelta anche tecnica principale e politiche principali, il Comune di Torino, perché le varianti urbanistiche, come primo passo, devono considerare quell'assetto, ma è talmente importante per la realtà regionale che la Giunta regionale non si chiami fuori e non si metta alla finestra a vedere qual è la scelta del Comune di Torino.
Quindi, in merito, nell'ambito del dibattito - perché riguarda lo sviluppo della capitale di questa Regione - la propria opinione la esprimerà.
Sullo specifico, vorrei fare un'ultima considerazione sulle cose dette dal collega Giordano. Consigliere Giordano, non è un controsenso che aumentino gli occupati e aumentino i disoccupati. In effetti, sembra un controsenso, ma il fatto che nella realtà piemontese, secondo i dati ISTAT ci sia un milione e 840 mila occupati (quindi, un aumento di 40 mila occupati) e, nello stesso mese, un aumento dello 0,1 dei disoccupati; non è un controsenso. Significa solo che c'è una maggiore propensione al lavoro, una maggiore richiesta di lavoro, con tutte le valutazioni che poi possiamo fare su questa maggiore richiesta di lavoro, perché la possiamo leggere in positivo e in negativo.
Io posso anche dare una lettura di maggiore povertà, quindi anche condizioni di richiesta con un percorso verso il lavoro di persone che precedentemente, non erano considerate occupabili e, quindi, inseribili in questo meccanismo.
In merito al considerare emendamento questo documento, collega Marcenaro, devo dire che il documento sindacale è interessante ed è una base positiva; però è una base del sindacato, che fa riferimento ad una contrattazione. C'è una serie di valutazioni, anche di ordine tecnico, in questo documento sindacale, per il quale serve un confronto più specifico che ritengo non può essere parte di uno scenario di programmazione. Per non è l'unico percorso di comportamento del rapporto con FIAT.
Dal punto di vista della Regione, lo considero un importante documento che può essere oggetto di dibattito ai fini della formazione, da parte del Consiglio, di una propria posizione, ma la Giunta ritiene di esprimere parere contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Devo dire, Assessore Pichetto, che siamo alle solite, e a quest'ora, se si volesse fare una battuta, si potrebbe dire: "La parola all'Assessore Pichetto per una dichiarazione di vuoto".
Difatti, siamo in una situazione in cui non c'è un impegno, non c'è una data, non c'è una cosa che abbia il rilievo di un'iniziativa politica, di un'assunzione di responsabilità. C'è puramente una descrizione, come se l'Assessore un giornalista che parla, un cronista che racconta, in un modo più o meno interessante, più o meno informato, ma fuori dal campo della responsabilità politica.
Peraltro, sulla base di valutazioni che derivano dal vostro comportamento in questo periodo, cioè da una totale assenza non su un terreno improprio - dal quale è giusto che la Regione e altre istituzioni stiamo lontane - ma su un terreno proprio, che è quello di come un'istituzione, che ha peraltro alcune responsabilità accresciute in materia di politica industriale o di politica per l'industria, pu esercitare un ruolo, oltre a quel ruolo che è dato dall'autorevolezza di una rappresentanza dei cittadini e di un'istituzione che, in nome di questa rappresentanza, lei interviene.
Noi non stiamo ponendo una questione astratta. Qui si sta per aprire un confronto e possiamo avere i giudizi più diversi su quello che è successo a molti chilometri di distanza, ma se si vuole evitare che anche a Torino si aprano situazioni di tensione, conviene che ci sia un intervento politico in questa direzione.
Forse non vi rendete conto cosa sta succedendo nel Paese, perché, per quanto riguarda Melfi, può darsi che ci siano delle cose che non piacciono o che siano considerate esagerate, ma per l'Alitalia succede la stessa cosa, per i medici succede la stessa cosa. Pensate che siano tutti fomentati dai comunisti? Non credo, ma se avete questa idea, è peggio per voi.
La FIAT è una questione di rilievo ed importante, sulla quale a noi piacerebbe sentire una volta un'assunzione di responsabilità, la convocazione di un incontro, il tentativo di mettere attorno ad un tavolo coloro che hanno responsabilità e possono contribuire; quindi, svolgere un ruolo in questa direzione.
La Regione Piemonte lo può fare, e se decide di farlo è nelle condizioni per poterlo fare. Non lo avete mai fatto, neanche in questo ipotetico scenario, che vedremo cosa produrrà e per il quale vi faccio i migliori auguri, visto che in passato mi sono sperimentato in tentativi del genere (mi riferisco al patto per lo sviluppo).
Però questo tema è fuori, questi interlocutori non fanno parte di questo quadro, dentro quel contesto non provate ad iscrivere questa figura.
Quindi, do un giudizio molto negativo sulle posizioni dell'Assessore Pichetto, perché le trovo veramente una riconferma di un disimpegno.
Detto questo, ritiro l'emendamento che ho presentato. Lo ritiro per il semplice fatto che lo abbiamo proposto perché fosse argomento di discussione. Naturalmente non sottopongo un documento unitario delle organizzazioni sindacali ad un voto che, in un'aula come questa, sarebbe respinto.
Però lamento il fatto che in un documento di programmazione così importante, come qualcuno faceva rilevare, su un tema cruciale, non unico non esclusivo e diverso dal passato, ci sia e continua ad esserci il totale silenzio e il totale disinteresse del vostro governo.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 13 è dunque ritirato.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo per chiedere un chiarimento, domanda che rivolgo o alla Giunta o alla maggioranza, e tengo a precisare che questa domanda non ha nessuno contenuto polemico.
All'inizio di questa discussione si era detto che si sarebbe fatto un voto finale e conclusivo su tutti i testi. Vorrei sapere se la richiesta della maggioranza è di fare un voto su questo punto, per concludere questo documento, io non mi opporrò. Avevo capito che si fosse sospeso un provvedimento e la discussione dicendo che poi si sarebbe arrivati ad un voto conclusivo sull'insieme dei testi in discussione. Tuttavia se questa procedura è cambiata, non la drammatizzo, ne prendo semplicemente atto.
Voglio soglio sapere qual è la strada che la maggioranza decide di percorrere in modo da saperci regolare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

La ringrazio Presidente. Il Consigliere Marcenaro ha ragione: l'intesa era di concludere il percorso della sessione di bilancio che era cominciata con il provvedimento degli ospedali valdesi, passando per il DPEFR e successivamente, la Finanziaria, il collegato, il bilancio e votazione finale. Mi auguro che ci sia, essendo oggi il 30 aprile, quindi nell'ultimo giorno utile per rispettare un impegno di legge che il Consiglio regionale si è dato, la legge di esercizio provvisorio che obbliga, in un certo senso, moralmente e istituzionalmente, il Consiglio regionale a votare entro la giornata di oggi la legge di bilancio, la legge finanziaria già adottata con delibera dal governo regionale ed assegnata all'aula che ci ha visto confrontarci per circa 85 ore in Commissione. Qualora l'opposizione continuasse con questo rallentamento forzato, voglio chiamarlo così per essere garbato, può darsi che faremo un'eccezione, come abbiamo già avuto modo di dire nella Conferenza dei Capigruppo, e magari valutare noi di porre in votazione alla fine, anche qualora non si arrivasse ad una votazione di tutti i documenti, il provvedimento degli ospedali valdesi.
Riteniamo di onorare ad un impegno, siamo persone serie che sostengono un governo regionale e che devono anche dare delle risposte di governo. Ma questo lo valuteremo fra qualche ora.
Qualora non dovesse essere approvata la Finanziaria e il bilancio, per responsabilità non nostra, ma dell'opposizione, indubbiamente sarà un provvedimento vuoto perché, ancorché con una previsione di impegno di bilancio, se il bilancio non sarà approvato, sarà, almeno per un certa fase, solo un bel foglio di carta. E' giusto quello che diceva il Consigliere Marcenaro: conclusa la discussione sul DPEFR, che sarà votato alla fine di questa sessione insieme al bilancio e la Finanziaria della Regione, naturalmente se la Giunta condivide questa posizione, possiamo passare alla finanziaria che credo sia il documento successivo.



PRESIDENTE

D'accordo, visto che l'aula acconsente e visto che questi erano gli accordi presi.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Possiamo anche rimetterci ad un verbale degli uffici. Io sono intervenuto prima senza introdurre elementi di polemica. Noi abbiamo presentato a questo provvedimento, che è un provvedimento complesso, come il DPEFR, non più di 21 emendamenti, che abbiamo discusso con una certa celerità. Molti emendamenti sono stati accolti dalla Giunta regionale significando che c'erano questioni motivate che noi ponevamo e che sono state prese in considerazione. Se di fronte a questo atteggiamento, e ad una discussione che abbiamo fatto questa sera, in questi termini, che ci ha portato alla conclusione di uno dei provvedimento importanti, il Consigliere Cattaneo e la maggioranza hanno voglia di parlare di ostruzionismo e di costruire in un clima adatta questa direzione, possono farlo. Io consiglio di trovare argomenti migliori e più efficaci e consiglio di fare, come si è fatto, una discussione - naturalmente se apriamo una discussione sui documenti di bilancio attraverso la legge finanziaria, l'apriremo come va aperta. Non è perché siamo arrivati all'ultimo minuto, per vostra responsabilità, che potete negarci una discussione generale in aula sulla legge Finanziaria (prima una discussione generale e poi una discussione sugli emendamenti). Con la stessa sobrietà con la quale noi abbiamo condotto una discussione per quanto riguarda questi problemi, intendiamo condurla su tutto il resto del bilancio e come abbiamo detto dall'inizio, noi abbiamo posto delle questioni di merito e politiche.
E' evidente che abbiamo il diritto di sostenerle, come ha diritto qualsiasi opposizione di sostenerla nel dibattito in aula. Noi sosterremo questa posizione naturalmente date, se valutate che questo sia importante risposte che permettano una interlocuzione. Se non ci saranno delle risposte noi ci muoveremo come si muove qualsiasi opposizione democratica in un paese nel quale si riconosca che l'opposizione esiste e non sta solo a prendere ordini dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Abbiamo concordato che avremmo portato tutte e tre i provvedimenti allo stesso punto al fine di votarli rispettivamente alle indicazioni che i Capigruppo hanno dato. L'argomento successivo è la Finanziaria che prevede una relazione il cui relatore è il Consigliere Gallarini.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Il voto è l'atto che conclude la discussione di un provvedimento. Prima del voto c'é tutta la fase delle dichiarazioni di voto. Noi pensiamo di non fare, in tre minuti, un'unica dichiarazione di voto sui valdesi, sul DPEFR sulla Finanziaria e sul Bilancio. Rimane fermo che ci saranno alla fine come diceva il Consigliere Cattaneo, differenziate fasi di votazione che comprenderanno la dichiarazione di voto e il voto su ciascuno provvedimento. Detto questo, il problema è risolto.



PRESIDENTE

L'aula acconsente, dichiarazione di voto e voto su ogni provvedimento.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 604 "Legge finanziaria per l'anno 2004"


PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Legge finanziaria per l'anno 2004, disegno di legge n. 604.
La legge di contabilità regionale disciplina nella sezione II gli strumenti di manovra finanziaria, la legge finanziaria e i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria annuale. In particolare, il dispositivo di cui all'articolo 8 dell'ordinamento contabile, precisa i contenuti della legge finanziaria. In coerenza con gli obiettivi del documento di programmazione economico finanziaria, la legge finanziaria rappresenta lo strumento che, per il periodo compreso nel bilancio pluriennale, completa la manovra del bilancio annuale, individua le scelte strategiche che dovranno consentire di raggiungere significativi e qualificanti obiettivi di politica economica, incidono non solo sul contingente, ma consente anche importanti modifiche strutturali.
La legge finanziaria per l'anno 2004 ha avuto un lungo iter legislativo, le sedute di Commissione sono state articolate e numerose.
Sono state sviluppate e approfondite le materie nei principali settori di intervento, quali sanità, assistenza, patrimonio, cultura, istruzione partecipazione regionale e trasporti. In particolare, l'esame del disegno di legge in Commissione è iniziato nello scorso dicembre 2003, con l'illustrazione del testo normativo e delle linee guida perseguite dalla Giunta regionale, da parte dell'Assessore al bilancio. È poi proseguimento nel mese di gennaio 2004 con le consultazioni degli Enti e delle associazioni interessate.
Per la prima volta, la Commissione ha utilizzato strumenti informatici per inviare le documentazioni inerenti la legge finanziaria e il bilancio ai soggetti consultati. Il testo, nella sua fase di presentazione è stato emendato ed arricchito con l'inserimento di ulteriori interventi normativi anche a seguito delle relazioni svolte dagli Assessori di merito che si sono succeduti nella I Commissione.
La legge finanziaria per l'anno 2004 si articola in sei capi.
Il Capo I riguarda gli interventi in materia di tributi regionali, e comprende un solo articolo, riguardante le disposizioni in materia di imposta regionale sulle attività produttive. I proventi di tale imposta vengono iscritti nelle entrate proprie della Regione. Tale dispositivo riconosce alla Regione l'esercizio dei poteri di accertamento, di riscossione e di utilizzo del gettito, poteri esercitati mediante le competenti agenzie fiscali.
Il Capo II comprende sei articoli relativi agli interventi in materia di bilancio e di contabilità regionale.
L'articolo 2 provvede a rifinanziare le leggi regionali di spesa individuate in apposito allegato, secondo quanto previsto all'articolo 30 della legge finanziaria per l'anno 2003.
L'articolo 3 introduce il finanziamento di uno specifico fondo per la sottoscrizione di azioni o quote in società a partecipazione regionale e detta disposizioni volte a consentire la ricapitalizzazione di dette società individuate in apposito allegato. Sono previste modifiche alla legge regionale in materia di tasse automobilistiche. In proposito, la norma introduce la facoltà di periodicità quadrimestrale per i versamenti per le autovetture e gli autoveicoli atti al trasporto promiscuo di persone o cose alimentati a gasolio e non conformi alla direttiva 91-441 CEE del Consiglio del 26 giugno 1991.
L'articolo 5 ridetermina, per l'anno accademico 2004-2005, l'importo della tassa regionale per il diritto allo studio universitario.
Viene abrogato, all'articolo 6, il dispositivo contenuto nella legge regionale 25 agosto 1992, n. 41, che istituiva nel bilancio regionale il fondo per l'avvio e il sostegno di iniziative previste da regolamenti o direttive comunitarie.
L'articolo 7 fornisce l'interpretazione autentica della disposizione di cui al comma 3, dell'articolo 24, della legge regionale n. 7 del 2001 (legge di contabilità regionale) per ovviare all'inconveniente gestionale che l'interpretazione precedente, invalsa, aveva cagionato in materia di variazioni compensative.
Il Capo III è relativo ai provvedimenti in materia di finanza locale.
Con gli articoli dall'8 al 13 la Regione Piemonte si propone di agevolare l'acquisizione di nuove risorse finanziarie da destinare a spese di investimento da parte degli Enti locali piemontesi, assolvendo il proprio compito di Ente di Governo del sistema di autonomie locali.
Il Capo IV contiene le disposizioni in materia di personale regionale.
In particolare, l'articolo 14 riguarda la realizzazione dell'asilo nido regionale.
L'articolo 15 riguarda il trattamento economico accessorio del personale. Nelle disponibilità per il trattamento accessorio vengono acquisite sia delle risorse aggiuntive e incrementative dei fondi per la retribuzione di posizione del risultato per il personale dirigente, sia le risorse destinate alle politiche di sviluppo del personale delle altre categorie. Il medesimo articolo acquisisce e destina per il trattamento accessorio anche le risorse che, nella disponibilità di bilancio dell'ente, vanno ad incrementare dall'anno 2004 i capitoli 10120 e 10160 inerenti l'UPB 09071 - Bilancio e finanze, trattamento economico del personale, Titolo I, Spese correnti del bilancio di previsione.
L'articolo 16 autorizza il pagamento delle prestazioni straordinarie effettuate dal personale regionale impegnato negli interventi di ricostruzione e messa in sicurezza degli abitati e delle infrastrutture a seguito di danni provocati dall'alluvione verificatasi in Piemonte nel mese di ottobre 2000 o dagli eventi per cui è dichiarato lo stato di emergenza.
Inoltre, l'autorizzazione del pagamento delle prestazioni straordinarie si applica anche al personale impiegato nelle attività amministrative regionali riguardanti l'organizzazione dell'evento Olimpiadi Invernali Torino 2006, anche in deroga a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro, nonché al personale del Consiglio regionale impegnato nelle attività di supporto alle sedute di assemblea e degli altri organismi consiliari istituzionalmente costituiti.
L'articolo 17 contiene una modifica alla legge regionale 1 dicembre 1998, n. 39, la quale disciplina l'indennità spettante al personale addetto alla guida degli automezzi in dotazione ai componenti della Giunta regionale e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Infine, il Capo VI raggruppa articoli contenenti disposizioni transitorie finali.
In particolare, si evidenzia l'articolo 20 inerente il parco della salute, in quanto la norma è stata oggetto di lungo dibattito in Commissione.
L'articolo 22, relativo allo sviluppo del sistema aeroportuale regionale, e l'articolo 23, contenente il cofinanziamento regionale del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, sono stati, entrambi, oggetto di approfondimento con l'Assessore ai trasporti. Nello stesso ambito è stato oggetto di discussione il contenuto dell'articolo 24, che impegna la Regione a realizzare opere connesse al nodo ferroviario di Novara.
Questa è la relazione meramente tecnica relativa al disegno di legge n.
604 "Legge finanziaria per l'anno 2004".
Ovviamente, per quanto concerne il collegato e il bilancio, all'atto in cui saranno ultimati gli esami del DDL n. 604, si procederà - il relatore è sempre lo stesso - alla lettura delle relazioni relative agli altri due provvedimenti. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Gallarini.
Dichiaro aperto il dibattito generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, discutiamo questa legge finanziaria in un contesto economico e produttivo della nostra Regione caratterizzato da elementi e previsioni di crescita che non possono non preoccupare coloro che si pongono il problema di favorire, con le politiche di sviluppo e del governo della Cosa Pubblica, processi di sviluppo della nostra Regione.
Forse, non è il caso di soffermarsi più di tanto, ma è un fatto che discutiamo questa legge finanziaria in una condizione economica e finanziaria della Regione più grave rispetto a quella dello scorso anno, i cui tratti distintivi mi paiono essere una previsione di crescita che non fa presumere e non fa ritenere che vi saranno, nei prossimi mesi incrementi significativi della produzione e delle esportazioni. I segnali che si registrano in questa fase non ci consentono di fare, da questo punto di vista, previsioni ottimistiche: da una minore capacità produttiva del sistema Piemonte, alle prese con una nuova divisione internazionale del lavoro che ci obbliga a ripensare alle politiche con le quali affrontare i problemi dello sviluppo del sistema delle imprese della nostra Regione, ad una crisi che è, insieme, una crisi della grande e della piccola impresa.
Per anni la crisi della grande impresa ha avuto naturalmente contraccolpi molto forti sul sistema economico della nostra Regione, ma era, in una certa misura, compensata o mitigata dal fatto che alcuni altri settori produttivi riuscivano, in qualche modo, a rendere meno gravi gli effetti della crisi della grande impresa.
Oggi non è più così, le province piemontesi sono alle prese con problemi seri, per una crisi che investe il sistema delle piccole e medie imprese, quelle imprese che per anni hanno rappresentato un elemento di vitalità dell'economia piemontese e del nostro Paese.
Il Made in Italy era questo: nonostante che la grande impresa desse problemi di tenuta produttiva e di competitività, il sistema reggeva perch le piccole e medie imprese erano in grado di produrre valore aggiunto produzioni ed esportazioni.
Tutto questo ha conseguenze preoccupanti sulla tenuta e sul mercato del lavoro. Badate, i dati che tutti noi dobbiamo prendere in considerazione sono dati che non rendono giustizia della situazione effettiva. L'aumento della cassa integrazione è un dato oggettivo. Sappiamo che dopo la cassa integrazione la prospettiva è quella dell'iscrizione alle liste di mobilità.
I dati della cassa integrazione hanno in parte mitigato un impatto immediato sul mercato del lavoro della crisi delle grandi imprese e tutto questo richiede nuove politiche pubbliche o un grande intervento dello Stato e delle Regioni per favorire queste politiche pubbliche. Invece, in quale contesto discutiamo questa legge finanziaria? Dal punto di vista delle politiche pubbliche.
Credo che il contesto sia caratterizzato, per prima cosa, dai minori trasferimenti statali e il rischio è quello che il Governo decida di finanziare la riforma fiscale, la cosiddetta aliquota del 33%, tagliando ulteriormente i trasferimenti alle Regioni. Ci potremmo trovare di fronte a un aumento delle anticipazioni delle Regioni per effetto del fatto che vi è un ritardo nei trasferimenti da parte dello Stato e dall'esaurirsi della possibilità di considerare la leva dei fondi europei come uno dei volani dello sviluppo del Piemonte.
Noi dovremo pensare sempre di più ad una Unione Europea che, diventando più grande, destinerà meno risorse all'Italia e, nell'ambito dell'Italia destinerà meno risorse alla nostra regione. Abbiamo investito negli ultimi sei anni seimila miliardi di vecchie lire nella nostra regione in base all'articolo 3 - colleghi della maggioranza - della legge finanziaria che noi abbiamo sottovalutato, ma che non ci consentirà più di finanziare con l'indebitamento 383 milioni di euro (non ho ancora capito come questa maggioranza intenda supplire a questo problema drammatico).
Colleghi, vi invito a riflettere su questo punto. Noi abbiamo finora realizzato trasferimenti alle imprese e alle famiglie utilizzando la leva dell'indebitamento. Questo ci ha permesso lo scorso anno di fare investimenti per 380-400 milioni di euro, mille miliardi di vecchie lire.
L'articolo 3 di questa finanziaria ci inibisce questa possibilità e ancora non abbiamo capito in che modo pensiamo di provvedere o di surrogare questa minore possibilità di ricorrere all'indebitamento per realizzare una politica di investimenti.
Cosa questo significhi, colleghi della maggioranza, è presto detto.
Significa per quanto riguarda, per esempio, la politica del commercio e dell'artigianato, minori investimenti da realizzarsi attraverso l'indebitamento e i mutui per 60 miliardi; per il turismo, Assessore Racchelli, per 120 miliardi. Parliamo di cifre che fanno accapponare la pelle. E' chiaro che in questo contesto noi dovremmo essere molto allarmati, perché la crisi richiederebbe interventi massicci sul fronte delle politiche pubbliche e a fronte di questo fatto costatiamo che le risorse sono sempre meno adeguate. In più, si aggiungono norme capestro come quella che ho ricordato, che inibiscono la possibilità di utilizzare i mutui per accedere a questi finanziamenti con i quali realizzare per l'appunto politiche di investimento.
Una Regione che avesse in passato amministrato se stessa meglio avrebbe in questa condizione economica potuto utilizzare la leva fiscale per recuperare risorse da destinare alle politiche di sviluppo, ma voi questa scelta l'avete fatta. Avete, per la verità, un po' furbescamente dichiarato che avreste utilizzato l'addizionale IRPEF per realizzare una politica di investimenti, mentre l'avete utilizzata per pagare i debiti della sanità.
Oggi ci troviamo nella condizione tale per cui non abbiamo neppure la possibilità di fare ricorso alla leva fiscale per recuperare, attraverso un maggiore prelievo sui contribuenti piemontesi, le risorse con le quali sopperire al quadro che prima ricordavo, minori trasferimenti e così via discorrendo. No, abbiamo da tempo fatto diventare la "una tantum" sulla addizionale IRPEF una "una semper", abbiamo detto in quest'aula, con il risultato che quel tipo di prelievo fiscale è largamente assorbito dalle spese per gestire il sistema sanitario pubblico regionale. Questo è il contesto nel quale noi oggi ci muoviamo.
In questo contesto non possiamo non vedere come il Piemonte rischi di avvitarsi su se stesso e non possiamo non vedere come la crisi rischi di essere sempre più grave.
Non voglio sicuramente ridurre tutto alle politiche regionali (qui c'è sicuramente un ruolo negativo della politica di governo), ma non c'è dubbio che il calo della domanda interna contribuisce a rendere più grave la crisi che è anche il prodotto della politica del Governo di centrodestra. Vorrei che i colleghi della maggioranza, con altrettanta determinazione e altrettanta coerenza, denunciassero i limiti di questa politica di governo. Mi stupisce che non abbiate trovato il coraggio per protestare veementemente nei confronti della decisione del Governo di rendere impossibile l'indebitamento per realizzare quella politica di investimenti che è essenziale per evitare che la crisi di questa Regione diventi ancora più grave.
L'Assessore Pichetto ha discusso con il Ministro Tremonti, ma siamo di fronte a un discorso di governo. In verità i fatti avrebbero richiesto ben altra iniziativa, ben altra determinazione, ben altro intervento del Consiglio regionale, ma questo è il contesto nel quale noi ci muoviamo.
In questo contesto noi immaginiamo che la legge finanziaria debba consentirci, nelle condizioni date, di realizzare due grandi obiettivi. Il primo è di ristrutturare la spesa regionale per liberare maggiori risorse da destinare alle politiche di sviluppo.
Questo è un nodo che non può non essere sciolto. Se questa è la condizione economica della regione e questo è il rapporto con lo Stato, non possiamo non porci seriamente il problema di come, ristrutturando il bilancio, riusciamo a reperire tutte le risorse possibili per favorire politiche pubbliche finalizzate allo sviluppo.
Secondo, è del tutto evidente che la crisi che ho ricordato produce disgregazione sociale. L'esigenza che abbiamo è quella di affrontare l'altro corno del problema. Mentre da una parte pensiamo a politiche di sviluppo - da qui la scelta nostra e gli emendamenti sulla ricerca - non possiamo, dall'altra, non porci il problema di politiche con le quali favorire processi di coesione che vadano in controtendenza rispetto agli effetti della crisi. Ecco perché abbiamo tentato di immaginare una manovra diversa ed alternativa. A questo punto si pone il problema di connotare questa legge finanziaria in una legge finanziaria che si misuri con queste due emergenze e che faccia i conti con il problema che oggi questa Regione sta vivendo: una minore competitività del sistema e, quindi, la necessità di trovare risorse pubbliche con le quali favorire politiche di sviluppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente.
In questa fase entrerò poco nel merito del disegno di legge, avendo avuto modo, in oltre 85 ore di Commissione nelle ultime settimine e più volte in queste giornate d'aula (sia pure su altri documenti), di confrontarci - la maggioranza con l'opposizione e la Giunta con il Consiglio - e di porre reciprocamente le proprie posizioni.
Prima non ho parlato di ostruzionismo, collega Marcenaro, ho parlato di rallentamento sforzato. Sono stato, forse per l'ultima volta, garbato e prudente, ma è evidente, a dispetto quanto lei dice - ovviamente, è un nostro parere che cercherò di alimentare - un'attività ostruzionistica, più da parte del Gruppo dei Ds che dell'intera opposizione (perché vedo che le prime file sono piuttosto addormentate nel corridoio in questa fase). Un ostruzionismo dimostrato, in parte dalla posizione del Gruppo Ds e, in parte, da una mancanza - anche se non vogliamo crederlo - di comunicazione all'interno della stessa opposizione che cercherò di argomentare.
Relativamente al DPEFR sono stati presentati, come ricordava il Vicepresidente Toselli, 21 emendamenti che ci hanno visto dibattere per intere giornate al netto delle ampie parentesi delle riunioni dei Capigruppo (altro punto su cui voglio parlare in maniera approfondita).
Proprio nell'ultima riunione dei Capigruppo si era deciso di ritornare in aula per velocizzare il DPEFR e verso le otto e mezza, o dopo la paura approvarlo. Siamo invece arrivati in fase approvazione, con la sospensione prevista, alle due di notte inoltrate.
Sono 21 emendamenti su cui c'è stata, per ognuno, una serie di interventi che considero - mi sia consentito, non come giudizio politico ma come dato di fatto - ripetitivi. Legittimamente, ogni Consigliere ha diritto ad intervenire, ma questi interventi ripetuti sono serviti solo per guadagnare un'ora o un'ora e mezza ad ogni emendamento.
una mia valutazione, magari diametralmente opposta dalla sua, ma è la mia.
Perché parlavo di mancanza di comunicazione interna? Perché o c'è qualcuno che finge, signor Presidente della Giunta e signor Presidente del Consiglio, o c'é qualcuno che sa poco (perché è stato assente nella giornata odierna). Se non sbaglio, abbiamo avuto almeno due riunioni di Capigruppo e almeno due riunioni di opposizione e di maggioranza che le hanno precedute, sulle quali ci siamo, almeno per una volta, parlati chiaro.
A mia volta, voglio parlare chiaro al Consiglio regionale, perché ne sento il dovere.
Voi, prima sugli organi di informazione con una modalità che non condividiamo, e poi in questa aula, avete presentato una proposta rubricandola con il sostantivo di "contro manovra", per 175 milioni di euro. Noi non abbiamo chiuso la porta in faccia a nessuno. Non chiudiamo la porta in faccia a nessuno. Non abbiamo mai impostato il nostro lavoro d'aula con il muro contro muro; anzi, abbiamo ritenuto di confrontarci con voi, ci stiamo confrontando con voi, oltretutto su alcuni argomenti da noi condivisi e da noi proposti e portati avanti nei bilanci degli scorsi anni e di questo anno, in un confronto e in un dibattito all'interno della I Commissione che, ripeto, è durato per oltre 85 ore di attività, solo nelle ultime settimane.
A fronte di quella contro proposta, noi non abbiamo detto "no". Ci siamo confrontati con reciproco impegno, non al bar, ma nella sede istituzionale della conferenza dei Presidenti di Gruppo (formale per due volte e mai informale) con la quale ci siamo parlati chiari, relativamente ad un punto fondamentale che anche noi condividiamo: l'incremento dei posti convenzionati per gli anziani non autosufficienti. Abbiamo detto e ribadito la questione dei 1600 posti e proponiamo un impegno, al Consiglio regionale, di dieci milioni di euro sul 2004. Poiché non vogliamo fare operazioni "spot", abbiamo indicato di posarli sul 2005 e sul 2006, in modo che si abbia una continuità verso l'obiettivo - tanto caro a questa maggioranza e, in particolare, al Presidente della Regione e all'Assessore Cotto - di tendere negli anni per arrivare al 2% dei posti convenzionati.
Questo è un fatto ed è una proposta concreta.
Lo stesso discorso vale per i venti milioni sul 2004 della ricerca così come sette milioni e mezzo di euro sul diritto allo studio; quattro milioni di euro in conto capitale per il sostegno della locazione; così come precise risposte sulle Olimpiadi della Cultura. È una manovra che certamente non viene, perché né vogliamo, né possiamo, né permettiamo a chiunque di umiliarci, sconvolta su punti su cui, tanto in passato quanto oggi, troviamo convergenza con il contributo doveroso dell'opposizione.
Tutto ciò, ripeto, nella chiarezza all'interno del Consiglio regionale.
Se pensate, anche lontanamente, che sia possibile immaginare, per questa Giunta regionale e per questa maggioranza, di permettere ad un'opposizione di incassare - questo è il termine corretto del verbo appropriato - il fattore tempo e, nel contempo, il merito della proposta vi illudete.
Per quanto ci riguarda, se volete prendervi la responsabilità di impedire a questa Regione di avere un bilancio approvato, a fronte non di chiusura nel confronto, ma di un'apertura precisa che abbiamo sostenuto e argomentato qua in aula e ridetto molto chiaramente nella sede istituzionale ore e ore fa, alla presenza della Giunta regionale e di tutti i Capigruppo nella sala A in sede di conferenza. Siamo disposti a lavorare anche nel mese di maggio.
Non succede niente, se non quello di bloccare la Tesoreria della Regione, quindi i pagamenti a chi abbisogna per stare in piedi. In questo modo, impedirete alla Regione Piemonte e a questa amministrazione regionale di onorare gli impegni dell'ente che tutti rappresentiamo e di questo Consiglio cui tutti noi apparteniamo. Se non verrà approvato il bilancio la Tesoreria non potrà più operare e, quindi, piegherete, se volete protrarre questo ostruzionismo, non la Regione, non il Presidente Ghigo non noi Consiglieri, non la Giunta regionale, ma le imprese piemontesi, gli enti locali piemontesi e tutti coloro i quali aspettano un pagamento dalla Regione.
Sarebbe una delle prime volte e sarebbe una grandissima responsabilità che certamente, non fa onore ad una forza politica che si definisce riformista e che vuole essere alternativa di governo, perché questo è un punto, cari colleghi dell'opposizione. Non si può, anche in un anno delicato come questo, (oggi sono stati convocati i comizi elettorali del 12-13 giugno) forzare la mano, portare qui problemi politici esterni a questo palazzo e portare qui i problemi della campagna elettorale, anteporre i fini partitici o di una coalizione al bene di questa Regione e alla buona amministrazione.
Noi siamo disposti non a regalarvi qualcosa, non a fare un'intesa, non a fare un inciucio; siamo gente seria, siamo amministratori, siamo persone che governano questa Regione. Ci siamo trovati istituzionalmente, abbiamo fatto delle proposte e ci vogliamo confrontare. La vostra risposta è stata in queste quattro-cinque ore, di continuare un garbato - lo voglio definire ancora così, perché sono lieto di essere smentito - non ostruzionismo, ma rallentamento forzato del DPEFR, ormai con un chiaro obiettivo, che è quello di tentare ancora una volta di cogliere due obiettivi: il merito della proposta per poterla sventolare fuori da questo palazzo e di farci passare il termine del 30 aprile.
Ma che cosa succede se passiamo il 30 aprile? Soprattutto con il privilegio e con una responsabilità tutta vostra, perché noi su questo bilancio e su questa finanziaria sono due giorni e mezzo che stiamo lavorando. Siamo qua di notte, anche coinvolgendo i Dirigenti, i funzionari e chi collabora con noi in questo Consiglio regionale, e arriveremo probabilmente a lavorare fino alle ore 8 di domani mattina o a mezzogiorno.
E allora? Che cosa succede? Quindi, veramente vi invito ad un po' più di dialogo al vostro interno.
Noi ci siamo confrontati, siamo persone che si confrontano; abbiamo prospettato non una soluzione, abbiamo prospettato risposte serie che rispettano le vostre istanze. Non vi prendiamo in giro e, soprattutto abbiamo, dallo scenario di governo, il quadro complessivo del bilancio della Regione, della finanziaria della Regione che, vi piaccia o meno, è lo strumento finanziario per attuare il programma elettorale con il quale il Presidente Ghigo e questa maggioranza ha vinto le elezioni, rivendicando il diritto di governare.
Se passeremo, ricordatevi che è solo ed esclusivamente una responsabilità vostra. Voi direte il contrario, già so che avrò modo di ascoltare il contrario, ma pensavo che una forma riformista ed alternativa di governo, dal mio punto di vista - può darsi che mi sbagli o che vi abbia in passato sopravvalutati - si sarebbe comportata in un modo diverso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Devo dire che non capisco l'intervento del Consigliere Cattaneo. Mi rendo conto che ci si è trovati in una situazione per cui siamo arrivati in aula l'altro ieri e, come al solito, abbiamo dedicato molte poche ore di lavoro dell'aula ai provvedimenti.
Le ragioni sono molteplici. Ricordo che nel mese di gennaio, in una riunione dei Capigruppo, di fronte alla programmazione voluta dalla maggioranza, suggerivo che c'era il problema della legge finanziaria e del bilancio. Suggerivo che forse era bene per la Regione tener presente quella priorità.
Mi pare che il Consigliere Cattaneo, gli altri Consiglieri di maggioranza e il rappresentante della Giunta ci abbiamo detto: "No, si discute di altro", e per due mesi abbiamo discusso di altro. Però queste scelte sono state fatte insieme, non è colpa degli altri. Poi, in un tempo neanche lunghissimo, circa un mese, si è discusso del provvedimento in Commissione, e adesso si arriva in aula.
Abbiamo discusso un giorno e mezzo sul Documento di programmazione finanziaria, e adesso ci si dice che in poche ore dobbiamo chiudere tutto (questa è la proposta sostanziale).
Io credo che non sia un modo serio di lavorare. Voi ci dite, in sostanza: "Noi abbiamo la nostra proposta, la votate, avete detto le vostre opinioni, fate gli interventi generali di critica, però questa è la nostra proposta. Abbiamo valutato che c'era qualche vostro emendamento e qualche emendamento ci sembra persino ragionevole..."



(Commenti del Consigliere Cattaneo)



PAPANDREA Rocco

A me pare che siamo ben lontani da quello, in ogni caso non abbiamo detto che non avremmo discusso il provvedimento. Così come dico, molto chiaramente, che non c'è nessuna volontà di fare ostruzionismo e di impedire che il provvedimento vada in porto.
Riteniamo che se si è arrivati al 27 aprile in aula non è sicuramente colpa nostra e che i tempi dell'aula sono quelli che normalmente si dedicano a questi provvedimenti. C'è una serie di emendamenti e la discussione sull'insieme degli emendamenti ci serve anche a dimostrare i limiti che ha questa impostazione.
Abbiamo detto che avevamo delle proposte e che gli altri gruppi le avrebbero giudicate, votando a favore o respingendole, ma non abbiamo detto che ci mettiamo in una fase di contrattazione per arrivare a fare insieme la finanziaria. Questo non l'abbiamo detto, perché discutere in poche ore la finanziaria e il bilancio vorrebbe dire che c'è, da parte nostra, un via libera alla legge stessa. Noi non l'abbiamo mai detto, abbiamo detto in Conferenza stampa che avevamo delle proposte e che le avremmo illustrate in aula, cosa che, nelle prossime ore, faremo.
Questo è il dato di fatto, non c'è altro. Cercherò adesso di passare alla legge finanziaria.
Come ha già detto il collega Ronzani che mi ha preceduto, anch'io sono estremamente preoccupato per questa finanziaria, che discende parzialmente da un Documento di programmazione finanziaria che era abbastanza inconsistente, quindi aiutava a fare delle non scelte, come avviene in questa finanziaria.
Un primo elemento che però vorrei sottolineare è come questa legge di bilancio purtroppo si muove in un contesto di tendenziale riduzione delle risorse che vengono trasferite alle Regioni.
Credo che questo sia un problema, perché ormai questo elemento crea strozzature gravi, e non si riesce neanche a coprire i costi degli aumenti contrattuali. Già quello diventa un problema e non è un problema di poco conto, perché credo che la politica di taglio dei salari che è stata portata avanti sia una delle cause della crisi economica di questo Paese.
Quindi, rispondere positivamente ad un'esigenza di consumo attraverso una potenzialità di consumo e perché si ha un reddito che lo permette, sia uno degli elementi che favorisce il rilancio.
Invece, c'è una politica che riguarda tutti e che dà un segnale, anche al privato, che i salari, sia quelli pubblici che quelli privati, possono essere compressi, così com'è avvenuto. Infatti, anche il settore pubblico non tiene conto degli accordi che ha siglato, che prevedevano il riconoscimento dell'inflazione presente nel Paese; come minimo, gli stipendi arrivavano a coprire quell'inflazione.
Sappiamo bene che ci sono categorie che aspettano anni, magari siglano l'accordo, però i fondi non arrivano; quindi, aspettano anni per avere i soldi. Questo determina elementi di conflittualità assurdi perché, un accordo siglato, deve trovare una rispondenza e si eviterebbe conflittualità come quelle che abbiamo conosciuto con i Ferrotranvieri.
Questa è la politica, un pezzo della politica. Il contenimento della spesa pubblica sta dimostrando la sua inefficienza e inefficacia e determina una contrazione dei consumi. Ma è una parte perché, oltre a ciò, la riduzione dei trasferimenti comporta effetti a cascata su tutto il bilancio.
Parto dalla sanità che certamente potrebbe essere amministrata meglio la spesa potrebbe essere più efficiente e spesa con più criterio.
Indubbiamente, oltre a ciò, uno dei problemi della crisi economica costante della sanità è la mancanza di trasferimenti adeguati. Il nostro Paese continua ad essere, leggevo anche nei giorni scorsi le tariffe a livello europeo, uno dei paesi che ha un livello basso di spesa su cui si spende molto poco, ed è uno degli elementi che si trova concretamente di fronte la sanità pubblica. Questo riguarda anche tutta una serie di altri settori, ad esempio la scuola. Se poi abbiniamo il fatto che, con la scuola, abbiamo da una parte la contrazione delle risorse, ma dall'altro scelte di finanziamento delle scuole private - abbiamo visto in che modo vengono portate avanti - siamo di fronte a problemi seri, di spesa fatta male,ma spesa del tutto insufficiente.
Pensiamo alla situazione dell'edilizia scolastica. Su questo problema apro una parentesi. Quando mesi fa si è votato la legge sul buono scuola contestualmente, è stato votato un ordine del giorno che sosteneva che si sarebbe fatto un intervento sul trasporto degli studenti. Quell'ordine del giorno, votato solennemente da questo Consiglio regionale, non ha trovato risposta né l'anno scorso né adesso sul bilancio. Mentre invece il buono scuola continua ad essere finanziato e determina il fatto che le famiglie più abbienti ricevono di più delle altre, con una discriminazione verso chi va nella scuola pubblica e anche all'interno della scuola privata: viene premiato che ne ha meno bisogno.
L'altro aspetto preoccupante lo abbiamo ampiamente discusso nelle ore precedenti. Noi siamo di fronte ad una delle Regioni italiani che vive una delle crisi più drammatiche che può, nel prossimo periodo, diventare più esplosiva. Guardate che il Piemonte vive questa situazione drammatica già nel corso di questi anni anche a fronte del fatto che nel corso degli ultimi due o tre anni, c'è stata una iniezione di finanziamenti per opere pubbliche, senza precedenti, estremamente pazzesca. Nonostante questo, la situazione rimane critica e tutti quei finanziamenti si stanno esaurendo perché hanno tutti, più o meno, la stessa scadenza (intorno al 2006). Il prossimo anno ci troveremmo di fronte alla possibilità di una congiunzione di due aspetti pesanti: la riduzione di entrate che hanno dato ossigeno all'economia e ad una crisi nei suoi settori tradizionali che la Regione non ha saputo affrontare. Guardate che la crisi in Piemonte è sicuramente la crisi dell'industria motoveicolistica, ma non solo, pensate ad un altro settore che è stato a lungo trainante, come il tessile, anche li siamo di fronte ad una crisi. Noi ci troviamo di fronte ad una politica che ha una sua ricaduta nella legge finanziaria che dice "guardiamo oltre, guardiamo ad altri settori", ma è ridicolo. Si sottovaluta cosa significa la caduta delle produzioni tradizionali di questa regione e ci si illude che attraverso il turismo o alcuni altri settori, ci possa compensare invece di lavorare come quello potesse essere un elemento che si diversifica. La diversificazione non avviene uccidendo quello che esiste, ma potenziando altri settori e mantenendo una capacità di intervento su quello che esiste.
Con gli emendamenti interverremo su tutta una serie di altri aspetti di questo bilancio, anche di un'incapacità di intervenire sul bilancio per razionalizzare là dove si potrebbe.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, ne ha facoltà.



RIBA Lido

Il Consigliere Cattaneo è stato uno dei pochi Consiglieri della maggioranza che ha condiviso con noi questo mese di impegno in Commissione Bilancio. Il Consigliere Cattaneo si è sempre misurato anche con accenti critici, è il primo a sapere che se non fossimo stati così pervicaci, non avremmo neanche potuto essere messi al corrente del fatto che l'anno scorso è stato perpetrato un gravo imbroglio. Se il Presidente Ghigo non lo sa, è grave che non lo sappia, se lo sa, è grave che taccia. Adesso è chiaro che avevamo concordato di inserire la realizzazione di 1600 posti letto, e non sono stati inseriti. Quello che è stato finanziato è stato finanziato in deficit e poi non si è realizzato nulla perché era da realizzare in deficit. Queste cose la Giunta le sapeva benissimo, ma ha usato un taglio facendo confusione. La confusione non si è rimossa più di tanto, ma almeno questo è stato ammesso.
Ma come si può, Consigliere Cattaneo: nella clandestinità dei conti della sanità siamo costretti a cercare quel è la situazione effettiva e veniamo a sapere che ci sono altri 800 miliardi di debito - anche questo bisogna spiegare, dovete smettere di fare finta di non sapere. Si arriva alla presentazione di un bilancio disastroso per quanto riguarda l'aspetto verità, l'aspetto trasparenza. L'anno scorso il Consigliere Burzi ci aveva dato atto del fatto che l'aspetto verità, completezza e trasparenza sono elementi imprescindibili anche dal punto di vista tecnico di un bilancio.
Poi c'é il tentativo, anche questo, con grandissima difficoltà anche da parte vostra, di coprire le conseguenze di una politica nazionale che lascio stare le altre cose, ma dal punto di vista finanziario, ha come conseguenza, nel rapporto con gli Enti locali e con la Regione, il fatto che le entrate finanziarie, le entrate fiscali si riducono. Naturalmente il Ministro dell'Economia compensa con le entrate straordinarie, lei sa bene Consigliere Cattanaeo che se fa entrare l'Irpef si avrà una quota di riparto a favore delle Regioni e degli Enti locali, se invece si fanno entrare come entrate straordinarie, quella quota di riparto non c'é.
Quindi anche per quella strada, in maniera lineare, si riducono le entrate degli Enti locali.
Non lo inventiamo noi, c'é scritto ovunque, leggiamo tutti le stesse fonti di informazione. Non c'é l'opinione di un economista, piuttosto di un altro per cui la politica del governo Berlusconi che tenta di sostituire con entrate straordinarie - vendita e altre cose - la normalità delle entrate fiscali che calano: calano per ragioni fisiologiche, conseguenti alla riduzione degli spazi dell'economia e della forza produttiva del Paese; ma calano anche perché si è impostata un'altra politica. Tuttavia calano anche i riparti. Al limite, il Governo se ne avvantaggia ulteriormente, perché realizza l'entrata attraverso fondi che non deve più condividere con le Regioni.
Vi è un'altra questione: l'Assessore D'Ambrosio sostiene lodevolmente che bisognerebbe arrivare almeno al 6,7% o al 6,8% (insomma, vicino al 7%) di ripartizione dei fondi per la sanità.
Presidente Ghigo, siamo noi le vittime di quello che state decidendo voi con questo Governo, e non viceversa. È chiaro che le Regioni che non hanno esaurito tutto il loro potenziale di prelievo fiscale sono in condizioni diverse dalla nostra, che lo abbiamo esaurito tutto, tant'è che l'Assessore alla sanità credeva di fare un grande esploit esordendo col l'eliminazione del ticket sul Pronto Soccorso, naturalmente imbrogliando di nuovo i piemontesi, perché contemporaneamente li dirottava a visite specialistiche con un ticket doppio.
Continuiamo a doverci difendere da un sistema che va oltre il limite della fisiologica tolleranza e del tentativo di imboscare qualche miliardo si è sempre fatto - per poter avere la necessaria disponibilità per fare un po' di politica di sano clientelismo. Ma al di fuori della fisiologia mi pare che qui si stia proprio esagerando.
Abbiamo la possibilità di disporre di 150 o 200 miliardi attraverso una rimodulazione anche straordinaria dei nostri sistemi di spesa e c'è una pervicacia nel dire: "Non lo facciamo". Facciamo mancare questa fonte di intervento ad un'economia in ginocchio e ad una società in enorme difficoltà, in un momento di crisi particolare.
Si può sapere se volete affrontare il problema dalla nostra ottica anche soltanto per dire che non abbiamo capito niente? Attenzione, per perché lo dovete anche dimostrare. Adesso, dopo quattro anni, siamo cresciuti assieme attorno a questa esperienza sul bilancio. Non potete negare che le disponibilità ci sarebbero: ma bisogna rimandarle, perché voi non siete disposti ad utilizzare questa somma.
Se il motivo è quello che dice il collega Cattaneo - "Non ci facciamo imporre le cose dall'opposizione" - badate che è una giustificazione talmente peregrina da essere per noi motivo di orgoglio, se vogliamo andare a dire ai piemontesi che il problema era quello. Non avete capito che avevate i soldi, ma lo abbiamo capito noi, e adesso, con un certo risentimento, dite "Non ci facciamo imporre la manovra".
E' una contromanovra? Certo che è una contromanovra. Questa è una manovra che esclude qualsiasi forma di intervento. Posso leggere dei dati.
A fronte della crisi che c'è, sicuramente grave, noi, per esempio riduciamo i fondi per il mercato del lavoro. Vedo che il mercato del lavoro passa da 112 a 85 miliardi; per l'occupazione passa da 53 a 20; per l'apprendistato da 30 a 28. Questo sarebbe il contributo che diamo al rilancio del nostro sistema formativo del capitale umano, che, secondo tutti, è una risorsa fondamentale? Presidente Ghigo, due anni fa ci siamo trovati in questa sede a discutere sulla creazione di una maxidisponibilità di circa 2000 miliardi per interventi relativi ad un Piano della Grande Viabilità, che è sicuramente necessario per il Piemonte, ma del quale, finora, non si è inaugurato altro che l'annuncio.
Allora, visto che la modulazione della spesa è possibile, perché non utilizzare una parte di questa disponibilità per fronteggiare oggi i costi di un trasporto locale che è in condizioni peggiori - è scritto su tutti i giornali, compreso il vostro - in termini di velocità della mobilità rispetto a trenta o quaranta anni fa? Per accedere da una provincia del Piemonte a Torino, con il memorario, ci vogliono sicuramente venti o trenta minuti in più di quelli che si impiegavano quindici o venti anni fa.
Le classifiche si possono fare con tanti dati, ma il potenziale produttivo (la capacità di produrre reddito) della nostra Regione è arretrato nella classifica delle Regioni italiane.
Non intendiamo attribuirvi la colpa di questo, ma vi chiediamo di affrontare il problema adeguatamente.
Nella nostra manovra, cosa c'è di insostenibile? Finora il problema era dove prendere i soldi, anche in termini di sfida. Ci avete insegnato voi dove prendere i soldi: normalmente vi presentate con una rimodulazione dei mutui, che porta ad una disponibilità; e la settimana dopo la disponibilità, vi presentate con altre proposte.
Questa volta, se volete essere seri, se volete che questo dialogo e questo confronto siano, in qualche modo, non alterati o drogati da una indisponibilità a mettere a disposizione le conoscenze, di cui peraltro disponete anche voi, bisogna che ragioniamo delle disponibilità finanziarie che si possono definire e di come le utilizziamo per fronteggiare questa situazione, questa contingenza della nostra economia e della nostra società regionale.
Dopodiché, quando riducete i fondi per la formazione professionale credete di andare nella direzione di aumentare la competitività del Piemonte? E non parlo di ricerca scientifica, che sta su tutti i programmi (dove poi diventa in qualche maniera innovazione), ma di un programma che si ponga degli obiettivi, partendo dalla considerazione (in comune tra noi, il sistema di imprese e le università) di ciò che possiamo avere bisogno.
Infine, quando chiediamo di intervenire per il diritto allo studio, è difficile anche da immaginare che, dopo aver trovato i 15 miliardi per la scuola privata - potremmo anche andare a fondo di come sono stati distribuiti e del panorama che ne è venuto fuori - noi non solleviamo neanche quella facile polemica: non vi diciamo di toglierli, ma vi chiediamo, per la prima volta, di tenere conto che le spese per il diritto allo studio sono talmente scarse, come stanziamento, che comportano una caduta dei nostri tassi di scolarità.
Se non lo avete ancora constatato, questo è un atto di grave responsabilità, Assessore Leo, perché deve sapere qual è il tasso di caduta della nostra scolarità in relazione al fatto che ci sono degli oneri non più sostenibili da parte delle famiglie. E sta ricominciando ad accadere che un ragazzo deve andare a lavorare perché la famiglia non pu sostenere la spesa. Perché non sostenete questa esigenza? Qual è l'anima di questo bilancio? Quello che riusciamo ad intravedere è di nuovo un sistema critico e criptato di mantenere delle disponibilità da utilizzare nel corso dell'anno - questo sì - per una manovra successiva, che si presenterà (lo fa fin d'ora) come un'operazione dal carattere clientelare-elettorale a ridosso della prossima campagna elettorale.
Continuiamo a vedere una gran politica del consenso basata su una gran politica dell'immagine. Questo si fa a diversi livelli. Credo sia anche un aspetto strategico della linea politica del Polo. Dopodiché, se non sarete voi, qualcuno dovrà preoccuparsi delle condizioni di arretramento in cui ci poniamo di fronte alle esigenze dei piemontesi: meno fondi per la scuola meno fondi per l'assistenza scolastica, meno fondi per il mercato del lavoro, meno fondi per la formazione professionale, fondi per l'assistenza inalterati.
Assessore Pichetto, mi consenta: è chiaro che quando propone le spese correnti differite in tre anni, mi sembra una manovra nella quale non possiamo obiettivamente cadere. La spesa che non viene impegnata e che pu essere rimodulata in qualsiasi momento, vorrebbe soltanto dire eludere un passaggio, che sicuramente si presenta un po' lungo, ma se lo considerate nei termini in cui noi lo proponiamo diventa un passaggio che può produrre una svolta nel ragionamento, nell'impostazione di bilancio, nell'interesse del Piemonte. Questo è lo spirito con il quale abbiamo lavorato e con il quale affrontiamo questo dibattito. Non fateci fretta, per quanto riguarda l'approvazione. Guardate che ci siamo limitati a proporre alcuni elementi centrali per la manovra che riteniamo inevitabile.
Se dovessimo cercare di capire fino in fondo quali sono gli indirizzi della vostra strategia e della politica economica e di bilancio, le nostre aspettative sarebbero ulteriormente deluse, perché l'anima di questo bilancio, nonostante tutto, proprio nell'impostazione di bilancio, non appare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Vorrei dividere il mio intervento in tre parti. La prima parte riguarda i tempi, la seconda il documento che abbiamo trovato, la terza che cosa proponiamo noi.
La prima cosa: i tempi. E' significativa questa operazione che il collega Cattaneo tenta di fare da un po' di tempo, ma non riesce a convincere neanche se stesso, di rovesciare l'onere delle responsabilità.
E' come la famosa favola del lupo e dell'agnello: c'era uno che beveva più in alto e uno che beveva più in basso, quello che beveva più in alto sosteneva che quello che beveva più in basso gli sporcava l'acqua.
In sostanza, noi siamo in presenza di una maggioranza che per ben due volte, su richiesta di nessuno, ma sua sponte, si è affrettata a presentare due leggi di richiesta di esercizio provvisorio, una al 31 marzo e una con una proroga al 30 aprile, con grandissima fretta, sulla base della richiesta di nessuno, con grande velocità in quest'aula ed approvarle in quattro e quattr'otto.
Arriviamo a un certo punto in aula per votare il bilancio preventivo per il 2004 della Regione Piemonte, stiamo discutendo a malapena da due giorni e l'opposizione ha fatto perdere tutto questo tempo per questo protervo ostruzionismo.
Se noi raccontassimo questa cosa in qualsiasi luogo della nostra città (anche al bar di fronte) domani mattina, secondo voi a questa cronaca dei fatti ineccepibilmente veritiera, che cosa risponderebbe qualsiasi cittadino che stesse lì ad ascoltare? Siccome il collega Cattaneo ci impegna in questo importante esercizio sull'uso del tempo, cerco di rendere conto al collega Cattaneo della grave perdita di tempo che la maggioranza ha realizzato in tutti questi mesi arrivando a votare il bilancio della Regione Piemonte alla fine di aprile.
Stiamo discutendo in aula da neanche due giorni. Non mi sembra che ci sia mai stata una vicenda nella storia di questa Regione, da quando sono in quest'aula, in cui in due giorni si siano chiusi i bilanci, le finanziarie e i documenti di programmazione economica e finanziaria. Quindi, non mi ricordo neanche quando non c'era la finanziaria, ma c'era esclusivamente il testo del bilancio. Non è mai successo che si finisse la discussione e lo si licenziasse in due giorni. Non ho mai visto una cosa del genere.
Non ho capito perché adesso che oltre a discutere il bilancio preventivo, dobbiamo discutere il DPEFR e la legge finanziaria, voi arrivate allo scadere del secondo giorno e già cominciate ad urlare che c'è troppo dibattito, cercando di negare all'opposizione di parlare sul documento più importante che è questo bilancio, questo DPEFR, questa finanziaria, gli ultimi atti significativi prima della scadenza della legislatura.
Cosa volete dirci, che saranno documenti significativi il DPEFR, la finanziaria e il bilancio dell'anno prossimo? Il DPEFR, la finanziaria e il bilancio dell'anno prossimo riguarderanno un esercizio di neanche sei mesi per andare alla campagna elettorale. Gli ultimi veri documenti importanti e significativi sulle scelte sono questi.
Sarà anche abbastanza inevitabile che ci sia un confronto schietto vero, anche serrato tra l'opposizione e la maggioranza sugli ultimi veri documenti importanti prima della fine della legislatura.
Lo considererei un fatto di normalità democratica, un fatto inevitabile. Mi preoccuperei se non ci fosse un elemento di confronto di questo rilievo su documenti di questo rilievo. Gli ultimi veramente importanti prima della scadenza della legislatura. Mi preoccuperei e riterrei questa una democrazia non normale e un fatto di non normalità democratica se non ci fosse una proposta presentata dalla maggioranza e se non ci fosse una manovra alternativa presentata dall'opposizione, nella chiarezza della proposta della maggioranza e nella chiarezza dell'alternatività della manovra che presentiamo.
E' un fatto di normalità democratica, soprattutto in una democrazia che, introdotto il maggioritario, vede confrontarsi due schieramenti all'interno delle vicende elettorali e poi delle aule parlamentari, dei Consigli comunali e provinciali, portatori di programmi diversi, di un'idea diversa dello sviluppo del Piemonte.
Mi stupisco del vostro stupore e del fatto che non abbiate assunto la normalità democratica del confronto tra schieramenti alternativi, in cui nessuno deve vedere l'altro come il nemico da abbattere, ma come l'avversario da battere e rispetto al quale confrontare un programma alternativo.
Sono stupefatta che questa non sia ancora diventata concezione normale della realtà democratica nel Consiglio regionale del Piemonte.
Che documento abbiamo trovato? Abbiamo trovato il documento che il collega Riba ha cercato di illustrare molto bene. Un documento di cui non si capivano i conti.
Innanzitutto, per riuscire a capire a quanto ammontasse il buco della sanità, abbiamo impiegato più di un mese. Sì, collega Angeleri, ci abbiamo messo più di un mese. Il fatto è che ci sono quasi 800 miliardi di vecchie lire, ma ci sono volute fior fior di Commissioni e di ore per riuscire ad arrivare a questo dato con un Assessore, diciamo così, benevolmente reticente.
C'è voluto anche di più per capire che degli impegni più significativi assunti sul bilancio dell'anno scorso, dai 1.600 posti letto per anziani alle edilizie sanitarie non solo ce n'erano più di 500 che non erano stati convenzionati, ma che sull'edilizia sanitaria erano tutte spostate da qui fino al 2006.
Quindi, i punti fondamentali che avevano costituito l'essenza della contromanovra sul bilancio dell'anno scorso sono stati sostanzialmente edulcorati e fatti evaporare da questa maggioranza.
Non solo, ci sono volute ore, collega Angeleri, per estorcere finalmente all'Assessore Leo i dati sul buono scuola. Dopodiché c'è voluto del bello e del buono per avere dati che dimostrassero un assunto che noi conoscevamo già da tempo: è una legge ideologica che per non incorrere in un vizio, dal punto di vista della costituzionalità del testo, sosteneva di finanziare tutte le scuole, tutti gli studenti, tutte le famiglie.
Finanziava più del 95% un solo tipo di scuola, un solo tipo di studenti e guarda caso, un certo tipo di famiglie che non erano proprio tutte quelle a basso reddito.
Dopodiché, si spendono solo quindici milioni di euro su queste e se ne chiedono altri diciotto. Sul buono scuola e sul diritto allo studio non si investe una lira senza colpo ferire. Sulla locazione nulla. Sulla questione relativa al trasporto pubblico locale, che ormai è un dramma in questa Regione perché non c'é più un treno che funziona, non c'è più una situazione in cui gli orari, le carrozze o il funzionamento abbiano dei...



(Commenti del Consigliere Angeleri fuori microfono)



MANICA Giuliana

Quando il trasporto pubblico locale è passato...



(Commenti del Consigliere Angeleri fuori microfono)



MANICA Giuliana

Consigliere Angeleri, non mi interrompa. Qualcuno in questa aula si dimentica che esiste una legge che demanda il trasporto pubblico locale alle Regioni e le Regioni oggi lo gestiscono autonomamente.
un caso o no che dal momento in cui quella parte è passata alla Regione Piemonte, è avvenuto tutto questo? Bene, se queste erano le questioni, la contro manovra che abbiamo presentato aveva, al proprio interno e in modo significativo, quaranta milioni di euro sui nuovi posti letto; dieci per l'assegno di cura - Presidente, le ricordo solo che prima sono stata interrotta due volte - venti milioni di euro per l'adeguamento delle rette per l'assistenza domiciliare; cinquanta per lo sviluppo, la ricerca e l'Università; venti per il diritto allo studio; quindici per il fondo di sostegno alla locazione e venti milioni di euro per il trasporto pubblico locale. Tutto, per la somma di 175 milioni di euro che rappresentano, a nostro avviso, il minimo per riequilibrare una manovra di bilancio che su due grandi temi, lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione, non dice nulla, rispetto ai gravi problemi del Piemonte e per riequilibrare quell'altro grande corno di estrema importanza, della ridefinizione di un welfare regionale che, invece, viene sistematicamente smantellato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Inizio subito parlando di tempi, come è già stato sollevato in questa aula, anche da parte del Consigliere Cattaneo.
Non riesco a comprendere la natura degli attacchi del Consigliere Cattaneo sul fatto che interpreta questa discussione come un rallentamento dei lavori d'aula. Sono tra quelli che, di fronte alle programmazioni proposte nei mesi precedenti, hanno sottolineato come sicuramente l'ordine dei lavori imposto avrebbe avuto inevitabili ripercussioni sulla discussione del complesso della legge finanziaria, bilancio e DPEFR.
Abbiamo trascorso lunghe giornate a discutere sul calendario proposto ed imposto dalla maggioranza. E' inevitabile che si discute di un argomento o di un altro.
Le lunghe discussioni sulla revisione dello Statuto, che hanno portato ad un testo oggetto di critica da parte di quanti abbiamo provveduto a consultare sul testo inviatogli, hanno, inevitabilmente, portato ad un ritardo nella discussione in aula di questi argomenti. Se volessimo fare un minimo di considerazione sul modo di gestire i lavori in aula, occorrerebbe anche dire che ci sono progetti di legge che potrebbero essere approvati con rapidità, in quanto ampiamente condivisi e la cui la discussione potrebbe essere produttiva e non lunghissima. Invece attendono, perché la maggioranza decide di chiedere la discussione su altri argomenti.
Per quanto riguarda la legge finanziaria, così come viene proposta, è chiaro che forze politiche diverse possono avere impressioni o proporre idee diverse su come investire le finanze. Abbiamo già detto tante volte come si utilizzano le risorse. È un fatto politico, perché dimostra le iniziative e le direzioni verso le quali chi governa intende muoversi.
In questo senso, il disegno di legge presentato va visto, letto interpretato e discusso, non solo sulla base della prima parte, relativa ai 25 articoli, ma anche di tutta la parte dell'allegato, ovvero di tutti quegli investimenti e distribuzione di risorse su leggi già preesistenti e su come vengono finanziate.
La mia personale critica a questo progetto di legge finanziaria nasce non solo sulla prima parte del disegno di legge, ma anche sul come non si siano considerati gli investimenti che si sono portati avanti di anno in anno, senza che vi sia una riconsiderazione. Certo, la cifra è modesta però non posso non pensare all'investimento che si fa di anno in anno, per quanto riguarda il sostegno dato, ad esempio, al Lupo Italiano.
Noi facciamo questo investimento senza richiedere, di anno in anno, una verifica di cosa finanziamo; verifica che sarebbe facile da attuare perch basterebbe chiedere un'analisi del DNA (che ormai tutti i laboratori che si occupano di ricerca genetica fanno). È una ricerca abbastanza semplice che risolverebbe questo dannoso problema che sta alla base di questa razza di cani ed è il problema per cui noi manteniamo il finanziamento, ovvero che si tratta di una razza specifica che discende direttamente dal lupo italiano.
Chi ha letto i documenti sa che su questo si basa molto della specificità di questa razza, e sa anche che coloro che hanno in mano il registro - unico caso in Italia di registro che è posseduto da un unico ente, che è l'ente che alleva questa razza di cani - leggendo questo documento, evincono che esiste un pool genetico depositato presso un centro.
Questo è vero, però quello che voglio ribadire per chiarezza al Consiglio, per capire che cosa stiamo finanziando, è che un conto è sapere che tutta una famiglia di individui sono parenti tra di loro; un altro conto è sapere se questa famiglia di individui, oltre ad essere parenti tra di loro sono, in questo caso anche parenti davvero come il lupo selvatico di cui dovrebbero sempre parenti.
Questo punto il Consiglio regionale in svariati anni non è ancora riuscito a risolverlo. Chissà se un giorno o l'altro si deciderà a risolverlo. E' una cosa molto semplice e costa molto meno dei finanziamenti che, di anno in anno, diamo all'Ente Tutela Lupo Italiano.
Sempre per dire come, secondo noi, la legge finanziaria potrebbe lavorare, il problema è che non si tratta solo di investire nuovi soldi e nuove risorse, ma si tratta anche di vedere l'equilibrio, nel senso che continuiamo a non essere favorevoli alla gestione economica riguardante tutta la partita della scuola. Dobbiamo dire che, oltre ai problemi già sollevati sul buono-scuola e sul mancato finanziamento della legge n. 29 in questa legge finanziaria si propone l'aumento della tassa regionale per il diritto allo studio universitario, portata a 120 euro.
In una situazione già descritta abbondantemente, nella quale abbiamo un numero crescente di famiglie piemontesi con problemi economici, aumentare la tassa scolastica per l'iscrizione all'università può essere motivo per indurre parecchi ragazzi a non iscriversi.
Conosciamo il meccanismo per il quale questa tassa sarebbe poi restituita con le borse di studio, ma sappiamo anche che l'anticipo che, in ogni caso, deve essere corrisposto può essere un deterrente per quanto riguarda l'iscrizione all'università. In tutte le società che vogliono crescere invece è importante avere una classe formata e in questo senso l'università ci sembra ancora l'istituto pubblico che deve garantire questa possibilità di formazione per i giovani.
Riprenderemo altri punti nella discussione sugli emendamenti, ma concludo dicendo che la legge finanziaria e il DPEFR puntano molto sulle grandi opere per il rilancio del Piemonte, ad esempio per quanto riguarda la ferrovia (pensiamo alla TAV-TAC) e, nello stesso momento in cui puntiamo sulle grandi opere, abbiamo un notevole problema di gestione delle linee ferroviarie locali.
Quindi, credo che nel fare il bilancio e la legge finanziaria, è necessario non solo pensare di aumentare le risorse, ma anche ad un equilibrio nel loro utilizzo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio

Grazie, Presidente.
Mistificare i conti della sanità è esercizio caro, oltre che ai colleghi Saitta e Riggio assenti, anche alla collega Manica.
Nell'anno 2003, collega Manica, il disavanzo è di 278 milioni di euro compresi gli oneri contrattuali, che ammontano a 110 milioni di euro.
Quindi, 278 meno 110 fa 178 milioni, cui vanno detratti ancora 70 milioni di euro che sono l'ammontare dell'autofinanziamento delle aziende.
Siccome questo autofinanziamento delle aziende non è facilmente esigibile e non è del tutto esigibile, diciamo che il disavanzo della sanità piemontese per l'anno 2003 ammonta a non più di 130-140 milioni di euro. Questo ci pone tra le Regioni più virtuose d'Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Cerco di dare un contributo ai colleghi, e soprattutto al Presidente Ghigo, che non so quanto conosca ancora della realtà del Consiglio regionale, in forza del suo comportamento verso lo stesso, e in particolare anche al collega Cattaneo.
Il contributo che cercherò di dare è quello di spiegare la realtà nella quale si trovano ad operare, che mi dà l'impressione sfugga un po' alla loro comprensione.
Cari colleghi, è indubitabile che, in questi ultimi mesi, da parte delle forze di opposizione e, in modo particolare, delle forze di opposizione che hanno fatto una battaglia di contrasto in occasione della discussione sullo Statuto, più volte vi siete sentiti dire: allarme, c'è un 30 aprile che si avvicina, e noi cosa stiamo facendo? Questa cosa l'abbiamo ripetuta in varie Commissioni, non solo nella Commissione Statuto, in modo pressante. E abbiamo sempre ricevuto il silenzio. Questo fatto è a verbale in tutti i verbali sintetici di tutte le Commissioni.
Quindi, è veramente strano sentirvi dire che adesso il 30 aprile deve essere la questione di cui si parla. Noi abbiamo parlato del 30 aprile da molto tempo prima. Comunque sappiamo com'è andata avanti la Commissione Statuto, e finalmente si è deciso di affrontare il problema delle tre manovre che costituiscono il progetto di governo per il 2004 e anche per il 2005.
In che situazione ci troviamo adesso? E' questa la realtà che, secondo me, non avete ben capito. Iniziato a discutere di DPF, finanziaria e bilancio, la realtà di fronte alla quale vi trovate, e ve la sottolineo, è una realtà che, in parte, ha anche elementi di novità. E' una realtà nella quale, a differenza di altre volte e su altre questioni, vi trovate di fronte ad un'opposizione unita. Dovete farvene una ragione di questo non è che potete continuare a pensare che questo non sia. Di fronte all'ultima manovra di bilancio, per poter discutere, presentata in questa legislatura, voi dovete prendere atto, anche se la cosa non vi piace, che c'é un'opposizione che si è presentata unita e con una controproposta.
Abbiate pazienza, ma è così. Questa opposizione unita, non è una situazione nei confronti della quale voi possiate dire: "Adesso basta, d'accordo avete chiesto delle cose, adesso veniamo a patti e pur di rispettare un termine" e voi avete messo il Consiglio regionale in grado di non rispettarlo "faremo come pensiamo di fare, vi daremo un contentino e chiudiamo entro il 30 aprile". Entro il 30 aprile non si chiude perché voi avete dato una scansione dei tempi di lavoro che non lo permettono.
L'opposizione unita ha fatto una controproposta, non è che voi non possiate accettare la controproposta. Potete accettarla anche perché è stata una controproposta molto seria, dal punto di vista contabile delle possibilità di essere realizzata, e anche molto contenuta. Non è che l'opposizione, nella contromanovra e nelle sue cifre e proposte, abbia compreso tutto l'universo di una politica regionale. Abbiamo scelto alcuni argomenti, come argomento che, responsabilmente, abbiamo offerto alla discussione in Consiglio regionale per dire: "Non è vero che si potrebbe fare in questo modo? Non è vero che le risorse esistono? Non è vero che tutti questi problemi potrebbero essere corretti?" Voi siete in grado autonomamente, di verificare la bontà di questa controproposta, ma non nel senso di pensare: "Facciamo un accordino in forza del quale questi staranno zitti, chiedono 100 gli daremo 25 e chiudiamo la manovra". Per noi non è questo. Non abbiamo fatto quella proposta per giungere ad un accordo con voi, ma per dire ai piemontesi che almeno su alcune questioni capitali l'opposizione, unita, viva e progettuale, è capace di parlare in positivo e ha offerto la discussione. E' una discussione che dobbiamo fare tutta intera per quello che la controproposta è. La valutate, non chiedete che si faccia finta di niente, che si parli d'altro e del 30 aprile. Per valutarla bisogna far scorrere qualche tempo. A me dispiace moltissimo che il tempo che scorre sia oltre il 30 aprile, mi dispiace moltissimo Consigliere Cattaneo (l'allarme abbiamo cercato di darlo io altri Consiglieri mesi fa).
Ho descritto la realtà com'era, non ne ho inventata un'altra. Ho detto che adesso la realtà è questa. Certo, non si può dire che fosse questa nella discussione dello Statuto e magari non lo sarà di nuovo quando discuteremo dello Statuto, ma su questa vicenda dovete mettervi il cuore in pace. Non potete pensare a divisioni e non potete nemmeno pensare di perdere molto tempo a sottolineare la scadenza del 30 aprile. Se voi aveste lavorato un po' di più anche oggi, con i numeri legali che non garantite il 30 aprile era più lontano. Sgomberiamo l'ostaggio del 30, non è un ostaggio per nessuno, siamo arrivati lì, di chi sono le responsabilità possiamo discuterne una vita, non parliamone più, diciamo che sono metà per uno. Smettiamola di parlare di questa scadenza.
Ripeto, mi spiace andare oltre, perché si poteva evitare. Ma adesso non facciamone un monumento, la scadenza non sarà rispettata, ma la manovra presentata dall'opposizione c'é, su questa manovra voi dovete confrontarvi con i tempi che ci sono. Dato che nessuno è irresponsabile in quest'aula e pensa che la Regione non debba avere il bilancio, il 30 aprile non sarà rispettato, si va avanti il tempo necessario ad un confronto serio e non ad un pasticcetto di un accordo piccolo piccolo che taciti qualcuno. Non vogliamo essere tacitati in nessun modo, vogliamo solo poter portare in quest'aula una contromanovra, sentirvi dire cosa ne pensate (se l'accettate o meno), scorriamo le proposte che ci sono.
La monumentalità di questo pacco serve anzitutto a dimostrare a tutti i piemontesi che era stata consegnata non solo una manovra in termini sintetici ma che noi, accusati spesso da voi di non avere un progetto abbiamo un progetto capace di organizzarsi minutamente in ogni UPB, in ogni capitolo. Noi saremo capaci a governare perché tutte queste cose che abbiamo scritto, sono cose che potrebbero essere consegnate ad un programma di governo alternativo e che consegneremo, come abbiamo già fatto all'aula.
Consiglieri, non perdiamo altro tempo, entriamo nel merito delle questioni, discutiamo quello che può essere discusso. Auspico sempre che questa manovra seria, venga considerata per quello che è, quindi una manovra possibile. Rendete, insieme a noi, questi aspetti della manovra possibili per i piemontesi. Se non sarà così, pazienza, siamo minoranza, la manovra l'abbiamo consegnata, voi la respingete, ognuno rimane sulle proprie posizioni, con la propria dignità di proposte alternative che sono state discusse in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta, ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Come già dissi in aula in occasione dell'inizio dell'ostruzionismo su questi documenti di bilancio, rimango sempre molto stupito, ma interessato dalla capacità di stravolgimento della realtà che i Consiglieri del centrosinistra, in questo caso soprattutto i Consiglieri del DS, riescono a porre argomentando, in maniera abbastanza fantasiosa, sulle argomentazioni come abbiamo testé sentito. Certo, dobbiamo registrare che in questa Regione si è inaugurata una nuova fase politica. Si è inaugurata da più di un mese. Non sono dati da sottovalutare quelli che ricordava il Consigliere Cattaneo quando parlava di quasi di 100 ore di permanenza in Commissione dei documenti finanziari, delle molte ore di aula impiegate in questa discussione in cui tutti gli approfondimenti, tutte le segnalazioni, tutte le attese sono state colmate, ma non basta. Non basta mai, allora vuol dire che il disegno è diverso e la stessa contromanovra, probabilmente, altro non è che una giustificazione nobile invece di un'operazione molto meno nobile. Assistiamo, Consiglieri, ad un'apertura di una fase politica che forse, il centrosinistra ha copiato da altre forze della nostra maggioranza: un "celodurismo sinistroso" e un ritorno al sindacalismo rivendicativo che pensavamo dimenticato.



(Commenti in aula)



BOTTA Marco

Fate scuola, amici della Lega, però viene colta male.
Il fatto che questo stravolgimento della realtà sia sotto gli occhi di tutti, traspare proprio dagli interventi dei colleghi del centrosinistra che si sono succeduti: come si fa a dire che la maggioranza ha perso tempo, che è arrivata tardi alla discussione e all'esame dei documenti di bilancio, quando gran parte del tempo di gennaio, febbraio e dell'inizio di marzo è stato impiegato per sbozzare ed arrivare ad una conclusione tra l'altro molto rapida e soddisfacente per un gran numero di colleghi su un tema fondamentale come quello dello Statuto? Siamo arrivati a quel risultato con un consenso unanime, perché tutti eravamo istituzionalmente convinti che la VII Legislatura non potesse concludersi senza una chiara presa di posizione sulle tematiche statutarie, e che saremmo venuti meno ad un impegno morale preso se non ci fossimo confrontati e non avessimo trovato una linea comune su questo documento.
Non è vero che la maggioranza ha sottovalutato l'importanza dei documenti finanziari, perché, come ripeto, per più di un mese e mezzo siamo stati in Commissione; per più di un mese e mezzo abbiamo visto atteggiamenti diversi, con un prima fase di approfondimento - chiamiamolo così, perché la parola "ostruzionismo" dà fastidio; è un po' come la parola "cornuto", che non bisogna mai pronunciarla di fronte a colui che si trova in questa condizione - sui temi voluti dalla sinistra antagonista che poi è stata soppiantata dall'approfondimento voluto dalla sinistra cosiddetta riformatrice, che ha protratto, oltre ogni limite, questa forma di approfondimento (per usare un eufemismo) e che, ancora oggi, dimostra portando alcuni temi (quello della sanità o quello relativo ai posti letto), che c'é la volontà di continuare in queste diatribe che già in Commissione hanno trovato un'ampia risoluzione.
Signori, che clandestinità dei conti potete denunciare, quando, per giorni, giorni e giorni, a volte andando anche oltre quello che era un compito dovuto, tutti i conti vi sono stati forniti? Come si fa a rinfacciare al Governo nazionale di aver portato i fondi per la sanità al 6% - quindi ad una media europea - senza ricordare quello che avevate lasciato, cioè fondi per la sanità al livello di Paese non europeo? Come potete continuare a fare le buttate sui 1600 posti letto quando ormai è dimostrato che 1150 sono stati attivati e altri 350 verranno attivati entro giugno? In poco più di un anno è stato dato corso completamente all'impegno preso.
Come si fa a fare dell'ironia, ad esempio, sui Piani di Grande Viabilità quando proprio dieci giorni fa l'ARES ha dato non solo l'annuncio, ma ha firmato il contratto per la prima grande opera, la Strevi-Predosa, che in 12 mesi è stata progettata, è stato concesso l'appalto, la ditta inizierà i lavori e nel gennaio 2007 questa bretella importante per quella zona diventerà attiva? Vedete quante inesattezze - non voglio usare il termine "fuffa" - e quanta volontà soltanto di polemica strumentale? Come si fa - questo è un punto che so infastidirvi - a concentrare anche questa notte, la polemica sul fatto che il Presidente della Giunta e gli Assessore fanno comunicazione ed appaiono? Fanno comunicazione ed appaiono perché sono uomini del fare, che fanno delle cose e che quindi per forza di cose, devono poi inaugurarle e farsi vedere. Perché questa è una Regione che fa.
Quindi, colleghi, ci troviamo di fronte ad una scelta politica di tipo ostruzionistico. A nostro avviso, è una scelta irresponsabile soprattutto perché è fatta ed è sostenuta da chi, un anno fa, accusava di irresponsabilità altri colleghi di minoranza, che allora portavano avanti quella scelta. E oggi, quegli stessi che un anno fa accusavano quei colleghi di minoranza di avere fatto quella scelta, si pongono alla guida dell'ostruzionismo. Bisogna trovare una linea.
Non abbiamo mai detto che la pomposamente chiamata "contromanovra" non possa trovare audizione in quest'aula. Si sono fatti degli sforzi.
Riteniamo che le ore che ci dividono dal 30 aprile (20 ore o poco più) possano essere utilmente impiegate. Noi crediamo che sia un impegno morale di tutto il Consiglio regionale dotare il Piemonte del proprio bilancio.
Riteniamo, altresì, che si possa parlare di risorse quando le risorse ci sono e sono certe, e non sono risorse aleatorie.
Crediamo che la serietà che ha contraddistinto tra alti e bassi questi quattro anno anni di Consiglio possa essere richiesta a tutti anche su questo documento. Dopodiché, evidentemente, ognuno si assumerà le proprie responsabilità, non tanto a livello politico, quanto, piuttosto, di fronte ai piemontesi, che rimangono i veri giudici delle politiche giuste delle politiche sbagliate.
Il modo di dire "tutto va male, madama la marchesa" dovrebbe spingervi a lasciarci fare, a lasciarci andare avanti verso il burrone.
Evidentemente, se questo non succede, è proprio perché forse neanche voi stessi siete convinti che questo Piemonte sia così male amministrato, ma che, al contrario, sia necessario frenare lo sforzo di rinnovamento, di modifica e di miglioramento che, in una situazione congiunturale oggettivamente difficile, questa Giunta e questa maggioranza stanno cercando di portare avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Intanto volevo fare una piccola analisi sugli interventi svolti dalla maggioranza. Mi stupisce il fatto che, per venti emendamenti che questa minoranza ha presentato (di cui un terzo sono stati accettati anche dalla maggioranza), si gridi allo scandalo di questa grande opposizione e di questo grande ostruzionismo. Piuttosto devo rilevare - mi rivolgo sia al Presidente Cattaneo che al collega Botta, che mi hanno preceduto - che anziché fare degli interventi che mi convincono sul documento, tutti gli interventi fatti dalla maggioranza spingono ed evidenziano solo ed esclusivamente ostruzionismo della minoranza, che ho visto altre volte, ma non su questo documento.
Ho perso tre ore per preparare questo specifico documento di analisi sul testo della finanziaria del 2004 e anche se sono le 00.04 - mi spiace ma penso che alla fine dei miei dieci minuti, l'80 o il 90% di quest'aula dormirà - parlerò delle cose che sono state scritte, però dalla mia posizione mi permetto di dare un giudizio, che può essere buono o cattivo.
Il collega D'Ambrosio non si scandalizzi se affermo che la legge finanziaria che ci viene sottoposta è schiacciata dal peso della sanità che assorbe gran parte della spesa iscritta nel documento finanziario. E' così, sono i numeri.
La Regione Piemonte fa fatica a sostenere lo sviluppo economico del territorio nonostante le nuove competenze attribuite con la riforma del Titolo V, parte seconda della Costituzione. La Regione spende poco per sostenere le attività economiche. Sono attività evidenziate anche nella relazione di questo documento, per questo insisterò sull'attività economica. Se lo presentate perché deve sviluppare il territorio di questa regione, mi permetto di fare qualche critica, perché è detto tutto, tranne che dello sviluppo.
Se si classificano le voci di spese regionali in tre macroaree, cioè economia, welfare e education, tralasciando di considerare le spese per l'amministrazione generale e gli oneri non attribuibili, si rileva che la Regione Piemonte ha aumentato il volume di risorse destinato al settore economico solo dello 0.24%, veramente poco.
L'incidenza degli interventi in campo economico pesano solo per il 5.47% del totale generale. Altro che opposizione.
Al netto delle spese per le infrastrutture e il territorio, la sanità diventa un macigno per i conti regionali. L'attuale Giunta regionale - non l'opposizione, non l'ostruzionismo - mostra una scarsa capacità di incidere sull'economia regionale.
Di tutto ciò la Regione non può più essere giustificata nell'ulteriore ricerca di nuovi poteri alle regioni, ma è da ricercarsi nell'incapacità di rispondere al decentramento della spesa imposta dai criteri di convergenza comunitari e, soprattutto, nell'incapacità di intercettare nella fase di programmazione le reali esigenze dei soggetti economici.
Il tessuto economico italiano è cambiato ed i cambiamenti hanno dato vita ad un nuovo modello di sviluppo, basato su due colonne portanti: una forte competizione di sistema, assetto e connotazione territoriale il cui successo è determinato dalla capacità di attrarre nuovi investimenti e nuove localizzazioni. E' la fine dello sviluppo spontaneo del sistema produttivo locale che necessita di intensificarsi continuamente con le politiche di programmazione economica e territoriale della Regione.
E' evidente che se la Regione Piemonte, dotata di nuovi strumenti e poteri, continuerà a raccogliere le istanze di impresa ai cittadini con vecchi meccanismi di programmazione basati su tecniche di finanza derivata con ripartizione delle risorse a pioggia, non solo non ci accorgeremo mai delle riforme compiute, ma la stessa Regione finirà con il diventare l'ostacolo principale per la costruzione di quel modello economico regionale basato su sistemi locali in grado di cooperare all'interno, per competere all'esterno.
La Regione non deve mostrare una maggiore attenzione e sensibilità verso le piccole e medie imprese, deve mostrare attenzione per le piccole e medie imprese ed attuare un sistema che consenta un'efficiente gestione degli incentivi agli investimenti.
E' significativo il fatto che dopo la regionalizzazione degli incentivi alle imprese il Piemonte non abbia puntato sulla legge 949 per sostenere gli investimenti produttivi delle imprese artigiane.
Secondo dati forniti dal Ministero delle attività produttive, in Piemonte è complessivamente diminuito il numero delle imprese agevolate con il passaggio delle competenze dello Stato alle Regioni a Statuto ordinario.
E' avvenuto a seguito del decreto legislativo 112. I governi regionali anche a fronte delle scarse risorse a disposizione, non hanno confermato la fiducia alla legge 949. Proprio mentre le imprese continuano ad aumentare e a mantenere elevata la domanda di agevolazione.
Il Piemonte è la regione in cui in maggior misura si è ridotto il campo di applicazione delle agevolazioni artigiane incentivati: di fatto, sono passate da 5861 a 4411 e il volume agevolato dal 13% al 9.2%.
Assolutamente carente è l'attività di programmazione, mentre è auspicabile uno snellimento della burocrazia regionale.
Diventa fondamentale muoversi in una logica di sviluppo di riconoscimento dei valori dell'impresa e del mercato, di spinta all'efficienza e alla competitività di corretta gestione della finanza.
Il documento finanziario regionale predisposto dalla Giunta non risulta accompagnato da un'attenta riflessione su finalità e modalità di erogazione di finanziamento alle imprese. Per attuarlo a pieno, la Regione dovrà affrontare una serie di vincoli e di incognite. Al calo demografico, che nei prossimi dieci anni ridurrà sensibilmente il numero dei giovani e della forza lavoro, agli esiti della cosiddetta devolution, che in generale non è ancora diventata occasione per migliorare costi e qualità dei servizi pubblici, la Giunta regionale non ha condotto un'analisi attenta sullo stato dell'arte e delle prospettive legate ai processi di decentramento. Il principale vincolo del documento che viene sottoposto è rappresentato dalla progressiva riduzione delle risorse disponibili dovute in particolare alla crescente rigidità del bilancio regionale.
A proposito di bilancio regionale, faccio una considerazione di tipo personale. Non riesco a capire come, a fronte di un'acquisizione di imposte per un valore complessivo di sei miliardi e ottocento milioni, facciamo funzionare questa Regione, il cui costo corrente è di sette miliardi e mezzo.
Alla fine, se si considera che i mutui non si possono fare se non per investimenti, nonostante tutto sono carte che fanno miracoli, perché alla fine dell'esercizio non si vedono mutui specifici per i costi di funzionamento, ma in qualche modo continuiamo a fare indebitare le aziende sanitarie, che ritengo siano sempre debiti dei cittadini piemontesi.
Cosa si può dire sullo stato complessivo della Regione? Che, in un modo diretto o indiretto, lo stato di indebitamento è particolarmente elevato e se tutti gli anni, in un modo o in un altro, continuiamo a fare mutui per importi che si aggirano intorno ai mille miliardi, vorrei vedere fra qualche anno cosa sarà dell'economia regionale piemontese e cosa sarà di questi cittadini.
Che cosa lasceremo ai nostri figli se non un complessivo stato di indebitamento?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Ci sono questioni che riguardano il merito del Documento e delle proposte che stiamo affrontando, ma anche problemi di relazione e di valutazione, sollevati prima dal Consigliere Cattaneo e poi dal Consigliere Botta.
Vorrei impostare il mio intervento in due parti, affrontando i due ordini di questioni. Innanzitutto, partiamo dalla questione dei tempi.
Personalmente - ma è anche la posizione del nostro Gruppo - rivendico la corresponsabilità di una decisione, sulla conduzione dei lavori di questo Consiglio regionale, che ha considerato la questione dello Statuto come questione importante da affrontare. Penso che, concludendo quel lavoro, abbiamo reso un servizio all'istituzione che rappresentiamo e posto le condizioni per un lavoro non ancora concluso e che dovrà trovare il suo compimento. Non c'è nulla di segreto. La politica, secondo me, ne guadagna dalla chiarezza e dalla trasparenza. Nell'opposizione c'è stato, sul punto un'importante differenza di valutazione emersa nella discussione, nel voto dato e nei comportamenti tenuti.
Per quanto mi riguarda, mi guarderò bene dall'imputare alla questione tempo perso dello Statuto, e quindi anche a me stesso, il punto di impasse nel quale oggi siamo.
Faccio uno sforzo per avere rapporti trasparenti e leali anche con gli avversari politici. Sappiate però, che forse si sarebbe potuto fare diversamente; se non avessimo iniziato a gennaio con lo Statuto, se quando abbiamo iniziato a stare in aula, garantendo una presenza e avanzando proposte, se il Consigliere Cattaneo avesse avuto a disposizione, dalla sua maggioranza, una capacità di proporre, forse i tempi avrebbero potuto essere diversi, senza...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



MARCENARO Pietro

L'ho già detto, a casa nostra ci sono...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



MARCENARO Pietro

Non è vero, su questo si sbaglia. Sto solo constatando un qualcosa che già conosciamo. In quella Commissione abbiamo garantito, per tanto tempo una presenza.
In primo luogo, chiedo a coloro che sono stati interlocutori leali nella discussione sullo Statuto, di riconoscere insieme un altro punto: dentro quella relazione non c'era un elemento di confusione politica.
Abbiamo svolto quel lavoro insieme, sapendo che c'è maggioranza ed opposizione; sapendo che lì cercavamo una convergenza, ma che non per questo nessuno di noi ha rinunciato ad esercitare un ruolo, vuoi di maggioranza vuoi di opposizione. Mentre elaboravamo lo Statuto rivendicavamo - e rivendichiamo - lo svolgimento ed il ruolo dell'opposizione.
Allo stesso modo del Consigliere Cattaneo non accetto, per quanto mi riguarda, l'idea che il ritardo sullo Statuto non sia dovuto allo Statuto così non mi può oggi essere chiesto, in nome di quella convergenza, di rinunciare a svolgere un ruolo di opposizione.
La sfida dello Statuto, per quanto mi riguarda, era esattamente che maggioranza ed opposizione, senza nessun compromesso particolare, potessero convergere sul piano di un impegno istituzionale. Così ci siamo mossi.
Portare fino in fondo, con serietà, questa vicenda, è un elemento che ha una rilevanza di carattere istituzionale.
Dato che mi sembrava necessario, sul punto, un chiarimento politico, ho tentato - spero in modo sufficientemente chiaro - di darlo.
Detto questo, penso che ormai ci sia una certa leggerezza nel linguaggio o un fraintendimento più profondo: voi chiamiate semplicemente ostruzionismo il manifestarsi dell'opposizione. Considerate il fatto che ci sia qualcuno che non è d'accordo e lo motiva come si fa in un'aula consiliare, quindi non parlando solo in un minuto, ma organizzando una battaglia di emendamenti e di proposte che prendono il loro tempo, in Commissione e in Aula, come chissà che cosa. Stiamo semplicemente svolgendo il ruolo per il quale siamo stati eletti. Essendo stati sconfitti alle elezioni del 2000, proviamo a fare opposizione, nei limiti delle nostre capacità.
Sul punto ha assolutamente ragione il Consigliere Chiezzi. Abbiamo avuto una divisione, non nascosta, sulla questione relativa a problemi istituzionali, ma oggi c'è un'opposizione che recupera una dimensione unitaria sul merito delle proposte e delle valutazioni del vostro bilancio come sul merito delle proposte alternative. È un comportamento coerente.
Fuori fate la propaganda che volete, dite pure che è ostruzionismo, ma qua non sbagliate valutazione. A noi non importa niente di impiegare un giorno in più o un giorno in meno. Non è questo l'obiettivo che ci proponiamo. Noi vogliamo, come abbiamo detto, porre alcune questioni di fondo, dopo aver espresso il nostro giudizio su questa manovra. Vogliamo avanzare alcune proposte di fondo e verificare due possibilità. La prima è che ci sia un'apertura e una possibilità di modificare l'impianto di una manovra, nella sua sostanza. Come ha detto il collega Chiezzi, a noi non importa niente di fare i "pasticcetti", di avere una cosa per accontentarci. Se non c'è un risultato che consideriamo politicamente significativo e forte, il resto non ci interessa.
L'alternativa è che nel corso - come sempre avviene - di una battaglia istituzionale e di una discussione d'aula, riuscissimo a chiarire, non solo fra di noi ma anche all'esterno e con l'opinione pubblica, il senso della nostra battaglia e il senso della nostra opposizione. Quando riterremmo che questo senso sia chiarito in una dinamica d'aula, il bilancio sarà approvato. Non sarà un giorno in più o un giorno in meno che modificherà radicalmente questo stato di cose, ma, per quanto ci riguarda, avremo sviluppato la nostra iniziativa, definito le nostre posizioni. Se sarà possibile farlo entro il 30 aprile lo faremo, altrimenti lo faremo qualche giorno dopo, ma questa è la nostra impostazione. Non è lì il punto, vi sbagliate se fate di questo la chiave interpretativa.
Altri punti, che cerco di spiegare sinteticamente per aiutare una comprensione.
Il collega D'Ambrosio sbaglia su questo; riconosco il vigore e la concisione delle sue affermazioni, però sbaglia, perché il punto che emerge sulla sanità è un punto serio.
Sono sbagliate le nostre valutazioni? In tre anni, dopo la manovra del 2001, nel triennio 2003-2004, la sanità ha assorbito dai redditi dei cittadini piemontesi, attraverso IRPEF e ticket, l'equivalente di circa 2000 miliardi di lire. Questo è quanto nel triennio 2003-2004, avete prelevato in più dai cittadini piemontesi, attraverso l'addizionale IRPEF e attraverso i ticket.
Quindi, è sbagliato il risultato delle tabelle che la Giunta ci ha consegnato, non i dati che noi abbiamo elaborato.
Poi si possono mettere le cifre che si vuole, ma in presenza di questa situazione abbiamo un'esposizione, come voi scrivete nelle tabelle che ci avete dato, di 278 milioni di euro, e voi sapete che questi 278 milioni di euro (questa è la nostra valutazione) in quel bilancio sono iscritti come poste attive, come crediti sostanzialmente inesigibili.
Consigliere D'Ambrosio, lei sa benissimo che lì sono iscritti i crediti, ma io ho chiesto non quando ve li danno, ma se c'è un'iniziativa in corso della Regione Piemonte per poterli recuperare. E avete risposto che non c'è nessuna iniziativa, neanche un tentativo; quindi, siamo intorno alla cifra che abbiamo detto, cioè 278 milioni di euro.
Non stiamo sbagliando quando diciamo che siamo intorno ad un disavanzo del 2003 tra i 700 e gli 800 miliardi di vecchie lire, fermo restando che nel frattempo, sono stati consumati 2 mila miliardi di vecchie lire dei cittadini.
Questo è un dato e la cosa che ci preoccupa di più è che questo indica una sanità fuori governo, fuori controllo e annuncia per il futuro, per il prossimo anno, nel bilancio preventivo una disponibilità di risorse (in cui entrano naturalmente anche le risorse nazionali) e un riparto che ci pare aprire seri problemi nelle strutture sanitarie piemontesi e nella loro gestione.
Mi fermo qua e non voglio approfondire, perché l'abbiamo già approfondito in Commissione.
L'altro aspetto che emerge qual è? E' quello che veniva detto sinteticamente: su tutte le voci di lavoro e di produzione abbiamo una riduzione delle poste rispetto agli anni precedenti. Quello che esce da questo bilancio è: fare di meno e comunicare di più, cioè più risorse per le spese di comunicazione.
Infine dico una cosa su un ultimo punto. Io ho detto come noi intendiamo gestire e il giudizio che intendiamo dare. C'è però una cosa che non capisco del vostro atteggiamento. Io qui mi appello alla coscienza di ognuno di noi e alla nostra rettitudine politica. Se qualcuno mi dice che forse c'è una lira che può essere messa a disposizione in più per dare un posto letto ad un anziano che oggi non lo può avere, non è che questa cosa non la si dà perché il Consigliere Marcenaro vuole andare oltre il 30 aprile, perché quel posto non serve al Consigliere Marcenaro. Difatti io non sto chiedendo delle cose per me! Io giudico il merito, non pretendo di firmare io le cose, non è questo il punto, per quanto mi riguarda. Se la mia battaglia sarà stata sufficientemente chiara, anche se gli emendamenti saranno firmati solo da voi e votati solo da voi, i cittadini sapranno che io ho avuto un ruolo nel determinare quelle cose.
Quindi, non chiedo cose per voi. Dico però che, nel momento in cui si dichiara che ci sono delle risorse disponibili per fare delle cose in più per i cittadini, pensateci bene, che sia oggi o fra tre giorni, prima di dire che, siccome l'opposizione ha fatto questo o quello, queste cose spariscono.



MARCENARO Pietro

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



MARCENARO Pietro

Non abbiamo detto questo.



MARCENARO Pietro

Allora ho capito male, e sono contento di avere capito male! Ma mi interessa anche in questo caso la sostanza, perché la dialettica politica è una cosa che ha una certa nobiltà, se tutti sappiamo che, nella differenza delle idee e delle posizioni, facciamo qualcosa per gli altri e non solo per noi stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Innanzitutto, Presidente, chiedo scusa per le mie intemperanze, ma probabilmente l'ora fa sì che non riesca più a controllare quelle che sono le mie reazioni.
Certo è che la discussione è interessante; sembra, se ascoltiamo una parte, di vedere un film, e poi se ascoltiamo l'altra, sembra di vederne totalmente un altro. Sembra che si parli di due bilanci completamente diversi, ma soprattutto sembra che si parli di momenti diversi che ci hanno fatto giungere a discutere questa sera.
E' da martedì che siamo in Consiglio regionale e che discutiamo di queste cose, e sinceramente la fortuna vuole che con le tecnologie che abbiamo, abbiamo dei verbali e delle registrazioni. E quindi diventa un po' difficile raccontare le storie che raccontiamo in quest'aula e farle credere fuori. Perché se qualcuno crede di poter dire che non abbiamo avuto o che quest'anno non si è data la possibilità di discutere questo bilancio questa mi sembra veramente una fandonia indescrivibile.
L'ha già detto il collega Cattaneo, l'ha ripetuto il collega Botta: novanta ore di discussione in Commissione. E sono contento di avere partecipato poco, perché, conoscendo la vostra storia e avendo avuto un po' di esperienza anche in altre istituzioni, conosco il lavoro che impostate e come lo impostate in Commissione per poi trasferirlo all'interno dell'aula.
Quindi, mi sono detto: è inutile che stia a discutere più di tanto all'interno della Commissione, perché tanto riporteranno le stesse cose all'interno dell'aula. E così è stato.
Novanta ore di discussione, un mese. Il collega Marcenaro ha giustamente riconosciuto che abbiamo deciso unanimemente di privilegiare il lavoro sullo Statuto. Queste cose le abbiamo dette, e finito questo lavoro abbiamo immediatamente portato all'attenzione della Commissione il bilancio. Abbiamo bloccato i lavori di tutte le altre Commissioni, abbiamo bloccato i lavori di questo Consiglio per approfondire, dalla mattina alla sera, all'interno della Commissione i vari aspetti, chiamando gli Assessori più volte.
Però quando qualcuno in quest'aula viene a dirmi che si è perso tempo perché abbiamo dovuto estorcere delle parole all'Assessore Leo, questa affermazione non la crede neanche un bambino. Perché l'Assessore Leo dobbiamo legarlo per far sì che non parli con voi! Dobbiamo bloccarlo! E qualcuno ha il coraggio di dire in quest'aula che bisogna estorcere all'Assessore Leo delle parole, dei dati.
Assessore, mi rivolgo a lei, perché oltretutto sono dati pubblici, dati che possono conoscere tutti i cittadini e, a maggior ragione, i Consiglieri regionali di quest'aula. Vedete che è proprio una mentalità che rimane, è fisiologica, nonostante negli anni cambiate nome e cognomi. Ha ragione l'ex Assessore D'Ambrosio: avete la capacità di mistificare la realtà.
Consigliere Chiezzi, è rimasto uguale al 1980 quando entrambi eravamo in Consiglio comunale lei faceva l'Assessore e io ero all'opposizione. E' rimasto identico. "Non ci avete dato la possibilità di discutere": ma sono due giorni che discutiamo di bilancio. Il Consigliere Marcenaro ancora adesso dice: "Abbiamo gli emendamenti, dobbiamo discuterli", ma nelle 90 ore di Commissione cosa abbiamo fatto? Ripeto, cosa abbiamo fatto? Cosa avete fatto? Caro Consigliere Marcenaro, il discorso che lei fa del giorno in più o del giorno in meno, varrebbe se fossimo al 15 aprile, ma essendo al 30 aprile e per tutte le cose che ho detto prima, lei sa che oggi scade l'esercizio provvisorio e che per effetto di questa scadenza noi saremo costretti a bloccare una serie di pagamenti. A voi non fa né caldo e n freddo - perché comunque mi pare che siano garantiti gli stipendi dei dipendenti - che in questa Regione, a cui lei tiene tanto (ho sentito i ragionamenti che lei faceva, alcuni dei quali condivido), c'é crisi, c' una situazione di difficoltà, ci sono le imprese di cui parlava prima il Consigliere Giordano e quei comuni che hanno bisogno, a cui voi vi rivolgete perennemente. A noi, invece, preoccupa questa situazione. Sono due visioni completamente diverse.
Cara Consigliera Manica, quando lei dice che manchiamo di mentalità democratica, non sto a ripetere le cose che ha detto, ma a me pare che di mentalità democratica ne abbiamo avuta abbastanza. Il fatto che siamo qui il fatto che abbiamo cercato di venire incontro ad un ragionamento, ad un'impostazione che voi avete voluto dare diversa dalla nostra, dimostra la nostra apertura, dimostra la volontà di costruire insieme un percorso.
Dopodiché, lo avverto dalle vostre battute, siamo in un clima elettorale, mancano 45 giorni alle elezioni, lo capisco, ma il bilancio della Regione, dell'Istituzione regionale, penso che debba venire prima di qualsiasi battaglia elettorale che noi dobbiamo combattere da domani al 13 giugno. Come abbiamo cercato il dialogo all'interno della Commissione, lo abbiamo cercato anche in Consiglio. Mi pare che l'Assessore Pichetto abbia avuto modo di ascoltare, di valutare l'impostazione generale della vostra contromanovra e di non offrire il contentino all'opposizione. Conosco l'Assessore Pichetto e, avendo parlato con lui, credo abbia ragionato in questo modo; credo abbia voluto mantenere fermo lo spirito autentico della manovra di questa maggioranza e prevedere anche un fondo di riserva perché noi condividiamo questo tipo di scelta - ma, allo stesso tempo credo abbia voluto venire incontro ad alcune sollecitazioni. Sollecitazioni che mi sono permesso di condividere quando, alcuni giorni fa, sono intervenuto valutando l'impostazione generale della contromanovra come una richiesta che, ovviamente, non poteva non avere da parte nostra una concessione, o comunque, una valutazione positiva. Qualcuno dice, in chiave un po' elettoralistica, "potessi recuperare anche un posto in più per un anziano", io dire potessimo ricuperare anche due posti in più, nessun politico qui dentro si tira indietro rispetto ad una proposta di questo genere.
Mi pare che l'Assessore Picchetto sia andato nella direzione di trovare una soluzione che valutasse, con attenzione, le vostre proposte e tenesse saldo e fermo la posizione della maggioranza. Se questo non è essere democratici e avere una mentalità democratica, se non è democratico aver dato spazio alla discussione da un mese a questa parte, probabilmente abbiamo sbagliato film, non abbiamo capito assolutamente la trama. Forse allora, è veramente utile rivedere quella trama. Visto che per il Consigliere Marcenaro i tempi, giorno più o giorno meno, non sono una preoccupazione, per noi lo sono. A questo punto i tempi devono essere i più stretti possibili per non far si che questa manovra penalizzi la cittadinanza piemontese. Visto che i tempi devono essere i più stretti possibili, noi saremo qui a discutere finché questa manovra non verrà approvata. Sarà una manovra che porterà interamente la firma della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Sia il Consigliere Marcenaro che la Consigliera Manica hanno espresso con chiarezza la nostra posizione. Sulla questione dei tempi. Penso che la maggioranza debba riflettere su questo, lo ha già ricordato la Consigliera Manica nel suo intervento. La maggioranza e la Giunta hanno chiesto di spostare l'esercizio provvisorio al 30 aprile. Questo è un dato di fatto innegabile. Quanto volte è stato fatto? Non lo so. Sta di fatto che quest'anno la maggioranza e la Giunta hanno chiesto di spostare l'esercizio provvisorio al 30 aprile. Oggi siamo qui a discutere nel merito del bilancio.
Vorrei che si riflettesse anche su una questione di metodo quando si parla di tempi. Più volte abbiamo chiesto in Commissione di conoscere quali erano gli orientamenti politici, gli obiettivi politici che si affiancavano alle cifre che venivano presentate nei vari capitoli di bilancio. Tutte le volte dovevamo chiedere all'Assessore di turno, di conoscere l'orientamento politico, di affiancare una relazione politica ai numeri. Tutte le volte questo comportava dei rinvii, delle nuove sedute dove gli Assessori dovevano ritornare a soddisfare le domande che l'opposizione avanzava. A parte la questione di metodo che tutti gli anni noi solleviamo e che tutti gli anni ci ritroviamo a ridiscutere, è evidente, comunque, che la sostanza, alla fine, è quella che conta.
Oggi siamo di fronte ad una situazione nella quale, com'è stato detto la coperta è talmente corta che diventa indispensabile operare delle scelte: bisogna stabilire delle priorità e nella contromanovra che abbiamo presentato abbiamo individuato le nostre.
Oggi, se analizziamo la situazione sul nostro territorio regionale, è necessario ed indispensabile, a nostro avviso, soddisfare le priorità che abbiamo elencato. Mi auguro che nelle prossime ore o nei prossimi giorni (quando decideremo insieme di affrontare tali questioni) analizzeremo voce per voce, queste priorità. In una situazione come questa, in cui anche il Governo nazionale ha deciso di tagliare i trasferimenti agli Enti Locali e alle Regioni, i Comuni e la Regione stessa dovranno inevitabilmente fare delle scelte.
Come hanno fatto alcuni colleghi, vi pongo alcuni esempi: oggi rispetto al sostegno della locazione, com'è già stato ricordato, ci troviamo in una situazione economica di difficoltà. Proprio per questo motivo, si riscontra un aumento delle nuove povertà.
Tre anni fa, sul finanziamento della legge per il sostegno alla locazione nella nostra Regione, sono avanzate delle risorse per due motivi: innanzitutto perché c'era, da parte del Governo nazionale, un sostegno a questa legge; in secondo luogo c'era una situazione sociale diversa. Oggi, da un lato il Governo ha tagliato i finanziamenti al sostegno di questa legge, dall'altro si riscontra una difficoltà sociale nuova, di impoverimento. Ci sono famiglie (soprattutto gli anziani) che hanno difficoltà a pagare l'affitto e che presentano la richiesta sulla base della legge, che è una legge dello Stato.
Aumentare il finanziamento a sostegno di questa legge è una necessità basta vedere l'elenco delle richieste avanzate nei Comuni della nostra Regione. Quale risposta diamo noi, non soltanto al problema del sostegno della locazione, ma anche alla necessità di nuove case di edilizia popolare? Questo è un problema che i Presidenti delle ATC (non il Presidente dell'ATC di un colore o dell'altro, ma i Presidenti delle ATC della nostra Regione) hanno sollevato, perché le risorse stanno diminuendo, mentre stanno nuovamente crescendo le richieste per le case popolari. Il fatto che ci siano meno entrate - gli affitti si sono abbassati, perché i redditi, a sua volta, si sono abbassati - genera una mancanza di risorse.
Si riscontrano delle difficoltà a destinare risorse per costruire nuovi alloggi e per attuare la manutenzione: è una questione che va affrontata.
Possiamo rinviarla, ma è un problema urgente che va affrontato.
Lo stesso ragionamento vale per la questione degli anziani. In una Regione dove aumentano gli anziani, le liste di attesa che sono state presentate in Commissione sono un dato di fatto: si parla di 8000 anziani in attesa di entrare nelle case di riposo. Questa è una realtà.
Dobbiamo cercare di dare una risposta da questo punto di vista. La nostra richiesta di aumentare i finanziamenti in questa direzione è una necessità. I dati indicano che stanno aumentando gli anziani nella nostra Regione. Si va in questa direzione: possiamo non affrontarlo adesso, ma anche questo è un problema estremamente urgente.
A nostro giudizio, bisogna aumentare i finanziamenti relativi alla legge per il diritto allo studio. Assessore Leo, anche se è tardi le voglio porre una questione che riproporrò anche con un'interrogazione. Noi abbiamo i dati che ci avete fornito rispetto al buono scuola.



(Commenti dell'Assessore Leo fuori microfono)



MULIERE Rocco

Assessore, 16.000 richieste (o poco più) per quanto riguarda i buoni scuola. Noi avevamo detto: "Guardi, Assessore, che questa legge non risolverà il problema delle scuole private".
Le vorrei porre una questione concreta. Nella mia Provincia ci sono i due più grandi istituti privati che hanno annunciato la chiusura.



(Commenti dell'Assessore Leo fuori microfono)



MULIERE Rocco

Non è assolutamente vero! Assessore - poi potremo discutere sulle motivazioni - ma le vorrei porre una domanda: che cosa intende fare per salvare quegli istituti? Quegli istituti, come le avevo detto la volta scorsa, quando ne avevamo discusso, hanno svolto una funzione sociale, e svolgono tuttora una funzione sociale, perché danno una risposta alle famiglie.
Assessore, che cosa intende fare? Con i buoni scuola non si risolve questo problema. Quegli istituti hanno annunciato la loro chiusura.
Siccome quella legge non serviva a salvare nemmeno le scuole private e abbiamo tolto delle risorse per finanziarie la legge n. 49, le chiediamo di ripristinare una situazione che oggi non c'é più.
Rifinanziamo la legge n. 49. Diamo delle risorse per offrire delle risposte al 96% degli studenti che frequentano la scuola pubblica.
Quelle che abbiamo posto sono questioni concrete. Dateci delle risposte e noi potremmo terminare la discussione sul bilancio entro la mezzanotte del 30 aprile. Ma dateci delle risposte! Vogliamo discutere nel merito, come stiamo cercando di fare, perch sul DPEFR abbiamo presentato 21 emendamenti - e non 2.100! - che abbiamo motivato nel corso della discussione: basterà rileggere gli interventi o riascoltare la registrazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente, il collega Chiezzi è stato di una chiarezza esemplare, come sempre. Io vorrei partire dal suo intervento, che, con molta schiettezza, ci ha detto: "Vi voglio aiutare a capire la situazione". Per quanto mi riguarda è già chiara da molto tempo: che vi piaccia o meno, l'opposizione è unita - è sotto gli occhi di tutti - così com'è unita in campo nazionale, perché fra un mese e quaranta giorni ci sono le elezioni.
Sul piano nazionale, il cemento di quest'unità (la politica estera, la politica internazionale) ha avuto e ha un prezzo: il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Nello stesso triciclo ci sono tre posizioni comunque l'unità è stata raggiunta.
Non voglio parlare di politica estera. Sul piano locale, sul piano regionale qual è il cemento, qual è l'occasione? L'occasione è il bilancio.
Sul bilancio erano partiti i DS, per le ragioni nobili che conosciamo; per quel poco che frequento le Commissioni (la I Commissione la frequento un po' di più, per la verità), la parte sinistra del centrosinistra era stata un po' a guardare, fino a quando si sono chiusi gli accordi, anche locali rispetto alle prossime elezioni. Abbiamo letto sui giornali, nei giorni scorsi, che l'ultimo accordo era stato chiuso con Rifondazione Comunista se non erro; dopodiché, s'imponeva e si è imposto l'accordo politico unitario, e non c'è da scandalizzarsi, c'è da prenderne solo atto.
Allora, se questi sono - così come sono - i veri termini del problema non ci nascondiamo dietro il problema della casa, che c'è, ma non da oggi.
Il problema della casa c'è da dieci anni; in dieci anni a Torino - io conosco solo la situazione di Torino città - si sono costruiti cinquanta alloggi in via Santa Fé di edilizia economico-popolare (poi ci sono cooperative e imprese convenzionate, sovvenzionate, ecc.). Il collega Muliere parlava di IACP; ebbene, in dieci anni si sono costruiti cinquanta alloggi: Se qualcuno mi assicura che in una città di un milione di abitanti se ne sono costruiti di più, mi dica dove.
Il Comune di Torino è proprietario di aree per diecimila alloggi. Nel Piano Regolatore c'è scritto "edilizia pubblica"; certo, non c'è la specificazione se è sovvenzionata, se è convenzionata o è popolare, per per stare nei tetti del finanziamento il Comune dia l'area a diecimila lire al metro come si usava dieci anni fa, nella prima repubblica.
Potrei continuare su altri aspetti del bilancio, però - ripeto - il problema è politico e credo che l'opinione pubblica debba sapere, con molta onestà, come stanno le cose, e cioè che non si approva il bilancio in Piemonte, unica Regione in Italia, perché le forze politiche di opposizione hanno fatto questa scelta: si sono unite per non approvarlo. Questo è il prezzo.
Si pensa di raggiungere meglio l'obiettivo del 13 giugno dicendo le cose che si stanno dicendo qui stasera: che la sanità è nelle condizioni in cui si trova e via di questo passo. Che la sanità sia uno dei cavalli di battaglia di questa campagna elettorale del centrosinistra lo sappiamo da anni, con delle ingenuità anche da parte di questa maggioranza.
Quando il sottoscritto, tre anni fa, chiese per tre volte in questo Consiglio un numero all'Assessore D'Ambrosio - in particolare, chiese quante assunzioni erano state fatte nel 2000 e nel 2001 - ricevette cinquemila fogli e tre faldoni in cui non si capiva niente, mentre aveva chiesto semplicemente un numero. Non appena in Commissione l'opposizione chiese al nuovo Assessore - che non aveva nove anni, ma nove settimane di vita - una tabellina, l'Assessore rispose: "Fra due ore torno e ve la porto". Nella riunione di maggioranza dissi: "Ma insomma, aspettiamo, due ore mi pare un po' presto", e da questa tabella venne fuori tutto quello che venne fuori.
Ora, che questa maggioranza abbia delle ingenuità, tutto quello che si vuole, va bene, ma non è che l'opposizione, cavalcando queste battaglie guadagna molto, perché almeno nei prossimi giorni questa maggioranza, con tutti i suoi limiti, metterà in evidenza che è vero che l'opposizione si è tutta messa insieme, ma i riformisti, per stare insieme a questa maggioranza, non stanno facendo i riformisti, perché l'ostruzionismo è la negazione del riformismo, e queste cose non le posso dire perché i giornali, se parlo io, non pubblicano nemmeno una parola, ma penso che i Capigruppo di partiti importanti di maggioranza troveranno udienza sulla stampa e diranno, papale papale, come stanno le cose. Credo che le cose debbano venire fuori, cioè non si può essere "cornuti e razziati".
Stasera ho sentito qualcuno affermare che noi saremmo i lupi e voi sareste gli agnelli.
(Commenti in aula)



MERCURIO Domenico

Concludo subito dicendo che la collega Manica a me è sempre stata molto simpatica ed ha una certa aggressività. Io non riesco a stare in piedi a quest'ora, ma lei ha fatto un intervento proprio da giovane vibrante di vitalità; io non ho nessuna vitalità, ho una mosceria che non finisce più e voglio concludere dicendo che la favola del lupo e dell'agnello non credo che la potrete spendere tanto facilmente.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo brevemente sull'ordine dei lavori, parlando meno di due minuti.
L'intervento che il collega Chiezzi ha fatto prima rivolgendosi al Presidente della Regione e al sottoscritto, in realtà io l'ho interpretato come indirizzato al collega Marcenaro, tant'è che, con garbo e educazione il collega Marcenaro gli ha risposto successivamente dandogli ragione, così quindi ne ho avuto, a mio modo di interpretare, la prova e quindi la ragione, ha un po' scoperto le carte. Hanno ragione alcuni colleghi che mi hanno preceduto, in particolare il collega Mercurio, dove di fatto, sempre interpretando, mi sembra di sentire il Consigliere Chiezzi dire: "Calma per evitare ogni via di fuga, sì, ci siamo uniti, ma attenzione che l'unità è su quella richiesta dei 175 milioni di euro e quindi, cari colleghi dei Ds o, comunque, cari colleghi dell'opposizione, non dovete pensare di fare un'intesa o quant'altro". Così la interpreto.



(Commenti del Consigliere Ronzani fuori microfono)



CATTANEO Valerio

Questo lo so, Consigliere Ronzani, perché la vostra proposta è: "O accettate la nostra manovra o niente". Se pensate che questa maggioranza è gonza al punto tale di accettare la vostra contro proposta e la vostra manovra, modificando la propria manovra finanziaria, lasciatemi dire sempre con garbo, ci state un po' sottovalutando.
Ha detto bene il collega Marcenaro - e l'ho apprezzato - "Noi abbiamo comunque l'obiettivo di chiarire all'esterno la nostra contrarietà e quando questa contrarietà sarà chiara nell'opinione pubblica, non avremo difficoltà e il bilancio potrà passare nella chiarezza delle posizioni: la maggioranza probabilmente lo sosterrà e l'opposizione sarà contraria".
Bene. Sono le 4.50 del mattino. Teso che siamo disposti ad essere presenti per la convoca delle 8.00 e a continuare a lavorare, per quanto possibile, ci sono funzionari che collaborano con noi e che stanno lavorando da oltre 19 ore (che ringrazio, essendo anche loro vittime di questa situazione voluta dalla opposizione), chiedo e propongo al Presidente Toselli di convocare una conferenza dei Capigruppo, alla luce di quanto è stato detto (che ormai è tutto chiaro) per vedere come programmare i nostri lavori, se e come continuare - noi siamo per continuare - o se optare per scelte diverse.
Credo che la conferenza dei Capigruppo, che si è occupata di tante belle cose, purtroppo anche a vuoto, e di discussioni con interlocutori che si sono dimostrati, a mio modo di intendere, inaffidabili, possa anche valutare, dal mio punto di vista, una riprogrammazione a breve dei lavori.
Sarebbe anche possibile, avendo Assessori molto abili con il computer e Consiglieri disponibili a redigere il verbale, liberare chi con noi collabora e andare avanti autonomamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Come ho detto prima, avremo tempo e modo per motivare il rapporto con l'opinione pubblica.
Personalmente, non ritengo essere questa la sede in cui fare propaganda con persone che stimo sufficientemente da ritenere non influenzabili.
Ho detto e ripetuto che noi vogliamo esercitare il mandato per il quale siamo stati eletti in questo Consiglio regionale e che costituisce contrariamente a quanto che voi pensiate, non una fastidiosa evenienza, ma una funzione senza la quale lo stesso Consiglio regionale cessa di esistere nella sua funzione e nella sua dialettica reale.
Ovviamente, nella conferenza dei Capigruppo valuterete quali sono le forme e i tempi migliori per la prosecuzione del dibattito, a me interessa chiarire qui, nel confronto politico d'aula, che non si tratta di una ripetizione. Chi ha partecipato alla Commissione sa che qui non siamo alla ripetizione della Commissione. Sa che la Commissione ha avuto il ruolo che doveva avere: un ruolo istruttorio, di costruire gli elementi materiali su cui svolgere qua un'altra discussione. Nessuno di noi ha presentato emendamenti in Commissione, li abbiamo portati tutti in aula sulla base delle verifiche da attuare.
Abbiamo presentato una proposta che, secondo noi, è una proposta politica che, come tutte le proposte politiche, è la nostra posizione che confrontiamo e discutiamo. Non pretendiamo niente. Semplicemente verifichiamo se ci sono le condizioni per un possibile mutamento altrimenti esercitiamo, nei tempi dovuti e consentiti, un ruolo di opposizione che riteniamo essere un ruolo vitale. Se poi il collega Mercurio voleva dire che quando discutiamo di bilancio siamo uomini politici e non dei ragionieri, indubbiamente concordo con lui.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Marcenaro.
Convoco i Capigruppo in Sala A per decidere sull'ordine dei lavori della settimana prossima. Dichiaro chiuso il Consiglio ed è sconvocata la seduta delle ore 8.00.
Prego, Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho sentito bene, Presidente, che è stato dichiarato chiuso il Consiglio e sconvocata una riunione?



PRESIDENTE

No, ho detto...



MARCENARO Pietro

Allora, Presidente, senta un po' la maggioranza.



PRESIDENTE

Chiudo scusa.
Convoco una breve riunione dei Capigruppo per concordare sui lavori del Consiglio.



(La seduta, sospesa alle ore 04.55 riprende alle ore 05.15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Come ben sapete, la scadenza di questa seduta è alle 8.00 di domani mattina, ma è già riconvocata, come da ordine del giorno, alle ore 08.01 senza una scadenza che valuteremo in corso d'opera. Sono, altresì convocati i Consigli per lunedì e martedì, con il seguente orario, 10-14.30 20. Valuteremo lunedì, nel corso della seduta, se convocare una nuova riunione dei Capigruppo per calendarizzare altre sedute.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 604: "Legge finanziaria per l'anno 2004"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con la discussione generale del disegno di legge n. 604: "Legge finanziaria per l'anno 2004", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino. Ne ha facoltà.



SUINO Marisa

L'opinione e il contributo di un Consigliare, che nel mio caso non è membro della I Commissione e che quindi ha vissuto dall'esterno e in modo parziale lo svolgimento dei lavori, sono assolutamente necessari.
Qualche collega della maggioranza parlava di 13 giugno; altri del Lupo e dell'agnello. Iniziamo dal 13 giugno. Certamente questa non è una nostra aspirazione, abbiamo scelto di occuparci di altro in questo periodo, come pensiamo che abbiate fatto voi. Così come non è accettabile il ragionamento del lupo e dell'agnello. Dal mio punto di vista, è semplicemente una questione di maggioranze e minoranze.
Noi stiamo facendo nient'altro se non il lavoro che compete ad una minoranza, che su un documento importante (com'è quello della finanziaria) deve esprimere al meglio possibile i propri ragionamenti e fare le proprie controproposte. Questo è ciò che abbiamo fatto, poi qualcuno dei colleghi ha anche parlato di ostruzionismo.
L'ostruzionismo l'abbiamo dichiarato in occasione del buono-scuola, non in questa occasione. E a comprova di questo, va esplicitata una controproposta che abbiamo presentato.
Veniamo quindi a questi aspetti, quindi al senso di responsabilità, che certamente caratterizza alcuni colleghi o tutti i colleghi della maggioranza, che si sono appellati al loro senso di responsabilità e si sono definiti seri.
Cari colleghi, anche noi riteniamo di poterci fregiare del ruolo di persone serie che svolgono un'attività, che è quella della minoranza perch questo è il ruolo che ci è stato conferito in questa sede.
E ci mancherebbe che una minoranza su un documento importante, come la finanziaria e il bilancio, facesse finta di niente. Ancora di più su una finanziaria e un bilancio come questo, su un documento importante come questo. E' evidente che abbiamo il compito e il dovere di entrare nel merito.
Dopodiché, perché questo documento è stato discusso così in ritardo? Da quanto mi risulta, subito dopo l'Epifania si è cominciata la discussione sullo Statuto. Ora, un bilancio non si dovrebbe portare entro il 31 dicembre dell'anno precedente? Quindi, sono scelte di maggioranza.
Ma veniamo alla controproposta: cos'è che noi abbiamo sostanzialmente evidenziato? Abbiamo evidenziato una serie di nodi, caro collega D'Ambrosio, ad esempio sulla sanità. Ma è evidente che la sanità sia un nodo, perché riveste i due terzi del bilancio di questa Regione e delle Regioni, ricade direttamente su quelle che sono le esigenze primarie dei cittadini ricchi o poveri. E' la priorità, possiamo metterla insieme al lavoro, alla casa, ma certamente la sanità è il diritto prioritario.
Quindi, è evidente che qualunque maggioranza e qualunque minoranza debba occuparsi, quando il bilancio è così rilevante, in modo altrettanto rilevante ed altisonante, per quanto è capace di farlo, del tema della sanità.
Ma quando ci dite, colleghi, di avere risposto alla nostra proposta in termini seri, io dico che non è così. Io ne do una valutazione completamente diversa, perché così non è stato.
Nel momento in cui le minoranze, che possono avere opinioni diverse su molte cose, così come voi ne avete diverse su molte altre, individuano una serie di priorità, e quindi scelgono con molta oculatezza una serie di argomenti che riguardano i famosi postiletto per anziani, che riguardano l'assegno di cura e cioè l'assistenza per gli anziani, che riguardano la questione delle rette della quota sanitaria e l'assistenza domiciliare, la ricerca, il diritto allo studio (in base alla legge n. 49), il fondo di sostegno per gli affitti e il trasporto pubblico locale, fanno una certa scelta.
Su un bilancio che prevede complessivamente 20 mila miliardi, noi presentiamo una manovra, chiamata pomposamente così, di 175 milioni di euro, e ci viene risposto in termini di 20-25, dicendoci: "Ma sì parzialmente, sui tre anni andiamo a piazzare i postiletto per gli anziani".
Allora ci prendiamo in giro! Colleghi, noi un anno fa abbiamo rinunciato ad una mole di emendamenti in virtù di un ordine del giorno, che votammo all'unisono, che prevedeva 1600 postiletto per anziani. Noi abbiamo ritirato una mole di emendamenti e abbiamo fatto concludere in quel modo la discussione e la votazione sul bilancio. I 1600 postiletto li stiamo ancora aspettando! Era stata individuata come priorità, e come mai non si è realizzata? Possiamo comprendere che vi siano state delle ragioni, ma quei fondi a cosa sono stati destinati e perché la maggioranza e la Giunta non si è presentata il primo giorno in cui ha portato in Commissione il documento spiegando la situazione? Invece si è fatta tirare fuori le informazioni con le tenaglie e qualcuno ha anche detto di essere stato generoso nel fornirci queste informazioni.
Evidentemente la democrazia in questo paese sta diventando veramente un qualcosa di strano. Dal mio punto di vista un'istituzione, che per anni ho presieduto, è, in base alle norme vigenti, tenuta a fornire determinate informazioni.
Non è un dono o una generosità, perché se devo discutere il bilancio mi si devono portare i dati. E perché avete impiegato un mese a farvi dire che i 1600 posti ci sono o non ci sono? E la questione delle rette: perch avete impiegato così tanto tempo, cosa volevate celare? Non era meglio forti dei vostri numeri e della vostra politica, presentarvi dicendo: "Queste sono state le difficoltà, queste sono le scelte".
Noi individuiamo cinque o sei problemi di assoluta priorità, che non sono per me, mio cugino o un mio amico. Sono assoluta priorità per la popolazione piemontese, e anche voi lo sapete, perché anche da voi la gente viene a dire che non ce la fa più a pagare gli affitti. Anche da voi la gente viene a dire, ad esempio: "Ho il problema di mia madre e non so come risolverlo". Anche da voi vengono a porre il problema della scuola.
Assessore Leo, non ci preoccupiamo dei ragazzi che abbandonano la scuola, non ci preoccupiamo dell'analfabetismo di ritorno! No, questa bieca, proterva, arrogante e villana minoranza propone questi cinque o sei punti: 175 milioni di euro. E voi rispondete con una ventina di milioni di euro sui tre anni.
Signori, se non è una presa in giro questa! Poi andate sui territori a raccontare quello che volete! Noi non possiamo far altro che svolgere la nostra funzione di politici, e racconteremo che cosa manca, quante tasse in più abbiamo dovuto pagare e quali sono le scelte di questa maggioranza.
Questo è il nostro compito.
Sono stata perfettamente nei tempi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Consigliere Cattaneo, questa volta ha "toppato". Altre volte ho apprezzato la sua esperienza maturata nel campo delicato di Presidente di Gruppo di maggioranza relativo della maggioranza, e Presidente del Gruppo più rappresentativo di tutto il Consiglio.
Il centrosinistra, più Rifondazione Comunista, ha presentato una contromanovra, in termini assoluti di valori, al di là del merito pienamente condiviso, di 180 milioni di euro. Nella controproposta avanzata dalla maggioranza dov'é l'errore? Che ci ha restituito, sul piano della proposta, in rapporti numerici all'interno di quest'aula, esattamente un terzo. La differenza è che quando ci si mette attorno ad un tavolo a trattare un argomento così delicato ed importante come quello del bilancio si deve riconoscere a questa parte dell'aula, pari dignità. Quindi l'approccio è stato sicuramente sbagliato.
Nel merito. Noi siamo stati molto attenti, per lo meno chi ha esteso e proposto questa manovra. La voce sanità, nel nostro bilancio, occupa per la spesa corrente circa l'80% se dentro mettiamo le quote di trasferimento con i fondi vincolati, siamo attorno al 90% nel rapporto complessivo. In una sanità che si presenta, perché priva di governo, come un pozzo senza fine, abbiamo cercato di privilegiare nella proposta quegli aspetti - e qui torno al chissenefrega - rispetto ai quali i nostri referenti sociali, più che sulle formule, le modalità e sui tempi, misurano le risposte nella capacità che il Governo ha - e l'opposizione di condizionarne l'azione nel dare risposte ai bisogni che emergono dai cittadini. I bisogni che emergono dai cittadini, sono bisogni di prevenzione, di cura. Non è demagogia.
Apro una piccola parentesi: "Tele Ghigo". Voi siete attenti ai problemi della comunicazione, c'é qualcuno sopra di voi che fa scuola, e avete preso l'indecorosa abitudine di propinare ai cittadini piemontesi una sequela, ormai inarrestabile, di taglio dei nastri. L'aspetto incredibile è che c'é una sproporzione fra i nastri tagliati e i risultati attesi rispetto alle opere che si inaugurano, tanto da far venire il sospetto che anche la manutenzione ordinaria di un piccolo reparto di un ospedale diventa l'occasione per chiamare le telecamere ed inaugurare quell'opera.
Qui si confondono i livelli. Si fa molta propaganda, ma non c'é risposta ai bisogni che emergono dai cittadini. Vi è una miriade assolutamente incredibile di occasioni, di gestione della comunicazione per carpire il consenso sapendo che questa volta non andrà così. Questo Paese è cresciuto rispetto a quattro anni fa e oggi si rapporta con il potere, con il Governo centrale; si avranno effetti a cascata sulle realtà locali in modo un po' più disilluso di quello che, invece, era stato indotto nel momento in cui si è dato il consenso - attraverso il voto democratico, niente da dire - a Silvio Berlusconi e alle maggioranze di centrodestra di governare una parte consistente di Regioni e di governare il Paese.
Assessore Leo, lei ha coperto le sue vergogne oggi sulla questione dei buoni scuola. Ieri, 29 aprile, è apparso sul Bollettino Ufficiale della Regione, supplemento n. 17, l'elenco dei beneficiari. Assessore, vergogna! C'é un omissis: ci sono nomi e cognomi ma affianco non compaiono le cifre e non compaiono i redditi perché coperti dalla privacy. E' come se per le aziende bioalluvionate o alluvionate non dovessero comparire negli atti ufficiali pubblicati all'esterno l'entità dei contributi ricevuti perch attraverso il meccanismo della privacy, l'indicazione di quella cifra e di quel beneficio, è violazione della stessa. Ma questa, invece nasconde un'altra vergogna, è il fatto che non aver applicato l'ISEE, l'indicatore della situazione economica, oggi ci si vergogna a difendere, nelle realtà locali, situazioni in cui, in una stessa scuola, ci sono figli con entrambi i genitori lavoratori dipendenti, figli di stimati professionisti o figli di proprietari di una scuderia di cavalli che hanno ricevuto contributi che arrivano dalla Regione assolutamente incomparabili fra di loro. Peccato che il lavoratore dipendente, che è l'unico per il quale si può accertare una condizione di vita, questa vergogna venga svelata. Ieri contestualmente alla pubblicazione sul BUR, ho inviato un quesito al garante della privacy perché credo che un limite della degenza bisogna pur inserirlo.
Qualcuno ricordava: amministrare la Cosa pubblica, vuol dire che una casa è, prima di tutto, una casa di vetro e chiunque abbia chiesto dei benefici allo Stato e alla collettività, deve dimostrare di averne di diritto. Per dimostrare di averne diritto, deve avere il coraggio di dire quali sono le ragioni che lo hanno portato a richiederlo, ma, soprattutto con quali motivazioni ne ha avuto il beneficio.
La questione della casa, non c'é l'Assessore Botta che potrebbe riferirci, ma in compenso é presente il Consigliere Muliere che è testimone della lunga battaglia che stiamo facendo. Una battaglia di civiltà perch non solo non si costruiscono nuovi alloggi, non solo non ci sono più soldi per le manutenzioni, ordinarie o straordinarie, ma la dove con i soldi della Regione si sono ristrutturati gli alloggi, da due anni 54 alloggi non vengono assegnati dal Comune di Acqui per una questione razzista e xenofoba, rivendicata da quella Giunta e da quel Governo locale, in contrasto con la Regione. Ma la Regione non sa fare il passo successivo che prevede la richiesta del commissariamento di quella realtà attraverso gli strumenti ordinari, affinché si proceda all'assegnazione degli alloggi che vengono tenuti vuoti perché devono essere destinati alla vendita degli amici e delle clientele di sempre, perché sono alloggi di pregio, che hanno avuto l'unica sfortuna di essere collocati nel centro storico, a vocazione prevalentemente turistica, sconfessando il mix sociale.
Avrò modo di proseguire sugli altri emendamenti per articolare meglio questo tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Mi spiace che non sia in aula il Consigliere Cattaneo, ma mi auguro che possa sentire il mio intervento.
Noi siamo qua, alle ore 05.40 - perlomeno questa è la mia opinione, ma potrà essere non condivisa - per una chiara incapacità politica di gestire da parte dei principali Capigruppo della maggioranza.
Non provate a ribaltare la frittata, perché la responsabilità di essere qua, in queste condizioni, a tenere in piedi tutta la baracca, è ascrivibile ai Capigruppo della maggioranza. I tentativi di ribaltare questa responsabilità sull'opposizione, che cerca correttamente di fare la propria parte, sono stati maldestri e non ci credete nemmeno voi.
Rivolgendomi all'Assessore Pichetto, che forse in questo momento rappresenta la Giunta, vorrei sottolineare, affinché rimanga in atti, che è stata incredibile, nella sua pochezza e nella sua debolezza estrema l'apparizione silente del Presidente della Giunta in una situazione come questa. È chiaro? Poteva anche andare a dormire, ma che sia venuto qua l'ultimo giorno entro il quale si sarebbe dovuto votare il bilancio, e non sia stato in grado di dire una parola, di rivolgersi alla propria maggioranza o all'opposizione, è una cosa che ha dell'imbarazzante (non so che altro aggettivo usare).
Questo è ciò che dobbiamo dire ai piemontesi: il Presidente della Giunta, che inaugurerà Pollenzo - e fa bene ad andare - sul documento più importante che può incidere sull'economia piemontese non ha avuto il coraggio, la forza e la capacità di dire una sola parola, rivolgendosi alla maggioranza o all'opposizione (che è pronta a prendere in considerazione un intervento del Presidente della Giunta). Se n'é andato provate a trovarlo! - in silenzio. Ci troviamo in questa situazione - e uso un termine che non mi piace, ma vista l'ora tarda ho dovuto chiedere alla collega Suino di svegliarmi con un po' di veemenza nel suo intervento grazie al combinato disposto dell'incapacità politica di chi dovrà gestire una neanche complicata situazione e una mancanza di direzione di governo. Ma sia chiaro che la responsabilità è vostra (e in questo coinvolgo anche alcuni colleghi della maggioranza, che sono vittime, come noi, di questa situazione).
Visto che si è giocato sui tempi - io ho partecipato pochissimo perché, non facendone parte, mi sono limitato a due o tre sostituzioni vorrei sottolineare che la discussione sullo Statuto si è svolta tutta nel 2004. Il termine per il bilancio, invece, è il 31/12/2003. Una maggioranza che funziona, e che è in grado non solo di votare la legge sulla palla pugno, il bilancio lo chiudeva nel 2003.
Avete fatto saltare delle sedute; ad un certo punto, non riuscivamo a capire cosa succedeva nella maggioranza: ma il dramma è che nella maggioranza non succedeva nulla! Ma i Consigli non si tenevano.
Questo è il problema. Siete arrivati bellamente, quasi in allegria alla fine del 2003 dicendo: "Tanto c'è l'esercizio provvisorio", e adesso volete dirci che su un problema così importante come lo Statuto, sul quale ci siamo spesi e abbiamo creduto, pur dividendo l'opposizione con opinioni diverse, la responsabilità di questa situazione è nostra? Capisco l'imbarazzo, al di là della stanchezza e dello sconcerto, ma ve la ribaltiamo tutte quanta e vi invito a trovare una via d'uscita dignitosa che non può essere di 20 milioni: chi fa elemosina, la fa in altra sede! Rispondere con 20 milioni di euro ad una proposta seria, da parte nostra di 175 milioni di euro, è offensivo. Sarebbe stato meglio dire: "La vostra controproposta non è accettabile. Proseguiamo con il nostro bilancio". Non è pensabile, anzi è offensiva una risposta del genere per l'opposizione che cerca tranquillamente e senza esagerare, di fare il proprio lavoro.
Adesso si scopre che le imprese devono essere pagate e che gli Enti Locali non hanno i soldi? Ma prima non lo sapevate? Ormai siamo tutti professionisti della politica! Questa è la situazione alle ore 05.45 del 30 aprile. Se non fosse seria, sarebbe quasi un'opera buffa. Una maggioranza seria - e voi dimostrate di non esserlo - convocava una riunione di maggioranza e diceva: "Questa è la situazione: andiamo a casa a dormire e ci riaggiorniamo lunedì". Non avete neanche il coraggio di dire...



PLACIDO Roberto

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Sii corretto, parla col tuo Capogruppo!



PLACIDO Roberto

Sto parlando a livello personale. Capisco che faccia...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



PRESIDENTE

Collega Placido, si rivolga alla Presidenza.



PLACIDO Roberto

La Presidenza svolga il suo lavoro!



PRESIDENTE

Lei cortesemente si rivolga alla Presidenza.
Vi invito cortesemente ad evitare interventi fuori microfono. Grazie.
Prego, collega Placido.



PLACIDO Roberto

Come sapete, le interruzioni non mi creano alcun problema, in particolare quando vengono dal simpatico collega Cattaneo.
Il problema di chiedere un'operazione di buonsenso, stante la situazione di una inutile e io ritengo dannosa prova muscolare, è un onere della maggioranza e non può essere certo dell'opposizione, che è pronta a fare il proprio dovere. Questo è lo stato dell'arte.
Io ero pronto ad interloquire perché mi aiuta a svolgere l'intervento.
Provate a trovare, se ce la fate, il bandolo di una matassa e a fare delle proposte serie che possono essere prese in considerazione, perch altrimenti l'opposizione è in dovere di svolgere il suo ruolo, che è una funzione democratica in qualsiasi assemblea elettiva.
Siccome avevo promesso all'Assessore Racchelli, che si era lamentato e aveva chiesto a tutti di stare assolutamente entro i dieci minuti, di non superare appunto i dieci minuti, avendo detto già tutto quello che volevo dire, per mantenere la promessa fatta, che avrei utilizzato meno di dieci minuti, termino con un minuto in meno di quelli che mi erano concessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Vedo che non riesce a decollare quel rapporto di correttezza istituzionale che sembrava essere stato impostato.
Dovendo dire la verità sul problema dei tempi, del ritardo e del legarlo allo Statuto, non contesto quell'impostazione, ma parto da quando si è cominciato a discutere in Commissione. Comunque, da questo punto di vista, l'intervento dei Capigruppo di maggioranza, del Consigliere Cattaneo in particolare, sono stati rigorosi sia sotto il profilo logico che politico sia nell'affrontare e nell'esaminare le poste in discussione.
Il dato qual è? Che ai quesiti posti dalla maggioranza non è stata data nessuna risposta e sul nodo centrale. Se, come pare, l'opposizione vuole conseguire il duplice vantaggio, legittimo come aspirazione, della decorrenza del tempo e del conseguimento delle proposte avanzate, non si può poi indugiare come se i lavori di Commissione non ci fossero stati.
Alle domande poste dalla maggioranza si è partiti da Adamo ed Eva.
Perché si è iniziato in ritardo il lavoro della Commissione? Perché la Commissione è durata a lungo? Tutte argomentazioni che possono essere anche accolte. E' vero che dopo i lavori della Commissione c'era un'istruttoria ma è assurdo se si riparte come se quel lavoro non fosse stato svolto o addirittura, come se si fosse ancora nella fase introduttiva dei lavori di Commissione, perché gli argomenti che stiamo ascoltando sono esattamente gli stessi che abbiamo ascoltato nel momento introduttivo dei lavori della Commissione e poi sono stati reiterati man mano nel prosieguo.
L'aspetto istruttorio è stato soddisfatto. A fatica o meno, in modo più o meno esaustivo, comunque è stato portato all'esame della Commissione. Il problema è un altro, credo l'abbia accennato anche il collega Mercurio, se non ho colto male, almeno nell'esordio del suo intervento, ed è la chiarezza fatta dal Consigliere Chiezzi.
Questo è il nodo vero. Il Consigliere Chiezzi dice e invita a prendere atto che c'è un'opposizione unita con una controproposta e chiarisce - ed è questa la chiave del suo intervento - la proposta non per trovare un accordo sostanzialmente non emendabile. Mentre da quanto era emerso in sede di riunione dei Capigruppo non sembrava così rigida la posizione, seppure evidentemente rigorosa.
Il problema qual è? Che dalle due, l'una. O l'unità all'interno dell'opposizione è un'unità strumentale sotto il profilo elettorale, e anche questo si capisce. Però, è un'unità strumentale soltanto per presentarsi al momento elettorale, senza nessuna condivisione delle scelte.
Perché se era stato colta, come mi pare corretto intuire, una disponibilità - di questo va dato atto ad una parte della maggioranza e quindi, soprattutto a coloro che s'inquadrano in posizioni riformiste, e di questo se ne dà buona nota - è evidente che, come già accaduto in altre occasioni, quando si determina questa punta, non viene mai portata a buon fine, perché c'è una parte che radicalizza il rapporto e lo rende infecondo.
Bisogna chiarire se s'instaura un confronto e un rapporto tra le forze.
Poi, ovviamente, ognuno continua a sostenere, finché è possibile, fino al limite del decoro, le proprie posizioni, o dobbiamo constatare come la corsa sul terreno demagogico o su posizioni di contrapposizione radicale finisca sempre per prevalere. Questo vuol dire che evidentemente le forze riformiste dell'opposizione non hanno quell'autonomia di manovra che non solo i numeri, ma la storia e l'autorevolezza dovrebbero loro consentire.
Siccome riteniamo che quando avete avanzato le proposte, le avete avanzate con sentimenti di lealtà e di chiarezza, dovete svolgere un ruolo più incisivo all'interno dell'opposizione, proprio per stabilire e instaurare quel rapporto corretto che rivendichiamo e sul quale andava maturando il confronto. Non ripercorro l'analisi sviluppata dal Consigliere Cattaneo su quei punti che avevate indicato come contro manovra. È stato un esame rigoroso e, soprattutto, ha consentito di cogliere la disponibilità della maggioranza a confrontarsi.
Non è vero, come sosteneva il collega Placido, che, a fronte di un correttivo di 175 milioni, c'è un'elargizione di dieci milioni, perché si aggira, in definitiva, intorno al 50%. Il problema, comunque, è di valutare come quegli elementi si sposano in un quadro armonico, pur costituendo uno sforzo fatto, non tanto e non solo (e su questo sono d'accordo con le considerazioni espresse dal collega Marcenaro, perché dovevamo accontentare l'opposizione), ma perché ci sembrava e ci sembra la risposta più adeguata alle esigenze e agli interessi dei piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Di Benedetto; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

Vorrei dare il mio contributo, soprattutto dopo aver ascoltato alcuni interventi, in particolare dal collega Placido, quando si domandava dove fosse il Presidente. La verità è che sono mesi, ormai anni, che l'opposizione si chiede dov'è il Presidente, quali sono le sue risposte e cosa pensa di dire rispetto a documenti importanti come quelli che oggi stiamo discutendo. Si potrebbe dire che non avrebbe nulla da dichiarare però non siamo né in un'aula di Tribunale, né in un Commissariato.
Rispetto a quanto abbiamo richiesto come opposizione, e rispetto alle richieste sostenibili e articolate su diversi livelli, al di là della cifra che è sicuramente irrisoria, si risponde con una risposta di venticinque milioni di euro, quasi come dire: "Prendete quello che possiamo darvi e non chiedeteci di più, perché questo è quanto possiamo rispondere".
Si possono fare ricerche all'interno del Documento. L'altro giorno ho chiesto all'Assessore Pichetto se c'era qualche disponibilità sul tema che sta affliggendo, non solo il Piemonte ma l'intero Paese: la tutela dei consumatori. Proprio ieri mattina c'è stata una manifestazione davanti alla Banca San Paolo (la più importante azienda in Piemonte sul piano del credito), affinché essa aprisse un tavolo di conciliazione con i risparmiatori, per cercare di mettere in piedi un ragionamento di eventuali rimborsi per tutta la vicenda relativa i Bond Parlmat, Cirio e quant'altro.



PRESIDENTE

Analizzando il Documento, troviamo che nella voce di bilancio ci sono 500 mila euro, cifra assolutamente insufficiente, e progetti portati avanti solo con i contributi dati dal Governo, frutto di battaglie delle Associazioni dei consumatori attraverso le multe dell'antritrust e poi restituite ai Governi (in questo caso dalla Comunità europea restituite al Governo italiano) e alle Regione. Le Regioni mettono in piedi questi progetti, in particolare sull'educazione al consumo e sull'informazione al consumo. Sono progetti importanti, ne do atto all'Assessore Pichetto, ma insufficienti per cercare di abbracciare, non dico tutte la vicenda che lega la tutela, ma almeno alcuni aspetti specifici.
Parlo come persona che vive questi problemi, avendo e gestendo, come Associazione, uno sportello che cerca di risolvere i problemi che oggi attanagliano i cittadini. Sono decine e centinaia le persone che ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, si rivolgono a questi sportelli per trovare una voce d'ascolto. Noi non riusciamo a dare nessuna risposta.
Spesso, queste Associazioni, che cercano di dare, non solo una parola di conforto, ma anche un riconoscimento del diritto, quando spesso viene negato, si mantengono con l'autofinanziamento dell'iscrizione. Una esigua cifra.
Si è parlato di euro-arrotondamenti e dell'impoverimento, non solo delle famiglie a monoreddito, ma anche di quelle famiglie considerate di ceto medio. Oggi, anche questi ceti lanciano un grido d'allarme. Qui la questione è ancora più complicata, perché è indubbio che si riduce la capacità di spesa. Non è come quello spot pubblicitario che dice "grazie grazie" recandosi verso la casa della propria mamma portandogli la borsa della spesa e poi registra che la mamma non lo ringrazia nemmeno e dice: "Potrebbe almeno ringraziarmi". Mentre compie quel gesto, sia pure di aiuto verso la propria mamma, si dimentica che è un gesto di umiliazione, perch scatta il volano dell'economia spendendo. Se il portamonete o il portaeuro è vuoto, è chiaro ed evidente che non si possono fare nemmeno gli acquisti più elementari. Per non parlare del rischio che oggi il cittadino corre andando nelle banche. Sono un istituzione riconosciute dal nostro Paese e che oggi, con la privatizzazione, il cittadino si trova quasi ad essere aggredito dalle politiche di mercato di queste aziende. Anche in questo caso, la Regione non può fare nulla con le risorse messe a disposizione per cercare di allertare la popolazione piemontese.
Quotidianamente, registriamo che tutta la vicenda dei crack Bond viene trasferita, da parte delle banche, nei costi diretti, o indiretti, nei conti correnti dei cittadini, aumentando la riga di registrazione. Ormai il conto corrente si aggira intorno ai 520-530 euro all'anno. Per non parlare poi della situazione delle piccole aziende.
Nel suo intervento, il Consigliere Marcenaro sosteneva che l'artigiano normalmente ha un solo colpo in canna, e quando spara quello è difficile che riesca ad avere la capacità economica per reperire risorse per mettere un altro colpo in canna. E, molto spesso, quel primo colpo che spara diventa anche mortale per la capacità dell'azienda.
Avendo avuto esperienza d'artigianato nella zona di Biella - dove lei Assessore Pichetto, è nato e dove la questione del tessile era molto presente ed importante per la nostra Regione - ricordo ancora adesso quali erano le difficoltà e quali sono ancora le difficoltà delle piccole aziende di quel settore, ma che riguardano complessivamente tutte le piccole aziende artigiane.
Quando oggi gli artigiani si recano in banca, il timore e la paura è di richiedere una dilazione dei fidi ottenuti, oppure se tentano di azzardarne un aumento o un allargamento temporaneo, il risultato quasi sempre è il contrario. Quasi sempre, se non vengono proprio dimezzate le risorse messe a disposizione di un povero artigiano, le riducono automaticamente.
Anche su questo fronte la risposta è assolutamente debole e trasmette nell'artigiano insicurezza ed automaticamente, all'interno di queste piccole aziende, scatta un altro meccanismo, che è quello dell'insicurezza che si diffonde tra i dipendenti.
Molti artigiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e a poter pagare gli stipendi ai propri dipendenti, perché spesso si trovano anche a fare da cassa alle grandi imprese, specie per i meccanismi introdotti sul pagamento delle fatture emesse. Ormai si parla di 180 giorni, data fattura a fine mese, e se un prodotto l'ha consegnato quella piccola azienda nella prima settimana del mese, la fattura la chiude alla fine di quello stesso mese e non sono più 180 giorni, ma diventano 210. Se poi si aspetta entro i dieci giorni successivi al mese della scadenza, arriviamo abbondantemente ai 220-230 giorni.
Questo non è un sistema che può reggere e non è assolutamente accettabile che, su questi temi e su questi particolari capitoli, non si senta l'esigenza e la necessità di dare una risposta per cercare di sostenere la tutela dei consumatori e anche per cercare di aiutare l'artigianato che, in Piemonte, sta soffrendo in modo paradossale la dinamica di questo fenomeno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.
Il mio intervento non è niente d'originale. Più che altro, vorrei fare una domanda: perché siamo qui? Fondamentalmente, perché alle ore 6.06 di un venerdì 30 aprile, noi siamo qui, dopo venti ore? Mi sembra che siamo qui per celebrare un teatrino, dove noi sappiamo che non siamo in grado di approvare in bilancio in questa nottata e nella mattinata di domani, e voi siete lì perché avete deciso di non farcelo approvare.
Quindi, è un puro e semplice teatrino, più che un dibattito politico. O forse è un rito, perché il rito prevede che il politico debba trascorrere la notte a discutere, ad animarsi, per far vedere alla gente quanto ha sofferto per portare a casa il risultato.
O magari, peggio ancora, la presunzione del potere, perché noi abbiamo forse la presunzione di essere persone che esercitano il potere; quindi siamo qui perché il popolo è fuori che ci aspetta e aspetta i risultati di questo nostro lungo e difficile dibattere.
Io sono uscito prima, e fuori non c'è nessuno che ci aspetta. Credo che domani l'operaio, come il professionista, l'impiegato e l'artigiano, andrà a lavorare assolutamente tranquillo, sia che noi approviamo il bilancio sia che non lo approviamo.
Anche perché mi pare che il tutto si stia riducendo al fatto che, se arriviamo fino ad una certa ora (le ore 10 o mezzogiorno), saremo noi a potere fare la conferenza stampa nella quale potremo affermare che siamo i più bravi, abbiamo fatto vedere i muscoli e ce l'abbiamo fatta.
Se invece voi riuscite a farci mollare prima, la conferenza stampa la fate voi, e quindi potete dire: "Quanto siamo bravi noi dell'opposizione".
Alla fine voi fate una conferenza stampa che ascoltiamo noi, e noi facciamo una conferenza stampa che ascoltate voi. Perché poi, alla fine, la conferenza stampa non interessa a nessuno; questo è il punto vero.
Il punto vero è che abbiamo celebrato un rito, che interessa noi, non interessa alla gente. Il day after! Se non si approva il bilancio, il day after! No, nessun day after. Se non si approva il bilancio, la guerra in Iraq continua, le aziende aprono ugualmente, non credo ci siano problemi insormontabili se il bilancio si approva fra due-tre giorni. Non credo che cambi assolutamente nulla sulla scena e sul panorama italiano. Le spese obbligatorie si pagano, quindi non credo che cambi assolutamente nulla.
Semplicemente, abbiamo, tutti noi, usato venti ore della nostra vita a stare qui, anziché fare cose più produttive, più interessanti, più divertenti. Abbiamo buttato via venti ore della nostra vita.
Voi avete parlato, avete messo a verbale tante belle cose, noi le abbiamo più o meno ascoltate. Noi, a nostra volta, abbiamo messo a verbale tante cose, voi le avete più o meno ascoltate. Ma se il bilancio è una cosa seria, forse questi venti ore potevano essere utilizzate per entrare più nel merito. E credo che su venti ore, per entrare nel merito se ne siano usate due, il dieci per cento.
Quindi, si poteva entrare nel merito. Voi avete fatto una proposta seria, legittima, che io peraltro condivido in larga parte, perché le richieste generalmente sono su argomenti di giustizia sociale. Quindi sicuramente le condivido in larga parte, ma anche l'intera maggioranza le condivide, perché noi stessi ci siamo trovati a confrontarci e a proporre su quelle materie.
Però è chiaro che il fatto di condividerle faccia a pugni con un altro elemento. Prima il collega Marcenaro diceva che il bilancio è fatto di politica e di conti. C'è il bilancio dei ragionieri e il bilancio della politica. Ma lo è, e forse bisogna anche considerare che, certe volte, la politica deve tenere conto della ragioneria, così come la ragioneria deve tenere conto dell'indirizzo politico. Quindi, arrivare a dire che imponiamo una certa cosa, è un po' complesso.
Vengo ora all'intervento fatto dal collega Placido, intervento che ritengo molto bello, intervento politico proprio da opposizione.
Ha evidenziato problematiche di tipo politico nell'altra parte dell'aula, all'interno della maggioranza. Può darsi che i Capigruppo abbiano colpe, ma chi non le ha! Può darsi che il Presidente abbia fatto male ad andare via, o, probabilmente, se non andava via non succedeva niente di diverso da quello che è successo.
Può essere che rimanendo qui sarebbero cambiate le cose. Può essere non lo escludo.
Vede, Consigliere Placido, anche lei qualche problema ce l'ha perch l'intervento del Consigliere Chiezzi, che è stato l'intervento cardine di tutta questa nottata, ha evidenziato un punto: il partito di maggioranza relativa dell'opposizione, in realtà, non ha quella capacità di dibattere sulla proposta perché, comunque, è davanti ad un out out datogli da un Gruppo di una persona, appartenente ad un partito di una persona che vi ha detto: "Non scherzate, voi non discutete perché tanto è così o è cosi".
Forse qualche colpa nella maggioranza c'é, ma non è che l'opposizione sia così immune da colpe. Forse, noi non abbiamo saputo discuterlo in un certo modo, non abbiamo saputo predigerirlo, non abbiamo saputo confezionarlo, non abbiamo saputo maturarlo, non abbiamo saputo confrontarlo dialetticamente, ma anche voi non siete nella capacità contrattuale di poter sedere ad un tavole dove la legge finanziaria poteva essere maturata, limata, predigerita per l'aula. Il risultato è che, se vogliamo, continuiamo pure, problemi a fare le notti non ne ho perché ho grande esercizio in anni passati a trascorrere notti in bianco. Il punto su cui dobbiamo, tutti, a prescindere se maggioranza o opposizione, riflettere è: ha senso buttare via le ore della nostra vita in questo modo? Ha senso stare in aula a riempire pagine di verbali che nessuno leggerà? (forse fra vent'anni qualcuno farà una tesi di laurea e andrà a prendere pezzi di questi verbali). Se il dibattito è costruttivo, forte, finalizzato, non sono i tre giorni in più o in meno che fanno la differenza, ma se il dibattito serve solo per tenere conferenze stampa e dimostrare che un Gruppo "molla" prima dell'altro, allora ci chiediamo se, veramente, ha senso la nostra presenza alle 6,15 di venerdì 30 aprile in aula.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

A seguito di una serie di interventi che ci sono stati dopo la Conferenza Capigruppo di un paio d'ore fa, prima di fare la replica chiederei un incontro con la mia maggioranza.



PRESIDENTE

Sospensione accordata



(La seduta sospesa alle ore 06.17 riprende alle ore 06.27)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Grazie Presidente.
Il dibattito di discussione generale sulla legge finanziaria è iniziato nella notte con una serie di valutazioni che riguardano l'impostazione del bilancio 2004 e pluriennale 2004-2006 e alcune valutazioni che riguardano i temi strettamente legati al bilancio. La parte giuridico-tecnica che sta a cavallo tra la riforma costituzionale che il Paese sta tentando di avviare, anche come adeguamento della riforma costituzionale avvenuta due anni or sono, e le conseguenze dell'applicazione sui bilanci di quest'anno e sugli anni successivi.
Uno dei primi interventi, quello del Consigliere Ronzani, ha richiamato l'articolo 3 della Finanziaria mettendo in luce come l'articolo stesso non faccia altro che richiamare la corretta applicazione dell'articolo 119 della Costituzione. Tutto questo ha, come conseguenza, un intervento sul sistema privato, per quanto riguarda gli investimenti, che non può essere coperto da mutuo.
L'altro elemento che si affianca è come rendere il bilancio un'azione incisiva. Le conseguenze del bilancio e un'attuazione incisiva di quella che è la politica regionale e, al di là di dire la politica regionale del governo della maggioranza, del governo di questa Regione, al di là della condivisione di questo intervento, l'incisività sul tessuto economico, il tessuto sociale, a livello di Regione, con le ricadute di quelle che sono le "appostazioni" nell'ambito del bilancio regionale dei riferimenti numerari. Con uno stimolo ai fattori economici e sociali, allo sviluppo di quelle che sono le ragioni di competitività del nostro sistema.
Ricordo che il bilancio 2004 ha un valore di pareggio di nove miliardi di euro circa, con entrate per 6 miliardi e 800 milioni di tributi propri 516 milioni di trasferimenti e ha un importo di poste di indebitamento di 1 miliardo e 80 milioni. Quando parliamo di poste di indebitamento, parliamo di poste di copertura, non è automatico indebitamento anche perché, proprio a richiamare la corretta applicazione quindi quella che è l'inerenza del bilancio rispetto all'applicazione dell'articolo 199 della Costituzione ultimo comma, sulla struttura dei bilanci regionali il ricorso all'indebitamento è un ricorso essenzialmente per cassa. Vorrei ricordare alcuni valori, proprio a manifestare la solidità del bilancio regionale che ritengo sia un elemento che sta a cuore non solo al Governo o alla maggioranza, ma al Piemonte intero, quindi al Consiglio regionale tutto.
Il bilancio regionale della Regione Piemonte o, meglio, lo stato patrimoniale della Regione Piemonte ha, in questo momento, circa un miliardo di euro di mutui. In questo bilancio ne applicammo per 1 miliardo e 80 milioni. Abbiamo, ad oggi, dei residui attivi - per una serie di ragioni, non ultimo il criterio applicato dallo Stato nel distinguere competenze e cassa - per 4 miliardi. Questo ci consente di dire che, se vi fosse un celere incasso di quelli che sono i residui attivi, la Regione Piemonte potrebbe arrivare a chiudere anche la parte di indebitamento precedente. Questo ritengo che sia motivo di soddisfazione certamente per il Governo regionale, ma anche per tutto il Consiglio regionale. È anche motivo di sicurezza per quelle che sono le azioni politiche che, in futuro, si vorranno mettere in atto.
Vi è da ricordare che su questo bilancio - quando parlo di bilancio parlo automaticamente di legge finanziaria - non sono state previste tasse addizionali. C'é un unico intervento che riguarda la tassa per il diritto allo studio, sulla quale il Governo regionale aveva preso un impegno in Commissione (tra i colleghi presenti ricordo, in particolare, i Consiglieri Chiezzi, Ronzani e Papandrea) di fare una valutazione sia sull'entità della tassa del diritto allo studio, sia su alcune modalità di applicazione di indicizzazione della tassa stessa. Su questo, ribadisco la nostra disponibilità: è una valutazione che possiamo fare, nel senso che era stato previsto un importo - il documento è a vostre mani - di 120 euro. La Giunta regionale ritiene di poterlo portare a 110 euro, quindi con riduzione di 10 euro, che porta ad un adeguamento praticamente a tutto il 2004 (si tratta di adeguamenti ISTAT sviluppati nei vari anni rispetto ai valori iniziali).
Questo è l'unico elemento di ritocco di tassazione sulle entrate, ma vorrei ricordare che queste non venivano ritoccate, se non erro, dal 1995 o 1996.
Viene dunque evitato l'aggravio di carico fiscale sui cittadini piemontesi, anche per dare un contributo e un sostegno alla ripresa dei consumi.
La revisione della gestione del debito nel corso del 2003 ci ha portati, nel mese di dicembre, ad emettere un prestito obbligazionario per un importo di 435 milioni di euro, che ci permette di avere un tasso medio di riferimento a fermo decisamente positivo: è stato collocato al 2,30% e ci ha permesso di liberare oltre 20 milioni di euro, che sono stati applicati al bilancio (hanno incrementato, quindi, le disponibilità del bilancio regionale di parte corrente).
Forse, il principale vincolo di questo bilancio è la necessità comunque di rispettare il patto di stabilità, che, da parte nostra, deve contenere le spese in una percentuale di crescita non superiore al 7,6% rispetto al 2000, dall'altra parte la cautela sull'applicazione dell'articolo 3 della finanziaria (ma su questo, le tipologie di investimento che abbiamo alcune valutazioni più puntuali oltre ai dati della trattativa a livello nazionale sulla moratoria di interpretazione, a quest'anno, dimostrano che possiamo mantenere l'impostazione che è stata data).
Secondo la parte gabellare, noi possiamo rappresentare che la quota di autofinanziamento della Regione Piemonte sul bilancio 2004 è pari al 75,7%, quindi più dei tre quarti delle entrate provengono da tributi propri. La principale da ricordare, naturalmente, è l'IRAP, che per la Regione Piemonte significa un importo di 2.843 milioni di euro (circa 5.600 miliardi di vecchie lire).
La solidità nel bilancio è rappresentata anche dal fatto che FITCH ci ha confermato il rating con una verifica di qualche mese fa. Questo significa mantenere una condizione buona sotto l'aspetto dell'analisi finanziaria del nostro bilancio e, quindi, delle garanzie di copertura.
Questo, naturalmente, in un'analisi che ha tenuto anche conto di quella che è la congiuntura non favorevole del mercato e delle condizioni di consumo di alcuni settori economici della nostra Regione. È chiaro che abbiamo riscontrato, nel 2003, ancora le fasi della crisi FIAT, che è stata citata ed evocata nel dibattito di ieri sera. Tenete presente che il 50 del settore automobilistico è rappresentato da FIAT ed Indotto. Questa crisi aveva determinato, altresì, una notevole flessione, nel corso del 2002, delle esportazioni, per poi raggiungere il mantenimento sul livello 3 dei livelli di esportazione. Assistiamo, quindi, ad un mantenimento dei livelli di esportazione della Regione Piemonte contro un crollo dei livelli di esportazione di altre Regioni d'Italia. Vorrei ricordare che la Lombardia è - 2,6% (la media nazionale è - 4% delle esportazioni), il Veneto è - 8,5%, l'Emilia Romagna -2,1%. Per il Piemonte, il dato complessivo relativo al 2003 è -0,4%, partendo, però, da una base che ha subìto una diminuzione precedente. Effettivamente, occorre tener conto di quell'elemento, ma almeno ci siamo assestati o arrestati a quel livello.
Nel bilancio di previsione 2004, abbiamo 7.589 milioni di euro destinati alle spese correnti e 1.371, anzi 1.390 con le modifiche fatte in sede di Commissione di investimenti, che sono circa allo stesso livello della previsione di investimento del 2002, una cinquantina di milioni di euro in più.
Della partita corrente, il dato più significativo è certamente quello della sanità, che assorbe con l'ultimo adeguamento 5.850 milioni di euro seguita da investimenti del settore formazione, industria e commercio, che hanno circa 500 milioni di euro. Dall'agricoltura 284 milioni di euro (211 vanno allo sport e al turismo, 116 a cultura e istruzione).
Tra gli investimenti c'è da segnalare 132 milioni di euro sugli interventi delle opere e infrastrutture viabilistiche, che vanno ad aggiungersi alla modulazione del miliardo di euro del piano trasporti approvato con la finanziaria dell'anno precedente.
Gli elementi della finanziaria sono stati analizzati dal relatore puntualmente, articolo per articolo e su questi elementi ci soffermeremo per fare le opportune valutazioni.
In merito al percorso, che dobbiamo avere in aula e alle considerazioni che gran parte degli interventi non sono entrati nel merito del bilancio ma nel merito di quella che è stata l'azione dell'opposizione, che ha presentato il proprio controbilancio e ha presentato le proprie istanze devo ribadire alcune considerazioni, già fatte questa mattina o più volte nella giornata di ieri, nelle riunioni dei Capigruppo e negli incontri con l'opposizione.
La proposta della Giunta regionale nella prima riunione o, comunque durante le riunioni dei Capigruppo è stata quella di stanziare sulle azioni per gli anziani un maggiore importo di dieci milioni di euro, o comunque vincolare dieci milioni di euro a circa mille posti in più (ogni dieci milioni fanno mille posti) sul 2004; ulteriori mille sul 2005 e questo vuol dire che l'importo di stanziamento diventa di venti milioni di euro ulteriori mille sul 2006, quindi lo stanziamento sul 2006 diventa di trenta milioni di euro.
Alcuni interventi in questa sede hanno eccepito come gli stanziamenti sul 2005-2006 siano aleatori e possono avere un effetto boomerang. Ho sentito parlare di spesa corrente sul pluriennale. Ho già avuto modo di dirlo in sede di Capigruppo e lo ribadisco in questa sede. Per una seria e corretta gestione e amministrazione, ritengo che da parte delle ASL- lo dico anche al collega e Assessore alla sanità - correttamente si dovrebbero prevedere le nuove convenzioni, o ulteriori convenzioni e attivare quelle pronte adesso con l'approvazione del bilancio e la sua efficacia dal mese di giugno, ma fin da ora firmare convenzioni con effetto dal 1° gennaio 2005. Questo significa la possibilità di impegnare il pluriennale sul 2005 e poter spendere il 2005.
Ribadisco ciò che ho detto nella riunione dei Capigruppo, può anche darsi che qualcuno abbia dei dubbi nel fare una convenzione con effetto nel 2006. L'iscrizione sul 2006 aveva anche un'altra motivazione. Molti interventi sulle case di riposo - uso questo termine perché ogni tanto mi confondo e uso questo termine, perché ogni tanto mi confondo tra RSA e RAF e non so quale dei due è giusto - sono finanziati dal 1993. Molti interventi hanno uno stato di avanzamento che vede i completamenti durante l'esercizio 2005. Quindi, in questo caso ritengo che nelle eventuali convenzioni debbano essere previsti i posti e deve esserci la certezza dell'intervento. Il significato di queste somme è che vengono attivati dieci milioni nel 2004, venti milioni nel 2005, trenta nel 2006, quindi sessanta milioni di euro. Ribadisco di nuovo l'apertura fatta in una riunione, possiamo modulare, dobbiamo portare qualcosa in più sul 2005.
Possiamo anche stanziare quindici milioni sul 2005, che sono immediatamente impegnabili il giorno dopo del bilancio. Questo vuol dire dare la certa applicazione a questi elementi, quindi riteniamo che questa sia una risposta. Mi rendo conto che il giudizio politico di un'opposizione ha diritto a considerarla insufficiente, non soddisfacente. Ritengo che almeno in quest'aula, ci sia il dovere politico, dove non ci sono giornalisti, di dire che c'è stato uno sforzo da parte dell'amministrazione nel cercare una soluzione. Quello sulla ricerca è un emendamento di maggior stanziamento che mettiamo sul fondo della ricerca, previsto dalla finanziaria del 2003, ma dovrà essere destinato con l'impegno del Governo regionale a discutere in Commissione i meccanismi di intervento di spesa a questo stanziamento.
Ritengo che la prerogativa di un Governo regionale a fare la proposta debba essere almeno mantenuta, così come la valutazione sul diritto allo studio. Prevediamo in questo momento sette milioni e mezzo di euro che aggiunti al recupero fatto in Commissione di un importo pari a due milioni e mezzo di euro della differenza sulla legge sui buoni scuola, ci permettono di raggiungere pressappoco la cifra dell'anno scorso, con l'impegno alle ulteriori valutazioni. Ho ribadito questo anche al collega Leo, così come lo sforzo e la volontà, da parte della maggioranza, di aggiungere quattro milioni di euro sul fondo per le locazioni dove c'è già in bilancio, un primo stanziamento di sei milioni di euro, proprio per far fronte alla carenza di trasferimenti nazionali. Questo fondo era coperto da trasferimenti dal bilancio nazionale, ma, purtroppo, il venir meno di tutta una serie di scelte attuate dai Governi (in allora, governo di centrosinistra, ma non ritengo essere questo il momento e il luogo di dibattito sulle scelte assunte) ci ha portato ad avere il dovere di intervenire su questa emergenza. Una prima risposta l'abbiamo data con sei milioni, proprio su sollecitazione dell'opposizione, quindi su una vostra controproposta. Abbiamo ritenuto di aggiungerne quattro per andare a dieci ma ci siamo resi conto, per primi, che forse non c'era ancora il livello di soddisfazione.
Secondo il collega Botta, se oggi riuscissimo a trovare ancora un assestamento o qualcosa in più, forse si riuscirebbe a raggiungere quei livelli per mantenere almeno lo stato dell'anno precedente. A questi, per dobbiamo aggiungere alcune azioni previste con emendamenti depositati che riguardano le Olimpiadi della cultura. Un interesse del Piemonte, un avvio agli interventi per le Olimpiadi della cultura della Regione Piemonte, in raccordo con il Comune e la Provincia di Torino, su un'azione parallela al grande evento sportivo del 2006. Tutte queste azioni, che non sono il vanto dell'amministrazione che governa in questo momento, ma della Regione Piemonte e dei Piemontesi - vetrina del Piemonte - utilizzano le sinergie tra l'evento sportivo, o comunque la promozione dell'evento sportivo per quanto riguarda il 2004 e il 2005, e gli eventi culturali che permettono di creare un'immagine a livello dei media e mondiale.
Questo percorso, che è l'azione politica di questa Regione, fa riferimento - ho parlato tante volte in Commissione, quindi non voglio tediarvi oltre - all'accompagnamento di una trasformazione naturale del nostro sistema economico produttivo, nel mantenere fermo e modernizzare, da un lato, la tradizione della prima Regione industriale di questo Paese e fra le prime in Europa, e, dall'altro, nel leggere correttamente i dati demografici della trasformazione della struttura demografica e dell'evoluzione economica di questa Regione che ne determinano la crescita dei servizi. Tipica caratteristica dei paesi ricchi o, meglio, di paesi più ricchi rispetto ad altri. Naturalmente, si tratta di domande di consumi diversi rispetto la struttura demografica del nostro Paese nel secolo scorso.
Ritengo che il bilancio 2004, con i provvedimenti che discendono dalla legge finanziaria (anche con quelle proposte emendative di mediazione politica per trovare un percorso e dare una risposta ai piemontesi) possa essere, sia pure di soddisfazione per una parte e di non completa soddisfazione, o insoddisfazione velata, dall'altra, nella condizione di essere licenziato.
chiaro che in questo momento (ma sarà così anche domani o lunedì cioè fino a qualche mese, dopo verifiche di tipo diverso, che possono essere in più o in meno) la Giunta regionale oltre questi livelli non è in grado di muoversi, se non ribadire la considerazione fatta già ieri mattina in conferenza di Capigruppo: alcune valutazioni sul conto capitale possiamo ancora farle. C'è uno spazio di qualche milione di euro, forse qualche decina, che sono, di fatto, la riserva del conto capitale. Lo possiamo anche fare, ma sono da fare in modo oculato, cioè andando a ricalcolare l'indebitamente e, quindi, aggiungendo il margine di indebitamento. Lo possiamo anche fare e potrebbe essere l'elemento ulteriore.
ovvio, che se tutto questo non trova un percorso conclusivo corretto e non più di tipo mercatale, la Giunta regionale chiede di approvare il bilancio così come depositato. Non si hanno più margini per andare oltre.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pichetto Fratin.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Ringrazio l'Assessore Pichetto per la replica sulla legge finanziaria 2004 che ho ascoltato con attenzione. Nonostante le varie tensioni che questa situazione ha creato, con questo ostruzionismo che ormai sta proseguendo, l'Assessore ha saputo dare risposte significative sotto l'aspetto politico e, per certi aspetti, anche esplicative, rispondendo puntualmente ad interventi che si sono succeduti dei Consiglieri durante la discussione generale. D'altra parte ha voluto - e di questo lo ringrazio come lo ringrazio per la sensibilità dimostrata nell'aver chiesto una riunione di maggioranza in precedenza - ribadire la situazione in cui ci troviamo, riportando una posizione del governo regionale, che è anche la posizione di questa maggioranza.
Detto ciò, non essendoci emendamenti su questo articolo, voteremo favorevolmente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Il mio intervento consente di proporre, o riproporre, all'attenzione dei Consiglieri la questione che si riconnette direttamente alla politica che la Giunta regionale ha seguito in questi anni. Abbiamo disposizioni in materia di imposte regionale sulle attività produttive e i Consiglieri sanno di come esista un rapporto molto stretto fra il gettito complessivo dell'IRAP. L'Assessore Pichetto prima ci ha ricordato quale sia il gettito complessivo dell'IRAP; un gettito, se mi è consentito, variabile dato che è direttamente proporzionale allo sviluppo del sistema produttivo delle imprese della nostra regione. Sulla base dei dati che abbiamo discusso in Commissione, abbiamo potuto verificare come la curva del gettito sia andata decrescendo nel corso di questi ultimi due anni. In Commissione esaminammo un arco temporale di quattro o cinque anni e la curva andava decrescendo per effetto del fatto che la crisi che da alcuni anni investe l'economia piemontese, non poteva non riverberarsi anche sul gettito dell'IRAP che rappresenta, appunto, buona parte delle entrate della Regione.
Qui c'é un problema che ci rimanda direttamente alla crisi che investe la Regione e all'esigenza di destinare risorse a quelle politiche che possono consentirci di avviare la crescita, giacché è la crescita che determina un aumento del gettito dell'IRAP. Il circolo può diventare virtuoso: se noi favoriamo la crescita, attraverso la crescita delle imprese, del sistema produttivo, dell'economia regionale, determiniamo un incremento del gettito dell'IRAP. Qual è il punto? Noi avremmo potuto, o potremmo, allocare risorse pubbliche sul fronte delle politiche di incentivo, di sostegno alla crescita del sistema produttivo industriale della nostra regione, utilizzando, per esempio, la leva fiscale. Questo è uno dei modi. Altre Regioni penso che, in questo periodo lo facciano, altre Regioni che, come la nostra, si trovano a dover fare i conti con minori trasferimenti statali, con minori entrate per effetto del fatto che l'IRAP incide sul gettito complessivo delle singole Regioni, con il fatto che il Governo abbia deciso di non consentire più, o di non rendere più, mutuabili una serie di spese e di investimenti, il discorso dell'articolo 3 di cui parlava prima l'Assessore Picchetto. Tutto questo potrebbe spingere le Regioni, virtuose in questo caso, quelle che hanno utilizzato la leva fiscale dell'addizionale IRPEF come una tantum, potrebbe consentire a queste Regioni, oggi, di far ricorso, in via straordinaria, eccezionale come una tantum, allo strumento di prelievo fiscale per allocare risorse a favore e sostegno di politiche di sviluppo.
Noi abbiamo inibita questa possibilità perché abbiamo deciso di far diventare ordinario uno strumento che avrebbe dovuto essere straordinario appunto l'utilizzo della leva fiscale dell'addizionale per recuperare risorse finanziarie da destinare a politiche di sviluppo. Operazione che abbiamo fatto non per determinare una politica di maggiori investimenti o politiche pubbliche capace di consentirle, ma noi abbiamo utilizzato, cari Consiglieri della maggioranza, questo è acclarato, la leva fiscale per sanare disavanzi che via via si sono manifestati in questi anni in quei settori che le vostre politiche non ci hanno consentito di riportare sotto il controllo. Da questo punto di vista la vicenda della sanità è una vicenda assolutamente emblematica. In realtà in questa Regione abbiamo deciso di utilizzare queste risorse. Siamo una Regione che di fronte ad una congiuntura negativa come questa, si trova nell'impossibilità di utilizzare quella leva fiscale per recuperare quelle risorse che, se avessimo recuperato, o se avessimo utilizzato per quella finalità e avessimo utilizzato in questa occasione per la prima volta come strumento di finanza straordinaria, oggi potremmo avere in quell'intervento disponibilità che non abbiamo come sarebbe necessario. Qui c'é un problema noi pensiamo, di gravi responsabilità dell'amministrazione regionale.
Il paradosso di questa situazione qual è? Il paradosso è che io posso anche in via del tutto eccezionale, far ricorso alla leva dell'addizionale per rastrellare, recuperare, liberare risorse con le quali fare politiche.
Oppure posso anche, in via eccezionale, far ricorso a quello strumento di finanza straordinaria, perché questo era nella concezione del legislatore l'addizionale Irpef, magari per far fronte a situazioni di emergenza che possono determinarsi in alcuni settori. In questi giorni ho letto, caro Assessore Pichetto ma mi rivolgo anche all'ex Assessore D'Ambrosio, la relazione che la Corte dei Conti ha redatto sulle condizioni in cui versa la sanità piemontese. Non voglio tediare i Consiglieri della maggioranza torneremo su questo argomento nei prossimi interventi, ma "parla" più quella relazione che non tanti discorsi che hanno fatto in Consiglio regionale le forze di opposizione anche se io constato un'accomunanza di analisi, se mi è consentito, tra ciò che noi abbiamo detto in questi anni e le conclusione a cui perviene la Corte dei Conti, cioè magistratura contabile. La Magistratura contabile dice che, ciò che è mancata nella sanità piemontese è una politica di controlli che ci consentisse veramente di esercitare quel controllo di gestione fondamentale per governare, sotto l'aspetto della trasparenza, e non solo, la politica sanitaria e il sistema sanitario della nostra Regione.
Questo è uno degli esempi che si possono fare. Mi pare che la questione sull'articolo 1, che riguarda l'Irap e le imposte con le quali finanziamo gli interventi della politica regionale, ci offra l'occasione per riflettere sul modo con il quale in questi anni abbiamo usato le leve fiscali. Ci offre, inoltre, l'occasione per constatare come noi oggi non siamo nella condizione di affrontare, con strumenti, che pure potrebbero essere utilizzati e potrebbero essere messi a disposizione dell'ente Regione, le politiche di sostegno allo sviluppo. In questi due anni abbiamo utilizzato le leve fiscali soprattutto per favorire non politiche di sviluppo, ma per risanare disavanzi che una politica di tagli indiscriminati non ha contribuito a sanare.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1 bis



PRESIDENTE

Sono stati presentati alcuni emendamenti, che sono stati rubricati rispetto all'ordine di arrivo e non di voto. Quindi, li chiamerò in ordine di arrivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Non ho capito come vuole mettere in discussione e in votazione gli emendamenti.



PRESIDENTE

Abbiamo protocollato gli emendamenti in ordine di arrivo e non di voto.
Avendo fatto questo lavoro, io li chiamo rispetto al numero di protocollo che abbiamo dato, che è siglato come sempre in alto a destra. Però saranno posti in votazione in ordine agli articoli.
Quindi, passiamo al primo emendamento in esame, quello rubricato n.
525.
Emendamento rubricato n. 525 presentato dai Consiglieri Suino, Riggio Muliere e Placido: è' aggiunto l'articolo 1 bis così come segue: "1 bis. La Regione Piemonte finanzia lo sviluppo di tecnologie a bassa produzione di emissioni negli impianti produttivi di riscaldamento e climatizzazione (cap. 26938) di cui alla DCR 351-3642 del 3/4/2004.
La misura è finanziata per l'esercizio in corso per 5.000.000,00 euro mediante una equivalente riduzione della UPB 09012 e relativo aumento UPB 22992".
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Questo è uno di quegli emendamenti conseguenti alle azioni previste nel Piano ambientale ed energetico della Regione. In particolare, con questo emendamento proponiamo di finanziare lo sviluppo di tecnologie che prevedano un'emissione degli impianti di produzione (quindi, industrie) un'emissione di riscaldamento e di climatizzazione a basso impatto ambientale.
Probabilmente questi fondi ambientali sono previsti e dovrebbero essere stati assegnati dal Governo alla Regione. Uno dei problemi credo sia proprio questo, motivo per il quale presentiamo un emendamento ad hoc.
Questo pacchetto di emendamenti, nella fattispecie quest'ultimo riferito al tema delle emissioni, fa parte di una serie di azioni che la Regione e la Giunta hanno chiesto che venissero finanziate da parte del Governo. Sarebbe essenziale sapere se i finanziamenti previsti per questa Regione sono pervenuti, e come avviene la ripartizione in base allo sviluppo di tecnologie a bassa produzione di emissione negli impianti produttivi di riscaldamento, climatizzazione ed elettrodomestici.
Si tratta di emendamenti che ineriscono alle politiche ambientali, con particolare attenzione alla riduzione dell'impatto ambientale, alla riduzione delle fonti inquinanti e alla valorizzazione dello sviluppo di tecnologie.
Si è parlato, nelle ore precedenti di ricerca: questo è uno di quei settori dove la ricerca potrebbe fornire un importantissimo apporto. Di cosa parliamo, nello specifico? Parliamo di sviluppare una ricerca mirata ad individuare, ad elaborare o a produrre delle tecnologie che prevedano il minore inquinamento possibile, con la massima potenzialità di risorsa energetica conseguente.
Per quanto mi risulta, l'Assessore Cavallera ha inoltrato richiesta di finanziamento al Governo: dovrebbe trattarsi di un Fondo per l'ambiente che spetta, di diritto, alla nostra Regione.
Con questo emendamento chiediamo che una parte di questo finanziamento (l'emendamento comporta una cifra assolutamente contenuta, data la complessità dello sviluppo della tecnologia e della ricerca conseguente) venga destinata, in questa fase (siamo in fase avanzata del 2004), per avviare quel centro di elaborazione e di ricerca che abbia come scopo la produzione di una tecnologia che consenta la minore produzione possibile di inquinamento.
Sono tre i filoni che abbiamo individuato con questo emendamento: il riscaldamento, la climatizzazione e gli elettrodomestici.
Stavo cercando, nel frattempo, l'azione conseguente esplicitata nel Piano Energetico Ambientale Regionale che abbiamo varato qualche mese fa e la si ritrova tra le azioni in appendice, nel quadro sinottico degli interventi collegati al Piano Energetico Ambientale: tra le prime azioni individuate in capo alla Regione ritroviamo questa, che noi abbiamo esplicitato con l'emendamento testé illustrato.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Suino.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Innanzitutto vorrei esprimere il mio sostegno a questo emendamento, che è sicuramente importante, perché non solo individua una serie di misure positive che devono essere attuate, ma individua altresì dei possibili percorsi di sviluppo diversi da a quelli che sono stati finora intrapresi.
D'altro canto, credo che l'intreccio tra questi problemi e le questioni dello sviluppo e dell'economia sia decisamente complesso.
Nel corso dei mesi invernali - quest'anno meno, perché le precipitazioni (comprese quelle nevose) sono state abbastanza abbondanti i problemi dell'inquinamento dell'aria - le emissioni sono sicuramente una delle cause principali - determinano una serie di problemi ai cittadini perché limita la loro possibilità di mobilità, ma determina altresì dei problemi economici, dovuti ad una serie accumuli di ritardi di attività che vengono ridotte parallelamente all'adozione di queste misure.
Mi pare sia lungimirante sostenere una politica che elimini, nel tempo una causa, che non è secondaria, di freno alle attività economiche.
Nello stesso tempo, in una visione di evoluzione dell'economia e della società, occorre dare importanza a tutta una serie di misure che da una parte riducono l'inquinamento, dall'altra spesso tendono a ridurre anche l'uso delle risorse, perché questo è uno dei meccanismi con cui questo avviene. Soprattutto quando parliamo di riscaldamento e di climatizzazione credo che si debba andare verso un utilizzo sempre minore delle risorse per ottenere il medesimo risultato in altri modi, ad esempio con tecnologie e progettazioni adeguate, che permettano, appunto, di risparmiare riscaldamento e climatizzazione.
Mi sembra che questo possa proprio determinare un nuovo tipo di economia e far crescere dei settori molto più interessanti per il nostro futuro rispetto a quelli che sono stati portati avanti fino adesso. Queste politiche, anche se trovano investimenti privati che si muovono in questo campo, necessitano comunque di un forte elemento di promozione pubblica sia attraverso sostegni diretti, sia attraverso un contesto di iniziative più ampie anche di tipo legislativo-promozionale che la Regione pu attivare insieme alla decisione di investire, in modo significativo risorse in questo campo.



PRESIDENTE

Sull'ordine di discussione degli emendamenti, ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Chiedo scusa, Presidente, ma il dubbio che avevo prima si conferma.
Noi stiamo esaminando tutti gli emendamenti aggiuntivi di un articolo 1 bis. C'é un solo criterio possibile per metterli in discussione: tutti gli emendamenti presentati come emendamenti aggiuntivi, istitutivi di un articolo 1 bis, vanno messi in discussione a partire dal primo 1 bis presentato a seguire.
Noi siamo partiti dall'emendamento rubricato n. 525) per una ragione che, obiettivamente, mi sfugge, ma che, evidentemente, non ha una giustificazione di carattere tecnico-regolamentare, perché altrimenti si poteva partire da un altro: ce n'è uno rubricato n. 90), uno rubricato n.
91)...



PRESIDENTE

Siccome gli emendamenti sono arrivati in corso d'opera, vi è stata un po' di difficoltà anche nel rubricarli, e credo che sia sostanzialmente comprensibile. Trattandosi dell'articolo aggiuntivo 1 bis, è stato richiesto se si poteva discutere l'emendamento rubricato n. 525, e visto che comunque andava discusso, non pensavo potesse creare equivoci o problemi. Ma possiamo anche partire dal n. 90).
Prego, collega Palma.



PALMA Carmelo

Bisogna semplicemente chiarire qual è l'ordine della nostra discussione. Ci sono tanti articoli 1 bis - alcuni di portata finanziaria, altri di portata esclusivamente normativa, altri che prevedono impegni di spesa di 5 milioni di euro, altri che prevedono risparmi di spesa per 150 milioni di euro - quindi l'unico ordine credibile, essendo materie evidentemente eterogenee rispetto agli emendamenti istitutivi dell'articolo 1 bis - è quello dell'ordine di presentazione degli emendamenti, accorpando, eventualmente per materia e secondo l'ordine di presentazione, tutti gli emendamenti che istituiscono nuovi posti letto, tutti gli emendamenti che istituiscono un'altra cosa...
Di sicuro, non si può partire dal 525, perché non è il più oneroso, non è quello presentato prima, ma è semplicemente il primo che è stato richiesto.
Capisco che questa è una logica, ma non è una logica con cui la Presidenza può gestire i nostri lavori.
Chiederei alla Presidenza di riesaminare tutti gli emendamenti aggiuntivi all'articolo 1 bis e di partire dal primo presentato, visto che l'ordine di numerazione corrisponde, almeno nominalmente, all'ordine di presentazione. C'è pure un elemento ulteriore, che peraltro riguardava anche i miei emendamenti: c'è una serie di emendamenti senza copertura finanziaria...



(Commenti della Consigliera Manica)



PRESIDENTE

Sono stati rimessi a posto.



PALMA Carmelo

A me non dispiace per niente, Giuliana, ma poiché mi hanno presentato questo "paccone", io questo leggo.



PRESIDENTE

Colleghi, a scanso di equivoci, sono state apportate le correzioni sugli originali, con l'approvazione formale della Presidenza. Io pregherei essendo ormai iniziato l'esame di questo plico di emendamenti ed essendo ormai in discussione l'emendamento n. 525, di terminare questo passaggio.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Anch'io mi associo in parte a quanto detto dal collega Palma.
Adesso si dice che sono stati messi a posto, ma dai documenti che ho a mie mani ho visto che ce n'è qualcuno senza copertura, il che è almeno anomalo.
Seconda cosa: non vorrei che fosse stato messo in discussione il 525 con lo stesso argomento, perché magari il 521 aveva la firma sbagliata magari di Rifondazione al posto dei DS.
Un ultima proposta: se possibile, sbarrare questo pacco di emendamenti con la "o" (521/o, 522/o ecc.), così ci ricordiamo che fanno parte del mucchio ostruzionistico che c'è stato gentilmente regalato alle ore 7.25 di stamani.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Al di là dello spirito umoristico di alcuni colleghi e dell'ossessione regolamentare di altri, sia lo spirito umoristico sia l'ossessione regolamentare devono essere risolti da codesta Presidenza.
Presidente, se vuole evitare questo dibattito, deve consegnare gli emendamenti che vanno in discussione in un ordine che lei ha in qualche modo riorganizzato, decidendo qual è quello di presentazione. Se lei li rifila in questo modo alle mani delle gente alle ore 7.30 del mattino, con le comprensibili stanchezze del momento, crea una serie di incidenti procedurali che non hanno più fine.
Faccia il suo mestiere: li sistemi, chieda le sospensioni di cui ha bisogno, stabilisca un ordine decente, razionale e oggettivo per tutti. Non consegni alle mani dei Consiglierei emendamenti che sono stati corretti e che adesso sono ricevibili, mentre nella forma in cui li ha distribuiti non lo erano.
Consegni quindi un pacco sistemato e non pretenda di cominciare la discussione in queste condizioni, perché creerà un incidente dopo l'altro per ogni emendamento.



PRESIDENTE

Intanto, abbiamo provveduto a correggere l'errore altrui commesso sull'originale, quindi abbiamo ovviato ad un problema che abbiamo notato una volta che gli emendamenti sono stati depositati sulla mia scrivania.
Per la seconda questione, non credendo di creare un incidente, sono venuto incontro a una questione sollevata dal collega Marcenaro, il quale ha chiesto di iniziare la discussione dell'articolo 1 bis aggiuntivo dall'emendamento 525). Credevo che questo non creasse sgarbo a nessuno trattandosi sempre dell'articolo aggiuntivo, e ritenevo di concludere questa parte del dibattito fino all'emendamento 532) così rubricato.
La proposta risolutiva è iniziare dal numero 90, perché gli emendamenti così sono stati rubricati in ordine di arrivo.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

La stanchezza giustifica tutti quanti noi. Forse è meglio che sospenda la seduta qualche minuto per chiarire cosa fare e mettere ordine altrimenti, prima ancora di partire, c'impantaniamo. E' un consiglio, come dire, amichevole. Si consulti e verifichi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Secondo le osservazioni del Presidente Cattaneo, sono sensibile alle sue eccezioni, perché ha leso la pari dignità tra le forze politiche. Sulla base di una richiesta soggettiva, lei ha invertito l'ordine di discussione degli emendamenti.
Siccome su questa questione e su quella dell'ordine rischiamo di compromettere gli esiti della nostra discussione sul bilancio, le consiglio di riunire l'Ufficio di Presidenza e dirimere la questione in quella sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Intervengo solo per cercare di collaborare il più possibile, affinch il Presidente Cattaneo non ci rimproveri che noi vogliamo perdere tempo.
Ritengo che la discussione è iniziata con quest'emendamento, a prescindere dalla questione dell'ordine si può continuare e, dopodich chiudere su questi emendamenti. Accetto anche l'osservazione del Consigliere Cattaneo di aggiungerlo come osservatorio accorto, trattandosi di materiale particolarmente pregiato. Stiamo parlando di risparmio energico, quindi di argomento estremamente delicato.



PRESIDENTE

Dato che gli emendamenti sono stati rubricati in ordine di arrivo e non di voto, procediamo con l'impostazione iniziale.
Distribuiamo gli emendamenti in ordine che insistono sull'articolo 1 bis, a cominciare dal primo, rubricato al n. 90.
Chiedo solo un paio di minuti di sospensione.



(La seduta, sospesa alle ore 07.38 riprende alle ore 07.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Terminiamo di discutere l'emendamento rubricato n. 525, e poi ripartiamo dall'emendamento rubricato n. 90.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

In questo caso, all'emendamento rubricato n. 525, dopo questi dieci minuti di valutazione, oltre alla "O", sempre relativamente allo spessore di undici centimetri, chiederei di inserire anche la "R", trattandosi di emendamento raccomandato, visto che ce l'ha fatta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Preferisco intervenire, nei miei cinque minuti a disposizione sull'emendamento aggiuntivo all'articolo 1 bis, rubricato al n. 525 in questo balzano ordine che è stato indicato, perché denota una mancanza di attenzione da parte della Giunta regionale.
In provincia di Torino, precisamente a Settimo, c'è una società a partecipazione pubblica che sta sperimentando l'idrogeno. Senza andare nei laboratori della BMW o quelli californiani, mi sembra che non ci siano.impianti tecnologici che abbiano emissione inferiore all'idrogeno Con questo emendamento ci aspetteremmo almeno un intervento sugli impianti produttivi di riscaldamento e climatizzazione, di cui alla DGR 431. Il problema dell'emissione l'abbiamo già citato nelle sedute di ieri dove, personalmente, avevo indicato la responsabilità della Provincia rispetto al parco macchine non catalitiche.
Ricordo che esiste un Comitato che raggruppa i proprietari di auto non catalitiche che, in base alla normativa provinciale, a partire dal 1 gennaio 2005 non potranno più circolare. Si troveranno nella condizione di pagare l'assicurazione e il bollo autostradale senza poter utilizzare l'automezzo.
D'altro canto, la Provincia e i Sindaci hanno la responsabilità di garantire la salute dei cittadini da uno degli inquinanti più subdoli, le polveri fini, emesse da impianti tecnologiche non a posto o superati.
In questa direzione va l'emendamento da noi presentato, emendamento aggiuntivo all'articolo 1 bis, che impegna la Regione a finanziare lo sviluppo di tecnologie a bassa produzione di emissione degli impianti produttivi di riscaldamento e climatizzazione.
Noi abbiamo indicato 5 milioni di euro su quest'emendamento; avremmo piacere di sapere cosa ne pensa la Giunta nel merito, ma soprattutto cosa ne pensano i colleghi della maggioranza, cioè se non lo ritengano un argomento degno d'attenzione, di essere discusso, di essere preso in considerazione. E' in discussione non solo la parte produttiva in aziende o imprese, ma anche la salute dei cittadini che, penso, dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, compresi i Consiglieri; oltre ad essere Consiglieri regionali, siamo allo stesso tempo cittadini e ci troviamo a respirare le polveri emesse dagli impianti produttivi, in particolare quelli di riscaldamento (anche se forse sono già stati spenti, la questione si riproporrà il prossimo inverno).
Rispetto a questa situazione, lo voglio ribadire, sono curioso di vedere se la Giunta - e la curiosità riguarda anche i colleghi della maggioranza - ritiene significativo quest'emendamento e se deciderà di accoglierlo (e se 5 milioni sono pochi, si può aggiungere qualcosa) oppure, se i colleghi della maggioranza intendono dare un contributo di idee, non dico economico, ad un problema serio che noi abbiamo sottoposto all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Devo dire che questo è un emendamento un pochino sfortunato, pur essendo un emendamento sicuramente carico di energia, perché parla di un settore energetico molto importante.
Devo dire alla collega che l'ha formulato che rientra un po' nel ragionamento fatto questa mattina dalla collega Suino e dal collega Ronzani, a completamento di un discorso accorto sulla questione energetica e delle fonti che merita molte accortezze. Fa riferimento ai generatori di calore a bassa emissione di nox, che attualmente sono classificati sul mercato come generatori di ultima generazione e sono classificati a quattro stelle. Nel settore energetico, con questo tipo di marchio di qualità, si può risparmiare fino al 20-25% rispetto ai generatori tradizionali. Lei consideri, signor Presidente, che i consumi di gas metano riguardano, in modo particolare, generatori che bruciano gas. Su tutto il territorio piemontese, consumiamo circa 7 miliardi di metri cubi di metano. Lei immagini che una riduzione del 20% su 7 miliardi consentirebbe un risparmio di 1.400 miliardi di metri cubi. Essendo 1.000 lire il costo per ogni metro cubo, il risparmio sarebbe peri a 14.000 mila miliardi.
Faccio i complimenti alla collega per questo tipo di emendamento perché non è mica roba da poco, colleghi, un emendamento del genere. Qui però s'innesta un altro tipo di ragionamento: questi fondi, che in qualche modo si possono reperire dal Piano energetico, potrebbero essere messi a disposizione dei cittadini, che potrebbero utilizzarli per una serie di interventi volti alla riqualificazione degli impianti termici negli edifici di civile abitazione. Voi immaginate che se un generatore di questo tipo cui fa riferimento l'emendamento, viene installato in un edificio di civile abitazione, sicuramente permette un risparmio energetico superiore al 20 ma se voi immaginate che questo 20% può essere considerato come delta di ammortamento, questo significa che noi potremmo innestare sul territorio piemontese un meccanismo che dà luogo a lavori, quelli di sostituzione e di ricostruzione degli impianti, che non costano nulla alla collettività. Lei immagini, signor Presidente, cosa vorrebbe dire risparmiare il 20% delle 200 tonnellate di polvere che annualmente vengono prodotte in Piemonte.



(Brusìo in aula)



GIORDANO Costantino

Vorrei continuare, anche se preferirei la formula del Consigliere questore, secondo cui, a quest'ora, è meglio vivere nei sogni che in questa realtà.
Stiamo parlando di un argomento importante come quello del Piano energetico locale, parliamo di recupero di fondi, di ammortamenti: è un emendamento che, se la Giunta riflette bene, a mio giudizio non può non accogliere, in considerazione del fatto che potrebbe dar luogo ad un consistente quantitativo di lavoro senza alcun costo per la collettività.
E' una segnalazione che ritengo di fare in considerazione dell'attività che svolgo, per cui ritengo si tratti di un emendamento che, se verrà accolto, sicuramente la Giunta in questo momento farebbe un grosso affare considerata anche l'ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Con quest'emendamento, noi ci proponiamo - lo ricordava poco fa la collega Suino - di adempiere a un impegno che noi, in qualche modo, come Commissione e poi come Aula, assumemmo al momento dell'approvazione del Piano energetico. In quell'occasione, dove pure partecipammo in maniera costruttiva alla discussione sul piano energetico, ponemmo il problema di come potevamo finanziare alcuni degli interventi previsti nel Piano energetico. E come ricordava la collega Suino, nell'allegato alla delibera con la quale abbiamo approvato il Piano Energetico si fa espressamente riferimento all'esigenza-obiettivo di contribuire allo sviluppo di tecnologia a bassa produzione di emissione negli impianti produttivi di riscaldamento e di climatizzazione. Noi, allora, condividendo queste e altre finalità del Piano Energetico, ponemmo, però, un problema alla Giunta e all'Assessore Cavallera, di come trovare gli strumenti finanziari per sostenere queste politiche. In quell'occasione, l'Assessore Cavallera ricordo che disse che lo strumento con il quale affrontare tale questione sarebbe stata la legge finanziaria. Lui disse che, pur convenendo sul fatto che le risorse stanziate per finanziare alcuni obiettivi del Piano Energetico Regionale erano inadeguate, sarebbe stata per l'appunto la legge finanziaria la sede o il luogo nel quale affrontare tali questioni.
Con questo emendamento predisposto dalla collega Suino ci poniamo il problema di cercare di stabilire un rapporto di coerenza tra il Piano Energetico, questo obiettivo contenuto nel Piano, l'impegno assunto dall'Assessore Cavallera in quell'occasione e il fatto che, obiettivamente questa è la sede in cui affrontare i problema del finanziamento di questo obiettivo contenuto nel Piano Energetico Regionale.
Purtroppo devo constatare che l'Assessore Cavallera non è in aula. E siccome mi è parso di capire che dovremmo ritornare su alcune di queste questioni, l'esigenza che avverto, in tutta onestà, è che quando si affrontano alcune tematiche insieme all'Assessore Pichetto, che è l'Assessore che decide come manovrare i cordoni della borsa, sia presente anche l'Assessore competente, perché in quell'occasione ricordo che lo stesso Cavallera rinviò alla discussione sulla legge finanziaria parlando proprio di tale questione. Ricordo che noi decidemmo di assumere un certo atteggiamento nei confronti del Piano Energetico Regionale alla luce anche del fatto che noi, insieme all'Assessore competente convenivamo sull'esigenza di trovare poi, con legge finanziaria, le risorse per finanziare il Piano Energetico.
Per questo motivo, abbiamo presentato questo emendamento, con il quale ci poniamo l'obiettivo di dare attuazione ad un impegno contenuto del Piano Energetico Regionale, perché se non vogliamo che il Piano Energetico rimanga un "Libro dei sogni" difficilmente attuabile, occorre che le finanziarie (questa e quelle successive) si pongano il problema di finanziarlo, tanto più che in quell'occasione l'Assessore Cavallera sostenne che lui avrebbe fatto la sua parte per consentirci di finanziarie questo e altri obiettivi del Piano in maniera adeguata.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Ronzani.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 08.00)



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