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Dettaglio seduta n.450 del 29/04/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 16.02 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(Alle ore 16.54 il Presidente Cota comunica che la seduta avrà inizio alle ore 17.45)



(Alle ore 18.18 il Presidente Cota convoca la Conferenza dei Capigruppo)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 19.38)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Botta Marco, Cavallera Cotto, Ghigo, Rossi Giacomo, Scanderebech e Tomatis.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n.


PRESIDENTE

7"



PRESIDENTE

L'esame della proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n. 7", di cui al punto 5) all'o.d.g., prosegue con la discussione degli emendamenti ad essa riferiti.
Emendamento rubricato n. 20 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Moriconi: paragrafo: Territorio e sistema economico: alleanza per lo sviluppo, la competitività e l'attrattività.
Capitolo 3.1.3 Ambiente rurale ed agricoltura.
Aggiungere, prima del capoverso iniziale "il territorio rurale..." il seguente capoverso: "Il territorio rurale e l'agricoltura rappresentano un patrimonio e una risorsa per il sistema economico piemontese.
In questo senso la Regione Piemonte intende investire risorse economiche e politiche di sviluppo finalizzate al recupero dei territori rurali in abbandono, in particolare montani e collinari, al fine di incentivare le produzioni agricole naturali come l'agricoltura biologica, valorizzare i prodotti tipici e genuini del territorio ed elevare la qualità di vita delle popolazioni invertendo la tendenza all'abbandono delle campagne consentendo così il ritorno alla cura del territorio, delle aree boschive al mantenimento degli assetti idrogeologici, elementi fondamentali per arginare gli impatti devastanti degli effetti delle calamità naturali sempre più frequenti.
Tale scelta è in grado di rispondere, anche se solo parzialmente, alla necessità di nuovi posti di lavoro nella nostra regione." Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 20 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Manica e Riba: Al termine di pagina 87 (punto 3.1.4) sono inserite le parole: (deficit vivaistico del Piemonte) Il mancato sviluppo della ricerca nel settore agronomico comporta una dipendenza quasi totale dall'estero per i materiali vivaistici destinati alle produzioni frutticole. Ciò comporta una perdita seria di competitività. Il Piemonte deve assolutamente dotarsi di un progetto finalizzato al superamento del pesantissimo deficit".
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



RIBA Lido

Nell'illustrare questo emendamento non pretendo un'attenzione particolare; d'altra parte, sarebbe inconsueto rispetto all'atteggiamento che, in genere, si tiene su questi argomenti.
Però noi abbiamo parlato molto, in questo periodo, in questi giorni e in questo dibattito, del deficit di ricerca e di conoscenze di cui soffre la nostra economia, in modo particolare l'agricoltura. Spero che il collega Bolla voglia essere così cortese da intervenire a sua volta su un argomento che so conosce bene, e potrà confermarne l'importanza, assieme ad altri colleghi (ma lo stesso Assessore Laratore ha dei contatti con il mondo del quale stiamo parlando).
La questione è la seguente: come tutti riconoscono, noi abbiamo un pesante deficit nel settore della ricerca vivaistica e, più in generale della genetica delle piante. Questa nostra dipendenza è totale, tant'è che per quanto riguarda una serie di prodotti, in modo particolare il mais e i cereali, la mancanza di una ricerca nostra ci ha portati - non da adesso, ma da epoche che sono già storiche per me, quando noi utilizzavamo il famoso frumento rosso (era il frumento autoctono) e si produceva otto o dieci quintali per ettaro - ad utilizzare altre varietà, che si chiamavano Autonomia e Tevere; erano produzioni nazionali, che avevano migliorato significativamente la produzione (grossomodo triplicata) e soprattutto avevano dei fusti più resistenti (quindi il frumento non si allettava).
Tuttavia, dopo gli anni Ottanta, sono entrate in funzioni altre varietà che non erano più nomi italiani: la genetica cerealitica è stata completamente assunta sotto il controllo delle aziende quasi tutte americane. Naturalmente sono multinazionali, però la produzione è quella.
Vengo alla vivaistica: non vi voglio stupire, però se qualcuno seguisse i nomi delle pere, delle pesche e delle mele, saprebbe che le pere si chiamano Kaiser, William, Abate Fetel, che le pesche si chiamano Gloave Redaven, che le mele si chiamano Delicious, che le patate si chiamano Bea Majestic, Sirtema... Insomma, sono tutti nomi assolutamente stranieri.
Ho voluto fare questi esempi soltanto perché questo è inconfutabile.
vero che adesso se c'é una band italiana, magari si usa un nome inglese perché siamo talmente derisi che con un nome italiano non fanno più successo. Però nelle pratiche vivaistiche la questione derivava proprio dal fatto che tutta la vivaistica dipende esclusivamente da settori in parte multinazionali, ma qui si tratta anche di attività che sono state svolte da Paesi vicini a noi, per esempio la vivaistica delle piante da frutto oramai è quasi tutta governata e controllata dalla Francia, mentre la produzione genetica delle patate è ancora tutta olandese, invece noi abbiamo una nostra tecnologia abbastanza avanzata nel settore tecnologia degli allevamenti, soprattutto per quanto riguarda le mucche piemontesi.
Ho detto questo perché è come succede per i medicinali: quando una società di ricerca realizza un prodotto innovativo e lo brevetta, prima di metterlo in commercio naturalmente lo sfrutta a favore del settore che gli è più adiacente. Per esempio, Racchelli, giusto per distrarti, loro sai cosa fanno? Giocano alle carte. E' vero, c'è un ritorno alle origini perché nelle nostre osterie, quando c'è uno che gioca a carte, c'è sempre qualcuno che guarda, come nel gioco delle bocce.
Allora, Racchelli, tu sai che risulta, per esempio, che le catene della grande distribuzione sono ormai quasi esclusivamente tutte (dal 60 al 70%) controllate da francesi e da tedeschi, e loro naturalmente sono multinazionali, ma si trascinano dietro i prodotti nazionali in grande prevalenza; quindi hanno le multinazionali, la genetica, la ricerca, i brevetti e, di conseguenza, noi finiamo per agire all'interno di modesti interstizi produttivi e di mercato, per cui non è una banalità.
Naturalmente, Assessore Pichetto, è chiaro che tutto può essere per perdere tempo, ma è anche per segnalare che ci sono tante e tali carenze in questa proposizione per quanto riguarda l'individuazione dei nostri problemi o dei problemi che riguardano i nostri settori produttivi che, per esempio, un sostegno maggiore alla ricerca specifica nel campo della genetica ci starebbe bene.
Aggiungo, Presidente, se mi consente, che se noi non riusciamo ad avere una nostra ricerca, non ci togliamo dal settore dei materiali transgenici.
I materiali transgenici sono conseguenti alle importazioni. Noi importiamo la soia. Risulta che consumiamo 40 milioni di tonnellate di soia in Europa ne produciamo 1, mentre 39 tonnellate vengono importate dall'Argentina e dal nord America e lì è modificata geneticamente all'80%, e noi naturalmente dobbiamo essere rassegnati a questo tipo di situazione.
Quindi, dato che dobbiamo parlare della ricerca, ci sembrava opportuno proporla in uno dei settori che, tra l'altro, dovrebbe anche garantire la tradizione delle nostre biodiversità.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Devo dire che su un punto sono in dissenso con il mio autorevole collega di Gruppo, nonché Vicepresidente, Lido Riba, perché non ci sono solo mele con nomi stranieri - anche se io devo confessare che preferisco le Fuji, che fra l'altro sono fra le più care e al mercato di corso Cincinnato, in zona Vallette, dove vado a fare la spesa, costano 1,15-1,20 euro al chilo - ma ci sono anche le Renette del Trentino, quindi non ci sono solo le Stark, le Delicius, le Fuji, ma ci sono anche le Renette del Trentino (prodotte anche in Alto Adige), le Melinda, le Mele di Cavour ecc.
La cosa che mi incuriosisce è che al mercato presso cui faccio la spesa c'è un contadino che arriva dalla provincia di Cuneo e mi vende le Fuji che è un nome tipicamente non italiano: sarebbe da approfondire.
In questo momento non vedo il collega Manolino. Alcuni mesi fa, in una riunione della Commissione, lui ci spiegò l'esca sessuale delle ciliegie e mi auguro che il collega voglia utilizzare a sua volta questo nostro emendamento sulla ricerca collegata ai materiali destinati alla produzione frutticola. Capisco che per Riba, essendo della provincia di Cuneo, le ciliegie non siano proprio il frutto principale e quindi non ne ha accennato, ma Pecetto è importante, per cui mi auguro che il collega Manolino ne voglia parlare. In via informale nella Commissione ci illustr il problema dell'esca sessuale delle ciliegie; io ero rimasto sorpreso perché non ero a conoscenza di questo sistema di ricerca autoctona. Su questo punto mi auguro che il collega voglia darci qualche ragguaglio e, se fosse confortato dai fatti, come sembra, vada nella direzione del nostro emendamento n. 2.
Collega Manolino, vorrei solo capire se lei è disponibile, con un breve intervento, a entrare nel merito del quesito che io ho posto, per illustrarci questo aspetto particolare che non sarà una ricerca applicata.
Comunque, resto in attesa del suo intervento.
Tornando invece al nostro emendamento, questo riguarda il deficit del Piemonte nel campo della ricerca. Quando si parla di ricerca si pensa solo a quella nel settore industriale, in alcuni segmenti avanzati del settore tecnologico o della componentistica, insomma i soliti settori a cui si pensa e si va quasi per un'associazione automatica. Nella realtà noi, non tanto come DS, ma come posizione, abbiamo posto un importante investimento sul settore della ricerca, cercando di approfondire la problematica. E' venuto fuori praticamente che la ricerca è possibile applicarla, se non a tutti, a molti dei settori che sono poi l'ossatura portante dell'economia piemontese, quindi non sono quello industriale proprio, seppur nelle difficoltà attuali in cui esso si dibatte, ma anche nei settori che, per fortuna, vivono un momento un po' meno complicato.
Per questo emendamento vale quello che dicevo questa mattina prima dell'interruzione (non vedo l'Assessore all'agricoltura, di conseguenza mi rivolgo, più che al Vicepresidente della Giunta, all'Assessore Pichetto): al di là dell'intervento di Manolino, che entrerà nel merito di una piccola parte, e al di là di qualche affermazione (pesantissimo deficit) relativa alle difficoltà del settore vivaistico piemontese, noi siamo pronti anche a modificare qualcosa, ma ci aspettiamo che la Giunta dia un parere favorevole. Con questo non vorrei mettere l'Assessore Pichetto nelle condizioni di essere accusato di essersi appiattito sulle posizioni delle opposizioni. Grazie, Presidente. Resto in attesa dell'intervento del collega Manolino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Con questo emendamento, che proponiamo a termine della pag. 87 relativo al deficit vivaistico del Piemonte, potrebbe sembrare, ad una prima sommaria lettura, che volessimo inserire, all'interno del Documento di programmazione economica e finanziaria, una questione di dettaglio rispetto ad una serie di problematiche di ordine più generale che potrebbero invece essere poste. Vorrei cercare di spiegare, invece, come la situazione non può essere intesa in questi termini.
Innanzitutto, il capitolo cui lo collochiamo, il 314, riguarda la tutela e la valorizzazione della montagna e della collina, su cui la nostra Regione ha varato due importanti leggi: una, sulla montagna e l'altra nella scorsa legislatura, sulla collina (tra l'altro, proposta di legge di iniziativa consiliare) che intende, in questa direzione, intervenire anche su quella parte così importante del nostro territorio, fino a quel momento maggiormente dimenticata.
In questo capitolo, nel cui DPEF si inserisce la questione della certificazione ambientale del sistema antincendi boschivi, il nuovo sistema informativo sulle foreste del Piemonte, la sperimentazione al servizio della filiera del frutto e del legno, la necessità di garantire il diritto all'istruzione in quelle aree e tutto il discorso della formazione professionale, riteniamo indispensabile riflettere sul mancato sviluppo della ricerca nel settore agronomico che ha comportato, da parte nostra una dipendenza molto grande (quasi totale) dall'estero, per tutti i materiali vivaisti destinati alle produzioni frutticole. E' un elemento di grande rilievo, perché ciò comporta una grave e seria perdita di competitività, non solo per il sistema Paese, ma per il sistema Piemonte.
A nostro avviso, il Piemonte deve assolutamente dotarsi di un progetto finalizzato al superamento di questo pesante deficit, essendo proprio sulla partita relativa alla valorizzazione della montagna, della collina dell'agricoltura e delle produzioni, che il Piemonte gioca un suo investimento strategico.
Proprio pochi minuti fa abbiamo votato, con un accoglimento unanime da parte di questo Consiglio, un emendamento che poneva la questione della valorizzazione dell'agricoltura come un elemento strategico, inteso come grande elemento di risorsa economica e di recupero del territorio.
Addirittura, inteso come elemento significativo dal punto di vista ambientale.
Per questa ragione, ritengo che l'emendamento sia profondamente connesso a quello che abbiamo testé accolto e pertanto, con questa intenzione, lo sottoponiamo all'attenzione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Grazie, Presidente. In merito all'emendamento, che nelle sue finalità può essere accoglibile, chiederei ai proponenti se è possibile modificarlo nel seguente modo: "La carenza di ricerca nel settore agronomico comporta una dipendenza quasi totale dall'estero per i materiali vivaistici destinati alle produzioni frutticole. Ciò comporta una perdita seria di competitività. L'azione regionale deve essere rivolta al sostegno di progetti finalizzati al superamento del deficit". Può andare bene?



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 2 come modificato dall'Assessore Pichetto Fratin: Al termine di pagina 87 (punto 3.1.4) sono inserite le parole: (deficit vivaistico del Piemonte) La carenza di ricerca nel settore agronomico comporta una dipendenza quasi totale dall'estero per i materiali vivaistici destinati alle produzioni frutticole. Ciò comporta una perdita seria di competitività. L'azione regionale deve essere rivolta al sostegno di progetti finalizzati al superamento del deficit".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 2 come modificato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 3 presentato dai Consiglieri Marcenaro, Manica Riba, Ronzani, Riggio, Muliere e Placido: al termine di pag. 87 (punto 3.1.4) sono inserite le parole: "4 (valorizzazione vallate e montagne a fini turistici) L'economia turistica regionale, oggetto di significativi interventi negli anni recenti, soffre tuttavia della mancata attivazione a fini turistici del sistema delle vallate e montagne alpine, al di fuori dei domaines skiables. Si tratta di territori dotati di grandi potenzialità quali, in particolare, dimore architettoniche ambienti fluviali e lacuali, patrimoni vegetali e faunistici di grande valore, produzioni tipiche, cultura alpina.
Occorre che la Regione adotti specifici progetti di "messa in rete" delle suddette risorse.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Innanzitutto, mi fa piacere illustrare l'emendamento alla presenza dei tre Assessori interessati. Ne abbiamo parlato in più occasioni, in modo particolare con l'Assessore Racchelli e l'Assessore Vaglio, essendo un tema che ritorna frequentemente.
Mi riferisco, in particolare, alla Provincia di Cuneo, conoscendola un po' meglio. Siamo la Regione con la più alta quantità di montagne, per abbiamo uno sviluppo turistico della montagna presente soltanto nelle aree sciabili, dove c'è stata una profonda trasformazione dell'ambiente e del paesaggio. Negli anni '50 si sono costruiti degli altissimi valori aggiunti per i terreni, ma si sono realizzate costruzioni, molte di più che impianti sciistici. Già in allora era in previsione l'aspetto passivo dell'operazione e quello che si è realizzato è stato fatto - lo dico in termini neutrali, più storici che di critica - in speculazione edilizia.
Questa è stata la ragione dello sviluppo. Tutto ciò, naturalmente, ha portato - ed è una questione importante - alla sostituzione del patrimonio sociale, nel senso che i montanari non è che si siano evoluti. I montanari erano quelli che vendevano e i genovesi erano quelli che compravano.
Quindi, anche le aree sciabili nel giro di dieci anni hanno cambiato la loro composizione sociale. Altrimenti l'Assessore Casoni non li avrebbe presi quei voti a Limone se fosse rimasto il tradizionale impianto politico progressista di quella vallata.
Però non si può ridurre tutto a meschini calcoli elettoralistici.
In questa situazione di sostituzione dell'ambiente sociale e dell'ambiente umano è anche cambiato l'approccio nei confronti della montagna; non è più quell'ambiente nel quale si vive e si sviluppa un rapporto, ma un ambiente dove si gestisce un'attività che deve rendere e che si potrebbe gestire nello stesso modo in qualsiasi parte del mondo.
Peraltro, ormai queste cose avvengono in altre parti del mondo, noi per culturalmente abbiamo acquisito che sono un danno. Il punto diventa perché è difficile da fare, infatti se fosse facile si sarebbe fatto da solo - come noi costruiamo dei modelli di sviluppo turistico che utilizzano, rispettandone le caratteristiche, le montagne non sciabili.
Faccio due esempi. Statisticamente risulta che due delle vallate del Piemonte, la Valle Orco Soave e la Valle Maira, sono le più povere di tutto l'arco alpino. Così risulta statisticamente. Se sono le più povere vuol dire che sono in una condizione di conservazione, e questo pu addirittura diventare un elemento non dico da vantare, ma certamente sono posti che hanno caratteristiche che, in qualche modo, le configurano come aree-problema.
Però in tutto il nostro territorio montano, soprattutto nella zona delle Alpi Marittime, vi sono montagne basse, raggiungibili e con corsi d'acqua. Abbiamo un patrimonio architettonico che è unico nel sistema montano. Nei Pirenei, ad esempio, questo non c'è e da nessuna parte c'è stato un insediamento così intenso, perché queste Alpi erano la cerniera dell'Europa e tutti passavano, tutti si fermavano ed alcuni per molte ragioni ci restavano.
E' troppo immaginare di scrivere nel Documento di programmazione che bisogna adottare un progetto di sviluppo turistico della montagna non sciabile, quindi del territorio mediamente rappresentativo delle nostre montagne Marittime, Cozie e Graie?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Racchelli; ne ha facoltà.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

C'è solo una correzione tecnica da fare e ci sono due considerazioni.
Una è sul testo ed è relativa al quarto rigo, dove viene specificato "in particolare, dimore architettoniche". Io sostituirei tale dicitura con la seguente: "emergenze architettoniche".
Poi è condivisibile questo emendamento in senso generale, anche perch abbiamo verificato che i voti dell'Assessore Casoni non sono 126, ma 186 quindi, ci sembra che ne valga la pena.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Collega Riba, per quanto il processo alle intenzioni sia sempre una cosa da non fare, anche in questo l'eccezione potrebbe confermare la regola e, in questa occasione, rigettare l'approvazione di questo emendamento da parte dell'Assessore Racchelli. Io, pregiudizialmente, lo rigetterei al mittente, perché forse si è sbagliato.
Ma questo è un processo alle intenzioni e lo faccio solo proprio per confermare la regola che non bisogna farlo. Però perché lo faccio? Collega Riba, lei ha detto cose interessanti sulle valli, sulla povertà delle valli; ha citato la Valle Maira, che è una valle ricchissima da tanti punti di vista. Se si sale lungo la Valle Maira fino a Elva, si arriva in luoghi incantevoli, si può visitare una chiesetta con degli affreschi medioevali, chiedendone la chiave al barista. Sono quei meccanismi turistici ancora molto legati alle persone, ai luoghi primordiali e via dicendo.
A Elva non ho visto speculazione edilizia, non mi sembra. E la speculazione edilizia - e non so quanto l'Assessore Racchelli se ne intenda è uno dei fattori che hanno snaturato la montagna e tutta la cultura che nella montagna, si è sviluppata nel corso dei secoli.
Noi, nella seconda metà dell'ultimo secolo, abbiamo veramente inferto colpi violenti alla montagna, attraverso la speculazione edilizia. Ma cos'è questa speculazione edilizia, collega Riba? E' una calamità naturale? E' un meteorite che cade a Montoso, per dire un nome a caso, e lì colloca decine e decine di condomini alti dieci piani? Cos'è la speculazione edilizia? La speculazione edilizia è la decisione che i sindaci dei Comuni di montagna hanno assunto quando hanno approvato i loro piani regolatori e sui loro piani regolatori hanno detto: "Lungo il versante di questa valle costruiamo cinque metri cubi su un metro quadro".
Erano montanari questi sindaci? Non lo so, magari i primi erano anche montanari, e magari hanno fatto anche qualche resistenza, poi sono stati sostituiti da persone un po' più a modo, che capivano che lo sviluppo del Comune era legato anche agli introiti che derivavano dagli oneri di urbanizzazione, e che lo sviluppo del Comune era anche avere soldi per realizzare qualche allargamento di strada e qualche infrastruttura.
Io sono molto contento che il compagno Riba abbia sottolineato che questa strada, da chiunque sia stata percorsa nel passato, non va bene.
Oggi, noi di sinistra diciamo: "Basta, la montagna con la speculazione edilizia non vuole avere più nulla a che fare perché ne ha già troppa da gestire. Per la montagna bisogna trovare nuove strade". Quindi, è forse opportuno sbarazzarsi di qualche pista da sci.
Quindi, riconvertire un modo di stare in montagna innanzitutto di chi ci sta.



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

CHIEZZI Giuseppe



CHIEZZI Giuseppe

Ma no, perché soffrendo? Perché l'unico modo di non soffrire è mettersi due sci ai piedi? L'unico modo di non soffrire è abitare in un condominio di dieci piani? Ma chi l'ha detto? Quelli non sono servizi, sono modelli di vita di pianura esportati con violenza in montagna, dove si potrebbe vivere, lavorare, studiare e avere anche un rapporto di conoscenza e di fruizione della natura. Diversa da quella di chiudersi in una scatola in quattro, correre in cima alla montagna, lasciare la macchina in un parcheggio, mettersi ai piedi un paio di legni e attaccarsi ad una fune che mi porta su e giù tutto il giorno come un pazzo, senza vedere nulla e gustare nulla, e tornare in pianura con una coda chilometrica: questo è soffrire. La montagna, invece, potrebbe essere un luogo di turismo legato alla natura, alla fruizione dolce di questi aspetti naturali, un turismo che chiede a tanta gente di stare bene con servizi in montagna in modo da trovare un nuovo equilibrio.
Caro Consigliere Riba, ho sentito, magari mi illudo, una svolta in questo, quindi mi congratulo. Respingo, invece, la faciloneria con cui l'Assessore Racchelli accetta questo emendamento. La respingo, se è faciloneria la rimando al mittente. Se invece contiene tutte queste osservazioni, sono d'accordo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 3 come modificato dall'Assessore Racchelli.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 4 presentato dai Consiglieri Riba, Marcenaro Manica, Ronzani, Riggio, Muliere e Placido: Al fondo della pagina 87 (punto 3.1.4) sono inserite le parole: "(piano di sviluppo forestale) Il censimento agricolo 2001 segnala che il Piemonte ha perso quote rilevanti di superficie agricola, in particolare il 30% del bosco negli ultimi 10 anni.
Questa situazione deve essere fronteggiata con l'adozione di un piano adeguato per lo sviluppo del patrimonio forestale".
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione dell'emendamento.



RIBA Lido

Abbiamo posto un problema che deriva dai documenti, relativo al settore della montagna. Voglio assumere in positivo un certo tipo non dico di svolta, ma di definizione di scelte strategiche, di sviluppo, per quanto riguarda l'agricoltura, il territorio, di natura fortemente ambientalista da parte del Presidente.
Adesso non abbiamo tempo per fare valutazioni più approfondite, ma sicuramente, almeno due o tre cose, sono certe. La prima. La coltivazione della terra è un fattore di stabilità nell'economia regionale, perché ormai avete visto che addirittura abbiamo, come lo rilevava il Consigliere Giordano, 120 mila aziende con 90 mila addetti, il che vuol dire che gli addetti sono diminuiti adeguatamente, le aziende dovranno ancora diminuire quindi aumenteranno di superficie e il lavoro, in qualche maniera, è un lavoro stabile. In più, abbiamo in diversi passaggi ragionato sul valore produttivo della montagna.
La montagna in Piemonte risulta essere così composta: 55% di territorio, 15% di popolazione, 10% di reddito (dato più dato meno). E' naturale che l'utilizzo della montagna, proprio per quello che abbiamo detto prima ( sono contento lo dico con convinzione, della condivisione del Consigliere Chiezzi) che non possiamo immaginare uno sviluppo, soprattutto quello legato al territorio, che non sia di carattere autoctono. Il territorio non è un bene su cui speculare, è un valore in sé, sul quale bisogna ricavare delle opportunità di vita, di reddito, ma bisogna anche immaginare la sua conservazione e la sua valorizzazione. Così andiamo progressivamente ad individuare quale può essere l'incremento possibile sia dal punto di vista demografico che dal punto di vista del reddito rispetto alla montagna che rappresenta, ripeto, il 55% del territorio, 15 della popolazione e 10% del reddito. E' del tutto naturale e ovvio che la forestazione sia una risorsa naturale e fondamentale, poi noi abbiamo altimetrie diverse che ci consentono di utilizzare il ceduo, le latifoglie le conifere, quindi una varietà. Bisogna naturalmente collegarla anche ad una politica della produzione energetica legata a fonte rinnovabile, per esempio il teleriscaldamento legato alle biomasse. Si costruisce un'economia attorno alla produzione dell'energia rappresentata dal legno quindi tutte le economie che nascono dal circuito locale, in qualche maniera, hanno una loro capacità di attivare meglio e un numero maggiore di soggetti, di interessi, quindi di convenienze.
Può darsi che il dato che circola sia sbagliato, è talmente clamoroso che sembra anche a me tale. Tuttavia mi trovavo fuori dal Piemonte quando ho visto utilizzare questo dato che segnalava nel censimento del 2000 confrontando i dati del 2000 con quelli del 1990, una riduzione del bosco in Piemonte pari al 36% nel quadro di una riduzione della superficie agricola del 14%. Questo dato significherebbe uno spazio, anche se il dato fosse dimezzato rappresenterebbe ugualmente un elemento tendenziale. Per giunta abbiamo parlato della florescenza dorata, e abbiamo parlato molto meno delle malattie del castagno, non abbiamo parlato per niente delle malattie delle conifere che stanno danneggiando molto il nostro patrimonio. Certo è, che si tratta di una risorsa di carattere rinnovabile a ciclo molto lungo, pluriennale, che può essere utilizzata e promossa soltanto nel quadro di una politica che generi la convenienza all'investimento, la preparazione professionale di un numero adeguato di addetti e un consumo particolarmente valorizzato.
Faccio un esempio. Prendiamo un mobile di ciliegio: se è un ciliegio nostrano gli viene attribuito un determinato valore, se è di castagno gli viene attribuito un altro valore, è vero che c'é un valore riconosciuto al legno massiccio, ma c'é ancora molta strada da fare per avere un prodotto autoctono. Dobbiamo immaginare una intensa politica, un piano di valorizzazione delle produzioni legnose, io l'ho chiamato piano di sviluppo forestale, un piano di valorizzazione integrato di queste opportunità possibilità produttive occupazionali di reddito che riguarda un'area particolarmente estesa del nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Ritengo che questo emendamento presentato dal collega Riba vada accolto, perché, come sempre, il collega Riba, per la sua esperienza e per la sua competenza specifica in materia agricola, in qualche modo coglie sempre nel segno.
Credo che questo emendamento vada accolto, anche se bisognerebbe, in qualche modo, scendere un pochino di più nel particolare ed essere più precisi, visto che stiamo parlando di un Documento di programmazione economico-finanziaria.
Per inquadrare questo emendamento nella sua complessità nel patrimonio contabile di questo esercizio, bisogna indicare con precisione che negli ultimi dieci anni la superficie agricola in Piemonte si è ridotta del 14,1%, mentre è aumentata la dimensione media delle aziende da 6,1 ai 9 ettari attuali. È chiaro, però, che l'agricoltura può rappresentare un elemento trainante per l'economia piemontese, soprattutto se coadiuvata da politiche regionale attente alle istanze del settore.
Relativamente al valore della produzione, il Piemonte si colloca tra il quindicesimo e il ventesimo posto tra le Regioni europee, sul medesimo livello del confinante Rhône-Alpes, con i suoi 3,4 miliardi di produzione ai prezzi di base. Ma per alcune produzioni si registra un peso particolarmente rilevante. È il caso del riso, per esempio, dove la produzione piemontese rappresenta il 27% dell'intera produzione europea.
Per questo è fondamentale l'allargamento delle superfici.
necessario fornire alle imprese agricole un valore aggiunto che consentirà loro di affrontare il mercato globale, in cui avrà un peso crescente il valore del marchio di origine, del tipico e del tradizionale.
Oggi i prodotti agricoli di grande qualità e gusto rappresentano soltanto il 15% della produzione piemontese. Essi costituiscono, per l'elemento trainante a livello di immagine dell'intera produzione di qualità della Regione. Particolare cura ed attenzione dovrà essere prestata all'agricoltura di montagna. Essa, pur non potendo essere competitiva in termini economici con quella della pianura, garantisce un prodotto qualitativamente di alto livello, senza dimenticare l'importanza della presenza umana in alta quota, sia sotto l'aspetto culturale, sia per quanto riguarda la difesa del suolo e dell'ambiente in generale.
In virtù di ciò, l'agricoltura di montagna deve ottenere aiuti particolari, in modo da evitare uno spopolamento che può provocare solo danni alla pianura.
Più in generale, compito della Regione deve essere quello di allargare l'orizzonte dell'attività agricola, cercando di dare impulso alla costituzione di società agricola, il cui sviluppo potrebbe rappresentare una via moderna per l'ammodernamento e il rafforzamento strutturale del settore. In realtà, le continue emergenze degli ultimi anni, dalla BSE a quello endemico delle calamita naturali, hanno drenato molte risorse ed attenuato l'attenzione sulla mancanza di una vera politica regionale mirata alle esigenze delle imprese agricole.
Ripeto che l'importanza di questo tipo di emendamento, di allargare le superfici agricole, risulta fondamentale, se si considera che la stessa agricoltura è parte trainante di questa Regione ed è parte fondamentale di questa economia. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Intervengo per sottolineare il rilievo di questo emendamento, la cui importanza spero non sfugga ai Consiglieri.
In questi giorni è stato pubblicato un libro (si pubblica tutti gli anni) intitolato "State of the world". Per chi avesse piacere di leggerlo c'é un capitolo (o un paragrafo) che tratta proprio del problema della deforestazione.
La deforestazione avanza; continua in Amazzonia ormai nell'indifferenza di tutti, provocata, su scala planetaria, dell'aumento del consumo di carne (in particolare degli hamburger).
Assistiamo ormai ad una deforestazione planetaria per lo sfruttamento del legname, portato avanti dalle popolazione dei Paesi più poveri: il legname viene venduto come merce pregiata, che verrà poi lavorata nei Paesi definiti "ricchi".
Questo emendamento si richiama alla necessità che abbiamo tutti di risparmiare la materia legno. Ebbene, un modo per risparmiarla e usarla meglio è quello di provvedere ad una gestione della risorsa legno attraverso quelle azioni che l'emendamento presuppone.
Trascurare questo rischio che noi stiamo facendo correre al pianeta è pericoloso. Oltretutto, come ho già ripetuto, sottopone il pianeta al pericolo di problemi ambientali. Conosciamo tutti le conseguenze negative sull'ambiente causate dalla deforestazione, a partire dal fatto che le foreste rappresentano l'unico ed efficace antidoto contro l'effetto serra.
Su questo emendamento sarebbe bene riflettere un attimo, perché ci dà modo di adottare uno di quegli atteggiamenti che vorrei fossero sempre tenuti presenti: quando si parla dei problemi della globlalizzazione e dei disastri indotti dalla stessa, bisognerebbe cominciare a pensare anche a quali sono le azioni concrete, semplici ed efficaci che possiamo adottare nei nostri Paesi per cercare di non peggiorare gli effetti negativi che induce la globalizzazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Questo emendamento ci consente di affrontale una questione che più volte quest'aula ha discusso e affrontato.
Quando parliamo di politica di deforestazione del patrimonio di questa Regione, ci riferiamo all'esigenza anche di fare una politica di prevenzione. Quando ci misuriamo con i problemi dell'ambiente, delle alluvioni e dei costi che questo comporta, per la verità, noi affrontiamo anche tale questione, cioè gli interventi che in questi anni hanno provocato una minore sicurezza del patrimonio boschivo del nostro territorio. Questo è un aspetto della questione.
Immaginare una politica di forestazione significa anche fare una politica di messa in sicurezza, di maggiore tutela dell'ambiente naturale della nostra Regione. Ma c'è anche un secondo aspetto. In questi giorni i giornali hanno molto insistito sul fatto che in questo Paese noi paghiamo l'energia più di altri Paesi e hanno quindi posto in evidenza come il costo dell'energia che viene prodotta nel nostro Paese - o, soprattutto importata da altri Paesi - è tra quei costi che producono una minore competitività dell'economia della nostra Regione e del sistema delle imprese.
Esattamente per questa ragione, nel Piano energetico che ha approvato la nostra Regione e il Consiglio regionale, noi abbiamo indicato, per esempio, nella produzione di biomasse una delle scelte che dovrebbero consentirci di sviluppare le fonti di energia rinnovabile. Nel Piano energetico abbiamo individuato questa come scelta strategica e abbiamo quindi pensato di dover produrre una parte dell'energia pulita di questa Regione attraverso lo sviluppo delle biomasse. E' del tutto evidente, per che uno dei presupposti per attuare questa politica è quello di uno sviluppo del patrimonio boschivo e di una politica di filiera che ci consenta di produrre legno attraverso il quale produrre energia.
Ora, è evidente che c'è un nesso strettissimo tra ciò che noi chiediamo con il nostro emendamento, e cioè l'adozione di un Piano che ci consenta di sviluppare il patrimonio forestale del nostro Paese, e il fatto che noi ponendoci il problema di una politica energetica nuova nella nostra Regione, facciamo dipendere da uno sviluppo del patrimonio forestale la possibilità di sviluppare anche questo segmento della politica energetica che si identifica con lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Per questo sosteniamo che occorre in qualche modo ricondurre a coerenza ciò che diciamo col Piano energetico della nostra Regione, laddove appunto compiamo un'opzione a favore delle fonti rinnovabili di cui le biomasse sono una componente non indifferente, con il fatto che poi dobbiamo - secondo me nel DPEF - fare una scelta che rende possibile quel tipo di politica energetica. E il modo per rendere possibile questa politica energetica è appunto quello di sviluppare il patrimonio forestale della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Grazie, Presidente e colleghi, per l'occasione che mi date di ripercorrere rapidissimamente un tratto di strada che parte dall'analisi ex ante del Regolamento CEE 2080, che mise in campo l'allora Assessore all'agricoltura Lido Riba.
Da quell'analisi ex ante risultavano due dati sostanziali: in primo luogo, che in Piemonte non c'erano boschi di qualità, non c'era legname di qualità; in secondo luogo, che non esistevano dati sul patrimonio forestale del Piemonte.
Dal 1995, in questi oramai nove anni, attraverso la collaborazione con le Comunità montane e con il lavoro di molti professionisti coordinato dall'IPLA, abbiamo raccolto la pianificazione forestale piemontese, che si chiama GESMO. Questa pianificazione è un'enorme banca dati con più di dieci milioni di records che copre l'intera superficie della Regione ed è unica a livello europeo.
Ebbene, cos'è risultato da questa pianificazione forestale? Due dati.
Il primo: il catasto forestale nazionale è completamente sbagliato. La nostra Regione quest'anno ha superato per densità forestale la Toscana ed è la prima Regione d'Italia. Non solo, l'esame di questi dati ci dice che la superficie forestale del Piemonte aumenta dell'1% all'anno. Questo, negli ultimi vent'anni, è un dato costante e nonostante gli incendi, nonostante i problemi che sovente sorgono nella vista del bosco.
E' vero un fatto, il collega Riba lo ha centrato perfettamente: non esiste una professionalità nella gestione delle foreste nella nostra Regione, non esistono delle figure professionali in grado di intervenire in modo efficace ed efficiente, né esiste una viabilità forestale.
Attraverso il Piano di sviluppo rurale che va a completamento del 2006 abbiamo cercato di fornire all'associazionismo forestale delle risorse abbiamo costruito con enorme difficoltà una rete di piste forestali che consentisse un utilizzo razionale e anche economicamente sostenibile della foresta; con grande difficoltà e grandi proteste da parte delle organizzazioni professionali e agricole, abbiamo ottenuto di destinare delle ingenti risorse sulla produzione di energia da biomassa. Fra un mese circa verrà aperto sul Piano di sviluppo rurale il bando per il finanziamento di questi impianti di incenerazione di energia da biomasse tutto questo non casualmente, ma a seguito di sperimentazioni direi anche di un certo interesse e di una certa diffusione, come l'impianto di teleriscaldamento da biomassa di Ormea, l'impianto di teleriscaldamento da biomassa di Castellamonte, di Omega, di Quarona, insomma abbiamo già una ventina di queste centrali che siamo riusciti a far avviare con finanziamenti comunitari e regionali. Con grande difficoltà, dicevo, perch ad ognuna di queste realizzazioni è corrisposta una potente, feroce protesta da parte dell'ambientalismo che non è così d'accordo come voi dite su queste produzioni. Ricordo ai colleghi tutti i tentativi che sono stati fatti ultimamente in provincia di Cuneo e in particolare nel Monregalese.
Però abbiamo un dato positivo, che la dice lunga sulla capacità di questa Regione di fare forestazione: partirà l'8 di maggio, alla volta della Cina una delegazione di forestali piemontesi, composta da funzionari regionali e da funzionari dell'IPLA, che hanno avuto la richiesta, da parte del Governo cinese, di provvedere alla forestazione (riforestazione, si diceva una volta) di mezzo milione di ettari perché quel Paese, ad oggi, non è in grado di rispettare i Protocolli di Kyoto per i noti problemi di industrializzazione che sta vivendo.
Quindi io ho apprezzato e apprezzo moltissimo la vostra intenzione di segnalare un grave problema. Ritengo che questo grave problema possa essere opportunamente affrontato in altra sede, ma credo che sia eccessivamente semplicistico e, oltre a questo, anche piuttosto impreciso inserire nel nostro documento di pianificazione questo emendamento.
Di conseguenza, con tutte le premesse che ho fatto, sono in un certo senso dolente di dire che la Giunta non può accettare questa formulazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Ritengo positivo il dibattito svolto, quindi mi sembrerebbe riduttivo una divisione sul voto. Il dibattito svolto deve essere assunto come contributo per ridefinire e concertare lo sviluppo delle politiche di forestazione, magari riservandoci - anzi, lo propongo all'Assessore - di affrontare la di scussione sul piano forestale in Commissione, per farne oggetto di una comune conoscenza.



PRESIDENTE

Quindi ritira l'emendamento?



RIBA Lido

Ritirato, sospeso.



PRESIDENTE

... sì, nel senso che si affronterà la discussione generale in Commissione.
Va bene, allora lo diamo per ritirato.
Come da accordi assunti in sede di Conferenza dei Capigruppo, il Consiglio viene sospeso e riprenderà alle ore 21.30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 20.43)



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