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Dettaglio seduta n.448 del 28/04/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.10 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 15.32 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Cavallera Costa Enrico, Cota, D'Ambrosio, Ghigo, Rossi Giacomo, Rossi Oreste e Tomatis.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n. 7" (richiesta di sospensiva)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004 2006 l.r. 11 aprile 2002, n. 7", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 15 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: pagina 68 riga 1 Dopo la parola " inevitabilmente" aggiungere la seguente frase: ", previa sollecita approvazione di un nuovo Piano Sanitario Regionale indispensabile documento propedeutico ad ogni decisione in materia sanitaria,..." Non essendoci interventi, passiamo alla votazione dell'emendamento.
Indìco la votazione per appello nominale (richiesto dal Consigliere Cattaneo), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
15 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 Consiglieri ha votato SÌ 1 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 16 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: pagina 68 riga 5 dopo le parole "facilitato ed accelerato ai servizi sanitari;" aggiungere il seguente nuovo punto: "Atteso che l'Organizzazione Mondiale della Sanità sconsiglia l'applicazione di ticket per l'esecuzione di esami e/o per l'accesso al Pronto Soccorso, in quanto può scoraggiare l'accesso tempestivo alle strutture sanitarie soprattutto alle fasce più deboli della popolazione con conseguenze gravi per la salute dell'individuo e dell'interesse collettivo, in quanto una diagnosi ritardata comporta, oltre al danno individuale anche un danno per la società, per un più elevato impegno nella cura, una più lunga degenza ospedaliera, una prolungata assenza dal lavoro una maggior probabilità di invalidità permanente, e quindi in definitiva un aumento dei costi, si propone, nell'intento di ridurre un uso improprio del Pronto Soccorso, di superare tale politica di razionalizzazione introducendo altri provvedimenti, invece dell'attuale ricorso al pagamento di una specifica quota di partecipazione alla spesa sanitaria.
Poiché spesso le prestazioni con evidente caratteristica di differibilità sono causate o da una limitata possibilità di accesso ad altri servizi (ambulatori accessibili per troppo breve fascia oraria, impossibilità a contattare il medico di medicina generale), o da un'impossibilità del soggetto a riconoscere e valutare l'entità del malessere che soggettivamente sperimenta , si intende ovviare con il favorire la possibilità di reperire una consulenza sanitaria altrove che al Pronto Soccorso, favorendo la medicina di gruppo tra medici di medicina generale in modo da ampliare le possibilità di accesso agli ambulatori. E' inoltre indispensabile un'opera di intensa educazione del cittadino ad evitare usi impropri delle strutture sanitarie.
Analogo provvedimento di abolizione dei ticket, e per le ragioni più sopra esposte, va preso per quanto concerne l'accesso ad esami strumentali e di laboratorio, promovendo un'azione di aggiornamento e di formazione ad hoc per i medici di medicina generale, specialisti ed ospedalieri, prescrittori di detti esami, in modo da evitare eccessivo ed ingiustificato ricorso ad indagini diagnostiche." La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, questo emendamento propone una svolta politica nei confronti del discusso tema della tassa sulla malattia introdotta dalla Giunta Ghigo. La Giunta Ghigo ha deciso, dopo sette anni di disattenzione di tassare chi si ammala. Dopo aver fatto male i conti e aver sperperato con sprechi, assunzioni inutili e mancati controlli migliaia di miliardi la Giunta Ghigo, improvvisamente, ha detto che chi si ammala paga. Chi si ammala, dopo aver visto destinare parte delle competenze della propria busta paga al Servizio Sanitario Nazionale, alla fiscalità, adesso, deve pagare, deve pagare il ticket! Mi sembra che la Giunta Ghigo abbia quadruplicato il costo che i cittadini devono pagare quando, su prescrizione medica, vanno a ritirare le medicine. La Giunta Ghigo ha introdotto i ticket dappertutto: al pronto soccorso, sulle visite specialistiche e così via.
Sappiamo anche che questa scelta è stata oggetto di critiche per lungo periodo e, recentemente, è stata anche oggetto di attenzione da parte dei mezzi di comunicazione, perché, in forza di un accordo, o presunto tale intervenuto tra l'Assessore competente e le Organizzazioni sindacali, poi mi pare, sconfessato dal Presidente Ghigo, si è fatto, relativamente a questo, un grosso trambusto.
Innanzitutto, l'emendamento vuole ricordare che ci sono studi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che dimostrano come, anche dal punto di vista dell'oculato uso delle risorse, l'introduzione del ticket non aiuti. Non è vero che introducendo il ticket si migliora la quantità di risorse economiche in capo alla sanità pubblica, non è vero.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dimostrato che dove si introducono i ticket c'è una percentuale maggiore della popolazione che ritarda, proprio a causa dell'onerosità del servizio, l'accesso al Servizio sanitario. Pertanto, le ritardate cure comportano oneri maggiori rispetto alle risorse che si incamerano con l'imposizione del ticket.
Noi proponiamo che la politica del ticket sia radicalmente cambiata mediante la sua eliminazione. Sarebbe necessaria un'intensificazione di tutte le attività preventive. La più importante è l'educazione sanitaria l'educazione del cittadino ad atteggiamenti congrui di fronte ad episodi di malattia. I cittadini lasciati a se stessi quando insorge qualche guaio di carattere fisico si trovano in una situazione di forte debolezza. In Italia, forse più che in altri Paesi, le persone che si ammalano si sentono molto sole e non sono abituate, mancando un'educazione sanitaria diffusa che cominci dalla scuola elementare, a trattare la malattia in termini congrui dal punto di vista della preoccupazione della stessa, della sua cura. Il cittadino italiano, di fronte ad una malattia, corre al pronto soccorso, usa farmaci anche senza prescrizione, tiene dei comportamenti che potrebbero utilmente essere modificati sia a vantaggio della salute degli stessi sia a vantaggio di un uso oculato delle risorse, se, tra le attività di prevenzione, una percentuale non piccola venisse dedicata all'educazione sanitaria di tutti i cittadini.
Tutti noi dobbiamo abituarci a capire il male che ci assale, come trattarlo e come evitare pratiche che non solo diventano onerose per tutti ma non portano neppure il massimo beneficio possibile alla persona malata.
Questo è il senso dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Il clima così rilassato che caratterizza la discussione di oggi mette in condizione di capire che questo emendamento introduce uno dei punti rilevanti del confronto in questo Consiglio regionale, così come è stato chi ha partecipato lo sa - uno dei punti più rilevanti del confronto in Commissione.
L'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e altri introduce emendamenti che saranno discussi come emendamenti alla finanziaria e al suo collegato che riguardano la questione dei ticket.
Siamo di fronte, da un lato, a un problema di ordine generale, perch attraverso una valutazione e un'analisi dell'andamento della questione dei ticket nella nostra Regione riusciamo a capire qualcosa di più sulle dinamiche che caratterizzano la spesa sanitaria in Piemonte.
Dall'altro, siamo di fronte a un problema più limitato e specifico, che vorrei richiamare alla fine del mio intervento e riguarda - come voi sapete quell'intesa che la Regione Piemonte, attraverso l'Assessorato alla sanità, ha proposto di sottoscrivere alle organizzazioni sindacali (CGIL CISL e UIL) e che si è poi a sua volta rifiutata di sottoscrivere sottraendosi alla parola data, venendo meno al principio di buona fede che caratterizza normalmente il sistema delle nostre relazioni.
La prima parte riguarda gli aspetti generali. La nostra Regione - come tutti ricordiamo - ha inserito i ticket sul Pronto Soccorso, sulla diagnostica e sulla farmaceutica con un provvedimento che è stato assunto dal Consiglio regionale nel 2001.
Se analizziamo quello che è capitato negli anni 2002, 2003 e 2004 vediamo che le entrate che sono state realizzate attraverso i ticket sulla diagnostica e sui farmaci (in misura minore), attraverso quelle sul Pronto Soccorso, si aggirano nel triennio intorno alla cifra di mille miliardi di vecchie lire, pari quindi a circa cinquecento milioni di euro. Queste sono le entrate, nel triennio, che derivano da questa voce. Sto parlando di tabelle che sono state fornite durante la discussione in Commissione dall'Assessorato alla Sanità.
La questione è importante per varie ragioni. Primo, perché mette in rilievo che c'è stato un prelievo e un trasferimento di ricchezza rilevante dai cittadini all'amministrazione per cercare di affrontare il problema del deficit sanitario.
Abbiamo verificato al tempo stesso - chi era presente può confermarlo che questa dinamica dei ticket non è affatto servita a rallentare la spesa dei cittadini per quanto riguarda i farmaci. L'ha semplicemente trasferita.
Se si guarda qual è la spesa farmaceutica dei cittadini si veda che essa invece ha avuto una dinamica molto rilevante nel periodo considerato.
Secondariamente, la questione che riguarda i ticket è di una certa importanza, perché se la sommiamo alle entrate che la Regione ha ottenuto dalle misure fiscali e, in particolare, dall'incremento dell'aliquota IRPEF, sappiamo che quando esaminiamo oggi il deficit della sanità piemontese lo facciamo dopo avere esaurito queste risorse.
La seconda questione riguarda invece l'accordo con i sindacati.
L'accordo con i sindacati riguardava l'abolizione del ticket per il Pronto Soccorso e le misure di abbattimento e di eliminazione dei ticket per i cittadini al di sopra di una certa soglia di età e in certe condizioni di reddito, e l'apertura di un confronto che aveva come obiettivo anche quello di riconsiderare e ridefinire la questione dei ticket su tutta la partita della diagnostica oltre che della farmaceutica, definendo dei livelli di esenzione per fasce di reddito che ampliassero il livello fino ad oggi interessato a questo tipo di cose.
Voi sapete meglio di me, signor Presidente, signori Assessori e signori Vicepresidenti, che è sorta una questione di grande rilievo, una vera e propria questione di principio. Un Assessore della Regione, a nome della Giunta regionale, ha preso un impegno, ha dato una parola e poi questa parola è stata rimangiata. Ci siamo trovati in una situazione nella quale un Assessore di questa Giunta ha dovuto dichiarare di aver preso degli impegni senza averne ricevuto prima un mandato ed essendo poi sconfessato successivamente, non ho capito se dal Presidente personalmente o dalla Giunta regionale.
Finisco semplicemente - poi ritorneremo su questo punto - segnalando che questo punto che stiamo oggi discutendo, che riguarda i ticket sul DPEF, è un punto introduttivo. Abbiamo depositato in Commissione e ripresentiamo in aula tre emendamenti che riprendono esattamente il testo che avete sottoposto alle organizzazioni sindacali per la firma. Vi chiediamo che quell'impegno, che era stato preso, sia riconfermato e onorato, contrariamente a quello che era stato fatto in precedenza .
Oggi, in sede di DPEF, facciamo una discussione introduttiva su questo problema, sul quale dobbiamo ancora ricevere. L'Assessore interessato ha semplicemente abbassato lo sguardo e chinato la testa per non rispondere nel corso di questi giorni e di queste settimane, la Giunta non ha detto una parola per spiegare quello che era capitato, ma rimane il fatto che c'è una parola che dovete rispettare e mi pare difficile che questo bilancio si possa concludere senza che almeno questo punto non sia stato risolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento che noi abbiamo sottoposto, come dicevo ieri, si interseca con un documento che è molto vecchio, per cui molte cose sono accadute dopo la stesura del Documento di programmazione economica finanziaria, tra cui il fatto che la stessa Giunta si muove nella direzione che noi suggerivamo.
Questo emendamento l'avevamo proposto prima. Ora viene fuori che forse potrebbe persino essere accettabile dalla Giunta un emendamento simile che in qualche modo affronta questo tipo di tematica.
Mi pare che con la stessa azione della Giunta emerga che quanto noi avevamo affermato al momento dell'introduzione dei ticket, si sia poi confermato. Non solo. Non ha avuto neanche un grande effetto il voler cercar di ridurre la quantità di persone che si rivolgevano al Pronto soccorso (ovviamente, non ci andavano per divertirsi, ma perché pensavano di averne necessità e non essendo medici non sono in grado di valutare realmente il loro stato di necessità) perché continuavano ad andarci e, in molti casi, era del tutto logico che si recassero lì.
Altro aspetto che l'Assessorato ha preso in considerazione, è il al costo della struttura burocratica che doveva essere messa in atto per il pagamento del ticket; un costo che sarebbe dovuto essere detratto all'entrata stessa del ticket. Alla fine, abbiamo fatto una misura che, non solo non aveva efficacia reale, ma poteva addirittura risultare più costosa della situazione precedente. Pertanto, si è dovuto riconoscere che quella era la strada sbagliata.
Sono convinto che anche per il resto dei ticket si potrebbe facilmente dimostrare che siamo nella stessa situazione. Sui farmaci, ad esempio abbiamo visto come una serie di farmaci sono risultati assolutamente necessari e, quindi, non soggetti ad una domanda che si è ridotta. Anche qui, la misura del ticket sul farmaco è apparsa come una tassa del tutto ingiusta, sulla possibilità di curare la propria salute.
Con questo, abbiamo posto un problema vero che è diventato, nelle ultime settimane, un problema di attualità, in quanto sollevato da tutta una serie di organizzazioni. In particolare, non stupisce che sia stato avanzato dai sindacati dei pensionati, quali rappresentanti di quella fascia di utenza più soggetti a problemi di salute.
La stessa Giunta regionale ha riconosciuto, dopo aver monitorato la situazione ed aver aperto una trattativa, l'esistenza del problema. Ci sono poi tutti gli aspetti che ho ricordato prima, non comprensibili, avvenuti intorno alla vicenda (si fa un accordo che non è un vero accordo e poi viene smentito) di cui, sinceramente, non riesco a comprendere il motivo.
Dall'emendamento che sottoponiamo, comunque, emerge che si tratta di un problema reale e, quindi, vi invito a prenderne atto ed inserire, nel Documento di programmazione, un tipo di indicazione che addirittura si sta concretamente, anche se in modo diverso e molto più parziale di quello che auspicavamo, realizzando.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, colleghi, quando introduceste i ticket, motivaste questa decisione con la necessità di ottenere un risultato: fare cassa ma soprattutto, regolare e governare gli accessi al Pronto soccorso.
Allora discutemmo del problema, sostenendo che non avreste ottenuto nessun risultato, perché il ticket sul Pronto soccorso, in particolare, non avrebbe garantito un gettito accettabile, ma, anzi, avrebbe creato enormi disagi ai cittadini e a coloro che - in questo caso gli operatori avrebbero dovuto gestire il pagamento di questa tassa.
In quell'occasione sostenemmo che i costi di esazione avrebbero finito con il vanificare il gettito che si sarebbe determinato a seguito dell'introduzione dei ticket sul Pronto soccorso.
Bene, a distanza di qualche mese, possiamo prendere atto che quella nostra denuncia e quella nostra affermazione sono state ampiamente confermate dai fatti. L'esperienza dei ticket sul Pronto soccorso è stato un fallimento, perché non avete ottenuto nessuno dei risultati che vi eravate proposti. Il gettito è stato un gettito risibile: 7 miliardi di euro in tutta la Regione e, in più, abbiamo avuto conferma, dai dati forniti alla I Commissione, che non si è governato il fenomeno degli accessi al Pronto soccorso. Per contro, la Giunta ha abolito il ticket sul Pronto soccorso, spostandolo sulle prestazioni ambulatoriali e non ha onorato, come ha ricordato il collega Marcenaro, gli altri impegni assunti con il sindacato: primo, rivedere i ticket sui farmaci; secondo, ampliare la fascia esente dai ticket. Sono questioni che rimangono in sospeso e che noi, invece, vorremmo venissero onorate dalla Giunta Ghigo. È per questa ragione che vi annunciamo che presenteremo due emendamenti che danno corso coerentemente, ad un accordo sottoscritto da una Giunta Ghigo "zoppa" che non è stato, per la verità, formalizzato dalla Giunta nel suo insieme.
un accordo che per il momento vede le firme dell'Assessore alla sanità e dei sindacati che l'hanno sottoscritto.
La vicenda ticket, però, mi consente di esprimere una considerazione ancora più generale. È una sanità che avremmo dovuto risanare con la politica dei ticket - perché così avete detto - immaginando tagli e ticket. Oggi possiamo tranquillamente sostenere che questo processo non si è realizzato perché, nonostante i tagli avvenuti in maniera indiscriminata (non voglio aprire qui un capitolo, semmai ci ritorneremo in seguito), il gettito dei ticket, (intendendo, per gettito ticket, quello che si riferisce ai ticket sui farmaci: 96 milioni di euro all'anno; sui farmaci: 76 milioni di euro, che fanno all'incirca 400 miliardi delle vecchie lire) sommati all'addizionale IRPEF dell'0,5%, sono altri 400 miliardi, per un totale di circa 900 miliardi, di entrata nelle casse regionali.
Questo è stato il gettito determinato dall'addizionale e dai ticket sulle prestazioni ambulatoriali e sui farmaci. Nonostante questo, la sanità piemontese ha chiuso i conti nel 2003 con un disavanzo vicino ai 200 milioni di euro. Se questo non è prova di un fallimento, francamente fatico a pensare cosa possa essere giudicato un fallimento.
Tutto questo, quindi, conferma che: a) i ticket non hanno risolto e non hanno riportato sotto controllo i conti della sanità; b) avete utilizzate l'addizionale, presentata in quest'aula come un'addizionale che avrebbe dovuto finanziare una politica di investimenti, per tenere o per evitare che il disavanzo della sanità assumesse dimensioni non più governabili.
A tutto questo esisteva un'alternativa? Sì, e l'abbiamo ricordato motivandola in Commissione. Vi sono Regioni che in questi anni hanno avviato il risanamento dei conti della sanità, riorganizzandola, senza determinare una politica dei tagli fatti in maniera indiscriminata e che hanno fatto questo senza fare ricorso ai ticket. Vi sono Regioni che hanno deciso di non utilizzare, né la leva fiscale né quella sui ticket e ci nonostante hanno avuto la capacità, perché hanno fatto ricorso alla programmazione, di riportare i loro conti sotto controllo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Credo che dalla lettura di questo emendamento emerga con chiarezza quali sono i limiti della politica che la Regione ha scelto con l'applicazione dei ticket. Limiti che sono stati in parte illustrati soprattutto per quanto riguarda le ricadute economiche che hanno comportato e le conseguenze per i cittadini.
Credo però che l'emendamento sarà stato apprezzato dall'Assessore alla sanità, in quanto non si limita a indicare semplicemente il superamento dell'introduzione dei ticket per l'accesso al Pronto Soccorso e per l'esecuzione di esami, bensì si illustrano anche quelle che sono, a nostro avviso, le possibilità per riuscire a superare alcuni dei problemi che l'Assessore e il Presidente Ghigo avevano posto come obiettivo legato proprio all'applicazione dei ticket.
Ricordiamo - e anche lo stesso Presidente Ghigo lo ha più volte ripetuto - che il ticket doveva servire a disincentivare un uso che si riteneva non corretto delle strutture del Pronto Soccorso. Ma il problema sta proprio lì, come dice l'emendamento.
Come fa il cittadino a decidere se la patologia, la malattia o il problema fisico di cui soffre è un problema che può aspettare un tempo successivo o se è bene che si rechi immediatamente laddove può trovare una cura? Come fa il cittadino a capire se un caso - come quello che viene citato nell'emendamento - è un caso per il quale un'eventuale diagnosi ritardata potrebbe essere un pericolo per la sua salute ed avere anche ricadute sociali, nel senso che cure non tempestive potrebbero indurre un prolungamento dello stato di malattia, e quindi avere anche delle ricadute dal punto di vista sociale? L'emendamento sottolinea che ci sono dei sistemi per evitare questi problemi, è noto che ci sono dei sistemi senza dover ricorrere all'introduzione del ticket. L'Assessore conosce queste tematiche, quindi credo che sia in difficoltà a non recepire questo emendamento, anche perch è chiaro che la soluzione che indichiamo è l'unica che permette di fornire un servizio senza ricorrere a questo intervento di dissuasione, quale è l'introduzione del ticket.
La soluzione è quella di creare quella rete territoriale della sanità di cui tante volte abbiamo parlato, che però non vediamo ancora in opera.
Quindi, quella rete territoriale che deve partire dai medici di medicina generale, magari pensando a quelle forme di medicina di gruppo, in modo da permettere l'accesso al medico di medicina generale durante tutta la giornata e non solo in orari specifici, talvolta limitati proprio come escursione temporale.
Quindi, dobbiamo passare attraverso una diversa strutturazione dei servizi distrettuali e territoriali che fanno capo alle ASL, che sono due momenti e due luoghi dei quali i cittadini, se potessero avere agibilità di recarvisi, usufruirebbero con piena disponibilità. Sono quelli i luoghi dove deve essere effettuata la prima diagnosi e dove un medico deve dare indicazione se la patologia può attendere, se è necessario recarsi all'ospedale o è una patologia che può essere curata a domicilio.
Con il sistema dei ticket - è già stato detto - si chiede quasi al paziente di fare un'autodiagnosi, nel senso che il paziente dovrebbe sapere se la sua malattia può essere curata o meno. Con l'imposizione del ticket non è che risolviamo il problema dell'accesso numerico al Pronto Soccorso, perché le persone che saranno spaventate andranno ugualmente all'ospedale.
Questo discorso si ricollega al discorso della formazione dei cittadini e all'educazione sanitaria dei cittadini, però è chiaro che il cittadino spaventato e preoccupato andrà ugualmente al Pronto Soccorso, intaserà comunque il servizio e l'unico risultato è di introdurre una specie di tassa sulla salute.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Non posso che intervenire su un emendamento di questo tipo che, tra l'altro, Assessore Galante, ha il merito di proporre una sorta di interlocuzione discorsiva nel provvedimento. Non impone drastiche scelte di azione finanziaria, ma sottopone una sorta di ragionamento propedeutico di cui sinora non avete voluto tenere conto, sbagliando profondamente.
Il merito principale di questo emendamento è che si rifà a quanto disposto e richiesto dall'OMS - e ringrazio in modo particolare il collega Chiezzi per avere fatto questo riferimento. Quindi, è un'indicazione precisa che è stata votata all'unanimità da tutti gli Stati membri e che sostanzialmente, suggerisce come sia da evitare una tassazione in forma di ticket, di tassa sugli accessi ai Pronti Soccorso ma - attenzione - anche agli ambulatori, quindi anche a quella che è la diagnostica conseguente.
Perché lo sottolineo in questo modo? Perché l'operazione che avete fatto come Giunta è, dal mio punto di vista, un'operazione esclusivamente d'immagine, ammesso che i piemontesi si facciano prendere così in giro. E' un'operazione che può anche dare un risultato in termini di immagine, se i piemontesi si lasciano gabbare, ma non dà risultati in termini di efficacia sanitaria. Perché il ticket spostato dal Pronto Soccorso finisce sulla diagnostica specialistica.
Quindi, io pago, pagavo prima e continuo a pagare adesso, non cambia di una virgola, se non un'operazione mediatica, ammesso, ripeto per la terza volta, che vi riesca. Il danno che si fa è forte.
Perché l'OMS ha detto "non richiedete questo tipo di tassazione": primo perché ci sono altre fonti a cui fare riferimento, secondo perché si fa un danno specifico alla salute, in quanto si allontana dalla prestazione di pronto soccorso o di specialistica il ceto più debole, cioè coloro che sono più ignoranti, che sono più poveri, che sono più deboli, che hanno meno possibilità per interagire e quindi trovare risorse in se o aggiuntive.
Secondo ragionamento: è un danno finanziario. Il presunto risparmio iniziale non si avrà dopo, quando ci si dovrà far carico in termini di cura di invalidità, di spese ben più pesanti. E' stato insegnato - e l'OMS non perde occasione per rinnovarlo, ribadirlo, esplicitarlo nei propri testi che, dal mio punto di vista, sono testi importantissimi - come la prevenzione sia l'unica arma che può far risparmiare denaro agli Stati.
L'unica arma. In questa Regione continuiamo a portare avanti scelte che operano all'inverso, caricandole di una finta operazione di razionalizzazione di risparmio. Assessore Galante - lei lo sa benissimo non c'é nessuna razionalizzazione in un'azione di questo tipo, il risparmio e la razionalizzazione si hanno nel momento in cui si interviene a monte si interviene sulla prevenzione. Quanto sono costati i ticket ai piemontesi? Sono costati 510 milioni di euro. Abbiamo una legge giacente in aula sulla medicina di gruppo che ha visto una coralità di intenti, che assolutamente nessuno si sogna di portare avanti, che comporterebbe una spesa molto contenuta, abbiamo delle soluzioni e voi continuate a fare una scelta che va nella direzione opposta. Persino l'OMS vi dice che state sbagliando: siete ancora in tempo per tornare indietro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, ne ha facoltà.



RIBA Lido

Siamo costretti ad insistere su argomenti che sono già un po' scontati ma sui quali sembra che permanga una sorta di omertà da parte della Giunta.
Opportunamente, come richiamava la Consigliera Suino, questo emendamento richiama una posizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Domanda: perché non vi adeguate ad un'indicazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità? Non è la Quarta Internazionale dei Comunisti, è l'Organizzazione Mondiale della Sanità: pare che possa meritare un minimo di rispetto anche da parte vostra? A diverse questioni che abbiamo posto sull'argomento, e che potevano essere rimosse, siamo anche un po' stufi sentirci rispondere: "non ci sono soldi". Per cortesia, prendete atto che questo non è assolutamente vero non ditelo più perché fate torto al rispetto di voi stessi. Adesso che non ci siano lì, nel senso che aprendo un cassetto l'Assessore alla Sanità non li trova, credo che sia ovvio, ma se invece di aprire il cassetto aprite il bilancio dove invece i soldi si trovano, il problema può essere risolto.
Tanto più che se aveste la buona volontà di leggere un altro emendamento non presentato per perdere tempo perché è il documento di programmazione finanziaria - in un altro passaggio, vi abbiamo spiegato che il calcolo del conto della salute si potrebbe fare in tanti modi.
Per esempio, se noi chiedessimo all'Assessore: quanto ci costa non fare un'adeguata prevenzione? Cioè curare successivamente malattie conseguenti alla mancanza di un'adeguata prevenzione? Il ticket nella misura in cui è un deterrente rispetto all'accesso alle prestazioni e anche un deterrente rispetto agli accertamenti della salute.
Voglio porre un'altra questione, sperando che ci sia una risposta. C' una rete di medici sul territorio che dovrebbe essere organizzata in modo tale da consentire agli assistiti di accedere al loro medico almeno 18 ore su 24; facciamo il conto di quanti sono coloro che accedono al Pronto Soccorso dalle 8 del mattino alle 20,00 e coloro che vi accedono dalle 20,00 alle 8: la maggior parte degli utenti non accedono al Pronto Soccorso dalle 20,00 alle 8 del mattino e, comunque, quelli che ne usufruiscono in quella fascia oraria non si possono mandare dagli specialisti perché non ci sono. Quindi dalle 20,00 alle 8 del mattino va al Pronto Soccorso chi ha bisogno di sincerarsi della sua condizione di salute (a volte si muore anche per un qualcosa di non immediatamente accertata o curato).
Il problema diventa questo: dalle 20,00 alle 8 del mattino non ci sono problemi perché chi usufruisce del Pronto Soccorso ne ha assolutamente bisogno, e in ogni caso non può usufruisce di specialisti. Chi si reca al Pronto Soccorso nella fascia d'orario compresa dalle 8 alle 20,00, una parte può darsi che ci vada perché il suo medico non c'è (se vado dal mio medico, per fare un esempio, c'é una cabala da seguire dalle 18.15 alle 19,20 dalle 7.30 alle 8.40), c'é una rete tale per cui se il cittadino non è particolarmente informatizzato, non è in rete, non sa dove andare.
Siccome i medici sono per distretto, si può immaginare di organizzare un'assistenza di base in modo che, nell'ambito del distretto, ci siano medici reperibili durante almeno le 12/13 ore del giorno? Allora verificherete se un utente è andato dal medico o direttamente al Pronto Soccorso, se il medico riterrà, lo manderà al Pronto Soccorso; se invece l'ha soccorso l'ambulanza, lo porterà dove riterrà opportuno; se è intervenuto il 118...
In questo modo risolvete il problema, non mettendoli in condizione di non andare o di non venire se si ha soltanto un po' di mal di pancia perché può essere anche una peritonite: mi porteranno da morto! Non è questa la soluzione. Queste cose sono vere: voi non fate niente per organizzare. Sapete bene che la tassa sul Pronto Soccorso è assolutamente ingiusta, perché è fissa, a prescindere dal reddito, in quanto è conteggiata in base alla malattia.
Sono convinto che se esistesse veramente questa disponibilità a discuterne, anziché arroccarvi sempre nelle vostre posizioni prestabilite senza neanche ascoltare quello che si dice, forse potremmo fare qualche passo in avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
I colleghi, attraverso i precedenti interventi, hanno già spiegato e motivato qual è stata la nostra posizione e quale sia la posizione attuale a distanza di tre anni dal provvedimento che era stato assunto dalla Giunta, introducendo i ticket sul Pronto Soccorso e sui farmaci.
A distanza di alcuni anni, credo che sia opportuno fare un ragionamento approfondito su questo tema - i ticket - che ha fatto così discutere nella nostra Regione. Bisognerebbe discuterne anche alla luce dei risultati della politica sanitaria - ammesso che si possa chiamare così portata avanti dalla Giunta regionale in questi anni.
I dati che abbiamo analizzato anche in Commissione bilancio sull'andamento della sanità piemontese sono estremamente preoccupanti, o quantomeno fanno riflettere sulla strada che aveva intrapreso e intende proseguire la Giunta regionale.
Effettivamente, non più tardi di quattro o cinque mesi fa, in quest'aula, il Presidente Ghigo aveva assicurato che il deficit del 2003 nella sanità si sarebbe aggirato intorno ai 70 miliardi di lire. Poi, in Commissione bilancio, lo stesso Presidente ha sostenuto che quel debito sarebbe salito a 170 milioni di euro. Insomma, i dati evidenziano che da questo punto di vista non sono stati fatti dei passi in avanti.
Relativamente all'introduzione del ticket sul Pronto Soccorso dal 1 maggio del 2001, se non erro, avevamo mosso delle obiezioni che poi si sono rilevate esatte (sono quelle che i miei colleghi hanno ricordato).
La motivazione della Giunta regionale dell'allora Assessore alla sanità per giustificare l'introduzione del ticket sul Pronto Soccorso era finalizzata ad evitare che persone che non avevano bisogno del Pronto Soccorso continuassero a recarsi in questa struttura. Questo non soltanto creava dei problemi dal punto di vista economico, ma indeboliva l'efficacia e l'efficienza di quella struttura.
Mi pare che i dati che avete fornito in Commissione siano abbastanza chiari anche da questo punto di vista: nel 2001 il totale degli accessi al Pronto Soccorso è stato di 1.819.000; nel 2003 il dato è di 1.706.000. In pratica, non si è verificata quella fortissima diminuzione di accessi al Pronto Soccorso. Dal punto di vista economico il risultato è quasi nullo (7 miliardi all'anno), mentre dal un punto di vista della diminuzione dell'appesantimento del Pronto Soccorso i risultati non ci sono.
Ciò che ha creato, invece, l'introduzione del ticket sul Pronto Soccorso, è un clima di insicurezza, soprattutto da parte degli anziani: costoro avevano un punto di riferimento rispetto alla loro situazione di disagio. L'introduzione del ticket ha creato insicurezza, e anche da questo punto di vista quel provvedimento era sbagliato.
A distanza di anni, sentite le obiezioni sollevate dai Gruppi dell'opposizione, ma soprattutto verificati i risultati che ha prodotto l'introduzione di quel ticket, bisognerebbe fare un passo indietro, e così sui farmaci. A questo proposito, infatti, bisognerebbe fare una riflessione su cosa è stato fatto in questi anni rispetto al rapporto con i medici di base, per creare una cultura che porti il cittadino a consumare meno farmaci. Da questo punto di vista sarebbe opportuna una riflessione.
terminato il tempo a mia disposizione per l'intervento, ma avremo occasione, nel corso del dibattito, di ritornare sull'argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
L'emendamento rubricato al n. 16), che si riferisce alla pagina 68 del DPEFR (siamo sempre nel capitolo Welfare di qualità, bisogni, diritti e responsabilità nella parte relativa alla salute), a cui facevano riferimento anche gli emendamenti precedenti, introduce una questione particolare, che sarà oggetto anche di emendamenti specifici alla legge Finanziaria, perché interverremo su precisi articoli con riferimento a precisi capitoli di bilancio.
Vi è, tuttavia, una questione più generale in questa vicenda dei ticket e dell'utilizzo degli stessi, che ha senso stia, con un carattere di indirizzo, nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2004-2006.
Perché? Perché noi, se vogliamo fare una disamina della situazione dell'applicazione del ticket in Regione Piemonte, possiamo senz'altro dire che il ticket sul Pronto Soccorso è stato (questi sono i dati che ci sono stati consegnati in Commissione a nostra richiesta durante il dibattito su questo punto specifico, presente l'Assessore Competente) un assoluto fallimento, le cui condizioni di previsione emergevano già nel momento in cui era stato introdotto. Tutti sanno, infatti, che il ticket sul Pronto Soccorso è più oneroso nelle procedure amministrative per doverlo riscuotere e crea una serie di contenziosi all'interno del Pronto Soccorso tra il personale sanitario medico e paramedico che si trova a ricevere, in regime di urgenza, le cittadine e i cittadini ammalati di quanto non renda finanziariamente.
Oltre ad essere uno strumento ingiusto, perché, come hanno ricordato molti colleghi, è una tassa sulla malattia e solo sui cittadini ammalati non è una contribuzione, come quella del Servizio Sanitario Nazionale, che si ripartisce su tutti i contribuenti, quindi sulla fiscalità generale, che poi è in grado di consentire prestazioni ai cittadini che si trovano in condizioni di difficoltà legate ad una malattia o riesce a garantire anche elementi di prevenzione, qualora questa non sia in corso. E' esclusivamente una tassa sui cittadini ammalati distribuita in modo uguale indipendentemente dal reddito. Questa tassa viene pagata nello stesso modo da chi percepisce un reddito medio alto e da chi riceve una pensione medio bassa o ha un reddito decisamente basso, quindi, si trova in una ulteriore condizione di difficoltà.
Non solo quel ticket compartecipa alla generale situazione di ingiustizia di questa tassa, ma è una forma anche particolarmente inefficace. Inoltre, noi sappiamo che potrebbe avere una funzione in ordine all'utilizzo appropriato del pronto soccorso, non certo questa ingiusta ed inutile tassa, che è anche di scarsa entità dal punto di vista del gettito per quanto riguarda la Regione, avendo la capacità di intervenire sulle liste di attesa, che sono molto alte nella nostra Regione, e sulla razionalizzazione dei servizi.
Fino a quando si dovrà attendere dai tre ai sei mesi per una TAC, a volte, qualcuno aspetta fino a nove-dodici mesi per una visita oculistica voi capite bene che non solo il cittadino autonomamente fa uso improprio del pronto soccorso, cioè quella prestazione cerca di farsela fare passando dal pronto soccorso in regime di urgenza, saltando la lista di attesa, ma spesso gli stessi medici di base suggeriscono questo percorso per cercare di facilitare i loro pazienti davanti a particolari situazioni di difficoltà.
E' ovvio che queste sono cose non dichiarate con manifesti che vengono appesi sui muri, ma fanno parte della nostra quotidiana conoscenza. Sono dati riscontrabili facilmente se si passa una mezza giornata al pronto soccorso, così, tanto per voler conoscere.
Detto questo, riteniamo che quella farsa di accordo sindacale non sottoscritto debba trovare una sua ammenda attraverso un serio accordo che venga rispettato e sottoscritto dalla Regione.
C'è poi un discorso relativo a tutti gli altri ticket, alla loro ingiustizia e inefficacia, su cui, vista la protervia della Presidenza di questo Consiglio che mi toglie forzosamente la parola, interverr successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, voglio raccontarvi un fatto vero che mi riguarda personalmente e di cui è a conoscenza l'Assessore Galante. Se ne sono occupati anche gli organi di informazione, però, è giusto che i colleghi anche i funzionari e i dirigenti regionali, sappiano cosa succede ad un cittadino che deve sottoporsi ad una normale visita ortopedica. Essendo una normale visita ortopedica, senza voler seguire canali diversi, che un Consigliere regionale non ha difficoltà a seguire, ho mandato mia mamma che è pensionata, dal medico di famiglia, per l'impegnativa di una normale visita ortopedica.
Mi è stato consigliato di recarmi all'Ospedale Maria Adelaide, essendo specializzato nelle visite ortopediche, conseguentemente, vado all'ospedale per prenotare la visita ortopedica e mi sento dire, a metà febbraio, che le visite sono bloccate e che sarebbero riprese i primi giorni di marzo. Vado a parlare con il direttore sanitario, non più in veste di cittadino, ma di Consigliere regionale. Chiedo spiegazioni, in assenza del direttore sanitario, ad un facente funzioni, che mi risponde che le prenotazioni sono state bloccate e che verranno riaperte il primo marzo. L'ho avvertito che sarei tornato la settimana successiva per verificare la veridicità di quanto comunicatomi. Quando sono tornato le prenotazioni erano ancora chiuse. Vi risparmio lo shock. Era la vigilia della Conferenza dei servizi dell'ASO CTO, a cui un medico mi aveva invitato, in cui l'Assessore e il Presidente hanno magnificato la sanità piemontese, ma ho evitato di presenziare per non strumentalizzare polemicamente in maniera eccessiva. Mi sono presentato l'ultimo giorno del mese e mi sono sentito dire che le prenotazioni erano sempre bloccate.
Naturalmente, avevo presentato regolare interpellanza, ma qui viene il bello: i primi giorni del mese mi ripresento all'Ospedale Maria Adelaide allo sportello per le prenotazioni e scopro che, incredibilmente e inopinatamente, il responsabile delle prenotazioni, dopo più di due mesi lì ci sono liste di attesa di sei mesi per alcune specialità - aveva deciso di sua iniziativa, senza avvisare nessuno, che le prenotazioni partivano dalla metà del mese.
Vi chiedo quante volte un pensionato, che abita a Mirafiori o a Madonna di Campagna, alle Vallette o alla Falchera, o un operaio o un impiegato che per effettuare la prenotazione deve prendersi ore di permesso, deve recarsi all'ospedale. Io sono andato tre volte senza riuscire a capire come mai, dopo due mesi di prenotazioni bloccate, il responsabile aveva spostato l'apertura delle prenotazioni dal primo al quindici marzo.
L'Assessore, che mi correggerà se ho interpretato male, ha ritenuto incredibile un atteggiamento del genere. Tra l'altro, siccome le ricette durano un mese, se la prenotazione non avviene durante il mese, un normale cittadino deve tornare nuovamente dal medico e, se non ha la mamma pensionata, chiede un permesso o trova qualcuno che vada al posto suo.
Questo è lo stato della sanità piemontese sulle piccole cose, che fanno anche le grandi cose, e un Consigliere nella veste di cittadino che non ha voluto telefonare all'ortopedico più o meno bravo che conosce perché, per una normale visita, ritengo che non sia il caso di utilizzare le conoscenze o i santi in paradiso.
Un lavoratore (operaio o impiegato) doveva prendersi tre o quattro permessi, con il danno economico (vi risparmio tutti i costi aggiuntivi) per poter prenotare una normalissima visita ortopedica al dito indice del piede sinistro. Questo è lo stato della nostra sanità.
Assessore Galante - come le ho già detto per telefono - ho apprezzato la sua condivisione.
Non è un problema di ticket che incidono a volte in vario modo, ma è un problema di come si vuol far scomparire, come se fosse Houdinì o il mago Otelma, le liste d'attesa bloccandole dopo che è stata fatta una delibera che vietava espressamente di istituire le liste d'attesa.
Se le liste d'attesa non venissero camuffate, noi scopriremmo che per tutta una serie di esami, ma non quelli particolarmente complicati come la densitometria, dove bisogna aspettare sei mesi, ma per esami normalissimi l'attesa dura dei mesi.
Questo è il livello, ticket o non ticket - non è il ticket restaurant Presidente -della sanità piemontese che un normale cittadino (operaio impiegato o pensionato) si trova ad affrontare se non ha qualche santo in paradiso, oppure, anche se li ha, come nel mio caso, ritiene che per una normalissima visita non sia il caso di scomodarli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, credo che il Consigliere Riba abbia sollevato un problema serio. Ha posto la questione della possibilità che i medici di Medicina generale diano quello che devono normalmente dare secondo la convenzione che li regola nel rapporto con la sanità.
Le ho già fatto notare la coincidenza con un'interpellanza, perch questa categoria di medici è assolutamente privilegiata. Per una serie di circostanze, che le ho segnalato, il giorno in cui in Cassazione si discuteva del ricorso delle ASL relativamente alla questione dell'indennità di contingenza a favore dei medici di Medicina generale, erano già in quiescenza, nonostante la relazione del giudice istruttore favorevole alle ASL e che avrebbe fatto soccombere i medici di Medicina generale, lei ha presentato e fatto votare alla Giunta una delibera che impegna il sistema sanitario per una barca di soldi (si parlava, non ricordo bene, di 30 milioni di euro), sicuramente eccessivo.
Pongo la questione dei medici di Medicina generale perché c'è, in primo luogo, un problema di informazione ai cittadini. Il medico di Medicina generale (il medico di fiducia) è reperibile dalle otto alle venti di ogni giorno. Le dico che disconoscevo assolutamente la circostanza e i medici stessi poco fanno per informare i propri utenti che, per esempio, il medico di fiducia deve essere reperibile dalle otto alle dodici del sabato. Dalle otto alle venti dei giorni feriali, dalle otto alle dodici per il sabato che è un prefestivo.
Cosa succede? Succede che, con l'introduzione dei ticket, avete inserito una nuova figura, il medico di base, nei pronto soccorso. Fatto sta che a me è successo che, dimentico di questa circostanza (fatto che pu succedere a qualsiasi cittadino), mi reco al pronto soccorso. Dimentico del fatto che al mattino il medico è reperibile, vado al pomeriggio e trovo una coda di tre ore, quindi era impensabile pensare di passare subito; sono arrivato alle quindici e alle diciotto è arrivato il medico generico. Sino ad allora, essendo un codice bianco, non c'era nessun medico disponibile e non passava attraverso i circuiti normali.
In quella circostanza ho scoperto un'altra cosa che i cittadini mediamente non sanno: questa figura, disponibile al pronto soccorso, è ampiamente sostituita. La cittadinanza dovrebbe essere informata del fatto che, nelle ore in cui non è reperibile il medico di fiducia, è reperibile la guardia medica. Questo è possibile per il sabato e per la domenica, non attraverso il 118 con il soccorso domiciliare, ma nei punti della città che la maggior parte non conoscono e che devono essere resi noti.
Ci può essere una medicazione o un'insorgenza improvvisa della quale un cittadino non riesce a darsi una spiegazione, perché non conosce tutto lo scibile della medicina, ma che crea allarme e porta a rendere necessari questo tipo di intervento, quindi è un'opportunità che deve essere data.
Assessore, sa qual è la cosa sorprendente? Che il medico di base a disposizione nel pronto soccorso in quelle ore - devo dare atto della sua correttezza - mi ha detto che, se mi visitava lui, spendevo trenta euro di ticket, mentre se mi fossi recato dal medico di guardia di Collegno, che in linea d'aria distava tre o quattro chilometri, avrei avuto diritto alla cura gratuita.
Il problema che pone per certi aspetti l'emendamento è come riuscire a rendere fruibili i servizi sostitutivi del rapporto con il medico fiduciario nelle ore in cui il medico convenzionato non è a disposizione del cittadino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Voglio portare il mio contributo. Indubbiamente sono stati fatti degli interventi centrati chi per un motivo, chi per un altro. Vorrei sintetizzare quello che penso in due concetti. Il problema centrale, che è di comune sapere, riguarda i tempi di attesa. Il problema dei problemi è il tempo di attesa, lista lunga per visite, esami e ricoveri, sono argomenti che si devono sviluppare sia sul territorio sia negli ospedali. Vorremmo capire se si è tentato almeno un momento di organizzazione e di iniziativa programmata per risolvere il problema. La sensazione è di aver fatto solo interventi avventurosi e tentativi. Potrei aggiungere, a quanto detto dal collega Placido sull'attesa di un mese di sua mamma per una visita ortopedica, che spesso succede che il paziente, dopo una visita ortopedica di un mese, si sente dire che gli servono dieci applicazioni di fisioterapia e deve aspettare altri trenta giorni per il fisiatra. In totale, quindi, passano sessanta giorni.
un problema di organizzazione che non può prescindere dalla mancanza e dall'insufficienza numerica e qualitativa del personale. Mancano gli specialistici. Mancano gli infermieri. Se non si risolvono questi problemi non si risolve niente. Si può lasciare intendere che in questo modo si vuol far credere che la sanità pubblica non funzioni; perché se ci sono gli specialisti i tempi d'attesa vengono ridotti. Questo è il punto centrale.
Ma allora perché non si interviene inserendo, sul "mercato" della sanità queste figure professionali? Occorre intervenire a livello centrale: al Ministero dell'Istruzione, alle Università, alla Regione. Se non si incomincia ad affrontare questi problemi, sia sul territorio sia a livello ospedaliero, non si risolveranno mai. Sul territorio, è stato fatto l'esempio dei medici di base. Occorre partire proprio da loro perché, così come sono, ognuno stabilisce l'orario che ritiene, ognuno fa le ore che ritiene, ognuno si mette all'ingresso una pseudo infermiera (magari un parente con un camice) che prescrive esami e medicine al paziente senza neanche farlo visitare dal medico, e allora accade che si va al Pronto soccorso.
Il problema del ticket al Pronto soccorso non ha risolto niente, ma il fatto che abbiate immaginato di istituire ambulatori adiacenti al Pronto soccorso, è l'inizio di un'organizzazione che può dare i suoi effetti. Se si arriva al Pronto soccorso non per una malattia, si può invitare il paziente a recarsi all'ambulatorio adiacente.
Questo è un filtro messo a valle che lascia libero il lavoro del Pronto soccorso, libero dai ricoveri impropri. Può funzionare e si può anche fare pagare il ticket, non essendo una prestazione da Pronto soccorso, ma di medicina generale. Se si incomincia ad istituire questo filtro sul territorio, meno persone andranno al Pronto soccorso. Quindi, organizziamo la medicina sul territorio. I distretti non sono mai partiti, perché si è lasciato tutto così. I poliambulatori, i Day Surgery, i Day Hospital facciamoli funzionare.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 16 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 17 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: pagina 68, riga 10 dopo le parole "della Regione" aggiungere la seguente frase: "...come verrà definito nel Nuovo Piano Sanitario Regionale, che solo pu stabilire: numero, sedi e priorità di nuove strutture, valutarne l'effettiva vigenza, nonché l'impatto con l'insieme della rete sanitaria regionale." La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'emendamento segnala la necessità di avere un Piano Sanitario e un programma generale entro il quale inserire le decisioni. Vedete, colleghi, di un Piano Generale c'è bisogno, perché non si può andare avanti in una situazione in cui ogni struttura è governata senza avere punti di riferimento generali nei comportamenti da tenere nelle risorse da destinare e nella stessa organizzazione interna. Ci troviamo di fronte a certi episodi, nelle strutture sanitarie, che non devono essere considerati solo di pertinenza dell'ambiente ristretto in cui si svolgono, ma sono tutti collegati all'assetto generale del sistema sanitario.
Personalmente, per abitudine, per cultura e per il modo in cui è cresciuta la mia attività politica all'interno di un grande partito come è stato il Partito Comunista, mi sono sempre bene guardato dal fare riferimenti di carattere personale. Di mamme se ne parla già fin troppo in televisione, non é necessario tirarle in ballo anche in queste questioni per cui sono rimasto abbastanza sorpreso della citazione della mamma da parte del collega Placido. Se vogliamo metterci a parlare delle mamme posso anche parlare della situazione della mia mamma, anche se credo che non sia questo il modo di procedere. Anche alla mia mamma ne sono successe di tutti i colori. Si rompe un femore, va all'ospedale Gradenigo al reparto ortopedia, mettono in trazione il femore rotto, una bella sera tolgono le sponde del letto e lei cade dal letto. La portano al Pronto soccorso e dicono che va tutto bene. Peccato che dopo un mese, uscita dall'ospedale facciamo un controllo radiografico e ci dicono che si era rotta anche il secondo femore.
In un ospedale come il Gradenigo, un'anziana cade dal letto, non gli fanno la radiografia al bacino, e dopo un mese il femore è rimasto attaccato storto e la mamma rimane piantata su una carrozzella.
Che dire? Ci mettiamo tutti qua a sottolineare queste deficienze legate alle mamme? Le mamme, quindi, le lascerei stare, mentre la necessità che ci sia un Piano Sanitario che copra e dia l'ambito, l'ambiente e il quadro di riferimento per ogni comportamento, sia pure minuscolo, di una piccola struttura, è un'esigenza assolutamente necessaria.
L'emendamento sottolinea, viceversa, la necessità che la Giunta regionale sia messa sotto pressione nei confronti dell'intenzione non dichiarata, ma nei fatti praticata, di non approvare alcun piano sanitario.
Questo piano sanitario diventa un po' come il programma regionale di sviluppo: è una previsione di legge, ma cosa fa la Giunta? La Giunta fa tutt'altro; la Giunta progetta nuove strutture sanitarie, destina risorse inventa anche strutture come i quadranti che non esistono, e le inventa come strutture di supplenza alla mancanza di coordinamento che deve avere un progetto sanitario.
Questo emendamento tende a dire che le sinistre, nel momento in cui governeranno, non pensano proprio di poter decidere grandi investimenti in strutture sanitarie, senza aver verificato in un piano sanitario la necessità delle stesse, la loro dimensione, la loro collocazione, le loro funzioni, le varie specialità e i collegamenti con il resto delle strutture esistenti, senza avere un progetto razionale e, in quanto tale, un progetto di oculato uso delle risorse.
Viceversa, in questo modo, mi sembra siano risorse date con leggerezza in situazioni che forse potrebbero anche permettere questo se le risorse a disposizione fossero illimitate o di gran lunga superiori alle attuali. Ma è veramente un delitto che, in una situazione di restrizione di risorse e di necessità di uso oculato delle stesse, si diano notizie avventate sulla costruzione ipotetica di nuove strutture sanitarie senza sapere il finanziamento, senza sapere la possibilità effettiva di essere realizzate e senza aver fatto un'analisi preventiva della necessità delle stesse.
Il caso emblematico è quello delle Molinette 2, che mi sembra essere come minimo, una proposta priva di senso e di utilità, ma una pura boutade di carattere propagandistico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento, come alcuni altri che abbiamo presentato, credo abbia un senso preciso nell'essere proposto per essere inserito nel documento di programmazione, perché sostanzialmente vuole ribadire e ricordare la necessità di utilizzare strumenti di programmazione per governare il problema della sanità, che non solo è la voce più consistente del bilancio di questa Regione, ma è anche uno dei problemi più importanti per i cittadini piemontesi. E' uno dei problemi che coinvolge di più la vita dei cittadini.
In questi anni, in particolare negli ultimi, siamo stati di fronte al fatto che si è deciso in modo surrettizio di abolire il piano sanitario.
Tant'è vero che, ad un anno dalla scadenza della legislatura, siamo senza piano, che è stato abolito di fatto. Ma io credo che questo corrisponda sostanzialmente ad una volontà, ad una logica e ad un progetto.
Credo che la volontà sia esplicita, cioè sia quella di non governare più la sanità attraverso una sua programmazione. La logica che sta dietro è quella di far sì che l'insieme delle strutture che sono state aziendalizzate affrontino i problemi e che l'Assessorato e il Governo, in qualche modo, si limiti a coordinare e coprire le scelte che vengono fatte a livello di singole aziende.
Una delle ragioni che spingono a questo è che si pensa che questo modello sia più razionale, e che questo governo più razionale comporti alla fine, anche una capacità migliore di contenimento delle spese.
Tutto questo è fallito, perché non siamo di fronte a questo tipo di realtà. L'aver abolito il piano sanitario non ha comportato un governo migliore, dal punto di vista del controllo delle spese, della sanità pubblica piemontese.
L'altro aspetto negativo è che fa sì che si faccia strada tutta una serie di progetti particolari che, nelle varie strutture, vengono pensati ed elaborati, e che si impongono come modelli. Pensiamo ad Omegna con la privatizzazione di un pezzo della struttura sanitaria, pensiamo al progetto di creare a Cuneo una struttura di S.p.A. per governare un pezzo dei problemi della sanità.
E si rinuncia ad una visione d'insieme e l'ho già sostenuto per Cuneo.
Io ho trovato incredibile che si dica che si crea quella struttura perch il pubblico non può assumere. Quindi, il pubblico costituisce una S.p.A.
perché così può aggirare una legislazione assurda, che impone un blocco delle assunzioni indistinto, quindi, considerato che si ha bisogno di determinate figure, ci si inventa un percorso alternativo, e non quello di affrontare di petto il problema centrale, andando dal Governo e facendogli capire che non funziona e permettendo l'assunzione diretta, senza dover creare una nuova struttura per aggirare il problema.
Credo che la realtà sia diversa, cioè non si vuole solo fare questo e che questo è un pretesto, ma, nei fatti, si vogliono percorrere, come altrove, strade che, attraverso la creazione di società per azioni, portano alla privatizzazione.
Mi pare che, attraverso la creazione di queste strutture, ci sia tutta una serie di progetti che mirano sostanzialmente alla privatizzazione.
Credo che anche questa scelta doveva essere una scelta connessa a delle prospettive di fondo, che stanno in una programmazione, e non deve diventare la situazione di fatto su cui ci siamo confrontati.
Credo che si potrà successivamente sottolineare come sia inefficace soprattutto da un punto di vista del governo e del problema della salute la mancanza di programmazione e che, con una politica di questo genere, la Cenerentola diventi soprattutto la politica di prevenzione, che è quella che, nel lungo periodo, dovrebbe servire di più per contenere la spesa sanitaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Questo emendamento porta all'attenzione un problema che noi abbiamo più volte sottolineato, ovvero come la programmazione sanitaria richieda alla nostra Regione la deliberazione del piano sanitario regionale, che è ormai fermo al 1999.
Credo che la predisposizione della programmazione sia indispensabile per realizzare quello che poi viene previsto nel DPFR.
In Commissione abbiamo ascoltato il Presidente Ghigo che è venuto a spiegarci le sue intenzioni per quanto riguarda la futura Cittadella della Salute - con annesso siparietto sul fatto che si può chiamare "Molinette 2", poi vediamo che nonostante gli auspici del Presidente, i giornali gli organi di stampa continuano a denominare questa costruzione "Molinette 2" il Presidente ha fatto una relazione nella quale dava notizie giornalistiche su questa ipotesi da lui tanto caldeggiata. Alla prevista minore capacità della nuova struttura - si parla di 800/900 posti letto contro i 1700/1800 attualmente disponibili alle Molinette - il Presidente Ghigo aveva detto che certamente i posti letto mancanti dovranno essere spalmati su altre strutture ospedaliere. Un'affermazione di questo genere si presta da sola a giustificare quello che noi chiediamo con questo emendamento. Come si fa a pensare di spalmare quasi la metà dei posti attualmente disponibili presso una struttura su altre strutture, senza pensare a come programmare la suddivisione? La programmazione di questa suddivisione, chiaramente, non potrà che essere attuata attraverso la realizzazione di un Piano Sanitario Regionale. Se noi dobbiamo e prevediamo una somma ingente - relativamente anche al fatto che la nuova struttura sarà realizzata con criteri di modernità, quelli che si auspica rispondano alle ultime conoscenze nel campo delle realizzazioni sanitarie avremmo comunque la necessità di realizzare posti letto, quasi per lo stesso numero di quelli che costruiremo nella nuova struttura.
La necessità di pianificare, mi sembra che ne discenda in maniera inequivocabile, nel senso che noi avremmo comunque da realizzare un numero di posti letto quasi uguale a quello che realizziamo nella Città della Salute o "Molinette 2". Se questo non è un motivo per pensare alla realizzazione di un Piano Sanitario Regionale, se questo non è un motivo che giustifica già di per se il fatto che prima di decidere di realizzare una nuova struttura si prevedono tutti gli scenari, anche quelli di dove collocare i posti letto che non troveranno più posto nella nuova struttura se questo non è un motivo di una nuova pianificazione, di un nuovo Piano Sanitario regionale, mi chiedo quali saranno mai le problematiche che renderanno necessaria l'approvazione di un Piano Sanitario regionale.
Se pensiamo di incidere in questo modo, così pesante, sulla sanità regionale, sulle strutture sanitarie regionali, senza avere un organo di pianificazione, siamo in una situazione molto strana per quanto riguarda la gestione sanitaria regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

L'emendamento che hanno presentato i Consiglieri mi offre lo spunto per soffermarmi su una questione. Presidente, se n'è discusso anche in Commissione e devo dire che, in quell'occasione, la maggioranza e l'Assessore hanno dato, come sempre più spesso succede e capita, risposte elusive. Riguarda il rifiuto di questa maggioranza e di questa Giunta di affrontare le questioni della sanità piemontese utilizzando il criterio e lo strumento della programmazione.
E' vero, i quadranti sono una finzione vera e propria, una scatola vuota: quando fa comodo decidono i quadranti, quando non fa comodo decide qualcun altro. Il quadrante è un modo per scaricare su altri le proprie responsabilità. Francamente, questa cosa la trovo di una gravità eccezionale.
Per mesi abbiamo fatto la consultazione sul Piano Sanitario Regionale il piano è stato sepolto dalle critiche degli amministratori locali, oggi non sappiamo se e quando questo Piano, ancorché nella seconda versione verrà approvato. Esiste un'altra linea? Si, esiste un'altra linea, esistono altri modelli di sanità che voi dovreste studiare o prendere in considerazione. Esistono Regioni che dall'84 ad oggi hanno approvato cinque Piani Sanitari regionali: è la Regione Toscana che ha approvato i Piani sanitari nell'84, nel '90, nel '96, nel '99 e nel 2002. Assessore Galante vi rendete conto? Vi sono Regioni che hanno usato la programmazione per decidere la politica sanitaria e per decidere dentro la programmazione quali scelte fare, vi sono Regioni che hanno realizzato nel 2001 il pareggio di bilancio - la Regione Toscana - e hanno raggiunto il pareggio di bilancio senza incidere e senza ricorrere ai ticket sui farmaci e neppure l'addizionale sull'Irpef. Verificatelo, sono dati che tutti i colleghi Consiglieri possono accertare in ogni momento. Programmazione scelte dentro la programmazione, da questo punto di vista un'attenzione massima. E' vero, vi sono Regioni che hanno ridotto il numero degli ospedali, ma in quale contesto? La Regione Toscana ha ridotto il numero degli ospedali, ma mentre chiudeva i vecchi e i piccoli ospedali ha costruito ospedali più grandi ed efficienti. Mi ricordo il caso della Versilia: hanno chiuso quattro ospedali ma ne hanno aperto uno che, per cubatura, è quattro volte i quattro ospedali che hanno chiuso. Questa è la programmazione: gestire gli interventi, non muoversi a caso.
Noi siamo in un altro pianeta, su una altro mondo. Mi ricordo l'esperienza dell'ospedale di Varallo: l'avete chiuso otto anni fa! Avete promesso a quella popolazione che ha accettato di chiudere il suo ospedale una riconversione della struttura di Varallo, ma non avete riconvertito un bel nulla e sono passati otto anni! Lì siamo al primo lotto dei lavori! Avete immaginato otto anni fa un intervento che avrebbe dovuto ricavare, in quella struttura, posti letto per riabilitazione: essendo nel frattempo passati otto anni sono cambiate le esigenze di quel territorio e avete attivato in altre realtà del quadrante quei medesimi posti letto. Ecco cosa significa assenza di programmazione sanitaria, ecco cosa significa assenza di Piano. In Toscana i Sindaci, Assessore Galante, controllano l'attuazione del Piano che hanno contribuito ad elaborare con la Regione perché il Piano sanitario è un Piano condiviso dalle comunità locali. Voi li avete consultati gli hanno bocciato il Piano e li avete esonerati da ogni controllo e da ogni discussione. Voi siete la prova vivente di un fallimento per quanto riguarda la politica di programmazione. Non è che là non esistono i problemi, ci mancherebbe! Non sto dicendo questo. Sto dicendo, però, che assunto il criterio della programmazione, si fa poi una politica affinché quel piano diventi lo strumento con il quale riorganizzare la sanità e fare una politica sanitaria. In Piemonte di questo non c'é traccia visto che il piano sanitario è, e sarà, credo, per noi Consiglieri regionali, un'Araba Fenice.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 17 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 18 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: pagina 68 riga 24 la frase dalle parole: "...della innovativa forma..." sino alle parole "...dai fondi regionali..." è soppressa e sostituita dalla seguente: "di tutte le misure più vantaggiose, atte al mantenimento in ambito pubblico di tutto quanto concerne il Servizio Sanitario Regionale, evitando pericolose commissioni con il privato, che, proponendosi rendimento e remunerazione per i capitali impiegati, persegue fini diversi dalla filosofia del pubblico servizio volta esclusivamente alla soddisfacimento dei bisogni dei cittadini." La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Questo è un altro caposaldo di una concezione del servizio sanitario che la sinistra ha elaborato sin dai primi momenti in cui la sinistra politica si è organizzata e affermata in tutta Europa.
La sinistra, nell'organizzazione dello Stato, ritiene che, insieme all'istruzione e al lavoro, il servizio sanitario pubblico debba essere lo strumento con il quale lo Stato assicura a tutti i cittadini, a prescindere dalle loro condizioni economiche, la migliore organizzazione delle cure di cui essi hanno bisogno.
Per fare questo, la sinistra ha elaborato un'organizzazione dello Stato entro la quale la sanità abbia come unico riferimento un'organizzazione secondo la forma del servizio pubblico, quindi attraverso risorse ricavate dalla fiscalità generale. Per la sinistra, la sanità è un servizio erga omnes, universalistico. Dev'essere così, perché si ritiene - la sinistra che la sanità debba consentire l'esercizio del diritto alla salute come diritto che la società riconosce integralmente a ciascun componente della comunità nazionale.
Una concezione di sanità pubblica di questo genere permette di destinare le risorse esistenti secondo progetti di salute che contengano delle priorità. Se si intende, viceversa, realizzare un'organizzazione sanitaria in cui il diritto alla salute non è più considerato tale, ma è considerato un'attività economica rivolta ai cittadini, alla quale i privati possono partecipare, allora si ha un'altra concezione; siamo in un altro mondo, nel mondo della destra o del centrodestra, in cui si dice: ci sono condizioni di disuguaglianza economica? Pazienza. Non organizziamo un servizio sanitario efficiente per tutti - com'è organizzato a Cuba - ma lo organizziamo diversamente: prevediamo che l'erogazione del servizio sanitario possa fare capo un po' allo Stato, ma che anche i privati possano erogare prestazioni di carattere sanitario, prestazioni a pagamento da parte di qualcuno, o direttamente o sottoforma di convenzione.
Dal momento che è indubitabile che l'impiego di capitali privati, in sistemi capitalistici come il nostro, per essere realizzato richiede il raggiungimento di profitti, ne deriva che l'ingresso di attività private nel settore sanitario comporta un appesantimento complessivo delle risorse necessarie per erogare pari prestazioni rispetto al pubblico: parlo di un pubblico efficiente, di un pubblico organizzato senza sprechi, di un'organizzazione pubblica tutta tesa al raggiungimento di un interesse collettivo.
Questo emendamento è un altro spartiacque netto, senza equivoci, a favore di un progetto di sanità che dica: no, la sanità per noi è una sanità gestita dal pubblico; il privato faccia altre cose. Può anche organizzare la sanità il privato, ma senza oneri per lo Stato.
Questo emendamento, nella sua semplicità, tende, almeno da parte dei firmatari, a proporre un punto di vista molto netto e radicale, che respinge, in via di misura idonea a garantire la salute per tutti, una commistione con gli interessi privati, che, essendo interessi che vogliono percepire profitto, sono interessi onerosi, che sottraggono risorse ai cittadini per arricchire, a spese del malato, delle società private, nate a scopo di lucro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Questo emendamento si basa su un'idea di Servizio Sanitario pubblico che si regge su principi che - giova ricordarlo - in Italia, sono stati sanciti con la legge n. 883/1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale; poi, sono intervenute successive modificazioni.
Dobbiamo ricordarci com'era gestita la sanità prima della legge del 1978 e come quell'intervento fosse atteso dalla popolazione italiana: ha giovato fortemente a migliorare lo stato di salute di tutti i cittadini.
L'idea che si possa privatizzare la sanità, come sempre da più parti viene proposto, e l'idea che questa privatizzazione possa passare attraverso la nuova istituzione di quegli Enti, cioè le Mutue, che tanti ricorderanno ancora, sicuramente, non risolve i problemi della sanità attuale.
Le questioni relative alla sanità attuale, inevitabilmente, come è stato ricordato da più parti, nascono almeno da un duplice ordine di problemi. Innanzitutto, abbiamo parlato di un cambiamento della società che, inevitabilmente, richiede un maggiore impegno di risorse da parte dello Stato (in Italia, è tuttora uno dei più bassi rispetto all'intera Europa).
In secondo luogo, si tratta di avere una struttura che non generi sprechi, pur fornendo un servizio a tutti coloro che lo richiedono.
Pensare di tornare a soluzioni privatistiche non può risolvere i problemi, ma aumentare i costi. D'altra parte, i dati forniti periodicamente dagli organi di informazione ci ricordano che laddove si utilizzano sistemi misti pubblico-privato, inevitabilmente, si è avuto un aumento della spesa, in quanto il pubblico finisce per sostenere e pagare maggiormente le prestazioni erogate dai privati, senza fornire un servizio adeguato ai cittadini.
Questo emendamento chiede alla Giunta e all'Assessore un pronunciamento chiaro sul Servizio Sanitario Regionale, se si vuole continuare a promuovere questa commistione pubblico-privato, anche se molte volte in quest'Aula si è negato di voler andare verso il sistema lombardo. Noi sosteniamo che, oggettivamente, si va verso il sistema della Lombardia. In Lombardia osserviamo - sono dati forniti dallo stesso Assessorato - che le spese relative al Servizio Sanitario Regionale sono molto più elevate di quelle del Piemonte.
Abbiamo di fronte tantissimi esempi di negatività di una gestione mista pubblico-privato, anche perché il privato, chiaramente, se interviene in un'attività, vuole ricavare l'utile e non certo fornire un servizio.
Il senso dell'emendamento è chiaramente quello di impegnare l'Assessore e la Giunta ad una politica sanitaria che sia di effettivo servizio per i cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

La questione che concerne il rapporto che si può valutare tra il settore pubblico e il settore privato anche da noi viene vista come una questione assolutamente delicata, nel senso che il cosiddetto proget financing, allo stato attuale, riguarda comunque una disponibilità di capitali privati in cerca di remuneratività. E' vero che noi abbiamo in essere una serie di mutui per i quali credo che paghiamo il 6%.
Non so a chi riferirmi perché il Vicepresidente della Giunta si sta intrattenendo con il Consigliere Dutto, gli uni con gli altri. A chi si pu chiedere un'informazione? Si può anche chiedere all'Assessore Pichetto.



PRESIDENTE

Lei provi a formulare questa sua richiesta.



RIBA Lido

La formulo a lei, Presidente.
Credo che i nostri mutui, avendo il tasso fisso, costino in media il 6%, anche se potrebbero essere rinegoziati. Sulla base di questi tassi che noi paghiamo, possiamo anche avvicinarci al tasso di rendimento che pu richiedere il capitale privato quando si impegna in opere di realizzazione di infrastrutture.
Non credo che, allo stato delle cose, si possano ragionevolmente immaginare dei proget financing per la gestione delle attività sanitarie vere e proprie.
Attenzione, Vicepresidente Toselli, che a prendere lezioni dall'Assessore Galante si corrono dei rischi! Assessore Pichetto, inutilmente, abbiamo tentato di ragionare su queste partite, nel corso di un'attività nella quale ci avete intrattenuti molto per capire qualcosa su questa operazione della sanità. Qui, nel Documento di programmazione, a proposito della sanità, si parla di proget-financing.
Di proget-financing se ne può parlare a proposito di tutto, ma credo che per la sanità, l'unica utilizzazione possibile di un proget-financing debba consistere, eventualmente, nella realizzazione di infrastrutture con ammortamento pluriennale, per le quali l'Ente pubblico può valutare una specie di affitto, una specie di concorso, anche perché se si dovesse mai definire qual è l'utile da ripartire su una gestione mista pubblico privata di un'azienda, tutte quelle DRG, quella specie di complotto matematico che è stato presentato per fare calcoli e ricalcoli...
Nel territorio di Savigliano non si capacitano di questa minaccia di riduzione massiccia degli interventi a favore di quell'ASL. In questo caso per esempio, non si tiene conto del carico della Medicina veterinaria in termini di costi di prevenzione che è molto alta.
L'esercizio di un patrimonio di bestiame che rappresenta la metà di quello provinciale richiede un concorso che riguarda la definizione di un parametro di perequazione che lì non esiste.
Se dovessimo trovare il parametro perequativo in funzione della produzione degli utili della gestione sanitaria da ripartire, perché il project financing ha toccato anche gli aspetti della gestione sanitaria credo che come minimo si può dire che non siamo pronti, che il nostro sistema sanitario non è in condizione.
Tant'è che la più grossa operazione - direi la più grossa speculazione di project financing sarebbe quella dell'AMOS, che però avrebbe come ambizione, non tanto la gestione di attività sanitarie quanto - mi dicono in questo momento per una specie di gentlemen agreement intervenuto non so tra chi - l'accontentarsi di gestire le mense e le pulizie. Cosa che normalmente viene già gestita dall'esterno anche senza project-financing.
Quindi, sempre più, è chiaro che quell'operazione ha degli altri e meno comunicabili fini.
Però, resta il fatto che, se vogliamo fare una valutazione sulla possibilità di introdurre operazioni di project-financing, alle quali non siamo in linea di principio contrari, bisogna che si dica qualcosa di più.
Altrimenti, ne deriva che, per averlo scritto da qualche parte, senza avere precisato né quando, né come, né dove , né con quali limiti, questa scelta viene letta come la condivisione di una modalità di procedura tecnico-finanziaria che porta a fuorviare anche in maniera significativa l'uso delle risorse sanitarie, quando queste dovessero essere impiegate per la creazione di utili a favore dell'impiego di capitali di rischio di natura privata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Trovo la discussione molto interessante, anch'io parteciperò e darò il mio contributo. Francamente, non vorrei che questa discussione, così teorica, sulla questione della santità privata, ci facesse dimenticare il signor Perla, per richiamare le cose alla concretezza, cioè il rappresentante dell'AIOP, l'uomo che Alleanza Nazionale ha nominato nel CORESA, il brillante protagonista delle convenzioni e degli accreditamenti della sanità privata del mondo piemontese.
Tutta questa discussione sui privati della sanità è molto interessante nella sua dimensione politico-culturale di indagine e di elaborazione teorica. Poi c'è un risvolto che ha una certa qual ruvida concretezza e che meriterebbe, secondo me, di essere ricordato.
Siamo di fronte a un problema che merita un approfondimento, ma riprendo alcune cose che già diceva il collega Riba. Credo che sia fuori di dubbio, o almeno lo è sicuramente per il centrosinistra, per le forze che in esso si riconoscono, il fatto che la sanità richiede e richiederà nel prossimo futuro risorse crescenti.
Per una serie di ragioni, che sono conosciutissime, sappiamo che sono ragioni da un lato di tipo demografico, dall'altro di sviluppo dei bisogni di salute, che riguardano la velocità dell'innovazione e del progresso tecnologico e scientifico, e che richiedono costi crescenti.
Il problema di come si reperiscono le risorse necessarie per incrementare la quota della ricchezza che viene investita a tutela e promozione della salute dei cittadini è uno dei grandi problemi delle società moderne. Risolvere questa questione è una delle grandi sfide che la politica avrà di fronte oggi e nei prossimi anni.
Ora, fare questo vuole dire in primo luogo avere una grande attenzione al modo in cui le risorse vengono spese. La programmazione è uno dei modi più razionali di organizzare la spesa sanitaria, è un modo per contenere o realizzare, a parità di spesa, maggiori risultati.
Oggi c'è un problema di ricerca di maggiore efficienza e maggiore efficacia, è una domanda che riguarda l'insieme del settore pubblico e della pubblica amministrazione, ma in particolare riguarda il settore sanitario. Siamo convinti che questa ricerca di efficienza e di risparmio della gestione oculata delle risorse nella sanità vada fatta prendendo l'impegno di reinvestire le risorse che vengono risparmiate nella stessa sanità.
In altre parole, non pensiamo a un risparmio per portar via risorse dalla sanità per poi metterle in altri campi, ma a un risparmio volto a rendere migliore e più efficiente il servizio, a reinvestire in sanità queste stesse risorse.
Però, esiste naturalmente la preoccupazione che le risorse pubbliche non siano da sole sufficienti a far fronte alla crescita delle necessità e degli strumenti necessari per una sanità che mantenga e sviluppi i suoi livelli di eccedenza. E' in questo quadro che, a nostro parere, la stessa questione di un possibile intervento di risorse private nella costituzione di una sanità avanzata deve essere considerato come una possibilità.
Intervengo su questo punto, che mi pare non sia chiaro, e sul quale forse esiste un'articolazione nella discussione del centrosinistra, ma che è bene affrontare e cercare di approfondire. Il punto sul quale penso possa esserci un accordo fra di noi - e mi parrebbe strano che se non ci fosse in linea di principio, almeno con una parte delle forze della nostra maggioranza - è questo: a maggior ragione, se si pensa a una possibilità di utilizzo di risorse private nella sanità, c'è un gran bisogno di programmazione e di pianificazione, di un ruolo pubblico capace di disegnare le scelte e di permettere che queste risorse private, si collochino in un progetto orientato dal primato dell'interesse generale e dal primato dell'interesse pubblico, attraverso una trasparente mediazione nel quale il ruolo di governo del pubblico emerga con chiarezza.
Vi sbagliate, se pensate di interpretare, questa nostra opposizione come una vecchia e chiusa impostazione. Questa è la condizione per affrontare problemi nuovi, come l'utilizzo di risorse private.
Il fatto, invece, è che di tutto questo non ne abbiamo traccia. Nel rapporto che avete costruito, in cui c'è una filiera di potere che si è insediata dentro la sanità piemontese è che voi così bene rappresentate c'è esattamente il contrario di questo. C'è un rapporto con la sanità che non solo non contribuisce ad elevare gli standard ed il livello complessivo della sanità piemontese, ma diventa, nel rapporto con il privato, un elemento degenerativo dal punto di vista politico e, come sapete meglio di noi (essendoci stati casi che vi hanno riguardato), anche dal punto di vista penale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente, colleghi, facendo accurata attenzione a non cadere nel tranello che il collega Chiezzi ha posto nell'illustrare il proprio emendamento, non posso tacere, visto che sicuramente lo farà la maggioranza di centrodestra per obiettivi di tempo, di fronte all'illustrazione del Consigliere Chiezzi sull'emendamento.
E' un'illustrazione, nella sintesi dei cinque minuti, che potrei definire "il bignami", una traduzione di una visione del mondo sicuramente - e della sanità - altrettanto sicuramente - che parte da premesse e giunge a conclusioni radicalmente diverse dalle mie.
Sicuramente voterò contro l'emendamento proposto dal collega Chiezzi anche per rilanciare al mittente la decisione di illustrare uno spartiacque fra il bene e il male, fra la sinistra e la destra, fra il mercato e lo Stato; decisione assolutamente legittima e coerente, dal punto di vista della sua storia e dalla sua cultura, ma che ha a che fare con una realtà diversa, rispetto a quanto illustrato dal collega Chiezzi.
Personalmente, rimango dubbioso su come questa maggioranza di centrodestra e questa Giunta hanno attivato e gestito importanti progetti di finanza per costruire o per la costruzione futura di ospedali. A tal proposito, cito solo un caso che, peraltro, ci ha visti in accordo con molti esponenti del centrosinistra: l'Unità Spinale del CTO. È un progetto di finanza che di finanza ha tutto tranne il rischio di impresa, poiché è già inserito, nel protocollo di partenza, tutta una serie di servizi a certa remunerazione che fanno, di quel progetto di finanza, tutt'altro che un rischio di impresa o di un intervento di privati che, certo, giocano sul lucro e sul rischio, se si tratta di un intervento privato che mette in campo risorse nuove e fresche, all'interno di un progetto deciso dall'amministrazione regionale.
Voterò, quindi, contro l'emendamento, anche per le argomentazioni usate dal collega Chiezzi. Onestamente, credo che nulla - e qui cado sicuramente nel tranello del Consigliere Chiezzi che, così, avrà argomenti ulteriori e decisivi per intervenire giustificasse il sostegno a nessun regime (neanche al regime fascista perché i treni arrivano in ritardo). Nulla giustifica il sostegno, anche così platealmente oggi ricordato, al regime cubano, perch la sanità o l'istruzione funziona meglio che altrove. Sono anche pronto a riconoscere che funziona un po' meglio che altrove, ma credo che la sanità carceraria di Cuba abbia poco da invidiare alla sanità carceraria piemontese, salvo il fatto che lì, in carcere, ci vanno i dissidenti politici, qui, invece, ci vanno, salvo errori o lunghe attese di giudizio persone che hanno un percorso che è fuori dalla legalità di quei valori che abbiamo deciso assieme, che hanno deciso per noi i Padri costituenti.
Allargando di molto il ragionamento che parte da un emendamento, credo che non si possano trasformare gli emendamenti, in spartiacque.
Quindi, rimando al mittente questo suo tentativo.
Il problema è costruire una sanità che funziona o che non funziona e penso che qui non siano stati usati in modo adeguato. Ho citato il caso del CTO dell'Unità Spinale su cui abbiamo sollevato ampie e fondate critiche ma il Comune Torino ha avvallato, con una sua decisione per noi inopportuna, altri progetti, come l'Amos di Cuneo, che riteniamo debbano essere valutati e accuratamente ragionati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Siccome il Consigliere Cattaneo, mentre concludevo il mio intervento ha interloquito fuori microfono dicendo "Mauriziano, Mauriziano", lo voglio prendere sul serio, in senso positivo Poiché sono già molte volte che sento questo tipo di interlocuzione da parte del Consigliere Cattaneo e di altri propongo all'aula di decidere, adesso, l'istituzione, da parte del Consiglio regionale, di una Commissione di inchiesta per verificare - noi sul caso Mauriziano.
Noi chiediamo a voi, che avete una maggioranza, di fare...



(Commenti del Consigliere Marengo fuori microfono)



MARCENARO Pietro

No, noi possiamo fare una Commissione di inchiesta qua.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Innanzitutto, ho detto "Mauriziano" una volta sola e non due, seguito da un punto interrogativo, perché così mi sembrava, dato che si stava parlando di situazioni estremamente gravi e di rilevanza penale. Com'è noto, da circa un mese è a disposizione una relazione della Corte dei Conti dove, in effetti, queste rilevanze sono state contestate agli amministratori, in particolare alla Presidente e al Direttore di quell'ente, non dai sottoscritti o da questa maggioranza, ma da parte della Magistratura contabile della sezione della Procura regionale di Torino. E' ovvio, quindi, che pensassi - e me ne scuso, essendo stato fuori dall'aula che si parlasse di questo. La mia era semplicemente una domanda, posta in buona fede. Primo punto.
Relativamente alla proposta di una Commissione d'inchiesta, ritengo che sarebbe anomalo istituirla adesso. Quando in Commissione avevamo chiesto al compagno Saitta di allargare l'ambito della Commissione d'inchiesta sulla sanità anche al Mauriziano, relativamente a quelle parti che in allora si pensava riguardassero anche la Regione. Voi, invece, sostenevate (poi smentiti della stessa Procura della Corte dei conti, come abbiamo visto nelle settimane scorse dalla relazione), che non era possibile estendere l'ambito di inchiesta della Commissione regionale al Mauriziano. Questo perché lo stesso non era un ente della Regione e che, viceversa, la Regione nulla aveva a che fare con il Mauriziano, se non quanto definito a norma di una legge nazionale.
Mi sembra che sia una boutade, uno spot per cercare di buttare una coperta umida d'acqua su un bubbone molto forte che sta per uscire che riguarda il centrosinistra e, in particolare, amministratori certamente di una parte politica non ascrivibile alla nostra, quindi non alla Casa delle Libertà.
Quindi, non dico neanche che sono contrario: la prendo come una battuta e, come tale, già l'archivio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Ci tenevo ad intervenire sull'ordine dei lavori, perché in effetti il Consigliere Cattaneo in più occasioni continua a parlare del mio collega Saitta, e continua a parlare del Mauriziano.
Non si è capito bene se vuole effettivamente affrontare questo ragionamento, ma noi ci teniamo ad approfondire il ragionamento sul Mauriziano perché in effetti è un altro bubbone che sta per scoppiare.



(Commenti del Consigliere Cattaneo)



GIORDANO Costantino

Intanto, collega Cattaneo, dovrebbe chiedere al Presidente per quale motivo dieci giorni fa - e la notizia è apparsa su tutti i giornali - ha offerto 50 milioni di euro al Mauriziano. Lo vuole comprare? Lo vuole finanziare? Che cosa vuole fare? Ho l'impressione che lei non sia tanto bene informato circa l'argomento del Mauriziano. Però, se c'è stata una cattiva gestione, è giusto che chi ha gestito male paghi gli errori.
Io sono del parere di organizzare una Commissione per approfondire l'argomento Mauriziano. Verrà fuori quello che ho sempre pensato, al di là della cattiva gestione. Sono d'accordo che chi sbaglia in qualche modo deve pagare, in termini di immagine e quant'altro, però gli approfondimenti vanno fatti in un modo corretto.
Dobbiamo anche dire per quale motivo il Mauriziano, pur non essendo un Ente privato, continuate a erogargli i finanziamenti della gestione come se lo fosse. Per quanto riguarda il discorso della D'Ascenzo il problema è che voleva gestire soltanto i beni del Mauriziano. E voi mi insegnate, cari colleghi, che un discorso è la gestione patrimoniale, altro discorso è la gestione dell'ospedale, che è cosa ben diversa.
Allora, sono convinto che una Commissione vada fatta, perché esiste questo problema. Volevo solo sottolineare che - le tabelle con i dati sono state distribuite - al Pronto Soccorso del Mauriziano ci sono stati 88 mila passaggi contro i 77 mila delle Molinette: questo è un problema perché se chiude il Mauriziano i malati si riverseranno sugli altri ospedali.
Presidente Cattaneo, guardi che gli errori sono stati parecchi, sono d'accordo con lei, va fatto l'approfondimento, perché se acquisiamo il Mauriziano così come stiamo acquisendo i Valdesi, allora la programmazione di 5,8 miliardi di euro non è sufficiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Condivido la proposta del collega Marcenaro di interrompere un momento il cammino per istituire immediatamente una Commissione d'inchiesta sul Mauriziano. Personalmente non sono tanto favorevole alle Commissioni d'inchiesta, al riguardo ho sempre dei dubbi però a questo punto mi sembra che questa sia una Commissione d'inchiesta che debba essere istituita. Gli articoli di giornale di vario stampo (serio, semiserio, scandalistico), le diverse battute che in quest'aula si rincorrono ogni qualvolta si tratta del tema del Mauriziano mi fanno propendere, almeno in questa occasione, a sostenere in modo deciso la necessità di fare questa Commissione per sgombrare il campo da tutte le illazioni, le cattiverie, i sentiti dire.
Quello che mi fa male è che Cattaneo abbia paura di questa Commissione mi da fastidio che lui abbia paura di istituirla. Avete istituito Commissioni di tutti i generi, avete istituito questa diavoleria della Commissione sui bialluvionati, una Commissione d'inchiesta che secondo me non ha nessuna ragione d'essere. L'abbiamo fatta? E va bene, la Commissione dei bialluvionati. Ma perché hai paura della Commissione sul Mauriziano? Non aver paura, facciamo questa Commissione, andiamo a vedere cosa si scopre, senza nessuna paura, con trasparenza. Vediamo: si è sbagliato, non si è sbagliato, chi ha sbagliato, chi non ha sbagliato.
Facciamola, Cattaneo, ci mettiamo lì cinque minuti, facciamo la Commissione e sgombriamo quest'aula, una buona volta, da queste battutacce sul Mauriziano.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Su questa questione della Commissione d'inchiesta bisognerebbe stabilire la verità dei fatti, perché chiederla dove non può essere fatta non ha senso.
Le Commissioni d'inchiesta sono ad hoc e hanno un mandato che assumono da una precisa decisione e determinazione del Consiglio regionale. Quella che abbiamo fatto sulla sanità aveva una precisa determinazione, che riguardava esclusivamente alcuni aspetti delle ASL e delle ASO, quindi non i Valdesi, non il Mauriziano, non tutto il resto. Ma nulla vieta che ce ne sia invece, su una vicenda come questa, anzi in modo più produttivo, una assolutamente specifica. E noi siamo assolutamente d'accordo su questo tant'è che il Consigliere Marcenaro ha ripreso questa questione e l'ha formalizzata in Consiglio, anche se i Gruppi consiliari del centrosinistra della Regione, del Comune e della Provincia di Torino sono mesi che l'hanno richiesta, e l'hanno richiesta in tutte le sedi, a partire da quelle ancor più competenti dei livelli nazionali.
Questa cosa i colleghi di Alleanza Nazionale la dovrebbero sapere bene perché in concomitanza - non so con quale distanza dal punto di vista temporale - lo stesso loro collega Ghiglia (parlamentare, nonch Consigliere comunale a Torino, non so se ancora Capogruppo o con quale ruolo) la chiese.
Di conseguenza, non vedo quale ordine di problema ci possa essere da questo punto di vista e non vedo perché ci debba essere una sottovalutazione della proposta e una contrarietà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Intervengo molto velocemente per evidenziare che l'on. Ghiglia ha chiesto giustamente una Commissione. L'on. Ghiglia siede nell'istituzione competente sul Mauriziano, che è il Parlamento. Certamente non è la Regione l'istituzione competente sul Mauriziano. Noi con il Mauriziano non abbiamo rapporti di tipo istituzionale; noi non potremmo andare ad acquisire i documenti del Mauriziano. Mentre possiamo a andare ad acquisire tutti i documenti che vogliamo in ambito di ASL, perché le ASL sono di competenza regionale, noi non potremmo fare nessuna inchiesta per il semplice fatto che noi non possiamo acquisire alcunché in ambito Mauriziano.
Il Mauriziano può ben essere oggetto di una discussione d'aula, di un dibattito d'aula, di un confronto tra chi ha dimostrato onestà, competenza e trasparenza a gestire e chi non l'ha dimostrata, ma non può certo essere oggetto di un'inchiesta da parte del Consiglio regionale, che non ha nessuna competenza.
Ecco perché io sarei molto felice e contento di poter essere membro di una Commissione di inchiesta sul Mauriziano, perché andremmo a verificare di tutto e di più. Anche se è un'inchiesta già espletata dalla Corte dei Conti, già avviata dalla Procura della Repubblica, per cui di inchieste sul Mauriziano ce ne sono e atti di queste inchieste sono ormai cosa pubblica.
Falsi in bilancio, falsa documentazione, fanno parte degli atti della Procura presso la Corte dei Conti, sono scritti nero su bianco. L'inchiesta c'é già chi la sta avviando. Purtroppo, non possiamo farla, non ne abbiamo la competenza. E' come se noi oggi chiedessimo una Commissione di inchiesta su come è gestita la Fiat, la Fiat ci risponderebbe "cosa volete, non avete la competenza su di noi".



PRESIDENTE

Intanto bisogna presentare un atto formale, una proposta di deliberazione o un ordine del giorno, non è una semplice richiesta (che però resta agli atti).
La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Le argomentazioni apportate poc'anzi dal Consigliere Marengo sono di una logicità e di una trasparenza che ci tolgono qualsiasi dubbio. Noi siamo d'accordissimo a fare un'amplia e approfondita discussione sul Mauriziano, convochiamo una o più sedute di Consiglio sul Mauriziano chiediamo di partire acquisendo i documenti pubblici provenienti da autorevolissimi organi giurisdizionali, partiamo da documenti certi e vedrete che non saremmo noi a tirarci indietro da questo dibattito che tra l'altro ricorrerà a spizzichi e bocconi in queste sedute di bilancio. La Commissione, che tra l'altro è stata richiesta dal Gruppo di Alleanza Nazionale, così come diceva il Consigliere Marengo, è un livello superiore perché quello è il livello giusto (per carità, potremmo anche chiedere di esaminare tutti i dati della commissione Mitrokyn ma diventerebbe difficile acquisire gli atti, come risulterebbe praticamente impossibile acquisire gli atti sulla vicenda Mauriziano). Noi avremmo la possibilità, e sicuramente i Consiglieri di centrosinistra saranno dotati degli strumenti di conoscenza, di acquisire dei documenti pubblici che sono giunti a conclusione. Non è che dobbiamo giungerci noi. Conclusioni che sono giuridiche, ma con implicazioni politiche rilevantissime.
Per cui, Presidente, il nostro Gruppo aderisce completamente all'idea di dedicare una o più sedute di Consiglio straordinario sul Mauriziano quando la Conferenza Capigruppo vorrà inserirla nei programmi dei lavori d'aula al più presto possibile, naturalmente, perché su questa vicenda, che definire scandalosa è dir poco, è giusto che i piemontesi, soprattutto, e il Consiglio regionale sappiano la verità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Ad integrazione di quanto detto sino ad ora, voglio ricordare che in data 11 febbraio il Gruppo di Alleanza Nazionale, sono primo firmatario, ha presentato un ordine del giorno con richiesta di istituzione di Commissione Speciale di inchiesta, muovendo proprio dalle dichiarazioni rilasciate in quella data dal Commissario del Mauriziano. Come suol dirsi "re melius perpensa" ci siamo posti un problema proprio di competenza sul piano di uno stretto rigore normativo. Questo, però, non vuol dire, è bene lo ha ricordato il Consigliere Botta, che ci si voglia esimere dall'affrontare un dibattito serio, rigoroso ed approfondito. La richiesta è stata fatta perché sul punto non solo non abbiamo timidezze di sorta, ma abbiamo interesse istituzionale alla maggiore chiarezza. Riteniamo anche che sollevato il problema oggi, in un contesto che mira soltanto ad arricchire il momento ostruzionistico, mi pare che in sede di Conferenza dei Capigruppo si potrà stabilire tempo e modi per un approfondimento serio.
Qualora dovessimo ritenere che anche sotto il profilo della competenza possono essere superati le perplessità esposte, si può far luogo anche a quello. Siamo assolutamente pronti per un dibattito sul punto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi, ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Certo, possiamo parlarne alla Conferenza dei Capigruppo allora chiederei un voto su questo, un'indicazione alla Conferenza dei Capigruppo di occuparsi di questo. In assenza di ciò, chiedo tre minuti di sospensione per poter scrivere un testo sul quale giungere ad una discussione, ad una votazione immediata per l'istituzione della Commissione di inchiesta.
E' chiaro, Consiglieri, che la Commissione di inchiesta la si fa su questioni per le quali siamo competenti, mica possiamo istituire Commissioni di inchiesta su cose su cui non siamo competenti. Mi sembra chiaro che dovremo limitare la nostra azione, ad esempio, ai rapporti che la Regione Piemonte ha intrattenuto con il Mauriziano fino a farlo giungere alla situazione che abbiamo visto.
Questo è sicuramente un punto di vista, ma la richiesta di una Commissione di inchiesta parte dalle difficoltà dei Mauriziano e dal fatto che la Regione Piemonte, e tutti voi di maggioranza, non è che siate rimasti estranei ai rapporti tra la Regione Piemonte e il Mauriziano. Li avete governati voi questi rapporti. A parole, siamo disponibili ad un dibattito ma questo è fumo perché, finita la discussione, si va alla Conferenza dei Capigruppo ci si dimentica e se anche si facesse un dibattito in Consiglio regionale, non potremmo approfondire alcunché. Ben diversa è la nostra decisione di istituire la Commissione di inchiesta. Qui, Consigliere Galasso, non è ostruzionismo, ci mettiamo un minuto di orologio e scriviamo: "Il Consiglio regionale istituisce la Commissione di inchiesta" la istituiamo per le materie di nostra competenza. E' giusto lasciarvi la scappatoia di gridare "alla luna", siete d'accordo? Allora lo scriviamo.
Presidente, chiederei cinque minuti di sospensione per scrivere la delibera, come prima votazione. La seconda votazione che chiedo è quella di impegnare il Consiglio regionale in una dichiarazione del tipo: "Nella Conferenza dei Capigruppo delle ore 20,00 il Consiglio regionale suggerisce ai Capigruppo di discutere il tema della istituzione della Commissione di inchiesta".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo, che interviene contro la proposta di sospensione.



CATTANEO Valerio

Presidente, è stata formalizzata una richiesta di sospensione: si è intervenuti a favore, adesso intervengo contro. Successivamente, a norma di Regolamento, si voterà.
Dico subito che la maggioranza è contraria alla richiesta di sospensione, per tre motivi. Il primo è perché non si può arrivare qui e sulla carta del formaggio, pensare di fare un atto, catapultarlo all'interno della discussione e porlo in votazione perché qualcuno, magari pensa di essere l'unico depositario della ragione e del buonsenso e dice: "Si fa così". C'è un Regolamento: si scrive un atto, si prova ad iscriverlo con 40 voti; se ci sono 40 voti si iscrive, altrimenti lo stesso Regolamento dice che si deposita al protocollo e se ne riparlerà. E, per quanto ci riguarda, ne riparleremo successivamente all'approvazione del bilancio della Regione.
In secondo luogo, certamente è un punto delicato, sul quale c'é già una richiesta del Gruppo di Alleanza Nazionale, una richiesta pendente e bocciata, in sede di Commissione, dal Gruppo di Forza Italia a suo tempo.
Ci sono sicuramente delle novità importanti, perché qui si può cercare di ribaltare la frittata, ma quello che ha individuato la Corte dei Conti deve essere alla procura regionale: che sono atti pubblici ormai lo sanno tutti.
La nostra fiducia nella magistratura contabile è piena, quindi siamo molto preoccupati di ciò che è stato individuato.
Certamente, per quanto ci riguarda, quando ci sarà un atto formalizzato lo valuteremo in Commissione, lo assegneremo in aula e in quella sede ne discuteremo e lo porremo in votazione.
Ribadisco, quindi, che voteremo contro la richiesta di sospensione.
La seconda richiesta di votazione del Consigliere regionale Chiezzi è inammissibile, in quanto il Consiglio regionale, com'è logico, non pu impegnare se stesso a fare qualcosa, perché non è mai avvenuto.
Alcune volte io stesso ho proposto degli ordini del giorno e delle mozioni per impegnare il Consiglio regionale e il Presidente, o meglio la Presidenza, così mi ha detto. Ed è logico.
Pertanto, caro Presidente Chiezzi, dal mio punto di vista la seconda richiesta è inammissibile. Ma è irrilevante, perché alla richiesta di sospensione voteremo compattamente contro per quanto ho detto. Quindi la ponga in votazione.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la parola per fatto personale!



(Commenti in aula fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi! Non ho rilevato nessun fatto personale nelle dichiarazioni del Consigliere Cattaneo, collega Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi ha addebitato proposte che non ho mai fatto!



PRESIDENTE

Lo esplichi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho chiesto la parola per fatto personale, perché non ho assolutamente detto di impegnare il Consiglio regionale a fare una cosa.
Io propongo che il Consiglio regionale inviti i Capigruppo, durante la prossima riunione, a discutere di una certa questione. Questa è la mia proposta: il Consiglio regionale invita i Capigruppo a discuterne.



PRESIDENTE

Li può invitare con un ordine del giorno, collega Chiezzi, perch bisogna avere una proposta, che si metterà in votazione.
Rilevo, però, collega Chiezzi, che non è assolutamente collegabile pertanto non ha motivazione di insistere su questo tema.
Colleghi, proseguiamo i nostri lavori. Continuiamo la discussione sulla proposta di deliberazione n. 437. Doveva intervenire il Consigliere Giordano.



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, vorremmo porre in votazione la richiesta di sospensione dei nostri lavori.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di sospensione dell'esame del provvedimento.
Il Consiglio non approva.
La parola al Consigliere Giordano, che può intervenire in merito alla proposta di deliberazione n. 437. Proseguiamo nella discussione dell'emendamento rubricato n. 18.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente.
Ritengo doveroso intervenire su questo emendamento. È un argomento che per la verità, come posizione politica, tengo personalmente a chiarire.
Queste tre pagine del Documento di programmazione economico-finanziaria della Regione sono, in termini descrittivi, le pagine più belle. Quanto scritto è ampiamente condivisibile.
Tuttavia, lo stesso Documento non indica in che modo le cose si vogliono poi percorrere, perché lo stesso Documento e le stesse tre pagine non fanno effettivamente capire se la rete ospedaliera che abbiamo in questo momento in Regione Piemonte è sufficiente per soddisfare il servizio delle 4.200.000 "anime" piemontesi oppure no. Questo è grave. Certi passaggi sono condivisibili, in particolare quando parliamo di ottimizzazione di qualità o di ottimizzazione dei costi. Tra il primo emendamento di questa mattina e quest'ultimo emendamento del collega Chiezzi, a mio giudizio è opportuna una riflessione accorta ed approfondita.
Sono d'accordo che la sanità regionale non può essere esclusivamente pubblica. Ci vogliono degli interventi privati, però il difetto della programmazione economica di questo documento è che, in realtà, non indica il fatto che siano in qualche modo collegati al primo emendamento presentato dal collega Chiezzi. Lo stesso collega ha detto: attenzione prima di fare il Documento di programmazione economica, si deve fare effettivamente un'analisi per vedere quali sono i beni, quali sono i bisogni e che tipo di servizio si deve erogare. Se non conosco il tipo di servizio che devo erogare, è chiaro che non riesco nemmeno a programmarlo.
Qui un passaggio deve essere chiaro: quello che non condivido di queste tre pagine, Assessore, è il fatto che quando parliamo di privati non riusciamo mai a capire fino a che punto il privato deve intervenire nel circuito sanitario pubblico. Come ho già detto altre volte, ho l'impressione che noi paghiamo due volte questa sanità. Non riesco veramente a capire per quale motivo facciamo storie sul Mauriziano, ma sulla Cardiochirurgia andiamo ad accreditare cliniche come la Salus di Alessandria, la S. Gaudenzio di Novara o la Cellini. Eliminiamo dei servizi al Mauriziano e ai nostri stessi ospedali (vedi l'Oftalmico); eliminiamo le prestazioni, così l'ospedale è mezzo vuoto e andiamo a servirci alla Cellini.
Non bisogna mai dimenticare i costi fissi che ha un ospedale. Sono d'accordo che da soli, come sanità pubblica, non ce la potremmo mai cavare.
La sanità privata deve intervenire, ma il fenomeno di ottimizzazione dei costi e dei servizi lei lo ottiene, caro Assessore, solo ed esclusivamente se l'operazione è utile. Perché se si stabilisce che nel pubblico deve essere presente il Pronto Soccorso e tutto quanto occorre per far star tranquillo il cittadino, perché il cittadino vuole la sanità pubblica, che offre più garanzia, come mai per ogni posto letto di Cardiochirurgia, il nostro circuito ha sette, otto o dieci medici mentre l'ospedale privato ne ha uno o due? Stabiliamo che alcuni interventi possono essere fatti anche dai privati, ma una volta che ho saturato quello che è il potenziale effettivo dell'ospedale, se lei progetta un'azienda ospedaliera che deve fare cinquanta trapianti e poi gliene fa fare trenta e gli altri venti li facciamo da un'altra parte, questo significa che paghiamo la sanità due volte, perché l'ospedale nella sua complessità ha sempre il costo fisso. Se noi consideriamo come costo fisso il costo di un'azienda ospedaliera e come costo variabile tutte le cose che diamo fuori, è qui che si gioca il rapporto.
Quando lei parla di ottimizzazione e di servizi, dobbiamo parlare anche di queste cose. Nelle tre pagine ci sono belle parole, alcune le condivido ma non mi convincono nel senso che lei, Assessore, non indica in che modo intenderà attuare queste cose. Quando parliamo di ottimizzazione, di spendere meno, va sempre bene per tutti, perché tutti vogliamo spendere meno.
In effetti, ritengo che se il costo va ottimizzato e se la sanità si fa funzionare bene, i dodicimila miliardi di vecchie lire che sono disponibili per questo servizio, secondo me, sono sufficienti. E' una questione effettivamente di ottimizzazione del servizio, però, se noi non facciamo lavorare i nostri ospedali e diamo tutto fuori o anche solo una parte continuiamo a pagare il servizio due volte.
E' qui che noi ci giochiamo i costi, perché, in effetti, lei ha indicato un aumento di cinquecento miliardi l'anno, indica il 4% su cinque miliardi di euro, anche lei è preoccupato. A questo deve aggiungere il maggior costo che avrà dalla CIOV perché, fin da ora, ci sono i privati che hanno sostenuto la spesa e che l'amministrazione ha pagato in ritardo, o cui ha fino ad oggi pagato, per una prestazione, anziché un milione ottocento o seicentomila. Da una parte abbiamo avuto uno spreco, per dall'altra il privato è servito per finanziare quello che in parte è la sanità pubblica. L'argomento è complesso, ma per noi va tutto bene Assessore. Un ammalato oncologico va sia dal pubblico sia dal privato, non gli interessa nient'altro, vuole che gli risolvano il problema. Ma qual è la managerialità della sua posizione? Iniziamo a dire ai medici del rapporto esclusivo, iniziamo a dare un segnale che effettivamente questa cosa si vuole ottimizzare.
Lei, Assessore Galante, è arrivato da poco. L'aula non può scaricare su di lei nove anni di sanità che non hanno funzionato. Si continua a dire che la sanità che diamo è una sanità di qualità, ma voglio solo chiarire che l'ente pubblico esprime solo la risorsa, non è che manda a scuola il Salizzoni della situazione (quello è bravo perché è andato a scuola e si è preparato). Quando parliamo di qualità, parliamo della responsabilità del medico, ma quando si parla di rapporto esclusivo, non si riesce a capire anche se è stato fatto dalla Bindi, che è una del mio partito, però a noi non interessa nulla perché sulla sanità la politica dovrebbe farsi da parte.
Dovrebbero in qualche modo operare solo quelli che di sanità ne capiscono e che hanno voglia di risolvere questo tipo di problema altrimenti nel tempo non riusciamo più a reggere. Lei sostiene che sono cinquecento milioni l'anno di vecchie lire, ma secondo me non ce la facciamo, se dobbiamo caricarci la superproduzione o il maggior costo o il fuori budget - lo chiami come vuole - come pure i costi degli ospedali della CIOV Prima o poi darà il giro anche il Mauriziano, che, comunque, non è un ospedale che è servito agli extracomunitari, ma ai cittadini di questa comunità. Se vanno al Mauriziano hanno un costo di otto, se li porta alle Molinette un costo di dodici, ma. ad ogni modo, il servizio lei lo deve assicurare.
Condivido queste pagine che parlano di ottimizzazione, però penso che il documento stesso non indichi la strada per come arrivarci.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio tutti i colleghi, sia quelli che sono intervenuti con argomenti di sottoscrizione e adesione a questo punto di vista, sia coloro che, come il collega Giordano, hanno accompagnato un apprezzamento per l'esposizione di un punto di vista rispetto alle punteggiature critiche che segnano una differenza di punti di vista sul ruolo del pubblico e sul ruolo del privato che, per quanto mi riguarda esiste, ma che non impedisce di discutere questo tema importante e difficile, sia pure in un ambito ben diverso da quello offerto da una compagine di centrodestra.
Nel centrosinistra, per carità, c'è da discutere sui rapporti tra pubblico e privato, ma ben intendiamo che stiamo in una parte del campo che considera fondamentale l'esistenza di un diffuso ed efficiente servizio sanitario pubblico. Da parte di taluni, come il collega Giordano, si sottolinea che forse qualche inserimento privato non è incompatibile con il raggiungimento di obiettivi di interesse generale.
Perché citavo Cuba? Colleghi, quando cito il sistema sanitario cubano vorrei poter parlare del sistema sanitario cubano. Come accade in molte parti d'Italia non voglio aprire un discorso sul giudizio che si dà sul sistema economico e sociale e sul metodo elettorale in vigore a Cuba e sul monopartitismo.
Se vogliamo discutere di quello, sono pronto a farlo. Però, mentre stavo discutendo del sistema sanitario in vigore a Cuba, immediatamente, il bravo collega Mellano me la porta su Fidel Castro. Io non volevo portarla su Fidel Castro, volevo parlare dei medici cubani e dei cittadini cubani che possono disporre di un medico ogni duecento famiglie, anche per le famiglie insediate in collina e in montagna.
Nel mondo ci sono tanti sistemi sanitari. Citavo il sistema sanitario in vigore a Cuba, che notoriamente è un sistema sanitario organizzato solo con risorse pubbliche, per dire che la perorazione che svolgevo a favore di un sistema sanitario interamente pubblico è legata alla valutazione che solo un sistema di quel genere, come a me pare, può garantire a tutti, a prescindere dalla condizione economica, sociale e, come a Cuba, anche geografica, un'assistenza sanitaria uguale per tutti. Ritengo il sistema sanitario pubblico un valore.
Viceversa, lo sottolineo con amarezza, questo è un Consiglio regionale un po' strano da questo punto di vista. Sembra che la propaganda di quello che i cubani chiamano l'imperio (cioè l'impero yankee nordamericano) abbia fatto breccia. Non si può parlare nemmeno del sistema sanitario cubano senza dover parlare del giudizio che si dà su Fidel Castro.
Lo considero un grosso limite di questa nostra Regione. Altre Regioni governate da pezzi da novanta della destra, con ascendenze fasciste, come la Regione Lazio, tiene distinte le questioni.
Con il popolo cubano e con le sue organizzazioni civili e sociali collabora e scambia esperienze e coordina interventi di solidarietà, molto di più della nostra Regione Piemonte, che potrebbe essere un pochino più affettuosa dal punto di vista sociale e della conoscenza tra i due popoli.
Anche tra il popolo piemontese o di origine torinese e la realtà cubana ci sono moltissimi rapporti. Continuerò a insistere per tenere separate le due cose.
Si dia il giudizio su Fidel che si vuole. In Regione Piemonte, per gradirei parlare, in termini concreti, di collaborazione e di conoscenza dei temi, della società cubana, dei suoi problemi e delle sue forme organizzate. La sanità, com'è organizzata a Cuba, continua ad essere almeno per il sottoscritto, un punto di riferimento importante.
Per questo motivo, continuo a sostenere anche questo emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Con questo emendamento, il collega Chiezzi ha suscitato un dibattito importante all'interno del Consiglio regionale. La questione del rapporto tra pubblico e privato è un argomento di estrema importanza, che attraversa il dibattito delle Regioni italiane.
Fatto salvo che apparteniamo ad uno schieramento politico che riconferma la scelta fatta in questo Paese, sul servizio sanitario nazionale a carico della fiscalità generale, riconfermiamo, a pieno, una sanità a direzione pubblica che stabilisce, attraverso piani nazionali, i propri obiettivi nazionali; che demanda alle Regioni, anche in virtù della modifica del Titolo V della Costituzione, ampie competenze dirette in materia (riservando allo Stato la determinazione dei criteri generai sui LEA e sul piano sanitario nazionale); lascia allo Stato i compiti sulla definizione dei contratti nazionali di lavoro col personale del comparto e demanda tutto il resto - praticamente tutto - alle Regioni.
Fatto salva questa nostra scelta noi, in virtù di un governo di centrosinistra (Ministro, on. Rosi Bindi) approvammo importanti leggi, di cui voglio ricordarne una in particolare, la n. 502, in cui inserimmo una nuova e moderna riflessione sul rapporto pubblico e privato, all'interno del servizio sanitario nazionale e dei servizi regionali, che poteva vedere nuove forme di collaborazione, ma che demandava sempre al pubblico la determinazione dei criteri, dei livelli di assistenza e di tutti gli elementi di controllo nei confronti delle prestazioni. Di queste cosiddette "sperimentazioni", hanno fatto - e fanno - largo uso in modo molto avanzato Regioni di centrosinistra, Toscana ed Emilia Romagna, arrivando ad ipotesi importanti, nuove ed innovative, fatto salvo che la programmazione regionale, in modo molto forte, aperto, democratico e concertato, era definita nelle mani della Regione e del pubblico che definiva, per ASO, ASL e privati, i criteri di erogazione dei servizi.
Tutti gli elementi di controllo lì funzionanti, con un circolo virtuoso che funzionava tra programmazione e gestione controllo, erano determinati dai livelli regionali, a partire dai Piani Sanitari; situazione che qui invece, non c'è. Quindi, definire "sperimentazioni", applicando anche punti innovativi della legislazione nazionale, in questa Regione è impossibile soprattutto in assenza di un Piano Sanitario regionale, perché esautoriamo i livelli di decisione che possono essere solo quelli del Consiglio assumiamo decisioni che hanno dei dubbi sulla loro legittimità (penso alla questione di Cuneo, dove certamente c'è un punto in questa direzione) e ci muoviamo sulle sabbie mobile.
Ci sono problemi di legittimità, ma ci sono anche problemi riguardanti l'efficacia di questi interventi perché, fatti al di fuori di qualsiasi programmazione, sono assolutamente casuali, al di fuori di linee di indirizzo.
Noi, quindi, avendo un'opinione che riconferma il testo della legge Bindi, sulla problematica del rapporto tra pubblico e privato, e stando dentro a quel solco, abbiamo forti perplessità su come questo centrodestra tende ad applicare, sovvertendone il significato, quella normativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Sapevo che l'intervento del collega Chiezzi era una trappola e ho corso il rischio di caderci dentro, ma ora devo rispondere partecipando necessariamente, all'ostruzionismo che il centrosinistra sta facendo rispetto al bilancio.
Mi dispiace che per una volta il collega Chiezzi, nel suo "giochetto" sia stato poco corretto nei miei confronti. Sono stato l'unico a riprendere la sua battuta su Cuba, in modo - spero che sia stato abbastanza chiaro da non coartare in nulla la libertà del collega Chiezzi nell'esprimere i propri giudizi che, comunque, non condivido. Anzi, farò di più.
Credo che l'intervento del collega Chiezzi sarebbe veramente, come nelle antiche aule parlamentari liberali, un intervento da pubblicare. Sono convinto che il suo intervento, con quel delineare il discrimine fra buoni e cattivi, fra la sinistra buona e la destra cattiva, fra chi sta di qua e chi sta di là, fra chi è buono e chi è cattivo, sia assolutamente decisivo.
Il collega Chiezzi troverà, e l'ho detto concludendo il mio precedente intervento, strani compagni di strada. Come sa bene il collega Riba, si troverà di fianco a Raffaele Costa, che difende le posizioni problematiche ma sostanzialmente contrarie, alla sperimentazione. Si troverà in compagnia di persone così importanti del centrodestra che sull'intervento dei privati nella sanità pubblica, anche nel livello di una sperimentazione limitata avranno forti dubbi, anzi, gravi critiche.
Questo, però, non vuol dire che non si può parlare della sanità a Cuba senza citare Fidel Castro. Non lo avevo citato nel mio intervento, dico solo che utilizzare quel paragone era un paragone certo...



(Commenti del Consigliere Chiezzi fuori microfono)



MELLANO Bruno

Al limite ho evocato un regime; un regime ha per forza un dittatore e la conclusione "dittatore-Fidel", è stata fatta dal collega Chiezzi. Mi sembra evidente che anche su questo ci possono essere condivisioni.
Termino il mio intervento perché non voglio partecipare ulteriormente al "giochetto". Credo che l'intervento del Consigliere Chiezzi sia stato interessante, anche perché, dal complesso del centrosinistro, non sono emerse voci così dissonanti come avrei gradito, per difendere un' alternativa di progetto di finanza, come l'Unità Spinale del CTO che ho citato. Era un momento di critica molto più forte di quella del collega Chiezzi, rispetto all'ideale stato di utopia dove la mano pubblica interviene, sapendo che cosa deve fare, come lo deve fare e qual è il momento migliore. Dico solo che abbiamo attivato un'altra strada o, meglio la Regione ha attivato un'altra strada), ma nel procederla ha gestito, in modo non condivisibile, i progetti di finanza, almeno i principali, che ha attivato in Piemonte.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 18.
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, mi pare che ci dovrebbe essere la consapevolezza, da parte dell'Aula, che i lavori, per come stanno procedendo, difficilmente - a meno che non si aprano spiragli nuovi - consentiranno di approvare questo bilancio entro il 30 aprile.
Io le chiederei, Presidente, di valutare - e lo formulo come proposta e su questo l'aula è sovrana - di interrompere nella giornata di domani, o di revocare per voto d'aula, la seduta pomeridiana delle 14.30 per consentire ai Consiglieri che volessero di partecipare alla manifestazione indetta a Roma dai familiari degli ostaggi in Iraq per la loro liberazione.
A sostegno di questa opportunità, vorrei sottolineare solo due cose. La prima è che credo non si possa imputare come colpa a Zapatero l'aver ritirato le truppe dall'Iraq sotto il ricatto di 200 morti; né credo si possa imputare ai familiari dei soldati americani e degli altri Paesi caduti in Iraq di non essere legittimati a condurre nel loro Paese una lotta contro la guerra in Iraq, e quindi per la pace.
Per noi, per la nostra forza politica, che non ha avuto bisogno di ricatti per manifestare a favore della pace, io credo che l'Aula potrebbe compiere un atto, che è solo quello di interrompere i lavori nella giornata di domani, nella parte pomeridiana, per consentire ai Consiglieri che volessero di partecipare a questa manifestazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Capisco che su questo tema delicato la sinistra sia nella più ampia confusione. D'altronde, abbiamo registrato, proprio nella giornata di oggi l'inaspettato dietrofront del Segretario nazionale dei DS con l'esultazione del "correntone", e una grande preoccupazione della Margherita, che sta schiacciando i freni a disco sulla questione.
Capisco quindi la situazione, ma capisco soprattutto che il collega Contu, non nuovo a queste proposte, abbia la faccia tosta di porla in questo Consiglio Regionale.
Però lo può fare legittimamente, così come legittimamente mi sento di fare alcune riflessioni. Anzitutto, visto che il centrosinistra (Ulivo e Rifondazione) hanno provato un'unità importante sul bilancio, credo che la richiesta del collega Contu, come Vicecapogruppo del gruppo di Rifondazione Comunista, sia una richiesta dell'intero centrosinistra, ad esclusione questo mi sento di dirlo - della Margherita, che ha una posizione certamente chiara. Sotto l'aspetto della responsabilità, apprezziamo, in particolare, la posizione dell'On. Rutelli, il loro leader nazionale.
Credo che sia non solo strumentale, ma offensiva la richiesta del Consigliere Contu. Offensiva non tanto perché siamo in sessione di bilancio, interrompendo un'importante sessione per partecipare individualmente a questa manifestazione, ma perché proprio i parenti delle tre vittime - fortunatamente sono vivi, sono stati rapiti, ma sono vittime perché a tutti non sfugge il disagio e la preoccupazione delle famiglie hanno chiesto esplicitamente la non partecipazione delle forze politiche la non partecipazione delle istituzioni, ad eccezione dei sindaci delle città di questi ragazzi che, in questo momento, sono prigionieri in Iraq.
Quindi, da un lato non solo riteniamo che non si possa condividere la richiesta del collega Contu, ma che questa sia materia della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, oggi convocata al termine dei lavori del Consiglio dall'altro, esprimiamo la nostra forte e ferma contrarietà per due motivi.
Primo, se una persona, ancorché Consigliere regionale, ritiene di partecipare individualmente, lo può fare e se sceglie di farlo, se ne assume la responsabilità fino in fondo e non deve certamente chiedere all'assemblea cui appartiene il privilegio di poter fare individualmente quello che sceglie - che noi rispettiamo - e di non discutere il bilancio.
Secondo: per quanto ci riguarda, siamo fermamente convinti di rispettare l'invito che le famiglie di questi tre giovani prigionieri in Iraq hanno fatto, attraverso gli organi di informazione e attraverso la televisione ad ognuno di noi, ad ogni politico di questo Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Noi siamo contrari alla richiesta che è stata avanzata e, francamente non mi pare neanche che ci sia molto da motivare. Siamo contrari per tante ragioni e siamo contrari perché questa è una questione che può riguardare qualora ciascuno di noi lo decida, scelte individuali.
Penso che sarebbe sbagliato se questa cosa riguardasse scelte politiche o scelte istituzionali, neppure se la famiglia lo richiedesse.
Ci sono questioni sulle quali le famiglie hanno il diritto di comportarsi come meglio credono; le famiglie non hanno nessun dovere di tenere conto di interessi generale.
Noi abbiamo una figura istituzionale che detta delle regole di comportamento e dei criteri che siamo tenuti a rispettare. Quindi, penso che si possa prendere questa posizione in coscienza e che anche in questo modo si può contribuire a quello che riteniamo un obiettivo nel quale oggi tutti sperano, e cioè che queste tre persone possano essere rilasciate e ritornare a casa.
Ho trovato - lo dico senza nessuna polemica - sbagliato che, su un argomento del genere, il Presidente Cattaneo aprisse una polemica. Io su questo terreno non apro nessuna polemica. Il Consigliere Contu ha espresso la sua posizione e ciascuno di noi dirà quello che pensa.
Dico solo che, da parte del Presidente del principale gruppo della maggioranza, non mi sarei aspettato una polemica. Mi dispiace, ma punto e basta! Per me il discorso è finito. Non aggiungo altre parole su questo punto, ho detto qual è la nostra opinione.
Dopodiché, dico altrettanto al collega Contu che, personalmente, allo stesso modo rispetto la sua scelta e la sua posizione di partecipazione ad una cosa del genere, qualora il collega decida di farlo. Gli chiedo di non cercare di coinvolgere in una decisione del genere l'istituzione Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta nasce anche questa volta in modo estemporaneo, un po' come aveva fatto la Consigliera D'Onofrio. Per altro verso posso solo dire che non aderisco perché, almeno per come la penso, mi sembrerebbe di strumentalizzare politicamente il dolore di tre famiglie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri, ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Avevo intenzione di fare un intervento di un certo tipo, ma dopo aver sentito le parole del Consigliere Chiezzi, che condivido in pieno, anch'io voglio evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione rispetto ad una vicenda già abbastanza disgraziata di per se.



PRESIDENTE

Consiglieri, di intesa con il Vicepresidente Toselli, prima di passare ad un altro emendamento i cui tempi di lavorazione sono piuttosto lunghi convocherei adesso la Conferenza dei Capigruppo in modo che si possa decidere la prosecuzione dei lavori.
La Conferenza dei Capigruppo è in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.17)



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