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Dettaglio seduta n.447 del 28/04/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 10.20 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.50)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 10.54)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Cavallera Cota, Dutto, Racchelli, Rossi Oreste, Tomatis, Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso


Argomento: Piani pluriennali

Proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n. 7"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 437, di cui al punto 5) dell'o.d.g. con la replica dell'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Grazie, Presidente.
Nella giornata di ieri si è aperto il dibattito sul Documento di programmazione economico-finanziaria regionale. In premessa - prima, cioè delle valutazioni politiche - più Consiglieri hanno messo in rilievo alcuni aspetti: si è evidenziato che questo documento risale al mese di giugno o luglio 2003, ovvero dieci o undici mesi orsono. Secondo alcuni colleghi tutto questo determina il fatto che non può più essere uno strumento di attualità per il bilancio 2004; altri ancora hanno sostenuto che non offre un quadro complessivo dello sviluppo del Piemonte per il prossimo triennio (o quinquennio, secondo i modelli del Piano Regionale di Sviluppo).
In merito al Piano Regionale di Sviluppo, permettetemi, prima di tutto di dire che il Documento di programmazione economico-finanziaria, così come previsto dalla normativa regionale, è il documento propedeutico al bilancio di previsione annuale e pluriennale; pertanto, non è un documento di pianificazione quale poteva essere il Piano Regionale di Sviluppo di antica memoria. Non ha, dunque, quegli obiettivi e non deve contenere queste azioni.
Certo, abbiamo un Documento di programmazione economico-finanziaria che parte da una condizione di scenario che ritengo abbastanza obiettiva; spero che di questo ne venga dato atto. Poi si potrà ritenere più incline all'ottimismo oppure al pessimismo, ma entriamo nel campo delle valutazioni di opinione.
un Documento di programmazione economico-finanziaria che si poneva in un momento di congiuntura internazionale negativa, che si trascina ormai da due anni (oggi possiamo dire che si trascina da due anni e mezzo, quasi tre): la mancata ripresa dell'economia europea, o comunque una crescita molto lenta del Prodotto Interno Lordo dei Paesi dell'Unione Europea rispetto ad altre realtà del mondo; non parlo del 10% di incremento del PIL che si ha in realtà quali la Cina o l'India, ma certamente di quello che è l'andamento del PIL americano al quale ci dobbiamo confrontare.
Tutto questo ha un'influenza non positiva su quello che è il sistema nazionale ed europeo. Naturalmente, dobbiamo essere coscienti di tutto ci prima di andare ad analizzare quelli che sono i dati.
Il quadro dei dati del Documento di programmazione economico finanziaria era di un anno fa.
Oggi, la realtà piemontese come si presenta? Si presenta con una crescita del PIL leggera sul trend nazionale, peraltro mantenendosi sui livelli del Documento di programmazione economico, con un livello di occupazione che comunque è di 1.850.000 occupata nella Regione Piemonte.
Vorrei ricordare che è il più alto degli ultimi quindici anni, quindi è il più alto dal momento in cui è cominciata anche a decrescere la popolazione.
Il tasso di disoccupazione oscilla dal 4.8% al 5.1% (quando dico "oscilla" intendo che fa riferimento alla situazione che nei vari mesi subisce un cambiamento dovuto a congiunture o a stagionalità, perché è chiaro che il tasso di disoccupazione misurato a gennaio è sempre più alto rispetto a maggio o a settembre, perché incide, in questo caso, la stagionalità agricola). È un tasso di disoccupazione che è la metà rispetto a quello di otto o dieci anni fa, peraltro con la tendenza comunque a decrescere.
Questo è il dato rilevante nel valutare le condizioni di partenza come scenario della nostra economia.
Il secondo elemento da valutare è quello demografico. Il Documento di programmazione economico-finanziaria parte proprio da questa condizione di scenario. Quando alcuni colleghi, nella giornata di ieri, facevano valutazioni di politica industriale - alcune peraltro condivisibili come obiettivo d'azione - dimenticavano, però, in alcuni casi, il trend demografico della nostra Regione, che comunque ci mantiene a 4.300.000 abitanti in proiezione a dieci anni, ma con una struttura di popolazione completamente cambiata. Ciò significa che ci sarà una fortissima percentuale di anziani e una percentuale di giovani, rispetto agli anziani, molto più bassa. Meno giovani saranno avviati al lavoro, e quindi minor forza lavoro si immetterà nel circolo produttivo.
Emendamento rubricato n. 7 presentato dai Consiglieri Manica. Suino Muliere, Ronzani, Riggio, Marcenaro e Riba: è' aggiunto il comma 3 così come segue: "3. Fino alla data di avvio della sperimentazione gestionale di cui al precedente comma 1: a) è autorizzata la prosecuzione presso l'ospedale evangelico valdese di Torino dei contratti di "service" in corso per la gestione di attività sanitarie. Successivamente, le attività sanitarie che si intende gestire con modalità atipiche saranno ricomprese nella sperimentazione gestionale di cui al comma 2 b) il personale dipendente dell'ospedale evangelico valdese, previo accordo con le organizzazioni sindacali e con gli Enti competenti, può optare per conservare l'iscrizione nella Assicurazione Generale Obbligatoria presso l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (I.N.P.S.) e per mantenere il regime del Trattamento di Fine Rapporto (T.F.R.) nel qual caso l'azienda da cui il predetto personale dipende continua ad alimentare il relativo fondo".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 7.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5, nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

ARTICOLO 6



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Emendamento rubricato n. 9), presentato dalla Giunta a firma dell'Assessore Galante: il comma 2 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: "2. Nel caso i debiti giuridicamente non trasferibili a terzi di cui all'articolo 3 comma 8, eccedano il finanziamento di cui all'articolo 8 comma 2, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta e a seguito di motivata e conforme richiesta della C.I.O.V., potrà autorizzare l'erogazione di ulteriori contributi straordinari a favore della commissione medesima".
Il comma 3 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: "3. Nel caso in cui l'esposizione debitoria cagioni spese eccedenti l'ammontare complessivamente determinato nella disposizione finanziaria di cui all'articolo 8, comma 3, il Consiglio regionale, sulla base della relazione di cui all'articolo 7, comma 3, lettera d), valuta la necessità di mettere a disposizione ulteriori fondi per il completamento della gestione liquidatoria e, nel caso, ne autorizza l'erogazione".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

L'Assessore Galante ritira l'emendamento rubricato n. 9 e lo sostituisce con gli emendamenti rubricati n. 11 e n. 12.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Emendamento rubricato n. 11 presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Galante: il comma 2 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: "2. Nel caso i debiti giuridicamente non trasferibili a terzi di cui all'articolo 3 comma 8, eccedano il contributo di cui all'articolo 8, comma 2, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta e a seguito di motivata e conforme richiesta della C.I.O.V., potrà autorizzare l'erogazione di ulteriori contributi straordinari a favore della commissione medesima".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Emendamento rubricato n. 12 presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Galante: il comma 3 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: "3. Nel caso in cui l'esposizione debitoria cagioni spese eccedenti l'ammontare complessivamente determinato nella disposizione finanziaria di cui all'articolo 8, comma 3, il Consiglio regionale, sulla base della relazione di cui all'articolo 7, comma 3, lettera d), valuta la necessità di mettere a disposizione ulteriori fondi per il completamento della gestione liquidatoria e, nel caso, ne autorizza l'erogazione".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

Emendamento rubricato n. 3, presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: il comma 3 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente periodo: "Per qualunque spesa eccedente le previsioni indicate nella disposizione finanziaria, di cui all'articolo 6, la Giunta richiede al Consiglio l'autorizzazione legislativa per la messa a disposizione di ulteriori fondi, nella misura necessaria a completare la gestione liquidatoria".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore a bilancio e finanze

La parola al Consigliere Palma che interviene sull'emendamento rubricato n. 3.



PALMA Carmelo

Visto che l'emendamento rubricato con n. 3), a firma del Gruppo Radicale, sostanzialmente, correggeva un errore tecnico di formulazione del comma terzo dell'articolo 6, nella sostanza ripreso nell'emendamento della Giunta regionale, ritiro il mio emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 11.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 12.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 9, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori.
Naturalmente, tutto questo necessita di una politica per il mantenimento, per evitare l'esclusione sociale. Il rischio di esclusione sociale in una società che viaggia molto velocemente è forte per diverse fasce di popolazione. Certamente, riguarda la fascia anziana, perché tale fascia può essere emarginata e può avere una serie di difficoltà a rapportarsi. Certamente su una fascia occupazionale non più giovane L'esclusione sociale corriamo il rischio di averla nella fascia dei cinquantenni, i quali, con un forte cambiamento delle tecniche produttive con la ricaduta sulle ristrutturazioni aziendali, con automatiche situazioni di mobilità, si trovano in condizioni di disagio tali da correre il rischio di essere espulsi dal processo produttivo e di non avere più le condizioni culturali per poter rientrare su altri processi.
In questo caso, l'azione sociale pubblica e i processi di ricollocazione e formazione diventano fondamentale per mantenere costoro nel circuito virtuoso della produzione e quindi mantenere loro una condizione di redditualità e un livello di benessere.
Ancora una considerazione riguarda i sistemi locali: sui sistemi locali il documento di programmazione si sviluppa con una valutazione attenta al Titolo V e al processo federale, al processo costituzionale ed istituzionale, quindi all'azione che dobbiamo svolgere come sistema pubblico allargato per modernizzare il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini. C'è un grande impegno da parte della Regione nell'affiancar gli Enti locali, i Comuni e le Province, i Comuni in particolare che sono tanti sul nostro territorio regionale, affinché il servizio che viene offerto ai propri cittadini possa mantenere il passo di quello che è l'avanzamento tecnologico.
Ancora una considerazione: molti degli interventi hanno parlato di documento di programmazione come documento carente, da integrare, da emendare. Ci sono anche degli emendamenti; su questo vorrei dire una cosa: il DPEF è un tutt'uno; è la filosofia della Giunta e della maggioranza. Ci si può identificare con questa filosofia o ci si può opporre. Questo discorso lo facemmo già l'anno scorso e mi richiamo ai colleghi che erano stati attenti e concordi su questo: noi possiamo anche se a un certo punto nella tal pagina, c'è una dimenticanza, un refuso tipografico, intervenire in correzione, ma non è una legge o una delibera, con una ricaduta automatica meccanismi. O la si condivide, o significa che si ha un disegno alternativo, e disegno alternativo che io posso rispettare, posso anche condividere se mi viene rappresentato o posso non condividere, come credo sia nella condizione attuale.
Quindi, in merito agli emendamenti, possiamo anche andare a vedere se alcune sono correzioni tecniche del nostro documento, altrimenti il nostro documento va condiviso, anzi l'invito che faccio al Consiglio regionale è di condividere il documento che la Giunta e la maggioranza presentano.
Per quello che invece è l'azione più attenta di predisposizione anche del documento di programmazione economica e finanziaria per il futuro, ma di analisi e di confronto con la società piemontese, l'automatico percorso comunque la fase successiva di questo documento sarà dato dagli incontri e dalla valutazione e dagli studi e dai confronti sul nuovo patto per il Piemonte, che inizierà il proprio iter di incontri e quindi di confronti a partire dal prossimo mese di maggio. Oggi siamo al 27 di aprile, quindi fra qualche giorno partirà il confronto per il nuovo patto del Piemonte. Su quello verranno, da parte della giunta regionale riverificate, confrontate con tutte le parti sociali e istituzionali del Piemonte le proprie tesi e quindi la definizione di quello che sarà il prossimo DPEF.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pichetto.
Passiamo ora all'esame degli emendamenti, che sono stati numerati e consegnati.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Marcenaro, Ronzani Riba, Placido, Muliere, Riggio, Suino e Manica: il punto '1.3.4 Le società partecipate' di cui a pagina 60 è così interamente sostituito: "1.3.4 - Partecipazioni regionali L'attuale situazione delle partecipazioni regionali risente di una mancanza di iniziativa che si trascina da anni e di una forte datazione degli stessi oggetti sociali, idonei al più alla conservazione di obiettivi non innovativi.
La crisi industriale che ha investito la Regione in questi anni richiederebbe, invece, reali capacità propositive per rivitalizzare il tessuto produttivo e mantenere la competitività del territorio.
Lo stesso ragionamento può essere esteso al complesso di iniziative societarie che fanno capo a Finpiemonte, che continua a svolgere un ruolo prevalente di promozione di iniziative localizzative ed immobiliari. La tendenza della Regione ad agire prevalentemente attraverso Finpiemonte richiederebbe una forte capacità di indirizzo e meccanismi di controllo e verifica che invece appaiono molto carenti.
E' quindi necessaria una svolta che porti la programmazione regionale ad individuare linee di iniziativa rispetto alle quali valutare i diversi interventi proposti. Oggi sia le partecipazioni dirette della Regione sia quelle indirette tramite Finpiemonte appaiono delineare un quadro largamente casuale, nel quale è addirittura difficile una valutazione del senso delle singole iniziative, oltre che della congruità dei risultati.
La Giunta regionale dovrebbe indicare precisi obiettivi di innovazione, da verificare nel confronto con le forze politiche e gli attori sociali intorno a cui rimodulare per un verso l'azione delle attuali società partecipate e per l'altro prospettare nuove realtà operative.
La costruzione di un sistema di telecomunicazioni diffuso a larga banda ed il potenziamento del settore ICT; la conservazione della filiera dell'automobile che rischia di scomparire con la crisi FIAT; la difesa della specializzazione aerospaziale; la promozione della ricerca, anche in conseguenza delle nuove competenze derivanti dalla riforma del Titolo V l'internazionalizzazione del sistema produttivo; la promozione del sistema economico sui mercati internazionali anche tramite iniziative fieristiche ed espositive; lo sviluppo di strutture avanzate per i servizi alla persona, soprattutto in campo sanitario. Sono i titoli ed i riferimenti a cui agganciare le proposte in termini di partecipazioni regionali. Risulta problematico capire in questo quadro la ricollocazione di iniziative come la Tenuta Cannona, la SACE S.p.A., la CONSEPI. Altre partecipazioni, come la Terme di Acqui S.p.A., avrebbero dovuto da tempo essere oggetto di privatizzazione: è incredibile come una Giunta di centro destra mantenga interferenze in settori che dovrebbero essere totalmente affidati al mercato.
L'iniziativa regionale andrebbe, in generale, ricondotta, dall'inseguimento di interventi spesso obsoleti in ambiti territoriali limitati, alla promozione di interventi di respiro regionale, in grado di sviluppare effettive capacità di innovazione nel sistema economico. La legge regionale sulla ricerca potrebbe essere il principale riferimento per una politica che porti la Regione ad essere soggetto attivo nel processo di cambiamento dell'economia del territorio, che dovrà essere, molto più di adesso un'economia della conoscenza.
Alla luce di questi stessi criteri dovrebbe essere rivista anche l'attività di Finpiemonte, alla quale negli ultimi anni sono stati affidati compiti esecutivi impropri, come la gestione dell'Organismo Pagatore per l'Agricoltura o del DOCUP, snaturandone il ruolo di agenzia di promozione dello sviluppo. E' difficile orientarsi nella costellazione di società alle quali Finpiemonte partecipa. La Regione, come azionista di maggioranza, non esprime oggi alcun indirizzo; realtà che non hanno prodotto risultati (ad esempio Opennet o Risorse Idriche S.p.A.) vengono tenute in vita senza che se ne comprenda l'utilità. Il numero abnorme di partecipazioni di Finpiemonte è già di per sè un indice di carenza di linee strategiche.
Il CSI-Piemonte può svolgere un ruolo di promotore di innovazione all'interno di una politica regionale di sostegno all'ICT piemontese che deve essere definita puntualmente e dotata delle risorse necessarie per gli investimenti.
La delibera della Giunta regionale n. 25-2960 del 14/5/2001 individuava il CSI - Piemonte come riferimento unico dell'azione della Regione in ambito informatico; su questa base venne scaricata sul CSI la partecipazione in RTP, società in stato prefallimentare dopo anni di gestione poco oculata.
Negli anni successivi questi propositi sono stati di fatto disattesi, e nessuna strategia della Regione per il comparto ICT è stata definita.
Le partecipazioni di Finpiemonte in società come Opennet o il Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese, o nella Fondazione Torino Wireless non sono in alcun modo raccordate con l'azione del CSI - Piemonte. Anche l'azione delle sempre più numerose agenzie regionali dovrebbe essere ricondotta ad unità quanto meno per l'aspetto che riguarda i sistemi informativi.
Deve essere rilanciato ed aggiornato il ruolo dell'IRES, che negli ultimi anni ha perso quello di riferimento per la conoscenza della situazione socio-economica piemontese, tanto più necessaria nell'attuale fase di grande cambiamento.
IRES e CSI - Piemonte dovrebbero essere, insieme al sistema universitario e della ricerca pubblica, riferimenti espliciti nella legge sulla ricerca scientifica regionale." La parola al Consigliere Marcenaro, per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Mi spiace dover contraddire l'Assessore, il quale chiedeva che i Consiglieri regionali si adeguassero alla professione del correttore di bozze, limitando la loro discussione su questo punto alla segnalazione di eventuali errori tecnici.
L'Assessore pensa che il DPEF sia sostanzialmente un documento di studio; noi abbiamo una formazione per cui sugli studi non vorremmo votare.
Gli studi possono essere buoni o cattivi, ma non devono essere approvati per alzata di mano o con il procedimento del voto.
Il DPEF è un documento impegnativo, nel quale la Regione individua alcune scelte prioritarie e ne seleziona, valutando le esigenze e le possibilità, i punti fondamentali da affrontare; su questa base, propone l'asse di un confronto politico. Naturalmente, è indubbio che questo è il campo nel quale le differenze di impostazione tra maggioranza e opposizione appaiono più nettamente, ma, proprio per questo, se si considerasse con serietà il lavoro e la discussione di questo Consiglio regionale, proprio lì nasce la fruttuosità e la ricchezza di un confronto, perché altrimenti preso atto che ciascuno di noi ha i suoi orientamenti, sarebbe solo da dichiarare sostanzialmente superfluo o inutile qualsiasi confronto in quest'aula che non sia quello nel quale vi siete specializzati per l'accaparramento delle risorse.
Invece no, invece anche sul disegno c'è la possibilità di svolgere un confronto fra di noi, offrendo un punto di riferimento alla Regione, sia nella dimensione più diffusa dei cittadini sia in quella più aggregata delle forze e delle istituzioni della società nella quale si dispone.
Noi non abbiamo fatto - come lei avrà visto - un lavoro di emendamento capillare della deliberazione; abbiamo però scelto di indicare alcuni grandi temi che caratterizzano il quadro, la situazione della Regione e l'iniziativa della Regione nell'attuale situazione economica per fare quello che si fa in un documento di programmazione, cioè portare il confronto su alcuni indirizzi e su alcune questioni che ci paiono sostanzialmente rimosse nella vostra proposta.
L'abbiamo fatto sul sistema delle partecipazioni regionali, proponendo in questa sede uno schema preliminare a un confronto per una riforma. Su questa questione, tanti colleghi hanno sollecitato in passato, nel sistema delle partecipazioni regionali, un confronto in questo Consiglio regionale e hanno avvertito l'esigenza che, a tanti anni di distanza dal momento in cui questo sistema delle partecipazioni regionali è stato costruito, si vada a una verifica della sua congruità. E questo è un punto che individua una linea.
Se non avete letto l'emendamento che abbiamo presentato - vi prego di farlo - posso riassumerlo nel modo più rapido possibile. In primo luogo nel campo delle partecipazioni regionali siamo di fronte a una mancanza di iniziativa che si trascina da anni. Questa situazione ci consegna un sistema delle partecipazioni regionali inadeguato rispetto ai compiti e alle esigenze attuali della Regione. Questo, a maggior ragione, ci pare vero in una situazione di grave crisi industriale come quella che investe la Regione.
Questo ci sembra un discorso che riguarda naturalmente non solo la questione delle partecipate regionali in senso stretto, cioè degli Enti strumentali, ma anche tutto il complesso di iniziative societarie che fa capo a Finpiemonte. Crediamo che qui ci sia una forte opera da fare, da un lato, di pulizia, razionalizzazione, disboscamento e, dall'altro lato, di riforma, di riordino.
Questa questione riguarda il sistema Finpiemonte, riguarda il sistema che ruota intorno l'information communication technology e il ruolo che in quel quadro svolge una struttura come quella del CSI; riguarda - ci pare l'insieme delle strutture attraverso le quali noi perseguiamo istituzionalmente politiche nei diversi campi, che non sono esclusivamente quelli direttamente produttivi, ma anche quelli indirettamente produttivi intesi nell'accezione tradizionale. Ad esempio, c'è in questo campo tutto un discorso che, a nostro parere, dovrebbe essere aperto su quello che è possibile fare in un campo così rilevante come quello della sanità e dei servizi alla persona.
Su questo punto noi vi proponiamo un emendamento che modifica il documento, certo non in questa sede immediatamente operativo (non è in questa sede che noi indichiamo le azioni che devono essere poste in atto) ma che propone un contesto analitico e di indirizzi che poi ritroveremo nella discussione successiva che faremo per quanto riguarda la legge finanziaria, per quanto riguarda i documenti collegati e per quanto riguarda la manovra di bilancio. Quindi poniamo qui alcune premesse e alcuni indirizzi che ritroveremo successivamente.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anch'io credo che l'attività emendativa che viene svolta in questo caso sia abbastanza limitata e puntuale rispetto alla dimensione del documento.
Non si tratta di una riscrittura globale, ma di tentare di inserire alcuni elementi di precisazione, per quanto ci riguarda. Anche gli emendamenti presentati dai DS hanno caratteristiche analoghe; a parte alcuni maxi emendamenti, gli altri vanno più verso una individuazione puntuale di scelte che forse è bene inserire in questo documento anche per dargli un valore che sia superiore a quello semplicemente di un documento di studio.
Noi pensiamo che il DPEF dovrebbe essere comunque molto più vincolante e indicativo, da questo punto di vista, e - ripeto - abbiamo fatto questo tipo di attività che pensiamo in qualche modo non stravolga il contenuto anche se le precisazioni inserite sono importanti, non stravolgono il quadro di definizione, ma dentro quello individuano alcune scelte. D'altro canto, rispetto alla valutazione complessiva, noi abbiamo presentato un ordine del giorno che in qualche modo delinea un giudizio più complessivo negativo e individua anche dei percorsi e delle scelte diverse da quelle contenute nel documento.
Per quanto riguarda l'emendamento che stiamo discutendo, mi pare che effettivamente la sistemazione delle partecipazioni regionali potrebbe offrire un'occasione per migliorare significativamente l'efficienza dell'iniziativa regionale in campo economico in primo luogo, ma non solo visto che siamo di fronte a una serie di partecipazioni che sono molto ampie.
Noi pensiamo che il mettere mano, finalmente, dopo molti anni, a questo settore permetterebbe di individuare delle forme di intervento anche coordinate molto superiori a quelle che abbiamo avuto finora. Per questo motivo, sosteniamo questo emendamento e riteniamo che stia in un contesto che può essere accolto, non di analisi globalmente contrapposta rispetto al documento finale proposto dalla Giunta. Anche l'accoglimento degli emendamenti non porterebbe a un giudizio positivo, ma indubbiamente una valutazione forse la avrebbe, però non positiva.
Resta il fatto che, purtroppo, svolgiamo questa attività emendativa quasi a futura memoria, visto che il documento è a futura memoria, essendo ormai scaduto. Speriamo di poterci confrontare sul nuovo documento in modo più efficace di quanto abbiamo fatto finora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Il collega Palma prima ha detto che è lontano da lui il pensare che questa vicenda sia rapportabile ad altre vicende ed è lontano da lui il pensare che ci sia stata disonestà nel mondo valdese e nella gestione.
Anche su questo aderisco totalmente. Credo che nel mondo valdese non ci sia stata assolutamente disonestà e che il frutto del debito, un milione al mese di debito, sia frutto di non capacità o di allegrezza gestionale, non certo di disonestà. Nella gestione della cosa pubblica - la cosa diventa pubblica laddove la mano pubblica deve andare a chiudere le situazioni debitorie - all'onestà occorre unire la capacità. Qui siamo in un chiaro caso di non capacità a gestire, in un chiaro caso di allegria gestionale.
Non è un caso che, però, arrivati al dunque, arrivati con la cambiale all'incasso, arrivati con l'Ufficiale giudiziario alle porte, questi gestori che hanno sempre visto nella nostra sanità un qualcosa di condannabile, di non ben gestito, di non valido, un qualcosa dove il truschino è regola, arrivano da noi a dire: "Adesso ci coprite il buco e ci comprate le cose, perché noi abbiamo l'ufficiale giudiziario alle porte".
Questo mi pone qualche difficoltà ad accettare questa proposta. Perché? Credo che il sistema degli Ospedali Valdesi sia un sistema importante per il territorio, magari non a Torino, ma sicuramente nelle vallate ha una sua importanza. Ma perché noi dobbiamo tutte le volte andare a coprire le incapacità altrui perché dobbiamo prendere i soldi del nostro bilancio dobbiamo toglierli alla sanità regionale per andare a coprire le incapacità altrui? Perché dobbiamo fare queste cose? Perché il nostro bilancio deve essere sistematicamente impoverito, perché dobbiamo andare a coprire quell'incapacità a gestire la sanità che è propria della sinistra? Due casi di riferimento. Primo caso: stiamo facendo una legge per andare a coprire le incapacità, per rimandare a casa l'ufficiale giudiziario. Perché sono riusciti ad avere l'Ufficiale giudiziario in sala operatoria. L'altro caso è il Mauriziano, ma quello lo vedremo in un altra sede.
Qui parliamo ancora solo di incapacità, là parleremo di ben altro. Là l'incapacità è una cosa da niente. Questa è la risultanza delle chiacchiere della sinistra in materia di sanità, ma dov'è il Consigliere Saitta? Perch non è qui a spiegarci questo buco, anziché infestare Torino di manifesti falsi e bugiardi, che portano la menzogna? Lui dice, sa di dire, è convinto di dire e gode nel dire.
Noi leggiamo sui manifesti del Consigliere Saitta delle cose ignobili oggi siamo qui a salvare con il nostro bilancio i buchi di una sanità gestita dalla sinistra. Ebbene, perché non vi alzate da quei banchi dove siete abituati a dire: "Il Presidente Ghigo dov'è?" Provate a dire "Il Consigliere Saitta dov'è?" E' lui il vostro grande esperto, è lui il grande moralizzatore, è lui l'uomo della santità di quei banchi.
Va bene, chiudiamo qui, per andare incontro e per aiutare i popoli di quelle valli, per aiutare quella gente, ancora una volta prenderemo dai soldi di tutti i piemontesi il necessario per coprire le incapacità altrui.
Suvvia, ci sia del coraggio! Quando parlate di sanità, pensate prima di parlare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Galante.



GALANTE Valter, Assessore alla Programmazione sanitaria

Tre risposte. Consigliere Mellano, questo alfabeto politico del liberalismo che cita lei, se corrisponde a una sorta di allarmismo sociale devo dire che chi governa non può accettarlo.
Ci siamo trovati di fronte a una crisi e, responsabilmente, abbiamo cercato di dare una risposta. Altrimenti l'esito della crisi sarebbe stato un problema per la comunità.
Consigliere Palma, non abbiamo gabellato sui numeri, perché io non ho fatto passare nell'intervento precedente che fosse un'operazione a vantaggio o in pareggio. Le operazioni di salvataggio si possono fare in tanti modi, in alcuni si può ripianare e lasciare la situazione com'è.
Abbiamo fatto un'operazione di salvataggio, ma importando la struttura sanitaria valdese proprio perché la responsabilità (adesso il Consigliere Giordano non c'è più) appartiene ad un modo di gestire. La convenzione che è stata citata non c'entra niente sul problema della crisi verso cui sono andati i Valdesi, si tratta di crisi gestionali endogene e non esogene.
Abbiamo riportato l'interno del sistema per gestire meglio l'operazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 6), presentato dai Consiglieri Manica. Suino Placido, Muliere, Ronzani, Riggio, Marcenaro e Riba: al termine del comma 1 sono aggiunte le parole: "Sempre per le medesime finalità, in applicazione delle vigenti norme regionali in tema di sanità, di concerto con gli enti locali territoriali e con l'ASL 10, sarà promosso, nei distretti 1 e 2 dell'ASL 10, un progetto di sperimentazione del distretto montano potenziato.
La sperimentazione del Distretto montano potenziato avrà luogo sulla base di un apposito piano predisposto di concerto dalla Regione, dall'ASL 10 e dalle Comunità Montane e dai comuni delle valli Chisone,, Germanasca e Pellice. Il piano dovrà definire puntualmente servizi e modalità di integrazione tra territorio ed azienda ospedaliera, tra attività sanitarie e socio-assistenziali anche non di rilievo sanitario, tra programma del distretto e politiche della salute espresse dal territorio. Il piano dovrà prevedere modalità di monitoraggio, verifica e valutazione tali da rendere disponibili e trasferibili ad altri contesti i risultati della sperimentazione".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 6, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Al Consigliere Giordano, che questa volta non ha fatto interventi per interrompere la prosecuzione di lavori del Consiglio e che adesso vuole addirittura dimostrare che facciamo un affare, devo riconoscere che ha una capacità di dialettica e di convincimento non di poco conto.
E' ovvio che anche quanto detto dal collega Giordano è vero: deve costruire una cosa, costa un miliardo, se la trova già costruita, paga la metà e fa un affare. Ci sono, però, valutazioni da fare. Prima fra tutte se ho bisogno della casa, quando magari ne ho già altre 25. Allora si fa la scelta se comprarla o meno. È vero quanto ho detto prima e può sembrare per certi aspetti, anche contrario rispetto a quanto ho poc'anzi sostenuto però è utile, è importante, fa parte della cultura e della storia anche del sistema sanitario di questa Regione, ma non è indispensabile perch comunque, il sistema sanitario di questa Regione, di questa provincia e di questa città può, non dico fare a meno degli Ospedali Valdesi, ma reggere nel dare risposte significative ai cittadini piemontesi, anche in assenza della presenza degli Ospedali.
una scelta precisa di cui ci assumiamo, non tanto il merito, quanto la responsabilità, come azione di governo e di indirizzo alla Giunta e, in quanto scelta, alla maggioranza che sostiene questa Giunta regionale.
Non è dire: paga 250 mila euro e si fa un affare. È una scelta e questo è esattamente quello che andiamo a spendere: quota letto diviso il totale dei quaranta milioni cui si riferiva prima il collega Palma.
Attenzione a sostenere la questione che il dissesto - non vorremmo riprendere anche in aula la polemica e il confronto già svolti in sede di Commissione e sugli organi di informazione - sia dovuto alla non idoneità della convenzione. Andrei avanti prudentemente, perché non vorremmo che succedesse come per il caso del Mauriziano, quando avete lungamente sostenuto in questo Consiglio regionale (in particolare il Gruppo de La Margherita attraverso il proprio Presidente o portavoce, il collega Saitta brillantemente assente in discussioni importanti come queste e fuori dal Palazzo per la compagna elettorale) che era tutta colpa della Regione e che gli amministratori erano i più bravi del mondo, e invece, dalla relazione della Corte dei Conti (a disposizione di qualsiasi cittadino piemontese basta richiederla) si evince esattamente il contrario e che, non solo la Regione non è responsabile, ma non è, nemmeno lontanamente, coinvolgibile sul dissesto del Mauriziano.
Prima di dire, in quest'aula, che la situazione di dissesto è stata determinata dalla Regione, sarei, soprattutto se appartenente ad una forza politica importante come La Margherita che ha sostenuto qui - e fuori di qui - una tesi completamente smentita dalla Magistratura contabile sullo stato dell'ospedale Mauriziano, molto prudente. Non vorrei, un domani, che la Magistratura contabile facesse delle verifiche, magari all'interno di quei conti, o che qualcuno - soggetto terzo, quindi al di sopra delle parti dovesse verificare la situazione, addivenendo ad una conclusione simile a quella dell'Ospedale Mauriziano.
Mi auguro che questo non sia, però, come invece il collega Giordano vuole sostenere, non mi sento di escluderlo.
Detto questo, naturalmente voteremo a sfavore dell'emendamento presentato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo per far sentire anche la mia voce su un provvedimento che sin dall'inizio, come Gruppo abbiamo ritenuto importante e che, come tale ha meritato l'attenzione, soprattutto del collega Palma.
Il Consigliere Palma ha espresso quella che può sembrare una battuta ma che è, invece, la fotografia della realtà. Mi sembra che, nel giustificare il provvedimento, si voglia mettere in discussione l'aritmetica. Mi pare più interessante, invece, sottolineare come, nel difendere e nel votare il provvedimento, gran parte della maggioranza di centrodestra, che ha vinto le elezioni regionali in quanto liberale, metta in discussione l'alfabeto della politica e le radici e le ragioni per le quali ha vinto.
Si può fare una buona nota di giustificazione di questo provvedimento particolare e ad hoc, sperando e pregando che abbia ragione l'Assessore Galante quando afferma che questo non costituisce - e non costituirà in futuro - un precedente. Sappiamo tutti, però, come funzione la storia (anche la storia della nostra Regione e in alcuni casi in particolare) quindi questo provvedimento sarà sicuramente un precedente, andrà a costituire parte di quella prassi politica per la quale molte volte rincorriamo la testualità della legge contro la prassi dell'applicazione.
Il tentativo del Gruppo Radicale è stato quello di proporre un modo diverso di riconoscere e di valorizzare, non disperdendolo, il patrimonio costituito nella storia, nelle cose e nella concretezza dall'esperienza degli Ospedali Valdesi. Il tentativo, che quest'aula non ha accolto, era di disegnare un possibile intervento diverso che, però, lasciasse impregiudicata la valutazione di una situazione di fatto venutasi a creare.
Il nostro progetto era di riconoscere un 50% che poteva anche essere esteso fino ad un 70%, ma che ci fosse comunque un dato di valutazione nel merito di cosa è successo nella realtà. Se ci si scollega dalla realtà e si va sulle dichiarazioni ideologiche o di principio, bisognerà rispondere con più puntualità a quelli che, anche in quest'aula e anche oggi, riportano un'altra visione del problema, un'altra visione della realtà, un'altra visione di cosa è stato il fenomeno Ospedali Valdesi e perché siamo arrivati alla legge odierna.
Personalmente, avrei preferito che si fosse rispettato un minimo l'alfabeto politico che vede governare, in questa Regione, una Giunta liberale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente. Non tanto il testo della legge, quanto gli interventi dei colleghi Radicali e del Consigliere Giordano, mi portano ad approfondire la vicenda. Sicuramente, vista in chiave liberale, non posso che dare ragione all'101% a quanto detto in particolare, con analisi molto precisa, dal Consigliere Palma, mentre il collega Mellano ha fatto un discorso più politico.
Sicuramente, qui la Regione sta intervenendo, non in acquisto, ma a copertura di una situazione debitoria. L'escamotage dei soldi sull'acquisto è un escamotage di tipo contabile che, effettivamente, ha poca rispondenza al vero.
Visto che la Regione questi presidi se li prende, se li carica e li conferisce alle ASL, la valutazione sul valore di mercato a giustificazione dell'operazione di carattere finanziario non regge, non sta in piedi.
Assessore, possiamo accettare tutto, questa è un'assemblea sovrana, e ripeto, la Tavola Valdese, con le sue esigenze, riscuote il consenso della stragrande maggioranza dei gruppi politici. L'assemblea sovrana può anche decidere di spendere 80 miliardi, per comprare 80 miliardi di deficit.
Detto questo, non raccontiamo "frottole", non raccontiamo che, con 40 miliardi, compriamo qualcosa che, forse, non varrà esattamente 40 miliardi ma poco meno. Noi compriamo 40 miliardi di deficit, al cui interno è già ricompresso, con segno positivo, il valore del patrimonio. E' proprio solo ed esclusivamente deficit quello che noi compriamo. Ci può essere una valutazione alla base di segno diverso, su questo concordo con l'Assessore Galante. La Tavola Valdese non è stata sospettata, e nemmeno è sospettabile, da parte nostra, di avere tenuto comportamenti analoghi, e non li qualifico diversamente da quelli che hanno gestito l'Ordine Mauriziano nel corso degli ultimi anni.
Nessun dubbio, all'interno di quest'aula, neppure da parte del Gruppo radicale, che la Tavola Valdese abbia gestito con sommi criteri di correttezza e di trasparenza gli Ospedali Valdesi; sta di fatto che, con sommi criteri di correttezza e di trasparenza, la Tavola Valdese ha gestito questi ospedali facendo perdere a queste strutture, negli ultimi mesi, un milione di euro al mese, se i miei conti non sono sbagliati. E' chiaro che non abbiamo di fronte, come interlocutori, dei malfattori, né ho mai pensato una cosa di questo tipo. Abbiamo di fronte delle persone corrette e trasparenti che, in maniera corretta e trasparente, perdevano un milione di euro al mese nella gestione degli Ospedali Valdesi. Se l'Assessore intende la maggioranza intende, la stragrande maggioranza dell'opposizione intende sostenere la legittimità di questo provvedimento, usate ogni tipo di argomento, anche quello che va dato un riconoscimento storico all'impegno degli Ospedali Valdesi, ma non giocate sui numeri. I numeri sono chiarissimi, il valore del patrimonio è già compreso in quel deficit patrimoniale.
Noi compriamo un qualcosa che, se lo pagassimo zero, farebbe 40 milioni di deficit a carico della Regione, e la paghiamo 40 milioni di euro. Non so se sia chiaro il meccanismo, spero sia chiaro anche a tutti i Consiglieri che noi spendiamo 80 miliardi per comprarci 80 miliardi di deficit. Tutto questo è assolutamente legittimo. Se lo facesse Finpiemonte, avrebbe probabilmente qualche problema con la Magistratura contabile, ma non lo fa Finpiemonte, lo fa la Regione Piemonte e lo fa l'assemblea del Consiglio regionale. Ovviamente, l'assemblea del Consiglio regionale può anche decidere domani di dare 700 milioni di euro all'Ordine Mauriziano, pu decidere di fare sovranamente qualunque cosa, ma non può decidere sovranamente, di modificare l'aritmetica nei meccanismi di valutazione del bilancio delle aziende sanitarie.
Questa è la situazione. Mi rendo perfettamente conto che esiste, da parte dell'Assessore, della maggioranza e di una parte della minoranza l'idea che il caso valdese sia un caso a sé, non assimilabile, per tante ragioni, anche storiche, ma soprattutto non assimilabile perché un caso "piccolo" rispetto ad altri casi grossi che abbiamo dinnanzi. Se ci si accontenta di una spiegazione di questo tipo e la si vuole avanzare per legittimare questa decisione, lo si faccia, ma non giochiamo con i numeri.
Deve essere chiaro a tutti i cittadini piemontesi quello che stiamo facendo. Ovviamente lei è l'Assessore, la sua maggioranza, l'ampia maggioranza su questo provvedimento quest'operazione la sosterrà, ma ripeto, non giochiamo con i numeri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Volevo fare una riflessione a seguito dell'intervento del Consigliere Palma. E' chiaro che i numeri vanno visti nell'ottica giusta: 40 milioni di spese più 40 milioni di indebitamento, sono complessivamente 80 milioni di euro che la Regione mette a disposizione. Se si considera che la posta complessiva degli Ospedali Valdesi vale circa 300 euro per posti letto, se si divide 80 milioni per 300, risultano 266 mila euro per posti letto. Se la Regione Piemonte costruisce un ospedale il costo è almeno di 500 mila euro per posto letto.
In contrapposizione al ragionamento del Consigliere Palma, la Regione ha fatto bene a fare questa manovra: si acquisiscono 300 posti letto ad un costo assolutamente conveniente in questo momento, senza considerare per la buona qualità che è stata evidenziata da esperti di questi ospedali. Di conseguenza, non mi sembra quadrare il ragionamento del Consigliere Palma.
80 milioni di euro determinano l'acquisizione di 300 posti letto che costano 266 mila euro per posto letto. Posti letto che, se si devono acquisire in una condizione normale, costano almeno 500 mila euro.
Diverso è il ragionamento sulla produzione. La crisi è stata determinata per la convenzione, perché è una convenzione che prevede un costo di produzione inferiore a quello effettivo. Per questi motivi l'Ospedale Valdese si trova un po' in crisi, altrimenti non era un ospedale, a mio giudizio, da vendere. Sosteniamo Il ragionamento che ha fatto la maggioranza e la Regione, e riteniamo che sia abbastanza chiaro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo.
Ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Gli interventi che mi hanno preceduto m'invitano a fare alcune riflessioni.
L'intervento del Consigliere Palma esprime una posizione di contrarietà sull'acquisizione dei presidi ospedalieri valdesi. Una posizione chiara fin dall'inizio, che viene ribadita con un'architettura dei conti che, per altro, è matematicamente corretta. Quindi, alla fine, si acquisisce una struttura che ha un deficit pregresso alla nostra azione, sia in termini patrimoniali che in termini di gestione.
Tuttavia, noi ci rendiamo conto, e lo abbiamo sempre sostenuto, che questa è una scelta politica dell'amministrazione regionale, cioè valutare se in quelle zone, con quelle peculiarità, con quella professionalità, con quella storia e con quella cultura, fosse meno necessario mantenere i presidi valdesi all'interno del sistema sanitario di questa Regione, di questa provincia e di questa città.
Come scelta politica, essendo la Giunta regionale ed avendo la Giunta regionale il potere di indirizzo, si è ritenuto che gli Ospedali Valdesi dovessero continuare ad esistere ed insistere sul territorio ed essere, a pieno titolo, protagonisti nel sistema dell'offerta sanitaria, delle risposte ai bisogni di salute in questa provincia. Si è fatta una scelta che costa nei termini che ricordava il Consigliere Palma, e che abbiamo deciso di fare non tanto per generosità, ma perché riteniamo che sia un'azione di governo utile per i piemontesi, prima di tutto, e per il sistema sanitario.
Anche da parte mia ci sarà un sostegno, un appoggio a questo emendamento. In un'ottica, lo abbiamo sottolineato ieri, di un bilancio della Regione Piemonte che ha sicuramente, mi sembra che l'abbia ammesso lo stesso Assessore Picchetto, dei problemi nell'individuazione delle risorse nel senso che la coperta di anno in anno, è più corta, ed è inutile nasconderlo: diminuiscono i trasferimenti da parte dello Stato, e quindi gli Enti Locali - in primis la Regione - si trovano nella difficoltà di dover far conto su risorse più limitate.
In questa situazione generale di diminuzione delle risorse disponibili è chiaro che diventa molto importante l'investimento delle stesse. Per programmare al meglio le risorse, com'è noto, è fondamentale partire da una corretta analisi degli elementi di valutazione, che ci permetta di leggere con realismo, la situazione che stiamo vivendo.
L'emendamento che viene proposto offre degli elementi di analisi che, a mio giudizio, vanno proprio in quella direzione, nel tentativo di dare un'interpretazione corretta della realtà attuale del Piemonte.
Naturalmente vengono presentati alcuni punti, che sono sicuramente molto caratteristici e assolutamente importanti per il futuro della nostra Regione. Com'è già stato ricordato, se pensiamo a tutte le problematiche che la globalizzazione induce e alle conseguenze che genera, se non interverranno dei mutamenti a livello internazionale (sui quali chiaramente la Regione non può intervenire in maniera diretta, ma pu cercare, semmai, di influenzare le scelte operate), quali sono le forme di autodifesa - se così si può dire - che la Regione può intraprendere? Per contrastare un mercato del lavoro caratterizzato da una disseminazione, su scala globale, del lavoro a meno valore aggiunto per quanto riguarda la ricerca, è chiaro che dobbiamo lavorare sul campo della promozione della ricerca. A tal proposito, bisogna ammettere che non ci troviamo assolutamente in una condizione favorevole. È risaputo, infatti che è più facile, per la grande industria, promuovere la ricerca tecnologica non solo per stare al passo coi tempi, ma possibilmente per prevenire e per prevedere quello che accadrà. Vi pongo un esempio semplice forse anche un po' banale: di questi tempi avere un'automobile tecnologicamente meno inquinante sarebbe un grande aiuto per assistere ad un'uscita della crisi della FIAT più realistica e meno aleatoria. Noi sappiamo che in Piemonte (come in tutta l'Italia, purtroppo) si è diffusa una destrutturazione della grande industria per correre dietro un po' a quello che era il mito "piccolo è bello", secondo il quale le piccole e medie industrie possono essere più agili e sostituirsi alla grande industria. Molti pensano che le scelte che sono state operate fossero assolutamente negative, e saremo destinati a pagarne le relative conseguenze ancora in futuro. L'emendamento presentato, quindi, meriterebbe sicuramente una particolare attenzione da parte dell'Assessore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Moriconi.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Grazie, Presidente.
Non è che nel Documento dell'Assessore Pichetto la questione delle società partecipate non fosse in qualche maniera accennata, e non dico neanche che fosse accennata in maniera evasiva. Potrei sempre utilizzare le numerose occasioni in cui si è discusso dell'argomento, che non sono mancate in I Commissione o durante le discussioni sui Documenti di programmazione e di bilancio.
Pongo, tuttavia, una domanda all'Assessore Pichetto: a fronte dei problemi che si sono posti diverse volte sull'organizzazione delle società a partecipazione, quali sono gli atti o gli indirizzi che la Giunta regionale sta utilizzando per riportare a funzionalità rispetto alla strategie dell'intervento della Regione nell'ambito dei sistemi economici o dei sistemi di promozione? Lei stesso ha posto il problema, o almeno ha accolto il ragionamento sul problema delle nostre società a partecipazione. Il nostro documento pone due o tre questioni che sono quasi storiche.
Vorrei ricordare (il collega Gallarini forse potrà testimoniare quanto si discusse qui tra il 1990 e il 1995) che il Gruppo al quale appartengo (o appartenevamo allora) sollevò la questione già nel 1993 o 1994, preoccupato dell'allargamento del sistema di interventi e di partecipazione, che era già stato affrontato nel 1975, se non erro con la costituzione delle prime società partecipate della Regione.



CATTANEO Valerio

Grazie, signor Presidente. Intervengo, come avevamo già annunciato, in sede di Conferenza dei Capigruppo, per formalizzare una proposta di sospensione in questa fase sulla votazione finale del disegno di legge n.
575, presentato dalla Giunta regionale, di cui abbiamo appena ultimato la discussione e la votazione dei nove articoli.
Anzitutto sono soddisfatto per il fatto che, ancora una volta, la maggioranza abbia avuto la capacità di smentire una tesi mistificatoria del quadro reale, che è sempre stata sostenuta dall'opposizione, cioè che ci fosse una divisione all'interno della maggioranza su questo provvedimento. Infatti, come ci fa onore, sia con la votazione che vi è stata sia con una serie di appelli nominali sugli articoli a favore e di contrarietà sugli emendamenti della stessa opposizione, abbiamo dimostrato due punti: primo, la compattezza con un voto unanime positivo, nel caso degli articoli, e negativo, nel caso degli emendamenti dell'opposizione dell'intera maggioranza, e quindi di tutti i Gruppi che rappresentano la nostra coalizione che sostiene la Giunta regionale. Inoltre, di avere abbondantemente il numero legale, perché dalla risultanza degli appelli nominali si può evincere che la maggioranza è sempre stata presente almeno in misura di 29-30 Consiglieri, a fronte di un numero legale di 25 o 26 al netto dei congedi presentati.
Ma la motivazione per cui noi chiediamo la sospensione non vuole essere né una motivazione tecnica né, tanto meno, una motivazione di stipula di un contratto assicurativo sulla prosecuzione dei lavori del bilancio, come anche è stato impropriamente detto, magari al di fuori di quest'aula, da parte di qualche Consigliere non ascrivibile alla nostra parte politica e alla nostra coalizione.
Semplicemente, noi riteniamo che questa legge non possa diventare, così com'è diventata non per nostro comportamento, uno spot elettorale o una bandiera da sventolare, magari al di fuori di questo Consiglio regionale proprio da chi magari è candidato in una importante elezione. Il primo che mi viene in mente è il Consigliere che non ha neanche partecipato né al dibattito né alla votazione e, quindi, alla costruzione di questa legge.
La Giunta regionale lo ha già adottato dando un preciso indirizzo che spetta alla Giunta regionale; quindi, il Presidente Ghigo, l'Assessore Galante e gli altri undici membri della Giunta hanno fatto una scelta e dato un indirizzo che abbiamo dibattuto a lungo, che è quello non di salvare, ma di mantenere la presenza attiva e interattiva con il sistema sanitario regionale degli Ospedali Valdesi.
Dicevo quindi che non deve diventare un provvedimento bandiera o banderuola, ma deve essere una legge vera, con una vera copertura di bilancio. Abbiamo scelto, e non ce lo ha chiesto nessuno - quindi è una scelta del governo regionale e della maggioranza che lo sostiene - di impegnare 40 milioni di euro, ossia 80 miliardi di vecchie lire, dei piemontesi per questa iniziativa su cui crediamo.
Vogliamo che questa iniziativa sia concreta e attuabile, non vogliamo prendere in giro né i piemontesi né tanto meno i valdesi. Quindi, sarebbe quanto meno imbarazzante in una sessione di bilancio, dove è stato chiesto dalle opposizioni di porre all'ordine del giorno prima questo provvedimento: non voglio dire con fare ricattatorio ma, certamente, con un po' di intimidazione politica - approvarlo fuori dal contesto del bilancio all'interno del quale dovranno essere, come la Giunta regionale anche in questo caso propone, posti e quindi impegnati con legge di bilancio i 40 milioni che servono nel 2004-2005 a copertura di questa scelta di governo e di questa scelta che fa parte dell'indirizzo del Presidente Ghigo e della sua Giunta regionale.
Quindi, abbiamo dimostrato la compattezza e la condivisione unanime della maggioranza su questo provvedimento con le votazioni a cui prima mi riferivo. Siamo fortemente convinti di questo provvedimento, siamo fortemente pronti a votarlo anche quest'oggi o domani - non succede nulla se si aspetta un giorno in più o quello che dovesse essere - ma votarlo contestualmente al bilancio, in modo che ci sia veramente un'azione concreta e non sia solo un provvedimento banderuola da sbandierare per qualcuno.
A noi questo non interessa, non siamo all'opposizione e non dobbiamo alzare il livello della demagogia, né dobbiamo uscire da quest'aula a dire che abbiamo ottenuto o abbiamo fatto, ma dobbiamo dare delle risposte concrete e trasferire nella concretezza e nella realtà le nostre azioni di governo.
Io spero che questa richiesta sia valutata per il valore intrinseco perché mi sembra che ci siamo comportati in modo corretto, non mi sembra che andiamo a proporre nulla di trascendentale, tant'è che dico subito anche per sgombrare qualsiasi tipo di polemica - che, per quanto ci riguarda, si può mantenere anche la previsione, alla fine di questa sessione, di cui questo provvedimento, all'interno del quale è previsto un impegno di bilancio di 40 milioni di Euro, fa parte, di effettuare la votazione finale di tutti i provvedimenti e, per quanto ci riguarda iniziando proprio dal disegno di legge n. 575.
A fronte di questo intervento, Presidente, formalizzo quindi una richiesta di sospensione di votazione di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Su tale richiesta può parlare un oratore per ogni gruppo.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.
Ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Lei ha dato la parola al Consigliere Cattaneo per dichiarazione di voto. Se poi in corso d'opera il Consigliere Cattaneo, senza esplicitarla l'ha trasformato in una richiesta di sospensione...



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori e per correttezza, devo dire che è da questa mattina che mi aveva anticipato la sua richiesta.



MANICA Giuliana

In quest'aula si può dire tutto e il contrario di tutto. Ci sono momenti in cui le parole non contano più niente, ma contano solo i fatti.
Infatti uno a voce può sostenere, sperando di essere creduto - non so da chi - che non intende decelerare i tempi di un provvedimento, che non intende fermarlo, che anzi è lì con piena convinzione per votarlo assolutamente, e ogni volta che quel provvedimento arriva in aula, una volta con una motivazione, una volta con un'altra, si chiede sempre una sospensione, a livelli e a gradi diversi. Qualche volta sugli antefatti qualche volta sul primo articolo, qualche volta si arriva all'artificio di votarli magari tutti per poi chiedere la sospensione alla fine.
Comunque, siccome contano i fatti, mentre le parole oltre un certo limite lasciano francamente il tempo che trovano - non ci credono neanche più gli interessati che sono costretti a pronunciarle - l'unica vera cosa a cui assistiamo in quest'aula, per volontà di Forza Italia e congiunta volontà di tutti gli alleati, è che trovano un unico elemento di solidità in questo, perché, quando arriveremo al dibattito sui rifiuti della campagna, ritengo che ci sarà qualche elemento di divisione all'interno della maggioranza. Se c'è una questione su cui riescono a trovarsi tutti d'accordo è che il provvedimento dei valdesi non si fa.
Il fatto che il Presidente Cattaneo non abbia motivato in maniera convincente la sua richiesta induce il sospetto che con questa sospensione si voglia, in un certo qual modo, incentivare il procedere dell'esame della legge finanziaria, del bilancio e del DPEFR. Si potrebbe anche dire in un altro modo, io lo dico così. Sospendiamo l'iter di questa legge in attesa del voto finale per vedere prima cosa succede delle leggi finanziarie.
Vorrei sottolineare come procedendo in questo modo aumentino i problemi presenti sul territorio. Continuano ad arrivarmi segnalazioni da parte dei fruitori dei presidi ospedalieri e degli operatori, che esprimono molta preoccupazione per quanto sta avvenendo e auspicano che il nostro Consiglio approvi quanto prima questa legge.
Credo davvero che il rinvio ulteriore dell'atto finale non sia una buona scelta per l'intero Consiglio regionale. Il rinvio di questo voto comporta il prolungamento dell'attesa di una soluzione, che, essendo molto auspicata e desiderata dai cittadini e dagli operatori, mette nuovamente in cattiva luce il lavoro di tutti i Consiglieri in quest'Aula.
Davvero non mi associo a quanto ha chiesto il Presidente Cattaneo.
Naturalmente, auspico di passare al più presto alla votazione finale del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente, mi dispiace, mi ha dato la parola, però era quasi un po' pentito.



PRESIDENTE

Scusi, non mi pento a darle la parola, ma stavamo arrivando alla votazione.



GIORDANO Costantino

Ritengo che il provvedimento n. 575 sia molto importante, ne abbiamo già discusso la volta scorsa.
Mi rivolgo al Consigliere Cattaneo: è riuscito a convincermi, mi sono letto ulteriormente la relazione della proposta. In qualche modo, ho rivisto i miei atteggiamenti rispetto a quanto verificatosi la volta scorsa.
A mio giudizio, il collega Cattaneo deve ritirare la richiesta di sospensione, perché non è la prima volta che si discute in Aula un bilancio di previsione e una programmazione economica. Anzi, il fatto che la discussione del bilancio sia stata più accesa e vivace è a vantaggio dell'Aula, perché vuol dire che le questioni, in qualche modo, sono già state viste.
Secondo me, è un provvedimento serio. Possiamo scherzare , ma quando parliamo di tali argomenti si deve essere tutti coesi.
Mi dispiace che nel momento in cui questa maggioranza stia facendo qualcosa veramente di buono e di eccezionale, guarda caso, signor Presidente, lo si blocca. Mi dispiace, sembra fare dei dispetti. Forse, è meglio andare sempre in contraddittorio, così le cose passano. E' un provvedimento a cui crediamo tutti quanti. Ribadisco che a 260 mila euro per posti letto senza pagare l'avviamento non si trova nulla. La Regione sta facendo una grossa operazione di acquisizione.
Siccome l'argomento è caldo, a mio giudizio, è meglio arrivare alla votazione, così abbiamo un provvedimento in meno. La Regione farebbe una cosa buona acquisendo nel proprio patrimonio sanitario questi tre ospedali.
Chiedo al Presidente Cattaneo se, dopo il mio intervento, visto che ritengo non ci saranno più interventi, si può passare al voto. Farebbe sicuramente gran bella figura con l'Aula, con la comunità e, in modo particolare, con la Comunità Valdese, che, certamente, ci sta ascoltando e che ha il patema d'animo per risolvere questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Esprimo a nome del mio Gruppo l'attenzione per la proposta, quindi l'assenso, proveniente dal Consigliere Cattaneo. Nessuno più di noi di questa maggioranza ha voluto questo provvedimento. Al di là del fatto che la minoranza non ci riconosca come maggioranza di qualità, deve almeno riconoscerci maggioranza nei numeri, quindi prendere atto forzosamente, se non volontariamente, che qui le leggi passano se la maggioranza lo vuole.
Evidentemente, i numeri dicono che questa maggioranza ha voluto in maniera imperiosa questo provvedimento, facendo molte volte a meno del voto della minoranza, respingendo gli emendamenti che non rientravano del disegno strategico di questo provvedimento.
Nessuno può argomentare dicendo che questa maggioranza non vuole il provvedimento, perché, evidentemente, va contro i fatti.
Siamo abituati a sentire la negazione della realtà provenire dai banchi della minoranza. Non siamo invece abituati a sentire gli apprezzamenti che il Consigliere Giordano poc'anzi ha rivolto rispetto ad un provvedimento che anch'egli ha giudicato, magari con un po' di sorriso sulle labbra importante e significativo.
Il nostro impegno è di portarlo a termine nel più breve tempo possibile. Questo provvedimento comporta impegni finanziari rilevanti e una maggioranza che si rispetti, che usi il buon senso e non solo la demagogia deve arrivare a questo punto sapendo se il bilancio può contenere questo tipo di provvedimento.
Noi auspichiamo di sì, perché è un provvedimento che salva ospedali e posti di lavoro. Speriamo che veramente i Valdesi ascoltino questo nostro dibattito per rendersi conto del nostro pragmatismo e della nostra volontà di arrivare alla fine. E' giusto che si sappia come va a finire il bilancio per non fare promesse che, poi, sarebbe difficile mantenere.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla sospensione della votazione sull'intero testo di legge (avanzata dal Consigliere Cattaneo).
Il Consiglio approva.
L'emendamento che abbiamo presentato come primo emendamento al DPEF è da noi considerato importante, cioè gli annettiamo un'importanza significativa, anche perché, dovendo ripercorrere il ragionamento che abbiamo fatto ieri nel dibattito generale sul Documento di programmazione economico-finanziario, abbiamo rilevato come, in particolare, ci fosse un punto su cui non ritenevamo il documento particolarmente significativo anche perché è un documento datato; è stato presentato sette-otto mesi fa quindi non ha tenuto conto delle evoluzioni successive. A nostro avviso non poteva tenere conto di tali evoluzioni anche perché è insufficiente nell'analisi e nella proposta, fin dall'inizio, su due versanti particolari: il versante che riguarda la problematica dello sviluppo ricerca e innovazione e la problematica riguardante la difesa e la ridefinizione di un nuovo Welfare regionale.
Su questi due punti ci sembrava particolarmente carente. In particolare, sul primo, anche alla luce della vicenda FIAT che ci coinvolge in questi giorni: come e in che modo si mantiene, salvaguardando una struttura industriale e una sua vocazione industriale, superando ovviamente i tempi e i vecchi modelli fordisti, questa vocazione come punto importante e fondamentale e, nello stesso tempo, la si collega a processi di innovazione, diversificazione, interventi in altri ambiti, campi e dimensioni e con altri sistemi territoriali.
Per fare questo è importante che il territorio riesca a fare sistema tra Torino, il suo interland, la sua provincia e la vocazione delle altre importanti province piemontesi; penso alle vocazioni della provincia di Cuneo e del cuneese, al ruolo che lì ha la piccola e media impresa e tutta una larga imprenditoria diffusa; potrebbe essere definito il nord-est del nord-ovest, per alcune caratteristiche. Penso alle vocazioni dell'alessandrino, che gravita sulla Liguria, o di tutta la parte nord-est del Piemonte che subisce l'attrazione della Lombardia invece che quella possibile di un sistema sinergico piemontese, che sarebbe utile a Torino e al resto del Piemonte.
In questo senso, una leva importante sono l'innovazione e la ricerca ma occorre ripensare anche al ruolo delle nostre partecipate, che fino ad oggi si è caratterizzato per due segnali: la mancanza di iniziativa, che si trascina da anni, e di una forte datazione degli oggetti sociali, idonei più alla conservazione di obiettivi che all'inserimento in processi innovativi, e l'incapacità di indirizzo di meccanismi di controllo e di una tendenza della Regione in questa direzione.
Soprattutto, il fatto che la maggior parte delle iniziative societarie fanno capo a Finpiemonte, la quale continua a svolgere un ruolo prevalente di promozione di iniziative immobiliari, e che la Regione ha una tendenza ad agire prevalentemente attraverso Finpiemonte, ma senza una forte capacità di indirizzo di meccanismi di controllo e di verifica che appaiono molto carenti.
Spesso mancano linee di iniziativa, spesso il quadro è largamente casuale. Certo, non interviene in modo preciso, sulla crisi che è in atto e sulla necessità di diversificazione e la costruzione di individuazione di obiettivi di innovazione, come un sistema di telecomunicazioni diffuso a larga banda, come la conservazione e l'innovazione della filiera dell'automobile, come l'intervento nel settore aerospaziale, come la promozione della ricerca, come tutto il processo di internazionalizzazione che stanno dietro a questo richiederebbero. Occorrono interventi di promozione più ampia e, quindi, il superamento di interventi spesso obsoleti in ambiti territoriali limitati e di partecipate che oggi non hanno assolutamente più un significato innovativo o utile da questo punto di vista, ma si rappresentano più come il trascinamento dell'ufficio dell'Africa orientale, chiuso trent'anni dopo aver dismesso le colonie quelle poche che avevamo, come Stato italiano - e quindi la necessità di una loro ridefinizione in un ambito di promozione e di interventi a respiro regionale dentro una nuova economia che ha come ambiti importanti quelli dell'economia della conoscenza.
In particolare, vanno ripensati i ruoli di alcune realtà, soprattutto di Finpiemonte, alla quale negli ultimi anni sono stati spesso affidati compiti esecutivi impropri, come la gestione dell'organismo pagatore per l'agricoltura, o quelli del DOCUP, snaturandone anche un ruolo di agenzia di promozione dello sviluppo.
Questa è una prima grande questione che deve essere posta a capo di tutte e, a capo di tutte, deve essere affrontata. C'è, poi, una questione di rilievo notevole riguardante un'altra struttura di grossa dimensione: il CSI Piemonte, che può svolgere un ruolo di promotore d'innovazione all'interno di una politica regionale più complessiva e finalizzata in modo chiaro, secondo linee di indirizzo. Infatti, la delibera della Giunta regionale n. 25-2960 del 14/5/2001, individuava proprio nel CSI un riferimento unico nell'azione della Regione, in ambito informatico. Su questa base, veniva scaricato sul CSI la partecipazione in RTP, società in stato prefallimentare, dopo anni di gestione poco oculata.
Negli anni successivi, questi propositi sono stati disattesi e non c'è stata nessuna strategia della Regione per tutto il comparto dell'ICT.
Abbiamo, poi, presente come la partecipazione di Finpiemonte in società importanti come Openet, o il consorzio del distretto tecnologico del Canadese, o la Fondazione Torino Wirless, non è in alcun modo raccordata con l'azione del CSI. Anche l'azione di sempre più numerose Agenzie regionali dovrebbe essere ricondotta, almeno per questo aspetto, in un sistema maggiormente razionalizzato, almeno per quanto riguarda i sistemi informativi.
Che dire poi del ruolo dell'IRES, che negli ultimi anni ha perso quello di riferimento per una conoscenza della situazione socio-economica del Piemonte, sempre più necessaria in questa fase di cambiamento? Sia l'IRES sia il CSI dovrebbero essere, insieme al sistema universitario e della ricerca, dei riferimenti espliciti nella legge sulla ricerca scientifica regionale e, a partire da questo momento, inseriti già come tali nell'unico strumento di programmazione ad oggi esistente, il DPEF, visto che di tutti gli altri (Piano di sviluppo, Piano dei trasporti Piano sanitario, Piano socio-assistenziale, ecc.), abbiamo deciso di farne a meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi, per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Non mi stupisce il silenzio della Giunta regionale che, evidentemente, non ritiene di dare rilievo a questa posizione. Penso che la Giunta regionale respingerà l'emendamento. Dal mio punto di vista questo emendamento sta nel solco delle riflessioni che le opposizioni mettono all'ordine del giorno del Consiglio regionale; sono impostazioni di larga massima, sono riflessioni che abbisognano tutte di essere inserite in un quadro progettuale alternativo che anche questa discussione sul bilancio penso possa contribuire a determinare.
Quindi, con queste precisazioni, esprimo il voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Anch'io, per quanto riguarda questo emendamento, esprimo parere favorevole.
Vedo con stupore che l'Assessore non dà segni di voler rispondere alle domande che sono state poste. Questo mi sembra un emendamento che pone delle problematiche che dovrebbero preoccupare o perlomeno interessare l'Assessore Pichetto, il quale però non fa mostra di voler dire la sua opinione.
Credo che alcune delle domande che sono state poste, specialmente in merito al ruolo che la Finpiemonte si trova a rivestire rispetto a quelli che erano i propositi iniziali che sono stati illustrati con molti particolari dagli interventi che si sono succeduti, meriterebbero forse una maggiore attenzione da parte dell'Assessore e quindi una sua risposta.
Naturalmente l'Assessore può scegliere il comportamento che preferisce adottare, ma noi rimaniamo stupiti da questo suo atteggiamento. In ogni caso, voteremo favorevolmente l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

La dichiarazione di voto del Gruppo Radicale l'ha già preannunciata il Presidente Palma; molto brevemente, la riconfermo.
Noi voteremo a favore di questo corposo emendamento presentato dai colleghi del centro-sinistra, anche se il nostro giudizio sul CSI Piemonte e su questo vorrei soffermare per un attimo la riflessione del Consiglio è un giudizio radicalmente diverso da quello emerso negli interventi di molti colleghi a sostegno di questo emendamento.
Noi crediamo che il ruolo del CSI Piemonte sia sempre più andato a configurarsi come ruolo negativo rispetto a un mercato, quello dei servizi informatici, che vede nel CSI Piemonte in qualche modo una palla al piede e una zavorra; un mercato che è proprio quello che dovrebbe essere il più capace a seguire le innovazioni tecnologiche, il più capace a organizzarsi a riorganizzarsi e naturalmente a inseguire le innovazioni e costruire le innovazioni.
Invece noi sempre di più abbiamo foraggiato, arricchito, ingrandito un carrozzone pubblico che non solo si è configurato come gestore dei servizi ma anche ormai come intermediazione di servizi.
Nonostante questo giudizio che è preciso, puntuale, non morale, ma chiaramente politico sul ruolo del CSI, noi votiamo tuttavia a favore dell'emendamento sulle partecipate nel complesso, perché ovviamente è molto più facile parlare della Tenuta Cannona o del CONSEPI, come anche noi abbiamo fatto, ma il nodo delle partecipate è soprattutto il ruolo degli Enti strategici e quindi il CSI Piemonte in testa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Noi voteremo a favore di questo emendamento perché, come ho cercato di dire prima, lo riteniamo un emendamento strategico.
Per quanto riguarda tutta la vicenda relativa a uno dei punti di maggiore insufficienza di questo documento di programmazione economico finanziaria, non vi sono linee chiare e all'altezza della situazione rispetto a tutta la problematica relativa allo sviluppo di questa Regione e alla costruzione del sistema Piemonte.
Certamente occorre mettere mano a tutta la vicenda delle partecipate regionali, occorre uscire da quel varco in cui le avete mantenute fino adesso, tra mancanza di iniziativa, incapacità forte di indirizzo e linee assolutamente casuali che a loro vengono date senza alcuna forma di riorganizzazione. Occorre mettere mano, per prime fra tutte, a quelle che riteniamo le principali: Finpiemonte, a cui fino a questo momento abbiamo fatto sorgere un ruolo in parte - più che in parte, direi - improprio da questo punto di vista,; CSI Piemonte e il ruolo che può avere; IRES.
Cominciamo a partire da queste che sono il cuore e la testa delle partecipate regionali e del suo sistema per mettergli mano e ripensarlo inserendo questo come obiettivo all'interno dell'unico documento di programmazione che in questa Regione è rimasto: il documento di programmazione economica e finanziaria; documento che, se non scrive delle cose e non si dà degli obiettivi, rimane semplicemente un documento vecchio e datato a otto mesi fa, oltre che datato nell'impostazione politica e amministrativa, un documento che lascia la Regione in quel deficit totale di programmazione nella quale già l'avete lasciata perché, a parte questo strumento e questo documento che noi riteniamo inadeguato, per quanto riguarda - lo dicevo prima - gli altri grandi testi di programmazione (il Piano di sviluppo, il Piano dei trasporti, il Piano sanitario, il Piano socio-assistenziale e un piano complessivo che riguardi il riordino e il riutilizzo del suolo rispetto alle nuove vicende climatiche) sono documenti che in questa Regione mancano da tempo, e della loro mancanza possiamo fare uno degli elementi caratterizzanti la Giunta Ghigo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro Gruppo a questo emendamento. Tuttavia, Presidente, mi corre l'obbligo di precisare alcune cose.
Partirei proprio da un argomento estremamente delicato, che riguarda la questione delle nomine. Non le nascondo, Presidente, che c'è da restare interdetti quando, affrontando una problematica come quella delle partecipate, la politica debba mettere una foglia di fico, lasciando trapelare all'opinione pubblica che le scelte che si operano sugli attori sui nominati e sulle società partecipate sono delle autocandidature scelte in funzione della loro competenza professionale e non invece secondo una logica spartitoria fra le varie forze politiche.
E' evidente che le logiche della rappresentanza delle varie forze politiche all'interno delle società partecipate richiama anche a responsabilità diffuse e quindi ad una sorta di assunzione di responsabilità collettiva delle forze politiche che sono rappresentate nelle società partecipate.
Presidente, cito solo due fatti e preannuncio due ordini del giorno collegati. Il primo riguarda un atto, di recente assunto dal Presidente Ghigo e dalla sua Giunta, su sopravvenute incompatibilità degli incarichi di società partecipate. Forse è il primo atto che è stato compiuto da questa amministrazione.
Invece l'altro, ma sono necessariamente separati perché sono atti di indirizzo che riguardano la Giunta da una parte e il Consiglio regionale dall'altra, sulla opportunità di un'azione di autotutela da parte del Consiglio regionale e da parte della Giunta stessa sul fatto che pare, ad una prima lettura dei nominati negli enti, che molti di loro hanno incompatibilità in forza della legge vigente. Nel senso che ricoprono, in molti casi, il doppio ruolo di controllati e controllori, magari svolgono rapporti di consulenza continuativa della con la Regione Piemonte e nello stesso tempo hanno nomine all'interno degli organismi partecipati.
Certo che l'averli richiamati all'attenzione dell'aula non ci può far dimenticare alcuni casi eclatanti sui quali ritengo non sia stata fatta ancora piena luce. La questione della rete telematica piemontese, il salvataggio operato dal CSI, cioè da un consorzio pubblico, pone sicuramente qualche problema nel momento in cui, anche su questa vicenda si sia voluta mettere la parola fine quando riteniamo che non siano accertate pienamente le responsabilità degli attori che hanno portato la rete telematica piemontese (una società per azioni) ad una situazione fallimentare, nel senso che ancora oggi è in atto un'opera di liquidazione.
Su questo, non si è mai restituito al Consiglio regionale contezza piena di quella vicenda.
Altra questione certamente qui citata nell'emendamento proposto è la questione dell'Acqui Terme S.p.A.. In passato mi sono occupato di questa vicenda e devo dire che concordo sul giudizio espresso. Ci sono alcune società partecipate che, per loro natura, tutto devono rivestire meno che la necessità di una partecipazione da parte dell'ente pubblico. Per queste ragioni, ancorché non del tutto completate nelle motivazioni, dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo rispetto all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano per dichiarazione di voto.



GIORDANO Costantino

Ritenevo importante sottolineare con l'emendamento che i colleghi che l'hanno sottoscritto ritengono che l'Assessore rettifichi il Documento di programmazione economica, perché, così come è stato detto, lo stesso documento non tende a far crescere il prodotto interno lordo della nostra Regione, non tende a far ridurre le ore di cassa integrazione, non tende a far salire la graduatoria delle nostre province e della nostra Regione.
Assessore, mi riferisco in modo particolare alla sua Biella, che è posizionata, come provincia, al cinquantanovesimo posto, ma che il suo Documento di programmazione economica farà precipitare ancora di più.
Siamo convinti che lei può modificare in qualche modo il Documento di programmazione in considerazione di quanto le è stato segnalato da questo emendamento, perché sulla base della programmazione economica noi possiamo dare futuro e sviluppo a questa Regione. Per questo motivo noi votiamo favorevolmente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste d'intervento pongo in votazione l'emendamento.



(Il Consigliere Cattaneo ed altri chiedono la votazione dell'emendamento per appello nominale)



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 1 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 13 Consiglieri hanno votato NO 27 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 14 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi e Papandrea: pag. 66, paragrafo 2.1 'La salute' (riga 4) La frase dalle parole: "Un vincolo ..." sino alle parole: " ...paesi dell'UE." è soppressa ed è sostituita dalla seguente frase: "La spesa sanitaria deve derivare dalle esigenze della popolazione, ed essere supportata e quantificata da un accurato studio epidemiologico e dall'analisi critica del pieno utilizzo di ogni risorsa del Servizio Sanitario Regionale."



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Nel settore sanitario abbiamo presentato alcuni emendamenti. Il primo fa riferimento all'esigenza che la spesa sanitaria debba fare riferimento non a questioni di bilancio in modo prioritario, ma a questioni legate agli obiettivi di salute che si attendono presso la comunità regionale.
Questo emendamento parte da una concezione della spesa sanitaria del tutto opposta a quella delle destre che, storicamente, quando si accingono a trattare impegni dello Stato nei problemi sociali, tendono prima a fare i conti e a decidere quante risorse destinare a tale scopo, e poi, con quelle risorse, a fare quello che si può.
Bene, prendo atto per comunicazione diretta che il 30 aprile a Milano ci sarà un incontro tra le Regioni e la Ministra Moratti, in cui la nostra Regione dirà: "È vero che sul DPEF non abbiamo scritto delle scelte politiche conseguenti nell'ambito dell'istruzione, della cultura e del sostegno alle famiglie, ma veniamo a dirti, caro Ministro, che noi abbiamo 7500 iscrizioni in più e che, con il taglio di cattedre che tu hai attuato nella nostra Regione, non siamo in grado di dare la risposta a queste realtà".
Tralasciando, per questione di tempo, la cultura (argomento che sarà comunque ripreso da altri colleghi), è pazzesco pensare che ci sia il 33 in meno di finanziamenti sulla cultura sulle nostre Regioni e che, di conseguenza, ci siano scelte di costrizione.
Da questo punto d vista, è un po' debole il Documento. Ci siamo dimenticati di dire che il 43% dei musei è gestito dagli enti locali? O il 38,4% dei teatri? O il 47% delle biblioteche appartiene agli enti locali e che questi enti locali hanno provato di tutto e di più per valorizzare il patrimonio culturale che esiste nel loro territorio? Forse si trovano nella situazione di non avere i soldi per pagare le bollette della luce o il personale. A questo punto, quindi, si ricade sulla vicenda precedentemente descritta: famiglie che si ritrovano in difficoltà perché quel personale non viene sostenuto, non viene pagato e viene messo a riposo, in mobilità o in una situazione di difficoltà lavorativa.
Vorrei fare ancora un accenno sull'ambiente.
Sull'ambiente, con tutta quella serie di capitoli dedicati alle politiche e alle azioni a seguito del piano energetico, ci aspettavamo di vedere, nel combinato disposto DPEF-bilancio, le conseguenti azioni finanziabili, in applicazione di quanto abbiamo varato insieme.
Arriveranno? Speriamo. Siamo qui per questo e quindi contribuiremo a presentare emendamenti che abbiano proprio questa funzione, considerato che siamo stati pesantemente bocciati e puniti, a livello di Paese, dall'OCSE è assolutamente noto a tutti - che avremmo dovuto, ad esempio sul versante delle emissioni, dare un contributo di riduzione del 6,5%, invece lo abbiamo aumentato del 7,2% e così via. Gli esempi possono sono molti.
Anche da questo punto di vista, il Documento, nella lettura combinata tra DPEF e bilancio, deve dare di più. La nostra Regione va meglio rispetto ad altre, ma non ci sono le scelte conseguenti e coerenti che ci aspettavamo da questa Giunta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'aula sta affrontando un tema di grande rilievo sul quale il Consiglio regionale ha la competenza. In questi mesi, in tutte le Regioni si sta riflettendo, in occasione della discussione sui nuovi Statuti, sul ruolo dei Consigli regionali. Le assemblee stanno riflettendo, anche in modo critico, e vi è una preoccupazione diffusa, che non coincide con le divisioni tra maggioranza e opposizione che segnano tutti i Consigli regionali, in merito al fatto che in questi ultimi anni le assemblee elettive regionali, e più in generale le assemblee elettive (quindi anche quelle dei Comuni e delle Province) sono in una situazione di progressiva emarginazione e perdita di ruolo.
una preoccupazione di tutti. Sappiamo che nella discussione sugli statuti regionali vi è una particolare discussione circa le conseguenze che il metodo dell'elezione diretta del Presidente della Giunta ha nel rapporto tra Consiglio regionale, Presidente eletto direttamente e Giunta regionale.
"In tutte le Regioni - si dice - bisogna riequilibrare questo rapporto perché oggi siamo in presenza di un rapporto che immiserisce ed emargina e riduce, spesse volte, a comparsa, il ruolo che deve essere, viceversa importantissimo, dell'assemblea regionale".
Questo dibattito in che situazione si svolge? Il dibattito concerne il Documento di programmazione che dopo il programma regionale di sviluppo è una struttura di programmazione decisiva. Come puro inciso segnalo il fatto che questa discussione avviene senza il quadro programmatico di riferimento che la rende legittima e capace di agire. Mi sembra che sia un elemento che non possa essere trascurato. Quest'aula sta discutendo del Documento di programmazione senza un programma regionale di sviluppo.
Scandalo. "Scandalo", bisognerebbe dire, perché si viola, non nella forma quanto nella sostanza, la legge regionale. Senza un programma di legislatura di cinque anni che è inverato dal programma regionale di sviluppo, non ha senso fare la discussione su un tassello di un programma che non c'è.
Ve lo lascio come inciso.


Argomento: Piani pluriennali

Esame proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n.


CHIEZZI Giuseppe

7"



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 5) all'o.d.g.: Proposta di deliberazione n. 437 "Documento di programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2004-2006 l.r. 11 aprile 2002, n. 7" E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Mi rendo conto che formalmente, trattandosi di una deliberazione, si potrebbe anche pensare che non si fa una relazione. Il DPEFR però dovrebbe rappresentare uno dei documenti fondamentali della discussione, rispetto alle scelte, anche di natura finanziaria e di bilancio, che la Regione fa.
E' il documento che imposta le scelte complessive della Regione. Devo dire che, da questo punto di vista, sono stupito che venga discusso come si trattasse di una semplice deliberazione che si può affrontare in tempi veloci.
Mi rendo conto che, poiché questo documento doveva essere discusso entro il mese di giugno dell'anno scorso, arriva con dieci mesi di ritardo.
Questo aspetto crea qualche imbarazzo, perché tutti sanno che il documento poteva arrivare in discussione, come minimo, dopo la pausa estiva. Infatti non c'è stato nessun problema procedurale che lo abbia impedito, se non la sottovalutazione che la maggioranza dà a questo tipo di legge e il fatto che la maggioranza, nell'arco di questi lunghissimi mesi, ha individuato altre priorità.
Abbiamo fatto importantissime discussioni in quest'aula su temi quali la proposta di legge per il terzo mandato ai sindaci dei piccoli Comuni, su cui poi decideva - come ha deciso - il Parlamento, e altre leggi che hanno la stessa importanza. E non si è voluto affrontare la discussione di questo documento.
Altro elemento di imbarazzo, che sicuramente ha la Giunta, è il fatto che questi mesi sono un po' impietosi, nel senso che sono mesi in cui questo documento è stato preparato, ma è un documento largamente insufficiente, che non tiene conto della reale dinamica di quella che è stata l'economia piemontese e lo sviluppo dell'economia piemontese.
Ovviamente non ha agito su questo, non ha potuto agire rispetto alla dinamica dell'economia stessa, non l'ha accompagnata ed è stata ininfluente. Le cose scritte su questo documento dimostrano che le analisi che venivano svolte erano insufficienti.
Faccio un solo esempio da questo punto di vista, e l'ho già fatto in Commissione. A pagina 21 del documento si parla della riscossa della filiera dell'auto e, se andate a vedere il grafico che parla della riscossa della filiera - per filiera si intende l'indotto - si può vedere che il 2002 ha visto un sorpasso delle esportazioni dell'indotto rispetto a quelle dirette di autoveicoli.
Da questo si potrebbe dire che la situazione va bene; invece non va bene, perché questo sorpasso è avvenuto attraverso un crollo delle esportazioni degli autoveicoli e non attraverso la crescita delle esportazioni dei componenti.
Però il modo con cui viene presentata la riscossa della filiera auto la dice lunga sull'approccio molto pressapochista del documento stesso.
Ripeto che avviene in un contesto in cui la nostra Regione vive una delle situazioni più drammatiche nel corso degli ultimi decenni; forse si deve andare agli anni '70 per trovare una situazione così drammatica di riduzione dell'attività economica.
Il tutto viene molto mascherato, perché i dati sull'occupazione vengono mascherati da quel tipo di occupazione ormai molto inquinata perché dei lavoratori che lavorano per poche ore al mese, che cambiano regolarmente lavoro e che nell'arco degli anni non hanno mai un datore di lavoro che sia lo stesso, non sono più considerati dei disoccupati, ma vengono considerati come occupati.
Noi abbiamo avuto un aumento dell'occupazione attraverso le statistiche e il fatto che le statistiche oggi considerano occupate persone che, una volta, non venivano considerate tali. Quindi, una massa di lavoratori precari e con lavori parziali viene considerata occupata a tempo pieno. Se si facesse il calcolo delle ore lavorate, che è un calcolo serio rispetto all'attività economica, il dato sarebbe completamente diverso.
Noi abbiamo avuto un crollo del numero di ore lavorate in questa Regione, il che rappresenta un serio indicatore dell'economia.
L'altro elemento ancora più significativo è la cassa integrazione e la mobilità. Non diciamo né i dati né i record che non vengono citati per quanto riguarda la Regione Piemonte; c'è però il fatto che, nel corso dell'anno scorso, la Regione Piemonte ha avuto più del 50% della cassa integrazione nazionale, concentrato prevalentemente nella Provincia di Torino e di Asti, cioè quelle legate alla filiera auto. Non è sicuramente un bel record. Considerazioni analoghe valgono per la mobilità.
Questa enorme massa di ammortizzatori sociali è servita a mascherare il dato che ricordavo prima, cioè il fatto che siamo in una situazione in cui l'economia non solo rallenta, ma è in una fase di vera e propria recessione, e i cassaintegrati non sono dei disoccupati. Lo diverranno purtroppo se non si interviene, ma solo una parte di quelli in mobilità riusciranno a diventare pensionati, mentre altri no.
E' fondamentale il vincolo, ma questo vincolo deve derivare dalla qualità del servizio da erogare, come quando si fa un preventivo. Il documento di programmazione economica, in effetti, è una previsione anticipata di spesa, è un documento che deve prevedere qualità e deve prevedere servizi. Se si sbaglia in partenza, questo tipo di lavoro sarà sicuramente negativo.
La programmazione deve essere fatta in virtù delle caratteristiche del servizio da erogare sul territorio, è inutile prevedere 10000 appendiciti sul territorio quando, in realtà, devo fare altri tipi di interventi.
Ragion per cui riteniamo che questo emendamento debba essere accettato perché sfido chiunque, in quest'aula, in modo particolare i Consiglieri della maggioranza, che fanno un'affermazione diversa rispetto a quella che la spesa sanitaria deve derivare dall'esigenza della popolazione.
L'Assessore mi deve dire per quale motivo è contrario, se è contrario, a quel tipo di intervento. Siamo convinti che la spesa deve derivare dal servizio e deve essere ottimizzata in funzione del servizio.
E' fondamentale la programmazione e l'intervento che devono essere chiari sul territorio per le cose che si devono fare. Per questo siamo favorevoli a questo intervento e complimenti al Consigliere Chiezzi per averlo presentato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Anch'io mi chiedo, come il Consigliere Riba ed altri, come mai ci facciate fare tutta questa discussione sull'emendamento quando sarebbe molto più semplice, da parte di qualcuno della Giunta - non so chi sia in grado di farlo, dato le presenze - dire che l'emendamento è accolto.
Non so se l'avete letto, non so c'é qualcuno ai tavoli della Giunta che ha letto questo testo. Il testo suggerisce di inserire a pagina 66, al capoverso 2.1, quello relativo alla salute, di sostituire la frase: "un vincolo è rappresentato dal contenimento della spesa sanitaria, problema comune a tutti i paesi dell'UE" con la seguente dizione: "la spesa sanitaria deve derivare dall'esigenza della popolazione ed essere supportata e quantificata da un accurato studio epidemiologico e dall'analisi di critica del pieno utilizzo di ogni risorsa per il Servizio Sanitario Nazionale" Una modifica di impostazione rispetto al testo che voi avete utilizzato, pienamente coerente con quanto sostiene la riforma sanitaria attualmente in vigore, che noi abbiamo adottato in questo Paese, nelle sue varie formulazioni e successivi aggiornamenti (compresi gli ultimi della Ministra Bindi). E' assolutamente coerente con le caratteristiche del Servizio Sanitario Nazionale quale lo abbiamo istituito in Italia, non solo, ma è assolutamente coerente con il Piano Sanitario regionale attualmente in vigore, quello che non abbiamo ancora sostituito con il testo successivo.
Testo successivo di cui vorremmo sapere quale fine abbia fatto perch dopo una consultazione in cui è stato ampiamente respinto da tutti gli amministratori piemontesi e da tutte le associazioni, è scomparso. E' ricomparso un altro testo che modificava alcuni elementi di quello precedente, è stato scritto alla IV Commissione, poi è sparito. Scusatemi l'inciso, ma mentre discutiamo di programmazione e bilancio l'aggancio me lo ha dato l'emendamento sulla spesa sanitaria proposta dal Consigliere Chiezzi. E' doveroso che ad ognuno di noi venga spontanea la domanda: "Che fine ha fatto il testo di Piano Sanitario iscritto in IV Commissione?" Come si intende, e in che modo, portarlo all'ordine del giorno? Si intende calendarizzarlo nella discussione, riaprire, forse, le consultazioni arrivare come e in che tempi alla discussione dell'aula? Oppure, si intende, come ha avuto occasione di dirci l'Assessore nel corso del lungo dibattito in I Commissione prima di arrivare in aula con i testi del bilancio, della finanziaria e del documento di programmazione economica e finanziaria, che del Piano sanitario non se ne faceva più niente, salvo successiva e frettolosa smentita che non ha convinto nessuno? Fatto questo inciso su una questione importante come quella del Piano sanitario, voglio riprendere il ragionamento.
La questione di una spesa derivata dall'esigenza della popolazione supportata e quantificata da uno studio epidemiologico e dall'analisi del pieno utilizzo di ogni risorsa del Servizio Sanitario Regionale, è un principio che nei Piani sanitari che si sono susseguiti in Regione e approvati dall'aula sia nelle proposte iniziali che in quelle approvate dall'aula, da lungo tempo contenuto. Noi non riusciamo a capire quale difficoltà ci possa essere a prenderlo in considerazione. Penso che il Consigliere Chiezzi sia disponibile a modificare qualche parola, qualche aggettivo (si tratta di chiederlo al Consigliere stesso trattandosi del primo firmatario) purché la questione dello studio epidemiologico entri tra questi principi. Penso che questa disponibilità non abbia difficoltà a dichiararla.
Debbo anche dire che la questione degli studi epidemiologici e di un'analisi, di un'indagine dello stato di salute del Piemonte, è un'altra questione di importante rilievo. Voi ci avete presentato, per un certo numero di anni, degli studi sullo stato di salute della popolazione piemontese, anche questi depositati in IV Commissione, che sono stati oggetto di un'attenta lettura ed intervento da parte dell'opposizione, ma studi sullo stato di salute del Piemonte, fatto a scadenza successive, non è mai stato un elemento di orientamento vero per la Giunta. Certo, non per il piano, perché i piani non li abbiamo più fatti, neanche per i successivi interventi di ordine sanitario che sono stati fatti.
Un richiamo in questa direzione andrebbe nel senso di ristabilire, in modo diverso, la problematica del concetto di salute che deve sovrintendere l'organizzazione sanitaria perché è alla salute che noi dobbiamo tendere come obiettivo e non semplicemente alla organizzazione burocratica dei servizi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Anch'io mi unisco alle voci di quanti hanno sottolineato la fondamentale correttezza e sensatezza di questo emendamento chiedendo che l'Assessore valuti con attenzione la possibilità di accettarlo.
L'emendamento sostiene due elementi fondamentali nella programmazione sanitaria e io credo che tutti condividano il fatto che quando si parla di sanità, il bilancio che si fa deve basarsi su indici di valutazione che devono essere confrontabile e oggettivi.
Parlare di salute e di sanità partendo proprio dalle esigenze della popolazione ci sembra ovvio e scontato, anche perché - l'Assessore lo sa bene - l'evoluzione della società ci pone di fronte ad un cambiamento della struttura umana. Sappiamo che nelle società occidentali aumenta il periodo di vita nella stessa proporzione in cui aumentano le patologie correlate appunto, all'aumento della speranza di vita. L'idea di porre al centro della programmazione non le risorse disponibili, ma la domanda alla quale noi dobbiamo rispondere, ci sembra una questione irrinunciabile in un documento come il DPEF, che voglia appunto stare al passo con i tempi e con le risposte che bisogna dare di questi tempi. Il fatto che si sottolinei che questa esigenza di salute debba essere stimata in base a delle valutazioni epidemiologiche, è un'affermazione difficilmente smentibile dall'Assessorato alla sanità, anche se capisco che ci possano essere delle situazioni in divenire che non rendono così facile accettare questa definizione. A cosa mi riferisco? Basta pensare, ad esempio, alle problematiche legate alle grandi opere che si stanno realizzando (o che si vorranno realizzare) in Piemonte. Prevedere delle opere dove esiste un fondato pericolo, anzi la certezza, di immobilizzare dell'amianto e un'altrettanta fondata certezza che sarà difficile rispettare le norme di sicurezza relative al rischio amianto, renderà difficile rispettare in pieno una programmazione basata sull'epidemiologia. Questo è uno degli elementi che potrebbe preoccupare l'Assessore alla sanità. In verità, non dovrebbe preoccuparlo nel senso di avere una risposta epidemiologica difficile, ma dovrebbe indurlo a verificare come effettivamente queste opere potrebbero incidere sulla salute dei cittadini e valutare quindi quali strumenti dovranno essere adottati per rimediare a questo deficit di salute.



PRESIDENTE

Grazie, collega Moriconi.
Ha chiesto la parola l'Assessore Galante.



GALANTE Valter, Assessore alla programmazione sanitaria

indubbio che i principi richiamati in questo emendamenti siano in larga parte condivisibili, tanto é vero che sono già presenti nel testo perché "la spesa sanitaria deve derivare dalle esigenze della popolazione" in realtà si lega, o si sovrappone, a quanto scritto quattro righe sopra: "ritagliate sulle esigenze delle comunità territoriali" o ancora due righe sotto: "soluzioni che si adattano al meglio alle caratteristiche della domanda sanitaria", o ancora nella pagina successiva, che riguarda tutto quanto dev'essere prestabilito per dare garanzia sui LEA. Pertanto, è un principio condiviso ed è già riportato nel testo che si propone.
Gli studi epidemiologici fanno parte, anche in base alle definizioni previste dal Piano Sanitario del 1997, quale base di riferimento per tutta la programmazione sanitaria. Difficile, invece, è accettare che lo studio epidemiologico quantifichi la spesa sanitaria, perché i passaggi per arrivare alla quantificazione della spesa sanitaria sono diversi.
Si condivide a tal punto la parte dell'emendamento sui principi generali che dobbiamo dire che è già stato accolto nella parte testuale.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Galante.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 14 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No! Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Come da richiesta del Consigliere Chiezzi e di altri Consiglieri, ripetiamo la votazione su questo emendamento, sul quale la Giunta ha espresso il parere contrario.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 14 sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
La seduta è aggiornata alle ore 15.00.



(La seduta ha termine alle ore 13.34)



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