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Dettaglio seduta n.433 del 10/02/04 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 16.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Brigandì, Burzi, Cantore Pichetto Fratin, Pozzo e Rossi Giacomo.


Argomento: Comuni - Circoscrizioni comunali

Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 440 e proposta di legge n. 314 "Incentivazione per l'esercizio associato di funzioni e servizi comunali. Prime disposizioni"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 440 e proposta di legge n. 314 "Incentivazione per l'esercizio associato di funzioni e servizi comunali. Prime disposizioni" Ricordo all'Aula che la relazione era stata data per letta dal relatore, Consigliere Manolino.
Non essendoci interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Non essendoci emendamenti, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Suino, Muliere e Riggio: al comma 1 lettera a) sostituire le parole "10 anni" con le parole "12 anni".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, vorrei illustrarlo anche perché non essendo intervenuto in discussione generale, ritengo di poter chiedere alla assemblea il tempo per illustrare entrambi gli emendamenti.
Stiamo discutendo dell'articolo 2, quello che stabilisce i criteri sulla base dei quali sarà possibile per le varie forme associative accedere ai finanziamenti e agli incentivi previsti dalla legge che stiamo esaminando.
Noi stabiliamo una durata temporale, a seconda del soggetto che chiede di accedere agli incentivi che la nostra legge prevede. In questo caso prevediamo una cadenza annuale diversa, a seconda dei soggetti che chiedono di poter accedere ai benefici che introduciamo con questo provvedimento.
Credo che andrebbe fatto uno sforzo per premiare e per incoraggiare quelle realtà comunali che avviano un processo di diffusione. Mi pare che da una lettura del testo esista una non sufficiente valutazione o un non sufficiente impegno per privilegiare questo tipo di sbocco nell'impegno delle amministrazioni locali.
Mi pare superfluo ricordare ai colleghi e all'Assessore competente (che conosce benissimo la nostra situazione) che discutiamo di una Regione nella quale vi é obiettivamente un problema di riforma istituzionale, che passa non solo, ma anche attraverso una fusione dei Comuni che esistono nella nostra Regione (i famosi 1206 Comuni).
Sono cosciente del fatto che non possiamo attribuire a questa legge aspettative e compiti che non le competono, ma dovendo decidere gli incentivi rispetto ai soggetti che faranno domanda per ottenerli, credo sarebbe giusto premiare quelle realtà comunali e quelle amministrazioni che si pongono nell'ottica della fusione.
Per questo abbiamo presentato l'emendamento che propone di prevedere che la durata degli incentivi per questi Comuni che intendono fondersi sia non di 10, ma di 12 anni. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ho qualche dubbio invece su questa proposta del collega Ronzani, e cercherò di motivarlo.
Noi l'obiettivo che ci diamo è quello di offrire ai cittadini degli standard di servizi adeguati, senza che questi servizi subiscano dei condizionamenti per la dimensione eccessivamente limitata dei Comuni.
Invece alcuni - e ho avuto occasione di sentirlo in Parlamento - hanno la visione di eliminare il numero dei Comuni, in quanto nei Comuni si riproduce un sistema di ceto politico nell'assemblea elettiva e poi il sindaco. Quindi, c'è una pluralità di soggetti del ceto politico che così verrebbe in qualche modo ridotta.
Credo che il collega Ronzani lo escluda in assoluto. Il punto è questo, Assessore: se noi otteniamo lo stesso risultato della fusione con altre forme, che quindi permettono di avere degli standard di servizi adeguati, la presenza dell'articolazione comunale non va vista come un ceppo, una cosa che limita il funzionamento della società, ma come una ricchezza democratica e civica.
L'esistenza di un piccolo Comune che ha la sua rappresentanza, il suo sindaco nella casa civica, che sostituisce oggi quella del parroco del secolo scorso, è una linfa della società. Perché la vogliamo ammazzare attraverso una forma di incentivazione economica? Ovviamente io sono per far sì che ci siano delle forme associate.
Resti la proposta del collega Ronzani, ma a questo punto alziamo anche di due anni, da 6 a 8, per altre forme associative, cioè non ampliamo la forbice tra il premio per i Comuni che si vogliono fondere, rispetto a quelli che sono impegnati nell'offrire dei servizi adeguati, probabilmente analoghi a quelli che derivano dalla funzione, ma mantenendo in vita la dimensione comunale, che non è un presidio clientelare o una forma di rendita.
Voi sapete che nei piccoli Comuni gli amministratori danno un servizio straordinario. Io l'ho visto nei Comuni alluvionati, nei Comuni di montagna colpiti. Il sindaco e i Consiglieri comunali danno un servizio civico straordinario. E noi vogliamo distruggere ed uccidere quel tipo d'impegno attraverso una forma di visione di razionalità quasi aziendale: i Comuni non sono un'azienda, sono la realtà che pulsa di una comunità.
Se non ce la fanno, è chiaro che non si danno dei premi, perché il cittadino non deve pagare dei prezzi alla disfunzione che si determina con la frantumazione comunale. Dall'altro lato, se si riesce con le forme associative a offrire questi servizi, perché portarli, alla lunga, alla loro estinzione? Lo aveva già tentato - mi rivolgo ai colleghi di AN - il fascismo, per esempio, quando i Comuni di Mazzè e Villaneggia erano stati accorpati al Comune di Caluso, mediante una semplice bolla-dichiarazione, senza una elaborazione particolare.
Riconosciamo ai Comuni di essere una cellula della nostra democrazia e della vita civica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e colleghi, intervengo per onorare il dibattito dell'Aula con alcune considerazioni, peraltro già svolte in Commissione luogo in cui mi ero ritrovato d'accordo con il collega Ronzani, che chiedeva una diversa modulazione degli incentivi finanziari per le varie tipologie di accorpamento, fusione e unione di Comuni.
Sono d'accordo con il collega Ronzani, con l'emendamento che voter per spostare in avanti, da 10 a 12, gli incentivi finanziari legati alla fusione. Ritengo, obiettivamente, che una fusione di Comuni, per tutte le ragioni esplicitate dal collega Tapparo, sia un atto particolarmente significativo, che investe non solo una mera questione di amministrazione locale, ma in cui intervengono retaggi culturali, storici e di tradizioni importanti.
Se la Regione crede di dover agevolare questo tipo di fusioni, lo deve fare con uno strumento efficace, costituito da una differenziazione significativa tra le normali unioni e Comunità montane, e un'eventuale fusione.
Sappiamo quanto la fusione sia difficile, proprio perché va a toccare anche quelle corde più intime, più vere, della tradizione, della cultura e della storia di una singola comunità.
Approfittavo della presenza del Presidente Ghigo per svolgere un intervento, in quanto siamo stati chiamati a vagliare un procedimento di fusione di Comuni. Ricordo la questione del Biellese (Sagliano Micca e Adorno): insieme all'Assessore Laratore e a Sindaci molto motivati è stato intrapreso un percorso di fusione molto razionale.
L'ho già detto in Commissione, ma lo voglio ribadire in questa sede anche alla presenza del Presidente Ghigo, credo che la Regione non abbia fatto tutto quello che poteva fare.
Abitando in un piccolo Comune, posso dire che, molto probabilmente l'intervento di un Presidente della Regione in un dibattito relativo ad un referendum, quello che noi abbiamo convocato, in base alla nostra legge per chiedere la fusione dei Comuni, sarebbe stato un elemento significativo anche per far crescere tutte quelle motivazioni e quei distinguo ricordate dal Consigliere Tapparo.
Se la Regione avesse saputo in qualche modo accendere i riflettori su quel dibattito, su quella questione, posta con un referendum, da noi convocato per la fusione, avrebbe fatto un'azione meritoria, credo anche doverosa, rispetto all'assetto istituzionale globale.
Mi ero stupito di questa disattenzione regionale fino a quando non ho letto una illuminante intervista del Presidente Ghigo su un giornale nazionale in cui ricordava i dieci anni della Costituzione del movimento di Forza Italia. Un elemento saliente che riconosceva al suo partito era l'aver superato l'ondata referendaria e uno dei meriti del Presidente Berlusconi, secondo il nostro Presidente Ghigo, era l'aver, in qualche modo, mandato al macero tutte quelle istanze di partecipazione dei cittadini che si esprimono in Italia - Paese democratico - con i referendum.
A questo punto, ho letto come un filo rosso quel mandare al macero il referendum sulla caccia e i referendum sulla questione della Comunità montana, "Murazzano sì", "Murazzano no", e, ultimo, ma non ultimo, mandare al macero il referendum per l'unione di Sagliano Micca e Andorno. Ne prendo atto, a ognuno le proprie responsabilità e le proprie scelte politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani per dichiarazione di voto.



RONZANI Wilmer

Devo una risposta al collega Tapparo, che, come sempre, interloquisce su questa questione. Credo che sia giusto mantenere questa distanza nell'articolazione degli incentivi. Se dovessimo votare l'emendamento che prevede per le fusioni un incentivo che si protrae per 12 anni, credo che avremo un'articolazione più equa tra le varie forme associative.
Per il resto, sono d'accordo con quanto detto dal collega Mellano prima di me. Non dobbiamo in nessun modo sottovalutare il ruolo delle piccole Amministrazioni nella nostra Regione. Condivido le riflessioni del collega Tapparo. Infatti, mi guarderei bene dal proporre emendamenti che introducono in questo o in altri provvedimenti meccanismi che possono apparire coercitivi rispetto all'obiettivo che considero fondamentale quello della fusione di alcuni Comuni della nostra Regione. Non penso assolutamente a questo, del resto, il processo di fusione prevede una procedura determinata e chiarissima. Il caso ricordato dal collega Mellano da questo punto di vista, è emblematico; lì, ad un certo punto, quel processo si è arrestato.
Siccome questo mi sembra debba essere un obiettivo nostro, questo problema lo pongo a prescindere dalla nostra collocazione politica. Ritengo sia un nostro obiettivo disegnare una riforma istituzionale del Piemonte che passa anche, ma non solo, attraverso un'aggregazione dei piccoli Comuni. L'idea di utilizzare questo provvedimento per introdurre un meccanismo ancora più premiante la ritengo una scelta giusta, da incoraggiare. Non dobbiamo sottovalutare le identità. Sono convinto del fatto che dietro i Comuni ci siano le identità e noi dobbiamo lavorare per difenderle, ma è evidente che per difenderle meglio occorre fare in modo che a queste identità corrisponda un adeguato livello di governo politico istituzionale. Da questo punto di vista, per consentire un adeguato livello di governo politico-istituzionale a quelle identità è necessario incoraggiare questo processo nelle forme, nei modi e mediante gli strumenti che noi riteniamo adeguati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Sono soddisfatto che sia stato detto che con questa operazione non si vuole, in modo coattivo, obbligare quasi i Comuni alla fusione. Alla lunga con la graduale riduzione - lo vediamo con queste leggi finanziarie che questo Governo ci sta propinando - si portano le Amministrazioni comunali minori ad una condizione tale per cui o restano impotenti nella propria operatività oppure sono costrette al passo.
L'operazione di azione coattiva non è palese, ma emerge nei fatti. Per questo motivo, chiedevo all'Assessore di non ampliare la forbice tra il premio a coloro che si fondono e il premio a coloro che trovano soluzioni adeguate, e di affrontare, in modo aggregato, i servizi da offrire alla collettività.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2.1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
2.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Muliere, Suino e Riggio: Al comma 2, dopo le parole "Comunità Montane" aggiungere le parole: "tali criteri vengono sottoposti per il parere alla competente Commissione consiliare".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2.2), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Non essendovi interventi, pongo in votazione l'articolo 3.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 4.1) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: all'articolo 4, comma 1, eliminare "o che siano fusi" "....o già istituite".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Mi rendo conto, colleghi, che è un passaggio un po' delicato. La proposta che emerge da questo mio emendamento probabilmente è un po' tranchant, ma vorrei cercare di spiegarne le ragioni.
Una volta che, attraverso un'azione premiale, i Comuni si sono fusi (cito il caso della fusione per tutti), diventando un Comune più grande affiancato da altri Comuni che già esistevano, la base di un sostegno deve ultimarsi, se non subito, poco più avanti. Nel momento in cui entra a regime la vita dei due o tre Comuni che si sono fusi, si continua ancora ad assegnare loro i premi? E per quanto tempo? Si esaurisce, altrimenti si crea una funzione di svantaggio rispetto un altro Comune, magari di dimensione analoga, che gli sta accanto.
Il premio alla fusione è un'operazione che si fa in partenza, ovvero nella fase in cui avviene questo matrimonio, ma poi basta. Bisogna stabilire questo aspetto, perché altrimenti si corre il rischio per cui due Comuni che si sono fusi ricevano un premio, quasi per la vita, in termini di assistenza, di supporto o quello che è.
Precisiamolo, Assessore: quanto dura questo sostegno? Sei mesi, un anno, qualche mese? Tre anni, cinque anni, per la vita? Bisogna capirlo perché si può creare un meccanismo di disuguaglianza tra i Comuni, generato dal fatto che si continua a mantenere un atteggiamento premiale per coloro che si sono fusi. Quelli che si sono fusi dopo un po' entreranno a regime.
Siccome facciamo un'operazione non solo per offrire dei servizi migliori, perché la dimensione pare che lo permetta - anche se nutro dei dubbi su questo - ma anche perché alla lunga tutto questo verrebbe a costare meno, se dall'altro lato continuiamo ad assegnare risorse (che potrebbero essere anche non finanziarie, ma di sostegno o di altro tipo) abbiamo ottenuto un risultato solo a dispetto del numero dei Comuni.
Sembra quasi che il nostro obiettivo fosse quello di ridurre il numero dei Comuni e non quello di ridurre i costi o fare una serie di operazioni sulle quali ho dichiarato comunque la mia perplessità.
Il senso era un po' questo: una volta fatta l'operazione, ci sarà la fase di breve consolidamento, ma poi ognuno camminerà con le proprie gambe.
Se non è così, il disegno è proprio limitato nella sua logica.
L'Assessore deve specificare che si tratta di un'operazione di breve consolidamento, al termine della quale si dovrà proseguire con le proprie gambe. Il senso del mio emendamento, che, come dicevo, riveste probabilmente un carattere un po' tranchant, è di questo tipo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 4.1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4, nel testo originario Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Credo che all'articolo 5 emerga un problema di coordinamento, perch nel testo ci riferiamo al 2003.



PRESIDENTE

Ha ragione, collega Ronzani. Dobbiamo sostituire l'anno finanziario "2003" con "2004" e poi precisare "a partire dal 2005".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Mentre era ragionevole pensare che un provvedimento pensato lo scorso anno prevedesse per il 2004 uno stanziamento analogo a quello del 2003, mi sembra più giusto, adesso che approviamo il provvedimento del 2004, con quella dotazione finanziaria, che personalmente considero inadeguata fermarsi qui, non prevedere per le annualità successive il medesimo stanziamento del 2004. E' ragionevole pensare che negli anni successivi noi si decida di implementare queste risorse. Credo che sarebbe giusto, al di là delle valutazioni politiche, destinare lo stanziamento per il 2004 in 8 milioni e mezzo di euro, abolendo il comma 2.
Quanto meno, riscrivere il comma 2 nel seguente modo: "Per gli anni successivi, si fa fronte ai sensi del comma 1 dell'articolo 30...." senza quantificare un importo uguale a quello di quest'anno. Il prossimo anno possiamo immaginare risorse diverse, auspico che vi siano risorse diverse essendo evidente che lo stanziamento di quest'anno ci consente di coprire tutte le forme associative fino al 2003 e lascia uno spicchio sul 2004. Uno spicchio che considero insufficiente, dal punto di vista della dotazione finanziaria con la quale pensiamo di incentivare le nuove forme associative, cioè quelle che nasceranno e che verranno costituite a partire da quest'anno.



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, se vuole formalizzare l'emendamento, lo firmo anch'io.
Sospendo la seduta per 2 minuti.
(La seduta sospesa alle ore 16.31 riprende alle ore 16.33)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Il comma 1 viene modificato soltanto sostituendo le parole "2004" con le parole "2003". Il comma 2, dell'articolo 5, viene così riscritto "Per gli anni successivi si fa fronte ai sensi del comma 1 dell'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003 n. 2. Legge finanziaria.



PRESIDENTE

5.1) Emendamento presentato dal Consigliere Ronzani, Toselli e Riba: il comma 2 è così sostituito: "Per gli anni successivi si fa fronte ai sensi del comma 1, articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 5.1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo. 7, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8, nel testo originario.
Il Consiglio approva Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto, sull'intero testo del progetto di legge, il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

E' pur vero che siamo sempre di fretta perché i lavori del Consiglio stentano a dispiegare i suoi effetti. Volevo consigliare all'Assessore Laratore, anche se non è un eletto ed è alla prima esperienza legislativa che un'interazione in aula è utile per i Consiglieri che non sono presenti nella Commissione che ha elaborato questo disegno di legge. Serve anche a far maturare, fra tutti noi, valutazione che si affinano, che possono anche prendere in considerazione punti sui quali qualcuno può partire, se non prevenuto, ma con una considerazione che poi, via via, si può dimostrare limitata. Il tempo ha anche le sue leggi per approvare questi provvedimenti, però, lo suggerisco a lei Assessore, cerchiamo di rendere i lavori d'aula più ricchi, che coinvolgano tutti, che permettano di capire cosa sta avvenendo.
Vorrei ricordare che questo clima della caccia al piccolo comune, si è sviluppato negli anni '80 in un approccio un po' aziendalistico della vita pubblica. Invece non c'é cosa peggiore: trattare come un'azienda il corpo di una società, non da esiti particolari. Se si inseguono le logiche delle aziende, le si inseguono in ritardi: vedasi i grandi inceneritori. Le aziende, ormai, hanno capito che le grandi operazioni in cui si sfrutta l'economia di scala, non pagano più, noi, invece, torniamo indietro a quella logica. Non mi soffermo sulle ragioni per le quali le aziende non costruiscono più grandi stabilimenti o grande infrastrutturazioni produttive, ma le realizzano piccole perché hanno delle diseconomie di scala, guadagnano altre forme di economia.
Noi, invece, sui grandi impianti, inseguiamo la scuola degli anni '50 e '60 del mondo industriale. Abbiamo seguito anche questa che è diventata una moda decisionista, una moda che la frantumazione non permette di prendere delle decisioni adeguate: la legge di riforma degli enti locali del '90 ha incorporato questa logica. Questo tipo di azione nei confronti dei piccoli comuni ha, come propellente, un background quasi ideologico che abbiamo alle spalle. Vorrei tornare a sottolineare che i Comuni non solo sono una ricchezza di vita civile e democratica, ma sono anche un fattore di presidio del territorio, straordinario.
Tutti voi conoscete qualche Comune di 100, 200 o 300 dipendenti dove il Sindaco e i Consiglieri comunali sono una risorsa enorme di presidio del territorio: noi li facciamo sparire. Ci sarà un'entità più centrale, con qualche amministratore più paludato, che non andrà a percorrere il territorio come percorrono i nostri sindaci dei piccoli comuni e i nostri amministratori.
Ci danneggiamo con le nostre mani.
Per raggiungere un obiettivo adeguato di servizi che il piccolo comune non è in grado di dare, ci sono già "n" esperienze che ci permettono di raggiungerlo senza avere costi eccessivi.
Ho voluto introdurre un altro pericolo evidente in quest'operazione (l'Assessore potrebbe darci una spiegazione perché sono convinto che lo possa condividere): la legislazione premiale, economica e di sostegno in termine di consulenza di servizi si deve esaurire al più presto, una volta che si è fatta la fusione (dico più presto, in termini ragionevoli). Non è che quelli, rispetto a comuni normali, sono dei beneficiati.
Questo rischio, se non viene precisato, porta all'esaurimento delle risorse per le quali si è svolta l'operazione, interrompendo l'operazione premiale dei comuni che si sono fusi.
Nel testo quest'aspetto non è chiaro e c'è il rischio che, se s'ingenera il meccanismo della fusione dei comuni, li avremo qui a chiedere, costantemente, un premio alla loro storica fusione avvenuta anni addietro.
Mi asterrò sul provvedimento perché lo ritengo non completamente soddisfacente, rispetto alla valorizzazione del gran patrimonio che è la ricchezza civica costituita dalle assemblee elettive e dai sindaci dei piccoli Comuni.
Ricordo un intervento in Parlamento, che mi aveva colpito, di un parlamentare - illustre studioso di diritto costituzionale - che vedeva nella presenza dei consigli comunali (anche dei piccoli comuni) una fabbrica generatrice di ceto politico. La fusione dei Comuni, invece di essere interpretata come una ricchezza civica fondamentale per la democrazia e per la tutela del nostro territorio, veniva interpretata in questo senso: meno gente messa nel circuito della politica.
Sono convinto, con questo provvedimento, che non andiamo precisamente nella direzione di difendere questo patrimonio, non solo di democrazia, ma di ricchezza civica, perché il Sindaco o l'amministratore di un piccolo Comune paga un prezzo enorme. È un volontario. Spesso si parla di volontariato da premiare, ma quelli sì che sono i nostri volontari e sono sempre in prima linea.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

L'impostazione che il collega Tapparo ha dato ai suoi appassionati interventi è condivisibile, ma le sue conclusioni sono sbagliate. L'ondata fascista di fusione di Comuni è ben lontana da questo provvedimento.
Secondo me, il provvedimento non fa altro che sancire che vedremo poche, se non pochissime, fusioni di comuni.. Neanche laddove una proposta di fusione nasceva da un ritorno al passato di una frazione che si era (facevo l'esempio del biellese) separata e voleva ritornare nell'alveo del Comune principale, è stato possibile farlo. Attualmente, la visione dei Comuni è talmente incardinata nella coscienza, nella storia e nella cultura delle popolazioni, che è difficile tornare indietro ed è difficile fare quella fusione che, in alcuni casi, ritengo assolutamente utile e necessaria.
Il rischio di questo provvedimento non è quanto paventa il collega Tapparo, ma che, rispetto alle fusioni, il provvedimento non abbia nessuna forza e nessun appeal.
Credo, in ogni modo, che non vi sia un gran danno. Il cardine della proposta è incentivare quelle azioni comuni, quelle funzioni comuni o quelle unioni che servono per razionalizzare gli interventi e i servizi.
Voglio ricordare, proprio in questa fase, che i territori sono talmente frazionati nell'affermazione dell'interesse peculiare del campanile, che può succedere (per esempio, tra Magliano, Carrù e Trinità) che, mentre un comune decide che un'area è, per i propri interessi, area di vocazione di sviluppo industriale, di insediamento di centrali, di discariche e di svincoli industriali, tutti i comuni attorno ritengono che sia un'area di tutela paesaggistica, di tutela del territorio, di tutela agricola e di interesse archeologico.
Le unioni di comuni, che anche in quella zona stanno cominciando a crearsi sull'onda di una dura polemica, proprio per le decisioni di un singolo comune che ricadevano sul livello e sulla qualità della vita degli altri comuni, hanno spinto, anche grazie alla legge regionale, a studiare come unificare servizi per la difesa del territorio. Trattandosi di servizi non essenziali, ma significativi, occorre far sì che su alcuni elementi sensibili e su alcune scelte che non possono essere intracomunali, ma che necessariamente sono intercomunali, si decida insieme.
Questa proposta non ha nulla di rivoluzionario. Questo testo unico dei progetti di legge non ha nulla di rivoluzionario, non ha neanche una forza così importante, come magari vorrei e, sicuramente, non ha la forza che il Consigliere Tapparo assegna, con timore, al progetto.
Per questi motivi, voterò sicuramente a favore, sapendo che ben altro occorre fare, dal punto di vista di azioni politiche quotidiane di amministrazione della politica, e ben altro rispetto a quello che finora ha fatto la Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani per dichiarazione di voto.



RONZANI Wilmer

Voteremo a favore del provvedimento, per le ragioni sostenute in Commissione e in questo scorcio di dibattito, anche se avremmo voluto un provvedimento più coraggioso e meno timido.
Un provvedimento più rivolto a favorire un'accelerazione di alcuni processi di aggregazione tra gli enti locali. Con questa legge però - fatto enormemente positivo - offriamo uno spettro di possibilità ai comuni e le amministrazioni sceglieranno. È un fatto, però, che la leva degli incentivi venga utilizzata, non per obbligare i Comuni a fare qualcosa, ma per favorire un'aggregazione. Non si tratta di un valore in sé, ma è uno strumento che consente, a quelle amministrazioni, di assumere quella dimensione di governo che è in grado di risolvere meglio i problemi che i piccoli comuni devono affrontare, e ormai non sono in grado di affrontare perché, in molti casi, non hanno le risorse per affrontare i problemi dei loro cittadini. Per questo motivo, credo che il provvedimento vada nella direzione che abbiamo auspicato. Mi sarei augurato più coraggio, così come mi auguro che si voglia, in futuro, dotarlo di una maggiore disponibilità finanziaria.
Con le risorse stanziate, copriamo bene le annualità precedenti fino al 2003. Il 2004, in considerazione che faremo un bando, ha una quantità di risorse per le nuove forme associative che considero insufficiente.
Qui c'è una contraddizione che insieme dobbiamo superare, se vogliamo ricondurre a coerenza il nostro ragionamento. Va bene la legge, va bene perché favorisce e incentiva alcuni processi, ma allora facciamo, insieme anche l'altro salto: consentite a questa legge di funzionare, dotandola delle risorse finanziarie sufficienti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Esprimo il nostro parere favorevole ad un provvedimento che, come già ricordato, è un incentivo a favorire una gestione economica dei servizi che riteniamo essenziali, in un momento di grave penuria delle risorse finanziarie. Non va dimenticato e denunciato che esistono responsabilità governative, gravi ed ampie, nella riduzione dei trasferimenti agli enti locali, che impongono, agli stessi, di agire sulle leve fiscali. Le risorse non sono infinite, ma se questo è il senso del federalismo è una cosa che noi abbiamo sempre osteggiato, ma molto realisticamente bisogna prendere atto di una situazione che un provvedimento di legge come questo pu sicuramente alleviare.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 Consiglieri hanno votato Sì 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Volevo proporre all'Aula di passare al punto 11) all'o.d.g. che reca "Nomine".
Possiamo procedere alla votazione e lo scrutinio avverrà senza interrompere i lavori.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Lei parla di tutte le nomine che sono state portate alla Commissione nomine della settimana scorsa?



PRESIDENTE

E' da tempo che dobbiamo procedere alle nomine. Ce ne sono alcune assolutamente in scadenza e altre urgentissime sollecitate dalla Giunta.
Non posso continuamente rinviare questi provvedimenti.
Se poi non c'è l'accordo, ci sono strumenti per recepire la mancanza dell'accordo.



ANGELERI Antonello

Chiedo, a nome della maggioranza, di rinviare al prossimo martedì tale punto



PRESIDENTE

Assessore Vaglio, lei durante la settimana, giustamente, mi ha sollecitato il punto inerente le nomine.



VAGLIO Roberto, Assessore ai beni ambientali

Non ho assolutamente nessun problema ad accedere alla richiesta del Capogruppo Angeleri. Voglio semplicemente ricordare che la nomina inerente "Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei Beni culturali ed ambientali (art. 8 l.r. n. 20/89) - nomina di 3 esperti di comprovata specifica esperienza scientifica e professionale" è scaduta, per cui la Commissione non è in grado di esprimere pareri. Quindi, se ci saranno dei ritardi, i colleghi sappiano che la responsabilità non è della Commissione perché non è più insediata.



PRESIDENTE

La responsabilità non è neanche mia.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per la seguente nomina:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 466 "Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei Beni culturali ed ambientali (art. 8 l.r. n. 20/89) nomina di 3 esperti di comprovata specifica esperienza scientifica e professionale"


PRESIDENTE

Possiamo procedere alla distribuzione della scheda solo per questa Commissione. E' la scheda n. 9 "Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali - Nomina di tre esperti di comprovata e specifica esperienza scientifica e professionale".
Per il resto, accedo alla richiesta di rinvio presentata dal Consigliere Angeleri.
Nomino scrutatori i Consiglieri Godio e Moriconi.
Prego il Consigliere Segretario Galasso di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Galasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Votazione chiusa. Procediamo allo spoglio o passiamo ad un altro argomento? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Volevo un chiarimento da lei, se possibile. A giudicare da come è andato l'esito della votazione, presumo che lei, fra qualche minuto, avrà un eletto per la minoranza e la mancanza del numero per gli altri due esperti.
Voglio capire se lei intende procedere con nomina con suo decreto, come credo possa essere nelle sue competenze, però vorrei sollecitare una maggiore attenzione della Commissione nomine di cui faccio parte, ma la cui l'ultima seduta non mi ha visto partecipe. Laddove vengono richiesti dei requisiti specifici, professionali e scientifici, credo che non possa essere applicato quel meccanismo e quella clausola per cui chiunque abbia fatto anche per un anno il Consigliere comunale in un qualsiasi Comune del Piemonte, diventa necessariamente esperto.
Visto che si tratta della Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, un organismo particolarmente delicato, credo che dia adito a qualche dubbio vedere persone che si candidano a tutto e che diventano improvvisamente esperti semplicemente per aver fatto per alcuni anni il Consigliere comunale.
L'ho già detto altre volte in Commissione nomine, però lo ripeto per sapere qual è il suo orientamento sugli atti futuri.



PRESIDENTE

Innanzitutto dichiaro non valida la votazione per mancanza del quorum deliberativo. Quindi non ci sarà una designazione di maggioranza o una di opposizione diversa. Se non si è raggiunto il numero legale non vale la votazione. In più, per quanto riguarda la minoranza manca la prescritta dichiarazione di collegamento. Detto questo, procederò con il decreto o si rivota. Di solito, sento i Capigruppo per stabilire cosa fare.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Iscrizione all'o.d.g. ed esame proposta di deliberazione n. 475 "CO.RE.C.E.P. s.r.l. - Difficoltà finanziarie nella prosecuzione dei lavori nel cantiere sito a Novara, in corso Milano comparto A, lotto A6 intervento di nuova costruzione finanziato ai sensi dell'articolo 9, della legge n. 493/93 in locazione permanente. Provvedimenti straordinari conseguenti."


PRESIDENTE

Prima di passare al punto 5) all'o.d.g., chiedo all'Aula di votare una deliberazione. Chiedo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 475: "CO.RE.C.E.P. s.r.l. - Difficoltà finanziarie nella prosecuzione dei lavori nel cantiere sito a Novara, in corso Milano comparto A, lotto A6, intervento di nuova costruzione finanziato ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 493/93 in locazione permanente. Provvedimenti straordinari conseguenti." presentata dai Consiglieri Angeleri, Manica, Galasso Cattaneo, D'Onofrio, Rossi O., Valvo, Contu, Moriconi, Papandrea, Mercurio Tapparo, Di Benedetto, Palma, Chiezzi.



(L'Aula, tacitamente, acconsente all'unanimità)



PRESIDENTE

Diamo atto che la deliberazione è iscritta all'unanimità.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Polizia rurale, urbana e locale

Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 306, proposte di legge n. 250, n. 308, n. 65 "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza" e proposta di legge n. 326 "Interventi per contribuire a garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini" (Ordine del giorno n. 800 di non passaggio ai voti ex art. 79 del Regolamento)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del testo unificato disegno di legge n. 306 proposte di legge n. 250, n. 308, n. 65, relatore Botta Marco e co relatore Toselli e n. 326 su cui è previsto l'ordine del giorno n. 800 di non passaggio ai voti ex articolo 79 Regolamento, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Comunico che è già stata svolta la relazione nella seduta del 20 novembre, quindi bisogna iniziare su questo punto il dibattito generale.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Si tratta del non passaggio agli articoli, che è una conseguenza del fatto che, se viene approvato il testo unificato dei disegni di legge, la proposta di legge n. 326 risulterebbe incompatibile. In questo caso, per quel provvedimento si farebbe, ai sensi dell'articolo 79, il non passaggio agli articoli.
Qualcuno vuole intervenire? La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Comincio con il rispondere al primo quesito. Serve una legge regionale sulla sicurezza o, per meglio dire, che contribuisca a costruire un sistema integrato di sicurezza? A questo interrogativo, rispondiamo in modo affermativo. Nel senso che, da parte nostra, non vi è alcuna pregiudiziale a discutere di questo provvedimento, ed è stato questo lo spirito con il quale abbiamo affrontato la discussione in Commissione sia io che il collega Riggio e altri colleghi del mio Gruppo.
Da questo punto di vista non ha difficoltà a riconoscere che il testo in esame, che noi giudichiamo inadeguato e insufficiente, ma che vogliamo modificare, è cosa diversa dal provvedimento che abbiamo discusso in Commissione.
Semmai c'è da ragionare su alcuni punti, innanzitutto sul fatto che non vi è stato il coraggio sufficiente per affrontare nel provvedimento anche altre questioni.
Il Presidente Ghigo - oggi è presente, lo ringrazio - sa che la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un documento di indirizzi che invitava le Regioni ad affrontare il nodo della polizia locale, che noi pensiamo sia un tutt'uno con un provvedimento regionale sulla sicurezza.
C'è da riflettere sul fatto che noi arriviamo, come Regione Piemonte in ritardo dopo che molte Regioni hanno, da anni ormai, una legislazione che affronta i problemi della sicurezza. Di questo punto di partenza, che dovrebbe essere e dovrà essere un elemento che utilizziamo a nostro vantaggio, non mi pare che teniamo conto con il coraggio sufficiente, nel senso di ragionare su quelle esperienze per fare in modo che il nostro provvedimento sia il più adeguato possibile.
Dico questo lo perché non vi è, da parte nostra, una pregiudiziale di merito. Vi è però l'esigenza di entrare nello specifico delle questioni che affrontiamo con questo provvedimento.
Intanto poniamo un'esigenza, Presidente, quella che nel testo deve essere più chiara la distinzione tra il ruolo di coordinamento che spetta alla nostra Regione, nei suoi rapporti con il Ministero, col quale possono essere sottoscritti accordi di programma, ma anche soprattutto nel rapporto con l'insieme delle autonomie locali, che pensiamo debba avere un ruolo preminente nel costruire un sistema regionale della sicurezza.
Spetta ai Sindaci promuovere e presentare i progetti, spetta alla Regione ragionare su quegli interventi che hanno una dimensione più ampia che trascende il singolo Comune, e che si configurano pertanto come azioni sulle quali è necessario un intervento diretto della politica regionale.
Riteniamo inadeguati gli strumenti che abbiamo individuato in questo provvedimento. Per esempio, pensiamo superato o da discutere l'istituto dell'osservatorio sulla sicurezza. Per una ragione semplicissima: l'esperienza fatta da molte Regioni considera questo strumento datato perché dovrebbe raccogliere i dati e individuare le problematiche. Oggi siamo in grado di farlo - lei lo sa - perché i Comitati provinciali per l'ordine pubblico sfornano ogni anno una serie di problemi.
Il punto è avere un organismo che ci consenta di leggere quei dati e di interpretarli, per decidere le politiche che è necessario fare.
Nello stesso tempo, crediamo che dovrebbe essere ripensato lo strumento del fondo per le vittime. Non c'è discussione sul fatto che si debba, in qualche modo, andare in soccorso di coloro che hanno subito una tragedia personale o familiare, ma pensiamo che l'esperienza dimostri che lo strumento più adatto per affrontare con efficacia, tempestività e maggiori risorse questo tipo di problematica sia istituire una fondazione.
Non possiamo immaginare uno strumento che sia soltanto finanziabile con risorse pubbliche. Dobbiamo pensare ad uno strumento che sia efficace e tempestivo nelle risposte e possa contare anche sul contributo che pu venirci, ovviamente, dai privati. Quindi, una legge che distingua tra le competenze, che abbia un rapporto positivo con lo Stato, a cui spetta il compito principale di una politica della sicurezza, che attribuisca alla Regione un compito di coordinamento che valorizzi il sistema delle Autonomie locali, così come è emerso con efficacia nelle esperienze fatte finora in altre Regioni italiane.
Presidente, c'è un punto, che è il limite di questo provvedimento, che concerne le risorse. Non è presente l'Assessore Pichetto, ma vorrei che venisse chiarito sin da subito il problema della copertura finanziaria perché nel provvedimento presentato in Commissione abbiamo rinviato all'articolo della legge finanziaria, cioè facevamo riferimento a quell'articolo che, ogni anno, autorizza il finanziamento di alcune leggi.
Oggi, poiché è in già in corso questa discussione, sarebbe oltremodo necessario indicare esattamente da dove proviene la copertura di questo provvedimento. Soprattutto, è necessario che, se vogliamo che la legge abbia un'efficacia, e non sia una bandiera ideologica, possa contare sin da subito su una quantità di risorse finanziarie tali per cui i progetti che i Comuni presenteranno potranno essere finanziati e realizzati.
Noi prevediamo due miliardi di vecchie lire. Sono 450 lire per piemontese, non facciamo politica della sicurezza, siamo d'accordo su questo. Da questo punto di vista, se vogliamo davvero avere una legge che va modificata e migliorata, ma che abbia un'efficacia pratica e contribuisca, sulla base di ragionamenti che abbiamo fatto, a far realizzare alcuni progetti che presenteranno i Comuni, i due miliardi non sono sufficienti.
Vi ricordo che vi sono Regioni che, nel frattempo, hanno stanziato risorse immense. Nel 2003, la Regione Emilia ha finanziato 13 progetti per 32 milioni di euro. Nel 2003 ha finanziato progetti presentati dalle associazioni per un milione 750 mila euro, fa 35 mila euro. Si tratta di capire che c'è una contraddizione tra le aspettative che voi stessi, come maggioranza, riponete su questo provvedimento, che va modificato dal punto di vista dell'impianto normativo, e il fatto che, poi, voi immaginate di realizzarlo con uno stanziamento che, francamente, è irrisorio.
L'ultima considerazione che voglio porre riguarda i problemi della sicurezza in generale. E' del tutto evidente che a noi non serve una legge purchessia. Il nostro sforzo sarà migliorare e modificare questa legge dotarla di risorse finanziarie sufficienti, sapendo che vi sono cose che non potremo fare e non faremo, che la politica della sicurezza richiede interventi concreti, attuazione di progetti che, per essere attuati, devono essere finanziati e che la Regione ha il dovere di finanziare.
Concludo con una battuta, se mi è consentito, polemica: nei giorni scorsi, quando iniziò la discussione in Commissione su questo provvedimento, sui muri della Città di Torino era stato affisso un bellissimo manifesto da parte di Alleanza Nazionale, il quale recitava: "più pantere meno giungla". Si trattava di un bel manifesto, azzeccato dal punto di vista della comunicazione. Peccato che, in quegli stessi giorni, i giornali nazionali pubblicavano articoli come il seguente: "Varese: c'è solo una pattuglia", "Nuoro: le auto sono senza benzina", "Roma: mancano soldi e divise", "Bologna: chiuso il poligono".
Dobbiamo fare in modo che la politica della sicurezza non sia soltanto una bandiera, è una politica della sicurezza e, come tale, è un ruolo statuale del Governo, del Ministero, è una competenza delle Regioni che noi esercitiamo, soprattutto, attraverso l'iniziativa delle Amministrazioni locali, rispetto alle quali le Regioni hanno un ruolo importante di coordinamento.
Per questo, Presidente, presenteremo un pacchetto di emendamenti, che sono migliorativi del testo. Per una parte i nostri emendamenti configurano un testo non dico alternativo, ma più organico e quasi alternativo. In subordine, abbiamo immaginato anche una serie di emendamenti migliorativi del vostro testo. Vi annuncio che non avremo pregiudiziali, però, vorremmo un confronto di merito e, alla fine, decideremo che tipo di atteggiamento assumere, sapendo che, se noi non vogliamo che questo provvedimento diventi un orpello del quale vantarsi per dire di aver fatto una legge sulla sicurezza, voi non potete in questo momento, quando l'approvate, non risolvere anche il problema della sua dotazione finanziaria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Insieme al problema dell'insicurezza delle prospettive di vita date da lavori sempre più scarsi e precarizzati, il tema della sicurezza è quello che morde di più sulle persone, soprattutto sulle categorie più deboli, a volte, che meriterebbero grande attenzione. Tutto ciò che viene avviato sul terreno della sicurezza, anche se parlerei di una grande insicurezza generale presente su altri temi, benvenuto sia, però, seguendo una certa razionalità.
Nelle finalità individuate dalla proposta di legge si comprende che il tema della sicurezza tocca trasversalmente molti aspetti, viene citata anche la devianza giovanile.



(Brusìo in Aula)



PRESIDENTE

Chiedo cortesemente ai colleghi di abbassare il tono di voce.



TAPPARO Giancarlo

L'obiettivo che si pone la proposta di legge è molto trasversale alle problematiche individuate nelle finalità del primo articolo, in cui, per esempio, si parla di devianza giovanile, sulla quale la Regione interviene.
Si potrebbe parlare anche dell'organizzazione urbanistica, delle periferie degradate o dell'organizzazione di vita sociale nei quartieri, oppure, in qualche modo, dell'atomizzazione della vita senza relazione e senza rapporti.
Quindi, un provvedimento sulla sicurezza realizzato dalla dimensione regionale, che non voglia essere, in qualche modo, un'operazione dal versante della repressione, dovrebbe essere uno strumento che, in qualche modo, coordina ed esalta una serie di interventi.
Non ultimo cito il seguente caso, secondo un orientamento della Regione: oggi, molte funzioni amministrative vengono svolte dai Vigili Urbani. Recentemente, il Comandante dall'Arma dei Carabinieri aveva valutato che migliaia di Carabinieri ogni giorno sono impegnati a consegnare provvedimenti suonando il campanello, quindi, si occupano della consegna degli atti, invece di svolgere la funzione più centrale a cui dovrebbe essere preposta l'Arma. Anche in questo caso, i Corpi dei Vigili Urbani dei Comuni più grandi hanno una parte del loro personale impegnato in funzioni burocratico-amministrative. Questo non dipende solo dal singolo Comune, dipende da un meccanismo di adempimenti che obbligano i Comuni ad utilizzare i Vigili Urbani, pena il mancato svolgimento della funzione.
Se la Regione potesse, con un suo atto, liberare molto energie, che oggi sono impegnate in funzioni amministrativo-burocratiche, di coloro che possono presidiare il territorio, farebbe un atto concreto.
Si parla di questo mitico "osservatorio". Negli anni Settanta e Ottanta andavano di moda le "agenzie": non c'era soluzione che non passasse attraverso le agenzie. Finita questa ubriacatura, si incominciò con gli osservatori e diventarono una moda. A chi non si nega un osservatorio! Guardate quanti osservatori ha la Regione: sono produttivi? Sono efficaci? Che rapporto c'é tra costi e benefici? Abbiamo visto che non sempre il meccanismo dell'osservatorio è efficace. Come diceva il collega Ronzani rischia di essere un doppione nella migliore delle ipotesi; nella peggiore rischia di essere una struttura autoreferenziale di cui si parla e che produce, ogni tanto, un bollettino o, se è generosa la Regione, una pubblicazione, che rappresenta l'occasione, per chi lo presiede, di ricevere un distintivo in più.
Credo che sia sbagliato. Penso che la nostra funzione sia quella di analizzare i punti di sofferenza che determinano e alimentano, in qualche modo, la criminalità.
Ovviamente non mi riferisco alla grande criminalità, ma alla criminalità diffusa, quella, ahimé, che genera più allarme, quella criminalità che causa fatti apparentemente meno roboanti o comunque di minor peso rispetto certi atti criminali, ma che impressiona molto, perch colpisce, nello specifico, persone deboli e anziane, o persone che vivono sole.
Certo ci possono essere aiuti a funzioni di coordinamento; non lo nego.
Ma sostanzialmente potremmo dire, con questo provvedimento, che la Regione è maggiormente impegnata in una serie di aree e settori: cito quello straordinario della devianza giovanile, che, sia nell'aspetto scolastico della dispersione scolastica, sia nell'aspetto dell'avviamento al lavoro sia nell'aspetto della formazione professionale disgregata (che fino a ieri era un elemento che sostituiva il percorso scolastico in molte situazioni in cui la risposta della scuola non funzionava più, ma che, portate nella dimensione delle scuole professionali, poteva reggere) è un aspetto importante.
Presidente Ghigo, a chi è stata riconosciuta la delega alla formazione professionale?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

All'Assessore Cotto.



TAPPARO Giancarlo

...all'Assessore Cotto.
Speriamo bene, nel senso che interpreti questa parte - ma credo che la collega Cotto avrà senz'altro questa sensibilità - per capire che la formazione professionale serve certamente per un orientamento verso il lavoro e le professioni connesse, ma serve anche ad evitare quello che è il perdersi nella "terra di nessuno" di molti ragazzi che provengono da situazioni familiari molto critiche, che il sistema della formazione professionale, seppur criticato, fino a ieri svolgeva questa funzione di supplenza sociale (che non gli era propria e quindi che non avrebbe dovuto farla) salvando migliaia e migliaia di ragazzi, che altrimenti sarebbero finiti, appunto, nella "terra di nessuno" in direzione della devianza giovanile.
Ovviamente non mi oppongo ad un provvedimento che cerca di migliorare ma vorrei dire ai colleghi che c'é molto lavoro da fare nelle nostre competenze per il tema della sicurezza. Non vorremmo che si producesse questo provvedimento e poi, magari, per la devianza giovanile, per la formazione professionale e per una serie di altri provvedimenti calano le risorse.
Evitiamo le operazioni di immagine: le elezioni ci saranno tra un anno e mezzo; possiamo ancora permetterci il lusso di fare qualcosa di sostanza.
Se chi l'ha proposta ha il coraggio di dire che si fa questo provvedimento ma ci si batterà anche su altri temi, che sono strettamente connessi, e sui quali, ahimè, il bilancio di previsione che stiamo discutendo ha sottratto delle risorse (perché non ne ha aggiunte), allora troviamo un disegno di coerenza. Altrimenti, diventa un'operazione propagandistica. Non ho ragioni di crederlo, ma rischia di apparire così.
Se qualcuno non dice che la Regione Piemonte ha "n" aree di intervento per quanto riguarda la questione sicurezza - che è un problema di socialità, che è un problema di diversa natura, anche di organizzazione quasi urbanistica (pensiamo alle periferie degradate) nel supportare i Comuni ad ottenere risorse per organizzare, in modo diverso, l'adempimento di alcune funzioni amministrative che oggi vengono delegate normalmente al servizio dei Vigili Urbani - abbiamo fatto un'operazione. C'è un provvedimento che potrà avere i suoi limiti, che potrà essere di nicchia che potrà essere uno stimolo, ma c'é anche l'impegno, di chi ha proposto questo provvedimento, di battersi sulle "n" altre aree nelle quali la Regione Piemonte può fare qualcosa di veramente concreto e strutturale. Il problema non è solo aiutare nella caccia al microdelinquente. Il problema è risolvere alla radice, preventivamente e in modo strutturale, i nodi che determinano la situazione di criminalità diffusa e creano insicurezza nella popolazione.
Non mi tiro indietro su questo provvedimento, ma vorrei capire se ha una visione più ampia e non puramente limitata, che altrimenti rischia di essere una pura operazione propagandistica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
A proposito delle politiche di sicurezza nella nostra Regione (e non solo nella nostra Regione), se il Ministero di Giustizia provvedesse finalmente ad attivare gli strumenti che ha a sua disposizione, come mettere in circolazione e rendere spendibili gli 80 milioni di euro che sono a disposizione della Casse delle Ammende (è un istituto presente nel nostro ordinamento da oltre tre anni e non ancora attivato dal punto di vista regolamentare), per favorire, da una parte, le politiche di sostegno e di reinserimento rispetto ai detenuti nelle carceri italiani e piemontesi per prevenire fenomeni di recidiva, e, dall'altra parte, per integrare in maniera consistente anche dal punto di vista finanziario i fondi (molto pochi, a dire il vero) di aiuto alle vittime, probabilmente si riuscirebbe a realizzare, anche nella nostra Regione, una politica di sicurezza superiore rispetto a quella assicurata da un provvedimento che ha un'ambizione molto vasta, ha una gamma di interventi molto eterogenei, ha una norma finanziaria praticamente simbolica, e si limita - temo - a denunciare una serie di emergenze, indicando un'attenzione genericamente politica della nostra Regione rispetto al tema della sicurezza.
Per voler fare una battuta, si passa dalla devolution all'ammuina in materia di sicurezza; si passa da un'idea forte e federalistica di trasferimento di poteri sulla sicurezza e sulla repressione dei fenomeni che attentano all'ordine pubblico e dei fenomeni in generale di criminalità, all'idea più o meno gesticolatoria o recitativa di istituzioni locali che tentano di interpretare l'esigenza di sicurezza delle comunità, con interventi del tutto eterogenei, del tutto slegati da un quadro generale di intervento e quasi sempre volti a soddisfare le esigenze, in molti casi legittime, di singole categorie (dei commercianti in particolare), ma non ad incidere in maniera sostanziale rispetto a questa materia.
Questo non è un provvedimento sulla sicurezza, è un provvedimento omnibus che contiene una serie di linee di intervento che potrebbero essere tranquillamente spalmate nella generalità dei provvedimenti che vengono adottati da parte dal Consiglio regionale. Adottati da quelli che si occupano di materia socio assistenziale a quelli che si occupano di incentivo o di promozione dell'investimento per gli esercizi commerciali e mette insieme, agli interventi omnibus, il cappello di una serie di istituti, un comitato tecnico, scientifico e un osservatorio regionale che fanno emergere, molto più che l'attenzione ai temi della sicurezza, una tentazione costante dell' amministrazione regionale a "entificare" tutto quello che potrebbe non essere "entificato" e potrebbe trovare soluzione o gestione ordinaria attraverso le direzioni ordinarie dell'Amministrazione regionale.
Da questo punto di vista questo provvedimento serve sicuramente a lanciare la campagna elettorale della Casa delle Libertà per le elezioni europee e per le elezioni amministrative essendo chiaro che, come molti esponenti di quella coalizione hanno sostenuto, le prossime elezioni molto si giocheranno sul tema della sicurezza. Serve pressoché a nulla per rispondere o risolvere una serie di problemi molto complessi di sicurezza che la nostra regione si trova ad affrontare. Al di là delle modalità di copertura che già il Consigliere Ronzani evidenziava, esiste un problema di consistenza finanziaria di questo provvedimento. Esiste un problema di consistenza finanziaria anche in rapporto alle modalità di compartecipazione che si richiedono, per un 50% se non vado errato, agli Enti locali che si vogliono fare promotori di progetti di cui richiedono alla Regione il cofinanziamento. Con 1 milione di euro si riesce sostanzialmente, a realizzare, a fini puramente propagandistici, qualche intervento locale per convocare, su questo intervento, gli organi di informazione e per trasformare questo evento in un'operazione di marketing politico, ma obiettivamente non a rispondere a problemi complessi di gestione, tanto più integrata com'è nell'ambizione del provvedimento, delle politiche sulla sicurezza.
Noi abbiamo, in generale, la convinzione che le politiche della sicurezza non debbano essere concepite unicamente all'interno delle politiche di repressione criminale. Al contrario, riteniamo che le politiche di sicurezza siano politiche finalizzate a prevenire quei fenomeni di devianza e di marginalità sociale o criminale che poi emergono o esplodono come fenomeni di ordine pubblico.
Questo provvedimento, a parte alcuni interventi che vengono citati sembra essere molto più concepito a ridosso degli interventi di repressione che degli interventi di prevenzione o a configurarsi come un provvedimento accessorio e sussidiario, rispetto alle politiche di sicurezza che le Amministrazioni locali, o i soggetti privati, mettono in atto a tutela dei propri affari, del proprio interesse e del proprio patrimonio.
Per tutte queste ragioni, a differenza di altri Consiglieri dell'opposizione, non riteniamo che questo sia un provvedimento emendabile perché è un provvedimento concettualmente sbagliato nell'impostazione. E' un provvedimento che ritiene che la Regione possa intervenire nelle politiche di sicurezza chiamando a raccolta, per definire programmi che non può realizzare, una serie di soggetti che dovrebbero istituzionalmente realizzare questi programmi con un concorso della Regione che si può, al contrario, verificare solamente su ambiti di attività che non hanno a che fare con le politiche di repressione, ma hanno a che fare, più generalmente, con politiche di prevenzione o di promozione sociale.
Per questa ragione non capisco bene, vedrò dagli emendamenti proposti dal centrosinistra, quale sia il tentativo di emendamento. In alcuni casi potrà essere un tentativo commendevole, questa è la classica legge che si qualifica come legge che non va fatta e non va pensata perché risponde propagandisticamente ad un bisogno di un allarme reale con politiche e con interventi puramente ed esclusivamente propagandistici. Mi rendo perfettamente conto che la politica ha le sue leggi, che il mercato politico ha il suo meccanismo ordinario di funzionamento che è possibile rivendere amplificando gli effetti del provvedimento, i suoi contenuti e le sue finalità. La mia impressione è che la cosa migliore per questa assemblea sarebbe tentare, ovviamente senza riuscirci in nessun modo, di impedire l'approvazione di un provvedimento di questo tipo che, ripeto, non ha nessun'altra finalità che quella di attestare, più o meno simbolicamente, un'attenzione da parte dell'Amministrazione regionale sui temi della sicurezza. Le risposte concrete che questo provvedimento pu trovare in alcuni settori, rispetto ai presidi di sicurezza per privati rispetto a progetti attivabili attraverso la negoziazione territoriale e così via, dovrebbero trovare ospitalità e declinazione più coerente in altri provvedimenti.
Abbiamo appena votato un testo unico ambizioso di ordinamento di riorganizzazione dei servizi sociali, se quegli interventi noi immaginavamo di approfondire ed eventualmente di approvare, in quella sede avrebbero dovuto trovare il proprio luogo di definizione e approvazione. Al contrario, noi abbiamo, anche in questo caso, autonomizzato trasformando un provvedimento inutile, in un provvedimento omnibus di decine di possibili interventi, nessuno dei quali sarà concretamente finanziato. Le previsioni di spesa su questo provvedimento, sono previsioni di spesa puramente simboliche. Da questo punto di vista non possiamo, come abbiamo già fatto in Commissione, che affermare la contrarietà radicale del nostro Gruppo non solo a questo provvedimento, ma alla logica che ha presieduto alla formazione dello stesso, riservandoci di valutare gli emendamenti che saranno presentati, laddove fossero emendamenti correttivi e migliorativi e anche ad approvarli, nella consapevolezza che questa è una legge che non serve a niente, se non a ragioni, per altro verso comprensibili, di mercato politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Mi piace ricordare un fatto. A seguito delle delibere sui tagli alla sanità, il direttore di un'azienda sanitaria locale che io conosco, uno dei primi provvedimenti che ha adottato per far quadrare i conti, è stato quello di eliminare la vigilanza interna all'ospedale. Ricordo che si trattava di un ospedale in cui avvenivano numerosi furti ai danni dei malati, dei ricoverati, in un ospedale dove accadevano fenomeni di violenza, la prima azione del Direttore è stata quella di eliminare la vigilanza interna, perché doveva economizzare e stare sui costi.
La questione della sicurezza riguarda, in modo trasversale, tutti gli Assessori non presenti sul banco della Giunta regionale. Se fossero tutti presenti, li potremmo citare uno per uno e, in realtà, vedremmo come le questioni della sicurezza attengono all'Assessorato alle attività economiche; all'Assessorato alla sanità e all'Assessorato all'assistenza sociale. Opportunamente, è stata ricordata, dal collega Palma, la legge 11/2004, in applicazione della legge 328, molto importante sulla marginalità sociale. È uno degli aspetti fondamentali che la Regione pu fare per prevenire il disagio; un aspetto che riguarda l'elevazione del livello di cultura dei cittadini. In pratica, un po' tutte le deleghe della Giunta regionale possono essere coinvolte.
Qual è il difetto del provvedimento? È un provvedimento assolutamente velleitario. Che fosse velleitario era ancora più evidente dai provvedimenti pervenuti in Commissione e ciò che l'aula oggi dovrebbe esaminare, è già la versione più light - direbbero gli inglesi - del testo presentato in Commissione. Qualcosa di assolutamente indecente, confuso e con aspetti di evidente incongruenza e crescita mostruosa dei costi.
Ricordiamo tutti il dibattito a proposito dell'osservatorio del Comitato tecnico scientifico che, grazie a Dio, sono stati ripuliti delle esistenti incongruenze incredibili.
estremamente velleitario, sia perché sono indistinti i confini degli interventi e, quindi, in teoria questi interventi vanno da uno all'infinito (e questa è già una cosa molto sbagliata) sia perché le risorse a disposizione sono ridicole: più o meno si tratta di circa 450 lire (25 centesimi di euro) per abitante del Piemonte.
Questo a fronte, come ricordava giustamente il collega Ronzani, di Regioni che hanno predisposto risorse ben più significate rispetto a questo.
E' velleitario perché ciò che interessava era solo piantare una bandierina su un determinato argomento - argomento caratteristico del centrodestra (ed è la questione dell'ordine e della sicurezza) - anche se dietro ci sono poche idee, molto confuse e nessuna risorsa. Poche idee molto confuse e nessuna risorsa.
Sono risorse assolutamente ridicole che, tra l'altro, rischiano di essere sottratte; vedi l'esempio dell'ospedale territoriale che, siccome si vede decurtare le risorse per funzionare, dovrà tagliare sulla sicurezza interna all'ospedale.
Evitiamo di fare cose di questo genere. Sicuramente, il problema della sicurezza è un problema reale; sarebbe giusto affrontarlo, ma sarebbe ancora più giusto affrontarlo con un po' di umiltà.
La Regione Piemonte, sulla questione, è indietro rispetto ad altre Regioni. Niente di male, siamo avanti su altri campi. Niente di male.
L'atteggiamento più corretto di un amministratore, da buon padre di famiglia, è di incominciare a ragionare su quanto è stato attuato dalle altre Regioni. Laddove è stata provata qualche esperienza, impariamo, per non ripetere gli errori già commessi. Questi errori sono risorse che vengono buttate nel pozzo, sottraendo altre funzioni che potrebbero essere importanti per dare un contributo alla diminuzione dell'insicurezza sociale.
Per prima cosa, imparare dalle esperienze di altre Regioni. In secondo luogo, tenere conto delle azioni già fatte. Ci sono cose pregevoli già attuate: per esempio, abbiamo una rete sociale abbastanza importante e in IV Commissione, discutendo del bilancio, l'Assessore all'assistenza diceva che occorre prevedere delle risorse per mettere a norma, del punto di vista delle normative, i vari centri destinati all'aggregazione dei giovani.
un meccanismo per contribuire alla sicurezza; così come aver istituito l'Osservatorio per l'usura.
Ultimo punto. La questione della sicurezza non può non vedere, come elemento centrale, l'ente locale. L'ente locale è sicuramente il punto di riferimento fondamentale; non a caso, esistono Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica. La questione della sicurezza si manifesta a macchia di leopardo, sia come quantità sia come qualità del fenomeno ed i problemi del disagio e dell'insicurezza sono dovuti a fenomeni completamente diversi da zona a zona.
La Regione, quindi, deve avere molto rispetto di quello che Comunità locali hanno già attuato e dovrebbe porsi l'obiettivo di essere uno strumento di supporto. C'è molto da lavorare e, diciamo la verità, ci sarebbe anche molto da studiare. Personalmente, piuttosto che sprecare questa sera per discutere del provvedimento che, ripeto, è molto velleitario perché contiene poche idee, confuse e nessuna risorsa proporrei al Presidente della Giunta regionale e al Presidente del Consiglio regionale di studiare un seminario di tutto il Consiglio regionale.
Dobbiamo imparare da ciò che è stato attuato a livello di altre Regioni e dalle esperienze delle Comunità locali; dobbiamo elevare la nostra capacità di intervento; dobbiamo scandagliare le nostre capacità di intervento, anche dal punto di vista economico e, dopo avere fatto questo seminario, ci diamo un appuntamento per affrontare, in modo serio, più concreto, più fattivo e non propagandistico, la questione all'oggetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà.



D'ONOFRIO Patrizia

Grazie, Presidente. Di fronte al problema della criminalità, le Istituzioni hanno almeno due doveri: rassicurare e risolvere. Purtroppo per lungo tempo, troppe Istituzioni hanno soltanto rassicurato e quasi mai risolto.
Ma è inutile solo rassicurare: è doveroso soprattutto risolvere, e per fare questo occorre partire dai dati. Il 10,6% delle famiglie piemontesi ha deciso che la propria sicurezza vale l'acquisto di un'arma di difesa personale. Sono dieci famiglie su cento che si sentono così poco sicure e così poco protette dalle istituzioni che hanno deciso di provvedere loro stesse alla protezione dei loro figli e delle persone a cui vogliono bene e dei loro stessi beni.
Anche la Regione deve dare un contributo concreto alla soluzione di questo problema. Certamente non può sostituirsi all'azione repressiva nei confronti della criminalità e alla funzione di pubblica sicurezza, che compete in maniera esclusiva allo Stato, ma può, anzi deve, contribuire economicamente a sostenere progetti integrati di sicurezza e di riqualificazione urbana. Questo perché i fenomeni di criminalità - scippi borseggi, violenze sessuali, furti e rapine nei negozi - continuano ad aumentare.
In Provincia il 20% del totale dei reati è costituito dai furti negli appartamenti nelle aree rade, cioè poco popolate e con abitazioni isolate e spesso si verificano con la presenza delle persone in casa. Esiste cioè una criminalità da strada disposta ad usare anche mezzi efferati pur di conseguire bottini anche magri. Ed è proprio per questo che viene avvertita come maggiormente pericolosa nella vita quotidiana, come già ricordava il collega Tapparo.
Le ragioni dell'aumento del fenomeno della criminalità sono numerose ma, se si volesse sintetizzare, credo che valga la pena citare la significativa affermazione di un Viceprefetto di Torino, che, in uno studio sul fenomeno criminale nella Regione Piemonte nel 2001, ebbe a dire: "L'aumento del numero di occasioni per commettere reati connesso alla maggiore diffusione della ricchezza e la diminuzione del controllo sociale informale, derivante dalle trasformazioni del territorio, sono i fattori da tenere nella massima considerazione nella definizione della politica della sicurezza".
Per questo sono fortemente convinta che una soluzione si possa trovare e la si possa trovare sul territorio, a partire dalla collaborazione con i Comuni, con i sindaci che hanno bisogno di strumenti per potere operare, ma anche di risorse.
Se questa è la situazione, chi come noi è preposto alla funzione legislativa non può sottrarsi, ma cercare ogni tipo di soluzione volta a rendere meno grave il problema e a ridare fiducia e tranquillità ai cittadini.
La sicurezza va considerata una priorità politica assoluta, e lo è certamente per questa maggioranza. Pur non avendo alcuna competenza in materia di ordine pubblico, la Regione può, anzi, deve legiferare in ambito di prevenzione. E prevenire significa giocare all'attacco, controllare il territorio con strumenti adeguati.
Particolarmente efficaci - lo dicono le autorità di pubblica sicurezza si stanno rilevando le misure di difesa passiva, cioè le telecamere a circuito chiuso e i collegamenti con le centrali delle forze dell'ordine che più di una volta hanno consentito l'arresto in flagranza degli autori o l'individuazione di autentiche batterie di rapinatori.
Al fenomeno delinquenziale la Regione può porre rimedio con interventi anche meramente economici, che incentivino la prevenzione e l'autotutela.
Il finanziamento, almeno in parte, di progetti che prevedano ad esempio il potenziamento dell'illuminazione pubblica nelle zone a rischio, o l'installazione di telecamere nelle aree sensibili oppure iniziative che rendano più vivo un quartiere, avrà senz'altro effetti rilevanti sulla sicurezza.
Ecco perché nasce questo testo unificato. Il territorio, quindi la collaborazione con i sindaci e con tutti gli amministratori locali: sono queste le parole chiave del testo unificato, che dopo una lunga gestazione sta finalmente per tagliare il traguardo.
Si tratta di uno strumento vero che finalmente arriva nelle mani di tutti gli amministratori, di tutti i soggetti, anche privati, che sono impegnati a rendere più sicuro il nostro territorio. Una legge che contrariamente a quanto sostiene l'opposizione, non si limita a fare una bella enunciazione di principi, che non si ferma alla rassicurazione, ma che vuole risolvere. Come? Sia finanziando lo studio e l'attuazione di progetti di riqualificazione urbana finalizzati al recupero delle aree degradate, che sostengano la qualità della vita e la vivibilità, sia finanziando i progetti integrati per la sicurezza che abbiano ad oggetto interventi, ad esempio, per rendere più luminose le strade, per dotare gli esercizi pubblici di quegli strumenti tecnologici che consentano di operare in sicurezza.
Sono queste le soluzioni contenute in questa legge che verranno realizzate e progettate sul territorio e a cui la Regione fornirà risorse e, se necessario, coordinamento.
Questo testo unificato è senza dubbio da apprezzare, perché è del tutto in linea con i principi costituzionali e, in attuazione del decentramento amministrativo, dà concretezza alla collaborazione tra amministrazioni locali e alla collaborazione tra amministrazioni locali e privati. Questo è un ulteriore passo in avanti nelle politiche sulla sicurezza che completa i rapporti già esistenti di collaborazione tra amministrazioni locali e autorità di pubblica sicurezza, che sono formalizzati nei protocolli sulla sicurezza.
Concludo evidenziando il ruolo di AN nella gestazione di questo provvedimento. Infatti, nel testo unificato sono confluite tre proposte di AN, senza considerare il contributo dell'Assessore Vaglio che ha seguito tutto l'iter dei lavori in Commissione. Certamente noi auspichiamo che in sede di votazione la dotazione finanziaria sia aumentata almeno fino a 4 milioni di Euro.
Volevo replicare poi alle osservazioni del Consigliere Ronzani sulla pubblicità di AN "Più pantere, meno giungla". La finanziaria nazionale ha previsto importanti stanziamenti per il periodo 2004-2005. Ha stanziato 6.775 milioni di Euro destinati alla sicurezza di tutti. Sono in particolare riservati al miglioramento dei mezzi e delle tecnologie, alla sorveglianza degli obiettivi a rischio per prevenire azioni terroristiche aumentare le forze dell'ordine sul territorio, al rafforzamento e all'addestramento dei vigili del fuoco, all'aumento delle caserme dei carabinieri e dei commissariati di polizia sul territorio e all'aumento anche degli stipendi delle forze dell'ordine e delle forze armate. Quindi ribadisco il ruolo importante di AN sia a livello regionale che nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Il Consigliere Palma è stato persino troppo generoso nel definire questa legge una "marchetta elettorale". E' qualcosa di più! Le marchette elettorali partono da lontano e sul tema sicurezza insicurezza è meglio far continuare nel tempo questa discussione per alimentare ancora più insicurezza nei cittadini, cioè il continuo allarme "Al lupo al lupo".
Oggi il nemico non è la mancanza di lavoro, non è la precarietà del lavoro, non sono le pensioni al minimo, non sono le nuove e le vecchie povertà che si sommano, non è il carovita, non è la precarietà abitativa non è il degrado degli ambienti urbani, per non parlare di insicurezza sociale, il problema vero è la sicurezza dei cittadini dall'aggressione di agenti esterni.
E' inutile che lo nascondiamo o che il centrodestra faccia finta di niente. Il concetto e la percezione dell'insicurezza crescono in modo esponenziale in relazione alla condizione di insicurezza sociale. Ogni studio di sociologia lo contempla, anzi lo acquisisce come un dato dal quale partire nella ricerca per capire le ragioni dell'insicurezza sociale.
Voi fate una forzatura. Alterate il problema dell'approccio alla sicurezza e in modo rassicurante dite che la soluzione dei problemi non sta nelle politiche che si mettono in campo per attenuare il disagio sociale.
Voi non parlate in questo progetto di legge, se non per punti disordinati, di come si può riqualificare la polizia locale. Parlate invece, di osservatori, di Comitati tecnico-scientifici, di organismi che si sovrappongono ad organismi già esistenti per dare la sensazione, tutta teorica, che il Governo della Regione si occupa di problemi della sicurezza.
Non parlate, se non sommariamente, delle politiche di educazione alla legalità, né di come incrementare il diritto allo studio. Non parlate di formazione professionale e di come rafforzarne il ruolo, né di politica attiva del lavoro. Non parlate di progetti di riqualificazione urbana, n del rilancio serio dell'edilizia residenziale pubblica.
Queste sono le condizioni per garantire uno sviluppo ordinato e civile della comunità in un ambito regionale. Questi sono i veri aspetti di prevenzione dei fenomeni e delle cause della criminalità. Certo poi bisognerà inserire tutta una serie di politiche attive.
Voi, invece, cosa dite con questa proposta di legge? Che la risposta ai problemi dell'insicurezza dei cittadini sta nelle telecamere, negli stanziamenti che qui vengono proposti, che potrebbero essere al massimo uno strumento di dissuasione e che assomigliano molto ai dossi stradali che per fortuna, ormai, con l'urbanistica moderna, si tendono a superare.
Infatti, hanno scoperto che il dosso stradale, che arriva prima di un passaggio pedonale, porta sostanzialmente l'automobilista a rallentare in prossimità del dosso stesso e ad arrivare in velocità, con la riaccelerazione, in prossimità del passaggio pedonale.
Voi fomentate una propaganda di insicurezza che vuole evitare il vero problema. Come si affronta il problema della sicurezza dei cittadini in una realtà come San Secondo e come Porta Palazzo? Questo è il problema vero per parlare degli ambienti urbani degradati.
Si parli di come si è presenti sul territorio, di come si lavora a rimuovere le cause che portano ad aggregazioni che sfociano, talvolta, in fenomeni di criminalità.
Escludo dai nostri ragionamenti - mi auguro che questo non sia il portato di questa legge, che è una pretesa altra - che, attraverso questa legge, si voglia contrastare la criminalità organizzata e la grande criminalità.
Voi tentate pateticamente di dare una risposta, con questa legge, ai fenomeni diffusi di microcriminalità, non certo della grande criminalità organizzata. Perché, mi auguro, in epoca di devoluzione, non ci sia chi pensi che il problema dell'ordine pubblico sia materia delegata alle Regioni.
Voi evitate il problema per non parlare dei problemi reali che attanagliano la vita quotidiana dei cittadini piemontesi.
Si parla di progetti integrati per la sicurezza: "La Regione, sentito il parere del Comitato scientifico di cui all'articolo 5, finanzia i progetti integrati per la sicurezza". Quali sono questi progetti integrati alla sicurezza? Iniziative rivolte alla popolazione anziana, ai bambini e ai giovani. Ma mi spiegate cosa vuol dire, sulla materia della sicurezza? Ci spiegate cosa vuol dire, voi che da tre anni tenete ferma una legge sull'abbattimento delle barriere architettoniche, perché presentata dall'opposizione la frase: "Iniziative a favore di cittadini disabili per la rimozione delle barriere architettoniche esistenti".
All'interno di una legge sulla sicurezza, usate in modo demagogico problemi seri e reali scrivete: "... la dotazione di impianti tecnologici per rendere più sicuri i luoghi di esercizi pubblici, commerciali ed artigianali ...", ma cosa volete fare? Volete pagare ai commercianti i sistemi antitaccheggio? Abbiate il coraggio delle vostre azioni, dite che questa è una legge che non risolve i problemi della sicurezza.
Presidente Ghigo, fra i mille Enti che deve istituire, pensa che nella Regione Piemonte ci sia bisogno di un ulteriore osservatorio, che è un altro carrozzone presieduto dalla Regione Piemonte o dal Presidente della Giunta o da un suo delegato che nomina sei esperti? Cosa fa, dovrebbe coordinare le politiche sulla sicurezza? Magari, fosse questo compito ambizioso.
No, raccoglie i dati dei problemi sulla sicurezza e i dati statistici sulla diffusione dei fenomeni criminali, o di microcriminalità, sul territorio regionale.
Peccato che, nonostante tutte le nostre insistenze in Commissione nessuno abbia voluto prendere atto che ogni Provincia, nelle Prefetture con il concorso degli Enti locali, ogni anno, sistematicamente, elabora e pubblica un rapporto annuale sulla sicurezza. Sarebbe sufficiente un solo ufficio tecnico con un responsabile che possa raccogliere questi dati per renderli disponibili all'Assessorato competente, per capire quale sia la mappa.
In conclusione, è un provvedimento di cui non dovreste andare molto orgogliosi, Consigliera D'Onofrio. Con lo stanziamento che avete messo in campo mi pare che l'obiettivo vero - me lo suggeriva il Consigliere Riggio sia quello di comprare solo le pallottole per quel 10% di cittadini piemontesi che ha deciso, seguendo il modello americano, di curare da sé la propria sicurezza.
Ritengo questo provvedimento poco dignitoso e il tentativo emendatario è per farvi riflettere sulla sua portata.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Toselli, che interviene in qualità di Consigliere.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente, credo che farei un torto a tutti i colleghi, qualora sostenessi la non necessità impellente di occuparci di sicurezza pubblica.
Faremmo un torto se non ci occupassimo dei problemi che affliggono il Piemonte visto che ognuno di noi rappresenta l'intero territorio regionale.
Certo, ci occupiamo di sanità, di strade, di sociale, ma è anche arrivato il momento di occuparci di sicurezza.
Ho sempre creduto che quello della sicurezza fosse un tema interessante, rispetto al ruolo politico che ogni Consigliere occupa nell'arco costituzionale, e che non fosse un tema da assegnare ad un partito piuttosto che ad un altro, a quella coalizione piuttosto che ad un'altra. Diversamente, non si spiegherebbe perché proprio il Governo dell'Ulivo, riformando il Titolo V della Costituzione, ritagliò un piccolo spazio normativo, dando delle competenze aggiuntive in materia di polizia locale alle Regioni, in modo tale da consentire loro di cimentarsi nel merito (beninteso, la competenza della sicurezza è saldamente in mano allo Stato).
Mi sarei altresì aspettato, proprio perché non ritenevo di parte un provvedimento del genere, che vi fosse lo spazio, attraverso il gruppo di lavoro convocato a più riprese, di ottenere delle risposte su alcuni temi specifici, indicati già da una proposta di legge. Tale documento poteva costituire la base sulla quale lavorare e mettere in atto una forza emendativa. Tuttavia, il gruppo di lavoro è sempre stato disertato, mentre si tratta di un tema che non dovrebbe riguardare una parte politica, ma dovrebbe interessare tutti i Consiglieri regionali, visto che siamo chiamati a rispondere su tutti i problemi che i cittadini piemontesi hanno: strade, sanità, sociale ed anche sicurezza.
E' necessario, però, che la Regione si assicuri un ruolo concreto nella promozione di idonee politiche di contrasto alla criminalità, prevedendo e ritagliandosi una funzione di sollecitazione e di stimolo nei confronti dei competenti organismi dello Stato.
Non dobbiamo dimenticare la legge dello Stato n. 3/2003, che dà la possibilità di stipulare convenzioni, che - relativamente a situazioni di particolare disagio - disciplinino interventi specifici da parte delle forze dell'ordine, convogliando su di esse risorse aggiuntive pubbliche o private, in aggiunta a quelle del Viminale.
Ho apprezzato l'intervento puntuale del collega Ronzani, che è entrato nel merito; nelle sue intenzioni vorrebbe estendere il campo di interventi di questa legge. Mi spiego meglio: collega Ronzani, in questa proposizione normativa, noi non abbiamo volutamente inteso estendere il campo di intervento ai fenomeni sociali e ai fenomeni che inducono a compiere reati.
L'abbiamo voluta mirare parlando di prevenzione e di repressione.
Le sue considerazioni, certamente degne di attenzione, a mio avviso non possono essere valutate in questa legge. Il capitolo finanziario non è sicuramente importante rispetto alla portata della legge, ma dobbiamo guardare a due tipi precisi di indirizzo. Cosa diversa è se vogliamo allargare il campo di interventi.
Quindi, preferiremmo dibattere di politiche di sicurezza nel merito e non in modo strumentale, per offrire un'immagine di attenzione da parte delle Istituzioni su un tema così caro ai cittadini come quello della pubblica sicurezza.
Se ci confrontiamo, credo che il testo possa essere migliorato. Se poi, si vuole agire solo per partito preso, credendo di fare un dispiacere a qualcuno, il dispiacere - credetemi - non lo fate alla Casa delle Libertà, tanto meno a noi, ma lo fate a tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Già in Commissione - e lo riproponiamo in Aula - abbiamo espresso la nostra contrarietà alle proposte di legge inizialmente presentate, ma anche al testo unificato che discutiamo oggi in questa sede, in seguito all'attività del gruppo di lavoro, per le seguenti ragioni.
Vi è, innanzitutto, una ragione generale. Ci pare che abbiate scelto in questa direzione, una strada esclusivamente propagandistica, che non ha alcuna volontà di affrontare, in modo reale, un tema complesso come quello della sicurezza dei cittadini piemontesi.
un tema complesso, con molte sfaccettature e deve essere affrontato da vari punti di vista, sia sociali, sia di sicurezza veri e propri, sia culturali, ma sempre stando all'interno delle competenze regionali. Perch vogliamo ricordarvelo, anche se lo ha già fatto il collega Ronzani alla Regione non spettano direttamente i compiti di repressione, ma spettano ad altri organi dello Stato, nei confronti dei quali, al massimo la Regione si relazione e opera con loro e con altri momenti sedi di coordinamento.
Debbo dire, altresì, che l'altra ragione di contrarietà, rispetto alla quale ci esprimiamo su questo testo ritenendolo propagandistico, è perch non vuole né affrontare in modo reale le dimensioni del problema (volendolo indagare), né prospettare, da questo punto di vista, delle soluzioni. Ci pare che sia, in sedicesimo, quella stessa impostazione che si era nei fatti manifestata in tutta la campagna elettorale della Casa delle Libertà nella fase preelettorale, quando governava il centrosinistra. Era un tentativo di far leva sulle paure e sulle insicurezze dei cittadini agitando spauracchi e creando problemi di sicurezza anche laddove questi non c'erano. Tanto è vero che dalla documentazione andiamo a rilevare che per quanto riguarda i dati diffusi sulla criminalità dagli organi ufficiali, ad esempio dalla Polizia, vi erano dati inferiori nella fase relativa al governo precedente - in cui veniva agitato, invece, il terribile spauracchio della sicurezza, sia per quanto riguarda i reati, sia per quanto riguarda l'immigrazione - di quanti non ce ne siano stati dopo con il Governo Berlusconi, che aveva invece fatto, di questo aspetto l'elemento sul quale costruire il grande patto coi cittadini e sul quale diffondere la paura per chiedere il voto.
Tanto è vero che dopo le grandi misure assunte dal Premier e dopo le sue roboanti affermazioni - mai così positive in termini di criminalità con tutti gli impegni rispettati, al meglio dell'Europa - i dati diffusi invece, dalla Polizia in base alla relazione di attività del 2002 dicono che i delitti denunciati sono aumentati del 3,13%. In particolare, per quanto riguarda il Piemonte, a seguito delle grandi misure assunte dal Governo Berlusconi in questa direzione, dobbiamo dire che a Torino si sono registrati aumenti del 2,19%, con crescita, in particolare, di attentati di incendi e di momenti come questo.
Da questo punto di vista, è del tutto evidente che le misure assunte dal Governo avevano semplicemente uno scopo propagandistico: erano servite a costruire una campagna elettorale che costruisse lo spauracchio dell'insicurezza e facesse leva sulla stessa, ma alla prova dei dati si sono dimostrate misure assolutamente inefficaci nel contrastare fenomeni reali, a differenza delle politiche attuate, invece, dal Governo dell'Ulivo, che quello spauracchio non aveva mai tentato di agitare. Anzi aveva sempre cercato di tenere insieme gli elementi dell'integrazione con gli elementi del controllo, che invece erano state così fortemente penalizzate e accusate in campagna elettorale. Mi riferisco, addirittura al fatto che questo Governo non abbia neanche dato attuazione ad alcuni elementi di grande importanza, come la Polizia di Prossimità: era una grande proposta avanzata del Governo di centrosinistra, dall'allora Sottosegretario Brutti, lasciando gli organici completamente insufficienti per svolgere un lavoro di questo genere.
Detto questo, non abbiamo cercato di svolgere, nei vostri confronti e nei confronti della vostra proposta di legge, un lavoro ideologico o esclusivamente ostruzionistico. Abbiamo cercato di presentarvi, attraverso una quindicina di emendamenti, una contropoposta che ci sembra essere reale.
Innanzitutto, non crediamo che il tema della sicurezza possa essere assunto a sé al di fuori di una serie di politiche integrate con il territorio, con gli Enti Locali e con la Conferenza degli Enti Locali stessi (la Conferenza Regioni-Autonome Locali ci pare la sede centrale, in questa direzione) e con le forze che, sul territorio, si occupano di questi problemi.
Pertanto, abbiamo ritenuto che gli elementi di integrazione e di controllo fossero assolutamente da unire alla pratiche di mediazione dei conflitti e di riduzione del danno: quindi, proposte di integrazione del lavoro tra i soggetti interessati, proposte e pratiche di mediazione dei conflitti e di riduzione del danno, politiche di educazione alla convivenza nel principio del rispetto di legalità e azioni integrate di natura preventiva. Ci pare che questi debbano essere i principi...



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



MARCENARO Pietro



(Commenti in aula)



MARCENARO Pietro

Se si lascia la sedia vuota, si sospende la seduta!



PRESIDENTE

Ero presente io e stavo verificando gli emendamenti presentati. Eravamo nel pieno delle nostre funzioni.
Prego Consigliera Manica, prosegua.



MANICA Giuliana

Riteniamo, inoltre, che queste azioni integrate e di natura preventiva queste pratiche di mediazione dei conflitti e di riduzione del danno questa educazione alla convivenza e al rispetto del principio di legalità debbano essere integrate alle altre politiche regionali in questa direzione, ovvero alle politiche di prevenzione, di riqualificazione urbana e di promozione delle forme associative tra i Comuni (in particolare quelle che intervengono in direzione di questa materia).
Pensiamo, inoltre, che dalla promozione del coordinamento in materia di sicurezza pubblica (offrendo, cioè, ai vari soggetti che sul territorio operano in questa direzione) nascano le ragioni vere per poter intervenire seriamente e per potere essere, da parte della Regione, un supporto vero alle Province, ai Comuni, alle Prefetture e alle forze dell'ordine in questa direzione, con comitati che sul territorio sono già costituiti in tutte le Province piemontesi. Non so se vi risulti che questi comitati sono già costituiti in tutte le Province piemontesi e vengono regolarmente convocati dalle Prefetture, con tutti i soggetti interessati al loro interno. La Regione dovrebbe intervenire, in quella sede, con politiche importanti di sostegno.
Abbiamo cercato di cambiare complessivamente l'asse delle proposte che avete formulato, spostandolo in direzione di altri momenti, soprattutto in direzione di interventi di rilievo locale.
In merito all'impostazione generale, che non condividiamo, riteniamo addirittura la proposta dell'osservatorio (e altre misure come questa) l'assoluto specchietto del carattere propagandistico e demagogico che questa legge ha, semplicemente agitatorio di paure e di eventuali conflitti.
Abbiamo proposto che quell'osservatorio non ci sia, ma che ci siano invece, momenti di sostegno a quelle reali azioni di coordinamento e, nello stesse tempo, abbiamo suggerito una soluzione che a noi pare di grande importanza, a cui voi non avete neanche pensato, come l'istituzione della Fondazione piemontese per le vittime dei reati, facendo in modo che la Regione, attraverso la Fondazione, consegua degli obiettivi seri e di reale sostegno, laddove il danno è avvenuto, a favore di quelle comunità e di quelle famiglie che si sono trovate all'interno di questa particolare contingenza. Se si vuole assumere questo problema lo si assume in modo reale, lo si assume ribaltando la logica e facendo la fatica di voler assumere una problematica come questa nell'integralità delle sue dimensioni sfaccettate. Se, invece, si vogliono suscitare semplicemente fantasmi e fare un po' di propaganda, continuate così.
Guardate che il risultato della vostra propaganda, quella che avete già fatto al Governo e che tentate di fare qui, è un cosa molto semplice: dato che si parla meno di sicurezza, perché voi non ne agitate il fantasma, si ha meno paura, mentre si ha grande terrore nei confronti dell'immigrazione e delle navi che arrivano e assaltano le nostre coste. I risultati sono peggiori di quelli che aveva realizzato il Governo di centrosinistra, che nonostante voi agitaste spauracchi, faceva politiche serie e conseguiva risultati di integrazione e di verifica delle situazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Il giudizio su questo testo unificato in materia di politica regionale integrate, in materia di sicurezza, l'ha già espresso il Consigliere Palma e io lo condivido interamente. E' un giudizio liquidatorio, è un giudizio definitivo, è un giudizio di inemendabilità di un testo che parte da premesse sbagliate e dannose. Collegandomi alle ultima parole della Consigliera Manica la quale diceva: "smettete di agitare il fantasma della sicurezza" volevo ricordare quanto diceva il sociologo Merton sulla profezia che si autoavvera. Credo davvero che su un tema come questo, così delicato, così sensibile, che tocca le corde intime della vita di ciascun cittadino sicuro a casa propria, sicuro tra le proprie mura domestiche agitare il fantasma, agitare la profezia dell' insicurezza, della paura sia davvero un grave atto politico di insipienza politica, di una gravità assoluta.
Speravo che il centrodestra avesse avuto, è questa la lettura che ne do, dalla campagna elettorale del 1997 di Raffele Costa candidato a Sindaco del Comune di Torino che impregnò gran parte della sua campagna sulla paura presunta dei cittadini rispetto all'insicurezza, rispetto al crimine rispetto alla difficoltà di vivere in una città come Torino a causa degli immigrati, della droga, della devianza giovanile e della prostituzione fosse una lezione politica e storica che avesse portato, questa formazione nuova, che è Forza Italia, a maturare qualche consapevolezza, a maturare qualche elemento di strategia politica, di sedimentazione, di ragionamento politico. Dobbiamo prendere atto anche dell'autorevole intervento del Vice Presidente Toselli che ci invita tutti, con animo buono, com'è il suo, a riflettere e a dare una risposta ai cittadini su questo tema. Ma il Vice Presidente Toselli, come Forza Italia e come la maggioranza del centrodestra, non capisce che forse è la lettura più negativa e non vuole capire qual è la natura del problema. La natura del problema non è negare il fatto che ci siano elementi di insicurezza, che ci siano elementi di devianza, elementi di delinquenza, ma il problema è risolvere questa condizione della società moderna, della società globalizzata, della società complicata e complessa che è la nostra, non con grida manzoniane, non con dichiarazioni di principio, con campagne stampa, con campagne propagandistiche e spot. Fosse possibile risolvere tutto con gli spot avremmo un Paese diverso, avremmo un Paese radicalmente trasformato in questi anni di governo Berlusconi. Invece, abbiamo lo stesso Paese, con gli stessi problemi, ancora più incardinati, ancora più gravi perché non risolti, perché non affronti, anzi, proprio dal punto di vista della sicurezza, avremmo davanti scenari ancora più drammatici.
Parlare di sicurezza, vuol dire parlare di legislazione sulla droga.
Non è possibile pensare a ragionare di sicurezza senza pensare che abbiamo delle leggi criminogene, delle leggi che creano il crimine, delle leggi che non solo riempiono le carceri di persone che dovrebbero stare in luoghi di recupero e in luoghi di cura, ma abbiamo strade piene di persone che per procurarsi una sostanza da cui sono dipendenti, devono delinquere. Allora cari amici di Forza Italia, la vostra propaganda ha qualcosa di ridicolo ma anche qualcosa di tragico: non affrontare la chiave delle politiche, la chiave dei problemi, può essere un errore di mancanza di lungimiranza, ma può essere anche una scelta, un calcolo. Un calcolo che è più facile spiegare alla vecchietta che la Regione da un contributo per i sistemi di allarme, che da un contributo per coordinare, implementare - qualche altro bel parolone - le politiche di sicurezza. Magari facendo, come fanno in tutte le province una volta ogni tanto, delle belle e roboanti retate di prostitute per riempire il centro di accoglienza temporanea di via Brunelleschi - che molti Consiglieri frequentano con più assiduità di quanto faccio io - ma che regolarmente, su richiesta di Sindaci, su richiesta di Presidenti di Provincia, su richiesta di questori o di prefetti, viene riempito ad ondate di prostitute nigeriane tolte dalla strada per una sera, per una settimana, per 15 giorni per poi ritornarci sia sulle strade, sia nel centro di accoglienza temporanea di via Brunelleschi.
E' un errore tragico e ridicolo, nello stesso tempo, pensare di intervenire con campagne stampa, con campagne di informazione, con un'azione integrata di chissà quali provvedimenti, con pratiche di mediazione dei conflitti e di riduzione del danno che sono cosa importante in una strategia politica innovativa, nuova di grande valenza, anche culturale, ma se dietro c'è una cultura politica. Parlare di riduzione del danno vuol dire, per esempio, non lasciare cadere nel vuoto quella proposta che il Sindaco di Torino fece qualche tempo fa, ma che fu costretto a ritirare immediatamente. Il Sindaco aveva proposto di costituire anche a Torino, come a Madrid e come in molti Paesi del centro e nord Europa, delle Narco Salas. Riduzione del danno è: meglio persone che si drogano in modo controllato e assistito in zone protette, piuttosto che per le strade, sui marciapiedi, alla stazione di Porta Nuova o in qualche altro anfratto oscuro di questo nostro Piemonte.
Questo è il nodo delle politiche di sicurezza; non le retate; non le dichiarazioni propagandistiche; non le leggi come quella annunciata, e tragica nelle conseguenze se verrà così prodotta, della legge Fini sulle droghe. Metterà fuorilegge quattro milioni di italiani consumatori abituali di droghe leggere - equiparandole a quelle pesanti - e al consumo di cocaina. Secondo il decreto Fini, sarà più grave, con lo specchietto delle dosi minime consentite (addirittura a svantaggio della droghe leggere rispetto a quelle pesanti) consumare marijuana che cocaina.
Forse conosce il suo elettorato meglio che l'Italia. La puntualità di interventi specifichi, puntuali e precisi sull'immigrazione, sulla prostituzione, sulla droga, sulle politiche di sicurezza, non è un tavolo occasionale di incontro e di discussione per coordinare eventi mediatici che danno, alla classe politica, il senso di esistere e di intervenire sul problema. Non è questo, e sarebbe davvero un tragico errore.
Non sono gli osservatori, o gli strumenti balenati e accennati in questo disegno di legge che possono davvero fare qualcosa, è la puntualità degli interventi, le politiche attive del lavoro, le politiche giovanili le politiche culturali, piccoli interventi come gli educatori professionali in carcere.
Non c'è paragone con l'intervento, voluto da noi e adottato dalla Giunta e dalla maggioranza, come capacità di intervento e di risoluzione del problema. La collega D'Onofrio sosteneva che occorre tranquillizzare ma anche intervenire.
Davvero, con attenzione e con gravità, questa grida manzoniana sulla sicurezza rischia di essere un piccolo boomerang, se ci fosse informazione e possibilità di valutare cosa facciamo in quest'aula. Di fronte ai gravi problemi, ci accontentiamo di fare una dichiarazione di principio, tutta interna a quel teatrino della politica che si voleva scardinare e tutta tragica nei possibili interventi sul nocciolo del problema e sulla situazione reale, fuori da quest'aula e fuori da questo teatrino della politica.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Per quanto riguarda il Gruppo dei Verdi, manifesto contrarietà al provvedimento, non ritenendolo tra quelli di cui si sente la mancanza.
In lista di attesa abbiamo una serie di provvedimenti ben più importanti che dovrebbero interessare di più i cittadini della nostra Regione. Si è deciso, invece, di discutere questo testo legislativo che trovo problematico già nella formulazione. Quando si va a definire la sicurezza come sinonimo di ordinata e civile convivenza, c'è un'indicazione ben precisa che viene sostenuta e rinforzata dalle parole di alcuni interventi della maggioranza che sostiene la legge.
Come già sottolineato da qualche collega, sicurezza è un termine molto ampio: riguarda la vita dei cittadini, ma vuole anche dire avere un lavoro civile, un lavoro sicuro. Sicurezza significa poter contare su un futuro che si costruisce attraverso un lavoro a tempo indeterminato, non uno dei tanti lavori part-time che questo Governo ha fornito.
Sicurezza è un concetto che si applica alla salute e mal si concilia con una sanità che viene privatizzata in Piemonte; una sanità che, come abbiamo visto, può costringere i cittadini piemontesi a girare per svariate centinaia di chilometri prima di trovare un ospedale in cui essere ricoverati.
Se poi, l'eccezione a cui ci si riferisce (com'è chiaro nel testo) è quello della sicurezza legata al mantenimento della persona e dei beni personali, nella proposta di legge non c'é nessuna traccia di una seria analisi della situazione attuale. Qualsiasi atto legislativo o programmatorio vorrebbe che, prima di adottare una decisione, si analizzasse almeno la situazione reale.
Nel testo di legge non c'è nessuna seria analisi di ciò che normalmente viene definito come fenomeno della criminalità (termine molto usato negli interventi dei proponenti la legge).
una legge simile ad altre che abbiamo visto ripetutamente presentare dalla maggioranza. Da una parte, abbiamo leggi delega che svuotano di poteri il Consiglio regionale per attribuire deleghe alla Giunta dall'altra, leggi che costituiscono piccoli aiuti e regali a diverse categorie di cittadini (pensiamo, ad esempio, alla legge per gli oratori).
Questa legge si inserisce a metà: un po' come legge di delega alla Giunta e un po' come legge che si limita a prevedere piccoli aiuti per soggetti diversi. In fondo, la legge prevede tre azioni principali: la creazione di un Comitato; un fondo di solidarietà e un fondo di sostegno per progetti che vanno nel senso di aumentare la sicurezza.
I proponenti pensano veramente che una legge, formulata in questo modo e basata su questi tre principi di azione possa riuscire a raggiungere le finalità che loro pongono nel presentarla.
Innanzitutto viene da osservare che comunque le risorse finanziarie investite in questo progetto di legge sono limitate per gli scopi che si prefiggono. Se aumenteranno nel tempo, come è sempre possibile, avremo dei problemi nei bilanci successivi per il reperimento delle risorse che vengono investite per questo tipo di legge - che noi giudichiamo inutile magari a svantaggio di azioni più utili per la comunità.
Noi affermiamo che questa legge non potrà neanche minimamente raggiungere uno degli obiettivi che si pone come scopo. Oltretutto, si pensa veramente di riuscire ad ottenere questi scopi nel campo della sicurezza, quando sul campo della sicurezza agisce già tutta una serie di corpi statali specializzati ed individuati dalle istituzioni che operano in modo specifico, con preparazione e formazione sul campo? Pensiamo a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza.
Ebbene, noi pensiamo davvero con una legge di questo tipo di riuscire semplicemente ad aumentare il livello di intervento su questo campo? Oltretutto, questo tipo di legge non si pone quasi il problema del rapporto con i corpi dello Stato già preposti allo scopo.
Nelle parole dei proponenti e dei membri della maggioranza si cita la sicurezza, ma sentiamo parlare molto anche di criminalità. Da ciò emerge il vero scopo di questa legge: spostare il dibattito e la discussione politica sulla criminalità, vista come una colpa, senza mai approfondire l'indagine sociale sul fenomeno della criminalità.
Non c'è neanche un'analisi quantitativa, che è un'analisi estremamente rozza. Eppure non è stata effettuata nessuna analisi quantitativa e comparativa sull'evoluzione del fenomeno. Non è stata presentata nessuna analisi di tipo sociale sul fenomeno della criminalità. E' ridicolo che si l'analisi del fenomeno criminalità, sulle affermazioni isolate di un Viceprefetto piuttosto che di un altro operatore che lavora nel campo.
Il fenomeno della criminalità, così come viene definito, è un fenomeno molto complesso. Non dimentichiamo che in uno dei Paesi dove la lotta politica verte proprio sul tema della criminalità - mi riferisco agli Stati Uniti - siamo di fronte ad un aumento della criminalità: perchè s'investe in repressione, dimenticando qualsiasi azione di tipo preventivo.
La prevenzione della criminalità deve partire e basarsi su un'analisi della società. Le semplici azioni di repressione, talvolta anche con sistemi cruenti e crudeli, quali la pena di morte in vigore negli Stati Uniti, non portano al risultato che si vorrebbe ottenere, cioè la riduzione della criminalità.
In ultima analisi, ritengo quindi che sarebbe necessario ritirare questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Condivido il giudizio che è stato dato di una legge, che è sbagliata nel suo insieme e nei suoi particolari, e quindi è inemendabile. La legge in esame ha lo scopo di fare un po' di propaganda e di cercare di immettere alcuni temi nelle campagne elettorali, a mio avviso in modo estremamente sbagliato.
Indubbiamente è vero che la nostra è una società che vive un'insicurezza crescente, ma credo che questa insicurezza sia molto più vasta e andrebbe affrontata in modo più razionale di quanto viene fatto con questo tipo di provvedimento e con un'impostazione che lo nasconde.
Confesso che, leggendo le cronache, sono spesso impressionato dalla grande quantità di omicidi e ferimenti gravi che avvengono dentro le mura familiari, quindi in famiglia. Credo che sia uno dei fenomeni più in espansione e sicuramente è diventata una delle cause principali dei fatti criminosi più gravi, degli omicidi nel nostro paese.
Non mi sognerei mai di pensare che questo problema si risolve in modo repressivo o con controlli, perché credo che nasconda un fenomeno talmente grave che va analizzato, così come ritengo che la cura di questo problema sia complessa.
Una cosa però mi colpisce: quasi sempre, quando si verificano episodi del genere, ciò avviene in famiglie in cui sono presenti delle armi. Anche nella nostra Provincia e nella nostra Regione ne sono successi parecchi: a partire da alcune specie di "Rambo" che hanno sterminato le famiglie per finire a persone anche anziane che perdono il controllo ed uccidono la moglie o un altro familiare.
Ripeto: mi impressiona il fatto che questo sia facilitato dalla presenza di armi. Eppure i sostenitori di quella logica della sicurezza presente nel provvedimento, spesso, a fronte della denuncia della criminalità, dicono: "Bisognerebbe favorire l'autodifesa e la possibilità di armarsi", non accorgendosi che proprio la diffusione delle armi ne favorisce l'uso improprio o al di fuori degli scopi che qualcuno si prefiggeva, e in situazioni che si trasformano in drammi.
Mi pare che quel tipo di approccio in legge veda solo un pezzettino del problema e cerchi di esasperarlo e di alimentare l'insicurezza l'incertezza e la paura tra i cittadini a partire da questo tipo di speculazione.
Credo che sia un'operazione del tutto sbagliata. Se andassimo ad analizzare i luoghi in cui avvengono i "crimini", dovremmo mettere sotto controllo le case, forse anche gli oratori che abbiamo finanziato con le nostre leggi e altri luoghi del tutto sicuri, in cui non si deve fare questo tipo di controllo.
Per questi motivi e per l'assoluta mancanza di serietà di questo tipo di provvedimento, bisogna cercare di non farlo passare, perché sarebbe dannoso per il Piemonte e utile solo a qualcuno per farsi un po' di propaganda. Quindi, vale la pena utilizzare un po' del nostro tempo per impedire che una cosa di questo genere sia fatta.
L'insicurezza e i problemi che derivano dall'insicurezza sono enormi sono altri. Pensate che negli ultimi anni, a fronte del fatto che gli animali sono stati alimentati con mangimi che non erano naturali, animali erbivori sono stati nutriti con mangimi a base di carne. E' stato un fenomeno realmente sconvolgente per l'insicurezza dei cittadini, perché ha creato una modifica delle loro abitudini alimentari, una crescente precarietà e insicurezza nel rapporto con il cibo.
Gli avvenimenti di questi giorni alimentano ulteriormente questo tipo d'insicurezza. Pensate ai cittadini che, dopo ventiquattro ore o dopo trentasei ore di pioggia, cominciano a pensare che può accadere qualsiasi cosa e che, se la pioggia continua, sono a rischio sul serio.
Quindi, c'è un'insicurezza che si diffonde. Se vogliamo combattere quell'insicurezza, bisogna affrontare questo tema in modo non demagogico e più critico, per capire perché si crea una crescente incertezza tra la gente.
Le misure sociali che i governi adottano contribuiscono ad alimentare quella sensazione d'insicurezza e d'incertezza.
Poiché il provvedimento non ha quel tipo di caratteristiche, penso che vada contrastato per l'impossibilità di un'operazione seria di emendabilità.
Un'ultima considerazione. Se volessimo fare, per esempio, un intervento sulle sicurezza nelle strade nelle grandi città, dovremmo coinvolgere l'Assessore Casoni piuttosto che la polizia, perché le strade sono insicure non solo perché succedono alcuni fatti, ma spesso perché camminandoci, per il modo in cui sono continuamente rovinate dai cantieri, si rischia di farsi male o di rovinarsi la macchina. In questo caso, potremmo trovare un accordo e fare dei progetti di sicurezza che perlomeno danno dei risultati garantiti nel tempo e con una certezza vera.



PAPANDREA Rocco

Presidente



PAPANDREA Rocco

L'elenco, oltre che lungo e autorevole, degli interventi si è assottigliato, perché hanno rinunciato ad intervenire i Consiglieri Galasso, Botta, Cattaneo e Placido.
Hanno chiesto di intervenire i Consiglieri Chiezzi e Marcenaro e infine, le conclusioni del Presidente Ghigo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Queste rinunce potrebbero essere interpretate come ripensamenti. Gli argomenti che hanno portato i colleghi dell'opposizione mi sono sembrati per una volta, convergenti. Il che, dal punto di vista dell'opposizione non è male.
Se qualcuno si prendesse la briga di leggere questo testo unificato del disegno di legge, vedrebbe concretamente che le affermazioni di assoluta genericità e vacuità del provvedimento, come di inefficacia dello stesso sono palesi ed evidenti in tutti gli articoli.
Anch'io comincio a pensare che questo provvedimento sia sbagliato per molte ragioni. Ne dico una, quella che mi preme di più: la sicurezza dei cittadini, cioè garantire il diritto alla sicurezza. Che belle parole parole importanti. La sicurezza è un tema che, penso, sia patrimonio di tutte le rappresentanze politiche.
C'è qualcuno che pensa che parlare genericamente di sicurezza porti a una divisione sociale o politica? C'è qualcuno che pensa che parlare in termini astratti e indefiniti della necessità di sicurezza, possa essere un elemento di divisione tra le forze politiche o tra i cittadini? No, né in sedi istituzionali come questa, né in sedi amicali, di svago e di soggiorno.
Come si fa ad essere divisi sul concetto che le persone debbano vivere in situazioni di sicurezza? Non c'è divisione su quest'argomento. E' un tema che è patrimonio di tutti, se inteso nei termini generici di un appello alla sicurezza.
La critica che desidero svolgere è quella che un'iniziativa solitaria su questo tema, che si fermi al grande allarme e alla necessità di predicare situazioni di sicurezza, è un'iniziativa di per s intrinsecamente propagandistica. E' un'iniziativa che ha dentro di sé, che lo voglia o no, una conseguenza obiettiva di dividere artificialmente una società che, viceversa, su questo tema non può che essere unita e aggiungo, che deve rimanere unita, come ha già richiamato il collega Mellano. Altrimenti, si fa falsa politica, s'inventano posizioni da avversare che non esistono, si cerca di dividere, qualche collega ha detto di piantare la bandierina. Invece di tenersi uniti sul concetto fondamentale e sulla difesa dello stesso, magari, dividendosi poi sui modi in cui contrastare un problema, ci si vuole dividere pregiudizialmente e ideologicamente dall'inizio dicendo che c'è una parte che vuole la sicurezza e non tutte le parti. In realtà, tutte le parti vogliono la sicurezza e questo isolamento di una parte su questo tema provoca frantumazione, disordine, un disordine sociale, che diventa l'obiettivo oggettivo di una iniziativa di questo genere.
Hanno ragione i colleghi a dire che questa non è altro che propaganda e calcolo politico, in quanto si decide di affrontare un tema in quel modo prescindendo da un sentire comune, quindi, tagliando via con una pregiudiziale ideologica coloro che, ad esempio, in quest'Aula non fanno parte della maggioranza. Maggioranza e minoranza sui temi della sicurezza da un punto di vista generale, non possono essere divise.
Ci troviamo di fronte ad un cinico approfittare di un tema per ragioni di convenienza e di propaganda politica nei confronti dell'elettorato.
Questa indeterminatezza, che, probabilmente, nasce con l'obiettivo di dividere e con un calcolo di carattere elettorale, ha in sé parecchi altri risultati negativi. Così indeterminata, così ridicola, dal punto di vista del testo, poi lo vedremo articolo per articolo, è anche una legge che diventa inefficace ad incidere veramente sul tema che si propone di affrontare. E' anche inefficace per altre ragioni, quale il ridicolo finanziamento ad essa assegnato.
Questa legge non realizzerà alcunché. Verrebbe fin l'idea di farla approvare velocemente una legge di questo genere, perché, di certo, si rivolterà contro i promotori. Non è attraverso uno strumento di questo genere che si aumenterà di un solo grammo il peso della sicurezza nella vita dei nostri cittadini, nel modo più assoluto.
Per quanto riguarda questo primo ragionamento, evidentemente, ci troviamo di fronte al tentativo di coltivare la paura, di farla crescere e di consolidarla come uno degli elementi che portano ad una sensazione di precarietà delle condizioni di vita e a rinchiudere le persone in una situazione di paura, quindi, di debolezza. Per certi modi di fare politica è una situazione che porta a manovrare facilmente un corpo sociale costituito dai cittadini, mobilitato sul tema della paura.
Questo è un modo molto brutto di fare politica, è un modo che divide, è un modo tutto chiuso all'interno di interessi di bottega.
Dispiace che questo tema venga affrontato in questo modo, in quanto i problemi di sicurezza sono presenti. Tali problemi devono essere affrontati colpendo le ragioni che portano una società a diventare insicura, in certi momenti, in certe zone territoriali, in certi ambiti.
Giustamente, alcuni colleghi - il primo è il Consigliere Tapparo - lo ricordavano, se vogliamo parlare di sicurezza, possiamo introdurre la sicurezza dei posti di lavoro. Ci si occupa già di questo tema attraverso molte leggi e iniziative, ma questo è un tema concreto che una legge di questo genere non tocca assolutamente. Vogliamo parlare dell'insicurezza che si forma e si accresce all'interno di una società, quando una parte della società sempre più grande scivola verso situazioni di povertà obiettiva? Parliamo della sicurezza che non c'è più nelle famiglie che non sanno come sbarcare il lunario alla fine del mese? Parliamo di sicurezza quando le prospettive di vita di chi ha pensioni al minimo sono prospettive di indigenza e di miseria? Tutto questo genera problemi di instabilità, di malcontento, di penuria delle condizioni materiali di vita, che possono portare, secondo i comportamenti legati ai grandi numeri presenti in una società, a momenti in cui si mette in pericolo la sicurezza degli altri per ricavarne una qualche risoluzione momentanea ad un problema di carattere individuale.
E' una legge pessima e, ha ragione il collega Palma, anche difficile da emendare. Cosa emendi su un volantino di propaganda? Però, si può anche emendare. Il primo emendamento è di non farne nulla. Abbiamo presentato gli emendamenti di bandiera, non se ne fa proprio niente, l'articolo 1 è soppresso e così tutti i suoi commi.
Si può anche incalzare questa maggioranza in altro modo, ad esempio costringendola, per qualche tempo, a parlare in modo diffuso del contrasto a tutte le situazioni di insicurezza che sono generate da alcuni fatti specifici: il lavoro, la sanità e così via.
Noi ci impegneremo con una prima serie di emendamenti all'articolo 1 comma 1, riga 2, per dare un'impostazione di carattere diverso. Speriamo in questo modo, di far vedere che di sicurezza vogliamo parlare, che abbiamo idee, che individuiamo ragioni di insicurezza ben precise, agendo sulle quali possiamo trasformare, in modo concreto, questa legge rimuovendo tutti gli elementi che portano una società ad essere più insicura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Signor Presidente, noi siamo, come lei sa, il partito di Domenico Carpanini, che è stato il Presidente del "Forum Città sicure" e che ha svolto l'ultimo suo intervento in una conferenza del nostro partito discutendo esattamente sulla questione della sicurezza. Siamo, quindi, un partito sensibile a questo problema, siamo un partito che è sempre stato abituato, anche per i suoi fondamenti culturali, a porre al primo posto l'analisi delle cause e, quindi, delle possibili linee di prevenzione delle cause dell'insicurezza e di quelle forme di microcriminalità di cui fondamentalmente, si discute.
Non abbiamo mai contrapposto la politica di prevenzione alle esigenze di una politica repressiva, che è necessaria e che deve svolgere anch'essa il suo ruolo complementare, anche se, dal nostro punto di vista, non è al primo posto.
Per quanto ci riguarda, non ci sono quindi obiezioni di principio. Chi ha seguito i lavori in VIII Commissione credo possa constatare come il nostro Gruppo si sia mosto mosso per cercare di modificare, ove possibile un'impostazione iniziale, che era addirittura peggiore di quella che oggi esaminiamo.
Tuttavia, alla fine di questo lavoro siamo pervenuti al giudizio che lei ha già sentito esprimere da molti rappresentati del nostro Gruppo, a partire dal Consigliere Ronzani, nostro portavoce in VIII Commissione, fino alla Presidente Manica.
A nostro giudizio, nel vostro testo, rimane prevalente un obiettivo che è fondamentalmente di comunicazione o di propagande - scelga lei, Signor Presidente, quale dei due termini ritiene più accettabile - un obiettivo che realizza e determina, alla fine, non un processo di maggior coordinamento e di integrazione effettiva delle azioni mirate alla sicurezza, ma una sovrapposizione di iniziative legislative che attengano altri campi, altri temi, altri settori e altre leggi, determinando una potenziale confusione e un rischio di non migliorare, ma di peggiorare, la situazione esistente.
Vorrei fare un'ulteriore osservazione che potrebbe aiutare la nostra discussione. Come sapete - perché siete più attenti di noi alle rilevazioni demoscopiche - negli ultimi mesi le opinioni dei cittadini italiani su questi temi si sono seriamente e sensibilmente modificate.
La questione della sicurezza - tornerò comunque su questo punto - che risultava, fino poco tempo fa, al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani, risulta oggi discesa nella classifica: al primo posto, come sapete, troviamo oggi le grandi questioni sociali e i grandi temi che riguardano, da un lato i redditi, dall'altro lo stato sociale e le condizioni dei cittadini legate a questo grande problema.
Il fatto che questo problema passi dal primo al quarto o quinto posto della classifica, non significa che non debba essere affrontato. Dico solo che forse, se guardiamo anche questi indicatori, esiste lo spazio per costruire fra di noi un confronto che non mi illudo possa sopprimere la voglia di propaganda, ma che la collochi al posto giusto, cioè nei limiti nei quali è bene che, nella discussione politica, sia confinata e che, a nostro parere, con questo provvedimento, sono largamente sorpassati ed ecceduti.
Vi chiediamo, quindi, uno sforzo per ricondurre il confronto all'interno di questi limiti. Abbiamo presentato delle proposte che vanno in questa direzione.
Come lei potrà verificare, dai 13 o 14 emendamenti che abbiamo presentato al vostro disegno di legge emerge un'altra proposta e un'altra linea; emerge un indirizzo e una possibilità di intervento su questi temi che offre, a nostro parere, una soluzione che, rispettando e osservando le competenze che alla Regione spettano, svolge effettivamente un ruolo di coordinamento nei due campi nei quali l'azione regionale può svolgere un ruolo, che sono, da un lato, quelli dell'azione di prevenzione, dall'altro dello sviluppo dell'azione di solidarietà, in particolare nei confronti delle vittime.
Noi pensiamo che questo vada fondamentalmente fatto attraverso un lavoro di coordinamento della legislazione, non sovrapponendo, attraverso questa legge, altre leggi e altre fonti di iniziativa legislativa su questioni come quelle del disagio, che, come l'Assessore Cotto potrà confermare, trovano altrove le loro fondamentali fonti normative, o come altre questioni come il risanamento delle abitazioni, eccetera. Questo è il tema che vi sottoponiamo.
Per quanto ci riguarda, esistono contraddizioni sulle quali aspetteremmo una risposta. Voi presentate questa proposta di legge: ma siete la stessa maggioranza che sta decidendo o sostenendo, a livello nazionale, l'idea e l'attribuzione di una competenza esclusiva, in materia di Polizia locale, alle Regioni, e non avete ancora detto che cosa intendiate con questo provvedimento. Non avete detto se intendete rivendicare il passaggio alle Regioni di qualcuno dei corpi armati di Polizia che oggi dipendono dallo Stato, se intendete, in qualche misura spogliare delle loro prerogative i Comuni nella loro autorità sulle Polizie Municipali, o se invece, più modestamente, pensate ad un puro compito di coordinamento delle Polizie Municipali, ampliando un pochino quel potere di determinare la caratteristica delle divise, che oggi è concretamente esercitata.
Però c'é effettivamente una contraddizione, a mio parere, fra un elemento di destabilizzazione che portate nel sistema della sicurezza attraverso la proposta di devolution che riguarda la Polizia locale e questa materia (a meno che l'Assessore Vaglio non voglia qui annunciare che la posizione della sua maggioranza è quella di rivendicare il passaggio sotto le dipendenze regionali del corpo forestale, cosa sul quale conosciamo le sue opinioni, ma sul quale conosciamo anche le opinioni di altre forze della maggioranza).
Detto questo, sosteniamo che fuori da un quadro di propaganda si delinea un terreno di confronto; dentro, se il quadro dovesse rimanere questo, il giudizio è quello che avete sentito.
Ci sono naturalmente altre questioni: sottolineo, fra queste, quella che ha sollevato il collega Mellano, ovvero la contraddizione che esiste fra una scelta di politiche preventive in materia di sicurezza e legislazioni nelle quali vi apprestate su problemi come quelli delle tossicodipendenze o della penalizzazione della detenzione di uso di sostanze.
Questo è un punto che contraddice, orienta e dà anche il connotato culturale della nostra iniziativa. So bene che è solo una parte della verità, ma credo che sia una parte significativa della verità. Un Paese è fatto di tante cose: è fatto dalla qualità del suo Governo, ma anche dalla qualità della sua opposizione. Se oggi, su questioni della sicurezza, c' meno allarme, è anche perché credo ci sia un'opposizione che non ha mai utilizzato questo tema come chiave propagandistica per attaccare il Governo ai diversi livelli, o come elemento costruito per creare tensioni sulle quali costruire ipotetiche fortune elettorali.
Liberate il campo dal tono propagandistico che oggi termina e connota sostanzialmente la vostra proposta. Apritevi ad un confronto di merito che cerchi di affrontare, nel quadro e nell'ambito delle competenze che abbiamo, quelle misure di integrazione effettiva, diciamo così, della legislazione, dei servizi e delle azioni che oggi sono possibili e che possono effettivamente essere utili per la comunità a nome della quale parliamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Ghigo per un breve intervento conclusivo, al termine del quale sospenderemo la seduta.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Aula per l'articolata e proficua discussione su questo nostro disegno di legge.
Gli argomenti e le sollecitazioni che sono pervenute dagli interventi sono molte. Ovviamente, non possiamo immaginare (o intendiamo, come qualcuno suggeriva) di porre in discussione lo spirito della legge, perch è una proposta di legge nella quale crediamo vivamente.
Raccogliamo anche l'intervento del Consigliere Marcenaro, ma non perch sia stato l'ultimo. La sua riflessione in merito alle sensibilità dell'opinione pubblica sui vari temi, cioè il riferimento al fatto che la sicurezza non sia più, nella scala delle priorità, l'elemento fondamentale è indubbiamente una considerazione che mi sento di condividere. Chiaramente è un aspetto che affronteremo con gli strumenti legislativi e di Governo regionale non necessariamente entro questa legge, che ha una finalità ed una funzione che consideriamo ancora assolutamente contingente al problema della sicurezza. Sono due gli elementi principali di questa discussione da cui mi sento di identificare un punto di contatto tra le proposte dell'opposizione e la disponibilità - nell'ambito della discussione che avverrà nelle prossime sedute di Consiglio - da parte della Giunta a recepire alcune sollecitazioni.
Una è chiaramente quella legata alla sostanziale riformulazione dell'articolo 8. L'opposizione ha presentato un emendamento che, di fatto lo riscrive; come Giunta possiamo impegnarci a valutare il contenuto della proposta ed a riproporre, nella prossima seduta, una nostra interpretazione dell'articolo 8. Ovviamente, cambiandolo, avrà elementi di congiunzione con la proposta dell'opposizione.
L'altro punto sul quale anch'io convengo è lo stanziamento; ma su questo posso solo assumere una posizione di principio, in quanto in questo momento non posso consultare l'Assessore Pichetto che - com'è noto - tiene i cordoni della borsa.
Ovviamente lo stanziamento che abbiamo previsto su questa legge è simbolico, forse proprio anche in funzione di alcuni aspetti che potrebbero emergere dalla nuova riscrittura dell'articolo 8 che, in buona sostanza, ha il pregio di coinvolgere il mondo esterno nei confronti di questa necessità (cioè le Fondazioni, tanto per intenderci, ed i privati).
Assumiamo l'impegno, di qui alla prossima seduta, quando si ridiscuterà questo disegno di legge, di valutare l'eventuale reperibilità di risorse.
Ciò anche in relazione al fatto che, in concomitanza, esamineremo il bilancio. Di conseguenza, le carte sono immediatamente consultabili.
Questi mi sembrano due elementi che, allo stato attuale delle cose, mi sento di poter recepire nei confronti della proficua ed approfondita discussione avvenuta oggi in quest'aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente e grazie a tutti voi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.23)



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