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Dettaglio seduta n.43 del 29/11/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito alle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrero e Vaglio.



PRESIDENTE

Comunico, altresì, che il Consiglio Regionale oggi è convocato in seduta straordinaria ai sensi dell'art. 43, comma 1, lettera b) del Regolamento interno, in seguito a richiesta sottoscritta dai Consiglieri Marcenaro, Manica, Muliere, Placido, Riba, Riggio, Ronzani, Suino, Tapparo Saitta, Tomatis, Caracciolo, Chiezzi, Di Benedetto, Giordano, Moriconi Papandrea, Contu, Mellano e Palma, con il seguente punto all'o.d.g.: "L'iniziativa della Regione Piemonte a difesa dei principi e delle libertà costituzionali e contro il tentativo di sottoporre a censura e controllo politico la libertà di insegnamento".
Questa è la richiesta di convocazione straordinaria con il punto indicato.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Iniziativa Regione Piemonte a difesa dei principi e delle libertà costituzionali contro il tentativo di sottoporre a censura e controllo politico la libertà di insegnamento ed esame ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Su questo punto, iscritto all'o.d.g. attraverso la modalità della convocazione straordinaria, sono pervenute alla Presidenza alcuni ordini del giorno, e precisamente: ordine del giorno n. 147, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Botta, Mancuso Rossi, Salerno e Valvo del 13 novembre, inerente a "Istituzione Commissione di controllo sull'applicazione della legislazione vigente in materia di scelta dei libri di testo nelle scuole".
mozione n. 160 del 27 novembre, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Botta Mancuso, Rossi, Salerno e Valvo, inerente a "Istituzione Commissione Nazionale per l'analisi dei testi scolastici".
ordine del giorno n. 161, a firma dei Consiglieri Marcenaro, Saitta Ronzani, Giordano, Di Benedetto, Moriconi, Contu, Riggio e Chiezzi inerente a "Sulla proposta di istituzione di una Commissione nazionale di analisi dei contenuti dei testi scolastici" ordine del giorno n. 162, pervenuto in mattinata, a firma dei Consiglieri Palma e Mellano, inerente a "Pubblico e libero confronto sulla questione della adozione dei libri di testo scolastici" ordine del giorno n. 163 a firma del Consigliere Mercurio inerente a "Faziosità di molti libri di testo scolastici: proposte per risolvere il problema".
Dichiaro aperta la discussione in merito al punto unico all'o.d.g..
Invito qualcuno dei richiedenti la convocazione straordinaria a prendere la parola.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, Signor Presidente.
Se il Regolamento non lo vietasse, ringrazierei, altresì, molte delle persone che assistono all'odierna discussione, che credo testimonino l'interesse e la passione con la quale la città di Torino e la Regione osservano e seguono questo nostro dibattito.
A cosa abbiamo reagito con questa richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale sull'ordine del giorno che il Presidente Cota ha letto? A cosa abbiamo reagito non noi, ma a cosa ha reagito una città, una Regione, un Paese del quale abbiamo cercato di farci interpreti.
Ritengo sia una domanda che tutti dovrebbero porsi. Non so se noi abbiamo una sensibilità diversa da altri, ma in questi giorni avvertiamo su questi temi, una sensibilità, una preoccupazione e un'attenzione che riguarda diversi mondi, diversi ambienti. Credo che sbaglierebbe chi pensasse che questa preoccupazione e questa mobilitazione che è in corso fosse solo il risultato di qualche operazione politica. Se qualcuno di voi ritiene davvero che le migliaia di giovani che oggi stanno manifestando per Torino siano strumentalizzati da qualche partito o da qualche forza politica, vuol dire che ha una visione un pochino ristretta, diciamo così di quali siano i processi che stanno avvenendo.
Vorrei partire dai fatti per spiegare a cosa abbiamo reagito, e cioè dalla mozione che tutta la maggioranza di centrodestra ha approvato nel Consiglio regionale del Lazio e da quella che è stata presentata esattamente negli stessi termini e con le stesse parole - salvo le modifiche peggiorative che ieri sono state introdotte - dal Gruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio regionale della Regione Piemonte.
Qual è il punto? Prima ancora della proposta di formare una Commissione di esperti che affronti questa questione, prima ancora della proposta di stabilire che la Regione metta a disposizione incentivi per coloro che scriveranno libri di testo più vicini alle tesi che la maggioranza politica dovrebbe approvare, è evidente che il punto essenziale della questione che stiamo discutendo è questo: si pretende e si crede che una maggioranza politica in un'istituzione, o un'istituzione all'unanimità, possa stabilire che ci sono libri faziosi, storie faziose e quindi adottare le misure - qua appunto la Commissione di incentivi ed altro - per cambiare questa situazione.
Questo per me è il punto essenziale: l'idea che con l'affermazione di una determinata maggioranza e di una determinata coalizione politica qualunque essa sia, cambino o si mettano in moto meccanismi per cambiare i libri di testo è una cosa fuori dalla concezione non dei libri di testo ma della libertà e della democrazia. E' una cosa che non succede in nessuna democrazia al mondo. Si tratta, invece, di un carattere di fondo del totalitarismo di destra o di sinistra e in Italia questo totalitarismo ha avuto un nome: si è chiamato e si chiama fascismo.
E' una definizione quasi tecnica, ma questo è il punto.
Naturalmente viene da chiedersi perché solo i libri di storia. Se la regione è quella che viene adotta nella mozione, cioè il peso che i libri di testo hanno nella formazione delle giovani generazioni e nel consentire poi una loro evoluzione, del dibattito e della loro partecipazione alla vicenda politico-culturale, naturalmente è evidente che non si tratta solo dei libri di testo. Dovremmo interpretare che i libri di testo sono una prima tappa, perché indubbiamente nella formazione di questi ragazzi hanno un grande peso tante altre fonti di formazione e di informazione. A quando la proposta di un intervento sulla narrativa o sulla letteratura? A quando la proposta di un intervento sulle televisioni? Perché anche loro contribuiscono in modo non fazioso alla formazione dei ragazzi. A quando un intervento sui giornali e sulle altre fonti di informazione? Sono forse meno importanti? Sono forse meno faziosi? Ma meno faziosi per chi? Meno faziosi fino a quando? Meno faziosi fino a quale nuova maggioranza, che di volta in volta si riserverà il diritto e la responsabilità di stabilire quali siano faziosi e quali no? Soprattutto sorge spontanea una domanda, che comincia già ad avere delle risposte: se sono faziosi i libri, che sono così importanti, quando si arriverà agli insegnanti, che pure immagino rivestano un'importanza fondamentale nella formazione dei ragazzi? Questo volevo dire; infatti questo è già cominciato. Nella mozione che il Gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato viene preso a riferimento, e portato ad esempio di un'azione positiva, l'azione di un Gruppo che si chiama "azione studentesca". Si tratta di quel Gruppo che, infatti, ha già cominciato, sul suo sito Internet, la messa al bando, la pubblicazione di liste nominative di proscrizione degli insegnanti che sono considerati faziosi, credo che adesso, dopo qualche giorno, l'on. Gasparri abbia provveduto, così come prima lo aveva fatto aprire, a far chiudere quel sito. A questo siamo.
Sono cose queste che riguardano la scuola? Certo sono cose che riguardano la scuola. Sono cose che riguardano i giovani? Certo sono cose che riguardano i giovani.
Mi pare, però, che siano questioni che riguardano essenzialmente e fondamentalmente la visione della libertà e della democrazia.
Spero sia chiaro il mio intervento. Per quanto mi riguarda, dalla mia bocca, in questa sede, non uscirà una sola parola né di approvazione né di critica di un libro di testo.
Sono convinto che la valutazione della qualità di un prodotto culturale spetti al dibattito intellettuale, spetti agli insegnanti, spetti ai cittadini anche in quanto genitori e studenti. Pertanto non c'è nessuna sede istituzionale, nessuna sede politica autorizzata a stabilire che cosa nel dibattito culturale, nella qualità di un prodotto culturale, sia "buono" o sia "cattivo". Non dico questo per una questione di gusti personali, di personale inclinazione. Sono convinto che sia la Costituzione italiana a stabilire questo. Quella Costituzione Italiana che fa della libertà e dell'autonomia della cultura e dell'insegnamento, un caposaldo e un pilastro.
E' stato affermato in queste settimane, quasi a titolo di accusa, che la storia viene scritta dai vincitori. Non so se la storia venga scritta dai vincitori. Certo è che la Costituzione italiana è stata scritta dai vincitori. E' stata scritta dai vincitori del fascismo, da quelli che hanno ristabilito la possibilità di votare, di scrivere liberamente, di produrre giornali, cioè che hanno ristabilito quelle libertà fondamentale che non esistevano in un Paese privo di libertà.
Per questo devo dire che quando sento raccontare e dipingere l'Italia come un Paese privo di libertà e quando sento argomentazioni come quelle che dicono: in fondo Alleanza Nazionale ha sollevato un problema giusto pur dando una risposta sbagliata, io rispondo di no. La nostra opinione è che l'Italia è un Paese libero. Un Paese nel quale esistono tutti gli strumenti, tutte le possibilità, tutti gli spazi, perché ciascuno faccia valere le proprie idee, ammesso naturalmente che di idee ne possieda.
Naturalmente non sottovaluto la distinzione che su questo punto è avvenuta nella maggioranza. Non sottovaluto il fatto che ci sono posizioni diverse, questo lo considero un fatto positivo, ma naturalmente vorrei che non ci fosse in questa discussione un prevalere di un aspetto, di una presa di distanza opportunistica: non va bene perché ci fa perdere voti; non va bene perché in questo momento spaventa una parte dell'elettorato. Penso invece, che occorra riconoscere che siamo di fronte ad una grande questione di principio, a uno di quei discrimini che collocano le forze politiche in campi diversi e opposti, ad uno di quei discrimini nei quali si esprime una visione generale della società e della democrazia. Per questo il richiamo così importante alla Costituzione, e all'antifascismo e alla resistenza: non sono affermazioni di rito. Voglio fermarmi su questo punto. Voglio fermarmi rilevando come questo sia un punto che molto spesso, anche in queste settimane, è tornato in discussione.
Presidente, utilizzerò anche parte del tempo a disposizione del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Non è consentito. Potrà intervenire successivamente nell'ambito della dichiarazione di voto sugli ordini del giorno.



MARCENARO Pietro

Mi avvio alla conclusione.
Richiamo solo la cosa che ha riguardato in questi giorni le personalità come Bobbio e Galante Garrone. In particolare rivolgo un saluto a Galante Garrone; persona di moralità limpida e di un comportamento così esemplare.
Su questo punto voglio dire, come è stato detto, non è che i morti siano tutti uguali, questo è fuori discussione. Come è fuori discussione che nessuno individualmente possa essere giudicato due volte. Il punto è che erano diversi da vivi e che non è vero che tra il '43 e il '45 in Italia ci sia stata una lotta fra comunismo e fascismo. In Italia, in Europa e nel mondo c'è stata una lotta tra fascismo e libertà e i comunisti italiani, insieme a tanti altri, hanno avuto il merito di aver combattuto dalla parte della libertà.
Io non sono contento né rassicurato dal vedere ricomparire elementi di fascismo. Per me l'obiettivo degli antifascisti non è mai stato quello di avere i fascisti lì che continuano ad esserci per essere riconfermati nella propria funzione. L'obiettivo dell'antifascismo è di vedere il fascismo scomparire, di vedere i fascisti scomparire. Per questo noi abbiamo pensato, e pensiamo, che vada incoraggiata la trasformazione e la transizione verso la democrazia di forze che ne erano storicamente estranee. Questo non può essere il risultato di alcun compromesso di nessuna riscrittura della storia.
Questo è il punto che vi ostinate a non vedere. La vostra legittimazione come forza democratica non dipende da noi, dipende solo da voi, dalle vostre scelte politiche e culturali. Ma la questione della quale oggi discutiamo si inserisce in un contesto più ampio. Non penso solo ad Alleanza Nazionale, allo squadrismo di azione studentesca di cui ho parlato, alla violenza inaccettabile con la quale il Presidente della Regione Lazio ha aggredito il Presidente del Senato. Penso a tante altre cose che oggi caratterizzano la vostra coalizione: allo sterco di maiale sparpagliato dove dovrebbe essere costruita una moschea! A Bossi che dichiara che la Corte Costituzione è un covo di comunisti! Penso al disprezzo della Costituzione che emerge da molte posizioni in queste settimane. Ma che coalizione politica è questa? Come pensate di offrire una prospettiva credibile a questo Paese? Per me queste sono le domande di fondo che stanno alla base della reazione dei cittadini. Questi sono i temi sui quali noi siamo determinati a condurre una forte battaglia politica e a determinare nel Paese un chiarimento su questioni che sono essenziali per il futuro i noi tutti.



(Applausi dal pubblico)



PRESIDENTE

Ricordo che è vietato, da parte del pubblico, fare segni di approvazione o di disapprovazione.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io e il collega Palma, come Gruppo di minoranza, componenti del Gruppo Radicale lista di Emma Bonino in questo Consiglio, abbiamo aderito alla proposta, avanzata dal Consigliere Marcenaro e da tutti i colleghi della minoranza, di svolgere questo dibattito nella forma solenne e alta di un dibattito straordinario.
L'abbiamo condiviso e sottoscritto con piena consapevolezza, ma partendo da una visione e da una premessa diversa.
Riteniamo possa essere utile, se non indispensabile, per il nostro Paese e le nostre Istituzioni, cercare di cogliere quanto di positivo pu esserci in una proposta provocatoria per certi versi e, per altri addirittura inaccettabile, da respingere. Tale proposta, però, ha avuto il merito di proporre al dibattito politico italiano - se dibattito serio si vuol fare - un problema che esiste, quello di una cultura laica, liberale azionista, radicale - dico io - che è stata cancellata dai libri di testo e anche - come giustamente diceva il collega Marcenaro - da molte altre forme di comunicazione.
Stamattina, entrando in aula, il Consigliere Ghiglia mi ha fatto vedere una nota di un'agenzia di stampa su una dichiarazione di Marco Pannella. Io penso che, purtroppo, solo io e lui l'abbiamo letta: non credo sia stata ripresa da nessun giornale. E' una dichiarazione molto colorita - come sovente è il parlare e lo scrivere di Pannella - che dava delle riposte al caro collega Marcenaro.
In Italia esiste un problema.
Non so se la Corte Costituzionale sia composta da comunisti o da fascisti, sicuramente però è una Corte "Incostituzionale" per le decisioni che ha preso in questi anni. Non so se i libri di storia lo riportino o no ma in Italia c'è una giurisprudenza costituzionale vergognosa. Vergognosa! Vergognosa! Se vogliamo fare un dibattito serio, dobbiamo partire da spunti sostanziali (magari mal formulati o con tanti possibili retropensieri, che spesso si creano quando è la parte politica opposta a presentare un suo tema) e la sostanza è che in Italia esiste il problema dei libri di testo dell'informazione, della gestione della RAI Tv, della gestione della giurisprudenza costituzionale. Se proprio vogliamo dibattere, cominciamo da qui.
Mi riesce davvero difficile, perché non è nelle mie corde, fare comizi o interventi "strappapplausi". Per cui, mi limito ad illustrare, in modo molto semplice e banale, l'ordine del giorno che abbiamo scritto e che poniamo all'attenzione del Consiglio. Certo, intendiamo porlo all'attenzione della maggioranza, ma ancora di più ci aspettiamo particolare attenzione dai colleghi di minoranza. E' una mozione che cerca di portare questa discussione nell'alveo di un dibattito serio, importante che non limiti il tema ad una delle tante "boutade" che alimentano il teatrino della politica italiana. Prima di illustrare il testo della mozione, voglio solo fare un piccolo richiamo personale.
Nei giorni scorsi sono stato assente, per motivi personali, dalle riunioni di Consiglio. Sono stato, per una vera e propria casualità, ospite di un italoamericano emigrato in America. Ha dovuto emigrare perché ha avuto la sfortuna di avere genitori e nonni "giuliani". Sono fuggiti in America. Pensando a questo nostro dibattito, era molto interessante scorgere la sensibilità e l'interesse per il dibattito politico italiano di una persona così lontana, ormai, per interessi e per lavoro. Era interessante perché mostrava di sentire, sulla propria pelle e su quella della sua famiglia, in modo così vivo, questi temi e discussioni. E' stata una testimonianza interessante, molto più significativa di quanto potessi pensare.
Passo ora ad illustrare la mozione, leggendola: "Il Consiglio, regionale premesso che si è aperto nel paese, a partire da una mozione del Consiglio regionale del Lazio, un dibattito sui libri di storia adottati nelle scuole, e sull'eventuale ruolo delle istituzioni regionali in questa materia premesso che il problema coinvolge da un lato il tema della qualità dell'informazione e della formazione storica offerta nelle scuole italiane dall'altro quello della libertà di insegnamento, e dunque, in quest'ottica della natura stessa della istituzioni scolastiche considerando che è importante che sia posta con forza, di fronte all'opinione pubblica ai docenti, agli studenti, la questione della deliberata faziosità politica che contraddistingue diversi testi largamente diffusi nelle scuole e delle conseguenze che ciò può avere per la formazione civile delle nuove generazioni, ossia dunque per la qualità stessa della democrazia italiana giacché è vero che in larga misura controllare ed orientare la conoscenza del passato significa dare forma alla coscienza che si ha di sé, del proprio presente, e pertanto del futuro da desiderare e costruire considerato che fondante e primario, nel campo delle relazioni culturali e pertanto nella vita della scuola deve essere il principio cardine della civiltà liberale, della libertà di pensiero e di insegnamento, premessa necessaria a quello di responsabilità educativa considerato che questi principi si estrinsecano, tra l'altro, nella più ampia libertà per gli insegnanti di adottare i testi che in scienza e coscienza ritengano migliori e più adatti fra quelli che il mercato rende disponibili considerato che non è immaginabile altro vaglio circa la validità culturale dei testi che quello dei competenti, ossia, appunto, degli insegnanti, cui spetta assumersene la responsabilità; osservato che altro è contestare la faziosità di tanti testi, altro mettere in discussione il dato elementare che ogni ricostruzione storica è eminentemente "interpretazione" e, in primo luogo, quindi, scelta di quello che va considerato storicamente rilevante osservato che ogni ipotesi di incardinare organismi di natura politica o anche culturale, di stabilire per conto delle Istituzioni quale ricostruzione storica, e dunque quale interpretazione sia accettabile e quale no implicherebbe la proclamazione di una verità di Stato o, al caso, di Regione, con pretese, magari, di obiettività, di per sé negatrice dei principi base della democrazia liberale, oltreché dei fondamenti stessi della conoscenza storica rilevando che è semmai auspicabile e da auspicare che anche su questo terreno la nuova realtà in costruzione delle autonomie delle scuole porti da un lato a rafforzare la libertà-responsabilità di ciascun docente, e non del collegio docente a maggioranza, di scegliere i testi e gli ausili didattici per lui più adeguati, dall'altro la possibilità per gli studenti di misurarsi con una pluralità di offerte documentarie interpretative rilevando che va seriamente affrontata la difficoltà che sempre più si fa evidente nelle scuole a motivare i giovani a considerare lo studio del passato storico rilevante e significativo, prendendo coscienza di quanto il rapporto con il passato, se ne sia più o meno consapevoli, è in realtà costitutivo del presente in cui si è vivi e di cui si è fatti per queste considerazioni, per questi motivi, il Gruppo Radicale propone di impegnare la Giunta a promuovere, nelle forme e nei modi più efficaci, un pubblico e libero confronto su questi temi, coinvolgendovi quanto più ampiamente possibile il mondo della scuola, dell'università e della cultura, e pubblicizzandone adeguatamente i risultati.
Questo, in modo molto schematico, è il testo della nostra mozione.
Concludo invitando a svolgere un ragionamento più complessivo. Cerchiamo di trasformare questo dibattito non in una riaffermazione semplice e pura di valori di schieramento o di parte, di non alzare soltanto e sempre le stesse bandiere, magari un po' ucherellate, ma di affrontare il problema per come è sul tavolo. Il problema sul tavolo è rappresentato dalla possibile apertura di dibattito vero su alcuni aspetti della politica culturale italiana - che, a mio giudizio e del mio Gruppo, sono stati e sono aspetti anche molto preoccupanti - e far sì che si trasformi in una risorsa per il nostro Paese"



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere.



MELLANO Bruno

Con questo concludo, ringraziando per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, anche noi riteniamo opportuno contribuire a questa discussione.
Innanzitutto, voglio ringraziare Alleanza Nazionale per aver sollevato a livello nazionale questo problema. Il Consigliere Marcenaro ha espresso di non condividere questa posizione; invece, io la esprimo perché condivido il fatto che, negli ultimi trent'anni, per la prima volta all'interno di questo Consiglio, si dibatta in merito a questo problema.
Ringrazio anche l'Ulivo per le stesse ragioni, per avere sollecitato richiesto e imposto, sotto certi aspetti, questo dibattito. Perché? Ieri, il collega Ghiglia mi ha dato un dépliant, che recitava: "Vogliamo una cultura libera e pluralista - Azione studentesca". Mi scuso con il collega Ghiglia, in quanto ho letto soltanto due degli innumerevoli passi citati dai libri di storia.
Avendo avuto, per esperienza di vita, la fortuna di trascorrere i miei primi cinquant'anni sui banchi di scuola (prima come studente e successivamente come insegnante), comunque per aver vissuto all'interno di quel mondo, diciamo dal 1962, ma in modo particolare dal 1968 - non è casuale che citi il 1968 e faccia partire l'esperienza da quella data - mi ci ritrovo, è vero. Chi ha trascorso la vita all'interno della scuola sa che era così, anche senza leggere il vostro opportunissimo dépliant.
Quindi condivido gran parte dell'analisi che è stata alla base delle dichiarazioni di Storace e di Alleanza Nazionale. Non condivido la sintesi dopo ne dirò motivo.
L'analisi: cosa è successo in questi anni? Il Consigliere Marcenaro ha dichiarato che la storia è scritta dai vincitori. Secondo me è vero. Gli sconfitti - poverini! - non hanno più né voce né forza per scrivere la storia, soltanto i vincitori la possono scrivere.
La mia formazione culturale è laica e socialdemocratica, quindi la definisco "Resistenza" e non "guerra civile", come invece viene citata da Montanelli nella sua "Storia d'Italia", che peraltro non mi risulta sia mai stato adottato dagli insegnanti di alcuna scuola nel nostro Paese, ma è scritta, quindi è un'alternativa, che però non è mai stata assunta quale modello.
Quindi, cosa è successo? Ha ragione il Consigliere Marcenaro, i vincitori sono stati parte di uno spettro molto variegato, però alcuni, di una certa matrice, hanno scritto la storia; gli altri, mentre alcuni scrivevano, hanno oziato dal punto di vista intellettuale.
Secondo me, questa è la lettura del perché in questi ultimi trent'anni nonostante la storia l'abbiano scritta i vincitori, fra i vincitori, vi è chi ha lavorato e ha scritto, e chi ha oziato, non ha scritto e ha assistito quasi non toccato dal fatto che non si poteva leggere ciò che non era scritto, si leggeva soltanto quanto era scritto.
Siccome soltanto una parte aveva scritto, ecco che quella parte sembrava estensibile a tutto l'arco di chi aveva partecipato a vincere e di chi si era solo sottratto a scrivere, perché questo è avvenuto.
Non dimentichiamo che, ovviamente sempre all'interno di questi trent'anni, ci sono stati anche dei profeti globali rispetto ad un certo tipo di scrittura, ad esempio, Fidel Castro e Che Guevara. Ci sono stati dei personaggi che hanno inondato il pianeta di una certa lettura che ha fatto presa. Ovviamente, la cultura non è asettica. La cultura ha un DNA impregnato di sangue, di sofferenza e di battaglie. Se non ha queste caratteristiche nel DNA è difficile riuscire a scrivere cultura stando seduti e distaccati, con la presunzione di poter dare a tavolino giudizi su quanto è avvenuto.
Il momento storico è sicuramente adatto affinché questo dibattito avvenga. Non lo so se anche il momento politico è altrettanto attuale ed opportuno, questo lo diranno i risultati delle elezioni politiche che avranno luogo la prossima primavera. Però ho la sensazione che anche il momento politico sia opportuno affinché possa svolgersi un dibattito di questo tipo.
Nella mia analisi qual è la sostanza? Effettivamente i fatti si sono svolti in questo modo; effettivamente i libri di storia sono stati scritti in prevalenza con una certa matrice, ma, semmai, è colpa di chi non li ha scritti proponendo una soluzione alternativa, mi sembra evidente. Quindi noi della Casa delle Libertà e del Polo dobbiamo effettuare, sotto certi aspetti, anche una profonda riflessione che ci porti a vedere e, se possibile - direi che è assolutamente necessario - a comportarci in modo diverso da oggi in avanti. Ecco la validità e l'attualità di questo dibattito.
Qualche giorno fa, leggevo sul Corriere della sera una dichiarazione del direttore della Bompiani e della Sansoni (sono due case editrici per libri scolastici), il quale diceva che, in tutti questi anni sostanzialmente, si è consolidata una cultura di storia scolastica e, sotto certi aspetti, si è fossilizzata. Non sono nate proposizioni alternative e proposte che possano aprire porte e finestre rispetto ad un consolidato di un certo tipo - anche questo è vero.
Prima ho citato Montanelli che ha scritto la sua "Storia d'Italia", ha addirittura parlato di guerra civile, ma la responsabilità non è di chi scrive, ma è di chi, fra le varie scritture, deve adottare quella che ritiene più opportuna per quanto riguarda il mondo dalla scuola.
Cosa si è verificato all'interno del mondo scolastico - scusate la presunzione di voler tracciare una sintesi? La stragrande maggioranza della classe insegnante, entrata dal 1968 in poi nella scuola italiana, a causa dell'inerzia e dell'ozio di altre componenti, ha monopolizzato il mondo della scuola e, quindi, fra i vari testi scritti, ne sono stati adottati sempre alcuni, mentre altri non sono mai stati adottati. Questa, secondo me, è la verità.
E' anche significativo il fatto che sino ad oggi un dibattito del genere non sia mai stato svolto. Perché questo? Perché anche chi non è d'accordo in modo radicale sulla proposta - presentata da Alleanza Nazionale e dal collega Ghiglia, per quanto riguarda questo Consiglio regionale - ieri, ha sentito il dovere o l'opportunità di fare fiaccolate e, oggi, di portare davanti al Consiglio regionale tanta gente? Probabilmente perché anche chi è contrario si rende conto che ci troviamo in un momento nel quale questi temi devono essere dibattuti.
Perché? Mentre in questi trent'anni, all'interno del mondo della scuola, vi erano alcuni che parlavano e altri che stavano zitti, alcuni che scrivevano la storia, altri che non la scrivevano e leggevano solo quello che era scritto, ora la maggioranza sociale e silenziosa di questo Paese si fa sentire: le scuole non sono avulse dal Paese, il mondo della scuola è un tassello del mosaico complessivo del Paese. Quindi, secondo me, anche all'interno del mondo della scuola, oggi, ci sono le condizioni per una storia alternativa.
Cito i versi di un poeta cubano anticastrista, Heberto Padilla, morto due mesi fa esule negli Stati Uniti: "Di' la verità, di' sempre la verità di' almeno la tua verità". Certo, ogni verità è tua, nel senso che ha l'impronta di chi la esprime, perché è interpretazione, come diceva il Consigliere Mellano. Ma alcuni non hanno detto nulla! E chi non dice nulla non può inveire contro chi dice qualcosa: di' la tua verità.
Certo, poi Padilla proseguiva dicendo: "Lascia che poi qualcuno strappi le pagine che ami". In politica questo non si può dire: le pagine che strappi, se posso, te le faccio "ingoiare" e ne scrivo delle altre che diffondo con volantinaggi, in modo tale che sia prospettata anche l'altra faccia della medaglia. Guai se vivessimo in un paese, o in una società, o in un pianeta, in cui ogni medaglia avesse una faccia sola, sarebbe la fine dell'intellettualità, della cultura, della libertà: sarebbe la fine di tutto.
Grazie a Dio vi sono le due facce, finora ne è stata prospettata una sola, è il momento di prospettarne un'altra.
Cosa si deve fare per prospettarne un'altra? Si deve investire.
L'investimento di una certa parte politica è partito nel 1968 e ha raccolto i frutti venti, trent'anni dopo. Noi, come Polo e Casa delle Libertà, non dobbiamo aspettare nemmeno un giorno per iniziare ad investire nel mondo della scuola prima che in altri, perché il mondo della scuola è più delicato di quello della sanità.
Quanti dibattiti sono stati svolti all'interno di quest'aula per quanto riguarda la sanità? Perché si è verificato questo? Il motivo è che nella sanità ci scappa il morto, mentre nella scuola ci scappano i morti intellettuali, ma non se ne accorge nessuno perché il tutto viene anestetizzato dal fatto che la gente muore senza fare clamore, senza fare scandalo e senza fare notizia: si muore intellettualmente! Vorrei cogliere l'occasione anche per esprimere un grazie al Presidente Ghigo che, dall'inizio, ha politicamente colto nel segno dicendo: "Le cose stanno così, ma ritengo non si debbano istituire Commissioni". Qui, sotto certi aspetti, siamo alla sintesi, nella quale divergo da quella di Alleanza Nazionale.
"No alle Commissioni", perché? Ritengo che il Presidente Ghigo, in quell'occasione, abbia espresso una posizione di moderazione responsabile molto alta. In questi ultimi mesi - i primi di questa legislatura - ho sentito in quest'aula alcuni dire che il Presidente Ghigo è condizionato nel suo essere moderato ...



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Ancora un minuto, mi allineo sui tempi dei colleghi che mi hanno preceduto, cerco di non andare oltre.
Secondo me questa definizione è errata. Secondo me, il Presidente Ghigo non è che oggi esprima posizioni moderate perché è Presidente dei Presidenti; è stato eletto Presidente dei Presidenti in quanto esprime posizioni moderate e responsabili.
Secondo noi, la posizione moderata e responsabile è l'unica che consenta di perseguire l'obiettivo del federalismo, che è la conquista fondamentale di questa legislatura.
Secondo noi, non è con gli atteggiamenti alla Galan, che si rifiuta di sedere accanto a Scalfaro quando Scalfaro è Presidente della Repubblica che ci si avvicina al traguardo del federalismo. Come non la si avvicina con gli atteggiamenti alla Formigoni, che invita gli Assessori e quasi li costringe a firmare fedeltà alla Regione Lombardia.
Il Presidente Ghigo non ha fatto nulla di tutto questo, ma ritengo che attraverso questa moderazione responsabile sia arrivato a quel traguardo.
Certo, in allora, in merito a questa vicenda, il Presidente Ghigo disse: "Le Regioni non sono competenti". A botta fresca, probabilmente, non si poteva andare maggiormente in profondità. A quindici giorni di distanza tutti noi abbiamo riflettuto, siamo andati in profondità e riusciamo a portare altre ragioni.
Un'ultima considerazione.
"No alla Commissione", perché? Perché, secondo me, la Commissione darebbe la sensazione a quella maggioranza sociale e silenziosa, che già ha capito, che noi vorremmo piombare il telecomando. Non sono più tempi per piombare i telecomandi! In questo Paese, vi è la maturità, la consapevolezza e la voglia di vedere tutto lo spettro dell'informazione passando da un programma all'altro.
Se è così, direi che l'atteggiamento più responsabile che noi oggi possiamo assumere è quello di non introdurre Commissioni che darebbero questa sensazione. Non per questioni di opportunismo, come diceva il Consigliere Marcenaro, che potrebbe essere un aspetto, dire: "Elettoralmente non ci conviene". Secondo me no, ma non per questo, per rispetto dell'elettorato e della società di questo Paese che ha già capito senza che noi gli piombiamo il telecomando.
Per quanto ci riguarda, l'atteggiamento migliore e più maturo è dimostrare a questo elettorato e a questa ormai rilevante maggioranza della società del nostro Paese che noi siamo rispettosi del loro punto di vista perché abbiamo capito che loro hanno già capito.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Gallarini.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Segretario Di Benedetto in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

DI BENEDETTO Alessandro



PRESIDENTE

La proposta presentata da Alleanza Nazionale sull'istituzione di una Commissione per la rilettura dei testi di storia rivela ancora una volta la cultura statalista di questo partito. Con questa iniziativa si vuole riaffermare il primato della politica sulla storia e, quindi sull'insegnamento, che, invece, devono essere lasciati liberi da controlli e censure.
In questi anni, i partiti hanno occupato spazi in economia e nella cultura soffocando il naturale sviluppo della società.
Ritengo che in quest'aula si debba dibattere in merito a come garantire agli studenti infrastrutture più adeguate, come contrastare la discriminazione e l'omologazione, rafforzare il pluralismo e la creatività consentire ai meno abbienti la possibilità di studiare. Questi sono i temi che devono riguardare la politica. La politica deve limitarsi a creare le condizioni per lo sviluppo sia culturale che economico, ma non deve entrare con intenti censori, perché non è il suo compito, non è il nostro compito.
Per questo motivo non intendo entrare nel merito di una proposta viziata all'origine da uno statalismo illiberale.
A questo riguardo permettetemi un consiglio: visti i problemi che si incontrano per far quadrare il bilancio della Regione, propongo agli amministratori di Alleanza Nazionale e al Presidente Ghiglia, magari, di promuovere una Commissione per rivedere i testi di economia e di contabilità; sicuramente, il passivo della sanità è figlio di quella cultura marxista che ha mistificato le cifre e il buco che da qualche giorno avete discusso anche in maggioranza.
Tutta questa vicenda ha imbarazzato non poco gli alleati di Alleanza Nazionale, che si sono immediatamente dissociati cercando di minimizzare l'accaduto, perché l'ordine di scuderia è di non fare nulla che non sia elettoralmente conveniente e, quindi, a Roma, Berlusconi e, qui, il Presidente Ghigo si trovano a fare mille acrobazie per giustificare l'atteggiamento un po' esuberante degli alleati.
Alleanza Nazionale e la Lega non sono certo dei facili alleati, ma ogni compromesso è lecito in campagna elettorale e, quindi, poco importa se la Lega manifesta contro l'Islam, in modo incivile, e se Alleanza Nazionale decide di riscrivere la storia: tutto verrà discusso dopo la conquista di Palazzo Chigi e a farne le spese saranno come sempre i cittadini e gli studenti del nostro Paese.
Probabilmente anche questa volta ci sarà un patto segreto davanti ad un notaio che garantirà la momentanea tregua all'interno della Casa delle Libertà negate.
I cittadini devono sapere quale sarà il prezzo che dovranno pagare per la vostra vittoria. Devono sapere che Alleanza Nazionale ha già presentato qui in Piemonte una proposta di legge per sopprimere la legge regionale sull'attività della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana. Devono sapere che la Lega ha presentato un ordine del giorno nel quale si dice che gli extracomunitari creano problemi da un punto di vista religioso e, quindi in tutti i locali deve essere posto un crocifisso per difenderci dal pericolo dell'Islam.
Questa intolleranza non ha niente a che fare con i valori moderati cattolici e popolari ai quali Forza Italia si riferisce.
In questi giorni campeggiano manifesti di Berlusconi sulla scuola, che contengono lo slogan delle tre "i": Inglese, Internet, Impresa".
Avendo visto i comportamenti di Alleanza Nazionale e della Lega consiglierei al Cavaliere di aggiungere una quarta "i", quella dell'Intolleranza.
Per concludere l'intervento vorrei ritornare alla proposta sui libri di testo ricordando ad Alleanza Nazionale e a Forza Italia che la scuola deve insegnare ad esprimersi e a creare al di fuori di ogni influenza politica sia di sinistra che di destra. La cultura deve essere un processo e non un prodotto da consumare. Questo significa passare da una concezione della cultura come azione ad una concezione della cultura come sviluppo.
Oggi parlare di rilettura di testi di storia è antistorico rispetto agli strumenti di conoscenza che hanno i giovani e le giovani generazioni pensiamo ad esempio ad Internet.
Parafrasando la presentazione che Elio Vittorini fece del Politecnico la cultura deve contribuire alle rigenerazioni della società italiana e ci che si mette in campo non deve essere uno strumento di diffusione di una cultura già pronta, ma uno strumento di lavoro per una cultura nascente.
A questo aggiungo una speranza, che in questa cultura nascente siano estranee le Commissioni censorie, l'intolleranza verso culture diverse dalla nostra e per questo arricchenti.
Vi ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Di Benedetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Colleghi, oggi, per merito o per colpa - non entro nella vicenda, per me per merito e per altri per colpa - di Alleanza Nazionale ci troviamo a dibattere una questione importante, una questione di alto livello, una questione che interessa la nostra cultura di Paese e le modalità di insegnamento nella nostra scuola.
Il problema è la storia. E' chiaro che il dibattito non può essere sulla matematica, non può essere sull'algebra, non può essere sulle scienze naturali, ma è la storia, laddove la cultura si lega alla politica.
A questo punto cos'è la storia? La storia è null'altro che la cronaca di episodi di umane vicende raccontate da chi le ha vissute e scritte successivamente da chi nella società ricopre il ruolo di lavoratore dell'intelletto, d'intellettuale e di storiografo.
E' chiaro che nella scrittura di un episodio colui che deve trasformare l'episodio in un percorso che si unisce al passato ed è base del futuro collegato alla propria visione politica, dà un'interpretazione collegata al proprio essere e alla propria appartenenza culturale. La storia è di per s faziosa e non è mai verità. E' un'interpretazione e una rilettura critica della verità.
La storia antica ci perviene dai frati benedettini che hanno riscritto ciò che in Roma si scrisse; quindi, è una storia riletta e interpretata. La storia moderna, quella su cui il dibattito si è aperto, è ovviamente scritta da chi ha avuto il potere di scriverla: i vincitori. Tutte le storie sono scritte dai vincitori, ed è giusto che sia così, perché sono i portatori della cultura vincente.
Il collega Marcenaro ha parlato di storia e di Costituzione. Come sappiamo, la Costituzione italiana è stata scritta da chi ha vinto. Sarebbe assurdo che chi vince demandi a chi perde la scrittura di un atto importante, come la Costituzione, sotto il profilo dei principi culturali che la ispirano. Non nego questo diritto, perché è sacrosanto. Il problema è forse un altro e non riguarda la cultura, perché nessuno interviene o vuole intervenire su un percorso culturale e nazionale. Il problema riguarda l'insegnamento; infatti, il dibattito è sui libri di testo e non sui vari libri che noi possiamo acquistare in libreria, in cui intellettuali di varia tendenza ci descrivono dei fatti.
L'insegnamento deve essere e non può che essere completo.
L'insegnamento che non ha in sé la completezza dell'informazione non è valido. Oggi è pacifico e palese che nella scuola italiana c'è un insegnamento in larga parte condizionato da appartenenze. Non colpevolizzo i libri di testo, tra l'altro vi sono tantissimi libri di testo scritti da intellettuali di tutte le sponde e di tutte le formazioni culturali, ma il problema centrale è il corpo insegnante, che adotta certi testi a scapito di altri. Il corpo insegnante, che pur potendo approfondire la materia su testi diversi, porta un insegnamento univocamente caratterizzato da una forma culturale. Questo nuovo metodo di insegnamento nasce nel 1968, il momento più nefasto della storia del nostro Paese. Un momento in cui non i vincitori che nel '48 scrissero la Costituzione, non i vincitori che nel '48 diedero una cultura a questo Paese, perché vincitori del mondo cattolico e del mondo liberale - ricordiamo tutti il motto giustizia e libertà, i gruppi badogliani - non quei vincitori, iniziarono un forte travisamento della nostra storia.
I vincitori non furono i comunisti, ma tutti gli italiani di più appartenenze, che andarono a combattere semmai contro una tirannia. Quei vincitori, quella piccola parte di vincitori, la parte comunista di un sistema molto più ampio e complesso nel '68 decise, nella loro poliedricità, di occupare la cultura italiana e la scuola italiana, con gli insegnanti, occupando sistematicamente le cattedre. Invece, i loro fratelli, mai negati e in divisa, occupavano Budapest e Praga e facevano sterminio di persone. In Italia, misero l'abito "bello" e occuparono le nostre aule, imponendo una cultura fittizia, fasulla e artificiosa. Si arriva a dire che nelle foibe si suicidarono molti italiani; oppure, che nelle foibe vennero ammassati i nazisti uccisi dai partigiani di Tito.
Questi fatti sono descritti in un libro adottato nelle scuole.
Non è vero il concetto che il vincente è il portatore della cultura perché non sono stati i vincenti a portare la faziosità nella scuola italiana. E' colpa di una piccola parte dei vincenti che, vent'anni dopo giudicarono più opportuno, per la conquista dell'Italia, passare attraverso le cattedre, anziché utilizzare i carri armati, come fecero a Budapest, a Praga e in tante altre città dell'Europa e del mondo.
In Italia decisero questa forma più subdola di penetrazione. Oggi questa gente è sconfitta e il popolo non gli crede più, infatti lo dimostrano le tornate elettorali.
A questo punto cosa fanno? Si comportano come i cortigiani di Versailles, che vedendo il re ormai sconfitto e Parigi conquistare la Bastiglia, cercano di rubare l'argenteria e di scappare. Queste persone fanno il canto del cigno. Si arroccano su un'appartenenza culturale che non gli è propria e che non gli ha mai contraddistinti. Diventano la verità, il verbo e il dogma.
Se un testo non è timbrato da certi intellettuali, autori conosciuti intellettuali: io riconosco lui come intellettuale, lui riconosce me come intellettuale, tutti e due siamo intellettuali. La lobby molto forte del '68, che ha conquistato la stampa di tutte e due le parti, proclama che i due autoproclamati grandi intellettuali lo sono veramente.
In questa logica e in questo mondo, ben venga la provocazione di AN perché è evidente che è una provocazione. Chi non vede nell'operazione di AN una provocazione culturale per aprire un dibattito, ha la benda sugli occhi o è in malafede. E' chiaro che nessuna Commissione potrà mai cambiare i libri, strappare una pagina o riscriverla. Il libro è un opera dell'ingegno e non può essere modificato. Ma, attraverso i libri, abbiamo portato, nell'opinione pubblica, un grande problema, quello della libertà di insegnamento che, oggi come oggi, contrasta apertamente contro la libertà di apprendere, contro il diritto di apprendere, contro il diritto dello studente e delle famiglie, affinché nella scuola si insegni non dico la verità, ma un qualcosa che si avvicini alla verità.
Sono il primo a dire che sui libri deve esserci la tragedia nazista in tutta la sua cruenza, in tutta la sua durezza e in tutta la sua criminalità, così come deve esserci - lo dico da liberale - la tragedia comunista in tutta la sua cruenza, criminalità e durezza. Solo in questo modo diamo un messaggio reale e un metodo di insegnamento serio.
Non so se voterò l'ordine del giorno degli amici di AN, non alleati, ma degli amici di AN, dipenderà da fatti di posizione. Di certo un grande grazie per avere sollevato questo problema. Un problema forte che ha permesso a tutto quel popolo italiano, che è stufo di un certo andazzo, di capire che è una certa sinistra dogmatica, figlia di certezze è al canto del cigno. Vi ringraziamo.
Il corteo di ieri è fonde di un grande ringraziamento. Sicuramente i torinesi, ieri sera, grazie a quel corteo, hanno capito da che parte c'è concretezza, c'è voglia di informazione, di nuovo e di riaffrontare i problemi con altri metodi e da che parte c'è l'arroccarsi su posizioni vecchie, obsolete e perdenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Presidente e colleghi, inizierò questo mio breve intervento richiamando il significato generico di un termine. Il termine è "egemonia". Egemonia sta ad indicare l'influenza determinante e la capacità di direzione politica, culturale, economica, da parte di Stati, classi sociali, correnti ideologiche e culturali, associazioni di vario genere. E' un termine importante; è un termine che sicuramente in molti di noi, forse nella maggiore parte di noi, richiama immediatamente alla memoria le tesi, le elaborazioni che di questo concetto ha fatto un grande filosofo che ha fatto di questo concetto uno dei suoi cardini teorici. Secondo questo filosofo occorre l'egemonia di un gruppo sociale sull'intera società nazionale, egemonia esercitata attraverso le cosiddette organizzazioni private come la Chiesa, i Sindacati, la Scuola, cioè il controllo dei numerosi canali attraverso i quali si forma il consenso. L'egemonia poi si concreta in una serie di forme: nel possesso delle forme più avanzate di conoscenza e degli strumenti più complessi; nel controllo dello sviluppo scientifico; nella capacità e possibilità di consolidare, imporre trasmettere i propri modelli, i propri valori, i propri linguaggi, le proprie credenze, i propri gusti, anche estetici. I mezzi per consolidare trasmettere e orientare una cultura possono essere: l'intervento diretto in campo politico od economico, la gestione delle istituzioni in cui si forma e si elabora la cultura, prima fra tutte la scuola, l'utilizzazione dei mezzi di informazione di massa.
Se ci ponessimo la domanda se la posta fondamentale oggi del politico si gioca ancora nell'arena politica o se ci chiedessimo se le competizioni elettorali non sono altro che un'occasione per misurare in concreto la risultanza di un'azione più diffusa di tipo metapolitico, noi evocheremmo immediatamente il concetto del potere culturale. Noi evocheremmo il pensiero di quel grande filosofo a cui mi riferivo all'inizio, che fa dell'egemonia culturale un momento basilare su cui fondare il consenso sociale e quindi quello politico. Non si potrebbero comprendere e non si comprenderebbero le reazioni, a mio avviso, fuori le righe, spropositate che anche oggi e in questi giorni la sinistra ha messo in campo, se non ragionando sul fatto che è toccata nell'egemonia culturale e pronta a difendere tale egemonia anche con lo scontro sociale, perché le fiaccolate i cortei sono sinonimo di questo: non di dibattito culturale, non di differenziazione di posizioni, ma di scontro sociale! L'approccio strumentale ed elettoralistico a questa mozione presentata nel Lazio e in Piemonte pone il problema dello scarso coraggio dimostrato in una indispensabile secondo noi opera di autocritica. Questo scarso coraggio ha minato uno degli obiettivi a cui potevamo aspirare oggi con un dibattito d'altro tipo: iniziare a comporre la memoria storica e l'identità italiana con un'azione di comprensione e non di esclusione. Intendimento solo possibile se si accertano le verità oggettive della ricerca senza attenersi al condizionamento politico della cultura.
Con la mozione che oggi abbiamo presentato, A.N. rigetta in maniera vigorosissima l'accusa di censura. Guardate, il nostro Gruppo politico, il nostro gruppo umano, ha subito per cinquant'anni censure; l'ha subita personalmente, nella scuola, nel lavoro, nell'esplicitazione delle idee.
Non pensiamo che nessun altro meriti forme di censura. Noi crediamo fortemente che vadano difese, garantite alcune delle libertà che voi dite noi vorremmo coartare. La libertà degli autori di scrivere i loro libri di testo è una libertà che va garantita. La libertà degli editori di pubblicare quello che vogliono è una libertà che va garantita. La libertà di insegnamento da parte dei professori è una libertà che va garantita. Noi lo diciamo forte e chiaro perché poi bisogna dire le cose.
Tali libertà, tali condizioni possono però essere inficiate dalla mancanza di un'altra libertà a nostro avviso: dalla libertà di scelta del testo obbligatorio, del libro di testo, cioè dalla impossibilità degli studenti e delle famiglie, dall'impossibilità concreta, non teorica ripeto, dall'impossibilità concreta - degli studenti e delle famiglie di scegliere la fonte di apprendimento. Questa, tra le tante libertà che ho citato, ci pare ugualmente importante. Noi vogliamo aggiungere libertà, non togliere libertà! Noi vogliamo che la libertà di scelta da parte degli studenti e delle famiglie venga garantita in modo tale che esse possano difendersi dall'uso politico della cultura.
Ed ancora: noi rigettiamo la proposta che pure è stata fatta, l'invito che ci sembra triste, banalmente triste, di scrivere libri di testo di destra, cioè come qualcuno dalla vostra parte ha fatto di rispondere alla faziosità con la faziosità. Noi non vogliamo sostituire al "gramscismo", il gramscismo di destra; noi vogliamo allargare, rendere plurale, generare un circuito virtuoso che allarghi il cerchio delle componenti nazionali fino ad oggi trascurate ed escluse dalla nostra memoria.
Ed ancora, sulla Commissione, che potrebbe chiamarsi osservatorio forum, quel forum che i Ministri Berlinguer prima e De Mauro adesso hanno promesso agli studenti. La Commissione - lo diciamo in maniera chiara - non potrebbe che avere poteri di studio, di approfondimento, di stimolo dell'aggiornamento e mai - mai! - di imposizione. Noi immaginiamo che gli autori di libri di testo, gli editori, gli insegnanti, possano - possano! tener conto o meno degli esiti di questi approfondimenti. Persino coloro che hanno avuto il cattivo gusto di cancellare, rimuovere, occultare intere pagine tragiche della cultura italiana e mondiale potranno tranquillamente confermare le loro convinzioni. E di questi occultamenti, di queste dimenticanze molte ce ne sono, ne potremmo citare a centinaia.
Nessuna censura quindi. Censura ci sarebbe al contrario se un qualsiasi organismo avesse il potere di togliere dal circuito commerciale i libri, di modificarne il contenuto, di imporre altri testi agli insegnanti. Cosa che nessuno di noi sinora si è mai sognato di chiedere o di pensare, cosa che talvolta avviene, per volontà anche di partiti di sinistra, direttamente dal Parlamento.
Vorrei fare una riflessione conclusiva. Mi sembra che il dibattito almeno quello che si è sviluppato fino a questo momento, abbia ribadito che il problema posto da Alleanza Nazionale è un problema vero e sentito: il problema del potere e di un'egemonia culturale, che avrebbe dovuto essere assunto, a nostro avviso, dalla sinistra in modo diverso. E' una sinistra che, anche in questo caso, non è stata capace di fare autocritica trascendendo invece in forme d'isteria dilatoria, e cercando di spostare il problema su uno scontro sociale.
Immaginiamo cosa sarebbe significato oggi in quest'aula se il collega Marcenaro, o chi per lui, si fosse alzato e avesse detto: "Sì, è vero, noi lo riconosciamo, in tanti libri ci sono moltitudini di faziosità frutto di un'egemonia culturale costruita in sessant'anni di attenzione particolare rivolta al mondo della cultura". Ebbene, il dibattito avrebbe assunto altri toni e altre altezze.
Noi continueremo senza retorica in questa piccola battaglia, per manifestare una libertà, una segnalazione di diversità e di pluralismo che come è stato più volte ricordato - è importante incominciare a combattere oggi, perché per quasi un trentennio è stata una battaglia che ha visto molti attori importanti, molte forze politiche determinanti nel quadro dell'Italia restare silenziosi e quasi acquiescenti.
Come gruppo di Alleanza Nazionale, oggi facciamo nostra questa necessità che esiste nel Paese, necessità di cui ci facciamo portavoci sperando di aprire un cammino verso il pluralismo e verso la fine di un'egemonia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente del Consiglio, colleghi Consiglieri.
Credo sia questa una buona opportunità per affrontare un problema reale e permanente nelle società: quello di interpretare, sistematizzare e dare una valenza al percorso della storia.
Non credo ci possano essere delle soluzioni definitive, solo una ricerca ed, un approfondimento.
Purtroppo oggi assistiamo ad un utilizzo fortemente strumentale di questi problemi.
Sul tema del Risorgimento, nei mesi scorsi, abbiamo visto il tipo di ricerca storiografica messa in campo; e l'abbiamo visto anche nella parzialità con cui si sollevano i problemi.
Oggi non vi è solo il problema della storia che deve, in modo dinamico trovare una sua valutazione, ma anche dell'economia.
Oggi se non ci si inserisce nel coro dell'interpretazione accademica e dei grandi interessi economici, si è fuori dal circuito dell'economia, non si è legittimati. Quindi, dobbiamo tenere conto di aspetti estremamente articolati e complessi, altrimenti la soluzione che si ricerca rischia di alimentare quella corrente chiamata oggi "revisionistica", che viene utilizzata palesemente per scopi di parte.
A me pare che la soluzione prospettata in modo dirompente sia peggiore dei limiti che ci sono, che sono impliciti nei problemi che abbiamo di fronte. E non è oggi nemmeno sorprendente affidare la soluzione di questi problemi alle Commissioni, perché interpretano quel clima di personalizzazione della politica, d'insofferenza per il ruolo aperto e forte delle Assemblee legislative. E' una esaltazione dei poteri indipendenti, ma non si spiega mai a nessuno che sostanza reale hanno i poteri indipendenti.
Ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale non è depositario delle tavole della legge ma esprime, in qualche modo, un punto di vista. E' un crogiolo in cui maturano e si sviluppano delle sensibilità, ma non pu certamente trovare, in qualche ente supremo (la Commissione dell'UE, ad esempio), quello che sia in grado di dare un indirizzo.
In questo senso, il ruolo degli insegnanti diventa un motore importante, pur nei limiti nei quali costruire degli elementi, che non possono però essere unidirezionali.
Il collega Marcenaro ha fatto bene a sollevare un tema importante come quello dei mezzi di comunicazione, perché questi rappresentano un altro grande problema, perché sono in mano non alla pluralità delle sensibilità che ci sono in una società, quindi fanno orientamento distorto.
Nei giorni scorsi il prof. De Rita in un'editoriale sul Corriere della Sera scrisse che "la politica è collegata al sistema dell'informazione, al sistema dei grandi interessi".
Anche la scuola e la formazione evidentemente scontano questo condizionamento, ma ora noi ci stiamo concentrando sulla storia. Ho portato l'esempio dell'economia, ma anche in molti altri campi c'è questo limite sul quale bisogna lavorare.
E' chiaro che uno studente universitario sa che la partita doppia è una delle soluzioni per affrontare una contabilità; lo studente di ragioneria pensa, per come gli viene mostrata la tecnica di contabilità, che quella sia una tavola della legge, unica ed esclusiva.
Ecco che, quindi, c'è un processo complesso, che dobbiamo seguire ed accompagnare nella parte più delicata, che è la storia, è la nostra identità, le valenze politiche espresse nel confronto politico; e questo assume certamente un carattere più simbolico e toccante.
Come ho detto, personalmente penso che oggi ci sia un'evidente mancanza di pluralismo tra gli economisti. Se andassimo a guardare i testi di economia adottati, vedremmo che sono unidirezionali e certamente non espongono una pluralità di posizioni in merito ai problemi; c'è una scuola classica, che oggi andrebbe chiamata accademico-aziendale - che imperversa e non offre al giovane che studia un approccio diverso o aperto.
Oggi in un articolo de La Stampa si dice che "il Fondo Monetario Internazionale bacchetta l'Italia perché non permette i licenziamenti", per cui un lettore normale pensa che quelle indicazioni siano le tavole delle leggi, e non una delle posizioni presenti nell'attuale dialettica economica.
Credo quindi che occorra massimizzare la dialettica in tutti i campi e favorire il massimo pluralismo. Tra l'altro, siamo in una fase storica in cui è forte e crescente la pluralità di accesso all'informazione. Questo ci deve confortare, e ci fa sperare che ci possa essere, tra il ruolo dell'insegnante e questi processi informativi ad accesso più ampio, la possibilità di ridurre i limiti della dialettica e della ricerca. Però la soluzione unica e conclusiva esiste solo nei testi dei regimi, dove è definitiva! Da ragazzo ho vissuto in Argentina durante il peronismo e c'erano i libri del peronismo che davano delle indicazioni precise. Quella era l'epoca delle certezze, non c'erano dubbi.
La nostra è un'epoca del dubbio, noi non siamo convinti di essere depositari in assoluto, ma questo limite pensiamo di poterlo affrontare in modo migliore, lasciando a un processo dinamico la possibilità di dare l'indicazione maggiore.
Anch'io, per la mia storia - sono di matrice socialista - non trovo soddisfacente nei libri di storia come viene inquadrata, per esempio, tutta quell'area del socialismo democratico di Rosselli, ecc. Non viene spiegato tra l'altro, che Carlo Rosselli ha partecipato alla guerra di Spagna come primo italiano che in qualche modo aveva individuato nel fenomeno che si stava determinando là un grave rischio per l'Europa e bisognava intervenire. Arrivò per primo e poi là criticò anche l'organizzazione dell'area repubblicana e del ruolo di alcune forze egemoni che c'erano in quel fronte repubblicano contro il franchismo (fascismo, potremmo dire) che si esprimeva.
Penso che devo lottare, che dobbiamo lottare, che dobbiamo portare voce affinché questa nostra sensibilità e cultura di matrice socialista possa avere un riconoscimento maggiore, però non vogliamo che questo possa essere formalizzato all'interno di un qualcosa che lo impone, ma lo si ricerca attraverso questa dialettica forte e profonda che si può determinare.
Quindi l'interpretazione dei fatti, che è il percorso della storia, ha certamente alcuni vincoli e non ci possono essere dei silenzi in assoluto però - come dicevo - non possiamo arrivare a questa soluzione della Commissione, che personalmente credo sia anche stata proposta in un moto forse legato alla polemica politica e alla durezza dello scontro ormai in chiave letteraria. Ritengo che non sia, per nessuna delle parti in campo la soluzione migliore. Lasciamola giocare, questa, alla dialettica che avviene nel corpo degli insegnanti, al lavoro che si fa nelle opere per la scuola.
Tra l'altro, le case editrici non sono in mano alla sinistra né in questo campo della materia scolastica né nel campo più generale. Ci sono alcuni editori di prestigio, con certi aspetti, ma non "di massa"; i grandi produttori di massa non sono certamente oggi in mano certamente a correnti di sinistra, ma al sistema di potere economico esistente.
Ecco, questo è il tipo di proposta che noi avanziamo con il documento che porta la prima firma del Consigliere Marcenaro. Non è qualcosa che vuol far vedere i muscoli a una parte politica rispetto a un'altra, ma è una sensibilità che noi vorremmo calare come metodo di lavoro, non solo per quanto riguarda l'interpretazione della storia - accennavo all'esempio per l'economia - ma anche in molti altri campi.
Su questo lavoro, se lo facciamo seriamente, possiamo uscire fuori da una disputa che ha dei toni forse troppo forti e riportarla a un lavoro proficuo che serva ai giovani - e non solo ai giovani, perché andiamo sempre di più verso la formazione continua e la formazione permanente - che possa essere un lievito perché l'interpretazione della storia è un motore importante per guardare e forgiare il nostro futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Mancuso, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



MANCUSO Gianni

Illustri colleghi, il Capogruppo dei DS, fra le tante cose che ha detto, ha affermato che "la libertà e l'autonomia di insegnamento sono un caposaldo della democrazia". Ovviamente è un principio che condivido e da cui vorrei partire con il mio intervento.
Il diritto di mia figlia e degli altri giovani italiani di imparare la storia serenamente, senza incitazioni alle divisioni e all'odio, non è forse un diritto costituzionale? Io sono ovviamente tra i firmatari della mozione presentata dal Gruppo di AN al Consiglio regionale, che riprende l'iniziativa del Presidente della Regione Lazio, on. Francesco Storace.
Dopo aver ascoltato gli interventi e le osservazioni di tutti i colleghi che mi hanno preceduto, desidero fare - sinteticamente, perché il tema potrebbe portare assai lontano - alcune considerazioni.
E' di tutta evidenza che in Italia i comunisti e i partiti di radice marxista governano formalmente solo dal 1996, ma dal secondo dopoguerra seguendo i principi di Gramsci, hanno occupato manu militari tutti i gangli vitali dello Stato.
Uomini che ostentano la virtù comunista, spesso ex sessantottini, hanno gradualmente invaso interi settori della società: la Pubblica Amministrazione, e mi riferisco ai Ministeri, agli apparati regionali, agli apparati degli Enti locali; la scuola, di cui stiamo parlando oggi l'Università; la sanità; le società a partecipazione pubblica; i trasporti l'informazione, sia quella cartacea che quella multimediale; il sistema bancario; le Organizzazioni sindacali.
Ecco, questa è una prerogativa tipicamente italiana: noi in Italia abbiamo le maestrine con la matita rossa, che bacchettano tutti quelli che osano ribellarsi all'egemonia culturale marxista.
E da qui, da questo assunto che è partita l'iniziativa del Gruppo di AN alla Regione Lazio, poi ripreso in altre parti d'Italia.
Seguendo la filosofia gramsciana, dicevo, e aiutati dalle case editrici qui non sono d'accordo col collega Tapparo - dirette da illuminati rappresentanti della sinistra nostrana, perlomeno alcune, gli storici, in qualche caso sedicenti o sedefinenti tali (perché storici non sono) di fede marxista hanno avuto miglior fortuna di altri colleghi, e così in moltissime scuole italiane intere generazioni hanno studiato su libri quali il celeberrimo "Camera-Fabietti" - che a questo punto dovrà anche dare un aiuto materiale al Gruppo di AN, vista la pubblicità che gli stiamo facendo - caratterizzati da pagine infarcite di faziosità e spesso molto omissive.
L'iniziativa di AN nel Lazio - ripresa, come dicevo, in altre parti d'Italia e quindi anche in Piemonte - è evidentemente provocatoria, e la sinistra vi è caduta dentro con un tonfo molto sonoro. E' provocatoria quando parla ovviamente di istituire una Commissione che dovrebbe giudicare la correttezza dei libri di storia, ma il problema esiste ed è sentito da tanti studenti e da tante famiglie italiane, ed è questo il vero motivo che ha spinto la nostra forza politica a impegnarsi su questo tema.
Giova peraltro ricordare che la famigerata mozione è stata votata dai Consiglieri laziali presenti e che non si sono registrati voti contrari. I soliti "soloni", variamente collocati, hanno cominciato a strepitare e a evocare periodi e personaggi della recente storia d'Italia, dimenticandosi distratti - che dal 1945 al 1989 erano arruolati nella quinta colonna dell'impero sovietico e che hanno cercato in tutti i modi di portare l'Italia nell'area di influenza dell'URSS. Per decenni hanno cercato di trovare la rima tra comunismo e libertà, tra comunismo e democrazia, salvo comprendere, dopo la rovinosa caduta del muro di Berlino, che questa rima non esiste.
In questi giorni si è parlato - e straparlato, aggiungo - di diritti costituzionali degli insegnanti nello scegliere i libri di testo e dell'autonomia degli istituti scolastici - un diritto sacrosanto che anche noi difendiamo - ma pochi hanno sottolineato il diritto degli studenti, dei giovani di oggi di studiare la storia serenamente, senza essere incitati a divisioni e senza essere incitati all'odio, in qualche caso, e obbligati a studiare su libri di fatto obbligatori, perché poi gli strumenti necessari per stabilire democraticamente quali siano i testi da adottare, non vengono spesso attivati.
Il problema esiste ed è serio; l'ho verificato anch'io quando, ai tempi del liceo, frequentato da me negli anni fra il '71 e '75, quindi nell'epoca d'oro del Comunismo italiano, quando sembrava quasi fatta - dal loro punto di vista - la mia passione per la storia mi ha portato a consultare altri testi, peraltro di difficile reperimento, perché erano libri maledetti perché di certi autori non si poteva parlare (alla faccia della libertà e della democrazia!).
Con l'ordine del giorno proponiamo alla Giunta di istituire forme di incentivazione dedicate alla produzione di testi nuovi e all'analisi attenta dei testi attuali, evidenziando carenze e ricostruzioni arbitrarie.
C'è, quindi, un'altra parte propositiva e non soltanto quella più volte ricordata dai colleghi che mi hanno preceduto.
Parlavo di ricostruzioni arbitrarie, ed un esempio fra tutti è costituito dalla drammatica vicenda, più volta ricordata, delle foibe carsiche di titina memoria o dei 300 mila esuli dalmati istriani e giuliani, che erano italiani e sono stati cacciati dai territori italiani dai comunisti jugoslavi.
In conclusione, la nostra azione non è mera censura, ma semplicemente un messaggio che vorremmo più onesto nei confronti dei giovani, perché la verità non è proprietà di nessuno né appannaggio di una parte sola. E' invece, un bene di tutti, nel pieno rispetto della nostra storia comune.
Tutta la storia, anche quella del XX secolo.
Sono fiducioso che questo atto forte di oggi, molto contestato, porterà in un futuro non lontano a risultati concreti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. In base all'identikit fornito dal collega Mancuso non potevo non intervenire, nel senso che egli ha descritto, fra i suoi nemici, "il Sessantottino", chi proviene dal comunismo, chi ha pure il torto di essere stato o di essere un insegnante, che fa parte di quella categoria da imbavagliare. Dopodiché c'è un'aggravante: sono anche una donna, quindi è il massimo! Collega Mancuso, quando, concludendo il tuo intervento, hai fatto riferimento alla libertà, dicendo che quella che proponete non è una censura di un certo tipo, ma è una censura nell'ordine di un progresso, di un cammino, e hai citato, tra gli altri, i libri sui quali abbiamo in molti ricevuto una formazione, hai parlato di Gramsci. Tutti, certo, hanno il diritto di parlare di Gramsci, ma il Capogruppo Marcenaro mi ricordava giustamente che allora, quando ne parliamo, bisognerebbe anche dire che Gramsci, oltre ad aver trasmesso grandi valori ed ideali al nostro Paese ed alla nostra cultura, è morto in una galera fascista.
Questo fa la differenza e va ricordato se vogliamo essere obiettivi.
Probabilmente, quando i cittadini hanno eletto i Presidenti delle Regioni non pensavano certamente di favorire quello che, prendendo a prestito un titolo comparso su Sole 24 ore dell'11 novembre, è stato definito "Il federalismo del libro e del moschetto".
Al di là dei protagonismi di qualche esponente, che probabilmente utilizza anche questo tipo di pubblicità per fare ulteriore strada e carriera, magari all'interno del proprio partito, è chiaro che il segnale dato da Storace con quell'ordine del giorno, il segnale che Alleanza Nazionale dà qui con il proprio ordine del giorno e le iniziative intraprese, fanno parte di un disegno che viene da lontano.
Nel 1994, dopo la vittoria del Polo, L'Italia, che era un settimanale di Marcello Veneziani, divideva i manuali di storia in "buoni" e in "cattivi". "La destra è al Governo e allora se ne approfitti" - scriveva Francesco Giuliani - "E' necessario procedere ad una sistematica e capillare opera di demistificazione, che deve poi lasciare il passo alla riappropriazione della storia, strappandola ai rozzi assiomi del marxismo".
La strategia era delineata, è nata allora; questi sono dei passi programmati che portano ad imbavagliare la categoria degli insegnanti, che portano ad imbavagliare un Paese.
Era partita la campagna di educazione delle coscienze tanto da indurre moltissima gente a pensare che è come se i comunisti fossero al governo dal '45, cosa che non è.
Quando il collega Gallarini citava il proprio passato di socialdemocratico, noi ci siamo detti che le sue parole stridono con le sue origini, che in qualche modo dovrebbe avere nel DNA, che si rifanno a personaggi quali Turati o Matteotti.
Sarebbe strano che i testi scolastici non riflettessero la cultura esistente quando sono nati, e dobbiamo anche dirci che 50 anni di DC nel nostro Paese e nel Ministero della Pubblica Istruzione qualcosa hanno insegnato, da questo punto di vista.
Renzo De Felice diceva: "L'obiettività è un traguardo imprendibile perché la storia è revisione continua". Allora, di tutto c'è bisogno, di tutto! Per una buona scuola c'è bisogno di sostegno all'autonomia, c'è bisogno di sobrietà, anche di una buona educazione, di una pietas, ma non di un improbabile federalismo dei manuali! E' diritto, dovere e compito istituzionale di un insegnante valutare i libri di testo, esprimere una valutazione e decidere. Sono stata insegnate per molti anni e tornerò a farlo quando concluderò questa esperienza importante ed interessante e ricordo che facevamo fior di verbali, pagine e pagine due volte all'anno! Ovviamente avete in mente di cancellare i decreti delegati che hanno istituito questo percorso - vero Gallarini, da insegnanti ce lo possiamo dire! Lo si deve scrivere con tanto di firma quindi lo si dichiara, ma è un compito, una scelta istituzionale.
Vogliamo impedire agli insegnanti di svolgere tale funzione? E non sto dicendo come e cosa scelgono, sto dicendo che è un percorso democratico e che è un compito istituzionale riconosciuto con una promessa, un giuramento, quello di effettuare la scelta e l'adozione dei libri di testo.
Consentire la critica fa crescere la coscienza autoriflessiva, ne siamo profondamente convinti. Non è un diritto dei politici, di nessun politico e non è nemmeno un diritto dei genitori organizzati vietare l'adozione di un libro di testo, i guasti che si produrrebbero sarebbero molti: dalla pulizia ideologica che oggi è di un colore e domani di un'altra (imposta da regimi autoritari di ogni colore), alla censura delle biblioteche a partire da quelle scolastiche per arrivare a quelle civiche e così via. Quando ci si incammina su una certa strada, è difficile fermarsi, è più utile continuare a criticare e denunciare, che non vietare ed imporre. Non ci potrete mai impedire di dire questo, di cui noi siamo assolutamente convinti e fieri nell'esserne anche testimoni. Dove "si bruciano i libri si bruceranno gli uomini" è una massima che deve continuare ad essere presente all'interno delle nostre coscienze.
Gran parte della riflessione critica da cui prese l'avvio una nuova generazione di manuali di storia e di letteratura, nacque dalla consapevolezza che mancava del tutto un'attenzione al sociale e alla cultura. Non è scandaloso che da questi processi, emergano libri più di parte. E' dovere degli studiosi, dei buoni insegnanti, criticare, non dal punto di vista ideologico ma di merito, i testi che devono essere adottati.
Se dobbiamo prendere sul serio l'attacco che è stato portato avanti dal centrodestra in questo Paese, al di là di uno Storace di turno che pu essere solo un cinico alla ricerca di qualche pubblicità in più (anche se per quella pubblicità e capace di tutto) abbiamo il dovere di non sottovalutare, e di preoccuparci poiché ciò che è in ballo può essere troppo grande. Abbiamo il dovere di testimoniare perché siamo consapevoli e fieri della storia che ci portiamo sulle nostre spalle. Dobbiamo preoccuparci perché c'è una minaccia reale all'insegnamento, alla libertà d'insegnamento, all'autonomia dell'insegnamento e della scuola, a quello che è il senso critico all'interno di un paese. C'è chi mette in discussione la libertà degli insegnanti, chi mette in discussione l'unità del paese, chi l'assalto squadristico ad una libreria romana, chi il presidio con il braccio teso a poche distanza di metri da questo palazzo (davanti alla sede della Provincia). C'è stato il tentativo di voler cancellare la parola antifascismo dallo Statuto e dalle regole di questo palazzo che si chiama "sede istituzionale della Regione".
C'è la volontà di istituire delle commissioni che non sono i forum perché questi sono le sedi dove si esercita la democrazia attraverso il confronto delle parti attraverso la dialettica. La commissione censoria ha un'altra valenza, ha un altro scopo, nasce per un'altra motivazione. Allora ci dobbiamo preoccupare. Sono stati imbavagliati gli operatori della sanità, sono imbavagliati, in alcuni settori, gli operatori della Regione e i funzionari. Adesso cerchiamo di mettere il bavaglio anche alla libertà di insegnamento. Nelle prime fasi dell'instaurarsi di poteri totalitari, i roghi dei libri sono l'ABC, così come la cancellazione della memoria. Da qualunque parte venga questo tipo di segnale, è regime.
Se non dovessimo prendere troppo sul serio quanto avete proposto (cosa che, comunque, è bene non facciamo), quindi non poter scegliere democraticamente il futuro della cultura, qual è la sostanza di ciò che voi ci proponete? La sostituzione, in quelle pagine dove ci sono riferimenti a passi della nostra storia, con pagine a pagamento o con quiz, o con giochi dell'oca che abbiamo già visto serpeggiare durante la recente campagna elettorale. Non solo, ma potremo anche consigliare Storace di riscrivere i libri di narrativa (come diceva prima il Consigliere Marcenaro). Allora "L'Agnese va a morire" diventa un personaggio che fa l'autostop e si innamora di un gerarca, oppure "Moby Dick" non è una balena bianca, ma una balena rossa che ha sulla coda un sensore che dimostra di appartenere ad un sottomarino sovietico. Possiamo andare avanti così, ci sono pagine che si possono prestare a questi esempi. Possiamo anche parlare de "I ventitr giorni della città d'Alba" e così via.
Possiamo prenderla anche in modo più goliardico, ma riteniamo che sia doveroso, memori e fieri delle nostri origini e di quei valori, prendere molto sul serio l'attacco che viene dal '90 e che con il '94 si è concretizzato e che vede nella sua interezza le scelte del centrodestra.
Siamo certi che usciremo da quest'aula con soluzioni più moderate e utili per la cultura della nostra regione, siamo anche altrettanto certi che il nostro compito istituzionale sia quello di dare forza e sostegno alla scuola, agli insegnanti, alle famiglie e agli studenti. Non quello di portare delle intimidazioni più o meno esplicite. Queste intimidazioni, da qualunque parte provengano, sanno di regime e di fascismo. Contro questo noi ci opporremo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Questo dibattito è estremamente interessante perché finalmente si rivedono alcuni vecchi volti e alcune prospettive politiche che non si vedevano più da anni. Ci eravamo abituati alla "cosa" nata dopo la caduta del muro di Berlino, che era diventato un partito moderato, che era diventato un partito che si occupava di barche a vela ed eravamo in trepida attesa della fondazione dei circoli da golf. Oggi, finalmente, abbiamo visto tutta una serie di cose che ci riportano indietro a tanti anni fa: al '68, che tutti abbiamo vissuto. Il problema è il seguente: ci sono libri di testo, ci sono insegnamenti che appaiono di parte, ma come ci si deve atteggiare di fronte a tutto ciò ? Certamente non con la censura, ma altrettanto certamente non si può pensare di riempirci la bocca di paroloni dimenticando alcuni dati oggettivi.
La sinistra, con profonda intelligenza e con profonda lungimiranza in un periodo occupato da un potere di centrosinistra-democristiano socialista, senza lasciare nessuno spazio in termini concreti, occupò due nuclei grossi dello Stato che i centri del potere di allora avevano lasciato perché ritenuti inutili: la cultura e la magistratura.
Questi due centri di potere sono stati occupati in maniera sistematica e in completo disprezzo rispetto a quanto oggi si è detto in quest'aula, da parte della stessa sinistra.
Vi chiedo: dov'era allora la libertà di insegnamento di Mario Allara quando i sostenitori della sinistra lo buttavano fuori con violenza dall'aula quando insegnava? (se è vero che il cancro è malattia psicosomatica, allora è vero che è stato assassinato). Dov'erano quando insegnava Giuseppe Grosso? Invece sappiamo benissimo dov'erano quando insegnava Gastone Gottino. Mi piacerebbe sapere, in riferimento al criterio pluralistico dell'insegnamento, quanta gente è stata portata dalla sinistra in cattedra da Grosso e quanta gente è stata portata dalla sinistra in cattedra da Allara: posso citare almeno una decina di nomi.
Quanta gente dalla destra è stata portata in cattedra da Bottino? Fatemi un nome, per favore.
Ritenete che l'on. Bossi abbia esagerato dicendo che la Corte Costituzionale è "roba di sinistra"? Ne siete veramente convinti? Mi volete dire, per caso, che Guido Neppi Modona è un soggetto che appartiene a una cultura di destra o che non ha mai fatto politica? E' evidente che il giudice dev'essere terzo e super partes, per cui è normale che quando si prende un incarico giudiziario si ponga in essere un meccanismo delicatissimo tramite il quale la giustizia non deve solo apparire giusta ma deve essere giusta. Anzi, non è sufficiente che la giustizia sia giusta ma deve anche apparire giusta.
Allora mi chiedo: se appare questa Corte Costituzionale, se guardiamo le carriere dei singoli giudici, a prescindere dai pronunciamenti, e condivido quanto ha dichiarato il Consigliere Mellano, ci pare che la carriera di questi signori sia una carriera di persone che non si sono mai occupate di politica, per cui dire che è "roba di sinistra" è un'esagerazione, oppure ci pare che sia un insieme di soggetti che hanno eseguito un preciso curriculum honorum, un cursus honorum che ha portato a questo tipo di carica? Questo lo sappiamo tutti, è chiaro, e non solo all'interno della Corte Costituzionale ma all'interno di gran parte delle cariche associative dell'Associazione Nazionale Magistrati.
Queste cose dobbiamo avere il coraggio di dirle, di dirle chiaramente e di dirle in faccia.
Potrei citare tutto l'insieme dei Segretari dell'ANM che in seguito sono diventati parlamentari della sinistra. Allora, mi chiedo come possa il cittadino aver fiducia in un soggetto che va in Parlamento per rappresentare una parte e poi ritorna a fare il giudice (ammesso che ritorni e non vada a fare altre cose), a giudicare i cittadini? Il cittadino di una parte politica avversa può sentirsi giustamente giudicato? Mai. Occorre, quindi, che si traggano le conseguenze di quest'azione.
Abbiamo sentito dalla sinistra il termine "bavaglio". Ho un valido testimone in quest'aula, che è l'Assessore Leo, con il quale ho condiviso le battaglie universitarie di libertà, a nostro giudizio, che potevano essere giuste o sbagliate, ma che, nell'esattezza o nell'errore, avevamo il diritto di esprimere il nostro pensiero. Certamente l'Assessore Leo ed io non appartenevamo agli schieramenti di estrema destra, come altrettanto certamente non appartenevamo a quelli di centrosinistra, e le nostre evoluzioni politiche lo dimostrano. Anzi, se dobbiamo fare delle critiche al collega Leo, semmai è un po' troppo sinistrorso, quantomeno in tema di elargizioni, dal punto di vista di questa destra. Ebbene, certamente all'università sia lui che io non appartenevamo a forze di destra, ma altrettanto certamente siamo stati sbattuti fuori a calci nel sedere per non permetterci né di parlare né di scrivere.
Esisteva la "caccia al fascista", questa era la cultura! La caccia al fascista che abbiamo vissuto tutti quanti, fatta da quei signori di sinistra all'università, nel '68, era diventata un'epoca culturale. Questo era un fenomeno reale, esistente. Esiste il fatto che la sinistra - e qui è colpa del centrodestra o della destra che ha lasciato gli spazi liberi con un'intelligenza eccezionale e con la lungimiranza di un ventennio, ha occupato questi spazi importantissimi per lo Stato, perché capite bene che serve a poco fare una buona legge se poi è applicata male. Avere dalla propria parte la magistratura, significa avere un'applicazione della legge che porta a determinati fatti.
Mi chiedo quali siano i meriti politici - politici e non culturali badate bene - dell'attuale Presidente della Camera prima di andare alla Camera dei Deputati. Come si può pensare di prendere un magistrato catapultarlo direttamente alle massime rappresentanze nazionali senza pensare che due minuti prima della candidatura ci sia stato un colloquio fra due parti politiche? Allora mi chiedo come poteva quel magistrato andare a condannare e mettere in galera Edgardo Sogno - giusto o sbagliato che fosse l'avrebbe fatto comunque - senza destare il sospetto di una collusione? Cioè è il problema della moglie di Cesare che dobbiamo valutare. E' un fatto corretto? No.
E' chiaro che noi non approviamo, infatti abbiamo presentato un diverso ordine del giorno, il criterio di una Commissione e di una censura. Noi rivendichiamo il diritto della libertà di insegnamento e il diritto della libertà di apprendimento. Dobbiamo trovare dei meccanismi per cui la gente e le famiglie decidano di mandare i propri figli a scuola, pubblica privata o cattolica che sia, per ricevere l'educazione che i genitori ritengono più opportuna. Ritengo che sia un diritto umano e preliminare prima ancora di quelli sanciti dalla Costituzione; è un diritto del tutto inalienabile. Questa è la nostra posizione sul punto.



PRESIDENTE

Vorrei ricordarle il tempo, Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

La ringrazio, Presidente, e sono contento che mi rivolga in tal senso la parola, perché sono il primo a cui lo fa scaduti i dieci minuti esatti.



BRIGANDI' Matteo

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



BRIGANDI' Matteo

Gli cedo un minuto dei miei.



BRIGANDI' Matteo

Non è possibile per Regolamento.
Stavo dicendo, e concludo Presidente, che la nostra dev'essere una posizione chiara: bisogna che la cultura si riappropri della cultura, senza aver nessuna influenza da parte dei partiti, siano essi di destra o di sinistra. Non si può pensare all'equazione che essere colto significa essere di sinistra ed essere ignorante significa essere di destra.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Brigandì.
La parola al Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, signor Presidente e signori colleghi.
Ritengo che la storia sia costituita da una serie di fatti ed i fatti sono dati incontrovertibili, direi quasi di tipo matematico.
Diverso è il problema dell'interpretazione storica dei fatti storici.
I fatti oggi ci dicono che la Regione Lazio, su iniziativa del Capogruppo di AN, Fabio Rampelli, ha approvato una mozione volta a creare una Commissione per vagliare i contenuti dei libri di storia utilizzati nelle scuole dell'obbligo sulla base del presupposto che quelli attualmente in uso siano "troppo filo-marxisti e non garantiscono il pluralismo culturale".
Non esiste una storia che sia di destra o di sinistra: i fatti sono fatti; essi si prestano, però, a diverse interpretazioni, queste, sì, di destra o di sinistra.
Tutto ciò rappresenta, a mio giudizio, l'essenza stessa del vivere democratico in un contesto pluralista.
Ogni individuo deve essere posto in condizioni di potersi formare liberamente una propria opinione, soprattutto laddove viene a contatto con fatti di cui non può avere avuto cognizione diretta.
Quando pensiamo ai libri di testo utilizzati nelle scuole dobbiamo riflettere su chi sono i destinatari delle informazioni in essi contenuti.
Abbiamo di fronte bambini di scuole elementari, ragazzi delle scuole medie e giovani delle scuole superiori. Più si innanzi l'età dei fruitori dei testi scolastici, e maggiore diventa la capacità degli stessi di formarsi un'opinione sui fatti storici.
In questo cammino di progressiva crescita e maturazione della coscienza critica fondamentale è il ruolo degli insegnanti, capaci questi ultimi di orientare il pensiero dei giovani molto di più che non una semplice lettura di un libro di testo.
Se ogni insegnante svolge il proprio ruolo rispettando i fatti storici e presentandoli correttamente nel contesto generale in cui essi sono maturati, ogni ragazzo sarà posto nelle condizione di valutare il passato alla luce delle sue attuali condizioni.
A questo deve tendere l'insegnamento e in tal senso deve essere indirizzata ogni azione di governo. Non bisogna aver paura dei fatti. Non bisogna negare il proprio passato o i propri errori, soprattutto allorch essi possono tradursi in motivo di riflessione per chi come i giovani si affidano, speranzosi, al futuro che dovranno vivere in prima persona.
I giovani vanno aiutati a comprendere, ma ad essi non devono essere imposti dei giudizi da altri preconfezionati.
Sarò eternamente grato ai miei insegnanti che, ciascuno dei quali con le proprie idee e con il proprio passato, mi hanno insegnato a ragionare con la mia testa. Mi hanno insegnato a valutare i fatti con spirito critico. Questa è l'essenza del vero insegnamento ed è poi ciò che ci accompagnerà per tutta la vita. I giovani sanno giudicare i fatti: dobbiamo aver fiducia nei giovani.
Fa più male una lettura di un libro di storia assistita dall'ausilio di un buon maestro o la visione diretta di certe immagini che diffondono i telegiornali e le televisioni? L'elenco alla specifica proposta avanzata presso la Regione Lazio credo sia criticabile sia per ragioni di metodo che di opportunità. Sul metodo devo rilevare che non credo sia compito delle Regioni scrivere la storia ciò con criteri mutevoli a seconda della coloritura politica e delle maggioranze locali. Di tutto c'è abbisogna affinché si abbia una buona scuola: obiettività, sobrietà, pluralismo, purché di un probabile federalismo di manuali e della loro ortodossia.
Per anni il Ministro della pubblica istruzione è stato appannaggio della Democrazia Cristiana, ma questo non ha impedito che i libri di storia utilizzati nella scuola vengono oggi definiti da certuni filomarxisti o eccessivamente di sinistra.
Questo è il senso della democrazia. E' impensabile concepire sistemi di controllo pubblico che orientano la revisione dei fatti storici. Si comincia con la Commissione di controllo, si passa attraverso forme di censura, più o meno dichiarate, e si giunge al rogo dei libri non politicamente corretti. I libri di testo sono un anello di una catena che coinvolge la cultura del nostro Paese. Gli altri anelli dipendono dalla ricerca scientifica, dal dibattito tra gli studiosi, dalla formazione degli insegnati, dal controllo dell'opinione pubblica.
Venendo alla ragione di opportunità c'è da chiedersi, ritornando alle parole di un grande del passato, Cicerone, a chi giova tutto ciò? Istituire una Commissione politica preposta al controllo sui libri di testo sa di totalitarismo. Sia essa di destra o di sinistra ci riporta alla mente gli anni del ventennio fascista, allorché si poteva stampare e leggere soltanto ciò che risultava gradito al regime. In questi anni, in Italia, lo spirito laico cattolico ha permesso che ogni idea avesse cittadinanza, ha consentito ogni dibattito, ha sancito una carta costituzionale fondamentale di libertà. Siamo di fronte a un altro obiettivo politico mistificato del revisionismo storico. Ogni idea è meritevole d'essere rispettata e sono meritevoli di rispetto tutti i morti della guerra di resistenza sia dell'uno che dell'altro schieramento. E' nei fatti storici che i partigiani con i loro sacrifici hanno gettato le basi per quello che regge il nostro Stato dove a tutti è data occasione di esprimere liberamente il contesto pluralista delle proprie opinioni. Non dimentichiamoci mai di questo dono che non è un dono né di destra né di sinistra, ma è la sintesi di un sacrificio di tutti coloro i quali, comunisti, cattolici, socialisti liberali ed anche monarchici, scelsero i valori della libertà e della democrazia, contrapponendoli ai principi antidemocratici ed antisemiti contenuti nella carta di Verona. Ad essi deve andare il nostro ringraziamento, anche di coloro che appartengono alla cosiddetta destra perché se oggi è possibile parlare liberamente di questi argomenti lo si deve a loro, non dimentichiamocelo mai. Questo è un fatto che deve essere scritto a chiare lettere in tutti i libri di scuola e deve restare impresso nel cuore di tutti gli italiani che amano la libertà.
Non ci piacciono i segnali che questa destra ogni giorno dà di se stessa. Tutti auspicano di poter vincere le elezioni, ma nessuno deve dimenticare le origini della nostra democrazia repubblicana fondate sul rispetto delle altrui posizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Enrico Costa.



COSTA Enrico

Sarò molto breve, visto che molte considerazioni che intendevo fare in questo dibattito sono state svolte dai Consiglieri che mi hanno preceduto.
Sono contento che una volta tanto in questo Consiglio regionale si faccia politica, perché l'ultimo volta in cui veramente c'è stata una discussione politica, indipendentemente dal merito della discussione, è stata quella relativa al referendum sulla devolution.
Oggi, effettivamente, è stato svolto un dibattito politico, serio approfondito, fondato su valori che ci appartengono. Sono state fatte parecchie riflessioni, talune le condivido, altre meno. Comunque si è cercato di offrire un contributo, o quanto meno si è cercato di rimediare a quelle catalogazioni che molti, per sintetizzare avevano nella battaglia magari fra censori e indignati tra liberticidi e difensori della cultura tra i rispettosi e gli intellettuali o presunti tali, o anche firmaioli perché tra intellettuali e firmaioli nel mondo piemontese vi è una comunanza. Gli intellettuali ormai sono diventati quelli che firmano gli appelli, anche in questo caso non sono mancati.
Per affrontare questo dibattito è necessario evitare le catalogazioni è necessario essere scevri dai pregiudizi che magari ci portiamo dietro.
Innanzitutto bisogna chiedersi qual è il problema sollevato da Alleanza Nazionale. Dal dibattito è emerso che è un problema fondato, un problema serio, è un problema di cui vale la pena discutere e approfondire. Ha fatto bene Alleanza Nazionale ad affrontare questo tema; ha fatto bene il Gruppo DS a chiedere la convocazione di una seduta nella quale si dibattesse dell'argomento.
Ammesso che il problema è fondato, di che cosa bisogna dibattere? E' necessario distinguere. Non bisogna parlare di interpretazione di testi scolastici, lottare contro valutazioni, opinioni, differenziazioni riflessioni che si fanno sui testi scolastici. E' giusto che ci siano.
L'interpretazione è un pochino il sale della cultura, ma una cosa è questa altra cosa è la manipolazione che distorce la verità effettiva, che distorce i fatti, i fatti come oggettivamente si sono svolti, ed è su questo, secondo me, che deve cominciare a vertere il dibattito. Vorrei fare un'analisi, alla luce dei principi costituzionali, del nostro diritto di dibattere su questo argomento. Esiste un principio, costituzionalmente garantito - quello della libera manifestazione del pensiero - che costituzionalmente, incontra soltanto limitatissime eccezioni, come quella del "buon costume". Però non è questo il nostro caso.
Tutti sono liberi di scrivere, fare e pubblicare, di inserire nelle biblioteche o nelle collane delle case editrici propri testi, con proprie valutazioni e ricostruzioni storiche, volendo anche con manipolazioni della verità oggettiva.
Diverso è invece il principio al quale bisogna ispirarsi laddove si parla dei testi scolastici: in questo caso, da un lato bisogna ispirarsi al principio della libertà di insegnamento, dall'altro, come contrappeso, al diritto allo studio degli studenti. Se da una parte, quindi, esiste il principio della libertà per tutti di poter insegnare ed esprimere le proprie valutazioni, di scegliere e adottare i testi che si ritiene dall'altro esiste un principio rafforzato - che riguarda persone più deboli quello allo studio e al corretto apprendimento. Il dibattito di oggi dovrebbe concludersi alla luce di un giusto equilibrio tra questi due principi.
Secondo me è giusto che si cominci ad affrontare l'argomento, cercando di evitare manipolazioni storiche. E' chiaro, bisogna individuare la ricetta per riuscire ad eliminarle, una ricetta che non deve essere liberticida ma piuttosto somigliare ad un osservatorio. Dobbiamo osservare e monitorare quelli che io non definirei esattamente "strafalcioni storici" quanto "manipolazioni della verità oggettiva", stando bene attenti a salvaguardare il diritto d'interpretazione della verità, il diritto di riflessione sulla storia, che è di tutti e che non può essere negato.
Per questo, secondo me, il dibattito di oggi potrà approdare a delle conclusioni utili, condivisibili da tutti. Non stiamo mettendo in discussione la "libertà", stiamo affrontando il tema del diritto allo studio e al corretto apprendimento. In conseguenza di ciò faccio un appello all'opposizione, perché non si trinceri dietro valutazioni preconcette.
Certo, può darsi che ci sia stata una sorta di provocazione, ma se ci impegniamo a ricondurre il dibattito nei giusti binari, potremmo arrivare ad una conclusione concordata e ad una valutazione univoca. In caso contrario, noi rimarremo sulle nostre posizioni. Riteniamo che non esista nessun elemento di censura, e mi sembra di averlo spiegato anche alla luce dei principi costituzionali citati.
Rimarremo sulle nostre posizioni e andremo avanti così, fermi alle nostre valutazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Affermare che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni mezzo di diffusione è senz'altro sintomatico di una società improntata al pluralismo e alla democrazia. La libertà di pensiero e di espressione vuole essere, contemporaneamente strumento di crescita della società stessa e dei suoi membri; essa è condizione necessaria perché si possa ottenere sia il pieno sviluppo della persona umana, sia l'effettiva partecipazione di tutti all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Costituzione italiana, dove ben quarantadue sono gli articoli che si occupano di questo argomento, è da più parti riconosciuta come la più progredita e completa, rappresentando per i suoi cittadini una conquista di alta civiltà. Da ciò che è accaduto ultimamente nel Lazio, sembra che così non la pensi Storace, Presidente di quella Regione dove, con una mozione presentata da AN e votata dal centrodestra, è passata la proposta della creazione di una Commissione di censura sui libri di testo. Mai si era pensato che Commissioni Ministeriali o regionali, in quanto tali, potessero interferire coi contenuti dei libri di testo.
L'ultima volta che ciò si è verificato è stato nel 1939, sotto la dittatura fascista: una legge di allora prevedeva che una Commissione Ministeriale (formata dai Direttori generali e altri componenti) stabilisse gli indirizzi dei libri di testo.
Il senatore Mancino, rispondendo al Presidente Storace, afferma: "Mi sembra fuori luogo chiamare in causa il Presidente del Senato per avere questi dichiarato che la parzialità della ricostruzione storica esiste, ma non si combatte con il sindacato di Commissioni consiliari o parlamentari se non con il maggior impegno dei protagonisti del pluralismo culturale".
Il Presidente del Consiglio Giuliano Amato, mercoledì 15, nel suo intervento alla Camera, precisa: "Ciò di cui discutiamo non è se esistono o possono esistere libri di testo ed anche di 'non testo' definibili come 'faziosi', ma se esista in qualunque forma un potere pubblico, diretto o indiretto, di accertarlo, e di collegare, eventualmente, sovvenzioni e benefici pubblici ad un accertamento di faziosità o di non faziosità".
Di libri faziosi, che ci hanno raccontato le cose come non erano, ce ne sono stati, e non sono stati pochi. Ma chi ha rimediato a ciò? Non l'hanno fatto Commissioni create dai governi, lo hanno fatto gli storici, che hanno lavorato sulla storia precedente e l'hanno cambiata, lo ha fatto la ricerca storica. Sono queste le ragioni per le quali, dal 1948, abbiamo una disposizione che è il cardine del nostro sistema: l'arte e la scienza sono libere, e libero ne è l'insegnamento. Questo è il contenuto dell'art. 33 comma 1, della Costituzione della Repubblica. Tutto ciò che abbiamo fatto negli anni successivi è stato affiancare quella libertà all'altra libertà quella degli autori. Mi riferisco alla libertà di pensiero, garantita dall'art. 21 della Costituzione. I libri di testo vanno collocati tra due pilastri irremovibili ed irrinunciabili: la libertà di pensiero degli autori e la libertà di insegnamento dei docenti. La libertà degli studenti è garantita dal corretto funzionamento di quei pilastri.
La libertà non è mai imposta per decreto, ma si esercita attraverso il confronto di tutte le libertà. Naturalmente, le libertà si organizzano ed autorganizzano.
Esiste la libertà d'insegnamento degli insegnanti, un sistema che attribuisce al collegio dei docenti la scelta dei libri di testo. Tale sistema parte dall'ipotesi che la discussione tra i docenti nel collegio dopo aver interagito con le famiglie e con gli studenti, possa determinare gli orientamenti di base sui quali ciascuno si farà un'idea del libro da scegliere. Fin dai Decreti delegati si è seguita questa regola. Più di recente, in seguito a disposizioni dell'ultimo Ministro della Pubblica Istruzione, sono stati irrobustiti i momenti d'incontro tra scuola genitori e studenti nei quali fornire le occasioni per discutere dei libri di testo. Mai si è pensato che Commissione ministeriali in quanto tali potessero interferire con i contenuti dei libri di testo, sostituendosi ai momenti di vera democrazia summenzionati e garantiti dalla Costituzione.
Commenterei l'ordine del giorno presentato da AN ripetendo le frasi pronunciate dal Capogruppo alla Camera di AN, Gustavo Selva, senza aggiungere niente di mio. Egli, infatti, dice: dice: "Sono dilettanti allo sbaraglio". Non sono cambiati da quando erano giovani militanti del Movimento Sociale Italiano e non hanno nessuna cultura di governo, anzi non hanno nessuna cultura. Sono rozzi e gente abituata a gridare nelle piazze e a fare opposizione.
In Piemonte, Alleanza Nazionale aveva già tentato di mettere mano alla storia con una proposta di legge ambigua e presuntuosa. Voleva eliminare la parola "resistenza" dall'intestazione della legge regionale, per sostituirla con valori democratici.
Affinché la memoria non vada smarrita, vorrei ricordare che a proposito della resistenza, Norberto Bobbio, riferendosi alla recente discussione sul libro di Vivarelli che, a distanza di anni, confessa di aver aderito giovinetto all'esercito della Repubblica di Salò, afferma che ci si salva l'anima sostenendo che i combattenti dell'una e dell'altra parte, essendosi buttati nella mischia in buona fede, meritano di essere trattati equamente con pari dignità. Però, altro è il giudizio sui singoli individui che deve essere ispirato alla comprensione delle motivazioni di cui gli uni e gli altri sono stati mossi; ed altro è il giudizio storico che è così netto così indiscutibile e così ovvio che non lascia spazio a quei dubbi spesso tormentati dagli storici, che prendono sul serio il difficile compito di accertare la verità.
Il giudizio che spazza via ogni incertezza può essere formulato con una domanda semplicissima. Se invece dei resistenti avessero vinto quelli che anche in buona fede combatterono a fianco dei tedeschi, quale sarebbe stata la conseguenza? Il dominio di Hitler nel cuore dell'Europa? Esiste o non esiste questa differenza? Il giudizio storico non è sempre così netto, ma in questo caso è nettissimo. Concludo il mio intervento accennando - chiedo scusa se mi riferisco ad un fatto personale, probabilmente anche fuori tema - ad un libro che definirei poco storico, ma che per il mio passato di appartenenza politica e per la mia onestà di pensiero, non solo mia, ma di tanti altri ho vissuto, con una grave ingiustizia, verso noi socialisti e verso la storia, quella vera, che sicuramente storiografi onesti e rigorosi, e non i soliti servi sciocchi, un giorno e in un clima più disteso e sereno scriveranno, riconducendo personaggi ed avvenimenti nella loro reale entità.
Vi sto parlando di un manuale che non so se è stato mai adottato, per esiste, per le scuole medie: "Il nuovo progetto Storia" di Riccardo Neri edito da La nuova Italia. A pag. 374 troverete tre fotografie allineate: la prima, rappresentante Bettino Craxi che esce dall'Hotel Rafael spregiosamente coperto di monetine; seguita da un'altra che ritrae una manifestazione contro la camorra a Napoli, dove giganteggia un manifesto recante la scritta: "Governo DC, la camorra sta lì". In ultimo, accanto, la fotografia di Totò Riina.
Per avere la prova della coerenza storica di questo accoppiamento bisogna aspettare, per vedere se anche a Totò Riina, quando sarà la sua ora fatale, verrà proposto il funerale di Stato come è stato fatto per Craxi.
Questa situazione è stata oggetto di una interrogazione al Ministero della Pubblica Istruzione da parte di Boselli e Villetti il 19 dicembre del 1998. Vi confesso che non so quale sia stata la risposta.
Chi vi parla è un vecchio socialista liberale e riformista che ha sempre creduto e che continua a credere nei valori della solidarietà, della tolleranza e della giustizia, che sono patrimonio storico della sinistra garantista. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Cari partigiani, che con la vostra lotta avete contribuito a sconfiggere il fascismo, avete fatto un bel lavoro, non avete sprecato le vostre vite e versato il vostro sangue, avete costruito una bella democrazia! Dobbiamo tutti ringraziarvi! Una democrazia che ha costruito istituzioni come questa e che permette di vivere giorni come questo, dentro un'istituzione in cui ne possiamo sentire di tutti i colori e da ogni provenienza politica. Grazie a tutti i partigiani: monarchici, liberali, conservatori, socialisti, comunisti democristiani, cattolici, atei e di ogni religione.
Avete sconfitto una brutta bestia! Una brutta bestia insediata in Italia e in Europa dove discussioni di questo genere non si sarebbero mai potute tenere. Grazie a tutti, agli ex internati militari, che non hanno prestato giuramento alla Repubblica di Salò e sono andati a morire o a lavorare in Germania. Grazie ai deportati perché resistenti, di varia estrazione politica e culturale; ai deportati perché giocavano a pallone in piazza Albarello, che non seppero nemmeno perché furono deportati e hanno resistito nei campi di sterminio, lasciando nove su dieci morti nei lager e tornando da soli come ha fatto Primo Levi.
Grazie a tutti, perché avete consentito la nascita in Italia di una vera democrazia, quella esistente oggi. Non è cosa da poco, perché in questo divenire storico vi è il discrimine che ci hanno consegnato i partigiani che condussero la lotta antifascista insieme agli Stati antifascisti che hanno sconfitto tutti insieme: dagli Stati Uniti d'America all'Unione Sovietica, il fascismo e il nazismo, perché il discrimine, dal mio punto di vista, è qui, tra fascismo e antifascismo, che non è il distinguere tra destra e sinistra, che è un altro discrimine.
In Europa il discrimine tra fascismo e antifascismo è stato fondamento della stessa costruzione possibile di un'Europa oggi, ed è lì il primo seme che è stato piantato: tra fascismo e antifascismo.
Questo discrimine, cari colleghi, è oggi sul nostro tavolo. Quella differenza, che non è quella tra destra e sinistra, ma tra fascismo e antifascismo, perché la Commissione proposta da Storace è generata da una struttura mentale e organizzativa di tipo fascista.
E' lo Stato che si organizza, è l'idea di organizzare lo Stato per valutare, da un punto di vista statuale, una lista di libri buoni e una di libri cattivi, qui manca una pagina, là è mal scritta. Questo è stile e mentalità fascista.
E' il controllo culturale, da parte dello Stato, di attività che la Costituzione e i partigiani hanno scritto che deve essere libera. Libera vuol dire che può essere liberamente pensata, scritta e che è liberamente edita. Il filtro fortunatamente in Italia c'è, ed è il famoso mercato. Se idee malsane vengono pensate e scritte, è improbabile che un editore si presti a stamparle. L'editoria in Italia è "nel libero mercato": quello è il filtro.
Lo afferma il rappresentante di una forza politica che sui mezzi di informazione potrebbe lamentarsi da una vita, ma che ritiene sia meglio la più arruffata e plurifaziosa stampa di mercato che la più ordinata ed efficiente stampa di regime. Ma questo deve valere sempre, anche per i libri di testo! Su quel problema e su quella mozione vedo il discrimine, perché se il Consiglio regionale, se questo Consiglio regionale, si divide tra chi non accetta una scelta che ha quel segno di controllo statuale della libertà di stampa, di pensiero e di insegnamento e tra coloro che non la pensano così credo che i partigiani, che hanno lottato e battuto il fascismo non abbiano sprecato il loro tempo.
Penso che in Italia ci sia una "bella" democrazia! Nel senso che si pu dire quello che si pensa. Come mai di fronte al dato di fatto incontestabile che alla Scuola italiana non è applicabile la logica dell'indottrinamento, in quanto categoria che non può essere applicata - e lo sappiamo tutti! - perché è inapplicabile ai soggetti che fruiscono della scuola, che sono gli studenti, che non possono essere facilmente indottrinati, non lo sono mai stati e non sono indottrinabili in un regime democratico da nessuno. La scuola pubblica non può essere indottrinata proprio per il modo in cui i docenti vengono selezionati, cioè con i concorsi.
Quando ero studente, avevo un professore partigiano e un professore che penso fosse un nazista puro, ma erano entrambi lì, dicevano le loro cose e noi li sentivamo. Erano stati assunto non secondo ideologie ma secondo regole strutturali ancora vigenti e che ancora oggi fanno da argine all'indottrinamento. Tale ragionamento vale per l'editoria, che non è indottrinabile, poiché segue il mercato.
Come mai, di fronte a questo contesto, si pone in questione l'adozione dei libri di testo; tra l'altro, mi risulta che i libri di testo di storia siano quelli che arrivano alla fine dell'anno quasi intatti. Io ho comprato il Camera-Fabietti; è un bel libro, si parla delle foibe. Mi pare che i fatti ci siano tutti. Ho letto le parti che mi interessavano, mi chiedevo se Storace avesse qualche ragione.
Mi sono poi interrogato sul perché si inventa un fatto del genere. Lo si può fare per tante ragioni: perché non si è mai ripudiato il fascismo perché si vuole inventare il controllo dei libri di testo, lo si può fare per ignoranza e sappiamo che l'ignoranza è uno dei concimi del fascismo! Lo si può fare per tanti motivi. Lo si può fare, soprattutto perché non si è digerita la lezione della Costituzione, la lezione dell'antifascismo.
E allora, quello che taluni in quest'aula non hanno digerito ancora - e io spero che riescano a farlo - quando si ripropone, nel modo in cui è stato fatto, l'attacco ai comunisti. Vedete colleghi, secondo me quello che voi non avete digerito dei comunisti è il fatto che i comunisti in Italia sono stati tra le forze che hanno sconfitto il fascismo. Abbiate pazienza sopportate il fatto! Cercate di sopportarlo perché in Italia la storia dei comunisti è una storia fatta prima di persecuzioni subite e in seguito di democrazia e di libertà contro il fascismo. Poi vi sono mille altre cose discutibili o criticabili, ma in primo luogo una storia contro il fascismo! Questa è la nostra natura, il nostro DNA. Noi siamo tra le forze antifasciste, non l'unica, non vogliamo essere l'unica, non penso che ci sia mai stato un deliberato del Partito Comunista in cui si affermasse: "La Resistenza è nostra", però di certo i comunisti rappresentano, anche dopo il XXV Aprile, una forza politica che non dimentica le lotte ed il sangue che i propri militanti hanno versato per battere il fascismo. Il comunismo ha continuato a credere in quella lotta, a credere nella democrazia e nella Costituzione, alla quale ha contribuito.
La Resistenza non è proprietà di nessuno, tanto meno dei comunisti, ma certo la Resistenza deve essere una comproprietà, ma i comproprietari devono farsi avanti, perché se qualcuno si tira indietro, chi continua a sostenere certi valori, nell'immaginario, diventa l'unico che parla, che la rivendica.
Si parli in tanti, si diventi tutti comproprietari di questo patrimonio di valori dato dalla Resistenza.
Poi, vi è la destra e la sinistra, perché la Costituzione l'abbiamo scritta tutti insieme e nella Costituzione ci sono degli elementi riconoscitivi di culture e politiche che erano distanti tra loro, ma tutte unite contro il fascismo.
Allora, la Costituzione è un grande atto consegnato agli italiani e alle forze di governo e sappiamo che sulla Costituzione il confronto ha misurato una parte e l'altra, perché dentro la cornice costituzionale la destra e la sinistra hanno due politiche diverse.
A me spiace vedere che in questa proposta della Commissione Storace c'è un retropensiero e c'è la vera intenzione della destra di sferrare un attacco indiscriminato alla scuola pubblica, un attacco indiscriminato.
Quando vedo che sul Manifesto elettorale di Berlusconi si scrive il programma scolastico e si dice: "La scuola deve fare questo e quello..." beh, dico: "Calma, non c'è mica il Duce!". Su questo fatto Storace pu essere l'elemento tenuto al guinzaglio, quello con la molla - che ha Berlusconi - dove si schiaccia il pulsante e la corda diventa lunga, il cane mordace va e morde, poi si ritira la corda e allora arriva una faccia un pochino suadente che dice: "Abbiamo scherzato!".
Questo è un elemento vero di preoccupazione! Qui sta il discrimine tra destra e sinistra, ma è un discrimine democratico. Se oggi usciamo da quest'aula con il discrimine antifascista e demoliamo qualunque idea di costruire apparati di controllo sul bene e sul male, è un risultato positivo. Grazie.



PRESIDENTE

Avevo annunciato il Consigliere Saitta, ma anticiperei l'intervento del Consigliere Deorsola per un intervallo tra le due componenti.
Prego, Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Presidente e colleghi, io credo sia stato opportuno evidenziare un problema che esiste e che vedrà probabilmente alla conclusione del nostro dibattito vari ordini del giorno. Noi ne abbiamo presentato uno e voteremo anche ordini del giorno di altre posizioni politiche che siano compatibili con quello che sosteniamo noi.
Mi piace iniziare il mio intervento fissando alcuni punti.
Il primo è che la storia è di tutti e proprio per questo è profondamente ideologica.
Due considerazioni che stanno alla base della nostra posizione nella polemica sui libri di testo di storia, sull'opportunità di insediare commissioni di esperti o gruppi di lavori chiamati a verificarne la correttezza e la completezza.
La prima è che riscrivere la storia è una necessità ontologica della storia stessa. E' la natura stessa del processo di scrittura della storia quello che Mark Bloch chiama il "mestiere dello storico", che presuppone infatti la continua riscrittura dei fatti. Nessuno storico serio e provvisto di un solido patrimonio metodologico sa di potersi opporre al diritto-dovere universale di offrire una continua rilettura e reinterpretazione dei fatti del passato.
La seconda considerazione discende dalla precedente. Se ciascuno storico può e deve applicarsi in piena libertà al lavoro di selezione e interpretazione delle fonti di scrittura del racconto storico, è inevitabile che qualunque lettura del passato sia ideologicamente orientata, da quella più diacronica e solo in apparenza neutrale, la cosiddetta "histoire événementielle", alla storia delle idee, fino alla storia delle culture materiali e alla microstoria.
Pensare di arrivare a scrivere una storia per patteggiamento, una storia neutrale che metta d'accordo vinti e vincitori, è un assunto che là dove è stato attuato ha dimostrato tutta la sua assurdità.
Nelle settimane scorse abbiamo letto più volte corrispondenze illuminanti sui guasti e sugli esiti, a volte ridicoli, che ha determinato negli Stati Uniti l'ossessione di una storia "politicamente corretta", una storia omnibus che non urti la suscettibilità di alcun gruppo minoritario che non lega nessun vocabolario sociale, che non disturbi nessuno e che come tale non dà nulla perché non insegna nulla: una storia maestra di niente.
Riflettiamo su questo, perché questo fenomeno viene proprio dal Paese del sistema maggioritario puro, dal Paese dove chi vince, vince tutto e chi perde, non fa il capo dell'opposizione, ma va a casa.
Dà veramente da pensare un Paese che come contrappeso democratico allo "spoil system" piramidale, non ha trovato di meglio che meccanismi di mediazione culturale talmente raffinati da sfiorare l'isterìa.
La storia - abbiamo detto - è sempre ideologicamente orientata, e non solo per la selezione dei documenti che ciascuno storico opera, ma perch il documento stesso, la fonte medesima del fare storia, è frutto di una volontà ideologica del tempo, dell'estensore, della forma di potere che lo esprime: dall'iscrizione sull'arco trionfale dell'antichità al cartario dei beni di un'abbazia degli Anni Mille, dalla nota spese del ciabattino piemontese del '700 al verbale di interrogatorio di un partigiano.
Qualunque documento contiene in sé la caratteristica, voluta o involontaria, di trascrivere, selezionare, tralasciare e tramandare determinati aspetti piuttosto che altri, e come tale non è mai un dato oggettivo.
La storia, noi sosteniamo, non è necessariamente storia dei vincitori.
Questo non significa rassegnarsi all'ineluttabile banalità che la storia la scrivono sempre i vincitori, e che quindi ad ogni ribaltamento di fronte attuato, atteso o auspicato si debba provvedere a riscriverla o emendarla con volontà di rivalsa o di revisione.
Per fortuna, il metodo e il dibattito tra coloro i quali di questa disciplina si occupano per mestiere, hanno fatto notevoli passi avanti dai tempi dei cronisti di corte e di chi riteneva che all'interno di uno stato etico ci dovesse essere comunque un interesse superiore da salvaguardare una pedagogia nazionale alla quale pagare il pedaggio sacrificale della libertà di parola e di pensiero.
Ci sono, cari amici, conquiste metodologiche che qualunque storico di destra, di sinistra o di centro, oggi non metterebbe in discussione, e che pure sono frutto indubitabile di una cultura storica che noi stessi non abbiamo difficoltà a riconoscere di parte.
Uno per tutti: l'importanza del fattore economico come motore dei comportamenti sociali e storici e l'intuizione non di un capace imprenditore milanese contemporaneo, ma di un filosofo ebreo tedesco dell'800 di nome Karl Marx, e anche un autore, a lui estremamente lontano ma dall'intelligenza lucida e senza preconcetti come Marcello Veneziani nel suo volume "Il secolo sterminato".
Senza queste intuizioni di metodo, non sarebbe stata possibile la storiografia di Mark Bloch, di George Duby, quella che per riconoscimento universale ha svecchiato il modo di pensare e ha insegnato che, per capire il passato, oltre che la vita dei re e delle regine, delle battaglie e delle dinastie è importante conoscere come si viveva un giorno in una città medioevale, perché si pregava per le anime del Purgatorio, quali erano i sogni, i bisogni e le speranze di un contadino langarolo del '600.
Non dimentichiamo che anche uno storico come François Florin, uno che ha dettato una pietra miliare del revisionismo nel suo significato migliore come la "Critica della Rivoluzione Francese", non avrebbe potuto fare nulla di ciò, se non fosse partito di lì.
Per questo e per molte altre ragioni, mi sento di respingere qualunque tentativo di ingerenza della politica nel lavoro degli storici. Lasciamo fare agli storici il loro mestiere. Il dibattito si deve sviluppare non in modo eterodiretto, ma nella totale autonomia di pensiero e nelle sedi naturali che esso ha avuto finora: i libri, le riviste, i convegni, le carte universitarie.
Mi sembra strano e persino un po' divertente che dopo centinaia di anni che gli storici si dividono e discutono sull'interpretazione e le conseguenze delle gesta dei governanti, oggi i governanti litighino e si accapiglino sulle gesta degli storici.
La realtà viene prima della sua rappresentazione, la politica viene prima della storia, non il contrario, cari colleghi.
Torniamo allora a parlare di politica. Sono assolutamente convinto che in oltre mezzo secolo, nel quale la D.C. ha avuto una presenza al Governo e anche nel Ministero della Pubblica Istruzione - la nostra Costituzione abbia garantito al Paese un grado di libertà e di maturità tale da consentire a chiunque di rendere pubbliche e far conoscere le proprie idee senza condizionamenti di sorta. Evocare una fantomatica lobby editoriale mediatica, monopolizzata da una sola parte diversa dalla nostra, ricorda troppo da vicino certe ossessioni del passato che vedevano in ogni lato congiure e accerchiamenti.
Oggi c'è sicuramente il problema di certi libri di testo, che noi come parte politica, riteniamo non adeguati, e anche negativi. Noi crediamo per in uno spirito di umanesimo cristiano. Crediamo nella irripetibilità dell'individuo, e quindi nel suo diritto inalienabile a formare il proprio pensiero e la propria coscienza attraverso la somma delle esperienze liberamente scelte e sostenute dal proprio codice etico.
Nostro compito è difendere e tutelare questa libertà, una libertà che si consegue semmai garantendo il contributo di altre voci, ma mai pretendendo di tacitarne o di correggerne alcune.
Allora noi diciamo: "libertà di testi e libertà di scuola". Cari colleghi, nessuna Commissione può decidere se un libro di testo è giusto o sbagliato, se travisa la realtà o la ricostruisce in modo fedele. La responsabilità della sua scelta, come supporto scolastico, mi sembra sufficientemente assodato e assegnato per legge esclusivamente al docente.
Ecco allora che il problema si ribalta su un piano diverso, quello sulla libertà scolastica, quello di dare ai genitori la possibilità di scegliere per i propri figli un modello educativo chiaro, un percorso formativo e di valori delineato in tutto il suo sviluppo, che veda il coinvolgimento della famiglia in ogni momento nel processo di formazione e costruzione del codice di anticorpi etici del giovane cittadino.
Il problema non è emendare o "purgare" i libri di testo affinch raccontino la storia dalla parte dei vinti, o la riscrivano dalla parte dei vincitori annunciati.
Il problema è garantire un sistema scolastico in cui, a me genitore sia dato sapere quali scelte educative incontrerà mio figlio; un sistema scolastico in cui io abbia la possibilità di orientarmi in anticipo e stringere un contratto consapevole con un modello educativo piuttosto che con un altro, scortato dalla piena consapevolezza di ciò cui andr incontro.
Ecco il senso della nostra battaglia per i buoni-scuola, contro i quali si sono levati tanti strali dovuti in massima parte all'incomprensione o all'incapacità che abbiamo avuto di fare conoscere la nostra proposta.
Con il buono-scuola noi vogliamo garantire alle famiglie la possibilità di scegliere tra sistema scolastico pubblico e sistema privato, religioso o laico che sia.
Vogliamo poter controllare da vicino i contenuti e i metodi del percorso educativo dei nostri figli, compreso anche l'orientamento dei libri di testo scelti insieme ai docenti, in un panorama che questo dibattito possa servire a rendere sempre più ampio, più pluralista e dialettico.
Siamo contro uno Stato che impone, nei fatti, solo un modello educativo, il proprio. Quello del buono-scuola è un modo per garantire parità, dignità e responsabilità al tempo stesso al docente, all'istituto e alle famiglie. E' un modo per aprire finalmente una battaglia di libertà e di concorrenza che non potrà far altro che migliorare il nostro sistema di offerta scolastica e renderlo più competitivo a livello europeo.
Oltre che di libertà si tratta anche di una battaglia di responsabilità, una battaglia che dovrebbe vedere al nostro fianco anche quanti negli anni '70 si sono battuti per il diritto alla partecipazione dei genitori al processo educativo con l'istituzione dei consigli di classe e di istituto, che nel concreto hanno avuto delle modeste attuazioni.
Dobbiamo ritornare protagonisti delle scelte formative dei nostri figli. Se in questi anni non avessimo di fatto delegato passivamente ogni responsabilità diretta al sistema scolastico, probabilmente non ci sarebbe capitato di aprire gli occhi di botto, gridando alle manipolazioni e ai falsi.
Credo che questo sia un punto di partenza minimo che tutti condividiamo ed al quale possiamo lavorare per partire e costruire insieme.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Il fatto di parlare a questo punto del dibattito sicuramente porta lo svantaggio di svolgere alcune considerazioni in un'aula ormai stanca, ma mi consente di tenere conto, nelle mie riflessioni, delle modalità con cui si sta svolgendo il dibattito.
Farò una prima considerazione di carattere politico, che mi sembra evidente a tutti coloro che hanno seguito il dibattito.
A sentire gli interventi fatti finora, sembra quasi che la storia del nostro Paese sia stata contrassegnata dall'esistenza soltanto di una destra e di una sinistra.
Tutti gli interventi, tranne ricordare il fatto che la D.C., per parecchio tempo, ha avuto la responsabilità della pubblica istruzione hanno ignorato che le vicende politiche del nostro Paese sono state fortemente determinate e garantite dalla presenza di un partito di centro.
La storia politica del nostro Paese non è stata contrassegnata soltanto dalla destra e dalla sinistra. Mi sembra quasi di cogliere un processo pericolosissimo, emerso anche questa mattina, di una sorta di legittimazione reciproca tra destra e sinistra.
Non è così, la storia di questo Paese non è così. Non è che da una parte c'era una destra che era al confino e, dall'altra, una sinistra che ha governato questo Paese (per le vicende della guerra fredda, lo sappiamo perfettamente).
C'era un'alleanza di centro moderata, democratica, che ha governato questo Paese e che ha determinato anche alcune delle questioni che sono oggetto della discussione di oggi.
Su questo bisogna essere molto attenti, perché altrimenti riduciamo tutta la nostra vicenda a una semplificazione che non esiste, che non è reale.
Allora - e, sotto questo aspetto, ha ragione il Consigliere Deorsola condivido parecchie delle cose che ha detto - la Democrazia Cristiana ha commesso tanti errori, ma ha avuto grandi meriti. E' stata un partito di maggioranza, ma mai nessuno ha pensato di affrontare il tema che stiamo discutendo con le modalità di Storace, evocando la censura.
Ma perché, i democristiani non sapevamo - l'Assessore Leo lo può dire noi non sapevamo che nel nostro Paese, negli anni '60 e '70, la cultura marxista in qualche maniera stava diventando egemonica all'interno dell'università, soprattutto nelle cattedre di storia? Lo sapevamo perfettamente: eravamo studenti e abbiamo vissuto quel periodo. Ma questo non ha mai indotto la Democrazia Cristiana a mettere il bavaglio a qualcuno e a immaginare che possa esistere una storia obiettiva. Queste sono delle cose che non esistono.
L'obiettività è un fatto molto relativo. Scriviamo la storia secondo le maggioranze che cambiano, per cui oggi facciamo un comitato di esperti obiettivi? E' una cosa che non esiste. Questo vuol dire non avere il senso dei limiti della politica. La politica deve avere il senso dei propri limiti e non invadere il campo della cultura. Se avviene una sovrapposizione, questo non è tanto, com'è stato detto e ricordato fascismo, ma è tipico dei sistemi totalitari fascisti e comunisti: è tipico dei sistemi totalitari.
Il problema dei limiti della politica è un fatto fondamentale della democrazia, nel senso di non invadere i campi che sono di altri. Il compito della politica è di organizzare lo Stato, avere un progetto, non di invadere i campi della cultura.
Il compito della politica in democrazia è quello di garantire la libertà di espressione. Se c'è stata una cultura di sinistra, che è stata forte, egemone - probabilmente lo è ancora - semmai è colpa di altre correnti culturali che non hanno avuto la stessa capacità di essere presenti con la stessa incisività.
Quante volte ce lo siamo detti, Giampiero, che il problema era questo? Ma mai per leggi o per Commissioni abbiamo tentato di affrontare il problema.
Ricordo perfettamente che nel mondo cattolico questa questione è stata affrontata sollecitando il confronto; in particolare, il magistero della Chiesa ha sollecitato a una forte presenza cattolica in termini culturali.
Anche perché questo è il problema: la gestione del potere.
Cari amici, ritengo che i termini con cui Alleanza Nazionale ha posto la questione corrispondano a un metodo sbagliato. Con questo non vogliamo certamente difendere capolavori di stupidità nei libri di testo o capolavori di faziosità che si leggono nelle scuole italiane - ce ne sono tanti, esistono - ma il problema, pur essendo serio e reale, non è risolvibile dalla politica. E non illudiamoci, non illudetevi, perché la storia dimostra il contrario: non è sufficiente adottare un libro di testo che parla bene di una certa esperienza politica per creare condizionamenti in quel senso. Non è così.
In proposito ricordo un magnifico intervento di Aldo Moro - lo ricordo perché l'ho letto - che fece in occasione del dibattito sulla Costituente.
Si parlava di scuola cattolica e statale. Egli fece una riflessione tuttora valida: non illudetevi che quando si insegna ci si trova di fronte a dei recipienti vuoti da colmare, per cui se si frequenta una scuola cattolica si diventa cattolici e se si va in una scuola marxista si diventa marxisti. Ma quanti sono coloro che hanno frequentato le scuole cattoliche e poi sono diventati marxisti e viceversa? Pensare questo vuol dire avere una visione materialistica e limitata dell'uomo.
L'uomo ha una sua intelligenza. Guardate che il ragazzo, quando è indottrinato, a un certo punto della sua vita reagisce, non sopporta il condizionamento. Per fortuna c'è questa garanzia che è l'intelligenza umana, che è lo spirito, che è la coscienza. E' sempre stato così: quando c'è l'indottrinamento, lo spirito reagisce, ed è la migliore garanzia.
Quindi che cosa può fare la politica? La politica deve garantire la democrazia e la circolazione delle idee, che è il miglior antidoto contro ogni indottrinamento.
Ecco, queste mi sembrano le questioni cruciali, per cui la proposta avanzata è una proposta che non ha senso; personalmente la trovo cretina stupida.
Qualcuno richiama il passato; certamente è facile dire che questa proposta può richiamare un passato al quale appartiene la destra - mi sembra facile poterlo fare - ma mi rendo anche conto che questa è una posizione minoritaria nel nostro Paese.
Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Marengo, che ha fatto riferimento al '68, ricostruendo quell'epoca. Tuttavia occorre interpretare bene le vicende. Il '68 non è stato un fatto soltanto italiano, ma anche francese, tedesco, americano: sono vicende dell'umanità, momenti, passaggi storici. Non riduciamo tutto a una lettura di parte o partitica, perché se trattiamo la cultura in questi termini, sbagliamo e diventiamo impotenti.
Se l'osservazione tua, Marengo, è quella di dire che esistono i cosiddetti "intellettuali organici", allora condivido la tua opinione, la condivido perfettamente. Quello che dobbiamo fare, garantendo la libertà, è che in questo Paese le idee circolino e ci sia un pluralismo il più ampio possibile.
Lasciamo stare i nostri interventi, possono diventare pericolosi, anche perché - parlo per assurdo - se oggi si dovesse fare la Commissione di esperti proposta da Ghiglia o da Storace (esperti del centrodestra), questa direbbe di sì ai testi di storia che descrivono Stalin come un assassino.
Però, se cambia la maggioranza, allora una nuova Commissione direbbe invece che Stalin ha avuto un ruolo storicamente molto positivo.
Penso che questo compito non competa né a Ghiglia né a nessuno di noi.
Richiamandomi a una vicenda storica, a una vicenda del nostro periodo della Democrazia Cristiana, credo che quel passato politico del nostro Paese dimostri come la Democrazia Cristiana rappresenti un riferimento importante - e oggi sta avvenendo una fase di rivalutazione - anche per trattare questi argomenti, in quanto ha sempre garantito il mantenimento e il rispetto dei principi costituzionali, nonché la libertà d'insegnamento.
Oggi c'è la libertà d'insegnamento. Ma in questo Paese non esiste libertà d'insegnamento se non esiste la possibilità per un insegnante di scegliere i libri di testo.
Esiste un sistema comunista? Non è così. Se vogliamo forzare questo concetto e vogliamo utilizzarlo letteralmente, lo possiamo fare, ma - lo dico in quanto sono partecipe della storia della Democrazia Cristiana e sono contento di averlo fatto - non in questo Paese.
E' una visione distorta; se continuiamo a fare operazioni di questo tipo, non rendiamo un servizio utile al Paese: lasciamo che ognuno svolga il proprio ruolo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Chiedo scusa al Consigliere Valvo, ma non era stato inserito fra gli iscritti a parlare. Ha la facoltà di intervenire.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente.
Tenterò, anche se non sarà facile in dieci minuti, di fare un'analisi di quanto è accaduto in questi ultimi venti giorni.
Alleanza Nazionale denuncia pubblicamente le omissioni, le falsificazioni, le mistificazioni, i contenuti di alcuni libri di testo adottati nelle scuole e propone una sorta di Authority, di garante dell'imparzialità dell'informazione.
Subito la sinistra solleva gli scudi, dà fuoco alle polveri, crea un clima di isterismo. Stamattina il collega Marcenaro, più che vestire i panni del professore, ha vestito quelli del sindacalista, ha fatto un comizio.
Lo capisco, capisco i toni, capisco che c'era un po' di pubblico, c'era qualche giovane che adesso se ne è andato, che non ha avuto la pazienza di seguire il dibattito fino alla fine. Capisco tutto.
Posso aggiungere che il clima che si è creato è quasi paragonabile a quello che stiamo vivendo riguardo al problema della mucca pazza.
Per la verità, un'avvisaglia di un certo nervosismo che pervade la sinistra l'avevamo già riscontrata in occasione del dibattito sul caso del professor Marsiglia. Anche in quell'occasione è stato dato fuoco alle polveri ed anziché fare un'attenta analisi di quanto era accaduto, ci sono stato attacchi sulla stampa ed ordini del giorno in Commissione.
Qualche grande vecchio della cultura di sinistra dichiara che finalmente si vede il vero volto di Alleanza Nazionale.
Caro Botta, sei tornato ad essere considerato, non un uomo di una destra moderna, ma un fascista! Qualche altro stratega della sinistra intravede invece scenari apocalittici, di accerchiamento dell'Europa democratica da parte di inquietanti personaggi - mi riferisco ad Haider, Bossi, Berlusconi pericolosi figuri che attentano alla democrazia non solo italiana, ma europea.
Una sinistra divisa, che qualche collega di Forza Italia stamattina diceva giunta alla frutta; io oserei dire che questa sinistra la frutta l'ha saltata ed è passata ormai alla cassa! Una sinistra divisa su tutto: sulla candidatura del Sindaco di Milano (per mesi è stato fatto il filo all'imprenditore Moratti, o, se si preferisce, come lo definisce Bertinotti, "al capitalista Moratti"). In quel caso - consentitemi - molti milanesi hanno tirato fuori dal cassetto vari amuleti, perché, visti i successi che Moratti ha avuto con l'Inter, si può immaginare cosa potrebbe succedere se diventasse Sindaco di Milano.
Adesso si profila l'autocandidatura di Dario Fo.
Sinistra divisa sulla candidatura di Torino, perché, a parte un candidato di vecchia guardia DC, non trova altri aspiranti a tale candidatura.
Sinistra divisa sulla candidatura di Roma, perché "se non si candida Veltroni, a Roma perdiamo le elezioni". E allora, per tentare di convincere Veltroni a candidarsi, si stuzzica il Presidente di Alleanza Nazionale Fini.
Sinistra divisa sulla candidatura di Rutelli. Una sinistra che ha accantonato quello che ritiene uno dei suoi maggiori statisti, per candidare un personaggio che non ha avuto alcuna esperienza nella società civile, che ha sempre fatto il politico, ma che ha un grosso pregio: piace alle donne ed è telegenico.
Ed allora, in questo scenario, non vi è chi non veda come alla sinistra, signor Presidente e cari colleghi, non sia sembrata vera l'opportunità offerta da Alleanza Nazionale, la provocazione di Alleanza Nazionale sui libri di testo per ricompattarsi contro l'ordine del giorno proposto nella Regione Lazio e riproposto, seppure in maniera sostanzialmente diversa, nella Regione Piemonte.
Signor Presidente e cari colleghi, Alleanza Nazionale ha toccato un tasto dolente, perché la sinistra ha sempre considerato la scuola come fucina di nuove leve. Leggo sul giornale una dichiarazione di Giano Accame il quale, in un articolo ("Lo storico scrittore di destra") dice: "Gli eredi del PCI temono che il revisionismo spazzi via 50 anni di tesi a senso unico".
Dicevo che la sinistra ha considerato la scuola come fucina di nuove leve e la fabbrica come luogo di reclutamento di iscritti. Ma evidentemente questo giocattolo si è rotto, se è vero come è vero che metà degli studenti oggi, purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, non si occupa più di politica; se è vero come è vero che oggi, davanti ai cancelli della FIAT, il partito dei Democratici di Sinistra, ex PDS, rinuncia ad andare a fare i comizi perché ai comizi non partecipa più nessuno.
Invece, nelle fabbriche in cui partecipa un sindacato nuovo, una voce nuova, dove suona una campana diversa, questo sindacato, anche se sconosciuto o criticato, vince. Mi riferisco al sindacato della Lega.
Viene spontaneo chiedersi come mai, dopo 50 anni di antifascismo militante, di informazione a senso unico, sta accadendo tutto questo.
Ebbene, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, cari colleghi, è accaduto che nelle famiglie si è combattuta un'altra Resistenza, una Resistenza silenziosa, un'insegnare in casa ai nostri figli quello che in classe non veniva detto o veniva addirittura falsificato. E oggi si raccolgono i frutti di questa battaglia silenziosa.
Per quanto mi riguarda, non è importante - caro Ghiglia - se il nostro ordine del giorno non verrà votato, non saremo certo dispiaciuti per questo. Esso era una provocazione, lo sappiamo; in questo Paese bisogna volare altro per ottenere certi risultati, perché noi la nostra piccola battaglia di libertà, signor Presidente e cari colleghi, l'abbiamo già vinta, come dimostrano i giornali.
Stamattina Montanelli ha rilasciato questa dichiarazione: "Gli storici italiani piegano i fatti alle loro idee, i nostri manuali devono scriverli gli stranieri". E poi ancora: "Io non conosco Francesco Storace, non riesco neppure a capire cosa sia questa confusionaria battaglia sui testi scolastici, ma una cosa è certa: uno dei punti su cui si dovrebbe impiantare un Sessantotto giusto, senza i capannismi di risulta è proprio il campo della storia. La memoria merita un alfabeto limpido, esauriente divulgativo, la storia racconto".
Roberto Vivarelli svela la zona oscura della propria vita, ma la difende con orgoglio: "Meglio essere stato dalla parte degli sconfitti e non aver perso la propria pietas nel giudicare gli avversari". E poi ancora e finisco - Piero Ostellino (Corriere della Sera): "Sarebbe davvero difficile negare che gran parte della storiografia di sinistra abbia cercato di insegnare ai nostri figli e cerchi ancora di insegnare ai nostri nipoti che Gesù Cristo è morto di raffreddore." Avrei voluto far omaggio a tutti i Gruppi presenti in quest'aula, di una cassetta dal titolo "Foibe: martiri dimenticati", purtroppo non è stato possibile perché questa era l'unica rimasta.
Consigliere Mellano, voterò a favore del suo ordine del giorno perch anch'io ho conosciuto famiglie di profughi istriani e dalmati che hanno avuto parenti ammazzati da partigiani titini e che hanno dovuto abbandonare le loro case e i loro terreni. L'aspetto più grave, nel momento in cui l'ex Iugoslavia pretende di entrare in Europa, è che non dobbiamo neanche avere il coraggio di pretendere che quei profughi possano ritornare nelle loro terre e dormire nelle loro case.
Dopo tutto il can can che si è creato, ieri ci si aspettava, come diceva il Consigliere Marcenaro, che tutta Torino e migliaia di studenti partecipassero al corteo. Rai Tre, molto benevola, ha dichiarato che erano presenti mille persone; Il Giornale, questa mattina, diceva 500 (ma non fa testo) e La Stampa 400. Questo spiega e dimostra il discorso che facevo prima.
Questa mattina pensavo che ci vorrebbe un'icona, una fotografia per rappresentare quello che è successo in tutti questi anni dal dopoguerra fino adesso e quello che è successo in questi giorni. Mi sono venuti in aiuto il Consigliere Marcenaro e Forattini. Uno dei grossi errori di tutti i totalitarismi è stata la presa di posizione contro la satira. Sono sicuro che l'Assessore Leo è d'accordo con me, nel sostenere che non si pu tappare la bocca alla satira, perché questa dà il polso della situazione.
Solo D'Alema ha avuto il coraggio di querelare Forattini. Allora, ecco una prima icona. E' di qualche giorno fa su La Stampa una vignetta, intitolata "Camera-Fabietti dei deputati", che rappresentava un personaggio politico dai caratteri somatici inquietanti, che ricordava un dittatore della Germania nazista: una bilancia della storia che pendeva a sinistra, sul cui piatto c'era la falce e il martello.
La seconda icona, che dimostra quello che è successo in tutti questi anni nelle scuole, me l'ha fornita il Consigliere Marcenaro. Ho letto su un giornale che qualche giorno fa in una scuola di Torino, consenziente un Preside certamente democratico, c'è stato un ampio dibattito su questa tematica, dibattito tenuto non da diverse porte politiche, ma esclusivamente dal Consigliere Marcenaro e da un altro professore di Rifondazione Comunista. Sono rammaricato, credo fermamente nella pacificazione (la predico sempre ai miei figli). Potevamo cogliere veramente l'occasione per finire di riconoscere caduti di serie A e caduti di serie B. Peccato, sarà per la prossima volta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Quando ho letto la notizia sui giornali della proposta della Regione Lazio di istituire una Commissione per valutare i libri di storia, la mia prima reazione, dopo un attimo quasi di incredulità, è stata: "Perché solo la storia e non la geografia o l'italiano?".
Ci sono più argomenti che potrebbero essere oggetto di valido studio da parte di una Commissione di questo genere, perché anche la geografia pu essere di destra o di sinistra, così come l'italiano. Se facessimo questa astrazione vedremmo subito dove andrebbe a finire una commissione di questo genere e vedremmo subito che non avrebbe senso. Perché questa commissione è stata proposta? E' stata proposta perché non poteva che mirare ad un altro obiettivo - forse quello vero - cioè fare una gestione personalizzata della scuola, dove, che cosa insegnare, non lo decidono gli insegnanti, ma i politici. A parte che i politici avrebbero ben altre cose a cui pensare non si può certo credere che nel 2000 si possa ancora ipotizzare una scuola in cui i politici abbiamo la loro da dire invece degli insegnati o che si proponga una priorità della politica sulla cultura. Questa discussione ha raggiunto uno scopo: risvegliare una discussione politica in una società opulenta e sonnacchiosa, in cui sembrava che si fossero dimenticate le passioni civile. Credo invece che questa iniziativa, che io definisco demagogica e antilibertaria, ha ridato slancio e voglia di discussione politica.
Riprendere la discussione politica significa fare anche un po' di autocritica, perché in questi anni la scuola si è lasciata troppo sola. La scuola è stata considerata come un luogo di parcheggio, in cui i ragazzi venivano lasciati a sé e in cui tutti pensavano che i momenti formativi principali avvenissero fuori dalla scuola. La scuola era quasi come un corpo avulso perché i valori che si insegnavano, erano esattamente in contrasto con quelli che, invece, si insegnavano nella vita di tutti i giorni, con i valori della vita che facciamo fuori dalla scuola.
Abbiamo chiuso gli occhi sul fatto che i valori insegnati a scuola erano stravolti all'esterno e che, ai valori dell'impegno, della fatica e dello studio, si stavano sostituendo i valori del gioco, del guadagno senza fatica e della superficialità.
Non comprendiamo lo scopo delle parole sentite questa mattina di una presunta egemonia della sinistra nella formazione culturale, non comprendiamo perché siano pronunciate da una maggioranza che, una volta usava definire bulgara, in Regione Piemonte si può permettere di fare tutto quello che vuole. Se fosse vera la presunta egemonia della sinistra sui libri, sarebbe da rivedere la scrittura di questi libri se hanno ottenuto il risultato di portare a questa egemonia così schiacciante della destra.
Non comprendiamo il desiderio della destra di imporre un placet sui libri di testo. Forse il possibile superamento della riforma gentiliana della scuola, di chiaro stampo fascista, è il problema? Eppure è già stato dimostrato, come è stato ribadito parecchie volte, che, con l'imposizione non si ottiene nulla: le scuole fasciste hanno formato tante generazione di antifascisti. Non comprendiamo perché ci sia questa smania di imporre un placet, un visto sui libri.
Questa mattina abbiamo sentito, nel corso della discussione, che l'ordine del giorno è stato girato in una provocazione, in un invito alla discussione. Credo che questo cambiamento di rotta sia avvenuto in seguito al dialogo e alla discussione che si è sviluppata. E' stata lanciata un'idea, è stata lanciata una proposta, di fronte alla reazione si risponde: "Abbiamo lanciato la provocazione perché volevamo discutere di queste cose". Invece noi crediamo che la discussione globale che si è sviluppata abbia avuto il merito di far ricredere, in parte, gli stessi propositori di questo ordine del giorno. Vi sono molte altre considerazioni da fare. Com'è già stato detto - parlando verso la fine chiaramente i temi si sovrappongono - quest'ordine del giorno è un'offesa all'intelligenza dei ragazzi, alla loro capacità di scegliere, alla capacità di interpretare quello che gli viene offerto come momento formativo. Direi anche che quest'ordine del giorno rivela una visione televisiva della cultura, una visione in cui si vedono i ragazzi, appunto com'è stato detto, come delle scatole vuote in cui qualsiasi cosa venga infilata dentro e venga recepita.
Invece la cultura vera, la cultura fatta sui libri, non è acritica come la visione televisiva. La cultura vera fatta sui libri di se stessa fa sviluppare l'intelligenza, la fantasia e se il messaggio non è recepito o non è condiviso, potete stare tranquilli che nessun libro riuscirà mai a far passare delle tesi preconcette. E' un'idea veramente sbagliata di cultura.
Vorrei ricordare una cosa: prima il Consigliere Saitta ha ricordato che neanche la DC, al momento di massimo splendore, aveva osato fare quello che qui adesso viene proposto. A me, in questi giorni, è tornata alla memoria un pezzo di trasmissione fatto proprio dalla televisione monocratica quando aveva un solo canale ed era dominata dalla DC. Ebbene, quella televisione aveva portato in un dibattito a dialogo Pasolini ed Ezra Pound due grandissimi intellettuali di idee assolutamente e totalmente diverse.
Quella televisione aveva il coraggio di parlare di temi culturali ad ampio raggio e senza preconcetti. Oggi, con tante televisioni libere, non abbiamo più la possibilità di vedere dibattiti di quel genere e di quell'altezza.
Vorrei terminare il mio intervento leggendo alcune delle parole che ha scritto un insegnante: "Gli insegnanti di storia sono adulti, possiedono il lume della ragione, ricoprono il loro posto in base a concorsi regolari non hanno bisogno di numi tutelari, di suggerimenti o di indicazioni da parte degli organi politici circa la scelta dei libri di testo o circa la didattica della storia. Qualsiasi ingerenza del mondo politico sulla scuola e sugli insegnanti, volta ad indirizzarne le scelte educative e culturali non può che essere letta come un attacco all'autonomia professionale degli insegnanti (non vale l'obiezione che qualcuno lo abbia fatto in passato; se lo ha fatto ha sbagliato!). Le controversie storiografiche, ove sussistano si risolvono in sede storiografica e non in sede politica; i libri di testo che non sono strumenti di propaganda politica - saranno liberamente aggiornati quando nuovi orientamenti storiografici verranno consolidati presso gli storici. L'indice dei litri proibiti per fortuna è una prassi desueta (o almeno così credevamo). Prendersela con i libri (da parte del mondo della politica) significa evocare un triste periodo della storia del Novecento in cui si fecero nelle piazze i roghi dei libri scomodi e in cui si impose a tutti il libro di legge di testo di Stato.
Spendere dei soldi pubblici per istituire una specie di indice dei litri di storia proibiti rappresenta un'ulteriore beffa per chi pensa di essere cittadino di una democrazia.
Evidentemente in questo Paese "l'arte della distinzione" tra il potere politico e la società civile non ha fatto molta strada. Il potere politico oggi, invece di fare quel che deve fare, cioè amministrare, pensa di poter dettare le regole di costume, di interferire nelle scelte di vita individuali oppure di decidere come si debba pensare o quale debba essere la storiografia "corretta"; nonostante tante spettacolari dichiarazioni di liberalismo, la tentazione che emerge è sempre quella della violazione dei diritti individuali. Ancora una volta la scuola, e in particolare l'insegnamento della storia, viene tirata in ballo non per risolvere i problemi, ma per basse e rozze strumentalizzazioni politiche". A queste parole non mi resta che aggiungere la preoccupazione che questo di oggi non sia che il primo passo per andare verso una omologazione del pensiero e che una parte politica cerchi di forzare il percorso verso derive pericolose. A questa maggioranza da supermarket, che per tenere uniti i diversi interessi propone iniziative legislative che di volta in volta cercano di accontentare le richieste più diverse che vengono dalle varie componenti che la formano, alla parte di questa maggioranza che invece pubblicamente afferma di credere nella democrazia, a costoro chiediamo se sono d'accordo con questi percorsi, con la censura sui libri, con l'intolleranza verso i diversi e magari domani su liste di proscrizione degli insegnanti e poi di altre categorie professionali, scritte in base all'appartenenza politica.
Queste cose sono state dette stamattina. Stamani è stato affermato pubblicamente che dopo i libri anche gli insegnanti. Ci sono gli insegnanti "buoni" e gli insegnanti "cattivi", ma non buoni o cattivi in base a chissà quali indici di valutazione. L'indice di valutazione era l'appartenenza o meno a una certa idea politica.
Chiaramente sosterremo il nostro ordine del giorno, che è pluralistico e crediamo sia condivisibile da molti; vedremo in base alle scelte pratiche che si faranno quanti sapranno essere democratici nei fatti e non solo a parole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

Signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta e colleghi, il dibattito di questa mattina ha richiamato alcuni grandi principi della nostra Costituzione, ne voglio citare almeno tre: la libertà di pensiero di insegnamento e di apprendimento, che inserirei nel più generale principio di libertà (art. 2 della nostra Costituzione, se non ricordo male).
E' altresì emerso con chiarezza che la nostra Costituzione non è figlia di nessuno, ma è figlia di quel patto o compromesso, come si vuol chiamare costituzionale, al quale hanno aderito forze politiche con nome e cognome: erano le forze cattoliche rappresentate dalla Democrazia Cristiana, dai liberali, dai socialisti e dai comunisti. Queste erano le forze (non mi risulta che ce ne fossero altre) che avevano piena legittimità non perch hanno vinto - anche e soprattutto, se volete - ma perché sono state votate dal popolo italiano nel '46, quando è stata istituita l'Assemblea Costituente; hanno lavorato un anno e mezzo e due ed è nata la nostra Costituzione.
Questi tre principi rientrano nel cosiddetto "nocciolo duro", cioè la prima parte. Quando si parla di "grande riforma" o "riforma della Costituzione" nessuno - e dico nessuno - alla destra, al centro o alla sinistra, mette in discussione la riforma di questa prima parte della Costituzione in cui ci sono questi grandi principi di libertà. Provocazione o meno, in quest'aula ci riconosciamo tutti dentro questi grandi principi, o no? Se ci riconosciamo tutti in questi grandi principi, che, come ripeto, sono quelli che ho citato all'inizio e che ho sentito stamattina citare in tutti gli interventi, gran parte del nostro dibattito può essere sintetizzato. Cosa voglio dire? Il problema non riguarda tanto i libri faziosi; il collega Chiezzi ne ha citato uno di certi Camera e Fabietti; se ben ricordo, conosco questi autori, che certamente non è né Benedetto Croce né Giorgio Spini. Per ripeto, se tutte le nostra scuole fossero inondate di Camera-Fabietti, non avrei niente da ridire, nel senso che o si rispetta il diritto d'autore, il cosiddetto diritto di pensiero - anzi, il cosiddetto diritto d'autore perché quello di pensiero non è "cosiddetto" - o si rispetta il diritto dell'insegnante e la libertà della scuola o non si rispettano questi fondamentali principi. C'è anche il diritto fondamentale che richiamavo all'inizio, di apprendimento, che ricollego all'art. 2 della Costituzione al diritto più generale di libertà.
Quale può essere il rimedio? Certo il rimedio non può essere peggiore della malattia. Il rimedio è uno solo, quello che contiene la nostra Costituzione e che i decreti delegati del '74 hanno messo in campo e che sono ancora oggi validi. Tant'è vero che l'attuale Ministro mi pare voglia migliorare i regolamenti attuativi.
Si è parlato della riscrittura della storia; ho ascoltato gli interventi di tutti, anche quello dell'amico Saitta. E' vero che per cinquant'anni la Democrazia Cristiana mai ha pensato di venire meno a questi principi. E' anche vero che la Democrazia Cristiana per cinquant'anni ha diretto il Ministero della pubblica istruzione. Soltanto per otto mesi, nove mesi tale Ministero è stato diretto da un'altra forza politica.
I principi sono principi e vanno sempre salvaguardati - ci mancherebbe altro! - però poi c'è una prassi, cosiddetta burocratica-ministeriale.
Nella prassi il Ministro aveva i suoi Provveditori, i Provveditori avevano i loro amici Presidi e quindi nella sostanza non è vero che mai la DC in questi anni si è "distratta" nella scuola. Il fatto stesso di avere sempre avuto questo Ministro è perché tanto distratta la Democrazia Cristiano non era. E' anche vero che - se io non ero nel mondo della luna - per circa trent'anni non c'è stato un Governo di centro moderato, ma c'è stato un Governo di centrosinistra.
Non mi meraviglierei se nel manuale Camera-Fabietti fosse scritto che il primo Governo di centrosinistra fu quello che cominciò con l'on. Prodi.
L'ho sentito personalmente dire da Veltroni mille volte in televisione. Per dire quanti modi ci sono di riscrivere la storia.
Il Ministero della pubblica istruzione non ha mai cambiato colore. Il rimedio e il limite di questi principi di libertà sono altri principi di libertà, sempre nella prima parte della Costituzione. Quindi il principio di apprendimento, di libertà degli studenti deve essere il limite ad una libertà burocratica ministeriale o ad una libertà del professore. Non c'è scritto da nessuna parte che il professore deve dire la "sua" verità.
Recentemente sono tornato a scuola e ne ho sentite tante. Già siamo a livello universitario dove ci sono veramente manuali scritti bene e c'è uno spessore culturale notevole, ma - non voglio ripetere le cose dette dai Consiglieri Caracciolo e altri - a livello di scuole medie e medie superiori c'è scritto di tutto. Il punto - e mi avvio alla conclusione - è se valgono i principi sanciti nella nostra Carta costituzionale e che hanno trovato puntuale esecuzione nella riforma del '74, che non è solo figlia del '68 - sarà anche figlia del '68 - ma è figlia di quell'ansia di partecipazione popolare che si era in quegli anni mossa da tutte le parti da tutte le direzioni.
Poi è successo che le cosiddette componenti della scuola, che sono le uniche titolate a "comprimere" la faziosità e certe licenze dei professori sono venute meno. Sono venute meno da un lato per stanchezza e dall'altro per l'accentramento e la burocrazia ministeriale. Come si può trovare rimedio al problema? Certo, se il problema della Commissione era, come spero che sia, una provocazione, il problema è già risolto. Il problema si risolve nella dialettica di queste libertà, cioè la libertà della componente genitori, studenti, corpo non insegnante da un lato e componente insegnanti dall'altra parte.
Non c'è - ripeto e concludo - nessuno che abbia titolo, né il Capo dello Stato, né il Presidente del Consiglio, nessuna autorità pubblica, n direttamente né indirettamente di entrare in questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Mi sembra che in questo dibattito ci sia un grande assente: la scuola.
Lo dico come operatore della scuola. La scuola è un luogo terribilmente triste e noioso. Credo che ci dovremmo interrogare su questo e partire da questo approccio al problema. C'è una distanza abissale fra la serietà delle nostre argomentazioni in quest'aula e la voglia di vivere. La voglia di protagonismo che i giovani, che oggi in migliaia hanno manifestato davanti al palazzo regionale, hanno espresso e sono in grado di esprimere: piaccia o no al Consigliere Ghiglia.
Se provocazione doveva essere, provocazione è stata. Se l'obiettivo era finire sui mass media con questo dibattito, l'obiettivo è stato ampiamente raggiunto. Certamente oggi i mezzi di informazione pullulano di attenzioni di editorialisti di grido che pontificano sull'opportunità o meno di operare una revisione storica. Ed è questo l'aspetto più preoccupante dell'approccio al dibattito. Nel prepararmi a questo dibattito ho pensato che forse la prima cosa da fare sia quella di andare a visitare il sito di Alleanza Nazionale. Ho cercato su Internet "azione giovanile"; ho visto la loro preziosa opera di ricerca che accusa la storiografia ufficiale e i libri più diffusi di essere infarciti di ideologie marxiste e poi, sempre questo sito, rimandava al canzoniere, che è un esempio di lugubre linguaggio che evoca certamente gli anni più bui della storia di questo Paese.
Non so se il Consigliere Ghiglia nel fare questa proposta si sia ispirato più ad una voglia di protagonismo o ad una lettura di "Camera/Fabietti", al terzo volume e probabilmente quella scritta, che ancora compare in molti Paesi isolati, anche del Piemonte "credere ubbidire e combattere", che nella sua sintesi vuol dire operare senza un ragionamento fatto a tavolino. Negare tutto il discorso alle necessità dell'azione per l'azione, così come commenta in modo molto arguto Camera sull'epoca del ventennio fascista, porta alla conclusione che ben vengano queste azioni portate avanti dalla destra senza pensare.
Mi dispiace che non ci sia il Presidente Ghigo, per lo meno, non lo vedo in aula. Vedo però alcuni uomini liberi, che sono presenti. Ho ragione di credere che qui ci siano degli uomini liberi, anche se la condizione di "uomo libero", nell'eccezione sartriana, appartiene solo alla classe operaia, giacché solo l'operaio vive nella condizione in cui può decidere di farsi sfruttare o di opporsi allo sfruttamento. Di questa opposizione allo sfruttamento del lavoro sul lavoro, i libri di storia hanno scarsa traccia. Esiste anche un'altra storiografia, una storiografia "minore", che è la storia vista dalla parte dei vinti, dalla parte delle classi subalterne.
Mi ero imposto un ragionamento sostanzialmente incline a recepire l'odierno clima di asperità con la stessa altisonanza dei termini qui utilizzati. Si è parlato di "storia" ed "antistoria", ci si è chiesti se sia legittimo o no che la storiografia ufficiale sia scritta da chi ha vinto, se nell'ambito del diritto inalienabile dei giovani all'acquisizione dei saperi critici la scuola non debba svolgere il ruolo primario di fornire loro gli strumenti per una lettura critica degli eventi e della società.
Il mio ragionamento, forse, data anche l'ora del dibattito, troverà sordi molti dei pochi interlocutori rimasti. Ma lo voglio fare, e lo voglio fare improntato ancora al clima serioso del dibattito. Mi auguro che oggi il pronunciamento di quest'aula - che credo costituita anche da uomini liberi - isoli quest'azione provocatoria della destra fascista. Forse, oggi il termine più esatto da usare è proprio questo: "destra fascista", ed è un termine che evoca roghi; roghi di libertà, di cultura, di libri di testo epoche buie già conosciute, liste di proscrizione per gli insegnanti che si ispirano a ideologie "altre" che non siano quelle della destra imperante.
In modo meno serioso vorrei leggervi una lettera aperta che Dario Fo ha scritto ai protagonisti di questo dibattito, sfidando in modo incalzante chi oggi si cimenta con l'opera di revisionismo storico a continuare a farlo, ma a farlo partendo da certe considerazioni. Leggo la lettera perché è troppo suggestiva: "Alcuni personaggi politici hanno chiesto che si sottoponessero a censura i libri di storia, che venissero purificati dagli eccessi marxisti. Ma come dimostra Umberto Eco, in realtà i libri di storia sono ancora oggi espressione della cultura democristiana, salvo poche eccezioni. A meno che, nella DC, si fossero subdolamente inserite fin dai primordi, colonne di intellettuali comunisti truccati da cattolici.
Uno di questi comunisti infiltrati è senz'altro Giulio Andreotti. Ma parlando seriamente, se proprio vogliamo discutere di libri di storia sarebbe il caso di iniziare dal principio, da tutti i falsi e le censure di cui abbonda la letteratura scolastica. Facciamo un piccolo inventario cercherò di essere brevissimo e di stare nei tempi. Si parte da lontano non raccontando tutto il dibattito su come l'umanità abbia perso il pelo e sia diventata punibile, con donne munite di seni, capolavoro unico nel creato per morbidezza e antigravitazionalità. Poi si racconta ancora che discendiamo dall'uomo di Neanderthal, quando le analisi genetiche hanno dimostrato che era solo un lontano cugino. Si censurano almeno diecimila anni di società agricole, pacifiche e matriarcali, grandi costruttrici di canali, di opere idriche, di utilità collettiva. Non se ne parla, perch erano popolazioni che non conoscevano la guerra, né il concetto di proprietà privata, e praticavano l'amore libero con zelo religioso. Si tace sugli errori di Atene, dove le donne venivano tenute in schiavitù. Si presenta Roma come un faro di civiltà, mentre era un girone infernale dove pedofilia, stupro, ogni genere di violenza e schiavismo erano la legge.
Nulla si dice dell'abominio di centinaia di migliaia di prigionieri di guerra, costretti a massacrarsi nel Colosseo per il giubilo della folla. Si dimentica di raccontare le incredibili invenzioni del popolo, dalla trovata di andare ad abitare sulle palafitta di Ravenna, al colpo di genio dei Lombardi, che decisero di affrontare Federico Barbarossa costruendo una città a trappola, Alessandria. Appena la cavalleria di Federico entra nel falso acquitrino che circonda la città, lo bombardano con blocchi di calce viva, e bruciando si scatena il terrore tra i cavalli." E continua, la lettera, continua sulla geniale invenzione di assediare i Pontifici, riuniti nel loro castello, mediante il getto di sterco umano: "Ma ciò che è più serio, e che noi non leggiamo nei libri di storia, è che si tace sulla vera dimensione del massacro del colonialismo e della tratta degli schiavi. Non si racconta ai ragazzi come l'attuale miseria del terzo mondo sia stata costruita massacrando questi popoli per 500 anni. Si parla di re e imperatori, e non di gente umile e di artigiani, artisti e scienziati che fecero realmente la storia con il loro lavoro. Non si parla di come fu la cultura popolare a creare le lingue, e come dai ritmi del lavoro nacquero nuove musiche, non si racconta della creatività popolare.
Gli insorti, nel caso dell'assedio di Bologna, con le poche catapulte di cui disponevano, non lanciarono pietre, ma scaraventarono dentro, al di là delle mura, palle di sterco fresco, preferibilmente di produzione umana. La solidarietà del popolo, nel procurare questa materia prima, fu veramente straordinaria: i tiranni resistettero solo un paio di giorni a quell'inarrestabile smerdazzo.
Poco o niente si dice invece dei crimini nascosti dietro le bandiere dell'unità d'Italia, di come le industrie di Napoli e di Palermo all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, furono strangolate dalla burocrazia piemontese, che aveva l'obiettivo di favorire le imprese del nord, né si dice dei massacri e dei veri e propri lager con i quali i Savoia risposero alla rivolta popolare del meridione. E perché non si parla di Bava Beccaris, che a Milano prese a cannonate gli operai? Poi, sulla storia più recente si potrebbe dire tanto d'altro." Il Consigliere Ghiglia, che è stato attento alla lettura del "Camera Fabietti", probabilmente nei primi volumi di quella storiografia non ha letto niente di queste cose! Ritorno al discorso iniziato in precedenza. Qui è messo in discussione profondamente, il diritto ai saperi da parte degli studenti. La libertà d'insegnamento è tutelata dalla Costituzione. Che la destra abbia il coraggio di stracciare la Carta costituzionale! Lo faccia, e sfidi su questo terreno le coscienze civili di una Repubblica nata dai valori della Resistenza! Abbia il coraggio di farlo, e certamente troverà dall'altra parte chi sarà disposto a fare barriera umana ad una prospettiva del genere! Non evoco scontri.
Lo dico semplicemente da comunista, consapevole che oggi il terreno della violenza verbale, come la violenza che pure è insita all'interno delle posizioni oggi assunte dalla destra, è un segnale estremamente preoccupante e rispetto al quale le coscienze civili dovrebbero ribellarsi.
Mi auguro che oggi quell'ordine del giorno finisca nella carta straccia, perché è quello che merita.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, vorrei iniziare il mio intervento, che cercherà di essere estremamente breve, con un ringraziamento non formale ad Alleanza Nazionale.
E' un ringraziamento per aver sollevato un grande problema che, come abbiamo sentito oggi, non è soltanto di chi scrive e che cosa scrive sui libri di storia, ma è un problema molto più grande, che riguarda la crescita culturale del nostro Paese e dei nostri figli. Il merito che ha avuto Alleanza Nazionale nessuno era riuscito ad averlo, perch probabilmente finora i toni erano stati troppo moderati per sollevare questo tipo di attenzione.
A proposito di zittire quelle che sono state - forse più volte - le richieste di discutere in merito a questi temi, ancora oggi, abbiamo avuto una conferma da parte di alcuni interventi dell'opposizione dall'intervento del collega Marcenaro all'intervento del collega Chiezzi all'ultimo intervento del collega Contu.
Vede, Consigliere Chiezzi, quando parla di antifascismo e, Consigliere Marcenaro, di ondata di fascismo, vorrei capire a cosa vi riferite. Posso considerare la richiesta di Alleanza Nazionale forse un po' forzata e un po' provocatoria. Noi l'abbiamo interpretata in questo modo e in questo senso ringraziamo Alleanza Nazionale di poter discutere oggi anche in Piemonte di un argomento del quale non avevamo mai discusso.
La sinistra si è sempre strategicamente appropriata del coraggio di affrontare temi delicati. Non parlo soltanto del tema della cultura, sul quale la faziosità mi sembra abbastanza evidente; parlo, per esempio, anche del tema della giustizia, molto caro alla sinistra, che recentemente è stato più volte utilizzato e ha portato discreti risultati alla sinistra stessa.
Quanto si chiede con questo dibattito non è certo una revisione della storia, ma una visione obiettiva. Tra l'altro - lo ha ricordato precedentemente il collega del Partito Popolare, Antonio Saitta - una visione obiettiva è stata garantita nei fatti per cinquant'anni proprio da un partito quale la Democrazia Cristiana. Non solo, sicuramente, ma la Democrazia Cristiana ha garantito e si è fatta carico, come partito di maggioranza relativa, per cinquant'anni, anche dei partiti minori in una storia e in una cultura che vedeva i partiti minori in qualche modo rappresentati molto di più che non oggi, per esempio.
Parlavamo del procedere nella storia di un'area politica di questo Paese con una regola ben precisa, che è quella della mistificazione, perch io voglio fare alcuni esempi anche: sono esempi minori che mi hanno toccato personalmente, che hanno toccato la storia mia politica e di alcuni colleghi che siedono qui in Consiglio regionale. Ricordo per esempio (mi è venuto in mente parlando con l'amico e collega Giampiero Leo) quando Claudio Stacchini, allora Consigliere comunale di Torino, e oggi - me lo ricordava, e lo ringrazio, Pietro Marcenaro - è segretario della Quinta Lega di Mirafiori, fece stampare un volantino, distribuendolo nelle Università ed in giro per le assemblee che lui andava ad organizzare, che aveva come titolo "La Democrazia Cristiana: storia di mafia e di stragi". E andava ad illustrare questa cosa con un'enfasi e con una certezza che veramente erano preoccupanti per chi stava dall'altra parte.
Oppure voglio ricordare quando l'Assessore Leo, capolista allora della Lista Cattolica Democratica all'interno dell'Università, bloccato dai CUB di allora, non riuscì a svolgere neanche un intervento pubblico e neanche un'assemblea.



ANGELERI Antonello

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



ANGELERI Antonello

Non dava ancora i contributi!



(Commenti ironici in aula)



ANGELERI Antonello

Faccio questi esempi perché non abbiamo mai capito con il collega Giampiero Leo, se questi erano comitati di accoglienza o squadracce di altro tipo; probabilmente comitati di accoglienza non lo erano.
E se qualcuno oggi teme la possibilità di una ricostruzione della storia post-democristiana, lo blocco perché voglio smentire subito tutto questo, perché basta che si legga...



(Commenti della Consigliera Suino)



ANGELERI Antonello

Cara Marisa, basta che si legga Panorama della scorsa settimana e si leggano le dichiarazioni di un certo Ministro Fassino che dichiara "andavamo noi a salvare Giampiero Leo"!



ANGELERI Antonello

SUINO Marisa (fuori microfono)



ANGELERI Antonello

Infatti è lì a fare l'Assessore!



ANGELERI Antonello

Queste sono cose scritte fortunatamente dalla stampa con obiettività.



(Commenti ironici da tutti i banchi dell'aula)



ANGELERI Antonello

Sono contento che questo mio intervento sollevi un po' gli animi perché sono già le due e venti e siamo stanchi del dibattito.
Voglio ricordare un'ultima cosa di quegli anni, degli anni '70. A metà anni '70 c'era un Consigliere comunale a Torino, un certo prof. De Bartolomeis, che era un indipendente eletto nelle liste del Partito Comunista - se lo ricorderà Pino Chiezzi, all'epoca Assessore della Giunta di Diego Novelli - che teorizzava, è una frase che mi ricordava Giampiero Leo, "il pluralismo deve essere consentito solo nell'ambito delle forze progressiste". Questa è una frase del prof. De Bartolomeis.
Ho voluto solo fare degli esempi, non ho voluto ripercorrere gli interventi, che in parte condivido, dei colleghi di maggioranza; oggi c'è stato un dibattito sereno, un dibattito che mi auguro possa comunque contribuire, non a scaldare gli animi, ma a far comprendere che probabilmente la strada è quella del dialogo, quel dialogo che ricordava prima Saitta e che - torno a ripetere - la Democrazia Cristiana ha garantito per cinquant'anni.
Quando facevo riferimento prima all'altro grande tema di cui si è appropriata la sinistra, quando parlava di giustizia, mi è capitato di leggere guarda caso il giornale di questa mattina, ma è una cosa che mi ha colpito dopo le tante parole che si sono dette sul processo Andreotti e sulla assoluzione dello stesso. Oggi in prima pagina c'era un certo ex Ministro Gava, assolto dall'accusa di camorra. Quest'uomo, che mi pare abbia ormai ottant'anni o forse più, dice semplicemente, senza inveire contro nessuno, ritengo anche con una dose di pacatezza e di moderazione che immagino vadano al di là di quello che lui ha dovuto patire, ebbene dice "forse è stata fatta finalmente giustizia". E' stato assolto per non aver commesso il fatto, assolto dopo otto anni! E allora, se di mistificazione si tratta, vorrei capire se la sinistra su questi temi non ha probabilmente, lo dico con una battuta, un po' approfittato e allora io vorrei tornare al tema per dire che il problema si ribalta, per quel che ci riguarda come Centro Cristiano Democratico, ma l'ha detto anche bene il collega Sergio Deorsola, su un piano diverso che è quello della libertà scolastica, che è quello di dare la possibilità a tutti i genitori di scegliere (noi lo abbiamo voluto scrivere in un ordine del giorno), garantendo il diritto allo studio, garantendo la parità scolastica, garantendo la qualificazione del sistema formativo integrato.
In una parola: dare ai genitori la possibilità di scegliere, e noi lo abbiamo fatto presentando anche una proposta di legge per dare la possibilità di utilizzare questa grande opportunità.
Il problema non è emendare o purgare i libri di testo affinch raccontino la storia dalla parte dei vinti o la riscrivano dalla parte dei vincitori annunciati. Noi siamo contro uno Stato che impone nei fatti solo un modello educativo, il proprio; noi vogliamo dare libertà in questa direzione. Ed è così che interpretiamo quindi la provocazione di Storace e di Alleanza Nazionale, ringraziandoli ancora perché in questo modo parlandone prima nel settore della cultura avanzeremo di vedere probabilmente quello che non si è fatto sulla giustizia: processi sommari tempi interminabili nel fare, appunto, giustizia ed una sinistra che grazie ad una certa dose di mistificazione è arrivata anche a governare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Innanzitutto, vorrei esprimere la solidarietà al Presidente della Regione Lazio, on. Storace, al Capogruppo Rampelli e a tutti i colleghi del Polo per le libertà - tutti: Forza Italia, CCD e CDU - che hanno votato la mozione del Lazio e che per questo motivo in questi giorni stanno pagando una vera e propria persecuzione pseudo-culturale ad opera della sinistra. A loro va tutta la nostra solidarietà e tutta la nostra gratitudine per questo grande atto di coraggio che hanno voluto dare a tutti noi.
La seconda cosa - devo cercare di schematizzare - è che noi non abbiamo mai chiesto censure. D'ora in avanti, visto che noi presentiamo degli atti scritti, quereleremo tutti coloro i quali parleranno di censura, perch anche qui non si tratta di un falso storico, ma si tratta di un falso di cronaca. In nessuno dei nostri scritti compare la parola "censura"! E in nessuno dei nostri scritti può essere interpretata una volontà di censura! Questo lo dobbiamo ribadire chiaro e forte.
La terza cosa: in un dibattito come questo, troppo spesso si confonde la storia con la storiografia. La storia è l'insegnamento dei fatti così come si sono svolti; la storiografia, invece, è l'interpretazione culturale, filosofica, di parte - legittimamente - di quei fatti.
Quello che noi chiediamo, nella libertà di parola e di espressione garantite dalla Costituzione, è che, prima di tutto, ci sia il rispetto per la storia, cioè per la verità dei fatti come si sono svolti.
Solo partendo dalla verità della storia, che poi viene interpretata dalla storiografia, possiamo assicurare a tutte le future generazioni la libertà di pensiero, la libertà di responsabilità e la capacità di giudizio indipendente, libero da ideologismi e libero da quello che l'Osservatore Romano definisce "tritume ideologico", presente in molti libri di testo di storia; L'Osservatore Romano, non Francesco Storace, non Fabio Rampelli o Alleanza Nazionale in Piemonte.
Questa, per chi non lo avesse capito, è una battaglia di libertà! Le battaglie di libertà possono anche nascere dalle provocazioni, ma restano battaglie di libertà per la verità.
Se è legittimo che gli storiografi interpretino la storia secondo la loro impostazione culturale, prima di questo è sacrosanto che agli studenti venga proposta innanzitutto la verità dei fatti per come si sono svolti.
Da questo punto di vista, quando la nostra organizzazione giovanile "Azione Giovani", a cui siamo grati per aver fatto questa opera di studio e di approfondimento, denuncia che in Italia non ci sono soltanto delle interpretazioni storiografiche forzate, ma dei falsi, mi chiedo: questi falsi, come li vogliamo affrontare? Io ne avrei appuntati a decine, però ve ne leggo uno che parla per tutti, perché è significativo della cultura, della sottocultura della sinistra, di chi nasconde la storia, di chi la usa e la strumentalizza sempre e solo a fini di parte.
Non mi riferisco a quel libro che, citando le dittature del XIX secolo dimentica la dittatura comunista, che dal 1917 al 1989 ha dominato un terzo dell'Europa. Se l'è dimenticata; ha messo il punto addirittura dopo Kemal Ataturk, dittatore della Turchia. Ma l'URSS non c'era. Nella storia del '900, non c'è stata la dittatura sovietica.
Cito il grande storico Revelli, che, in un suo libro - spero di incontrarlo domani a un dibattito pubblico - "Il '900 e il mondo attuale" fa l'apologia di Stalin, dimenticando l'assassinio e lo sterminio di 5 milioni di kulaki.
Questa è storia, non è storiografia! Se questa è la storia che viene insegnata, noi non facciamo un favore alla verità; non facciamo un omaggio alla democrazia, non ci inchiniamo di fronte alla libertà di pensiero.
Se questa è la storia che continuiamo ad accettare, noi non saremo uomini liberi e non garantiremo la libertà di pensiero e di giudizio alle future generazioni.
Sarebbe lunga la lista, ma mi fermo! Questa mattina ho donato al Presidente Ghigo, all'Assessore Leo e ad alcuni colleghi il "Florilegio delle libertà". Una raccolta di frasi tratte da importanti esponenti del Polo delle Libertà e della Casa della Libertà; per esempio, la responsabile nazionale del settore Scuola di Forza Italia (favorevole alla proposta di AN); dell'on. Frattini (favorevole alla proposta di AN); dell'on.
Buttiglione (favorevole alla proposta di AN), anche se poi ci sono tre ANSA diverse (ma non è colpa mia).
Vorrei leggere, però, quello che dichiara Silvio Berlusconi e quello che dichiarava nel 1997, perché è importante. Sul regime "occupazione della scuola" - secondo il leader di Forza Italia - i comunisti vogliono indottrinare i giovani, che studieranno una storia del '900 in cui viene puntato l'indice contro i totalitarismi, contro il fascismo e il nazismo ma senza che compaia mai né l'aggettivo comunista né il sostantivo comunismo.
Berlusconi dice ancora: "Non ho scaricato Storace. La situazione denunciata dal Consiglio regionale del Lazio corrisponde alla realtà delle cose. La sinistra, con la sua capacità di mistificare, ha saputo far apparire dalla parte del torto chi ha ragione e dalla parte della ragione chi ha torto. Io stesso ho avuto fra le mani libri di testo nei quali non appare la parola comunista" Questo è quanto ha affermato il leader del Polo, denunciando episodi di mistificazione della realtà storica attraverso programmi di sinistra.
Presidente Ghigo, ho letto le sue dichiarazioni di questi giorni e quelle dell'Assessore Leo: non posso che ringraziarvi per il riconoscimento e la giustezza della nostra battaglia; però vi devo dire una cosa: non basta.
La libertà e la verità non si risolvono con una pacca sulla spalla: "Sì, avete dette una cosa giusta, ma sbagliate lo strumento!".
E perché sbagliamo lo strumento? Nel momento in cui chiediamo una Commissione, nominata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su indicazione dei Rettori delle Università e delle Facoltà Umanistiche sfido a trovarne uno di Alleanza Nazionale o di Forza Italia! - qualcuno mi deve spiegare perché questo sarebbe uno strumento sbagliato, soprattutto se proposto alla nomina del Presidente del Consiglio dei Ministri, quello stesso on. Giuliano Amato che nel 1992 proponeva "una Commissione d'inchiesta sui libri faziosi e infarciti di un eccesso di marxismo". L'on.
Giuliano Amato (1992), oggi Presidente, a 180 gradi, del Consiglio dei Ministri.
La libertà e la verità sono dunque battaglie che non si fermano di fronte agli isterismi e alla follia collettiva di una certa sinistra perché se c'è una cosa - caro Presidente Ghigo e caro Assessore Leo - che dovrebbe farci inorridire sono le parole con cui un filosofo, che domani querelerò, ma che non nomino per mia decenza, ha concluso ieri la "grande" mobilitazione popolare di tutto il centrosinistra, con in capo il Sindaco di Torino (400 persone), dicendo: "Non siamo noi che dobbiamo abbassare i toni; anzi, come ha cantato Amodei, ricacciamoli nelle fogne!".
Questo è ciò che ha detto il filosofo e la sinistra, ieri sera, alla fine del corteo democratico, su una proposta democratica portata avanti dalla destra! Di questo non si dovrebbe vergognare solo chi ha pronunciato quelle parole, ma chi ha partecipato a quel corteo con tanto di fiaccole.
E questi osano dare a noi lezioni di democrazia e di storia? Hanno detto: "Ricacciamoli nelle fogne!" Ecco perché bisogna avere il coraggio, cari colleghi, e mi rivolgo a tutto il Polo. Ogni tanto, anche se la sinistra alza la voce, bisogna non aver paura e non subire alcun tipo di sudditanza culturale, perché non abbiamo solo il consenso, ma abbiamo la verità dalla nostra parte.
Abbiamo le battaglie di libertà che continuiamo a portare avanti perché ci chiamiamo Casa delle Libertà. Ma non c'è stata mai libertà che si sia raggiunta senza lotta, soprattutto contro chi vuole difendere artatamente, artificiosamente, con la violenza e con la minaccia di ricacciarci nelle fogne, senza che questa lotta venga battuta con il coraggio di difendere le posizioni di libertà; altrimenti, questa la potremmo chiamare Castellanzamare e non Casa delle Libertà.
La libertà ha un prezzo, che è quello dello scontro politico, ma democratico; è il prezzo della contrapposizione che è necessaria contro chi, anziché portare argomenti seri, urla che 4 milioni di elettori di Alleanza Nazionale debbano essere ricacciati nelle fogne! Quello che vi chiediamo è un gesto di libertà: non c'è motivo per non votare la nostra mozione. Noi, che siamo per la libertà, voteremo tutte le mozioni presentate dalla Casa delle Libertà e voteremo anche quelle del collega Mellano, nonostante siamo distanti 180 gradi da lui. Tuttavia quando si fanno le battaglie di libertà si fanno assieme, perché in una casa o ci si convive tutti o non ci sono quelli che ci convivono di più o di meno come nel Grande Fratello, dove decidono il momento in cui si tirano indietro, soprattutto nel momento in cui non si chiede una Commissione regionale, si chiede semplicemente l'impegno presso il Governo di far nominare - da un Presidente di sinistra, sorretto da una maggioranza di sinistra, sentiti i Rettori dell'Università, in gran parte di sinistra una Commissione non di censura, ma che evidenzi gli autori dei testi storture, carenze e malinformazione.
Concludo, Presidente: ho ancora esattamente due minuti, secondo la temporizzazione del collega Marcenaro.
Noi non ci facciamo intimidire dalle urla scomposte della sinistra: questo non lo facciamo, ci spiace. Votiamo tutto, ma non ci facciamo intimidire. Anche perché, colleghi - io vi ringrazio - è chiaro che questo non coinvolgeva il programma del Polo: ci mancherebbe altro! Una battaglia di libertà non può coinvolgere il programma del Polo.
Io vi richiamo, però, ad un aggettivo che il Presidente Ghigo ha usato nella sua relazione introduttiva del programma di questi cinque anni: ha parlato di coraggio; è il primo aggettivo che ha usato.
Il coraggio va dimostrato, non si declama; il coraggio si dimostra, non si declama, e il coraggio si dimostra con le mani e con i voti: non basta parlarne. Il coraggio scritto sui libri non è il sangue degli eroi; qui nessuno pretende il sangue degli eroi, ma neppure le declamazioni, che non servono.



(Commenti in aula)



GHIGLIA Agostino

E allora, grazie che tutti ci diate ragione...



(Commenti del Consigliere Ronzani)



GHIGLIA Agostino

Succede qualcosa? Presidente, mi stanno interrompendo! I comunisti mi interrompono!



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, io la invito a non interrompere il Consigliere Ghiglia, però - Consigliere Ghiglia - lei deve...



GHIGLIA Agostino

Presidente, il collega Marcenaro ha parlato 15 minuti e 26 secondi: io voglio 15 minuti e 26 secondi pieni!



GHIGLIA Agostino

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Volevo farmi querelare dal Presidente Ghiglia: ci terrei, ne sarei onorato.



PRESIDENTE

Io la invito a smetterla!



GHIGLIA Agostino

E' che non ti filo proprio!



PRESIDENTE

Consigliere Ronzani, sta parlando il Consigliere Ghiglia!



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Spero che il Presidente Ghiglia reagisca...



GHIGLIA Agostino

Non spreco tempo con personaggi di seconda fila, non posso, non ho tempo: io parlo con quelli superiori.



GHIGLIA Agostino

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Querelami, Presidente Ghiglia!



GHIGLIA Agostino

Posso finire o questi comunisti che si ritrovano in 400 tutti assieme non mi fanno parlare?!



PRESIDENTE

Basta! Vada avanti e concluda il suo intervento!



GHIGLIA Agostino

Non mi lasciano, Presidente! Noi chiediamo una sola cosa: la solidarietà su una battaglia di libertà, ovvero l'abolizione del libro di testo obbligatorio. Perché alla libertà di insegnamento, che è sacrosanta, deve essere almeno pari la libertà di apprendimento, la libertà dei giovani di poter studiare sui testi che vogliono e non su quelli imposti dal "tritume ideologico" segnalato dall'Osservatore Romano, che non mi risulta essere iscritto ad alcun partito della Casa delle Libertà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Credo che, anche dopo l'intervento del collega Ghiglia, sia tornato un certo grado di attenzione e di adrenalina all'interno di quest'aula; sono quindi privilegiato rispetto ad altri nel parlare in questo momento.
Notoriamente, parlare alla fine può essere un vantaggio, ma spesso anche un modo di vedere sottaciuto il proprio pensiero, il proprio intervento per la poca presenza in aula o per la distrazione dell'aula.
Io sono contento; sono contento che questo argomento sia stato posto all'attenzione del nostro Consiglio regionale, creando un dibattito politico. Lo hanno detto altri prima di me: è la seconda volta che parliamo di politica in questo Consiglio regionale, con un dibattito civile e credo anche estremamente interessante.
Non poteva che essere così: quello che è stato posto all'attenzione del Consiglio quest'oggi è un argomento di indubbio interesse, che ha coinvolto l'intero Paese, sugli organi di informazione, in tutti i suoi risvolti; che ha coinvolto la nostra società, la cultura, il mondo della scuola e in particolare i nostri giovani - questo è un punto estremamente importante e, per quanto ci riguarda, l'intera comunità regionale.
Il problema dei libri di testo: la segnalazione forte che in alcuni casi, in alcuni di essi, vi siano riportati contenuti storici non veri esiste, ed è un problema indubbiamente reale, concreto e credo ineluttabile.
E Alleanza Nazionale - questo sì - ha fatto bene a sollevarlo. Ha ragione però anche il Presidente Ghigo - lo abbiamo letto sugli organi di informazione proprio stamattina - quando afferma - e io personalmente ma anche politicamente, a nome del Gruppo, condivido questa posizione - che comunque un grande risultato è già stato indubbiamente ottenuto: aver portato all'attenzione dell'opinione pubblica la necessità di una riflessione su questo argomento.
Questo è molto importante, perché da oggi in poi, anche nel nostro Piemonte, i nostri concittadini, in particolare i nostri giovani parleranno, si confronteranno; può darsi che, anche mutuando i comportamenti di questo Consiglio regionale, qualche volta litigheranno, ma avranno comunque la possibilità di formarsi una propria opinione.
E' questo il punto: la consapevolezza, la piena cognizione di poter individuare un percorso libero, un percorso per formarsi una propria opinione, una propria educazione.
Altri hanno richiamato il problema della scuola; alcuni - se non ricordo male anche il Presidente Contu - avevano esternato un malessere affermando che si era parlato poco di scuola in questo dibattito.
La libertà della scuola: una società moderna, pluralista, liberale e veramente democratica dovrebbe - ma io dico deve - garantire la piena libertà delle famiglie di scegliere la scuola dove educare i propri figli.
Anche questa è una scelta democratica, anche questa è una scelta di libertà.
Noi proviamo disagio e preoccupazione - una volta tanto voglio mutuare io una frase fatta, usata sovente dal centrosinistra - siamo preoccupati della scelta del Governo nazionale di rinviare alla Corte Costituzionale la legge sul buono scuola della Regione Lombardia: una decisione che va contro le famiglie, soprattutto quelle più povere, che non possono permettersi di scegliere in piena libertà di mandare i propri figli nelle scuole non statali.
Noi non vogliamo che ciò avvenga anche qui in Piemonte; i piemontesi dovranno potere, in libertà, indipendentemente dal proprio reddito familiare, scegliere la scuola dove far educare i propri figli.
Su questa partita è noto - e io ringrazio per questo - l'impegno del Presidente della Giunta regionale, il Presidente Ghigo, e l'impegno dell'Assessore competente, l'Assessore Leo.
Ma alla Giunta regionale, al Presidente e all'Assessore Leo chiedo di dare impulso ad un impegno preciso nel dare corso celermente - so che stanno lavorando per questo - all'avvio del processo legislativo, di iniziativa quindi del Governo regionale, che porti al più presto la Commissione competente e soprattutto l'aula, il nostro Consiglio regionale a discutere e ad approvare la legge sulla pluralità e sulla libertà della scuola.
Questo era, nel nostro programma, un punto sostanziale che ha differenziato - mi sia concessa anche la finezza - il nostro programma di governo rispetto al vostro programma elettorale.
Il buono scuola era, è e deve rimanere una priorità e credo possa costituire una risposta seria, democratica ed efficiente anche alla questione che oggi stiamo dibattendo in Consiglio regionale, dando inconfutabilmente una reale opportunità di effettuare una scelta libera per l'educazione dei nostri figli.
L'ha già detto, se non ricordo male (sono passate molte ore) il collega Gallarini: noi siamo contrari alla costituzione di Commissioni, siano esse nazionali o regionali.
Quindi la nostra posizione sulla mozione di Alleanza Nazionale sarà una posizione moderata, distante, figlia di quella moderazione che è per noi valore sociale ed umano, caratteristica del nostro modo di fare politica e di interpretare il nostro servizio alla comunità.
Sulla mozione di Alleanza Nazionale ci asterremo, differenziandoci da un nostro alleato, questo sì.
D'altronde siamo usciti dall'alveo del dibattito politico amministrativo, dall'alveo del dibattito squisitamente regionale e stiamo dibattendo di politica - ho detto prima, per la seconda volta, in questo Consiglio regionale - di una questione squisitamente politica. Ed in politica, le diversità, anche all'interno di una stessa coalizione, sono elementi di patrimonio democratico.
Collega Marcenaro, questa mattina - l'ho scritto, per ricordarlo bene lei ha detto (e non c'è nulla di strano, nulla di scandaloso): "Ma che coalizione è questa?".
Volevo tentare di rispondere alla sua domanda. Credo che questa sia una coalizione che governa il Piemonte; che si prospetta di governare con una coalizione identica il Paese. Una coalizione sana, coesa, che lavora seriamente su un programma elettorale che spesso - bontà degli elettori diventa un programma di governo; che ha lavorato fino ad oggi seriamente altrimenti probabilmente - e questo è il caso del Piemonte - non avrebbe vinto le elezioni regionali e non sarebbe in testa - anche qui, in modo inconfutabile - nei sondaggi elettorali messi a disposizione da una parte e dall'altra.
Io però non avrei voluto analizzare la nostra e la vostra coalizione o le coalizioni politiche che governano o che si propongono di governare il Paese. Non l'avrei fatto se altri prima di me non l'avessero fatto.
Vorrei non usare esempi semplicistici e strumentali, come sono stati usati questa mattina. E' stato citato, se non ricordo male, lo "sterco di maiale", è stato anche citato un giudizio certamente discutibile e criticabile, ma certamente libero e responsabile da parte di chi lo ha espresso, sulla Corte Costituzionale.
Volevo porre all'attenzione dell'aula solo semplici interrogativi e chiedere ad ognuno dei 59 colleghi di darsi una risposta nella propria intimità. Non vi sono forse diversità o difficoltà all'interno della coalizione dell'Ulivo? Con Rifondazione Comunista va tutto bene? I Popolari non si trovano a disagio, a volte, non condividendo scelte su scuola bioetica e altri temi fatte dal Governo a cui appartengono e che sostengono? Rutelli è il candidato, il leader condiviso ed "amato" con convinzione da tutto il centrosinistra? Potrei andare avanti per ore, così come voi potreste andare avanti, dal vostro punto di vista, per ore sulla nostra coalizione.
Voglio invece fare una considerazione molto più nobile ed importante partendo anche in questo caso da un'affermazione fatta in quest'aula. I comunisti, insieme ad altri, hanno il merito di avere combattuto per la libertà. Credo che nessuno, e noi certamente non lo facciamo, voglia mettere in discussione i valori della Resistenza, sui quali si fonda la nostra Repubblica. Nessuno li mette in discussione e nessuno li può mettere in discussione.
Quello che critico è l'uso strumentale che a volte una parte politica la solita parte politica, fa della Resistenza. Non ci sono più o meno partigiani bianchi, rossi, azzurri e tutti i colori che vogliamo aggiungere. Non ci sono partigiani buoni o partigiani cattivi. Non bisogna dire a bassa voce "i comunisti ed, a volte, altri, hanno combattuto per la libertà". La libertà è figlia della lotta di liberazione, non dove comunisti, democristiani, liberali, socialisti, socialdemocratici repubblicani ed altri hanno combattuto per la libertà, ma dove italiane ed italiani, con le loro diversità di pensiero, di cultura, di etnia e di appartenenza politica e quant'altro si volesse aggiungere, hanno insieme combattuto per la libertà. Il valore della lotta di liberazione, il valore della libertà sono e devono rimanere patrimonio di tutti gli italiani.
All'inizio ho ringraziato Alleanza Nazionale per avere sollevato questo problema. Chiudo prima di fare una proposta - perché credo sia utile fare proposte in questo Consiglio Regionale - con un monito all'opposizione, che ha voluto, a mio giudizio - rispettate questo mio pensiero strumentalizzare la situazione e distogliere l'attenzione pubblica dal problema fondamentale e mirare di cercare di lasciare le cose come sono.
Vedete, è troppo tardi; anche questo l'ho detto all'inizio del mio intervento. L'argomento è stato portato all'attenzione dell'opinione pubblica, che certamente saprà riflettere. Valutare questo argomento e decidere di conseguenza in piena libertà.
Abbiamo detto che siamo contrari alle Commissioni, siano esse regionali o nazionali; lo ribadisco a nome del Gruppo che ho l'onore di presiedere.
Credo però - e qui vengo alla mia proposta - che dobbiamo darci due impegni. Il primo riguarda l'impegno della nostra maggioranza del governo della Giunta regionale per un percorso veloce che porti alla nuova legge dei buoni-scuola, in modo che sia data alle famiglie piemontesi la possibilità di educare i propri figli dove le stesse ritengano. L'altro impegno è quello di valutare un ordine del giorno che ho presentato poco fa alla Presidenza del Consiglio Regionale; un ordine del giorno con il quale al di là delle premesse, semplicemente vogliamo impegnare, se il Consiglio Regionale lo riterrà opportuno, il Presidente della Giunta Regionale, il Presidente Ghigo - questo Presidente moderato ed ascoltato dal Governo nazionale, lo sta dimostrando in questi mesi, e dico anche un Presidente coraggioso - ad attivarsi presso il Ministero della Pubblica Istruzione per ottenere che gli organi di rappresentanza dei genitori, degli allievi, dei docenti scelgano effettivamente ed in forma collegiale e paritetica i libri di testo da utilizzare nei singoli istituti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il fatto che il dibattito sulla proposta del Presidente della Regione Lazio, Storace, di istituire una Commissione di revisione di controllo sui libri di testo, giunga in quest'aula soltanto in questi giorni è sicuramente utile e positivo.
Dico ciò perché oggi su questo tema - e nei giorni scorsi è già stato detto tutto e il contrario di tutto - perché il dibattito mi è sembrato molto franco, schietto, con una utile interlocuzione tra le varie opinioni e i vari gruppi politici hanno espresso.
Perciò mi auguro che questo dibattito, che giudico positivo, possa non essere inquinato dalle improbabili e facili strumentalizzazioni.
Dico anche fin da subito qual è la mia opinione sulla proposta del Presidente Storace; mi bastano tre aggettivi per definirla: intempestiva fuorviante, utile.
Mi spiego: intempestiva perché in questo Paese è già difficile parlare di cose serie - perché questa è una cosa seria - in tempi normali figuriamoci farlo nel pieno di una campagna elettorale, perché, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, siamo in campagna elettorale. Quindi, se avessi potuto, avrei suggerito al Presidente Storace di aspettare tempi diversi.
Allo stesso tempo considero la proposta fuorviante. E questo non perch non tocchi un problema vero, quello della parzialità di alcuni libri di testo: il problema c'è, eccome. Basterebbe andarsi a leggere alcuni estratti di libri di testo che il quotidiano "Il Foglio" ha pubblicato pochi giorni fa per capire che il problema esiste, nel nostro Paese come in altri.
Ma se il problema esiste - e lo dico con chiarezza, ma l'ho detto fin da subito, dal giorno dopo in cui è apparsa sull'ANSA e sui quotidiani la polemica sulla mozione della Regione Lazio - sono convinto che non devono essere le Regioni ad occuparsene. E' chiaro che invece il dibattito è utile farlo.
A questo proposito, apro una parentesi, se me lo permettete. A furia di dire che le Regioni devono occuparsi di tutto - perché questo in questi sei mesi sta accadendo, le Regioni si devono occupare di tutto - finiremo, e questa è una preoccupazione che avverto, per danneggiare il processo di riforma federale di questo Paese.
Se i cittadini avranno la sensazione che le Regioni diventino un semplice duplicato dello Stato onnicomprensivo ed onnipresente, finiranno per rimpiangere il caro, vecchio stato centralista.
Dico questo all'assemblea regionale perché, visti tutti i compiti che la Regione dovrà svolgere, dalla stesura dello Statuto a quant'altro, è un rischio reale. Il processo di riforma in senso federale dello Stato e di decentramento amministrativo, se non gestito con coscienza e con capacità di acquisire le competenze che lo Stato ci trasferirà in modo concreto e vero, rischierà di portarci, nei confronti dei cittadini, a questo tipo di reazione e di sensazione. Senza poi considerare gli aspetti legati alle questioni di carattere finanziario, di cui dovranno farsi carico i governi regionali a fronte di questo decentramento e di questo federalismo.
La proposta, secondo me, è fuorviante anche per un'altra ragione, ben più consistente: l'argomento di sottofondo di questa polemica è che, con questi libri di testo, non faremmo un buon servizio ai giovani e finiremmo attraverso questa ricostruzione parziale o di parte della storia, per influenzare la loro formazione politica.
Ebbene, lo devo dire molto sinceramente: non sono convinto che questo succeda. Innanzitutto basterebbe vedere come votano i giovani, non i sondaggi, ma i flussi elettorali, per capire che i giovani votano principalmente per il centro-destra. C'è però il rischio che alcune prese di posizione in realtà ottengano l'effetto opposto: quello di allontanare i giovani dalla politica. Ieri, a fronte di una proposta del Ministro Turco quella di dare la possibilità ai giovani, a partire dai 16 anni, di votare alle elezioni amministrative, ho dato immediatamente il mio assenso, in quanto ritengo che questo sia un atto di responsabilizzazione assolutamente utile.
Naturalmente, la discussione dovrà avvenire nei luoghi e nei tempi dovuti, e secondo le responsabilità e le competenze dei vari livelli di Governo, ma credo che un'apertura, un coinvolgimento di tipo civico così importante come l'impegno del voto per le elezioni amministrative sia un segnale estremamente positivo. Mi rifiuto di pensare che ci sia uno stretto rapporto di causa-effetto tra ricostruzione storica e formazione dell'opinione politica. Dietro questa convinzione si nasconde un'idea della società e una considerazione dei cittadini completamente estranea alla mia cultura liberale e al mio atteggiamento di profondo rispetto dell'intelligenza delle persone.
Considero i giovani molto più intelligenti di quello che nell'immaginario collettivo, qualcuno considera. Essi sono assolutamente in grado di avere delle opinioni proprie.
Sarà vero che i ragazzi - e non solo loro - leggono libri dove, ad esempio, c'è scritto che la Repubblica Italiana è stata divisa tra buoni e cattivi, ma poi, finito di leggere, i ragazzi vanno a casa, parlano con i loro genitori, con gli amici, con i loro coetanei, navigano su Internet leggono i giornali, vanno a vedere film come "Porzus" e scoprono che le foibe sono esistite davvero. Insomma, si formano un'opinione reale propria, autonoma.
Questa è la pluralità dell'informazione. Non possiamo dire che non c'è stata informazione in questo senso; forse è avvenuta un po' in ritardo, ma su questo aspetto farò alcune considerazioni dopo.
Questa idea da grande fratello permanente, che un giorno spiega con i libri la storia ed un altro giorno dice quali sono i libri di storia da leggere, è estranea alla cultura laica, liberale e democratica, degna di un Paese civile.
Per me è sufficiente che ognuno abbia la possibilità di leggere (o non leggere) il libro che vuole, di vedere (o non vedere) la trasmissione che vuole, di formarsi un'opinione in modo libero e consapevole. E' per questa ragione che la proposta del collega Storace può essere fuorviante.
Infine, l'ultima valutazione: mi rendo conto che, dopo averla definita intempestiva e fuorviante, può sembrare strano considerarla utile. Ma è così e vi spiego il perché.
Utile, perché di fronte alla proposta di Storace molti hanno reagito in modo scomposto, e questo - permettetemi - dimostrando che è ancora molto troppo difficile, in questo Paese, discutere senza dover ricorrere ad anatemi e delegittimazioni.
Ho detto prima che sono convinto che i cittadini siano intelligenti e non stupidi, come li vorrebbe qualcuno. Ma mi chiedo anche se questo Paese può crescere e dimostrare di affrontare, liberamente e con rispetto di tutti, discussioni importanti per la propria storia.
Il Consigliere Ghiglia sostiene che in politica si devono assumere atteggiamenti suffragati o corroborati da coraggio - e lo ringrazio per aver ricordato il mio discorso di apertura, che riprenderò in questo mio intervento, per rappresentare quasi una preveggenza, perché in quel discorso avevo fatto un breve passaggio sugli aspetti del revisionismo.
Certo, il coraggio in politica è necessario e ogni tanto bisogna anche dimostrarlo. In politica, però, bisogna anche sapere - ahimé - con tutte le riflessioni che ognuno di noi ritiene di dover fare, qual è l'interpretazione che le nostre azioni di coraggio viene data dalla maggior parte dei cittadini italiani.
Obiettivamente, non mi sento di ricevere la critica del Consigliere Ghiglia, in quanto penso di aver dimostrato coraggio in tante occasioni, di aver portato avanti, magari con uno stile non condiviso da tutti, ma è il mio stile e non ho alcuna intenzione di rinunciarvi, delle battaglie ed aver ottenuto dei risultati. Credo, e l'ho detto nell'intervista rilasciata oggi al quotidiano La Stampa, che questo dibattito - e anch'io ringrazio Alleanza Nazionale per aver posto il tema - un obiettivo l'ha raggiunto: si è fatto un dibattito in senso democratico, in senso forte. Sono state rappresentate più posizioni e ritengo che questo aspetto debba essere giudicato positivamente.
Sono chiaramente in sintonia totale con il gruppo politico al quale appartengo e contrario alla costituzione di Commissioni. Ritengo che questo sia un atto che potrebbe essere strumentalizzato, e non è paura per il rumore che fa la sinistra. Ieri sera, la manifestazione a cui lei faceva riferimento è stata convocata sotto il palazzo della Giunta, proprio sotto le finestre del mio ufficio. Piazza Castello è grande, si poteva mettere il palco dall'altra parte, invece è stato messo proprio sotto il palazzo della Giunta. Ma se con questa manifestazione si voleva dare un simbolo di contestazione, devo dire che è stata una manifestazione legittima.
Mi spiace, Consigliere Ghiglia, lei ha riportato una frase dell'On.
Vattimo; credo che su questa frase l'On. Vattimo qualche riflessione la dovrebbe fare, in quanto è stata una frase sicuramente offensiva e non degna delle posizioni che generalmente egli assume nel proprio agire politico.
C'è un altro elemento di positività che voglio segnalare, che ho evinto da questo dibattito. Come sapete, in più occasioni, in dibattiti pubblici e manifestazioni istituzionali, ho affrontato il tema della Resistenza, tema che sento in maniera particolare forse anche per una storia familiare che in quel senso mi ha toccato particolarmente. Ebbene, già in occasione di altri incontri, anche in presenza del Presidente della Repubblica, ho avuto modo di dire che era finito il tempo di assoluta appartenenza dei valori della Resistenza ad una sola parte politica. E mi ha fatto particolarmente piacere sentire il Consigliere Chiezzi dire: "La Resistenza è un valore di tutti, fatevi avanti, dite che è anche vostro, appropriatevene!".
Se voglio cogliere due aspetti positivi da questo dibattito, uno è sicuramente quello della civiltà, della completezza e della profondità con cui questo dibattito si è svolto, e questo va a merito di tutti i Consiglieri. E' stato posto un tema che obiettivamente è foriero di una ricca e contraddittoria discussione democratica.
Il secondo aspetto è quello di una coscienza che evidentemente rappresenta, dal mio punto di vista, una crescita democratica di questo Paese. Sentire il Consigliere Chiezzi che dice: "La Resistenza è un valore di tutti", è una cosa che mi ha dato una grande sensazione di felicità perché questo è quanto vado dicendo da parecchio tempo. Dal dibattito ho colto anche questo aspetto e credo che esso debba essere colto anche dai colleghi.
Dobbiamo far sì che dei valori della Resistenza - che sono stati quelli fondanti della nostra Repubblica, che hanno permesso la stesura della carta costituzionale, principale valore al quale tutti noi ci riferiamo - si appropri anche il centrodestra.
Questi sono valori nei quali, per il futuro del nostro Paese, tutti noi dobbiamo riconoscerci: una battaglia di libertà, una battaglia condotta non solo dai cittadini di sinistra, ma da tutti i cittadini italiani nella quale noi ci dobbiamo riconoscere. Ci sono voluti cinquant'anni, ma è importante oggi essere arrivati a questo punto.
Questo elemento, ed è secondo me significativo che questa affermazione l'abbia fatta un Consigliere di nome Pino Chiezzi, è un passaggio che mi permetto di sottolineare con particolare sentimento.
L'altra considerazione che volevo fare è di leggervi quello che dissi già nel corso del mio intervento all'apertura della legislatura quando parlai del metodo della "revisione". Allora ebbi modo di dire che: "Il metodo della 'revisione' è inseparabile da un progetto di modernizzazione e di rinnovamento della vita istituzionale. I ricordi non sono e non devono essere fantasmi ideologici" - finalmente oggi abbiamo avuto qualche primo segnale positivo - "elementi di divisione e di incomunicabilità; la memoria è documentazione, interpretazione, analisi spassionata del passato con le sue luci e le sue ombre. Nessuno è al di sopra della storiografia, come insegna una delle più alte lezioni del Novecento italiano, quella crociana e dunque di tutto si può e si deve discutere" - oggi lo abbiamo fatto "alla luce di nuove acquisizioni che irrobustiscono il senso profondo della tradizione nel momento stesso in cui ne rivedono alcuni aspetti".
In seguito aggiunsi, quasi prevedendo le polemiche di questi giorni: "Le istituzioni" - questo è l'altro aspetto che si rifà a quella considerazione sul federalismo e sulla credibilità del processo di riforma in senso federale dello Stato che noi dobbiamo garantire per lo sviluppo di questo Paese - "sono naturalmente neutrali in ogni dibattito scientifico in ogni ricerca di cultura che entri nel merito della storia e dell'identità di una comunità, ma si impegnano" - è questo che invece dobbiamo fare - "anche attraverso questa presidenza e questa legislatura regionale" - credo che né io né voi ci sottraiamo a questo aspetto - "a favorire il metodo dello studio disinteressato, ad incentivare il rinnovamento delle culture e il libero confronto delle interpretazioni.
Senza paure, senza timidezza e senza presunzione".
Questo dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni e delle persone che vi fanno parte: favorire il confronto e non esasperare le divisioni e i conflitti. Oggi noi abbiamo avuto un buon confronto. Soprattutto bisogna evitare, come purtroppo è accaduto in questi giorni come brutto strascico di questa polemica, di scendere nelle offese personali (sicuramente non è corretto).
Da parte mia, come spero sia evidente a tutti, mi sforzo di mettere buon senso (questo è un aspetto che nella politica italiana, ahimé, ogni tanto viene meno) e di garantire, a quest'assemblea e all'organismo nazionale che ho l'onore di presiedere, pluralità e senso delle istituzioni evitando atteggiamenti di parte.
In relazione alla sollecitazione che mi ha fatto il Consigliere Ghiglia, rispondo: " Caro Consigliere Ghiglia, certe volte è più faticoso è più coraggio non assumere un atteggiamento di parte, piuttosto che avere un atteggiamento che comprenda le istanze di tutti". Questo avviene in certe situazioni, ma, mi creda, certe volte ci vuole anche coraggio, e io credo di averlo dimostrato.
Le Commissioni, come dimostra la storia del nostro Paese, non sono mai (questo lo vediamo tutti, in tutti i campi e su tutti gli argomenti) di per sé, una soluzione. Il confronto civile, aperto, rispettoso, democratico sì.
Lo ripeto per la quarta volta: oggi noi tutti, maggioranza ed opposizione, abbiamo esercitato questo confronto. Abbiamo parlato di un tema e ne abbiamo parlato in modo molto articolato e positivo.
Credo, una volta tanto - poiché ogni tanto alcuni di voi sollecitano il fatto che, se noi invitassimo delle scuole, chissà quali opinioni si farebbero gli studenti - che se oggi fossero stati presenti dei giovani in quest'aula, avrebbero obiettivamente evinto, dal dibattito del Consiglio Regionale, aspetti positivi, avrebbero potuto obiettivamente farsi delle opinioni corrette, personali, libere. Questo è quello che noi dobbiamo garantire ai nostri giovani: la possibilità di farsi delle opinioni.
Mi auguro, pertanto, che, anche oggi, quest'assemblea (cosa che ha fatto) dia un segno maturo e consapevole di come si possano affrontare temi, pur importanti, come quello dei libri di testo delle scuole.
Onestamente, lo dico con particolare orgoglio, sono assolutamente convinto che il dibattito oggi sia stato molto positivo e abbia fatto onore a questa assemblea.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti i Consiglieri per il contributo che hanno dato a questo dibattito.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Se fosse possibile, vorrei dare un suggerimento. Visto che l'assemblea è nel suo pieno, chiederei questo: fare un'unica dichiarazione di voto sugli ordini del giorno che riguardano le posizioni sull'insieme delle cose, esaurire questo punto e passare ad altre cose . C'è un'assemblea che è in una seduta plenaria ...



PRESIDENTE

Durante l'intervento del Presidente Ghigo, anch'io ho fatto le stesse valutazioni.
Nella fase del dibattito avevamo pensato di dividere lo stesso in due: prima far intervenire i Consiglieri e poi i Presidenti. Anche con il Consigliere Salerno ho tenuto un'analoga posizione.
Non so se il Consigliere Placido ha l'amabilità di affidare la dichiarazione di voto al suo Capogruppo, oppure se intende farla lui stesso. Il Consigliere Placido potrebbe fare una dichiarazione di voto a nome del Gruppo su uno di questi ordine del giorno, senza forzare o superare il Regolamento.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Iniziativa Regione Piemonte a difesa dei principi e delle libertà costituzionali contro il tentativo di sottoporre a censura e controllo politico la libertà di insegnamento e ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sui vari ordini del giorno collegati al dibattito, di cui ho dato informazione al Consiglio ad inizio di discussione.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Non avevo intenzione di intervenire, ma l'intervento del Consigliere Ghiglia mi ha stimolato ...



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Deve intervenire, per dichiarazione di voto, su uno degli ordini del giorno.



PLACIDO Roberto

Forse è meglio chiarire il problema. Altrimenti intervengo non per dichiarazione di voto...



GHIGLIA Agostino

Scusi, Presidente. Il Consigliere Salerno non ha parlato questa mattina e allora delle due l'una: o la dichiarazione di voto è una per Gruppo oppure ognuno fa la dichiarazione di voto su quello che vuole, su ogni ordine del giorno. Ci chiarisca solo questo passaggio. Se ci sono sette ordini del giorno, possiamo intervenire in sette; se la discussione è unitaria, ne interviene uno solo. Ma lo stesso vale per gli altri.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, ha perfettamente ragione. Nel senso che o si cerca di fare una discussione unica con un intervento unico, oppure si possono fare più interventi. Questo dipende dalla sensibilità dei Consiglieri perché a norma di Regolamento, essendo stati presentati più ordini del giorno, ogni Gruppo può intervenire con dichiarazioni di voto su ciascuno di essi.
Mi sento, tuttavia, di richiamare l'aula su questo punto: oggi abbiamo svolto un dibattito civile, di livello assolutamente alto e con un giusto grado di scontro politico. Vediamo di non degenerare su polemiche legate più a fattori personali che a obiettività ed esigenze politiche.
Prego, Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
La soluzione potrebbe essere che intervenga il sottoscritto e il Consigliere Salerno.
La mia non vuol essere una riapertura del dibattito, ma sono stato conseguente alla sua richiesta di intervenire sull'ordine del giorno.
Allora, se è possibile, non so poi il collega Salerno, lo dirà lui altrimenti riapriamo la questione.
Non c'è fretta, Presidente, mi chiamo "Placido" di cognome, quindi vado tranquillo.
Intervengo raramente perché, come dico ad alcuni colleghi, faccio "l'apprendista Consigliere", ed è ora che l'apprendistato termini.
L'intervento me l'ha stimolato il Consigliere Ghiglia. Ero fra i partecipanti alla manifestazione di ieri sera e non ho visto il Presidente Ghigo affacciarsi al balcone, ci avrà sentito dalla piazza.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Guardate, non ho nessuna fretta!



PLACIDO Roberto

SALERNO Roberto (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Noi nemmeno!



PLACIDO Roberto

Ma figurati, collega Salerno, ci saranno altre occasioni.
Dicevo, non ho intenzione di intervenire su tutto l'aspetto del problema dei libri e della Commissione, ne hanno parlato i colleghi stamattina.
Presidente, mi scusi, la invito a intervenire, faccio proprio fatica a parlare a causa del brusio!



(Scampanellio del Presidente)



PLACIDO Roberto

Dicevo che l'intervento me l'ha sollecitato il Consigliere Ghiglia, e provo a riuscire in quello che il collega Ronzani magari non è riuscito: noi siamo di fronte a una vera e propria richiesta di Commissione di censura, questa è la mia idea e ciò deve far pensare i colleghi della maggioranza che, per buona parte, ritengo animati da spirito democratico in particolare i colleghi che hanno una storia politica - e la riprendeva stamattina il collega Saitta - su un pezzo della vostra coalizione, ed entro un po' più nel merito. Il problema del Consigliere Ghiglia, il quale si è inalberato quando ieri sera l'on. Vattimo, perché è giusto fare anche i cognomi, lui l'ha chiamato "filosofo" ma essendo un parlamentare europeo lo vorrei chiamare Onorevole...



PLACIDO Roberto

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

"Filosofo" non è un insulto!



PLACIDO Roberto

No no, ma io lo chiamo onorevole, collega Ghiglia, è parlamentare europeo. "Nelle fogne tornano i fascisti": se hai la coda di paglia vuol dire che ti sei sentito toccato dal problema, è tutta lì la questione.



(Commenti del Consigliere Salerno)



PLACIDO Roberto

Caro Salerno, ognuno fa gli interventi che vuole. Ti senti toccato anche tu? E' evidente, è evidente.



PRESIDENTE

Lei faccia il suo intervento, Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Certo, certo. Il problema è che, a mio parere...



PLACIDO Roberto

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Garantisca la libertà di intelligenza, Presidente!



PLACIDO Roberto

Grazie, grazie.
La questione che ha solleticato il mio intervento è che la lezione di democrazia, in quest'aula, ce la debba dare uno che fino a ieri faceva il picchiatore fascista; vi deve far riflettere, questo è il problema, e aspetto la querela!



PLACIDO Roberto

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Leggi bene l'art. 68 della Costituzione!



PLACIDO Roberto

No no, aspetto la querela.



PLACIDO Roberto

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

A chi ti riferisci?



PLACIDO Roberto

Al Consigliere Ghiglia.



PLACIDO Roberto

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ah, bene.



PLACIDO Roberto

Gli studenti torinesi sono a conoscenza... perché bisogna chiamare ognuno con il proprio nome, questo è il problema.



PLACIDO Roberto

SALERNO Roberto (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Lei ha detto, Presidente, che fino ad ora il dibattito è stato civile!



PLACIDO Roberto

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma lascia che parli!



PLACIDO Roberto

Il Consigliere Ghiglia, notorio negli ambienti scolastici torinesi svolgeva il ruolo di picchiatore.



PLACIDO Roberto

COSTA Enrico (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma dai! Piantala lì!



PLACIDO Roberto

Collega Costa...



PRESIDENTE

Concluda il suo intervento!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non siamo in un mercato! Colleghi, colleghi! Faccia la dichiarazione di voto, la prego.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Abbiamo fatto un dibattito civile per tutto il giorno con contrapposizioni anche accese: continui.



PLACIDO Roberto

Il problema che deve far pensare, a mio parere, alcuni colleghi della maggioranza, e penso ad esempio all'Assessore Leo - grazie dell'attenzione è che oggi si chiede la Commissione, domani si chiederà l'Assessorato regionale perché avevano un Assessore filocomunista, che dava i soldi, come dire, al centro islamico...



PRESIDENTE

La invito concludere, sono cinque minuti per le dichiarazioni di voto.



PLACIDO Roberto

Mi scusi, Presidente, la invito io a rispettare i termini e anche le interruzioni.



PRESIDENTE

Io la invito a concludere.



PLACIDO Roberto

La ringrazio. Perché oggi propongono una Commissione di censura, domani chiederanno l'Assessorato - tutti ci ricordiamo il Minculpop - e questo deve far pensare quale può essere la deriva...



PRESIDENTE

Concluda!



PLACIDO Roberto

Su tali questioni ho apprezzato l'intervento del Capogruppo Cattaneo come pure quello del Presidente Ghigo, quando hanno posto l'accento sul valore della resistenza, che non è un privilegio o un'esclusiva dei comunisti o di chi si rifà a quella tradizione. E', come dire, la partecipazione della maggior parte degli italiani: questo è l'aspetto con il quale vorrei chiudere, che deve farci riflettere, ma deve far riflettere veramente anche la maggioranza del centrodestra su chi ha per parte come compagno di strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Al di là della provocazione annunciata e rivendicata, mi pare che oggi con forza, Alleanza Nazionale abbia detto che di provocazione trattasi. Io credo di poter esprimere, con soddisfazione, che oggi, anche dagli interventi di Forza Italia e del Presidente Ghigo, alcune cose siano state riaffermate con forza.
Certamente la prima affermazione è quella di riconoscere il ruolo svolto dalla resistenza nella costruzione di questa Repubblica; in secondo luogo, il riconoscere il ruolo che hanno avuto i comunisti durante la resistenza e, badate, che questo non è una cosa da poco; la terza affermazione, ed è quella che ritengo assolutamente dirimente rispetto a tutta questa vicenda, è che oggi Alleanza Nazionale è isolata nei suoi propositi, ed è emarginata dalle conoscenze civili.
Credo che oggi la ribellione non sia solo quella degli antifascisti, la ribellione dei comunisti, ma sia, prima di tutto, una ribellione delle coscienze civili che, per fortuna, nella parte non censurata della storia del fascismo, e dalla storia del fascismo, hanno saputo trarre degli insegnamenti.
Stupirà all'aula che oggi la dichiarazione di voto su un ordine del giorno non sia delegata, da parte di Rifondazione comunista, al Presidente Marcenaro in relazione all'ordine del giorno da lui proposto e che noi sottoscriviamo, perché da questo clima di revisionismo storico, ahimé, e mi duole constatarlo, non è immune neanche il Partito maggiormente rappresentativo del centrosinistra.
Se con più forza questo Partito avesse difeso i valori del comunismo probabilmente oggi non ci ritroveremo ad affrontare un'offensiva della destra così dirompente, per fortuna, però, arginata dalla rivolta delle conoscenze libere di questo paese.
Il nostro Gruppo voterà a favore dell'ordine del giorno presentato e contro tutto tutti gli altri ordini del giorno, riconoscendo in particolare che in quelli proposti da altre forze politica, che pure si differenziano e prendono le distanze dall'ordine del giorno di Alleanza Nazionale ribadiscono una cosa che oggi è ampiamente praticata nelle scuole: la scelta dei libri di testo è ancora una prerogativa che, certamente salvaguardando la libertà di insegnamento, patrimonio, grazie anche al modello partecipativo della scuola pubblica, di tutte le componenti studenti, insegnanti e genitori.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Questo dibattito è stato interessante, ma per alcuni aspetti deludente.
Alcuni interventi sono stati davvero sopra le righe e, in qualche modo hanno perso la possibilità di innescare un dibattito interessante e proficuo partendo da una posizione che certo, sui giornali, è quella del Presidente Storace, ma qua in aula è quella del Consigliere Ghiglia.
A nome del Gruppo darò un voto di astensione su tutti i testi presentati dagli altri Gruppi, sicuramente anche quello del centrosinistra mentre voterò a favore di quello che ho presentato e predisposto. Testo uguale a quello presentato al Consiglio regionale della Regione Lombardia.
Si tratta di un testo studiato con gli altri Consiglieri regionali radicali in questo momento presenti nelle istituzioni regionali, quindi non ne voglio prendere il merito. Credo sia un testo interessante e richiamo l'attenzione dei colleghi Consiglieri sia di minoranza che di maggioranza.
Queste è, a mio giudizio, un testo liberale, è l'unico testo liberale presentato, perché, purtroppo, l'ordine del giorno del Consigliere Ghiglia è interessante soltanto in quanto si richiama a quell'ordine del giorno del Presidente Storace che poneva il problema e poi procedeva per canali che sono davvero per me incondivisibili e lontani dalla mia cultura, per poneva un problema giusto e quel problema bisogna discuterlo.
L'ordine del giorno del Consigliere Ghiglia non posso assolutamente votarlo, non lo condivido, non condivido la struttura, non condivido il dispositivo. Il testo presentato dal Gruppo di Forza Italia e dagli altri membri di maggioranza, e sostenuto dal Presidente Ghigo, è davvero una cosa molto contraddittoria e anche in qualche modo imbarazzante: non c'è coraggio ma mediazione ad oltranza. Ad un certo punto addirittura si dice: "libri di testo che risultano portatori di visioni storiche quand'anche non faziose condizionate comunque dall'appartenenza politica dell'autore".
Non è in discussione la struttura storiografica, che è sempre interpretazione ed è soltanto interpretazione, la storia è racconto. C'è chi le barzellette le racconta bene (pare Berlusconi) c'è chi non è capace a raccontarle, però la storia è racconto. Quindi il racconto è sempre un racconto personale, che privilegia alcuni aspetti e ne sottovaluta altri.
Quindi non è in discussione la legittimità di un'interpretazione storica personale, era in discussione, nella provocazione, nell'argomento lanciato nella politica italiana dal Presidente Storace, la faziosità voluta e deliberata di chi omette e distorce i fatti, di chi si dimentica una fetta importante di storia politica italiana.
E' lecito che il collega Chiezzi e altri si diano degli "attestati di democrazia", richiamandosi alla Resistenza, ma il problema è che questi temi devono diventare patrimonio della discussione culturale in Italia. La politica è cultura, fare politica è fare cultura. E' per questo che nel nostro ordine del giorno richiamiamo la Giunta ad impegnarsi, tramite l'Assessorato alla cultura - che c'è - ad assumere l'iniziativa di promuovere, sostenere un dibattito su questi temi. Siccome in Italia non c'è democrazia questo dibattito rimarrà qui nelle nostre aule. Se domani sui giornali si parlerà di questo dibattito se ne parlerà come polemica contrapposta tra fascisti e antifascisti e magari risulterà alle cronache di qualche giornale anche le battute dell'antifascista fascista che dice di rimandare nelle fogne chiunque; non voglio sapere chi deve tornare nelle fogne, ma, a mio modesto avviso, nelle fogne non deve tornarci nessuno.
Invito, quindi ad un atto di coraggio per esempio gli amici di Alleanza Nazionale: come fate a votare questo testo predisposto dalla maggioranza? Ghiglia come fai a votare questo testo della maggioranza? Sono faziosi alcuni testi, non tutti Consigliere Marcenaro. Ci sono degli ottimi storici; ci sono degli storici che hanno preferito fare altro non scrivere testi, hanno insegnato in modo molto egregio nelle università italiane.
E' importante questo ordine del giorno che dice che alcuni testi sono faziosi, bisogna aprire un dibattito su questo, perché la storia si fa anche con i confronti e le discussioni politiche. Deve essere, però, un confronto di chi vuole sentire, ascoltare, confrontarsi, non ricadere nel trito e ritrito scontro destra e sinistra. Avevano ragione i colleghi ex democristiani: in Italia c'è stata la DC, ma in Italia c'è stata la partitocrazia. Andate a vedere sui libri di testo che cos'è la partitocrazia.
Termino il mio intervento. Darò un voto di astensione su tutti gli ordini del giorno, mentre darò un voto favorevole all'ordine del giorno da noi presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Intendo annunciare il voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal Movimento che ho l'onore di presiedere.
Vorrei solo precisare che, a mio avviso, questo che è stato definito come un "civilissimo" scontro politico stia scandendo proprio in dirittura d'arrivo.
Il principio fondamentale che intendo e che è necessario ribadire è che opportuno che non si verifichi nessuna sovrapposizione tra i poteri e i ruoli dello Stato. E' chiaro che il principio del libero insegnamento e dell'informazione non può essere barattato o invaso da nessun potere dello Stato, sia esso legislativo, esecutivo, giudiziario. La censura è un principio estraneo ai diritti dell'uomo e alla nostra Costituzione.
E' evidente che i valori - e a questo punto è opportuno che anche noi lo ribadiamo - di libertà, i valori della nostra Resistenza, recepiti nella Costituzione, sono totalmente condivisibili. Sono anche patrimonio di tutti: se è vero che Gramsci è morto in carcere, è altrettanto vero che tante altre persone, non comuniste, hanno avuto il coraggio e la forza di fare i partigiani. Sono dati incontestabili: non si tratta di decidere a chi appartengano questi valori, perché non sono di proprietà né di una parte né dell'altra.
Dobbiamo muoverci oggi - e sarebbe opportuno che lo si facesse qui e adesso - a cercare di capire se esistono delle maschere oppure no, se il muro di Berlino da una parte e il Congresso di Fiuggi dall'altra, hanno avuto un loro significato e significanza politica, ovvero hanno prodotto una sorta di "metamorfosi" che trasformava forze ormai non più appetibili per il consenso popolare, dando loro lo spazio di poter continuare a fare la loro stessa resistenza.
Dobbiamo capire, qui e adesso, se esistono "Comunisti" e se esistono "Fascisti". Certo è che dare del "fascista" o del "picchiatore fascista" ad un Consigliere di questo Consiglio regionale è un fatto pesante, che fa riflettere, e non tanto su chi riceve l'epiteto quanto su chi glielo lancia.
Uso una frase non mia: "La forma, ogni tanto, è anche sostanza".
Ebbene, se qualcuno, politicamente, assume una certa posizione politica essa è ciò che appare, e non si può nascondere. Non si può pensare di dire: "Io sono di sinistra e voto per la sinistra, ma in realtà penso di essere a destra". Se dico e faccio una cosa, la forma si integra interamente nella sostanza! Credo che queste cose ci debbano far riflettere tutti.
Dobbiamo capire che l'Italia del fascismo e del comunismo è ormai obsoleta. Non esiste più, in termini reali, una contrapposizione tra destra e sinistra, esiste una giusta opposizione tra forze un "po' più progressiste" e forze un "po' più moderate". Ormai sono comuni a tutti sia un insieme di valori come anche un insieme di disvalori. Non credo che nessuno stia discutendo sulla libertà di stampa, di pensiero, sul principio di democrazia. Sono valori comuni a tutti, come lo sono anche i disvalori.
Qui, forse, gioco facilmente in casa, perché la politica si sposta dall'asse "destra-sinistra", sull'asse "nord- sud" del Paese, con tutte le situazioni che ciò comporta.
Invito i colleghi a riflettere con calma su queste posizioni politiche a chiudere il dibattito in modo che in questo Consiglio regionale torni la serenità e che, soprattutto, serenità e chiarezza ci sia nei confronti degli elettori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Ho l'onore di fare la mia dichiarazione di voto a nome di tutti i Gruppi del centrosinistra. Naturalmente, essa riguarda il merito della discussione fatta e degli ordini del giorno che le si riferiscono; non gli ordini del giorno che trattano, in generale, del diritto allo studio.
Anch'io penso che quello di oggi sia stato un confronto importante, e siamo contenti di averlo suscitato. Vorrei ricordarlo: il dibattito odierno è avvenuto sulla base di una nostra iniziativa. Mi sembra che la nostra discussione sia arrivata ad un risultato politico evidente.
Ho sentito il Consigliere Ghiglia ringraziare il Presidente della Regione Lazio e i Capigruppo della maggioranza di quella Regione, ma non l'ho sentito ringraziare né il Presidente della Regione Piemonte né i Capigruppo della Regione Piemonte.
Se fosse stato un po' più generoso, avrebbe almeno dovuto fare un ringraziamento al Consigliere Marengo, perché mi sembra che il suo intervento se lo sia meritato. Ho sentito, invece, tanti Consiglieri della maggioranza ringraziare il Consigliere Ghiglia e Alleanza Nazionale per le iniziative prese e per aver, contemporaneamente, annunciato che negavano il voto sulla sua risoluzione. Da questi ringraziamenti incrociati traggo la conclusione che il nostro Consiglio stia orientandosi, in modo chiaro verso un certo risultato politico, nonostante le differenze di posizioni che continuano ad esistere.
Entrando nel merito della discussione, ho bisogno solo di pochi minuti per dire ciò che devo. Eravamo di fronte ad una proposta della Regione Lazio che, come sapete, era costituita da due punti: l'istituzione di una Commissione del Consiglio regionale e l'incentivazione all'uso di libri scritti da autori considerati "buoni". Tale incentivazione, recitava la mozione, sarebbe servita al loro acquisto. Se poi le famiglie non avessero voluto acquistarli, naturalmente a favore del mercato, si sarebbero potuti dar loro gratis. Così c'era scritto in quell'ordine del giorno: basta leggerlo, non sto compiendo forzature ma dando un'esposizione letterale.
Naturalmente, i punti che andrebbero trattati sono tanti. Il Presidente Ghigo ha tenuto un discorso importante e, sebbene su molti punti non sia d'accordo, sono comunque in grado di apprezzarlo nel suo significato generale. Vengo da una famiglia in cui mio padre era un comandante partigiano, senza essere mai stato comunista in vita sua. Era un uomo moderato. Se affermo che la Resistenza non è stata fatta da una sola parte politica è perché, per quanto mi riguarda, fa parte della mia storia famigliare. E' un'affermazione che ho sempre sentito di fare, che esce ora consolidata da questa discussione. Si tratta di un risultato generale.
Per ascoltare queste parole, per sentirla pronunciata dalla maggioranza abbiamo dovuto aspettare gli ultimi due interventi, prima quello del Consigliere Cattaneo - gliene voglio dare atto - poi quello del Presidente Ghiglia, ed è lì che questa parola è comparsa. Penso che questo sia un fatto molto importante.
Naturalmente ha ragione il Presidente Cattaneo: il centrosinistra ha mille problemi e contraddizioni al suo interno e nei rapporti con Rifondazione, però qui stavo parlando di questioni che non riguardano semplicemente la politica. Sto parlando di questioni che riguardano aspetti essenziali di un patto costituzionale. Il fatto che il Presidente della Regione Lazio, Storace, si rivolga al Presidente del Senato in quel modo e con quel linguaggio è un grave fatto istituzionale.
Caro Consigliere Cattaneo, quanto si è verificato a Lodi, per quanto riguarda il terreno sul quale doveva essere costruita una moschea, non è semplicemente un contrasto tra le forze politiche, sono cose che riguardano la civiltà.
Mi rivolgo al Consigliere Mellano: una cosa è criticare le sentenze della Corte Costituzionale, che ovviamente possono essere criticate come qualsiasi altro fatto; una cosa è dire che la Corte Costituzionale è un braccio dei Comunisti. Sono due cose diverse e penso sia comprensibile.
Concludo l'intervento esprimendo naturalmente il voto favorevole alla mozione che abbiamo presentato e, a nome dei Gruppi del centrosinistra esprimo un voto contrario sulle altre mozioni e ordini del giorno.
Voglio motivare questa espressione: penso sia sbagliato che un'assemblea elettiva e istituzionale quale questa esprima un giudizio che recita: "I libri di testo sono faziosi, gli insegnanti sono inaffidabili".
Non voglio dire e non l'ho mai detto che non ci siano libri di testo faziosi. Questo si può dire all'interno di una discussione del mondo della cultura, degli intellettuali, dei cittadini, dei genitori, delle famiglie e se questo fa parte del libero confronto; rendetevi conto che dire questo con un voto da parte di un'assemblea istituzionale ed elettiva cambia le cose. Fra l'altro, buttate un'ombra non si sa dove. Almeno vi prendeste la responsabilità di dire "questo o quello", invece gettate un'ombra di sospetto sul mondo dell'insegnamento e della cultura, che costituisce secondo me, un fatto sbagliato e grave.
Nonostante essere in grado di valutare ed apprezzare le distinzioni che vi sono, esprimiamo in merito a questo la posizione che ho cercato di riassumere.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Vorrei capire il perché di questa presunzione psicologica e culturale della sinistra.
Noi votiamo "sì" a tutti gli ordini del giorno presentati perch crediamo che in tutti gli ordini del giorno, eccetto quello presentato unitamente da tutti i Gruppi della sinistra, vi sia un dispositivo che, in qualche maniera, recepisce il problema e impegna, in qualche maniera ciascuno con un suo percorso, a trovare una soluzione.
Signor Presidente, si deve trovare una soluzione.
Quando sui libri di storia - riprendo parte di quanto detto dal Consigliere Ghiglia poc'anzi - non si fa storia, ma si fa storiografia, si fa filosofia della storia, allora dobbiamo essere coerenti più che coraggiosi. Sui libri di storia si legge che una foiba è una dolina carsica nella quale i nazisti gettarono gli italiani, mentre è il contrario, perch furono i partigiani comunisti che vi hanno gettato decine di migliaia di italiani, allora, scusi, Consigliere Marcenaro, voglio un suo atto di onestà intellettuale: vuole che nei libri di storia sia scritto questo? Signor Presidente, le voglio dire che noi votiamo "sì" per questi motivi a tutti gli ordini del giorno; ovviamente votiamo "no" a quello presentato dalla sinistra.
Il dispositivo dell'ordine del giorno presentato dalla sinistra, in pratica, rifiuta qualsiasi percorso: non è stato menzionato un minimo di riflessione sull'informazione, quella principale, che è quella che viene data dallo Stato ai giovani che vanno a scuola, che, ormai, in questo Paese, è un processo che va avanti da 30-40-50 anni a senso unico.
Chi sapeva cosa accadeva al di là del muro, in Jugoslavia, fino a dieci anni fa! Finalmente è caduto quel muro e ci siamo accorti che dall'altra parte c'era una palude! Non c'erano dei paesi, c'erano delle paludi! Centinaia di milioni di persone private di ogni libertà: economica sociale, culturale, di ogni genere, di voto, e ridotte alla fame. Ce ne siamo accorti adesso. Noi, per 30-40-50 anni, non abbiamo mai avuto la fortuna di avere una ben che minima informazione su quanto accadeva in quella palude nascosta da tutti i sistemi di informazione che avevamo in questo Paese.
Noi, alle soglie del duemila, ci accorgiamo che esistono ancora dei testi di questo genere, che raccontano le dittature di questo secolo, tra le quali quella tedesca, ma non viene citata la più sanguinaria delle dittature: quella comunista dell'Unione Sovietica.
Vogliamo un gesto di coerenza, un minimo di gesto di coerenza? Invece, voi rifiutate qualsiasi riflessione in merito a questo.
Svolgo una breve nota sul discorso del Presidente Ghigo, che per otto nove minuti ha parlato della proposta Storace. In realtà, sul tavolo del dibattito c'era la proposta del Gruppo di Alleanza Nazionale della Regione Piemonte, che è molto, molto diversa.
Noi chiediamo che il Presidente del Consiglio di centrosinistra nomini una Commissione di esperti su designazione di facoltà umanistiche, quindi un soggetto e una Commissione che non ha nulla di quanto evocato in questo dibattito, ma di quanto più democratico, corretto e trasparente possa esistere.
Tre anni fa, durante la Conferenza di Verona, il Presidente Berlusconi regalò a tutti i partecipanti un libro intitolato "Il libro nero del comunismo" affinché tutti capissimo fino in fondo cosa in questi 30-40-50 anni ha prodotto il comunismo. Non dobbiamo dimenticarci che ci sono stati 70 milioni di vittime soltanto perché non si sono verificate in Italia.
Chiedo non solo un atto di coraggio, ma anche di coerenza.
Concludo l'intervento esprimendo una parola sul Consigliere Saitta.
Consigliere, lei dice che si devono capire i limiti della politica, che non si devono travalicare: pensi quando la politica si interessa della famiglia, quando vìola il concetto di famiglia naturale, quando la politica introduce elementi quali la liberalizzazione della droga o dell'adozione.
Su tutte queste questioni, crede che non ci debba essere una riflessione sui limiti della politica? Caro Consigliere Saitta, se c'è di qua, c'è anche di là.
Presidente, concludo dicendo che continua ad esserci questa presunzione della sinistra di voler dare a tutti i costi una loro patente agli altri.
Non mi riferisco al dibattito svoltosi all'"Avogadro", dove erano assenti i rappresentanti del centrodestra, ma mi ricollego ad un piccolo fatto antecedente a questa riunione. C'è stata un'altra riunione, mi pare che siano stati riuniti gli Stati Generali del centrosinistra, per discutere della candidatura del nuovo Sindaco di Torino.
Relativamente all'Istituto Tecnico Industriale Statale "Amedeo Avogadro", vorrei capire la presunzione e il perché in un Istituto Tecnico Statale si sia tenuta una riunione politica dei Gruppi della sinistra senza che ci fosse il minimo dubbio sull'opportunità o meno di scegliere una sede scolastica in cui svolgere un dibattito.
Pertanto, Consigliere Saitta, se ha partecipo anche lei, si faccia un mea culpa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo per dichiarazione di voto.



CARACCIOLO Giovanni

Sarò molto breve, Presidente.
Prima di tutto, sento il dovere di ringraziare il Presidente Ghigo per il suo intervento, che è stato intelligente, di buon senso e molto responsabile. Ho apprezzato in modo particolare la sua chiarezza, tutte cose che le fanno onore.
Il dibattito è stato ampio, andando forse oltre il tema, per riaffermare le posizioni e la storia di molti Gruppi politici.
Il tema vero, di vitale importanza per la vita democratica, è un altro: riguarda la libertà, che è codificata nella Costituzione italiana e che non può essere messa in discussione, poiché se ciò accadesse, sarebbe un grande passo indietro in termini di civiltà sociale e politica.
L'istituzione della Commissione proposta da Alleanza Nazionale rientrerebbe, purtroppo, in quest'ultima ottica.
Dichiaro, pertanto, che oltre ad essere d'accordo con la mozione che abbiamo presentato e che il Presidente Marcenaro ha illustrato, sono altresì d'accordo a votare la proposta presentata dal collega Mercurio, che ritengo sia molto vicina alle nostre posizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Intervengo brevemente per ribadire il nostro voto favorevole a tutti gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza, la nostra non partecipazione al voto a quello presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale e agli altri due ordini del giorno presentati dal Gruppo dei Radicali e dall'opposizione.
Vorrei, inoltre, esprimere una considerazione rispetto a quanto è capitato a fine dibattito, che, mi è parso di capire, fosse nell'ambito di una civile contrapposizione, interrotto dell'intervento successivo del Consigliere Placido. Relativamente a questo, vorrei ribadire quanto è stato da me affermato nell'intervento precedente, ossia che vogliamo un confronto, insieme alle famiglie, all'interno del mondo della scuola. Per questa ragione, abbiamo presentato un ordine del giorno, spostando probabilmente anche un po' il tema sulla libertà scolastica. Mi parrebbe strano da una parte che l'opposizione inviti a tenere toni pacati su questa vicenda per evitare che la politica interferisca con ordini del giorno su quello che è un tema che Alleanza Nazionale ha sollevato (ritengo in molto giusto), dall'altra parte i toni che si sono tenuti nell'intervento del Consigliere Placido non danno sicuramente quel tipo di risposte.
Rispetto a questo, volevo esprimere la contrarietà del mio Gruppo e ribadire, invece, quanto detto come espressione di voto, sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Anch'io sono rimasto deluso dalle conclusioni di questo dibattito perché mi sento di stigmatizzare, da un lato, l'intervento, il comportamento e certamente le dichiarazioni che sono state fatte dal Consigliere Placido verso il collega ed amico Agostino Ghiglia. A nome mio e del mio Gruppo, vorrei rinnovare indubbiamente la stima personale e politica del collega Ghiglia ed esprimergli la nostra solidarietà. Credo che l'attacco che gli è stato indirizzato dal Consigliere dei Democratici di sinistra, Placido, sia un fatto grave per questo Consiglio regionale.
Il collega Ghiglia è stato definito, con chiarimento ad abundantiam, un picchiatore fascista, nel senso che in questa sede non si possono ascoltare nemmeno lezioni di democrazia da applicatori fascisti o presunti tali.
Credo che queste affermazioni siano gravi e che non possono che portare disagio e una serie di preoccupazioni all'interno di questo Consiglio regionale, perché vanno proprio contro, o non si ispirano, a quei principi che sono stati richiamati da tutti in quest'aula, il principio della libertà, della democrazia, della tolleranza e della civiltà. In tal senso lo ritengo veramente un atteggiamento grave e mi auguro che anche altri Gruppi, indipendentemente dall'appartenenza all'opposizione o alla maggioranza che sostiene il Presidente Ghigo, vogliano associarsi a questa stigmatizzazione.
Ritengo, però, che dalla giornata di oggi si sia ottenuto un risultato politico importante, lo abbiamo detto poc'anzi; il problema è stato sollevato e le cose in senso più generale sono cambiate. L'opinione pubblica ha cognizione di questo problema e quindi, autonomamente, farà una propria valutazione e si formerà un proprio pensiero.
Ho apprezzato un passaggio di autocritica da parte di alcuni Consiglieri del centrosinistra, in particolare del Presidente Marcenaro perché è stata finalmente ammessi la presenza di qualche testo che certamente può essere definito un po' fazioso, "quasi di destra" dice Marcenaro. In ogni caso, interessa poco se siano di destra o di sinistra prima mi sembra che l'ammissione, se non assente, fosse quantomeno sottaciuta.
Relativamente agli ordini del giorno che sono stati presentati e posti in votazione, voteremo a favore per quelli presentati dai colleghi Angeleri e Deorsola, per il nostro, per quello presentato dai colleghi della Lega Nord, del collega Mercurio e, con maggior garbo e disponibilità, dei colleghi radicali. Manteniamo, ahimé, la nostra posizione, anche se in parte non devo nascondere che alcuni colleghi hanno tentato di mutarla, e seguo proprio l'intervento del Consigliere Placido, sugli ordini del giorno presentati dal Gruppo di Alleanza Nazionale, ovvero una posizione di astensione, ritenendo non confacente alla soluzione del problema l'istituzione di qualsivoglia Commissione, come abbiamo detto nel mio intervento e in quello di altri Consiglieri.
L'ordine del giorno presentato dal centrosinistra ci vedrà anch'esso su una posizione di astensione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonino

Presidente, per le questioni relative ai libri di testo, evidentemente mi rifaccio alle dichiarazioni che ha svolto, a nome del centrosinistra, il Presidente Marcenaro.
Il mio intervento è soltanto limitato all'ordine del giorno che è stato presentato dai Consiglieri Angeleri e Deorsola relativamente alla questione della parità scolastica.
Per la verità, la nostra opinione è che questo tema che è stato introdotto richiederebbe una discussione più attenta in una seduta apposita.
L'invito che pertanto rivolgo è di rinviarlo in un altro momento perché il Consiglio potrebbe offrire qualche utile suggerimento alla Giunta in relazione alle questioni per le quali è stato chiamato.
Tuttavia se il collega Deorsola ritiene che l'ordine del giorno debba essere mantenuto, noi pur evidenziandone i limiti - nel senso che non aggiunge altri elementi oltre al fatto che la Giunta deve attuare la legge nazionale sulla parità scolastica, quindi è un obbligo che deve essere compiuto dal Consiglio nel suo complesso, ma con iniziativa della Giunta non vogliamo passare dalla parte di chi è contrario. Quindi, non contiene elementi di carattere particolare, e nonostante questi limiti, lo condividiamo e votiamo a favore come gruppo del Centro del Piemonte Popolare.
Però lo invito a spostarlo in un altro momento. Su questo decidano i Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Ho già espresso la nostra posizione nell'intervento precedente. La riassumo nella formula "libertà di testi, libertà di scuola".
A questo proposito, desidero in questa sede massima dell'espressione politica regionale, chiedere alla Giunta e al suo Presidente di presentare il disegno di legge sulla parità scolastica in tempi ravvicinati. In questo senso, ho inviato una lettera proprio oggi.
Il nostro Gruppo, raccogliendo firme anche di altri colleghi, ha presentato un progetto di legge sulla parità scolastica e sulla formazione che abbiamo tenuto fermo in attesa che la Giunta presentasse un proprio provvedimento.
Se questo non avviene, ovviamente ci riterremo liberi di continuare con la nostra proposta.
Per quanto riguarda la votazione, oltre a quello che abbiamo firmato come Gruppo, voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Forza Italia, del Partito socialista. Ci asterremmo nei confronti degli ordini del giorno della minoranza, e non parteciperemo al voto dell'ordine del giorno presentato dal gruppo alleato di Alleanza Nazionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Avevo detto che mi sarei espresso solo sugli altri ordini del giorno e non su quello presentato dai Consiglieri Angeleri e Deorsola.
Siccome questo non è stato oggi argomento di un dibattito approfondito come la questione indubbiamente meriterebbe, per questa ragione dichiariamo la non partecipazione al voto, e ci riserviamo su questo punto ad una discussione più convincente e più approfondita in una prossima sede in cui sarà possibile farlo. Questa dichiarazione è anche a nome degli altri colleghi del centrosinistra.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno annunciati sono otto: ordine del giorno n. 147, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Botta, Mancuso Rossi, Salerno e Valvo del 13 novembre, inerente a "Istituzione Commissione di controllo sull'applicazione della legislazione vigente in materia di scelta dei libri di testo nelle scuole".
mozione n. 160 del 27 novembre, a firma dei Consiglieri Ghiglia, Botta Mancuso, Rossi, Salerno e Valvo, inerente a "Istituzione Commissione Nazionale per l'analisi dei testi scolastici".
ordine del giorno n. 161, a firma dei Consiglieri Marcenaro, Saitta Ronzani, Giordano, Di Benedetto, Moriconi, Contu, Riggio e Chiezzi inerente a "Sulla proposta di istituzione di una Commissione nazionale di analisi dei contenuti dei testi scolastici" ordine del giorno n. 162, pervenuto in mattinata, a firma dei Consiglieri Palma e Mellano, inerente a "Pubblico e libero confronto sulla questione della adozione dei libri di testo scolastici" ordine del giorno n. 163 a firma del Consigliere Mercurio inerente a "Faziosità di molti libri di testo scolastici: proposte per risolvere il problema".
ordine del giorno n. 164 a firma dei Consiglieri Angeleri, Deorsola e Rosanna Costa, inrerente a "Diritto allo studio e alla parità scolastica" ordine del giorno n. 165 a firma Brigandì, Dutto e Oreste Rossi inerente a "Obiettività dei libri di testo scolastici" ordine del giorno n. 166 a firma Cattaneo, Albano, Bussola, Toselli Marengo, Cantore, Gallarini, Manolino, Pedrale, Pozzo, Costa Enrico, Bolla e Galli, ierente a "Pluralismo nella scelta dei libri di testo per le scuole"



DEORSOLA Sergio

Volevo solo aggiungere, rispetto al mio precedente intervento, che il nostro voto sarà favorevole anche nei confronti dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo Lega Nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Volevo chiedere se era possibile procedere per votazione segreta a questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

In base all'art. 66, comma 3, "lo scrutinio segreto si effettua anche quando lo richiedono nove Consiglieri".
In questo caso è stato richiesto da dieci Consiglieri.
Su quali ordini del giorno chiedete la votazione segreta?



GHIGLIA Agostino

Volevo chiedere la votazione segreta sul nostro ordine del giorno sulla Commissione nazionale, sul nostro ordine del giorno riguardante la Commissione tra Provveditore agli studi e studenti per valutare il rispetto della legge negli istituti.



PRESIDENTE

Quindi, per gli ordini del giorno nn. 147 e 160 si procederà con votazione segreta.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 161 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato: che la libertà d'insegnamento e l'autonomia della produzione culturale scientifica e letteraria sono valori e beni intangibili che la difesa di queste libertà e di questi principi costituzionali è il presupposto della convivenza civile e degli stessi ordinamenti democratici che la valutazione della qualità della produzione culturale può essere affidata solo al libero confronto intellettuale, alla responsabilità degli insegnanti, al giudizio dei cittadini, anche nella loro funzione di genitori e di studenti respinge la pretesa di affidare - direttamente o indirettamente - alla politica e alle scelte di questa o quella maggioranza, il potere di giudicare quali siano i libri buoni e quali quelli cattivi, reintroducendo un principio di censura e di controllo politico che è stato ed è solo dei regimi totalitari, e che contrasta radicalmente con il libero ordinamento costituzionale della Repubblica italiana, nata dalla sconfitta del fascismo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio respinge con 17 voti favorevoli, 8 voti contrari e 17 astensioni (non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 162, il cui testo recita: "Il Consiglio premesso che si è aperto nel paese, a partire da una mozione del Consiglio regionale del Lazio, un dibattito sui libri di storia adottati nelle scuole e sull'eventuale ruolo delle istituzioni regionali in questa materia il problema coinvolge da un lato il tema della qualità dell'informazione e della formazione storica offerta dalle scuole italiane, dall'altro quello della libertà di insegnamento e dunque, in quest'ottica, della natura stessa delle istituzioni scolastiche considerando che è importante che sia posta con forza di fronte all'opinione pubblica, ai docenti e agli studenti la questione della deliberata faziosità politica che contraddistingue diversi testi largamente diffusi nelle scuole, e delle conseguenze che ciò può avere per la formazione civile delle nuove generazioni, ossia dunque per la qualità stessa della democrazia italiana giacché è vero che in larga misura controllare e orientare la conoscenza del passato significa dare forma alla coscienza che si ha di sé, del proprio presente e pertanto del futuro da desiderare e costruire fondante e primario nel capo delle relazioni culturali, e pertanto nella vita della scuola, deve essere il principio - cardine della civiltà liberale - della libertà di pensiero e di insegnamento, premessa necessaria a quello di responsabilità educativa questi principi si estrinsecano, tra l'altro, nella più ampia libertà per gli insegnanti di adottare i testi che in scienza e coscienza ritengano i migliori e più adatti fra quelli che il mercato rende disponibili non è immaginabile altro vaglio circa la validità culturale dei testi che quello dei competenti, ossia appunto dagli insegnanti, cui spetta assumersene la responsabilità osservando che altro è contestare la faziosità di tanti testi, altro mettere in discussione il dato elementare che ogni ricostruzione storica è eminentemente interpretazione, e in primo luogo scelta di quel che va considerato storicamente rilevante ogni ipotesi di incaricare organismi di natura politica, o anche culturale di stabilire per conto delle istituzioni quale ricostruzione storica, e dunque quale interpretazione, sia accettabile e quale no implicherebbe la proclamazione di una "verità di stato" (o, al caso, di Regione), con pretese magari di obiettività, di per sé negatrice dei principi base di una democrazia liberale, oltre che dei fondamenti stessi della conoscenza storica rilevando che è semmai da auspicare che anche su questo terreno la nuova realtà in costruzione dell'autonomia delle scuole porti da un lato a rafforzare la libertà-responsabilità di ciascun singolo docente, e non del collegio docente a maggioranza, di scegliere i testi e gli ausili didattici per lui più adeguati, dall'altro la possibilità per gli studenti di misurarsi con una pluralità di offerte documentario-interpretative va seriamente affrontata la difficoltà, che sempre più si fa evidente nelle scuole, a motivare i giovani a considerare lo studio del passato storico rilevante e significativo, prendendo coscienza di quanto il rapporto con il passato - se ne sia o meno consapevoli - è in realtà costitutivo del presente in cui si è vivi e di cui si è fatti impegna la Giunta a promuovere nelle forme e nei modi più efficaci un pubblico e libero confronto su questi temi, coinvolgendovi quanto più ampiamente i mondi della scuola, dell'Università e della cultura, e a pubblicizzarne adeguatamente i risultati." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 27 voti favorevoli, 17 voti contrari, 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione n. 5 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 163, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che i libri di testo adottati nelle scuole sono tutelati da due diritti fondamentali, rispettivamente, dall'art. 21 (libertà degli autori, ossia la libertà di pensiero) e dall'art. 33 (libertà di insegnamento) della Costituzione che per conseguenza, in uno Stato democratico, quale è la nostra Repubblica, i contenuti degli insegnamenti godono della libertà di pensiero degli autori, mentre è demandata alla libertà degli insegnanti scegliere i libri di testo che la libertà di apprendimento, è tutelata dall'art. 2 (principio di libertà), che garantisce i diritti di libertà della persona considerato che la faziosità di molti libri di testo non può essere superata né da commissioni nazionali, da qualunque pubblica autorità proposte, pena una cultura di Stato respinta, oltre che dalla Costituzione, dalla coscienza democratica del Paese, né da commissioni regionali, sia per le medesime suddette ragioni, sia perché introdurrebbero surrettiziamente un federalismo antidemocratico ritiene che la faziosità di alcuni storiografi possa e debba essere respinta da un lato, superando l'accentramento del Ministero della Pubblica Istruzione dall'altro, rilanciando la partecipazione di tutte le componenti del mondo della scuola, così come delineate dai decreti delegati di cui alla riforma del 1974".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 1 contrario e 16 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 164, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a seguito del dibattito tenutosi in data 29 novembre 2000 impegna il Presidente della Giunta regionale ad adottare ogni utile provvedimento per: garantire il diritto allo studio, la parità scolastica e la qualificazione del sistema formativo integrato dare ai genitori la possibilità di scegliere per i propri figli un modello educativo, un percorso formativo e di valori delineati in tutto il suo sviluppo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni (non partecipano alla votazione n. 13 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 165, il cui resto recita: "Il Consiglio Regionale in relazione all'intenso dibattito che si sta svolgendo nella società e nelle istituzioni sulle problematiche connesse ai libri di testo in uso nelle ed alla libertà di insegnamento considerato che tale dibattito, deve orientarsi al rispetto di due fondamentali principi costituzionali, quello della libertà di insegnamento e quello della libertà di educazione di studenti e famiglie preso atto delle dichiarazioni recenti del Ministro della Pubblica Istruzione che ha riconosciuto la necessità di riservare maggiore attenzione all'obiettività dei contenuti di taluni libri di testo tenuto conto che la vera questione sul tappeto, per la verità, a cui è riconducibile anche il dibattito in corso, come riconosciuto recentemente da eminenti personalità della cultura e degli organi di stampa tra cui lo stesso Osservatore Romano, è rappresentata dalla necessità di creare un sistema scolastico pluralista che garantisca un'effettiva parità anche per le famiglie e gli studenti che scelgono la frequenza di scuole non statali considerata l'opportunità di porre l'attenzione del mondo della scuola, della storiografia e della cultura, la necessità di garantire il pluralismo culturale dei libri di testo e di favorire l'istanza per una riforma che prenda in considerazione anche l'obbligatorietà dell'adozione del libro di testo riconoscendo la libertà di scelta tanto ai docenti quanto agli studenti ed alle loro famiglie, tutelandoli inoltre da possibili speculazioni politico-editoriali esprime la propria avversione a qualunque forma di censura, di egemonia culturale e di arbitraria distorsione degli avvenimenti storici invita Il Ministro della Pubblica Istruzione a dar seguito operativo ai suoi giudizi sull'obiettività dei contenuti dei libri di testo, in una prospettiva che dia alle regioni crescenti responsabilità in materia di istruzione per una effettiva libertà di scelta da parte di famiglie e studenti." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 17 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 166, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale rilevato che la scuola è un'istituzione ove, oltre alla componente docenti, vi sono le componenti famiglia ed allievi, aventi pari dignità della prima che la decisione sull'adozione dei libri di testo non può prescindere da una fattiva discussione tra le tre componenti scolastiche, con preciso e paritetico ruolo di tutte le componenti sulla scelta finale che spesso, purtroppo, molti testi adottati dalle scuole sono frutto di una scelta unilaterale dei docenti che è fatto notorio che molti libri di testo risultano portatori di visioni storiche, quand'anche non faziose, condizionate comunque dall'appartenenza politica dell'autore considerato che è fondamentale favorire un percorso culturale, all'interno della scuola, capace di fornire agli allievi quella pluralità di informazione che è base per una valida preparazione scolastica che è irrinunciabile che le famiglie e gli allievi possano decidere comunque in concerto con gli insegnanti, quale testo adottare per gli studi che è necessario che l'insegnamento non risulti organico a partigianerie politiche, qualunque esse siano impegna il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso il Ministero della Pubblica Istruzione, affinché questi provveda a far sì che gli organi di rappresentanza dei genitori, allievi e docenti, dei vari istituti, scelgano effettivamente e in forma collegiale con partecipazione paritetica tra le varie componenti, i libri di testo da utilizzare all'interno dell'Istituto Scolastico".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli, 15 contrari e 3 astensioni (non ha partecipato alla votazione n. 1 Consigliere).
Possiamo ora procedere alla votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno n. 147 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Botta Marco, Mancuso Rossi Giacomo, Salerno e Valvo.



COSTA Enrico

Chiedo la parola per una dichiarazione di voto in dissenso rispetto a quella espressa dal Capogruppo.



PRESIDENTE

La esprimerà in sede di appello nominale.
Dunque, sono in distribuzione le schede per la votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno n. 147.



GHIGLIA Agostino

No, Presidente, quello è ritirato.



PRESIDENTE

No, ha ritirato l'ordine del giorno n. 148.



GHIGLIA Agostino

No, no, l'ho ritirato ieri con una comunicazione scritta!



(Commenti in aula)



GHIGLIA Agostino

Per favore, state zitti un attimo.
L'ordine del giorno n. 147 è quello datato 13 novembre ed è sulla Consulta mista studenti-Provveditori?



PRESIDENTE

Sì, è proprio quello, glielo stavo dicendo.



GHIGLIA Agostino

Allora chiedo scusa, Presidente, avevo capito male.



PRESIDENTE

Dunque, stiamo votando l'ordine del giorno n. 147 inerente a "Istituzione Commissione di controllo sull'applicazione della legislazione vigente in materia di scelta dei libri di testo nelle scuole", il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che più volte nel corso degli anni il Ministero della Pubblica Istruzione ha diramato circolari al fine di garantire il diritto degli studenti e dei loro genitori - tramite riunioni apposite che i direttori degli istituti avrebbero dovuto convocare - di prendere visione e dare una propria valutazione sui libri di testo proposti dai docenti considerato inoltre che i Decreti Delegati prevedono che il libro di testo debba essere solo "consigliato" dal docente preso atto che queste direttive sono state puntualmente disattese e che la scelta dei libri di testo viene, di fatto, "imposta" dall'insegnante, negando così un fondamentale diritto di scelta che dovrebbe garantire l'acquisizione da parte degli studenti di una cultura non dogmatica e non viziata da faziosità e pregiudizi di tipo politico-ideologico impegna il Presidente della Regione e gli Assessori Competenti ad istituire, di concerto con i Provveditori agli Studi, la Consulta Regionale dei Giovani e le Organizzazioni di rappresentanza degli studenti una Commissione di controllo sull'applicazione della legislazione vigente in materia di scelta dei libri di testo nelle scuole." Si proceda alla distribuzione delle schede.
Esplico le modalità di voto: chi vuole votare "sì" barra il SI', chi vuole votare "no" barra il NO, chi vuole votare scheda bianca deposita la scheda nell'urna senza alcuna espressione di voto, chi non vuole partecipare al voto lo dichiara.



MARCENARO Pietro

La scheda bianca corrisponde all'astensione?



PRESIDENTE

Sì, certo, corrisponde all'astensione.
Si proceda all'appello nominale.
Nomino scrutatori il Vicepresidente Toselli e il Consigliere Segretario Di Benedetto.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



ALBANO Nicoletta

Non partecipo alla votazione per disciplina di partito, perché non sono d'accordo sulla astensione.



ANGELERI Antonello

Non partecipo alla votazione.



BOTTA Franco Maria

Non partecipo.



COSTA Enrico

Non partecipo per disciplina di partito; avrei votato la proposta di Alleanza Nazionale.



COSTA Rosa Anna

Non partecipo.



DEORSOLA Sergio

Non partecipo.



MERCURIO Domenico

Non partecipo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la votazione.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 10 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri schede bianche 14 Consiglieri schede nulle 2 Consiglieri L'ordine del giorno n. 147 è respinto.
Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto della mozione n. 160 dei Consiglieri Ghiglia, Botta, Marco, Mancuso, Rossi Giacomo, Salerno e Valvo.



ANGELERI Antonello

Non partecipo alla votazione.



BOTTA Franco Maria, Assessore regionale

Anch'io non partecipo alla votazione.



MERCURIO Domenico

Chiedo un controllo attento dell'appello nominale.



ALBANO Nicoletta

Non partecipo alla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione per appello nominale, la mozione n. 160 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la scuola pubblica è un'istituzione costituzionalmente pluralista e che da essa dipende la formazione delle future generazioni e lo sviluppo di quella capacità critica che rappresenta un elemento fondamentale della libertà di scelta e uno strumento indispensabile per l'affermazione dei diritti dell'individuo che molti testi adottati nelle scuole e di fatto obbligatori (nonostante la legge preveda che i testi vengano solo "consigliati" dagli insegnanti) e in particolare quelli di storia, raccontano i trascorsi della nostra Nazione e delle altre Nazioni mistificandone intere pagine e omettendo di scriverne altre che la libertà di insegnamento non è - e non deve essere - in contrasto con la libertà di apprendimento considerato che la faziosità di alcuni storiografi, oltre ad essere culturalmente pericolosa alimenta in modo artificioso uno scontro generazionale che dura ormai da troppi anni e impedisce la ricostruzione di un'identità nazionale comune a tutti i cittadini italiani e l'affermarsi di un sentimento di autentica pacificazione nazionale che in Italia non vi sono organi preposti al controllo e alla verifica dei contenuti di tali testi che vengono valutati unilateralmente dai singoli docenti, senza che studenti, intellettuali, famiglie o soggetti pubblici possano contribuire a tale giudizio considerato inoltre che, al di là del tentativo di porre al centro la questione della libertà della cultura da ogni scrittura forzata della storia, non vi è intenzione alcuna di non meglio precisati "revisionismi", tesi a limitare un interpretazione pluralistica e multiculturale del passato della nostra nazione impegnano Il Presidente della Giunta ad attivarsi presso il Governo affinché venga istituita una Commissione Nazionale di esperti di chiara fama (nominata dal Presidenza del Consiglio sulla base di una rosa di nomi fornita dalle Facoltà Umanistiche delle Università Italiane) che svolga un'analisi approfondita dei testi scolastici, al fine di rimuovere carenze ricostruzioni arbitrarie e veri e propri falsi storiografici".



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 10 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri schede bianche 15 Consiglieri La mozione n. 160 è respinta.



PRESIDENTE

Comunico che è convocata immediatamente la Commissione Nomine in sala A. In coda, dopo la votazione, seguirà la riunione dei Capigruppo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellan- ze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle h. 16.47)



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