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Dettaglio seduta n.42 del 28/11/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa Enrico, Cota, Cotto, Ferrero Ghigo, Leo, Mancuso e Papandrea.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che il Presidente, sentito per telefono, ha disposto di convocare la Commissione Nomine per domani pomeriggio alle ore 15, in quanto nel corso dei due giorni in cui il Consiglio è convocato scade la nomina del rappresentante del Consiglio regionale nella Cassa di Risparmio.
Inoltre, alla seduta di domani pomeriggio si intende aggiunto il punto relativo alle "Nomine".
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Siccome il Consiglio è convocato alle 14,30, verrà sospeso?



PRESIDENTE

Qualora il Consiglio sia già insediato, dovrà essere sospeso per il tempo occorrente allo svolgimento della Commissione Nomine, che non pu essere anticipata in quanto non vi è il lasso di ventiquattr'ore a partire da adesso.


Argomento: Zootecnia - Veterinaria

Dibattito sul problema dell'encefalopatia spongiforme bovina - Esame ordini del giorno n. 96, n. 150, n. 155 e n. 156 (connesse interrogazioni ed interpellanze n. 134, n. 267, n. 295, n. 299, n. 335, n. 378, n. 381 e n. 388)


PRESIDENTE

Come concordato, passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g.
relativamente al problema della "mucca pazza".
Al dibattito sono connessi quattro ordini del giorno ed alcune interrogazioni ed interpellanze.
Darei ora lettura di tutti i documenti che si intendono trattare contestualmente. Naturalmente durante il dibattito ogni presentatore potrà esporre meglio gli elementi del proprio documento: interrogazione n. 134 dei Consiglieri Brigandì, Dutto, Cota e Rossi Oreste inerente a: "Controlli e certificazioni della carne bovina piemontese" interrogazione n. 267 del Consigliere Toselli inerente a: "Smaltimento carcasse animali - Nuove disposizioni europee in materia" interrogazione n. 295 del Consigliere Toselli inerente a: "Incenerimento carcasse animali - Nuove disposizioni europee in materia" interrogazione n. 299 dei Consiglieri Riba, Muliere e Tapparo inerente a: "Smaltimento carcasse animali" interrogazione n. 335 del Consigliere Costa Enrico inerente a: "Smaltimento carcasse animali" interrogazione n. 378 del Consigliere Caracciolo inerente a: "Provvedimenti da adottare per sostenere le aziende zootecniche piemontesi in difficoltà a causa del morbo della 'mucca pazza'" interrogazione n. 381 del Consigliere Giordano inerente a: "Stato di attuazione della L.R. n. 35/88 'Istituzione del certificato di garanzia di produzione carni bovine' e provvedimenti che si intendono adottare a tutela dei consumatori" interpellanza n. 388 dei Consiglieri Moriconi e Chiezzi inerente a: "Istituto Zooprofilattico di Torino e misure per lo smaltimento delle carcasse e delle parti animali a rischio di encefalopatia spongiforme bovina - BSE" ordine del giorno n. 96 dei Consiglieri Costa Enrico, Marengo, Pedrale Gallarini e Bolla inerente a: "Incenerimento carcasse animali - Nuove disposizioni europee in materia" ordine del giorno n. 150 dei Consiglieri Bolla, Cattaneo, Toselli Tomatis, Ferrero, Gallarini, Manolino e Pozzo inerente a: "Inoltro sollecito al Governo nazionale per l'adozione di misure unilaterali contro l'importazione di prodotti zootecnici a rischio del morbo 'mucca pazza'" ordine del giorno n. 155 dei Consiglieri Brigandì, Dutto, Cota e Rossi Oreste inerente a: "Morbo 'mucca pazza'" ordine del giorno n. 156 dei Consiglieri Riba, Muliere, Ronzani, Suino Placido, Manica, Giordano, Caracciolo, Tomatis e Di Benedetto inerente a "Adozione di misure di sostegno agli allevatori piemontesi penalizzati dalla diffusione dell'encefalite spongiforme bovina" Ha ora la parola l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Sono dell'avviso di esporvi una nota che può essere utile per l'ulteriore discussione sul tema "Encefalopatia spongiforme bovina". Nella relazione di martedì scorso ho illustrato i controlli effettuati nella nostra Regione che, oltre all'applicazione delle norme nazionali, hanno compreso altre azioni straordinarie di vigilanza e controllo, come il recente progetto pilota con l'applicazione dei test rapidi.
Queste misure sono quelle realizzate dai Servizi Veterinari ASL su indicazione diretta della Regione. I rapporti internazionali invece sono competenza del Ministero della Sanità e i controlli sulla regolarità delle importazioni di mangimi, di bovini e di carni sono effettuati su indicazione dell'Ufficio Veterinario per gli adempimenti comunitari (UVAC).
Tutte le introduzioni da Paesi a rischio sono sottoposte a controllo per evitare che entrino nel Paese prodotti soggetti a divieto. Misure restrittive sono state imposte nel corso degli anni, per le importazioni da Regno Unito, Portogallo e Svizzera.
Altri controlli. Oltre ai controlli su materiale cerebrale con test rapidi o con metodi immuno-isto-chimici classici sono stati effettuati controlli analitici su farine di carne con il metodo istologico ed è in corso di sperimentazione un nuovo metodo basato sull'impiego della PCR (reazione a catena della polimerasi). A questi controlli, eseguiti per la ricerca di tracce di farine di carne bovina in mangimi destinati ai bovini si aggiungono i prelievi e le analisi eseguite negli impianti di produzione delle farine di carne rivolti a testare l'efficacia del trattamento termico a pressione e la corretta conservazione delle farine di carne.
La prevenzione della BSE avviene quindi con interventi a vari livelli e per i diversi fattori di rischio conosciuti. La catena dell'eventuale contagio viene interrotta in più punti, con azioni che concorrono ad elevare la sicurezza per i consumatori.
1. La Comunità Europea o i singoli Stati limitano le importazioni dai Paesi a rischio 2. dal 1994 è vietato in Italia somministrare ai bovini mangimi a base di farine di carne 3. dal 1997, in ogni caso, tutte le farine di carne ad uso zootecnico sono trattate con procedimenti e temperature di sicurezza 4. dall'1 ottobre di quest'anno, gli organi a rischio specifico per la trasmissione della BSE (cioè l'encefalo, il midollo, l'ileo e le tonsille) vengono asportati e distrutti, in tutti i bovini sopra i 12 mesi, misura che dal 1997 era già in vigore per i bovini importati dalla Francia. E' chiaro che i divieti devono essere fatti rispettare e che l'efficacia delle misure deve essere sempre verificata. L'elusione dei divieti e le frodi riferite soprattutto ai primi periodi in cui i divieti erano scattati, sono alla base dei casi francesi (questo è quanto si pensa da parte nostra).
Per chiarezza voglio illustrare meglio qual è la situazione francese.
Intanto, è un allarme che non nasce oggi. Infatti in Francia la BSE è stata diagnosticata molte volte nel corso degli anni, a partire dal 1991, e i riscontri si erano intensificati dal 1996, tanto che nel 1998 si erano già scoperti quasi 50 casi. Nel solo 1999 venivano alla luce altri 30 focolai che sono saliti a 60 nel 2000, quando si sono aggiunti anche 39 casi svelati ricorrendo all'uso intensivo dei test rapidi. Era quindi una situazione che covava sotto la cenere e che ha costretto la Francia ad indagare a fondo.
La malattia si è manifestata sempre in bovini sopra i quattro anni di età, con una media di quasi sette anni, quindi in vacche che dovevano essersi infettate nella prima metà degli anni '90, quando presumibilmente erano state introdotte, di contrabbando, in Francia farine di carne inglesi.
Devo ribadire, per i colleghi e per la stampa presente in aula, che in realtà vi sono stati in Italia solo due casi di BSE, tutti e due registrati in Sicilia e in animali che provenivano dal Regno Unito. Neppure c'è stata ad oggi alcuna positività con il test rapido o ultimo e siamo arrivati ad oggi, dopo quasi sette giorni (martedì scorso erano 241) a 305. Quindi, su 305 esami eseguiti, fortunatamente non c'è stata ancora alcuna positività.
I bovini francesi da ingrasso arrivano in Piemonte perlopiù come "broutard", cioè come giovani vitelli tenuti al pascolo in Francia, senza che siano somministrati mangimi. In ogni caso, poiché la Regione Piemonte sapeva da tempo che la Francia era un vicino ad alto rischio, abbiamo censito tutti gli allevamenti con capi francesi e siamo risaliti ai capi adulti, suscettibili di sviluppare la malattia che, all'ultimo conteggio risultavano 4.700 e sono stati tenuti sotto sorveglianza clinica.
Le ricerche sulle modalità di trasmissione della malattia all'interno della stessa specie e tra specie diverse proseguono a ritmo serrato e le nuove acquisizioni scientifiche consentendo di rimodellare le strategie di controllo rendendole più aderenti alla realtà di campo. Organi di stampa e magistratura utilizzano invece le nuove scoperte scientifiche per lanciare allarmi generalizzati, senza valutare minimamente la relazione tra le nuove scoperte e l'effettiva esposizione al rischio. In altri termini l'informazione scientifica corretta può richiamare la necessità di perfezionare i sistemi di controllo (allarme), mentre l'uso distorto dell'informazione scientifica genera allarmismo, ovvero reazioni disordinate, ingiustificate e prive di efficacia, che purtroppo hanno portato ad oggi ad una finalizzazione notevole della zootecnia; pensate che è quantificata a più di 3 miliardi al giorno la perdita degli allevatori in questo periodo.
Purtroppo, le campagne allarmistiche non lasciano spazio all'informazione corretta: chi prende le distanze dai toni e dal contenuto della campagna, spesso è sospettato di complicità o è considerato incompetente. Il desiderio di apparire prevale spesso sulla qualità dell'informazione, o troppo ed inutilmente rassicurante o eccessivamente e pericolosamente allarmistica.
L'allarmismo attuale è alimentato dall'informazione quotidiana che ogni giorno deve rilanciare a livello più alto la notizia precedente. E' un perverso meccanismo che non è facile frenare, che fa uso anche di informazioni imprecise o gonfiate e fa leva su emotività e paure. La "vacca pazza" è un affare serio e devono farsi strada risposte serie che facciano dire un domani all'Italia, con sicurezza, che è un problema che non riguarda i nostri cittadini.
Per questo è necessario alzare il livello dei controlli, aumentare la sorveglianza. L'Assessorato proporrà, a breve, una deliberazione di Giunta per rafforzare le attività del Centro di referenza nazionale in favore del Piemonte e per potenziare i Servizi veterinari della Regione e delle AA.SS.LL., in particolare l'area di igiene degli allevamenti che deve controllare l'alimentazione degli animali e i nuclei di vigilanza veterinaria inter area.
Sicurezza alimentare per noi significa anche alimenti non contaminati per gli animali che producono ciò che mangiamo.
Per la BSE abbiamo già fatto molto quest'anno ed aspettiamo gli ultimi risultati dei piani di controllo.
Entro dicembre avremo i dati completi della sorveglianza: su 500 campioni di encefalo di bovini ne sono stati esaminati circa 305 con i test rapidi avviati quest'estate e finora gli esiti sono negativi.
Si concludono anche i test sui mangimi: finora 112 campioni negativi uno solo positivo, ma per dicembre i prelievi saranno più di 200.
Un'iniziativa utile a ridare attendibilità ed autorevolezza all'informazione tecnica in occasione di emergenze sanitarie potrebbe essere quella di attivare sul sito "web" della Regione Piemonte una pagina per i consumatori destinata ad accogliere esclusivamente informazioni tecniche e comunicati stampa in occasione di emergenze sanitarie quali intossicazioni alimentari, rischi legati alla presenza di residui pericolosi in alimenti (ad esempio, diossina e PCB), stati di allerta attivati dal Ministero della Sanità, dall'Unione Europea e da Paesi terzi.
Sulla specifica questione "mucca pazza" possiamo esibire: il primo piano di sorveglianza regionale della BSE d'Italia (1998) il primo progetto di ricerca della BSE con l'applicazione del test rapido i risultati dell'attività di controllo dei Servizi veterinari degli ultimi dieci anni (relazioni annuali di attività) l'unica legge regionale d'Italia che promuove la certificazione di garanzia di produzione delle carni bovine (L.R. n. 35/88) l'unico programma regionale italiano di formazione ed aggiornamento dei veterinari ispettori dei macelli e l'unico programma regionale di reispezione di tutti gli impianti industriali di macellazione operanti sul territorio (entrambi già attuati nel 2000) indicazioni operative puntuali sia nell'area di sanità animale sia nell'area dell'ispezione degli alimenti.
l'anagrafe zootecnica più completa ed aggiornata d'Italia.
Questo ci dicono a livello ministeriale di cui abbiamo attestati dalle altre Regioni.
Non possiamo invece esibire molto per quanto riguarda l'allarme nazionale. Il coordinamento ministeriale dei Servizi veterinari regionali appare molto teorico se si considerano le profonde differenze regionali nell'organizzazione delle attività di controllo e nei risultati conseguiti.
Chiaramente, a livello regionale, non si può risolvere tutto. Sono d'accordo con il Ministro Veronesi quando parla di maggiori controlli a livello nazionale, ma vorrei vedere più concretezza, finanziamenti precisi e sicuri per queste azioni.
Abbiamo costruito la banca dati informatizzata dei bovini, l'unico strumento che consente di conoscere l'origine dei bovini, tutta con risorse regionali: vorremmo adesso un aiuto ed un segnale deciso verso l'etichettatura delle carni.
Un segnale preciso deve anche venire dai produttori. Ci accorderemo con l'Assessore all'agricoltura per redigere un progetto non solo per modificare la legge sulle carni certificate perché fornisca garanzie anche per questo problema, ma anche per intraprendere azioni indirizzate alla valorizzazione delle produzioni ottenute con l'alimentazione tradizionale non a rischio. Il recente regolamento sulle produzioni biologiche emanato a livello nazionale a questo riguardo non soddisfa le esigenze di sicurezza ed occorrerà riparlarne.
L'affermazione che in Piemonte operi una sola ditta che smaltisce le carcasse è falsa per due motivi: perché in Piemonte sono state autorizzate quattro aziende che producono farine di carne e grassi ad uso zootecnico partendo da rifiuti animali ad alto rischio perché in Piemonte non vi sono ditte di smaltimento di carcasse animali.
Occorre precisare che le ditte che producono farine di carne e grassi sono autorizzate a raccogliere carcasse suine, avicole, equine e bovine di età inferiore ai 12 mesi, mentre le ditte che smaltiscono le carcasse possono ritirare qualsiasi rifiuto animale ad alto rischio, compresi quelli in vincolo sanitario, per incenerirli direttamente o per pre-trattarli (colatura grassi e produzione ciccioli) e, quindi, utilizzarli come combustibili in impianti di coincenerimento (fornaci, cementifici, centrali termoelettriche).
In Italia operano attualmente quattro impianti di smaltimento delle carcasse autorizzati: uno in Emilia, due in Lombardia ed uno in Friuli. La potenzialità di smaltimento di questi impianti è circa il doppio dell'attività che svolgono per tutto il Paese.
Il costo di smaltimento di una carcassa di bovino adulto si aggira sulle 250.000 lire più il trasporto in Emilia o in Lombardia (altre 200.000 lire a capo circa).
Il costo di raccolta e trattamento in impianti che producono farine di carne per l'alimentazione animale si aggira intorno alle 250.000 lire a capo tutto compreso.
Le tariffe sono stabilite dalle imprese private in rapporto all'andamento del prezzo del combustibile e delle quotazioni delle farine e dei grassi ad uso zootecnico.
Per quanto compete all'Assessorato alla sanità è previsto il potenziamento della sardigna pubblica di Torino entro la primavera del 2001 e l'adeguamento delle attrezzature assegnate ai Presidi Multizonali di Profilassi e Polizia Veterinaria. Con l'emanazione dell'ordinanza interministeriale che assoggetta la raccolta, il deposito, il trattamento ed il coincenerimento dei materiali specifici a rischio BSE alla normativa ambientale, l'Assessorato all'ambiente, le Province e l'ARPA assumono specifica competenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti animali.
La Direzione Sanità Pubblica predispone ogni anno un programma di controllo ufficiale degli alimenti con indicazioni specifiche sulla quantità e qualità dei controlli minimi che ogni ASL deve svolgere nell'ambito del Piano. La programmazione delle attività di controllo nell'ambito delle AA.SS.LL. compete ai responsabili dei Dipartimenti di prevenzione, tenuto conto delle competenze dei Servizi e delle risorse ad essi assegnate.
I controlli nelle mense scolastiche sono svolti in prevalenza dai Servizi medici; per quanto riguarda le carni certificate ai sensi della L.R. n. 35/88 i controlli sono svolti anche dal personale veterinario nell'ambito di specifici programmi regionali di controllo.
Mi sembra doveroso dire che la decisione di eliminare la carne dalle mense scolastiche è stata quanto meno affrettata perché, come ho detto poc'anzi, il muscolo dell'animale non contiene la proteina degenerata. Un aspetto da sottolineare è che l'encefalopatia spongiforme bovina non equivale alla malattia di Jacob Creutzfeldt nell'uomo. Se queste precauzioni vanno adottate, è bene chiarire subito - come ho fatto martedì scorso - che "BSE" non è uguale a "malattia di Jacob Creutzfeldt".
Come dicevo, le attività di ristorazione sono sottoposte a verifiche ai sensi delle norme sanitarie che regolano l'attività di controllo ufficiale degli alimenti e che prevedono sanzioni amministrative o penali in caso di violazione della norma. Fatta salva la competenza degli Organi di controllo del SSN per il controllo dell'igiene e della sanità degli alimenti, le verifiche relative al rispetto dei capitolati di appalto competono invece all'Amministrazione appaltante così come l'applicazione di penali o l'eventuale rescissione del contratto.
La qualità degli alimenti somministrati nelle mense dipende pertanto dalle garanzie sanitarie di base previste dalle norme in vigore, ma la categoria degli animali da cui proviene la carne e la provenienza degli animali da macello o delle carni sono requisiti aggiuntivi stabiliti nel capitolato di appalto.
Mi avvio a concludere dicendo che con l'emanazione delle nuove disposizioni di legge (tre ordinanze + D.Lgs) è stato disposto: il divieto di introdurre dalla Francia carni bovine con l'osso il divieto di introdurre dalla Francia bovini di età superiore ai 18 mesi il divieto di alimentare gli erbivori con farine di carne o grassi animali il divieto di produrre farine di carne con rifiuti animali ad alto rischio (animali morti di tutte le specie ed organi sequestrati al macello) l'obbligo di testare al macello tutti i bovini francesi nazionalizzati se di età superiore ai 18 mesi. Questa disposizione è stata successivamente prorogata di 90 giorni.
Le nuove misure introdotte appaiono di difficile attuazione ed i nostri uffici stanno predisponendo le modalità applicative: la quasi totalità dei bovini francesi introdotti in Italia per l'ingrasso sono vitelli svezzati o "broutard" allevati al pascolo e di età inferiore all'anno, ma vengono macellati tra i 18 ed i 24 mesi. Il laboratorio di Torino dovrebbe così testare circa 250.000 bovini all'anno a scapito dei controlli su materiale a rischio che sta attualmente facendo anziché controllare il nostro patrimonio zootecnico chiedendo più garanzie ai francesi, noi lavoreremo per dimostrare che in Francia la BSE è sotto controllo in assenza di divieti comunitari le carni francesi potranno "triangolare" in altri Paesi dell'Unione Europea e giungere in Italia la prima riposta ai divieti sarà l'importazione di bovini e carni (francesi?) dalla Spagna, dalla Germania e dalla Danimarca. L'ipotetico effetto positivo per la zootecnica da carne nazionale paventato dal Ministro dell'Agricoltura, per realizzarsi, richiede interventi di politica agricola a medio-lungo termine, ma non ancora avviati i provvedimenti ridanno impulso all'allevamento di vitelli a carne bianca ed all'impiego di anabolizzanti faticosamente combattuto, ma non debellato l'eliminazione dei rifiuti animali ad alto rischio dal circuito delle farine di carne comporta la revisione completa del circuito e la riorganizzazione dei controlli, con un ulteriore aggravio dei costi di allevamento (anche i vitelli, i suini, i polli e gli animali morti di tutte le altre specie animali dovranno essere inceneriti!).
Concludo questa mia relazione dicendo che l'enfasi mediatica è stata assolutamente sproporzionata alla reale portata del rischio, creando una vera e propria psicosi emotiva. Purtroppo gli italiani stanno disertando le macellerie, e si calcola per il settore una perdita di 3 miliardi al giorno. L'informazione scientifica corretta può richiamare la necessità di perfezionare i sistemi di controllo (e questa è la necessaria cautela) mentre il suo uso distorto genera l'allarmismo che ha portato alla situazione attuale.
Per quanto attiene alla malattia, considerato che essa ha un periodo di incubazione notevolmente lungo, occorre che noi osserviamo la doverosa cautela. Sono sicuro che la Direzione Sanità Pubblica, presieduta dal dott.
Valpedra, saprà assolvere con professionalità ed accortezza a questo compito.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, devo comunicare che è pervenuta alla Presidenza del Consiglio la richiesta - che mi sembra condivisa - di sospendere il Consiglio intorno alle ore 17/17,30.
Se non ci sono obiezioni, considero questo, approssimativamente, come orario entro cui concludere i nostri lavori.
La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Mi atterrò all'invito del Presidente di essere sintetici...



PRESIDENTE

No, non ho fatto un simile invito...



BOLLA Emilio

E' sempre sottinteso! Al limite, se rimarrà tempo, ci sarà occasione di intervenire più avanti.
Assieme ad altri colleghi ho firmato l'ordine del giorno n. 150, per trattare l'argomento specifico in discussione.
Vorrei cominciare il mio intervento partendo dalle ultime affermazioni dell'Assessore D'Ambrosio che, con l'occasione, ringrazio per la dettagliata illustrazione della situazione attuale e per le iniziative che intende intraprendere nel merito del problema.
La grave crisi aperta dal problema BSE viene oggi trattata in modo approfondito, anche se forse con un po' di ritardo rispetto a quando è stata sollevata. Forse, comunque, è stato meglio così, perché con il trascorrere del tempo gli aspetti emotivi si affievoliscono e solo con il ragionamento si possono approfondire dettagliatamente le soluzioni da proporre. E' chiaro che questa onda emotiva ha procurato un allarmismo che come diceva l'Assessore, non è giustificato da elementi scientifici. Ci soprattutto, per quanto riguarda la nostra Regione, che si è mossa negli anni con capacità organizzativa, se non dedizione, per affrontare un problema che, comunque, non è nuovo in Europa: basti ricordare, negli ultimi anni, quanto accaduto in Gran Bretagna.
Credo che ci siano un paio di aspetti importanti da affrontare, poi indubbiamente, ve ne saranno altri.
Il più importante si riferisce alla salute pubblica. Non vorrei soffermarmi molto nel merito perché ritengo che quanto detto dall'Assessore D'Ambrosio vada nella direzione di tranquillizzare soprattutto i consumatori rispetto all'impegno dato negli anni ed ancora recentemente per non sottovalutare assolutamente il problema. Sotto questo punto di vista sono pienamente soddisfatto di quanto affermato dall'Assessore.
C'è un altro aspetto molto importante, sollevato soprattutto con l'ordine del giorno n. 150, ma sicuramente anche dagli altri, relativamente all'economia agricola e alle filiere della produzione, dell'allevamento e del consumo della carne bovina.
E' chiaro che l'allarmismo provocato dalla crisi della BSE ha fatto calare, direi in modo molto accentuato, il consumo di carne bovina. E' giusto quanto diceva l'Assessore: ogni giorno si calcolano danni per miliardi ed è chiaro che, sotto questo punto di vista, il danno si ripercuote su tutti gli operatori del settore.
In sede di III Commissione - molti colleghi erano presenti - abbiamo avuto modo di confrontarci con le organizzazioni professionali agricole e con gli operatori del settore. I dati emersi sono veramente preoccupanti tanto che la crisi della BSE può essere a ragione considerata un'ulteriore calamità per il comparto agricolo della nostra Regione. Quest'anno le imprese agricole hanno subìto un gravissimo danno nei vari settori a causa del susseguirsi delle calamità.
Chiaramente è una calamità che incide sull'economia del Piemonte.
Oltretutto i danni non sono facilmente quantificabili in quanto non sono ancora terminati e questa crisi ne produrrà di ulteriori.
L'Assessore citava un esempio classico di quanto non si dovrebbe fare se non si hanno delle certezze scientifiche: ad esempio, invitare ad eliminare la carne dalle mense scolastiche; non è questa la soluzione al problema.
Ritengo che si dovrebbe porre maggiore attenzione quando si adottano decisioni che aumentano ulteriormente la confusione e, quindi, è necessario avviare un processo di comunicazione idoneo a tranquillizzare il consumatore.
La riduzione dei consumi della carne non si è distribuita in modo omogeneo su tutto il territorio e questa potrebbe essere l'occasione per rilanciare le nostre produzioni, che sono di qualità e che nel tempo hanno avviato anche dei processi di qualificazione ben specifici.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo impegni specifici alla Giunta per quanto riguarda alcuni provvedimenti, in particolare a sostegno della filiera bovina e ovicaprina, tenendo anche conto della necessità di avviare un processo di idonee iniziative di comunicazione e promozione delle carni certificate, garantite e/o etichettate, proprio perché riteniamo che questo metodo sia il più consono e il più utile a far comprendere al consumatore che queste garanzie effettivamente esistono.
Inoltre, vorremmo porre alcune sollecitazioni, alcune sono in atto e per la verità, l'Assessore le ha chiarite. Alcuni provvedimenti importanti riguardano i controlli rapidi relativi alla BSE su tutti i capi macellati e riteniamo indispensabile, per esempio, l'entrata in vigore dell'etichettatura completa della carne, consentendo così al consumatore di conoscere l'origine del prodotto che arriva sulla tavola. Poi, chiaramente il divieto di utilizzazione delle farine animali nei mangimi, che peraltro è già in vigore in Italia, anche se, nel complesso, è un problema che riguarda tutta l'Unione Europea, perché non può soltanto essere affrontato in alcuni Stati membri.
E' chiaro che contemporaneamente andrebbero adottati alcuni provvedimenti importanti, ad esempio, per sostenere l'aumento della produzione comunitaria di proteine di origine vegetale. Al riguardo vorrei ricordare che è diminuito l'impegno dell'Unione Europea rispetto all'incentivazione e al sostegno di quelle coltivazioni vegetali che possono consentire la produzione di queste proteine di origine vegetale.
Vorrei esprimere solidarietà - ho anche avuto modo di farlo direttamente - al comparto degli allevatori piemontesi che in questi giorni hanno voluto dimostrare la bontà del loro lavoro negli anni. Noi dobbiamo cercare di sostenere questi sacrifici, proprio perché è un comparto che ha già avuto enormi problemi in passato; ricordo, ad esempio, il morbo della "mucca pazza" che si verificò alcuni anni fa in Gran Bretagna. Oggi, questo specifico comparto è soggetto ad un danno che non è ancora quantificabile.
Mi avvio alla conclusione.
Credo sia importante un ulteriore impegno da parte della Giunta per quanto riguarda questo specifico settore e che attraverso un documento che spero emerga, tant'è vero che ne sono stati presentati diversi nell'ambito del Consiglio regionale - ci sia una sollecitazione nei confronti del Governo nazionale affinché sia sostenuto quanto ribadito nell'ordine del giorno.
Vorrei terminare l'intervento ringraziando in specifico gli Assessori che si sono attivati in questo periodo, soprattutto le strutture degli Assessorati competenti, in particolare l'Assessorato regionale alla sanità l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta perché, oltre al lavoro che hanno svolto in tutti questi anni soprattutto in questo periodo sono stati oggetto di enormi pressioni. Il loro lavoro contribuisce indubbiamente ad andare nella direzione di tranquillizzare il consumatore e, nello stesso tempo, a limitare i danni di un settore che non ha bisogno di questa ulteriore calamità.
Vorrei solo aggiungere che c'era anche - non so se è stato citato - un ordine del giorno che riguardava il problema dello smaltimento delle carcasse, che non è assolutamente scollegato dal problema BSE. Mi fa piacere sentire dall'Assessore che ci sono già alcune prospettive importanti per addivenire alla soluzione di questo problema.
Ricordo che ci sono alcuni progetti di legge, presentati in Consiglio regionale, che vanno proprio ad affrontare in modo specifico questo problema, che non è di secondaria importanza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Devo dire che, ad un certo punto, mentre ascoltavo la relazione dell'Assessore D'Ambrosio ero incerto se parlava l'Assessore all'agricoltura o l'Assessore alla sanità, nel senso che ritengo che le due responsabilità sono divise.
L'Assessore alla sanità, secondo me, ha innanzitutto l'obiettivo di parlare di salute; invece ho sentito parlare molto più di termini commerciali.
Sappiamo bene che quando si parla di zootecnia si parla di un giro di affari che in Italia vale 25.000 miliardi e che riguarda un comparto molto importante per l'Italia e per il Piemonte.
Ritengo, però, che questa parte doveva essere approfondita dall'Assessore all'agricoltura; mentre, dall'Assessore alla sanità, al posto delle certezze che non sono così assiomatiche e certe, avrei piuttosto preferito sentire anche dei dubbi, perché su questa malattia più che altro abbiamo delle incertezze. Forse, in quest'aula, dimentichiamo che per un anno la Francia ha fatto una battaglia commerciale contro le carni inglesi dicendo che il loro bestiame era sano e che non aveva alcuna forma di malattia, mentre adesso è in piena "bagarre". Quindi, possiamo dire che in questa malattia l'unica certezza che abbiamo è l'incertezza e l'insicurezza.
Per quanto concerne questa malattia forse dimentichiamo o facciamo finta di dimenticare che fin dal 1995 importanti professori dicevano, in convegni pubblici, che mai questa malattia sarebbe passata dai bovini all'uomo, ma, dopo sei mesi, sono stati smentiti clamorosamente. Tutti sappiamo queste cose e questa situazione la stiamo vivendo sulla nostra pelle. Certamente, è importante parlare di disinformazione, ma questa c'è da più parti: parlare di disinformazione per convincere i cittadini che tutto va bene a noi non sembra una strada corretta.
Un conto è dire sosteniamo il comparto, altro è dire non facciamo avere delle perdite a chi produce e lavora, ma altro ancora è dire che va tutto bene "madama la marchesa". Non è il caso di dire che tutto va bene "madama la marchesa".
Chi sostiene che tutto è tranquillo non spiega che cosa succede, perch nessuno è riuscito a spiegare cosa succede con l'arrivo di una persona infettante. Ci sono più correnti di pensiero. Alcuni importanti scienziati si chiedono come mai una proteina possa passare indenne dalla barriera gastrica; tra l'altro, è l'unico caso in cui succede questo. Ma va tutto bene, purché non si dia fastidio al mitico mercato.
Non si dice cosa succede nel campo dell'incubazione. Fra tutte le malattie conosciute abbiamo la categoria dei sieropositivi, ma in questa nuova malattia i sieropositivi non vengono considerati, altrimenti sarebbe un problema. Se questa malattia è così tranquilla e non c'è alcun pericolo per l'uomo, perché non viene prelevato il sangue nelle persone che hanno soggiornato per più di sei mesi, in quel famoso periodo di tempo, in Inghilterra? Nella relazione dell'Assessore alla sanità tutte queste domande non hanno avuto risposta. L'Assessore alla sanità per infondere sicurezza non si è ricordato che in Italia, a partire dal 1995, i morti per la malattia di Creutzfeldt-Jacob sono raddoppiati? Tutte queste considerazioni non sono state presentate nella relazione, però si è parlato di disinformazione.
Devo dire che anche nella relazione dell'Assessore c'è stata disinformazione, perché è stato presentato un quadro troppo ottimistico ed edulcorato.
Per quanto riguarda la situazione italiana si è detto che sono stati esaminati 3.005 campioni. Sapete quanti campioni saranno esaminati in Francia per aver trovato dei casi positivi? Sapete quanti campioni sono stati esaminati in Svizzera prima di trovare dei casi positivi? La Svizzera ha esaminato 7.138 campioni e ha trovato due casi positivi. La Francia farà 48.000 campioni. In Italia, invece, si parla di 3.005 campioni. In base a minime leggi di statistica, se avessimo trovato un solo campione positivo su 3.005 campioni avremmo avuto un'incidenza epidemiologica della malattia a livelli altissimi rispetto a tutti gli altri Paesi; neanche l'Inghilterra su 3.005 campioni ne avrebbe avuto uno positivo. Sapete o non sapete queste cose! E' inutile parlare di cifre: bisogna ragionare su queste cifre! In Francia riscontrando due campioni su 7.138, sulla base di questa stessa positività del 2 per mille, significherebbe avere 1.200 bovini a rischio, che sarebbero comunque stati consumati da tutti i cittadini europei. Questi sono i dati! Non pensiamo che in Italia vada tutto bene perché, a volte, siamo troppo presi a guardare il dito che indica la luna.
Non guardiamo, ad esempio, quello che dice la Comunità Europea dell'Italia. La Comunità europea il 15 ottobre 1999 ha detto che, in Italia, si erano effettuati solo 35 campioni di analisi sui cervelli bovini. La Comunità Europea inoltre sottolineava che sempre nel 1999 su cinque morti (persone umane) in Piemonte è stata fatta una sola un'autopsia.
Questi sono i dati, Assessore! Sono i dati ufficiali che arrivano dalla Comunità Europea. Certo che siamo tranquilli e abbiamo paura della disinformazione, ma dove sono i dati della disinformazione? Nel non conoscere i dati europei o nell'ignorarli? All'inizio di quest'anno la Commissione Europea, venuta in Italia, ha notato che anche nella nostra regione c'erano parecchi problemi di contaminazioni crociate nella produzione del mangime, perché i mangimifici nel passare da una produzione in cui si poteva usare la farina di carne ad una in cui non la si poteva usare, non seguivano tutte le pratiche prescritte e, quindi, si rischiavano delle contaminazioni crociate. Questa è la situazione! Noi da sempre, come Gruppo dei Verdi, sosteniamo che è ora di guardare globalmente ai sistemi di allevamento, perché questi non possono che sfociare nel ripetersi di queste evenienze: forse dimentichiamo che ormai anno dopo anno, quasi mese dopo mese, si susseguono gli scandali legati all'alimentazione e i problemi relativi agli allevamenti industrializzati.
Secondo me, sarebbe ora di aprire gli occhi su questo problema.
Per quanto riguarda poi il problema della riduzione dei consumi guardate che è tutto collegato, perché se noi in questo momento con le importazioni dalla Francia bloccate (la Francia, dobbiamo ricordarlo, è il Paese che fornisce metà delle carni che mangiamo) continuassimo ad avere gli stessi consumi di carne che avevamo in precedenza, la carne schizzerebbe a prezzi tali che sarebbe inacquistabile, per le ovvie leggi di mercato. Voglio dire: non è con questo che non bisogna assumere delle misure e dei provvedimenti, però la situazione che si determina è molto collegata e crea un circolo che non sempre va interpretato in maniera univoca.
Oltre a chiedere le misure che da alcune parti sono state rilanciate devo dire che noi come Gruppo abbiamo presentato all'inizio della legislatura una proposta di legge per la tutela della razza piemontese. La razza piemontese è stata ammessa da tutti come una razza che sarebbe praticamente indenne dalla malattia; ebbene, chi ipotizza di collegare la razza piemontese ai contributi comunitari sa di dire una cosa che non è possibile, perché i contributi comunitari per le razze in via di estinzione richiedono una presenza inferiore a 5.000 capi; la razza piemontese in questo momento ammonta a 200.000 capi. C'è però un dato che vogliamo ricordare: la razza piemontese è scesa nel giro di una decina d'anni da circa 700.000 a 200.000 capi. Quindi, di fronte a tante affermazioni di volere difendere e tutelare una razza tipica del patrimonio della nostra Regione, questa Giunta non è mai stata in grado di proporre nulla di pratico e di concreto. Come sempre è molto facile fare delle affermazioni e trovare dei capri espiatori e dei colpevoli negli uffici o nel Parlamento di Roma, senza guardare cosa succede qui. Qui in Piemonte di fronte ad un impegno, ad una volontà a parole di difendere la razza piemontese, in questi dieci anni la razza piemontese ha visto più che dimezzata la sua presenza sul territorio nazionale! Questo in seguito all'impegno che ha assunto questa Giunta! Noi, modestamente, all'inizio di questa legislatura abbiamo presentato una proposta di legge proprio per la tutela della razza piemontese.
Ancora una considerazione. Vorrei ricordare come nel corso della discussione sulla sanità, a proposito dell'attribuzione dei 2.000 miliardi di cui abbiamo parlato, io avevo richiamato la necessità di investire parte di questi soldi, almeno, anche nella prevenzione. Investire nella prevenzione significava, secondo noi, prevedere non solo dei fondi per le strutture dell'Istituto Zooprofilattico, che è un centro di riferimento nazionale per questa malattia, ma anche dei fondi per i forni adibiti alla distruzione delle carcasse, perché la distruzione delle carcasse degli animali a rischio è un'azione di prevenzione.
Allora, noi abbiamo chiesto queste cose e non ci è stata data alcuna risposta! Siamo stati facili profeti perché nel giro di neanche un mese ci troviamo il problema scottante da affrontare.
Io dico che sono totalmente in contrasto con quanto presentato dall'Assessore D'Ambrosio, soprattutto mi dispiace che, di fronte ad un caso sanitario, si sposti immediatamente il discorso sul piano economico e zootecnico. Noi vogliamo parlare di BSE dal punto di vista sanitario con l'Assessore alla sanità e dal punto di vista economico con l'Assessore all'agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Signor Presidente, mi trovo d'accordo con gli interventi dei colleghi Bolla e Moriconi, che hanno affrontato aspetti diversi, ma entrambi sicuramente molto inerenti l'argomento. Forse sarebbe stato meglio - prendo spunto dall'ultima riflessione del collega Moriconi - che ci fosse stata una relazione di tipo sanitario da parte dell'Assessore alla sanità ed una relazione di tipo zootecnico da parte dell'Assessore all'agricoltura, che spero l'Assessore Scanderebech vorrà svolgere dopo, perché la materia ha indubbiamente una grossa appartenenza al settore.
Colleghi, è vero, non abbiamo mai avuto casi di "mucca pazza" in Piemonte e neanche in Italia, quindi siamo sicuramente in presenza di un grande allarme che peraltro è legittimo anche in Italia, perché la situazione italiana è in qualche modo profondamente qualificata dal fatto che l'Italia comunque importa il 40% del suo fabbisogno di carni bovine e che la Francia ha 20 milioni di capi bovini contro gli 8 milioni dell'Italia, per cui esporta quanto meno il 50% della sua produzione all'estero. Questa è l'Europa! C'è un problema di globalizzazione; c'è un problema di struttura produttiva europea perché la carne zootecnica viene dai luoghi dove ci sono più pianure irrigate e c'è il fatto che comunque la globalizzazione all'interno dell'Europa ha portato a questo tipo di gravissima situazione.
Tra l'altro, colleghi, su questo punto credo che condividiamo tutti il fatto che se noi riduciamo - è quello che diceva Moriconi poc'anzi drasticamente il consumo di carni in una situazione invariata, riduciamo solo il consumo delle carni piemontesi che sono le più pregiate, e perci le più care, senza ridurre il consumo delle altre che sono prodotto di massa! Per cui stiamo assistendo ad un disastro della zootecnia regionale in funzione di una situazione internazionale che dipende solo fino ad un certo punto da noi, ma che noi dobbiamo affrontare per quella che è, perch dei 3 miliardi al giorno di danni nazionali, ci sono sicuramente 3 miliardi ogni dieci giorni di danni per il patrimonio zootecnico regionale! Allora, in una situazione di globalizzazione quello che ha inciso di più a monte è stata la "deregulation". Non vorrei adombrare colleghi che hanno un'idea della "deregulation" praticata dalla Thatcher più positiva o meno negativa di altre (la nostra la conoscete), ma la linea che praticò la Thatcher a suo tempo in Inghilterra fu quella di eliminare i controlli eliminare la spesa pubblica! E l'Inghilterra lavora ancora adesso, per la coda di questa situazione, con circa un decimo dei veterinari che ha l'Italia! Non voglio citare numeri (li cercherete se vi interessa), ma il Piemonte da solo ha più veterinari pubblici addetti al controllo delle carni che tutta l'Inghilterra! Non è la globalizzazione ad essere insostenibile, è un determinato modo di intendere la funzione pubblica che deve essere aumentata nel momento in cui lì nascono problemi che possono interferire con la salute di tutto il mondo! Questa è la verità.
Naturalmente con la globalizzazione c'è la concentrazione della concorrenza, per cui noi adesso abbiamo, avendola consentita l'utilizzazione di queste famose farine animali! Non capisco perché si debbano utilizzare le farine animali per alimentare le mucche facendo diventare carnivori degli animali che per tradizione non lo sono mai stati e non lo potranno mai essere! Questo ha semplicemente lo scopo di raggiungere il titolo di proteine necessarie in un mangime che, fatto con farine animali di scarto, praticamente non costa niente! Costa un decimo del foraggio! Sapete qual è la carne che oggi sarebbe competitivissima con la nostra? Fuori da un'aula responsabile non lo diciamo nemmeno: la carne brasiliana e argentina è assolutamente sana! Tutti gli animali sono allevati nelle praterie; i macelli sembrano delle sale operatorie - lo dicono coloro che li hanno visti - perché sanno che si giocano tutta la loro capacità di stare nella globalizzazione! Il prezzo di produzione di un animale in Argentina, un bel vitello grasso, il famoso "ternero" (quando andiamo con le delegazioni, dovremmo almeno ricordarlo), vale 250.000 lire per un animale che qui in Italia vale 4 milioni! Mettete insieme un po' di queste cose e la seconda ondata della globalizzazione sarà "via le carni europee, procediamo con quelle sudamericane"! Non è che non sia giusto, è soltanto che smontiamo i residui di un'economia garantita, sana, che qui in Piemonte, in qualche maniera, abbiamo cercato di tirare su nel tempo.
Quindi, gli squilibri produttivi, la Francia che produce per mezza Europa la concorrenza sui prezzi, l'uso di prodotti di basso costo e l'eliminazione dei controlli... Anche la Francia fa i controlli: sapete come li fa? Voi avete imposto, giustamente, ai veterinari di scegliere se fare i veterinari pubblici - come il Consigliere Moriconi - o i veterinari privati, ma gli uni sono i controllori degli altri. Invece loro hanno "appaltato" ai veterinari privati il controllo pubblico; naturalmente risparmiando qualche lira sulla spesa e mettendo la situazione dei controlli in una condizione del tutto ridicola, perché il veterinario privato può anche essere onesto, ma non è costretto a correre tutto il giorno per fare il suo mestiere, come fa un veterinario pubblico.
In questa situazione è nato questo tipo di realtà che oggi - inutile nasconderlo - sta creando una situazione di gravissima ipoteca. E' pur vero che il nostro sistema veterinario, in Piemonte nel tempo - cito il più volte citato nominativamente, Valpreda, non sarà scandaloso che lo citi anch'io - ha creato parecchie ambasce agli allevatori, quando ha imposto loro, anche al di là degli ordini politici che riceveva, ma come sua sensibilità, per una sua etica professionale, i controlli in maniera inflessibile, facendo macellare centinaia e migliaia di capi che erano a potenziale rischio di infezione, non per la BSE, che non esisteva, ma per la brucellosi e la tubercolosi. Oggi, però, siamo una Regione che è ufficialmente indenne dalla brucellosi; ha qualche residuo di tubercolosi comunque meno di tutte le altre Regioni italiane.
Questo è costato miliardi alle aziende agricole piemontesi, e sapete cosa ne abbiamo avuto come conseguenza? Che noi - noi Consiglio regionale più di altri - non siamo stati capaci, a partire dalle altre legislature tutti, me compreso - di valorizzare la carne come un prodotto ad alta definizione, che garantiva la gente, garantiva i produttori e abbiamo sopportato soltanto i costi.
La verità è che, negli ultimi dieci anni, a fronte del fatto che abbiamo il bestiame più sano dell'Italia, e sicuramente di conseguenza il più sano d'Europa, il nostro patrimonio bovino è passato da 800.000 a 700.000 mila capi e abbiamo chiuso altri 8.000 allevamenti.
Assessore Scanderebech, è lì il problema! Tu hai cominciato adesso, non voglio certo darti delle responsabilità che sono più mie che tue, se vogliamo guardare la storia di quelli che in questi anni non sono riusciti a farsi ascoltare; ma proprio per questo non mi assolverei da una seduta che ritualmente esaminasse il problema e non rilevasse che, a fronte del fatto che noi, in questi anni, abbiamo imposto un regime sanitario che ha dato l'alta definizione alla nostra zootecnia, la Francia ha aumentato ulteriormente il suo patrimonio, perché esporta verso l'Italia, mentre noi ripeto - siamo scesi da 800.000 a 700.000 capi di bestiame.
Se governiamo così, è meglio non progredire, perché ci mettiamo in coda con le situazioni peggiori e vivacchiamo nelle retrovie, anziché nell'alta definizione. E' questo il problema.
Io chiedo che il Consiglio abbia questa sensibilità. Assessore, la questione oggi si pone, ma domani dovrà essere rivisitata sulla base di qualche ulteriore risultato.
Nel 1978, in Piemonte, si scoprì il vino al metanolo. Quella era la conseguenza di prezzi bassi, competizione, nessun controllo sanitario, per cui si vendeva a quantità, si faceva concorrenza alle produzioni più povere, non puntando su quello che la civiltà produttiva più avanzata è in grado di mettere a disposizione dei consumatori su scala mondiale.
Tuttavia, da quel momento è partito un recupero che ci ha portato non solo a dimenticare il metanolo, ma ad essere oggi la Regione che ha sorpassato il Chianti, che si è affiancata alla Borgogna, che si è affiancata alle grandi regioni europee. E' partita la promozione di prodotti certificati: non più la damigiana, non più la mezzena che arriva da dove arriva, ma un prodotto certificato dall'inizio alla fine. Ogni produttore è diventato un nome noto nel mondo, come lo sono i produttori di tutti i settori: non uno che produce per gli ammassi e, in quindici anni, abbiamo fatto un percorso di tutto rispetto.
Oggi abbiamo bisogno di qualcosa di questo genere. In questi anni si è parlato della certificazione. Voi sapete che il Piemonte è l'unica Regione ad avere l'anagrafe bovina a posto, per cui ogni vitello che nasce è iscritto e certificato, puoi accompagnarlo fino al consumo con un certificato di origine? Lo abbiamo soltanto noi; però non siamo stati in grado di farlo valere come un elemento prezioso. Perché? Perché la concorrenza... Ma non voglio ... Possiamo però dire serenamente che la metà delle macellerie delle grandi città piemontesi vendono bestiame, prodotti di importazione. Cosa del tutto legittima, ma vai a spiegare loro che vogliamo il certificato di origine! Poi tu ci scriverai sopra: prodotto danese; prodotto francese, prodotto piemontese. Di conseguenza, cambiano i prezzi, cambiano i regimi commerciali, cambia la struttura della distribuzione, cambiano parecchie cose.
Faccio un esempio. Quando la COOP ha deciso di utilizzare carne piemontese, facendolo inizialmente come esperimento con un capo alla settimana, non riusciva più a fornirla a tutti quelli che gliela richiedevano, pure a prezzo più alto. Facendo l'esperimento di proporre la qualità, tu vendi la carne di basso prezzo purché sana, ma vendi anche quella ad alta definizione; vendendo il modesto vino, purché sano, vendi anche il Barolo e quello che costa di più.
Questo è un problema che nel mondo della grande organizzazione produttiva del Piemonte è stato affrontato da tutti, dall'agricoltura, per quanto riguarda la parte produttiva; per quanto riguarda la parte delle certificazioni non siamo ancora stati in grado di mettere a disposizione un sistema di promozione che consenta... Oggi è nato lo "Slow Food", sono nate le grandi sensibilità, abbiamo un patrimonio di professionalità importante per cui non c'è che da prendere quello che abbiamo, fare come abbiamo fatto con il vino al metanolo a suo tempo, valorizzare la grande qualità, fare in modo che si sappia che questo prodotto è accompagnabile da un certificato di origine e, naturalmente, garantirgli quella forma di educazione dei consumatori, di cui fra l'altro hanno bisogno a loro garanzia; ciò affinch questo nostro grande patrimonio di lavoro, di ricerca, di esperienza fatto in tanti anni possa avere oggi una sua opportunità di tipo commerciale.
Questo è quanto.
Aggiungo che, dato che parliamo di un settore che non è la fine del mondo, ma che comunque occupa - parlo dell'agricoltura - 150.000 lavoratori, che comunque apporta 5.000 miliardi di contributo al prodotto interno regionale, che riguarda la sanità dei territori, che riguarda in qualche maniera il governo complessivo delle aree più disparate del Piemonte (da quelle zootecniche a quelle risicole) abbiamo bisogno - dato che non ci saranno molte occasioni per tornarci sopra - che questa occasione ci fornisca un'irreversibile opportunità di scelta di qualcosa in più per valorizzare le opportunità che abbiamo.
Colleghi, ho visto gli ordini del giorno; mi sembrano calibrati in funzione delle esigenze, non propagandistici (adesso vedremo come si possono votare); mi sembra che ci sia stata, a monte della riunione di oggi, una buona riflessione; mi auguro che questa riflessione produca, in qualche maniera, una svolta nel nostro collettivo atteggiamento verso l'agricoltura di qualità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, grazie anche all'Assessore per la sua relazione e ai colleghi intervenuti, alcuni di essi, come i Consiglieri Moriconi e Riba, con delle vere e proprie controrelazioni o relazioni aggiuntive.
Rimane il fatto che da questa giornata penso che non usciremo con una situazione meno drammatica o meno drammatizzabile, perché l'allarme o l'allarmismo - come l'ha chiamato l'Assessore - deriva da un semplice fatto: dall'insicurezza, Assessore, che i cittadini piemontesi hanno di fronte ad un acquisto di carne rossa nelle macellerie.
In una situazione di questo genere per far rientrare questa paura bisognerebbe alzarsi, come Assessore alla sanità, e dire quello che lei non ha detto: "Cittadini piemontesi, dichiaro, come Assessore alla sanità, che da domani mattina potete tranquillamente rivolgervi nelle vostre macellerie e comprare con fiducia la carne bovina ivi esposta. Lo garantisco a voi e ai vostri figli". Sarebbe un'assunzione chiara ed esplicita di responsabilità. Nel giro di pochi giorni, di fronte al Responsabile della sanità piemontese che dichiara: "State tranquilli, vi dico che potete con sicurezza mangiare le carni", non ci sarebbe più giornale che, volendo impostare le proprie vendite sull'allarmismo, potrebbe praticare una scelta del genere. Ma questo non è stato detto.
Pertanto, facciamo un solo ordine del giorno; ce ne sono tanti presentiamone uno promosso dall'Assessore alla sanità in cui si dica: "Il Consiglio regionale invita tutti i cittadini, da domani, a comprare con assoluta tranquillità tutta la carne esposta nelle vetrine". Lo scriva e lo si metta in discussione.
Certo, siamo una Regione all'avanguardia più di altre in Italia, in Europa non siamo il fanalino di coda; anche se poi, sentendo quanto affermato dal collega Moriconi, qualcosa di insufficiente l'abbiamo anche noi. Comunque, pur essendo una Regione che ha fatto i controlli, che altri hanno smantellato, rimane un dubbio che evidentemente non può essere risolto in breve tempo.
Le osservazioni del collega Riba sono molto pertinenti ed interessanti anche perché non eludono l'origine del problema, che sta in un allentamento dei controlli da parte del governo pubblico sulle attività economiche private svolte all'interno di un sistema capitalistico, a libero mercato che, per volere di certi Governi, è reso più libero dall'assenza di controlli e, quindi, più pericoloso.
I cenni del collega Riba sono molto illuminanti, molto giusti, non ipocriti e segnalano a tutta l'opinione pubblica e ai Governi la necessità di avviare un sistema di governo che, all'interno di un'economia di mercato, non rinunci ad individuare degli obiettivi di interesse collettivo che vincolano e controllano lo stesso mercato, che libero - sappiamo - non è mai né può essere.
Questo elemento è fondamentale, ma ha come conseguenza alcune proposte come quelle avanzate in quest'aula - e che condivido - dai certificati d'origine, all'etichettatura fino a tutto il problema delle analisi e dei controlli che sono ancora del tutto insufficienti.
Concludo dicendo che condivido l'ordine del giorno del Gruppo DS - non so se il collega del Gruppo dei Verdi farà un'altra proposta - e come Gruppo ci attestiamo su questa direzione.
Termino con una domanda: l'Assessore o qualche altro collega saprebbe dirci chi è quel gruppo di intelligentoni che ha deciso di fare ruminare la carne? Questa grande idea di far ruminare, anziché l'erba, la carne agli erbivori dov'è nata? C'è un papà e una mamma; possiamo conoscere ed avere il "curriculum vitae" di questi personaggi o di queste strutture scientifiche, di queste organizzazioni che hanno deciso di fare ruminare la carne? Possiamo avere qualche informazione in proposito? Forse da questo potremmo anche, leggendo il fatto alla luce delle considerazioni che faceva il collega Riba, provare a fare qualche ragionamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, signor Presidente, signori colleghi. Riteniamo che la vicenda della cosiddetta "mucca pazza" debba essere considerata prima sotto l'aspetto internazionale e poi a livello nazionale e locale.
Sul versante internazionale, il caso mostra come non basti una moneta unica perché si abbia un'unione europea anche sul piano politico.
Ancora una volta i molteplici particolarismi ed interessi nazionali e settoriali, di fatto, impediscono che venga adottato un chiaro ed univoco pronunciamento a livello comunitario.
I Governi interessati, in particolare quello britannico per il passato ed ora quello francese, hanno dimostrato una totale mancanza di rispetto per un bene essenziale e primario come la salute dei cittadini, la cui tutela deve trascendere i confini nazionali e qualsivoglia interesse economico locale. Si è andati avanti a tentoni nella più totale disinformazione ed ora si cerca di porre riparo sulla base dell'onda emotiva suscitata in ordine ad una malattia, i cui confini risultano ancora non del tutto chiari.
Crediamo che compito di ogni politico, indipendentemente dal suo credo sia quello di informare i cittadini secondo verità, senza nulla sottacere e senza, per contro, ingegnare pericolosi allarmismi.
Tutta la vicenda, invece, si trascina da anni senza che siano adottati provvedimenti chiari, definiti ed univoci che possono finalmente permettere di superare questa emergenza sanitaria, frutto della logica del profitto portata alle sue estreme conseguenze. Ancora una volta la natura si ribella al comportamento di chi, perseguendo finalità di puro arricchimento economico, le usa violenza.
L'uso di farine animali, realizzate, per di più, utilizzando le carcasse di animali malati, ha finito con il trasformare un pacifico erbivoro in un cannibale, ed ora le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
A livello comunitario prevalgono gli interessi corporativi nazionali e gli Stati membri proseguono in ordine sparso, ciascuno per la sua strada dimostrando a noi tutti che il cammino verso la costituzione degli Stati Uniti d'Europa è ancora lungi dall'essere completato.
Su indicazione della Commissione Europea si decide di estendere i test e di rafforzare i controlli, ma poi non si riesce a trovare l'accordo circa l'opportunità di applicarli sui capi di bestiame nati a far data dall'1 gennaio 1998, ovvero dall'1 luglio 1998.
Pensate a quanti interessi economici devono essere in gioco lungo un asse temporale di soli sei mesi.
Tutto l'ordinamento giuridico comunitario è venuto in questi ultimi anni a fondersi sull'applicazione, portata alle sue estreme conseguenze, di un principio elaborato dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee come il cosiddetto "mutuo riconoscimento".
Sulla base di detto principio, un prodotto realizzato nel Paese di produzione, sulla base delle prescrizioni legislative e regolamentari ivi vigenti, goderebbe di una sorta di patente che lo abilita ad essere commercializzato in tutto il territorio dell'Unione.
La mancanza, però, di una chiara normativa comunitaria cogente per gli Stati membri ed il lasciare che tutto poggi sul reciproco affidamento, ha finito con l'ingenerare l'attuale situazione in cui la Commissione Europea dimostra tutti i suoi limiti ed è ad anni luce distante dall'essere un effettivo governo europeo, politicamente legittimato e politicamente determinato a perseguire una chiara azione di indirizzo dei Governi nazionali.
In un mercato comune, fondato, tra l'altro, sulla libera circolazione delle merci, si assiste così all'adozione, sia pure giustificata da esigenze di tutela della sanità e incolumità dei cittadini, di provvedimenti nazionali che vengono a limitare tale libertà.
Venendo ora alle considerazioni nazionali, rileviamo come il Governo italiano abbia deciso, in attesa delle determinazioni europee, di limitare l'importazione delle carni della Francia ai soli capi di bestiame con meno di 18 mesi ed alle carni disossate, lasciando in questo ultimo caso la porta aperta all'importazione di carni appartenenti anche a capi con più di 18 mesi.
Da cittadino mi è difficile capire come una carne con o senza osso possa essere più o meno pericolosa, ma queste sono considerazioni che lascio ai tecnici.
A livello regionale, crediamo che si debba partire dalla L.R. n. 35/88 che, unico esempio del nostro Paese, ha provveduto ad istituire il certificato di qualità delle carni bovine piemontesi.
I cittadini del Piemonte devono essere informati che nella loro regione esiste una legge che in pochi e semplici articoli stabilisce norme di comportamento per i produttori, disciplina i controlli e prevede sanzioni per i casi di inosservanza. Detta legge rappresenta un importante baluardo di difesa della salute di tutti noi ed un attestato importante per tutti gli allevatori piemontesi, che ad essa devono rigorosamente uniformarsi, in un mercato dove peraltro troppo spesso si registrano frodi alimentari e pratiche distorte.
Noi auspichiamo che si vada oltre le partecipazioni della succitata legge e richiediamo che in tutti gli esercizi commerciali, in particolare quelli appartenenti alla grande distribuzione, venga adottata una etichettatura attraverso cui ogni consumatore sia informato sul Paese di provenienza, macellazione e lavorazione della carne posta in vendita, al fine di consentire ad ogni operatore la sua scelta e di favorire gli allevatori piemontesi, per i quali vigono le prescrizioni di cui alla L.R.
n. 35/88.
Sosteniamo una chiara politica di corretta informazione di quanti operano assicurando la qualità delle carni che giungono sulle nostre tavole ed aiutiamo i cittadini a scegliere in tutta consapevolezza e senza inutili isterismi.
Le disposizioni adottate a livello nazionale impongono, in ogni caso un'intensificazione dei controlli a cura del Servizio regionale veterinario e, al riguardo, gradiremmo sapere dall'Assessore competente come si esplicherà l'attività ispettiva e se le risorse di uomini e mezzi a disposizione siano in grado di sopportare l'ulteriore carico di lavoro.
Ci preme, infine, sottolineare un ultimo punto.
Dall'1 ottobre scorso l'Unione Europea obbliga gli allevatori a smaltire le carcasse dei bovini morti in stalla di età superiore ai 12 mesi in appositi impianti di incenerimento o di pre-trattamento. La Regione Piemonte ha deciso di soddisfare questo obbligo solo per i bovini morti di età superiore ai 24 mesi, le cui carcasse vengono trattate a Torino nell'unico inceneritore pubblico esistente sul territorio regionale, mentre per quelli più giovani, che costituiscono il 75% circa dei decessi, è necessario servirsi dell'impianto funzionante a Reggio Emilia, il cui uso comporta per gli allevatori piemontesi un costo aggiuntivo di circa 500.000 lire per ogni carcassa.
Riteniamo che sia compito della Regione farsi carico di questi costi ed in tal senso sollecitiamo l'intervento della Giunta regionale. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. Il dibattito sta volgendo ormai alla conclusione.
Molte delle cose dette le condivido. Mi piace richiamare in aula il tono complessivamente sereno ed attento al problema, un tono che ha caratterizzato questo pomeriggio. L'intervento del collega Bolla mi è parso particolarmente attento e centrato, e lo condivido.
Di quanto è stato esposto, desidero ribadire che dobbiamo offrire delle garanzie di sicurezza alimentare ai cittadini ed agli allevatori che, senza loro colpa o negligenza, si sono ritrovati coinvolti in queste vicende.
Ritengo che si sia iniziato a percorrere un cammino adeguato al problema e desidero ricordare che spesso abbiamo risolto le difficoltà - lo abbiamo verificato non molti anni fa con il caso del cosiddetto "vino al metanolo" - grazie a scelte adeguate, di linea politica e da parte dei sindacati di categoria.
Credo che in questa vicenda debba essere valorizzata sempre più la qualità della carne piemontese certificata, una qualità che merita anche un riconoscimento di tipo economico, un costo maggiore. Pertanto, invito la Giunta a valorizzare maggiormente, con un progetto di promozione, la qualità dei prodotti piemontesi. Vorrei ricordare che in Piemonte esiste la COALVI, associazione che garantisce - secondo gli operatori e le autorità di controllo - prodotti certificati di qualità.
Occorre valorizzare quel tipo di produzione. Dando per acquisito che i nostri allevatori non possono competere nel mercato globalizzato, anche solo europeo, in termini di quantità, occorre puntare sulla qualità.
La COALVI e le altre organizzazioni che affrontano l'argomento con le stesse caratteristiche e la stessa volontà, sono una garanzia che questa qualità viene sempre rispettata.
Il parallelo con il metanolo e la capacità di tradurre in dato positivo un'emergenza, è calzante. L'invito che rivolgo alla Giunta è di adottare provvedimenti che possano variare e cambiare in vera opportunità il marchio di qualità delle carni piemontesi (quelle che meritano ovviamente il marchio) e di aprire, sotto questo aspetto e in questo campo, una prospettiva di redditività di lavoro e di sicurezza per i cittadini che consumano le nostre carni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Vorrei cogliere l'invito del Presidente Riba e andare in Brasile o Argentina a passare un lungo periodo, dal momento che, a quanto sembra, in quei Paesi, non esiste questo problema perché i bovini mangiano solo erba.
Mi piacerebbe sapere, però, se in quelle nazioni ci sono casi di encefalopatia spongiforme umana. Per un lungo periodo in Italia non c'era un nesso tra l'encefalopatia spongiforme bovina e quella umana, ma veniva inquadrata in una forma congenita ed ereditaria, quindi partiva da un patrimonio genetico che dava questo tipo di malattia.
Oggi c'è ancora qualche dubbio, anche se si cerca di chiarire la patogenesi di questa malattia attraverso, per esempio, un test a rapida lettura (chiamato Prionix) che si fonda su una reazione in cui c'è un prione antigene ed un anticorpo monoclonale (sembra quasi un meccanismo immunologico). Tuttavia, non si riesce a capire come una proteina riesca a passare la barriera dello stomaco, senza essere consumata. Infatti, nello stomaco, oltre ad un PH molto acido, vi sono enzimi che digeriscono le proteine. Sembrerebbe più di natura virale, ma ancora nessuno ha sollevato questa ipotesi. Si potrebbe paragonare ad una malattia degenerativa, tipo la aminoidosi, che penetra in alcuni tessuti degenerandoli.
A monte di questo ragionamento, bisognerebbe capire quanti prioni servono per avere un quadro istopatologico; quello che si sa con esattezza è che la malattia ha una lunga incubazione. E' stato rilevato che non si è mai visto un caso di encefalopatia spongiforme in bovini sopra i quattro anni di età; non colpisce, quindi, vitelli giovani perché non mangiano ancora farine di carne, ma latte. Quello che si sa con esattezza è che la malattia si localizza prevalentemente nel cervello, nel midollo spinale nell'intestino e nelle tonsille. Questi sono i dati più comuni.
In un incontro tra il Ministro Veronesi e i rappresentanti della Coldiretti e Confagricoltura sono emerse notizie abbastanza rassicuranti (ricordo che Veronesi oltre che Ministro è anche un luminare della scienza medica) su un'ipotesi di soluzione dell'encefalopatia spongiforme bovina.
Il Ministro Veronesi ha sostenuto che, nell'arco di due anni, si potrebbe arrivare, attraverso alcuni interventi, a risolvere il problema.
Uno dei primi interventi da fare sono i test anti prionici in bovini di età superiore ai 24 mesi. Per avere un referto più o meno sicuro, occorrono almeno 50 mila test negativi per parlare di una situazione rassicurante nell'applicazione. Se fosse veramente così risolveremmo il problema: dopo due anni di età si fa il test, dopo 24/48 ore abbiamo già l'esito.
Applicando un'etichetta all'animale, questo verrebbe immesso nel commercio nelle macellerie e quindi consumato tranquillamente.
Un altro intervento importante è lo smaltimento delle carcasse degli animali morti negli allevamenti senza utilizzare le farine che, oggi come oggi, vengono prodotte dagli stessi. Tutta la storia del bovino dovrebbe essere scritta nell'anagrafe bovina, una sorta di cartella clinica dell'animale.
E' necessario, inoltre, un cordone sanitario che comporta una trasparenza, un controllo serio ed un'informazione che non informi in modo sbagliato.
Il controllo è un aspetto molto importante. Purtroppo è notizia di pochi giorni fa la scoperta, in provincia di Cuneo, di una fattoria che ha utilizzato mangime illegale prodotto a Reggio Emilia. Non so se fosse una vera e propria fattoria oppure avesse dimensioni più grosse. E' stato anche scoperto, in provincia di Torino, un allevamento pirata dove i cartellini identificativi dei bovini venivano staccati, scambiati e riapplicati ad altri animali.
Questi problemi, purtroppo, se non funziona il sistema di controllo, si verificano. Non si tratta tanto di un problema di "veterinari": come è stato detto poc'anzi, il Piemonte ha un numero maggiore di veterinari che non l'intera Inghilterra. E' un problema che riguarda anche la Polizia e la Finanza.
Stando a questo ragionamento, si capisce anche il passaggio di mucche tubercolotiche che dalla Sicilia, attraverso il beneplacito di veterinari compiacenti, giungono tranquillamente nella penisola. Per fortuna, la tubercolosi bovina non è così pericolosa come la tubercolosi umana. Essa si contagia tramite il latte, quindi, eventualmente, la contrae chi munge la mucca o chi beve il latte, e la contrae nella forma intestinale e non polmonare. Però è sempre un rischio che si corre e per questo occorre effettuare dei giusti controlli.
Dopo queste brevissime precisazioni, resta da dire dei danni derivanti dall'allarme giustificato, per carità, che però ha toccato punte di eccessivo allarmismo, con il crollo delle vendite fino al 50 e 60%.
Inoltre - e ciò che mi accingo a dire l'avevo già esposto nella mia interrogazione - il rallentamento delle vendite ha provocato anche un aumento di peso degli animali in allevamento: superando i parametri per la loro commercializzazione, restano invenduti. Gli animali in allevamento restando fermi e non potendo essere macellati, aumentano di peso, quindi non rientrano più nei parametri per i quali possono essere immessi sul mercato.
Per quest'ultima situazione si propone, eventualmente, l'apertura del ritiro del mercato attraverso la GEAR. Per fare fronte agli ingenti danni subìti dalla zootecnia di carne piemontese, per la grave emergenza in atto sappiamo che ci sono circa 105 miliardi di contributo statale da sbloccare.
Questo atto, se passa attraverso la dichiarazione di calamità, pu accrescere lo stato di allarmismo attuale. Per questo è necessario che prima di compierlo, se ne faccia una seria valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Cercherò di essere il più breve possibile. Ci sono stati degli interventi estremamente interessanti - tra i quali il suo, Presidente Riba atti a stabilire che questo problema va diviso in due tronconi: troncone sanità e troncone zooprofilassi.
Il troncone sanità è quello che, in questo momento, ci preoccupa maggiormente. E' evidente che l'incremento della razza bovina piemontese è una questione che sta a cuore a tutti.
Mi sarei aspettato, avrei voluto che l'Assessore alla sanità risolvesse una serie di problemi importanti che stanno a cuore a tutti i cittadini. Mi piacerebbe capire cosa si sa di ufficiale, cosa si sa di certo di questa malattia. L'oratore che mi ha preceduto ha fatto un discorso importante. Ha detto: "Siamo sicuri che tutte le persone che hanno questo tipo di patologia abbiano contratto la malattia dall'aver mangiato carne infetta?".
Certamente no. Di questo non siamo sicuri, perché questo tipo di malattia era conosciuta prima che agli animali si desse da mangiare quel tipo di mangime, quindi trasformando un animale vegetariano in un animale carnivoro. Abbiamo altrettanta certezza che se questa patologia interviene in un ragazzo di 25/30 anni, certamente non è una patologia derivata da fattori ereditari, ma è una patologia derivata da un fatto effettivo.
Questo è un problema al quale speravo si desse una risposta o comunque l'Assessore ci dicesse qual è lo stato dell'arte.
Ci dicono che i vitelli sotto i due anni sono sicuramente indenni dal contrarre la malattia, ma anche di questo fatto ne siamo scientificamente certi, oppure, forse, abbiamo dei test che riescono a rilevarla da un certo momento in avanti e quindi da un certo momento indietro è probabile che non sia rilevabile dal test? Questo è un aspetto che sarebbe interessante conoscere. Dico questo perché noi abbiamo affrontato il problema nel modo più complesso che ci è parso, perché il problema era serio.
Abbiamo presentato un ordine del giorno con diciassette punti, se non ricordo male, per cui si tratta di un documento molto articolato. Mi piacerebbe che gli Assessori competenti mi dicessero se ritengono che questa formulazione sia accettabile. Credo che in questo momento, fino a quando non avrò una prova contraria, siamo di fronte ad una questione quasi sconosciuta. Siamo sicuri che il testare gli animali a 24 mesi significhi che questi restano indenni per il resto della vita? Rispondiamo a questa domanda. Se siamo sicuri, va bene, ma se non siamo sicuri l'unica strada che suggerisco è quella che ogni animale che viene portato al macello possa, e debba in quel momento, fare il test per capire se è affetto da questa patologia o meno. In questo momento, non vedo una soluzione diversa.
Pertanto, chiedo che ci si attivi immediatamente in questo senso.
Capisco che il discorso del mangime è stato l'unico accenno, degli interventi che ho sentito, fatto dal Consigliere Riba, il quale dice che ci mettono un po' di carne e sollevano l'apporto calorico.
L'unico accenno che viene fatto è basato su criteri a carattere economico. Quindi, stiamo molto attenti. Qui ci sono degli interessi da parte dei poteri economici, non certo di quelli politici che evidentemente hanno un certo peso sul problema. Sto sentendo che tutte le parti politiche danno pronunce convergenti. Se così è, e se nessuno di noi - certamente noi no - porta interessi di carattere economico nel proprio dire politico dobbiamo con celerità trovare una soluzione che salvaguardi il primo bene importante: la salute pubblica.
Concludo esortando gli Assessori a rispondere a queste domande e chiedo che si provveda - mi pare non ci sia alternativa allo stato dell'arte - ad effettuare, in tempi brevissimi, le analisi su tutti i capi che vengono macellati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Condivido grandissima parte delle cose dette e, in particolare condivido molte delle osservazioni avanzate dai colleghi Moriconi e Riba per cui il mio intervento sarà estremamente breve.
Vorrei chiedere al collega Deorsola - che è intervenuto prima a favore della qualità - come possa conciliare questa corretta aspirazione per la qualità con la sua permanenza in una coalizione che fa della "deregulation" il suo vessillo principale, la sua bandiera politica.
In pochissimi giorni, in Piemonte, abbiamo sperimentato quanto sia pericoloso lasciar fare al mercato. Diceva giustamente il Presidente del nostro Gruppo, Marcenaro, a proposito dell'alluvione, che non esiste mercato che possa affrontare e risanare i guasti territoriali causati dall'alluvione. Alla stessa maniera, la vicenda della "mucca pazza" sta a dimostrare come un atteggiamento di "deregulation" sia estremamente pericoloso.
Il collega Riba giustamente ricordava come in Inghilterra, all'epoca della Thatcher, il numero dei veterinari sia passato da 20.000 a 500.
Sappiamo che la minor capacità di controllo veterinario è una delle cause principali del fenomeno "mucca pazza".
La seconda causa all'origine di questa vicenda è, molto semplicemente la massimizzazione dei profitti a scapito della sicurezza. In realtà, non si è ancora capito come la sicurezza non sia un costo, ma un valore aggiunto.
Per questo motivo, domando ancora una volta al collega Deorsola come possa trovarsi in compagnia di tanti Consiglieri che hanno preso voti da coloro che inveivano contro la nostra struttura di controllo veterinario che inveivano addirittura contro la persona del nostro dirigente, dott.
Valpreda. Ho partecipato ad assemblee in cui alcuni allevatori consideravano il dott. Valpreda come un "nemico personale", perché per loro rappresentava dei costi. E' difficile concepire una cosa simile.
In realtà, occorre cambiare questo tipo di cultura, sposando una cultura basata sul controllo della qualità e sulla sicurezza. Non ne abbiamo ancora parlato, ma in un prossimo futuro solleverò il problema in Consiglio regionale.
Mi auguro che l'Assessore alla sanità, in occasione della discussione del nuovo Piano sanitario regionale, non dimenticherà di nuovo il capitolo della medicina del lavoro, come aveva fatto per il precedente. Certo, poi tale capitolo è stato inserito, ma a seguito di un emendamento presentato da me e dalla collega Suino. Se non lo dimenticherà, sarà una nuova occasione per parlare della sicurezza sui luoghi di lavoro che, in realtà rappresenta un valore aggiunto, non un costo. Relativamente al D.lgs. n.
626, ricordo gli interventi di alcuni colleghi, tra i quali il Consigliere Deorsola, a cui principalmente mi rivolgo.
Quanto alla relazione dell'Assessore alla sanità, non intendo ripetere quanto già detto dal collega Moriconi. L'Assessore alla sanità dovrebbe però dirci quando ha comprato l'ultima fettina di carne per la propria famiglia, o quando ha mangiato l'ultima fettina di carne nella mensa del Consiglio regionale (non è possibile perché è stata tolta anche dalla nostra mensa).
Se vogliamo davvero essere corretti dobbiamo sintonizzarci non nel già "detto e ridetto", o prenderci i meriti di un sistema veterinario che è stato ereditato, ma coprire le tantissime zone grigie poste in luce correttamente, dalle domande del collega Moriconi.
Trovo scorretto - mi rivolgo alla Giunta - che la relazione sia stata solo ed esclusivamente dell'Assessore alla sanità, perché il problema interessa, e non certo marginalmente, anche l'Assessorato all'agricoltura.
Sarebbe stato più corretto, dunque, fare due relazioni distinte anche perché, del resto, gli interventi fatti durante la discussione riguardavano entrambi gli aspetti del problema. Mi rivolgo all'Assessore Scanderebech che è assente. Probabilmente, si è recato di nuovo ai presidi al confine.
Io gli suggerirei, piuttosto che recarsi ai presidi per dire: "Sono solidale con gli allevatori", di venire in Consiglio regionale a presentare progetti che valorizzino i nostri allevamenti di qualità.
Questo è l'atteggiamento giusto. Altrimenti i nostri allevatori si ritroverebbero, come si dice dalle mie parti, "cornuti e mazziati" sottoposti ad un sistema di controllo efficacissimo, ma senza i guadagni che derivano dall'offrire un prodotto di qualità sul mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Voglio, prima di tutto, ringraziare l'Assessore D'Ambrosio per la sua puntuale relazione - che condivido - soprattutto nella parte in cui mette in rilievo come una non corretta informazione sulla materia, dal punto di vista scientifico, abbia generato allarmismo, trasformatosi poi in paura e al momento, quasi in psicosi.
Ero distratto, ma ieri, al telegiornale, ho sentito qualcuno chiedersi se in Italia sia più pericoloso mangiare una bistecca di manzo o percorrere la Bologna-Firenze. Io aggiungerei se non sia più pericoloso fare l'orafo o andare, alla sera, in discoteca.
Peraltro, per me è abbastanza difficile fare un intervento su una materia che dovrebbe essere trattata principalmente dal punto di vista scientifico. Per questo ricorro all'articolo di un esperto, pubblicato in questi giorni su un giornale. Si tratta del prof. Gianfranco Piva Direttore dell'Istituto di Scienze degli Alimenti e Nutrizione dell'Università Cattolica di Piacenza, uno dei dodici esperti che costituiscono il Comitato nominato dalla Commissione europea per lo Studio e la trasmissione dell'encefalopatia spongiforme bovina.
L'illustre professore nell'articolo - leggo testualmente - dice: "L'eccessivo allarmismo rischia però di aumentare la confusione. Vi è indubbiamente uno scollamento tra valutazione del rischio e gestione dello stesso. I Comitati scientifici esprimono i propri pareri, ma il mondo politico che dovrebbe gestirli, analizzando con freddezza i rischi reali viene spesso condizionato da un'opinione pubblica in fermento. L'attuale maggiore incidenza di BSE (sindrome conosciuta come 'mucca pazza'), che in Francia è di circa sette casi per milione di bovini al di sopra dei due anni, è un livello che va comparato con lo standard riconosciuto internazionalmente di cento casi per milione di animali negli Stati membri che hanno un'alta percentuale di capi infetti. Sono nella norma, invece fino a cinquanta casi accertati di bovini affetti da questa patologia.
Esistono inoltre altre forme di encefalopatia, gravi, ma rare, come il morbo di Jacob Creutzfeldt, che colpiscono gli anziani, ma che non hanno nulla a che vedere con la 'mucca pazza'".
Prosegue ancora il professore: "Anche se un minor consumo di carne è auspicabile, a favore dello scarso consumo di legumi, solo alcune parti del bovino possono essere pericolose: la cervella, la milza, il midollo spinale e una parte dell'ileo rischiano di trasmettere questa infezione, ma non vi è alcun pericolo per altre parti del bovino, per il latte o per altri animali come i suini o i polli. La trasmissione di queste infezioni avviene attraverso i prioni, semplici proteine prive di materiale genetico che quando assumono una particolare forma geometrica, possono diventare agenti infettivi. Alla fine degli anni '70, in Gran Bretagna, per ottenere integratori alimentari proteici si utilizzavano le carcasse degli ovini riscaldate a 130 gradi e trattate con solventi per eliminare i grassi.
Questo procedimento distruggeva il prione infettivo. Gli ambientalisti combatterono l'impiego di questo solvente, ritenuto senza ragione cancerogeno, che venne eliminato, consentendo al prione di infettare prima i bovini e, successivamente, di distruggere l'uomo entrando nel suo sangue nel suo fegato e trasformando il cervello in una spugna".
Presidente, provengo da una famiglia di agricoltori, per cui vivo con sofferenza la situazione degli agricoltori piemontesi costretti a vedere il crollo del consumo della carne e, quindi, costretti a subire un notevole danno per i loro allevamenti.
Auspico che la Regione Piemonte adotti, per quanto di sua competenza ogni possibile iniziativa nei confronti dell'opinione pubblica e che venga previsto un piano economico di rilancio della categoria degli allevatori iniziando da una corretta campagna di informazione dal punto di vista scientifico.
Sono particolarmente d'accordo con gli ordini del giorno che prevedono il blocco dell'importazione di animali vivi e di carne macellata di origine francese, ma il problema è che poi la carne e i bovini francesi possono anche essere veicolati in Italia attraverso altre nazioni.
Auspico un'estensione del controllo per quanto riguarda la BSE su tutti i capi macellati oltre i 24 mesi e l'estensione della punzonatora dei capi per consentire la piena tracciabilità e l'individuazione della provenienza.
Per quanto mi consta - penso anche per quanto consti ai colleghi di Alleanza Nazionale - mi sento di raccogliere la provocazione del collega Chiezzi, che invitava l'Assessore D'Ambrosio ad effettuare una dichiarazione ai piemontesi del seguente tenore: "Mangiate tranquillamente carne di manzo perché non vi sono pericoli". Per la verità, forse analoga dichiarazione avrebbe dovuto prima chiederla al Ministro Veronesi.
Tuttavia, continuo a mangiare carne di manzo e mi servo dal macellaio che produce carne piemontese. Credo che tutti noi si debba essere orgogliosi dell'allevamento piemontese. Per quanto ci risulta, è un allevamento che non ha mai - sottolineo "mai" - dato adito a situazioni allarmanti.
Concludo auspicando che altrettanto facciano i cittadini piemontesi e che la Regione adotti ogni e qualsiasi iniziativa che vada incontro agli allevatori piemontesi - ripeto - partendo da un'indispensabile corretta informazione dal punto di vista scientifico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Mi soffermerò un attimo non sulla questione della "mucca pazza" (non è una questione che mi affascina molto perché, al di là delle emergenze, il vero problema al centro della discussione riguarda il diritto di tutti poi citerò delle categorie - ad un'alimentazione sicura).
Abbiamo parlato delle alluvioni, molte volte abbiamo dovuto parlare anche di terremoti - per fortuna, il Piemonte non è una terra costantemente interessata a questo tipo di problema, però nella storia si è verificato anche questo - e negli anni abbiamo parlato di un numero incredibile di intossicazioni alimentari verificatesi in Piemonte.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Incredibile?



CONTU Mario

Incredibile rispetto al dato statistico. Lei non conosce i dati Assessore; se ha presente la situazione...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

So che lei è informato.



CONTU Mario

Lei ha presente la situazione della ristorazione scolastica, i grandi passi avanti compiuti sono il frutto di un lungo lavoro, derivato dai fatti incresciosi verificatisi in questa regione: penso all'intossicazione a Torino, a Chivasso, a Moncalieri, a Giaveno. Potremmo continuare, ma non è questo il problema: parliamo di alimentazione sicura. Vi è un comune denominatore: forse dobbiamo abituarci a convivere con il rischio e anche con il rischio alimentare, così come il rischio alluvione ed altro.
Se questa premessa è vera, è chiaro che il compito da imporre al legislatore è di mettere in campo tutta una serie di iniziative che possano prevenire il rischio. Le ho già detto in modo informale, quando sono intervenuto in merito ad altri argomenti, che questa Regione non ha ancora delle direttive in merito alla ristorazione scolastica. Per direttive non intendo i disposti e le circolari dei rispettivi uffici, ma una precisa disposizione di legge che ponga una serie di divieti in merito alle modalità con le quali vengono preparati e distribuiti i cibi, quindi come arrivano sulle mense dei cittadini. Soprattutto quali indirizzi dare ai Comuni piemontesi che si devono cimentare, attraverso strumenti quali i capitolati d'appalto, ad affrontare problematiche quali la ristorazione scolastica, nelle case di cura o negli ospedali. Mi riferisco alle fasce più deboli e non del cittadino "tout court". Questo è il problema del quale dovremo discutere.
Per quanto riguarda la questione "emergenza carni", vediamo come si pu intervenire. Intanto svolgo una considerazione. Se lo strumento è quello della direttiva, si consideri che i capitolati d'appalto degli enti sottordinati consentono che le carni provengano soltanto da animali di razza piemontese. Leggendo altri capitolati, c'è chi fissa come limite la razza podonica, chi quella marchigiana, chi quella chiarina. Ognuno ha le sue belle regole, chiamiamole protezioniste? No, sono regole che consentono di individuare una partita ben precisa. Però, subito dopo, si pone il problema: allevate dove e macellate dove? Cominciamo a dare disposizioni per cui i luoghi di macellazione possono essere definiti nell'ambito delle forniture: macelli dedicati, controlli di filiera. Noi sappiamo che molti dei crimini alimentari si consumano, a scapito della qualità, durante il trasporto e la lavorazione dei capi macellati. La prima cosa da dire è che le carni che arrivano sulle mense dei cittadini piemontesi devono essere soltanto macellate - questo va verificato attraverso i disposti di legge - nei macelli certificati CEE.
Ragioniamoci e verifichiamo, perché sono sicuramente sottoposti a disciplinari più rigidi e a controlli ispettivi più severi. Sommessamente avanzo soltanto una proposta.
Abbiamo il Consorzio dei produttori COALVI, certamente Costanzo Coalvi non può essere citato nei capitolati d'appalto, però l'individuazione della razza e le caratteristiche dell'età di macellazione, legate al luogo di nascita del capo costituiscono degli elementi che possono consentire di valorizzare sicuramente un prodotto di grande qualità come quello delle carni piemontesi.
Assessore, c'è la tendenza, da parte di molti Comuni, che va contrastata, di impartire disposizioni rigide e precise: al bando le carni bianche. Il suo Assessorato e i suoi uffici devono svolgere un ruolo importante a fronte della rinnovata paura sulle carni rosse. Tenga conto che il Comune di Torino somministra nelle mense scolastiche le carni rosse tra l'altro carne di manzo, solo una volta alla settimana, che, secondo le nuove direttive, devono essere macellate in età compresa fra gli otto e i dodici mesi. Queste direttive consentono di evitare il sanato, che mi risulta venga macellato entro i sei mesi di vita. Dico questo perché lei Assessore, nella sua relazione, ha paventato un pericolo in relazione ai vitelli da ingrasso e, quindi, all'uso di anabolizzanti o di rimedi che sostanzialmente, possono minare e porre a rischio la salute del consumatore.
Di conseguenza, ripeto, c'è la tendenza a rifugiarsi sulle carni bianche, ma va detto, con molta chiarezza, che anche nelle carni bianche non abbiamo alcuna certezza. Per gli allevamenti di carne bianca, proprio per quel tipo di produzione, è consentito l'uso di farina animale, perch non è vietato dalla legge. Gli allevamenti intensivi implicano l'uso massiccio di farmaci per prevenire le morìe da contagio e da epidemie, ma causano altre controindicazioni e possono indurre i produttori poco onesti a fare ricorso a queste sostanze, nonostante i controlli, perché, come lei ben sa, sono controlli a campione.
Quindi, anche per questo motivo, le comunità locali vanno aiutate perché devono affrontare questi problemi e molto spesso non hanno gli strumenti per farlo.
In sintesi, urgono nuove direttive. Assessore, ho già annunciato formalmente che sto lavorando ad una raccolta per trasformare una proposta di legge che tenga conto di legislazioni molto avanzate e che aiuti in quel senso i Comuni ad operare delle scelte con cognizione di causa e sulla base di direttive chiare, emanate dalla Regione.
Nella nostra produzione regionale abbiamo carni sicure, ma siamo in una situazione di emergenza. In alcune case di cura si è operata la scelta di sostituire immediatamente le carni di cui si approvvigionano con alcune di marchio preciso. Questa situazione ha comportato sicuramente un lievitamento dei prezzi e anche diverse condizioni di rapporto con il privato. Probabilmente, in una situazione di emergenza, una scelta coraggiosa della Regione, per contrastare questa situazione e questo panico diffuso, può essere quella di individuare una produzione di filiera e di sostenere gli Enti locali affinché, modificando il loro capitolato d'appalto, impongano delle direttive più precise, in modo da tutelare e privilegiare il consumo delle carni piemontesi. Naturalmente, con alcune direttive ben precise e con lo stanziamento di fondi possiamo consentire ai Comuni, che non hanno messo a bilancio, magari con una quota pro capite, il pasto erogato dove è previsto il consumo della carne, una sorta di riconoscimento e di stanziamento.
Mi riferisco alle tre realtà di cui ho parlato prima, perché sono di competenza degli Enti Locali; più in generale, è chiaro che il mercato ha regole che sfuggono al legislatore, mentre nell'ambito delle competenze degli enti sottordinati credo che questo si possa fare ed è un provvedimento urgente da assumere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marco Botta.



BOTTA Marco

Cercherò di rientrare nei minuti concessimi, ma è un intervento dovuto perché è strano, a volte, quello che succede in questo Consiglio, come, per esempio, quello che è successo oggi su questo tema.
Dai dati appresi e che sapevamo già dalle riunioni della Commissione Agricoltura, la Regione Piemonte è "leader", sotto molti aspetti relativamente a questa vicenda. E' la prima per il piano di sorveglianza regionale; è al primo progetto di ricerca sulla BSE; ha l'unica legge regionale che promuove la certificazione di garanzia; ha un programma regionale di formazione ed aggiornamento dei veterinari; ha l'anagrafe zootecnica più completa e più aggiornata d'Italia. Tra gli interventi che si sono sviluppati oggi, sembra che questi aspetti positivi siano secondari e poco importanti. Invece, mi sembra che siano aspetti importanti da iscrivere una volta tanto - permetteteci di rivendicarlo - all'Assessore D'Ambrosio e alla sua struttura regionale.
Sicuramente non vogliamo dire che fatte queste cose si siano risolti i problemi, che non si possa fare di più e che non si debba fare di più.
Dobbiamo anche dire che l'impegno dell'Assessorato e della struttura regionale va verso il fare di più e meglio; però dobbiamo anche rilevare che per richiedere di più e meglio è necessario che, in particolare, il Governo nazionale si ponga il problema delle risorse, affinché non tutte le competenze e non tutte le necessità siano ascritte e siano poi demandate sulle spalle delle Regioni. Quindi, sicuramente, è un invito ad andare oltre e ad essere sempre più "leader" nei controlli sanitari e nelle attenzioni, ma, sicuramente, un invito ai colleghi a fare in modo che dal Parlamento nazionale arrivino risorse per aiutare questo settore. Se la nostra Regione è considerata "leader" nei controlli e nelle attenzioni verso questo settore è anche dimostrato dal fatto che è vero sicuramente che la vendita delle carni rosse ha subìto un decremento e un momento di difficoltà, ma secondo i dati della Fedelcarni questo momento di difficoltà è minore in Piemonte rispetto ad altre Regioni d'Italia. Quindi, c'è più fiducia nel consumatore piemontese proprio in virtù di questi controlli.
La vendita è diminuita tanto nelle macellerie quanto nei centri commerciali, ma non siamo arrivati, per fortuna, al tracollo; mentre sono aumentate le richieste di informazione. Sulle informazioni bisogna svolgere tutta una partita, perché la psicosi che ha preso un po' tutti i livelli va fermata, precisata e chiarita.
L'occasione, come tutte le occasioni negative, può essere importante per mettere qualche paletto in più. Sicuramente la questione della "mucca pazza" è un'occasione per cercare di rivitalizzare il settore della zootecnia. Per fare questo - l'avevo già segnalato e l'Assessore all'agricoltura lo ricorderà - occorre facilitare gli allevatori ad accedere ai premi per i soggetti maschi, prima che gli stessi superino i limiti d'età previsti. E' poi necessario, com'è già stato ripetuto più volte in quest'aula, valorizzare maggiormente la pregiatissima razza piemontese. Oltre alla promozione delle carni, moltiplicando le certificazioni di qualità, è necessario promuovere una concreta politica di fecondazioni artificiali, ripristinando, se possibile e compatibilmente alle risorse regionali, i premi che la Regione un tempo erogava per ogni vitellino nato da un'accurata selezione dei genitori.
Cogliamo anche gli aspetti migliorativi che possiamo introdurre riconoscendo però alla Regione Piemonte una posizione di "leadership" nel campo dei controlli sanitari.



PRESIDENTE

Siamo giunti all'ultimo intervento tra quelli iscritti che è del Consigliere Mellano; è stato comunque richiesto qualche ulteriore breve intervento.
In linea di massima, sempre per mantenere fede all'impegno di chiudere entro le ore 17,30, ho raccolto questi orientamenti. Gli ordini del giorno si ritengono trattati e discussi perché hanno fatto parte del dibattito quindi li potremo votare senza un'ulteriore discussione. Ci saranno alcuni minuti per gli Assessori sapendo che per loro l'argomento comincia da oggi e verranno fornite loro ulteriori occasioni per poter frequentemente intervenire.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Presidente e colleghi, sarò breve anche perché la voce non mi supporta.
Di fronte ad un dibattito come quello di oggi, su un tema molto importante e decisivo per la nostra collettività, viene sovente da pensare come davvero il nodo fra politica e scienza è un nodo irrisolto, è un nodo che non riusciamo mai ad affrontare in modo convincente, soprattutto in quest'aula. Moltissimi degli interventi che ho ascoltato con attenzione erano intercalati da frasi come "per quanto ne sappiamo", "a quanto ci risulta", "da quanto abbiamo letto sui giornali". E certo non ha aiutato il dibattito l'intervento dell'Assessore D'Ambrosio, che non invidio nella sua veste, perché è davvero una sedia molto calda e scomoda in questo periodo.
Però l'idea di non aver separato gli interventi, come è stato detto da altri colleghi, per quanto concerne l'aspetto più sanitario dall'aspetto più legato alle politiche agricole, è stato un nodo che ha condizionato il dibattito.
L'altra questione che ha condizionato il dibattito è stato il richiamo eccessivo, secondo me significativo, però di una certa debolezza argomentativa sul problema dell'informazione, dell'analisi dell'informazione, dell'eccessiva comunicazione ed enfasi che è stata data a questo problema.
Questo è un dato, però la politica deve governare questi dati e un Assessore regionale alla sanità deve farsi carico di questo problema che si ripropone sovente nella società moderna. Quindi, è un problema da porsi, ma non si può fare un intervento parlando della "mucca pazza" come se si parlasse del dell'organismo di controllo sulla comunicazione.
Vorrei soltanto sottolineare tre punti nel merito della questione, che ritengo i pochi nuclei su cui c'è qualche certezza, condivisa anche dai colleghi.
Mi sembra inevitabile arrivare ad un regime di superamento totale dell'utilizzo delle farine prodotte da carni animali per l'alimentazione di animali erbivori, ma di tutti gli animali, non solo dei bovini e degli ovini come si sta parlando in questo momento; come ha indicato l'Unione Europea, superamento totale, quindi anche negli allevamenti del pesce e di altri animali da alimentazione.
Questo è un primo dato che mi sembra comune e di cui dobbiamo farci carico di trasformare in iniziativa reale e politica.
Secondo dato su cui c'è ampia condivisione e su cui voglio soffermarmi è quello relativo alla necessaria garanzia che dobbiamo dare ai prodotti per l'alimentazione ed il sistema dell'etichettatura mi sembra un sistema valido, da incrementare, da incentivare in tutti i modi.
Ho apprezzato moltissimo l'intervento del collega Riba per gli aspetti anche critici rispetto all'operato di questo consesso regionale soprattutto nel richiamo verso il propositivo dicendo che dobbiamo fare di questa emergenza, di questa situazione critica, un momento di slancio, di valorizzazione delle nostre produzioni, e il sistema dell'etichettatura che è stato già sperimentato mi sembra un sistema valido e necessario: una tracciabilità individuale dalla stalla alla forchetta, di quello che mangiamo, è necessaria e indispensabile.
L'ultimo punto che voglio sottolineare è più complesso ed è quello che secondo me è indispensabile nell'affrontare il rapporto con gli altri Paesi europei, con gli altri Paesi produttori: dobbiamo valutare con attenzione il criterio della reciprocità. Non possiamo pensare di fare come la Francia è stato ricordato dal collega Moriconi - rispetto all'Inghilterra per poi trovarsi spiazzata in questa fase storica. Non possiamo pensare di non considerare quali sono le normative attualmente in vigore in Francia e cercare di trovare un accordo di reciproca attenzione rispetto a questo problema, anche perché io vedo - questa vuole essere la mia chiusura ed una sottolineatura maggiore - un rischio in questa polemica e in questa discussione politica: quello che attraverso un legittimo allarme sociale passi poi un neoprotezionismo, un protezionismo che in qualche modo faccia piacere ad alcune fasce del mondo dei produttori, ma che sarebbe davvero deleterio.
L'Unione Europea, soprattutto nel settore dell'agricoltura, ha molti torti: ha avuto sicuramente il torto di una gestione che ha creato tutt'altro che il mercato; non c'è un prodotto agricolo, credo, che non abbia una sovvenzione, un aiuto, un qualche supporto che sicuramente non ha creato il mercato.
Il collega Moriconi parlava del mitico mercato; sicuramente nei prodotti agricoli e nei prodotti zootecnici il mercato non c'è. Come diceva bene Pino Chiezzi, da una sponda diversa dalla mia, "il mercato libero non è mai"; no, non è mai perché il mercato deve essere regolamentato nel modo più serio e sicuro per tutti, ma deve essere regolamentato. Quindi, nel regolamentare questa fase importante e drammatica della nostra comunità della nostra Unione Europea, occorre fare molta attenzione a non cadere in un protezionismo che in questa fase può fare comodo a qualcuno, ma che pu diventare a breve, com'è successo per la Francia, un "boomerang".



PRESIDENTE

Si sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Angeleri e Dutto, che mi hanno garantito che saranno sufficienti cinque minuti per tutti e due altrimenti non possiamo più rispettare il nostro programma, mentre è opportuno votare gli ordini del giorno con la presenza dei Consiglieri.
Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Ringrazio il Presidente ed apprezzo il modo di presiedere questa assemblea: celere, veloce, sintetico, ma, allo stesso tempo, pieno di contenuti.
Desideravo intervenire per dichiarare il nostro voto favorevole (abbiamo anche firmato l'ordine del giorno che ha come primo firmatario il collega Emilio Bolla), perché ritengo che in questa sede si debba ribadire ed esprimere la piena fiducia nei confronti della struttura regionale, per quanto ha fatto e per come ha lavorato. Si tratta di un apprezzamento non solo nei confronti della parte politica, ma ovviamente anche della parte tecnica che ha accompagnato il lavoro durante tutti questi anni.
Non è un caso - lo ricordava il collega Marco Botta - che la nostra è la Regione all'avanguardia su questo tema. Quello che ci rammarica è vedere la distanza nei confronti delle altre Regioni, e vedere, per esempio, un Governo nazionale in affanno sul tema dei controlli.
Con questo ordine del giorno ribadiamo la necessità che questi controlli siano rapidi - ovviamente ci riferiamo alla DSE - su tutti i capi macellati di oltre 24 mesi e che ci debba essere l'entrata in vigore dell'etichettatura completa anticipata al 2001. Riteniamo che ci debba essere inoltre il divieto di utilizzare le farine animali e i mangimi incentivando contemporaneamente un programma per l'aumento della produzione comunitaria delle proteine di origine vegetale.
Riteniamo che, così facendo, si possa salvaguardare quello che è, in fondo, l'obiettivo della Regione Piemonte: tenere alto un livello qualitativo della produzione che ci ha reso, in qualche modo, famosi a livello internazionale.
Non è un caso se la nostra Regione ha puntato molto sul livello qualitativo della produzione enogastronomica. Infatti insieme agli ottimi vini e agli ottimi formaggi DOC, abbiamo un notevole livello qualitativo della carne prodotta, che deve essere salvaguardato.
Questo è il modo migliore per farlo, e credo che proprio da oggi, come diceva il Vicepresidente Riba, gli Assessori D'Ambrosio e Scanderebech debbano accompagnare con la dovuta attenzione questo livello di salvaguardia che, in qualche modo, è un deterrente nei confronti di una cattiva immagine, che si è cercato di gettare nei nostri confronti. E' un discredito che colpisce economicamente tutta la nostra Regione.
Credo che quanto fatto finora e quanto faranno gli Assessori sia una risposta all'agricoltura piemontese, che non merita assolutamente il trattamento che qualcuno ha cercato di riservargli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Trovandomi a parlare per ultimo con tempo limitatissimo e con la seduta che sta per terminare, non vado più a commentare il nostro ordine del giorno, abbastanza complesso e completo.
Sottolineo rapidamente i punti finali, anche se in sostanza molte cose sono state già dette.
Senz'altro è importante puntare sulla qualità e sui controlli, e a questo riguardo vorrei sottolineare che è necessario puntare sui controlli in modo da dare garanzia e tranquillità al consumatore, e non per creare nuovo allarmismo. Si potrebbe arrivare quasi alla definizione di una vera e propria carta d'identità per gli animali, che li accompagni dalla nascita alla macellazione ed oltre la macellazione, fino ad arrivare al consumo.
Potremmo vedere questa specie di carta d'identità addirittura nei ristoranti, dove si consuma la carne.
Chiediamo poi, sotto varie forme, degli aiuti al settore, non solo finanziari, ma a livello operativo (smaltimento delle carcasse, ecc.).
Ma dove voglio spezzare una lancia in più - e qui coinvolgo soprattutto gli organi di stampa e i mass-media in genere - è sull'emergenza che abbiamo creato; emergenza non sanitaria, perché non esiste un'emergenza sanitaria oggi, ma emergenza psicologica.
Pensiamo che, a fronte di pochissimi casi umani non accertati, quindi sospetti, e solo due casi in tutta Italia accertati sui bovini - ha citato prima l'Assessore due casi in Sicilia su mucche di sette anni di età importate dall'Inghilterra, e mi risulta che siano gli unici - siamo riusciti a terrorizzare i consumatori, al punto che oggi il consumo di carne è crollato. Ed è crollato proprio il consumo dell'ottima carne di produzione della nostra Regione, che è completamente al di fuori di questi sospetti.
A questo punto, mi viene spontaneo un paragone. Su La Stampa tutti i giorni leggo di persone morte o ferite per incidenti stradali attorno alla città di Cuneo. Se ci fosse un allarmismo paragonabile a quello della carne, nessuno avrebbe più il coraggio di salire su una macchina per andare ad Asti o a Torino o anche solo in un paesino vicino a Cuneo.
Questo però sarebbe un allarmismo giustificato, perché in effetti le statistiche in quel caso sono chiare. Abbiamo morti sulle strade un giorno e l'altro anche. Tutti continuano tranquillamente a viaggiare e a morire in macchina, ma nessuno mangia più carne! Siamo a livello di barzelletta.
Concludo, quindi, pregando i giornalisti e, in generale, gli organi di comunicazione, di dare l'esatto risalto alle questioni.
Questo allarmismo, che - ripeto - è del tutto ingiustificato, sta arrecando danni gravissimi ai nostri allevatori e, in generale all'economia piemontese.
Per questo inviterei il Consiglio regionale ad andare in quel senso.
Sicuramente il nostro ordine del giorno va in quel senso; il nostro primo impegno è quello di tranquillizzare la popolazione, garantendo un prodotto sano e di qualità.
Questa è la direzione che dobbiamo seguire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato, Assessore all'agricoltura

Vorrei rispondere al collega Riggio, il quale mi ha accusato di essere andato alla frontiera a bloccare il transito delle carni provenienti dalla Francia. Io alla frontiera non ci sono andato, ma in questi giorni ho mangiato molta carne piemontese.
Per quanto riguarda la relazione, avrei da parlare mezza giornata perché ho da dire cose importantissime, però, per rispetto verso l'aula, ho lasciato più spazio agli interventi dei colleghi.
Ci sarebbe una risposta per ogni vostra riflessione, avrei molto da dire proprio per la corrispondenza che c'è stata tra il sottoscritto e il Ministero delle Politiche Agricole e Comunitarie. Vorrei rispondere ad ognuno di voi, aprire un chiarimento e soprattutto fare una riflessione sul problema che intelligentemente è stato affrontato in quest'aula.
Mi è piaciuto molto l'intervento del collega Riba, il quale ha fatto un discorso ottimista, che va nella direzione della viticoltura. Ben venga che la zootecnia piemontese faccia riferimento alla viticoltura piemontese partendo da un momento di allarmismo - come è avvenuto nel 1986 - per il caso del vino al metanolo! Avrei bisogno di molto più tempo per parlare delle problematiche relative all'etichettatura. Il collega Caracciolo ha evidenziato delle particolarità e mi è sembrato molto aggiornato rispetto a quanto è stato detto in questi ultimi giorni dal Ministro Veronesi, anche relativamente allo smaltimento dei bovini in fase di crescita.
Anticipo un aspetto molto importante: ci sono state tre ordinanze nella direzione della sanità, ed un decreto ministeriale, nella direzione dell'agricoltura. Il decreto ministeriale prevede l'obbligatorietà, dall'1 dicembre, dell'esposizione dell'etichettatura per tutte le macellazioni ossia per tutti gli esercenti che vendono carne. In questo senso, ho una corrispondenza quasi quotidiana con il Ministro; stiamo cercando di capire come debba essere esercitata la verifica dell'esposizione dell'etichettatura.
Per ciò che riguarda i meriti del decreto, che - ripeto - diventerà operativo dall'1 dicembre (15 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), esso sarà di competenza della sanità, dei NAS e del servizio fitosanitario.
In merito alla vigilanza sull'esposizione dell'etichettatura, sono in contatto diretto con il Prefetto di Torino, il quale ritengo debba prendere dei provvedimenti. Questo per dare maggiore garanzia al consumatore sul fatto che la Regione ha agito al massimo delle proprie competenze.
Ringrazio, pertanto, il dott. Valpreda, il quale, in alcune circostanze, è stato tacciato di super controllo, ma era un atto dovuto. Sul fatto che si controlli un sistema così diversificato, così complicato e difficile, in cui non esiste una normativa specifica (il collega Mellano ha cercato di riassumere il discorso dicendo: "dalla stalla alla forchetta"), ebbene anche qui avrei da comunicare delle proposte e delle progettualità che abbiamo concordato in questi giorni. Mi metto a disposizione, magari in una Commissione apposita, per trasferire tutte le informazioni. Ho addirittura dei modelli relativamente all'etichettatura completa della COALVI o dell'altro marchio regionale, etichettatura che - ripeto - deve essere esposta nelle macellerie dall'1 dicembre.
Siamo la Regione che si è attivata al meglio, sotto tutti i punti di vista, non per merito di Scanderebech, perché è Assessore all'agricoltura ma per merito di tutto quello che è stato fatto fino ad oggi. E' chiaro che la zootecnia ha maggiori problematiche, perché il riferimento alle varie fasi (dalla produzione, all'analisi, al controllo), diventa difficile essendo variegata e passando da una regione all'altra e da uno Stato all'altro. Occorre una normativa europea che stabilisca l'iter dell'analisi, affinché si arrivi alla qualità ed al rispetto della salute di ognuno di noi.
Speravo di votare un ordine del giorno univoco, ma il tempo è limitato pertanto mi metto a disposizione di tutta l'aula.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Penso che l'argomento dovrà essere ripreso con più tempo a disposizione, sulla base del problema di tutta la zootecnia.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente. Sarò brevissimo.
Al collega Moriconi è sfuggito un particolare: all'inizio della mia relazione ho detto che alcuni passaggi della stessa avrebbero fatto riferimento a quesiti che mi erano stati posti in quest'aula martedì scorso, quando in realtà ho svolto la relazione tecnico-sanitaria. Ho detto altresì che nella mia relazione vi sarebbero state risposte alle varie interrogazioni che ponevano l'accento anche sul tema economico. Era lungi da me interferire con problemi che, è vero, riguardano tutto il Consiglio regionale, ma che sono di pertinenza soprattutto del collega Scanderebech.
Debbo altresì chiarire e ribattere alcune affermazioni fatte dallo stesso collega Moriconi che, probabilmente, ha seguito distrattamente il mio argomentare sul tema BSE. Nessuna certezza assiomatica; ho esercitato la professione di medico per ventisette anni e sarei ingiustificabile su tutti i punti di vista. Non ho mai detto che, solo perché in Italia non vi è stato alcun caso di BSE, bisogna abbassare la guardia. Tutt'altro. Per un conto è la cautela, altro conto è l'allarmismo a livello di psicosi.
Ormai le enfasi mediatiche trasformano la nostra esistenza. Lei ha sottolineato che è interessante intervenire sulla prevenzione. Ebbene l'abbiamo già fatto rafforzando il programma dei controlli sui mangimi.
La razza piemontese - lei ha sottolineato - va curata in modo particolare; i capi sono 320.000 e, anche riguardo ad altre sue affermazioni, devo dire che - come ha affermato anche il Vicepresidente Riba - guardiamo globalmente ai sistemi di allevamento. L'azione di vigilanza in Piemonte è la più efficace in Italia e non per niente siamo regione esente, ad esempio, da tubercolosi. Nelle altre regioni i test partiranno nel gennaio 2001, per cui possiamo affermare che in questo ambito la Regione Piemonte è stata meritoria e meritevole, perché i test sono iniziati cinque mesi fa e presto verrà raggiunto il numero previsto inizialmente.
Alla luce di quanto è stato sottolineato, i test che erano stati stabiliti in precedenza - 5.000 - non sono sufficienti. Mi pare che anche il Ministro Veronesi abbia sostenuto che occorre arrivare a 50.000 test per avere un'indicazione concreta sullo stato della malattia.
Concludendo questo mio intervento, riguardo alle domande poste dal collega Moriconi posso dire che la carne italiana è sicura al 99 soprattutto perché generalmente in Italia le bestie vengono macellate all'età di 18 mesi e, come ormai tutti abbiamo appreso, la malattia non si manifesta prima dei 24 mesi. Ribadisco altresì che nella parte muscolare della bestia il prione non è presente.
Ancora, è importantissima l'etichettatura, nei confronti della quale dobbiamo attivarci il più possibile.
Vorrei dire al collega Contu che nei cinque anni della passata legislatura non ho conosciuto intossicazioni così frequenti nel settore alimentare. Ricordo, purtroppo, la situazione di Moncalieri e Giaveno indubbiamente, bisogna stare molto attenti alla sicurezza alimentare soprattutto nelle mense scolastiche.
Accoglieremo i suggerimenti avanzati dagli addetti ai lavori (e lei mi pare sia uno di questi); ovviamente cercheremo di recepire i vostri suggerimenti e daremo ulteriori indicazioni che possano aiutare nel migliore dei modi il settore alimentare.



PRESIDENTE

Abbiamo svolto un lavoro consistente in tempi ragionevoli. Ci sono stati ben sedici interventi sull'argomento che avrebbe meritato più spazio ma, con i tempi a disposizione del Consiglio, credo che la discussione sia stata approfondita anche se meriterà di essere ripresa come tutti auspicano.
Passiamo pertanto all'esame degli ordini del giorno.
Iniziamo con l'ordine del giorno n. 96, presentato dai Consiglieri Costa Enrico, Marengo, Pedrale, Gallarini e Bolla, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che dall'1 ottobre 2000 è divenuto operativo un provvedimento della Commissione Europea datato 29 giugno 2000 che dispone l'incenerimento dei materiali a rischio di tutti i bovini e caprini morti in età superiore ai 12 mesi: si tratta della decisione 2000/418/CE che disciplina nuovamente l'impiego di materiale a rischio per quanto concerne le encefalopatie spongiformi trasmissibili e modifica radicalmente la disciplina precedente.
In conseguenza di tale provvedimento, la morte di un capo costituirà per l'allevatore un notevole danno dal punto di vista economico atteso che come cita un'autorevole fonte nazionale - d'ora in avanti per incenerire un bovino costerà una somma che oscilla tra le 800 e le 2.300 lire al Kg.
La Regione Piemonte, nel corso della passata legislatura, ha già affrontato il problema dello smaltimento delle carcasse animali e dei relativi costi: con DGR n. 38-29256 ha perfezionato un contributo in conto fattura quietanzato all'allevatore. Oggi però questo intervento, benché utile, non è più sufficiente: l'incenerimento obbligatorio creerà danni economici irrimediabili ed è necessario che si provveda a programmare una forma di copertura assicurativa per gli allevatori; la Regione Piemonte può svolgere in questo senso un ruolo molto importante facendosi portatrice degli interessi degli allevatori ed esercitando un ruolo di coordinamento.
Invita la Giunta regionale 1) a predisporre urgentemente un piano informativo per mettere al corrente in modo capillare tutti gli allevatori (in collaborazione con le Associazioni di categoria e le AA.SS.LL. competenti per territorio) della nuova normativa cui hanno l'obbligo di adempiere a decorrere dall'1 ottobre 2000 2) a porre in essere tutte le iniziative necessarie finalizzate alla stipula di una polizza assicurativa (finanziata in parte con fondi regionali) cui possano aderire gli allevatori piemontesi mirata alla copertura delle spese di incenerimento dei capi di bestiame morti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 150, presentato dai Consiglieri Bolla, Cattaneo, Toselli, Tomatis, Ferrero, Gallarini, Manolino e Pozzo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte osservata la situazione di grave crisi provocata dalle notizie diffuse in merito all'epidemia di BSE - comunemente detto 'morbo della mucca pazza' - in Francia, con le pesanti ripercussioni che si registrano anche nel nostro Paese constatato l'allarmismo che si è diffuso tra i cittadini, i quali stanno progressivamente abbandonando i consumi di carne bovina considerati i danni che questa situazione produce, esponendo gli allevatori di bovini a pesantissime perdite economiche immediate e future ritenuta l'urgenza a provvedere in punto, anche per evitare ulteriori degenerazioni della situazione che rischia di compromettere un settore vitale per l'economia agricola subalpina impegna la Giunta a predisporre in tempi rapidi una deliberazione relativa ad un primo intervento urgente a sostegno della filiera bovina ed ovicaprina soggetta alle misure sanitarie obbligatorie di protezione contro le encefalopatie spongiformi trasmissibili (ex decisione della Commissione Europea 2000/41 8/CE del 20 giugno 2000) impegna altresì la Giunta e il Consiglio ad attivarsi presso il Governo nazionale per sollecitare: l'adozione di misure unilaterali, come nel caso della Spagna, bloccando le importazioni di animali vivi e di carne macellata dalla Francia per il periodo ritenuto necessario l'estensione dei controlli rapidi relativi alla BSE su tutti i capi macellati di oltre 24 mesi l'anticipazione al 2001 dell'entrata in vigore dell'etichettatura completa della carne (nome dell'allevatore, luogo di nascita, di allevamento e di macellazione), con l'obiettivo di consentire la piena tracciabilità, dalla nascita del capo sino alla tavola il divieto di utilizzazione delle farine animali nei mangimi, lanciando contemporaneamente un programma per l'aumento della produzione comunitaria di proteine di origine vegetale.
Infine il Consiglio regionale del Piemonte esprime piena fiducia ed apprezzamento per l'attività di controllo e di prevenzione esercitata dal personale dell'Assessorato regionale alla sanità e dall'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta ed invita il Governo a rafforzare le iniziative per il potenziamento di questa attività".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Passiamo all'ordine del giorno n. 155, presentato dai Consiglieri Brigandì Dutto, Cota e Rossi Oreste, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: da alcuni mesi i consumatori europei ed italiani assistono impotenti alle sempre più allarmanti notizie provenienti dalla Francia che riportano l'esistenza di un nuovo focolaio di BSE (encefalopatia spongiforme bovina) comunemente chiamata 'morbo della mucca pazza' diversi studi medici scientifici hanno confermato la trasmissibilità di questa malattia anche alla specie umana, nonché ad altre specie di animali la cui alimentazione sia ricca di farine prodotte con gli scarti di animali infetti da BSE l'agente di trasmissione è stato individuato in una particolare proteina chiamata 'prione', in grado di annidarsi nei tessuti nervosi e cerebrali degli animali fino a provocarne la morte; la distruzione termica di questa proteina risulta estremamente difficile, in quanto alcuni studi avrebbero dimostrato che può resistere anche ad elevate temperature questa ennesima emergenza alimentare, dopo i casi già noti di 'mucca pazza' e di polli alla diossina, riporta alla ribalta il tema della sicurezza alimentare più volte messa a rischio da politiche poco attente al benessere degli animali e al rispetto delle regole imposte dalla Natura ne è conseguita una generale fobia da parte dei cittadini con susseguente crollo dei consumi di ogni tipo di carni e ad essere fortemente penalizzati sono risultati gli allevatori ed i commercianti, la cui crisi può agire negativamente su tutto il tessuto economico regionale considerato che l'utilizzo delle farine animali per l'alimentazione dei bovini è vietata in tutta Europa dal 1995, mentre ne è ancora libero l'utilizzo per altre specie animali a rischio tra cui ovicaprini, pollame, suini e pesci; a tale scopo, si segnala che moltissimi casi di una malattia simile alla BSE negli ovini è nota ormai da molti anni con il nome di 'scrapie'; sembra infatti che i primi casi di 'mucca pazza' derivino appunto dalla trasmissione alimentare causata dall'utilizzo di carcasse di pecore nella preparazione di mangimi per bovini la carne prodotta ed allevata in Italia dovrebbe essere pressoché indenne dalla BSE grazie ad un sistema di alimentazione corretto e all'importazione di animali da ingrasso che vengono macellati prima dei due anni di età inoltre, gran parte dei bovini macellati nel nostro Paese provengono da allevamenti di esemplari da latte giunti a fine carriera, il cui regime alimentare è strettamente controllato in virtù delle verifiche effettuate all'interno della filiera dei prodotti caseari tipici e a denominazione d'origine protetta oltre alla razza frisona, largamente utilizzata nella produzione di latte il nostro Paese può vantare un ampio patrimonio bovino da carne, fra cui la famosa 'Piemontese' fortemente caratterizzata dalla tipicità e dallo stretto legame con il territorio di origine; tali razze, seppure ancora poco valorizzate, possono rappresentare la migliore garanzia per i consumatori grazie anche ad una politica di certificazione delle carni sicuramente all'avanguardia in Europa dal mese di ottobre è stato messo in atto il nuovo sistema europeo di etichettatura delle carni bovine che per ora prevede esclusivamente alcune indicazioni poco significative per i consumatori, mentre il sistema completo di tracciabilità degli animali dovrebbe essere attuato dall'1 gennaio 2002 considerato inoltre che: la Regione, sia in campo sanitario che in quello agricolo, ha assunto notevoli competenze gestionali, tra cui anche la delega ai controlli sul settore zootecnico effettuati dalle AA.SS.LL. e dagli Istituti Zooprofilattici impegna la Giunta ad incrementare l'attività di controllo sul patrimonio bovino allo scopo di valutare il rischio di trasmissione di BSE, in particolar modo sui bovini importati e sui quelli aventi raggiunto i due anni di età, oltre che sulle carni già macellate provenienti sia dai Paesi membri che da quelli extracomunitari l'attivazione di centri di stoccaggio delle teste dei bovini e delle cosiddette 'parti molli', in attesa che possa riprendere l'attività di smaltimento da parte delle ditte autorizzate. Questo impegno dovrà essere supportato con la concessione, vista la particolare fase di emergenza, di un nuovo contributo per lo smaltimento delle carcasse bovine che assicuri la copertura, almeno in parte, degli oneri per lo smaltimento ad intensificare la vigilanza presso i servizi di ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, luoghi di degenza, strutture militari e comunque tutte le strutture residenziali sia di tipo assistenziale che non) e presso gli esercizi commerciali affinché venga consumata carne sicuramente indenne da BSE ad adottare idonee e pronte misure di valorizzazione del patrimonio bovino regionale, anche grazie agli strumenti offerti dal Piano di sviluppo rurale, con particolare attenzione per le razze in via di estinzione e di ampio pregio dal punto di vista della tipicità e della qualità alimentare ad agire presso il Governo Italiano e l'Unione Europea affinché venga anticipata sin d'ora la piena attuazione del nuovo sistema europeo di etichettatura delle carni bovine, comprensivo delle informazioni indispensabili per la tutela della salute del consumatore, che evidenzino l'intera filiera: provenienza, razza, luogo di nascita, di allevamento alimentazione (con l'indicazione dei singoli componenti), macellazione e garanzia sanitaria ad agire presso le sedi opportune affinché venga introdotto su larga scala il test diagnostico preventivo sulla BSE, oggi praticabile velocemente e a costi ridotti, in particolare per tutti i bovini di età superiore ai 24 mesi giacenti in Italia e per tutti i bovini provenienti da allevamenti europei ed internazionali in assenza di misure europee ritenute di assoluta efficacia, ad agire presso le sedi competenti con l'obiettivo di proporre un blocco di tutte le importazioni di carne a rischio provenienti dalla Francia, almeno fino all'adozione di atti in grado di ridurre al minimo i rischi per i consumatori italiani ad agire presso le sedi opportune affinché venga previsto il totale divieto di utilizzo di farine animali nell'alimentazione di tutte le specie destinate al consumo umano la richiesta al Governo di un'accelerazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni ai cementifici ed alle altre attività che potranno dedicarsi, in base al nuovo decreto interministeriale attualmente alla registrazione alla Corte dei Conti, allo smaltimento delle farine e dei grassi provenienti dal pretrattamento delle carcasse e degli scarti bovini a rischio BSE l'individuazione di aziende in cui sia possibile pretrattare il materiale bovino a rischio BSE - in base alle indicazioni del Decreto interministeriale in questione - per la successiva destinazione all'incenerimento l'individuazione di altoforni, inceneritori, cementifici ove sia possibile smaltire il materiale di scarto bovino pretrattato a prevedere, allo scopo di procedere ad un corretto smaltimento delle carcasse dei bovini morti in allevamento, idonee voci di bilancio destinate a compensare gli alti costi di incenerimento oggi a carico di macelli e di allevatori a prevedere un piano economico-finanziario per sostenere e rilanciare la categoria degli allevatori che intendono sviluppare un programma di zootecnica regionale con alimentazione tradizionale, naturale e montorante la convocazione di una conferenza stampa, da parte della Regione, con il supporto dell'Istituto Zooprofilattico (Centro di Referenza del Ministero per la questione BSE) finalizzata a recuperare, su basi scientifiche, la fiducia dei consumatori, dalla quale dipendono le prospettive degli allevatori di carne bovina ad istituire un tavolo di concertazione presso gli Assessorati alla sanità e all'agricoltura sui problemi alimentari al quale devono partecipare le Associazioni agricole e di tutela del consumatore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 156, presentato dai Consiglieri Riba, Muliere, Ronzani, Suino, Placido, Manica, Giordano, Caracciolo Tomatis e Di Benedetto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la diffusione dell'encefalite spongiforme bovina (BSE) è dovuta a cause imputabili alle carenze del sistema dei controlli e delle prescrizioni in materia di igiene degli allevamenti e dell'alimentazione del bestiame a livello comunitario, e precisamente: a) alla 'deregulation' dei controlli in particolare nel territorio inglese ma anche in altri paesi della Comunità, ad esclusione dell'Italia, dove il controllo è affidato ad un corpo di strutture pubbliche di vigilanza igienica e veterinaria b) all'utilizzazione incautamente consentita di farine derivate da resti di macellazione animale nella composizione dell'alimentazione bovina che, più in generale, la diffusione della BSE può essere altresì considerata una conseguenza della 'globalizzazione' dei commerci e dei consumi non accompagnata dall'imposizione di adeguati disciplinari di produzione e certificazione dei prodotti alimentari di derivazione animale che risulta particolarmente preoccupante, ai fini della diffusione della BSE e del rischio di possibile trasferimento alle persone, la situazione della Francia, il cui patrimonio bovino, di oltre 20 milioni di capi (contro gli 8 dell'Italia) alimenta la maggior corrente di esportazione in ambito europeo che la sicurezza dei prodotti alimentari di derivazione animale richiede il controllo di tutta la filiera: allevamenti, macelli, itinerari commerciali, fino ai luoghi di consumo collettivo (mense e ristoranti) che il controllo sanitario delle filiera delle carni bovine è oggi possibile, a condizione che si realizzino in maniera integrata le seguenti misure: a) anagrafe di tutto il patrimonio e di ogni capo immesso nei singoli allevamenti per nascita dei vitelli o acquisto presso altri allevamenti nazionali o esteri b) certificazione di origine che accompagni il prodotto dall'allevamento al consumatore che, nonostante il deficit del 40% esistente tra la produzione nazionale e i consumi, il Piemonte, che detiene circa il 10% del patrimonio bovino nazionale negli anni tra il 1990 e il 2000, registra un'ulteriore riduzione dei propri capi pari a circa 100 mila unità per la chiusura di circa 8.000 allevamenti dato atto, per quanto attiene la vigilanza sulla sicurezza del patrimonio zootecnico regionale, dell'ottimo lavoro svolto dal Servizio di controllo veterinario regionale, che ha consentito di realizzare qualificanti risultati nella lotta per l'eliminazione della brucellosi, della tubercolosi e per la stessa immunità della encefalite spongiforme rilevato che la Regione Piemonte ha completato il censimento anagrafico di tutto il proprio patrimonio bovino, mentre ad oggi le altre Regioni contermini dispongono soltanto di rilevamenti parziali che il rischio effettivo e l'allarme esistente nel Paese richiedono: a) misure particolarmente rigorose per l'accertamento delle condizioni igieniche di tutta la produzione di importazione di carni sia vive che macellate b) sta causando danni ingentissimi ai produttori per il calo dei consumi indotto dall'allarme e da alcune misure di prevenzione quali l'eliminazione della carne da molte mense scolastiche rilevata inoltre la centralità che viene a rivestire l'Istituto Zooprofilattico (il cui Consiglio di amministrazione è stato rinnovato di recente senza che tuttavia l'Istituto medesimo sia messo in condizione di piena efficienza) per il suo ruolo nello svolgimento dei controlli e più in generale dell'attività tecnica di accertamento delle condizioni di sanità sia del bestiame che dei prodotti derivati: latte in particolare impegna la Giunta regionale a) a proporre al Consiglio adeguate misure di sostegno agli allevatori colpiti dalla crisi, finalizzate in modo particolare ad evitare un'ulteriore riduzione della capacità produttiva regionale b) ad operare perché si realizzino a livello nazionale e nei Paesi della Comunità l'anagrafe di tutto il patrimonio bovino, consentendo la commercializzazione e il consumo nel nostro Pese esclusivamente per le carni munite di certificazione di origine che consenta l'accertamento di tutto il percorso produttivo commerciale e sanitario del prodotto c) a sostenere la promozione delle carni certificate prodotte dagli allevamenti regionali anche come condizione di certezza sul piano qualitativo e sanitario dei consumi regionali; d) ad adeguare la struttura e la strumentazione operativa dell'Istituto Zooprofilattico in funzione della necessità di mantenere le condizioni di piena affidabilità igienico sanitaria del patrimonio zootecnico regionale e) a determinare in tempi rapidi misure per l'eliminazione degli stoccaggi di carcasse di animali attualmente immagazzinate nella nostra Regione per il divieto di riutilizzo dei resti e la mancanza di adeguate strutture di incenerimento, provvedendo anche al parziale ristoro agli allevatori dei consistenti costi di smaltimento oggi posti interamente a carico delle aziende agricole".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Vorrei fare una piccola precisazione. Non ho firmato l'ordine del giorno che ha co me primo firmatario il Consigliere Riba, ma ne condivido il contenuto ragion per cui dichiaro il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

La ringrazio anche per la cortesia personale.
Domani il Consiglio è convocato in seduta straordinaria alle ore 10 per discutere dell'"Iniziativa della Regione Piemonte a difesa dei principi della libertà costituzionali" e alle 14,30 in seduta ordinaria per il dibattito sulla Sanità.
Ricordo altresì che alle ore 15 si riunisce la Commissione Nomine.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,46)



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