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Dettaglio seduta n.418 del 09/12/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.27 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.09)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Costa R., Ferrero, Ghigo Pichetto Fratin e Racchelli.


Argomento:

b) Distribuzione verbali


PRESIDENTE

Sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali dell'1, 7, 14 21 e 28 ottobre 2003; 4, 6, 11, 13, 18, 19 e 25 novembre 2003. Verranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Nomina Presidenza e Vicepresidenza Gruppo consiliare Misto


PRESIDENTE

Il Gruppo Misto del Consiglio regionale, a seguito della modifica dell'articolo 13, comma 5, del Regolamento interno del Consiglio, ha costituito i propri organi, per le sole funzioni previste dal Regolamento.
L'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 195 del 26 novembre 2003 ha preso atto che, a far data dal 21 novembre 2003, le funzioni di Presidente del Gruppo Misto sono assunte dal Consigliere Giancarlo Tapparo e le funzioni di Vicepresidente dal Consigliere Sergio Deorsola. Ha altresì preso atto che le funzioni verranno svolte alternativamente dai due Consiglieri componenti il Gruppo Misto per periodi di quattro mesi, a decorrere dalla data del 21 novembre 2003.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 2268, del Consigliere Placido, inerente a: "ASL 8 Ospedale di Chieri"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 2268, presentata dal Consigliere Placido.
La parola all'Assessore D'Ambrosio, per la risposta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Grazie, Presidente e cortesi colleghi. Rispondo ovviamente all'interrogazione citata testé dal Presidente, presentata dal Consigliere Placido, che riguarda l'ASL 8, in particolare l'Ospedale di Chieri.
Ho sentito in proposito la Direzione generale dell'ASL 8, appositamente convocata, e comunico quanto segue: Nel presidio ospedaliero di Chieri sono presenti 5 sale operatorie delle quali 3 attivate con orario 8.00-13.30, dal lunedì al venerdì per gli interventi d'elezione.
L'emergenza è attivata 24 ore su 24.
Sono istituite le sottoelencate strutture complesse ospedaliere alla cui direzione è preposto un responsabile: Medicina interna, Nefrologia e dialisi, Chirurgia generale, Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia Pediatria, Recupero e rieducazione funzionale, Anestesia e rianimazione Patologia clinica, Radiodiagnostica, Urologia (provvisoriamente collocata a Carmagnola), Direzione sanitaria.
Si fa presente che presso il presidio ospedaliero di Chieri sono previste dal piano di organizzazione aziendale le seguenti Strutture Complesse ancora da attivare: Medicina due (polispecialistico di Medicina interna), Chirurgia due (apparato digerente ed endoscopia digestiva).
Per quanto riguarda le liste d'attesa per interventi chirurgici si fa riferimento alla tabella allegato A), che ovviamente trasmetto, dalla quale si evince che in realtà le liste d'attesa sono in parte elevate, ma soprattutto per quanto attiene l'emergenza, vengono stilate nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda, invece, l'elezione, c'è una lista d'attesa che è compatibile con quelle che sono le attese medie in Piemonte.
Gli interventi chirurgici effettuati nel Gruppo operatorio di Chieri sono stati 2823 nell'intero anno 2002 e 1924 nei primi sette mesi del 2003 con una previsione a fine anno pari a 2900.
E' una risposta prevalentemente tecnica; consegnerei al collega le risposte che attengono ai vari punti sottolineate nell'interpellanza stessa. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore, il quale mi ha anche anticipato nella richiesta della copia della risposta data.
L'interpellanza era nata in seguito ad alcune segnalazioni. Senza voler mettere in discussione quanto detto dall'Assessore, che è frutto del lavoro degli Uffici e di verifica, mi riservo, a mia volta, di verificare che tutto corrisponda. Penso e mi auguro senz'altro di sì.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione n. 2302, del Consigliere Ronzani, inerente a: "Testo Unico dell'Edilizia - Nuova normativa regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2302, del Consigliere Ronzani.
La parola all'Assessore Botta Franco, per la risposta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente. Desidero preliminarmente scusarmi con i colleghi interroganti, perché nelle altre occasioni, a causa di impedimenti istituzionali, non ho potuto rispondere all'interrogazione, cosa che faccio oggi.
L'interrogazione richiede di conoscere i motivi di presunti ritardi anche rispetto ad altre Regioni, nel recepire l'adeguamento della legislazione edilizia regionale all'entrata in vigore del Testo Unico dell'Edilizia, e lamenta che ci si sia fatti trovare impreparati a una scadenza (l'entrata in vigore del Testo Unico), facilmente prevedibile.
La realtà - mi permetto di obiettare - è più complessa di quella descritta. Ringrazio, comunque, l'interrogante, che mi offre l'occasione per alcune precisazioni.
L'entrata in vigore del Testo Unico dell'Edilizia non era affatto scontata. Ancora nei giorni precedenti l'entrata in vigore, e quindi ben oltre la delibera con la quale la Giunta regionale annunciava i criteri a cui si sarebbe attenuta la nuova legge - sussistevano numerosi elementi di incertezza sulla reale volontà di far entrare in vigore il Testo Unico e i suoi contenuti.
Ne è la prova la modalità con cui è entrato in vigore il Testo Unico in modo parziale, con decreto legge che ne differisce l'entrata in vigore di una parte al 1' gennaio 2004.
Confronta, infatti, l'articolo 4 del decreto legge n. 147, del 24 giugno 2003. Non sono possibili inoltre le comparazioni con la situazione di altre Regioni, che avrebbero per tempo predisposto tali adeguamenti: le leggi menzionate, quali, ad esempio, quelle della Toscana o dell'Emilia Romagna, sono leggi di carattere generale, allo studio da diversi anni indipendentemente dal Testo Unico dell'Edilizia, che sono state approvate indipendentemente dal Testo Unico, che, anzi, viene spesso disapplicato. Si può confrontare l'articolo 50 della legge dell'Emilia Romagna n. 31 del 25 novembre 2002 che, fin da quella data, sei mesi prima dell'entrata in vigore del Testo Unico, ne ha sancito la disapplicazione in quella Regione una sorta di disapplicazione anticipata su una legge che ancora non esisteva.
La Giunta regionale, che sull'argomento: ha avviato un'ampia consultazione con tecnici comunali ed Ordini professionali per verificare quali siano i reali problemi derivanti dalle nuove disposizioni e quali soluzioni siano agevolmente praticabili ha affidato anche una consulenza esterna agli uffici per la predisposizione del disegno di legge ha informato i Settori della Regione interessati al provvedimento, per verificare se sussistano esigenze di modifica anche in normative contenute in ambiti non strettamente di competenza urbanistica prevede, dopo una lunga consultazione-confronto con la Conferenza Regioni Autonomie locali, di concludere i lavori di predisposizione nel termine.
Pertanto, il disegno di legge n. 7593: "Disposizioni di adeguamento di leggi regionali al Testo Unico dell'Edilizia" è stato adottato dalla Giunta regionale nel mese di novembre ed è attualmente all'attenzione della II Commissione.
Il Presidente Costa mi ha informato di aver fissato le consultazioni per il mese di gennaio. Nel ringraziare ancora i Consiglieri interroganti al di là degli spunti polemici che offre l'interrogazione, mi auguro che ci sia da parte della Commissione un lavoro serrato, in modo da arrivare in tempi rapidi all'esame e, possibilmente, all'approvazione del disegno di legge. Tale disegno di legge prevede il recepimento puramente nominalistico, per quanto riguarda la sostituzione da "concessione edilizia" a "permesso a costruire", e, per quanto riguarda la dichiarazione di inizio attività, la salvaguardia di ciò che è stato previsto dai Piani regolatori, per evitare un contrasto tra ciò che disciplinano i Piani regolatori nella nostra Regione e il Testo Unico nazionale.
Questa, che rivendico con un certo orgoglio, è una via piemontese all'adeguamento del Testo Unico nazionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Assessore, la ringrazio per questa risposta, anche se mi duole constatare che è stata data con molti mesi di ritardo rispetto alla mia interrogazione.
Ciò detto, credo che il merito della sua risposta sia molto discutibile. Noi faremo una battaglia di merito sul provvedimento che voi avete presentato, con l'obiettivo di migliorare il provvedimento e di approvarlo in tempi ragionevoli, anche perché il vostro ritardo è colpevole. E' inconcepibile che questa Giunta regionale, tutte le volte che è alla prova del federalismo, sfugga alle proprie responsabilità.
Questa è una legge di sistema. Voi avreste dovuto adottarla con largo anticipo. Sapevate da tempo - mi ricordo che noi sollevammo questa questione l'anno scorso in Aula - che, prima o poi, avrebbero adottato il Testo Unico.
Lei mi dice che non era scontata, ma come si può dire "siccome io ritengo che non sia scontato il fatto che il Governo adotti il Testo Unico questo mi consente di..."? Prescindiamo da questo: c'era o non c'era il problema di adottare una nostra legislazione? Certo che c'era. La prova è costituita dalle Regioni che, nella prospettiva dell'adozione del Testo Unico, hanno legiferato. Chi impediva alla nostra Regione di fare altrettanto? Nessuno.
Rilevo che, indipendentemente dal fatto specifico, questa Regione ormai, si riduce a gestire, punto e basta: voi gestite la politica amministrativa, non fate le grandi leggi! Questo è un settore nel quale invece, avremmo dovuto, nella prospettiva dell'entrata in vigore del Testo Unico, svolgere una serie di atti. Questo era uno di quelli che andavano fatti. Voi, invece, avete atteso l'emanazione del Testo Unico.
Le ricordo - e lei lo sa meglio di me - che il Testo Unico, invece tiene conto di norme che hanno adottato per prime altre Regioni. Da questo punto di vista, l'attività di alcune Regioni ha avuto una funzione propedeutica per l'emanazione del Testo Unico, cosa che, invece, la nostra Regione non ha fatto. La nostra Regione, come sempre, ha atteso che venisse emanato il Testo Unico e ad aprile ha indicato i criteri sulla base dei quali gli Uffici avrebbero dovuto, a loro volta, emanare questo provvedimento.
Qui, secondo me, c'è - e lo dico con molta forza - un problema politico che riguarda la dimensione, l'impegno e il ruolo di questa Giunta regionale. Questa avrebbe dovuto essere una Legislatura costituente avremmo dovuto esercitare una serie di competenze, che ci derivano dalla riforma del Titolo V, voi, in verità, avete da tempo abbandonato questo anelito federalista.
Quando sento il collega Brigandì, o i colleghi della Lega, sostenere in quest'Aula che loro sono qui perché sono le sentinelle del federalismo, mi sento davvero tremare le vene dei polsi, altro che sentinelle del federalismo! Qui, voi non state facendo niente che vada in quella direzione. Non dico nulla rispetto ad una politica di interventi che sia audace rispetto al tema del federalismo, dico che voi neppure fate uno sforzo per stare al passo con quelle competenze, che pure dovreste esercitare, in forza della riforma del Titolo V. Questo è un caso classico, Assessore, di una Regione che non c'è su questi temi e c'è, quantomeno, il meno possibile.
Prendiamo atto che avete presentato il disegno di legge. So anch'io che avete avviato una serie di consultazioni a livello regionale. Ci ripromettiamo di portare un contributo di merito alla discussione di questo provvedimento, ma diciamo che anche questa sua risposta contribuisce a rendere evidente un fatto, non solo il ritardo con il quale voi siete intervenuti in questo campo. Nessuno vi obbligava ad essere ritardatari potevate, una volta tanto, essere puntuali, anzi, anticipare, perché queste sollecitazioni in quest'Aula vi sono state fatte a suo tempo, come dimostrano i verbali del Consiglio regionale.
Credo che anche questa discussione confermi il ritardo con il quale questa Giunta regionale, che pure esprime il Presidente della Conferenza delle Regioni, affronta il tema della riforma federalista di questa Regione, in forza delle competenze che pure gli sono state attribuite con il Titolo V.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Visto che il Consigliere interrogante, Ronzani, ha così appassionatamente sostenuto le ragioni della sua interrogazione, voglio qui registrare positivamente ciò che ha affermato, dichiarando la sua disponibilità ad esaminare la questione nel merito, anche in chiave migliorativa.
Personalmente ritengo che il testo sia già positivamente migliore anche se tutto è sempre migliorabile. Dopo la discussione, dopo le consultazioni, ricordo che è già stato espresso un parere di massima positivo da parte della Conferenza Regione-Autonomie locali che, gioco forza, ne ha ritardato l'invio in Commissione da parte della Giunta regionale.
Ricordo ancora questo, per amor di verità: questo Testo Unico fu elaborato da un precedente Governo; le Regioni, in sede di Conferenza Regione-Autonomie locali, espressero le loro osservazioni; non ne fu assolutamente tenuto conto, ma quella era anche la stagione della riforma costituzionale al Titolo V che non poca confusione ha introdotto anche nel nostro quadro istituzionale e nei confronti delle altre Regioni.
Ritengo positivo il fatto che la Regione Piemonte abbia atteso con prudenza (del tutto piemontese) che il quadro normativo statale fosse chiaro e definito e poi procedere, non facendo delle azioni di tipo puramente politico com'è avvenuto da parte di alcune Regioni; d'altronde ogni Regione si assume la responsabilità delle iniziative che intraprende anche quelle di legge.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2357 dei Consiglieri Manica, Marcenaro, Muliere, Placido Riba, Riggio, Ronzani, Suino, inerente a "Fondo per il sostegno all'accesso alla locazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 2357, presentata dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Muliere, Placido, Riba, Riggio, Ronzani e Suino.
La parola all'Assessore Botta Franco per la risposta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Rispondo all'interpellanza dei Consiglieri Manica, Marcenaro, Muliere Placido, Riba, Riggio, Ronzani e Suino, inerente al fondo per il sostegno all'accesso alla locazione.
Il co-finanziamento del fondo istituito dall'articolo 11 della legge n.
431/98, per l'esercizio 2002, è stato pari a 2.065.827,60 euro (ossia 4 miliardi di vecchie lire).
Lo sforzo compiuto con lo stanziamento in bilancio della somma indicata non può e non deve essere considerato in termini del tutto negativi.
Invito, infatti, a por mente che a carico del bilancio regionale, per il medesimo esercizio finanziario, sono stati iscritti anche 3.372.099 euro finalizzati a sostenere la morosità incolpevole maturata dagli assegnatari di edilizia residenziale pubblica.
Come si può constatare si tratta, in buona sostanza di un importo complessivo di circa 5,5 milioni di euro destinati all'edilizia e, in particolare, alle fasce più deboli della popolazione che abita in alloggi in locazione, sia privata che pubblica.
E' evidente che nei confronti di tali problematiche l'attenzione non è mai venuta meno. Con la DGR n. 10-7688 del 18 novembre 2002 è stato introdotto, per la prima volta, un meccanismo premiale per quei Comuni che avessero integrato con risorse proprie i fondi statali e regionali destinati a sostenere la locazione. Ciò, in primo luogo, per sensibilizzare e responsabilizzare i Comuni piemontesi che nei precedenti esercizi non avevano mai partecipato (se non in modo irrilevante) all'integrazione dei fondi. Ed infine, perché i Comuni medesimi potessero partecipare, in modo anche più concreto, a sostenere i loro residenti più deboli, a risarcire in parte i sacrifici da questi affrontati per far fronte al pagamento del canone di locazione dell'abitazione.
L'introduzione di tale meccanismo ha dato i suoi frutti: ben cinquanta Amministrazioni comunali hanno introdotto risorse proprie e, di queste quarantotto hanno rispettato i criteri per ottenere il cosiddetto "premio".
In ordine al secondo e ultimo quesito dell'interpellanza, si sottolinea la duplice finalità della campagna pubblicitaria. Da una parte questa era mirata a far conoscere ai cittadini la possibilità di partecipare ai bandi ed esercitare, dunque, un diritto loro riconosciuto.
Dall'altra, era finalizzata a sensibilizzare anche quei Comuni che negli esercizi precedenti non avevano ritenuto di impegnarsi ad emettere i bandi e di dar corso agli adempimenti relativi.
Constato quindi con piacere che i colleghi Consiglieri interpellanti evidenziano la necessità di incrementare gli stanziamenti e quindi ritengo che sosterranno e condivideranno l'indicazione avanzata nella proposta di finanziaria di quest'anno per l'esercizio prossimo.
Comunque gli esiti conseguiti dalla quarta iniziativa rivelano certamente un malessere serio e ampio che investe la nostra Regione Piemonte e che merita tutta l'attenzione possibile e il sostegno massimo da parte di ogni schieramento politico. Attenzione: sostegno che, in occasione della prossima legge di bilancio, chiederò ancora a tutti i colleghi del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Innanzitutto chiederei all'Assessore Botta di potere avere la risposta scritta e, insieme a questa, l'elenco dei cinquanta Comuni che lui ha citato, per capire con quali caratteristiche, con quali dimensioni e con quale distribuzione territoriale sul quadro regionale siano i Comuni che hanno risposto.
Debbo dire che noi siamo particolarmente insoddisfatti della sua risposta, Assessore, per due ragioni.
La prima. Se lei demanda la soluzione del problema degli inadeguati stanziamenti, a nostro avviso, della Regione Piemonte in materia di sostegno all'accesso alla locazione e la demanda alla finanziaria e al bilancio, io penso di doverle dare una brutta notizia, cioè quella che è già stata data a noi in Commissione: è già deciso che si va all'esercizio provvisorio. Quindi, l'ordine di discussione sul testo del bilancio che avverrà nel corso di questo mese è puramente teorico, perché si sta già predisponendo la legge per l'esercizio provvisorio al 28 febbraio del 2004 se quella data basterà. Quindi, demandare il tutto al bilancio che verrà approvato con questi ritardi e con cifre che oggi sono puramente ipotetiche, mi sembra un ulteriore tentativo di elusione di un problema già consistentemente presente per la sottostima delle cifre nella più stretta attualità.
Devo poi dire che noi qui consideriamo come esista un duplice ordine di problemi, cioè una concomitante riduzione del fondo nazionale insieme a quello regionale e, nello stesso tempo, accanto alla riduzione dei fondi si fa una consistente campagna e battage pubblicitario, come se si risolvessero chissà quanti problemi. Anzi, ad una domanda sociale già molto alta si contribuisce inducendo dell'ulteriore cui non si dà alcuna risposta. Io mi chiedo se in questa direzione ci sia una ratio della politica regionale che abbiamo fatto, un tentativo d'indurre una domanda che già rappresenta un grave disagio sociale e, nello stesso tempo, si tratti di un atto pubblicitario nei confronti della Giunta a fronte di una riduzione di tutti gli stanziamenti, quelli nazionali e quelli regionali.
Noi avremmo invece visto di buon grado, e sarebbe stato un atto importante da parte della Giunta, quello di sostenere meno spese per campagne pubblicitarie, ma, nello stesso tempo, di incrementare con un adeguato stanziamento il fondo regionale, per coprire con il fondo regionale il mancato adeguamento del fondo nazionale stesso.
Siamo, peraltro, ampiamente insoddisfatti di questa risposta. Riteniamo che non si venga incontro ad un disagio sociale vero, che è documentato e che lei, tra le altre cose, oltre a darci delle notizie poco rassicuranti sul futuro (perché sono demandate a quel testo di bilancio di cui ha descritto l'iter, ma penso che lei sia a conoscenza di questo, avendo discusso in Giunta della vicenda dell'esercizio provvisorio) non riesce neanche a quantificare quell'aspettativa sociale che noi le abbiamo richiesto venisse quantificata, in modo da fare una previsione seria e reale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta Franco.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Brevemente. La Consigliera Manica, Capogruppo del Gruppo DS, si dichiara ampiamente insoddisfatta. Di questo mi dispiace. Devo dire che il gruppo DS, in particolare il collega Muliere, in varie occasioni aveva sollevato la questione, nei passati esercizi, di una maggiore promozione e pubblicità dell'iniziativa, cosa che la Giunta ha fatto. Tra l'altro, è previsto dalla legge regionale.
La legge regionale prevede proprio un'azione di promozione ed informazione, cosa che puntualmente è avvenuta. Certamente le risorse scontano quello che anche in altri campi si sconta: le ristrettezze di bilancio più in generale, da quello statale a quelli regionali.
Osservavo anche in questi giorni le risposte date ai Consiglieri interroganti presso il Consiglio comunale di Torino. Ma questo riguarda altri Enti. Devo solo dire che vorrei, ancora una volta, rimarcare che l'azione svolta dal Presidente Ghigo, in qualità di Presidente della Conferenza dei Presidenti, è sempre stata puntuale e di stimolo indifferentemente ai colori dei governi che si sono succeduti in Italia.
Ancorché - lo ricordo - nel 1998 fossimo di fronte ad un governo tecnico il Governo Dini, che decise di chiudere i famosi rubinetti della ex-Gescal che assicuravano al settore dell'edilizia residenziale pubblica anche 3-4 mila miliardi all'anno per tutto il Paese.
Queste risorse, che non ci sono più, è evidente che non possono essere totalmente sostituite dalla finanza regionale e dai bilanci regionali, anzi credo che la Regione Piemonte stia compiendo un grosso sforzo nella risposta al fabbisogno abitativo, dalla riqualificazione alla misura per le giovani coppie e ai fondi per l'affitto, che sono stati poco fa richiamati nella mia risposta e nelle contro-deduzioni della collega Manica, fino ai fondi aumentati dall'amministrazione regionale per gli inquilini morosi, i cosiddetti "incolpevoli".
Non c'è insensibilità da parte dell'Amministrazione regionale, né tanto meno il mio vuole essere un ripiego nella prossima finanziaria. Osservo solo che il tema della casa, nell'agenda politica nazionale e regionale cade un po' nella disattenzione del dibattito politico. Credo invece che questo debba essere rilanciato con forza.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 2448 del Consigliere Contu inerente a "Mancata assegnazione di 53 alloggi A.T.C. nel Comune di Acqui Terme - Opportunità di nomina di un commissario ad acta"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 2448.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Io credevo che i ghetti fossero un ricordo di un periodo buio della nostra storia. Invece, quello che si sta determinando in un Comune come quello di Acqui Terme desta enorme preoccupazione.
L'interpellanza, della quale l'Assessore venne a conoscenza perché ha fatto un sopralluogo, solleva un problema. Alcuni da due anni, altri da quattro anni, alcuni alloggi ristrutturati con i soldi della collettività e messi a disposizione della Regione nel centro storico della Città di Acqui sono in attesa di assegnazione come edifici destinati all'abitazione residenziale di tipo economico-popolare.
Il Comune di Acqui Terme si è fatto portatore di una proposta originale: quella di utilizzare i soldi della Regione, non assegnare gli alloggi popolari alle oltre 195 famiglie in lista di attesa per godere di questo beneficio, e ha proposto all'amministrazione regionale di non procedere all'assegnazione, ma di avere in deroga l'autorizzazione alla vendita al privato, perché gli aspiranti a quella casa, essendo di ceto sociale non aristocratico e, soprattutto, di provenienza anche extracomunitaria, se collocati nel centro storico rischiano di essere disturbanti della vocazione turistica e residenziale del centro storico.
La proposta che formula il Sindaco di Acqui prevede la costruzione, ex novo, nella periferia di Acqui, di un autentico ghetto per gli assegnatari delle case popolari.
Su tale questione abbiamo chiesto all'Amministrazione regionale, nella persona dell'Assessore Botta, di utilizzare tutti i suoi poteri, mediante la nomina di un Commissario ad acta che esautori il Comune inadempiente e proceda urgentemente all'assegnazione di questi alloggi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Rispondo all'interpellanza del Consigliere Contu, inerente a "Mancata assegnazione di 53 alloggi ATC nel Comune di Acqui Terme - Opportunità di nomina di un Commissario ad acta".
La Giunta Regionale, con deliberazione dell'08 luglio 2003, ha stabilito i criteri, le modalità e i vincoli per lo stralcio degli immobili di Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata ed ha approvato le relative procedure. Si tratta di edifici per i quali originariamente la Regione ha concesso dei finanziamenti per realizzare alloggi da destinare all'Edilizia Residenziale Pubblica (case popolari).
Nel particolare, per consentire di dare corso alle richieste di stralcio, occorre verificare, in prima istanza, che nel Comune non ci sia fabbisogno di tale tipo di edilizia, specialmente a seguito dell'esperimento di bandi per l'assegnazione di alloggi popolari. Nel caso siano presenti domande rimaste insoddisfatte, non risulta possibile, da parte della Regione, autorizzare lo stralcio degli alloggi dall'Edilizia Pubblica.
In alternativa allo stralcio, la delibera regionale ha previsto la possibilità di consentire il trasferimento del vincolo su altri immobili che siano già di proprietà del Comune e gli alloggi siano immediatamente assegnabili. Copia del provvedimento regionale è stata trasmessa al Comune di Acqui Terme, in quanto aveva richiesto di poter svincolare dall'Edilizia Sovvenzionata gli immobili denominati Palazzo Chiabrera e Palazzo Olmi.
Con nota regionale del 29 ottobre ultimo scorso, è stato evidenziato al Comune di Acqui Terme, in relazione al fabbisogno emergente dall'ultimo bando comunale esperito, che in mancanza di idonei immobili di proprietà che consentano di soddisfare il fabbisogno di edilizia popolare, non era possibile autorizzare lo stralcio degli immobili in argomento.
In ogni caso, il Comune è stato invitato a concludere celermente le procedure amministrative, al fine di pervenire all'assegnazione degli alloggi, così come stabilito dalla legge regionale 28 marzo 1995, n. 46.
In data 11 novembre 2003 si è provveduto ad effettuare un sopralluogo sollecitato dai Consiglieri Contu e Muliere - nel Comune di Acqui Terme al fine di accertare lo stato di fatto degli immobili ed incontrare l'Amministrazione Comunale.
All'incontro era presente, altresì, il Presidente dell'Agenzia Territoriale per la Casa di Alessandria e i relativi uffici.
A conclusione dell'incontro, il Sindaco del Comune di Acqui Terme si è impegnato a procedere all'assegnazione degli alloggi di Palazzo Olmi all'ultimazione degli alloggi di Palazzo Chiabrera e, quindi all'assegnazione degli stessi; a delegare all'Agenzia Territoriale per la Casa di Alessandria la gestione degli alloggi, così come previsto dalla legge regionale n. 11 del 1993 e all'espletamento delle procedure necessarie per pervenire al cambio alloggi.
In questo momento, non appare quindi necessario procedere ad un commissariamento, non previsto dalle leggi regionali in materia di edilizia pubblica, che dovrebbe comunque avvenire tramite un provvedimento del Prefetto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Botta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore, questo è ciò che lei ha affermato. Le comunico che ci recheremo alla Procura della Repubblica con la copia scritta della sua risposta, per due ordini di questioni. In primo luogo, ci chiediamo come sia possibile che una parte degli alloggi di Palazzo Chiabrera, che doveva essere destinato ad utilizzo pubblico, sia stata assegnata ad un privato cittadino, che ha installato da due anni un ristorante di lusso, in cui sedersi al tavolo come minimo comporta una spesa di 250 euro a pasto.
Questo ristorante, che doveva essere una pinacoteca, è stato inserito all'interno di Palazzo Chiabrera, dove ci sono gli alloggi di edilizia popolare.
chiaro che ci siano forti interessi privati che spingano affinché il Sindaco non proceda all'assegnazione degli alloggi. Su questo punto, per il quale lei non è responsabile, faremo un esposto alla Procura della Repubblica, perché è una violazione all'accordo di programma; è un atto unilaterale del Sindaco che, in 25 anni, regalerà letteralmente quell'immobile all'affittuario - perché è prevista l'alienazione dopo 25 anni - che attualmente paga dei canoni che dovrebbero far vergognare l'Amministrazione Pubblica nel momento in cui il tipo di attività commerciale è quella descritta.
Vi è un'ulteriore questione che volevamo porre alla sua attenzione: rispetto alla sua ultima visita, Assessore, il quadro è cambiato. Il Sindaco, attraverso i giornali, continua a comunicare la sua volontà di vendere gli alloggi e di richiederle un ulteriore finanziamento per costruire un quartiere-ghetto in altre aree alla periferia della città.
Sono sgomento del fatto che l'Amministrazione regionale, che ha erogato il finanziamento, non abbia altri strumenti per poter intervenire. È vero che le leggi non prevedono la nomina di un Commissario ad acta, ma è anche vero, però, che siamo in presenza di un danno erariale di facile quantificazione, perché gli alloggi sono stati terminati rispettivamente Palazzo Olmi il 31 luglio del 2001, Palazzo Chiabrera risultano terminati i lavori al 31 giugno del 1999, con un verbale di collaudo molto più recente che ha liquidato le spettanze dell'impresa.
una cosa sorprendete: come fa un collaudatore o un perito a considerare ultimati i lavori di Palazzo Chiabrera, liquidare il dovuto all'impresa e scoprire, dal suo sopralluogo, che invece gli alloggi non sono terminati? Questo aspetto è assolutamente sorprendente e la dovrebbe porre nella condizione di costituirsi Parte Civile, perché le leggi lo prevedono.
Il collaudatore non è di competenza del Consiglio Comunale, del sindaco o della Giunta comunale, ma della Regione.
La relazione di collaudo andava fatta da un perito, come prevedono le norme e le leggi, nominato dalla Regione che, in fin dei conti, è l'ente erogatore dei finanziamenti.
Gli alloggi di via Nizza sono finiti dal 21 Agosto 2001, anche in quel caso con perizia asseverata di ultimazione lavori.
Qual è il problema? Chi è che fa rientrare l'ATC di Alessandria dal danno subito per la ritardata assegnazione degli alloggi? Che per l'ATC vuole dire non avere introitato le locazioni e, quindi, non aver potuto utilizzare queste risorse economiche per il bisogno di cui hanno tutti gli immobili di competenza dell'ATC. Questo è il vero problema, Assessore.
Inoltre, mi lascia sgomento l'idea dell'impotenza dell'Assessorato in una situazione così drammatica: 195 famiglie attendono la casa. Altro che sostegno alla locazione! Attendono l'assegnazione di una casa! Da quattro anni viene loro negata, perché una Giunta ed un Consiglio Comunale xenofobo, nella sua maggioranza, razzista e anticlassista, sostengono che gli abitanti delle case popolari non hanno diritto di cittadinanza nel centro storico di Acqui. Vergogna! Credevo che quel mix sociale dei centri storici fosse la garanzia di una città più giusta, equa ed accogliente. Questo è un segnale certamente disturbante. Questo sì che offende le istituzioni, ma offende soprattutto il sentire comune.
Mi auguro, Assessore, che lei individui una possibilità, dopo aver chiesto l'intervento del Prefetto, per la nomina di un Commissario ad acta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Registro con dispiacere e prendo atto di ciò che ha affermato poc'anzi il collega Contu. Non posso che ribadire ciò che ho già detto nella risposta alla sua interpellanza. Sono certo che la Regione, l'Assessorato e gli uffici, che erano presenti anche al sopralluogo, abbiano messo in atto tutto ciò che è possibile mettere in atto da parte della legislazione vigente.
In ogni caso, farò ancora esaminare la questione agli Uffici. Visto che noi parliamo nero su bianco, abbiamo sempre, con molta chiarezza, fatto presente all'Amministrazione comunale quali erano le possibilità che la legge offre e quelle che non offre.
Ritengo che l'Assessorato e i suoi uffici abbiano fatto il loro dovere.
Inoltre, se fosse confermato quello che lei ha poc'anzi affermato, sarebbe piuttosto grave. In ogni caso, le trasmetto la relazione che ho fornito in risposta alla sua interpellanza, che lei mi ha richiesto.
CONTU Mario (fuori microfono) Do atto della correttezza dell'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, ne prendiamo atto.


Argomento: Parchi e riserve

Interpellanza n. 2340 del Consigliere Placido, inerente a "Indennizzi per danni causati da fauna selvatica. Zone pre-parco e aree protette"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 2340, inerente a "Indennizzi per danni causati da fauna selvatica. Zone pre-parco e aree protette" presentata dal Consigliere Placido.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

Io avevo già anticipato qualche tempo fa la risposta al Collega Placido, adesso la formalizziamo.
L'interpellanza riguarda gli indennizzi per i danni causati dalla fauna selvatica nella zona di pre-parco nelle aree protette.
E' opportuno precisare che gli indennizzi previsti a favore di soggetti, proprietari di veicoli immatricolati nella Regione Piemonte ed ivi residenti, coinvolti in incidenti stradali con il coinvolgimento di fauna selvatica, sono dovuti, ai sensi della polizza stipulata, a far data dal 23 luglio c.a., con la società Assitalia, Agenzia generale di Torino nel caso di sinistri accaduti durante la circolazione sul territorio della Regione Piemonte su strade statali, regionali, provinciali e comunali presenti su tutto il territorio regionale, con esclusione delle strade in concessione (ad esempio autostrade, tangenziali protette, ecc.). Sono quelle che hanno la rete di protezione.
Risultano, pertanto, inclusi nella copertura assicurativa in questione anche i sinistri avvenuti anche all'interno delle zone di pre-parco delle aree protette.
Devo dire che, com'è noto, noi diamo gli indennizzi. Qui non c'è il principio del risarcimento danni, perché questo, ovviamente, è precluso dalla condizione giuridica della fauna. Però, da un punto di vista sociale la nostra Regione, con i suoi atti e le sue leggi, ha previsto un indennizzo che, per evitare di doverlo gestire da parte dei nostri Uffici è stato assicurato con una gara ed abbiamo così una garanzia di una certa regolarità e tempestività, con i tempi assicurativi di liquidazione, in tempi accettabili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ringrazio l'Assessore per quanto ha detto e chiedo di averne copia scritta.
Rimane forse il problema dell'ammontare, ma l'Assessore ne è a conoscenza. Il problema riguarda, a questa punto, l'esiguità dei premi che vengono riconosciuti a chi ha subito il danno. Se l'Assessore condivide questo sarebbe un ulteriore passo in avanti, bisognerebbe aumentare il premio complessivo.
Aumentare il premio che viene riconosciuto a chi subisce un danno, aver realizzato una polizza sul territorio regionale, è un passo in avanti. E' evidente che poi se il riconoscimento del danno è parziale o irrisorio il problema, anche se in termini minori, rimane ugualmente.
Ringrazio ancora l'Assessore, con l'invito ad adeguare la polizza.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione n. 2411 dei Consiglieri Rossi Oreste, Cota, Dutto e Brigandì, inerente a "Verifiche impiantistiche ARPA Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2411, inerente a "Verifiche impiantistiche ARPA Piemonte", presentata dai Consiglieri Rossi Oreste Cota, Dutto e Brigandì.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Gli elementi a riscontro dell'interrogazione sono stati acquisiti dalla direzione generale dell'Arpa.
Con nota prot. n. 29498 del 26 settembre 2003 il Direttore Generale dell'Arpa aveva provveduto a comunicare all'Amministrazione regionale le scelte compiute dall'Agenzia in merito alle attività ed ai programmi del Polo Regionale "Verifiche impiantistiche", trasmettendo, nel contempo, la direttiva interna n. 01/2003, con la quale venivano definiti i nuovi obiettivi del Polo stesso.
In particolare l'Agenzia, nell'ambito delle attività attinenti alle verifiche di impianti elevatori e di ascensori, ha ritenuto di dover privilegiare l'erogazione di servizi caratterizzati direttamente da interesse pubblico dando priorità, quindi, alle richieste provenienti dall'utenza pubblica (ospedali, scuole ecc) e rifiutando invece le proposte di nuovi contratti di verifica avanzate dai soggetti privati.
Le verifiche in questione sono quelle periodiche biennali, degli ascensori (DPR 162 162/1999) su richiesta del proprietario o del suo legale rappresentante e le verifiche periodiche (biennali o quinquennali) degli impianti di terra, dei dispositivi di protezione delle scariche atmosferiche e degli impianti elettrici nei luoghi con pericoli di esplosione (DPR n. 462/2001) su richiesta del datore di lavoro.
Queste funzioni attualmente svolte dal Polo su richiesta dei privati non solo non derivano da uno specifico obbligo di legge, non rientrando tra le attività istituzionali di Arpa, ma vengono svolte in alternativa, ed in concorrenza non paritetica, agli organismi accreditati ad operare sul mercato a pieno titolo nelle verifiche degli ascensori.
A seguito del riordino delle competenze del Polo, effettuato con la Direttiva interna n. 01/2003, resteranno invece a carico dell'Agenzia, per quanto riguarda il DPR 162/1999: il rilascio dei duplicati dei libretti e dell'altra documentazione tecnica presentata negli archivi dell'Arpa. Per quanto riguarda il DPR 462/2001: la registrazione delle dichiarazioni di conformità inviata dai datori di lavoro e conseguente risposta (articolo 2 comma 2 ed articolo 5, comma 3); l'effettuazione dell'omologazione, cioè prima verifica; il rilascio di duplicati di documentazione tecnica sugli impianti oggetto del Decreto e presente negli archivi di Arpa.
La scelta operata dall'Agenzia appare inoltre suffragata dall'esigenza di rafforzare il ruolo proprio dell'Arpa di soggetto pubblico terzo preposto alla vigilanza ed al controllo sull'operato dei soggetti privati abilitati ad effettuare le verifiche periodiche. Tuttavia, per non creare disagi agli utenti, l'Arpa si è impegnata ad onorare i contratti attualmente in corso fino alla scadenza, ma non provvederà più a rinnovarli.
L'attività di verifica sugli ascensori effettuati dall'Arpa è stata peraltro censurata dall'Autorità per la concorrenza ed il libero mercato in quanto svolta in concorrenza non paritetica con gli altri organismi accreditati ad operare sul mercato. Il tariffario nazionale applicato dall'Agenzia, infatti, non è allineato ai prezzi di mercato.
Per quanto concerne il rischio paventato di licenziamento degli ingegneri attualmente impegnati nelle attività di verifica, corre l'obbligo di evidenziare che tali soggetti sono legati ad Arpa da contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa.
Tali contratti permarranno in essere fino alla loro scadenza naturale ed eventualmente verranno rinnovati, per lo stretto tempo necessario, ad onorare le obbligazioni già assunte in precedenza per la verifica degli ascensori.
In sostanza, per riassumere, l'Arpa si sta concentrando ad assolvere i compiti di istituto. Per quanto riguarda gli ascensori, qualche anno fa c'era stata una fase di emergenza che l'Arpa si è impegnata a superare perché non c'erano sul mercato organismi accertatori adeguatamente accreditati e in numero sufficiente a coprire le esigenze dell'immediato dovuto al DPR 162/1999. Adesso l'Arpa può rientrare tranquillamente all'interno dei suoi compiti di istituto.
Non dimentichiamo che l'Autorità per la concorrenza era intervenuta in questa vicenda, ovviamente su sollecitazione di coloro che operano e che sono organismi accreditati per fare questi accertamenti, e aveva emesso un indirizzo, non dico sentenza, ma un'indicazione all'Arpa di ritirarsi entro i compiti di istituto. Sotto questo profilo, l'Arpa ha fatto scuola nel senso che ha formato delle professionalità che certamente cercherà di non disperdere. Ho notizie che sono in corso anche dei concorsi a cui è possibile partecipare, essendo ingegneri, credo che una buona parte di questi potranno rientrare sotto quel profilo.
Per altro, come ho detto prima, per le esigenze pubbliche degli enti pubblici, l'Arpa mantiene l'impegno di mantenere un certo numero di ingegneri. E' una soluzione di aggiustamento del tiro portato avanti in autonomia della nuova direzione generale che cercherà, la direzione, nel limite del possibile, di non fargli avere delle conseguenze occupazionali indesiderate. Anche se gli incarichi erano a tempo, non c'é nessuna ristrutturazione con messa in mobilità o indisponibilità di persone a tempo prolungato, a tempo indeterminato. Erano incarichi temporanei.
Ci sono delle opportunità che in un cerco arco di tempo consentiranno anche di non disperdere, se hanno i requisiti per l'assunzione definitiva le professionalità che in questo periodo hanno lavorato per l'Arpa. Per il resto, il servizio viene assegnato al più vasto mondo degli enti accertatori che, come è noto, hanno altre finalità e altri compiti e possono benissimo controllare sia gli impianti di terra che gli ascensori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà



ROSSI Oreste

Grazie Presidente.
Non sono assolutamente soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore Cavallera in merito alle richieste contenute nell'interrogazione che il Gruppo della Lega Nord ha presentato.
Non siamo soddisfatti per vari motivi. Anzitutto non ho capito bene il motivo per cui l'Arpa abbia deciso di lasciar perdere i controlli sui privati, parlo dei controlli sugli ascensori, per agevolare invece, poich non riusciva ad espletare in tempo entrambi i servizi, i controlli pubblici (ospedali o altre strutture pubbliche). Delle due l'una: se non riusciva perché lasciare a casa i collaboratori esterni? Tanto valeva tenere i collaboratori esterni e rendere l'uno e l'altro servizio.
Anche perché, caro Assessore, la domanda precisa che veniva fatta nell'interrogazione era: perché rischiamo di fare aumentare i costi visto che oggi gli importi che applica l'Arpa sono inferiori rispetto a quelli che applicano i privati? Andiamo verso un aumento dei costi, quindi un danno nei confronti dell'utenza: è vero oppure no? La risposta non c' stata.
Per quanto riguarda l'altra domanda: "Rischiamo che questi ingegneri rimangano a casa dopo aver fatto guadagnare all'ARPA centinaia e centinaia di milioni?", anche qui, Assessore, la risposta è assolutamente fumosa: "Vedremo, cercheremo di aiutarli, magari faranno qualche concorso e lo vinceranno". Intanto, però, non forniamo più il servizio che veniva fornito dall'ARPA ad un prezzo agevolato, rispetto a quello che offrono i privati, e poi ci dovremmo caricare del controllo dell'operato dei privati perché l'ARPA dovrà controllare il servizio che andranno a fare i privati ai privati.
Quindi, un ulteriore controllo, con ulteriore costo, senza alcun utile di ritorno.
Mi aspettavo, inoltre, Assessore, che lei fornisse altre risposte.
Nelle premesse si chiede se sia vero che ogni ingegnere assunto a tempo determinato effettui circa 1200 verifiche all'anno, se sia vero che il fatturato corrisponde a circa 100 mila euro all'anno, per ogni ingegnere e se sia vero che il costo di questi contratti è di 35 mila euro. Quindi caro Assessore, se sia vero - e lei non l'ha smentito - che ogni ingegnere rendeva ogni anno 65 mila euro.
L'ARPA, dunque, fa cessare un servizio che rendeva, alla comunità, in tre punti: forniva dei soldi al pubblico, sotto forma di utile; offriva lavoro a dei collaboratori dell'ARPA; come servizio, costava meno al privato rispetto al servizio fornito dalle ditte private.
Assessore, se lei rivolge le domande che ho presentato con l'interrogazione al direttore dell'ARPA, che è colui che ha preso la decisione (lei, in apertura, ha detto che le richieste erano state girate alla direzione dell'ARPA), è ovvio che questi le risponderà che è un'ottima decisione! Non doveva essere lui a fornire la risposta! Doveva essere lei, attraverso i suoi Uffici, che controllavano l'operato dell'ARPA e del direttore dell'ARPA! Se è vero che ogni ingegnere, a fronte di uno stipendio di 35 mila euro l'anno, comprensivo di spese, rendeva all'ARPA circa 100 mila euro ritengo sia un crimine sospendere questo servizio! Non è un servizio alla cittadinanza e non è un servizio al pubblico, perché lei stesso ha detto che questi ingegneri rischiano di rimanere a casa, tanto sono ingegneri assunti a tempo determinato e possono essere lasciati a casa! Non ci siamo, caro Assessore! Non siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Parchi e riserve

Interrogazione n. 2474, del Consigliere Contu, inerente a: "Tagli al fondo ordinario statale per le spese di gestione del Parco Gran Paradiso - Gravi conseguenze per il personale"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2474, del Consigliere Contu.
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

Venuto a conoscenza della riduzione dei contributi ordinari in conto spese correnti per l'anno 2003, praticata dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, e della decisione dell'Ente di gestione dell'Area protetta di chiudere i centri di visita e gli altri servizi per il pubblico e per le scuole, questo Assessorato regionale ha inviato una nota in data 8 ottobre 2003 al Ministro Altero Matteoli chiedendo chiarimenti in proposito e sollecitando un intervento per evitare la chiusura dei servizi di accoglienza e di informazione.
In assenza di una risposta da parte del Ministero e della necessità di garantire continuità a tali servizi, il Settore regionale competente ha chiesto un preventivo all'Ente per verificare l'entità delle risorse finanziarie necessarie per la prosecuzione di tale attività.
A seguito della valutazione in proposito effettuata dall'Ente Parco con Determinazione Dirigenziale n. 646 del 21 novembre 2003, sono stati erogati, da parte della Regione, 20.000 euro necessari per garantire i servizi di accoglienza fino al 31 dicembre 2003.
Inoltre, con D.P.G.R. n. 81 del 30 luglio 2003 è stato adottato un Accordo di Programma con il Parco Nazionale del Gran Paradiso con cui sono stanziate risorse per il sostegno di azioni mirate al completamento delle strutture informative e per la fruizione sostenibile del versante piemontese dell'Area protetta.
In particolare, sono stati stanziati 1.137.500. euro per interventi di completamento dei centri visita, 412.500 euro per interventi di ripristino e valorizzazione ambientale e 312.000 euro per la gestione delle strutture informative e dei punti di interesse.
Il complesso delle risorse messe a disposizione da questa Amministrazione consentono all'Ente di gestire opportunamente i servizi di accoglienza e di visita, fino alla definizione del bilancio per l'anno 2004 con il quale potranno essere programmate opportune risorse per la continuazione a pieno regime di tali attività.
Nel frattempo si provvederà a sollecitare il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio a stanziare le risorse necessarie alla gestione delle spese correnti.
Pertanto, abbiamo agito in due modi: il Parco sollecitava la Regione e il Piemonte dicendo che, sul versante valdostano - e noi sappiamo che le Regioni a Statuto speciale hanno molte risorse - hanno sempre avuto un fondo integrativo per fare vari interventi, contribuzioni una tantum per la realizzazione di centri visite e quant'altro. Abbiamo, dunque, sopperito alla cosa con questo accordo di programma di circa 2 milioni di euro, che tutto sommato, è abbastanza utile.
Per quanto riguarda le spese correnti, quest'anno c'è stata una maggiore restrizione da parte del Ministero. Abbiamo avuto notizie di una certa apertura per quanto riguarda il 2004.
Avendo un residuo di 20 mila euro, abbiamo dato tale contributo straordinario anche per le spese correnti, quindi fino al 31 dicembre il servizio è andato avanti.
Vigileremo su questa situazione e, quindi, sia per il contributo una tantum per gli investimenti sia come sostegno alle spese correnti, questo minimo cofinanziamento della Regione potremmo, eventualmente, mantenerlo.
E' giusto, avendo comunque un'utilità per il nostro territorio, che per questo insediamento ci possa essere, in linea di principio, anche un minimo di sostegno da parte della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Signor Presidente, intervengo per esprimere soddisfazione rispetto alla risposta formulata dall'Assessore. Questo non ci esime dallo svolgere una considerazione amara, Assessore, perché il Governo amico si sta dimostrando su più fronti per quello che è: effettua tagli generalizzati nei trasferimenti alle Regioni; costringe, sostanzialmente, le Regioni attraverso la fiscalità locale, ad intervenire per sopperire alle carenze dello Stato, attuando quella sorta di federalismo alla rovescia, che impone, sostanzialmente, alle Amministrazioni locali (in primis gli Enti locali), alle Amministrazioni periferiche e agli Enti come la Regione, di dover sempre più ricorrere ai mezzi di cui dispone, costituiti certamente dalla leva fiscale o dal taglio ad altri servizi.
In questo momento, a Milano, è in corso la trattativa per il Protocollo di Kyoto, le questioni ambientali sono centrali, gli aspetti di educazione all'ambiente dovrebbero diventare prioritari nell'azione del Governo soprattutto per quanto concerne le future generazioni. E' proprio su questo terreno che il Governo tradisce ogni aspettativa.
Anche noi vigileremo. Naturalmente, ci attendiamo da parte dell'Assessore che a questo faccia seguire una protesta ufficiale. Siamo soddisfatti dell'intervento provvisorio della Regione, ma è evidente che il Governo qui è latitante; soprattutto, dovrebbe assumersi fino in fondo le sue competenze su un parco che è patrimonio non solo della Regione Valle d'Aosta, non solo della Regione Piemonte, ma che, sicuramente, è di valenza e di interesse nazionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 2468 della Consigliera Manica inerente a "Diminuzione fondi assegnati al Parco regionale del Veglia-Devero"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 2468, presentata dalla Consigliera Manica.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

Se il Presidente acconsente, prima di rispondere a questa interrogazione, telegraficamente, volevo rispondere al collega Contu. Mi sembra che questo Governo, per quanto riguarda le aree protette nazionali debba avere la medaglia, perché ha aumentato il numero di aree protette nazionali - i problemi di ripartizione di risorse derivano da un eccessivo affollamento di soggetti - in modo adeguato alle risorse, salvo nel caso del Gran Paradiso, su milioni e milioni di euro, 20 mila euro.
Quindi, ridimensionerei la questione, perché hanno istituito importantissimi parchi, soprattutto marini. E' una considerazione che, per correttezza, dovevo svolgere.
Veniamo ora all'interrogazione n. 2468.
In merito alle assegnazioni regionali all'Ente di gestione del Parco Alpe Veglia e Devero, si precisa che i fondi assegnati dal competente Settore per spese correnti sono stati i seguenti: esercizio finanziario 2002: euro 99.867,00 esercizio finanziario 2003: euro 112.050,00 esercizio finanziario 2004: euro 136.433,00 Come si può constatare, vi è una progressione positiva nell'ammontare delle somme assegnate all'Ente per spesa corrente. La somma per il 2004 è stata prenotata con Deliberazione della Giunta regionale n. 56-10489 del 22 settembre 2003 sullo stanziamento del bilancio regionale pluriennale 2004 (capitolo 15315) e comunicata all'Ente con nota prot. n. 21237/21.6 del 20 ottobre 2003. L'ammontare della somma da iscrivere a bilancio per il 2004 è stato determinato con l'identico criterio adottato per le assegnazioni a tutti i Parchi (ossia pari alla media tra la richiesta dell'Ente per il 2003 e il totale dei pagamenti dell'Ente nel 2002 - spesa corrente).
L'effettiva erogazione terrà conto delle eventuali economie di spesa accertate nel 2003 sui capitoli di spesa corrente, che saranno conguagliate e ridistribuite tra gli Enti per le attività di gestione operativa (promozione, ricerca, didattica).
Per quanto riguarda la spesa corrente complessiva del Sistema parchi regionali, si sottolinea come tale onere sia a totale carico del capitolo 15315 del bilancio regionale (esclusa, come noto, la spesa obbligatoria per il personale) salvo la partecipazione finanziaria di alcuni Enti dotati di risorse proprie (ad esempio: La Mandria e Alpi Marittime, che contribuiscono in una certa misura). Con tale capitolo si fa fronte quindi, sia alla spesa corrente "rigida", ossia necessaria per il funzionamento ordinario di organi ed uffici, sia alla maggior parte delle spese di gestione qualificata (ricerca, promozione, pubblicazioni didattica, cooperazione decentrata).
L'incremento dei costi gestionali dell'Ente a cui fa riferimento l'interrogante nelle premesse, è una situazione che si può constatare in tutti gli Enti per effetto indotto dai notevoli investimenti attuati negli ultimi sette-otto anni mediante fondi regionali, statali e comunitari.
Per tale motivo, e per non penalizzare i trasferimenti da destinare alle spese gestionali "qualificate" sopra indicate, è stato richiesto dall'Assessorato, per il 2004, un maggiore stanziamento sul capitolo 15315 ossia euro 7.500.000,00, a fronte della somma attualmente iscritta sul bilancio pluriennale, che è di euro 6.415.711,00, già interamente prenotata, come prima ricordato.
Inoltre, vista la necessità di contenimento della spesa corrente regionale, è intenzione di proporre alla Giunta, in sede di definizione dei criteri di riparto dei fondi del capitolo 26860 (spesa per investimenti nelle Aree protette), che tali risorse vengano destinate non solo per interventi in conto capitale, ma anche per investimenti "immateriali" quali ricerca e promozione, suscettibili di produrre ricadute positive sul territorio. Questa scelta consentirebbe di liberare una parte delle limitate risorse del capitolo 15315 e, quindi, di far fronte alla lievitazione dei costi di ordinaria gestione degli Enti prima ricordata.
Infine, si fa presente che anche gli Enti di gestione delle aree protette devono tener conto del contesto generale di restrizione della spesa corrente imposto alle Regioni per rispettare il patto di stabilità nazionale e, pertanto, nel proporre all'Assessorato i loro programmi di interventi, dovranno valutare con molta attenzione l'aspetto relativo ai costi gestionali da sostenere ad avvenuta esecuzione delle opere privilegiando gli investimenti in grado di non incrementare tali oneri a carico della Regione.
E' vero, in questi anni gli Enti hanno fatto parecchi interventi ovviamente l'investimento comporta in seguito il mantenimento di queste strutture, siano esse centri di incontro, altre attività e quant'altro.
Ad ogni modo, mi sembra di aver dato conto nella risposta che la cosa è seguita minuziosamente; abbiamo un settore e degli uffici che sono preposti a seguire trimestralmente l'avanzamento della spesa da parte dei vari Enti e direi che, a volte, si fa anche una compensazione, fermo restando il capitolo che è unico, magari da un Ente all'altro.
Nel caso specifico vi è una progressione ordinaria dovuta agli aumenti dei costi, comunque non in diminuzione degli stanziamenti. Se riuscissimo rispetto ad alcune spese una tantum, la cui classificazione è al confine tra la spesa corrente e la spesa in conto capitale (relative a ricerche, a determinate attività qualificate), a spostarle sull'altro capitolo del Titolo II, potremmo liberare qualche ulteriore risorsa che potrebbe dare una boccata di ossigeno alla gestione di queste aree protette, le cui problematiche finanziarie sono comunque ben note all'Assessorato.
In modo particolare, faccio presente che in questi anni anche gli oneri del personale e un limitatissimo incremento di organico hanno creato una situazione di crescita costante delle spese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Dato che le risposte dell'Assessore Cavallera sono sempre particolarmente esaurienti, chiedo di averne il testo scritto. Nel contempo, mi rendo conto che l'Assessore ci risponde che le risorse sono quelle che sono e che quindi, nell'ambito di quelle risorse, gli stanziamenti vanno ai parchi regionali.
Questo non risponde al nostro primo quesito su quanto si voglia maggiormente assegnare; ad ogni modo, vi è una risposta articolata e puntuale che, pur non rispondendo compiutamente rispetto alla limitatezza delle risorse alle richieste da noi effettuate, fornisce comunque una serie di indicazioni.
Presidente, mentre ho la parola ne approfitto per ricordarle che lei aveva detto che questa era l'ultima interrogazione. In sede di Conferenza dei Capigruppo, però, noi avevamo sollecitato anche quella relativa alla questione delle televisioni.



PRESIDENTE

Trattiamo anche quella, Consigliera Manica. Questa era la penultima, mi sono sbagliato io.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

Interpellanza urgente n. 2533 dei Consiglieri Placido, Ronzani, Suino Muliere, Riba, Marcenaro, Manica e Riggio inerente a "Progetto Piemonte All News"


PRESIDENTE

Esaminiamo dunque l'interpellanza n. 2533, presentata dai Consiglieri Placido, Ronzani, Suino, Muliere, Riba, Marcenaro, Manica e Riggio.
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Abbiamo presentato questa interpellanza con urgenza, sollecitato la risposta e debbo dire che ringraziamo l'Assessore anche con una certa incredulità, memori del passato abbastanza vicino, quando ci fu il tentativo maldestro di far diventare la Regione Piemonte un editore e realizzare la tivù satellitare. Penso che quasi tutti i presenti se lo ricorderanno: un tentativo naufragato miseramente, al di là dei costi sostenuti dalla Regione Piemonte. Ad ogni modo, pur con i tempi della giustizia italiana (mi riferisco a quella amministrativa), penso che poi qualcuno sarà chiamato a rispondere di alcune centinaia di milioni di vecchie lire utilizzate per un tentativo finito come sappiamo.
L'incredulità, signor Assessore, sta nel fatto che si mette in piedi un progetto di televisione senza assolutamente informare il Consiglio e la Commissione competente.
Voglio fare un piccolo percorso cronologico. Il 10 marzo 2003 la Giunta regionale, con una delibera, affida la consulenza al signor Guido Borio (chi vuole, può leggere il curriculum, che è abbastanza significativo non tanto in termini professionali, ma sulle caratteristiche e sulla provenienza della persona); il 15 settembre lei effettua una comunicazione in Giunta dove, fra le altre, c'è un'affermazione simpatica: "...per realizzare una valida alternativa al TG3 regionale" (cito testualmente la sua dichiarazione nella relazione alla Giunta regionale). Tra l'altro questa è una questione che si inquadra anche nel problema della discussione della legge appena votata, la Gasparri.
Sempre nella sua relazione alla Giunta regionale, lei parla di "distribuzione gratuita di set top box" (per capirci, sarebbero quei nuovi aggeggi che permetteranno di poter vedere le televisioni digitali). Io mi auguro, signor Assessore, che lei sappia cosa vuol dire pensare di distribuire, spendendo alcune centinaia di migliaia di euro, i decoder (così ci capiamo meglio) per poter vedere la tivù digitale rispetto a tutta quanta la partita del digitale terrestre italiano e anche alle esperienze europee.
Perché non ci siano equivoci, dico subito che la scelta fatta dal Governo dell'Ulivo, a mio parere (e non solo mio), fu una scelta per certi versi forse troppo avventata, avrebbe dovuto pensarci un po' di più. Nel frattempo, i tentativi europei degli altri Paesi sono falliti, per cui i tempi si allungano e si parla di una decina di anni.
Non voglio assolutamente entrare nella polemica della "Gasparri SI Gasparri NO", non ci voglio entrare; lo dico perché non ci siano equivoci.
Tuttavia, lei parla di "distribuzione gratuita per combattere il digital deview". Peccato che non ci sia l'Assessore Cotto: l'emarginazione delle fasce deboli, Assessore Casoni, non si combatte regalandogli i "set top box", ma con altre iniziative. E anche su questo ci torneremo.
Dunque, lei ne parla in Giunta il 15 settembre; il 22 settembre porta un'appendice a quella relazione in Giunta di natura economica sui costi; il 24 e 25 ottobre a Cernobbia, Villa Erba, durante il semestre italiano della Presidenza europea, vengono presentati i due progetti "Piemonte All News" e "Piemonte On Air" (quest'ultimo riguarda l'utilizzo digitale terrestre anche in eventuale collaborazione con la RAI); il 24 novembre viene realizzato l'appalto.
Assessore Casoni, ma è pensabile - e mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza, visto che questa partita è la filiera nazionale sulle telecomunicazioni che riguarda tutto il partito di Alleanza Nazionale - che su un tema come quello di riformazione dei programmi televisivi ci possano essere tutti questi atti ufficiali senza sentire, senza che a qualcuno venga il dubbio, la necessità istituzionale di informare tutto il Consiglio e la Commissione relativa, rispetto a un tema che riguarda l'informazione? Questa è la prima domanda, ed è uno dei motivi per cui abbiamo presentato questa interpellanza, che parla di quali sono le motivazioni, la tempistica, le caratteristiche tecniche, i referenti amministrativi e politici, le condizioni con professionisti e quant'altro. E' evidente che ci aspettiamo dall'intervento dell'Assessore, cui replicheremo, delle notizie che, in qualche modo, ristabiliscano il corretto funzionamento quando si tratta di una materia come quella dell'informazione, in particolare quella televisiva. Aspetto la risposta e la ringrazio Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

Intanto bisogna inquadrare bene il tema, perché quanto ha detto il Consigliere Placido è la sua lettura di questa situazione, che però non riguarda argomenti che lui ha toccato in questo settore.
Com'è noto, la Giunta regionale svolge già, attraverso la Direzione Comunicazione del dott. Salvio, la sua comunicazione istituzionale. La svolge attraverso vari strumenti, che vanno dalle pagine che compaiono sui giornali locali ad altro.
Le dichiarazioni che ha letto il Consigliere Placido non corrispondono a quello che io ho detto in Giunta, ma si riferiscono all'articolo pubblicato da "La Stampa", quando parla di "alternativa al TG3". Io ho sempre parlato di complementarietà al TG3; nell'articolo è stato scritto "alternativa al TG3". Tant'è vero che, se si guarda bene quella che è la proposta, si vedrà che proprio negli orari del TG3 non è prevista alcuna azione di concorrenza. Già questo la dice lunga.
In più, volevo anche sfatare un concetto: qui si è parlato di una televisione privata. Non è assolutamente vero, si tratta di creare dei mini notiziari che ogni ora dovrebbero uscire su tutte le televisioni private del Piemonte. Quindi, non c'è un fattore di scelta, ma è la prenotazione di notiziari.
Peraltro, ricordo al Consigliere Placido che, alla luce della delega in materia di comunicazioni, conferita non dalla Gasparri, ma dal Titolo V della Costituzione, la Regione è investita di precisa responsabilità quali e cito testualmente: "Innovare l'informazione al cittadino, rendendo più immediato l'accesso informazioni e servizi di e-governament". Significa sostanzialmente mettere il cittadino in grado di avere più notizie, in tempi più veloci e in modalità diverse.
Inoltre, sempre dalla riforma del Titolo V: "Combattere il digital divide, il divario tecnologico che colpisce gli anziani e le fasce che, per motivi geografici od economici, non sono raggiunti dalle innovazioni tecnologiche". Questo cosa significa? Faccio un esempio molto semplice, che però rende l'idea a tutti. Tutte le informazioni che abbiamo sul sito della Regione Piemonte non sono accessibili a chi o non possiede un computer o non è in grado di utilizzare quel computer. Superare il digitale divide cosa vuol dire? Rendere più accessibili agli utenti, che non sono in grado di utilizzare internet, tutte le informazioni che già sono sul sito internet della Regione. Questo è superare il digital divide.
Qual è lo strumento più diffuso nelle case di tutti i cittadini quello più semplice da visualizzare? Sono il telefono e la televisione.
Siccome quella di dare più informazioni ai cittadini via telefono è una modalità non realizzabile, è evidente che bisogna farlo attraverso la televisione. Capirete perché dico questo quando parlerò del contenuto di queste informazioni.
Tornando alla delega del Titolo V: "Favorire lo sviluppo e l'innovazione del sistema regionale delle comunicazioni, ivi compreso il comparto delle emittenze regionali". Questo significa: "Allargate il nostro bacino di utenza, non potete farlo solo via internet o via stampa".
Per quanto riguarda internet, c'è un accesso del 23-24% della popolazione; a livello di stampa, forse siamo ancora a cifre ancora inferiori. Quindi, dobbiamo superare il divario tra il 23-24% che oggi è in grado di utilizzare internet e chi è in grado di accendere un televisore. Credo che questo sia un fatto importante.
I dati possono essere diversi, ma logicamente c'è un divario fortissimo. Io mi baso sulla mia famiglia, quindi sui conoscenti e parenti; all'incirca, registro un 50% nella mia famiglia di persone che sanno usare internet e un 50% che non lo sa usare.
Quindi, credo che anche questo altro 50% abbia diritto ad avere delle informazioni pari all'altro 50% che invece può accedere ai vari strumenti di comunicazione o può acquistare i quotidiani di comunicazione. Quindi questo modulo che deve essere attivato nasce proprio per creare dei mininotiziari di 2-3 minuti (per intenderci, sullo stile dei notiziari CNN). Quindi, la notizia più importante del momento da trasmettersi ripeto - nelle ore non di competenza del TG3, ma nelle ore in cui il TG3 non dà nessun altro tipo d'informazione.
Quindi, si tratta di offrire un servizio a chi ha la televisione accesa su qualunque televisione privata del Piemonte (e ribadisco qualunque perché non si tratta di dare la preferenza ad una o all'altra, ma il servizio è per tutte, dalla più piccola alla più grande televisione privata del Piemonte). Ma non è tanto il notiziario o la notizia di 2-3 minuti.
Con la modalità di Rai News 24, dove possono scorrere sotto le informazioni correnti e a lato esserci il pannello di ulteriori informazioni (così come succede su Sky TG24 piuttosto che Rai news 24), in quel pannello di informazioni si possono trasmettere notizie sul meteo sulla viabilità, sui bandi regionali ed altre informazioni. Le stesse notizie che sono già fruibili sul sito internet della Regione Piemonte.
Quindi, se una persona entra in internet le può leggere, perché non si tratta di notizie diverse, ma sono le stesse informazioni. Anzi, si sta studiando proprio il sistema per trasferire dal sito internet direttamente a queste strisce, in modo che si possa ampliare questo divario di informazioni che possono arrivare a tutti i cittadini.
Credo che per un cittadino che, ad esempio, al mattino si debba mettere in auto, sapere che un'autostrada è chiusa, che ci sono le strade ghiacciate, che c'è la nebbia, magari sapendo che alle ore 7,00 del mattino esce un notiziario che gli dà informazioni su quello, sia un servizio che rendiamo ai cittadini. Poi lasceremo valutare ai cittadini se sia utile o meno.
E' logico che dobbiamo formare un pannel nei 2-3 minuti per dare la notizia più importante del momento, facendo scorrere le informazioni di servizio prese dal sito internet. In questo modo, avremmo dato un'opportunità in più al cittadino di avere avuto maggiore informazione.
Nello spirito della legge non si parla di legge Gasparri, si parla di riforma del Titolo V e di delega data alle Regioni. Quelle frasi che ho citato sono prese letteralmente dal Titolo V.
Invito anche a riflettere proprio su questa differenza. Oggi abbiamo cittadini piemontesi di serie A, che possono avere una serie di informazioni, e cittadini piemontesi di serie B, che quelle stesse informazioni non le hanno. Allora, il compito è superare tutto questo: innovare l'informazione al cittadino, rendendo più immediato l'accesso alle informazioni. Come si può fare in maniera alternativa, se non facendolo sul video? Non essendo logicamente competenti sui network nazionali (Rai Mediaset e La7), posto che le notizie che possiamo trasmettere noi non interessano i lombardi, i veneti o i calabresi o i siciliani, la Regione non può farlo attraverso una TV nazionale, ma lo deve necessariamente fare attraverso le TV che sono viste e operano in Piemonte, dove si riscontra un ascolto relativo a queste televisioni.
Vi è, tra l'altro, un ulteriore aspetto: questa procedura è stata illustrata al CORECOM e a tutte le televisioni private, in modo che non ci possano essere dubbi sulla trasparenza.
Molti mesi prima di questa uscita (due, tre o quattro mesi fa) sono state convocate tutte le televisioni private del Piemonte: sono state illustrate le finalità e tutte le hanno pienamente condivise. Anzi, so che altre Regioni si stanno attivando in questa direzione, a parte la Regione Lombardia e la Regione Veneto che, per altro, fanno cose molto diverse.
Loro, addirittura, autoproducono un proprio notiziario e poi lo vendono tra virgolette, alle TV locali: lì sì che c'è una sorta di fondi che vengono utilizzati per la comunicazione.
Qui, invece, il budget previsto parla già da sé: si parla di un milione di euro all'anno; lascio intendere a tutti cosa si potrà fare, con un milione di euro, di così sconvolgente, di così comunicativo e di così diverso, che non abbia le finalità di offrire un minimo di informazioni in più ai cittadini. Non so quanto spendiamo per gestire il sito internet o le altre cose, però credo che siano cifre decisamente superiori a questa.
Si deve fare in modo che le informazioni che già abbiamo diventino fruibili via video, e quindi raggiungano, per chi le vuole conoscere qualunque televisione del Piemonte.
Questa è la risposta, senza contare la Legge Gasparri, perché è un altro ragionamento. Una volta che avremo realizzato questo strumento sappiamo che adesso è diventata una legge e quindi sarà finanziato l'acquisto del set-top-box; stiamo facendo un accordo con la Rai proprio per la sperimentazione in Piemonte del digitale terrestre, però con fondi provenienti dal Ministero - col digitale terrestre si potrà fare in modo che le televisioni abbiano sostanzialmente una loro forza indipendentemente dalla Rai. Quando ci sarà il digitale terrestre, per esempio, si potrà dire: "Schiacciando quattro tasti diversi e colorati, si potrà accedere a delle notizie cui, viceversa, non si avrebbe accesso".
Però, come ripeto, questa è un'altra partita.



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

Questo c'è già in Inghilterra.



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

Esatto, esiste già in vari Paesi del mondo e ne è dimostrata anche l'utilità, perché si consente, da casa, di interagire, non digitando su una tastiera di computer, ma usando quattro tasti colorati del telecomando per esempio, per prenotare una visita piuttosto che un teatro o per cliccare, tra virgolette, ma senza computer (che sappiamo essere una modalità diversa). Semplicemente, con un telecomando con sei colori, a seconda del colore che compare, si viaggia come se si viaggiasse in internet. Questo credo che sia una cosa importante.
Per quanto riguarda la professionalità del consulente incaricato, ho qua il curriculum e lo renderò disponibile a tutti i Consiglieri.
Tra l'altro, molte altre Regioni stanno cercando il nostro consulente per utilizzarlo, anche quelle di centrosinistra (lo dico per sfatare quello che diceva il Consigliere Placido).
stato realizzato un sistema che, come dicevo prima, già dopo la presentazione di Cernobbio (dove sono state presentate fisicamente le potenzialità di questo sistema) è già appetito da tutte le Regioni italiane, sia di centrosinistra che di centrodestra, perché si tratta, come hanno capito, di fornire maggiori informazioni al cittadino sfruttando la televisione anziché il computer. Questo progetto rientra pienamente in questa linea.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Intanto, Assessore Casoni, la informo che ho letto una comunicazione ufficiale della Giunta, che è agli atti (si tratta, quindi, di una sua comunicazione ufficiale e non di parole mie), che nel terzultimo capoverso recita testualmente: "...mentre contiamo che il programma possa diventare una valida alternativa al notiziario regionale di Rai3".
Sono parole sue. È un documento ufficiale della Giunta, che è agli atti. Non sono parole mie.
Siccome lei ha detto che ho riportato una notizia giornalistica fraintesa, le rispondo che ho riportato un documento ufficiale, anzi la sua relazione alla Giunta regionale. Se lei smentisce la sua relazione, ne prendo atto.



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

Io ho detto "complementare", non "alternativo".



PLACIDO Roberto

scritto qua, non me lo sono inventato e fornirò copia della sua relazione alla Giunta regionale.
Pregherei il Presidente di concedermi qualche secondo in più, anche perché non è escluso che, sul tema dell'informazione in generale e quella televisiva, non si chieda un Consiglio straordinario, essendo una materia particolarmente importante. Cercherò, pertanto, di non tralasciare nulla.
Assessore Casoni, il Consiglio regionale ha realizzato un notiziario sperimentale, denominato "Porte aperte a Palazzo Lascaris"; la Regione Veneto ne ha fatto uno autoprodotto dalla Direzione Comunicazioni; la Regione Lombardia ne ha fatto un altro, mentre la Regione Emilia Romagna ne realizza uno come Consiglio regionale, e non come Giunta. Già qua emerge una prima differenza.
Assessore Casoni, quando il riferimento delle notizie è l'ufficio stampa della Direzione Comunicazioni della Giunta, si potrebbe utilizzare la voce del padrone, abbia pazienza.
Noi non siamo contrari a priori a parlare e a discutere di informazione in senso generale - o, nello specifico, di quella televisiva - ma non possiamo arrivare con nove mesi di ritardo, dopo una determina, una consulenza, un appalto, Cernobbio e quant'altro, ad essere informati perch presentiamo un'interpellanza. Questo è il primo problema.
Noi, in assoluto, chiediamo il ritiro del bando, anche perché - la normativa televisiva è in continuo cambiamento, ma la Mammì non è ancora decaduta - al punto 7), così come recita il bando, si dice:"...l'appaltatore sarebbe il vincitore della gara, che registra la testata presso il Tribunale di Torino. La proprietà rimane della Regione che la mantiene in seguito. L'editore Regione Piemonte in accordo con l'appaltante designa il direttore ...".
La Regione, Assessore Casoni, non può essere un editore televisivo Non è permesso dalla legge, è in contrasto con la legge vigente. Questa parte del bando non è legale.
Noi chiediamo il ritiro per motivi politici, perché tutti siano messi nelle condizioni di poter contribuire a realizzare un programma televisivo di informazione.
Però, un conto è un programma televisivo di informazione. A parte quelle generali, le assicuro, Assessore, tutte le emittenti locali trasmettono il meteo e la percorribilità. Inoltre, perché escludere le emittenti radiofoniche, che segnalo volentieri perché sono state il mio primo amore, visto che mi sono occupato di radio? In Emilia Romagna, per esempio, ci sono 23 emittenti televisive e 22 radiofoniche, il programma dura otto minuti, quattro di informazione sull'argomento, partecipano due Consiglieri di maggioranza e due di opposizione - in Emilia Romagna governa il centrosinistra - con un minuto a testa per dare a tutti la possibilità di poter concorrere a dare un'informazione corretta ai cittadini. Altrimenti, se la fonte è solo l'ufficio della Direzione Comunicazione, siamo alla voce del padrone, non all'informazione.
Ricapitolando, Assessore Casoni, noi chiediamo, un ultima cosa, prima di terminare. Così come è costruito il bando, al di là dell'illegalità sull'articolo 7, per quanto riguarda la Legge Mammì, ancora vigente, ...



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Assessore, noi non siamo contrari in assoluto, anzi vogliamo entrare nel merito, però, così com'è - uso una frase che ho già utilizzato per un'altra occasione - ancora una volta, è un abito fatto su misura per un soggetto già individuato.
All'articolo 8, comma 2 è scritto "... dimostrare di possedere in proprio e di mettere a disposizione una diffusione satellitare ..." concetto ripreso anche nella relazione e nel progetto, così come è stato presentato, e inoltre "... di aver già lavorato insieme, in consorzio per trasmettere programmi anche su satellite ...". Assessore, chi si occupa di informazione e pubblicità sa che una è l'emittente che è in grado di farlo.
O ha già utilizzato o sta già utilizzando il satellite. Tre sono le emittenti che si sono consorziate, lo sanno tutti.
Ripeto, non siamo contrari a questo percorso, ma non si può fare un concorso-appalto quando, di fatto, si è già individuato il soggetto al quale rivolgersi. Sono circa 20-26 le emittenti locali in Piemonte. Per questo dico, di nuovo, che questo è un abito fatto su misura. La vostra più che una Giunta, mi sembra una sartoria. A parte il Presidente, per gli altri la fattura non mi sembra neanche delle migliori.
Chiediamo il ritiro del bando per un problema politico. Un tema come questo deve essere discusso in Consiglio e in Commissione. Assessore Casoni, come può aver pensato di non informare il Consiglio e la Commissione? Infatti ne stiamo discutendo, dopo nove mesi, in seguito all'interpellanza ed a notizie giornalistiche.
Per quanto riguarda l'articolo 7, riteniamo illegale, rispetto alla Mammì, che le Regioni possano essere editori, però nel bando si parla chiaramente della Regione Piemonte come editore.
Sull'articolo 82 mi sono già espresso.
L'ultima questione riguarda l'informazione, noi siamo pronti. Ha fatto un lungo excursus su quanto costa internet. Noi, in fase di discussione di bilancio, entreremo nel merito delle spese attribuite all'informazione da parte della Giunta e degli Assessori, alle testate giornalistiche (a quali e su cosa si riceve in cambio), ad internet, alla comunicazione che questa Giunta sta realizzando, perché non è un fatto secondario.
Se anche il Presidente Bush ha avuto da ridire (anche l'OCSE) su come sono andate le elezioni in Unione Sovietica o, meglio, in Russia - fatelo dire a noi, che siamo al di là dall'essere accusati di essere di parte - è evidente che non è secondario l'investimento delle risorse sull'informazione a 360 gradi.
E' per questo che noi vogliamo entrare nel merito di questo progetto e chiediamo il ritiro di questo bando per i motivi che ho detto e anche per concorrere a realizzare un'informazione che veda la partecipazione e la presenza di tutti e non solo della Giunta Regionale.



PRESIDENTE

Se non implica un altro intervento del Consigliere Placido, darei la parola all'Assessore Casoni.



PLACIDO Roberto

D'accordo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Placido.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore alla gestione delle politiche delle telecomunicazioni

Vorrei precisare alcuni aspetti, riguardo a quello che ha appena detto il Consigliere Placido. Faccio due esempi: nel bando si parla di attrezzature tecniche e di redazione giornalistica.
E' vero, è aperto a chi ha queste tecnologie, ma perché per trasmettere in tempo reale queste informazioni, è necessario avere un canale di trasmissione in tempo reale. Non è possibile confezionare un'informazione tenerla ferma per sei ore e quindi mandarla sei ore dopo. In questo modo non si fornisce il servizio in tempo reale al cittadino.
Non è detto, però, che vinca una tv privata. Potrebbe vincere uno studio che si occupa di telecomunicazione a Torino, può vincere l'Alenia piuttosto che altre aziende che si occupano di comunicazioni. Potrebbe anche vincere chi attualmente fornisce i servizi tecnici a Mediaset, a La 7 o alla Rai.
Si tratta di trasmissioni e di attrezzatura tecnica, quindi pu partecipare a questo bando una serie innumerevole di società. Il bando non cita "le televisioni private che ...", ma "chi è in grado di produrre queste attrezzature".
Invece, sono d'accordo sulla determinazione della redazione giornalistica.
Questo, per chiarire che non è un abito confezionato su misura, ma un abito confezionato in maniera che i bottoni non saltino via.
Se avessi fatto un bando di questo genere e non avessi inserito quelle attrezzature, lei avrebbe potuto chiedermi: "Assessore, come fa a trasmettere in tempo reale a Cuneo, Novara ed Alessandria?", perché si tratta di trasmettere in tempo reale. Superare il Digital Devil vuol dire trasmettere in tempo reale, su internet e sulle televisioni private.
Per trasmettere sulle televisioni private, è necessario che ci siano i ponti con i satelliti o altri strumenti di comunicazione, per le trasmissioni.
Questa è stata l'unica cosa che ci siamo preoccupati di definire perché ci sia la garanzia che il progetto funzioni.



PRESIDENTE

Come ha già detto il Consigliere Placido, entreremo ancora nel merito della questione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 528, "Modifiche alla legge regionale 25 marzo 1985, n. 23 'Istituzione della Riserva naturale speciale della Valle Andona e della Val Botto' e della legge regionale 22 marzo 1990, n.12 'Nuove norme in materia di aree protette'"


PRESIDENTE

Prima di chiudere i lavori della mattinata, credo vi sia l'unanimità da parte del Consiglio per esaminare il disegno di legge n.528, "Modifiche alla legge regionale 25 marzo 1985, n. 23 'Istituzione della Riserva naturale speciale della Valle Andona e della Val Botto' e della legge regionale 22 marzo 1990, n.12 'Nuove norme in materia di aree protette'" di cui al punto 6) all'o.d.g.. In Commissione hanno espresso voto favorevole tutti i Gruppi presenti: Forza Italia, AN, Lega nord Piemont-Padania, UDC Federalisti Liberali e DS.
Se l'Aula acconsente provvediamo all'inversione dei punti all'o.d.g.



(L'aula tacitamente acconsente all'inversione dei punti all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Il relatore del disegno di legge n. 528 è il Consigliere Manolino, che dà per letta la seguente relazione: "La 'Riserva naturale speciale della Valle Andona e della Val Botto' e' stata istituita con la legge regionale 25 marzo 1985, n. 23 che ne affidava la gestione al Comune di Asti. Successivamente, in virtù della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, istitutiva dell'Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali astigiane, la gestione viene affidata a tale Ente.
La "Riserva naturale speciale della Valle Andona e della Val Botto" ricade attualmente interamente nel territorio comunale di Asti al limite con i Comuni di Baldichieri e di Monale. Le aree di Valle Andona e Val Botto costituiscono due distinte strutture vallive. La morfologia è poco accidentata con limiti altitudinali compresi tra i 165 e i 180 m s.l.m. La superficie complessiva della Riserva, pari a 297 ha, è interessata prevalentemente da boschi, seminativi e prati.
L'istituzione della Riserva ha consentito in questi anni una efficace azione di conservazione e valorizzazione del peculiare patrimonio costituito da sedimenti fossiliferi del Bacino terziario piemontese riconosciuto in tutto il mondo per sua ricchezza e per il valore scientifico.
Nel 2000 ha avuto inizio un censimento dei geositi delle colline di Torino e del Monferrato svolto dall'Università di Torino che consente di definire un complessivo progetto di valorizzazione didattica e ricreativa.
Inoltre, nel 2001 è stata avviata la realizzazione del Museo paleontologico territoriale del Monferrato, con sede ad Asti che consentirà di valorizzare al massimo le risorse culturali del territorio.
Entrambi i progetti sono realizzati con risorse regionali e affidati all'Ente Parchi e Riserve Astigiani.
Proposta di ampliamento.
La proposta di ampliamento della Riserva naturale speciale estende l'area verso nord lungo la valle del Rio Valleandona e del Rio Vallegrande nei Comuni di Asti, Settime, Cinaglio e Camerano-Casasco andando a raggiungere la località Valle delle Noci assoggettata a vincolo archeologico ex D.lgs 490/99 con D.M. 29 settembre 1992.
Il totale della superficie interessata dall'ampliamento è di 636 ettari e porterebbe a 933 ettari la superficie complessiva dell'Area protetta.
L'ampliamento della Riserva si estende su terreni prevalentemente boscati con ceduo di robinia, raro castagno, esemplari sparsi di alto fusto di farnia e pino silvestre; sui pendii più soleggiati sono presenti vigneti e nei fondi valle prati stabili. Su tali terreni vi sono residue attività agricole che hanno mantenuto la coltura della vite nelle posizioni migliori.
L'interesse principale dell'area oggetto di ampliamento è legato alla presenza di numerosi affioramenti fossiliferi della successione sedimentaria astigiana. Particolare rilievo hanno in questo settore gli affioramenti astigiani e villafranchiani (Settime, Cinaglio).
I sedimenti sabbiosi astigiani contengono più di 600 specie di molluschi con conchiglie perfettamente conservate nei dettagli morfologici e talora con tracce della colorazione originaria. Ai molluschi sono associati artropodi, crostacei, briozoi, resti ossei di pesci, brachiopodi.
I depositi continentali villafranchiani contengono associazioni paleofloristiche tipicamente plioceniche e resti di vertebrati.
Il Progetto di Piano territoriale Provinciale inserisce quest'area nel "Sistema del verde" in quanto caratterizzata da boschi con densa copertura e di rilevante qualità paesistica ed ambientale, nonché di facile fruizione.
Essa è inoltre inserita nella "sub-area storico-culturale" delle Colline Astigiane di Montechiaro. Ed è, inoltre, interessata parzialmente dall'Area denominata 'strada dei vini'.
Proposta gestionale.
Per quanto riguarda la proposta gestionale si conferma l'affidamento all'Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali astigiani in quanto soggetto adeguato alle esigenze di valorizzazione del territorio. Si tratta di una struttura professionalizzata ed esperta e che ha già operato validamente nell'ambito delle realtà fino ad ora gestite.
L'integrazione di questo nuovo territorio, che triplica la dimensione dell'Area protetta della Valle Andona e della Val Botto e porta a 1.471 ettari la superficie totale delle Aree protette istituite della Provincia di Asti, consentirà anzi di migliorare l'operatività dell'Ente consentendogli di acquisire una dimensione più ampia in cui ottimizzare in particolare le iniziative.
La dotazione organica attuale dell'Ente, prevista in 16 unità di cui 12 attualmente coperte, è sufficiente a garantire una efficace gestione del Sistema delle Aree protette astigiane così configurato.
Il disegno di legge (articolo 13), al fine di garantire la presenza dei rappresentanti delle nuove amministrazioni comunali territorialmente interessate e di tutti i soggetti operanti sul territorio in una efficace concertazione delle politiche e delle azioni dei soggetti pubblici e delle Associazioni di categoria agricole e ambientaliste, riorganizza la composizione del Consiglio direttivo dell'Ente.
E' quindi previsto che sia costituito da un rappresentante per ognuno dei Comuni territorialmente interessati dalle Aree protette astigiane, da un rappresentante della Regione Piemonte, da un rappresentante della Provincia di Asti e da due membri nominati dalla Provincia di Asti di cui uno su designazione delle Organizzazioni professionali agricole ed uno su designazione delle Associazioni ambientaliste.
Adeguamento alla normativa vigente.
Con il presente disegno di legge si è colta inoltre l'occasione per adeguare la legge istitutiva della Riserva naturale speciale alle disposizioni di carattere generale approvate successivamente e che hanno modificato il quadro di riferimento normativo ed amministrativo.
Sono stati pertanto corretti ed aggiornati i riferimenti legislativi riportati nei vari articoli della legge regionale 23/85, sostituito l'articolo 5 relativo alla gestione adeguandolo alle successive disposizioni assunte ed integrandolo con le disposizioni più recenti riguardanti il personale, cambiata la rubrica dell'articolo 8 relativo alle norme di salvaguardia ed adeguati ed integrati i suoi contenuti alle disposizioni più recenti in materia di gestione della fauna, della flora e di tutela dei beni culturali ed ambientali, adeguato di conseguenza l'articolo 9 in materia di sanzioni, adeguato l'articolo 12 in materia di disposizioni finanziarie.
L'adeguamento della legge regionale 23/85 ha comportato inoltre l'abrogazione di suoi alcuni articoli (articoli 6, 7 e 11). È stato inoltre previsto che l'Area protetta sia soggetta a Piano d'Area di cui all'articolo 23 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12, modificato dall'articolo 7 della legge regionale 21 luglio 1992 n. 36. Tale Piano è predisposto dalla Conferenza degli Enti territorialmente interessati ed è adottato dall'Ente di gestione che ne cura la pubblicazione e l'analisi delle osservazioni. Il Piano è quindi trasmesso alla Regione Piemonte per l'approvazione.
Infine, in considerazione del fatto che l'ampliamento proposto ridisegna il territorio dell'Area protetta composto da distinte strutture vallive, si ridefinisce il titolo della legge denominando la Riserva naturale speciale della "Valle Andona, della Val Botto e della Valle Grande".
Il disegno di legge, esaminato dalla V Commissione, è stato sottoposto a consultazione con gli enti locali e le associazioni ed organizzazioni territorialmente interessate, che ha avuto esito favorevole. Riformulata la norma finanziaria ai sensi di legge, accolte alcune modifiche di tecnica legislativa, il disegno di legge è stato quindi approvato all'unanimità dalla V Commissione. Si auspica che questa Assemblea esprima un unanime consenso.
Vi è solo un emendamento tecnico all'articolo 12, non vi è dibattito generale.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Il Consigliere Brigandì ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Il Presidente ha detto che era un'inversione concordata tra tutti i Gruppi, ivi compresa la Lega: ci può dire cortesemente quando? Perch questa inversione mi sfugge.



PRESIDENTE

E' stata votata all'unanimità. Rispetto al merito della questione, la sensibilità dei Gruppi ha fatto in modo che si esprimessero favorevolmente.



BRIGANDI' Matteo

E' stato votato all'unanimità, quindi adesso il provvedimento risulta il primo punto all'o.d.g?



PRESIDENTE

L'aula ha acconsentito all'inversione dei punti all'o.d.g; ha chiesto di inserire questo punto, di poterlo approvare vista l'unanimità della votazione.



BRIGANDI' Matteo

Ma io dov'ero? Pensavo di essere in aula, non sono riuscito a sentire questa richiesta.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3, nel testo originario Il Consiglio approva ARTICOLO 4 Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 nel testo originario Il Consiglio approva ARTICOLO 6 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Come ha detto il Presidente non risultavo essere presente in Commissione. Il mio intervento è per sottolineare come, in modo un po' strisciante e surrettizio, noi stiamo progressivamente eliminando dalle aree protette la tutela della fauna e della flora (soprattutto della fauna).
Il comma 7 dell'articolo 6 si dilunga a spiegare e specificare che all'interno dell'area istituita, è vietato l'esercizio dell'attività venatoria, però sono permessi interventi di riequilibrio, così vengono definiti, faunistico ed ambientale. La norma, conseguente alla legge regionale n. 9 del 2000 fortemente voluta da una maggioranza trasversale presente in Consiglio, è una norma gravemente punitiva per la tutela della fauna, si basa su un concetto sbagliato, assolutamente sbagliato, di presenze numeriche da controllare, di presenze numeriche in eccesso.
Sbagliato perché, come succede talvolta, i numeri vengono ingigantiti ad arte e, soprattutto, permette una conseguenza che in quest'aula non è mai stata valutata appieno. Nel senso che l'attività dell'equilibrio faunistico, comporta la possibilità di sparare all'interno delle aree protette, permette di sparare in periodi molto dilatati nel tempo creando, inevitabilmente, non solo una diminuzione di quel numero di animali che si vogliono regolare numericamente, ma un danno difficilmente valutabile se non nel tempo successivo, ma quando verificheremo la diminuzione di altre specie di animali. Il disturbo che arreca l'attività di controllo, che poi significa l'attività di sparo e di caccia, genera sicuramente, ed è dimostrato, una conseguenza negativa per tutte le altre specie nella riserva che non sono oggetto di controllo sul momento.
Il sottoscritto, insieme ad altri ambientalisti e animalisti, ritiene un approccio assolutamente illogico il controllo numerico, come se l'uomo potesse comportarsi da super predatore che controlla la variazione del numero delle altri specie. E' dimostrato scientificamente che l'eventuale aumento, dipende sempre dallo squilibrio naturale che si crea. Il modo migliore per avere davvero un riequilibrio degli animali presenti, non è quello di uccidere gli animali in eccesso, proprio perché noi non facciamo solo un intervento di controllo su quegli animali, ma determiniamo anche un fastidio di quelli che esercitano un ruolo di controllo e di limitazione per gli animali in eccesso. Nel momento stesso in cui facciamo questa operazione, non possiamo pensare di ottenere un risultato immediato.
Possiamo contare gli animali che uccidiamo, ma sicuramente non otteniamo nessun risultato che sia utile nel tempo futuro. O meglio, il risultato che noi otteniamo nel lungo tempo è quello di ottenere una diminuzione non solo di quella specie verso la quale effettuiamo il controllo, ma anche una diminuzione di altri animali che rientrano nelle catene trofiche, oppure vivono in correlazione con gli animali verso cui facciamo i controlli.
L'introduzione di questo principio, di questo comma, nel testo è pericoloso anche per un altro motivo, non solo per l'effetto che ha sulla fauna, ma per l'effetto di traino che induce. Progressivamente andiamo a far sì che le nostre aree protette diventino sempre più solo dei confini tracciati sulla carta nelle quali i veri concetti della protezione e della difesa non sono assolutamente più rispettati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Molto velocemente non per perdere tempo, ma, al limite, per prendere tempo per un inizio di ragionamento.
In III Commissione abbiamo discusso per 12 mesi della legge sulla caccia che è stata licenziata a maggioranza e prima o poi arriverà in aula. Mi ricollego a questo perché un simpatico, e credo anche capace funzionario dell'Assessorato ci ha sempre ricordato che, in fondo parlavamo di caccia, ma la caccia non esiste più perché è stata cambiata la legge, sono state cambiate le parole, è cambiata la definizione. Temo che il Consigliere Moriconi abbia ragione, nel senso che è pur vero che noi abbiamo cambiato i termini, abbiamo cambiato le definizioni, abbiamo sostanzialmente riordinato, lo suggeriva la Consigliera Suino, e utilizzato queste formule anche per gli altri istituti di protezione ambientale che abbiamo istituito. Tuttavia temo che la sostanza e la realtà sia questa: si dichiara, nel primo capoverso, che la caccia non è permessa (sarebbe clamoroso il contrario, almeno in una definizione esplicita di articolo) ma poi si autorizzano quelle azioni, quegli interventi di riequilibrio faunistico che, per come adesso viene attuato, vuol dire permettere interventi di cacciatori: autorizzati, selezionati, controllati. Non si applicano quelle cose che più volte il Consigliere Moriconi ci ha richiamato essere auspicabili, possibili, cioè il controllo utilizzando tutti i metodi scientifici attualmente a disposizione e opportuni.
Non voglio far perdere tempo, ma credo sia importante non nasconderci dietro le parole, dietro un dito, dietro una frase ben riuscita che nasconde una realtà che è l'autorizzazione dell'ingresso nelle zone di riserva naturale speciale di gente con fucile che spara agli animali



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6 nel testo originario Il Consiglio approva ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 9, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 10, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 11, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 12.1) Emendamento presentato dal Consigliere Cantore: L'articolo 12 è sostituito dal seguente: "Art. 12 (Modifica dell'articolo 7, della legge regionale 22 marzo 1990, n.
12) 1. Il comma 6, dell'articolo 7 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 (in materia di aree protette), è sostituito dal seguente: '6. E' istituito l'"Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali Astigiane", ente di diritto pubblico, a cui sono affidati i compiti di direzione e di amministrazione del Parco naturale di Rocchetta Tanaro e della Riserva naturale speciale della Valle Andona e della Val Botto e della Valle Grande'".
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Presidente, chiedo al presentatore di illustrarlo, poiché non capisco cosa vuol dire.



PRESIDENTE

Consigliere Palma, il Consigliere proponente non è presente. Si tratta, comunque, di una riscrizione tecnica.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

Poiché cambia il numero delle aree protette (prima era scritto "Riserva Naturale della Valle Andona e Valle Botto"), diciamo: "Riserva del Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande".
E' per completare l'identificazione dei contorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

La ringrazio, Assessore, ma questa è la ragione per cui l'articolo 12 era nella precedente formulazione, non è la ragione dell'emendamento perché la precedente formulazione dell'articolo 12 modifica il comma 6 dell'articolo 7, sostituendo le parole "Riserva Naturale Speciale della Valle Andona e Valle Botto", con le parole "Riserva Naturale Speciale della Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande".
C'è un subemendamento, anche se in termini tecnici è un emendamento al provvedimento, che chiede di modificare l'intero comma 6 (non una dicitura) con la definizione: "E' istituito l'Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali astigiane, Ente di diritto...", ecc.
La mia domanda è: questo Ente lo stiamo istituendo, oppure preesisteva e lo stiamo ridefinendo? Se lo stiamo istituendo, chiedo una sospensione per poter capire.
Inoltre, chiedo al Presidente di non qualificare, nei limiti del possibile, come tecnici gli emendamenti semplicemente perché presentati all'ultimo minuto, perché un emendamento presentato all'ultimo minuto è tecnico se tecnicamente adegua una dicitura. Se istituisce un Ente obiettivamente non è tecnico.



PRESIDENTE

Faceva riferimento, collega Palma (per questo è stato chiamato tecnico), a una norma transitoria che non ha più ragione di essere.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e vigilanza parchi

Questo Ente già c'era. Prima si faceva la modifica allungando unicamente la definizione, la declaratoria, perché si diceva: "E' sostituito dalla Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande".
Con l'emendamento definito tecnico si va a prendere il comma intero della legge precedente e lo si sostituisce. Se voi andate a verificare vedreste che il comma 6 dell'articolo 7 della legge 12, in materia di aree protette, ridefinisce l'Ente. L'Ente c'era già e alla precedente formulazione era solo una somma algebrica, per cui si aggiungevano tre parole. Adesso, invece, si sostituisce tutta la dizione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 12.1) Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 12, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 13, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 14, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 15, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Botta Marco, per dichiarazione di voto sull'intero testo.



BOTTA Marco

Presidente, molto rapidamente perché è giusto che venga evidenziato quanto è già stato evidenziato in Conferenza dei Capigruppo.
Naturalmente voteremo in maniera favorevole, ritenendo, però - e lo diciamo anche all'Assessore Cavallera - che il prossimo provvedimento da esaminare non potrà che essere quello di natura fortemente ambientale relativo al prelievo venatorio. Non siamo più disponibili, come Gruppo, ad esaminare qualsiasi altro provvedimento, qualora non venga esaminato accolto o respinto (non ci interessa) il provvedimento relativo alla questione del prelievo venatorio.
Mi sembra una posizione logica, anche perché il Piemonte è la prima regione per aree protette d'Italia, quindi è giusto che un provvedimento che riteniamo di grande importanza ambientale e che un'intera categoria di persone sta aspettando ormai da molti mesi, se non da anni, venga esaminato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi, per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Come dichiarazione di voto, a nome dei Verdi, dichiaro che sul provvedimento in oggetto mi asterrò. Questo potrebbe sembrare strano, dal momento che viene presentato come un testo di legge di indirizzo di protezione ambientale.
Da tempo sostengo, anche in quest'aula, che continuiamo ad esaminare dei provvedimenti che provano a proporre una visione di tipo ambientale, ma che, ad un esame approfondito, dimostrano di non rappresentare un grande aiuto dal punto di vista ambientale, nel senso che tanti di questi provvedimenti sembrano più che altro finalizzati a sottrarre delle aree alla possibilità di aprire o gestire discariche.
Da un punto di vista ambientale, sono sicuramente contrario all'apertura di eventuali discariche. Ritengo che la gestione dei rifiuti sia una materia complessa, può trovare una soluzione soddisfacente per il territorio e per i cittadini nella promozione di quella che ritengo sia ancora ad un livello troppo basso in Piemonte: la raccolta differenziata.
Come ho sottolineato prima, non può definirsi totalmente ambientale un documento che prevede di aprire parti di territori che dovrebbero essere protetti. Non può essere ambientale un provvedimento che apre aree di territorio protetto alle doppiette e ai cacciatori.
In questo senso, trovo molto strano che venga definito ambientale un testo come quello licenziato dalla Commissione sul prelievo venatorio, che più che ambientale, è un testo che va esattamente nel senso opposto di un discorso di protezione ambientale.
Nel corso della lunga discussione, che sarà inevitabile quando arriverà un disegno di legge sul prelievo venatorio, che presenta tantissimi punti di negatività, credo che ci sarà modo di spiegare come queste attività venatorie, sicuramente, non vadano nel senso di dare qualcosa di più al territorio, semmai di privarlo di qualcosa, non fosse altro per il fatto che, sicuramente, cacciare significa uccidere e, ogni anno, vengono uccisi milioni di animali.
Come sovente dico, un Consigliere su sessanta non può certamente far altro che far sentire la sua voce, quando può. Se, veramente, volessimo fare un discorso ambientale nella nostra Regione, se davvero volessimo essere una Regione all'avanguardia dal punto di vista ambientale, se davvero la Regione Piemonte volesse indicare una traccia e volesse lavorare nel senso della tutela ambientale, più che istituire piccole aree di tutela ambientale, che, poi, come ho detto, sono di tutela ambientale parziale nel senso che limitano alcune attività, lasciandone svolgere altre ugualmente devastanti, penso che si dovrebbero cominciare a fare quei discorsi dei corridoi ecologici di collegamento, ovvero aree tutelate, che colleghino le aree che noi abbiamo istituito nel tempo. Così come stiamo operando, ovvero creando tante piccole (o meno piccole) zone di tutela, non contribuiremo ad un vero miglioramento dello stato ambientale nella nostra Regione. Procedendo in questo modo, non facciamo altro che operazioni di facciata, come tante altre che facciamo in questo Consiglio regionale.
Promuoviamo iniziative che possono essere ben pubblicizzate come opere di tutela ambientale, ma, poi, se si osserva la realtà, questi nostri atti non portano di sicuro ad un miglioramento della tutela ambientale.
Per questi motivi, mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e Consiglieri, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del Gruppo Radicale, come credo sia successo in tutte le occasioni in cui l'Assessore Cavallera, con grande abilità politica, oltre che di gestione della vita consiliare, è riuscito a portare in Aula i provvedimenti di modifica e di istituzione di aree destinate a riserve naturali.
Questo anche per rispondere al Presidente Botta, nel senso che noi e gli altri Consiglieri che hanno dato vita ad un ampio e approfondito dibattito in III Commis sione sulla caccia hanno raccolto l'invito dell'Assessore e della maggioranza a chiudere il lavoro di Commissione per permettere un dibattito d'Aula importante sulla caccia.
Occorre dare atto che sarà un dibattito importante. Non potrà essere una discussione come quella odierna che, in dieci minuti, chiude un argomento su cui, al di là degli approfondimenti che abbiamo richiesto delle informazioni che, in qualche modo, abbiamo dovuto recuperare, anche per la natura del provvedimento, per il fatto che si arrivava a discutere all'una e mezza un po' in fretta e furia, è importante svolgere il dibattito sollecitato con forza dal Presidente Botta. Occorre individuare una modalità e uno spazio di discussione all'altezza del provvedimento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Comunico che i lavori dell'Aula sono riconvocati alle ore 15.30.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.36)



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