Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.409 del 11/11/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.24 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Botta Marco, Burzi Cantore, Casoni, Chiezzi, Costa Enrico, Cotto, Ghigo, Leo, Placido Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento:

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ugo Cavallera


PRESIDENTE

Comunico che con decreto n. 134 del 10 novembre 2003 il Presidente della Giunta regionale Ghigo, ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, per la seduta antimeridiana odierna di martedì 11 novembre 2003, all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 15 e 17 aprile; 6, 7, 8, 9, 13, 15, 16, 20, 21, 27 e 29 maggio 3, 10, 17 e 25 giugno; 1, 8, 15, 16, 22, 25, 29, 30, 31 luglio; 1° agosto e 16 settembre 2003.
Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Interpellanza n. 2243 presentata dal Consigliere Toselli inerente a: "Pagamento ai Comuni da parte dell'ENEL dei sovraccanoni in base alle normative vigenti"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2243 presentata dal Consigliere Toselli.
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

Sono pervenute alla Direzione Regionale Risorse idriche, dalla primavera dell'anno 2002, da parte di Comuni e Comunità montane interessati alla riscossione dei sovraccanoni per Bacini imbriferi montani, diverse comunicazioni nelle quali gli Enti lamentavano le resistenze dell'ENEL a versare l'intero ammontare delle somme dovute, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
A seguito di tali segnalazioni e proteste degli Enti interessati, con lettera n. 4750, in data 1' luglio 2002, la direzione scrivente ha invitato l'ENEL produzione SPA a versare a tutti i soggetti interessati quanto dovuto sulla base delle leggi vigenti, confermando la correttezza della quantificazione degli oneri prospettata dai Comuni interessati.
Preso atto che a tutt'oggi l'ENEL produzione SPA continua a non voler corrispondere le cifre stabilite dalla legge, la competente direzione regionale convocherà a breve l'ENEL produzioni SPA e i rappresentanti degli Enti interessati per cercare di sbloccare i pagamenti, anche attraverso una rateizzazione degli stessi da concordare in via transattiva, ed evitare un possibile contenzioso.
Nel caso di mancato accordo tra le parti, fermo restando che in base alla legislazione vigente le somme dovute sono quelle rivendicate, è intendimento dell'Amministrazione regionale affiancare e sostenere Comuni e Provincia di Cuneo nell'azione legale da intraprendere nei confronti dell'ENEL produzione SPA, per morosità.
Si ricorda che, per il futuro, l'Amministrazione regionale, nell'ambito del potere conferitogli dal d.lgs 112/1998, ha facoltà di disciplinare l'entità e la ripartizione dei sovraccanoni per enti rivieraschi e bacino imbrifero montano, ben potendo in quella sede prevedere una più equa ripartizione degli ingenti sovraccanoni imposti agli impianti di riqualificazione dell'energia.
A prescindere dal fatto che la deturpazione della bellezza paesaggistica della montagna negli ultimi anni non è stata causata tanto dalla costruzione di nuove centrali idroelettriche (pochi, per la verità, i grandi impianti realizzati o in fase di realizzazione), si ritiene che il problema della protezione ambientale dell'arco alpino, anche sulla base delle risorse finanziarie in questione, debba essere inserito in una politica di salvaguardia ambientale comprendente una serie di interventi a diversi livelli sul tessuto economico e sociale che incentivino attività compatibili tali da sostenere la formazione di nuclei residenti stabili al fine di mantenere integro nel tempo il territorio e le sue ricchezze naturalistiche e paesaggistiche.
Condividendo le preoccupazioni dell'interrogante, la Regione Piemonte fortemente motivata a sviluppare una coerente politica di protezione dell'ambiente alpino, si impegnerà anche per affrontare e risolvere il problema della gestione dei sovraccanoni, avvalendosi dei nuovi strumenti che il d.lgs 112/1998 ha messo a disposizione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, se cortesemente me ne fornisce copia, la ringrazio essendo io il firmatario dell'interpellanza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 2290 presentata dai Consiglieri Moriconi, Suino, Chiezzi Papandrea, Contu e Tapparo inerente a: "Autodromo di Lombardore" ed interpellanza n. 1769 presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea inerente a: "Inquinamento acustico nel comune di Lombardore (TO)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente le interpellanze nn. 2290 e 1769.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La risposta alla precedente interpellanza n. 1769, dei Consiglieri regionali Contu e Papandrea sullo stesso argomento si concludeva auspicando la predisposizione, da parte della Società Motor Park, che gestisce l'autodromo, di un piano di risanamento, redatto da tecnico riconosciuto competente in acustica ambientale, ai sensi dell'articolo 2 della legge n.
447/1995, e fondato su presupposti oggettivi da cui emergessero chiaramente i livelli sonori emessi dall'autodromo presso i ricettori disturbati, le caratteristiche tecniche delle opere di mitigazione previste, nonché i livelli sonori garantiti dopo l'esecuzione di tali opere.
In data 13 febbraio 2003 il Comune di Lombardore ha indetto apposita Conferenza dei Servizi, che si è riunita la prima volta il 19 marzo per affrontare congiuntamente la questione; ad essa sono stati invitati tecnici della Regione, dell'ARPA Piemonte, della Provincia di Torino, nonché del Ministero dell'Ambiente (che purtroppo non è intervenuto). In tale sede è stata esaminata una proposta di progetto di bonifica che è risultata non realizzabile, in quanto alcune delle opere previste avrebbero dovuto insediarsi su aree non di proprietà della proponente società Motor Park, e conseguentemente è stato richiesto un nuovo progetto.
Il giorno 6 giugno la Società ha presentato all'Amministrazione comunale il nuovo progetto, i cui contenuti sono stati esaminati in Conferenza dei Servizi il successivo 7 luglio. In merito, si è rilevato che la documentazione considera gli aspetti essenziali per una corretta progettazione degli interventi di mitigazione, seppure a livello di dimensionamento di massima, ma sussistono ancora perplessità connesse alla modellazione acustica previsionale, all'effettiva possibilità di ricondurre le emissioni sonore generate nelle più gravose condizioni di esercizio indicate in progetto, entro i limiti ambientali previsti dai provvedimenti attuativi della legge-quadro sull'inquinamento acustico, nonché in merito alle dimensioni e all'impatto paesaggistico dell'opera di bonifica come proposta.
Pertanto si è ritenuto opportuno richiedere alcuni approfondimenti che saranno valutati a breve in una nuova riunione della Conferenza dei Servizi.
Qui termina, sulla base delle notizie disponibili, la risposta all'interrogazione, ma farò avere degli aggiornamenti quando perverranno dal Comune.
Colgo solo l'occasione per integrare con un paio di considerazioni.
La prima è che risulta che il Comune stia predisponendo il piano di zonizzazione acustica, che è un adempimento importante senza il quale non si potrà mai avere un riferimento certo per la pianificazione delle attività nell'ambito del Comune. Quindi, per certi versi, l'assenza del piano potrebbe costituire una giustificazione per i proponenti, nel senso di stare sempre su discorsi di massima e non scendere nel dettaglio così come necessario per avere un vero e proprio progetto esecutivo di mitigazione dell'impatto acustico.
La seconda considerazione è che dopo che il Comune avrà adottato questa zonizzazione, si potrà una volta per tutte decidere da parte del Comune stesso in ordine all'attività, perché mantenerla in una fase di stallo dal punto di vista delle decisioni definitive, credo che non sia interesse di nessuno, né del Comune né degli attori, cioè di coloro che agiscono all'interno dell'autodromo, e neanche della comunità locale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Assessore Cavallera, mi pare che la sua risposta sia molto burocratica.
Ci troviamo dinnanzi ad un caso ormai evidente e prolungato nel tempo, in cui una comunità è aggredita da un inquinamento acustico che perdura per tutto il giorno, dalla mattina a sera, per tutti i giorni della settimana.
Forse i colleghi non lo sanno, ma quella di Lombardore è sostanzialmente una pista dove si esercitano e provano le motociclette da corsa e, in certi casi, anche auto; quindi, con silenziatori non sempre al meglio, come può essere nell'uso civile.
Credo che il problema meriti qualcosa in più che una registrazione ed un rinvio di Conferenza dei servizi in Conferenza. Lei stesso diceva che sono sempre indicazioni di massima, non sono mai puntuali. Si è parlato di opere di mitigazione, tra l'altro molto complesse, perché dovrebbero essere barriere che vengono collocate in zone di critico assetto idrogeologico.
Non so se lei ha avuto occasione di vedere com'è collocata questa pista; è dentro un vallone, in una zona come quella della Vauda, cioè una zona particolare, territorialmente molto delicata. Quindi, grandi opere di mitigazione non sono facili da realizzare ma sono possibili alcuni atti coraggiosi che tengano conto della norma sull'inquinamento acustico, che è valida e significativa; questo è compito anche suo. Non esiste un monitoraggio su una vicenda che sta creando una forte lacerazione nella comunità locale. Non esiste un'indicazione di un monitoraggio sistematico.
Si va ogni tanto a fare delle rilevazioni, in situazioni che rappresentano la media nel fenomeno.
Non è possibile che lei assuma su questa vicenda un atto di coraggio dicendo che occorre fare un monitoraggio di lungo periodo e sistematico? Questo proprio per poter rilevare il carico d'inquinamento acustico che grava sulla comunità e per capire tecnicamente se queste ventilate grandi barriere protettive dall'inquinamento siano tecnicamente fattibili.
Voglio anche dirle che per questo circuito, sottoposto ad un'attenzione che dovrebbe essere notevolissima, vi è un'ipotesi di ampliamento per rendere questa struttura una specie di ombelico del Piemonte per i piloti per provare ed allenarsi.
Non ho sentito nella sua risposta qualche elemento in merito; perché si parla di un ampliamento di questa struttura. Per non parlare dei problemi degli accessi al circuito, certamente superabili con grandi opere, ma vorrei una risposta più forte. Assessore ho grande stima per lei, però a volte denuncio proprio il fatto di un suo approccio più tecnico burocratico e formale che politico. Su questa vicenda che posizione forte assume lei? Vuole assumere una posizione, significativa e di tutela della salute di applicazione della norma, o avanziamo sempre dando un colpo al cerchio e uno alla botte? Mi dispiace, Assessore, ma sono insoddisfatto di questa sua risposta. Ripeterò l'interrogazione con nuovi elementi proprio per portarla ad assumere su questo problema una decisione netta: o di qua o di là.
Non può accontentare tutti in questa vicenda, ci deve essere un'assunzione netta di responsabilità di governo su una vicenda estremamente critica per quella comunità locale.


Argomento: Questioni internazionali - Rapporti Regioni - Governo - Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1995 presentata dal Consigliere Giordano inerente a: "Congiuntura difficile per il settore aerospaziale" interrogazione n. 2038 presentata dal Consigliere Giordano inerente a: "Ritardi del progetto EFA e le ricadute negative per l'economia regionale" ed interpellanza n. 2186 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a: "Sistema satellitare europeo Galileo e riconversione dell'industria bellica"


PRESIDENTE

In merito alle interrogazioni nn. 1995 e 2038 e all'interpellanza n.
2186, risponde ad entrambe l'Assessore Pichetto Fratin, che ha pertanto facoltà di intervenire.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Le interrogazioni ed l'interpellanza in oggetto sono le seguenti: interpellanza n. 2186 presentata dai colleghi Contu e Papandrea inerente a: "Sistema satellitare europeo Galileo e riconversione dell'industria bellica" interrogazione n. 2038 presentata dal Consigliere Giordano inerente a: "Ritardi del progetto EFA e le ricadute negative per l'economia regionale" interrogazione n. 1995 presentata dal Consigliere Giordano inerente a: "Congiuntura difficile per il settore aerospaziale" In relazione all'interrogazione di cui sopra e alle richieste in essa formulata nelle quali si chiede al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore competente di conoscere: gli atti che intendono intraprendere, di concerto con il Governo nazionale, a favore dell'industria aerospaziale e aeronautica; le valutazioni sul sistema satellitare "Galileo"; quali azioni la Regione Piemonte intende intraprendere presso il Governo nazionale affinché l'insufficienza delle risorse stanziate per il completamento del progetto EFA e dei ritardi nella sua realizzazione non abbiano a produrre effetti negativi sui livelli occupazionali delle industrie interessate e localizzate sul territorio regionale. In merito si possono fornire i seguenti elementi di risposta. Il settore aerospaziale, caratterizzato da un valore particolarmente innovativo, è presente sul nostro territorio con due realtà di grande rilievo - Alenia e Fiat AVIO (recentemente ceduta a Finmeccanica e Carlyle Gruop) - che confermano l'importante tradizione della nostra regione nel settore che, accanto a questi poli, ha consolidato un circuito di piccole e medie aziende ad alto livello tecnologico con un complesso di circa 7 mila addetti.
E' proprio in questo comparto che le innovazioni tecnologiche, sia per le applicazioni civili che militari, hanno una grandissima rilevanza.
L'industria aerospaziale è per definizione una industria d'avanguardia e le soluzioni innovative, nei prodotti e processi, hanno una positiva ricaduta su molti altri settori produttivi. Di qui, il grande ruolo che esercitano le istituzioni per la ricerca scientifica e la volontà, da parte della Regione, di stimolare e favorire un circolo virtuoso tra realtà regionali di primo piano, come il Politecnico, e le presenze produttive dell'aerospaziale.
La Regione Piemonte, mediante Finpiemonte S.p.A., la Provincia di Torino, il Comune di Torino e la Camera di Commercio, hanno costituito, con la compartecipazione dell'Agenzia Spaziale Italiana e dell'Alenia Spazio la società ALTEC s.r.l. Tale società ha lo scopo di fornire, a scopo sociale, la fornitura di una vasta gamma di servizi a terra finalizzati al supporto di missioni spaziali, in particolare per il supporto ingegneristico e logistico, le operazioni all'utilizzo della stazione spaziale internazionale. Oltre a questa iniziativa ricordiamo con favore anche ICARUS - madre di ALTEC - che nei mesi scorsi l'ESA, Agenzia Spaziale Europea, ha siglato con l'ELV - la società che ha come azionisti Fiat Avio 70% e Agenzia Spaziale Italiana 30% - un contratto di 221 milioni di euro per il completamento del programma del Lanciatore VEGA; ricordiamo anche il CNES, Centro Nazionale francese di studi spaziale, che ha firmato, a nome dell'ESA, un contratto di 40 milioni di euro con la stessa FIAT Avio per lo sviluppo del motore combustibile solido denominato P80. Anche sul fronte dell'Alenia si registrano risultati di particolare rilevanza, sia in relazione alla realizzazione del modulo della stazione spaziale internazionale, che alla messa in orbita, entro il 2007, della costellazione Cosmo Skymed: sistema composta da quattro satelliti che dovrebbero consentire, al nostro Paese, di dotarsi dell'apparato più avanzato di tele rilevamento terrestre in tecnologia digitale, con molteplici applicazioni civili, con la firma dei primi accordi operativi tra i rappresentanti del Ministero della Ricerca e della difesa, dell'Asi di Finmeccanica. L'Alenia Spazio assumerà il ruolo di capo commessa, a cui si affiancheranno la Telespazio, la Galileo Avionica e la Laben. Inoltre in considerazione delle potenziali ricadute positive sul sistema produttivo ed occupazionale piemontese del progetto Galileo, progetto di radionavigazione satellitare, abbiamo costituito, presso la Finpiemonte unitamente a Provincia, Comune e Camera di Commercio di Torino, il comitato promotore del programma Galileo con la funzione di attrarre, sul nostro territorio, i massimi benefici di questo progetto. Gli studi effettuati durante la definizione del programma Galileo hanno evidenziato una possibilità di vantaggi macroeconomici su vent'anni (nell'ordine di 18 miliardi di euro) la creazione complessiva di 145 mila posti di lavoro complessivamente, oltre all'uso, molto ampio, dei satelliti di telecomunicazione per lo scambio di informazioni, quindi telefonia televisione, trasmissione di dati digitali, ecc.
L'Europa ha già sviluppato, negli ultimi anni, una serie di applicazioni che dimostrano il valore aggiunto delle infrastrutture speciali, che sono per la maggior parte all'origine di servizi di interessi generali per i cittadini.
I servizi offerti da "Galileo" copriranno tutto il pianeta e in particolare le zone sfavorite sul piano geografico o le zone ultraperiferiche dell'Unione Europea. In particolare il sistema proporrà molti livelli di servizio ad accesso aperto o più o meno ristretto: un servizio di base, aperto e gratuito, comparabile con quello offerto dal GPS civile, destinato in particolare ad applicazioni per il pubblico e a servizi di interesse generale. Un sevizio commerciale che permetterà lo sviluppo di applicazione a scopi professionali; un servizio "vitale" di altissima qualità ed integrità per applicazioni concernenti la vita umana come la navigazione aerea o marittima; un servizio di ricerca e salvataggio destinato a migliorare sensibilmente i sistemi esistenti di assistenza in caso di emergenza e di salvataggio; un servizio governativo riservato soprattutto alle istituzioni pubbliche in materia di protezione civile e sicurezza nazionale. Infine, in considerazione dell'importanza del polo aeronautico del Piemonte che fonda la propria competitività su aziende di rilievo internazionale e su una filiera di componentistica altamente specializzata e tenuto conto che il settore è strettamente legato alle decisioni del Governo, abbiamo sottoposto al Governo stesso, nell'ambito del "Progetto Piemonte" (documento progettuale sottoscritto dalle parti sociali e dagli Enti locali in conseguenza della crisi FIAT), l'esigenza di una significativa accelerazione dei programmi di fornitura. A questo proposito registriamo che nei mesi scorsi il caccia italiano del programma EFA ha compiuto il primo volo di serie e pertanto, nei prossimi mesi inizieranno le consegne del velivolo stesso che, a produzione ultimata comporterà l'acquisto per 121 esemplari da parte dell'Italia, 87 della Spagna, 180 della Germania e 232 dell'Inghilterra.
La Direzione Industria, impegnata direttamente in alcuni dei programmi indicati, segue costantemente l'evoluzione della situazione del settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giordano per la replica. Ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Esimio Assessore, lo spirito di questa interrogazione era quello di cercare di capire, a seguito della presentazione del programma del 30 settembre da Finmeccanica, se il Governo sta tenendo fede ai finanziamenti in modo che lo stesso programma possa andare avanti oppure no, in quanto qualche mese fa si aveva un po' l'impressione che ci fosse la predisposizione a comperare prodotti stranieri.
La ringrazio anticipatamente se vorrà fornirmi copia scritta della sua risposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

La nostra interpellanza affronta il problema di questo comparto sicuramente significativo dell'economia piemontese che, come altri settori, conosce una fase di difficoltà, a cui guardare con preoccupazione non solo per la crisi che attraversa, ma anche per i prodotti che mette campo; prodotti che, in alcuni casi, sono strumenti che possono essere usati per uccidere, in sostanza strumenti di guerra. Quindi si tratta di un settore dell'economia di cui non necessariamente andare fieri, ma da guardare con una certa preoccupazione.
Nella nostra interpellanza chiediamo di riflettere e di cominciare ad agire affinché le elevate competenze contenute e gestite in queste aziende possano trovare un utilizzo diverso, orientato verso produzioni civili e non militari. Senza introdurre elementi di drasticità e di fretta, pensiamo che compito del pubblico dovrebbe essere in qualche modo quello di favorire determinati processi, magari anche in un contesto di intervento sul settore ricerca del Piemonte, che è un settore in crisi.
Mi pare che gli avvenimenti di questi anni dimostrino quanto vi sia la necessità, su tutta una serie di campi, di utilizzare le risorse per sviluppare tecnologie nuove e avanzate in rapporto a quelle già esistenti (penso ai satelliti, che possono avere una serie di funzioni molto ampie ad esempio mi viene in mente la prevenzione antincendio e cose di questo genere).
Noi vogliamo sottolineare che dovrebbe essere compito del pubblico quello di orientare la produzione verso usi civili. Invece abbiamo assistito a scelte diverse. Ad esempio, all'interno dell'Alenia alcuni settori si erano sviluppati nel campo biomedicale e in altri campi legati allo sviluppo di nuove tecnologie, ma sono stati abbandonati con una logica di tipo puramente economico, per orientarsi verso produzioni più redditizie, senza guardare la qualità delle produzioni stesse. Questa è la prima questione.
Seconda questione. Questa Giunta regionale ha assistito da spettatore al passaggio delle nostre aziende nelle mani americane, cosa che mi preoccupa ulteriormente; oltretutto il gruppo finanziario che è intervenuto non è un gruppo finanziario qualsiasi, ma un gruppo strettamente legato al Governo Bush e agli uomini del Ministero della Difesa. In sostanza, chi controlla questi fondi è il Ministro della Difesa ed altri personaggi di questo genere, per cui ho la preoccupazione che questa azienda sia in mano a dei guerrafondai dichiarati; guerrafondai dichiarati che, appena concludono una guerra, pensano già a quella da fare dopo, individuando i Paesi da mettere nel mirino. Ripeto, questa scelta mi preoccupa ulteriormente.
Invece, pensare a come utilizzare le risorse che esistono nella nostra Regione per programmare un futuro diverso, un futuro in cui la guerra abbia sempre meno spazio e si soddisfino maggiormente le esigenze di noi umani e del territorio, sarebbe fondamentale.
Credo che la Regione dovrebbe agire in quella direzione e l'interpellanza mira a sollevare questo problema; di conseguenza, c'è una totale insoddisfazione, visto che in pratica non si risponde neanche a questa interpellanza che abbiamo presentato.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione n. 2409 presentata dal Consigliere Tapparo inerente a: "Opere di ripristino dei danni provocati dall'alluvione dell'anno 2000 in località Ca' Bona"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 2409 presentata dal Consigliere Tapparo.
La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Caterina, Assessore ai lavori pubblici

Durante l'alluvione dell'autunno 2000, la piena del Torrente Chisone ha causato, tra l'altro, una profonda erosione in sponda sinistra in Comune di Pinerolo, in corrispondenza della località Ca' Bona, con asportazione di un notevole tratto di terreno, distruzione della sede stradale della Tangenziale urbana e demolizione di parte di un fabbricato adibito ad uso di civile abitazione e sito in fascia B.
Tale fabbricato, d'impianto planimetrico ad L e di tipologia originaria agricola, successivamente ristrutturato ad uso residenziale, prima dell'evento calamitoso era suddiviso in cinque unità abitative: una di queste è stata quasi completamente asportata dalla violenza della corrente una è stata gravemente dissestata; tre sono praticamente intatte.
Durante le operazioni di ricostruzione conseguenti all'evento, in applicazione della legge nazionale n. 365, le prime due unità immobiliari sono state riconosciute irrecuperabili e i rispettivi proprietari hanno ricevuto i contributi previsti dalla legge stessa, al fine della costruzione o dell'acquisto di abitazione sostitutiva. Le restanti tre unità immobiliari non danneggiate non hanno invece potuto rientrare nei casi previsti dalla normativa citata.
L'ANAS, direttamente interessata all'immediato recupero e alla salvaguardia della Tangenziale di Pinerolo, aveva nel frattempo realizzato una scogliera provvisoria in sponda sinistra del Torrente. La difesa di tipo antierosivo, limitata all'altezza del piano campagna, prevede la salvaguardia dell'infrastruttura, ma non impedisce l'esondazione delle acque di piena durante un ipotetico evento calamitoso futuro.
Nel giugno 2001, sempre da parte dell'ANAS, è stato sottoposto all'attenzione dell'AIPo (ex Magistrato per il Po), competente in linea idraulica per la tratta d'alveo in parola, un progetto definitivo dell'importo complessivo di 2.800.000.000 euro di difesa della sponda in calcestruzzo armato rivestito, con gabbionata al piede e fondazione profonda, ottenendo il parere favorevole.
Anche in questo caso, la funzione della difesa è di tipo antierosivo senza caratteristiche di argine nei confronti delle acque di piena, che, in caso di eventi eccezionali, potrebbero interessare le abitazioni per allagamento. In zona, sono previsti anche interventi di riassetto idraulico volto alla riapertura di un ramo abbandonato in destra al fine di ridurre gli effetti di eventuali onde di piena.
A tutt'oggi non risulta che i lavori di cui al progetto approvato ANAS siano ancora iniziati. A tal proposito vorrei fare un inciso, che non ho inserito perché si tratta di una notizia di questa mattina: in questi anni la partita ANAS 'alluvione' è stata un po' dibattuta e tormentata, nel senso che, con il trasferimento delle competenze da ANAS a Regione, e da Regione a Provincia, tutta la partita 'alluvione' ha riscontrato delle difficoltà di gestione. La scorsa settimana (o due settimane fa) è stata approvata dalla Giunta regionale una bozza di accordo di programma tra ANAS, Province (nello specifico anche la Provincia di Torino) e Regione Piemonte, dove sono stati individuati tutti gli interventi che ANAS deve ancora fare sui tratti la cui competenza è stata trasferita alla Regione e alla Provincia. Sono state predisposte delle schede, dalla cui verifica risulta sostanzialmente che questo intervento è ricompreso. Pertanto nell'accordo con ANAS queste opere verranno realizzate - l'accordo sarà firmato a breve - o dall'ARES, qualora rimarranno di competenza regionale oppure dalla Provincia, se rimarranno nell'area provinciale.
Questo è uno degli interventi con un progetto già avanzato e quindi potrebbe essere tra quelli immediatamente cantierabili.
A seguito dell'ordinanza del Ministro dell'Interno con delega alla protezione civile, è stata data una prima applicazione dei disposti di cui alla legge n. 267. Con tale provvedimento, la Giunta regionale ha approvato i criteri per la predisposizione, da parte dei Comuni rientranti nell'allegato A al medesimo atto, di un primo programma di delocalizzazione di edifici privati destinati ad abitazione primaria non rientranti nelle provvidenze di cui alla citata legge n.365, posti in note zone a rischio idraulico ed idrogeologico. Tra le situazioni ivi contemplate era inserita anche la rilocalizzazione delle rimanenti abitazioni di località Tabona dove erano allora in via di esecuzione le opere di difesa provvisoria (quelle ANAS di cui vi parlavo prima). L'attuazione operativa della DGR citata viene fatta per stralci, a seguito di approfondimento istruttorio sulle singole situazioni previste. Nel caso specifico della località Tabona, si era deciso di sospendere ogni attuazione in attesa di una valutazione del rischio residuo ancora esistente a seguito della realizzazione delle opere di difesa ANAS.
Sostanzialmente, ci troviamo nella seguente situazione: la Regione Piemonte ha già inserito nel programma anche queste abitazioni come delocalizzazione. Si è deciso di sospendere ogni attuazione, in accordo ovviamente, con l'Amministrazione Comunali, per valutare, a seguito dell'opera definitiva ANAS (mi riferisco a quella da 2.800.000.000 euro) qual è la portata del rischio, per capire se è sufficiente quella o se occorre attuare la delocalizzazione.
Con l'aggiunta delle informazioni che ho poc'anzi fornito - mi riferisco alla convenzione - ci auguriamo che quest'opera possa essere al più presto realizzata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per avere fornito una sollecita risposta alla mia interrogazione.
Vorrei segnalarle che i problemi della messa in sicurezza sono fortemente legati ad un aspetto temporale. Sono passati vari anni e lo Stellone del Piemonte, in questo caso, ha tenuto. Ma se non avesse resistito ad una piena ad esempio di quest'autunno o di questa primavera, o magari della primavera prossima (spero di no), ci troveremmo in una situazione di grande criticità. Non possiamo dire a quella gente che nel passaggio delle competenze (ANAS, ARES o Provincia) c'è spazio perché possa succedere un evento che li compisce di nuovo.
Mi sarei aspettato che la Regione sollevasse, nei confronti dell'ANAS una dura critica alla proposta di intervento che l'ANAS stessa ha avanzato in un primo momento come soluzione provvisoria, poi come soluzione definitiva.
Come lei ha ribadito, si tratterebbe di una soluzione che, in qualche modo, difende dall'erosione, e quindi salvaguarda il manufatto stradale, ma non impedisce che il fiume tracimi nella zona dove sorgono quelle abitazioni. O si ritiene giusto che possa esondare il fiume, una sorta di scelta strategica, come fosse una cassa di compensazione, e quindi la si fa a ragion veduta - ma allora bisogna mettere in sicurezza le popolazioni che vivono in quella zona attraverso processi di rapida rilocalizzazione oppure bisognava denunciare la carenza del progetto ANAS. La supervisione generale, per quanto riguarda l'assetto idrogeologico, è di competenza regionale.
Comprendo il ragionamento e comprendo, altresì, che si arrivi ad una soluzione valida (che poi sia attuata dall'ARES o dalla Provincia è indifferente), ma si dovrà capire se bisogna per forza rilocalizzare quella popolazione oppure se si potrà difendere in modo adeguato.
Esiste, però, un problema di tempistica: se questa primavera succede qualcosa, cosa diciamo a quella gente? C'é un sistema, in questo caso, che preavvarte il Comune da una situazione di rischio, attraverso il quale, quando il nostro servizio di protezione civile dà il segnale di allarme, il Comune di Pinerolo sa che esiste una situazione di emergenza sulla quale si deve intervenire rapidamente? Esiste, quindi, un problema di sicurezza delle persone ma anche di scelta strategica.
Per questo motivo, resterò in attesa della conclusione del percorso che l'Assessore ha segnalato. Preannuncio sin d'ora che richiederò il testo stenografico della risposta fornita dall'Assessore, perché è importante ci che ha detto; forse, è la parte più significativa, perché annuncia cosa andremo a fare.
Torno a dire, Assessore, che è un problema di tempi. Non metto in discussione la soluzione indicata, perché potrà certamente essere la più valida e la più ragionevole con queste due vie alternative che lei indica però riguarda un problema di tempistica.
Mi auguro che il nostro Stellone ci difenda durante la prossima primavera. Le ho già segnalato - ed è opportunamente corsa in Piemonte a controllare i lavori - che vi sono delle opere non completati che possono incidere fortemente in negativo. Questa è una situazione di criticità.
Le chiedo, per la salvaguardia della sicurezza di quelle persone, di fornire un'indicazione al Comune di Pinerolo, affinché, in caso di segnalazione di rischio, ci sia una loro capacità di rapido intervento preventivo. Dall'altro lato - e posso ripetere una specie di interrogazione di comodo, per darle l'opportunità di rispondere - tra uno, due o tre mesi mi dovrà fornire una risposta più precisa rispetto alla soluzione che si andrà ad adottare e rispetto alla tempistica per affrontare il problema della località Tabona di Pinerolo.
La ringrazio sui tempi ed anche sulla ricchezza della risposta che lei ha voluto fornire, ma resto ancora in attesa di una risposta più definitiva, nell'interesse della sicurezza di quelle popolazioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2229 dei Consiglieri Palma e Mellano, inerente a: "Uso improprio dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per il personale tecnico e amministrativo in servizio presso le strutture regionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2229 presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
La parola all'Assessore Picchetto Fratin per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente. L'oggetto dell'interrogazione n. 2229 è: "Uso improprio dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (CO.CO.CO.) per il personale tecnico e amministrativo in servizio presso le strutture regionali".
In riferimento all'interrogazione, riguardante l'utilizzo di questi contratti, si fa presente che per il corrente anno la legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003), ha stabilito limitazioni e vincoli per le assunzioni a tempo indeterminato presso le Amministrazioni Pubbliche, ivi comprese le Regioni a Statuto ordinario.
Ad oggi, la mancata approvazione dei DPCM, che devono stabilire anche per le Regioni i criteri attuativi delle disposizioni della legge finanziaria, ha impedito l'assunzione di personale a tempo determinato nell'anno 2003.
Pur tuttavia, la succitata legge all'articolo 34, comma 13, consente alle Regioni e alle Autonomie locali di stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa, senza porre limiti di sorta.
A fronte di tale quadro normativo, si comprende come questa forma di contratto atipico rappresenti attualmente una risorsa per far fronte a necessità ed esigenze sopravvenute.
Attualmente (settembre 2003) - la data dell'interrogazione - la consistenza del personale in servizio presso le strutture della Giunta regionale, con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, è pari a 99 unità.
I rapporti di collaborazione, con esclusione di quelli relativi agli Uffici di Comunicazione - legati alla durata del mandato amministrativo hanno una durata che mediamente varia dai 12 ai 24 mesi.
Occorre infine tener presente che l'assunzione stabile di personale presso le Pubbliche Amministrazioni è pur sempre vincolata a criteri di selezione pubblica, specie per quanto riguarda il personale con contenuti di elevata professionalità.
Tale principio si rinviene anche nell'articolo 35 del d.lgs. 165/2001 che, oltre alla fattispecie citata, fa salvo soltanto l'avviamento diretto degli iscritti nelle liste di collocamento, per le sole qualifiche per cui è richiesta la scuola dell'obbligo.
Non è dunque possibile prevedere una sorta di "stabilizzazione" - come chiedeva l'interrogante - del personale non a tempo indeterminato, che avvenga al di fuori delle applicazioni dei principi stabiliti per il reclutamento ordinario del personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma, per la replica.



PALMA Carmelo

Temo, dal tenore della risposta fornita dall'Assessore Pichetto Fratin, che gli Uffici abbiano risposto a un'interrogazione, magari non presentata, del Gruppo di Rifondazione Comunista.
E' evidente che la logica della nostra interrogazione non è la logica che traspare dal tenore e dall'impostazione di questa risposta.
Ringrazio gli Uffici regionali per avermi informato sulla disciplina del lavoro nelle Amministrazioni Pubbliche, che peraltro già conoscevo e di cui l'interrogazione mi pare rappresenti una testimonianza. Quello che ponevo all'Assessore - non agli Uffici - era un interrogativo circa la logica della politica del personale che l'Amministrazione regionale persegue, non nel settembre del 2003, ma da una serie di anni, prima e al di là dei blocchi delle assunzioni temporanee o a tempo indeterminato che si sono progressivamente succedute, in genere con norme delle leggi finanziarie nazionali.
Il problema che ponevo all'Assessore è un problema che, per altro verso, lo stesso Assessore e la stessa Amministrazione regionale subiscono in virtù delle normative nazionali.
Molto banalmente: sappiamo che è entrata in vigore la riforma Biagi sul mercato del lavoro; sappiamo che la riforma Biagi comprende, al proprio interno, una deroga favorevole alle Pubbliche Amministrazioni e sfavorevole al personale delle Pubbliche Amministrazioni, continuando a prevedere all'interno, ad esempio, della Regione, ma nelle Pubbliche Amministrazioni in genere, la possibilità di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, utilizzati unicamente per evitare i vincoli dell'assunzione da lavoro dipendente, senza ricadere nella forma del contratto a progetto a cui invece tutti gli altri "datori di lavoro", dall'entrata in vigore della riforma Biagi, con tempi di attuazione un po' dilazionati nel tempo sono chiamati ad attenersi.
Il problema non è quello di capire se la Regione Piemonte faccia qualcosa che la legge le consente di fare; questo temo di averlo già capito, per il solo fatto che le decine e decine di collaboratori coordinati e continuativi che sono stati assunti - termine improprio - nel corso degli anni, non hanno fatto e vinto cause, perché in caso contrario temo che i patronati sindacali avrebbero molto volentieri patrocinato cause di lavoro di collaboratori nei confronti dell'Amministrazione regionale.
L'interrogativo che ponevo aveva a che fare con una politica del personale della nostra Regione, ben sapendo - per averlo sperimentato - che esistono numerosi collaboratori che in realtà, anche prima dell'entrata in vigore della legge Biagi, dovrebbero svolgere un lavoro più simile a quello dei consulenti, che a quello dei dipendenti, che fanno parte integrante dello staff amministrativo, e non politico, degli Assessorati, che sono incaricati di tenere anche i rapporti con i Consiglieri regionali, che spesso vanno in Commissione a supportare il lavoro dell'Assessore. Vanno a fare, cioè - Assessore Pichetto Fratin - un mestiere che non è quello del collaboratore coordinato e continuativo e del lavoratore a progetto, ma è il mestiere dell'Ufficio amministrativo della Regione, a tutti gli effetti.
Al di là del blocco stabilito dall'ultima finanziaria, e anche da alcune finanziarie precedenti, la mia impressione è che la politica del personale della Regione si trascini in questa forma da più tempo.
Mi pare difficile sostenere che l'utilizzo di collaboratori si sia originato con la legge finanziaria del 2003, votata nel 2002 dal Parlamento. Ho l'impressione che, risalendo nel tempo, troveremmo numerose collaborazioni coordinate e continuative anche in periodi in cui non esisteva il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato né, soprattutto il blocco delle assunzioni a tempo determinato.
Questo è un problema grave di politica del personale, perché, nel momento in cui l'inquadramento normativo e la tutela normativa, prima che salariale, dei dipendenti della Regione è così massicciamente sperequata si pongono problemi di politiche di gestione del personale molto pesanti all'interno delle direzioni.
Quando facevo riferimento a meccanismi di stabilizzazione evidentemente non facevo riferimento - Assessore, perché so che non è possibile farlo - a sanatorie indiscriminate del personale in collaborazione coordinata e continuativa, ma immaginavo riconversioni contrattuali rese possibili anche dalla riforma Biagi che, dal punto di vista normativo e anche della durata contrattuale, assicurassero in qualche termine una forma di perequazione della condizione normativa dei collaboratori, rispetto a quella dei dipendenti.
L'ultima cosa, sui numeri: più vado avanti, più mi appassiono alle questioni amministrative (forse perché qui non si fa politica, quindi mi occupo di quello).
Ho capito che devo fare un altro mestiere, però francamente trovo paradossale il numero delle 99 unità; è possibile che le mie fonti, essendo fonti interessate, abbiano esagerato i numeri, è anche possibile che una serie di indicatori che io ho tentato di raccogliere (ad esempio, rispetto alla consegna dei CUD), fossero approssimati per eccesso, ma fra le 600 unità che mi erano state riferite e le 99 unità che l'Assessore ha detto c'è obiettivamente una differenza molto consistente. A meno che l'Assessore anzi, gli Uffici per l'Assessore - non abbia fatto un calcolo puntuale a tal punto da calcolare le collaborazioni in essere unicamente il 30 settembre del 2003; questo non è un modo per calcolare le collaborazioni dell'anno della Regione, ma è unicamente il modo per calcolare il numero delle collaborazioni del 30 settembre 2003. E' una cosa diversa, per i lavoratori addetti, ma soprattutto per l'Amministrazione regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin, per una breve l'integrazione della risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Mi impegno a fare una verifica, a fine anno, sui 770, che è il modo migliore per sapere complessivamente quante collaborazioni sono attivate comprese quelle di due giorni fa.
In merito al suo intervento, al di là della valutazione sulla soddisfazione o meno che fa parte del dibattito politico, devo dire che esiste effettivamente una situazione di blocco. Da un lato è un blocco giuridico, mentre dall'altro anche una serie di fasi di contrattazioni sindacali in corso sul sistema hanno fermato una serie di azioni.
Io ho definito - e colgo l'occasione per comunicarlo - un mese or sono l'accordo sindacale che sblocca i concorsi. Quindi, con i prossimi mesi dovrebbero partire una serie di concorsi dirigenziali.
Questo è uno dei meccanismi anche per mettere in moto non solo la sostituzione o comunque l'integrazione degli organici della dirigenza, ma anche per liberare una serie di situazioni e automaticamente andarle a ricoprire con posti in organico.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2329 del Consigliere Tapparo inerente a: "Grave crisi occupazionale alla ALGAT di San Carlo Canavese" interrogazione n. 2341 del Consigliere Giordano inerente a: "Alla ALGAT si passa dalla mobilità alla cassa integrazione" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle interrogazioni n. 2329 e 2341, cui risponde l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Mi pare che al collega Tapparo avevo dato copia della risposta. Non vedo il Consigliere Giordano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Avevo sollecitato una risposta, perché questa azienda sta vivendo una fase molto critica. I sindacati richiedono l'amministrazione straordinaria mentre la direzione ha un altro orientamento. L'Assessore mi aveva anticipato con un documento alcune decisioni ed è noto che, in questi giorni, sta per svolgersi una riunione cruciale.
Quindi, potremmo rinviarla alla prossima settimana, in modo da dare all'Assessore la possibilità di una risposta più compiuta.



PRESIDENTE

Se entrambi sono d'accordo, è accordato il rinvio alla prossima settimana.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

La riunione di verifica è domani alle ore 10. Quindi, sicuramente la settimana prossima sarò in grado di dare le risultanze. Ad oggi posso solo auspicare che abbia un esito positivo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2368 del Consigliere Tapparo inerente a "Grave crisi occupazionale alla Elettrometallurgica di Cuorgnè"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2368, cui risponde l'Assessore Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

L'interrogazione n. 2368 del Consigliere Tapparo è inerente alla "Grave crisi occupazionale alla Elettrometallurgica di Cuorgnè".
Il Consigliere interroga per conoscere quali urgenti interventi la Regione Piemonte intenda compiere per affrontare la crisi dell'Elettrometallurgica di Cuorgnè, che fino ad oggi non ha ancora presentato un piano industriale e se non ritenga che, a fronte di un piano adeguato, presentato dall'attuale proprietà o da un auspicabile nuovo e solido acquirente questa azienda possa accedere agli aiuti regionali per le aziende in crisi del settore dell'indotto auto. Quali iniziative intenda mettere in atto per salvaguardare la capacità produttiva ed il livello occupazionale di questa storica azienda canavesana.
In merito comunico che il giorno 14/10/2003 è stato sottoscritto presso l'Assessorato al lavoro della Regione Piemonte l'accordo sulla procedura di mobilità attivata dalla società Elettrometallurgica di Cuorgnè, che alla fine del mese di luglio u.s. aveva annunciato la chiusura del sito produttivo di Cuorgnè e il contemporaneo licenziamento di tutti gli 85 lavoratori occupati.
Tale decisione, che aveva provocato forti tensioni tra i lavoratori e fortemente preoccupato anche le istituzioni locali, si chiude ora - ho qui scritto positivamente, anche se questi tipi di chiusura non sono da considerarsi delle positività, ma trattando di problemi così gravi quando si chiude con l'accordo sulla cassa integrazione straordinaria si usa il termine positivamente - in quanto l'intesa raggiunta con la mediazione dell'Assessorato al lavoro regionale consente di mantenere un sito produttivo a Cuorgnè che, in prospettiva, consentirà di occupare circa 45 lavoratori.
I termini dell'accordo sono i seguenti: l'Elettrometallurgica presenterà istanza di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, conseguenza alla cessazione di attività a far data dal 15/10/2003 per tutti i dipendenti. Circa 20 lavoratori degli 82 in forza accederanno alla mobilità finalizzata alla pensione. 30 lavoratori saranno assunti a tempo determinato per 3 mesi della C.C. Elettro Carsting, che ha dichiarato al tavolo regionale volontà di attivare nel sito produttivo di Cuorgnè già dell'Elettrometallurgica un'attività di fonderia e lavorazioni meccaniche finalizzate alla produzione di particolari prodotti con tecnologie presenti nello stabilimento al fine di completare le commesse in capo all'Elettrometallurgica che la stessa non è in grado di completare.
La stessa C.C. Elettro Carsting ritiene ad oggi che questa operazione possa favorire l'acquisizione degli attuali clienti, di nuove commesse per l'anno 2004 ed in contemporanea l'inserimento di una nuova attività in fase di sviluppo ed omologazione.
Il verificarsi della situazione indicata consentirà di prevedere un organico a regime di 45 unità che interesseranno i lavoratori già dipendenti dell'Elettrometallurgica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per questa risposta che arriva alla fine di un ciclo di questa azienda. Sarebbe molto utile, anche solo per sua curiosità, verificare tra un anno lo stato dell'arte. La vita del Piemonte è piena di situazioni che si definiscono e che sembrano avere prospettive e dopo un anno invece risulta che non è così.
Cito solo il caso dell'ICS a Scarmagno, dove si prospettano sempre gloriosi e radiosi futuri, ma in effetti giorno per giorno queste aziende tendono a sparire.
Mi ha fatto piacere, Assessore, che lei non abbia voluto inserirsi nel coro che ha detto che è stato un accordo positivo per l'Elettrometallurgica. Quando noi vediamo che un accordo registra il dimezzamento dei lavoratori - se le prospettive vanno bene - è una perdita secca del Piemonte. Dobbiamo uscire fuori dallo schema che una volta ben utilizzati gli ammortizzatori sociali siamo tutti contenti ed è finito il nostro compito. Anzi, la Regione deve considerare una sconfitta per l'apparato industriale del Piemonte una situazione come questa, che ha visto dimezzare in modo secco con l'incertezza per la metà dei lavoratori che rimangono.
Questo è anche il segno del tremendo assestamento che sta subendo l'indotto "automotiv", come si dice con questo termine inglese. Il settore dell'indotto l'Elettrometallurgica è legato prevalentemente ai veicoli industriali. Ora dobbiamo trarre alcune lezioni da questi fatti.
Volevo solo segnalare che chi subentra nell'Elettrometallurgica non fa una lira di investimento perché due anni prima erano stati cambiati i forni e adeguate le tecnologie, quindi c'é un problema più sotterraneo, non è un problema di un'azienda che non ha i forni e i macchinari tecnologicamente adeguati.
C'é una grave difficoltà per il nostro indotto, tutte le misure prese certamente sono importanti, ma non bastano per verificare un arretramento di questo settore, che è uno di quelli: portanti dell'apparato industriale piemontese. Colgo questa occasione per chiederle, Assessore, se è disponibile ad una scommessa: a dicembre dell'anno prossimo io ripresenter un'interrogazione per chiederle a che punto è l'accordo dell'Elettrometallurgica che è stato così illustrato in questo periodo.
Dobbiamo, e dovrebbe anche l'Assessore, avere un meccanismo di monitoraggio degli accordi, capire che grado di affidabilità ha questa imprenditorialità quando fa le affermazioni che l'Assessore ci ha illustrato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2278 presentata dal Consigliere Tapparo inerente a: "Stabilimento GAP (ex GFT) di Bosconero"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2278, alla quale risponde l'Assessore Pichetto Frattin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

In relazione all'interrogazione di cui sopra e alle richieste in essa formulate nella quale si chiede al Presidente della Giunta e all'Assessore compente di conoscere quali iniziative, in tempi brevissimi, la Regione intende assumere per difendere la presenza dell'unità produttiva importante per il basso Canavese, qual è lo stabilimento GAP di Bosconero, si possono fornire i seguenti dati di risposta.
In data 8 ottobre 2003 si è svolto un incontro presso la Direzione Industria con la partecipazione della Direzione Lavoro, del Sindaco di Bosconero, della Provincia di Torino e di una rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori della società GAP, assistiti dalle organizzazioni sindacali del settore tessile abbigliamento, per l'esame della grave situazione produttiva e occupazionale della suddetta società che opera nel settore dell'abbigliamento e che occupa, nello stabilimento di Bosconero Canavese, circa 120 addetti.
Nel corso del suddetto incontro è stata ravvisata la necessità della costituzione di un comitato di crisi alla quale partecipano Comune Provincia, Organizzazioni sindacali e la società S.r.L proprietaria dell'immobile in cui si svolge l'attività della GAP. Tale comitato di crisi ha il compito di ricercare una soluzione industriale che consenta il proseguimento dell'attività produttiva, salvaguardando l'occupazione verificare l'attivazione di strumenti funzionali alla garanzia del reddito per tutti i lavoratori, quali gli ammortizzatori sociali, e alla loro rioccupazione anche attraverso adeguata formazione professionale.
In data 10 ottobre 2003, il Tribunale di Ivrea ha dichiarato il fallimento della società GAP - Gruppo Abbigliamento piemontese - con stabilimento a Bosconero. con propria deliberazione. In data 17 ottobre, è stato istituito un comitato di crisi per lo stabilimento della società GAP di Bosconero. Nella riunione del comitato di crisi dello scorso 31 ottobre il curatore fallimentare si è impegnato a svolgere, in tempi brevi, le incombenze derivanti dalla curatela, prima fra tutte l'inventario dei beni.
Nella stessa riunione, lo stesso curatore, ha comunicato di avere contatti con una impresa interessata a rilevare l'attività e, qualora le trattative avessero sbocco positivo, la complessa vicenda potrebbe anche trovare soluzione a breve. L'analisi degli sviluppi della situazione, verrà esaminata in un incontro del comitato di crisi che si tiene proprio nella giornata di oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore, ma è un "deja vu": l'anno scorso, più o meno in questa epoca, un gruppo imprenditoriali era subentrato alla precedente proprietà. Si era fatto il solito rituale, si sperava, c'erano aspettativa c'era la Cerutti che faceva gli ordini, ecc. Dopo pochi mesi i lavoratori non venivano pagati, le commesse non giravano, quindi si è arrivati alla rottura del mese scorso. Adesso un nuovo gruppo imprenditoriale, in un'azienda ancora più dimagrita, dimostra i suoi interessi: chissà che questo meccanismo non vada avanti sino a quando l'unità produttiva arriverà a 15 lavoratori e finalmente si stabilizzerà essendo quasi un'attività artigiana e, a quel punto, la si può tenere ancora in piedi.
Siamo in un'epoca in cui non si può parlare male di Garibaldi, ci sono lavori pubblici da tutte le parti, ci sono i sorrisi delle Olimpiadi, ma dopo il 2006 conterà ancora la presenza delle industrie per dare continuità allo sviluppo economico. Quando sarà finito il boom dei lavori pubblici, in Piemonte, non sarà solo con una metropolitana, con una ferrovia ad Alta Velocità che si potrà pensare al nostro futuro. Il nostro futuro è basato su un tessuto industriale che continua ad essere presente, che si rinnova che si trasforma. Ci saranno per le imprese delle chiusure e delle aperture (purtroppo scarse queste ultime), il nostro capitalismo, in questo momento, preferisce investire in immobili, piuttosto che in attività produttiva. Con lo stabilimento di Bosconero si chiude il ciclo dell'industria dell'abbigliamento di un certo peso nella provincia di Torino che ha visto, nella sua storia, rappresentare uno dei poli qualificati dell'industria dell'abbigliamento italiano.
A Bosconero adesso c'é un nuovo passaggio di proprietà. I lavoratori si ridurranno, dovrebbe essere un fatto simbolico, dovrebbe essere colto con una preoccupazione, dovrebbe toccare l'immaginario, ma noi sappiamo che i giornali domani ci presenteranno di nuovo qualche sorridente persona intorno alle Olimpiadi, qualche lavoro pubblico che viene pompato, mentre siamo alla fine di un ciclo economico come quello del settore abbigliamento nella provincia di Torino. Cosa che non fa notizia. Allora lei, Assessore anche qui, per cortesia, le verifichi nel suo procedere queste cose.
Vogliamo di nuovo ritrovarci l'anno prossimo a parlare di una nuova imprenditorialità che entra su ciò che rimane di questa azienda? Vogliamo fare questa scommessa? Non dovrei essere io, con una interrogazione, a sollecitarlo, ma l'Assessore, con una funzione di monitoraggio, comunicarci queste cose perché sono una grave lesione, una grave ferita per le prospettive del Piemonte.
Consigliere Saitta, chissà chi terrà il cerino dopo il 2006 quando saranno finiti i lavori pubblici e ci sarà solo più il meccanismo di ci che c'é dell'apparto industriale, del sistema economiche. Oggi si incomincia a evocare che qualcuno voglia gestire la fase dei lavori pubblici e passare il cerino ad altri nella fase successiva.



GALASSO ENNIO LUCIO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2377 del Consigliere Giordano inerente a: "Chiude la Cartiera Reno De' Medici" e interrogazione n. 2407 del Consigliere Caracciolo inerente a: "Probabile ristrutturazione Cartiere Reno De' Medici"


PRESIDENTE

Esaminiamo le interrogazioni n. 2377 e 2407 presentate dal Consigliere Caracciolo.
Risponde ad entrambe l'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Entrambe le interrogazioni chiedono quali iniziative intende promuovere, al fine di salvaguardare il posto di lavoro dei dipendenti delle Cartiere De Medici e per salvaguardare la tranquillità finanziaria delle loro famiglie; quali iniziative intende promuovere per il futuro dell'azienda e la permanenza in Piemonte di questo importante polo industriale; le garanzie occupazionali e sociali che saranno date ai 180 operai in un momento di così grave incertezza.
La Reno De Medici, azienda produttrice di cartoncino patinato, con stabilimenti sul territorio nazionale e quello di Ciriè, dedicato alla produzione di cartone a grammature pesanti, aveva già denunciato difficoltà nel corso del 2001.
In particolare, lo stabilimento di Ciriè segnalava, da alcuni anni, una forte diseconomicità di gestione, attestata da risultati negativi degli esercizi degli anni 1999 e 2000. Pertanto, a gennaio 2001, la Reno De Medici attivava la procedura di mobilità per 76 lavoratori su un organico totale di 172.
La procedura di mobilità fu poi abbandonata dall'azienda, in quanto un accordo sottoscritto presso il Ministero del Lavoro, ratificato presso la Regione Piemonte, portò alla richiesta di CIGS per crisi aziendale dal 2 maggio 2001 al 1° maggio 2002.
Tale accordo prevedeva, tra l'altro, che lo Stabilimento di Ciriè avrebbe assunto, anche attraverso opportuni investimenti, il ruolo di "polo strategico", dedicato alla produzione di cartone a grammature pesanti per tutti i marchi Reno De Medici, nel quadro di un piano complessivo aziendale di specializzazione di alcuni stabilimenti per tipologia di prodotto.
Poiché gli strumenti adottati per la gestione degli esuberi (mobilità in accompagnamento alla pensione, interventi di riassorbimento interno risoluzioni consensuali incentivate, dimissioni volontarie) non avevano azzerato l'eccedenza denunciata, al termine della CIGS, l'Azienda aveva aperto un'ulteriore procedura di mobilità per 29 persone.
Nell'accordo sottoscritto presso la Regione Piemonte, in data 23 maggio 2003, le parti avevano convenuto che, al fine di rendere meno gravoso l'impatto della mobilità rispetto ai livelli occupazionali, per 10 lavoratori, la Reno De Medici non avrebbe proceduto al licenziamento e per essi avrebbe adottato, unitamente ad altri 10 lavoratori, il contratto di solidarietà a partire dal 27 maggio 2002 e per la durata di un anno.
In data 15 ottobre 2003, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato sottoscritto un verbale di accordo che, in relazione alla determinazione della Società di cessare l'attività dello Stabilimento di Ciriè e di ridimensionare l'assetto organizzativo ed occupazionale della Sede Direzionale di Milano, prevede il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per 12 mesi, a decorrere dal 3 novembre 2003, per un numero massimo di 180 unità occupate presso lo stabilimento di Ciriè e nella Sede Direzionale di Milano.
Durante il periodo di CIGS si realizzerà un piano di gestione degli esuberi che prevede: priorità per il personale sospeso e volontario ad essere ricollocato negli Stabilimenti del Gruppo, a fronte di effettive necessità e, comunque per un numero non inferiore a 10 unità segnalazione ad altre aziende delle figure professionali disponibili alla ricollocazione messa in mobilità per coloro che maturano i requisiti pensionistici durante il periodo di CIGS o di mobilità rotazione del personale sospeso nella Sede Direzionale di Milano e nell'ambito delle compatibilità organizzative e professionali attivazione di strumenti di incentivazione all'esodo attivazione dello strumento dell'outplacement mediante ricorso alle prestazioni di società specializzata.
In tale occasione, la Società Reno de Medici si è resa disponibile a favorire, attraverso forme di assistenza e cooperazione finanziaria, la costituzione e l'avvio di nuove imprese, finalizzate anche alla rioccupazione del personale dipendente dello stabilimento di Ciriè.
Durante il periodo di CIGS, sono previsti incontri periodici, anche presso il Ministero del Lavoro, atti a verificare le varie fasi di attuazione del processo ed eventuali problematiche da esso derivanti. E' previsto un primo incontro in sede locale entro il corrente anno. In merito alla domanda di CIGS, ho già provveduto ad esprimere parere favorevole. In aggiunta, posso dire che il problema dello Stabilimento di Ciriè Reno De Medici si inserisce anche nei meccanismi concorrenziali della produzione della carta; c'è da sperare che si trovi un equilibrio tra le varie holding che controllano il mercato della carta. Lo stabilimento potrebbe anche passare di mano, perché, comunque, una parte della struttura è ancora altamente produttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo per la replica.



CARACCIOLO Giovanni

Assessore, la ringrazio per la sua gentilezza e per le notizie che mi ha fornito. Chiedo se mi può dare la risposta scritta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame ordini del giorno n. 839 inerente a: "Esposizione del crocifisso nei locali regionali", presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa Rosa Anna Scanderebech e Tomatis e n. 842 inerente a: "Questione crocifisso", presentato dai Consiglieri Galasso, Botta Marco, D'Onofrio e Valvo


PRESIDENTE

Esaminiamo ora gli ordini del giorno n. 839, presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa Rosa Anna, Scanderebech, Tomatis, e n. 842, presentato dai Consiglieri Galasso, Botta Marco, D'Onofrio e Valvo, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Angeleri per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 839.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, la ringrazio per aver finalmente inserito all'o.d.g.
questa nostra richiesta. Vorrei subito chiarire che non si tratta di una richiesta provocatoria come, invece, è stata la sentenza che, qui, oggi, ci fa discutere.
Quanto si è verificato a seguito di quella sentenza non ha sicuramente avvicinato la religione islamica a quella cattolica, né coloro che credono in una e nell'altra.
Quanto verificatosi ha turbato le coscienze di tutti noi italiani e sicuramente, ha mancato di rispetto alla tradizione e alla cultura del nostro Paese.
Ritengo che questo Paese abbia dato dimostrazione di grande tolleranza e sensibilità. Più volte, su più temi, il Papa ha dato, nei suoi venticinque anni di papato, dei segnali estremamente chiari a quelli che sono i credo diversi e le sue aperture sono riconosciute a livello mondiale.
Quindi sono convinto che sia innanzitutto un bene tutelare quelle che sono le minoranze. Ma, mi permetta Presidente, la maggioranza di questo Paese, che è una maggioranza cattolica, e anche la maggioranza di questa Regione, avrà pure qualche diritto di dire qualcosa in merito.
Se non inquadriamo anche questo tipo di discorso nel rispetto di quelle che sono le tradizioni e la cultura del nostro Paese, che è una cultura a stragrande maggioranza, non comprendiamo e non abbiamo l'esatta valutazione e la portata di quanto è capitato con la sentenza del Tribunale de L'Aquila.
C'è da dire che in questo senso vi è anche una tradizione di disposizioni, di circolari, di sentenze del Consiglio di Stato estremamente chiare. C'è, come ha ricordato il Consigliere Galasso nel suo ordine del giorno a nome del Gruppo di Alleanza Nazionale, una disposizione del 1924 che è tuttora legittimamente operante sull'esposizione del crocefisso.
Rispetto a tutto questo, penso che la richiesta del Gruppo UDC non faccia altro che tutelare quelle che sono le nostre tradizioni, la nostra cultura millenaria.
Il rispetto delle tradizioni di un Paese è lo stesso rispetto che noi italiani abbiamo quando visitiamo un Paese straniero. Io, come molti di voi, ho viaggiato e sono stato nei Paesi islamici, ho frequentato alberghi di quei Paesi e più volte nei cassetti delle camere che visitavo ho trovato il Corano, ma non mi sono mai portato la Bibbia dietro (anche perché, se me la fossi portata in quel Paese e me l'avessero trovata, sarei stato arrestato).
A me sembra che oggi questo tipo di tolleranza che noi abbiamo verso gli altri popoli sia giusto richiederla anche a coloro che non la pensano come noi.
La nostra cultura e le nostre tradizioni non sono state intaccate per millenni, per cui non penso che un Tribunale, con una sentenza di questo genere, direi provocatoria, possa intaccarle.
E' chiaro che il nostro è uno Stato laico, ma uno Stato laico profondamente intriso di questa cultura, e non è un caso se nelle nostre scuole esiste tutt'oggi l'ora di religione (con ampia libertà, sappiamo benissimo che chi non vuole partecipare ha a disposizione quell'ora per fare altro, ma l'ora di religione oggi nelle nostre scuole esiste).
Rispetto a tutto questo, come Gruppo dell'UDC, pensiamo di avere fatto bene a presentare la richiesta di esposizione del crocefisso nei locali del Consiglio regionale, perché crediamo nel principio fondamentale di affermazione d'identità e di difesa delle nostre radici cristiane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 842.



GALASSO Ennio Lucio

Io non starò certo qui ad indugiare sugli errori tecnici della sentenza che ha sollevato il problema e dal punto di vista dello strumento processuale prescelto e sotto il profilo più squisitamente giurisdizionale.
Non sto neppure qui ad evidenziare come la nostra iniziativa si contrapponga ad un atteggiamento insofferente ed intollerante del ricorrente.
Si vuole porre più specificamente in un alveo corretto del rispettare e fare rispettare l'identità, la cultura, il sentimento del popolo che accoglie rispetto a coloro che sono accolti.
E' stato già ricordato prima come ci sono reiterati insegnamenti del Consiglio di Stato ove viene evidenziato, direi sotto il profilo squisitamente laico e non sotto il profilo confessionale, come il crocefisso rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica come valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa.
Sempre il Consiglio di Stato ha sottolineato come la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche - e quindi negli uffici pubblici - non può costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa.
Siamo quindi in sintonia con la storia, con il sentimento popolare siamo in sintonia con la sensibilità laico-istituzionale. Però era una scelta ed è una presa di posizione doverosa non solo da parte nostra, ma da parte degli organi istituzionali, per esigere il rispetto della storia della cultura e del sentimento religioso di un popolo.
Noi riteniamo che le manifestazioni di buonismo o tutto ciò che dà un malinteso senso buonista e che non rispetta la storia e la natura dei sentimenti di un popolo non dà nessun contributo sotto il profilo dell'integrazione, sotto il profilo dei rapporti armoniosi e civili tra popolazioni con sentimento e con cultura diversa, ma anche tra individui con sentimenti e cultura diversa.
Un atteggiamento che rinunci di sottolineare la tradizione e la condizione di un popolo finisce soltanto per alimentare comportamenti deteriori - questi sì - sia di insofferenza che di arroganza.
Questo sotto un profilo squisitamente laico, e non a caso più di una volta ho richiamato come uno dei più alti cultori (se non il più alto) della laicità dello Stato sia proprio Tommaso D'Aquino, senza dover andare a scomodare l'insegnamento evangelico.
Sotto questo aspetto, una campagna di sensibilizzazione che ponga l'attenzione su come il crocifisso rappresenti la nostra identità nazionale ed europea. Non a caso il dibattito riguarda anche la Costituzione europea perché da S. Benedetto in poi vi è tutto un ampio e nutrito corredo culturale e legislativo nel curare, nell'armonizzare e del definire il sentimento che deve riguardare i popoli europei e quello italiano a particolare.
Ancora una volta sottolineiamo questo aspetto, non per spirito conflittuale o per contrapposizione su un terreno che indubbiamente non prediligiamo, ma per evidenziare ed esaltare un ruolo di integrazione di un popolo. L'integrazione avviene nel rispetto delle identità altrui, ma soprattutto nel riconoscere le identità di coloro che accolgono. Sono ragioni legislative, giuridiche, storiche, culturali, morali e religiose di un popolo, nel senso della più alta moralità, e nel più alto senso civico delle popolazioni intere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì sull'ordine dei lavori.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, vorrei chiederle per quale motivo non risulta almeno la mia firma sull'ordine del giorno n. 839, presentato dal Consigliere Angeleri Costa Rosa Anna, Scanderebech e Tomatis.
Durante la Conferenza dei Capigruppo avevo chiesto che questo ordine del giorno fosse discusso e avevo dichiarato l'apposizione della mia firma e dell'intero Gruppo.
Vorrei una risposta in proposito. Grazie.



PRESIDENTE

Pare che lei abbia scritto una lettera con la quale richiedeva di apporre la firma. È dunque un errore il fatto che non sia stata riportata.
Verificheremo e risolveremo il problema.



(Intervento del Consigliere Brigandì fuori microfono)



PRESIDENTE

Certo. Ovviamente dovrà esprimere l'assenso il proponente.
Consigliere Angeleri, in merito all'apposizione di altre firme sul suo ordine del giorno dà l'assenso?



ANGELERI Antonello

Certamente.



PRESIDENTE

C'è l'assenso. Pertanto consideriamo anche la firma del Consigliere Brigandì. Proseguiamo il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, ci troviamo oggi a discutere di un'autentica provocazione che offende la dignità di quest'aula.
evidente a tutti la strumentalizzazione che si nasconde dietro alla presentazione di questi ordini del giorno. D'altronde, bisognerebbe ripercorrere le tappe che hanno portato a questo punto, e chiedersi il motivo per cui il crocifisso, che è un segno di amore e pace - perlomeno così viene vissuto dalla cristianità - debba essere oggetto di questa bagarre indecente.
Certo, il primo errore è stato commesso dal ricorrente, perch quell'iniziativa rischia di spostare il problema dal rispetto di tutte le identità culturali a quello della radicalizzazione e della contrapposizione delle differenze. Forse, pur condividendo nel merito la sentenza, ben avrebbe fatto il Giudice a rimettere gli atti alla Corte Costituzionale.
Se analizziamo l'origine dell'attuale regolamentazione, essa va ricercata in due Regi Decreti - rispettivamente del 1923 e del 1928 - che facevano obbligo di esposizione, nei luoghi pubblici, del vessillo nazionale, del crocifisso e del ritratto del Re.
Presidente, la pregherei di notare che ci troviamo in una situazione di mancata applicazione della legge, perché il Regio Decreto che dispone l'esposizione nei luoghi pubblici del crocifisso, in particolare nelle scuole, obbligava, altresì, all'esposizione del ritratto del Re.



CONTU Mario

BRIGANDI' Matteo (fuori microfono)



CONTU Mario

Ma si intendeva il Capo dello Stato, chiunque l'avrebbe capito.



CONTU Mario

E siccome i fautori del ripristino dei crocifissi in tutti i luoghi pubblici si riferiscono a quel Regio Decreto, credo che debbano prendere atto dell'inconsistenza delle loro argomentazioni.
D'altronde, la revisione del Concordato del 1984, se non erro stabilisce un principio importante: l'insegnamento dell'ora di religione nelle scuole (e la rende facoltativa). Ma è nullo, nella sua valenza costituzionale, per quanto riguarda l'esposizione dei simboli.
Infatti, con una sentenza della Suprema Corte n. 439 del 2000, si dice: "Il riconoscimento contenuto nell'articolo 9 dell'Accordo di Revisione Concordataria del 1984 è privo di valenza generale perché è funzionale solo all'assicurazione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, peraltro non obbligatoria ma pienamente facoltativa". Nella sentenza il Giudice aggiunge: "L'imparzialità dell'istituzione scolastica pubblica - in questo caso parla di una questione di merito, perché il casus belli è nato dalla rimozione del crocifisso di un'aula di una scuola pubblica - di fronte al fenomeno religioso deve realizzarsi attraverso la mancata esposizione di simboli religiosi piuttosto che attraverso l'affissione di una pluralità, che peraltro non potrebbe, in concreto, essere tendenzialmente esaustiva e comunque finirebbe per ledere la libertà religiosa negativa di coloro che non hanno alcun credo".
Ritengo che questo sia un principio importante al quale un'istituzione laica (e uno Stato laico, da quando la religione cristiana non è più religione di Stato) debba rigorosamente attenersi.
Nella vicina Francia questa libertà è talmente tutelata che è fatto divieto di esposizione di qualsiasi simbolo e le leggi della Francia risalgono al 1903; un fatto di civiltà al quale guardare con molta attenzione.
C'è, poi, il problema delle manifestazioni delle libertà individuali.
Presidente, lei si sognerebbe mai di vietare l'ingresso in quest'aula ad un prete con l'abito talare o a una suora con il suo vestito? E si potrebbe Presidente, vietare in quest'aula l'ingresso di una donna con il chador? Credo che anche questo possa rientrare nell'ambito delle libertà di espressione; la possibilità che consentiamo, senza banalizzare troppo le cose, al Consigliere Brigandì di fare sfoggio della sua appartenenza politica in quest'aula, dove tutti siamo espressione di Gruppi politici andrebbe messa in discussione, nel momento in cui cerchiamo di tutelare le istituzioni nella loro espressione massima.
Se ricordiamo i Dieci Comandamenti biblici, il secondo vietava di riprodurre l'immagine di Dio. Questa disposizione venne abolita nel Concilio di Nicea del 787 D.C., per favorire il commercio delle icone e delle reliquie.
Per finire, delle due l'una, e lo dico ai colleghi firmatari di quegli ordini del giorno: o il crocifisso è simbolo di pace e amore, e allora dovrebbe essere proprio questo spirito di pace, di amore e di cristiani rispettosi, attraverso un discorso di tolleranza e rispetto, a dire di non utilizzare la croce come simbolo di diversità, oppure il crocifisso è un simbolo di discriminazione, e allora dovrebbe essere rimosso perché avrebbe contro, in primo luogo, la Carta Costituzionale e forse tradirebbe lo spirito stesso originario della cristianità.
Presidente, se mi concede trenta secondi, voglio portare un'esperienza esemplare...



PRESIDENTE

Consigliere Contu, già questo tempo è...



CONTU Mario

Venti secondi. Qualcuno lo ha detto: mi consenta di concludere! Mi consenta...



PRESIDENTE

Concluda, ma non dicendo: "Mi consenta", e impiegando due ore...



CONTU Mario

Presidente, un'esperienza brevissima...



(Commenti, fuori microfono del Consigliere Brigandì)



PRESIDENTE

Consigliere Brigandì...



CONTU Mario

Presidente, richiami all'ordine!



PRESIDENTE

Consigliere Brigandì, stia un attimo in silenzio! Consigliere Contu, vada avanti.



CONTU Mario

Presidente, le dico solo una cosa...



(Commenti, fuori microfono del Consigliere Brigandì)



PRESIDENTE

La smetta, Consigliere Brigandì, per cortesia! Lo stabilisco io, quanto dura il tempo! Lo stabilisco io! Consigliere Contu, concluda il concetto!



CONTU Mario

Una classe di scuola elementare: dieci bambini scelgono di svolgere l'ora religiosa; nove scelgono l'ora alternativa. Sa chi risolve il problema, e tutta la classe non fa, per cinque anni, l'ora di religione? I due genitori, che fanno catechesi e che portano una tesi estremamente convincente: la catechesi si fa nei luoghi deputati, che sono le Parrocchie. La scuola è una scuola laica.
Quella classe, per cinque anni, non ha svolto l'ora di religione e non ha avuto il crocefisso appeso in classe.



BRIGANDI' Matteo

Per fatto personale, Presidente.



PRESIDENTE

Qual è il fatto personale?



BRIGANDI' Matteo

Il Consigliere Contu ha ritenuto di dire: "Noi consentiamo" - quindi anche lui - "di fare sfoggio" - rivolgendosi esclusivamente a me - "della sua appartenenza politica".
Questo è il fatto personale! Se mi concede la parola, spiego meglio il fatto del consentire; mi consente, qui, di parlare e fare sfoggio della mia appartenenza politica. Dice che lui mi consente! Questo è il fatto personale!



PRESIDENTE

Forse sì, Consigliere Contu, forse ha un po' esagerato! Direi che effettivamente ha un po' esagerato.



BRIGANDI' Matteo

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, l'ha già spiegato il fatto personale!



BRIGANDI' Matteo

Lei mi ha chiesto per quale motivo...



PRESIDENTE

Va bene, ha due minuti per fatto personale.



BRIGANDI' Matteo

Grazie. Presidente, è stata proferita questa frase: "Noi" - e si riferisce all'Aula, quindi anche all'Ufficio di Presidenza - "consentiamo al Consigliere Brigandì di fare sfoggio della sua appartenenza politica".
Premesso il fatto che io ne faccio sfoggio e sono onorato di fare sfoggio della mia appartenenza politica, in quest'aula ne ho fatto sfoggio nei limiti consentiti dal Regolamento. Se così non fosse stato, la Presidenza avrebbe sicuramente preso dei provvedimenti al riguardo.
La tragedia di questa frase inopportuna è il "consentiamo". Mi consente di parlare in quest'aula il fatto che esiste un sistema eretto a Stato, e che in questo sistema c'è un meccanismo elettivo per il quale gli elettori mi hanno dato un certo numero di voti, che mi permettono qui di parlare! Non c'è nessun altro che me lo consente e nessuno che si possa permettere di dire che mi consente alcunché, perché questo è un mio diritto specifico e i meccanismi di consentire, quelli di mandare la gente nei gulag o di fare cose di questo genere non rappresentano certo il mio tipo di cultura! Quindi, collega Contu, tu non consenti niente a nessuno, perché, se così fosse, usando la frase che il senatore Corinto Marchini disse a Vittorio Sgarbi, "Ti gonfio come una zampogna!"



(Commenti fuori microfono del Consigliere Contu)



PRESIDENTE

Adesso basta, andiamo avanti con gli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente. Molto brevemente, su questi ordini del giorno.
Ho sentito l'illustrazione dei colleghi Angeleri e Galasso, i quali non mi hanno convinto. Si è parlato della giusta tutela delle minoranze dell'apertura del Papa alle altre confessioni. In realtà, nel nostro ragionamento siamo tutti falsati da quella sentenza che ha posto il crocefisso quale scriminante tra il mondo musulmano e il mondo cattolico.
Non esiste, colleghi, solo il mondo musulmano, il mondo cattolico, il mondo ebraico o il mondo buddista; esiste anche una forte area laica che non si riconosce in alcuna religione, che in questo Stato è maggioranza assoluta, perché, se vogliamo identificare chi si riconosce nella religione, dobbiamo individuare la partecipazione ai riti cattolici, la messa domenicale, che, tra l'altro, è condicio sine qua non, proprio per precetto dell'essere cattolico, oggi, registra una partecipazione tra il 9 e l'11%. Pertanto, questo Stato è profondamente laico. E' uno Stato dove la religione, ormai, il credo religioso, l'attività religiosa interessa e attiene solo più un'esigua minoranza, significativa, ma esigua, sicuramente non vicina al 50% della popolazione. Il problema del crocifisso è un problema che si innesta non nello scontro tra religioni, ma su un concetto di Stato, di libero Stato, di uno Stato dove chiunque deve avere il diritto di poter professare il proprio credo religioso, né deve essere imposto a coloro che non ritengono di professarlo. Posto su questo piano, allora, il discorso diventa accettabile. Non lo ritengo accettabile laddove si pone l'Italia come cattolica e le minoranze che aderiscono ad altre religioni come una componente di questo Stato cattolico. L'Italia non è uno Stato cattolico. Le origini dell'Italia sono nello scontro tra lo Stato laico e lo Stato cattolico. Non dimentichiamo che i padri della nostra patria furono tutti scomunicati: Cavour fu scomunicato, così come avvenne per Garibaldi. I grandi padri della nostra patria hanno, contro il sistema secolare cattolico, costruito questo Stato. Quindi, le nostre radici sono profondamente laiche, tant'è che, sino alle elezioni del 1913, i cattolici non hanno partecipato al voto e non si candidavano. Fu Giolitti il primo nel 1913, a chiudere un accordo politico con il mondo cattolico, perché il mondo cattolico rifiutava lo Stato italiano. Si deve fare attenzione a dire che la nostra è una tradizione cattolica. La nostra tradizione non è assolutamente cattolica. Il riconoscimento della religione cattolica come religione di Stato avviene molto tempo dopo la nascita dello Stato italiano, in un preciso momento storico dello Stato italiano. Al di là del fatto che, personalmente, non mi dà alcun fastidio che ci sia o meno il crocifisso, non oserei mai e poi mai - mi vergogno io per chi lo ha detto dire che quello è un cadaverino: veramente, questo è un gratuito insulto a chi crede in un qualcosa e ho grandissimo rispetto verso coloro che credono in questo qualcosa.
Non voglio usare la famosa frase di Voltaire, ma sarei pronto a combattere perché lui possa credere, nonostante io non ci creda. Io sono pronto a combattere perché lui possa praticare i suoi riti, come li praticano i cattolici, hanno altrettanto diritto a praticarli gli ebrei gli ortodossi o i musulmani. Attenzione: questo dibattito non può essere portato al punto in cui, da un lato, c'è l'Italia cattolica unica e dall'altro, ci sono altri tipi di religione. Questo è un dibattito tra gente che si riconosce nell'insegnamento religioso, è un dibattito tra gruppi che convivono all'interno di una nazione, una nazione laica, una nazione dove la libera chiesa è tutelata, ma dove la libera chiesa non è lo Stato.Si è fatto ricorso a regi decreti del 1923, a leggi, oggettivamente obsolete: il Consigliere Contu chiedeva di esporre anche la foto del re. Il Consigliere Contu ha posto in essere, sicuramente, una provocazione, perch non è la foto del re, in quanto...



PRESIDENTE

Bisognerebbe capire quale re.



MARENGO Pierluigi

Infatti, poi, è intervenuta una norma di legge italiana che prevedeva la sostituzione con il Presidente della Repubblica laddove le leggi prevedevano la figura del re. Però, che questa legge sia obsoleta è pacifico.
Il sistema legislativo italiano annovera oltre 167 mila leggi vigenti cioè, oltre un milione e mezzo di articoli, oltre 10 o 15 milioni di commi vigenti. Probabilmente, riusciremmo a trovare un comma per qualunque argomento, se andiamo a cercarlo, anche perché il nostro sistema di tecnica legislativa è stato tale per cui, di fatto, abbiamo leggi vigenti o porzioni di leggi vigenti o commi di leggi vigenti che sono vigenti probabilmente, per dimenticanza, più che per volontà: sono le cosiddette leggi obsolete. Se vogliamo affiggerlo, affiggiamolo pure, non mi dà alcun fastidio. Certo, probabilmente, sarebbe un passo indietro rispetto allo sviluppo culturale che questa nazione ha avuto; questa nazione ha superato ampiamente nei suoi cittadini certe vecchie esperienze culturali di crocifisso come simbolo. Sì, sicuramente, è un simbolo, ma, credo che le stesse persone che si riconoscono nella religione abbiano ormai maturato la convinzione che la religione non la si esprime attraverso dei simulacri dei simboli, delle statuette. Sarebbe veramente terribile se l'essere cattolici volesse dire dover avere il crocifisso; sarebbe un vuoto, un vuoto di pensiero. In conclusione, non parteciperò al voto di questo ordine del giorno, non voterò né in un senso né nell'altro. Questo dibattito oltre che inutile, va contro lo spirito di una nazione laica, di una nazione libera, dove tutte le forme di appartenenza religiosa sono tutelate e hanno diritto di equal rispetto. Io le rispetto tutte, non posso schierarmi tra Confucio e Cristo, tra Maometto e Budda. Rispetto tutti allo stesso modo, perché nella mia cultura laica c'è il senso del rispetto, non il senso di decidere qual è il Dio migliore, qual è il Dio peggiore, qual è il Dio di serie A e qual è il Dio di serie B.
Con questo, auspicherei il venir meno di questo dibattito per ritiro degli ordini del giorno. Sapendo che questo non avverrà, annuncio, sin d'ora, che non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

Colleghi, vorrei fare un attimo di programmazione: il numero dei Consiglieri iscritti ad intervenire non permette di gestire i lavori prima della pausa. Propongo di svolgere ancora un intervento prima dell'interruzione. Inoltre, alle ore 15, convocherei una riunione dei Capigruppo, per fare il punto della situazione; alle ore 15.30 proseguirei, così come stabilito, con gli altri interventi e la votazione dell'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Palma sull'ordine dei lavori.



PALMA Carmelo

Come il Presidente ed alcuni gruppi sanno, il Gruppo Radicale ieri ha chiesto agli uffici del Consiglio di esprimere un parere circa la legittimità dell'apposizione di crocefissi nei locali del Consiglio regionale, ritenendo questa - e non l'abbiamo ovviamente formulata impropriamente come una pregiudiziale di carattere costituzionale o statutario, che non vale sugli ordini del giorno - un opportuno e necessario elemento di conoscenza per tutti i Consiglieri per decidere, con cognizione di causa, su una materia che è evidentemente complessa. Abbiamo ricevuto quanto gli uffici in pochissimo tempo hanno potuto produrre (e di questo li ringraziamo), cioè una raccolta di normative e di titoli di giurisprudenza che non costituiscono però un parere sulla legittimità di un'operazione di questo tipo. E' chiaro che il Consiglio regionale pu decidere di votare qualunque cosa, e dal punto di vista amministrativo qualunque decisione potrà essere impugnata. Riterrei prudente anche ai fini della disciplina del nostro dibattito che questo dibattito venisse spostato al momento in cui gli uffici del Consiglio fossero in grado di formulare un parere. Perché - ripeto, Presidente - questa è un'opera meritoria di raccolta di normative e di giurisprudenza, ma non è un parere formulato e firmato dagli uffici. Faccio questa richiesta alla Presidenza, la quale ovviamente discrezionalmente può considerare di rigettarla. Così facendo ho l'impressione che toglie all'intero Consiglio degli elementi di conoscenza che potrebbero suffragare la decisione in un senso piuttosto che in un altro.



PRESIDENTE

Consigliere Palma, ho letto la sua richiesta al di là del fatto che ha come oggetto "Richiesta di parere urgente" come una richiesta di documentazione e di supporto all'attività del Consigliere.
In questo senso stamattina mi sono attivato e ho fatto venire in anticipo delle persone per potere raccogliere questa documentazione.
Parlare di parere è poco produttivo e mi pare che il parere metta in difficoltà anche chi lo stende, perché ci possono essere diverse valutazioni; una persona può pensarla in un modo, un'altra in un altro, e noi non possiamo chiedere agli uffici di fare delle scelte discrezionali.
Le scelte e le valutazioni discrezionali le fanno i Consiglieri regionali quando prendono le decisioni. Quindi, la Presidenza dà ai Consiglieri tutto il supporto possibile per farsi un'opinione, e quindi per formularsi in proprio un parere. E neanche gli uffici sarebbero disponibili a dare un parere, dicendo una cosa piuttosto che un'altra.
Certamente la cosa che è emersa è che esporre il crocefisso non è vietato.
Mi pare che questo sia condiviso da tutti.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.55)



< torna indietro