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Dettaglio seduta n.406 del 04/11/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.14)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Godio, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 15 e 17 aprile; del 6, 7, 8, 9, 13, 15, 16, 20, 21, 27, 29 maggio; del 3, 10 17, 25 giugno; del 1, 8, 15, 16, 22, 25, 29, 30, 31 luglio; del 1 agosto e del 16 settembre, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta sul protocollo d'Intesa inerente a nuove infrastrutture


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, on. Enzo Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi, la volta scorsa, ho ricevuto una sollecitazione da parte di un collega per svolgere una comunicazione sull'Intesa quadro, sottoscritta principalmente, con il Comune di Torino, e sul Protocollo d'intesa. I documenti sono due: il protocollo d'intesa, sottoscritto da Comune Regione, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero dell'economia e delle finanze, Politecnico, Università e Rete ferroviaria italiana S.p.a., e l'intesa quadro sottoscritta da Regione e Comune, nel quale le due parti assumono impegni un po' più ad ampio raggio rispetto non solo al tema di Molinette 2, ma anche nei confronti di tematiche quali la metropolitana, il passante ferroviario, il Palazzo unico della Regione l'edilizia olimpica sociale e la Finpiemonte.
Se mi permettete, nel tentare di rappresentarvi quello che è stato l'escursus, ho qui di fianco a me l'Assessore Racchelli, che mi ha coadiuviato ed è stato il protagonista, in accordo con l'Assessore D'Ambrosio, per quanto riguarda la parte legata alla programmazione sanitaria. L'Assessore Racchelli è stato un po' il mentore di questa situazione, l'ha discussa e portata avanti, insieme al Vicesindaco Galgaro che, per conto del Comune, si è impegnato.
L'idea, della quale non ci assumiamo la paternità, è emersa in una discussione, che, forse, è anche stata svolta in Consiglio regionale.
Comunque, non vogliamo prevaricare su eventuali paternità che qualcuno giustamente, volesse attribuirsi.
Noi abbiamo raccolto questa proposta che nasce, originariamente qualcuno di voi lo ricorderà - dall'iniziativa di un gruppo di privati, di professionisti, che, a fronte della necessità dell'identificazione del villaggio olimpico sull'area ex Mercati generali, aveva avanzato un'ipotesi. Anzi, ad essere sinceri, il "parco della salute", nasce ancor prima, quando ci eravamo candidati per ottenere l'assegnazione a Torino insieme al Premio Nobel Rita Levi Montalcini, del "parco scientifico". Poi per altre scelte assunte a livello centrale, l'Authority venne assegnata a Napoli. Da lì è nata l'idea, in quell'asse di nuova urbanizzazione e di riqualificazione urbanistica che la Città di Torino aveva immaginato, anche in concomitanza con le esigenze olimpiche, della ricollocazione dell'Ospedale Molinette. Tanto è vero che dopo si comincio a parlare non più tanto della "cittadella della salute" come se ne ricomincia a parlare adesso, ma di Molinette 2.
In quel senso, a noi l'ipotesi sembrò molto interessante, in quanto riteniamo che la struttura fisica delle Molinette non sia più compatibile con quelle economicità che nella sanità continuamente si ricercano e decidemmo di effettuare una verifica, insieme al Comune e all'Università (proprietaria al 50% dell'immobile Molinette). Comunque le Molinette sono un ospedale di riferimento universitario e di insegnamento. L'ipotesi Molinette 2 prevede un centro di altissima specialità, ma sempre di insegnamento, pertanto, a quel punto, abbiamo cominciato a mettere intorno gli attori che avrebbero dovuto avere un ruolo nell'ambito di questo percorso.
L'ipotesi di collocazione dell'Ospedale delle Molinette era l'area ex Dogana. Si sono svolti alcuni incontri al Demanio e l'offerta, sia di carattere economico sia dal punto di vista logistico-metratura, emersa non ci convinse, in quanto immaginate che, addirittura, c'era una caserma all'interno dell'area che avremmo dovuto acquistare; comunque, il Demanio non ce l'avrebbe sicuramente ceduta gratuitamente. La superficie era di circa 45 mila metri quadrati, ma le nostre esigenze erano decisamente maggiori. Questo è un ospedale di alta specialità che dovrebbe raggiungere i 900 posti letto e necessita di una superficie, secondo i nuovi parametri dell'edilizia sanitaria, di 240 mila metri quadrati.
A quel punto, nell'impossibilità, visto che l'idea ci piaceva (piaceva a molti, piaceva a tutti e soprattutto piaceva al Comune), incominciammo a verificare dove eventualmente identificare l'area per costruire questo ospedale, anche in funzione del fatto che doveva essere un'area urbanizzata dal punto di vista dei servizi. L'ospedale Molinette infatti è nel centro della città, o quasi, quindi noi dovevamo pensare, ricollocandolo, ad una ubicazione simile e analoga.
Nel frattempo, in relazione ad una tematica legata alla realizzazione dell'Oval e ad una servitù che bisogna poter esercitare per l'accesso a questo impianto olimpico, sempre d'accordo con il Comune, si pensò a valutare la possibilità di trovare un accordo per individuare l'area sulla quale costruire le nuove Molinette 2: l'attuale area oggi occupata dalla Fiat Avio in via Nizza, il proseguimento dell'area del Lingotto.
Quella è un'area che, per i tempi che verranno richiesti per realizzare questa infrastruttura, per quell'epoca sarà totalmente urbanizzata, ci saranno due fermate della metropolitana, ci sarà chiaramente tutta la questione della ferrovia, perché è vicino al sedime ferroviario (toccher alla fine le valenze dell'accordo con la ferrovia, in funzione di uno sviluppo ulteriore di quest'area).
Soprattutto quest'area ha la possibilità di essere collegata con l'area dei mercati generali. In base al progetto olimpico, l'area ex mercati generali è collegata con l'area fieristica da una passerella piuttosto pregevole anche dal punto di vista architettonico. Ciò permetterà di creare il campus universitario legato alla struttura ospedaliera.
Nell'altra zona esistono le superfici per realizzare quegli incubatori e quella Cittadella della salute che è un po' l'obiettivo complessivo che ci siamo posti, cioè quello di immaginare un centro di alta eccellenza nella nostra città, che assolva all'obiettivo principale per il quale la sanità piemontese è preposta, cioè quello di dare i servizi ai propri cittadini, ma che possa anche permetterci di intraprendere una diversificazione (a volte impropriamente la chiamo diversificazione produttiva per dare l'idea di che cosa intendo) anche nel settore della sanità. Ci proponiamo di creare una situazione di alta Colleghi, la volta scorsa, ho ricevuto una sollecitazione da parte di un collega per svolgere una comunicazione sull'Intesa quadro sottoscritta, principalmente, con il Comune di Torino e sul Protocollo d'intesa. I documenti sono due: il protocollo d'intesa, sottoscritto da Comune, Regione, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero dell'economia e delle finanze Politecnico, Università e Rete ferroviaria italiana S.p.A., e l'intesa quadro sottoscritta da Regione e Comune, nel quale le due parti assumono impegni un po' più ad ampio raggio rispetto non solo al tema di Molinette 2, ma anche nei confronti di tematiche quali la metropolitana, il passante ferroviario, il Palazzo unico della Regione, l'edilizia olimpica sociale e la Finpiemonte.
Se mi permettete, nel tentare di rappresentarvi quello che è stato l'escursus, ho qui di fianco a me l'Assessore Racchelli, che mi ha coadiuvato ed è stato il protagonista, in accordo con l'Assessore D'Ambrosio, per quanto riguarda la parte legata alla programmazione sanitaria. L'Assessore Racchelli è stato un po' il mentore di questa situazione, l'ha discussa e portata avanti, insieme al Vicesindaco Calgaro che, per conto del Comune, si è impegnato.
L'idea, della quale non ci assumiamo la paternità, è emersa in una discussione che, forse, è anche stata svolta in Consiglio regionale.
Comunque, non vogliamo prevaricare su eventuali paternità che qualcuno giustamente, volesse attribuirsi.
Noi abbiamo raccolto questa proposta che nasce, originariamente qualcuno di voi lo ricorderà - dall'iniziativa di un gruppo di privati, di professionisti che, a fronte della necessità dell'identificazione del villaggio olimpico sull'area ex Mercati generali, aveva avanzato un'ipotesi; anzi, ad essere sinceri, il "parco della salute", nasce ancor prima, quando ci eravamo candidati per ottenere l'assegnazione a Torino insieme al Premio Nobel Rita Levi Montalcini, del "parco scientifico". Poi per altre scelte assunte a livello centrale, l'Authority venne assegnata a Napoli. Da lì è nata l'idea, in quell'asse di nuova urbanizzazione e di riqualificazione urbanistica che la Città di Torino aveva immaginato, anche in concomitanza con le esigenze olimpiche, della ricollocazione dell'Ospedale Molinette. Tanto è vero che dopo si cominciò a parlare non più tanto della "cittadella della salute" come se ne ricomincia a parlare adesso, ma di Molinette 2.
In quel senso, a noi l'ipotesi sembrò molto interessante, in quanto riteniamo che la struttura fisica delle Molinette non sia più compatibile con quelle economicità che nella sanità continuamente si ricercano, e decidemmo di effettuare una verifica insieme al Comune e all'Università (proprietaria al 50% dell'immobile Molinette). Comunque le Molinette sono un ospedale di riferimento universitario e di insegnamento. L'ipotesi Molinette 2 prevede un centro di altissima specialità, ma sempre di insegnamento pertanto, a quel punto, abbiamo cominciato a mettere intorno gli attori che avrebbero dovuto avere un ruolo nell'ambito di questo percorso.
L'ipotesi di collocazione dell'Ospedale Molinette era l'area ex Dogana.
Si sono svolti alcuni incontri al Demanio e l'offerta, sia di carattere economico, sia dal punto di vista logistico-metratura, emersa non ci convinse, in quanto immaginate che, addirittura, c'era una caserma all'interno dell'area che avremmo dovuto acquistare; comunque, il Demanio non ce l'avrebbe sicuramente ceduta gratuitamente. La superficie era di circa 45 mila metri quadrati, ma le nostre esigenze erano decisamente maggiori. Questo è un ospedale di alta specialità che dovrebbe raggiungere i 900 posti letto e necessita di una superficie, secondo i nuovi parametri dell'edilizia sanitaria, di 240 mila metri quadrati.
A quel punto, nell'impossibilità, visto che l'idea ci piaceva (piaceva a molti, piaceva a tutti e soprattutto piaceva al Comune), incominciammo a verificare dove eventualmente identificare l'area per costruire questo ospedale, anche in funzione del fatto che doveva essere un'area urbanizzata dal punto di vista dei servizi. L'ospedale Molinette infatti è nel centro della città, o quasi, quindi noi dovevamo pensare, ricollocandolo, ad una ubicazione simile ed analoga.
Nel frattempo, in relazione ad una tematica legata alla realizzazione dell'Oval e ad una servitù che bisogna poter esercitare per l'accesso a questo impianto olimpico, sempre d'accordo con il Comune, si pensò a valutare la possibilità di trovare un accordo per individuare l'area sulla quale costruire le nuove Molinette 2: l'attuale area oggi occupata dalla Fiat Avio in via Nizza, il proseguimento dell'area del Lingotto.
Quella è un'area che, per i tempi che verranno richiesti per realizzare questa infrastruttura, per quell'epoca sarà totalmente urbanizzata, ci saranno due fermate della metropolitana, ci sarà chiaramente tutta la questione della ferrovia, perché è vicino al sedime ferroviario (toccher alla fine le valenze dell'accordo con la ferrovia, in funzione di uno sviluppo ulteriore di quest'area).
Soprattutto quest'area ha la possibilità di essere collegata con quella dei mercati generali. In base al progetto olimpico, l'area ex mercati generali è collegata con l'area fieristica da una passerella piuttosto pregevole anche dal punto di vista architettonico. Ciò permetterà di creare il campus universitario legato alla struttura ospedaliera.
Nell'altra zona esistono le superfici per realizzare quegli incubatori e quella Cittadella della salute che è un po' l'obiettivo complessivo che ci siamo posti, cioè quello di immaginare un centro di alta eccellenza nella nostra città, che assolva all'obiettivo principale per il quale la sanità piemontese è preposta, cioè quello di dare i servizi ai propri cittadini, ma che possa anche permetterci di intraprendere una diversificazione (a volte impropriamente la chiamo diversificazione produttiva per dare l'idea di che cosa intendo) anche nel settore della sanità. Ci proponiamo di creare una situazione di alta eccellenza che ci permetta di considerare il benessere, la sanità in senso più generale un'opportunità di sviluppo per la nostra città.
Naturalmente questo non può che avvenire attraverso delle strutture e noi, nel nostro percorso, abbiamo intenzione di realizzarle.
Quali sono gli elementi che abbiamo voluto mettere nero su bianco? L'accordo, che poi integrerà l'Assessore Racchelli, che ha seguito più nel dettaglio, ha alcuni aspetti che non sono di facile soluzione. Per dirlo subito, siccome è un problema che io mi pongo dalla mattina alla sera, ed è giusto, l'area che noi compriamo è l'area di un privato. Questo naturalmente, non è che crei dei problemi particolari, ma un'Amministrazione Pubblica che compra un'area da un privato per costruire un ospedale, lo deve fare con tutte le cautele, con tutte le attenzioni e con tutte le verifiche che noi, vi garantiamo, stiamo tentando di mettere in campo.
Nel frattempo, l'area ha un certo costo e permette una certa cubatura che, nell'accordo con il Comune, ci viene trasferita in parte sulla realizzazione del palazzo unico della Regione. Tale palazzo, se non ricordo male, Assessore Ferrero, ha bisogno di 38.000 metri quadrati di diritti edificatori, che finalmente abbiamo potuto ottenere nell'accordo-intesa quadro con il Comune. Abbiamo ottenuto questa compensazione, nel senso che cederemo dei diritti edificatori al Comune per quanto riguarda quella servitù e per quanto riguarda tutta la zona di rispetto necessaria per l'utilizzo dell'Oval perché, chiaramente, quello è un terreno che acquisiremo e che cederemo come servitù al Comune. Questi sono dettagli che l'Assessore Racchelli spiegherà nel suo intervento.
Per quanto riguarda il protocollo di intesa, aggiungo che vi era la necessità di coinvolgere anche l'Università per due ordini di motivi: in primo luogo, nessun discorso di rilancio della sanità, soprattutto dal punto di vista dell'eccellenza, può essere affrontato senza l'Università in quanto l'insegnamento universitario crea l'eccellenza. Di conseguenza avevamo bisogno di avere dalla nostra parte l'Università.
Nello stesso tempo l'Università , come ho detto prima, è proprietaria del 50% dell'attuale struttura delle Molinette. Per quanto concerne gli oneri di urbanizzazione, tutti gli impegni di carattere finanziario e le prospettive di recupero dell'area delle Molinette ci tornano utili per costruire il nuovo ospedale, perché naturalmente non è che abbiamo i soldi in tasca per costruire il nuovo ospedale. Sarà anche questo un percorso abbastanza complesso e articolato, ma che abbiamo già iniziato a mettere insieme e realizzare.
L'Università da questo punto di vista si è resa disponibile, come si è reso disponibile il Politecnico che, anche se non direttamente interessato, abbiamo voluto coinvolgere. Il Politecnico ovviamente è interessato allo sviluppo di tutte le biotecnologie e degli incubatori nella Cittadella della salute, perché ormai lo sviluppo della sanità non è solo più medico, ma bio-medico.
Il Politecnico è piuttosto qualificato in questo settore, per cui abbiamo ritenuto indispensabile la sua presenza nell'accordo. E' ovvio che partecipa anche il Ministero dell'Economia e Finanze, perché dovrebbe garantirci dal punto di vista del demanio e, naturalmente, un sostegno alla ricerca degli stanziamenti per realizzare l'opera. Inoltre, ci devono cedere le aree al di là del sedime ferroviario, cioè quelle conseguenti ai mercati generali, per poter realizzare gli incubatori e la Cittadella della salute.
Per quale motivo abbiamo coinvolto il Ministero delle infrastrutture e le Ferrovie dello Stato? Perché abbiamo tentato (non voglio che questo venga interpretato come un atto di eccessiva presunzione) di guardare un po' più lontano, nel senso che riteniamo che quell'insediamento debba necessariamente avere, per come l'abbiamo pensato, prospettive di espansione.
Noi oggi lo pensiamo, ma lo dobbiamo immaginare realizzato tra otto nove-dieci anni. Il percorso non è sicuramente facile, ci sono tempi che dovremo rispettare. Questa nostra iniziativa è in sintonia con il Comune di Torino anche dal punto di vista della programmazione sanitaria, perch l'intesa prevede che, per quanto riguarda la programmazione sanitaria nella città di Torino, si viaggi in accordo con il Comune. Questa è un'esigenza che io ho raccolto, in quanto ritengo che, per progetti di questo genere debba necessariamente esserci una forte sinergia tra attori istituzionali.
Diversamente, rischieremmo di non realizzarli.
Abbiamo voluto guardare lontano, perché immaginiamo che la nostra iniziativa possa avere anche uno sviluppo ulteriore.
Quindi, tutto il sedime ferroviario e l'ipotesi d'interramento del sedime ferroviario o le scelte che le Ferrovie faranno a partire dal 2011 saranno - e questo lo prevede il protocollo d'intesa - concordate con il Comune e la Regione per quanto riguarda l'eventuale utilizzo del sedime ferroviario per altri presidi ospedalieri o tutto quello che comporterà lo sviluppo della nostra iniziativa.
Abbiamo voluto metterlo nero su bianco attraverso il protocollo d'intesa, perché immaginiamo che questo possa realizzarsi e verificarsi. Ho fatto distribuire ai Capigruppo del Consiglio regionale sia il testo del Protocollo d'intesa, sia l'intesa-quadro.
Sull'intesa-quadro voglio solo aggiungere due brevi annotazioni. Vi dico subito che, seppure nella difficoltà di questa operazione - e siamo disponibili a raccogliere contributi e suggerimenti, anzi su operazioni di questo genere è proprio bene che ci sia il più possibile confronto nell'intesa-quadro ci siamo impegnati a stanziare (a dire la verità ci eravamo impegnati da tanti anni, ma diciamo che l'abbiamo formalizzato) circa 100 miliardi di vecchie lire sulla Metropolitana di Torino. Questo è un impegno che addirittura assunse la Giunta prima della mia, cioè la Giunta Brizio. Nel frattempo i lavori per la Metropolitana sono partiti.
Qualcuno di voi più attento ricorderà che l'impegno che aveva assunto l'allora Giunta era su materiale rotabile. Noi oggi lo assorbiamo, perché è giusto nella continuità amministrativa che questo impegno venga assolto.
Saranno soldi che conferiremo alla società delle infrastrutture che stiamo per costituire tra Comune e Regione.
Per quanto riguarda il passante ferroviario, abbiamo confermato le intese che prevedono a carico del RFI il finanziamento dei maggiori oneri conseguenti all'interramento del passante Dora. Anche questo è un elemento che conoscete bene e che l'amministrazione Chiamparino ha voluto modificare rispetto alle indicazioni precedenti, e noi naturalmente siamo d'accordo.
Questo è un impegno che assume l'RFI. L'impegno della Regione Piemonte è ottenere gli oneri privati legati alla realizzazione del nuovo tracciato di immissione lungo Corso Grosseto della linea Torino-Ceres sul passante ferroviario, in corrispondenza della Stazione Rebaudengo opportunamente ri configurata.
Questo è un impegno che abbiamo assunto noi. A carico della Città di Torino sono tutte le sistemazioni superficiali della tratta di passante ricompresa tra Corso Vittorio e Stazione Rebaudengo, cioè tutte le opere sopra al passante, di urbanizzazione e di arredo urbano legate a questo aspetto.
Sull'edilizia olimpica sociale, l'Assessore Botta ha partecipato alla sottoscrizione di questa intesa, perché la Regione s'impegna, come d'altro canto prevedeva l'ordine del giorno n. 725 del 26/2/2003, approvato dal Consiglio Regionale, di mettere a disposizione della Città di Torino 13 milioni di euro di risorse ERP, finalizzate ad assicurare che quote significative delle residenze atletiche, realizzate per l'evento olimpico siano riconvertite per finalità di edilizia sociale. Sapete che sull'edilizia è dal 1998 che non c'è più una lira in finanziaria; abbiamo vissuto di rendita nel 2001 e nel 2002 con i fondi ancora stanziati negli anni precedenti.
Ogni anno facciamo una battaglia, e l'abbiamo fatta anche quest'anno perché l'attuale finanziaria (come le 5 precedenti) non prevede una lira sull'edilizia residenziale. Noi stiamo, come Regione insieme ai Comuni chiedendo a gran voce che vengano ri-finanziate anche in funzione delle necessità e delle domande di edilizia convenzionata, anche con la regolarizzazione degli extracomunitari.
Questo fa un po' il pari con la battaglia che stiamo facendo nel richiedere che ci venga fornito il fondo sanitario integrativo per gli extracomunitari regolarizzati, che sono circa 750 mila cittadini. E' come se fossero cittadini nati nuovi nel nostro paese, ai quali bisogna dare il servizio sanitario, e lo Stato ci deve dare la quota corrispondente al numero di questi cittadini.
L'altro aspetto è il Palazzo degli Uffici della Regione. Il Comune s'impegna a consentire che, nell'ambito della spina 1, la Regione possa realizzare il proprio Palazzo unico, nelle dimensioni previste dal bando di concorso, di 38 mila metri quadrati, come premessa dal protocollo d'intesa Parco della Salute e Fiat Avio, che è l'altro progetto.
Poi c'è il Parco torinese della Salute. Le parti concordano sulla necessità di dare ampio respiro e prospettive all'iniziativa, da localizzare nell'ambito Lingotto-Mercati Generali, proponendo attraverso apposito protocollo un'ampia intesa programmatica. Il protocollo è quello che, a grandi linee, vi ho illustrato.
L'altra cosa interessante riguarda la Finpiemonte. Credo che si possa dire che la Finpiemonte è una compartecipata che ha dato ottimi risultati alla Regione Piemonte. Il Comune, come ente, ci sollecitava da tempo di avere una maggiore compartecipazione in Finpiemonte, per potere, a loro volta, usufruire di uno strumento un po' più snello di quello delle Direzioni regionali, per realizzare una politica di investimenti. Noi naturalmente non abbiamo nulla in contrario in questo senso. Mi sembra che esistano le condizioni per un incremento di quota partecipativa del Comune all'interno di Finpiemonte, e con la realizzazione all'interno di Finpiemonte di una struttura ad hoc che si occupi specificatamente delle problematiche legate alle politiche di investimenti che il Comune ha intenzione di realizzare.
Queste sono alcune considerazioni a grandi linee. Credo che l'Assessore Racchelli possa entrare maggiormente nel dettaglio dell'area della Fiat Avio e dell'impegno da parte del Comune per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione, perché mi rendo conto che questo passaggio va spiegato al Consiglio in maniera più chiara e più netta.
Il lavoro che abbiamo fatto dà una prospettiva importante alla nostra Regione ed alla nostra città, e vede un'intesa istituzionale tra Comune Regione ed altri organi dello Stato.
Onestamente ritengo di poter dire che sono estremamente soddisfatto di quello che abbiamo realizzato.
Voglio cogliere l'occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato a portare a termine questo importante protocollo d'intesa che è l'intesa-quadro, e naturalmente riconoscere anche in quest'aula al Comune di Torino una grande disponibilità, una grande volontà, al di là delle appartenenze politiche, di partecipare insieme a noi al tentativo di realizzare un importante cambio urbanistico e di destinazione di aree significative della nostra città.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, grazie Presidente Ghigo.
In cinque minuti assegnati cercherò di esporre, brevemente, cinque questioni.
Prima questione. Mi pare che il Protocollo di intesa e questa intesa quadro stiano nell'alveo di quella politica individuata da Berlusconi che si può definire "politica degli annunci": ci sono dei problemi e li risolverò, in termini di annuncio sintetico e accattivante, ma privo di prospettive concrete di realizzazione, cioè privo di conti seri, di modalità e di soggetti attuatori. Siamo, dal mio punto di vista all'interno di una propaganda attuata da forze di Governo.
Secondo punto. Ci troviamo, purtroppo, in una situazione ancora peggiore, Presidente Ghigo. Gli affari immobiliari tornano a decidere le sorti della città. Siamo nella triste situazione dove la rendita urbana che è la più parassitaria delle forme dell'economia, torna a farla da padrona.
Qualcuno ha "messo" gli occhi sull'area delle Molinette. Ma che bella area! Sulle rive del Po di fronte alla collina, in una zona abbastanza centrale e ben servita da strade e superstrade. Ma che bella area. Se fosse libera potremmo costruirci tanti palazzi e potremmo anche venderli molto bene.
Peccato che su quell'area ci sia un ospedale.
Predisporre una variante che permetta a speculatori privati di sostituire un ospedale con dell'edilizia, è un'operazione parecchio ardita Presidente (e penso anche temeraria, per quanto riguarda gli interessi della città).
Non c'è una politica ed un progetto che tendano ad individuare problemi, funzioni, servizi e dare risposta; c'è, invece, un rovesciamento della situazione: i soldi per costruire gli ospedali non ci sono, tanto meno per costruire Molinette 2. Non esistono.
A qualcuno è venuto in mente che forse con il vecchio schema dissotterrando le pepite d'oro sotto i terreni urbani (e anche sotto gli ospedali, visto la centralità delle stesse aree) si può guadagnare e guadagnando, qualcosa in tasca possiamo mettercelo anche noi. La rendita urbana può sempre "regalare" qualcosa perché si fanno concessioni e trattative. La rendita urbana è una grossa droga che consente guadagni eccezionali, sicuramente non legati ad un profitto industriale.
Relativamente ai livelli di guadagno, la rendita urbana è più simile ai guadagni che consente il mercato della droga, che non la costruzione di manifatture di industria. Sono guadagni straordinari e lì ce ne possono essere per tutti.
Questo è un elemento che voglio evidenziare: non c'é nulla di serio e nulla di fattibile, c'è solo l'attenzione a trasformare la destinazione ed uso di un'area, da servizio pubblico a edilizia privata e convenzionata. A mio avviso si tratta di un fatto gravissimo sul quale, almeno come Gruppo teniamo grande attenzione.
C'è molta confusione e lo si legge nel Protocollo d'Intesa: ci avete messo dentro tutto, ma leggendolo meglio, l'avete espresso in forma di annuncio, perché una parola nega l'altra.
Ultima questione: il Palazzo della Regione. E' il massimo: un palazzo tecnicamente progettato in modo contrastante con il piano regolatore, il quale non avrebbe permesso di progettarlo così com'è stato progettato.
La Regione ha bandito un concorso per un progetto inammissibile e in violazione del piano regolatore. Il concorso è stato espletato ed è stato nominato, con poche ore di lavoro (mi sembra 16-18 in cui sono stati esaminati dieci progetti), il vincitore; vincitore al quale, poco tempo fa avete rinnovato l'incarico per costruire un palazzo che non soddisfatta tutte le esigenze della Regione in un'area congestionata. Insomma, vi è una forte preoccupazione, un grande dissenso e una promessa di stare molto molto attenti a quello che farete.
Quando a cambiare destinazione ed uso delle aree, da servizi ad aree edificabili, era un privato, proprietario di un terreno agricolo ai bordi della città che otteneva - chissà perché - di poterlo trasformare in edificabile, vi erano altri Organo dello Stato che si interessavano della vicenda.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, colleghi, ho l'impressione che il disegno presentato evochi la situazione di voler fare nozze con i fichi secchi. Siamo in una situazione in cui la legge finanziaria taglia i diritti previdenziali persino ai lavoratori esposti all'amianto e in cui scelte creative del Ministero Tremonti quasi non riescono a far quadrare un bilancio estremamente in difficoltà. Sapendo che tale situazione perdurerà nel tempo, non so, Presidente Ghigo, con quale disegno finanziario - a meno che alcuni elementi evocati dal Consigliere Chiezzi siano reali a concreti - si può imbastire, credibilmente, il discorso.
Vi è ancora un altro aspetto problematico: che disegno strategico e di sviluppo sottende questa ipotesi sul territorio? E' un disegno a forte polarizzazione, perché prevedete, nell'area Lingotto, Fiat Avio e Mercati generali, una notevole concentrazione, invece di "spalmare" alcune scelte di eccellenza nella città e nella cintura. È questa la filosofia che sta dietro? Credo che sia sbagliata; com'è sbagliato considerare alcune aree di Torino e della cintura come dormitori, invece di trovare una strategia che collochi, in modo armonico, alcuni servizi di eccellenza. Essendo, scelte strategiche, sarebbe bene sentirle evocare anche da parte sua: cosa sta dietro a questo disegno, con una polarizzazione così forte? Per quanto riguarda le risorse - già accennate dal Consigliere Chiezzi è dall'attuale area delle Molinette che si pensa di ricavarle? È con un project finance creativo, come già lei ha evocato (e abbiamo l'esperienza del CTO che è stata contestata, per quanto riguarda la nuova sezione)? E' quel tipo di ruolo del privato? Per quanto riguarda la questione della Finpiemonte, che doveva essere uno strumento prevalentemente propulsivo (allora quando nacque vi era il riordino industriale che si era sviluppato in modo spontaneo) ma molto legato al processo economico , industriale e dei servizi. Volete cambiare una sua funzione principe, facendone una leva di sostegno alle infrastrutturazioni. Per forza, perché non avete le risorse e se non arriveranno dal livello nazionale, non si ripeteranno Olimpiadi a distanza di sei anni da quelle che faremo nel 2006. Probabilmente questa azione sull'area che si libera delle attuali Molinette, su un project financing creativo e sull'uso di Finpiemonte riguardano più le infrastrutture. Le infrastrutture sono importante per lo sviluppo, ma devono essere in equilibrio con il sostegno al processo economico. Non può esserci una prevalenza solo di infrastrutture. Mi pare che sia questa la scelta che francamente, è contestabile e da contestare notevolmente.
Parlate di una società delle infrastrutture: un altro carrozzone dopo l'ARES? Create un altro carrozzone magari pensando ad un sottogoverno che dovrà guidare questo nuovo carrozzone, che è la società delle infrastrutture? Bisogna muoversi con un certo equilibrio, noi rischiamo alla fine di questo lungo giro, di aver creato una serie di carrozzoni, che saranno notevolmente pesanti, in termini di costi di gestione.
Concludo sul palazzo della Regione. Può essere giusto concentrare tutto quello che i vari Assessorati e la Giunta hanno disperso sul territorio.
E' una scelta, ma è una scelta, che determina contro una polarizzazione che pesa su un territorio molto critico. E' questa la soluzione unica o si potrebbero studiare soluzioni intermedie anche altrettanto funzionali? Guardate che le grandi costruzioni, per ottenere economie di scala, in gran parte del mondo, stanno perdendo centralità con soluzioni più leggere e più spalmate sul territorio. Il discorso che ha fatto il Presidente Ghigo, doveva essere supportato da indicazioni di strategia, di qualità dello sviluppo, anche per la sanità, e non collocare, come si accennava delle opere e delle infrastrutture quasi fosse un impresario più che il Governatore, come lo chiamano i giornalisti, di una Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

L'operazione illustrata poco fa dal Presidente della Giunta regionale è sicuramente un'operazione complessa e articolata ed è difficile anche poterla valutare per la sua complessità E' chiaro che gli esecutivi del Comune e della Regione, avendo avuto tutto il tempo di far crescere la proposta, sono in possesso, sicuramente, di elementi per valutare la prevalenza di interessi pubblici, rispetto a quelli privati.
Parto da questo presupposto. Il compito dell'amministrazione pubblica è quello di inseguire gli interessi pubblici. Parto da questo elemento e mi soffermo soltanto su tre questioni per le quali la Regione si impegna: il nuovo ospedale, il palazzo unico e l'acquisto del terreno. Mi sembrano questi gli elementi di una certa importanza che bisognerà valutare e sulla quale bisognerà iniziare un dibattito che non può trovare dei momenti successivi di valutazione.
Relativamente all'acquisto del terreno. Comprendo le preoccupazioni del Presidente Ghigo quando dice che non dorme di notte perché acquistare un terreno da un privato è sempre un'operazione complessa, bisogna essere molto attenti e cauti, per evitare di favorire il privato. La Giunta ci penserà. Vi chiedo: occorrerebbe sapere in questa fase, per valutare complessivamente l'operazione, a quanto ammonta il valore di quel terreno per poter esprimere un giudizio e dove sono le risorse. Per lo meno sapere in quale documento finanziario troveremo le risorse per comprare quel terreno. Tutta questa operazione, per forza di cose, partirà nel momento in cui verrà acquistato il terreno.
La questione del Palazzo unico. Il Presidente ha detto "in fondo la Regione non paga al Comune di Torino i diritti edificatori che avrebbe dovuto pagare". Almeno questa era la situazione precedente, anche se è vero che viene pagato indirettamente attraverso il trasferimento di cubature, ecc. Parto da una constatazione. Viene dato per scontato che il palazzo unico verrà realizzato, invito, anche se mi rendo conto che sono parole al vento, a valutare ulteriormente l'utilità di realizzare il palazzo della Regione, non soltanto per le questioni espresse dal Consigliere Chiezzi, ma anche da quelle espresse da alcuni Consiglieri della maggioranza, in modo particolare di Forza Italia. Non stiamo parlando di un palazzo unico della Regione in senso stretto del termine, ma di un palazzo che concentra una parte degli uffici regionali, per cui l'articolazione degli uffici regionale continuerà ad esserci. Una valutazione attenta è stata fatta allora, forse neppure molta attenta, sui costi di gestione di un palazzo della Regione e delle altre sedi; una valutazione sul vantaggio di questa operazione, credo che bisognerebbe farla. Per lo meno, nel momento in cui si parte, bisognerà dimostrare che c'é un vantaggio, e non soltanto un desidero, di dimostrare un segno della propria amministrazione.
Altra questione riguarda Molinette 2. Qui le questioni sono importanti e credo non sufficientemente valutate. C'é un problema di rapporto con il Piano sanitario che manca, stiamo discutendo di realizzare una sede ospedaliera, ma realizzare una nuova sede ospedaliera, Molinette 2 come è stata indicata (polo di eccellenza, 900 posti letto anziché 1300, ecc.), ha una implicazione enorme sul sistema sanitario piemontese e, a maggior ragione, sul sistema ospedaliero torinese. Cosa vuol dire ridurre i posti letto? Che cosa capita a quei posti letto? Dove andranno a finire? Sono quei interrogativi che bisogna affrontare nel momento in cui si da un assenso ad un'operazione sicuramente importante. Sono dell'opinione che bisogna realizzare le nuove Molinette , ma se si fa quello come centro di eccellenza, cosa capita degli altri centri di eccellenza nella città di Torino e nel resto della regione Piemonte? E poi c'é il problema del finanziamento Molinette 2. C'é un grande punto interrogativo: sappiamo che non c'é la legge nazionale che finanzia l'edilizia sanitaria, questo è un punto di partenza, forse bisognerebbe impegnarsi per avere una nuova legge Donat Cattin che finanzia l'edilizia sanitaria, mancando questa si ricorre alle modalità che sono state indicate. L'aumento, la variante al Piano regolatore che da una cubatura in più e consente di incassare delle risorse: ma questa non è un'operazione che consente di finanziare la realizzazione di Molinette 2, occorre qualcos'altro. Non sarebbe opportuno avere, nel momento in cui si sottoscrive questo patto, un Piano economico e finanziario che consenta di capire qual è il punto di equilibrio in modo da mantenere la sanità pubblica? Se questo punto di equilibrio manca, le dichiarazioni dell'Assessore D'Ambrosio sulla propensione alla sanità pubblica rischiano di saltare. Se non ci sono le risorse, per forza di cose, la presenza del privato non si limita soltanto alla gestione dei servizi tecnici, ma può anche essere un privato che gestisce i servizi remunerativi che possono essere quelli sanitari e, in modo particolare, alcuni sanitari.
Questioni che non mi pare che fino ad ora siano stati elencati. Ragion per cui inviterei, nel corso del dibattito, il Presidente e gli Assessori soprattutto l'Assessore alla sanità, a darci elementi ulteriori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

Partirei prevalentemente dalle questioni che il collega Saitta ha trattato per ultime - non perché ultime le ritenesse, bensì come ordine di esposizione - perché mi sembrano le parti centrali: mi riferisco alla necessità di capire all'interno di quale Piano Sanitario regionale e di riorganizzazione della rete ospedaliera torinese si inserisce tutto questo, e in che modo ci si predispone ad un Piano finanziario adeguato che dia concretezza all'intesa.
Mi pare che l'intesa Regione-Comune, che ridisegna in modo così complessivo e direi assolutamente innovativo per i prossimi cinquant'anni tutta la vicenda sanitaria (oltre a gran parte della vicenda trasportistica e delle caratteristiche strutturali della stessa città di Torino e delle sue aree significative), debba, come tale, essere apprezzata sia per le dimensioni dell'intervento, sia per le condizioni di innovazione assoluta che subentrano in questa città dopo lunghi periodi di immobilità che avevano colpito il settore della sanità, dei trasporti e delle infrastrutture. Certamente questo dato c'è.
In merito all'intesa Regione-Comune, ci vorremmo soffermare, in particolare, sulla parte che ridisegna la struttura sanitaria e sulle parti che - ridisegnando la struttura sanitaria e la sua organizzazione - ne devono vedere anche le componenti finanziarie. Voglio ricordare a quest'aula che, grazie ad una serie di emendamenti dell'opposizione, o quantomeno di una parte dell'opposizione, eravamo riusciti, nel dibattito sul bilancio di quest'anno, a fare inserire la proposta di Molinette 2 all'interno del Piano Sanitario, con un voto unanime del Consiglio. Se non erro, ci fu un ordine del giorno o un emendamento finale unitario sottoscritto da tutti, compreso l'Assessore Pichetto, secondo cui le Molinette 2, insieme ad una serie di altre nuove strutture ospedaliere entravano nella programmazione sanitaria. Infatti solo la legge di Piano e il Piano Sanitario è un qualcosa di definitivo. Un'intesa, invece, anche se autorevolissimamente firmata, quale quella che voi avete sottoscritto potrebbe essere sempre rivista in corso d'opera.
L'inserimento in legge nel Piano Sanitario dà struttura e forza di programmazione a questo intervento, e quindi sostanzia, con legge l'intesa.
L'ulteriore aspetto prevedeva di stabilire dei primi stanziamenti relativamente a questa proposta e a questi progetti.
A questo punto, penso che si debbano fare due cose in più: a partire da quell'iscrizione in Piano Sanitario dell'intervento delle Molinette insieme ad altri grandi ospedali piemontesi, bisogna dire che tipo di ospedale dev'essere le Molinette 2: il primo ospedale del Piemonte, il terzo ospedale italiano, con un numero inferiore di posti letto, che si caratterizza su quali eccellenze e come, con quali e su quali rapporti con la ricerca, con l'università e con gli altri momenti - questo è il punto fondamentale - e come redistribuiamo una serie di altri interventi ridefinendo l'intera rete degli ospedali torinesi.
un punto centrale, perché se costruiamo una grande struttura di eccellenza qua, ma anche, in un'altra parte del Piemonte, il secondo grande ospedale nord-orientale, che si pone in diretta concorrenza alla Lombardia pensandole appunto come strutture di eccellenza, ma non isolate dal resto del territorio (cioè non ospedali svicolati dall'interdipendenza col territorio), compiamo un'operazione fortemente significativa e competitiva all'interno della sanità piemontese e compiutamente la ridisegniamo.
Ora, quello deve essere l'impegno dei prossimi mesi, perché la sede di programmazione è questa e deve essere confrontata costantemente con quel tavolo di coordinamento che il Sindaco Chiamparino ha chiesto e che è stato realizzato.
Il secondo aspetto è relativo al Piano finanziario. Stiamo parlando qui di un uso della finanza in modo assolutamente innovativo. Anche utilizzando le parti più significative della legge Bindi, vi è una parte di innovazioni finanziarie (dal project financial ad altro) che vanno seriamente regolamentate e verificate, anche oltre quanto ha fatto l'ultima finanziaria che abbiamo votato, dopo l'esercizio provvisorio, alla fine di febbraio scorso.
Per quanto riguarda tutta la questione relativa all'area FIAT Avio sono d'accordo con il Consigliere Saitta - penso che lì debbano e possano essere date il massimo delle garanzie possibili, perché si va ad acquistare da un privato.
Quindi, chiedo che questi aspetti siano l'ordine dei lavori e l'agenda politica dei prossimi mesi per sostanziare l'intesa.



PRESIDENTE

La ringrazio. Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Sembra di assistere ad un dibattito surreale, perché cerco di cogliere alcune contraddizioni negli interventi che mi hanno preceduto, e mi riferisco, in particolare, al centrosinistra. Da una parte, si muove una giusta critica al fatto che l'edilizia sanitaria non può essere un aspetto che precede il varo di un Piano Sanitario, salvo ribadire, sulla questione Molinette 2, che rappresenterebbe il dato di eccellenza, una sorta di primogenitura, perché su questo vi è una convergenza fra il centrosinistra, che siede in Comune, e il centrodestra, che governa la Regione.
una contraddizione in termini che, forse, bisognerebbe sviscerare un pochino. Continuo a sostenere, Presidente, che sia profondamente errato continuare ad annunciare la costruzione di nuovi ospedali alla vigilia di ogni elezione. E siccome di elezioni ne abbiamo molte davanti, possiamo parlare dell'ospedale dell'eporediese, di Molinette 2 e di qualche buona invenzione che potrà succedere in altre aree della Regione, ma mi pare che questo sia il motivo dominante.
Quella che si nasconda è la preoccupante convergenza del potere politico con forze imprenditoriali che mettono le mani sulla città. E le mani sulla città si mettono in un modo solo: acquisendo le aree. La complicità degli Enti locali si può determinare avendo l'intuizione chiamiamola così - di trasformare i vecchi contenitori industriali in aree residenziali, e le aree e i servizi come aree residenziali. Il disegno della città non è più una cosa che governa la politica, ma è una cosa che governano i poteri forti della città e i grandi interessi che questi sottendono. Questo è motivo di grande preoccupazione, perché bene ha detto il Consigliere Tapparo: siamo convinti che il nuovo grande nuovo nosocomio per il quale verranno ridotti i letti da 1200 a 800, sia la soluzione della sanità per i prossimi cinquant'anni? Ma come, sinora le Molinette 2 non sono state poste sotto accusa per quanto elefantiaco sia questo complesso e quanto, invece, una sanità nuova, che si rinnova, abbia bisogno di centri di eccellenza distribuiti sul territorio? Qual è la linea di indirizzo politica vera che sottintende il Piano Sanitario? Ebbene, una cosa che non c'è: la mancanza del Piano Sanitario.
Siamo in presenza di scelte operate e condizionate dall'esterno, ma che non rispondono ad un'idea della sanità nella nostra Regione.
Assessore D'Ambrosio, mi rivolgo a lei: se non troviamo 7 miliardi per aprire una struttura come l'ex ospedale di Cumiana - la martello su questa vicenda! - completata da due anni, che rischia di rimanere una cattedrale nel deserto, qualcuno mi spieghi dove si trovano le risorse economiche per aprire la "cittadella della salute", a meno che la soluzione non l'abbiate già in testa: il modello Omegna. L'ingresso del privato nella gestione non del progetto di finanza, rispetto a quello che potrà essere il ritorno economico per ammortizzare i costi dell'opera, ma la gestione e l'appalto delle attività sanitarie, per la nostra Regione, sarebbe un'autentica sciagura.
Prima di affrontare questo problema, la Regione farebbe bene a mettere le mani avanti. Assessore, Presidente Ghigo, la sua maggioranza porti in Aula il Piano Sanitario, l'atto conseguente sarà il Piano dell'edilizia sanitaria. Una cosa non può essere anteposta all'altra, se non ci dite cosa ne volete fare della sanità pubblica della nostra Regione. Più volte, mi sono travato in convergenza con il centrodestra e ritengo che la sanità pubblica, al da là degli scandali dai quali è attraversata, sia ancora una sanità di eccellenza. Allora, siate coerenti: se dite di voler difendere la sanità pubblica, presentate il Piano Sanitario, il Piano di Edilizia sanitaria sarà l'atto conseguente e farete cosa buona per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, nella relazione del Presidente Ghigo, colpiva l'accenno ad un Assessore che lo ha supportato nella vicenda. Il Presidente Ghigo, se ricordo bene, ha parlato dell'Assessore Racchelli. Evidentemente ci è sfuggito qualcosa rispetto al rimpasto che doveva esserci in Giunta: probabilmente, c'è già stato e non ce ne siamo accorti, in quanto eravamo ancora fermi all'idea che l'Assessore alla sanità fosse il collega D'Ambrosio.



(Commenti del Consigliere Gallarini fuori microfono)



RIGGIO Angelino

Ci aggiorneremo, ha ragione, Consigliere Gallarini.
Evidentemente, c'è stato un rimpasto, e non ce ne siamo accorti oppure, il Presidente Ghigo, non avendo la forza di sostituire l'Assessore D'Ambrosio, ha deciso di fare quello che si fa con un ospite indesiderato lo si ignora. Quindi, tutta quanta questa operazione, che, come giustamente, ha detto il Presidente Ghigo e coloro che sono intervenuti prima di me, condizionerà pesantemente l'evoluzione della sanità nel futuro del Piemonte, ha visto completamente assente l'Assessore D'Ambrosio.
Non mi lamento del fatto che la IV Commissione (Commissione sanità) sia stata esclusa da questa vicenda, a questo punto. Nel senso che perfino l'Assessore di riferimento non ne sapeva nulla, non era presente quando è stato firmato questo protocollo d'intesa.
Questo la dice lunga sulla correttezza politica dell'operazione.
Certamente, qualche preoccupazione ci sarà anche da altro punto di vista.
Con i magistrati così in allerta, è giusto anche essere avveduti su altri aspetti, ma questo è un campo che non ci interessa. L'acquisto di un'area di privati, la vendita di area a privati, sicuramente, qualche piccolo problema lo può creare, ma a noi interessano le questioni politiche. Noi abbiamo già vissuto - Presidente Ghigo, se mi fornisce un po' di attenzione la vicenda dei soldi dell'ex articolo 20, che sono stati decisi, in quanto a destinazione, prima ancora che facessimo il Piano Sanitario.
Davanti agli occhi abbiamo lo sfacelo derivato dall'utilizzo improprio di questi denari. Potremmo dire tranquillamente che circa il 35% dei fondi dell'ex articolo 20 arrivati, qui, in Piemonte, sono stati spesi per ospedali che erano destinati alla chiusura, a reparti che non sono stati mai attivati, a reparti che sono stati ultimati quando era già stata decisa la loro chiusura. Circa il 35% dei fondi dell'ex articolo 20 hanno fatto questa fine assolutamente impropria, perché noi abbiamo deciso indipendentemente della pianificazione sanitaria, l'utilizzo del denaro dell'ex articolo 20.
Signor Presidente, lo so che questa di cui parlo è bassa politica perché noi parliamo soltanto della salute della gente, credo che le interessino sicuramente di più argomenti quali la costruzione di ospedali o del grattacielo del Piemonte. Quali sono i flussi di utenza della popolazione piemontese rispetto ai servizi sanitari? Quali sono le linee di indirizzo che noi costruiamo rispetto a questi flussi di utenza? Come queste linee di indirizzo si trasformano in Piano? Cosa significano le Molinette oggi e le Molinette 2 domani, rispetto alla sanità nella città di Torino e nel Piemonte? Cosa vuol dire rispetto ad una logica di rinnovamento dell'intero parco degli ospedali? Vediamo di essere conseguenti fra le affermazioni teoriche che facciamo e quella che, poi, deve essere la nostra pratica praticata.
Non possiamo permetterci di dire che abbiamo ospedali vecchi più di 70 anni, a cui, addirittura, come dice giustamente l'Assessore D'Ambrosio, non possiamo nemmeno mettere il condizionamento dell'aria, perché sarebbe troppo complesso, dal punto di vista tecnologico, e troppo costoso; si parla di edifici che sono fatiscenti, che hanno più di 70 anni. Non possiamo sostenere il concetto teorico che un ospedale diventa obsoleto dopo i vent'anni e non predisporre un Piano per rinnovare tutto il nostro parco di ospedali ogni 30-35 anni, ragionando in modo globale. Non possiamo sostenere un discorso di tipo teorico, in cui diciamo che gli ospedali di eccellenza non debbono fare quello che fanno gli ospedali territoriali, e non prevedere cosa deve fare l'ospedale di eccellenza, cosa deve fare l'ospedale territoriale, quanti devono essere i reparti degli ospedali di eccellenza e quanti devono essere gli ospedali territoriali.
Al di là delle porcherie, delle ruberie, delle tangenti e di tutte le altre schifezze che abbiamo visto in questi otto anni e mezzo, lo spreco vero più grave è stato costituito dall'incapacità di spostare le patologie dall'ospedale al territorio. Non possiamo continuare a sostenere questo concetto teorico fondamentale, per cui è giusto spostare le patologie al territorio, e non ragionare sulle modalità di potenziamento dell'attività dei distretti e delle strutture dei distretti, come costruire una rete tra i distretti e l'ospedale territoriale, fra l'ospedale territoriale e l'ospedale di eccellenza.
Per finire, se mi è consentita, una piccola battuta: abbiamo l'ospedale di eccellenza, così come lo aveva immaginato l'ex Ministro Veronesi, lo abbiamo e non stiamo facendo nulla per valorizzarlo. In questa occasione in cui stiamo parlando di Molinette 2, qualcuno si ricordi che noi abbiamo un ospedale di eccellenza che si chiama San Luigi di Orbassano e stiamo facendo troppo poco, pochissimo, per inserirlo nella rete sanitaria ospedaliera e nella rete delle strutture di eccellenza, per collegarlo agli ospedali territoriali e al territorio.
Se non costruiamo queste dinamiche, hanno ragione quelli che parlano di operazione immobiliare. Allora, Assessore Racchelli, perché non costruiamo l'ospedale Molinette 2 sul Mottarone?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Credo che questa sia una giornata importante. Abbiamo ascoltato tutti con attenzione, la comunicazione del Presidente della Giunta regionale, che ringrazio per aver avuto la sensibilità di dare personalmente le informazioni in questa fase al Consiglio regionale (ricordo che questo Protocollo è stato sottoscritto venerdì 31 ottobre).
Ho ascoltato con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto e ho registrato qualche punto positivo. Uno fra tutti: mi sembra che vi siano autorevoli colleghi dell'opposizione che evidenziano il fatto che l'edificio che ospita attualmente l'ospedale delle Molinette, di cui la Regione è proprietaria, sia una struttura su cui bisogna mettere mano.
La collega Manica ricordava un altro aspetto in modo - non me ne voglia impreciso, ma sostanzialmente veritiero. Presidente Ghigo, lei ha detto con il garbo e con la caratteristica di piemontese che la contraddistingue che non vuole darsi la paternità di questa idea. Sarà vero. Certamente questa maggioranza, la Casa delle Libertà ha parlato di Molinette 2 come via di sviluppo per la Città di Torino e per il Piemonte in tempi non sospetti.
In una riunione di maggioranza avevamo chiesto di impegnare la Giunta sulla finanziaria del 2003, prevedendo il finanziamento di nuovi ospedali ed uno stanziamento, magari minimale (infatti così è stato), per lo studio di fattibilità di Molinette 2.
Consigliera Manica, le ho detto che è stata imprecisa, perch riconosciamo - lo abbiamo già fatto e non ho difficoltà a farlo in questa sede - che, grazie alla fusione degli emendamenti presentati dalla maggioranza e dall'opposizione, abbiamo destinato delle risorse finanziarie sui nuovi ospedali, compreso il Molinette 2. Sempre per merito della opposizione, abbiamo contestualmente variato (si trattava anche allora del comma 2 dell'emendamento originario dei Democratici di Sinistra e delle altre forze dell' Ulivo) il Piano sanitario vigente, dando quindi alla legge finanziaria anche la valenza di modifica del Piano.
Tuttavia, sempre per amore di verità, Molinette 2 era ricompreso solo nell'emendamento della maggioranza che sostiene la Giunta Ghigo nell'emendamento originario dell'opposizione, sebbene si proponesse di variare, cosa che poi è stata mantenuta nell'emendamento comprensivo delle due proposte, il Piano sanitario, non si parlava di Molinette 2: si parlava di altri ospedali, mentre non era stato proposto di mettere su questo progetto neanche un centesimo di euro.
Questo non lo dico per recuperare la paternità come parte politica, ma perché credo che ognuno di noi si possa riconoscere sia in quello stile che nei contenuti che il Presidente della Regione ha esposto nella prima parte del suo intervento.
Si tratta di una sfida per il Piemonte; è una sfida della Città di Torino, che può certamente arrivare in porto solo se vi è non un accordo un inciucio, un'intesa, ma un impegno di tutte le istituzioni, a cominciare dalla Regione e dalla Città di Torino, ma non a caso, il protocollo è firmato anche dal demanio e soprattutto dal Ministero, come ricordava prima il Presidente.
Non è vero che, ad oggi, non ci sono ancora delle risorse. Ritengo che in questa fase non sia utile ed opportuno dividerci sul fatto se ci sono le risorse o non ci sono; se è solo un annuncio - come diceva il Consigliere Chiezzi - o non lo è oppure se passiamo da 1300 a 900 posti letto e quant'altro.
Certamente queste proposte di merito, come ricordava anche la Consigliera Manica, dovranno essere uno degli impegni del Consiglio Regionale dei prossimi mesi, visto che siamo l'assemblea piemontese, sul quale dovremo confrontarci.
Dibatteremo se sia giusto o meno prevedere un ospedale da 900 posti letto o se è giusto prevederne di più; se sia giusto mettere delle risorse nella finanziaria del 2004 o se dovremo metterle nella finanziaria del 2005 e quante ne dovremo mettere, poche o tante che siano. Certamente su questo ci confronteremo.
Però oggi, con la firma di questo protocollo, abbiamo una certezza. C'è un'intesa delle istituzioni, della Regione, della Città di Torino e di altre importanti istituzioni; c'è la buona volontà di arrivare a questo obiettivo e di cogliere questa opportunità. E' una volontà in linea con quella della Regione, che vuole dare un senso al post-olimpiadi; dobbiamo infatti ricordare che questo è possibile grazie all'evento olimpico, sul quale la Regione, l'attuale Governo nazionale e quello precedente si sono battuti.
Anche se è in linea, non sono tanto d'accordo con la proposta del Consigliere Tapparo di istituire un ufficio qui, uno nella città vicino uno in un Comune della cintura, un ospedale da un'altra parte, per cercare di evitare che ogni Comune della cintura torinese sia o meno un dormitorio; è un aspetto rilevante su cui dovremmo confrontarci, ma certamente un investimento della portata del nuovo ospedale Molinette 2 darà grandi risposte al Piemonte e a Torino in questo ambito.
Svolgo tre considerazioni. La prima: se riusciremo a cogliere questo obiettivo avremo finalmente un ospedale degno di un paese civile e di una città importante come Torino, che è stata capitale di questo paese ed è capoluogo di questa Regione.
In secondo luogo, daremo una sede alla ricerca, all'Università, agli impegni della ricerca della Regione che - lo voglio ricordare - tra le 211 Regioni europee è la 18^ ed è la prima in Italia all'altezza per l'impegno e le capacità delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori.
Terza considerazione: le risorse in parte ci sono, perché chi ha letto con attenzione il protocollo - io l'ho letto - sa che la Regione, la Città di Torino e l'Università hanno già stabilito che l'attuale plesso che ospita l'Ospedale Molinette sarà a disposizione per il finanziamento di questo progetto. E chi si intende di cosa sono oggi le Molinette e di dove sono ubicate può certamente avere, con ragionevolezza e buon senso, la cognizione che non si tratta di una cifra di poca entità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Nell'ultimo anno, e non solo, la Regione è stata colpita da una serie di gravi scandali che riguardano la sanità. Non solo scandali che riguardano strutture, pezzi della sanità, ma anche grandi problemi: pensiamo agli Ospedali valdesi e al Mauriziano, che sono "esplosi", credo sicuramente anche a causa della politica e della gestione di questa Regione.
Quest'estate, - forse il Presidente Ghigo non lo sa e sicuramente non gli interessa molto, ma dovrebbe saperlo l'Assessore Cotto - il Piemonte è stata una delle zone che ha avuto, in Europa, il più alto incremento di morti di anziani, problema che sicuramente riguarda la salute dei cittadini piemontesi.
Inoltre, c'è il fatto gravissimo - sottolineato anche da altri dell'assenza di una programmazione, di una conoscenza della situazione sanitaria in questa Regione; cioè, non esiste né un'indagine, una conoscenza della situazione sanitaria del Piemonte, né un piano sanitario.
Allora cosa fa la Giunta? Inizia la campagna elettorale, facendo promesse mirabilianti, e tira fuori dal cilindro i programmi dei prossimi anni.
Mi ricorda tra l'altro una situazione che abbiamo già conosciuto in questa Regione. Nei periodi che si sono approssimati alle elezioni ci sono state una serie di iniziative e di politiche che hanno allargato la borsa e creato i problemi che conosciamo relativi all'aspetto economico della gestione della sanità; sono problemi che si sono trascinati negli ultimi anni. Però visto che gli è andata bene una volta, il Presidente Ghigo ci riprova.
Abbiamo quindi di fronte una politica di annunci, che hanno un elemento di continuità nella politica della Regione Piemonte in questi anni: quello di volere costruire a tutti i costi, di volere cementificare, di voler costruire di tutto e di più. Il Presidente Ghigo aveva iniziato con un Mondiale di sci ed arriva con le Olimpiadi, e in mezzo a quello c'è tutta una serie di altre grandi infrastrutture. Purtroppo alcune magari sono in ritardo, forse non vedranno neanche la luce, come quella dell'Alta Velocità, ma si cerca di compensare.
Per cui ecco nuovi progetti mirabilianti, come quello delle Molinette 2, con un enorme progetto che non si capisce bene in quale programmazione si colloca, in quale esigenza o in quale politica sanitaria. E non si capisce neanche bene quando e come si potrà realizzare, ma serve a farsi un po' di propaganda. Dall'altro ci sono anche altre opere di tipo faraonico come il nuovo Palazzo della Regione.
Credo che tutta questa politica di annunci serva sostanzialmente a questo governo ad iniziare una lunga campagna elettorale, che sarà caratterizzata da annunci di questo tipo, ma che è evidente cerca di nascondere il fallimento delle politiche che la Regione porta avanti. Non c'è alcuna programmazione, non c'è alcun intervento sui problemi veri del Piemonte.
Non sollevo i problemi dell'economia, ma immagino che questa Giunta pensi già al futuro non dei lavoratori di Mirafiori, ma delle aree di Mirafiori, dove si può pensare ad ulteriori belle speculazioni in aggiunta a quelle che si sono già realizzate, una delle quali avverrà su un impianto industriale neanche tanto vecchio come quello della Motori Avio.
E' un impianto industriale abbastanza recente, che ad un certo punto ha scatenato gli appetiti e ha portato ad una scelta di destinazione d'uso trasferendo le lavorazioni a Rivalta per evitare la chiusura dello stabilimento di Rivalta. E' un tipo di politica che non può che trovarci assolutamente contrari, una politica di annunci di opere che non sono inserite dentro una previsione e dentro una programmazione.
Quindi, la dobbiamo contrastare proprio per questo motivo e per verificare se è un tipo di politica che serve da una parte alla sanità e dall'altra allo sviluppo più generale del Piemonte. Come forza politica chiaramente ci opporremo con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione a far sì che questo tipo di politica non vada avanti, e che oltre agli annunci seguano altri danni, sapendo che, come si è verificato nel caso dell'Alta Velocità, vengono creati dei carrozzoni (e mi pare che qui se ne progettino altri) che magari non realizzeranno mai l'opera che si sono prefissi di fare, ma intanto spendono un sacco di soldi.
Su questo bisognerebbe dare un taglio, e come forza di opposizione segniamo una presa di distanza netta e di una discontinuità da questa politica in modo molto più forte di quanto abbiamo fatto finora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Galasso, che interviene in qualità di Consigliere.



GALASSO Ennio Lucio

Resto un po' perplesso ascoltando finora gli interventi degli oppositori, perché mi sarei aspettato un'attenzione entusiasta, seppure cauta, sulle esigenze e sulle aspettative di realizzazione di un grande progetto quale è questo.
Sono altresì deluso che vengano ancora utilizzati termini quale l'espediente propagandistico. Alla luce degli accordi sottoscritti mi pare veramente un "war d'opera" continuare ad utilizzare ancora argomenti che sono stati superati dai fatti. Debbo dire che probabilmente con molta schiettezza il vero problema è quello che è stato posto in Consiglio comunale, dove il rappresentante dei comunisti italiani si preoccupava soltanto del fatto che fosse la Regione, anche in termini politici, ad avere i guadagni da questa operazione.
Mi pare veramente una considerazione modesta, povera e misera, perch laddove vi è una convergenza e una collaborazione istituzionale come questa, che vede Comune e Regione, il Ministro delle Infrastrutture, le FF.SS. e il Ministero delle Finanze coinvolti in questa opera, volerla limitare e mortificare a livello di mero espediente propagandistico significa veramente non prendere in considerazione quello che accadde in Italia, in Piemonte e nel mondo.
Ho sotto gli occhi l'articolo di qualche giorno fa di Stefano Folli intitolato: "A Milano servono nuovi illuministi". Al di là del riferimento filosofico che non mi trova del tutto d'accordo, debbo dire che questa sollecitazione e questi ammonimenti servono ancor più per Torino e per il Piemonte.
Veniva sollecitato il Comune, e quindi le istituzioni comunali e regionali, ad assumere un ruolo guida di esempio civile, ad avere idee e proposte innovative, ad avere la capacità di modernizzazione. "Se, come dagli studi emerge in modo chiaro - ed è noto a tutti per i dibattiti che più volte sono stati fatti in quest'aula - esiste una domanda reale duratura e crescente di servizi in materia di sanità, legata non solo all'allungamento della vita, ma anche alla crescente consapevolezza che si può vivere meglio, evitare il dolore e tutelare la propria salute, si sa che questo comparto rappresenta oggi quasi il 10% del PIL, per il solo segmento della sanità".
Si sa anche che se si svolge un ruolo importante, si ha immediatamente una dimensione europea, se non addirittura un respiro mondiale (come leggo da questo studio). Veniva evidenziato come l'aspetto della cura, della tutela e dell'assistenza, in uno con la produzione e lo sviluppo, abbiamo la capacità di estendere l'ambito di applicazione dei loro prodotti e dei loro know how. Vi è un'esigenza di diversificazione, proprio in un momento in cui le vecchie strutture e le vecchie impostazioni imprenditoriali segnano il passo.
In una situazione di questo genere - leggo sempre dal "Corriere Economia" del 3 novembre - come attorno alla chimica in quel di Milano (che era stato il cuore della chimica italiana), erano sorti laboratori e le maggiori industrie farmaceutiche.
Nel Protocollo di intesa, che segna un momento di unitarietà, sotto il profilo istituzionale, delle idee, delle proposizioni e delle proposte pare esserci - e questo segna un grande messaggio - l'unitarietà della "Città della salute", che racchiude ospedale e ricerca (lanciando il tutto verso nuove dimensioni) ed un progetto unitario, dal punto di vista urbanistico.
Queste iniziative, non solo servono ad arricchire la società, Torino e il Piemonte, ma serviranno ad impedire ed arrestare la fuga di "cervelli".
Basta leggere i giornali - non necessariamente quelli specializzati - per cogliere l'esigenza di trattenere queste risorse e questi cervelli che vanno a lavorare e rendere gloriose altre sedi scientifiche e di ricerca.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie Presidente.
Su questa vicenda, che ha contorni ancora sfumati e su cui, al di là delle dichiarazioni programmatiche, non esistono impegni amministrativi legislativi o finanziari da parte della Regione (se non per la parte contenuta nell'"emendamentone" sull'edilizia sanitaria della scorsa legge finanziaria), ho poco da dire. Occorrerebbe approfondire, cosa che non si è fatta neppure nel quadro della legge regionale di riforma del sistema di affidamento dei lavori pubblici, sulla procedura di project finance. In particolare, in campo sanitario occorrerebbe approfondire la scelta che la Regione ha fatto di attivare indirettamente, avvallando sperimentazioni di questo tipo, presso alcune aziende sanitarie, in particolare presso alcune aziende ospedalieri.
La mia impressione è che la risposta alla difficoltà di reperimento di interlocutori imprenditoriali, rispetto ad interventi in campo sanitario possa essere rappresentata da un uso distorto e scorretto (sostanzialmente illegittimo, dal punto di vista amministrativo) dell'istituto della concessione, non visto come ingresso del capitale privato come capitale di rischio in un'impresa di interesse pubblico, ma come appannaggio di servizio di lavori pubblici, attraverso una partecipazione finanziaria ad un'impresa che, in realtà, non è affidata in concessione, ma che continua ad essere gestita, per il core business dell'attività stessa dall'investitore pubblico.
In questo modo, l'investitore privato non è visto nella veste dell'imprenditore sanitario, ma piuttosto nella veste del fornitore di lavori e di servizi per conto dell'imprenditore pubblico.
E' una questione molto complessa, dal punto di vista tecnico.
La mia impressione è che la trasformazione progressiva che si sta operando, dalla costruzione dell'Unità Spinale Unipolare del CTO (temo come impostazione, che si estenda anche sulla "cittadella della salute" quindi con la trasformazione della concessione, che è concessione di gestione in un appalto integrato e misto di lavori di servizi) rischi di rendere poco trasparente la situazione, anziché consentire di allargare il mercato degli interventi e delle prestazioni sanitarie, cioè il mercato parallelo delle forniture sanitarie e tecniche alla sanità pubblica che come sappiamo, è un mercato meno trasparente, un mercato "meno di mercato" di quello che auspicheremmo.
Veniamo a un punto che c'entra assai poco con la "cittadella della salute", ma c'entra con la sfiducia che questo Consiglio, se non ciascun singolo Consigliere, ha sicuramente sottoscritto, non solo rispetto al progetto, ma, più in generale, nei confronti dell'amministrazione sanitaria della nostra Regione, intendendo, con essa, quella parte dell'amministrazione regionale che si occupa della politica e dell'attuazione delle scelte sanitarie.
La Giunta regionale, come il Presidente Ghigo immagino non sappia (perché ovviamente la Giunta fa le cose senza saperlo e questo appartiene alle sue prerogative), nella giornata di ieri ha deciso di dare via libera dopo che gli uffici dell'Assessorato avevano bloccato, su questo tema, una determinazione dirigenziale, ad un provvedimento di illegittimo finanziamento di progetti antidroga, di cosiddetto "interesse regionale".
In particolare, ha deciso che una serie di finanziamenti discrezionalmente e personalmente affidati, da parte di un consulente della nostra Regione, in larghissima misura a se stesso, cioè all'istituto sanitario di cui è dirigente, in parte residuale a strutture sanitarie gestite dai suoi colleghi di partito, cioè di Alleanza nazionale, potesse essere coperta da una decisione della Giunta regionale.
La Giunta, sostituendosi alle direzioni dell'Assessorato, sostituendosi alla Commissione di valutazione dei progetti, sostituendosi - temo - anche alla tesoreria (quindi forse anche provvedendo direttamente ai pagamenti di questi progetti) ha deciso di coprire politicamente questa operazione e di approvare, come delibera politica, una determinazione dirigenziale che la struttura aveva considerato illegittima.
Dal punto di vista politico emerge, in maniera evidente, che esiste una struttura separata e parallela che fa capo ad Alleanza nazionale, che distribuisce finanziamenti di partito a colleghi di partito, in cui non mi è chiaro se il ruolo dell'Assessore è di vittima o di carnefice, ma è l'unica cosa che non mi è chiara all'interno della vicenda.
Un altro grave dato è che, dal punto di vista tecnico, quanti (i componenti della Giunta regionale, ma anche i dirigenti delle strutture) hanno inteso attestare la regolarità di questo atto, si sono assunti una responsabilità assai grave, dal punto di vista amministrativo e contabile perlomeno, se non sotto altri profili.
Rinuncio ad avere risposta all'interrogazione che avevo presentato sul tema, perché sarebbe una risposta falsa ed ignobile, a fronte di un comportamento falso ed ignobile da parte dell'intera Giunta regionale. A fronte di scorrettezze di questo tipo, siamo costretti - temo inevitabilmente, avendo tentato ogni forma di rapporto e di mediazione nei confronti dei componenti della Giunta e della struttura dell'Assessorato di cercare altre strade per sbloccare questa vergogna.
Chiedo scusa se ho interrotto questo clima di intesa istituzionale, ma considero la delibera della Giunta regionale un affronto e uno "sputo in faccia" a me, come interrogante, e a questo Consiglio e deciderò, su questo punto (sul resto vedremo) di comportarmi di conseguenza.



PRESIDENTE

Mi scusi Consigliere Palma, io l'ho lasciata proseguire nel suo intervento perché comunque c'era una certa attinenza rispetto alla materia della sanità, però ricordo che non è questo il tema. Questo tema verrà affrontato nella seduta di giovedì.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Voglio stigmatizzare l'intervento del Consigliere Palma, sia pure nella sua legittimità, perché mi sembra abbia usato parole eccessivamente forti e richiamare la Giunta alla legittimità degli atti che ha assunto ed assumerne la responsabilità. L'atto di ieri è stato ampiamente discusso e valutato nelle sue varie sfaccettature. Quello che ritengo assolutamente necessario è che giovedì l'Assessore D'Ambrosio risponda alle interrogazioni del Consigliere Palma.
Il mio intervento è rivolto al Consigliere Palma rivolgendo al medesimo la sollecitazione ad ascoltare, facendo naturalmente i commenti che ritiene opportuni, la spiegazione dell'azione relativa all'assunzione della delibera. Mi sembra, dal mio punto di vista, che i giudizi del Consigliere Palma siano stati duri, ma chiaramente legittimi dal punto di vista politico. Quello che non trovo legittimo, proprio da un Consigliere come Palma, è che non ci dia la possibilità, visto che l'interrogazione l'ha presentata lui, di rispondere alla stessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Enrico Costa, ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Presidente, il dibattito che si è svolto oggi è stato sereno e costruttivo. Costruttivo perché ha salutato con piacere, salvo alcune eccezioni, il metodo che è stato adottato dalla Giunta regionale, ma anche dalle altre istituzioni addivenute a questo Protocollo di intesa. Un accordo quadro che evidenzia una riflessione, evidenzia un'attività di programmazione, di confronto e di integrazione. Integrazione tra pubbliche amministrazioni che hanno scelto di dialogare, piuttosto che di ostacolarsi come in certe circostanze, purtroppo, accade ancora. E' stata scelta, ed è stata evidenziata l'esigenza di pianificare una serie organica di interventi, e non sicuramente di propaganda perché gli interventi sono stati individuati per nome e cognome.
Mi piace soffermarmi molto sul metodo, più che sul merito. Sul merito tutti quanti possiamo avere delle riserve, su questo piuttosto che su quell'intervento, sulla valutazione dei contenuti dei singoli interventi ma molto importante è la scelta del metodo.E' stato sicuramente un atto di lungimiranza politica tenuto un po' sotto traccia dalle istituzioni, ma emerso oggi e salutato con piacere. Questa scelta, speriamo, appare capace di dare uno sviluppo alla città. E' una scelta improntata al coraggio di scegliere, sicuramente un segnale politico nei confronti della città di Torino di attenzione e di reazione rispetto alle difficoltà che sono state affrontate fino ad oggi.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto. In particolare, dai Consiglieri Chiezzi, Contu e Papandrea, sono emerse delle preoccupazioni sotto il profilo del rischio di inquinamento del progetto di questa idea con interessi privati di alcuni Gruppi. Non neghiamo che in un certo senso, laddove si fa qualcosa, il privato possa inserirsi, ma l'alternativa è stare fermi. Vogliamo stare fermi o vogliamo, comunque cercare di dare uno scossone alla situazione statica che si era creata nella città di Torino? Ritengo che la seconda soluzione sia auspicabile, ma sia auspicabile anche un controllo da parte delle amministrazioni e delle istituzioni che dovranno dare seguito all' Accordo. Un'attenzione particolare, un controllo, una vigilanza sicuramente. Ad esempio, un quesito che mi hanno posto in molti relativo all'ex Fiat Avio è: perch comperare e non espropriare? Sicuramente potrà essere un tema di dibattito può darsi che il prezzo sia lo stesso e le procedure siano più elastiche un tema che potrà sicuramente interessare ed essere oggetto di riflessione nell'ambito della Giunta.
Sottolineo l'importanza della scelta in politica sanitaria. Un segnale fondamentale è quello della scelta di arrivare alla nascita di Molinette 2 un elemento che sicuramente tende a bilanciare i forti e i grandi sacrifici cui i cittadini sono stati chiamati a far fronte. Sicuramente si arriverà ad uno sviluppo medico, ma anche ad uno sviluppo scientifico. La discussione oggi non deve essere legata all'aspetto economico e finanziario dell'opera, ma sui contenuti, cerchiamo di confrontarci sui contenuti. Ho sentito riflessioni importanti da parte della Consigliera Manica sulla localizzazione e su aspetti fondamentali della dislocazione ospedaliera nella città di Torino: affrontiamo questi contenuti, affrontiamo il contenuto che dovrà essere visto in questo nuovo contenitore delle Molinette 2. Sicuramente una programmazione nell'eccellenza che non potrà prescindere dalla nascita di un nuovo Piano sanitario regionale. Quindi mi appello alla Giunta regionale e alla Commissione competente affinché, nel tempo più breve possibile, si possa arrivare ad una approvazione o comunque, ad un licenziamento del Piano sanitario.
Sul palazzo unico devo dire che, visto in una visione di insieme nell'ambito di una programmazione generale nella città di Torino, stona meno di quanto avrebbe stonato vista come opera isolata. Tuttavia, emergono dei dubbi. Personalmente ho dei dubbi sulla priorità che può rivestire questa opera nello scenario dello sviluppo della città di Torino. Non entro nel merito degli aspetti urbanistici sollevati dal Consigliere Chiezzi, ma sicuramente dovremo togliere la dizione, la qualifica di "unico" a questo Palazzo, perché abbiamo capito che sicuramente unico non sarà.
stato comunicato - lo abbiamo sentito ieri in Commissione - che vi sarà un risparmio da questo Palazzo unico: vorremmo, tuttavia, averne anche la dimostrazione effettiva, conti alla mano. Sarà dunque necessario un ulteriore approfondimento, ma abbiamo fiducia nel lavoro che sta svolgendo l'Assessore Ferrero con grande diligenza.
La scelta di questo accordo di programma è puntata sulla città di Torino. Auspichiamo, però, che questo rilancio, insieme a questo sperimento, venga esportato anche nel resto del Piemonte. Sicuramente gli interlocutori istituzionali sono molto più frammentati. Tuttavia, sarà necessario arrivare ad un accordo e ad uno sviluppo che non sia limitato a Torino, ma arrivi anche ad essere più forte e più bilanciato sul resto del Piemonte.
Un ultimo accenno - e concludo - su Finpiemonte, il cui ruolo certamente importante e fondamentale, andrà sicuramente valutato e approfondito in modo serio e concreto. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Secondo il Consigliere Enrico Costa, si tratta di un dibattito costruttivo, e credo che lo sia anche in senso materiale, perché di costruzioni stiamo parlando.
Mi sembra significativo che il Presidente Ghigo, nella sua relazione abbia più volte citato il nome dell'Assessore Racchelli e dell'Assessore Botta, mentre non ha mai citato il nome dell'Assessore D'Ambrosio: eppure dovremmo parlare di sanità.
La stessa esposizione del Presidente Ghigo in questa operazione sembra sottolineare più l'aspetto edilizio che sanitario. Il nostro Piano Sanitario è scaduto ormai da anni e si stanno riducendo i servizi ai cittadini, che vivono questa riduzione sulla propria pelle.
In questo momento, cosa stiamo facendo? Il Presidente della Giunta regionale lancia proclami per impegni di spesa nemmeno ben quantificati quasi a dire ai cittadini: "Adesso abbiamo poco, ma in futuro avremo meraviglie!".
Dalle stesse parole del Presidente si coglie più l'enfasi dell'annuncio che non la rappresentazione reale della situazione. Anzi, vi sono molte reticenze che fanno sì che l'informazione che ha reso non sia assolutamente completa. Se erano pochi i 45.000 metri quadri - così ha detto - dell'area ex dogana, quanti se ne acquistano alla FIAT Avio, e a che prezzo, se ha detto che l'area della dogana non era sicuramente gratuita o conveniente? Quali sono i termini della convenienza, visto che non sono stati spiegati? Ci sono o non ci sono? Un tempo si diceva che le Molinette non funzionavano anche perch erano oggetto di "turismo sanitario", ovvero di turismo da altre Regioni.
Oggi, nella sua relazione, il Presidente Ghigo sostiene che la futura Cittadella della salute rappresenterà un'opportunità di sviluppo e di attrazione. Ma attrazione di che cosa? Anche di quel turismo sanitario che prima era stato visto come causa di deficit? Vogliamo, quindi, costruire un qualcosa che si inserisce in un sistema per creare deficit? Dov'é la conseguenza logica di questo ragionamento? Nella relazione il Presidente Ghigo fa ancora riferimento alle biotecnologie: speriamo che lo sviluppo delle stesse sia più fortunato di quello che doveva esserci ad Aglié, che, come tutti sappiamo, è finito tra scandali e mancanza di risorse.
In verità, come è già stato ricordato, si tratta sicuramente di una manovra complessa e articolata.
Però, ha molto più di un'operazione di edilizia che non di un'operazione sanitaria. Forse, di fronte alla crisi FIAT, c'è chi pensa che la soluzione sia nelle colate di cemento che qui, come in altri punti della città, si pensa di voler regalare.
Inoltre, il Presidente Ghigo non ha presentato dati economici su questa operazione. L'unico dato economico che ha presentato è quello relativo ad un preventivo di 13 milioni di euro per la riconversione del villaggio olimpico. Si dovrà verificare se questa riconversione non costerà quasi come rifare, ex novo, tutte le opere.
Non sappiamo quante risorse la Regione (oppure il Presidente Ghigo e la sua Giunta) vuole impegnare in questa operazione. Lo stesso Presidente dice che sono molte, ma non le quantifica, né indica dove riuscirà a reperirle. A meno che, com'é stato sempre ricordato, non si pensi ad una manovra di finanza di progetto, come le tante che si stanno facendo già nella nostra Regione, che si tradurrà nella realizzazione da parte del pubblico e nello sfruttamento da parte dei privati, su quel cammino della privatizzazione della sanità piemontese che è in corso da molto tempo seguendo la strada, ben cara a questa Giunta, di dire una cosa e di farne un'altra. Infatti, mentre si dice che non si pensa assolutamente alla privatizzazione della sanità, si sta sistematicamente lavorando per smontare la sanità pubblica e diffondere, sempre di più, la sanità privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Molto brevemente, intervengo per confermare l'apprezzamento per la comunicazione, ma soprattutto per la progettualità che oggi il Presidente Ghigo (come ieri, del resto, il Sindaco Chiamparino) è venuto a presentare alla nostra Assemblea. Mi sembra che sia la migliore risposta a chi accusa o accusava, questa Amministrazione, questa Giunta e questa maggioranza di non avere progettualità né prospettive, di non saper prevedere il futuro e prepararsi ad esso.
particolarmente significativo che la progettualità che viene messa in campo oggi sia legata ad un settore - la sanità - che dovrebbe essere almeno per alcuni, il tallone di Achille della Regione Piemonte e della Giunta regionale, cosa che invece, anche in questo modo, viene assolutamente smentita.
La sanità di alto livello e di eccellenza che, oggi, già il Piemonte possiede e produce, sulla quale investe per il prossimo decennio, è una scelta strategica. Sempre più, oggi, la nostra Regione è attrattiva per le Regioni vicine e anche del sud Italia, ormai, anche dell'Europa. Mi dispiace che i Consiglieri di minoranza non conoscano questi dati: ormai siamo attrattivi rispetto all'Inghilterra e alla Francia, che erano Paesi che guardavamo come esempi, quando il centrosinistra governava la sanità regionale.
La scelta di investire in questo campo, in un'intesa generale con il Comune di Torino, con il Ministero dell'economia e delle infrastrutture, ci pare assolutamente legittima e anche foriera di sviluppi estremamente positivi.
E' chiaro che l'intesa siglata nei giorni scorsi è un primo momento, è una prima tappa. Le difficoltà, per un progetto di così vasta portata, che informerà la struttura stessa della Città, capoluogo del Piemonte, dovranno avere diverse conferme e passare per step (gradini) successivi. Le risorse coinvolte in questo progetto sono veramente amplissime. Naturalmente, sarà necessario anche l'aiuto del Governo nazionale, che si fa un po' garante anche dell'operazione, vista la partecipazione del Ministero delle infrastrutture e dell'economia; ruolo sicuramente importante che il Viceministro Martinat, unico uomo di governo piemontese, ha assicurato all'iniziativa.
Questa è una garanzia per il successo di questa operazione, che ha riscosso unanime interesse e successo, sia a livello comunale che a livello regionale. La strategia della concertazione e condivisione della grande progettualità rappresenta una delle caratteristiche più significative della gestione regionale del Presidente Ghigo.
Avviandomi alla conclusione, non mi sottraggo da una battuta rivolta a chi, anche su un tema che poco attiene e poco azzecca con quello che stiamo discutendo, ha nuovamente paventato teoremi di collusioni, di strutture separate di partito, che detengono poteri di finanziamento. Sicuramente, la Giunta regionale avrà valutato con grande attenzione le risposte, che ieri, ha voluto dare attraverso una deliberazione, circa una lettura di interesse generale di alcuni provvedimenti. Per questo motivo, proprio perché provvedimenti di interesse regionale, quindi, di interesse superiore, sono sottratti alla potestà deliberativa della dirigenza.
Sono certo che, lunedì, l'Assessore D'Ambrosio saprà rispondere adeguatamente alle interrogazioni che sono state poste.
E' chiaro che, anche qui, come per altri casi, la cultura del sospetto la cultura dell'informazione semivera e semifalsa, che viene portata all'attenzione di quest'Aula, non facilita il dialogo, soprattutto, non facilita l'opera della Giunta regionale per portare il Piemonte ad essere una Regione sempre più moderna, sempre più avanzata, sempre più legata all'Europa, e non alle paludi del sospetto e delle falsità.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, volevo intervenire molto brevemente. Ho ascoltato con attenzione quanto detto dal Presidente e molti (non tutti) degli interventi che si sono svolti all'interno di questo Consiglio regionale.
E' chiaro che un'operazione di questo tipo, così come è stata illustrata dal Presidente, anche se per grandi linee, è complessa e articolata dal punto di vista immobiliare e, soprattutto, finanziario. In questo momento, rispetto all'operazione, così come è stata illustrata diventa difficile dare una valutazione. Di primo acchito, si dice che tale operazione, se impostata nel modo corretto, può dare sicuramente una grande visibilità, non tanto rispetto all'operazione stessa, bensì in termini economici, per lo sviluppo che può avere, nel settore della sanità, una struttura complessa come potrebbe essere Molinette 2.
Qual è la preoccupazione che vogliamo ventilare in questa sede condividendo questo tipo di operazione? La perplessità riguarda l'impostazione, nel senso che non vorremmo che si perdesse di vista l'obiettivo sanità, inteso quale servizio sanitario ai cittadini piemontesi, diventando un'operazione immobiliare. Questa è una preoccupazione che voglio illustrare, ma non toglie niente a quanto di positivo ha detto il Presidente, semmai, è una richiesta di attenzione maggiore, ed è l'illustrazione di una preoccupazione che molti colleghi non solo io, hanno espresso in questa sede, e non solo di minoranza.
Inoltre, non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo rispetto ai costi di questa operazione. Abbiamo detto che c'è un'operazione finanziaria di grande respiro, sappiamo quali sono le possibilità di finanziamento abbiamo anche visto quanto si sono spese le istituzioni, non solo la Regione, su questa partita.
La Regione, anche nell'ultimo bilancio, ha inserito la possibilità, non solo all'interno della Provincia di Torino, ma in tutta la Regione, di costruire nuovi ospedali e la preoccupazione è rispetto a questo tipo di operazione finanziaria, che investirà anche altre realtà, lo dice uno oltretutto, molto convinto sull'operazione del project financing.
Sappiamo che la finanza di progetto probabilmente è l'unica che pu salvarci per quanto riguarda la costruzione delle nuove strutture progettate e i nuovi investimenti fare sul settore della sanità.
Però, rispetto a questo, vista la grandezza dell'operazione Molinette visto quanto è stato progettato, anche rispetto al bilancio precedente poniamo molta attenzione, senza farci trasportare troppo dall'entusiasmo.
Lo dico per non ritrovarci in futuro a dover fare delle retromarce che dopo aver creato illusioni ed un'attenzione sulla materia, potrebbero diventare pericolose.
Il mio è solo un dialogo costruttivo e sono solo alcuni consigli di ordine esclusivamente politico, che volevo rimanessero a verbale in questa occasione, nella quale il Presidente Ghigo ha presentato il suo vero obiettivo, cioè quello di andare avanti su Molinette 2 per quanto riguarda la sanità all'interno della città di Torino e della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Racchelli; ne ha facoltà.



RACCHELLI Ettore, Assessore regionale

Intervengo in questo dibattito e lo faccio rappresentando tutta la Giunta, non perché esistano, come qualcuno ha voluto insinuare nel proprio intervento, scenari o addirittura prevaricazioni di carattere politico ed amministrativo. Lo faccio perché l'attività è stata svolta in una logica di carattere amministrativo, che è derivata a cascata dalle attività di realizzazione degli impianti olimpici nell'ambito delle aree coinvolte nel progetto.
Su quelle aree e sull'ipotesi di realizzazione della "Città della salute" si era discusso, approfondendo in modo significativo le opportunità in ambito olimpico. Quindi, per logica e per un senso di continuità abbiamo continuato ad operare ed a svolgere questo tipo d'intervento.
Questa attività è stata svolta, non solo in sinergia, ma in assoluta concordia e collaborazione con l'Assessorato alla Sanità (quindi, con l'Assessore D'Ambrosio e la sua struttura), con l'Assessore Pichetto e con l'Assessore Ferrero; infatti l'Assessorato al Patrimonio stava già svolgendo delle attività per valutare la funzionalità degli obiettivi, uno dei quali è il Palazzo Unico della Regione.
Questo "accordo di sviluppo" sottoscritto dai soggetti attuatori (Comune di Torino, Università, Politecnico, Ministero delle Infrastrutture Ministero dell'Economia e delle Finanze e Ferrovie-RFI) è un protocollo d'intesa che indubbiamente ha analizzato in modo approfondito un disegno di forte polarizzazione.
Questo è vero. Difatti uno degli obiettivi del Comune di Torino era proprio quello di trasformare il Polo Lingotto-Mercati Generali in una realtà che, in un'ottica futura, permettesse allo stesso di avere una continuità, favorendo in questo modo un'espansione non solo delle attività economiche, ma anche di quelle legate alla ricerca scientifica della nostra città.
Il disegno che il Comune di Torino ci ha sollecitato e ci ha rappresentato con molta fermezza, è stato condiviso dagli attori che hanno partecipato alla realizzazione del Protocollo, primo fra tutti il polo scientifico che, attraverso una nuova dimensione ed una nuova allocazione delle attività di ricerca, soprattutto quelle universitarie, troverà un maggiore impulso e diverse opportunità di espansione.
Nel dibattito generale, che ha portato alla condivisione di questa forte polarizzazione sull'area del Lingotto-Mercati Generali, sono state analizzate anche altre aree, che potrebbero fungere da contenitore all'espansione ed alla collocazione di questo progetto.
Due esempi fra tutti possono essere rappresentati dall'ipotesi di realizzare la "Città della salute" sul campo volo, mentre l'altra di realizzarla su una parte dell'area Mirafiori.
Le logiche che hanno portato alla scelta, da parte del Comune (e quindi anche da parte nostra) dell'allocazione della "Città della salute", sono state dettate dalla capacità di tali aree di essere inserite in un'ampia dimensione sociale; quindi, anche dal punto di vista dei trasporti era importante che queste aree fossero fortemente centrali nei confronti dei fruitori della sanità stessa, cioè i cittadini.
L'area del Lingotto e soprattutto quella della Fiat Avio è stata individuata come un'area a forte integrazione rispetto ai servizi. La metropolitana in fase di realizzazione ha destinato all'area di Via Nizza la disponibilità di due fermate; la nuova stazione ferroviaria del Lingotto con il sottopasso ha, di fatto, determinato un forte interesse anche dal punto di vista dei trasporti ferroviari.
Per integrare maggiormente le aree definite della "Città della salute" è stato anche sottoscritto un accordo per la realizzazione di un collegamento diretto tra il polo della sanità di eccellenza (da costruirsi sulla Fiat Avio) e il villaggio atleti, che successivamente, per accordi nell'ambito delle politiche di infrastrutturazione olimpica, verrà destinato alla fruizione del campus universitario.
L'area delle dogane, già oggetto di una trattativa precedente tra la Regione Piemonte ed il Ministero dell'Economia e delle Finanze, non rappresentava dal punto di vista dimensionale un'area compatibile con l'esigenza (manifestata dall'Assessorato competente) di concentrazione della sanità di eccellenza delle Molinette, del Regina Margherita e del Sant'Anna rispetto alla SNP che poteva essere realizzata.
Pur non entrando nei discorsi di carattere strettamente sanitario, il disegno complessivo delineato dai soggetti attuatori ha avuto una marcata rispondenza ai parametri di riferimento forniti dagli uffici della sanità.
La Fiat Avio senza dubbio è un'area oggetto di valutazione da parte degli organi pubblici ed è soggetta a trasformazione ZUT della città; è un'area che, rispetto alle trattative e alla logica di acquisizione, dovrà corrispondere ai principi di carattere generale e di ordinamento pubblico.
Quindi, non ho dubbi sul fatto che debba essere svolta con una certa funzionalità.
La trasformazione urbana di questa area, che genera diritti edificatori, ci permette, da un lato, di trasferire parte di tali diritti sull'area del Palazzo Unico della Regione, facendoci comunque risparmiare i fondi destinati al Comune di Torino; dall'altro di avere dei diritti edificatori che non possono essere trasferiti per esempio sull'area delle Molinette o su altre aree che la Regione potrebbe avere a disposizione.
Questo perché evidentemente la valorizzazione dell'area Fiat Avio non avviene in capo al privato, ma in capo all'amministrazione pubblica.
Per il resto, anche se credo che l'accordo abbia bisogno di approfondimenti complessivi significativi, ritengo che abbia trovato più soggetti di carattere pubblico con l'ottica di identificarsi in un progetto di sviluppo della città, che non guardi solo ai fattori economici, ma che abbia una forte rilevanza e corrispondenza rispetto agli indirizzi di esigenza sociale e di offerta sanitaria della nostra città e della nostra regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Polizia rurale, urbana e locale

Testo unificato disegno di legge n. 306, proposte di leggi n. 250, n. 308 n. 65 "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza" e proposta di legge n. 326 "Interventi per contribuire a garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini" (Ordine del giorno di non passaggio ai voti ex art. 79 Regolamento)


PRESIDENTE

Dichiaro chiuso l'argomento, ora passiamo, come stabilito nella Conferenza dei Capigruppo, all'incardinamento del provvedimento di cui al punto 5) all'o.d.g.: Testo unificato disegno di legge n. 306, proposte di leggi n. 250, n. 308, n. 65 "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza" e proposta di legge n. 326 "Interventi per contribuire a garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini" (Ordine del giorno di non passaggio ai voti ex art. 79 Regolamento) Quindi darei la parola ai due relatori che sono i Consiglieri Botta e Toselli e successivamente darei la parola anche al Presidente Ghigo.
La parola al Consigliere Botta Marco, relatore del disegno di legge.



BOTTA Marco, relatore

La relazione è relativa al disegno di legge regionale n. 306 e alle proposte di legge nn. 65, 250 e 308 in materia di "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza".
Il processo di riforma e decentramento amministrativo, in atto in Italia da ormai un decennio, ha ridisegnato, in molti settori, il quadro istituzionale e la ripartizione delle competenze tra Stato ed Enti locali.
La redistribuzione di compiti e funzioni dal centro verso la periferia imperniata su principi cardine quali la sussidiarietà, l'efficienza e l'economicità, la differenziazione, l'adeguatezza, la cooperazione tra Stato, Regioni ed Enti locali, ha portato con sé un aumento delle aspettative che il cittadino nutre nei confronti dell'azione degli Enti a lui più vicini e della loro capacità di intervento e di risoluzione dei problemi.
Agli Enti locali, infatti, anche in virtù dei nuovi sistemi di elezione diretta e del più forte rapporto che, conseguentemente, si instaura tra il corpo elettorale ed i vertici istituzionali che vengono scelti a rappresentarlo, la collettività guarda con sempre maggiore attenzione per la soddisfazione dei propri bisogni e delle proprie esigenze.
In tal senso, uno dei temi più rilevanti e diffusamente sentiti dai cittadini è certamente quello della sicurezza che costituisce uno degli obiettivi che la Regione Piemonte intende perseguire tramite interventi mirati, al fine di garantire a tutti gli individui presenti sul proprio territorio una civile ed ordinata convivenza e di porre il rispetto della legalità come base per il conseguimento di ogni traguardo di sviluppo e di miglioramento della qualità della vita quotidiana.
Da questi presupposti nasce il disegno di legge che si sottopone oggi all'esame del Consiglio regionale.
Il Testo Unificato "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza" trae origine dalla presentazione di una pluralità di provvedimenti riguardanti il tema in oggetto, ciascuno contraddistinto da proprie specificità, ma tutti volti a conseguire il medesimo obiettivo: contribuire ad incrementare il livello di sicurezza dei cittadini piemontesi ed a salvaguardarne l'incolumità tramite la predisposizione di azioni integrate, dirette ed incisive, in grado di contrastare i fenomeni criminosi purtroppo sempre più dilaganti.
Nell'ordine, sono stati assegnati alla VIII Commissione consiliare, per l'esame in sede referente, la proposta di legge 250 "Azioni e progetti per la sicurezza nel territorio della Regione Piemonte", la proposta di legge 308 "Sicurezza", la proposta di legge 326 "Interventi per contribuire a garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini", il d.d.l. 306 "Istituzione dell'Osservatorio regionale sulla sicurezza del cittadino", la proposta di legge 155 "Contributi per l'installazione o l'ammodernamento di impianti di allarme e sicurezza negli edifici di culto a valore storico artistico-culturale del Piemonte e nei centri ricreativi connessi", la proposta di legge 398 "Contributo regionale per l'installazione o l'ammodernamento di dispositivi di sicurezza in abitazioni private" e la proposta di legge 65 "Contributi per l'installazione o l'ammodernamento di impianti di allarme e sicurezza negli esercizi commerciali".
In merito alla proposta di legge n. 326, occorre sottolineare che il provvedimento è stato soggetto ad un iter procedurale particolare, in quanto proposta di legge di iniziativa di un Ente locale (nello specifico del Comune di Alessandria). Esso è pertanto rientrato nei casi per i quali non è previsto il passaggio agli articoli, ai sensi dell'articolo 79 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Il comma 5 dell'articolo 8 della legge regionale n. 4/1973, in materia di referendum consultivo ed abrogativo, prevede inoltre che tali proposte siano portate all'esame del Consiglio regionale nel testo redatto dai proponenti.
Alla luce di quanto appena illustrato, nella seduta del 14 luglio 2003 la Commissione VIII ha votato un ordine del giorno di non passaggio agli articoli, fermo restando che parte delle disposizioni di tale provvedimento è stata fatta confluire nella proposta di Testo unificato, che si illustrerà in seguito.
La proposta di legge n. 155 rimane tuttora in giacenza presso la Commissione VIII in quanto i proponenti non si sono riconosciuti nel testo unificato in materia di sicurezza.
La proposta di legge n. 398 è stata ritirata dai proponenti.
Un discorso a parte riguarda i provvedimenti che attengono alla sicurezza della persona che sono attualmente in istruttoria presso la Commissione Sanità ed Assistenza.
Nel settembre del 2001 ha preso avvio il lungo esame istruttorio da parte della Commissione VIII che, ha visto la consultazione di tutti i Comuni piemontesi, delle Province, delle Associazioni di Enti locali e di un'amplissima gamma delle associazioni di categoria e di tutti i soggetti istituzionali e non, coinvolti nella materia per un totale di 1690 invitati.
Nel corso dei lavori della Commissione sono stati presentati numerosi emendamenti, in parte recepiti, che hanno avuto la funzione di coordinare le finalità del testo con le osservazioni pervenute.
La Commissione ha poi ravvisato l'opportunità di far confluire le disposizioni dei provvedimenti più sopra citati, in modo organico ed armonioso, in un unico documento, al fine di ottimizzare e di valorizzare i diversi contributi normativi in un'unica proposta di legge.
A tal fine, nella seduta del 10 giugno 2002, è stato istituito un apposito Gruppo di lavoro, la cui attività ha condotto alla stesura del Testo unificato ora oggetto di esame da parte dell'Aula.
Con tale proposta, la Regione Piemonte intende attuare e promuovere, in armonia con i principi della Carta Costituzionale, politiche locali integrate per la sicurezza, diffondere la cultura della legalità, della prevenzione e del recupero di fenomeni di devianza e favorire, anche attraverso la concessione di contributi, la realizzazione di iniziative e progetti che conducano alla creazione di un sistema integrato di sicurezza urbana e territoriale.
Darei ora la parola al co-relatore, Consigliere Toselli per la lettura della parte conclusiva della relazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco, relatore

Entriamo nel merito degli articoli della legge, dopo il lavoro della VIII Commissione e dei suoi componenti.
Il Testo unificato si propone come una legge "di principi", che non prevede interventi specifici, ma delinea un insieme di misure di natura generale e di ampio respiro, creando organismi di studio, meccanismi di coordinamento, forme di sostegno alle vittime della criminalità ed ai progetti in grado di accrescere la sicurezza e la riqualificazione urbana.
Esso consta di 11 articoli.
Dopo l'indicazione delle finalità della legge, contenute nell'articolo 1, l'articolo 2 definisce l'esatto significato dei più importanti concetti contenuti nella proposta. Tale articolo rappresenta una sorta di glossario che conferisce maggiore chiarezza e puntualità al provvedimento, in quanto chiarisce cosa si intende, per "politiche locali per la sicurezza" "politiche integrate per la sicurezza" e "sistema integrato di sicurezza".
L'articolo 3 specifica che, nell'ambito degli interventi in materia di sicurezza, la Regione individua come prioritarie le azioni integrate di natura preventiva, le pratiche di mediazione dei conflitti e di riduzione del danno, azioni volte all'educazione alla convivenza, nel rispetto del principio di legalità.
Con l'articolo 4 si istituisce l'Osservatorio regionale sulla sicurezza dei cittadini, organo di coordinamento con sede presso la Presidenza della Giunta regionale.
L'Osservatorio si avvale del supporto e della consulenza di un Comitato tecnico-scientifico e della Conferenza permanente Regione Autonomie locali ed ha il compito di elaborare dati ed elementi per l'attuazione degli interventi previsti nella proposta in esame e di predisporre periodicamente, una mappa del territorio regionale per l'individuazione delle zone maggiormente esposte a fenomeni di criminalità e per l'evidenziazione in maniera analitica delle diverse fattispecie criminose.
Esso è altresì chiamato a fornire supporto e consulenza tecnica nei confronti degli Enti locali pubblici, delle associazioni e delle organizzazioni operanti in materia di sicurezza.
L'articolo 5 prevede l'istituzione del Comitato tecnico-scientifico.
L'organismo è istituito con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è composto dal Presidente della Giunta regionale o da un suo delegato, che lo presiede, da sei esperti che svolgono o abbiano svolto funzioni specifiche in materia di assistenza e politiche sociali, di Polizia locale e di sicurezza, di attività investigativa, giudiziaria e di Polizia giudiziaria, scelti dal Presidente della Giunta regionale, secondo i criteri da stabilire con atto deliberativo della Giunta regionale.
Nell'articolo 6 sono disciplinati i rapporti con la Conferenza permanente Regione Autonomie locali.
Nello specifico si dispone che il Presidente della Giunta regionale convoca, almeno due volte all'anno, la Conferenza permanente Regione Autonomie locali, al fine di individuare le priorità in relazione alle politiche locali per la sicurezza, alle politiche integrate per la sicurezza ed al sistema integrato di sicurezza, nonché di relazionare sulla validità e sull'efficacia degli interventi attuati e sui risultati dell'Osservatorio.
La Regione, sentito il parere della Conferenza permanente Regione Autonomie locali, provvede a promuovere e stipulare intese istituzionali di programma, accordi di programma ed altri accordi di collaborazione per realizzare specifiche iniziative di rilievo regionale nel campo della sicurezza, ed a coordinare gli interventi raccordandoli con quelli degli organi dello Stato, responsabile dell'ordine e della sicurezza, per una efficace ed integrata presenza sul territorio.
L'articolo 7 disciplina i rapporti con il Consiglio regionale. In particolare, esso prevede che la Commissione consiliare competente sia chiamata ad esprimere annualmente parere circa gli indirizzi formulati dalla Giunta regionale relativi agli interventi regionali per lo sviluppo del sistema integrato di sicurezza. Il Presidente della Giunta regionale inoltre, relaziona una volta all'anno al Consiglio regionale sullo stato della sicurezza nel territorio della Regione, nonché sulla validità e sull'efficacia degli interventi attuati in esecuzione delle disposizioni della proposta sulla quale siamo chiamati a discutere.
L'istituzione del Fondo regionale di solidarietà per le vittime della criminalità è disciplinata dall'articolo 8. Alla formazione del fondo possono concorrere, con la Regione, anche Enti locali ed altri soggetti pubblici e privati.
Si demanda alla Giunta regionale l'individuazione, con atto deliberativo, dei criteri e delle modalità di assegnazione delle risorse disponibili nel fondo regionale di solidarietà sulla base di programmi d'intervento.
L'articolo 9 disciplina gli incentivi per interventi di carattere urbanistico, prevedendo che la Regione incentiva lo studio e l'attuazione di progetti di riqualificazione urbana finalizzati al recupero funzionale di aree degradate caratterizzate dalla presenza di fenomeni di marginalità sociale.
I soggetti che possono presentare i progetti per la riqualificazione urbana sono, in via autonoma o congiunta, sia di natura pubblica che privati proprietari di immobili nelle aree interessate da degrado sociale.
I progetti sono oggetto di prioritario finanziamento in sede di assegnazione di fondi di investimento e delle risorse relative all'edilizia pubblica destinate alla riqualificazione urbana.
L'approvazione dei progetti che comportano la necessità di apportare varianti agli strumenti urbanistici generali ed esecutivi può avvenire mediante l'impiego degli accordi di programma di cui all'articolo 34 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti locali.
E' inoltre previsto che la Regione favorisce l'utilizzo delle forme di programmazione negoziata di cui all'articolo 2, comma 203, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica).
L'articolo stabilisce infine che il Presidente della Giunta regionale per assicurare il coordinamento delle azioni inerenti le politiche locali per la sicurezza, promuove ed approva con decreto gli accordi di programma secondo le procedure stabilite nel citato articolo 34 del Testo unico degli Enti locali.
L'articolo 10 disciplina i progetti integrati per la sicurezza.
La Regione, sentito il parere del Comitato tecnico-scientifico finanzia progetti integrati per la sicurezza elaborati dagli Enti locali da soggetti privati, dalle associazioni iscritte all'albo regionale che operano sul territorio regionale nel campo sociale e nella valorizzazione del territorio.
I progetti citati sono presentati dai Comuni singoli o associati, dalle Province, dalle Comunità montane, dalle Circoscrizioni, dalle associazioni legalmente costituite per la valorizzazione dei Comuni e dei quartieri dalle organizzazioni di categoria, dai consorzi fra imprenditori, da istituzioni scolastiche, dalle organizzazioni operanti nel privato sociale.
I progetti possono prevedere una pluralità di azioni integrate fra di loro e comunque devono contenere almeno due dei seguenti interventi: investimenti per accrescere la vivibilità di aree degradate, in particolare quelle urbane o dove è più alto il rischio per la sicurezza dei cittadini accrescimento della sicurezza nei territori di competenza dei piccoli Comuni di pianura, collina e montagna iniziative rivolte alle popolazione anziana, ai bambini e ai giovani iniziative a favore di cittadini disabili, per la rimozione delle barriere architettoniche esistenti dotazioni di impianti tecnologici per rendere più sicuri luoghi ed esercizi pubblici, commerciali ed artigianali iniziative volte al recupero dalla prostituzione o ad attività di supporto dirette alla prevenzione dello spaccio di sostanze stupefacenti e di ogni altra attività illegale iniziative rivolte alla diffusione ed alla affermazione della cultura della legalità.
La disciplina dei contributi è normata all'articolo 10, il quale dispone che le domande per l'erogazione dei contributi medesimi devono essere presentate alla Giunta regionale entro il 30 settembre di ogni anno.
Alla Giunta regionale è demandato il compito di stabilire con propria deliberazione le risorse disponibili, le procedure per la presentazione, i criteri per l'ammissibilità' delle domande, nonché i criteri di priorità per l'erogazione dei contributi, anche sulla base di indicazioni formulate dal Comitato tecnico-scientifico.
Il contributo è determinato nella misura del 50% del costo complessivo del progetto presentato e viene erogato per il 50% a seguito della comunicazione da parte del soggetto proponente dell'avvio del progetto, per un restante 30% a seguito della rendicontazione finale delle spese sostenute regolarmente documentate e per l'ultimo 20% a seguito di accertato raggiungimento delle finalità perseguite dall'intervento realizzato.
L'articolo stabilisce, infine, che nella fase di prima applicazione, le domande di contributo devono essere presentate alla Regione entro trenta giorni dall'approvazione della deliberazione sopra citata.
Il provvedimento si conclude con la disposizione finanziaria che prevede lo stanziamento di un milione di euro per l'anno finanziario 2004.



PRESIDENTE

Come da accordo, abbiamo solo incardinato il provvedimento.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno n. 833 "Tutela dei lavoratori già esposti all'amianto" presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa R., Tomatis, Scanderebech Gallarini, Bolla, Burzi, Pedrale; n. 830 "Articolo 47 decreto legge sulla riforma delle pensioni", presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi Papandrea, Suino; n. 831 "Ex lavoratori amianto", presentato dal Consigliere Deorsola; mozione n. 837 "Stralcio art. 47 del decreto legge 269 del 29/9/2003 inerente lavoratori esposti all'amianto", presentata dai Consiglieri Cattaneo, Toselli, Manolino, Bolla, Costa E.; ordine del giorno n. 841 "Lavoratori esposti all'amianto, pensioni e Legge Finanziaria 2004" presentato dal Consigliere Tapparo. (Assorbite dalla discussione le seguenti interrogazioni: n. 2419 "Pensioni per i lavoratori sottoposti all'amianto", presentata dal Consigliere Botta M. n. 2420 "Tagliate le pensioni all'amianto", presentata dal Consigliere Giordano n. 2466 "Lavoratori che sono stati esposti all'amianto e pensioni: grave decisione del governo Berlusconi", presentata dal Consigliere Tapparo.


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dei seguenti documenti sull'amianto: Ordine del giorno n. 833 "Tutela dei lavoratori già esposti all'amianto" presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa R., Tomatis, Scanderebech Gallarini, Bolla, Burzi, Pedrale ordine del giorno n. 830 "Articolo 47 decreto legge sulla riforma delle pensioni", presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea, Suino ordine del giorno n. 831 "Ex lavoratori amianto", presentato dal Consigliere Deorsola mozione n. 837 "Stralcio art. 47 del decreto legge 269 del 29/9/2003 inerente lavoratori esposti all'amianto", presentata dai Consiglieri Cattaneo, Toselli, Manolino, Bolla, Costa E.
ordine del giorno n. 841 "Lavoratori esposti all'amianto, pensioni e Legge Finanziaria 2004" presentato dal Consigliere Tapparo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'ordine del giorno che ho presentato, con allarme, insieme ai colleghi Moriconi, Papandrea e Suino, ha sollevato il problema che il decreto legge sulle pensioni aveva ingiustamente penalizzato i lavoratori che potevano avere un pensionamento anticipato, in quanto esposti all'amianto.
Sappiamo come il settore della lavorazione di amianto sia stato uno dei settori che ha inciso più duramente sulla vita, sulle attese di vita dei lavoratori che hanno avuto a che fare con questo materiale. La nostra regione è particolarmente colpita in questo, non solo nell'area di Casale ma anche in altre aree piemontese.
E' uno schiaffo ai diritti dei lavoratori e a quel diritto fondamentale che consiste nel vedersi riconosciuta una mansione che, in questo caso dell'amianto, non è solo usurante, ma è anche fisicamente pericolosa in modo scientificamente accertato. In data 13 ottobre abbiamo subito scritto questo ordine del giorno anche perché, tra i lavoratori, si era determinata una grave preoccupazione. Vi erano lavoratori che avevano già chiesto di utilizzare la possibilità di pensionamento anticipato e che un decreto legge del governo regionale pareva impedisse. Per cui si è gettato l'intero comparto e i lavoratori addetti, in una situazione drammatica, di attesa di ansia che veramente non meritavano.
L'ordine del giorno impegna il Presidente della Giunta a richiedere il ritiro del provvedimento. Gradiremo sapere dalla Giunta se, in questi ultimi giorni, sono intercorse nuove valutazioni anche da parte del Governo nazionale, in ogni caso chiediamo che si ritiri questo provvedimento di legge.



PRESIDENTE

Stavo cercando di avere il testo dell'emendamento. Ho visto tra i vari ordini del giorno, solo il Consigliere Tapparo ha tenuto conto dell'emendamento? La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il Piemonte è una delle regioni che ha pagato un alto tributo attraverso la tragica malattia del mesotelioma pleurico. A partire da Casale, e poi Balangero, ed ancora la cintura ovest di Torino dove vi erano industrie di dischi di freno e abbigliamento protettivo per i lavoratori che operano davanti ai forni. Abbiamo pagato, ripeto, un alto tributo. All'inizio degli anni '90 una legge specifica ha permesso all'Italia, seppur tardivamente, di "uscire" dall'uso dell'amianto, così si è posto termine all'estrazione, importazione e utilizzo dell'amianto (ricordo che il Piemonte, a Balangero, aveva la più importante miniera a cielo aperto dove si estraeva amianto).
Voglio ricordare che oltre all'uso nei prodotti della Eternit, oppure nei dischi freno o negli abbigliamenti, veniva usato l'amianto in polvere per coibentazione. Molti edifici sono ancora oggi condizionati dalla forte presenza di questo minerale usato come coimbentante.
La legislazione prevedeva anche un riconoscimento premiale ai lavoratori che erano stati esposti all'amianto. Era riconosciuta una maggiore rapidità della possibilità di accedere alla pensione, ovvero se un lavoratore era stato esposto per 10 anni a contatto con l'amianto applicando un coefficiente 1,5 venivano riconosciuti concretamente 15 anni ai fini pensionistici.
Come si misurava questa esposizione? Si misurava verificando il contenuto di particelle di amianto per ogni litro d'aria (100 particelle).
Ovviamente l'esposizione all'amianto era anche data da quei soggetti che operavano a contatto di strutture che erano state realizzate per la coibentazione con ampio uso dell'amianto: penso ai vagoni ferroviari penso al settore navale e al fatto che la coibentazione era ampiamente utilizzata nei cantieri navali dove i lavoratori erano molti esposti. Penso anche a certi edifici (si era aperto un problema alle Poste italiani proprio per il fatto che la tecnologia utilizzata aveva ampiamente impiegato la polvere di amianto), c'era, insomma, un forma di tutela che doveva essere generalizzata.
Che cosa fa il "decretone" del governo Berlusconi? Ovviamente la cifra che recupera da questa operazione non è una cifra decisiva per i conti pubblici (e questo ha un segno ancora più negativo nella decisione). Che cosa si decide in un primo momento? Di alzare, per riconoscere che un lavoratore sia stato esposto all'amianto, il contenuto di particelle di amianto per ogni litro d'aria, mettendo così in discussione il diritto acquisito di tutti coloro che avevano già avuto il riconoscimento. Questo punto, per fortuna, è caduto dopo una forte opposizione.
Il governo, in sede di voto di fiducia (il Presidente Cota chiedeva questo fatto), ha eliminato la messa in discussione di tutto ciò che era stato approvato prima di settembre di quest'anno. Tutti i lavoratori che dovranno avviare la domanda di riconoscimento da settembre di quest'anno in poi si troveranno in una situazione più sfavorevole. Infatti per riconoscere loro la condizione di esposizione all'amianto ai fini previdenziali, è stato elevato il numero di particelle d'amianto contenute in ogni litro d'aria.
Tra l'altro, in dottrina, in medicina, è molto discusso questo fatto perché anche con un numero di particelle più basse - dipende da organismo a organismo, si può essere più vulnerabile o meno . Il mesiotelioma pleurico può manifestarsi anche in soggetti che siano stati esposti in situazioni ambientali con minor numero di fibre. Quale potrebbe essere l'opera del governo regionale? Bontà sua se questi problemi il Presidente Ghigo li segue, probabilmente gli altri, dove c'é sostanza, dove c'é ciccia, li segue di più (come quelle delle infrastrutture), questi che trattano di lavoratori che hanno operato esposti all'amianto, interessa molto meno.
Prima che il provvedimento vada alla Camera, magari con il voto di fiducia si potrebbe fare la richiesta di riportare a 100 il numero delle fibre per litro, in modo che i lavoratori ai quali viene analizzata la pratica per il riconoscimento, non abbiano titoli inferiori rispetto a quelli che hanno già visto riconosciuti i propri diritti. Secondo, che il provvedimento sia esteso a tutti i lavoratori, non solo a quelli che hanno lavorato nei processi produttivi che utilizzavano l'amianto, ma anche quelli che sono stati a contatto con strutture che contenevano amianto (per esempio nelle ferrovie, in certi cantieri navali, in certe mezzi che sono pieni di questo minerale).
Questo è il senso della proposta che ho avanzato e che credo interpreti anche il sentire di tutti gli altri Consiglieri, ben sapendo che il governo ha recuperato la parte veramente aberrante che era quella di mettere in discussione diritti acquisiti e certificati. Questa, bontà loro è stata eliminata, ma sussiste oggi il fatto che i lavoratori che iniziano le pratiche per il riconoscimento trovano una penalizzazione molto forte rispetto a quelli che hanno già avuto il riconoscimento.
Ricordo anche che alcune categorie sono state escluse da questo beneficio, categorie che invece sono sottoposte ai rischi dell'amianto.
Vorrei ancora ricordare che il mesotelioma pleurico esplode improvvisamente. Sarebbe opportuno che il Piano regionale dell'amianto divenuto obbligatorio per legge dal 1992, e che noi timidamente abbiamo avviato, possa svolgere una costante operazione di monitoraggio, perch come dicevo, il mesotelioma pleurico a volte si manifesta improvvisamente e non è più possibile far nulla. È pur vero che i benefici andranno agli eredi, ma è poca cosa rispetto al danno che hanno subito questi lavoratori esposti all'amianto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io ho verificato come alcuni ordini del giorno, almeno su un punto, fossero in parte superati, perché il Governo, attraverso la modifica e la blindatura con il voto di fiducia alla legge finanziaria del Senato ha modificato l'aspetto più odioso del provvedimento per quanto riguarda l'amianto. Anche durante lo sciopero generale, indetto qui a Torino, alcuni lavoratori avevano esposto il loro problema: si trattava, infatti, di lavoratori che avevano già chiesto la pensione sotto la vecchia normativa la cui modifica, però, li avrebbe trasformati non in pensionati bensì in disoccupati, perché ormai dimissionari dall'azienda.
Questo è un punto superato. Bisognerà tenerne conto nel momento in cui voteremo gli ordini del giorno.
Permangono invece altri aspetti che rivestono una certa importanza. Mi spiace che il Presidente Ghigo non sia presente in questo momento in Aula perché si tratta di una questione che riguarda il Presidente della Regione, nonché il Presidente della Conferenza dei Presidenti.
Attraverso la modifica dei parametri introdotta nella legge finanziaria, una serie di lavoratori, che avrebbero avuto la possibilità di andare in pensione con quella normativa, non lo possono più fare; vi è l'ulteriore problema di equiparare tutti i lavoratori esposti all'amianto alle stesse condizioni.
Ritengo che il testo di un ordine del giorno debba avere una certa funzionalità e non dev'essere votato per dimostrare che siamo belli e bravi. Questo vale, in particolare, per la maggioranza. La maggioranza del Parlamento è costituita dalla stessa maggioranza del Consiglio regionale.
Credo che non si possa votare un ordine del giorno tanto per dire: "Abbiamo fatto la nostra parte". Diteci concretamente - mi riferisco, in particolare, al Presidente Ghigo - cosa volete fare.
Il Presidente Ghigo riveste un certo peso e un certo potere e pu chiedere, con autorevolezza, anche attraverso l'appoggio del Consiglio, che quella parte della legge finanziaria venga modificata così come suggerito dai nostri ordini del giorno. Altrimenti, sembrerebbe quasi una sorta di gioco: da una parte, si approva l'operato complessivo del Governo all'interno della quale troviamo questa manovra; dall'altra, ci si salva l'anima attraverso il voto di un ordine del giorno.
Credo che ci voglia qualcosa di più serio. Per me, il voto di un ordine del giorno su un tema con queste caratteristiche, richiede, da parte della Giunta, un impegno preciso in tempi rapidissimi, perché si ottenga un risultato. Altrimenti, mi pare che si faccia una pura operazione di immagine.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
A differenza di altre occasioni, un ordine del giorno (o più ordini del giorno) su un tema così importante, discusso e approvato in questa occasione, sarebbe estremamente apprezzabile, e il perché lo spiegava poc'anzi il Consigliere Papandrea.
In Parlamento si sta discutendo della legge finanziaria. Credo che una pressione da parte della nostra Regione - ma mi auguro anche di altre istituzioni a livello nazionale (altre Regioni, Province o Comuni) - credo possa essere importante affinché il Governo cambi quella norma prevista nella legge finanziaria, che ritengo offensiva nei confronti di migliaia e migliaia di lavoratori che hanno lavorato a contatto con l'amianto e che oggi, vedono sfumare una possibilità loro concessa con una legge del 1992 .
Oggi, a differenza di altri lavoratori che hanno avuto la fortuna di usufruire di quella legge, attraverso una norma prevista nella legge finanziaria, questi lavoratori rischierebbero di non poter utilizzare quella giusta legge del 1992, che ha permesso a molti di interrompere il loro contatto all'interno del processo produttivo con una materia così micidiale e mortale come l'amianto.
Chi, per esempio, abita in Provincia di Alessandria sa cos'ha significato il dramma dell'Eternit a Casale. Quell'azienda ha colpito centinaia di lavoratori e di famiglie in quella città.
Lì, l'impegno del Comune, delle istituzioni e della Regione ha permesso non soltanto di chiudere quell'azienda estremamente pericolosa, ma di bonificare l'intera area.
Se pensiamo a cosa ha significato l'amianto nella nostra Regione, oggi il Consiglio regionale può fare una cosa utile approvando questi ordini del giorno, che impegnano la Giunta a premere, nei confronti del Governo affinché cambi questa norma prevista nella legge finanziaria.
Aggiungo che il Presidente Ghigo, essendo anche Presidente della Conferenza Stato-Regioni, può svolgere, da questo punto di vista, un importante ruolo. Ecco perché questo ordine del giorno impegna anche e soprattutto il Presidente della nostra Regione a lavorare in questa direzione, affinché il Governo modifichi questa norma assurda, sbagliata e penalizzante per migliaia di lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tomatis.



TOMATIS Vincenzo

Grazie, Presidente.
Sicuramente un dato deve far riflettere su questo ordine del giorno: pensate che, anche dopo vent'anni, gravi malattie possono ripercuotersi sui lavoratori sottoposti all'amianto.
La legge n. 257 del 1992 riconosceva a questi lavoratori una rivalutazione contributiva dell'1,5% (pari al 50%), sia per il calcolo sia per i requisiti della pensione. Il decreto legge n. 269, all'articolo 47 riduce questo coefficiente da 1,5 a 1,25 solo ai fini del calcolo della misura della pensione e non può essere applicato ai fini del raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione. E' un provvedimento che cancella tutti i diritti acquisiti di quella gente che, per anni, è stata soggetta all'amianto. Coloro che, oggi, hanno presentato domanda per andare in pensione il primo ottobre possono ancora usufruire di queste agevolazioni oppure coloro che sono in mobilità o coloro che sono in età pensionabile non certo coloro che, alla data del 2 ottobre, rientrano o possono rientrare in questi requisiti.
Pensate, ci sono dei lavoratori che, magari, hanno lavorato per tanti anni (10-12 anni) alla stessa macchina e, magari, oggi, qualcuno fortunato, è andato in pensione con questa applicazione; mentre altri, che non avevano e non hanno l'età pensionabile, oggi, si trovano a non poter usufruire di queste agevolazioni.
Credo che questa disparità debba essere rivista. L'intento del nostro ordine del giorno era una sollecitazione rivolta al Presidente, affinché si attivi in tutti i punti necessari, laddove è possibile ancora intervenire.
Credo che, come diceva prima il Consigliere Muliere, in occasione della finanziaria, laddove si parlerà di malattie e di pensione, ci sia lo spazio per poter ancora modificare l'articolo 47, per dare una risposta. Qui non si tratta di colorazioni politiche, si tratta della salute delle persone di diritti acquisiti, di gente che è stata a contatto - purtroppo! - con materiale cancerogeno, quindi, credo debba esserci l'attenzione di tutti al di là degli schieramenti.
Questo è l'invito che, come Gruppo, rivolgiamo al Presidente, affinch si faccia parte attiva nei confronti del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, sono anch'io uno dei sottoscrittori di uno degli ordini del giorno. Il tema sull'amianto mi porta ad una riflessione di tipo ambientalista. La vicenda dell'amianto è dolorosissima e dovrebbe indurci a votare questi ordini del giorno, per ristabilire un sistema e un criterio di minima giustizia nei riguardi di persone che sono state esposte (e sono tuttora esposte) a questa pericolosissima sostanza. La vicenda richiama fortemente quello che, in campo ambientale, è conosciuto come principio di precauzione: molto spesso, e sempre più frequentemente nel corso dell'ultimo secolo e degli ultimi decenni, di volta in volta, le nuove scoperte vengono sempre magnificate di fronte all'opinione pubblica, senza tenere in considerazione le possibili ricadute negative che possono verificarsi nel tempo. L'esempio dell'amianto, purtroppo, è uno di quelli che, sovente, in campo ambientale, viene proposto, proprio per diffondere tra i cittadini i veri problemi legati all'ambiente. Molto spesso, ci accostiamo con troppa fiducia a materie nuove, con l'erronea convinzione che, l'assenza della dimostrazione del rischio immediato, significhi semplicemente, assenza di rischio.
Ricordo che, circa dieci anni fa, l'eternit (materiale che si realizza con l'amianto) veniva elogiato come materiale eterno, indistruttibile, e a tanti cittadini veniva, addirittura, insegnato a costruire oggetti casalinghi (librerie o altro), senza preoccuparsi dei problemi che potevano insorgere per la loro salute. Quindi, tanti cittadini, oltre ai lavoratori che erano obbligati a lavorare l'amianto nelle cave, hanno corso rischi pesantissimi per la loro salute, proprio perché si ignorava, come tuttora lo si ignora su molti altri argomenti, questo principio di precauzione.
Gli ordini del giorno presentati sottolineano un'altra vicenda che, per altri versi, abbiamo già vissuto in Italia: si tratta dell'approccio tipico che, talvolta, come italiani, adottiamo, abbassando i livelli di attenzione. Se la presenza di atrazina nell'acqua è elevata, non importa alziamo i livelli dell'atrazina; se è un problema avere 100 fibre di amianto per litro d'acqua, ma ci sono molte persone che, nonostante corrano il rischio di vita, ottengono dei benefici - tra molte virgolette - si innalza il livello, così le finanze tornano a posto.
Poca fa, abbiamo discusso di imprese e progetti quasi faraonici strabilianti, in Regione Piemonte, poi, vediamo che il Governo nazionale di centrodestra, forse, per fare cassa, pensa di tagliare minime garanzie che, sicuramente, dovrebbero essere garantite alle persone che hanno svolto un lavoro altamente pericoloso, che hanno rischiato la propria vita e purtroppo, molte di loro hanno, effettivamente, pagato con la vita.
Se anche fosse superato il problema della retroattività - sarebbe veramente un'ingiustizia troppo colossale per essere accettata l'allungamento, che sembra persista per quanto riguarda l'adesione al pensionamento anticipato (passando il calcolo dall'1,50 all'1,25) rappresenta, tuttavia, un'ingiustizia.
Sarebbe utile che la maggioranza in questa Regione, che è la stessa maggioranza che si esprime a livello nazionale, si renda conto come, mentre esprime una posizione di un certo tipo qui in Regione Piemonte, la sua stessa parte politica, a Roma, è quella che ha determinato questa situazione gravissima per i lavoratori.



PRESIDENTE

I vari documenti sono quelli, così come sono stati proposti? Ci sono dei ritiri? Ci sono delle aggiunte? Ci sono degli emendamenti?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Non stavo parlando al telefono.
C'è una serie di documenti, però, alcuni non tengono conto di alcune modifiche intervenute. L'unico documento che è chiaro, nel senso che lo scrive, che tiene conto di una modifica intervenuta, sembra quello del Consigliere Tapparo: magari non è così. Mi rivolgo dunque all'Aula: i documenti presentati sono questi? C'è qualche ritiro? C'è qualche aggiunta qualche emendamento? La parola al Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere.



BOTTA Marco

Ringrazio il Presidente e tutti i colleghi per l'attenzione prestata a questo argomento. Il 3 ottobre 2003, appena evidenziato il problema rappresentato dall'articolo 47 del cosiddetto "decretone", come Gruppo presentammo un'interrogazione con cui chiedevamo al Presidente della Giunta Regionale di intervenire affinché si modificasse l'articolo 47.
In momenti successivi, mi sono rivolto prima al sottosegretario di Stato, l'onorevole Pasquale Biespoli, manifestandogli l'imbarazzo mio e del Gruppo di Alleanza Nazionale rispetto a questo provvedimento del Governo, che è un provvedimento...



(Commenti in aula)



BOTTA Marco

Cominciamo da questo, che è più sofferto. Come dicevo, ho manifestato l'imbarazzo rispetto a questo provvedimento, che - forse è già stato ricordato - viene inserito nel decretone dopo che un'apposita Commissione da quasi due anni, stava lavorando per addivenire ad una modifica generale della normativa sull'amianto che tenesse conto anche di alcuni fattori di razionalizzazione, che tutti possiamo pensare di poter introdurre.
Successivamente, abbiamo assistito al "colpo di mano" dell'inserimento nel decretone e alla susseguente richiesta di fiducia, seppur mitigata. E in proposito, devo dire che forse sono valse a qualcosa le richieste pervenute sia dall'opposizione che dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo Berlusconi.
I cambiamenti in meglio, che garantiscono i diritti acquisiti, sono già un ottimo risultato, ma io ritengo, anche a nome del mio Gruppo, che si possa e si debba fare di più. Lo dico non solo e non tanto perché provengo da una città che con questa tragedia ha dovuto fare i conti, sta facendo i conto e farà i conti, secondo i dati statistici, almeno fino al 2030 (perché la curva inizierà a calare tra il 2020 ed il 2030), ma anche perch questa Regione è quella che forse ha pagato di più, a livello nazionale ed internazionale, il prezzo della presenza di stabilimenti di produzione, di utilizzo, di cave legate a questo killer mortale.
In conclusione, non abbiamo timore di dire che il provvedimento, così com'era previsto all'articolo 47, è un provvedimento sbagliato. Il Governo secondo me, ha fatto bene a mitigarne gli effetti con il maxi emendamento che prevede la salvaguardia dei diritti acquisiti; tuttavia, questo per noi non è ancora sufficiente.
Si tratta di una materia che tocca molto da vicino migliaia di famiglie, sulla quale la Regione Piemonte sta investendo risorse, creando centri clinici e strutture sanitarie di appoggio, cercando di mitigare i danni della terribile malattia legata all'esposizione all'amianto. Se sono vere le cifre che circolano, anche rispetto al risparmio; se dovessimo tener buona una linea di ragionamento ragionieristica, che non ci piace non ci piace questo liberismo che si impossessa di tutto e questi ragionieri che sottendono i risultati a discorsi semplicemente ragionieristici - se anche dovessimo sposare questa linea, che non è quella della destra popolare e sociale, noi diremmo che neanche quel discorso è valido, perché il risparmio che si ottiene è alquanto debole.
Sarebbe dunque più logico ed opportuno far ritornare questa materia alla Commissione del Senato, presieduta dall'onorevole Zanoletti, che stava lavorando per trovare una soluzione, la più condivisa e la meno esplosiva possibile.
Credo che un impegno del Presidente Ghigo, anche nella veste di Presidente dei Presidenti, possa raggiungere questo risultato. Ripeto: su questo dramma non si scherza; su tale argomenti, come su altri, oramai non è neanche più questione di partiti, ma è una questione di una sensibilità rispetto ai problemi sociali che investono migliaia di cittadini che hanno già dato e che non meritano di essere cancellati con un colpo di penna.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Credo che la questione dell'amianto interessi tutto il Paese, ma in particolare il Piemonte, perché purtroppo ha dei siti dove una volta veniva estratto l'amianto. Mi riferisco alle miniere di Balangero Torinese e ai siti dove veniva lavorato, in particolare Casale Monferrato, con la tristemente nota Eternit. Ne ha già parlato il collega Botta ed io purtroppo, devo dargli ragione perché nonostante si sappia da tempo che l'amianto comporta, o comunque favorisce delle patologie tumorali gravissime che portano quasi sempre alla morte, effettivamente si è iniziato ad intervenire tardi.
Occorre rilevare che, a seguito di un'interrogazione presentata all'Assessore alla Sanità, a cui è stata data recentemente risposta (parliamo di martedì scorso), la Giunta ha predisposto un piano serio, che è il Piano Regionale di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'ambiente ai fini della difesa dei pericoli derivanti dall'amianto. Con questo Piano, la Regione Piemonte ha ottemperato a quanto disposto dalla legge n. 257 del 1992: bisogna ammettere che, in effetti la Regione un po' di ritardo ce l'aveva, anche perché questo piano è stato poi deliberato nel 2001, nel mese di febbraio.
Il piano dà delle possibilità estremamente utili ed interessanti.
Prevede infatti il censimento delle opere e dei manufatti contenenti amianto o prodotti che contengano parti amiantifere.
Il censimento diventa obbligatorio per gli edifici pubblici, per i locali aperti al pubblico e quelli di utilizzazione collettiva, blocchi di appartamenti che contengono amianto libero o in matrice friabile. Quindi verte sul censimento degli edifici.
Ovviamente è chiaro che il censimento può dare dei risultati nel momento in cui è obbligatorio. Infatti la Regione l'ha posto obbligatorio per quanto riguarda tutti gli edifici pubblici; ma non solo: si è anche attivata per potenziare dei centri di ricerca sull'amianto (per citarne uno, il centro di Grugliasco). Inoltre ha anche stanziato un finanziamento forse basso ma comunque importante, di 300 mila euro per ristrutturare e potenziare il centro del mesotelioma e biologia molecolare all'Azienda sanitaria ospedaliera di Alessandria. Aveva già stanziato pochi mesi fa altri fondi per potenziare un analogo centro di ricerca presso l'Azienda sanitaria di Casale Monferrato.
In questo modo si cerca di lavorare sulla prevenzione, che è fondamentale, ma si è cercato anche di prendere in tempo i casi di mesotelioma alla pleura, che danno una mortalità del 92% nei momenti iniziali; quindi, con una possibilità di salvare il paziente al più presto possibile.
Per fare questo bisogna - e la Regione lo sta facendo - tenere regolarmente sotto controllo gli ex lavoratori esposti ad amianto; quindi con un controllo periodico ed anche a periodi brevi del loro stato di salute. Infatti l'unica possibilità di salvare quelli che eventualmente si dovessero ammalare di mesotelioma alla pleura (tumore maligno caratteristico dell'amianto) è di prendere la malattia nel momento esatto in cui insorge. Qualche mese dopo è già troppo tardi, perché il decorso è rapidissimo e quasi sempre mortale.
Quindi, la Regione si è mossa - possiamo dire con un po' di ritardo - e sta operando. Ma dobbiamo andare ancora più avanti e cercare anche di risolvere i problemi delle case dove vi siano dei manufatti in amianto.
Infatti una volta i tubi e le condutture venivano fatte in eternit, e l'eternit si trova all'interno dei muri. In caso di opere murarie, il muratore che deve cambiare il tubo, arriva con il martello e senza mascherina e rompe il tubo. Voi sapete bene che il pericolo amianto è dovuto alla volatilità delle fibre, quindi al fatto di dover respirare le fibre. Quindi, il muratore che rompe il tubo, respira polveri contenenti amianto o fibre di amianto e rischia la contaminazione.
Allora bisogna anche arrivare come Giunta - e questo è un invito ulteriore all'Assessore - ad informare tutte le imprese che lavorano sul territorio piemontese (per quanto è di nostra competenza) perché prestino la massima attenzione, perché anche una singola aspirazione di particelle può comportare nel soggetto sensibile il nascere di questo tipo di tumore anche a distanza di 20-25 e 30 anni. Mentre in altre persone non sensibili che magari hanno respirato amianto per anni, questa malattia non insorgerà mai. Quindi, bisogna prestare attenzione.
Per quanto riguarda la questione della finanziaria, mi sono permesso con i colleghi di scrivere un documento anche al Ministro Maroni. E un esito l'abbiamo raggiunto: perlomeno i diritti acquisiti di chi è già andato in pensione con le agevolazioni legate ai lavoratori ex-amianto sono stati mantenuti.
Rimane ancora in sospeso una parte, che è quella relativa a chi stava per andare in pensione o a chi dovrà andare in pensione. Su questo siamo d'accordo sul fatto di chiedere che anche questa percentuale, che è variata in modo peggiorativo per chi è stato ex-lavoratore e non è ancora in pensione, sia rivista. Per cui anche nella lettera abbiamo segnalato questo fatto.
Concludo il mio intervento, che vale anche come dichiarazione di voto.
Voteremo a favore, aggiungendo anche la firma sulla mozione n. 837.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

I documenti presentati su questo tema sono i seguenti: ordine del giorno n. 830 presentato dal Consigliere Chiezzi il 13/10/2003 ordine del giorno n. 831 presentato dal Consigliere Deorsola il 14/10/2003 ordine del giorno n. 833 presentato dai Consiglieri Tomatis, Costa ed altri il 20/10/2003, con firme aggiunte di altri Consiglieri mozione n. 837 presentato dal Consigliere Cattaneo ed altri del 23/10/2003 ordine del giorno n. 841 presentato dal Consigliere Tapparo il 3/11/2003.
Risultano assorbite dalla discussione le seguenti interrogazioni: n. 2419 "Pensioni per i lavoratori sottoposti all'amianto", presentata dal Consigliere Botta M.
n. 2420 "Tagliate le pensioni all'amianto", presentata dal Consigliere Giordano n. 2466 "Lavoratori che sono stati esposti all'amianto e pensioni: grave decisione del governo Berlusconi", presentata dal Consigliere Tapparo.
Per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Tutti gli ordini del giorno ovviamente sono meritevoli. Dal dibattito sembra quasi che la decisione nella legge finanziaria sia stata assunta da un'entità astratta. Invece è stata assunta da un Governo che, attorno al problema dei lavoratori che sono stati esposti all'amianto, ha pensato di fare cassa. Quindi, è inutile non pensare poi di trovare uno strumento adeguato che sia quello di ritirare questo provvedimento o questa parte del decretone collegato alla Legge Finanziaria che interviene su questo problema.
Voglio solo ricordare che nella Commissione Lavoro del Senato vi sono 4 disegni di legge che trattano l'argomento e che propongono addirittura per abbassare il livello dei 10 anni. Si discute anche se è giusto che siano 100 particelle di amianto in sospensione ogni litro o non sia giusto un livello più basso. Infatti la medicina dice che un'esposizione anche relativamente breve (ad esempio, tre anni) anche con 80 parti di fibre per litro è ugualmente nociva, perché varia da fisico a fisico.
Qualcuno ha già evocato il fatto che il mesotelioma pleurico non dà segni premonitori, quindi non si manifesta gradualmente, ma si manifesta rapidamente ed in modo irrecuperabile.
Voglio anche ricordare che il beneficio previdenziale che talvolta si dà ai lavoratori, per questi tipi di lavoratori è un beneficio che va spesso alle famiglie per la reversibilità, perché molto spesso questi lavoratori non ne beneficiano, perché quando è esploso il mesotelioma, è difficile poi recuperarlo.
L'Assessore D'Ambrosio - citato e ringraziato dal Consigliere Rossi ha dato in modo tardivo (seppure migliore rispetto al comportamento di altre Regioni) attuazione a quanto previsto dalla legge del 1992, sulla fuoriuscita dall'amianto, che indicava come le Regioni debbano avere un piano di intervento, non solo per eseguire tutte le azioni di bonifica, ma anche per monitorare la situazione di tutti i lavoratori esposti, spesso anche inconsapevolmente, all'amianto. Mi riferiscono non solo a Balangero Casale, Collegno e Rivoli, dove sorgevano le principali industrie di utilizzo dell'amianto, ma anche a tutti i settori di coibentazione, i cui lavoratori ancora oggi non si rendono conto di essere stati esposti all'amianto. A volte sono le organizzazioni sindacali o i patronati a far presente al lavoratore che, essendo stato esposto all'amianto in una certa condizione, ha diritto ad accedere alla procedura per il calcolo più favorevole del periodo pensionistico.
Capisco che siamo nella quasi totale disattenzione di questo Governo regionale (prima, sulle infrastrutture, c'era grande attenzione e su questo tema, che coinvolge direttamente la pelle della nostra gente, vi è un'indifferenza totale) e non so se ci sarà qualcuno che potrà sanzionare questo tipo di comportamento, ma una sanzione morale, per quello che vale il mio intervento, la voglio dare.
Cosa bisogna fare? Dato che la prossima settimana il Governo darà di nuovo la fiducia alla Camera su questo "decretone", il vostro dire si contraddice rispetto alla decisione di non porre nulla in discussione.
E allora come si agisce? Si salva la coscienza nei confronti dei rapporti con persone che sono venute a parlarvi di questo tema? Cosa si deve dire? Che la sede propria per discutere questo problema è la Commissione Lavoro del Senato, dove si sta addirittura discutendo di questo provvedimento, per riconoscere maggiori diritti ai lavoratori, e non toglierli, come invece vorrebbe il provvedimento proposto dal Governo.
Essendo un tema sentito in molti Regioni, chiederei che il Presidente Ghigo, quale Presidente dei Presidenti delle Regioni, se ne faccia rapidamente interprete, affinché sul punto si incida e si ritorni almeno nella condizione attuale, che non è tra le migliori. La condizione prevista dalla legge del 1992 è contestata, sia dalla medicina per i dieci anni di esposizione, sia per il numero delle particelle per litro. C'è addirittura un dibattito al Senato per migliorare la situazione vigente mentre nella legge finanziaria c'è un provvedimento per peggiorarla.
Ovviamente, voterò tutti gli ordini del giorno perché, in sé, sono positivi, però occorre avere maggiore coerenza e responsabilità da parte del Governo regionale e non solo dire: "Sì, faccio mia questa indicazione e cerco, da domani, di interpretarla con il Governo centrale".
Voterò a favore di tutti gli ordini del giorno, anche se non sono coordinati rispetto a ciò che è successo la scorsa settimana, con una trasformazione del provvedimento del Governo. Tuttavia, il voto di fiducia e la mancanza dell'impegno da parte del Governo regionale rendono i vostri ordini del giorno poco significativi.
Dovreste chiedere un impegno reale al Governo regionale.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno n. 830 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moriconi, Papandrea, Suino.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 830 il cui testo recita: Il Consiglio Regionale considerato che Il Governo ha emanato un decreto legge sulla riforma delle pensioni che all'.art. 47, prevede dal primo ottobre '03 la rivalutazione del coefficiente per l'accesso al pensionamento anticipato per i lavoratori esposti all'amianto, dall'1,50 all' 1,25, riducendo così la possibilità per questi lavoratori di uscire dai processi produttivi a rischio Queste vergognose retribuzioni allontaneranno il riconoscimento ai diritti previdenziali a coloro che potevano acquisire la pensione di anzianità contando sul trattamento anticipato, in virtù di un lavoro altamente usurante che li pone a rischio di morte per mesotelioma pleurico e per il quale è sufficiente una sola fibra per ammalarsi di cancro.
Impegna Il Presidente Ghigo e la Giunta a chiedere al Governo nazionale il ritiro del provvedimento di legge riguardante la riforma delle pensioni per i lavoratori esposti all'amianto e a ripristinare i diritti previdenziali acquisiti nella legge 257/92.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'ordine del giorno n. 831 presentato dal Consigliere Deorsola.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere per dichiarazione di voto; ne fa facoltà.



MULIERE Rocco

Esprimo voto contrario a questo ordine del giorno. Se non andava bene una parola, la maggioranza avrebbe potuto chiedere di eliminarla, invece abbiamo discusso un'ora, sostenendo che si trattava di un problema importante che andava al di là della differenza tra maggioranza e minoranza, ed era votate contro. Questo è un atteggiamento che prende in giro. Siete voi che dovete rivolgervi alla vostra maggioranza di Governo che ha assunto questo provvedimento. Ed ora, di fronte alla possibilità di un intento comune di tutto il Consiglio regionale, votate contro l'ordine del giorno presentato dall'opposizione? Non ci sono parole. Non si sono parole, cari colleghi. Se non vi andava bene una parola, potevate chiederci di modificarla e non votare contro l'ordine del giorno presentato dall'opposizione.
un atteggiamento sbagliato. Il vostro è un atteggiamento sbagliato.



MULIERE Rocco

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



MULIERE Rocco

C'è una evidente slealtà. C'è una slealtà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

A fine dell'introduzione, chiederei al Consigliere Deorsola di ritirare l'ordine del giorno, perché appare superato dal maxi emendamento del Senato.
Colgo l'occasione per segnalare con un minimo di scandalo - se è ancora possibile scandalizzarsi in un'Aula che pensa agli affari propri - che questo ordine del giorno ha due grossi problemi.
Primo. E' di tutta evidenza che non si può chiedere al...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Brigandì...



BRIGANDI' Matteo

Mi sono girato di spalle perché speravo che qualcuno dietro mi sentisse, visto che davanti....



PRESIDENTE

Io la sto sentendo.



BRIGANDI' Matteo

Grazie Presidente, se gli altri stessero lievemente più zitti, non per me (non pretendo di essere sentito), ma quanto meno per non dare intralcio a coloro che dovranno scrivere.
Stavo dicendo che sono due i problemi che devono essere sottolineati in questo ordine del giorno. Primo. Si può veramente pensare che uno scriva che c'é un provvedimento vergognoso del Governo, che ha la stessa compagine di questa maggioranza, e poi votare a favore? Va bene che uno è imbecille però a tutto c'é un limite.
Seconda questione. E' evidente che siamo qui, come ho già detto la volta scorsa, per attuare una politica di riforma dello Stato, nel senso della devolution e del federalismo. Credo che questo Consiglio regionale non debba mai e in nessuno caso - è una mia personale opinione - occuparsi questioni tipiche della realizzazione di carattere nazionale che non sono soggette ad evoluzione. Qualora il Consiglio regionale ritenesse di doversi occupare di queste questioni ha la strada maestra. La strada maestra è rappresentata dalle riforme che il Governo sta attuando, o deve attuare con l'appoggio di tutta la maggioranza, per far sì che il fatto economico in positivo venga primariamente devoluto alla Regione in modo che questa a sua volta, possa mantenere lo Stato. Un flusso inverso di tendenza.
Questa è la strada che, secondo me, il Presidente della Giunta deve perseguire in base alla sua delega ed è la delega che ha ritenuto di mantenersi, cioè quella sull'attuazione del federalismo. Se si attua questo federalismo, e noi siamo qui per questo, solo per questa cosa, come ho già detto in altre occasione, se siamo qui per perseguire questo fine, non possiamo che cercare quei disegni di legge, che questa volta possiamo sollecitare al Governo nazionale, che tendano a devolvere il sistema in positivo, cioè delle tasse, a questa Regione la quale, a sua volta, potrà fare una politica coerente con quello che viene richiesto in questo ordine del giorno.
A prescindere da questo, chiedo al Consigliere Deorsola di ritirare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno n. 831 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il Governo ha previsto la modifica del coefficiente (da 1,5% a 1,25%) per l'accesso anticipato al pensionamento dei lavoratori esposti all' amianto un lavoratore, con il recente intervento governativo, vede dimezzato l'abbuono, per poter accedere alla pensione a soli due anni e mezzo, con il conseguente prolungamento della propria permanenza in un posto di lavoro ad altissimo rischio in Piemonte, specialmente nelle Valli di Lanzo e nel Casalese, l'amianto ha già prodotto danni gravissimi; infatti vi si registra un alto tasso di decessi per forme tumorali specifiche (mesotelioma pleurico) impegna il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Governo, perché vengano: ripristinati i benefici previdenziali, riconoscendo i diritti maturati all'entrata in vigore del decreto riviste le norme che peggiorano i criteri per giudicare l'esposizione all'amianto, non modificando la situazione esistente".
Il Consiglio approva Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno n. 833 il cui testo recita: "Considerato che l'articolo 47 del decreto-legge 29 settembre 2003, n. 269, avente per oggetto il trattamento normativo dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto che la nuova normativa citata modifica la precedente che la stessa risulta penalizzante nei confronti dei lavoratori esposti all'amianto impegna la Giunta regionale a richiedere al Governo una revisione della normativa che tenga conto delle reali necessità di tutela dei lavoratori già esposti all'amianto nonché di tutti i diritti acquisiti." Il Consiglio approva Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sulla mozione n. 837 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto), all'articolo 13, comma 8, dispone che "ai fini del conseguimento delle prestazioni pensionistiche i periodi di lavoro soggetti all'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall'esposizione all'amianto gestita dall'INAIL quando superano i 10 anni sono moltiplicati per il coefficiente di 1,5" preso atto che il decreto-legge 29 settembre 2003 n. 269 (Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici), dispone, all'articolo 47 (Benefici previdenziali ai lavoratori esposti all'amianto) che: "a decorrere dal 1° ottobre 2003, il coefficiente stabilito dall'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992 n. 257 è ridotto da 1,5 a 1,25. Con la stessa decorrenza, il predetto coefficiente moltiplicatore si applica ai soli fini della determinazione dell'importo delle prestazioni pensionistiche e non della maturazione del diritto di accesso alle medesime" considerato che è all'esame del Parlamento lo schema di testo unificato (disegno di legge n. 229 e connessi) sull'amianto considerato altresì che la stessa Commissione Lavoro e Previdenza sociale del Senato ha ritenuto "sicuramente preferibile affrontare la questione nell'ambito della procedura di esame del testo unificato dei disegni di legge" preso atto che nelle sedute del 21 e 22 ottobre 2003 il Consiglio regionale della Toscana ha iscritto all'ordine del giorno la mozione n. 656 "Questione amianto: stralcio dell'articolo 47 del decreto-legge 269 di accompagnamento alla Legge finanziaria 2004", proposta dagli On. Consiglieri Barbagli, Ghelli Bianconi, Cocchi, Roggiolani, Zirri, Monaci, Ciucchi, Carrarersi preso atto altresì che analoga mozione è stata approvata il 22 ottobre 2003 dal Consiglio regionale del Lazio con la richiesta della convocazione di un "tavolo regionale sull'amianto" nell'ambito della Commissione Speciale Sicurezza e Prevenzione nei luoghi di lavoro ritenuto necessario che la Regione Piemonte adotti iniziative analoghe a quelle già intraprese dalle citate Regioni anche in ragione del fatto che la mortalità per mesiotelioma della pleura (tumore a bassa curabilità correlato all'esposizione all'amianto) nel periodo più recente disponibile, 1988 1994 (Di Paola et al., 2000), vede il Piemonte al secondo posto sia negli uomini, con un tasso standardizzato annuo medio di 3,4 per 100.000, sia nelle donne, con 2,1 per 100.000 (fonte Arpa Piemonte, Rapporto sullo Stato dell'Ambiente della Regione Piemonte 2001) impegna la Giunta regionale ad assumere urgentemente l'iniziativa nei confronti del Governo e del Parlamento affinché sia stralciato l'articolo 47 del decreto-legge 29 settembre 2003, n. 269 (Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici) a ribadire presso il Governo la necessità di addivenire al più presto ad una riforma organica della normativa nazionale sull'amianto, attraverso l'approvazione e traduzione in legge dello schema di testo unificato (disegno di legge n. 229 e connessi)." Il Consiglio approva Sull'ordine del giorno n. 841, presentato dal Consigliere Tapparo, ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente e colleghi, a nome del Gruppo Radicale dico che sugli altri ordini del giorno ci siamo comportati dando la presenza, condividendone gli obiettivi, ma non la testualità delle formulazioni. Voteremo invece a favore dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Tapparo, forse perché è stato scritto ieri, ma è l'unico davvero puntuale e preciso nella forma e negli impegni dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'ordine del giorno n. 841 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale constatato che la legge 257 del 1992 ha previsto l'abbandono dell'utilizzo dell'amianto (estrazione, importazione, lavorazione) ed ha riconosciuto ai lavoratori esposti a tale minerale un beneficio in termini previdenziali (coefficiente di 1,5 da applicare ai periodi lavorativi trascorsi con esposizione all'amianto in modo da ridurre il numero di anni necessario per acquisire il diritto del pensionamento) visto che l'articolo 47 del cosiddetto "decretone" di accompagnamento della Legge finanziaria 2004 prevede di ridurre il coefficiente di calcolo della pensione per i periodi di esposizione all'amianto, portandolo a 1,25, ed inoltre, di limitare i benefici ai soli iscritti INAIL (escludendo così i dipendenti pubblici, ferrovieri e marittimi) e viene aumentato il numero di fibre per litro (oggi è 100) nell'ambiente di lavoro per riconoscere che ci sia stata l'effettiva esposizione all'amianto considerato grave questa scelta del Governo, in particolare per molti lavoratori della nostra regio ne che sono stati esposti all'amianto (Casale Monferrato, Balangero, zona Ovest di Torino per industrie di guarnizioni d'attrito per freni e abbigliamento di protezione, per citare i casi più emblematici) impegna la Giunta regionale a:farsi energicamente interprete presso il Governo per ottenere lo stralcio di tale articolo, lasciando che possa concludersi l'iter di vari disegni di legge che trattano specificamente il problema del rapporto tra i lavoratori che sono stati esposti all'amianto e la loro pensione che attualmente è in corso di discussione nella Commissione Lavoro del Senato della Repubblica." Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.45)



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