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Dettaglio seduta n.403 del 21/10/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.40)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Leo, Mercurio, Pichetto Fratin e Rossi Giacomo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Presidente, lei era il destinatario di una richiesta specifica, per cui dovrebbero essere previste le comunicazioni in Aula dell'Assessore D'Ambrosio sullo stato dell'intra moenia. E' una missiva che ho recapitato dieci giorni fa alla sua attenzione, alla luce anche, non tanto dell'indagine in essere, quanto della circostanza non secondaria che la materia non è normata nelle ASL dal 1997. Chiedo quindi al Presidente Ghigo se, nell'ambito della comunicazione, ha indicazioni in merito a questa questione.



PRESIDENTE

Il Presidente Ghigo aveva anticipato che avrebbe fatto comunicazioni anche su questo punto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Comunicazioni della Giunta regionale su situazione della sanità piemontese (interrogazioni assorbite dal dibattito: n. 2043 dei Consiglieri Moriconi, Caracciolo, Chiezzi, Papandrea, Suino e Tapparo inerente a: "Vicende giudiziarie che hanno coinvolto il direttore del Settore Controllo Attività Sanitarie" n. 2412 dei Consiglieri Ronzani e Suino inerente a "Tagli alla sanità pubblica piemontese e accreditamento dei soggetti privati, tra scandali e scelte politiche" n. 2416 del Consigliere Saitta inerente a "Struttura della Direzione Controllo delle attività sanitarie e incarichi di consulenza in convenzione esterna".


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., "Comunicazioni della Giunta regionale su situazione della sanità piemontese", do la parola all'On. Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo alla richiesta di comunicazioni, sottoscritta da alcuni Consiglieri, in relazione allo stato di criticità nella quale versa la sanità piemontese, secondo il loro parere. Farò altresì una considerazione sulle intenzioni della Giunta in relazione all'attuale Assessore alla sanità.
Con questa comunicazione, rispondo anche alle interrogazioni nn. 2403 2416 e 2412. Nel caso non fossi sufficientemente chiaro nell'esporre i vari temi, poiché la materia è piuttosto ampia, ho in ogni modo le risposte scritte, che lascio alla Presidenza del Consiglio ed a vostra disposizione.
Non parlerò semplicemente in ordine alle interrogazioni, ma cercherò di rappresentare alcune considerazioni specifiche sui fatti che, in queste ultime settimane, si sono verificati in materia di sanità. Toccherò, anche se non è oggetto d'interrogazione, ma immagino possa essere oggetto di dibattito, il tema del Mauriziano, su cui mi permetterò di fare alcune considerazioni.
Prima di tutto, che cosa abbiamo fatto, partendo da quello che chiamo "caso Ferro"? Abbiamo costituito, con deliberazione che risale ad una riunione di Giunta di quindici giorni fa, una Commissione di verifica interna, la quale è costituita dalla Responsabile del mio Gabinetto, la dottoressa Bottero, dal dottor Rolando (Responsabile della Divisione Pianificazione e Organizzazione), dal dottor Lesca (Direttore della Direzione Bilancio e Finanze), dal dottor Morgagni (Responsabile dell'ARES) e dall'avvocato Piovano (Ufficio Legale della Regione Piemonte). Questo gruppo di lavoro si è già riunito. Credo che, in occasione della prossima riunione di Giunta, convocata per lunedì 27 ottobre, sarà in grado di fornirci le prime considerazioni e valutazioni sul meccanismo d'accreditamento delle strutture private.
Questo gruppo di lavoro, naturalmente, è interno, perché tutti sappiamo che anche la Magistratura sta facendo le verifiche, delle quali attendiamo i risultati. Noi comunque abbiamo voluto, anche internamente alla Regione costituire un gruppo di lavoro che ci permetta di mettere a fuoco eventuali criticità che si fossero verificate nel meccanismo d'accreditamento.
A proposito della posizione del dottor Nocentini, che è stata specificatamente richiamata in una Direzione, comunico all'Aula che l'interessato è attualmente sospeso, anzi lo è da circa una settimana, in quanto il Direttore ad interim, l'architetto Robino, ha ritenuto, anche su suggerimento della Giunta, di sospendere qualsiasi tipo di rapporto professionale con questa persona. Nello stesso tempo, la decisione che abbiamo assunto è stata quella di non fare partire il bando per la sostituzione del dottor Ferro, in quanto vogliamo cogliere l'occasione era già nei nostri pensieri - per ridurre il numero delle Direzioni nell'Assessorato alla sanità. Questo sarà oggetto di una deliberazione che presenteremo - dipende molto dall'andamento della discussione sulla legge n. 51, perché può essere inserita nella discussione se i tempi sono compatibili con i nostri obiettivi - oppure presenteremo in Consiglio una deliberazione di modifica, perché mi sembra di ricordare che, per modificare le Direzioni, bisogna presentare una deliberazione che deve essere approvata in Consiglio regionale.
E' nostra intenzione di accorpare le competenze della Direzione del dottor Ferro, riordinandole tra le Direzioni dell'architetto Robino e del dottor Valpreda..
L'altro elemento che stiamo valutando è quello dei "controlli". Questo tema si articola in una considerevole quantità di riflessioni e di valutazioni che, in questo momento, stiamo tentando di mettere a punto all'interno delle strutture regionali. Vi dico subito che, oltre chiaramente ad avere accelerato, con gli strumenti che finora vi ho rappresentato, l'attuazione di controlli e di verifiche, questo è un tema che, proprio nel settore della sanità, ha bisogno di una valutazione complessiva. Allo stato attuale delle cose, non sono ancora in grado di rappresentarvi in modo definito una valutazione del genere, perché una decisione in questo senso non l'ho ancora assunta.
Vi posso esporre la mia opinione, che però non è completamente condivisa né dalla struttura, né da altri interlocutori con i quali mi sono confrontato dal punto di vista organizzativo. In realtà, vorrei togliere i controlli dalla struttura dell'Assessorato ed affidarli ad una struttura separata, in maniera particolare a quella che fa capo al dottor Rolando che si occupa del controllo di gestione dell'amministrazione regionale in senso lato. Credo che quest'ipotesi sia da prendere in dovuta considerazione e che abbia chiaramente aspetti positivi. Ne ha evidentemente altri che lo sono di meno, oppure che fanno assumere, nella discussione all'interno dell'Assessorato, considerazioni e valutazioni diverse.
Su questo tema, la discussione è aperta e naturalmente dovremo prendere una decisione che sia, nell'obiettivo che ci poniamo, lo strumento per esercitare, in modo più completo, le verifiche ed i controlli. Non che oggi le verifiche ed i controlli non siano fatti, perché sono fatti dalle ASL e dall'Assessorato, ma l'idea è di creare un meccanismo di verifica e controllo che sia, da un lato, non un ulteriore peso di tipo amministrativo, all'iter, certe volte già molto complesso, d'attuazione di determinate norme - e lo vedremo dopo, quando parleremo della libera professione e dell'intramoenia - ma che sia uno strumento, per noi amministratori e per la Regione, di certezza e sicurezza, affinché tutte le strade di verifica e controllo siano percorse ed affinché ci sia obiettivamente, la possibilità di affermare che i controlli e le verifiche vengono fatte in maniera scientificamente irreprensibile. Questo è l'obiettivo che personalmente, insieme alla struttura ed all'Assessore, ci siamo posti.
L'altro elemento sul quale naturalmente siamo subito intervenuti, è l'accordo tra le due associazioni di rappresentanza delle strutture private: l'AIOP e l'ARIS.
Nella riunione di Giunta di ieri, abbiamo sottoscritto un accordo perché su questo tema delle cliniche private e della sanità privata (chiamiamola così, per semplificazione), più volte abbiamo fatto dibattiti.
Ricordo che più volte ho detto che ritenevo - a differenza di altri modelli, che in altre Regioni del nostro Paese si sono esercitati - la sanità pubblica il cuore centrale della sanità del Piemonte e la sanità privata un'appendice sinergica, rispetto alla qualità ed alla quantità dei servizi erogati ai nostri cittadini.
Quest'ultimo anno - e lo verificheremo anche sul lavoro del gruppo di lavoro interno - abbiamo leggermente aumentato le strutture accreditate perché c'era una forte domanda di accreditamento e perché in questa direzione, non solo il modello lombardo - che per certi versi ha dimostrato anche qualche criticità - ma tutte le Regioni italiane hanno esercitato un incremento di rapporto tra servizio sanitario pubblico e servizio sanitario privato, o cliniche private.
Quest'incremento, però, doveva necessariamente essere regolamentato. In che modo, attraverso quest'accordo, l'abbiamo regolamentato? Come tentiamo ed abbiamo tentato, in passato, di regolamentare la produzione della sanità nel pubblico, abbiamo sentito la necessità di regolamentare la sanità nel privato, non come fosse un compartimento stagno a parte, ma come fosse sempre nell'ambito della programmazione sanitaria regionale, una produzione integrata, nell'interesse del cittadino, rispetto al pubblico.
In che modo questo avviene, attraverso questo accordo? Le strutture accreditate - saranno, per entrare a regime, dieci all'anno, per i prossimi tre anni (fino al 2006) - dovranno trattare il budget che la Regione assegna loro, nelle politiche di quadrante. Questo, per sopperire a quelle criticità - mi sembra ci sia un'interrogazione del Consigliere Ronzani molto articolata, su un caso specifico, della città di Biella - e per evitare il verificarsi di situazioni che tanto abbiamo combattuto nella programmazione del pubblico, che rischiavano di verificarsi con l'inserimento e l'accreditamento delle cliniche private.
Mi spiego meglio: che in una determinata zona ci fosse un pubblico che faceva certe produzioni ed un privato che faceva esattamente le stesse ed identiche produzioni, quasi in concorrenza l'uno con l'altro.
Questo, nell'ambito della programmazione dell'accordo che abbiamo raggiunto si elimina, perché la produzione a budget assegnato da parte dell'Assessorato alle cliniche private deve essere concordata con le politiche di quadrante, cioè con le aziende che fanno parte del quadrante in modo che l'input che ho dato io, sia che il quadrante indichi alle aziende private accreditate di produrre dove il pubblico ha problemi o ha problemi di lista d'attesa rispetto alla domanda del cittadino, in modo che la produzione tra pubblico e privato in ogni singolo quadrante sia organica all'obiettivo di domanda che sappiamo esserci da parte dei cittadini piemontesi.
Questo è chiaramente quello che stiamo facendo per onestà di rappresentazione del documento che abbiamo approvato in Giunta riconosciamo anche alle cliniche private un surplus di produzione per l'anno 2002, pari a 18.436.000 Euro.
Quest'incremento rientra comunque nelle previsioni di budget dell'anno 2002, in quanto abbiamo avuto, nella suddivisione dei fondi premiali che abbiamo trattato a livello romano, qualche quota di denaro in più e quindi, il 2002 viene chiuso, a livello di conteggio, inserendo anche questa quota delle cliniche private con un disavanzo di 39 milioni di Euro che è il disavanzo che oggi, quasi in modo consuntivo, dichiariamo per l'anno 2002; 39 milioni di Euro, rispetto al fondo sanitario della Regione Piemonte corrisponde all'incirca all'1%. Questo lo giudico un risultato eccellente in funzione di come era l'andamento a partire dall'anno 2002.
Considerate che questa cifra non prevede la quota di contratto che dovremo accollarci nel 2003. Infatti, il disavanzo previsto per l'anno 2003 è sensibilmente superiore proprio perché dobbiamo finanziare il contratto del personale medico 2003, retroattivo per l'anno 2002.
Dicevo che abbiamo anche stabilito, in questo accordo, il budget per l'anno 2004, 2005, 2006; se la struttura della sanità privata producesse di più di quanto noi gli abbiamo assegnato come budget, noi riconosceremmo solo il 50% del valore della prestazione, poiché non è quanto concordato.
Inoltre, mi è stato spiegato che, se non riconoscessimo un surplus nel livello di produzione, questo creerebbe un contenzioso.
Dico subito, per anticipare una considerazione che probabilmente qualcuno potrebbe farmi, che le due situazioni sono ben diverse rispetto a quella del Mauriziano di cui tanto abbiamo discusso, perché, per quanto concerne la sanità privata, la quota che abbiamo riconosciuto nel 2002 era per un eccesso di produzione; per quanto riguarda il Mauriziano: il contenzioso ipotetico innescato nei confronti della Regione era non per un incremento di produzione, ma per un incremento di tariffa, che sostanzialmente è una posizione diversa da quella che ho citato precedentemente.
Ci sono altre due considerazioni da fare, prima di passare ad altri temi, inerenti al rapporto con l'Università. Nell'ambito dei conteggi che ho fatto, relativi all'anno 2002, essi prevedono già - consentitemi il termine tecnico - il caricamento del 50% del contenzioso con la sanità.
Non solo in Piemonte, ma in tutte le regioni italiane, dopo l'approvazione del decreto legislativo n. 517 si è aperto un contenzioso per quanto riguarda gli istituti di ricerca a carattere scientifico, i Policlinici e l'Università (nel caso specifico, in Piemonte, abbiamo solo rapporti con l'Università, mentre in altre Regioni ci sono partite aperte in maniera molto più ampia). Il suddetto decreto prevede che il Governo s'impegni ad emanare, previa intesa con le Regioni ed entro il 31 dicembre 2001, tutti i provvedimenti necessari a riconfermare la piena riconduzione delle attività assistenziali svolte dalle Aziende Ospedaliere Universitarie, miste e non, e dai Policlinici, alla programmazione regionale, prevedendo un'adeguata corresponsabilizzazione finanziaria delle Università per la parte di loro competenza.
Continuiamo a chiedere al Ministero del Tesoro che sia reso operativo l'accordo dell'8 agosto, nel punto in cui si afferma che resta confermato quanto previsto al punto 13 dell'accordo stesso, nel senso che, dal primo gennaio 2001, i disavanzi dell'IRS, delle Aziende Miste e dei Policlinici Universitari, sono da intendersi a carico dello Stato.
Questa partita è ancora tutta aperta. Noi abbiamo già anticipato il 50 ed abbiamo questo tavolo paritetico con l'Università. Insieme alle Regioni Emilia Romagna e Toscana, siamo l'unica Regione ad avere già pagato il 50 di questo fatidico 100, ma c'è ancora una parte di contenzioso che, prima o poi, dovremo mettere a posto, che riguarda le Molinette, il San Luigi ed il Maggiore di Novara (le tre sedi Universitarie della nostra Regione).
Per quanto riguarda l'andamento della spesa sanitaria per il 2003 e la quota che riguarda l'applicazione del contratto (chi di voi segue la materia sa quanto questa discussione, anche a livello nazionale, ci ha visto protagonisti), pari a circa 110-115 milioni di Euro (si tratta di grandi somme di cui le Regioni dovranno farsi carico, ma la nostra è una quota parte, benché alla Regione Lombardia, viste le sue maggiori dimensioni, l'applicazione del contratto costerà 300 milioni di Euro), noi ce ne vorremmo fare carico, anche se la battaglia con il Governo, nella discussione della Finanziaria, vede questo come uno dei punti sui quali abbiamo ancora qualche speranza di giungere ad una definizione. Considerate che questo comporterà un incremento di spesa di circa 110 milioni (forse anche qualcosa di più) o, meglio, di circa 140 milioni di Euro.
L'applicazione del contratto per l'anno 2003, retroattivo al 2002, costerà alla nostra Regione, all'incirca 150 milioni di Euro.
Questo è, di fatto, il disavanzo al quale, ipoteticamente, andremo incontro nell'anno 2003. Ciò significa - lo voglio precisare - che se non ci fosse l'applicazione del contratto, l'anno 2003 lo chiuderemmo tendenzialmente al livello dell'anno precedente, con le stesse cifre: anzi avremmo, addirittura, una performance migliorativa rispetto a quei dati.
Dati, comunque, scritti nelle comunicazioni che lascio al Consiglio e che potrete verificare e considerare.
Relativamente al discorso sulla libera professione e sull'ultimo caso anche se non è stato richiamato (è stato richiamato adesso dal Consigliere Contu), si entra nel novero delle ipotetiche situazioni di controllo che non sono così semplici. In effetti, la Giunta regionale non ha emanato un proprio provvedimento regolamentare - e ce ne assumiamo la responsabilità ma, come non lo abbiamo fatto noi, non lo hanno fatto neanche altre Regioni.
La normativa, che oltretutto si è modificata nel corso degli ultimi anni in maniera piuttosto consistente, è entrata così nel dettaglio e non abbiamo ritenuto di dover assumere un provvedimento attuativo. Di conseguenza, abbiamo lasciato ad ogni singola azienda, nella propria autonomia, la facoltà di dotarsi o no di un regolamento interno sull'intramoenia.
Esprimerò poche considerazioni sul caso specifico; essendoci un'indagine in corso, non voglio minimante interferire sul suo prosieguo ma dico semplicemente che adesso, in un arco di tempo che mi sento di stimare in due mesi, la Giunta regionale emanerà un provvedimento che tenterà di creare situazioni di maggior tranquillità e migliori strumenti di verifica, nell'eventualità si ripetessero situazioni anomale come quelle ipotizzate al CTO.
Voglio citare un caso. La legge prevede che il libero professionista non produca più del 50% in intramoenia, rispetto a quanto prodotto nella struttura ospedaliera. Sappiate che, nel caso specifico, la percentuale è decisamente inferiore al 50%. Non so se si tratta di un elemento che possa chiarire la situazione, ma dalle schede che ho avuto modo di leggere e che staticamente mi sono state rappresentate, questa percentuale non viene superata in nessuna struttura sanitaria della Regione Piemonte. Su questo punto, quindi, l'impegno è di due mesi per regolamentare ulteriormente questo aspetto.
L'ultimo punto di cui voglio discutere, dopo avere fatto questo breve accenno sulla libera professione, è il Mauriziano. Il Mauriziano ha presentato un progetto di riorganizzazione, che deve essere poi approvato dalla Regione Piemonte. Qui siamo nell'ambito dell'autonomia delle aziende come, d'altro canto, avviene anche nell'interlocuzione con le aziende direttamente collegate alla Regione. Il Mauriziano, come tutti sapete, è una struttura anomala che dipende dal Ministero degli Interni e dal Ministero del Tesoro.
Credo che questo piano abbia due meriti, anche se nel dettaglio ci riserviamo di esprimere, facendo le dovute valutazioni, il nostro parere.
D'altro canto, abbiamo proposto al Mauriziano di sottoscrivere una convenzione; il Mauriziano si è reso disponibile a farlo e, appena avremo gli elementi concreti, lo faremo. L'unica cosa che vi posso dire con certezza, dato che ognuno può dare una libera interpretazione alla presentazione del piano, è che la produzione che il Mauriziano si impegna a realizzare nel 2004, cioè le prestazioni che fornirà ai cittadini piemontesi (torinesi in particolare) è identica a quella del 2003. Non si può vendere la ristrutturazione del Mauriziano come un depauperamento della struttura, perché se...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

CONTU Mario (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Sono gli stessi del 2002?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questi non sono i dati, comunque quelli del 2004 sono gli stessi del 2003 e sono, tecnicamente, come adesso mi dicono, gli stessi del 2002.
Ribadisco i dati tecnici che mi vengono forniti.
Secondo me, non si possono - e non sarebbe giusto - fare polemiche su una riorganizzazione che, d'altro canto, anche noi abbiamo attuato in alcune strutture ospedaliere (ASO e ASL regionali, piuttosto che ASO).
Quando di due chirurgie generali se ne fa una, quando di due medicine generali se ne fa una, si va nella direzione di razionalizzazione e di contenimento delle spese. A fronte di una produzione che nel 2004 sarà identica a quella del 2003 ed identica a quella del 2002, questo piano presenta un incremento di produzione rispetto a Candiolo; un aspetto di cui sentivamo chiaramente la necessità, anche in funzione di quello che Candiolo rappresenta, in quanto è un'associazione di raccolta spontanea di risorse per la ricerca sul cancro. Voi sapete che Candiolo ha chiesto l'accreditamento di un certo numero di letti per garantire anche la degenza, com'è previsto nel piano del Mauriziano.
Dico che, prima di rappresentare il piano del Mauriziano come un piano che depaupera uno dei principali ospedali della città di Torino, si debba attendere, se non altro, di avere elementi più concreti, e di verificare che, a fronte di qualche sacrificio personale, c'è un vantaggio molto superiore per la collettività.
Voglio concludere dicendo che, in una seduta successiva (mi rendo conto di aver parlato molto a lungo), mi piacerebbe poter riprendere il tema degli investimenti nel settore della sanità, perché credo che sia arrivato il momento che il Consiglio sia messo al corrente di quello che stiamo facendo.
La delibera che avete approvato in Consiglio regionale quindici giorni fa sull'ex art. 20 è già un impegno consistente per quanto riguarda l'edilizia sanitaria, ma io m'impegno fin da oggi, quando il Consiglio lo riterrà opportuno, a calendarizzare una seduta nella quale vi rappresenter lo stato d'avanzamento dei rapporti e degli approfondimenti sulle scelte di realizzazione della cosiddetta "cittadella della salute" o "Molinette 2" come si vuol chiamare e l'aggiornamento sulla situazione dell'ospedale Maggiore di Novara, altro punto sul quale, chiaramente, noi riteniamo che le risorse che riusciremo a reperire da questa razionalizzazione debbano essere spese per finanziare progettualità nuove e sviluppo nella nostra sanità.
Vedrete anche, dal documento finanziario (che a tempo debito presenteremo in Consiglio), che ci sono voci specifiche che vanno nella direzione di un impegno, su conto capitale, a favore della sanità, per dare un segnale d'attenzione in vista dell'ammodernamento delle nostre strutture sanitarie.
L'altra considerazione che mi è stata richiesta nella nota di comunicazione che i colleghi mi hanno rappresentato riguardava la domanda sulle mie intenzioni nei confronti dell'Assessore D'Ambrosio. Su questo tema, non do nessun chiarimento, perché non ho nessun chiarimento da fornire all'aula. Nel momento in cui avessi indicazioni da rappresentarvi sarà mia cura venire in quest'aula e rappresentarvele.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Mi apprestavo a seguire questo dibattito come uno dei tanti dibattiti di aneddotica metà giudiziaria e metà sanitaria.
In realtà il Presidente Ghigo ci ha fornito, ritengo per la prima volta da parecchio tempo a questa parte, un'indicazione di prospettiva di programmazione in ordine a una serie di problemi che non sono enunciati od evocati nell'emergenza della cronaca, ma che entrano a far parte delle riflessioni della politica.
Non abbiamo, temo, né i tempi né i modi per approfondire una serie di indicazioni fornite dal Presidente. Mi limito, ponendolo fra parentesi rispetto al merito dell'intervento che farò, a rilevare come, ancora una volta, il Presidente della Giunta regionale e la Giunta regionale ritengano di dovere contrapporre ad un modello sanitario più o meno esecrato, come quello lombardo, un modello ed un'originarietà piemontese.
Immaginando il sistema, sostanzialmente concertato e programmato pubblicamente, del sistema degli accreditamenti, io continuo a prendere atto del fatto che questo comporta come risultato che, anziché avere, nella nostra Regione, un mercato delle prestazioni sanitarie, abbiamo un mercato degli accreditamenti. Questo è il risultato.
Noi abbiamo un mercato degli accreditamenti, non abbiamo un mercato delle prestazioni con il risultato, anche in termini di politiche di bilancio. Paghiamo le stesse tasse dei cittadini lombardi, ma in generale utilizziamo l'importo del gettito di quest'imposizione per finanziare i disavanzi, non per accrescere la domanda sanitaria.
Anche qui, estremamente tra parentesi, il dato lombardo è un dato allarmante in termini di politiche di bilancio perché la liberalizzazione degli accreditamenti ha prodotto un rimbalzo della domanda sanitaria. Non è così drammatico in termini di costo unitario delle prestazioni. Il sistema lombardo è stato un sistema anche di razionalizzazione del costo delle prestazioni, ma ha innescato inevitabilmente una dinamica di crescita della domanda sanitaria, moltiplicando ovviamente i punti di erogazione delle prestazioni.
Dicevo, mi ero preparato ad una discussione di aneddotica sanitaria e quindi voglio, per una volta, fare la mia parte presentando, al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore regionale alla sanità, un caso assolutamente monumentale di assenza di controlli e di abuso di violazione di legge in quella sorta di Vietnam amministrativo che è diventato l'Assessorato regionale alla sanità.
Come il Presidente saprà, o forse no, ma glielo dico io, la Regione Piemonte ha fra i vari compiti, con le proprie strutture sanitarie, anche quelli di aggiudicare una serie di progetti che sono finanziati con una parte del fondo sociale nazionale, che si chiama tecnicamente "Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga".
La disciplina di aggiudicazione di questi progetti è una disciplina particolarmente puntuale, quindi farraginosa ed eludibile, che riserva ad una Commissione di valutazione, presieduta da un consulente regionale, la valutazione di questi progetti ed affida a questo solo consulente, per così dire monocraticamente, il compito di aggiudicare quell'altra parte di progetti che vengono comunemente definiti di interesse regionale.
Allora informo il Presidente della Giunta regionale, che immagino non conoscerà la notizia, che la Regione ha provveduto ad aggiudicare questi progetti: sono otto i progetti che sono stati finanziati per un totale di circa quattro miliardi di vecchie lire. La metà di questi finanziamenti sono stati assegnati a due progetti dell'ospedale Gradenigo. Informo il Presidente della Giunta regionale, perché probabilmente non sa neppure questo, che colui che ha assegnato questi finanziamenti è un dirigente dell'ospedale Gradenigo.
Quindi noi ci troviamo di fronte ad una situazione apparentemente uso eufemismi - abbastanza paradossale.
Noi abbiamo una Commissione che è istituita dall'Assessore, che è presieduta fiduciariamente da un delegato dell'Assessore, casualmente un dirigente dell'ospedale Gradenigo (non so se in aspettativa o meno) che monocraticamente, decide che due dei quattro miliardi che vengono distribuiti con le provvidenze di questo fondo vanno, guarda caso all'ospedale Gradenigo.
Si tratta di un caso a finanziamento di un progetto chiaramente illegittimo - poi lo vedremo dal punto di vista giuridico - nell'altro caso a finanziamento di un progetto che ha le caratteristiche dei progetti finanziabili. Non rientra invece nelle caratteristiche di questi progetti il beneficiario, che non è un'azienda sanitaria locale, ma, come il Presidente dovrebbe sapere, un ospedale molto più simile ad un Mauriziano che ad un presidio di ASL, quindi sprovvisto di una serie di titolarità giuridiche riconosciute alle aziende sanitarie.
La pregherei, Presidente, di due cose: la prima di rimuovere immediatamente dall'incarico questo consulente, di cui non faccio il nome la seconda di bloccare immediatamente questi finanziamenti che si è, per così dire, autodato nella doppia veste di Presidente del Comitato di valutazione e di dipendente del presidio (che riceve questi benefici finanziari), e di considerarlo come uno dei tanti esempi di come il sistema dei controlli all'interno della sanità piemontese non dipenda unicamente da ragioni tecniche, ma anche - come questo caso evidenza in maniera chiarissima - da ragioni di volontà politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne va ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Signor Presidente, siamo convinti, com'è convinta la grande maggioranza dei cittadini piemontesi, e come credo sia convinto anche lei, che, per quanto riguarda la sanità piemontese, ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza.
Questa emergenza è segnata da molti aspetti e gli scandali che periodicamente hanno investito la sanità piemontese rappresentano uno di questi aspetti, anche se non l'unico.
Come è noto, veniamo da un periodo nel quale la questione degli scandali si è intrecciata con la vicenda drammatica, dal punto di vista della gestione, della sanità piemontese e della valutazione che questa ha comportato sulla qualità delle sue prestazioni e, oserei addirittura dire sullo stato d'animo che pervade la sanità piemontese e il suo rapporto con i cittadini.
I casi di cui lei ha parlato al termine del suo intervento, come quello relativo all'Ordine Mauriziano, ne sono l'ennesima e ulteriore riprova.
Altri miei colleghi interverranno su questi punti, ma non può negare che ci troviamo nuovamente di fronte ad una città che vive la sensazione di una perdita di strutture per lei così rilevanti e così importanti.
Naturalmente si può discuterne, ma mi pare che siano pochi coloro che, a Torino e in Piemonte, ma anche nella sua Giunta, negano questo carattere di emergenza che la sanità piemontese attraversa, o che negano una situazione di profonda crisi nella quale vivono strutture e personale, che sono indubbiamente di valore e capaci di caratterizzare la sanità piemontese come una sanità di eccellenza.
In questa situazione cosa sta capitando? In questa situazione, che consideriamo di emergenza, si è aperta, tra i partiti della maggioranza non ho ancora capito, signor Presidente, se lei partecipa o no a questi incontri e a queste riunioni - una discussione nella quale la questione della sanità e dell'Assessore che la dirige è intrecciata a mille altre questioni: gli equilibri generali di Giunta, le prospettive elettorali e tanti altri aspetti. Sono segretario di partito e non disprezzo affatto queste discussioni; non considero indegno discutere dei problemi che riguardano le prospettive delle elezioni provinciali o gli equilibri fra le forze politiche, ma ciò che stupisce e scandalizza (se la parola non offende nessuno) è il fatto che questo avvenga senza capire che oggi c' bisogno di tirar fuori la sanità dalla situazione in cui è incappata, da questa trattativa, da questi tavoli di scambio, e di farne oggetto di un'iniziativa straordinaria che dia ai cittadini e alla sanità piemontese stessa il segno di una scelta nuova, di una volontà di rimontare una situazione che altrimenti sarebbe compromessa. Si tratta di una scelta di svolta, di rottura rispetto al passato.
Noi le chiediamo, Signor Presidente, di esercitare i suoi poteri. Lei ha sostenuto - e immagino che sosterrà fra qualche settimana, quando discuteremo di Statuto - di essere un Presidente nel pieno dei suoi poteri.
Ma questa è una rivendicazione priva di senso se questi poteri non vengono esercitati o se questi poteri vengono consegnati ad un tavolo di trattativa, al quale, come ripeto, non so neanche se lei partecipa.
Noi le chiediamo, quindi, di indicare rapidamente un nuovo Assessore e di farlo dando un segnale di una scelta di mutamento, di svolta qualitativamente diversa dal passato, e di riaprire immediatamente, sulla base di questo nuovo fatto politico, una discussione sulle politiche sanitarie della Regione, discussione che manca. Alla base di questa crisi lei non può dimenticare il fatto che un piano che avevate immaginato e presentato è stato respinto da tutto il Piemonte e oggi ci troviamo in una situazione nella quale un'alternativa non è stata ancora disegnata e delineata.
Concludo il mio intervento rimarcando altri due aspetti, perch costituiscono, a mio avviso, un punto importante.
Noi abbiamo bisogno - perlomeno questa è la nostra opinione - di una politica che faccia un importante passo avanti, riaffermando il suo ruolo sia nella programmazione sanitaria, sia nella programmazione della sanità piemontese, sia nella costruzione dei meccanismi di controllo che oggi sono completamente insufficienti. Abbiamo altresì bisogno di una politica che faccia tre passi indietro dal punto di vista della gestione. Abbiamo bisogno che i Direttore generali delle ASL e delle ASO non siano più spartiti fra i partiti, come avete fatto voi e come abbiamo fatto anche noi in passato. Abbiamo bisogno di un segno diverso da questo punto di vista, attraverso un atto che restituisce alla sanità piemontese fiducia in se stessa, e che restituisca a questo mondo la possibilità di sapere che si scommette su energie migliori. Si costruiscano dei meccanismi di selezione diversi, ma si chiuda una fase nella quale la politica, da un lato, rinuncia ai suoi compiti di indirizzo e di programmazione, e dall'altro, invece, occupa, in modo ormai insopportabile, lo spazio della gestione e del potere.
Noi le chiediamo un atto coraggioso in questa direzione. Se lo farete per quanto ci riguarda, saremo un'opposizione capace di apprezzare scelte che diano un segnale e vadano in una direzione nuova. Altrimenti, questo sarà il primo atto programmatico per la nuova sanità che proporremo ai cittadini piemontesi per costruire un'alternativa al vostro Governo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, condivido l'intervento fatto poc'anzi dal Consigliere Marcenaro, aggiungerò, quindi, soltanto alcune considerazioni.
La prima non può che essere relativa al clima di assuefazione che, in qualche maniera, caratterizza il Presidente Ghigo per ciò che sta capitando ormai da anni.
Comprendo le sue difficoltà, ma non si può diventare assuefatti dopo la vicenda Odasso, dopo la vicenda Di Summa o ancora dopo la vicenda Ferro. Non si può pensare che basti una risposta tecnica, o presunta tecnica, ai problemi, perché le questioni, come ricordava poco fa il collega Marcenaro, sono più complesse.
Presidente, in fondo lei dà la sensazione di una grande impotenza politica, nel senso che l'elezione diretta assegna al Presidente della Giunta un potere enorme, che lei continua a non esercitare.
Tanti politici e tanti cittadini piemontesi si chiedono come mai il Presidente Ghigo che non va d'accordo con l'Assessore D'Ambrosio e lo vuole mandare via, perché non lo fa? Il Presidente Ghigo, che è un moderato perché non compie quest'azione? Emerge l'opinione che, in qualche maniera il Presidente subisce un ricatto di carattere politico. Io comincio ad essere della stessa opinione. Il Presidente Ghigo è ricattato perché, per la sensibilità che ha verso l'opinione pubblica, queste operazioni le avrebbe già compiute in passato. Non le ha compiute perché, sicuramente c'è qualche fatto, qualche elemento che non è soltanto un problema di rapporto con Alleanza Nazionale. C'è qualcosa di più. Presidente, deve compiere un atto immediato.
Il Presidente Ghigo, parlando del caso Ferro ha fatto cenno alla Commissione interna per gli accreditamenti. Vorrei dare un suggerimento al Presidente, una traccia di lavoro che può essere utile per evitare di perdere tempo. La traccia è questa. L'ARPA svolge bene il proprio lavoro per l'accreditamento definitivo, ha strutture, è dotata di personale veramente capace, fa rilievi giusti e, molto spesso, nonostante alcuni rilievi, la Giunta regionale, autorizza gli accreditamenti definitivi.
Poiché l'ARPA svolge bene il proprio lavoro, è inutile lavorare sugli accreditamenti definitivi. Il problema è lavorare sull'accreditamento che è un atto della Giunta. Cos'è capitato in questi anni? Si è partiti con gli accreditamenti provvisori, magari per posti di lungodegenza. Poi, con variazioni successive, con cui i posti di lungodegenza si sono trasformati in posti di chirurgia, di ortopedia, di cardiochirurgia, ecc., si è arrivati all'accreditamento definitivo su queste variazioni. Non si è mai valutato il fatto - questo è il problema vero - che quella produzione che potevano svolgere i privati, poteva essere utile e complementare al servizio pubblico. Alla Clinica Cellini è stata accreditata la cardiochirurgia, ma sappiamo qual è la produzione di cardiochirurgia delle strutture pubbliche e private? Era proprio necessario? Si è valutato se la cardiochirurgia alla Clinica Cellini è utile? Oppure, è qualcosa di più c'è un disegno, che è quello di rinunciare alla produzione pubblica per dare più produzione alla Clinica Cellini (per parlare della Cellini)? Questo è quello che è avvenuto.
Un altro caso è quello della Casa di Cura Eporediese, che trasforma posti di lungodegenza nel 2002 in posti di chirurgia. Che cosa dice la Giunta regionale in merito? La Giunta dice: "Guardando il parere della Direzione Programmazione, questo cambiamento è difficile da valutare perché bisognerebbe riconoscere il bisogno". Dopodiché dice: "Va beh, il direttore ci ha ripensato, poiché il Direttore dell'ASL locale afferma che va bene, le cose vanno bene". Si rinuncia ad un ruolo di programmazione che definisce la produzione pubblica e la produzione privata.
Concordo sul fatto che non bisogna demonizzare la sanità privata, che può svolgere sicuramente un ruolo importante, ma bisogna definire prima la produzione pubblica. Qual è il problema? Attraverso gli interventi di questi anni, state riducendo la produzione pubblica per darla ai privati.
Di fatto, è così. D'altronde, il Presidente ha detto: "18 milioni in più di euro per il 2003", ma ricordo ancora otto miliardi nel 2001.
Anche nell'accordo, che il Presidente ha citato, con l'AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata), che ho letto con attenzione emerge un principio che è contrario ad una logica di salvaguardia dell'interesse pubblico. Il principio è questo. Si afferma che il budget 2003-2006, per i privati, sarà definito annualmente per le attività di ricovero e per singole strutture erogatrici. Il volume di attività, tenuto conto delle specialità, sarà nuovamente definito in proporzione alla capacità produttiva di ciascuna struttura privata. Non è stata fatta, a priori, la valutazione se l'accreditamento poteva servire complessivamente al servizio; oggi, con quest'accordo, si dice che alle cliniche private viene riconosciuto ciò che sono capaci di produrre. La valutazione sulla capacità di produzione non è stata fatta, come è successo per la cardiochirurgia in passato, con la San Gaudenzio, con Villa Maria Pia. E' stata ridotta la produzione nella struttura pubblica, per dare più produzione alla struttura privata. Si continua su questa strada.
Per quanto riguarda la questione dei controlli, Presidente, il problema non è se affidarlo ai comitati di gestione, il problema è politico. C'è da chiedersi se la posizione politica della Giunta, il Presidente in testa sia stata una posizione che ha favorito i controlli oppure che li ha evitati. Questo è un problema che risolverà la Commissione d'inchiesta da lei richiesta. La Commissione d'inchiesta verificherà come ha operato l'ARPA, l'ARPA dirà che va bene, il problema è come sono stati fatti gli accreditamenti.
L'altra questione è questa. Credo che il Piemonte si aspetti dal Presidente una reazione di carattere etico per ciò che è capitato. C'è tanta gente seria che lavora negli ospedali, la sanità va abbastanza bene ma quelli che vi lavorano non ce la fanno più: aspettano una risposta forte dal punto di vista etico, in modo da essere incoraggiati. Altrimenti questo metodo di giustificare tutto, anche le persone che hanno operato male, danneggia complessivamente il sistema pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anch'io non posso che aggiungere la mia voce alle considerazioni di stupore.
Sono anch'io esterrefatto dalla relazione del Presidente Ghigo, sembra quasi che non sia successo nulla, che non stiamo parlando della sanità, che rappresenta il grosso dell'attività della Regione Piemonte, il grosso di quanto la Regione Piemonte amministra e su cui misura la sua capacità di iniziative. A sentire il Presidente Ghigo, sono successi alcuni fatti marginali, per cui bisognerà intervenire e compiere alcune azioni di controllo. C'è da rimanere esterrefatti di queste considerazioni di fronte alla realtà, alla percezione che hanno i cittadini, e non solo, della situazione. Tutti quanti ci saremmo aspettati un intervento diverso, più forte, o almeno lo auspicavamo. Forse, aspettarsi questo è aspettarsi troppo da un Presidente che, in questi anni, ci ha abituati a comportamenti del genere.
C'è un elemento di continuità nel comportamento del Presidente Ghigo: è tranquillo, cerca di non modificare quasi nulla. Sembra quasi ci sia una preoccupazione, una paura di toccare una pedina, qualcosa che possa provocare una reazione a catena. Anche le conclusioni del Presidente relativamente all'Assessore D'Ambrosio, sono del tipo: "Vedremo giudicheremo. Se ci saranno comunicazioni da fare, le farò tra alcune settimane". Ma noi volevamo oggi delle comunicazioni! Se sulla vicenda, che riguarda i funzionari, c'è un'indagine in corso le decisioni che riguardano la Giunta e gli Assessori sono compiti del Presidente Ghigo e dalla sua maggioranza, ma sopratutto del Presidente, il quale ritiene che, al momento, non ci sia nessun problema.
E' un elemento di sottovalutazione enorme dei problemi che emergono.
Questa è l'ennesima, e forse più grave, crisi che conosce la sanità. A questi problemi si dà una risposta del tipo: "Se non avrò sufficienti pressioni dall'alto per modificare il quadro, non lo farò". Questa situazione, questa inspiegabile incapacità d'azione crea qualche perplessità. C'è da chiedersi come mai non si sia in grado di intervenire sulla struttura della Giunta, non si riesce a modificare un Assessore che forse, avrebbe già dovuto presentare direttamente le dimissioni, visto ci che è accaduto in tutti questi anni. Ma se non lo fa, il Capo della Giunta nonché capo di questo Governo, non è in grado di muoversi, perlomeno finch non perverrà qualche input dai partiti di maggioranza e dai loro responsabili. Tutti i giornali discutono di questo argomento, ma non il Presidente Ghigo.
Dall'altro lato, vi è una continuità con la non-azione che la Giunta ha operato in questi anni. Credo che ci siano alcune affermazioni particolarmente gravi nella parte finale del suo intervento, quando dichiara: "Vi comunicherò, nelle prossime settimane, una serie di megainvestimenti che abbiamo intenzioni di fare". Ma il Piano regionale sulla sanità no, quello non si discute. Mica devono stare lì dentro? Riguardano decisioni che arbitrariamente prenderà il Presidente Ghigo, che ci comunicherà le realizzazioni che verranno fatte, e la sua maggioranza.
Da questo punto di vista, traspare l'impressione di una continuità nell'azione. Perché si fa questa relazione? Perché c'è questa banalizzazione del problema? Perché, in fondo, il compito principale che questa Giunta si è attribuita, probabilmente, è un altro, quello di distruggere la sanità pubblica, di essere un "killer" della sanità pubblica. Da questo punto di vista, il compito non è ancora stato svolto definitivamente, quindi la squadra che finora ha agito va confermata, perché l'obiettivo deve essere raggiunto.
Credo che non si possa accettare tutto questo. Bisogna trovare il modo per far capire che la politica deve assumere un'altra svolta. Penso che si debba chiedere una vera e propria mobilitazione contro questo tipo di politica, anche per far sì che, se non ce la facciamo adesso, se non ce la farà il Presidente Ghigo, ci sia la prospettiva, per il Piemonte, di una rapida svolta nella gestione complessiva del Piemonte, in particolare per il settore della sanità, che, in fondo, è il più importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Sarò breve, perché credo che chi mi ha preceduto abbia posto la questione che forse più ci sta a cuore.
Il sistema degli accreditamenti ha messo allo scoperto un punto debole: ancora una volta la Magistratura ha dovuto fare la sua parte. Le dico subito, Presidente, che personalmente apprezzo l'idea del quesito: "Chi controlla il controllore?". Forse, oggi, la scelta indicata di separare fisicamente (se non ho inteso male) gli ambiti delle direzioni su chi gestisce di fatto in prima linea la sanità, ritengo debba essere sottoposta ad un organismo di controllo che vigili sull'applicazione delle norme.
Presidente, le suggerisco, però, di fare un passo avanti: operi anche sul terreno del controllo di gestione.
Non sono assolutamente convinto che il dato di previsione sul bilancio dei conti delle ASL e, più in generale, dei conti della sanità, corrisponda esattamente alla realtà dei fatti. Da questo punto di vista, lancio un appello perché probabilmente la realtà è falsata e sulle mille modalità per falsare un dato di bilancio ormai esiste una giurisprudenza consolidata. Sarebbe utile, a consuntivo, che lei comunicasse all'Aula quanto del debito sia stato sanato attraverso la vendita del patrimonio immobiliare, che forse è ancora di scarsa consistenza, ma è un dato di estrema preoccupazione.
Molto velocemente, intervengo sulla questione dell'intramoenia. Oggi si è assunto la responsabilità di richiamare il DPCM del 27 marzo del 2000 il cosiddetto "decreto Bindi", che all'art. 14 fissava i termini per l'attuazione. Le suggerirei di notare cosa prevede la mancata applicazione delle novità introdotte dal decreto Bindi in materia di intromoenia. Glielo cito testualmente: "I Direttore generali attuano le disposizioni di competenza in materia di attività libero-professionale entro il termine previsto dalla disciplina regionale e, comunque, non oltre 90 giorni dall'entrata in vigore del presente atto di indirizzo".
Il soggetto, Presidente, sono i Direttori generali. La mancata assunzione delle iniziative configura le ipotesi e dà luogo alle sanzioni normate dal comma 11 dell'art. 72 della legge n. 448. Sostanzialmente è motivo di revoca dell'incarico di Direttore generale. Ne prenda consapevolezza, Presidente, perché le leggi si fanno per essere rispettate.
Quindi, la mancata emanazione delle normative di indirizzo che recepivano il decreto Bindi rimanda all'impianto sanzionatorio della legge n. 448, di riferimento, sulla libera professione.
A titolo di cronaca, l'ultima norma in materia emanata dal CTO è del luglio 1997, tre anni prima del varo del decreto Bindi.
Per quanto riguarda la questione relativa al Mauriziano, si possono barare i numeri e le carte, ma come si fa a sostenere che è garantito il volume produttivo? Quando si è parlato di Mauriziano, spero che il Presidente non si fosse limitato all'Umberto I, ma si fosse riferito all'Ordine Mauriziano e al ruolo sostitutivo che ha svolto nella Regione.
Come si fa a sostenere che si hanno gli stessi voluti produttivi nell'ospedale di Lanzo, sul quale lei ha speso molto impegno a difenderlo quando i posti letto, dall'inizio del 2002 ad oggi, sono passati da 170 a 110 e sono stati chiusi tutti i reparti di Chirurgia? Come si fa a sostenere che siamo in presenza di un mantenimento dei volumi produttivi? Questi sono i quesiti. Bisognerebbe stare realisticamente con i piedi per terra. Esprimiamo quindi la preoccupazione già espressa dal mio Gruppo per nome del collega Papandrea. Bisogna cambiare registro, e un modo per farlo è attraverso la correttezza dell'informazione rispetto al Consiglio sullo stato reale della sanità, ma soprattutto servono i controlli probabilmente con organi separati, perché bisogna difendere la sanità pubblica.
Questa sanità è un punto di eccellenza nella nostra Regione e non la possiamo mortificare sottoponendola continuamente all'attenzione dell'opinione pubblica per i soli aspetti di negatività che essa presenta dietro ai quali vi sono responsabilità individuali e politiche della Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Nel suo intervento, Presidente Ghigo, l'atto politico che doveva essere il primo - il ritiro delle deleghe dell'Assessore D'Ambrosio - non solo è diventato l'ultimo, ma addirittura non c'è.
Mi sono posta delle domande, alcune di ordine politico; inoltre, voglio fornirle qualche elemento tecnico che magari le consenta di ritirargliele entro stasera.
Il primo: ritengo che l'elemento politico sia la strettoia di ordine politico grave, nella quale si sono trovati, in particolare, i due più grossi partiti della maggioranza (Alleanza Nazionale e Forza Italia) nell'ambito della sanità, come in un campo in cui, tra di loro, non devono toccare equilibri e settori.
Certo, l'Assessore D'Ambrosio, o forse anche il suo partito, ha molto lavorato su alcuni di questi settori; in particolare, il settore dell'accreditamento e la vicenda relativa alle cliniche private.
Vede, Presidente Ghigo, lei ha fatto delle affermazioni corrette quando ha detto che in Piemonte, in percentuale, si sono spesi meno soldi pubblici e più soldi privati - e questo è grave - ma che quelle percentuali non sono state stravolgenti. Difatti, c'è stato un aumento che ha portato intorno al 7-8%, un più 35% a un certo punto, e tutto sembrerebbe, se il dato è letto in questa chiave e in questi termini, un aumento fisiologico, magari non dei migliori, tra i più concorrenziali nella sanità privata.
Presidente Ghigo, il dato si legge in modo molto diverso; questi dati li ho richiesti e ho cercato, in due giorni, di fare un approfondimento che seguirà anche nei prossimi giorni. L'aumento del 35%, che, se fosse spalmato su tutte le cliniche private del Piemonte, darebbe quel 7-8 quindi cifra quasi irrisoria, è invece concentrato su meno di un terzo delle cliniche private piemontesi. Non solo, e le porto un esempio: ce ne sono alcune che iniziano negli anni fatidici del '96-'97, magari con 200 milioni, e finiscono, dopo il 2000, con 200 miliardi di vecchie lire.
Queste cliniche, questo terzo delle strutture private su cui si concentra tutto l'aumento del 35%, che a questo punto, sì, diventa altissimo, non solo ha una concentrazione di strutture, ma ha anche una concentrazione di interventi. Tutto incomincia, ad esempio, con una grande delibera che ha approvato la sua Giunta - lei era il Presidente - del 1997 sullo spostamento di tutti quei miliardi della cardiochirurgia, togliendoli alle Molinette e all'Ospedale Maggiore di Novara e portandoli a una parte di quel terzo di cliniche private che hanno avuto quel consistente aumento.
Per poter compiere un'operazione come questa, se ne devono fare altre due: bisogna non accreditare mai con certezza e fare una serie infinita di delibere di accreditamento. Sono andata a leggerle tutte, e sono tutte approvate dalla Giunta; da queste, non si capisce più qual era il punto di origine e qual è il punto di arrivo.
Nello stesso tempo, si fa un'altra operazione: nel 2001 si prende l'ARPA e la si fa diventare struttura centralizzata per l'accreditamento che viene tolto alle ASL; i poveretti non sanno mai da dove venga qualsiasi priorità, ricevono semplicemente sul tavolo le strutture che devono essere accreditate o che devono essere visionate.
Se andiamo a vedere, siamo sempre dentro a quel terzo.
Presidente, non è molto difficile, non è neanche necessaria quella Commissione che ha costituito: bastano gli atti delle Commissioni che abbiamo già costituito e le relazioni che già sono state date, per dare atto del fatto che qui, certamente, non c'è programmazione e che certamente la mancanza di programmazione diventa un atto colpevole, perché copre la discrezionalità e la mancanza dei controlli e perché questa è cosa che deve essere ristabilita immediatamente.
Presidente, poiché la Giunta ha responsabilità collettiva su quelle deliberazioni, collettiva (lei compreso) nel momento in cui le assume, se lei ritiene di non averne in questa direzione, può fare un atto solo: sostituire entro stasera l'Assessore che gliele ha predisposte e assumere decisioni conseguenti nei confronti della struttura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, certamente chi credeva di vedere in quest'aula un dibattimento da aula giudiziaria è rimasto profondamente deluso. Chi avesse questi intendimenti, è pregato di andare al Palazzo di Giustizia, perch qui si fa politica.
Ritengo che il Presidente Ghigo, con la risposta che ha fornito, abbia dato una dimostrazione di intelligenza e saggezza, demandando a coloro che sono preposti a tutelare la giustizia nel nostro Paese, altri tipi di discussione.
Nella risposta del Presidente, in particolare in un passaggio, quando dice di aver operato per guardare verso un maggiore controllo, una puntuale verifica, che ha come obiettivo il miglioramento della qualità del nostro servizio sanitario, ebbene, in quel passaggio il Presidente ha dato la risposta che oggi si richiedeva.
Il Presidente, però, ha anche parlato di dati importanti: 39 milioni di euro, per quel che riguarda il deficit del 2002.
Voglio ricordare all'opposizione la situazione in cui si trovava la sanità nazionale due o tre anni fa, non la situazione della sanità piemontese; i colleghi che oggi sottolineano la situazione della sanità piemontese, dovrebbero andare a controllare la situazione delle altre Regioni, rispetto alla nostra, in termini contabili, ma soprattutto in termini di fornitura di un servizio che deve tutelare, in particolare, i cittadini più deboli.
La condizione economica del Piemonte, nel settore sanitario, è migliorata; ci siamo fatti carico - come hanno fatto anche altre Regioni di accollarci il contratto del personale medico (si parla di 140 milioni di euro nel 2003 e si parla di accollarci tutto il 2002).
In queste condizioni, nonostante tutto, i conti sono migliorati e checché ne dica qualche Consigliere dell'opposizione, il servizio nei confronti della cittadinanza non è peggiorato.
C'è di più: in Piemonte, la percentuale di incidenza del valore di produzione delle case di cura private, rispetto al pubblico, è, in percentuale, tra le più basse. La Toscana ha un'incidenza dell'8%, l'Emilia Romagna dell'11%, la Lombardia del 30%, mentre il Piemonte, quest'anno, si attesterà intorno al 10%.
Mi pare che la risposta politica che si doveva dare stia anche in questi numeri.
Rispetto a questa risposta, scusate se intervengo ancora una volta come ho fatto nell'ultimo dibattito; ormai vi sono dibattiti settimanali su questa materia, pertanto invito l'opposizione a trovare qualche altro argomento, perché questo inizia a diventare veramente ripetitivo. Non riesco a trovare altri argomenti da ribattere all'opposizione; la differenza è che l'opposizione parla, mentre noi forniamo dei dati, che tra l'altro, sono verificabili, perché sono dati del servizio sanitario nazionale, quindi possono essere ampiamente confrontati.
Al collega Saitta, che viene a spiegarci come sull'Ordine Mauriziano sia mancata la mano della Regione Piemonte, voglio dire che capisco che sia in campagna elettorale e si stia preparando sempre più ad essere il candidato forte del centrosinistra per la Provincia di Torino, ma la campagna elettorale si gioca su altre questioni! Abbiate pazienza: non si gioca su queste cose, se si è corretti! E, allora, voglio ricordare al collega Saitta che la professoressa Emilia Bergoglio era iscritta al suo Partito, che la dottoressa Bergoglio è quella che ha governato...



CHIEZZI Giuseppe

Anche al tuo...



ANGELERI Antonello

No, mi spiace, perché la dottoressa Bergoglio non era iscritta alla Democrazia Cristiana; la dottoressa Bergoglio era iscritta al Partito Popolare Italiano e negli ultimi cinque anni (dal 1997 al 2002) la dottoressa Bergoglio ha conseguito un risultato che possiamo annoverare nei record, che difficilmente sarà superato, senza considerare, ovviamente quanti sono stati i privilegi che all'interno di quella realtà - mi riferisco, ad esempio, agli stipendi più alti del comparto ospedaliero - ci sono stati rispetto alla realtà pubblica.
Invito, allora, il collega Saitta a fare questi confronti con la sanità pubblica, senza considerare il discorso che faceva il Presidente che condivido - rispetto al decreto Bindi.
Abbiamo visto cosa ha combinato il decreto Bindi; la differenza nel modo di fare politica la si avverte quando, a differenza del caso Odasso, che è stato strumentalizzato dall'opposizione con l'indicazione di un nome, un cognome, un'appartenenza di partito, un'appartenenza di area politica ben definita, per altri scandali non vi è stata una sottolineatura del genere. Noi non vogliamo darla nel modo più assoluto perché ci confrontiamo sulle professionalità e su fatti verificati.
Ultimo appunto: sanità privata e sanità pubblica.
Siamo stufi di avere indicazioni molto laconiche e superficiali. Anche noi siamo per la sanità pubblica. Se il Consigliere Saitta ci spiegasse come la sanità pubblica può essere mantenuta a questi livelli con sempre meno quattrini, gli saremmo grati e seguiremmo le sue indicazioni.
Presidente Ghigo, la scorsa settimana ha rilasciato un'intervista ai giornali sostenendo che avrebbe voluto rilanciare questa Giunta regionale e dare un segnale forte al rilancio di questa maggioranza. Ha detto: "Entro la fine di ottobre vorrò andare in questa direzione".
Sono convinto che questa maggioranza debba essere rilanciata; quindi la prego di rispettare il patto che ha fatto con lei stesso, non solo per il suo bene, ma per il bene di tutta la maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Come premessa vorrei ricordare che il Consigliere Angeleri ha parlato per 7 minuti e 50 secondi, il Consigliere Saitta 7.22, il Consigliere Marcenaro 6.50, quindi la pregherei di avvisarmi quando mi avvicinassi al massimo del tempo consentito, onde non perderci in discussioni di merito qualora esondassi, cosa che cercherò di non fare.
Ringrazio subito il Presidente Ghigo perché ci consente, nell'ambito delle sue risposte in una fase ispettiva, di intervenire su una serie di punti. Ne tratto solo alcuni, in quanto il tempo a disposizione non consente, soprattutto in questa sede, di prodigarsi in discorsi esaustivi.
Controlli di gestione. Se fossi seduto nei banchi dell'opposizione direi che non è mai troppo tardi, ma essendo seduto nei banchi della maggioranza, dico che quanto più si può fare nell'area del controllo di gestione, tanto più esauriremmo il nostro compito di Consiglieri. Questo discorso farà parte di una discussione che, quanto prima, avverrà in termini statutari, conformemente all'indirizzo principale di un'Aula legislativa, che deve attendere alle funzioni di indirizzo del proprio territorio e di controllo di quanto l'Esecutivo, qualunque esso sia, è chiamato a compiere.
Ricordo che le prime modifiche della legge 51/1997 il Presidente Ghigo le sentì pronunciare da me - a quei tempi Assessore - prima che venisse riconfermato per il secondo mandato. Sicuramente, da questo punto di vista c'é un deplorevole ritardo. Soltanto chi non si è occupato di amministrazione può ipocritamente non riconoscere che tra il pensare un'iniziativa di natura politica e il realizzarla, il passo è molto lungo.
Il margine tra il volere e il fare, nel nostro lavoro di amministrazione della "cosa pubblica", è molto ampio; quindi, meglio tardi che mai.
Non perdiamo più tempo a discutere dove il controllo di gestione debba essere ubicato, perché deve essere ubicato dappertutto.
Nessun Direttore di azienda, sia essa sanitaria o altro, oggi può dirsi tale se da solo non concepisce il controllo di gestione come aiuto alla propria gestione. Nessun Assessorato (certamente quello relativo alla sanità, se non altro per la quantità di risorse impiegate) può esulare dalle necessità di un controllo di gestione idoneo al servizio che eroga.
Nessuna Giunta può immaginare che le proprie direzioni e i propri Assessori non traggano utilità da uno strumento che aiuta a correggere la rotta, man mano che essa procede.
Sanità privata. Il Consigliere Angeleri ha espresso alcuni pensieri; io ne esprimo altri. Per chi è portatore di una certo concezione del rapporto tra il mondo privato (la cultura del privato) e il mondo pubblico indipendentemente da inutili affermazioni su quale debba essere la primazia del ruolo, è indubbio che ad oggi non possa ritenersi soddisfatto.
Non è ipocrita sostenere che l'offerta della sanità privata piemontese quella convenzionata, quella che sta nell'ambito delle sigle che il Presidente Ghigo ha utilmente richiamato, sia probabilmente povera rispetto alle necessità di un'amministrazione della sanità del territorio.
Forse c'é anche da dirsi - e la chiusura di una legislatura verso la quale ci striamo avviando potrebbe essere il momento per dibattere nelle sedi competenti: siano quelle della Giunta regionale, siano quelle dell'Aula siano quelle dei partiti - quale debba essere il ruolo della sanità privata.
Fino a quando non sarà chiaro, nell'ambito del territorio piemontese quale deve essere il ruolo della sanità privata, più difficile sarà il comprendere se e in che misura, rispetto a questo ruolo programmatorio di alta strategia politica, siano le parti inadempienti. Certamente, guardando la sanità privata del 1995, la sanità pubblica di allora e quella di oggi vi è, da molti punti di vista, la sensazione di percorso incompiuto.
Il Mauriziano. È assolutamente corretto e condivisibile, a mio avviso quanto espresso dal Presidente Ghigo: prima di criticare guardiamo. Da questo punto di vista, è più utile attendere il tempo che sarà necessario di modo che le parti possano esaminare.
Esprimo rammarico perché una parte fondante del patrimonio di questa Regione, non intesa come istituzione ma come attività, non veda tutto quell'attivismo progettuale che personalmente mi augurerei, anche esondante le competenze commissariali attuali. Non credo che sia un organo commissariale il miglior deputato a definire la strategia di una parte fondante del patrimonio. Oggi parlo del Mauriziano, ma lo stesso si potrebbe dire per altre strutture piemontesi, non ultime quelle dei Valdesi, del cui futuro, comunque, si sta discutendo in I Commissione.
Credo - e auspicherei - che l'Aula e la Giunta (se trova tempo e voglia) dibattano, non solo dei commenti che l'organo commissariale proporrà in termini di risoluzione del proprio mandato, ma anche di ci che, al di là dell'Aula, si dovrebbe fare per coinvolgere le aree sociali necessarie, affinché un patrimonio importante, in una Regione che ha già motivi di sofferenza esterni a se stessa, non sia ulteriormente compromesso.
Investimenti. E' tempo di bilancio. In uno dei pochi documenti emessi dall'ARES alcuni anni fa, mi pare si dicesse che la sanità piemontese aveva un'obsolescenza della propria struttura significativa rispetto a sanità comparabili. Se non ricordo male, le valutazioni erano nell'ambito di parecchie centinaia di milioni di euro, mille miliardi delle vecchie lire per dare un ordine di grandezza. Quindi a maggior ragione - e mi pare che questa non sia solo una mia opinione, ma una buona parte degli interventi della minoranza coglie, nella sanità, anche un momento di eccellenza queste risorse nel bilancio pubblico non ci sono. Non credo che si possano trovare neanche con alchimie contabili; occorre capire se la ricerca dell'efficienza, anche impiantistica, di una sanità comunque governata debba essere un obiettivo della sovranità di quest'Aula e dell'attività della Giunta regionale. Se i soldi non ci sono, occorre andare a trovarli.
Al di là della tassazione, cui credo la Giunta regionale non vorrà ulteriormente ricorrere essendo già Giunta regionale al limite del possibile, sarebbe opportuno pensare ad un utilizzo significativo, ma oggettivo, dell'area del finanziamento privato.
Ultimo - e concludo - il vedere la sanità non più come problema, ma come opportunità di sviluppo - e l'eccellenza della sanità piemontese ha mille motivi per esserlo - è motivo fondante di un prossimo documento di programmazione sanitaria che credo la Giunta in tal senso vorrà deliberare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente. Stupisce nell'intervento del Presidente della Giunta regionale, Ghigo, l'assenza completa di riferimento ad alcuni atti politici che sono fondamentali e che dovrebbero costituire il punto di riferimento da cui fare discendere qualsiasi altra valutazione politica.
Nel suo intervento il Presidente della Giunta regionale non ha assolutamente parlato del Piano sanitario regionale, che pure giace in IV Commissione; non ha assolutamente parlato del provvedimento di legge, che pure è in discussione in quest'aula per l'applicazione della legge n. 328 non ha assolutamente parlato dell'integrazione sanità-assistenza.
Si è soffermato su una serie di fatti specifici, e questo è un preciso indicatore di quello che è il difetto fondamentale di questa Giunta. Il difetto fondamentale di questa Giunta, rispetto alla sanità, è stato proprio il fatto di non avere tenuto in conto che la questione fondamentale sulla sanità è la programmazione.
E' importantissimo andare a costruire un meccanismo in base al quale le risorse a disposizione servano per tutelare un grande patrimonio, che si è costruito nei secoli, di qualità, di professionalità, di alto livello assistenziale e solidaristico, di innovazione tecnologica e di ricerca scientifica. Andare innanzitutto a difenderlo e a valorizzarlo.
Il difetto fondamentale di questa Giunta è che non ha assolutamente voluto la programmazione. Un sociologo del 1800, parlando degli operai irlandesi immigrati in Inghilterra, evidenziava soprattutto la loro povertà morale, oltre che quella economica. La povertà morale si esprimeva soprattutto nel fatto che questi operai irlandesi al venerdì sera, dopo aver ritirato la paga settimanale, andavano ad ubriacarsi o a giocare dilapidando la stragrande maggioranza della loro paga settimanale non per nutrire la loro famiglia, ma per fare scommesse incaute con cui perdevano un sacco di denaro o si ubriacavano. Poi andavano in famiglia, la quale era costretta a razionalizzare - direbbe qualcuno in quest'aula -, ma in realtà era costretta a razionare quello che era l'elemento essenziale, perfino il pane.
Soltanto in questo modo, soltanto attraverso una fame, che si perpetuava di settimana in settimana per colpa di un capofamiglia ubriacone e giocatore, si riusciva ad arrivare alla settimana successiva.
Nella gestione della sanità da parte del Presidente Ghigo, noi abbiamo avuto l'esempio di questo doppio aspetto: nei primi 5 anni si è speso con estrema disinvoltura, arrivando alle elezioni del 2000 con un disavanzo di 3500 miliardi. Vinte le elezioni, si è incominciato a tagliare tutte le risorse, non pensando che una cosa di questo genere avrebbe portato ad una diminuzione dei servizi e ad una fame di servizi sanitari; ed è soltanto in virtù di questa fame di servizi sanitari che oggi il Presidente Ghigo vanta dei risultati di quadratura di bilancio.
Ci si aspetterebbe un colpo d'ala e qualcosa di più. Se qualcuno dei presenti ha degli amici tra i medici e gli operatori sanitari sa che in questo momento sta prevalendo una sensazione di demotivazione e di sfiducia, che è pericolosissima in sanità. La demotivazione può essere un fatto marginale quando si tratta di avvitare un bullone, ma diventa un fatto fondamentale quando si ha per le mani la vita delle persone che soffrono e che stanno male.
Noi siamo responsabili di questo patrimonio di qualità della sanità piemontese e dobbiamo andare a valorizzarlo. Chi è stato responsabile di questo se ne deve andare, e deve andarsene alla stessa maniera chi non ha saputo tutelare un grande patrimonio, che non è solo la sanità piemontese.
Mi riferisco ad altri patrimoni tipici della nostra Regione, come gli Ospedali valdesi che appartengono ad una lunga tradizione, che sono stati costruiti con il sacrificio di decine di centinaia e di migliaia di persone che hanno dato il loro contributo per realizzare qualcosa di veramente importante.
Voglio denunciare il fatto che non sia stato fatto nulla nei confronti del Direttore dell'ASL 1. A fronte della stessa deliberazione che imponeva sia all'ASL 1 che all'ASL 10 di acquisire gli Ospedali valdesi, mentre alla ASL 10 sono stati acquisiti gli ospedali di Pomaretto e di Torre Pellice il Direttore dell'ASL 1 nulla ha fatto per acquisire l'ospedale di Torino consentendo di arrivare ad un'operazione che vedrà la formazione di una S.p.A.
Se fossimo maliziosi, ci sarebbe da chiedere per chi lavorate. Non c'è bisogno di chiederlo, perché tanto la realtà tra un po' ci mostrerà per chi state lavorando nel costruire questa S.p.A. In sostanza, il capitale umano e storico dei valdesi è azzerato.
Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione assurda: il Presidente Ghigo non ha detto una parola sul fatto che si va ad azzerare il patrimonio dell'Ordine Mauriziano, che non comprende soltanto l'Ospedale Umberto I di Torino. Si tratta di terreni, di scuole e di opere d'arte, importanti testimoni della nostra storia; si tratta di centinaia e migliaia di persone che vengono messe allo sbando e di terreni che vengono messi in vendita ad un prezzo ideale per chi acquista.
Non c'è un disegno per favorire una sanità privata rispetto alla sanità pubblica, ma c'è un disegno ancora più perverso, che è quello di favorire i propri amici. Sfavorire soltanto qualcuno, così come è stato detto finalmente in modo molto chiaro a verbale dalla Consigliera Manica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.
Ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. La mia prima sensazione, ascoltando l'intervento del Presidente Ghigo, è stata sinceramente un moto di stupore, in quanto la relazione del Presidente si poteva riassumere semplicemente in tre parole: tutto va bene.
Io inviterei il Presidente e l'Assessore alla Sanità (che non mi risulta siano presenti in questo momento), che prospettano una situazione così favorevole per la sanità piemontese, a fare semplicemente una visita come peraltro ho già suggerito altre volte. Ovvero andare a verificare negli ospedali piemontesi pubblici quello che succede, ad esempio controllando le liste d'attesa e non facendo solo visite ufficiali di prammatica per inaugurare qualche sala operatoria, che pure servono.
Li invito ad andare a vedere quello che succede tutti i giorni e come funzionano le strutture inaugurate. Scoprirebbero che le liste d'attesa vanno ben oltre i 30 giorni; scoprirebbero che certe ASL chiudono letteralmente le prenotazioni, dicono di telefonare il mese successivo perché ormai hanno le liste d'attesa piene. Così ottengono il risultato di non andare oltre i 30 giorni, quindi la lista d'attesa è sempre solo di 30 giorni, però è chiaro che il cittadino che ha bisogno di un intervento deve aspettare il mese dopo per prenotare, oppure cercare qualche soluzione all'italiana, oppure cercare qualche struttura privata o, ancora rivolgersi da qualche altra parte, da qualche altra ASL che magari non si comporta in quel modo.
Secondo la relazione tutto va bene, non c'è nessun problema, eppure abbiamo vissuto parecchi scandali, che sono già stati ricordati. Non si è chiesto altro che la verifica e il confronto. Su che cosa? Sul fatto che la sanità, lo sappiamo e l'abbiamo sempre denunciato, è costruita su una ferrea e rigida catena che va dal Presidente della Giunta, all'Assessore ai Direttori generali delle ASL, fino ai primari e lì si ferma.
Ebbene, se in questa rigida catena del comando c'è qualcuno che sbaglia, credo che vi sia l'ovvia responsabilità di quanti, all'interno di questa catena, sono al di sopra della persona che si dà a dei comportamenti illeciti e illegali. Questo ci porta ad un altro problema della sanità che bontà sua, il Presidente non ha pensato di richiamare: il problema degli operatori. E' già stato ricordato che esiste il problema degli operatori.
In questa rigida catena del comando, succede che le persone che, tutti i giorni, sono a contatto con i cittadini, le persone alle quali i cittadini devono affidare la loro vita, si trovano in una situazione di scoraggiamento e demotivazione, in una situazione che discende direttamente dalla catena che l'Assessore D'Ambrosio e il Presidente Ghigo hanno voluto.
Personalmente, sono in contatto con molti operatori. Si lamentano che di quello spirito d'equipe, che pure si dovrebbe realizzare, e sarebbe uno degli scopi e delle condizioni per lavorare meglio, non si trova traccia.
Addirittura, i direttori sanitari sembrano risiedere nell'Olimpo, tanto sono distanti dagli operatori, quelli che tutti i giorni devono effettivamente adoperarsi per la salute dei cittadini piemontesi.
Per quanto riguarda il problema della libera professione e dell'intramoenia, è stato risolto con un'estrema improvvisazione, in quanto si prevedeva che l'intramoenia fosse realizzata negli ospedali. In verità in molti casi è stato attuato con convenzioni e con strutture private esterne, ma, soprattutto, non è servito assolutamente allo scopo principale: abbassare i tempi d'attesa. Questo è stato l'ennesimo atto incompiuto della sanità piemontese.
Il Presidente Ghigo e l'Assessore D'Ambrosio negano che si voglia andare verso la privatizzazione della sanità piemontese. Credo che sia difficile negare che si vada proprio in questa direzione. E' difficile negare che la semplice politica degli accreditamenti non serva già ad equiparare strutture private con strutture pubbliche. La politica degli accreditamenti, così come viene fatta, serve semplicemente a mettere sul mercato la sanità privata, così come a dare risorse e a conferire al privato la possibilità di intervenire e di operare in questo campo, per acquisire un certificato di qualità. Non è poi un obiettivo così difficile Assessore. Noi diamo accreditamenti a strutture che siano sempre in attesa del riscontro della giustizia, però abbiamo, nel campo degli accreditamenti, problemi non da poco.
L'idea più originale è quella che la sanità privata potrebbe aiutarci a risolvere i problemi della sanità pubblica. Il problema di base è che se il pubblico non è capace di impiegare risorse adeguate e di controllare che siano gestite bene, non sarà sicuramente il privato a risolvere i problemi della sanità piemontese.
Ripeto, non va tutto bene. Andate negli ospedali, osservate quello che succede e poi forse vi renderete conto e dovrete ammettere che avete sbagliato e che dovete passare la mano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente Ghigo, credo che esista un rapporto di causa ed effetto tra la decisione di tagliare decine di posti letto nelle strutture sanitarie pubbliche e la richiesta di accreditamenti avanzati da alcune cliniche private.
Le ho richiamato il caso di Biella, dove, a fronte del fatto che la struttura sanitaria pubblica ha tagliato, negli ultimi due anni, i posti letto (per esempio, nell'urologia e nella chirurgia vascolare) contestualmente una clinica privata di quella città ha inoltrato richieste di accreditamento per queste specialità.
Vi ricordo, colleghi, che in questa struttura operano medici di prim'ordine. Un'azienda sanitaria che si rispetti avrebbe fatto a quei primari ponti d'oro, non avrebbe tagliato posti letto e avrebbe lavorato affinché quelle professionalità potessero essere valorizzate. Stiamo invece rischiando l'abbandono da parte di quei medici. Non so sulla base di quali valutazioni la Clinica Vialarda dà per scontato che otterrà l'accreditamento e le convenzioni dal primo gennaio. Non sarà così? Ne prenderò atto, ma oggi questa è la situazione.
Se questa è la situazione, colleghi, cosa significa? Significa che voi in nome dell'esigenza di riorganizzare la sanità pubblica (caratterizzata da un eccesso di offerta, questo era il punto) avete tagliato posti letto nella sanità pubblica. Peccato che voi avete riconosciuto, o state per riconoscere, con il meccanismo delle convenzioni e degli accreditamenti, il principio secondo il quale oggi quelle prestazioni verranno garantite dal privato attraverso il finanziamento del sistema sanitario pubblico. Questo è il punto essenziale, secondo me. Noi non abbiamo ridotto quelle prestazioni, abbiamo semplicemente stabilito che, d'ora in poi, quelle prestazioni verranno garantite dal privato a nome e per conto della sanità pubblica.
Questa è la questione, Presidente Ghigo, sulla quale occorre aprire francamente una riflessione.
Se davvero avessimo avuto un eccesso di offerta rispetto alla domanda quale motivo ci sarebbe stato, da parte dei privati per richiedere l'accreditamento? I privati facciano i privati, io sono d'accordo, ma è singolare il fatto che oggi lo facciano con i soldi del sistema sanitario pubblico e che garantiscano quelle prestazioni che un tempo erano garantite dalla struttura pubblica. Qui c'è qualcosa che non funziona, Assessore D'Ambrosio.
Presidente Ghigo, le pongo una domanda molto chiara, naturalmente qui devo rispondere ai colleghi che dicono che la sanità pubblica in questa Regione ha un peso determinante - io sono d'accordo - e che l'incidenza del privato rimane un'incidenza, naturalmente, non sufficiente e bassa rispetto ad altre Regioni.
Presidente Ghigo e Assessore D'Ambrosio, in questo Paese, esistono tre tipi di bugie: le grandi bugie, le piccole bugie e le statistiche - lei lo sa, giusto? Vorrei che lei scomponesse quel dato del 7%. Se lei scompone quel dato trova al suo interno tanti altri dati, trova che per alcune specialità, le performance, l'incidenza è assai superiore, per una ragione semplicissima: voi scegliete quali tipi di accreditamento fare e le richieste riguardano ovviamente, quelle specialità che, forse, rendono di più e che hanno per la sanità pubblica un costo maggiore. Anche di questo dovremmo parlare dovremmo fare i conti a fine anno e capire quanto vi è costato garantire queste politiche di convenzionamento.
Lei ha annunciato, Presidente Ghigo, una serie di misure, ma io domando se occorreva che intervenisse la Magistratura affinché prendeste alcune misure. Occorreva che partisse un'inchiesta e avvenissero degli arresti perché voi decideste di aprire il capitolo degli accreditamenti nonostante, per mesi, i miei colleghi - non io - vi avessero invitati ad affrontare questa questione? Aggiungo un altro elemento: era inevitabile che questo capitasse? Non lo credo. Non credo che non avremmo potuto, anzitempo, prevenire tutto questo. Credo che esista su questo punto una precisa responsabilità politica, che deriva dal fatto che, in questi mesi, abbiamo fatto il contrario di ciò che andava fatto.
Avverto e segnalo un problema: ho l'impressione che, mai come in questo momento, la sanità sia priva di un governo o comunque sia priva di uno governo capace di affermare nell'azione concreta l'interesse generale.
Questo è il punto: noi dobbiamo affermare nella sanità l'interesse generale.
Presidente Ghigo, con molta franchezza, devo dirle che sono rimasto colpito dal suo atteggiamento e dal fatto che lei, anche oggi, non ci ha detto l'unica cosa che molti piemontesi considerano naturale. Occorre, nel campo della sanità, voltare pagina, per dare fiducia agli operatori, ai cittadini e a tanta gente che, in questa Regione, fa seriamente il suo lavoro. Non è giusto che questi vengano screditati perché manca un'azione consapevole di governo di questo settore.
Lei, oggi, ha scelto, per l'ennesima volta, di non decidere. Credo che questo sia negativo per la sanità e per il nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, con pacatezza dobbiamo prendere atto che il Presidente Ghigo ha profuso ogni sforzo per dare un'impronta di inutilità a questo nostro dibattito. Anche al Presidente Ghigo occorre dare quel che si merita e solo quello che si merita. Senz'altro il Presidente Ghigo si merita il fatto di aver scelto male qualche Assessore e di averlo lasciato al suo posto troppo a lungo. Si merita, in tanti anni (nella presente e nella passata Legislatura), di non aver guidato, diretto e coordinato i suoi Assessori. Si merita di sentirsi dire che, sin dal primo giorno, anche della seconda Legislatura, non solo della prima, non si è preoccupato di creare un ambiente politicamente ostile a quelle pratiche di piccole e grandi clientele, che, poi favoriscono o inducono i molti che utilizzano la corruzione ai margini dell'azione di governo. Il Presidente Ghigo si merita gli si dica che non ha approntato seri programmi di governo, avendo mancato in tutti gli atti fondamentali della Regione Piemonte.
Quello che non si merita il Presidente Ghigo è che abbia intrapreso una faticosissima fatica in direzione del concatenamento di una serie complicata di deliberazioni o di macchinazioni tendenti a organizzare disegni oscuri, perversi e intricati, in modo tale da riuscire ad avviare pratiche di accreditamento per vie traverse, o di avere inventato chissà quali marchingegni per impedire i controlli.
Secondo me, non si merita tutto questo il Presidente Ghigo, perch secondo me, non lo ha fatto, non lo ha semplicemente fatto, non ha fatto alcuna azione di governo seria in Piemonte! Questo è quello che, secondo me, va dato al Presidente Ghigo. Questo si merita il Presidente Ghigo: non ha governato, non ha macchinato in modo perverso, no, non ne ha avuto voglia, non aveva voglia di fare anche quella fatica.
Il Presidente Ghigo dove vive, dal punto di vista politico e amministrativo? Cosa fa, cosa ha fatto in questi anni? Ha lasciato correre la macchina. Lei non ha speso tante energie nel complicare la vita amministrativa di questa Regione per pensare di accreditare chissà cosa nel settore privato.
Quello che vedo e che mi sento di doverle dire è che lei, invece, ha svolto il ruolo di persona molto compiaciuta nell'accreditamento della propria immagine, questo sì che lo ha fatto, profondendo molte energie questo sì, ma non nell'altra direzione, di accreditare le cliniche private attraverso chissà quali sistemi.
Lei ha permesso attorno al suo Governo che altri, dentro la Giunta o fuori dalla Giunta, in presenza di un lassismo del genere che ho cercato di descrivere, potessero accomodarsi e dirigere dall'esterno le scelte che viceversa, competevano a lei.
Di fronte ad un comportamento di questo genere, lei avrebbe dovuto essere inchiodato a queste sue responsabilità. L'Aula doveva inchiodarlo lì e dire ad un Presidente siffatto che, senza un Piano sanitario, la sanità non può essere governata in alcun modo, quindi, prima il Piano sanitario e poi, tutto il resto. Questo non è accaduto e l'ha lasciata tranquilla perché, comunque, le cose sono girate fino a poche sedute fa.
Senza il Piano dei trasporti non si fa nulla, non si governano gli aeroporti, non si governano le strade, lì bisognava inchiodarla Presidente.
Senza un Piano regionale di sviluppo non si fa un bel nulla! Quello che le è mancato è anche questo stimolo duro, preciso e molto fermo nell'inchiodarla a queste sue responsabilità. Queste sono quelle che lei ha, non le altre. Adesso cosa succede? Succede che bisogna dire grazie alla Magistratura. Viva la Magistratura. La Magistratura seria e capace cosa ha ottenuto? Quello che noi non abbiamo saputo ottenere in questi anni: il risveglio del Presidente. Il Presidente comincia a preoccuparsi: la piccola Commissione di inchiesta è ancora troppo poco. Lei, Presidente deve svegliarsi sul serio, a mio modo di vedere, e decidere, almeno in questo ultimo tratto, di fare piazza pulita degli Assessori incapaci e di provare a reggere, sul serio, un governo con scelte che permettano anche a noi dell'opposizione, una buona volta, di avere di fronte un avversario da combattere con argomenti diversi da quelli da lei prescelti per governare il Piemonte. Forse, in questo modo, faremo un ultimo atto che risana una situazione di inutilità che il Consiglio continua a vivere giorno per giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Galasso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie Presidente.
Grazie Presidente Ghigo perché, ancora una volta, con la consueta compostezza, con il solito garbo e con l'adeguatezza al caso che ci occupa e ai tempi in cui ne discutiamo, ha affrontato i problemi che, il tema odierno, gli imponeva di affrontare e i nodi politici fatti transitare attraverso qualche indicazione tecnica e qualche eloquente silenzio. Il Presidente Ghigo ha affrontato i temi della Commissione di verifica interna, dei controlli di gestione, dell'appendice sinergica, così come si pone la struttura privata in un contesto di politiche di quadrante. Il Presidente è andato anche a lambire i rapporti con l'Università, con la libera professione, e con le vicende di qualche altra azienda ospedaliera.
Su questi temi, così come sono stati affrontati e sui quali era necessario un confronto, sostanzialmente, da parte dell'opposizione, si è taciuto.
Ha ragione il Consigliere Burzi, ben vengano i controlli di gestione ben vengano anche nella ipotesi così come è stata prospettata, anche perché, ci si dice, sono stati così intuiti, così immaginati come obiettivo concorde di Presidente e Assessore. Quindi, come strumenti di certezza delle verifiche graduali, delle verifiche di settore.
Quanto alla richiesta sui nodi politici posti dal Consigliere Marcenaro ed altri, debbo dire che, comunque, si muovono ancora una volta su un piano di astrattezza (non voglio dire su una mania di invasione di campo che da un po' di tempo solletica la sinistra), perché in contrasto e prescinde dall'intervento del Presidente della Regione. Debbo anche aggiungere che gli ammonimenti che si pongono più come esigenza mediatica che non come vera denuncia politica - pur apprezzando l'atto di contrizione, come diremmo noi, o l'autocritica, come direste voi - in ordine alle nomine lottizzate dei direttori generali, il comunicato stampa a firma Marcenaro e Larizza, smentisce l'ipotesi lottizzatoria. Per carità di Patria sorvolo su questo argomento, perché ci sarebbe altro da aggiungere, proprio all'interno dell'Assessorato alla Sanità. Questa è la dimostrazione di come si siano privilegiate sempre le competenze e non le scelte di partito.
Nulla è riconducibile all'Assessore in quanto tale e secondo questo tipo di critica.
Per il resto noi rivendichiamo sempre il potere al Presidente, che il Presidente della Regione debba costituire un momento di stabilità e di governabilità, ma abbiamo sempre reclamato tutti quanti un ruolo: il ruolo della concertazione, il ruolo della partecipazione armonica alle decisioni. Mi pare che anche questa volta, anche con il silenzio, si riproponga in termini seri e concreti questo profilo.
Gli interventi dei Consiglieri Angeleri e Burzi ben hanno colto ed evidenziato, questo è il caso di dirlo, lo stato di salute, pur con le criticità, che riguardano l'intera società globalizzata. Il problema sanità, soprattutto in Europa e soprattutto in Italia, è il problema su cui le classi dirigenti, non solo quelle regionali, ma quelle nazionali ed europee, si dovranno misurare proprio legandola agli aspetti demografici con lo sviluppo sia tecnologico che scientifico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta, che interviene in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Anch'io mi unisco al Consigliere Galasso per sottolineare il senso e la profondità dell'intervento del Presidente Ghigo che, con la sua lunga, ma approfondita, disamina ha veramente dato un quadro completo ed esaustivo sulla situazione della sanità piemontese. Partendo, è vero, da alcuni momenti particolari, ma giungendo a riflessioni generali importanti, in particolare, sottolineando il significato della sanità pubblica dell'importanza, della rilevanza, della difesa, di centralità della sanità pubblica in Piemonte. Una sanità pubblica che vuole integrarsi con il privato, ma che mantiene la sua preminenza e la sua centralità. Sicuramente importante è il tema dei controlli. Giustamente, coma ricordava il Consigliere Burzi, noi siamo favorevoli ad aumentare, incrementare i controlli. Ben vengano altri controlli di gestione, anche se, ci permettiamo di dire, questi controlli potrebbero essere fatti per ottenere il massimo risultato a cascata su tutti i livelli di assetto istituzionale cioè cominciando ad istituire ulteriori controlli presso le Aziende Sanitarie Regionali collegati con la Direzione di controllo dell'Assessorato alla sanità, che, a sua volta, potrebbe essere benissimo controllata da una Direzione di controllo di gestione regionale, proprio quella indicata dal Dott. Rolando.
Ritengo, quindi, che non vi sia alcun timore da parte del nostro movimento, né da parte dell'Assessore, su controlli esterni anche all'Assessorato, purché esistano livelli di controllo aziendale e assessorile. Se così non fosse, se dovessimo cioè accentrare tutti i controlli in un unico "supercontrollore" esterno all'Assessorato l'impresa diventerebbe veramente difficile, le risorse umane e strumentali sarebbero assolutamente elevate e, forse, non sopportabili.
Molte notizie positive sono emerse dalla lettura della relazione del Presidente Ghigo: mi riferisco, ad esempio, alla chiusura della questione con le cliniche private o al rapporto che si sta creando (o che si sta cercando di creare) tra le prime Regioni e l'università.
Cari colleghi e cari giornalisti (anche se forse i giornalisti non ci sono più, perché non interessa più, hanno avuto le veline dei primi interventi e sono andati a trascriverle), non è stato rilevato, però, uno dei dati più importanti della relazione del Presidente Ghigo: il Presidente ha dichiarato, in maniera chiara, praticamente il pareggio dei conti sulla sanità non solo relativamente al 2002, i cui conti sono ormai certi, ma anche in previsione del 2003. Questo è in fatto assolutamente importante direi fondamentale e straordinario da sottolineare, perché ancora prima dell'estate, nelle prime sedute autunnali delle varie Commissioni, quali timori, quali paure, quali tragedie sui conti della sanità piemontese! Le ho viste con i miei occhi; abbiamo sentito raccontare di nuovi enormi buchi che questa sanità avrebbe inanellato e, quindi, chissà quali problemi c'erano all'orizzonte.
Per quanto concerne la questione relativa all'Ordine Mauriziano, mi pare che la relazione del Presidente Ghigo, nonché la spiegazione generale se non particolare, dei Commissari, vada a definire il quadro in cui il Mauriziano si può e si deve muovere: è un quadro certo, non più di privilegio, di spreco o di guarentigie legate ad un passato. È un quadro di razionalizzazione, che ha interessato anche la sanità pubblica piemontese, ed è, comunque, un quadro di mantenimento di servizi e di prestazioni. Sgombriamo quindi il campo da alcune suggestioni emergenziali: la sanità piemontese non è in emergenza! È una sanità sana è una sanità che produce prestazioni; è una sanità che, come tutte quelle del nostro Paese, ha qualche problema.
Ma veniamo all'ultimo argomento, quello politico, legato alla richiesta del ritiro delle deleghe all'Assessore D'Ambrosio.
Presidente Ghigo, io starei molto attento ai consigli di tanti "gatti" e di tante "volpi" che abbiamo sentito oggi in Consiglio regionale. Sono consigli interessati. Chiediamoci il perché qualcuno le pone dei limiti temporali strettissimi per liberarsi del suo Assessore alla sanità.
Chiediamocelo. E dal momento che queste richieste provengono da persone che amiche politicamente a noi non sono mai state, partendo proprio dalla disanima fatta dal Presidente Ghigo, ovvero dalla sostanziale positività dei risultati della sanità piemontese, crediamo si possa trovare una risposta a queste richieste così interessate e così forti, con queste aperture e queste condivisioni qualora il Presidente assumesse la decisione catartica per tutta la nostra realtà regionale.
Ebbene Presidente, mi permetta allora di esprimerle, anche dai banchi di Alleanza Nazionale, un consiglio: si guardi da questi Consiglieri; si guardi da questi "gatti" e da queste "volpi"; guardiamoci tutti dalla cultura del sospetto che, ancora oggi, in alcuni interventi ho sentito ritornare.
Colleghi, attraverso messaggi quasi cifrati, fate passare affermazioni relative agli accreditamenti, che sicuramente sono stati seguiti dall'Assessorato alla sanità, perché era un loro dovere. Quando collegate questi accreditamenti ad Alleanza Nazionale, commettete però un grosso errore e fate un grave torto a chi, invece, continua a fare politica per passione e per ideale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.
Rivolgo un grazie anche al Presidente Ghigo, che è venuto in quest'Aula per l'ennesima volta a parlare di sanità. Ha fatto un intervento che personalmente giudico puntuale, completo, preciso e analitico. Ma più che altro rivolgo un grazie al Presidente Ghigo perch nel suo intervento ha parlato di sanità. Sarebbe stato facile, e sicuramente da me non condiviso, usare questi ultimi fatti per andare ad aprire una polemica di tipo partitico. Sarebbe stato facile, infatti, dire che tutti questi ultimi fatti ascritti alla malasanità vedono come soggetti o persone organiche ai DS (iscritte), o persone di area del centrosinistra, o persone di riferimento della sinistra per quel che è la sanità.
Grazie al Presidente Ghigo per non averlo detto, perché non lo avremmo condiviso, anche se è lo stile usato dalla sinistra in un'altra vicenda.
Noi non lo avremmo assolutamente accettato.
Invece il Presidente Ghigo si è attenuto ai fatti, facendo un discorso completo sulla sanità ed evitando tutto ciò che è ascrivibile ad episodi di eventuale malasanità.
Ho sentito dire, inoltre, che la sanità è senza guida. Se così fosse avremmo un disastro sotto il profilo dei costi, ma il Presidente Ghigo ha appena fornito tutti i dati, e mi sembra che il disastro sotto il profilo dei costi non vi sia assolutamente; oppure avremmo un disastro sotto il profilo del prodotto, ma persino il collega Mario Contu ha affermato che la sanità è un'eccellenza. Se è un'eccellenza nel 2003, dopo otto anni - non un anno - che è guidata dal centrodestra, allora forse una guida c'è stata se è tuttora eccellenza.
Forse l'Assessore D'Ambrosio non è proprio quell'incapace assoluto che qualcuno vuole dipingere. Forse l'Assessore D'Ambrosio, in otto anni di gestione, ci ha dato una sanità di cui possiamo vantarci, una sanità che il Consigliere Mario Contu ha definito "eccellenza"; una sanità di cui il Presidente Ghigo ha detto non essere in crisi sui conti, anzi ha dei conti che sono da invidia rispetto a quelli di altre Regioni.



(Commenti in aula)



MARENGO Pierluigi

Il disastro dei conti senza guida io credo che, nell'ambito della sanità piemontese, lo possiamo anche trovare. Peccato che lo troviamo nel Mauriziano e negli Ospedali valdesi, cioè in quelle strutture ospedaliere che - guarda caso - non abbiamo gestito noi.
Laddove la Regione, nella persona dell'Assessore D'Ambrosio, non ha avuto in mano la gestione, abbiamo i disastri: abbiamo il disastro Mauriziano e abbiamo avuto il disastro dei conti dell'ospedale Valdese.
Ecco che la Regione - così incapace, secondo qualcuno - deve correre a ripianare, a sistemare e a rimettere a posto. Ma allora non è proprio una sanità senza guida! Non mi sembra che sia così senza guida! Un'ultima considerazione sul centro di Candiolo al quale il Presidente Ghigo ha accennato nel suo intervento. Io chiederei al Presidente Ghigo prima di decidere il futuro o lo status giuridico e amministrativo di Candiolo, di fare un dibattito per capire l'entità del gettito da offerta capire quanto costa raccogliere il gettito dell'offerta; quanto l'offerta va veramente sui costi di struttura; capire se Candiolo per localizzazione per costi e per struttura, è idoneo ad una certa operazione e se ha, tra i suoi costi, costi per locazioni ed altro e se questi sono compatibili con l'uso del denaro pubblico in una struttura come quella.
E' un dibattito: magari Candiolo è il meglio del meglio, però vorrei un dibattito in merito prima di prendere delle decisioni da cui è difficile tornare indietro.
Concludo dicendo: "Caro Presidente, del suo intervento ho condiviso e condivido tutto; l'unico aspetto che mi lascia un po' titubante è il sistema dei controlli".
Credo che la sanità debba avere un sistema di controllo organico a se stessa. Ciò in quanto nella sanità il controllo deve essere sì numerico, ma deve essere anche di merito.
Vedo con qualche preoccupazione l'assegnazione del controllo del sistema sanitario agli organi di controllo di gestione. Su questo qualche dubbio ce l'ho, però mi sembra che il Presidente abbia detto che è una questione in valutazione e non l'ha data come un qualcosa di deciso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie Signor Presidente, grazie signori colleghi.
Prima d'intervenire sull'analisi dell'argomento, volevo ancora una volta rivolgermi al collega Angeleri. Quando parla di sanità, è pregato di fare sia un'analisi sanitaria, sia un'analisi politica. E' ora di finirla di parlare del collega Saitta come colui che si sta occupando dei controlli sanitari ai fini della campagna elettorale: non è questo il clima; non sono questi gli argomenti. Perciò, collega, la prego: parliamo di analisi. Se il Presidente Ghigo ha operato sinora bene, personalmente gliene darò atto però, bisogna che noi riflettiamo insieme con molta calma e con molta coerenza.



(Commenti in aula)



GIORDANO Costantino

Faccio parte della Margherita e mi viene spontaneo difendere un collega. Presidente Ghigo, le dico la verità, e gliela dico con il cuore e con coerenza, perché credo nella sua persona e nel suo operato. Lei, ha la stoffa per fare il Presidente. Confesso che il 7 giugno 2000, in quest'aula, vuoi per l'emozione della mia prima seduta, vuoi per altre cose, lei mi ha affascinato. Lei ha fatto un grande intervento, dove io ho avuto modo di apprezzarlo. E me lo porto sempre con me per ricordo, perch la politica a lei ha portato fortuna, e mi auguro che l'intervento che lei ha fatto porti fortuna anche a me.
Inizio da qui per poi poter fare un effettivo riscontro tra le cose che lei ha detto a suo tempo in quest'aula (ovviamente le promesse che ha fatto ai suoi elettori e che ha fatto a noi Consiglieri) e quelle realizzate. Lei non dimentichi che è anche il mio Presidente; però, con molta franchezza dobbiamo fare un'analisi in un modo coerente, perché mentre parliamo dei conti delle Molinette non possiamo tirare in ballo i conti del Mauriziano.
Io ho apprezzato molto il suo intervento, e ne sono andato fiero quando sono andato a casa, ai miei figli ho detto "Finalmente c'è un Presidente che, in aula, vuole fare tante cose: a fine legislatura andremo a fare i riscontri".
A pagina 5 del suo intervento leggo testualmente: "In quest'aula vorrei una politica più attenta, all'insegna della velocità; proprio perché - come ormai sostengono gli esperti - un anno vale tre mesi di Internet, la politica deve essere veloce, se non vuole ridursi a semplici contorni dell'economia".
Era un intervento con un'analisi abbastanza profonda.
Presidente, la prego, segua il mio ragionamento, mi dia questa piccola soddisfazione: io, come uomo della minoranza, vivo di queste piccole cose.
A pagina 20, Lei ha chiuso il suo intervento dicendo: "Se al termine del nostro mandato, ci sarà in Piemonte maggiore sviluppo, maggiore sicurezza, una qualità della vita migliore; se avremo contribuito a diminuire le ingiustizie sociali e la povertà, quella economica, quella culturale e quella delle possibilità; se avremo una comunità più coesa, più tollerante, ebbene, se avremo contribuito a fare tutto questo, io credo che avremo il segno di aver fatto un buon lavoro".
Sono trascorsi 90 mesi da quando lei gestisce questa comunità ed è necessario fare un minimo di analisi - sia pure con pacatezza, senza insulti, ma con molta educazione, perché io rispetto molto la sua posizione istituzionale - sul discorso della sanità e dello sviluppo.
Lei non tiene fede a quello che dice, perché da quando Lei gestisce questa comunità, in 90 mesi, ha portato il PIL a 160 mila miliardi; ha portato un grosso numero di disoccupati che, per la storia e per i numeri valgono 150 mila unità: ad una mobilità di 20 mila unità; ad una situazione sociale e uno stato di povertà che è molto profondo.
Di conseguenza, è questa l'analisi che deve essere fatta per capire se il suo intervento, se la sua gestione è stato un evento positivo oppure no.
Secondo me non lo è stato, perché lo dice lei. Lei ha ammesso in quest'aula che è mancato il controllo sulla sanità.
Colleghi, sapete che cosa significa che è mancato il controllo sulla gestione della sanità? Significa non controllare il 60% della fiscalità generale di questa Regione e significa non controllare l'80% della spesa corrente. Significa Presidente, che Lei non ha controllato questa Regione; non ha tenuto fede a quello che si è fatto, perché il mancato controllo ha dato luogo ai casi Odasso, Di Summa, Poletto, Faccani, Ferro; ha sollevato il problema delle protesi all'anca, delle valvole cardiache, del vetrino opaco, degli acquisti, di tutto il sistema degli appalti e, non ultimo - cosa sbalorditiva - è emerso che si fanno degli interventi ai bimbi, anche laddove non devono essere fatti.
Guardare la sanità non è un qualcosa rispetto al quale noi diciamo "E' un dovere e lo devi fare", perché sotto il profilo economico pesa molto in termini di gestione.
Di conseguenza, facendo questo tipo di ammissione, diciamo che lei all'80%, non ha gestito i conti di questa sanità; pertanto, il suo modo di lavorare no è giusto. Capisco la sua buona volontà, però ritengo che la sua squadra non funziona bene, perché se i risultati di gestione ed economici sul nostro territorio sono questi, secondo me è stato sbagliato l'obiettivo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, Presidente. Sono d'accordo con gran parte degli interventi dei colleghi dell'opposizione; direi con tutti, per quello che ho sentito.
Trovo che siano stati degli interventi pacati e costruttivi.
Mi limito, comunque, a fare qualche breve considerazione.
Il concetto di utilizzare le strutture private come complemento di quelle pubbliche, laddove queste non sono in grado di dare risposte adeguate alla domanda delle prestazioni sanitarie richieste, può anche avere una giustificazione ed una valenza di efficacia. Indubbiamente, le sinergie sono sempre molto utili se protese a dei fini nobili.
Trovo anche razionale sopprimere inutili doppioni, come quello che lei Presidente, ha elencato; doppioni di reparti di chirurgie, doppioni di reparti di medicine, nati in un'ottica di aziendalizzazione in altri tempi di concorrenza, che seminano sprechi e non sono utili.
Mi sembra che questo principio sia applicato un pochino a macchia di leopardo, in rapporto alle convenienze politiche: parlo di queste soppressioni.
Andando in giro per il Piemonte, si osserva che parecchi ospedali destinati alla chiusura sembrano cantieri di lavoro, per ampliarli e ristrutturarli. Non vedo perché, se sono destinati ad essere chiusi, si continui a spendere fior di quattrini, mentre altri ospedali, forse molto più utili di questi, come quelli del VCO, sono programmati alla chiusura suscitando malcontento e avversità nei cittadini del posto.
E' anche opportuno - e sono d'accordo - coinvolgere i privati con partecipazioni, che, però, non consentono loro l'egemonia della gestione della sanità e la finalizzazione esclusivamente indirizzata al guadagno in un campo - quello della salute - dove la centralità dell'ammalato deve essere rappresentata.
Non siamo d'accordo quando queste iniziative fanno parte di una filosofia che tende a sostituire, in modo premeditato, il pubblico con il privato. Qualche dubbio che questo accada ci sorge quando si guarda alla gestione attuale della sanità, sia negli ospedali che sul territorio.
La stragrande maggioranza delle disfunzioni sono da attribuire alla mancanza di personale; personale specialistico, personale infermieristico e personale che svolge altri lavori. Non vengono nemmeno rimpiazzate queste figure nel caso delle quiescenze e, accanto a questo, si nota spesso una grave carenza sui beni e consumi. In molti posti, ci si trova anche a lesinare l'uso del cotone, dell'alcool o della garza, in quanto è tutto razionato.
Assottigliamento, quindi, del personale, con accumulo di straordinari quasi mai retribuiti, in parte recuperati; un esempio che voglio portare riguarda il Day Surgery di Nichelino, dove c'è una struttura molto brillante che, però, non è efficiente, in quanto manca il personale. Gli specialisti anestesisti sono disponibili a tempo libero, cioè dopo che hanno terminato il loro turno di lavoro in ospedale, facendosi pagare 250 mila delle vecchie lire all'ora (e, per un turno di una giornata, portano a casa 2 milioni).
Non mi sembra, questa, una gestione molto oculata.
Questo porta sicuramente a tempi di attesa interminabili, per cui si rende necessario dirottare l'utenza, di fronte alle richieste ossessive verso strutture private, con una spesa molto pesante sui bilanci aziendali che permetterebbe, se dirottata sugli organici per saturare i posti vuoti di risolvere parecchi problemi.
In altri termini, questo significa progetto chiaro di smantellamento della sanità pubblica, e questo a noi non piace.
Ultimo concetto: i direttori generali, che sicuramente conoscono queste carenze, si preoccupano quasi sempre e solo a contenere la spesa, per dimostrare la loro virtuosità, onde conservare con tranquillità il posto di lavoro, ignorando così i veri problemi della salute.
Perché non avete mai messo mano ad un'organizzazione delle strutture sanitarie in modo adeguato, consentendo di utilizzare al meglio le risorse che, secondo me, non sono poche, ma spese male, sì, e senza programmazione e controlli? Non parliamo del disordine che riguarda la medicina di base, dove si va avanti con un lavoro scollegato da parte dei medici e, in un certo senso protetto.
Assessore, quando si prendono 10 mila preferenze in questi settori, è un po' difficile disturbare il manovratore. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche oggi pomeriggio abbiamo parlato di sanità. La prima riflessione che faccio è: abbiamo vissuto per l'ennesima volta un copione che, come comparse e protagonisti, abbiamo già avuto modo di svolgere in questo Consiglio regionale.
Il Presidente Angeleri diceva che l'opposizione dovrebbe incominciare a cambiare il proprio repertorio, perché sembra avere impostato la propria pre-campagna elettorale solo ed esclusivamente sulla sanità. Questo è legittimo, però vi ricordo che di proposte concrete, sulle quali confrontarci, ne abbiamo ascoltate poche e oggi, oserei dire, non ne abbiamo sentita nessuna.
Il Presidente della Regione ha svolto un intervento che anche altri colleghi del mio Gruppo e di maggioranza hanno considerato esaustivo - io aggiungo corretto - nei confronti del Consiglio regionale e nei confronti dei colleghi Consiglieri che hanno richiesto la comunicazione.
Il Presidente ha affrontato tutti i temi di attualità, non solo quelli richiesti, e credo abbia anche voluto fornire al Consiglio regionale alcune anticipazioni su scelte di governo. In questo senso, lo ringrazio per aver anticipato una scelta che condividiamo: immaginare, nella riforma della legge n. 51, l'accorpamento di due direzioni, riducendo il numero delle direzioni dell'Assessorato alla sanità da tre a due.
Ha richiamato - e la condividiamo - la volontà di ammodernare e rafforzare i controlli; di innovarli, di toglierli dalla direzione della sanità e di porli in capo al controllo di gestione (ipotesi su cui attendiamo di confrontarci con l'opposizione) Ha ribadito - e di questo ringraziamo il Presidente Ghigo - che la sanità pubblica è il cuore centrale della sanità piemontese e, nel contempo (ed ecco perché non si è sottratto a punti difficili) ha chiarito, in modo esaustivo, tutte le questioni inerenti agli accreditamenti.
Ha portato elementi importanti: nel 2002 il disavanzo era di 32 milioni di euro; nel 2003 zero (era quindi vero che la politica della Giunta regionale tendeva al sostanziale pareggio), tenendo conto di un impegno straordinario derivato dall'affrontare, nell'annualità del 2003, il rinnovo dei contratti dei medici relativamente agli anni 2002 e 2003.
Per quanto riguarda il Mauriziano, ha ribadito l'impegno della Regione il nostro impegno. Questa maggioranza e questa Giunta regionale intendono con la propria azione di governo, fare in modo che gli ospedali dell'ordine Mauriziano restino patrimonio di questa Regione, di questa città, dei piemontesi.
Ha spiegato che la razionalizzazione, a differenza di ciò che viene detto, non ha comportato la riduzione dei servizi e delle prestazioni. Vi è stato solo un ammodernamento e una ristrutturazione dei reparti, quindi smentendo, con dati oggettivi, alcune convinzioni dell'opposizione, per non dire i "piatti forti".
Il collega Marcenaro sosteneva che la città ha l'impressione della smobilitazione del Mauriziano. È vero, ha quest'impressione, ma grazie alla vostra disinformazione e, in alcuni aspetti, anche grazie alle bugie messe in circolazione ad hoc. I fatti, come ha affermato il Presidente Ghigo - e ha dichiarato la verità, riscontrabili oggettivamente - lo smentiscono.
Cosa ha fatto la Regione, cosa vuole fare e qual è la scelta di governo sul Mauriziano è chiaro. Non abbiamo ancora capito qual è la scelta della città di Torino (l'ho già sostenuto nell'apposito dibattito); qual è la scelta del Sindaco Chiamparino e del Comune di Torino, perché al di là di proporre un tavolo (e ne vengono proposti tanti) non abbiamo ancora capito qual è la scelta di governo della Città di Torino e gli impegni finanziari per mantenere, rivalutare e rafforzare il ruolo del Mauriziano nella nostra comunità e nella sanità piemontese.
Della sanità c'è un'immagine negativa. Può darsi. Quindi la Giunta deve "svegliarsi", Assessore D'Ambrosio e colleghi Assessori, per cercare di attivare una comunicazione, perché la sanità piemontese non è quella che alcuni - l'opposizione è fra questi - vogliono far credere ai cittadini.
La sanità piemontese coglie l'apprezzamento dei cittadini, dunque contesto quanto è stato detto. E' una sanità che, nel panorama nazionale rientra quanto meno nella media nazionale, anzi è superiore alla media.
Abbiamo delle eccellenze individuate e guardate come modello nella sanità nazionale: pensiamo all'elisoccorso, al servizio del 118, ai trapianti fatti nella nostra Regione. La Regione Piemonte è la 23° Regione d'Europa su 211 Regioni, in termini di investimenti per la ricerca.
Secondo il Consigliere Saitta, noi vogliamo smantellare il pubblico e dare tutto in mano al privato. Il Consigliere Saitta, dal mio punto di vista (ma può darsi che sbaglio) confonde lo statale con il pubblico. Noi siamo per la sanità pubblica - lo ha detto il Presidente - e non siamo come invece il Consigliere Saitta, contro il coinvolgimento dei privati.
Noi siamo per una sanità pubblica dove i privati, che possono far meglio e bene un ruolo non complementare, ma da protagonista, possono fare la loro parte in un sistema di sanità pubblica e di libero accesso.
Ultima riflessione sull'accusa precisa della lottizzazione dei manager.
Dall'intervento del Consigliere Marcenaro, apprendiamo che, in passato le forze di sinistra, e in particolare il partito da lui rappresentato potrebbero aver lottizzato i manager della sanità. Mi sembra di aver capito in questo modo. Noi non lo abbiamo mai fatto, né potremmo farlo.
Semplicemente, la Giunta regionale, nella piena legittimità, ha portato la propria scelta su persone che godono della fiducia della Giunta regionale.
Spesso, molti colleghi della maggioranza hanno, nei dibattiti che si sono succeduti, addirittura accusato la Giunta regionale di fare scelte al di fuori della forza politica che sostiene questa Giunta. Non vogliamo, n vorremmo vassalli, perché l'investitura di vassalli, valvassori e valvassini non appartiene alla nostra cultura, ma alla cultura sovietica cui certamente sono più vicini, rispetto a quelle delle nostre forze politiche, i vostri ideali e i vostri valori - o disvalori che siano.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito e dichiaro chiusa anche le sedute del Consiglio.
Comunico che sono state assorbite le interrogazioni relative: n. 2043 dei Consiglieri Moriconi, Caracciolo, Chiezzi, Papandrea, Suino e Tapparo inerente a: "Vicende giudiziarie che hanno coinvolto il direttore del Settore Controllo Attività Sanitarie" n. 2412 dei Consiglieri Ronzani e Suino inerente a "Tagli alla sanità pubblica piemontese e accreditamento dei soggetti privati, tra scandali e scelte politiche" n. 2416 del Consigliere Saitta inerente a "Struttura della Direzione Controllo delle attività sanitarie e incarichi di consulenza in convenzione esterna".
Prima di dichiarare chiusa la seduta, era stata fissata per domani una riunione di Capigruppo, ma poiché l'ordine del giorno è già ampiamente ricco per la seduta di martedì, lascerei quest'ordine del giorno e annullerei la riunione dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

TAPPARO Giancarlo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, sarebbe possibile aggiornare l'elenco delle interrogazioni?



PRESIDENTE

Questo potete farlo inoltrandomi richiesta scritta che provvederò ad inviare alla Giunta regionale.
Comunico che l'ordine del giorno sull'amianto è già iscritto.
La parola al Consigliere Cattaneo sul l'ordine dei lavori.



CATTANEO Valerio

Mi permetto di sollecitare alla Presidenza un'urgenza del mio Gruppo: inserire all'ordine del giorno la proposta di legge già più volta inserita e poi tolta, relativamente alla proposta di legge sugli sport tipici, il cui primo firmatario è il Consigliere Enrico Costa.



PRESIDENTE

Va bene.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.20)



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