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Dettaglio seduta n.4 del 19/06/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Invito i Consiglieri ad entrare in aula. Comunico che inizieremo la seduta alle 17.15 perché alcuni Gruppi di minoranza si sono riuniti e hanno chiesto un breve differimento.



(La seduta, sospesa alle ore 16.45 riprende alle ore 17.17)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Distribuzione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 6, 7, 12, 15, 19, 21, 26, 27 e 29 ottobre; del 2, 3, 4, 8 9, 11, 16, 17, 23, 25 e 30 novembre; del 7, 14, 15, 21, 27, 28, 29 e 30 dicembre 1999; dell'11, 12, 18 e 25 gennaio 2000; dell'1, 2, 8, 15, 16, 22 24, 28 e 29 febbraio 2000; dell'1 marzo 2000; del 10 aprile 2000; del 29 maggio e 7 giugno 2000, i quali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ghigo, Pedrale e Pichetto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Elezione Presidenti e Vicepresidenti delle Commissioni permanenti


PRESIDENTE

Comunico i nomi dei Presidenti e dei Vicepresidenti delle Commissioni permanenti eletti in data 12 giugno 2000.
I Commissione Presidente: Gallarini Pier Luigi Vicepresidente Costa Enrico



PRESIDENTE

II Commissione Presidente: Dutto Claudio Vicepresidente: Botta Marco



PRESIDENTE

III Commissione Presidente: Albano Nicoletta Vicepresidente: Bolla Emilio



PRESIDENTE

IV Commissione Presidente: Pedrale Luca Vicepresidente: Rossi Giacomo



PRESIDENTE

V Commissione Presidente: Cantore Daniele Vicepresidente Valvo Cesare



PRESIDENTE

VI Commissione Presidente Rossi Oreste Vicepresidente: Bussola Cristiano



PRESIDENTE

VII Commissione Presidente: Salerno Roberto Vicepresidente: Pozzo Giuseppe



PRESIDENTE

VIII Commissione Presidente Manolino Giuliano Vicepresidente Bolla Emilio



PRESIDENTE

Comunico che dal 13 giugno 2000 l'Ufficio di Presidenza della Giunta delle Elezioni è così composto: Presidente, Mellano Bruno; Vicepresidente: Cristiano Bussola e Muliere Rocchino; Segretario: Costa Rosa Anna.



PRESIDENTE

Comunico altresì che in data 12 giugno, ai sensi dell'art. 19 del Regolamento interno, si è costituita la Commissione consultiva per le Nomine composta dai seguenti Consiglieri: Roberto Cota, Presidente Cattaneo, Pozzo, Bussola, Galli, Manica, Marcenaro, Ghiglia, Valvo, Rossi Angeleri, Deorsola, Vaglio, Giordano, Mellano, Papandrea, Chiezzi, Saitta Mercurio, Caracciolo, Moriconi.



PRESIDENTE

Comunico che in data 12 giugno ai sensi dell'art. 17 del Regolamento interno si è costituita la Commissione per il Regolamento i cui componenti sono: Cota (Presidente), Cantore, Costa, Ferrero, Galli, Riba, Suino Ghiglia, Botta, Dutto, Costa, Vaglio, Palma, Papandrea, Chiezzi, Saitta Moriconi, Angeleri, Giordano, Mercurio, Caracciolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Le abbiamo rivolto un'interpellanza a cui lei non ha risposto, perch non è possibile interpellare il Presidente su atti che egli stesso compie: è un vuoto di Regolamento.
Avrei gradito che nelle sue comunicazioni avesse avuto la sensibilità di comunicare l'incontro che lei ha avuto in quest'aula con il Presidente della Provincia di Novara, Maurizio Pagani. Da un quotidiano apprendo che lei, Presidente del nostro Consiglio, ha ricevuto il Presidente di un'altra importante istituzione e ha dichiarato: "La Lega Nord si schiera sempre dalla parte dei cittadini. La presenza della Lega, all'interno delle istituzioni regionali in Padania, servirà a dimostrare che non siamo sudditi".
Signor Presidente, fa specie che un Presidente del Consiglio, eletto da qualunque parte politica, assuma posizioni che ritengo poco consone al ruolo importante che lei svolge. Se lei, Presidente, continua, in situazioni esterne, di rappresentanza generale dell'ente, ad assegnare la propria rappresentanza non tanto a Presidente di tutti noi, quanto ad appartenente ad un partito, lei reca grave nocumento a questa istituzione.
Quindi, non smetterò, tutte le volte che assisterò a tale comportamento, di segnalarlo all'aula. Disagio, signor Presidente, non personale, né di Gruppo né di schieramento: le parole da lei pronunciate offendono non una parte, ma entrano in conflitto con il sentire di tutti i Consiglieri regionali, che devono vedere, in lei, un Presidente super partes.



PRESIDENTE

In merito all'incontro con il Presidente della Provincia di Novara sottolineo che l'incontro è avvenuto in merito al problema Malpensa. A seguito di tale incontro, mi sono ripromesso di concordarne un altro, in veste ufficiale, con il Ministro Bersani.
Non ho informato l'aula perché non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con il Ministro Bersani. Appena lo farò e avrò dati precisi, sarà mia premura informarvi.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni della Consigliera Livia Turco dalla carica di Consigliere regionale: adempimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g., relativo a "Dimissioni della Consigliera Livia Turco dalla carica di Consigliere regionale: adempimenti conseguenti." Colleghi, innanzitutto vi devo comunicare che mi è giunto, pochi minuti fa, l'estratto del verbale n. 4 della Giunta delle elezioni.
Tale verbale recita: "Il giorno 19 giugno 2000 in Torino - presso la sede del Consiglio regionale in via Alfieri n. 15 - si è riunita la Giunta delle Elezioni, con all'o.d.g. 'Deliberazione in merito alla surroga della Consigliera Livia Turco'.
Esaminati i pareri e l'intera documentazione agli atti la Giunta delle Elezioni ha approvato la seguente proposta al Consiglio regionale: la Giunta delle Elezioni, visionata la documentazione acquisita in ambito di esame conoscitivo circa la surroga dell'on. Livia Turco; ritenuta la legittimazione al subentro, in surroga all'on. Turco, in Consiglio regionale ristretta ai candidati Vincenzo Tomatis e Rolando Picchioni valutati apprezzabili ed esaustivi, sotto il profilo tecnico-giuridico, i pareri acquisiti agli atti, portati in interpretazione della legge costituzionale n. 1/99, tanto favorevoli al predetto Vincenzo Tomatis (parere Prefetto Gelati, parere dr. Bossi, parere avv. Dal Piaz e secondo parere Prefetto Gelati reso a richiesta della Giunta delle Elezioni quale funzionario competente del Ministero degli Interni) che favorevoli al predetto Rolando Picchioni (parere prof. Lombardi e parere avv. Scaparone) delibera di trasmettere al Consiglio regionale, nelle forme e secondo le modalità di Statuto e Regolamento la seguente proposta di voto: 'Identificati in Vincenzo Tomatis e Rolando Picchioni i candidati aventi legittimazione, suffragata dalla documentazione acquisita in sede di Giunta delle Elezioni, al subentro, in surroga dell'on. Livia Turco in Consiglio regionale, provveda il Consiglio regionale, con voto contestuale tra i due nominativi qui indicati quale dei due candidati debba subentrare all'on.
Livia Turco stante le dimissioni di quest'ultimo, ai sensi del Regolamento interno.
Il Vicepresidente della Giunta delle Elezioni.'" Mi è giunta, altresì, richiesta di votazione a scrutinio segreto, a firma di nove Consiglieri (i Consiglieri Ghiglia, Botta, Casoni D'Ambrosio, Mancuso, Rossi, Salerno, Vaglio e Valvo).
Chiedo al Consigliere Ghiglia, e a tutti i firmatari, se la richiesta di votazione a scrutinio segreto deve intendersi relativa alla presa d'atto delle dimissioni e alla surroga o soltanto alla surroga? La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Solo alla surroga.


Argomento:

Questione pregiudiziale


PRESIDENTE

Per una questione pregiudiziale ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Dal verbale della Giunta delle Elezioni, che lei ha testé letto a quest'aula, si evince, in maniera chiarissima, che lei non sta ponendo ai voti le procedure di surrogazione di un Consigliere, cioè non sta chiedendo all'aula di ratificare l'applicazione di una norma contenuta nella legge elettorale, ma sta procedendo ad una nomina da parte del Consiglio regionale. Tant'è vero che, come avviene normalmente per le nomine, un Gruppo di maggioranza ha richiesto lo scrutinio segreto.
Mi pare che il punto iscritto all'o.d.g. sia la procedura di surrogazione dell'on. Turco e non l'individuazione del criterio del subentro di un candidato, al candidato alla Presidenza della Giunta, non eletto, ma risultato secondo, ai sensi della legge di riforma costituzionale, approvata nel '99. Vorrei capire da lei, Presidente, se intende procedere ad una surroga normale, come tutte quelle effettuate in quest'aula, in cui il Presidente propone all'aula di prendere atto di una norma e di procedere alla surrogazione di un eletto dimissionario, oppure se lei sta chiedendo all'aula di costituirsi in sede legislativa e di individuare, nel vuoto normativo - che tanto vuoto non è in presenza di pareri ufficiali - il criterio di surrogazione e se intende continuare a riconoscere, come ha fatto per la Giunta delle Elezioni, a quest'aula di Consiglio un potere "abusivo" rispetto a quello che lo Statuto e Regolamento le assegnano.
Pertanto le chiederei, Presidente, di precisare all'aula che cosa sta facendo, perché a me non è assolutamente chiaro e, per quanto riguarda la richiesta di votazione a scrutinio segreto, di spiegare perché pone a scrutinio segreto una votazione che non riguarda persone, a norma del Regolamento, ma l'applicazione di una norma.
Questa è la conclusione, spero non definitiva, di un percorso del tutto irrituale con cui lei, coadiuvato dai Gruppi di maggioranza, ha condotto l'intera vicenda. Infatti, ha utilizzato la Giunta delle Elezioni secondo una giurisdizione che la Giunta delle Elezioni non ha, continua a mettere sullo stesso piano i pareri ufficiali del Ministero dell'Interno e quelli di parte che la Giunta delle elezioni...



PRESIDENTE

Consigliere, deve concludere l'intervento, perché si tratta di chiarimenti e non di questione pregiudiziale.



PALMA Carmelo

Io sto ponendo una questione pregiudiziale!



PRESIDENTE

Non lo ha esplicitato.



PALMA Carmelo

Io sto ponendo una questione pregiudiziale di non passaggio a questo tipo di votazione, perché lei sta procedendo ad una nomina e non ad una surrogazione!



PRESIDENTE

Lei ha chiesto dei chiarimenti.



PALMA Carmelo

No, io ho posto la questione pregiudiziale sulla nomina e le ho chiesto un chiarimento su quanto lei, Presidente, intende fare.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, vuole intervenire?



CONTU Mario

No, Presidente, attendo la risposta.



PRESIDENTE

La richiesta del Consigliere Palma deve essere interpretata come una richiesta di chiarimenti. Porrò in votazione la proposta di voto che mi ha fornito la Giunta per le Elezioni, organismo competente a decidere il candidato da proporre al Consiglio regionale come subentrante, nel caso di dimissioni di un Consigliere regionale, dimessosi dalla carica dopo l'insediamento dell'assemblea regionale. Questo per prassi costante applicata in questo Consiglio regionale e in tutte le assemblee legislative d'Italia e del mondo.
Oggi provvederò a sottoporre al Consiglio la proposta di voto scaturita dalla Giunta delle elezioni. Tale proposta deve essere seguita da un voto a scrutinio segreto, perché è stata presentata la rituale richiesta di nove Consiglieri, ai sensi dell'art. 66, comma 3) del nostro Regolamento consiliare. Quindi pongo in votazione...



(Commenti del Consigliere Palma fuori microfono)



PRESIDENTE

Lei non l'ha esplicata la questione pregiudiziale: o la esplica nel giro di trenta secondi...



PALMA Carmelo

Va bene tutto, Presidente, però se lei interpreta come richiesta di chiarimenti le questioni pregiudiziali, senza metterle in votazione, compie solo l'ennesima forzatura, accanto a tutte le altre forzature fatte! Io le ho posto la questione pregiudiziale perché lei non sta ponendo in votazione la surrogazione di un eletto dimissionario, ma sta ponendo in votazione il ballottaggio tra due candidati.
Se fosse così gentile da consentire all'aula di pronunciarsi almeno sulla questione pregiudiziale, le saremmo grati. Rispetto al voto sulla sua proposta di nomina, immagino che lei intenda aprire il dibattito, dal momento che ha riconosciuto che si tratta di una nomina e che, come tale va fatta a scrutinio segreto.



PRESIDENTE

Consigliere Palma, lei non ha esplicato la questione pregiudiziale.
Pongo in votazione il primo punto...



(Commenti dai banchi della minoranza)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Dal mio modo di vedere, la questione pregiudiziale è stata esposta in modo chiaro e limpido: questo modo di votare si ritiene improponibile. E' questa la questione pregiudiziale: questa forma di votazione non è proponibile, quindi su tale questione si esprima un Consigliere a favore e uno contro. Presidente, mi sembra che la questione pregiudiziale sia stata posta in modo chiaro!



PRESIDENTE

Perfetto. La questione pregiudiziale è che non si proceda alla votazione secondo la proposta della Giunta per le elezioni.
La parola al Consigliere Mellano per il suo intervento a favore.



MELLANO Bruno

Anche nella mia veste di Presidente della Giunta delle elezioni, che al momento rivesto ancora, ritengo gravissimo che si proceda a un ballottaggio politico. Come ho già detto, in un comunicato stampa che rivendico, ritengo gravissimo che si proceda ad un mercato delle vacche tra candidati degnissimi - con procedure e regole da mercato del foro boario di Cuneo, in cui intervengono pressioni politiche di tutti i generi.
Chiedo all'aula uno scatto di dignità, chiedo che si riconosca che questa è una nomina, non una surroga. La surroga si fa su basi chiare e certe, su proposte univoche che ora abbiamo, i verbali della Giunta delle elezioni. La Giunta delle elezioni non ha voluto prenderne atto, lo stesso può fare anche il Consiglio regionale, ma si assume una responsabilità molto grave con una decisione arbitraria ed illegale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, le chiedo formalmente di portare le dichiarazioni del collega Mellano in Ufficio di Presidenza per valutare una censura. Non accetto che in questo Consiglio non solo qualcuno usi una terminologia che gli è più o meno consona o più o meno propria (ognuno parla come può e come sa!), ma soprattutto non accetto che si parli di "mercato delle vacche" riferendosi ad una Commissione regolarmente eletta ed insediata, che ha discusso del problema in ben quattro incontri. E' una richiesta che le faccio a latere, come richiesta formale del mio Gruppo, poiché non intendo porre una questione.
Quanto alla motivazione contro la questione incidentale, è già singolare che il Presidente rinunciatario Mellano non abbia avuto il coraggio di dirimere la questione, in qualità di Presidente della Giunta delle elezioni, perché noi siamo stati messi di fronte (e avremmo sollevato il problema domani) ad una decisione in cui, praticamente, non rimaneva da decidere alcunché.
Il Presidente Mellano, in sede di Giunta delle elezioni, ha detto: "O si produce la deliberazione con cui si prende atto del parere del Ministero dell'Interno e del Dirigente del Settore Affari Istituzionali, oppure io lascio la Presidenza della Giunta delle Elezioni".
Così è stato, perché la Commissione, democraticamente e liberamente, ha deciso di non aderire a questo diktat - assolutamente irrituale e abusivo collega Palma - da parte del Presidente della Giunta delle elezioni.
Infatti, il Presidente si è alzato e se ne è andato. Siamo contro tale questione pregiudiziale, perché la Giunta delle Elezioni, regolarmente insediata e presieduta dal Vicepresidente - il Presidente non vi ha voluto partecipare - ha deciso in piena libertà, e sempre in piena libertà ha votato su un'interpretazione che alla maggioranza dei presenti sembrava la più corretta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione, per alzata di mano, la questione pregiudiziale presentata dai Consiglieri Palma e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 17 voti favorevoli e 34 contrari.
Assicuro il Consigliere Papandrea, che ha richiesto copia del verbale della Giunta delle Elezioni, che gli verrà consegnato il più presto possibile.
Ora pongo in votazione la presa d'atto, a scrutinio palese, per alzata di mano, delle dimissioni dell'on. Livia Turco. L'on. Turco, in data 20 maggio 2000, mi ha inviato una lettera del seguente tenore: "Egregio Presidente del Consiglio rassegno le mie dimissioni da Consigliere regionale della Regione Piemonte in quanto il mio ruolo è incompatibile con la carica di Ministro.
L'occasione mi è gradita per rivolgerle cordialissimi saluti e sincere espressioni augurali che la prego di estendere a tutto il Consiglio.
Confermo altresì la mia disponibilità umana e politica per rafforzare il legame vero e concreto con la mia terra.
Con sincerità vivissima, Livia Turco." Chiedo se sulla prima deliberazione, relativa alla presa d'atto delle dimissioni dell'on. Turco da Consigliere regionale, ci sono interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Intervengo per dichiarazione di voto.
Il Gruppo di Alleanza Nazionale - parlo anche a nome del Gruppo di Alleanza Nazionale dei Federalisti Liberali, anche se qualcuno lo potrebbe giudicare irrituale, anomalo ed abusivo, perché ormai, qui, gli aggettivi tanto cari a certe parti politiche, si sprecano - non parteciperà al voto in merito alla presa d'atto delle dimissioni del Ministro Livia Turco.
Il motivo è molto semplice: noi ritenevamo importante, seguendo l'ispirazione culturale che ha portato all'elezione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali, con lo scontro frontale fra candidati diversi, che quanto meno, il Ministro Turco, invece di lasciare una lettera anodina e asettica, intervenisse in occasione della prima seduta del Consiglio per motivare la perdita d'interesse ad occuparsi, direttamente sul territorio degli interessi del Piemonte, preferendo optare per una poltrona ancora tiepida lasciata poche settimane prima in quel di Roma.
Quindi, visto che, nello spirito culturale della nuova legge sull'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni, riteniamo questa assenza un atto di scortesia e di mancanza di rispetto nei confronti del Piemonte, non partecipiamo al voto della presa d'atto delle dimissioni dell'on. Livia Turco.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Siccome apprendiamo in aula l'a posizione del Gruppo di Alleanza Nazionale, una posizione che conosciamo soltanto in questo momento chiederei, se possibile, la sospensione del Consiglio per cinque minuti perché ho la necessità, da un lato, di riunire il mio Gruppo e, dall'altro di riunire i Capigruppo di maggioranza per verificare questa posizione.



PRESIDENTE

Prima ho concesso una sospensione, quindi, mi sembrerebbe ingiusto negarne un'altra. Però chiedo al Consigliere Cattaneo il rispetto tassativo dei cinque minuti: la seduta riprenderà alle ore 17.55.



(La seduta, sospesa alle ore 17,46 riprende alle ore 17.55)



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.
Siamo sempre al punto relativo a "Dimissioni della Consigliera Livia Turco dalla carica di Consigliere regionale: adempimenti conseguenti".
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie per averci concesso la sospensione di cinque minuti: siamo stati ampiamente corretti nel rispetto dei tempi.
Prendiamo atto delle avvenute dimissioni dell'on. Livia Turco. Voteremo la presa d'atto di queste dimissioni, in quanto lo consideriamo un atto dovuto verso un Consigliere regionale che, eletto, ha ritenuto comunque di presentare le proprie dimissioni. Questo, però, non ci impedisce di esprimere in quest'aula una valutazione sul merito della presentazione di queste dimissioni.
L'on. Livia Turco è Ministro della Repubblica; non è un Consigliere regionale eletto nelle liste proporzionali, ma è un Consigliere regionale eletto in quest'aula in quanto primo fra i candidati Presidenti alla Giunta regionale non eletti; è un candidato che, in campagna elettorale, aveva espresso la volontà di servire il Piemonte, se eletto Presidente della Giunta regionale, e che aveva grandi idee per il Piemonte, peraltro poi bocciate nei programmi dal corpo elettorale.
Quindi, crediamo di poter esprimere un disagio e una preoccupazione verso una persona che, candidata alla carica di Presidente della Giunta regionale, non ha ritenuto di servire il Piemonte e di rimanere in quest'aula, nel ruolo di Consigliere regionale, che gli elettori, il 16 aprile, le hanno assegnato.
Questo è il rammarico che ci sentiamo di esternare, così come esterniamo una critica anche alla sua lettera di dimissioni, che riteniamo estremamente succinta e, soprattutto, riteniamo non contenga quelle motivazioni che ci potessero mettere nella condizione di non manifestare questa critica.
Avremmo apprezzato che il Ministro Turco si fosse presentato almeno una volta in quest'aula, magari per riferire le motivazioni di questa decisione e per motivare con argomentazioni più forti il suo servizio per il Piemonte in soli pochi mesi di permanenza del Governo Amato, ammesso e non concesso che il Governo Amato possa continuare ancora per qualche mese a governare il Paese. Certamente, lo avremmo ritenuto un segno di attenzione a questo Consiglio regionale e, ancor di più, alla comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cattaneo.
Ha chiesto di parlare la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Noi prendiamo atto delle dimissioni dell'on. Livia Turco dalla carica di Consigliere regionale e, nel fare questa dichiarazione di voto, vorrei esprimere una considerazione molto sommessa, come dovrebbero essere le considerazioni quando si affrontano problemi quale questi, chiunque siano e a qualsiasi forza politica o schieramento appartengano le persone che rassegnao le dimissioni. Il dibattito deve essere sommesso e di rigore istituzionale, altrimenti, su questioni quali queste, potremmo scadere in strumentalizzazioni politiche non degne della situazioni che stiamo affrontando e che possono prefigurare, a partire dalle prese d'atto, altri atteggiamenti più strumentali dove, invece, si dovrebbero assumere atteggiamenti che hanno un diverso rigore istituzionale.
Ho colto una differenza nelle dichiarazioni del Capogruppo di Forza Italia e del Capogruppo di Alleanza Nazionale, Ghiglia. Nelle parole del Capogruppo di Forza Italia, al di là di alcune considerazioni che non condivido, poi spiegherò il perché, mi sembra si siano tenuti toni più rispettosi e più consoni al tipo di dibattito che stiamo affrontando invece, mi sembra che un tentativo molto esplicito e anche un po' grezzo di strumentalizzazione politica tout court di questa vicenda, quale quello fatto dal Capogruppo Ghiglia, non sia degno di questo dibattito e soprattutto, dell'autorevolezza che ha il Consigliere Ghiglia e dell'importanza del Gruppo che rappresenta in questo Consiglio, anche perché mi sembra che il ministro Livia Turco abbia dato ampie e sufficienti motivazioni del suo gesto - di un gesto che quando si compie, rispetto a responsabilità di questo rilievo, non è mai non meditato o non valutato attentamente - e abbia sostanzialmente ribadito che il compito istituzionale che in questo momento deve svolgere, come Ministro della Repubblica, sia quello di mantenere, proprio a partire da quella funzione un rapporto particolare ed intenso con questa terra e con le sue problematiche che ha avuto modo di osservare con attenzione, come hanno avuto modo tutti gli altri candidati Presidenti, sia il candidato Presidente alla Giunta che poi è stato eletto, l'on. Ghigo, sia tutti gli altri, dall'on. Bonino, a Francesca Calvo e a quanti altri.
Questa è stata una dichiarazione esplicita: un Ministro che guarderà al Piemonte con grande e notevole attenzione.
Per quanto riguarda questa scelta, le motivazioni le ho trovate e hanno queste caratteristiche. Tutte le valutazioni su tale decisione possono essere legittime, l'importante è che abbiano una correttezza istituzionale degna di quest'aula e delle dimissioni che diamo.
Confidiamo tutti, a livello istituzionale, che il ruolo che la ministra Livia Turco possa svolgere al Governo sia importante per il Piemonte questo si dovrebbe augurare, a partire dal Presidente del Consiglio, dalla Giunta intera e dall'intero Consiglio per il territorio piemontese. Poteva essere questo, forse, il tono del dibattito.



PRESIDENTE

Ringrazio la Consigliere Manica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Il nostro Gruppo prenderà atto, con rammarico, delle dimissioni della Consigliera Turco. In questo senso c'è il rimpianto che non sia possibile realizzare nell'aula consiliare quella prospettiva di alternanza e di bipolarismo, che è un po' alla base delle ultime tendenze della nostra legislazione e della società.
A noi sarebbe piaciuto realizzare nell'aula consiliare un'alternanza di posizioni dialettiche, come hanno voluto gli elettori, individuando nel candidato Presidente Ghigo il Presidente della Regione Piemonte, e nella candidata Turco l'antipremier, se possiamo dire così, o comunque la candidata Presidente classificatasi come seconda e perciò, per legge Consigliera. Di questo ci dispiace, ma nel contempo vogliamo tener conto di quelle che sono le scelte della Consigliera e on. Turco, perciò il nostro Gruppo prenderà atto delle sue dimissioni.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente Deorsola.
Non essendoci altre richieste di interventi, pongo in votazione la richiesta della Consigliera Livia Turco di dimissioni dalla carica di Consigliere regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio prende atto delle dimissioni della Consigliera Livia Turco con 48 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Procedo alla seconda parte degli adempimenti relativi al punto 3) all'o.d.g., riguardanti la surroga dell'on. Livia Turco, dimessasi dalla carica di Consigliera regionale.
A questo punto si provvederà alla votazione, mediante scrutinio segreto, della seguente proposta di votazione: "Identificati in Vincenzo Tomatis e Rolando Picchioni i candidati aventi legittimazione, suffragata dalla documentazione acquisita in sede di Giunta delle Elezioni al subentro, in surroga dell'on. Livia Turco in Consiglio regionale, provveda il Consiglio regionale, con voto contestuale tra i due nominativi qui indicati, quale dei due candidati debba subentrare all'on. Turco stante le dimissioni di quest'ultima, ai sensi del Regolamento interno".
La segreteria dell'Ufficio di Presidenza ha predisposto una scheda che prevede: ipotesi a), attribuzione del seggio a Rolando Picchioni ipotesi b), attribuzione del seggio a Vincenzo Tomatis.
Per scegliere la tesi a), occorre barrare la casella a); per scegliere la tesi b), bisogna barrare l'ipotesi b).
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Devo francamente ringraziare la fantasia degli uffici che predisponendo una scheda così esplicita, hanno chiarito a tutti quanti anche alla maggioranza, che si tratta di una nomina.
Visto che sui voti relativi alle procedure di surroga si vota "sì" o "no", e mi pare che lei, Presidente, ha una grande esperienza, da quello che ha detto, di tutte le assemblee parlamentari del mondo, in tutte le assemblee parlamentari del mondo si vota "sì" o "no", mentre in questo caso si vota un nome o un altro nome. Questa dichiarazione di voto, quindi, è per argomentarle la non partecipazione al voto e il disconoscimento della stessa legittimità di questa nomina da parte dell'aula del Consiglio regionale, e per richiamarla, nuovamente, ad un minimo di prudenza dal punto di vista istituzionale, perché, di forzatura in forzatura, di irritualità in irritualità, di abuso in abuso, il rischio molto forte Signor Presidente, è che quest'aula, prima di qualunque devoluzione legale giunga ad atti di separatismo istituzionale, molto interessanti dal punto di vista politico, ma molto abusivi, dal punto di vista istituzionale.
Mi rivolgo a lei più che ai rappresentanti dei Gruppi di maggioranza e di opposizione, perché ritengo che la responsabilità più grave sia la sua.
Già nelle scorse sedute il Presidente della Giunta delle Elezioni le ha chiesto a quali precedenti si rifacesse la sua attribuzione di questa questione alla Giunta delle Elezioni. Lei ha ripetuto che tutte le procedure di surrogazione, in maniera perlomeno extraregolamentare, se non antiregolamentare, erano attribuite alla Giunta delle Elezioni. Le chiedo quindi, quale precedente esista nella storia della Giunta delle Elezioni di questa Regione, in cui, per ragioni di incompatibilità e ineleggibilità cosa di cui la Giunta dovrebbe prioritariamente occuparsi, le procedure di surrogazione non si siano concluse con un voto (sì oppure no), ma con un ballottaggio fra due nomi.
Le due ipotesi alternative altrettanto abusive sono, nella migliore delle ipotesi, interpretazioni del criterio della modalità di surrogazione della legge elettorale; nella peggiore delle ipotesi, come sono ormai politicamente diventate, sono valutazioni di opportunità politica, sulla base delle quali dei pretendenti devono subentrare al seggio di Livia Turco.
Noi non parteciperemo a questa votazione. Invitiamo i Gruppi consiliari, che nel corso di questa settimana si sono dimostrati più sensibili alle ragioni della correttezza e della coerenza istituzionale, a non partecipare a questa votazione e a lasciare, alla maggioranza o a chi vorrà, l'intera responsabilità di nominare il successore di Livia Turco e da un punto di vista istituzionale, di anticipare il potere legislativo che la legge di riforma costituzionale assegna alle Regioni, iniziando così non dal sistema elettorale o dalla nomina del Presidente, a votare il criterio di surrogazione dei candidati presidenti dimissionari.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Non posso non rilevare una logica pienamente centralista e statalista nell'intervento che mi ha preceduto.
Non condivido ovviamente le aggettivazioni del collega Palma, ma di questo sono poco preoccupato; anzi, semmai, rafforzano le mie convinzioni.
La cosa che invece mi preoccupa, per tornare al merito, Presidente, è che qualcuno, in quest'aula e in Giunta delle Elezioni, abbia tentato proditoriamente di violentare la volontà dell'assemblea sovrana, tentando di far votare una sola tesi.
Non abbiamo a che fare con l'interpretazione autentica di una legge, n con qualche tipo di "verbo incarnato", bensì esclusivamente con due pareri autorevoli: quello di un alto funzionario del Ministero dell'Interno e quello, altrettanto autorevole, di un dirigente della Regione Piemonte. Due pareri! Non due dogmi di fede, non due verità incarnate, non una o due interpretazioni quantomeno autentiche da parte dell'organo che ha votato questa legge, sulla quale ci troviamo a discutere.
La nostra preoccupazione è stata questa: non aderire a questo tipo di scelta, che non dava assolutamente spazio a nessun tipo di autonomia.
Perché la nostra richiesta, formalizzata dai colleghi Brigandì e Marengo e poi unificata, di votare liberamente e di fare esprimere liberamente l'assemblea su un nome o un altro nome? Per un motivo molto semplice, che prescinde dai cavilli "avvocaticchieschi" che vogliono porci come verità, una posizione che è altrettanto politica. Nell'assenza di una norma precisa e inequivocabile, da uomini liberi, eletti dal popolo, da assemblea legislativa degna di questo nome, ed essendo ancora eletti, tra l'altro, senza vincolo di mandato (se non siamo legati da un vincolo di mandato con gli elettori, figuriamoci se ci sentiamo legati nei confronti di un parere di un autorevole funzionario del Ministero dell'Interno o di un autorevole funzionario del Consiglio Regionale), abbiamo deciso che proprio per l'assenza di una norma precisa ed inequivocabile sul modo di scegliere chi dovesse subentrare alla collega Turco, ci dovesse essere la possibilità, per tutti i Consiglieri, di votare liberamente. A questo punto, i Consiglieri avrebbero avuto il dovere, quantomeno morale, di approfondire le tesi contrapposte, perché - ricordiamocelo, colleghi - un autorevole parere del Ministero non vale di più rispetto ad un autorevole parere terzo, perché - lo ripeto - è soltanto un parere.
In alcune Regioni - ricordiamo anche questo - tanto per aggiungere un po' di confusione al "fuoco", perché non si tratta di "carne", stanno addirittura discutendo (è il caso della Calabria) su una terza ipotesi, per cui a qualcuno è venuto in mente che potrebbe addirittura subentrare un candidato escluso alla carica di Presidente, senza andare ad attingere dalla coalizione che ha avuto dei Consiglieri eletti.
Ci troviamo di fronte a una questione quanto mai opinabile e discutibile, per cui è giusto che un'aula, eletta democraticamente, ma che vuole avere l'ambizione e il coraggio di essere anche un'assemblea legislativa ed autonoma, possa scegliere liberamente.
Aggiungo un altro ragionamento e mi avvio alla conclusione. Ci ha anche convinti, volendo entrare nel merito, il fatto che ognuno di noi, per dirsi a favore di una tesi o dell'altra, potrebbe esaminare questi pareri sviscerarli con più o meno abilità e sostenere infine una posizione.
Se c'è una marcia in più che ci ha convinti rispetto ad una tesi, è stata quella che i Presidenti che si candidano alle elezioni si sono candidati con una scelta peculiare, ma non dovuta e con un proprio simbolo diverso dalla somma dei simboli delle coalizioni che essi rappresentavano.
In questa logica, oltre che nella logica più spinta verso il maggioritario, che ci sembra propendere per una tesi, anziché per l'altra ci è sembrato più corretto - meglio, a molti di noi è sembrato più corretto che ci fosse una prevalenza dell'interpretazione della legge, nel senso del maggioritario che si sposa perfettamente con l'idea di elezione diretta del Presidente della Giunta, rispetto a tesi proporzionalistiche.
Detto questo, vorrei spiegarvi perché abbiamo chiesto la votazione a scrutinio segreto: c'è una motivazione. Vorremmo veramente che quest'aula che va rivendicando autonomia, federalismo, maggiori poteri, che va un po' con l'armatura e con lo spadone - così faccio contento il Presidente Cota a chiedere al Governo nazionale di poter decidere, deve avere, a nostro avviso, la possibilità e il coraggio di decidere in autonomia, libertà e coscienza rispetto a quanto dicevo prima, cioè rispetto ad una scelta che non è assolutamente né un dogma né una possibilità confortata da interpretazioni autentiche.
Proprio per evitare che influenze partitocratiche potessero, in qualche modo, viziare la coscienza di qualcuno, insieme ad altri otto Consiglieri ho pensato di chiedere la votazione a scrutinio segreto.
A conforto della mia tesi voglio ancora ricordare che oggi votiamo su nomi e persone; voglio ricordare che in quest'aula si sono svolte sedute segrete, anche solo per parlare di persone, senza la presenza del pubblico dei funzionari o di altri. A maggior ragione, dopo che la Giunta delle Elezioni e il Consiglio hanno deciso di procedere alla votazione su nomi di persone, abbiamo ritenuto che l'unico metodo di votazione possibile per assicurare il voto libero secondo autonomia e coscienza, fosse quello dello scrutinio segreto.
Mi consenta, Presidente, una breve parentesi: per diverse ore di Giunta delle Elezioni abbiamo anche avuto modo di "trastullarci" sull'esattezza del termine surroga piuttosto che surrogazione. Ho consultato il Devoto Oli, che ci dà un parere e non un'interpretazione autentica, secondo cui vanno bene tutti e due i termini: surroga ha un'utilizzazione più burocratica, surrogazione maggiormente giuridica.
Personalmente, quindi, farò la scelta di surrogare il Ministro Livia Turco con l'on. Picchioni. Il mio Gruppo - anche se al proprio interno si è espresso in prevalenza per questa tesi - avrà, come tutti gli altri Consiglieri dell'aula, perché è una regola che vale per tutti e quindi anche per noi, la più assoluta libertà di coscienza e di espressione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, credo sia difficile e imbarazzante seguire la procedura che ha indicato la Giunta delle Elezioni: un ballottaggio è una procedura un po' atipica; come dicevo anche in Commissione, è una procedura che ricorda alcuni test in cui c'è sempre una soluzione "a" o una soluzione "b". Il Consiglio viene visto quasi fosse un organo elettorale: decide chi deve fare il Consigliere.
Per uscire da questo imbarazzo, in sede di Commissione noi ed altri Gruppi della minoranza abbiamo chiesto ed ottenuto di avere, rispetto alla prima riunione, quando avevamo soltanto i pareri dei due candidati Consiglieri (richiesta peraltro sostenuta non soltanto dai Gruppi di minoranza, ma da tutti), qualche parere il più possibile asettico, in modo da non essere sottoposti a legittime logiche di valutazioni personali o politiche.
Abbiamo tutti quanti concordato per questa soluzione, lo stesso Presidente del Consiglio si è fatto carico di garantire una procedura la più asettica possibile; non per nulla il parere richiesto è stato sollecitato anche dallo stesso Presidente del Consiglio.
Una settimana fa non avevamo elementi per decidere; questa mattina invece, la Commissione aveva alcuni elementi in più, che avevamo già definito asettici prima ancora di verificarli. Abbiamo chiesto un parere alla Direzione generale per l'Amministrazione civile del Ministero degli Interni (quindi non ad un impiegato del Ministero) e lo stesso Presidente Cota ha chiesto un parere alla Direzione della Segreteria dell'Assemblea Regionale, Settore Affari Istituzionali e supporto giuridico-legale.
I Consiglieri che non hanno seguito i lavori della Commissione probabilmente, chiedo scusa se sbaglio - non sono a conoscenza degli stessi.
Il Ministero dell'Interno, in data odierna, ci comunica che il seggio lasciato vacante (quindi non parla di persone, il quesito non era personale) dovrebbe essere riassegnato alla lista circoscrizionale provinciale a cui è stato sottratto (sostanzialmente si fa riferimento al verbale del tribunale, ed è quindi una tesi a favore di Vincenzo Tomatis).
Il parere regionale, invece, afferma che alle dimissioni dell'on. Livia Turco deve subentrare il signor Vincenzo Tomatis e, a supporto di questa tesi, è stato allegato materiale di documentazione.
Tra le documentazioni allegate vorrei richiamare quella relativa ad una decisione analoga assunta dalla Regione Toscana la quale, trovandosi in una situazione simile, ha sostituito il signor Altero Mattioli con un candidato avente caratteristiche analoghe a quelle del signor Tomatis (in quel caso era un candidato di Forza Italia).
Unitamente alla deliberazione del Consiglio regionale della Toscana gli uffici hanno allegato un altro elemento non irrilevante per le decisioni che dobbiamo assumere, cioè il verbale di una riunione di tutti i Segretari dei Consigli regionali d'Italia, che si è tenuta in Molise. In questo verbale tutti i Segretari concordano sul fatto che, in un caso come questo - ancora il problema non esisteva - l'assemblea deve individuare il candidato che, nelle liste collegate alla coalizione perdente, ha ottenuto il minor numero di suffragi.
Concordo sulla procedura che ha indicato il Presidente della Commissione, che ci ha imposto - probabilmente con qualche forzatura - di raccogliere più elementi possibili per fare in modo che la nostra scelta fosse la più automatica possibile.
Nel momento in cui il Consiglio regionale decide di seguire una strada diversa rispetto alle indicazioni istituzionali, quella deliberazione, per non essere impugnata, deve spiegare perché la Regione Piemonte intende seguire una strada diversa rispetto alla Regione Toscana; perché la Regione Piemonte vuole seguire una strada diversa rispetto a quella indicata dal Ministero dell'Interno; perché la Regione Piemonte intende seguire una strada diversa rispetto a quella indicata, in un periodo non sospetto, da parte di tutti i Segretari generali delle Regioni italiane. E' importante perché se ciò non avvenisse - è un ragionamento logico - la nostra sarebbe una motivazione non basata su elementi certi.
E' stato ricordato prima dal collega Ghiglia che abbiamo a disposizione i pareri di una parte e dell'altra. Tutti quanti però, in sede di Commissione, a un certo punto abbiamo asserito che, trattandosi comunque di pareri di parte, avremmo dovuto seguire una strada ben precisa, per avere degli elementi il più possibile asettici. Io sono a favore di un'ipotesi: confesso che mi crea imbarazzo, ma mi assumo la responsabilità pubblicamente, non segretamente, di assumere una certa posizione.
Presidente del Consiglio, lei ha ceduto sul fatto che la votazione debba essere segreta. Non so se il Regolamento lo consenta, e non voglio soffermarmi su questo aspetto. Non stiamo decidendo chi dobbiamo nominare al CSI o alla Fondazione San Paolo, stiamo decidendo quale interpretazione seguire per la copertura di un seggio vacante. E' una cosa diversa. Certo il fatto è collegato ad un nome, ma il nostro compito non è quello di esprimere un nominativo, quanto individuare la giusta interpretazione da seguire sulla modalità di copertura di un seggio vacante. Per questo motivo, credo che la modalità di votazione segreta non sia pertinente.
Sono convinto che su questioni imbarazzanti come questa occorra anche assumersi le proprie responsabilità. Il collega Ghiglia l'ha fatto, ha detto chiaramente quale posizione assumerà e ha indicato una sua tesi. In ogni caso, non mi sembra pertinente una votazione a scrutinio segreto.
Può anche darsi che il Regolamento consenta una procedura di questo tipo, ma non la trovo comunque istituzionalmente corretta, perché non stiamo procedendo alla nomina in un qualsiasi ente, stiamo decidendo sulla copertura di un seggio vacante.
Un'ultima cosa, Presidente, e concludo queste mie riflessioni.
La questione del ballottaggio.
Lei ha accolto quest'indicazione che, come minoranza, noi abbiamo già contestato in Commissione. E' una modalità di espressione (mi rivolgo al Capogruppo di Forza Italia che, in sede di Commissione, era intervenuto e aveva espresso delle perplessità) che può essere - questa sì - impugnabile.
Con questa modalità non mettiamo i Consiglieri nelle condizioni di esprimere un'opinione completa, cosa che potrebbe avvenire su proposte singole, ma non su proposte contestuali. Così si riduce la libertà di voto e la segretezza del voto. Occorre valutare attentamente quest'aspetto perché questo sì che è un elemento impugnabile. La decisione che assumeremo in ordine alla surroga è una modalità che potrebbe essere impugnata invalidando il meccanismo della surrogazione, non la scelta di surroga.
Questo metterebbe in discussione la validità delle deliberazioni che assumeremo dopo: se adottiamo una procedura impugnabile potremmo rendere illegittime tutte le procedure a seguire.
Questa è la mia opinione. Ho cercato di basarmi sugli "elementi asettici" richiesti dalla Commissione. Ora, davanti ad atteggiamenti diversi - che posso anche capire - chiedo che si dica perché le motivazioni richieste debbono essere accantonate, ritenute non valide: nel momento in cui le abbiamo richieste avevano un significato, che subito dopo hanno perso!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Presidente, intendo esprimo il mio grande imbarazzo per il tipo di votazione a cui siamo chiamati. Finora, sono sempre stato convinto che i Consiglieri venissero eletti dagli elettori. Ora, invece, siamo di fronte ad una modalità di surroga che ci assegna un potere notevole, quello di decidere chi sarà Consigliere.
Trovo abbastanza strana la risoluzione che ci è stata proposta: da una parte sostiene che i due pareri che abbiamo sono entrambi apprezzabili ed esaustivi, dall'altra ci dice che dobbiamo scegliere tra i due. Se davvero fossero stati entrambi esaustivi, avrebbero anche dovuto indicarci quale dei due percorsi andava seguito e non quale delle due persone si doveva nominare. Per questo, in realtà, credo che siamo di fronte a dei pareri che non sono esaustivi: se lo fossero ci avrebbero permesso di scegliere.
Non credo che ci troviamo in una situazione diversa da quelle in cui ci siamo trovati finora. Finora abbiamo surrogato, però chi ci veniva indicato per la surroga ci veniva indicato dagli elettori, con l'interpretazione degli organismi abilitati. Gli organismi abilitati a dare la loro interpretazione ci dicevano: "Dimettendosi il tale signore, subentra un altro, perché lo segue nella lista e ha avuto un tot di preferenze". Non c'era un altro meccanismo. Poi, noi analizzavamo se c'erano dei motivi d'incompatibilità. Ma non abbiamo mai dovuto scegliere un Consigliere piuttosto che un altro.
Votare mi mette in un imbarazzo estremo, e non solo. Penso sia piuttosto pericoloso, per le decisioni che adottiamo, ancor di più se tali decisioni vengono assunte secondo la modalità del ballottaggio. Un conto è dire: "Esiste una certa procedura, sottoponiamola ai voti, se respinta si sottopone ad un'altra votazione", un conto è fare un ballottaggio, che comporta una politicizzazione estrema della la scelta. Tra l'altro trattandosi di un Consigliere di minoranza, la maggioranza può, in questo modo, influire sulla composizione dei Gruppi e sulle scelte di Consiglieri di minoranza: può decidere quale opposizione ritrovarsi di fronte! E' un potere notevole.
Il collega Ghiglia parlava di libertà. Non siamo di fronte ad un atto di libertà, ma di imperio: stiamo per decidere cose che non ci competono.
Certo, alle spalle c'è una normativa carente, e su questo siamo tutti d'accordo. Però si deve intervenire sulla normativa carente, non arrogarsi il potere di arbitrio.
Sulla base di questa risoluzione, non vedo che due soluzioni: o lancio una monetina per aria e affido al caso la scelta fra i due possibili Consiglieri, oppure, al limite, arriviamo a 61 Consiglieri! Perché se quelle indicate sono entrambe strade esaustive, li nominiamo tutt'e due! Ripeto: il dover scegliere ci investe di un potere che, a mio avviso, non ci compete.
Credo sarebbe stato meglio trovare una soluzione che ci consentisse di approfondire ulteriormente il caso. Personalmente, mi sono fatto una mia opinione: i pareri espressi da strutture (non da enti politici) quali il Ministero dell'Interno o il nostro Consiglio, vanno presi in considerazione, perché hanno un valore superiore ai pareri di parte.
Se questi pareri non fossero stati sufficienti, occorreva compiere un ulteriore approfondimento, per arrivare ad una surroga ineccepibile, che affermasse: "Gli elettori, attraverso i meccanismi elettorali e la legge con cui hanno votato, hanno scelto così". Non è questo che sta avvenendo, e stiamo per compiere un errore. Ritengo che, trattandosi di procedura e non di giudizio sui nomi, il voto segreto mi pare veramente un errore, se non altro perché si vogliono fare giochetti politici; non c'è altra spiegazione, essendo tutti e due indicati in modo trasparente dall'elettorato, o perché erano nel listino o perché erano nelle liste proporzionali. Noi non facciamo valutazioni sulle persone; in questo caso le valutazioni non ci competono. Credo che il voto dovesse essere assolutamente esplicito e non segreto.
La seconda scelta, quella del listino, mi preoccupa per alcuni aspetti.
Nel listino non c'è un numero due, tant'è vero che se il Presidente Ghigo si dimettesse (se ha la fortuna di essere eletto segretario dell'ONU e accetta l'incarico), non vi è un Vicepresidente: ce ne andremmo tutti a casa - lo sappiamo bene. Lo spirito maggioritario della legge elettorale fa sì che il Presidente Ghigo non abbia un numero due: c'è lui con i dodici apostoli, senza una gerarchia.
Sulla base di cosa si nomina l'on. Picchioni? Se si sceglie il listino invece dell'altro, perché Picchioni e non uno degli altri dodici? Questo mi è completamente oscuro.
La Commissione propone un'ulteriore interpretazione dicendo che il primo nome ha maggior legittimità rispetto ad altri, però questo non ha alcuna base legale, né nel maggioritario né in alcuna norma: è veramente una norma che ci inventiamo in questo momento. Almeno, l'altra interpretazione ha un minimo di base, dicendo che ha maggior legittimità colui che era già stato in qualche modo nominato, perché ha già ricevuto dei voti.
Ci dovrebbe essere una norma chiara che indichi il listino, così da poter scegliere, però non ci troviamo di fronte a questo.
Ripeto che sarebbe stato più utile non votare, avendo ancora dei punti oscuri. Sicuramente, la tesi più lontana da un'interpretazione logica della legge è l'affidamento ad un listino che, a mio avviso, muore con l'elezione e fa sì che il candidato Presidente sia una figura unica, non sostituibile in altro modo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non aggiungo molto a quanto già detto dal mio Capogruppo, però, avendo partecipato ai lavori istruttori della Giunta, mi sono preoccupato, per prima cosa, di chiedere che fosse consegnato a tutti i suoi componenti il verbale dell'Ufficio centrale regionale. Noi avevamo la necessità di ragionare su dati certi. Non dovevamo fare o sciogliere opzioni politiche.
Si trattava di verificare, alla luce dei disposti di legge, chi sarebbe subentrato in caso delle dimissioni dell'on. Turco. Badate bene, il verbale è estremamente esplicito: "Tale seggio, in base alle risultanze della graduatoria dei quozienti di tale Gruppo (riportata al paragrafo 5), viene sottratto al medesimo Gruppo nella Circoscrizione di Cuneo" - questo verbale è il verbale che assegna il seggio all'on. Livia Turco, nel quale è stato provvisoriamente assegnato il seggio con il quoziente più basso - "Di tale sottrazione - questo è esplicitato chiaramente - l'Ufficio deve fare apposita notazione all'interno dei paragrafi 4 e 5, a fianco della provvisoria assegnazione del seggio stesso".
Su questa interpretazione della legge non ha avuto alcun dubbio il Consiglio regionale della Toscana. Ho avuto alcuni contatti informali con i Consiglieri regionali di Rifondazione Comunista, che lì sono all'opposizione, i quali mi hanno riferito che la scelta di proclamazione degli eletti è avvenuta con il consenso unanime della destra, del centro e della sinistra, perché svolta in funzione di un'interpretazione autentica della legge. Mi fa specie che tale obiezione non sia stata fatta dal Consigliere Ghiglia, tenuto conto che in quella Regione, ad essere eletto con questa interpretazione della legge, è stato proprio un Consigliere di Alleanza Nazionale.
Quindi, sono sorpreso. Al Presidente che ha effettuato l'opzione, e quindi ha rassegnato le dimissioni per incompatibilità, è subentrato un Consigliere di Alleanza Nazionale.
Peccato che lo stesso Consigliere Ghiglia, in occasione di dichiarazioni ai giornali, sostenesse la bontà di questa scelta e sostenesse allora l'interpretazione autentica della legge, almeno la sua interpretazione.
Lo spettacolo che sta dando quest'aula è indecoroso, perché, oggi siamo approdati ad un voto espropriando gli elettori del proprio diritto.
Il loro diritto di voto gli elettori lo hanno espresso. Il verbale dell'Ufficio centrale regionale è chiarissimo: "Guardate che provvisoriamente viene sottratto questo seggio per assegnarlo al Presidente".
E' evidente che ho cercato, attraverso l'acquisizione di tutti i verbali della discussione in aula e dell'istruttoria per la Legge Costituzionale n. 1/99, di ritrovare elementi che potessero aiutarci e consentire alla Giunta delle Elezioni di arrivare con un'istruttoria più ampia. Devo dire che sull'art. 5 non ho trovato traccia di interventi. Qui le interpretazioni sono dubbie, qualcuno dice: "E' una carenza dell'impianto della legge". Io propendo a credere che l'interpretazione della legge, come ci riferiscono i colleghi che hanno optato per questa scelta, sia chiara nella sua dicitura: "L'ultimo dei seggi ricavato attraverso il sistema proporzionale, che può essere o dei quozienti interi oppure dei resti, è sottratto all'eletto e viene provvisoriamente assegnato al Presidente".
Quindi, oggi, siamo chiamati ad effettuare una scelta da poco, rispetto alla quale, però, noi non ci sottrarremo alle nostre responsabilità.
Credo che l'atto doveroso conseguente sia rimettere tutti gli atti di questa discussione che la maggioranza ha paludato con la scelta del voto segreto.
Vorrei ricordare, in quest'aula, che per quanto riguarda la proclamazione degli eletti, noi abbiamo scelto il voto palese, si trattava di persone e non di marziani. Quindi, noi, oggi, abbiamo paludato una decisione di quest'aula, rendendola poco trasparente. Non stiamo dando un messaggio che riavvicina gli elettori al palazzo, perché qui siamo in presenza di altro: siamo in presenza di situazioni che mi sembrano poco nobili.
Credo che gli atti di questo dibattito debbano essere rimessi all'autorità giurisdizionale superiore, che non riesco ad individuare, e continuo a sostenere che questi atti debbano essere inviati anche alla Magistratura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Penso che il problema che abbiamo di fronte sia di carattere essenzialmente istituzionale e non politico. Comunque, questo è l'intendimento con il quale porgerò ai colleghi i ragionamenti che seguono.
La Commissione Giunta delle Elezioni istituzionalmente ha ricevuto una ricca documentazione in proposito, che ritengo abbia tutta il medesimo valore. Proviene in parte da uffici dello Stato e in parte da pareri espressi dai possibili candidati a surrogare la ministra Turco.
Il ragionamento che propongo ai colleghi, con la modestia di una persona che non svolge professione giuridica, è il seguente. Innanzitutto secondo me, sarebbe bene parlare di criteri e non di persone.
La legge elettorale regionale è composta da due parti: una parte maggioritaria e una parte proporzionale. Da qui il quesito: per surrogare il Ministro Livia Turco, si utilizza la parte maggioritaria o quella proporzionale? Risolta la questione, ci saranno due persone.
Sappiamo che la legge elettorale, nelle elezioni regionali, assegna due livelli di maggioritario. Esiste il livello di chi vince le elezioni, che avrà a disposizione una parte maggioritaria composta da tutto o da parte del listino che accompagna il Presidente; questo lo decidono i risultati elettorali. Una parte, quindi, è composta da un maggioritario assegnato alla lista che vince, maggioritario che non è fisso ma è variabile in funzione dell'esito elettorale, che può arrivare fino a sei componenti della lista vincitrice - i primi sei, non sei presi a caso, quindi il listino ha un numero 1 e un numero 12 - e si arriva al numero 6 in certi casi, o si arriva, com'è successo in Regione Piemonte, al numero 12. Questo è il lato maggioritario che vince.
Tuttavia la legge prevede, in modo inequivocabile, che anche il lato maggioritario che perda abbia un seggio, riconoscendo due alternative: la prima, che secondo me è la strada maestra, è il caso in cui i sessanta Consiglieri regionali vengano eletti tutti col loro quoziente pieno. La forza del maggioritario che si riverbera sulla lista che perde è tale che in questo caso, assegnati i sessanta Consiglieri, la lista che perde aggiunge un Consigliere ai sessanta previsti dalla legge.
Ritengo che la volontà di assegnare alla lista perdente un Consigliere in quanto lista maggioritaria, sia di carattere assolutamente evidente, al punto che la legge elettorale prevede che, eletti tutti col quoziente pieno, il Consiglio regionale del Piemonte diventi di sessantuno membri e non di sessanta. Esprime, cioè, la volontà di aggiungere ai Consiglieri eletti - eletti in parte col maggioritario, con la lista che vince, e in parte col proporzionale, per chi perde - un Consigliere in più. Questo, a mio modo di vedere, segnala il desiderio del legislatore di comporre, col sistema maggioritario, Consiglieri nel listino che vince e nel listino che perde.
Cosa succede se il capolista del listino che perde si dimette? Riflettendo sui pareri finora espressi, ritengo che persista la volontà del legislatore di conservare, nella parte maggioritaria che perde, il componente del Consiglio regionale. Se il numero uno del listino rinuncia in questo caso Livia Turco, il maggioritario vive nelle liste che hanno perso, vive facendo vivere dopo Livia Turco, come surrogazione, a uno, a uno tutti i Consiglieri candidati nel listino, fino al numero 12, perch quella è la forza del maggioritario, che consente di aggiungere un Consigliere ai sessanta.
La legge asserisce che se i Consiglieri non si eleggono col quoziente pieno, non si aggiunge più il sessantunesimo. In tal caso, quel maggioritario, quel listino, il Presidente, il numero uno, prende un seggio, il primo escluso, al proporzionale. Semplicemente si rientra nei sessanta Consiglieri, dunque il seggio di Livia Turco è il seggio dell'ultimo Consigliere che sarebbe stato eletto. Ma stiamo attenti colleghi, che quando questo seggio viene portato sulla lista maggioritaria lì rimane. Anche in questo caso rimane fino al numero 12.
Analizziamo ora il caso contrario. Supponiamo che questo non sia vero e verifichiamo la logica dell'altra ipotesi, perché dobbiamo fare i conti con l'istituzione, non con le convenienze politiche.
Immaginiamo che sia valida, viceversa, la tesi secondo cui il seggio di Livia Turco, dimessa, che è nel listino maggioritario, passi nel proporzionale. Cosa si verifica in questo caso? Per surrogare la Consigliera Livia Turco si sceglie, dunque, il maggior resto, il primo resto che si incontra. Questo primo resto sta casualmente in uno dei Gruppi di minoranza.
Non si esaurisce qui il ragionamento, perché noi dobbiamo porci il quesito di chi subentra a questo Consigliere nel caso di rinuncia del Consigliere surrogante, ovvero nel caso in cui il Consigliere che è subentrato a Livia Turco, provenendo dal proporzionale, rinunci.
Evidentemente non può succedere il primo escluso della lista che casualmente ha beneficiato del Consigliere, ma dovrà seguire, piuttosto, il secondo resto, che sarà di un altro Gruppo. Se si scegliesse questa alternativa, cioè di assegnare a una delle liste proporzionali il seggio assegnato a Livia Turco nel listino maggioritario, avremmo un risultato elettorale ballerino, in cui non si sa, momento per momento, com'è composto il Consiglio regionale, nel rispetto di un esito elettorale che, viceversa è fisso.
Si aprirebbe, quindi, una strada in cui, in questo Consiglio regionale ci sarebbero Gruppi più o meno forti a seconda delle rinunce dei surroganti Livia Turco, poiché, pescati nelle varie liste proporzionali, un giorno sarebbero di un Gruppo, un giorno di un altro. A me pare una incoerenza. Mi sembra che non sia possibile avere un Consiglio regionale a geometria variabile. Fatta una scelta, questa dovrà risultare fissa.
Nel caso della scelta sul listino proporzionale, è inaccettabile che il Gruppo che prende il Consigliere lo mantenga fino alla fine della propria lista, perché la scelta avrebbe dovuto essere del primo resto. Se il primo resto rinuncia, sarà il secondo, e così via, ma non il secondo escluso della lista del Gruppo in questione. Non mi pare una logica possibile.
Questi sono i motivi per i quali, pubblicamente, con le mie parole tecnicamente non giuridiche, ritengo doveroso, da parte di tutti cimentarsi con un problema che, per quanto difficile possa essere, bisogna al di là della forma della votazione, esplicitare con un ragionamento che ho voluto trattare con i piedi per terra, tenendo presente solo i problemi istituzionali e non politici.
Respingo tutti i ragionamenti che tentano di dividere, per schieramento, una scelta che, secondo me, dovrebbe passare tra gli schieramenti, nel senso che abbiamo letto i documenti.
Ho questa opinione e l'ho espressa. Ammetto - lo dice anche la Giunta delle Elezioni - che possono formarsi opinioni diverse, ma personalmente non faccio conti politici. Ritengo di aver capito quello che ho potuto ripetere oggi a voi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Grazie, Presidente.
Un giorno, in tribunale, il giudice chiese all'imputato se aveva dato del cretino alla persona offesa; l'imputato rispose sì, ma se ne dispiaceva.
Rimase, per sempre, il dubbio se gli dispiaceva perché gli aveva dato del cretino o se gli dispiaceva perché la persona offesa fosse un cretino.
Noi siamo di fronte a questo tipo di legge. Come esattamente ha individuato, nel suo discorso, l'ex Presidente Mellano, abbiamo un buco normativo che può essere interpretato, come io ho interpretato "l'alzarsi e andare via" come dimissione, anche se ho potuto sbagliare. Dicevo, c'è un buco normativo, esattamente illustrato dal Consigliere Chiezzi e Saitta in maniera limpida: la norma può essere letta in due modi. Proprio per questo motivo, mi riferirò e farò solo delle osservazioni di metodo prima che di merito.
Per quanto riguarda il metodo, riteniamo che la politica debba avere la supremazia. Oggi i politici, per cercare di accattivarsi l'elettorato parlano male di loro stessi. La gente, quindi, comincia a pensare male di tutti quanti, per cui qualsiasi cosa che arriva al di fuori della politica è bene; qualsiasi cosa che viene dall'interno della politica, è male.
Non credo che, in questi casi, ci sia alcun obbligo di richiedere alcun parere e, soprattutto, non credo che i pareri, che qualsiasi Ufficio possa dare, siano tali da poter far soggiacere un'assemblea legiferante e sovrana qual è questa.
Credo che un parere può esserci per avere quello che, poi, è stato detto dai Consiglieri Chiezzi e Saitta, ma non certamente per poter fare un momento di coalizione della volontà dell'assemblea.
Il metodo di andare a valutare esclusivamente quello che dicono gli uffici è un metodo a noi estraneo, soprattutto se viene pronunciato con queste parole: "In quel caso sarebbe posto all'o.d.g. della Giunta la presa d'atto della surrogazione, così come indicata dalla Segreteria generale del Consiglio e, comunque, non darei spazio ad alcuna discussione in ordine ad altre interpretazioni possibili, legittime, ma estranee ai compiti e ai poteri della Giunta per le Elezioni del Consiglio Regionale".
Questa è l'affermazione fatta dall'ex Presidente Mellano, il quale, in Giunta, ha ritenuto di non dare spazio ad alcuna discussione, alla faccia delle critiche che sono state poste a codesto Presidente nel momento dell'insediamento e a tutte quelle successive. Questo è il tipo di democrazia di cui, in questa sede, ci stiamo dando vanto.
E' bene che alcune cose le chiariamo in maniera espressa: tutto si pu fare, qualsiasi posizione è sostenibile, ma a tutti bisogna dare la parola alla maggioranza e alla minoranza; le regole del gioco devono essere valide per entrambe sempre e in qualsiasi momento.
Non quando ci si innamora di una certa versione, e si è certi di farla passare sulla testa di chi voglia prendere la parola, con incoerenza perché se ci fossa stata coerenza, il Presidente della Commissione non si doveva dimettere o, comunque, non doveva alzarsi e abbandonare la Presidenza, ma dire semplicemente che non la poneva in votazione.
I casi erano due: la posizione era legittima e se il Presidente Mellano ne era convinto, doveva portare avanti la sua opposizione fino a morire oppure illegittima, e allora si sarebbe andati alla Procura della Repubblica. Queste sono le indicazioni di metodo che dovevo chiarire. Per quanto riguarda il merito, bisogna che ciascuno valuti quale sia la posizione più coerente rispetto alla legge, anche perché - diciamocelo chiaro - sarebbe una menzogna se tacessimo due verità: si sta discutendo semplicemente per dare disturbo a questo Consiglio, perché con una votazione piuttosto che un'altra, cioè se fossimo andati alla votazione solo per Tomatis o solo per Picchioni, nel caso di bocciatura, avremmo avuto un organo incompleto, con tutte le conseguenze che ci sono state prospettate.
Questa è una verità che bisogna chiarire, ed è merito della maggioranza che ha votato questa posizione, ma oggi, comunque, si risolverà, in un modo o in un altro, il problema della surrogazione.
Il secondo discorso che volevo fare è che, qualsiasi cosa decida quest'aula, molto probabilmente, trattandosi di un'interpretazione legislativa, questa non potrà che essere fatta dall'organo di per s deputato a dirigere la questione. Probabilmente, fra tre o quattro mesi, il Consiglio di Stato ci dirà qual è la soluzione a prescindere da ogni questione.
L'amico Dutto mi suggeriva che, alla decisione della Regione Toscana non bisogna dare delle risposte, perché non compete a noi dare risposte.
Essendo una Giunta di fatto certamente non coerente con questo, non è detto che dobbiamo essere coerenti con una Giunta che, in quest'aula, rappresenta le forze di opposizione. Detto questo, ritireremo la scheda e, trattandosi di un fatto che deve essere politico, per il quale ha maggiore interesse l'opposizione rispetto alla maggioranza, lasceremo liberi i nostri Consiglieri di votare secondo coscienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocchino

Vorrei ricordare ai Consiglieri che fino a venerdì, alla riunione della Giunta delle Elezioni, i membri della Giunta dovevano prendere una decisione o, quantomeno, un orientamento sulla base della documentazione che ci era pervenuta, ed era tutta una documentazione di parte, nel senso che avevamo giudizi da parte di esperti, richiesti dai diretti interessati sulla base dei quali dovevamo esprimere un orientamento o una decisione come Giunta per le Elezioni.
Il merito del Presidente della Giunta è stato quello di richiedere dei pareri al di sopra delle parti, perché non venivano chiesti dai diretti interessati, ma chiesti dalla Giunta delle Elezioni, e sulla base di questi pareri la Giunta per l'Elezioni doveva esprimere un orientamento questa mattina. Voglio difendere, se è il caso, l'operato del Presidente perché ha dato la possibilità ai membri della Giunta delle Elezioni di assumere un orientamento sulla base di pareri espressi dal Ministero dell'Interno e dall'ufficio competente della Regione.
Mi chiedo come mai quest'aula e la Giunta delle Elezioni - che ha dovuto fare più di una riunione per prendere una decisione su un caso su cui tutti abbiamo convenuto che non deve essere politico - visto che altri Consigli regionali hanno trovato soluzioni all'unanimità, incontrano difficoltà nel trovare una soluzione. Chi subentrerà all'on. Livia Turco non riuscirà ad alterare gli equilibri di quest'aula perché tra maggioranza e minoranza ci sono differenze numeriche piuttosto evidenti, eppure siamo qui a decidere con difficoltà. Dopo gli orientamenti e i pareri espressi dalla Giunta delle Elezioni, il Consigliere Chiezzi ha espresso la sua posizione e i Gruppi della minoranza hanno presentato una proposta di deliberazione alla Giunta delle Elezioni dove, prendendo atto dei pareri espressi dal Ministero dell'Interno e dall'ufficio competente della Regione, visti i precedenti che sono stati qui richiamati (in particolar modo la deliberazione della Regione Toscana) e vista altra documentazione si esprimeva un parere molto chiaro.
Il Consigliere Contu ha ricordato ai Consiglieri come il verbale relativo alle operazione dell'Ufficio centrale regionale indichi in modo chiaro l'assegnazione del seggio: si parla di sottrazioni e di assegnazione temporanea del seggio. Potremmo discutere a lungo anche nel merito della legge, ma sono convinto che il sistema maggioritario sia quello oggi più opportuno per il sistema politico italiano; dopodiché, bisognerebbe ricordare a tutti che abbiamo votato con un sistema elettorale che prevede l'80% di proporzionale e il 20% di maggioritario (sistema elettorale che personalmente non mi convince).



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi vi richiedo un'adeguata compostezza ...



MULIERE Rocchino

Personalmente non conosco né il signor Picchioni né il signor Tomatis.
Non è una questione personale, invece ne stiamo facendo una questione personale e politica; si dice che dobbiamo assumere le nostre responsabilità, ma molti consigliano di votare scheda bianca o chiedono il voto segreto. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e poi, sulla base del dibattito, noi della minoranza decideremo cosa fare.
Infine, vorrei richiamare la proposta di deliberazione che questa mattina abbiamo presentato alla Giunta delle Elezioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Salerno; ne ha facoltà.



SALERNO Roberto

Visto che non è, come alcuni colleghi sostenevano, una semplice nomina credo che il contributo che ciascun Consigliere può dare sia utile e possa arricchire la discussione.
Mi stupisco dell'enorme sicurezza esibita da alcuni Consiglieri circa il metodo migliore da seguire o quello indicato da una legge che, però, non esiste. Seguendo tutti i lavori della Giunta delle Elezioni, ci siamo resi conto che una semplice riga in una legge elettorale a monte - che questa maggioranza parlamentare di sinistra ci ha regalato come ennesima chicca e come ennesima mancanza - avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi che oggi, invece, gravano sul Consiglio.
In Giunta delle Elezioni sono pervenuti esclusivamente dei pareri; non è possibile pensare che il parere sia un meccanismo legislativo certo per indicare una surroga, ma è un parere, soggetto a critica e a verifica. Non c'è una giurisprudenza specifica, per cui mi stupisce che il collega Contu che non voleva valutazioni politiche, chieda a noi una valutazione politica solo perché nella Regione Toscana è stato eletto un Consigliere regionale di Alleanza Nazionale. Ripeto, non è una questione politica e noi non vogliamo sia tale, perché parliamo nel Consiglio regionale del Piemonte.
Proprio perché non c'è una giurisprudenza, non sappiamo se una certa scelta di un Consiglio regionale potrà essere soggetta a revisione (ricorso al TAR, al Consiglio di Stato, ecc.); fino ad ora esiste soltanto un atto adottato da un Consiglio, ma non sappiamo se sarà accreditato ufficialmente da tutti gli organi competenti.
Bisogna essere estremamente pratici e realisti, da questa questione non si esce con la votazione ad un parere, ma deve essere lasciata ad ogni Consigliere una riflessione personale su tutti i pareri pervenuti.
Il professor Lombardi fu uno dei padri fondatori delle Regioni e uno di coloro che parteciparono ai lavori preparatori per la loro creazione nel '70. Cattedratico dell'unica cattedra di diritto regionale amministrativo anche se non proviene da un organo istituzionale di un prefetto - ha fondato il diritto regionale sul quale noi operiamo e lavoriamo.
Lo scrutinio non palese è anche una maniera, poiché si parla di persone, per poter procedere ad una valutazione personale di ogni Consigliere.
Come ha già anticipato il mio Capogruppo, il Gruppo di Alleanza Nazionale è libero di esprimersi secondo coscienza. La legge elettorale ha introdotto a fine '99 un premio di listino di maggioranza anche ai perdenti. Questo carattere è la ratio della legge, quindi questo seggio che viene a mancare al Presidente, dovrebbe essere assegnato al primo del listino. Il principio legislativo va nella direzione di dare un premio di maggioranza, per quanto riguarda il listino anche ai perdenti: laddove il primo rinuncia, a parer mio, il secondo nella lista dovrebbe subentrare nella surroga.
Con queste osservazioni credo di aver contribuito utilmente a questo dibattito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo, ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, egregi colleghi, la situazione in cui siamo venuti a trovarci è una chiara lezione sulla necessità di avere delle normative regionali (in questo caso determinate dal sistema elettorale) regionali per evitare che una legislazione imperfetta determini situazioni paradossali come questa, che ora trattiamo.
Chiedo che questa Assemblea richieda al Governo un suo intervento che con una norma d'interpretazione autentica, risolva il problema. Non possiamo trovarci nelle diverse Regioni con applicazioni differenziate della normativa, lasciando al giudice ordinario (in materia di ricorsi, che i cittadini sicuramente faranno in casi come questi, in cui vengono colpiti gli interessi degli elettori) il compito di elaborare l'interpretazione autentica di quanto stabilito dal legislatore.
In condizioni normali, la discussione che stiamo facendo dovrebbe consistere nella valutazione di una decisione di diritto, non politica, ma così non è.
Invito l'assemblea a non "infilarsi" in una forzatura di questo genere ancora più grave perché nominalistica: stiamo per procedere ad un ballottaggio tra due nomi. Ed è una forzatura anche rischiosa, poiché ci stiamo mettendo nei panni del legislatore nazionale, seguendo il percorso che "noi" riteniamo il più corretto e giusto.
Attenendomi alle mie ispirazioni e alle mie suggestioni maggioritarie (ne ho parlato anche con altri colleghi, quali Andrea Manzella), direi che "a ciascuno il suo": subentra chi è nelle stesse condizioni, quindi chi è nel listino. Però, l'argomento contrario è a sua volta molto forte, perch i listini muoiono quando viene meno ed è sconfitto il candidato presidente non eletto. Entrambe le soluzioni sono ipoteticamente molto forti, e per questo reputo che forse sarebbe più opportuno, a questo punto, piuttosto che continuare con questo gioco, recuperare la discussione che stiamo facendo in sede di Giunta delle elezioni. In quella sede si potrebbe ancora approfondire il problema, per proporre poi all'assemblea l'interpretazione ritenuta più forte della norma nazionale. Su quest'interpretazione l'assemblea potrebbe votare: qualora si affermi la proposta della Giunta delle elezioni, il nome prescelto sarebbe automaticamente espresso.
Eviteremmo in tal modo di seguire una procedura di nomina piuttosto impropria.
Mi pare che la scheda ora distribuita per la votazione andrà negli annali delle esperienza delle assemblee legislative, perché mi sembra sia assolutamente irrituale. Forse, addirittura, dovremmo includerla tra i primati: non si può, in una simile circostanza, proporre due nomi! Concludendo, chiedo ancora al Presidente del Consiglio e ai colleghi di attendere. Penso che il Governo nazionale debba essere investito di questo problema. Le chiedo, Presidente, di farsi interprete del problema anche con gli altri Presidenti delle assemblee regionali: del resto, esiste un organismo che vi lega. Tutte insieme, godendo quindi di grande rilevanza le assemblee elettive regionali possono porre questa richiesta al Governo: così si avrebbe rapidamente una norma d'interpretazione autentica per risolvere il problema ed evitare che, alla fine, sia la Magistratura ordinaria a fare chiarezza. Siamo orgogliosi del nostro ruolo. Dobbiamo esserlo, in questo momento.
Facciamo in modo che le assemblee elettive, sia quella nazionale che quelle regionali, abbiano la fiducia dei loro elettori, evitiamo che si verifichi una surrogazione del potere loro proprio da parte della Magistratura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Tutti gli interventi che mi hanno preceduto hanno evidenziato il vuoto di normativa esistente.
La difficoltà avuta dalla Giunta delle elezioni è stata una difficoltà oggettiva; per questo mi era parsa ragionevole la raccomandazione del Presidente della Giunta delle Elezioni e del Presidente del Consiglio: prima di dare giudizi sarebbe stato opportuno avere un minimo di documentazione.
Farò un intervento particolarmente breve (dal momento che l'ordine del giorno è abbastanza lungo), con la speranza di dare un segnale veramente chiaro. Ci troviamo di fronte a due persone che hanno un grosso spessore politico, ma l'argomento che stiamo affrontando non è relativo alle persone ma al metodo. La Giunta delle elezioni ha raccolto della documentazione così come era stato raccomandato dal Presidente della Giunta e dal Presidente del Consiglio, per non inventare nulla. Il consuntivo dell'indagine è stato questo: più del 50% delle Regioni italiane, riunitesi in un incontro di coordinamento in Molise, ha indicato che il seggio vacante deve essere occupato da chi ha raccolto il maggior numero di voti.
Se è vero che all'inizio dei lavori non avevamo nessun tipo d'indicazione, non vorrei adesso che ce ne siano troppe: si sono espressi a favore della soluzione "b", riferita non al nominativo ma al metodo, il Consiglio regionale della Toscana e il Consiglio regionale del Molise, in cui si sono riuniti i rappresentanti di tredici Regioni.
E' un fatto molto significativo: i pareri ricevuti, oltre a quello del Ministero dell'Interno e del Settore Affari Istituzionali del Consiglio regionale del Piemonte, mi sembrano piuttosto chiari nell'indicare il metodo da seguire per l'affidamento del seggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Presidente, ho qualche perplessità, oggi, nell'intervenire su un dibattito che comprendo poco. Se mi metto dalla parte di chi ci ha votato (e non voglio fare un discorso qualunquista) immagino che, probabilmente gli elettori avrebbero difficoltà ancora maggiori delle mie.
Cercherò di essere breve, perché non voglio rubare troppo tempo alle altre cose, ma soprattutto cercherò di seguire, per quel poco che posso, un filo logico, così come ha fatto il nostro Gruppo partecipando alle sedute della Giunta delle Elezioni, dove abbiamo sempre mantenuto un'unica posizione, cioè quella che sosteneva che la Giunta delle Elezioni, essendo una Commissione in sede referente, dovesse, in qualche modo, documentarsi quindi, contro chi voleva, senza un'istruttoria e senza documentazione venire in aula e votare al buio.
Vorrei ricordare, come hanno già fatto altri, che il dibattito odierno è dovuto alla mancanza di una legge chiara in merito; o meglio: la legge c'era, ma quella successiva ha omesso alcune parti che erano chiare questo, a dir la verità, in Italia si verifica molto spesso - e ha messo in difficoltà anche questa assemblea. Nella Giunta delle Elezioni, abbiamo chiesto che si procedesse con un'istruttoria per conseguire documenti che ci potevano in qualche modo consentire di valutare singolarmente, come Consiglieri, chi dovesse subentrare. Ebbene, siamo stati sommersi da documenti ufficiali, ci sono stati consegnati dei documenti di parte.
Qualcuno, all'interno della Giunta delle Elezioni, ha chiesto, e io l'ho condiviso, che questi documenti fossero consegnati a tutti i singoli Consiglieri, perché ritenevamo giusto che ogni singolo Consigliere - anche chi non ha la fortuna di aver studiato giurisprudenza e, quindi, non è avvocato - potesse rendersi conto di come, in realtà, poter meglio interpretare una norma che non è chiara e che non esiste.
Come Gruppo del Centro Cristiano Democratico, non vogliamo dare alcun tipo di valutazione, perché, in questa sede, non deve essere fatta alcuna valutazione politica. Esiste, è inutile nasconderlo, un problema personale: scegliere se un candidato alle elezioni debba fare o meno il Consigliere regionale, quindi, vuol dire decidere del suo destino personale e politico e, noi del Centro Cristiano Democratico, ne siamo consapevoli.
Quindi, non ci sottraiamo assolutamente alle nostre responsabilità: ritireremo la scheda che ci verrà consegnata, ma, ovviamente, lasciando liberi di poter scegliere; ne abbiamo parlato con il collega Franco Botta decidendo in totale autonomia, e sulla base della lettura che ognuno di noi ha effettuato, come votare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Angeleri.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Signor Presidente, non mi dilungo molto, perché gli amici del centrosinistra hanno spiegato a lungo le motivazioni del nostro comportamento.
Vorrei sottolineare alcune affermazioni arrivate dall'altra parte del Consiglio, dove, ancora una volta, è stato ribadito il principio del potere politico e partitico che diventa sovrano in tutti questi passaggi, cercando di prevaricare anche sulle istituzioni. Questo è un esempio e non è il primo. Ad esempio, ricordo le peripezie per la formazione della Giunta delle Elezioni: la seduta è andata deserta perché la maggioranza non ha partecipato in quanto non aveva trovato il modo per nominare il Presidente.
Successivamente, l'atteggiamento di imposizione, attraverso prese di posizione partitiche, è continuato e si è concluso con questa decisione.
Ma, ancora questa sera, questo comportamento si è verificato nell'attacco indirizzato al Presidente Mellano.
Questa situazione mi dispiace e deve essere chiarita, perché il Presidente Mellano, con democraticità e trasparenza, si è impegnato per risolvere il problema. A fronte di un'assenza normativa, è stato stimolato.
Sovente è stato sottoposto a pressioni per avere risposte tecniche dalle istituzioni che potessero portarci ad una decisione su questo fatto.
Infatti, ha iniziato questo lavoro consultando il Ministero dell'Interno l'ufficio regionale preposto a queste decisioni e alcune Regioni dove erano state assunte queste decisioni (ad esempio, la Toscana). Una volta raccolto tutto questo materiale, lo ha portato alla Commissione della Giunta delle Elezioni, che, come spiegatoci dal Presidente, ha la funzione di istruttoria e ha istruito il caso.
A questo punto, con un'altra impennata partitica e politica, si è detto: "No, non vale più niente, si deve portare tutto in Consiglio regionale". In Consiglio regionale - dove si vota - si vota sui due nomi di due persone, altrettanto lodevoli e meritevoli, che avrebbero dovuto avere questa carica: o l'una o l'altra. A causa di un problema istituzionale, è mancata questa normativa, quindi, la Commissione della Giunta è stata sovrana nel predisporre la soluzione a questo problema, da inviare successivamente al Consiglio, il quale avrebbe espresso il suo giudizio.
Adesso, veniamo a sapere che questi pareri, tutto sommato, non servono a niente: abbiamo perso tempo, ma lo si poteva dire subito. E' inutile chiedere pareri perché la soluzione è questa.
Abbiamo effettuato due o tre Commissioni, poi arrivano questi pareri autorevolissimi, altrimenti si doveva interpellare il Presidente del Senato o della Camera o il Ministro che ha fatto quella benedetta legge: non lo so, magari, fra cinque anni, saremo ancora qui a chiedere pareri.
Quindi, si è deciso, perché il Consiglio è sovrano, di portare in aula un problema quasi privato, sul quale, francamente, trovo difficoltà ad esprimere il mio voto e sarai tentato di non votare, ma non lo faccio per un semplice motivo: per disciplina di appartenenza al centrosinistra.
Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Caracciolo.
La parola al Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato gli interventi di coloro che mi hanno preceduto con molta attenzione e, devo dire, senza un atteggiamento pregiudiziale, cercando di capire le ragioni portate a sostegno di una tesi che francamente non condivido.
Mi rendo conto che la questione è molto delicata, perché discutiamo della surroga di alcuni Consiglieri. Questo, tuttavia, evidenzia come la questione abbia un valore istituzionale e politico. Non stiamo discutendo di nomine, ma del criterio sulla base del quale decidere in che modo affrontare il nodo della surroga.
Trattandosi di materia che ha una valenza istituzionale, dobbiamo farlo, secondo il mio parere, compiendo uno sforzo per individuare un criterio il più possibile omogeneo, evitando che questa materia sia piegata, da una parte o dall'altra, a un ragionamento di maggioranza o di opposizione.
C'è un problema, collega Ghiglia, Capogruppo di Alleanza Nazionale, che lei conosce benissimo: c'è un vuoto normativo e di legge, che è attribuibile a tutti.
I Consiglieri Tapparo e Brigandì potrebbero esporci in che modo si è legiferato quando si è fatta la legge elettorale per le elezioni regionali.
Eravamo a qualche mese dalle elezioni. Questo vuoto esiste, non c'è dubbio.
Ovviamente dobbiamo prenderne atto e trovare il sistema per colmarlo.
Potremmo fare noi la norma, ma non è possibile se non in sede di riforma dello Statuto, perché solo in tale occasione è consentito discutere anche di leggi elettorali. Questa norma, tuttavia, non avrà valore retroattivo.
La partita, purtroppo, non può essere governata da noi come istituto regionale. Se così fosse, converrei su questo piano, ma non è così. Potremo discutere di leggi elettorali e in quell'ambito affrontare anche il problema di come trattare in futuro la questione delle surroghe. Oggi Presidente, questa possibilità ci è inibita dal fatto che questa materia sarà oggetto di discussioni in sede di riforma dello Statuto.
Quali altre strade abbiamo di fronte, posto che questa ci è preclusa e, in ogni caso, la norma non avrebbe valore retroattivo? Quella di prendere atto del fatto che anche altre Regioni, oltre alla nostra, hanno dovuto affrontare una questione più o meno analoga e di rivolgersi, quindi trattandosi di legge che ha valore nazionale, al legislatore nazionale impostazione che mi sembra molto corretta da un punto di vista istituzionale e politico.
Conveniamo sul fatto che non basti questo? Riteniamo, cioè, che i pareri che hanno espresso il funzionario o il dirigente o il Ministero degli Interni non siano sufficienti? Riteniamo, al tempo stesso, che non sia sufficiente il fatto che c'è un precedente similare in Toscana? Come diceva il collega Tapparo, abbiamo una strada maestra.
Mi rivolgo a lei, Presidente: chiediamo, se è necessario un'interpretazione autentica. Badate che il problema esiste per molti Consigli regionali. Non possiamo legiferare e assumere atteggiamenti che possono contraddirsi da un Consiglio regionale all'altro, in questa fase almeno, né accettare una logica che aprirà la strada dei corsi e dei ricorsi.
Chiediamo, allora, che la Conferenza dei Presidenti si rivolga al Governo, per avere, entro poco tempo, su questa materia delicata e che ha un risvolto istituzionale, un'interpretazione autentica; entro quindici o venti giorni, colleghi, se c'è la volontà di farlo. Se non c'è la volontà è un altro paio di maniche.
Poiché è materia che ha questo valore, se c'è un passo formale della Conferenza dei Presidenti delle Regioni verso il Governo, noi possiamo, fra quindici o venti giorni, dare alla Giunta delle Elezioni anche questo elemento di giudizio e di valutazione.
Per questi motivi ritengo - con questo ho concluso, Presidente - che sarebbe ragionevole decidere di inviare la questione alla Giunta delle Elezioni, con l'impegno che la Conferenza dei Presidenti delle Regioni chiederà sulla materia un'interpretazione autentica. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ronzani. Ha chiesto di parlare il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Ringrazio il Presidente e tutti i colleghi Consiglieri per questo dibattito, perché siamo ancora fermamente convinte, e lo dirò nel corso dell'intervento, della posizione che abbiamo preannunciato in questi giorni, quella di non partecipare alla votazione di questa surroga.
Tuttavia, con altrettanta fermezza e convinzione, siamo su una posizione nettamente contraria al rinvio di questa decisione, di questo problema, alla Giunta delle Elezioni. In primo luogo, abbiamo vissuto tre riunioni - di fatto la seduta di oggi, non sarà sfuggito a nessuno, è durata due ore nella parte antimeridiana della giornata, poi è ripresa alle 15,30, quindi c'è stata una parte di Giunta delle Elezioni anche a ridosso di questa adunanza del Consiglio - e abbiamo discusso più volte. Mi piacerebbe quindi ritornare anche su quanto è successo in Giunta delle Elezioni, perché è vero che qui è pervenuta la mozione che mette di fatto all'attenzione del Consiglio regionale un ballottaggio tra due candidati il signor Tomatis e il signor Picchioni, ma è altrettanto vero che l'alternativa era quella di un ballottaggio indiretto.
Visto che è stato tirato un pochino di, non dico fango, però certamente qualche sasso verso la maggioranza, occorre anche tener conto che, siccome non c'erano i numeri, non c'era una posizione coesa dell'opposizione, come è logico che sia, perché l'opposizione ha più anime (c'è il centrosinistra c'è Rifondazione Comunista, ci sono i Radicali), vi è stata una parità di voto, che avevo previsto - previsto quasi con chiaroveggenza, ma giustamente mi è stato fatto notare che non bisognava essere particolarmente intuitivi - su una mozione, se non ricordo male relativa a Tomatis, che non è passata. Quella relativa a Picchioni, invece, che aveva presentato il Consigliere Chiezzi, non è passata con un voto contrario.
L'unica mozione, quindi, che ha avuto il voto della Giunta delle Elezioni, la maggioranza della Giunta delle Elezioni, è risultata quella che è stata posta all'attenzione di questo Consiglio regionale.
L'alternativa quale sarebbe stata? Quella di tener conto delle tre mozioni, quindi del ballottaggio diretto e indiretto, e di porle tutte all'attenzione del Consiglio regionale. Non avremmo potuto assolutamente evitare di dover scegliere questa o quella persona. Questo andava detto e va comunque ribadito, affinché tutti i colleghi Consiglieri sappiano che cosa è successo nel corso della Giunta delle Elezioni.
Il collega Angeleri, a cui si riferiva il Presidente, aveva chiesto di far pervenire nell'imminenza del Consiglio tutti i pareri, quindi i pareri ufficiali, che sono di fatto tre, la delibera del Consiglio regionale della Toscana, il parere a firma del Prefetto Gelati, pervenuto oggi dal Ministero degli Interni, e il parere degli uffici, a firma del dott. Bossi.
Oltre a questi, erano stati richiesti anche i pareri sottoposti all'attenzione della Presidenza del Consiglio, della Presidenza della Giunta e dei venti componenti della Giunta delle Elezioni, i pareri di parte, in modo che quei Gruppi, o, meglio, quei Consiglieri che hanno deciso autonomamente di fare una valutazione singola, secondo il mandato loro assegnato dagli elettori, avessero veramente tutti gli elementi per esprimere un giudizio.
Ricordo che si tratta di pareri e non di sentenze, in quanto, benché mi vengano sottoposte più opinioni, a mia volta do una mia valutazione esprimo il mio voto, una mia considerazione. Non è che, in presenza di uno due o tre pareri sono obbligato a farmi convincere da quei pareri. Ogni singolo Consigliere avrebbe dovuto avere a disposizione, prima della votazione tutti i pareri, ufficiali e di parte, perché anche di questi ultimi non è che non se ne possa tener conto, soprattutto visto che ci sono venti Consiglieri privilegiati, tra cui io, che questi pareri li hanno letti, in quanto membri della Giunta delle Elezioni.
Siamo, quindi, contrari alla proposta del Consigliere Tapparo, di rinviare alla Giunta delle Elezioni, perché, di fatto, non servirebbe a nulla. Per quale motivo? Qui entra in gioco il ruolo del Presidente Mellano.
Il Presidente Mellano, molto democraticamente, ha richiamato l'attenzione su questa situazione. Le ho fatto quasi una promessa da amico collega Mellano, non tornerò più su questo argomento e su questo modo di agire, che ho già ampiamente criticato con stile suffragandolo con qualche considerazione oggettiva all'interno della seduta della Giunta.
Il Presidente Mellano, quando ci sono dei provvedimenti che non collimano con la proposta della Presidenza, lascia puntualmente (l'ha fatto venerdì e l'ha fatto quest'oggi) a un proprio Vicepresidente la Presidenza della Giunta: non assume, quindi, e rifiuta il ruolo per cui è stato eletto.
Non tutti i Presidenti di Commissione, sia permanente che speciale lasciano la seduta della Commissione quando non passa la tesi presidenziale: prendono atto del confronto del dibattito della Commissione e si limitano a fare il loro lavoro.
Il Presidente Mellano, uscendo e lasciando di fatto la Presidenza a un proprio Vicepresidente, sottrae un voto, qualunque esso sia, alla Giunta delle Elezioni, dovendo poi sempre far constatare, a noi membri della Giunta delle Elezioni e, soprattutto, agli atti conseguenti, una difficoltà nell'espressione del voto e spesso una situazione di parità.
Siamo contro il rinvio alla Giunta delle Elezioni e contro la richiesta di interpretazione autentica. Abbiamo, in quest'aula, due parlamentari della Repubblica ancora in carica, il senatore Giancarlo Tapparo e l'on.
Oreste Rossi, e degli ex parlamentari, tra cui il Presidente Brigandì.
Chiederei loro riservatamente se sono a conoscenza di pareri autentici che il Parlamento ha fatto in questa legislatura in un tempo ragionevole (sei mesi, un anno). Non mi risulta che ve ne siano; se sarò smentito, prender atto dell'efficienza del Parlamento, il che non può che farmi piacere.
All'inizio, dicevo che siamo convinti della nostra decisione. Confermo che il Gruppo di Forza Italia non parteciperà alla votazione: i nostri diciannove Consiglieri presenti in aula non ritireranno la scheda. Abbiamo sentito con attenzione i pareri: uno, approfondito nella giornata di venerdì; l'altro, successivamente alla Giunta delle Elezioni di quest'oggi.
I pareri sono discordanti. Riteniamo che anche il parere fornito dal professor Lombardi, letto autonomamente, abbia un suo fondamento e una sua logica. I pareri, se presi separatamente, sono tutti alternativamente logici, suffragati da ragionamenti ed interpretazioni certamente di altissimo livello, non fosse altro per l'autorevolezza di chi questi pareri esprime e, alcune volte, sono anche ufficiali o con una certa ufficialità.
Nessuna posizione, però, nasce su una base legislativa: è stato detto da molti.
Noi prendiamo atto che c'è una vacatio legis, quindi non si può fare una scelta sotto un aspetto tecnico, burocratico e giuridico: la scelta non può essere che politica. E' questa la motivazione per cui non ritireremo la scheda, perché non siamo in grado e, soprattutto, non abbiamo la volontà di fare, all'interno di questo Consiglio regionale, una scelta politica.
Politicamente non sceglieremmo mai né Picchioni né Tomatis. Quindi non entreremo nel merito e non parteciperemo al voto.
Come abbiamo detto, abbiamo un piccolo rammarico. Sapete che siamo un Gruppo (personalmente mi ritengo una persona franca) che non si sottrae dall'esternare le proprie difficoltà in sede pubblica, quindi in sede di Consiglio regionale. Forse altre forze della nostra maggioranza non hanno voluto fare una scelta di questo tipo, ma le rispettiamo. Credo che questo sia comunque un problema che investe e coinvolge il Consiglio regionale in quanto Assemblea, quindi tutti i sessanta Consiglieri assegnati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo solo per trenta secondi, perché voglio concludere questo dibattito dicendo che, come Presidente della Giunta delle Elezioni rivendico il mio comportamento, che porterò ad onore della mia storia personale e politica.
Mi sono sempre, in modo chiaro e netto, rifiutato di porre in votazione, alla Giunta delle Elezioni e al Consiglio, una procedura di ballottaggio, che portava a una scelta politica di nomina di un candidato surrogante.
Ho cercato di spiegare che la mia posizione - evidentemente non ci sono riuscito - non era un atteggiamento di arroganza o di presunzione, ma era volto a cercare la strada legale e lecita per arrivare ad una surroga oggettiva, che avesse delle basi oggettive nel diritto e nella lettura dei verbali.
Nel momento in cui mi sono accorto che la Giunta delle Elezioni, per una scelta politica, andava al ballottaggio per scegliere uno o l'altro candidato, lasciando perdere l'ancoraggio della legge, ho ritenuto - ne pagherò le conseguenze, ma non ho problemi e nessun timore di questo - di non poter presiedere una Giunta delle Elezioni che si apprestava a fare una scelta arbitraria e si trasformava in un organismo che faceva un'interpretazione di legge e non un atto dovuto. Rivendico il mio comportamento con più pacatezza di prima.
A chi voleva sapere (il Presidente, i Consiglieri e i giornalisti) quello che è successo intorno e cosa c'è dietro questa nomina, posso dire che c'è un ampio movimento di partiti, di forze, di individui, di figure non troppo chiare, al di fuori del nostro palazzo, che hanno sicuramente determinato questa scelta.
Ritengo questa situazione grave, illegittima e da condannare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Ringrazio il Consigliere Cattaneo perché ci ha raccontato un po' di vicende relative alla Giunta delle Elezioni, di cui non faccio parte, ma credo di condividere, con almeno un'altra quarantina di Consiglieri che non hanno partecipato a questa riunione, la difficoltà di esprimersi su una scheda che, così come è formulata, è irricevibile in questa sede. E' irricevibile, perché noi non stiamo facendo una discussione sulle nomine ma facciamo un atto di surroga. Quindi, non abbiamo la possibilità di ricevere delle schede in cui sia scritto il nome Tizio o il nome Caio. Se dovessimo votare una scheda così com'è formulata - avviso la Presidenza del Consiglio e tutto il Consiglio - saremmo aperti a qualsiasi tipo di ricorso. Se non vogliamo andare incontro a un ricorso, chiedo alla Presidenza del Consiglio di sospendere questa votazione o, quantomeno, di riformulare le schede perché, così come sono concepite, sono irricevibili.
Mentre vengono riformulate le schede, invito il Presidente del Consiglio a svolgere fino in fondo il suo ruolo, perché (come ha chiesto di fare il Capogruppo di Alleanza Nazionale) siamo in sede legiferante, quindi dobbiamo avere il coraggio di decidere e non dobbiamo sottrarci a qualcosa che ci viene sollecitato. Siamo in quest'aula per decidere, non i nomi, ma i percorsi e i criteri, in modo tale che questi criteri, una volta definiti, siano validi per sempre per la Regione Piemonte.
Non decidiamo sul nome (Picchioni forever o Tomatis forever), siamo qui per decidere un percorso e un criterio che dovranno essere validi per sempre.
Per questo motivo dico che le schede, così come sono state congegnate sono irricevibili. Se queste schede verranno distribuite, non ci vuole molto e neanche l'abilità del Consigliere Cattaneo a prevedere che ci sarà un'infinità di ricorsi, che creeranno instabilità per questa Assemblea.
Chiedo, quindi, alla Presidenza del Consiglio di sospendere questa votazione e di fare l'atto istituzionale più corretto e più coerente: chiedere, in tempi brevi, tramite la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, al Governo e all'attività legiferante a livello nazionale un'interpretazione autentica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

I rappresentanti dei vari Gruppi politici si sono pronunciati sul tipo di votazione che ci apprestiamo a svolgere. Votazione sulla quale abbiamo messo in discussione la legittimità, ritenendola non una surroga, ma una votazione che ha le caratteristiche proprie di una nomina. L'aula, certo, è sovrana, deve decidere sulle questioni, ma una cosa che l'aula non può fare è "surrogare gli elettori".
Tutte queste motivazioni possono mettere in seria discussione la validità della votazione stessa.
Premesso tutto ciò prima di procedere alla votazione, chiediamo alla Presidenza e al Consiglio di poter avere dieci minuti di sospensione della seduta per un confronto fra i Gruppi. Le caratteristiche fondamentali sulla legittimità della votazione e le opzioni sui due possibili percorsi richiedono, da parte nostra, un momento di riflessione prima della votazione.



PRESIDENTE

Consigliera Manica, le concedo cinque minuti, perché sono stati concessi gli stessi minuti anche al Gruppo di Forza Italia.



(La seduta, sospesa alle ore 19.58 riprende alle ore 20.22)



PRESIDENTE

I Consiglieri sono pregati di entrare in aula, tra qualche istante procederemo alla distribuzione delle schede.
Dichiaro chiusa la discussione.
Si proceda alla distribuzione delle schede e alla votazione per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



(Il Presidente del Consiglio nomina quali scrutatori i Consiglieri Segretari Mancuso e Di Benedetto che procedono alla spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 3 Consiglieri votanti 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 20 Consiglieri hanno ottenuto voti: ipotesi A) Rolando Picchioni voti 12 ipotesi B) Vincenzo Tomatis voti 19 schede bianche 2 Dichiaro che il Consigliere Tomatis è surrogato alla Consigliera Livia Turco.
Invito il Consigliere Tomatis a prendere posto in aula, qualora si trovi nelle vicinanze.



(Il Consigliere Tomatis non risponde all'invito del Presidente del Consiglio non essendo presente in aula)


Argomento: Nomine

"Compagnia di San Paolo" Consiglio generale (art. 8 - primo comma - lettera b) dello Statuto) - designazione di 1 componente


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g.: "Nomina componente del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo".
Questo pomeriggio la Commissione nomine si è riunita e ha valutato i requisiti di tutti coloro che hanno presentato, in tempo utile, la loro candidatura.
I candidati sono i seguenti: Angeleri, Bini, Borsano, Ciravegna, Cogno, Cordaro, Cucinotta Ferraris, Ferrero, Floreano, Franza, Goffi, Nello, Rella, Montabone Musumeci, Patria, Petronis, Santoro, Secinaro, Sorgetti, Vietti, Zorgnotti.
Sulla scheda che vi verrà distribuita, avete la possibilità di scegliere un solo candidato.
Si proceda alla distribuzione delle schede per la seguente nomina: Nomina componente del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo.



(Il Consigliere Segretario Pozzo effettua l'appello nominale)



(Il Presidente del Consiglio nomina quali scrutatori i Consiglieri Segretari Di Benedetto e Mancuso, che procedono allo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 Consiglieri votanti 46 Consiglieri schede bianche 14 schede nulle 2 non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Hanno riportato voti: Petroni voti 29 Franza voti 1 Il Consiglio regionale proclama, quale componente del Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo, il professor Angelo Maria Petroni.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Se l'aula è d'accordo, i nostri lavori possono terminare ora.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sono le ore 20.45, non è che ci sia un'ora oltre la quale non si possa proseguire se ci sono argomenti importanti all'o.d.g.
Insieme al collega Moriconi, ritengo che il punto 15) all'o.d.g., relativo al collegamento viario Asti-Cuneo sia estremamente impor tante. Problema che in questi giorni ha impe-gnato la società Piemontese in profonde discussioni: il Consiglio di Stato ha assunto delle decisioni, ci sono state polemiche e molte note stonate e false che hanno investitotale tema. Chiediamo, pertanto, prima di chiudere la seduta, di discutere il nostro ordine del giorno, in modo che il Consiglio possa pronunciarsi sull'argomento.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, l'ordine del giorno n. 8, presentato da lei e dal Consigliere Moriconi, verrà discusso nella prossima seduta, che si svolgerà martedì 27 giugno.
Mi impegno personalmente ad inserirlo come primo punto all'o.d.g., dopo le comunicazioni del Presidente, per permettere un'ampia discussione su tale tema.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.51)



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