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Dettaglio seduta n.398 del 07/10/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.21 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.55)



(La seduta ha inizio alle ore 10.55)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Cantore, Caramella Casoni, Ghigo, Leo e Pichetto Fratin.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Cavallera


PRESIDENTE

Con decreto n. 122 del 7 ottobre 2003 il Presidente della Giunta regionale Ghigo, ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vice Presidente della Giunta regionale, per la seduta di martedì 7 ottobre 2003 all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

d) Sentenza della Corte Costituzionale in ordine alla legge regionale 5/8/2003, n. 20


PRESIDENTE

La Corte Costituzionale ha dichiarato, con sentenza n. 296 del 22 settembre 2003 depositata in cancelleria in data 26 settembre 2003 (pervenuta in data 1 ottobre 2003) pronunciata nel giudizio di legittimità costituzionale degli articoli 1, 2 e 4 della legge regionale 5 agosto 2002, n. 20 (Legge finanziaria per l'anno 2002), la illegittimità costituzionale degli stessi articoli relativi rispettivamente a: articolo 1) Disposizioni in materia di IRAP articolo 2) Esenzione pagamento tassa automobilistica per autoveicoli a gas metano e elettrici articolo 4) Rinvio termini per recupero tasse automobilistiche dovute per l'anno 1999.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

e) Comunicato dell'Ufficio di Presidenza al Consiglio regionale relativamente al ricevimento n. 3 istanze, intese a promuovere tre referendum abrogativi


PRESIDENTE

Come previsto dal comma 4, dell'articolo 12 bis della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4, introdotto dalla legge regionale 20 dicembre 1990 n. 55, comunico che, in data 30 settembre 2003 il Signor Mongiovì Giuseppe in qualità di primo firmatario, ha presentato n. 3 istanze all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, intese a promuovere tre Referendum abrogativi contenente i seguenti quesiti: 1. "Volete che sia abrogato il comma 3 dell'articolo 3 della legge regionale 8 agosto 2003, n. 21 'Assestamento al Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003' (pubblicato nel B.U. 14 agosto 2003, n. 33) che così recita: 3. Le percentuali delle indennità di carica previste dall'articolo 1 della legge regionale del 13 ottobre 1973, n. 10 (Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Consiglio e della Giunta regionale) così come sostituito dall'articolo 1 della legge regionale 20 marzo 2000, n. 21, sono aumentate di 20 punti'".
2. "Volete che sia abrogato il comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 8 agosto 2003, n. 21 'Assestamento al Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003' (pubblicato nel B.U. 14 agosto 2003, n. 33) che così recita: '2. All'articolo 11, comma 1, della legge regionale 3 settembre 2001, n. 24 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali) le parole 'dell'ultima' sono sostituite dalle parole 'due volte l'ultima'".
3. "Volete che sia abrogata la legge regionale 3 settembre 2001, n. 24 'Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali' (pubblicato nel B.U. 12 settembre 2001, n. 37)'".


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 2209 dei Consiglieri Moriconi, Chiezzi, Contu, Papandrea Suino, inerente a: "Nuovo progetto preliminare di revisione del PRGC del Comune di Macugnaga (VCO)" interrogazione n. 2179 della Consigliera Manica, inerente a: "Opposizione dei cittadini dell'area artigianale in frazione Isella a Macugnaga (VCO)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto dell'interrogazione n. 2209, del Consigliere Moriconi e altri, e dell'interrogazione n. 2179, della Consigliera Manica. La parola all'Assessore Botta, per la risposta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente. In riferimento alle interrogazioni, si precisa che non risulta, grazie a una verifica che ho fatto fare anche nei giorni scorsi alla Direzione, l'adozione di alcun progetto preliminare di revisione del PRGC da parte del Comune di Macugnaga.
Credo, pertanto, che l'interrogazione si riferisca alla variante strutturale al PRGC di recente approvazione da parte della Giunta regionale e, qualora si riferisca alla variante strutturale, vorrei precisare e specificare quanto segue: innanzitutto, occorre premettere che il Comune di Macugnaga, con DCC n. 14 del 4/3/1999 adottava definitivamente la variante strutturale al Piano Regolatore Generale, prevedendo, tra l'altro, in località Isella, un'area di circa 12.000 metri quadrati per insediamenti artigianali (aree artigianali di nuovo impianto - PEC, articolo 47 delle norme tecniche di attuazione), assoggettata a strumento urbanistico esecutivo (PEC o PIP) e relativa fascia di rispetto di profondità di circa 40 metri lineari, destinata a piantumazione e sistemazione a verde e, sul lato ovest, a parcheggio pubblico.
In data 6/9/2000, il settore Gestione Beni Ambientali, interessato dall'Assessorato all'urbanistica, in particolare dal settore urbanistico territoriale di Verbania, incaricato dell'istruttoria del PRC relativamente all'intervento in oggetto, argomentava nei seguenti termini: "Area artigianale di nuovo impianto in frazione Isella: trattandosi di ambito ancora integro e parzialmente boscato, di rilevante estensione e in posizione marginale rispetto al nucleo frazionale, se ne ritiene opportuno lo stralcio.
In ogni caso, un eventuale e più modesto utilizzo edificatorio potrebbe ritenersi ammissibile solo se subordinato ad un unico strumento urbanistico esecutivo, che tenga conto dell'articolazione planovolumetrica dei vicini insediamenti di tipo tradizionale, e se disciplinato da specifiche integrazioni normative.
Queste, dovranno stabilire i limiti di altezza (preferibilmente non superiori a metri 7,50), le tipologie edilizie, i materiali costruttivi e le finiture esterne, in coerenza con quelli dei vicini fabbricati residenziali di carattere tradizionale, nonché le necessarie prescrizioni cautelative finalizzate alla massima mitigazione dell'inserimento paesaggistico degli interventi, quali ad esempio la necessità di prevedere una consistente fascia alberata per le porzioni marginali dell'area".
In data 24/11/2000 il S.U.T. di Verbania esprimeva il parere sullo strumento urbanistico in esame ed in particolare per quanto riguarda l'area in argomento veniva proposto: "3.2.1. L'area artigianale di nuovo impianto soggetta a PEC, in località Isella - peraltro disimpegnata da viabilità al momento inadeguata - risulta in buona parte boscata; tenuto altresì conto della localizzazione sul territorio si ritiene, al momento, conveniente soprassedere all'iniziativa".
L'Amministrazione comunale veniva invitata a recepire in fase controdeduttiva, oltre alle osservazioni e proposte di modifica del Settore Urbanistico, anche le considerazioni ed i rilievi formulate dal Settore Prevenzione Territoriale del Rischio Idrogeologico e dal Settore Gestione Beni Ambientali.
Il Comune di Macugnana, con D.C.C. n. 11 del 04/04/01, controdeduceva ai rilievi espressi dai Settori regionali ed in riferimento all'area artigianale provvedeva a: ridurre la superficie interessata a c.a. 10.000 mq.
estendere a nord la fascia di rispetto a c.a. 60 ml.
integrare l'articolo 47 delle N.T.A. con il seguente comma: "Lo strumento urbanistico esecutivo fisserà, in funzione anche dei tipi di attività artigianali previste, la tipologia degli interventi edilizi previsti, sia per quanto riguarda le caratteristiche delle strutture portanti, delle coperture (pendenza delle falde, ecc.) e dei materiali da impiegarsi, sia per la copertura che per i rivestimenti esterni e quant'altro rilevante per il conseguimento di un prodotto edilizio che possa coniugare efficacemente le esigenze di funzionalità e sicurezza delle attività da insediare con le esigenze di coerenza ambientale con i vicini edifici residenziali di carattere tradizionale, nonché di mitigazione dell'inserimento paesaggistico degli interventi".
Con D.G.R. 04/02/02 n. 1-5187, pubblicata sul B.U.R. n. 7 in data 14/02/02, veniva approvata la variante al PRG; l'articolato normativo relativo all'area artigianale in argomento non veniva interessato da modifiche introdotte ex officio.
Considerato che, come si evince dalla breve cronologia esposta, il PRGC del Comune di Macugnana è stato definitivamente approvato, pertanto, non risultando alcuna impugnativa nei termini di legge, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 18, commi 3 e 5, L. R. 56/77 e s.m.i., le prescrizioni in esso contenute, come dispone il comma 2 del citato articolo "...sono vincolanti nei confronti dei soggetti pubblici e privati proprietari o utenti di immobili".
La problematica relativa all'area artigianale, attentamente esaminata e valutata dai Settori regionali preposti, si è tradotta in un articolato normativo che coniuga la reiterata ferma volontà del Consiglio comunale con le imprescindibili necessità di tutela delle valenze paesaggistiche della località.
Si comunica: Il Settore Prevenzione Territoriale del Rischio Geologico, in data 02/10/97 e 02/04/98 relativamente al progetto preliminare, e 17/11/99 relativamente al progetto definitivo, ed il Settore Gestione Beni Ambientali in data 06/09/00, hanno emesso i propri pareri di competenza che sono stati recepiti nella formulazione definitiva dello strumento urbanistico approvato; il Settore Difesa del Suolo non è stato interpellato in proposito, in quanto non competente.
Non sono stati interpellati per i pareri di competenza né l'Autorità di Bacino né l'AIPO in quanto non previsto dalle procedure, né in uso nella prassi.
Al fine di preservare e valorizzare le emergenze storico-culturali ed architettoniche del Comune, essendo il territorio comunale assoggettato al cosiddetto "galassino", ai sensi dell'articolo 144 D.Lgs. 490/99 l'articolo 12 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale Regionale prevede la formazione di un Piano Paesistico.
Vedi punto precedente.
E' stata formulata, in data 02/07/03, adeguata risposta ai cittadini firmatari della petizione inviata al Presidente della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ringrazio l'Assessore per le informazioni che ci ha fornito. Debbo dire, però, che nella nostra interrogazione - e ritengo anche nell'altra interrogazione, che adesso ho meno presente nei suoi contenuti - noi facevamo riferimento a una diffusa preoccupazione del Comitato per la difesa del paesaggio macugnanese, il quale, rispetto alla prevista ubicazione di un'area di insediamento artigianale ad Isella, avanzava forti e compiute perplessità di ordine ambientale e paesaggistico in una delle aree turisticamente più interessanti.
Lei ci ha documentatamente fornito tutti i dati relativi agli atti del Consiglio comunale e di tutti gli organismi di competenza in ordine a quest'area, ma la richiesta di questi cittadini è che non ci sia alcun insediamento, non so se è chiaro. La petizione non è un documento che richiede informazioni, ma nei suoi contenuti chiede che non sia realizzato alcunché e chiede anche alla Regione, proprio per le caratteristiche turistiche e paesaggistiche, se non ravvisi quell'opportunità da segnalare a chi invece ha assunto decisione diversa.
Quindi questo era l'ordine di interrogativo che veniva posto all'Assessore. Rispetto alla risposta a questo interrogativo, mentre ringrazio l'Assessore per le informazioni, sono completamente insoddisfatta, perché sostanzialmente o non me l'ha data o certamente non va nella direzione di ciò che stanno chiedendo i cittadini.
Chiedo comunque di poter avere il testo scritto della risposta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Intervengo per replicare brevemente alla collega Manica.
Le informazioni sulla dialettica si svolgono normalmente tra le Amministrazioni comunali e la Regione nei suoi diversi Assessorati ed uffici, tant'è che la risposta è congiunta da parte mia e dell'Assessore delegato ai beni ambientali, Vaglio.
Come Giunta, abbiamo considerato alla fine soddisfacenti le risposte date alle nostre osservazioni. Risposte che hanno ottenuto, secondo la Giunta regionale e gli assessorati, in debito conto le nostre osservazioni in sede di controdeduzioni alla prima fase nella quale si presenta la variante al Piano regolatore.
Detto questo, per quanto riguarda la formazione del Piano paesistico bisognerà esaminare più approfonditamente, insieme al collega delegato ai beni ambientali, l'eventuale piano paesistico da proporre all'amministrazione comunale e al territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Volevo solo aggiungere qualche considerazione rispetto a quanto già detto dalla Consigliera Manica e dall'Assessore.
Assessore, graditissime le informazioni, la ringraziamo anche per la replica supplementare, anch'io le chiedo, a nome dei Consiglieri firmatari dell'interrogazione, il testo della risposta. Tuttavia, rubo solo qualche minuto per richiamare la sua attenzione proprio su quest'ultima parte.
Tutta l'istruttoria e la parte relativa alla definizione di un articolato normativo non sono sufficienti a rispondere alla domanda dei cittadini.
Occorre che, da parte del suo assessorato e dell'Assessorato all'Ambiente vi sia una sinergia ad hoc per definire il piano paesistico. E' nel Piano che potranno esserci le risposte.
Di fatto, adesso, cosa è successo? Che c'é un articolato normativo più stringente, ma quel PEG viene autorizzato. I cittadini, in quella petizione, in modo tra l'altro rilevante e significativa, esprimono la richiesta che ciò non avvenga. Non ci sono altre possibilità per definire un piano paesistico che tenga conto di due grandi cose: la valenza ambientale di quella zona e la valenza turistica di quella zona che non può essere conseguenze di questo PEG, ma può avere del valore aggiunto solo nel momento in cui il piano paesistico terrà conto di queste considerazioni, di queste condizioni del territorio e quindi non andrà ad aggiungere volumi in una zona che viene valorizzata proprio dalle sue condizioni naturali attuali.
Terza questione. I cittadini (quella petizione è firmata da tutti i residenti) dicono che quell'accordo normativo, quanto ha disposto l'amministrazione comunale, non tiene in debita considerazione le caratteristiche di quel territorio. Noi chiediamo, ritenendoci parzialmente soddisfatti dell'istruttoria e del lavoro svolto dall'assessorato, di definire, nel più breve tempo possibile e in sinergia con l'Assessorato all'Ambiente, le precondizioni di un piano paesistico del quale vorremmo essere informati nelle Commissioni ad hoc, in modo che, da quel piano paesistico, emergano le risposte che tutti ci aspettiamo per la valorizzazione del territorio della Macugnaga.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare statale "A. Pacinottii" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "A. Pacinottii" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Ringrazio gli insegnanti che hanno pensato di portarvi a visitare il Consiglio regionale. In questo momento stiamo svolgendo un'attività che chiamiamo di sindacato ispettivo: i Consiglieri interrogano gli Assessori i quali rispondono alle interrogazioni su questioni che riguardano il loro lavoro, seguito da un breve dibattito. Tutte le settimane facciamo questo lavoro per circa un'ora all'inizio della seduta del Consiglio.


Argomento: Questioni internazionali

Interrogazione n. 2206 del Consigliere Giordano inerente a "La rete di cellule di Al Qaeda in Italia"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2206, "La rete di cellule di Al Qaeda in Italia" presentata dal Consigliere Giordano.
Risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore agli affari internazionali

Fornisco doppia risposta dalle due direzioni. Nel merito del problema di sicurezza e di intelligence si rammenta che la competenza non è Regionale, ma Statale come già anticipava il Vicepresidente del Consiglio.
Inoltre non si ha riscontro di pericoli attivi per il territorio regionale.
Le indagini sono a livello mondiale e coinvolgono gli Stati e le loro organizzazioni militari, di polizia, di servizi segreti, di magistratura.
Per quanto riguarda l'integrazione essa è una politica nazionale e regionale che nel rispetto della legislazione corrente viene attuata. Le iniziative regionali in merito sono molteplici e coinvolgono tutti i settori, dalla cultura, alla sanità, dal lavoro al commercio dall'artigianato all'assistenza, dalla vigilanza alla tutela dei minori.Questa è la prima risposta del settore della polizia locale.
La risposta dei miei uffici. Pur considerando con la dovuta attenzione e condividendo la preoccupazione per le problematiche evidenziate, si rileva come la Regione Piemonte non abbia competenza ad intervenire sul controllo e la repressione dei fenomeni evidenziati.
Segnaliamo che la Regione, con la delibera del Consiglio, ha approvato il Programma triennale degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari finanziato annualmente con fondi relativi al decreto legge n. 286 e alla legge regionale n. 64 del 1989. In attuazione di tale programma le risorse disponibili sono state, in parte, assegnate alle Province per la realizzazione di interventi valutati prioritari a livello locale e in parte utilizzate per attivare iniziative ritenute di notevole interesse regionale. Tra queste ricordiamone: l'Osservatorio regionale sull'immigrazione stranieri in Piemonte, affidato all'IRES, che ha realizzato uno specifico sito Web (lo ricordo ai Consiglieri affinch possano trarre moltissime notizie di interesse: www.piemonteimmigrazione.it); le attività rivolte all'inserimento scolastico, in collaborazione con la Direzione Generale per il Piemonte del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, finalizzate all'apprendimento della lingua italiana e dell'educazione interculturale l'iniziativa "Storie di migrazioni", in collaborazione con La Stampa concorso teso ha sensibilizzare la comunità regionale su temi dell'emigrazione e dell'immigrazione.
Si ricorda inoltre che la Regione Piemonte ha sottoscritto un Accordo con il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali per la realizzazione di un progetto volto a sperimentare nuovi modelli di interventi coerenti con la propria politica di integrazione sociale e a migliorare il rapporto tra i cittadini stranieri e le pubbliche amministrazioni.
Tale progetto, finanziato dal Ministero, prevede quattro aree di intervento: la formazione del personale a diretto contatto con il pubblico o che si occupa dei problemi dell'immigrazione, l'utilizzo di mediatori interculturali nelle strutture pubbliche, che affiancano gli operatori; la realizzazione di strumenti di informazione per cittadini stranieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie Signor Presidente, grazie Signor Assessore.
L'interrogazione era stata presentata in data 29 maggio 2003 sicuramente sotto un effettivo stato emotivo dovuto agli incidenti capitati nella striscia di Gaza.
Non si tratta, comunque, di un'interrogazione a caso. Capisco che questo territorio, sotto l'aspetto della sicurezza, sia un po' trascurato.
L'interrogazione non aveva lo scopo di incidere sul lavoro dei Servizi Segreti, ma sapere se il territorio piemontese sia sicuro oppure no e chi se ne deve occupare.
Ringrazio l'Assessore dell'analisi che ci ha fornito, anche se la risposta riguarda più il fenomeno dell'immigrazione che la sicurezza. Cosa importante è che in quest'Aula si sappia che anche il territorio piemontese deve essere sicuro.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 2255 dei Consiglieri Manica, Muliere, Riba, inerente a "Risarcimenti insufficienti per le imprese floricole danneggiate dalla siccità nell'inverno 2001-2002"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2255, presentata dai Consiglieri Manica, Muliere e Riba.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Preliminarmente non si condivide l'affermazione di avere provocato, da parte della Regione, ingiustificatamente ritardi nell'assegnazione dei fondi alle aziende colpite dalle avversità dell'inverno 2001/2002, non solo limitate al settore floricolo, ma estese a tutta la Regione. Infatti la struttura regionale non è responsabile dei ritardi attribuibili ad altre amministrazioni cui, per legge, la materia è stata trasferita. Le competenze regionali si sono adempiute in tempi ragionevolmente brevi tenuto conto del tempo intercorso per l'arrivo materiale del Decreto Ministeriale di assegnazione e quindi di tutte le richieste di fabbisogno inoltrate dagli Enti competenti per materia.
inoltre noto che le assegnazioni ministeriali si sono particolarmente ridotte negli ultimi anni e che quella cui si fa riferimento ha raggiunto appena il 59% del fabbisogno per i contributi di cui alla lettera b) del 2 comma dell'articolo 3 della legge 185/92, mentre i fondi per i prestiti sono stati appena un quarto del fabbisogno.
Come già precisato in una precedente interpellanza dei medesimi Consiglieri, la n. 2072 del 20 febbraio 2003, laddove si è potuto, in tempi passati, la Regione ha fatto fronte alla differenza, finché è stato possibile, con economie verificate su precedenti assegnazioni ministeriali.
La Regione ha in più occasioni rappresentato al Ministero l'esiguità della dotazione del Fondo di Solidarietà Nazionale e delle conseguenti assegnazioni ministeriali, tuttavia, nonostante la più volte dichiarata disponibilità del Ministero delle Politiche Agricole Forestali, la cosa si è sempre risolta con una semplice dichiarazione di intenti, stante l'impossibilità, per il Ministero del Tesoro (ora Ministero dell'Economia) a reperire fondi aggiuntivi.
Apro una parentesi: ne parlo continuamente con tutte le forze parlamentari, essendo un tema su cui occorre ancora lavorare.
Purtroppo non è pensabile che, con l'attuale situazione di siccità (scrivevo in data 20 agosto) oltre alle altre ordinarie avversità del 2003 sia possibile distrarre fondi dalla dotazione attuale della legge 185/92 per poter finanziare eventi dello scorso anno. Questo è il quadro. Siamo in una Regione bersagliata da tutti gli eventi: si incomincia dalle gelate poi si va nelle siccità e poi ci sono periodi alluvionali. Questo determina sempre un forte fabbisogno. Come Regione, con le Province siamo sempre tempestivi a fare le segnalazioni, ma quando poi arrivano le assegnazioni a livello nazionale, non vi dico, quando c'è la ripartizione dei fondi, che guerriglia. Probabilmente, il sistema di avere assegnato alle Regioni la competenza mantenendo un fondo centrale (peraltro non vedo cosa si potrebbe fare in alternativa, perché le calamità si spostano sul territorio nazionale) crea un disimpegno o, comunque, un minore impegno da parte degli organi centrali, rispetto a quando tutta la competenza era chiaramente una competenza centrale.
Questo, oltretutto, deve essere valutato. Alla luce del decentramento che abbiamo istituito, in base al quale intervengono negli accertamenti e nelle distribuzioni dei fondi sia le Province sia le Comunità Montane, si è istituito, come avevo già sostenuto in una precedente interrogazione, un Gruppo di lavoro sul quale mi riservo di fare proposte. Se è più difficile risolvere il problema delle risorse, magari è più facile trovare uno snellimento procedurale che acceleri al massimo la corresponsione degli indennizzi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ringrazio l'Assessore e, come aveva fatto rilevare all'inizio della sua risposta, discutiamo di una interrogazione relativa ai risarcimenti insufficienti per le imprese floricole danneggiate nell'ottobre dal gelo e della siccità e fino all'inverno 2000-2001. La risposta, ovviamente, non è in tempo reale rispetto alla situazione, ma penso - anzi, ne sono assolutamente consapevole - che il ritardo sia dovuto ai tempi con i quali si risponde alle interrogazioni in Aula.
Prendo atto che l'Assessore ha costituito un Gruppo di lavoro in questa direzione e che si renda conto che una serie di ritardi burocratici, tra i vari livelli istituzionali, rende difficile una forma di risarcimento rapida e sufficiente.
Quindi, prendendo atto che l'Assessore ha presente il problema, mi permetterei di suggerire qualche misura di ordine più stringente in questa direzione, che non un semplice gruppo di lavoro o una Commissione, che sono quelle famose cose che non si negano mai a nessuno, ma che difficilmente o non sempre raggiungono risultati. Nello stesso tempo, una più forte azione della Regione nei confronti del Governo nazionale, in ordine alle problematiche finanziarie e una decisione autonoma, da parte della Giunta di inserire su quel capitolo fondi ulteriori e maggiormente in grado di far fronte a queste evenienze ed emergenze, rispetto a quanto non sia stato fatto in passato. Questo, anche perché la siccità o le alluvioni, che un tempo potevano essere considerati fatti eccezionali o episodici, grazie al cambiamento climatico al quale assistiamo di anno in anno e di stagione in stagione, tendono a diventare fatti stabili e permanenti. Pertanto, si tratterà di attrezzarci in questa direzione, per non ritrovarci tutte le volte ad inseguire le emergenze con fondi insufficienti.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interpellanza n. 2202, dei Consiglieri Moriconi, Chiezzi, Suino, Contu e Papandrea, inerente a: "DPGR 17/4/2003, n. 38 che revoca parzialmente il DPGR 15/7/1996, n. 2776, relativo alla sospensione cautelativa dell'utilizzo per uso alimentare umano di alcune specie di pesci del Lago Maggiore"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 2202, dei Consiglieri Moriconi, Chiezzi Suino, Contu e Papandrea.
La parola all'Assessore D'Ambrosio e all'Assessore Cavallera, per la risposta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

L'interrogazione attiene al DPGR del 17 aprile 2003, n. 38, con il quale si revocava la sospensione di due specie di pesci, per le quali il 15 luglio 1996 c'era stato il divieto di utilizzazione a scopo alimentare.
Queste due specie di pesci sono il lavarello e la scardola, anche se, in realtà, nel 15 luglio 1996 fu sospeso anche l'utilizzo per uso alimentare dell'agone, della bondella e dell'alborella, a causa di una contaminazione da DDT nei pesci e nei sedimenti, presumibilmente dovuta a scarico del DDT nel Lago Maggiore.
Il monitoraggio sulla contaminazione da DDT e suoi metabolici nelle specie ittiche del Lago Maggiore è stato avviato nel 1996 e si è avvalso per gli aspetti operativi, dei Servizi Veterinari delle ASL e dei Laboratori di referenza dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino e dell'ARPA di Novara.
I controlli sull'ittiofauna rientravano nelle attività previste in un apposito piano pluriennale di intervento resosi necessario a causa dell'emergenza sanitaria dovuta all'accertato inquinamento dell'intero ecosistema lacustre.
Di conseguenza, con DPGR 2776 del 15 luglio 1996 veniva disposto il divieto di utilizzo per uso alimentare umano, di alcune specie di pesci del Lago Maggiore.
Da quella data, i controlli veterinari hanno consentito una stretta vigilanza sulla contaminazione da DDT, basata soprattutto sui risultati analitici di laboratorio.
In particolare, per quanto attiene alle analisi relative al periodo 2001-2003 riguardanti scardola e lavarello, è stato evidenziato un trend in costante miglioramento, come dimostrano i sottostanti dati forniti dall'ARPA di Novara, che non vi leggo, ma distribuirò ai Consiglieri che ne faranno richiesta.
I risultati dei controlli svolti sulle due specie ittiche in questione mostrano con chiarezza come, dall'inverno 2001, i valori di DDT e suoi metabolici non superino i limiti di legge (D.M. 19 maggio 2000).
Sulla scorta dei dati ottenuti, la Direzione Sanità pubblica, nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni normative e valutata l'assenza di rischi per la salute pubblica, ha proposto la parziale modifica del DPGR del 15 luglio 1996. La citata proposta corrispondeva, peraltro, a quanto auspicato dall'Assessorato regionale all'ambiente, con nota del 20 ottobre 2000, indirizzata al Prefetto del Verbano Cusio Ossola, nella quale veniva assicurata l'adozione di tempestivi provvedimenti di revoca dei divieti regionali in caso di superamento dei pericoli dovuti all'inquinamento del lago.
Va, peraltro, aggiunto che l'Assessorato alla sanità ha mantenuto una linea di estrema cautela e coerenza nel corso degli anni, esprimendo parere sfavorevole nei confronti d'istanze di modifica dei provvedimenti regionali avanzate da vari enti ed organizzazioni interessate al problema. Ci si riferisce, in particolare, alle numerose ed insistenti richieste di revisione dei livelli di tolleranza del DDT e suoi metabolici nelle derrate alimentali alle quali non è mai stato dato seguito.
Per quanto rilevato e sulla base della documentazione acquisita, si ribadisce la formale correttezza degli atti proposti ed approvati dall'Amministrazione, che lasciano comunque impregiudicata la possibilità di ulteriori modifiche delle decisioni adottate, tenuto conto dei risultati delle attività di monitoraggio che proseguiranno regolarmente.
Si sottolinea, in ultimo, e concludo, come il provvedimento regionale non abbia influito sulle altre specie ittiche oggetto di divieto, per le quali, essendo ancora sfavorevoli i dati analitici, sono state mantenute le misure di tutela della salute pubblica. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore a caccia e pesca

Per poter correttamente interpretare i documenti che hanno supportato tecnicamente il DPGR del 17 aprile 2003, occorre innanzitutto comprendere il ruolo dei diversi organismi che sono direttamente interessati allo stato di inquinamento del Lago Maggiore.
Attualmente, infatti, vi sono due Commissioni internazionali che seguono il "caso DDT nel Lago Maggiore".
La prima è il Commissariato per la Convenzione italo-svizzera sulla pesca, presieduta, da parte italiana, dai primi mesi di quest'anno dall'On. Marco Zacchera, con sede presso la Provincia del VCO e segreteria presso il CNR - Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Pallanza.
Poiché, come è noto, la prima e più grave ripercussione dell'inquinamento da DDT è stato il blocco totale della pesca professionale in Italia (la Svizzera, infatti, ha limiti 10 volte meno restrittivi su questo tipo di inquinamento, quindi il blocco della pesca è stato solo parziale in Svizzera), questo Commissariato si è battuto sempre più alacremente affinché si potesse ripristinare la pesca sul lago.
La seconda Commissione internazionale è la CIPAIS - Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque italo-svizzere - di cui personalmente faccio parte, che da alcuni decenni studia lo stato ecologico e ambientale dei laghi Maggiore e di Lugano, e che dal 1996 è stata coinvolta per lo studio della presenza ed evoluzione del DDT e di altri inquinanti nelle acque del Lago Maggiore.
Per affrontare questo problema, la CIPAIS ha costituito uno specifico gruppo di lavoro costituito da membri permanenti della Commissione (Barbieri, Sezione Protezione aria, acqua e suolo del Canton Ticino Houriet, Sezione igiene dell'acqua di Berna; Muller, Divisione di ricerca chimica di Dubendorf; Polli, Segretario del Commissariato svizzero per la pesca; Bambacigno, Ministero Ambiente italiano; Berbenni, Politecnico di Milano; Bretoni, CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Pallanza Dal miglio, ARPA Lombardia; Negro, ARPA Piemonte; Pagnotta, CNR Istituto di Ricerca sulle Acque di Brugherio) e ha affidato una serie di specifiche indagini a diversi istituti tecnici e scientifici, quali:



ARPA Dipartimento Provinciale di Novara



ARPA Dipartimento Provinciale del VCO

CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, Pallanza CNR Istituto di Ricerche sulle Acque, Brugherio Università degli Studi dell'Insubrica. Dipartimento di Scienze CC.FF.MM.
Università degli Studi di Milano. Dipartimento di Biologia. Sezione Ecologia UPDA-SPAAS, Bellinzona.
Periodicamente il gruppo di lavoro si riunisce per valutare lo stato di avanzamento delle indagini, i cui risultati vengono presentati nel rapporto annuale sul "Monitoraggio della presenza del DDT e di altri contaminanti nell'ecosistema Lago Maggiore".
Questo documento viene presentato in Sottocommissione (riunione tecnica di tutti i componenti tecnico-scientifici della CIPAIS), che ne approva formalmente i contenuti e ne autorizza la pubblicazione.
Il rapporto annuale, per quanto riguarda il capitolo sulla ricerca di DDT nei pesci, è stato discusso ed approvato dal gruppo di lavoro nelle riunioni tenutesi il 24 marzo e l'11 aprile 2003.
Il rapporto finale, completato in ogni sua parte, è stato portato all'approvazione formale della Sottocommissione lo scorso 19 settembre; a giorni, nel mese di ottobre, ci sarà la riunione della CIPAIS e quindi dovrà essere formalmente varato.
Oltre a queste specifiche indagini, che per loro natura e complessità sono riconducibili a vere e proprie ricerche scientifiche, vengono condotti rilievi sistematici da parte degli organi di controllo regionali sia sulle qualità delle acque del lago e dei suoi affluenti da parte dell'ARPA sia sul grado di contaminazione delle specie ittiche da parte dei servizi veterinari, cui compete la verifica dell'idoneità del pescato al consumo umano.
Il "DPGR del 17 aprile 2003, n. 38, che revoca parzialmente il DPGR del 15 luglio 1996, n. 2776, relativo alla sospensione cautelativa dell'utilizzo per uso alimentare umano di alcune specie di pesci del lago Maggiore" trova la sua giustificazione tecnica nelle indagini condotte fin dal 1996 dall'Assessorato Regionale alla Sanità, che si è avvalso, per gli aspetti operativi, dei Servizi Veterinari delle ASL e dei Laboratori di referenza dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino e dell'ARPA di Novara.
I dati in possesso dell'Assessorato alla Sanità comprovano l'effettiva diminuzione del contenuto di DDT nelle specie ittiche "scardola" e "lavarello" nelle pescate effettuate dall'estate 2001 fino a marzo 2003 permettendo quindi di accogliere la richiesta di revoca della sospensione cautelativa all'utilizzo per uso alimentare umano di alcune specie ittiche del lago Maggiore, presentata dal Commissariato italiano per la convenzione italo-svizzera sulla pesca (come viene affermato nelle premesse del DPGR del 17 aprile 2003, n. 38).
La tendenza alla diminuzione del tenore di DDT nelle pescate di dicembre 2002 e marzo 2003 trova riscontro anche nelle ricerche scientifiche condotte per conto della CIPAIS e convalidata dal gruppo di esperti che fanno parte dello specifico gruppo di lavoro.
In conclusione, le informazioni che hanno condotto al DPGR del 17 aprile 2003, n. 38, sono basate su un lungo periodo di osservazioni, i cui risultati, per il periodo più recente, sono avallati scientificamente da un consesso di esperti di rilevanza internazionale.
I risultati delle indagini scientifiche condotte per conto della CIPAIS, ancorché non ancora formalmente ufficializzati, sono assolutamente corretti, e comunque non sono stati determinanti per assumere il Decreto del Presidente.
Il tenore di DDT contenuto nella scardola e nel lavarello è (inverno 2002-2003) meno della metà dei limiti previsti dalla legislazione vigente e di gran lunga inferiore ai limiti previsti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'unico provvedimento utile per tutelare la salute dei cittadini è continuare nei monitoraggi così come sono stati finora progettati e condotti, in modo da assumere tempestivamente tutti i provvedimenti che si renderanno necessari.
I provvedimenti adottati sono nel rispetto della normativa italiana che è di gran lunga inferiore a quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dieci volte inferiore a quella della Svizzera.
Tutto quello che avviene in Italia è improntato al rispetto più rigoroso delle nostre norme e solamente quando i dati sono stati inferiori alla norma per quelle specie che sono risultate dentro il ranch previsto solo per quelle, è stato revocato il divieto di pesca.
Colgo l'occasione anche per dire che ho provveduto a parlare recentemente con la nostra Avvocatura, dato che è ancora aperta tutta la vicenda del danno e che noi siamo fermi nelle nostre intenzioni. Come Regione Piemonte, a suo tempo non avevamo accettato la transazione con il soggetto ritenuto responsabile; meno male, perché sono passati cinque anni dalla ferma della pesca per le specie sopra i valori limite e senz'altro provvederemo a richiedere di proseguire questo divieto. Probabilmente sarà opportuno, a mio avviso, cercare di collegare questo discorso a quello delle pescate selettive (pescare tutto il pesce e incenerire quello che contiene DDT), in modo tale da non troncare le catene biologiche; ci porterebbe dei vantaggi dal punto di vista dell'interesse del pescatore professionista e sosterrebbe comunque un'attività pescatoria professionale sul lago che magari, per la ferma parziale della pesca, potrebbe essere messa definitivamente in ginocchio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Pongo in primo luogo una questione di ordine procedurale.
L'osservazione che le facevamo prima, Presidente, è dovuta al fatto che in questo caso, certo, siamo tra i firmatari, però occorrerebbe attendere che vi fosse o perlomeno segnalare in modo che sia presente in aula, quando si discute un'interpellanza o un'interrogazione, il primo firmatario. A tal proposito, faccio una battuta: siamo arrivati alla follia che ci richiedete di scrivere "primo firmatario" per esteso; non basta più la colonna di firme con su scritto il primo nome che è il primo firmatario, ma adesso dobbiamo scrivere tutto.
Io sono una veterana e un'esperta, in quanto non è mai successo che nessuna legge di cui sono primo firmatario risulti nei documenti ufficiali nei testi, nei giornalini e in tutte le cose che facciamo, per il fatto che la "s" è al fondo. E' schizofrenia pura, non c'è problema, infatti siamo in Regione Piemonte.
Dato che ci dite di scrivere anche "primo firmatario", e lo scriviamo in grassetto, tra parentesi, di fianco, in questo caso attendete che in aula vi sia il primo firmatario. Giusto Presidente? Era un attimo di attenzione, anche perché diventa imbarazzante per noi nei confronti dei colleghi.
Detto questo, mi ritengo parzialmente soddisfatta delle due risposte riconosco che, da parte dei due Assessorati, vi è stata una linea di cautela, di coerenza nel corso degli anni, e questo va certamente a beneficio e a sicurezza generale.
La motivazione principale della nostra istanza è dovuta a due preoccupazioni: la prima continua ad essere quella della tutela dei consumatori e la cautela, il lavoro di monitoraggio, il lavoro sulle pescate, ecc. lo riteniamo solo in parte soddisfacente; la seconda è che con la grande valenza turistica che ha il lago maggiore e i suoi prodotti alimentari caratteristici, è evidente che l'attenzione che va dedicata al consumatore, assume maggiore rilevanza.
Detto ciò cos'é che ci lascia perplessi? Ci lascia perplessi il fatto che, se pure è vero che le nostre norme rispettivamente alla presenza e alla rilevazione di DDT nel lago sono ben più stringenti rispetto a quelle che avvengono al di là di confini, è altrettanto vero che, dal nostro punto di vista, mi rivolgo all'Assessore Cavallera, avremmo ritenuto necessaria la revoca del DPGR e non la parziale modifica.
In secondo luogo, riteniamo che ci sia un forte ritardo, da parte della Regione Piemonte, in merito alle azioni legali. Il danno c'è stato, è un danno ascrivibile a una della più gravi e pesanti questioni sanitarie e ambientali che esistono nel nostro Paese, perché danno da DDT.
Riteniamo che la Regione debba costituirsi parte civile in questa materia e debba andare avanti con tempi accelerati su tutte le questioni relative alle azioni legali che fino ad ora non sono state intraprese. Ecco perché c'è una parziale soddisfazione da parte mia e del Gruppo che rappresento. Va bene tutta una serie di cose fatte, ma sarebbe stato più incisivo revocare quei DPGR e, nella fase attuale, la Regione Piemonte si costituisca parte civile e agisca con le conseguenti azioni legali.



GALASSO ENNIO LUCIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

La vicenda ha interessato lungamente la Regione, tant'è vero che alcuni anni fa, abbiamo legiferato in merito con interventi della Comunità Europea, perché la legge, proposta inizialmente dall'allora Consigliere Racchelli, non era passata al vaglio. Ricordo che c'era stato un intervento economico, di sostegno al reddito dei non numerosi pescatori interessati alla vicenda. La legge, alla fine, ha cercato di far sì che ci fosse un rapporto tra quanto dichiaravano di aver guadagnato negli anni precedenti e l'intervento a loro sostegno, quindi non, come inizialmente previsto, una sorta di aiuto senza eccessivi vincoli.
Com'era stato rilevato allora, risulta come il dato prevalente sia l'inquinamento del lago, che si protrae nel tempo e perdura ancora adesso.
Il fatto che solo su due specie non ci sia più una quantità di DDT così alta al loro interno, suggerisce che, per tutte le altri specie, compreso l'agone, la specie più pregiata nella zona, l'inquinamento perdura. Per tutte le altre specie, la quantità di DDT riscontrata continua ad essere elevata. Vuol dire che, dopo molti anni dall'inquinamento, ci troviamo ancora di fronte ad una presenza di inquinanti.
Le osservazioni che avete fatto relativamente ai parametri sono giuste ma sono un po' banali e insufficienti. Come sapete, il Lago Maggiore è alimentato da fiumi che arrivano da nord; il lato svizzero del lago non è stato interessato all'inquinamento perché a monte dell'inquinamento stesso.
Dal momento che l'acqua corre verso il basso, qualche pesce potrebbe aver risalito le acque, quindi anche la parte di lago sita nel lato svizzero potrebbe contenere pesci inquinati. Sostanzialmente, in Svizzera il problema non è emerso proprio perché l'inquinamento è avvenuto sul fiume Toce, che non ha inquinato le acque svizzere. Credo che questo sia un dato essenziale e che non si debbano semplicemente richiamare normative diverse.
Noi ci siamo trovati di fronte ad un'azienda, tra l'altro una grossa azienda, con partecipazione statale (all'epoca forse tutta statale) che ha inquinato pesantemente. Dopo molti anni, forse dieci, dall'inquinamento la situazione nel lago è ancora preoccupante.
Ultima considerazione. Un elemento di preoccupazione rispetto al tipo di provvedimento adottato. Si liberalizza la pesca su due specie, ma, a differenza della caccia, è un po' difficile selezionare le specie quando si pesca, quindi si correrà il rischio di pescare specie che sono tuttora soggette a prescrizioni. Quindi, bisogna fare delle verifiche affinch quel pesce sia effettivamente distrutto e non messo in commercio.
Secondo: il disinquinamento sta avvenendo anche grazie ai pesci. Uno degli elementi per cui è disinquinato il Lago Maggiore, è esattamente la quantità di DDT che i pesci assorbono e che viene tolto definitivamente dal ciclo. Se il blocco della pesca ha avuto una certa efficacia, forse sarebbe stato meglio prolungarlo fino a che non uno o due specie fossero arrivate al di sotto della soglia di attenzione, ma tutte.
Sulle specie un'ultima considerazione. I dati che ci avete fornito corrispondono alle cose che sono state dette dagli Assessori, ma dicono anche, per esempio, che per un periodo, perlomeno per quanto riguarda il lavarello, si era già giunti a quote di inquinamento inferiori della pescata invernale del 2001. In quella primaverile il lavarello era stato a 044 e 010, ma nell'estate del 2002 si era risaliti allo 067: probabilmente questo ha a che fare con quello che si pesca (il pesce più giovane o più vecchio). Il fatto che dopo un certo periodo si è avuta un'impennata fa pensare che, forse, per queste specie una maggiore prudenza sarebbe stata necessaria: aspettare non solo due pescate successive, come è stato fatto ma magari tre o quattro prima di andare ad una liberalizzazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per una controreplica.



CAVALLERA Ugo, Assessore a caccia e pesca

Più che controreplica sono precisazioni.
Per quanto riguarda il procedimento penale contro i responsabili, ci siamo costituiti parte civile e non abbiamo assolutamente accolto la proposta di transazione che ci veniva posta. La Regione Piemonte si è mantenuta le mani libere, tant'è che ora può agire per tutelare meglio la sponda piemontese e le attività che in essa si svolgono. Circa l'intervento del Consigliere Papandrea, volevo precisare che nel lago avvengono dei fenomeni che per un profano sono incomprensibili: lo scorso anno, ad esempio, si è verificato un fenomeno di ricambio di acqua. In conseguenza di escursioni termiche per condizioni climatiche particolari, strati profondi sono venuti in superficie e altri si sono rivoltati sotto. Tale fenomeno provoca il movimento di questo sedimento di DDT che presumibilmente, è sul fondo del lago. È stata un'osservazione effettuata dal laboratorio di Pallanza, proprio per giustificare, a distanza di anni (quando, cioè, l'attività di produzione e di utilizzo è finita del DDT) come mai a volte vi sono quantità vaganti all'interno di questo grosso corpo idrico.
Ho ritenuto opportuno precisarlo, come approccio, per valutare la vicenda.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Interpellanza n. 2350 dei Consiglieri Tapparo e Chiezzi inerente a "Chiusura della sala operativa della Forestale in emergenza incendi"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2350, presentata dai Consiglieri Tapparo e Chiezzi.
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, Assessore e colleghi, questa estate sono rimasto colpito da una dichiarazione dell'Assessore Vaglio - che può anche darsi che così come è stata riportata dai mezzi di informazione non rappresenti il pensiero dell'Assessore : "La sala operativa della Forestale non ha uomini per garantire il servizio nei giorni prefestivi e festivi, dovendo fare i conti con un organico ridotto e i turni di ferie".
C'è un problema di fondo che non tocca solo l'Assessore Vaglio: la perdita delle priorità e della centralità del ruolo della Regione.
Spesso denuncio in Consiglio regionale che, nell'affrontare varie questioni, il Consiglio stesso e i suoi 60 Consiglieri, perdono centralità.
Da lì, poi, deriva tutto il resto.
Anche in questo caso, in una situazione in cui certamente l'Assessore non ha perso di vista la criticità della fase estiva dovuta all'andamento climatologico e all'eccezionale siccità, se l'Assessore riteneva che la sala operativa della forestale fosse un punto nevralgico e prioritario, con problemi di risorse umane prevedibili, poteva rivolgere un appello ai Consiglieri ad un impegno eccezionale, come fatto civile, invitandoli magari, estremizzo, a stare al telefono.
Dico questo perché - e alcuni Consiglieri che seguono il problema lo sanno - è in corso un ritorno di fiamma delle forze che non hanno mai digerito il processo di decentralizzazione del Corpo delle Guardie Forestali, cioè quel tentativo, credo corretto, di impostare una sua articolazione su base. C'era una forte spinta in contrasto a questo processo, che oggi si ripresenta.
chiaro che affermazioni di questo tipo, Assessore, possono aiutare gli oppositori a dire: "Ecco, la Regione non è in grado di assolvere a compiti delicati, come nel campo della tutela del nostro patrimonio boschivo e di tutte le funzioni connesse".
Ho presentato, credo intorno a ferragosto, questa interrogazione, per cercare di far emergere questo problema, non come critica di per s all'Assessore, ma come elemento propositivo per cercare di affrontare alla radice i problemi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Ringrazio i colleghi Tapparo e Chiezzi per avere presentato questa interrogazione l'11 agosto e i Consiglieri Placido, Muliere, Manica Marcenaro e Riba per avere presentato un'interpellanza sullo stesso argomento. Devo ringraziarli perché, considerato che in Consiglio è giacente da più di un anno il testo unico per la modifiche delle leggi forestali della nostra Regione, cominciavo a credere che questo settore fosse negletto ed ignorato dalla maggior parte dei nostri colleghi.
Queste interrogazioni ed interpellanze mi convincono, invece, che le cose non stanno esattamente in questi termini e mi danno lo speranza che prima della fine della legislatura si possa mettere mano ad un sistema organico che ci consenta di intervenire sul patrimonio forestale regionale per la propria conservazione, per il proprio miglioramento e per la messa in sicurezza.
Veniamo alla questione sollevata dall'interpellanza e dal Consigliere Tapparo.
L'interrogazione del Consigliere Tapparo è dell'11 agosto (ricordiamoci le date, in quanto rilevanti). Prima di tutto, devo ricordare ai colleghi che avendo approvato il Piano Antincendio Boschivi Regionale conoscono l'argomento in questione - che, storicamente, in Piemonte il periodo estivo non è mai stato considerato a rischio di incendi. Storicamente e statisticamente, in Piemonte gli incendi d'estate non ne capitano, se non alcuni casi sporadici sull'Appennino, in particolare sul confine con la Provincia di Genova, Capanne di Marcarolo.
Il Piemonte è una Regione interessata, principalmente, da fenomeni di incendi invernali e primaverili. Invernali soprattutto nella seconda metà del mese di dicembre e, in caso di protrarsi della siccità in caso di scarsità di nevicate, primaverili fino ad aprile ed inizi di maggio.
Il 12 agosto, quindi giorno successivo alla presentazione dell'interrogazione che probabilmente non era ancora arrivata, essendomi stata protocollata il 14 agosto con determinazione della Direzione Economia Montane e Foreste n. 647, è stato dichiarato lo stato di massima pericolosità, in applicazione della legge nazionale 353/ 2000 e delle nostra legge regionale n. 16 del 1994.
Questa è la previsione del Piano regionale per la prevenzione e la previsione lotta attiva contro gli incendi boschivi, quindi abbiamo proceduto alla determinazione. La determinazione dello stato di massima pericolosità comporta, oltre all'applicazione dei divieti e all'annullamento delle deroghe, di cui all'articolo 7 della legge n. 16 l'applicazione di una serie di pene e sanzioni, previste dagli articoli 10 e 11 della legge 353, e l'apertura, 24 ore (H24), tutti i giorni della settimana, della sala operativa presso il Coordinamento regionale del Corpo Forestale dello Stato, in corso Galileo Ferraris.
Oltre a questo, la determinazione dello stato di massima pericolosità prevede, ad esempio, la non possibilità di utilizzare fuochi d'artificio spettacoli pirotecnici e quant'altro; infatti, a ferragosto non sono stati effettuati questi spettacoli nei Comuni montani, in vicinanza dei boschi.
Veniamo al Corpo Forestale dello Stato. Il Corpo Forestale dello Stato è inutile ricordarlo - è ormai, a tutti gli effetti, il quinto Corpo di Polizia dello Stato.
Questo Corpo di Polizia ha una convenzione con la Regione Piemonte da un punto di vista meramente tecnico, ma, ovviamente, è autonomo per quanto concerne la sua organizzazione interna e le scelte di gestione del proprio personale.
Come ho detto, considerando che era statisticamente improbabile ipotizzare un'emergenza incendi boschivi nel periodo estivo, della portata di quella che si è recentemente conclusa, la programmazione delle ferie del personale del CFS in quel periodo non ha potuto tenere conto di tale emergenza. Inoltre, per motivi strettamente legati all'arruolamento, in Piemonte non siamo mai riusciti ad avere un organico del CFS sufficiente rispetto alle necessità. Siamo riusciti ad ottenere, due anni fa, al termine dell'ultimo corso per Guardie Forestali, un organico di 400 unità nel corso di questi due anni, però, il personale si è ulteriormente ridotto, per motivi di pensionamento, congedo e dimissioni o per motivi di trasferimento, pertanto gli Agenti del Corpo Forestale dello Stato sono abbondantemente sotto le 350 unità. Inoltre, l'attuale testo unificato che si occupa di ristrutturazione del Corpo Forestale dello Stato ha assunto un taglio strettamente di Polizia e meno di corpo tecnico.
Se vogliamo seguire le indicazioni di questo testo di legge unificato sono per un Corpo Forestale dello Stato sempre più di Polizia ambientale e di Polizia giudiziaria e sempre meno tecnico.
E' ovvio che, con questa considerazione, le funzioni tecniche del Corpo Forestale dello Stato sono alle spalle, mentre il suo futuro è proiettato su azioni legate al controllo dell'ambiente, delle specie animali di importazione; funzioni analoghe a quelle dei NAS dei Carabinieri, funzioni agli ordini dell'autorità inquirente.
La funzione tecnica, quella per cui il Corpo Forestale dello Stato è convenzionato con la Regione, diventa una funzione residuale. Ovviamente sono possibili delle non funzionalità. Per ovviare a questo inconveniente seguendo le indicazioni della legge n. 353/2000, questo autunno, in collaborazione con il settore della Protezione Civile, verrà istituita la sala operativa unificata, che, non essendo la sala operativa di un Corpo di Polizia, potrà essere presidiata anche da personale regionale, personale volontario, personale proveniente dal Corpo Forestale dello Stato e dal Corpo dei Vigili del Fuoco.
E' in preparazione una convenzione con il Corpo dei Vigili del Fuoco che si affiancherà alla convenzione con il Corpo Forestale dello Stato, per cui presumo che questi problemi non dovrebbero più verificarsi, fermo restando che, dalla data del 12 agosto, quindi dalla determinazione dello stato di massima pericolosità, la sala operativa del CFS, indipendentemente dallo stato dell'organico, è rimasta aperta 24 ore fino alla fine del periodo di rischio.
Credo di essere stato sufficientemente chiaro; mi riservo, però, in risposta all'interrogazione che vede come primo firmatario il Consigliere Placido, di integrare ulteriormente questa mia comunicazione, entrando nel merito del numero degli incendi che si sono verificati quest'estate dell'operatività su tali incendi, sulla superficie percorsa e sulle spese che sono state sostenute per poter fare fronte a quest'emergenza straordinaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore. Sono soddisfatto per l'ultima parte del suo intervento, riguardante i provvedimenti adottati per evitare che si ripeta la situazione evidenziata dall'interrogazione.
Sono meno soddisfatto riguardo a due affermazioni: la prima è che l'estate non è storicamente un periodo a rischio di incendi per il Piemonte. Purtroppo, come abbiamo imparato sulla pelle dei cittadini piemontesi, c'è una trasformazione climatica ormai strutturale. Ricordo che l'Assessore Cavallera, il 2002 luglio, durante un dibattito sul problema della siccità, che era diventato ormai un'emergenza, aveva indicato la non probabilità di precipitazioni - come è poi stato - per un lungo periodo.
Pertanto, già nella seconda metà di luglio ci siamo trovati dinnanzi a un evento di grande rischio, non solo per l'agricoltura e tutti gli aspetti connessi, ma anche per le situazioni di vigilanza, in questo caso per gli incendi.
La seconda affermazione da lei espressa è che il testo unico in materia forestale giace da lungo tempo in commissione, ma nessuno dice nulla.
Assessore, lei sarà, come sono io come consigliere del gruppo misto, un Assessore - per quanto riguarda la sua sfera - dimezzato; anch'io lo sono enormemente, per i miei numerosi provvedimenti che giacciono in un modo orizzontale nelle varie Commissioni, anzi ho disseminato i miei provvedimenti nelle varie Commissioni, ma non c'è il minimo segno di vitalità; vorrà dire che lei dovrà curare il peso del suo ruolo nell'ambito della sua squadra e io - non so come fare - dovrò curare il mio ruolo all'interno del Consiglio.


Argomento: Boschi e foreste - Interventi per calamita' naturali

Interpellanza n. 2359 dei Consiglieri Placido, Muliere, Manica, Marcenaro e Riba, inerente a "Prevenzione incendi sul territorio regionale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 2359, presentata dai Consiglieri Placido Muliere, Manica, Marcenaro e Riba.
La parola all'Assessore Vaglio per la risposta.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Vi ringrazio, Consiglieri, per l'opportunità che mi offrite di diffondere queste informazioni.
Premetto che, come già detto prima, nell'estate 2003 l'emergenza incendi boschivi ha colpito con particolare violenza numerosi paesi europei, tra cui la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Grecia e naturalmente l'Italia. Per la prima volta in trent'anni, in Piemonte si è assistito all'insorgenza ed alla propagazione di incendi vasti e d'elevata intensità nella stagione estiva. La struttura antincendi boschivi piemontese ha affrontato una situazione di estrema difficoltà, per la magnitudo del fenomeno e per aver dovuto affrontare condizioni climatiche opposte a quelle abituali. In Piemonte infatti il periodo estivo storicamente e statisticamente non è considerato ad alto rischio incendi essendo la nostra regione, come il resto delle regioni dell'arco alpino interessata principalmente da fenomeni invernali e primaverili.
Questo per dire che l'emergenza estiva incendi boschivi non era assolutamente prevedibile.
Voglio aggiungere che l'improbabilità di questo fenomeno è anche sottolineata dal fatto che il personale del Corpo Volontari Antincendi Boschivi è dotato di dispositivi di protezione individuale esclusivamente di tipo invernale, per cui potete capire la difficoltà di dover intervenire con tali dispositivi di terza categoria, che proteggono l'individuo dalla perdita della vita, ma che sono molto pesanti.
Inoltre considerate che, data la natura dei nostri boschi, gli incendi non sono come quelli della macchia mediterranea, ma tendono ad andare in profondità (vengono definiti sotterranei) e poter estinguere questi incendi, poter eliminare la causa, la fiamma diventa molto complicato e l'operazione di bonifica molto pesante.
La Regione, in applicazione dell'articolo 3 della legge 21 novembre 2000, n. 353, ha approvato, con D.G.R. 19-8196 del 13 gennaio 2003, il Piano regionale per la previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi.
La legge quadro affida infatti alle Regioni il compito di redigere ed approvare il Piano. La Regione Piemonte in realtà ha precorso la recente legge quadro nazionale di 25 anni: i primi strumenti di pianificazione regionale in materia di lotta agli incendi risalgono infatti alla legge regionale n. 13/74 (oggi abrogata), successivamente ripresi dalla legge regionale n. 16/94; il primo Piano antincendi fu realizzato nel 1975, il secondo nel 1993 con validità 1993-1997, il terzo nel 2000 con validità 2000-2002 e l'ultimo (quello di cui sopra) con validità 2003-2006.
La Sala Operativa è a tutt'oggi in funzione presso il Coordinamento regionale del Corpo Forestale dello Stato (in Torino, corso Galileo Ferrarsi), con cui la Regione Piemonte ha stipulato un'apposita convenzione per quanto riguarda la direzione delle operazioni di spegnimento ed il coordinamento operativo dei volontari antincendi boschivi.
La legge 353/2000, all'articolo 7, prevede che le Regioni istituiscano e coordinino una Sala Operativa Unificata Permanente per la gestione delle emergenze incendi boschivi e di protezione civile.
I due Assessorati competenti (Assessorato alla montagna e Assessorato alla protezione civile) hanno ultimato la fase progettuale della SOUP ed entro breve termine vi sarà l'affidamento dei lavori.
Nella lotta agli incendi boschivi sono impegnati: Direzione Economia Montana e Foreste - Settore Antincendi Boschivi e rapporti con il CFS (Dirigenti e funzionari) Coordinamento regionale del Corpo Forestale dello Stato e sette Coordinamenti provinciali di Torino, Cuneo, Alessandria, Asti, Novara Verbania, Vercelli-Biella, con i relativi Comandi di stazione (circa 70) Corpo Volontari Antincendi Boschivi del Piemonte (6200 Volontari divisi in 51 Comandi di Distaccamento e 239 Squadre).
Per quanto riguarda tutte le fasi di lotta attiva agli incendi boschivi, oltre alla Convenzione con il Corpo Forestale dello Stato, la Regione ha in atto una Convenzione con il Corpo Volontari AIB del Piemonte.
Il lavoro delle squadre a terra è infatti indispensabile a contenere le fiamme, supportare l'intervento aereo, assicurare l'estinzione delle fiamme a seguito dell'operazione detta di bonifica, sorvegliare l'eventuale riaccensione di focolai.
La lotta agli incendi boschivi è in realtà un'attività molto complessa e richiede rigore nelle scelte ed organizzazione delle varie componenti che vi partecipano.
In Piemonte la struttura di lotta aerea si basa su due differenti tipologie di aeromobili: gli elicotteri, che operano in convenzione con la Regione ed hanno il compito di aggredire l'incendio prima che assuma vaste proporzioni, oltre che di trasportare uomini ed attrezzature laddove il terreno, troppo accidentato, non consentirebbe un rapido raggiungimento del luogo delle operazioni. Va da sé la precisione di lancio degli elicotteri, vale a dire la possibilità di lanciare acqua in punti precisi del fronte, secondo le richieste e le necessità delle squadre che operano a terra e del Direttore delle Operazioni di spegnimento, e la possibilità degli stessi di rifornirsi con facilità nei numerosi punti di approvvigionamento idrico fissi e mobili presenti sul territorio regionale i mezzi aerei ad ala fissa o gli elicotteri di grandi dimensioni ed elevata portata idrica forniti dal Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento nazionale di Protezione civile, con caratteristiche che li rendono adatti a contrastare incendi di vaste dimensioni.
L'elicottero, di conseguenza, è il mezzo aereo indicato ad operare su territorio montano; l'impiego dei mezzi ad ala fissa invece è circoscritto agli incendi di vasta dimensione ed intensità, dove gli aerei hanno il compito di ridurre in modo significativo l'intensità del fronte e consentire l'attacco diretto delle squadre. Per fare questo, naturalmente i mezzi aerei necessitano di elevata capacità di carico e di rapidità di rifornimento, caratteristiche che possiedono i Canadair, aerei anfibi in servizio presso il COAU, che trasportano fino a 6000 litri di acqua e si possono rifornire, effettuando uno scooping su uno specchio d'acqua (lago e mare) senza la necessità di atterrare - cioè, facendo un volo radente la superficie dello specchio d'acqua.
Come sempre accade nei momenti di difficoltà, quest'estate le polemiche non sono mancate, soprattutto, da parte di chi ha interessi privati da difendere.
In conclusione, su questo punto, vorrei precisare che il personale di volo che interviene con gli elicotteri sugli incendi, per conto della Regione, è di comprovata esperienza all'interno del settore, dato che mezzi e personale impiegati per gli incendi sono i medesimi impiegati durante i corsi di formazione degli operatori antincendi boschivi, previsti dalla legge n. 353 e attuati dalla Regione Piemonte.
Improvvisare nuove soluzioni mai collaudate durante l'emergenza è un modo per creare confusione e mettere a repentaglio, oltre all'efficacia delle azioni di lotta, soprattutto, la sicurezza del personale a terra.
Relativamente alla questione degli interventi con mezzi aerei ad ala rotante o ad ala fissa, una parte cospicua del piano antincendi boschivi coordinato dall'Università di Torino, assegna ad ognuno le proprie modalità di impiego e definisce le prassi più efficaci e convenienti.
Per quanto riguarda i dati sugli eventi e sui mezzi, fornirò ai colleghi alcune tabelle con le informazioni trasmesse dal Coordinamento regionale del Corpo Forestale dello Stato suddivise per mese, a partire dal mese di gennaio 2003. Fornirò anche una tabella per indicare l'utilizzo delle risorse umane, che, in questo periodo estivo (luglio e agosto), ha assommato oltre 35 mila ore uomo.
Per quanto riguarda le risorse finanziarie, fornirò anche una tabella sulla quale non sono citate le cifre previste per la formazione del personale. Sono comunque dati in continua evoluzione; soltanto l'altro ieri mi sono stati forniti gli ultimi dati sull'impiego del personale volontario. In questa sede, fornirò ai colleghi la tabella relativa alle risorse finanziarie impiegate per l'anno 2003, che sono state integrate con un ulteriore milione di euro, per far fronte alle spese degli elicotteri, e con ulteriori 500 mila euro, per coprire le spese sostenute dal volontariato (si tratta di 6.200 volontari), durante gli interventi di estinzione e bonifica degli incendi. Ricordo che queste spese sono esclusivamente destinate all'acquisto dei materiali deteriorati e al rimborso delle spese per il carburante dei mezzi; ai volontari non viene riconosciuto nessun rimborso personale, nessuna indennità per gli interventi, che vengono effettuati in modo assolutamente gratuito. Le ultime due tabelle cui ho fatto riferimento vi verranno fornite, al più tardi, domani mattina, essendo in via di realizzazione.



POZZO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, ringrazio l'Assessore e chiedo copia scritta anche per il collega Mellano, che era interessato ad alcuni aspetti della risposta alla nostra interpellanza.
Mi scuso per non avere ascoltato dall'inizio la risposta dell'Assessore, ma il Presidente mi aveva informato che, per mancanza di tempo, non sarebbe stata data risposta all'interpellanza che mi riguardava.
Può darsi che nel mio intervento ripeta quanto, magari, già detto dall'Assessore; me ne scuso in anticipo, ma ho perso una parte del suo intervento.
Assessore, l'interpellanza era nata oltre la preoccupazione indicata dal problema. Forse, un'informativa da parte dell'Assessorato non sarebbe stata sgradita, viste le dimensioni, il numero e anche l'entità del danno arrecato dagli incendi nella nostra Regione. Gli organi di stampa hanno riportato alcune notizie, una delle quali ha destato la curiosità del collega Mellano, che coinvolgo nel mio intervento. Non tocca a noi Consiglieri entrare nel merito della questione. E' l'Assessorato, che ha la responsabilità politica e tecnica, che deve stabilire se l'utilizzo dei Canadair sia preferibile rispetto ad altri aerei presenti sul territorio piemontese, così come è stato riportato dagli organi di stampa. La mia rimane una curiosità, però, varrebbe la pena avere una risposta tecnica relativamente all'opportunità di utilizzare il tipo di aereo comunemente utilizzato (il Canadair) o l'altro tipo di aereo, al di là del fatto che le aziende siano residenti nella regione Piemonte o meno. Non si tratta tanto dell'utilizzo dell'elicottero o dell'aeromobile rispetto all'aereo.
Assessore Vaglio, non mi sono diplomato in agraria, ma in costruzioni aeronautiche, pertanto, ricordo ancora qualcosa dei miei trascorsi scolastici.Un'altra mia curiosità è stata destata da una sua dichiarazione agli organi di stampa, nella quale diceva: "Ma quale centrale operativa sono io la centrale operativa, ho tre telefonini".



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste (fuori microfono)

A questo avevo risposto nell'interrogazione precedente.



PLACIDO Roberto

Mi riferisco a quanto mi ha portato a determinare l'interpellanza insieme all'entità e alla gravità del fenomeno.
Non ho sentito citare - pertanto, non so se il problema è stato risolto l'esistenza o meno di una convenzione in vista dell'impiego del Corpo dei Vigili del Fuoco e se ci sono dei costi. La - finalmente - unificata sala operativa mi ricorda quanto è successo ad un commerciante del centro di Torino, la cui telefonata è stata interpretata come se la rapina fosse già avvenuta, mentre, in realtà, la rapina era in corso; pertanto, le forze dell'Ordine si sono presentate tre ore dopo. Non ho sentito parlare del piano complessivo per limitare il fenomeno degli incendi boschivi. Vede Assessore Vaglio, sono quindici anni che mi capita di recarmi sovente nella Provincia Autonoma di Bolzano (essendo la mia compagna altoatesina).
Assessore Vaglio, la prendo ad esempio, lì gli incendi non ci sono. E non ci sono perché lo Spirito Santo è benevolo verso l'Alto Adige e malevolo verso il Piemonte, se fosse così al suo fianco siede un suo collega che potrebbe intercedere con l'Altissimo: ci potremmo rivolgere a lui e avremmo risolto il problema. In Alto Adige, e in buona parte anche in Trentino, c'é un sistema efficiente di prevenzione degli incendi. I rari incendi, i pochissimi dovuti, veramente quasi mai, all'autocombustione o ad un fulmine che cade in una località impervia vengono prontamente spenti senza grandi problemi. Mancano alcune informazioni sui Vigili del Fuoco sul piano complessivo, sul come affrontare il fenomeno degli incendi boschivi dell'entità che l'Assessore ha riportato, e infine qual é la situazione rispetto alla centrale operativa personale dell'Assessore. La ringrazio in anticipo e devo dire che, complessivamente, al di là delle notizie che l'Assessore ha fornito, non posso che ritenermi insoddisfatto perché manca un piano complessivo per affrontare un problema serio. Se poi vorrà fornire una informativa al Consiglio, o per chi ne è interessato, sul fenomeno, la ringrazio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio per la replica.



VAGLIO Roberto, Assessore alle foreste

Brevemente anche perché diventa un po' sfiancante dover ripetere le stesse cose. Ho detto molto chiaramente che la Regione ha un Piano antincendio dal 1975, che spende 10 miliardi all'anno in prevenzione ed estinzione, che ci sono delle situazioni ambientali per cui in certi punti gli incendi partono e in altre no.
Faccio un esempio che è proprio a due passi da casa nostra. In Savoia non scoppia un incendio all'anno, nel Var ne scoppiano a centinaia tutte le estati. Questo non significa che il dispositivo antincendio della Savoia è più efficiente di quello del Var perché il dispositivo è il medesimo gestito dal corpo dei Vigili del Fuoco francesi. Sono situazioni climatico ambientali che predispongono. Si deve anche considerare, come diceva il Consigliere Tapparo, che la nostra è una regione in cui, per questioni legate alla società, all'evoluzione della società, i boschi, soprattutto cedui, sono stati abbandonati da quaranta a cinquant'anni a questa parte e dove c'é un sentimento molto diffuso che ci non impedisce, ma ci complica le realizzazione di tutte quelle opere che consentirebbero di intervenire nei boschi attraverso piste taglia fuoco, piste forestali che, ovviamente consentono di mantenere in manutenzione. Non voglio entrare nel merito delle valutazioni del Consigliere, le mie valutazioni sono assolutamente diverse e i dati relativi agli incendi degli ultimi dieci anni dimostrano che, ad un aumento geometrico del numero di incendi, e quindi il numero di incendi appiccati ogni anno, c'é una diminuzione sensibile delle superfici percorse da incendio nella nostra regione. Per quanto riguarda l'uso dei mezzi ad ala fissa, non è una questione nostra. Il Corpo Forestale dello Stato comunica con il Dipartimento della Protezione Civile decide, in base alla disponibilità, se impiegare o meno i Canadair. Dirò di più, la direzione dell'operazione di spegnimento è compito esclusivo del Corpo Forestale dello Stato. Come ho detto in precedenza, stiamo studiando la possibilità di stipulare una convenzione con il corpo dei Vigili del Fuoco ma questo ha già dichiarato la sua impossibilità di intervenire nell'estinzione in quanto non attrezzati con mezzi e nemmeno con dispositivi di protezione individuale per intervenire nei boschi. Ci sarà una funzione di supporto logistico che sarà utile. Per quanto riguarda gli altri mezzi ad alla fissa presenti sulla nostra regione - penso che il Consigliere si riferisca ai dromeder - il problema è molto semplice: le valutazioni dell'Università di Torino e le nostre valutazioni tecniche, ci dicono che un aereo di pattugliamento con 2000 litri di acqua nel serbatoio ventrale, non serve assolutamente in una regione montuosa come la nostra.
L'avvistamento aereo è stato ampiamente dimostrato essere inefficiente per il sistema di valli e di convalli, nei quali partono gli incendi. I sistemi di avvistamento sono stati ritenuti non adeguati, estremamente costosi e si è ricorsi ad altri sistemi di avvistamento. A giudizio del Dipartimento di Protezione Civile, il sistema antincendio boschivo nella nostra regione ha una certa efficienza. Sicuramente l'efficienza più elevata, relativamente al quadro delle regioni a rischio del nostro Paese. Proprio per questo motivo, mi premurerò di fornire a tutti quelli che ne faranno richiesta o se preferite, farò, come avevo chiesto, una comunicazione in Commissione o, se preferite ancora, distribuirò a tutti i Consiglieri, un piccolo dossier dal quale risulti quanti sono gli incendi, qual è la superficie percorsa, quali sono le forze impiegate e quali sono le risorse destinate a questo settore.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto superiore statale "G. Marconi" di Tortona


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto superiore "G. Marconi" di Tortona in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Boschi e foreste - Interventi per calamita' naturali

Interpellanza n. 2359 dei Consiglieri Placido, Muliere, Manica, Marcenaro e Riba, inerente a "Prevenzione incendi sul territorio regionale" (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido per un breve intervento.



PLACIDO Roberto

Lavoro per la causa, mi sembra che il prolungamento del sindacato ispettivo sia necessario a questa maggioranza. Assessore Vaglio, in questi giorni sulle emittenti nazionali c'é un simpatico spot pubblicitario della COOP che si riferisce agli alberi. Nello spot si abbatte un albero e un poverino dice: "albero, albero" (nel senso che gli alberi non ci sono più).
Assessore, le invito a migliorare il taglio regionale della prevenzione antincendio. Se le capite di guardare le emittenti nazionali verificherà che lo spot è recitato molto meglio di quello che ho fatto in questo momento.



PRESIDENTE

Consiglieri, dovremmo passare agli ordini del giorno in riferimento alla crisi del settore tessile ed abbigliamento artigiano così come ci eravamo lasciati la volta scorsa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Chiederei se è fosse possibile sospendere la seduta per pochi minuti per riordinare le idee sugli ordini del giorno, anche in considerazione dell'assenza dell'Assessore Pichetto Fratin.



PRESIDENTE

Sospensione accordata.



(La seduta, sospesa alle ore 12.46 riprende alle ore 12.49)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento esame ordini del giorno: n. 805 "Intervento a favore dei lavoratori delle aziende artigiane in crisi", presentato dai Consiglieri Valvo, Botta M., Bussola, Cantore, Caramella, Costa R., D'Onofrio, Galasso Godio, Pedrale, Rossi O., Rossi G., Scanderebech, Tomatis, Toselli; n. 806 "Intervento a favore dei lavoratori delle aziende artigiane in crisi" presentato dai Consiglieri Costa R., Scanderebech, Tomatis, Valvo D'Onofrio, Rossi O., Botta Marco; n. 815 "Crisi settore tessile" presentato dai Consiglieri Cattaneo, Angeleri, Rossi G., Rossi O, Botta M. Mercurio; mozione n. 817 "Situazione Fila di Biella", presentata dai Consiglieri Ronzani, Placido, Muliere, Riba, Suino, Manica e Riggio (assorbita dal dibattito l'interrogazione n. 2394)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Martedì scorso abbiamo esaurito la parte relativa alle dichiarazioni di voto e certamente non voglio - ne potrei - farle riaprire, ma essendo mancato il numero legale sull'ordine del giorno n. 805, primo firmatario Consigliere Valvo, chiederei se fosse possibile - ed ecco perché ho chiesto la sospensione e la ringrazio per averla accordata - mettere in votazione per parti separate, la mozione rubricata al n. 817 del Gruppo dei Democratici di Sinistra. La parte separata su cui si richiede la votazione è la parte relativa al dispositivo, dove la maggioranza - e solo su quello voterà favorevolmente.



PRESIDENTE

Sono due dispositivi sulla 817: "Impegna la Giunta ad intervenire sul Governo" e "Impegna la Giunta regionale".
Quale dei due dispositivi? Tutti e due?



CATTANEO Valerio

No, "Impegna la Giunta regionale".



PRESIDENTE

Allora questo è separato?



CATTANEO Valerio

No, entrambi: premessa e i due impegni.



PRESIDENTE

Il problema è che non ha senso approvare la premessa senza gli impegni.



CATTANEO Valerio

Le parti separate sono queste: il primo (l'intero testo sarà poi sicuramente richiesto dai presentatori) riguarda la mozione n. 817: "Il Consiglio regionale premesso che..." fino alle parole che mancano dal secondo foglio, quindi tutte le premesse.
La seconda parte, quindi la parte separata, riguarda i due dispositivi di impegno, sia quello relativamente alla Giunta per un intervento sul Governo sia quello relativo agli impegni diretti alla Giunta che, per quanto ci riguarda, possono essere posti entrambi in un'unica votazione cui voteremo favorevolmente.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine giorno n. 805, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il "Progetto Piemonte", di cui ai Protocolli siglati in data 25.10.2002 e 20.02.2003, prevede un articolato intervento a favore dei lavoratori colpiti dai processi di crisi industriale, in particolare: un programma articolato di ricollocazione rivolto ai lavoratori licenziati a seguito della crisi di settori industriali, nonché a lavoratori in cassa integrazione individuati come esuberi strutturali un intervento a finalità sociale a favore di altri lavoratori colpiti dalla crisi di settori industriali che vengono a trovarsi al di sotto della soglia di povertà che dal punto di vista finanziario le risorse messe in campo per la realizzazione del "Progetto Piemonte" ammontano complessivamente a 21 milioni 950 mila euro considerato che alcuni settori del comparto artigiano, in particolare il metalmeccanico, il tessile-abbigliamento e l'orafo, attraversano dal 2001 un periodo di grave crisi produttiva che la vigente contrattazione del comparto artigiano per salvaguardare il patrimonio di professionalità del lavoro dipendente ed imprenditoriale delle imprese artigiane, ha istituito l'Ente Bilaterale dell'Artigianato Piemontese - EBAP -, nell'ambito del quale vengono gestiti gli interventi di sostegno al reddito a favore dei lavoratori sospesi dall'attività lavorativa senza intervento della Cassa Integrazione Guadagni che, a seguito della grave crisi dei settori sopra citati, l'EBAP si trova in grave difficoltà nel garantire il reddito dei lavoratori delle aziende coinvolte che la legge regionale 9 maggio 1997, n. 21 all'art. 22 prevede la possibilità da parte della Regione di concedere contributi integrativi al Fondo di Sostegno al Reddito gestito dall'EBAP che lo stesso "Progetto Piemonte" conferma che la logica anticipatoria tipica dei progetti di ricollocazione spinge ad intervenire il prima possibile sulle aree in crisi, individuando i soggetti ancora occupati quali destinatari di azioni volte a prevenire l'interruzione di rapporto di lavoro rilevato che il "Progetto Piemonte", di cui ai Protocolli siglati in data 25.10.2002 e 20.02.2003, non prevede alcun intervento a favore dei lavoratori occupati presso le aziende artigiane in crisi e sospesi dall'attività lavorativa senza intervento della Cassa Integrazione Guadagni impegna la Giunta regionale a modificare gli interventi previsti dal "Progetto Piemonte", al fine di individuare risorse quantificabili in 1 milione di euro da destinare tramite l'EBAP, ai lavoratori delle imprese artigiane in crisi, sospesi dall'attività lavorativa." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 806, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Preoccupato dalle notizie per le quali gli artigiani, piccoli imprenditori nonché i loro dipendenti saranno esclusi dalle misure "urgenti" a favore dei settori in crisi verificato che le richieste di aumentare il sussidio di disoccupazione da sei a dodici mesi, parificandolo contestualmente all'indennità di mobilità percepita dai lavoratori della media e grande impresa sono state respinte constatato altresì che è stato respinto l'intervento che riguarda il ruolo dell'Ente bilaterale piemontese ( Ebap) ricordato che nella sola filiera dell'auto operano in Piemonte circa settantamila addetti visto che le risorse stanziate dalla Giunta regionale ammontanti a Euro 15 milioni per potenziare l'attività dei CONFIDI vengono orientate verso i soli confidi costituiti in forma giuridica consortile, escludendo quindi tutte le cooperative a responsabilità limitata e cioè coloro che prestano le garanzie agli artigiani ed alle piccole imprese chiede al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore competente di intervenire immediatamente affinché la Giunta regionale recepisca quanto evidenziato ed inoltre si faccia carico di richiedere al Governo un intervento urgente che ponga fine alla situazione di criticità della categoria." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 815, il cui testo recita: "Considerato che il settore tessile - abbigliamento ha fatto registrare in Piemonte una situazione di marcata crisi, che si è manifestata già nel corso del 2002, anche a seguito della depressione dei consumi mondiali per protrarsi anche nel 2003, senza evidenti segnali di miglioramento valutato che in detto ambito produttivo si è registrato un forte aumento delle iscrizioni nelle liste di mobilità, stimato dall'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro in un raddoppio degli iscritti, passato nei primi nove mesi del 2003, rispetto all'analogo periodo del 2002, da 992 a 1.868, e il numero dei lavoratori licenziati è destinato ad aumentare per le nuove situazioni di crisi aziendali che si profilano a breve visto che le imprese che risultano coinvolte sono oltre 440, di cui più della metà localizzate nel distretto biellese e nelle aree confinanti a vocazione tessile, nelle province di Vercelli e Novara considerato, inoltre, che la situazione sembra destinata ad aggravarsi anche per effetto dell'esaurimento dei periodi di cassa integrazione straordinaria, che attualmente riguarda circa 1.000 addetti, dunque a elevato rischio di disoccupazione valutato che il settore tessile - abbigliamento soffre sia di una crisi congiunturale dei consumi, sia di una crisi strutturale, in considerazione della forte competizione cui è soggetto da parte dei Paesi extra europei, e segnatamente dell'estremo oriente considerata la necessità che ai provvedimenti già disposti dalla Regione Piemonte per stimolare lo sviluppo produttivo e attuare politiche attive del lavoro, si aggiungano opportune iniziative da parte delle competenti autorità statali, soprattutto in ordine all'applicazione degli ammortizzatori sociali, e alle iniziative da assumere presso l'Unione Europea per offrire una effettiva tutela dei prodotti italiani verso le contraffazioni dei marchi e il "dumping sociale" il Consiglio regionale esprime la più forte preoccupazione per la situazione del tessile abbigliamento che rappresenta una presenza storica ed essenziale nel sistema industriale del Piemonte invita la Giunta regionale a intervenire sui livelli nazionale e europeo, affinché siano poste in atto tutte le misure volte a salvaguardare e a rilanciare un ambito produttivo fondamentale per l'economia piemontese." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, della prima parte (relativa alla premessa) della mozione n. 817, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: anche in Piemonte il settore tessile e investito da una crisi che non è soltanto congiunturale e che sta comportando la chiusura numerose aziende industriali e imprese artigiane, un sempre più massiccio ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria e forti riduzioni di personale come confermano i dati sulle iscrizioni alle liste di mobilità resi noti dalla Commissione regionale per l'impiego,dai quali si evince che nel 2003 il numero degli iscritti è raddoppiato la crisi rischia di avere forti contraccolpi in tutta la nostra Regione e particolarmente, all'interno del Distretto industriale tessile del Biellese emblematica al riguardo è la situazione della Fila Sport dove la nuova proprietà, la Sport Brands International, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il trasferimento delle sede europea del gruppo da Biella a Milano e il licenziamento di più di 200 dipendenti le misure adottate Giunta Regionale per far fronte alla crisi che ha colpito il settore tessile come il potenziamento dei Consorzi di garanzia fidi,il consolidamento dei debiti a breve,il laboratorio di alta tecnologia tessile,la valorizzazione attraverso l'istituzione di un marchio dell'eccellenza produttiva del tessile Biellese, sono utili e importanti ma non più sufficienti né possono essere ritenute sufficienti, per quanto indispensabili e assolutamente necessarie le misure di politica del lavoro adottate nel quadro della attuazione dei protocolli di intesa sottoscritti il 25 ottobre 2002 e il 20 febbraio 2003 da Regione Piemonte,Enti Locali e dalle parti sociali è grave che il Governo non abbia sinora ritenuto di dover riconoscere ai distretti tessili in crisi la possibilità di utilizzare fino a 104 settimane di Cassa Integrazione Ordinaria in tre anni, come invece è stato più volte sollecitato dalle Organizzazioni Sindacali e dalla stessa Regione la possibilità di far ricorso ad una serie di ammortizzatori sociali e a politiche attive del lavoro ,che devono riguardare anche i lavoratori delle imprese artigiani, è una passaggio obbligato se si vogliono governare e mitigare gli effetti della crisi e favorire la formazione,la riqualificazione e il reimpiego delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende in crisi occorre contestualmente mettere in campo una serie di politiche nuove e coraggiose con le quali ridisegnare il futuro del Distretto Industriale Biellese e favorisce l'innovazione, la formazione, la ricerca, la crescita della dimensione delle imprese e la realizzazione di quelle imprese e la realizzazione di quelle infrastrutture che mancano;" Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte (relativa al dispositivo) della mozione n. 817 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo per estendere fino a 104 settimane in tre anni la possibilità di utilizzo della cassa integrazione ordinaria da parte dei Distretti Industriali tessili in crisi prevedendo che tale beneficio venga riconosciuto anche ai lavoratori delle aziende artigiane per richiedere che, a titolo sperimentale e nel quadro di una non più differibile riforma degli ammortizzatori sociali, i benefici della cassa integrazione straordinaria e della indennità di mobilità vengano estesi anche ai lavoratori delle aziende con meno di 16 dipendenti e delle imprese artigiane per sollecitare l'approvazione da parte del Parlamento della legge istitutiva di un marchio obbligatorio con il quale consentire la "tracciabilità" dei prodotti a difesa dei consumatori e per contrastare i fenomeni di contraffazione e la importazione illegale dei capi di abbigliamento provenienti da paesi extracomunitari impegna la Giunta regionale a convocare i vertici della Sport Brands International per sollecitare un modifica del piano industriale e ottenere che la sede europea della Fila Italia rimanga a Biella così come richiesto con forza dalla Organizzazioni Sindacali e dalla Unione Industriale biellese ad utilizzare le competenze trasferite con la riforma del titolo V° della Costituzione per predisporre un complesso di misure con le quali favorire l'innovazione, la ricerca, la formazione e nuovi processi di riorganizzazione all'interno del settore tessile ed una maggiore competitività del Distretto biellese a destinare con la finanziaria regionale del 2004 risorse pubbliche adeguate alle politiche di sostegno al settore tessile." Il Consiglio approva.
Comunico che viene assorbita l'interrogazione n. 2394 del Consigliere Tapparo "Rischio fallimento per il CAP ex GFT di Bosconero".


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo sull'ordine dei lavori.



TAPPARO Giancarlo

Dato che ormai siamo alle porte dell'interruzione, proporrei di incominciare prima la sessione pomeridiana, per dare organicità di lavoro e non spezzare tra venti minuti la nostra operatività.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 12.57)



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