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Dettaglio seduta n.397 del 01/10/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSIO ENNIO LUCIO



(Alle ore 15.38 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: Congedi Hanno chiesto congedo i Consiglieri D'Ambrosio, Dutto, Ghigo, Mercurio Pedrale, Pozzo, Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In chiusura di seduta antimeridiana eravamo rimasti d'accordo che l'Assessore Pichetto avrebbe svolto le comunicazioni sulla crisi del settore tessile prima di riprendere l'esame del disegno di legge n. 407.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi sull'ordine dei lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Le auguro intanto buon lavoro, Signor Presidente. Cominciamo la seduta pomeridiana con tre quarti d'ora di ritardo. Non è una grossa novità, ma la vorrei comunque segnalare a verbale.
Le auguro buon lavoro perché nella giornata odierna mi sembra che l'Aula abbia avuto a disposizione quattro persone nella funzione di Presidente del Consiglio; nell'arco della giornata, infatti, quattro componenti dell'Ufficio di Presidenza si sono alternati alla Presidenza dello stesso. Tutti e quattro hanno svolto ottimamente il proprio dovere e non ho nulla da eccepire sul lavoro svolto dai colleghi.
Segnalo, però, un imbarazzo che, almeno per me, è sempre crescente, nel lavorare in un'Aula nella quale, prima di questa legislatura, si era abituati ad avere il Presidente del Consiglio che governava i nostri lavori, li coordinava e dava, quindi, una grossa mano, con la sua presenza continua, ai lavori dell'Aula stessa.
Siamo ormai all'ultimo scorcio di legislatura; il disagio che almeno personalmente provo è sempre crescente, anche perché ritengo che comportamenti di questo tipo influiscano poi sui comportamenti di tutti noi: anche noi tendiamo, evidentemente, in presenza di una gestione di quel genere, ad essere meno presenti e ad essere disattenti.
Volevo augurarle buono lavoro, segnalarle questo mio disagio e domandarle, ma questo molto sommessamente e senza richiedere una risposta in modo assoluto, se in apertura di seduta lei è in grado di dire che turni avrà la Presidenza del Consiglio nelle prossime ore: avete già programmato i turni di tre o quattro persone? Se riuscisse, cioè, a fare un panorama di quello che accadrà dal punto di vista di chi ci presiede.
Grazie.



PRESIDENTE

Non le potrò rivelare i miei impegni personali della giornata, ma soltanto quelli istituzionale, collega Chiezzi, ma le risponderò.
Sempre sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, lei ha accennato ad una comunicazione che ora l'Assessore Pichetto farà sulla crisi del settore tessile. Vorrei solo precisare che si tratta di tessile e abbigliamento.



PRESIDENTE

Preciso che si tratta di tessile e abbigliamento. La ringrazio per avermelo ricordato.
Vorrei soltanto ricordare al collega Chiezzi che il Consigliere Segretario Galasso questa mattina, durante i lavori da me presieduti, ha avuto, unitamente al Consigliere Segretario Pozzo, la bontà di presiedere solo per qualche minuto visto che avevo delle urgenze di tipo fisiologico.
Quindi, non potendo obbligatoriamente presiedere anche in quei pochi minuti, mi sono attenuto soltanto a quanto ritenevo necessario rispetto al fatto di abbandonare momentaneamente la Presidenza.
Il Consigliere Segretario Galasso ha dichiarato opportunamente non aperti i lavori della seduta pomeridiana vista la mancanza del numero legale. Pertanto, i Consiglieri Segretari non hanno presieduto, ma si sono limitati a sostituirmi nei momenti di bisogno.
Per quanto concerne i turni odierni della Presidenza, non le so dire se saranno confermati i miei impegni personali, e in base a quello decideremo chi dovrà occupare la Presidenza. Credo che il collega Riba, in quanto vicario, mi sostituirà nel pomeriggio, ma non sono assolutamente in grado di precisarle a che ora.
Quanto al Presidente Cota, non ho disposizioni in merito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Ringrazio innanzi tutto la Giunta per la comunicazione che farà sulla crisi del settore tessile-abbigliamento, che era stata richiesta anche dai Gruppi della maggioranza.
Vorrei ricordare che avevamo presentato, sempre come maggioranza, un ordine del giorno collegato.



PRESIDENTE

Sì, vi sono alcuni ordini del giorno collegati.



CATTANEO Valerio

Visto che è stata aperta questa finestra nella discussione del disegno di legge n. 407, chiederemmo di poterlo almeno porre in votazione unitamente agli altri ordini del giorno che fossero stati nel frattempo presentati. Grazie.



PRESIDENTE

La Presidenza ha ritenuto di ritenere collegati i seguenti provvedimenti: ordine del giorno n. 805 a firma del Consigliere Valvo e altri, l'ordine del giorno n. 806 a firma del Consigliere Angeleri e altri l'ordine del giorno n. 815 a firma del Consigliere Cattaneo ed altri, la mozione n. 817 a firma del Consigliere Ronzani ed altri, l'interrogazione n. 1953 del Consigliere Giordano, l'interrogazione n. 2389 del Consigliere Placido, l'interrogazione n. 2395 del Consigliere Caracciolo l'interrogazione n. 2398 del Consigliere Papandrea e l'interrogazione n.
2278 del Consigliere Tapparo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni dell'Assessore Pichetto Fratin sulla crisi del settore tessile-abbigliamento (collegati alla comunicazione ordini del giorno n. 805, 806, 815, mozione n. 817 e interrogazioni/interpellanze n. 1953, n. 2278, n. 2389, n. 2398)


PRESIDENTE

Procediamo, quindi, con le comunicazioni dell'Assessore Pichetto sulla crisi del settore tessile-abbigliamento.
La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessoree al lavoro

Grazie, Presidente.
La crisi nel ramo tessile-abbigliamento è emersa, con tutta evidenza nel 2002, e la situazione sembra essersi ulteriormente aggravata nel corso del 2003. Il settore peraltro non ha fruito che parzialmente degli interventi sul sistema degli ammortizzatori sociali che hanno contribuito a contenere in parte le ricadute della crisi sul settore automobilistico.
Il quadro dei movimenti di ingresso nelle liste di mobilità è abbastanza critico. Nel periodo gennaio-settembre 2003 abbiamo registrato un'iscrizione totale di oltre 1800 persone nelle liste di mobilità.
Nel 2001 le eccedenze si individuavano soprattutto nelle province di Torino e Cuneo per effetto di alcune specifiche situazioni di crisi aziendale nell'industria dell'abbigliamento (Faber, Juvenilia, GFT Net Miroglio, Confezioni di Matelica).
Nel 2002 il baricentro territoriale si sposta decisamente verso il distretto biellese, con le sue propaggini nelle province di Novara e Vercelli, mentre la situazione migliora o si assesta nel resto della Regione: nelle tre province citate (Biella, Vercelli e Novara ) le nuove iscrizioni nel corso dell'anno raddoppiano di numero, passando praticamente da 335 complessivi nel 2001 a 763, e il loro peso relativo sul totale regionale sale dal 24% al 52%.
Nell'insieme, le iscrizioni nel settore Piemonte registrano solo un lieve incremento su base annua, essendoci stata quella flessione nell'area torinese e di Cuneo.
Nel corso del 2003, il peggioramento prosegue, con una crescita verticale delle dismissioni che coinvolge tutte le province piemontesi: tra gennaio e settembre l'aumento medio, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, è dell'88%; in questi nove mesi, il numero dei lavoratori licenziati è già superiore alla cifra raggiunta nei dodici mesi del 2002.
Siamo a 1851 in nove mesi (nove mesi escluso oggi, perché manca il conteggio dei 25 di oggi) contro 1466 unità, ma la cifra è destinata all'aumento, perché sono già pervenute altre richieste di mobilità, di cui dirò più avanti.
Se si considerano solo i licenziamenti collettivi (ex L. 223/91), la crescita del tessile-abbigliamento copre da sola esattamente la metà dell'incremento complessivo, con un aggravamento della situazione molto superiore a quella riscontrabile nel metalmeccanico, dove l'analogo tasso di espansione è di poco superiore al 20%. A Torino, come nel biennio precedente, il 70% delle iscrizioni è conseguente a tre specifiche situazioni di crisi (GFT Net, Trucco Tessile, S.V.B.).
Nel Piemonte nord-orientale, come e più che nel 2002, il cedimento appare esteso a gran parte del sistema produttivo, sia pure con punte di espulsioni dal lavoro (oltre 70 unità nell'anno) in alcune aziende: Pettinatura Europa '90 a Biella, Olcese a Novara, Bulgari Filati a Vercelli.
In complesso, tra gennaio 2002 e settembre 2003, sono stati licenziati in Piemonte nel settore tessile-abbigliamento 3343 lavoratori, per il 70 donne, e per il 36% di cinquant'anni e oltre, senza distinzione di genere con una larga prevalenza, quindi, di soggetti non pensionabili a breve termine e con urgenti esigenze di ricollocazione.
Le imprese coinvolte nel biennio sono finora 422 in totale, più della metà delle quali localizzate nel distretto biellese e nelle due province confinanti, come risulta elencato in un quadro riepilogativo a mie mani: 31 imprese su Alessandria, 14 su Asti, 132 su Biella, 33 su Cuneo, 69 su Novara, 98 su Torino, zero sul VCO e 30 su Vercelli; poi, su altre province, con insediamenti vari, sono 15. Il totale di queste 422 aziende ha determinato 3343 licenziamenti. Sono 17 le aziende che hanno licenziato più di 30 unità, pari in totale a circa 1600, cioè alla metà dei 3300 lavoratori complessivi. I blocchi maggiori sono stati al momento alla GFT (418), Bosconero (148), Pettinatura Europa 90 (139), Olcese (119). Vi è poi una serie di altre aziende coinvolte (Trucco Tessile, Olimpias, Safil ecc.) a livelli inferiori.
Si è detto però che il bilancio è destinato ad aggravarsi, sia per effetto di nuove richieste di mobilità, sia per l'esaurimento del periodo di copertura assicurato in numerose aziende in crisi dai provvedimenti di cassa integrazione straordinaria e ordinaria. Solo negli ultimi giorni sono stati preannunciati circa 300 esuberi in cinque imprese del Biellese, fra cui va segnalato il caso della Fila Sport, recentemente acquisita dalla società americana Sport Brands International, che ha dichiarato l'intenzione di chiudere l'unità operativa di Biella, denunciando ben 157 eccedenze e prevedendo di trasferire a Milano circa 60 dipendenti.
Si tratta di una situazione di crisi aziendale di grande portata per la comunità locale, su cui occorrerà intervenire con tutti gli strumenti disponibili, compreso creare le condizioni perché sia applicabile la cassa integrazione straordinaria. Attualmente è aperta proceduralmente la fase di confronto dei 45 giorni sulla mobilità. Non è ancora stato attivato il confronto, in attesa di un confronto prepolitico e presindacale, con una richiesta delle realtà locali e della Regione (che si affianca alle realtà locali sulla richiesta) di mantenere comunque il presidio di Biella. Nei prossimi giorni, ci sarà una serie di incontri in merito.
A fine settembre, si contano in Piemonte 1200 lavoratori del tessile abbigliamento sospesi dal lavoro con il ricorso a provvedimenti di cassa integrazione straordinaria e ad elevato rischio di disoccupazione (170 fanno capo ad imprese che hanno in corso una procedura di fallimento), più della metà dei quali in provincia di Biella.
Sul versante della cassa integrazione ordinaria, le ore autorizzate dall'INPS nel comparto tessile sono aumentate a dismisura nel corso del 2002, arrivando a superare quota 2.200.000, più del doppio rispetto all'anno precedente. Vorrei ricordare che, nel 1993, che è stato l'anno di massima, furono 2.778.000. L'aumento più consistente si rileva nel Biellese, che raggiunge oltre un milione di ore di cassa integrazione ordinaria.
Nel primo semestre 2003, tuttavia, nell'industria tessile si osserva una riduzione di questo monte ore, localizzata soprattutto nelle province di Torino e Novara, mentre a Biella il trend risulta ancora espansivo (+22,5%), dopo l'incremento del 160% registrato nel 2002.
Nell'abbigliamento, dove il fenomeno assume un rilievo molto minore, si osserva un incremento apprezzabile, ma il livello delle richieste resta ancora relativamente contenuto (220.000 ore complessive).
Sempre nel Biellese, che appare l'area più penalizzata in questa fase si nota fin dal 2002 un cedimento del settore industriale anche sul piano delle procedure di assunzione attivate: queste erano state 7200 nel 2001 conteggiando anche la domanda di lavoro interinale; il numero si è ridotto a 6350 nel 2002 e nei primi sei mesi del 2003 è ancora in riduzione.
Un ultimo elemento conoscitivo deriva dai dati ISTAT delle rilevazioni delle forze di lavoro. Le stime ISTAT segnalano un vistoso incremento del tasso di disoccupazione, femminile in particolare, perché, oltre all'aumento del tasso medio di disoccupazione, quello femminile a Biella passa dal 2,7% del 2001 al 5,7% dell'ultima rilevazione. Il 2,7% era, nel 2001, il record nazionale più basso di disoccupazione femminile e rappresentava il raggiungimento della parità uomo-donna in una Provincia italiana.
Anche su Vercelli abbiamo un passaggio - ricordiamo che Vercelli ha tutta la parte della Val Sesia, si può dire che settorialmente e produttivamente sia legata al distretto biellese - dal 3,5 al 4,6% della disoccupazione femminile. La situazione è anche manifestata da un fatto: per la prima volta, nel 2003, c'è stato un sorpasso simbolico, nell'ambito della Provincia di Biella, del terziario dei servizi rispetto all'industria (41 mila addetti ai servizi contro 39 mila dell'industria). E' la prima volta, fatto storico, ancorché simbolico, e riguarda la provincia italiana con il più alto tasso di industrializzazione.
E' chiaro che tutto questo determina una serie di letture. Vorrei ricordare che, a seguito dell'informativa data mesi or sono, si era attivato, a livello regionale, il tavolo del tessile. A seguito del tavolo del primo confronto con le istituzioni e le parti sociali, la Giunta regionale ha provveduto ad assumere una serie di determinazioni. In un primo caso, determinazioni che facilitassero l'accesso al credito: è stato erogato a Finpiemonte la somma di 15 milioni di euro per la possibilità di ampliare le capacità di garanzie dei confidi e, quindi, di determinare espansioni del credito. A fianco dei 15 milioni di euro, sul settore prettamente industriale, è stato erogato anche un milione e mezzo di euro per il settore commerciale collegato, quindi sui confidi paralleli.
Inoltre, si è provveduto a modificare la declaratoria dei bandi della legge n. 140 del 1997 ammettendo agli incentivi automatici, mediante bonus fiscale, le attività di ricerca e di sviluppo, quindi prevedendo l'ammissibilità della ricerca nel bonus fiscale. E' stata attivata, a partire da agosto, la possibilità dei consolidamenti dei debiti a breve e medio termine con interventi di attivazione sulla legge n. 598 per cinque milioni di euro (che pare stia dando discreti risultati). Si è provveduto ad un intervento in cofinanziamento con l'utilizzo della legge n.56 dell'1986, per un importo complessivo di due milioni e 500 mila euro, per ricerche e innovazione relative al laboratorio di alta tecnologia tessile (in realtà solo due milioni e 500 mila sono iniziative di laboratori collegati).
Si è intervenuto, con un milione e 500 mila euro, per il finanziamento della Fondazione Biella The Art of Excellence per la costituzione di un marchio di eccellenza in ambito territoriale (da ritenere che debba essere un marchio di made in Italy, più che di made in Biella). Stiamo valutando una serie di progetti e di diversificazioni al fine di aggiungere pezzi alla filiera tessile, confrontandoci con il Governo nazionale e con l'Unione Europea, per quanto riguarda alcuni meccanismi. Il confronto con il Governo nazionale parte da una lettera che il Presidente della Giunta regionale, e il sottoscritto, hanno inviato al Presidente del Consiglio l'Onorevole Silvio Berlusconi, al Ministro dell'Industria e al Ministro del Lavoro. Si è aperto un confronto con il Ministero del Lavoro e alcune valutazioni con il Ministero delle Attività Produttive. Con il Ministro del Lavoro per quanto riguarda gli strumenti prettamente in gestione temporanea degli ammortizzatori sociali. Vorrei ricordare che, a fianco delle iniziative che ho elencato e che sono già attive, sta partendo il piano di ricollocazione della vecchia finanziaria che riguarda 2800 persone (1800 sono del settore automotive, 1000 del settore tessile).
Nella giornata di domani ci sarà un confronto al tavolo del tessile.
Stiamo valutando la possibilità di estendere alcuni meccanismi, già applicati sul settore automotive, in particolare per quanto riguarda la gestione della cassa integrazione ordinaria e di alcuni meccanismi di conteggio sempre sulla cassintegrazione ordinaria. Saranno valutati anche gli altri strumenti, eventualmente con un allargamento della progettazione del piano di ricollocazione. Si valuterà, appena avviato questo piano quali saranno gli eventuali correttivi da inserire sul meccanismo di attuazione.
Questo è lo stato dell'arte, numerico e di scenario, ma viene naturale porci la domanda sul perché della crisi del tessile e che crisi è. La crisi del tessile italiano, l'unico tessile rimasto in Europa, l'unica enclave tessile di alta qualità, in particolare il laniero dell'area del Piemonte orientale, presenta certamente le due nature: quella congiunturale e quella strutturale. Quella congiunturale è dettata da meccanismi di riduzione di consumi nel mondo, di non crescita dei consumi, che riguarda complessivamente, tutto il sistema, con la sola necessità di "passare la nottata", nel senso di arrivare alla ripresa dei consumi.
La congiunturale è legata a meccanismi di consumo. Possiamo spingere su alcune iniziative di promozione a livello internazionale: occupare nuovi mercati, raccogliere nuove opportunità di clientela. La crisi congiunturale, comunque, ha un'incidenza percentuale, a parere degli esperti, non molto rilevante. Infatti, sui grandi gruppi l'effetto non è così pesante, la mancata crescita non dipende dalla crisi congiunturale.
Devastante e disastrosa è quella che possiamo chiamare la crisi strutturale. La crisi strutturale nasce dal fatto che, sui mercati internazionali, si sono affacciati concorrenti che, rispetto a ciò che potevamo raccontare cinque o sei anni fa, oggi non sono più tecnologicamente arretrati, non scontano più l'assenza totale di know out non sono più produttori di "robaccia".
Per fare un esempio, in Cina sono stati realizzati recentemente due impianti (uno da 27 milioni di metri quadrati, l'altro da 16 milioni di metri lineari) per produzioni di alta qualità, in grado di confrontarsi con la qualità dei prodotti occidentali. Le aziende tessili cinesi riescono ad entrare nel mercato per una serie di condizioni locali che possiamo anche stigmatizzare, sotto l'aspetto etico e di valutazione sociale secondo la visione occidentale della questione. Certamente, a un dollaro al giorno di salario su produzioni dove l'incidenza della manodopera è molto forte, la differenza competitiva si sente.
In Cina, dove cinque anni fa esisteva questo gap, oggi non c'è più e si è in grado, tecnologicamente, di produrre prodotti o tessuti di qualità discreta e, automaticamente, determinare un confronto sui prezzi. Un confronto sui prezzi con aziende anonime, che non hanno marchio e che non hanno meccanismi di fidelizzazione diretta tra il consumatore finale e il produttore.
Ecco perché su questo percorso c'è una divaricazione della crisi del tessile. Chi ha il marchio, chi riesce ad arrivare fino agli ultimi pezzi di filiera ne soffre molto meno. Addirittura potremmo arrivare a dire che chi riesce ad arrivare agli ultimi pezzi di filiera potrebbe avvantaggiarsene in modo, se vogliamo, anche scorretto, prendendo il tessuto da altre realtà non italiane e con il marchio nazionale.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessoree al lavoro

MORICONI Valerio (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessoree al lavoro

Lo fanno già.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

Ma io la metto sul dubitativo.
La partita che deve giocare il sistema non è quella di difesa della condizione di ieri, ma aggiungere dei pezzi alla filiera del prodotto creando nel più breve tempo possibile un meccanismo più diretto tra il produttore del tessuto e il consumatore, per mezzo del rivenditore finale giocando su quel 90-92% del prezzo corrispondente al non tessuto, alla parte differenziale (solo l'8% del costo della vendita di un vestito è rappresentato dal tessuto). Quindi, su un vestito che può valere mille euro potete calcolarlo - il costo del tessuto è pari a circa 80-90 euro; tutto il resto è distribuzione, è marchio.
Le iniziative sul marchio per mantenere alta la qualità, tramite la ricerca e le iniziative per creare meccanismi più diretti sulla rete distributiva, devono coinvolgere tutto il sistema, perché è una partita di sistema. La scelta fondamentale è se rimanere o non rimanere con un'attività produttiva tessile nel nostro Paese. Chiedo scusa, ma per rimanere nei tempi sono sintetico, ma la valutazione finale ritengo sia questa.
Vorrei fare ancora una precisazione sul ruolo del settore pubblico su iniziative di questo genere, perché la crisi Fila è un'altra cosa. E casualmente, dopo quattro anni, si appaia alla crisi settoriale. Tuttavia la crisi Fila è una crisi aziendale. La Fila ha una produzione minima sul nostro territorio, quindi la sua crisi è solo una strana e purtroppo difficile coincidenza da gestire.
Dal punto di vista dell'intervento e non solo dell'analisi del soggetto pubblico, spero con il concorso di tutti gli attori - su questo colgo l'occasione dell'intervento in Consiglio per ringraziare tutte le parti sociali, i datori di lavoro ed i lavoratori che, in questo momento, mi affiancano nel tavolo del tessile in questa valutazione istituzionale dobbiamo tentare di intervenire creando quelle condizioni per accompagnare questo salto di qualità con gli strumenti, nazionali ed europei, a disposizione.
Tra le richieste, vi è quella, del nostro Governo, di far valere le condizioni di reciprocità. Non c'è una reciprocità tra i meccanismi del nostro Paese e i meccanismi degli altri Paesi. Noi paghiamo alcuni dazi nei confronti di Stati che, invece, non ne pagano esportando merci in Italia.
Quindi, il problema non è istituire dazi, ma creare la reciprocità delle condizioni. Altro elemento importante e fondamentale è porre una tutela contro la contraffazione.
E' necessario che i produttori si mettano in testa di creare un'unica vetrina espositiva, perché non si può far arrivare gente da tutto il mondo quattro-cinque volte l'anno sul territorio nazionale. E' bene che i produttori, a partire da quelli di Prato Expo e di Idea Biella, si mettano d'accordo per un'unica grande vetrina, che deve essere non la fiera tessile italiana, ma la vetrina del tessile italiano, allo scopo di marcare le nostre caratteristiche. Altrimenti, il rischio è che solo Premiere Vision a Parigi, rimanga l'unica grande vetrina fieristica del futuro.
E' un meccanismo di tecniche di vendita, da parte del sistema produttivo, dei pezzi finali di filiera, naturalmente senza mai perdere di vista il livello della qualità. Siamo probabilmente solo all'inizio del percorso e del tunnel delle difficoltà. Noi, naturalmente, speriamo di uscirne.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Assessore Pichetto, lei ci ha delineato quasi un bollettino di guerra.
Le armi che ha presentato e che si possono mettere in campo, sono in parte limitate; dall'altro lato, si tratta di progettualità, è più che altro un auspicio. Intanto la divisione internazionale del lavoro va avanti. Noi non possiamo accusare un destino cinico e baro, perché sono dei processi economici naturali. E' avvenuto nel settore siderurgico, sta avvenendo nel settore calzaturiero e nel settore degli occhiali. Sta avvenendo, e da noi morde perché il settore era tradizionalmente forte, nel tessile e nell'abbigliamento (voglio abbinare i due settori perché c'è un'evidente connessione).
Credo che questo sarebbe un tema di grande mobilitazione e di grande presenza insieme alla crisi dell'Automotive. Torno a ripeterlo: il Presidente Ghigo oltre ad andare ad assaggiare tutte le tome del Piemonte deve anche provare la durezza della crisi del tessile e del settore dell'indotto auto. Tutti dovremmo considerare questo un aspetto centrale perché certamente ci sono alcune cose che possiamo fare. Lei ha elencato vari strumenti. Va detto che, in certi casi, alcune aziende vivono una crisi non di mercato, ma di squilibrio finanziario; su queste è possibile intervenire. In altri casi ci sono, Assessore, dei limiti per quanto riguarda la capacità di presentarsi sui mercati.
Viene ancora esaltato il piccolo sistema produttivo, ma nelle sfide globali il piccolo sistema produttivo non basta. Come diceva qualcuno piccolo è bello ma se cresce è meglio, con le sfide che ci sono questo è essenziale.
Vorrei citare altri strumenti che in Piemonte sono poco utilizzati relativi alla capacità di aggregare le imprese. La crisi morde di più nelle piccole imprese dell'indotto tessile, perché sono le ultime della cascata produttiva, che reggono di meno. Non potendo, forse per ragioni culturali mettersi insieme, cedono, ma già lei indicava un percorso.
Mi rendo conto che non ci sono soluzioni definitive, è una sfida mondiale che è in corso. Infatti, diciamo sempre, come afferma l'Unione Europea, che dobbiamo spostare la frontiera della sfida verso le conoscenze e verso la qualità. Dovremmo investire , lo si ripete spesso, di più in ricerca, in innovazione, in capacità di marketing. Cosa facciamo in proposito, visto che la percentuale della spesa destinata alla ricerca sul prodotto interno lordo è tra le più basse? Cosa possiamo fare per la capacità di proiezione internazionale, ancora deficitaria, anche se in parte vedono un recupero dell'ICE? Oggi, con spazi maggiori, le Regioni potrebbero fare qualcosa.
Quando lei parlava della vetrina unica per il tessile-abbigliamento indicava la strada della capacità di andare sul mercato internazionale con maggior forza, compattezza e decisione, senza affidare a tanti rivoli la capacità di collocarsi sul mercato. Questo significa che piccole imprese non sono in grado di interagire tra di loro e che occorre aiutarle a consorziarsi.
Il cedimento dell'export è un altro segnale d'allarme. Lei non ha indicato i dati, se non quelli generali. Le evidenzio un altro indicatore che va in controtendenza alle politiche che si intende perseguire: cresce il lavoro nero. Varie aziende si affidano al lavoro nero, nella speranza di salvarsi, abbattendo così ulteriormente i costi. Guardi nella sua Provincia alcune operazioni nel settore della tintoria.
C'è poi il settore della contraffazione, anche se non è un fenomeno prevalentemente piemontese, che cerca di accrescere i propri spazi (forse non solo nel settore abbigliamento).
Quando l'Assessore Pichetto parlava di 422 imprese coinvolte, in ognuna di loro ci sono lavoratori, imprenditori, tecnici. Chi ha vissuto la vita delle imprese, chi ha vissuto questa realtà, può capire le tragedie che si stanno vivendo in questo momento: oggi pomeriggio imprenditori si sono recati in banca nel disperato tentativo di contrattare ancora una boccata d'ossigeno e lavoratori con problemi di salari non pagati , situazioni drammatiche.
Mi soffermo brevemente perché la mia interrogazione era concentrata Assessore Pichetto, sul ex - Gruppo Finanziario Tessile, con 120 lavoratori in sofferenza. Cito due casi: ciò che è rimasto a Bosconero (120 lavoratori; oggi il Tribunale ha ancora rinviato di una settimana la decisione per l'eventuale fallimento) e la Fila, marchio storico e prestigioso.
Ricordo che la Fila, all'inizio una filatura, si trasformò nei primi anni '80 divenne una realtà che aveva fatto il grande salto e che rapidamente, si posizionò sul mercato mondiale. Ricordo, ad esempio, che la politica del marchio venne promossa da New York, proprio per avere una visione globale. Erano evidenti, comunque, i segni che Fila diventava sempre di più un'impresa virtuale, come Superga ed altre. In quanto impresa virtuale, non produceva più e si limitava a gestire il marchio e il settore della qualità per controllare il prodotto, che entrava in Italia da altri Paesi. La presenza di lavoratori a Biella era rivolta a questo tipo di funzione.
Tra l'altro, sia Fila sia il Gruppo Finanziario Tessile, sono stati toccati da una stessa mano del capitale finanziario nostrano. Qui c'è la mano del capitale finanziario, che dove passa blocca le attività produttive. Il capitalismo italiano sta scappando dalla sfida della produzione e si rifugia nei servizi. Nella telefonia non produciamo più innovazione, non produciamo niente, facciamo bollette e call center. Questa è l'evoluzione del capitalismo italiano, caratterizzato da privatizzazioni gestite, secondo me, in modo inadeguato.
Volevo citare, ad esempio, quei lavoratori di Bosconero che non ricevano gli stipendi da mesi e che hanno la possibilità di produrre per una commessa della Cerutti. Quest'ultima impresa, però, ha problemi di equilibrio finanziario e sta trattando con il Banco Antoniano, non solo per affidare la commessa alla ex GFT, ma anche per avere i quattrini e così pagare dei lavoratori che da mesi non ricevono lo stipendio.
Facciamo politiche certamente grandi, estendiamo al tessile il modello per l'automotive, ma credo che per le politiche di marketing occorra intervenire pesantemente. Sui casi ex GFT e Fila, Assessore Pichetto occorre scendere pesantemente in campo come istituzione.
Ho citato un caso che mi è più noto, ma ho seguito anche il caso della Fila. Lei capisce che si tratta di un'azione sistemica, da considerare prioritaria e in cui fare intervenire il Presidente Ghigo. Quante volte egli è intervenuto, visto che è sopraesposto sui media? Un intervento del Presidente Ghigo pesa. Quante volte è riuscito, Assessore, a portarsi il Presidente Ghigo in un'impresa in situazione drammatica? Nelle situazioni più drammatiche i presidenti della storia di questa regione, sono scesi in campo: ad esempio, per il caso della Montefibre di Verbania. Dov'è il Presidente Ghigo, mentre il Piemonte vive una grave crisi nel settore tessile-abbigliamento e dell'automobilismo? Meno tome, più interventi in questi settori!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

L'Assessore ha svolto un'informazione in larga parte condivisibile.
difficile non convenire sulle ragioni e sulla dimensione della crisi che riguarda il settore tessile e dell'abbigliamento; così come non è possibile non convenire sul fatto che si tratta di una crisi che è, insieme congiunturale e strutturale. Come ha ricordato il collega Tapparo, su una parte c'è la contrazione dei consumi che ha avuto un impatto sul settore tessile e dell'abbigliamento, a far data dalle vicende dell'11 settembre.
Poi, c'è un problema che riguarda quella che molti, giustamente definiscono la nuova divisione internazionale del lavoro, che mette in crisi, in difficoltà e in tensione anche quei distretti tessili che, per anni, hanno - tra virgolette - goduto di una rendita di posizione, perch avevano accettato la sfida della qualità di processo e di prodotto.
Credo che - Assessore Pichetto, lei, forse, non poteva dirlo e in questo rilevo una sua reticenza - in questo caso, andrebbe denunciata la sottovalutazione, relativamente alla crisi tessile, fatta non da lei e neanche dalla Giunta regionale su questo punto, ma dal Governo. E' di un anno fa la richiesta del raddoppio della Cassa Integrazione ordinaria vero, Assessore Pichetto? - perché, già allora, la crisi tessile manifestava i sintomi di cui lei parlava - ha ragione, è datata 2002.
Oggi, i dati a nostra disposizione attestano che è raddoppiato il numero degli iscritti alle liste di mobilità, invece, noi abbiamo continuato a considerare questa crisi come un fatto che non avrebbe prodotto, come invece è avvenuto, gravi conseguenze sociali.
Per la verità, la Regione ha cercato di sopperire a queste assenze con alcune misure, come lei prima ha ricordato, sulle quali convengo: un intervento con il quale potenziare i consorzi di garanzia, consolidare i debiti a breve, finanziare i laboratori di alta tecnologia, valorizzare il marchio di eccellenza. Abbiamo anche immaginato, nel quadro dell'accordo con le parti sociali, di prevedere una serie di misure con le quali sopperire al fatto che il Governo non ci consentiva, per esempio, il raddoppio della Cassa Integrazione ordinaria o con le quali, per esempio consentire forme di protezione sociale a quei lavoratori della piccola impresa esclusi da ogni protezione.
Assessore Pichetto, le ricordo, me lo consentirà, che l'accordo sottoscritto nello scorso anno, per la parte che riguarda le misura urgenti, non è ancora stato attuato. Sono passati otto mesi, Assessore Pichetto, parliamo di misure di protezione del reddito che sono essenziali per governare la crisi e ridurne gli effetti. Quelle misure, che sono ancora necessarie, avrebbero avuto ben altro effetto e ben altra efficacia se le avessimo attuate con la rapidità necessaria. Oggi, quelle misure sono ancora da attuare e, per quanto mi consta, da un incontro operativo per decidere se attuarle, abbiamo dovuto constatare che i provvedimenti che avete incluso nella deliberazione della Giunta regionale sono, allo stato di difficile applicazione, perché si pongono una serie di problemi, per esempio, da quando devono decorrere questi provvedimenti.
Da questo punto di vista, la prego di compiere una serie di atti che ci consentano di far decollare quelle misure. In caso contrario, incontreremo maggiori difficoltà causate dal fatto che un provvedimento giusto adottato dalla Giunta regionale non è stato attuato con quella rapidità che, invece la situazione avrebbe richiesto.
Il Governo ha sottovalutato la crisi del settore tessile, né mi pare che le misure inserite nella legge finanziaria, delle quali ho preso visione leggendo i giornali, contengano provvedimenti proporzionali alla crisi che riguarda l'industria italiana e, in questo quadro, l'industria tessile e dell'abbigliamento. Invece - e qui sono d'accordo con lei possiamo salvare - uso questo termine - l'industria tessile del Piemonte quella Biellese che, forse, è la più significativa, se noi imbocchiamo con coraggio un'altra fase della politica dei distretti, una fase si è chiusa occorre aprirne un'altra.
Crediamo che questa fase non possa che essere caratterizzata da politiche con le quali favorire ulteriormente i processi di innovazione, di processo e di prodotto, la ricerca, la crescita delle dimensioni delle imprese. Parliamo di un sistema che credo dia lavoro a 28 mila persone, ma che è rappresentato da tante piccole imprese che devono fare sistema da molti punti di vista, se noi vogliamo fare in modo che questo sistema ragioni come una grande azienda che produce qualità e sta sul mercato vincendo la sfida della competizione mondiale.
Da questo punto di vista, penso che il nodo sia riorganizzare il distretto industriale tessile Biellese, immaginando politiche capaci di spingere e favorire questo ulteriore rinnovamento, e mettendo in campo politiche con le quali contrastare i fenomeni di contraffazione consentendo una tracciabilità dei prodotti di qualità che vengono realizzati in questa parte del Piemonte.
Per fare questo di cosa abbiamo bisogno? Intanto, necessitiamo di un intervento diretto di chi gestisce il settore tessile, il primo compito tocca agli imprenditori tessili biellesi.
Da questo punto di vista, deve essere fatta una riflessione, vale la pena domandarsi se, per anni, non abbiamo commesso un errore di presunzione, ritenendo - lo pongo come interrogativo - che la nostra qualità non fosse attaccabile, rinviando nel tempo quelle scelte che, se fatte qualche anno fa, ci avrebbero permesso oggi di affrontare meglio la sfida della mondializzazione.
Qui c'è un problema che riguarda la responsabilità della classe dirigente, di alcuni imprenditori, che, forse, hanno ritenuto che avessimo raggiunto un livello di produzione di qualità che, forse, era inattaccabile. Oggi, i nuovi soggetti che hanno fatto la loro apparizione sui mercati mondiali ci dimostrano che non si vince una volta per tutte anzi, l'economia è sempre più soggetta a fenomeni di questa natura.
Ci sono cose che devono essere fatte dal Governo e dalla Regione, sulla quali credo che potremo trovare una convergenza in questo Consiglio regionale.
In primo luogo, con la finanziaria - parlo di misure che hanno una ricaduta a breve, che vanno decise adesso, non fra venti mesi, perché è adesso che in Parlamento si discute la legge finanziaria - occorre prevedere le risorse con le quali consentire il raddoppio della Cassa Integrazione ordinaria, da 52 a 104 ore, esattamente come si è fatto per i lavoratori dell'industria dell'auto. Si deve prevedere l'estensione della Cassa Integrazione ordinaria anche ai lavoratori dell'impresa artigiana.
Qui c'è un punto nuovo che va affermato, se vogliamo evitare che la crisi abbia forti conseguenze sociali.
In secondo luogo, mi domando se non si debba, a titolo sperimentale, ma nel quadro di quella riforma degli ammortizzatori sociali che non pu essere rinviata ulteriormente, porre la questione di riconoscere l'indennità di mobilità, la Cassa Integrazione straordinaria, anche ai lavoratori delle imprese con meno di 16 dipendenti o delle imprese artigiane. Qui c'è un problema che non riguarda soltanto il tessile riguarda l'industria italiana, questo tipo di lavoratori, ma è evidente che un problema esiste, una riforma degli ammortizzatori non può non porsi questo obiettivo.
Infine, credo che il Governo debba mettersi nella condizione di avere una politica dei marchi e svolgere un'azione di contrasto contro i fenomeni di contraffazione.
Lei ha detto una cosa giusta che condivido, anche perché è una cosa che fa discutere in questo periodo: non ci serve alzare nuove barriere, questa scelta sarebbe suicida per un Paese che vuole restare dentro i processi di mondializzazione. Il problema è un altro: chiedere reciprocità e fare in modo che con la qualità si continui a rimanere nei mercati mondiali e vendere prodotti che, ovviamente, hanno un valore aggiunto altissimo e una qualità altissima.
Poi, Assessore Pichetto, ci sono cose che deve fare lei, la Regione, il Presidente Ghigo, questa Giunta. Per quanto riguarda la Fila, sono d'accordo con ciò che ha ricordato il collega Tapparo. Questa azienda ha presentato un piano che prevede un forte taglio all'occupazione, ma soprattutto lo smantellamento e il trasferimento a Milano della Direzione e della sede del Gruppo Fila Italia. Sarebbe una scelta che avrebbe un impatto durissimo sull'occupazione, ma soprattutto sull'immagine del distretto tessile biellese.
Per questo motivo, credo che vadano messe in campo - come peraltro si sta facendo, se non erro - tutte quelle iniziative e utilizzati tutti quegli strumenti che ci consentano di fare in modo che la Fila mantenga una sua presenza produttiva nel distretto tessile biellese.
Infine, credo che possiamo utilizzare la finanziaria - regionale, in questo caso - per vedere in che modo si possono destinare risorse pubbliche alle politiche di ricerca, di innovazione e di formazione, che sono essenziali se vogliamo fare in modo che il settore tessile esca da una crisi che potrebbe essere molto grave, ma che riuscirebbe ad essere governata con una maggiore spinta nell'innovazione, nella ricerca e nella formazione.
Qui la sfido, Assessore Pichetto, a mettere le risorse ma anche ad utilizzare i nuovi strumenti di politica industriale che ci è consentito utilizzare.
Il Titolo V della Costituzione ci consente di fare politiche industriali. Possiamo immaginare misure legislative ed interventi con i quali favorire questi processi.
Speriamo che lei e la Giunta, attraverso un confronto in Commissione utilizzando e rafforzando un confronto anche con le parti sociali, vi poniate il problema di mettere in campo anche queste politiche, utilizzando le competenze che il Titolo V ci ha attribuito, perché sono lo strumento con il quale far fronte alla crisi di cui abbiamo parlato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La relazione che ha letto l'Assessore Pichetto, dovrebbe essere valutata attentamente e suscitare un allarme e una preoccupazione tra di noi.
Devo rilevare che abbiamo a che fare con un Assessore Pichetto double face, perché quando comunica all'esterno è molto ottimista, sostiene che l'economia sta andando discretamente bene e che la disoccupazione diminuisce, ma quando affrontiamo in questa sede i problemi settore per settore, la realtà è totalmente diversa.
Alcuni sostengono che con i grandi eventi del 2006 vi sarà un rilancio del Piemonte attraverso il turismo. Bisognerebbe conoscere, però, la situazione del settore turistico, perché non credo che sia così brillante.
Ci troviamo di fronte a questo duplice atteggiamento: in questa sede viene descritta la realtà dei fatti, mentre all'esterno si dà una comunicazione errata da questo punto di vista.
Questa relazione è allarmante. Ricordo che l'Assessore Pichetto durante altri dibattiti, ricordava come i giovani di Biella abbandonavano la scuola per iniziare a lavorare. Mi pare, però, che anche a Biella cominci ad esserci una situazione non più così tranquilla: probabilmente diminuiranno gli abbandoni scolastici, ma non sarà sicuramente un elemento positivo.
Questa crisi, che colpisce ormai uno dei pochi settori industriali in Piemonte con un minimo di vitalità, sia veramente un campanello di allarme fortissimo.
Il Piemonte ha vissuto una serie di crisi grossissime, che hanno investito anche il settore tessile, anche se in quel caso credo fosse dovuto più all'incapacità manageriale di direzione. Affidare "ai Romiti" le cose, uno deve cominciare a stare attento; la Fiat l'ha gestita a lungo. Il settore tessile HDP non fa da meno. Però mi pare che vada al di là della Fila o del GFT, perché avvertiamo segnali dal biellese di un qualcosa di più vasto e profondo. Anche dalla relazione si evince che il quadro complessivo è molto più negativo.
La prima cosa da pensare è che bisogna cambiare pagina. Condivido che non servono assolutamente politiche protezionistiche, anche perché credo che banalmente non sia possibile farlo a livello di solo Stato italiano: una politica di questo genere si scontrerebbe con la politica dell'Unione Europea. Invece, prendere atto della profondità della crisi, servirebbe a dar impulso alla politica industriale, perché la prima questione non è avere le competenze costituzionali.
In passato, anche in assenza di competenze istituzionali, ci siamo trovati di fronte a Giunte e ad Assessori al lavoro che si sono mossi con determinazione per cercare soluzioni e politiche strutturali; poi l'efficacia è soggetta ad una serie di fattori vasti. Quindi credo che la prima volontà sia questa.
Nel Governo, ma anche a livello locale, intravedo invece una sorta di atteggiamento rinunciatario, quasi a pensare che certi processi siano inevitabili, una sorta di declino che non può essere contrastato. Pensiamo al Capo del Governo che è andato a Wall Street a fare il piazzista come fosse un Paese dell'America latina, se non peggio, per dire: "Investite da noi, troverete le migliori condizioni". Non ha detto: "Troverete dei buoni lavoratori, una ricerca avanzata e dei punti di eccellenza", ma ha detto: "Troverete un mercato del lavoro distrutto, dei lavoratori a basso costo e delle ragazze carine". Siamo andati a dire queste cose.
chiaro che con una simile impostazione, non si può fare una politica industriale seria. Spero che si cominci a pensare che i problemi siano veramente drammatici, perché tutti i nostri settori (rimane escluso forse solo più l'alimentare in senso vasto), sono stati colpiti da crisi profondissime. Nello stesso tempo, elemento ulteriormente preoccupante, si è assistito ad uno spostamento dei centri di comando fuori dalla nostra Regione.
Nelle prossime settimane, quando si discuteranno le leggi finanziarie e le misure del Governo, mi aspetterei non solo delle relazioni che esprimono questa preoccupazione, ma dei segnali in controtendenza. Senza questo, temo che il declino continui, in questo settore ma anche negli altri.
Oggi leggevo sui giornali che sull'Auto c'è un po' di ottimismo, ma credo che sia fuori luogo: se si analizzano le cifre che sono state fornite, abbiamo delle liste di mobilità massicce nel settore tessile; ma se guardiamo quelle relative al settore automobilistico, siamo in una situazione ancora più drammatica.
Occorre una politica immediatamente congiunturale, che faccia fronte all'emergenza con delle misure che permettano di migliorare l'uso degli ammortizzatori sociali, ma anche una maggiore presenza e ingerenza del Governo regionale nel cercare soluzioni.
E' evidente che quello che sta avvenendo alla Fila è una situazione già vista: si vende un'azienda a qualcuno che l'unico scopo che ha è quello di chiudere il marchio. Lo abbiamo visto nel caso della FincoMirror, che era quanto c'era intorno all'OP Computer con il primo intervento di quel fondo di investimenti americani. Credo che, come con l'OP Computer - con tutte le contraddizioni che ci sono state, proprio perché si trattava di una realtà industriale forte, importante e con una tradizione - anche con la Fila, che ha le stesse caratteristiche, si potrebbe pensare di intervenire e non di lasciarli fare.
Quindi, trovare, anche a livello industriale, delle soluzioni che permettano alla Fila di rimanere a Biella. La soluzione proposta del trasferimento dei lavoratori a Milano (dove pare non abbiano molto da fare e quindi poi da Milano saranno trasferiti in un'altra città) significa arrivare alla chiusura lunga e con una certa agonia di questa azienda.
Questo non deve avvenire, e non c'è molto tempo da perdere, si dovrebbe intervenire rapidamente e trovare delle soluzioni anche industriali, che forse siamo ancora in grado di stimolare. Se consentiamo alla proprietà di fare quello che vuole, come è stato fatto per anni intorno alla Fila, le conseguenze sono queste.
La responsabilità anche sociale e collettiva verso la regione e verso tutte le famiglie che sono coinvolte deve essere quella di cambiare un po' rotta ed avere un atteggiamento di maggior capacità di intervento nel promuovere soluzioni.
Questo vale per la Fila, ma è un problema molto più generale. Se fosse solo quello, non saremmo eccessivamente preoccupati. Il problema è che riguarda tutto il comparto e non solo.
Quindi, spero che, quando discuteremo della legge finanziaria e del bilancio, ci siano degli elementi che ci permettano d'intervenire meglio di quanto abbiamo fatto finora.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Caro Assessore, non so se sia il caso di farle gli auguri. Comprendo benissimo la situazione in cui lei si trova, non tanto in qualità di Assessore, ma in qualità di amministratore della Provincia di Biella, e la crisi che le imprese industriali e artigiane e i lavoratori del biellese stanno attraversando in questo particolare momento.
E' una crisi che, personalmente per le mie vicende professionali, ho già avuto modo di vivere, purtroppo, in quel di Novara, quando alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, il comparto dell'abbigliamento ha dovuto fare i conti con la cosiddetta globalizzazione, quindi con la globalizzazione dei mercati e della produzione.
Voglio ricordare, Assessore e colleghi, che in quegli anni governava il centrosinistra, non il centrodestra, e che le giustificazioni che arrivavano dal governo di centrosinistra, accusato chiaramente dall'opposizione di non intervenire con strumenti adeguati al sostegno dei comparti in crisi, si giustificava e si trincerava proprio dietro al discorso della globalizzazione. Quindi, era considerato un inevitabile processo di delocalizzazione delle produzioni a basso contenuto professionale e ad alto contenuto di manodopera all'estero, al quale era praticamente impossibile porre rimedio con strumenti legislativi adeguati.
Quindi, potrebbe esserci risparmiata questa litania e questa continua cantilena dell'assenza del Presidente Ghigo in un momento così importante e così delicato, strumentalizzando i 120 dipendenti dell'azienda biellese che personalmente non conosco, ma che ha ricordato un collega.
Piantiamola con questa litania dell'assenza o della presenza del Presidente Ghigo! Perché quando governava il centrosinistra non abbiamo visto alcuno strumento adeguato a sostegno dei lavoratori licenziati o in cassa-integrazione delle aziende in crisi e delle stesse aziende a seguito del fenomeno della globalizzazione. Mi è molto piaciuto l'intervento del collega Ronzani, come al solito molto puntuale, da profondo conoscitore oltre che dei problemi sindacali del mondo della produzione, essendo biellese, anche della realtà biellese.
Credo che la Regione in questi anni abbia bene operato per sostenere le imprese e con esse i posti di lavoro della nostra regione. Lo stesso collega Ronzani ha dato atto dei numerosi interventi che la Regione Piemonte, e lei per primo Assessore Pichetto, ha messo in campo per sostenere l'economia regionale.
Personalmente credo che la ricetta per fare fronte alla situazione di crisi, che è congiunturale, ma è purtroppo anche strutturale, del comparto del tessile, sia la difesa del marchio "made in Italy". Cioè creare un sistema di tracciabilità per quanto riguarda il prodotto nazionale, così come sta avvenendo nel campo della produzione agroalimentare. E bene ha fatto il Governo ad istituire con l'ultima finanziaria il Fondo nazionale in difesa del "made in Italy". Difendere il "made in Italy" vuole dire difendere la tracciabilità del prodotto e portare avanti la lotta contro la contraffazione dei nostri prodotti sui mercati internazionali.
Ho avuto proprio modo nei giorni scorsi di verificare come sul mercato dell'est europeo circolino prodotti contraffatti. E' contraffatto non solo il prodotto, ma anche l'involucro, cioè la scatola che contiene il prodotto, che ad esempio risulta fabbricata in Provincia di Novara (rubinetti col marchio italiano, le confezioni con il marchio italiano).
Difendere il "made in Italy" significa anche combattere la contraffazione, sviluppare una politica efficace di marketing internazionale, e con la tracciabilità sviluppare anche una politica di marketing interno. Quindi, è una sorta di "protezionismo nuova maniera" cioè stimolare il cittadino italiano ad acquistare prodotti con il marchio "made in Italy".
Inoltre, Assessore, la pregherei di fare il possibile per accelerare quel provvedimento che regolamenta, in maniera più organica e più efficace il sistema dei distretti industriali, un sistema che nella Regione è ancora lontano dal poter ottenere quei risultati che ha ottenuto in altre regioni ad esempio nel Veneto o in alcune parti dell'Emilia Romagna.
Una legge che il mondo dell'impresa aspetta con ansia perché non dimentichiamo che la realtà produttiva della nostra regione è rappresentata al 95% da aziende che occupano meno di 10 dipendenti e che necessariamente, se vogliono competere sui mercati internazionali, devono fare sistema e quindi devono poter sfruttare tutte quelle possibilità che sono insite in un distretto industriale ben organizzato.
Non mi faccio grosse illusioni sul futuro della crisi del tessile di Biella perché, come dicevo all'inizio, ho vissuto la stessa esperienza in provincia di Novara per quanto riguarda l'abbigliamento. Se le imprese vogliono concorrere e restare sui mercati a livello internazionale, in quel settore, non possono far altro che delocalizzare la produzione. Importante è che, per lo meno, il cervello operativo rimanga nella nostra regione.
Mi riservo di intervenire sul discorso che riguarda i lavoratori delle imprese artigiane in crisi quando discuteremo dell'ordine del giorno che mi vede primo firmatario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La situazione di crisi che sta colpendo il Piemonte, non solo per il settore tessile, pellame ed altri, si "annusava" da anni. Ricordo un mio intervento svolto alla Camera, quando, grazie a contributi della Comunità Europea, la Miroglio Tessuti di Bra aveva chiuso lo stabilimento lasciando a casa 500 dipendenti, per aprirne un altro in Romania, proprio grazie a fondi europei. Poi, via via, altre aziende sono andate in crisi; la Fila forse, è l'ultima di una lunga serie, ma già si prevedono altri esuberi.
Pensiamo a quello che sta succedendo alla Fiat, o a quello che sta succedendo, per andare nella provincia di Alessandria, alla Valeo, o ad altre aziende come la Paglieri Profumi.
E' un dato di fatto: c'è crisi; ci sono persone che si trovano, se le aziende sono al di sotto dei 15 dipendenti, da un giorno all'altro licenziate; vi sono dipendenti più fortunati che, invece, lavorando presso grandi aziende, possono usufruire della cassa integrazione o della mobilità. Questi sono dati che oggi ci ha ricordato, ma ne eravamo già a conoscenza, l'Assessore Pichetto: arriviamo a 3343 persone in mobilità solo per il Piemonte. La parte del leone la fanno Biella e Torino.
Non credo, assolutamente, che si possa andare avanti in questo modo rimanendo zitti o, addirittura, sentendo forze politiche che gridano ai quattro venti che in Piemonte vi sono posti di lavoro disponibili che nessuno vuole ricoprire. Ragion per cui si lanciano appelli al Governo per chiedere che vengano ampliate le quote, relative al Piemonte, dei lavoratori extracomunitari. E' un po' strano che si sostenga che ci sono posti di lavoro disponibili e che, di conseguenza, bisogna ampliare le quote di ingresso per il Piemonte dai paesi extracomunitari; nel frattempo si grida sul destino di tutte queste persone (spesso operai e non laureati) che poi ritroviamo nelle liste di mobilità o licenziate.
Cosa facciamo? Dobbiamo investire dei soldi? Chiediamo al Governo un ulteriore intervento di finanziamento? Allunghiamo le mobilità? Allunghiamo i tempi della cassa integrazione? Investiamo miliardi, come Regione Piemonte, per aiutare queste famiglie che hanno bisogno? Sì, è tutto giusto, siamo perfettamente d'accordo, tutto quello che possiamo fare per aiutare queste famiglie dobbiamo farlo, ma almeno abbiamo la dignità di riconoscere che in Piemonte non c'è lavoro a disposizione per altre persone, perché non ce n'è neanche per i piemontesi che hanno perso il posto di lavoro. Queste cose, per saperle, basta andare all'Ufficio di Collocamento di Torino, oppure allo sportello lavoro aperto in occasione dei cantieri delle Olimpiadi dal Comune e dalla Provincia di Torino. Andate a chiedere - noi lo abbiamo fatto - a quello sportello quante richieste di assunzione arrivano dalle ditte piemontesi: poche unità al mese, ripeto poche unità al mese! Mettiamoci una mano sulla coscienza e cerchiamo di capire cosa possiamo fare, oltre ad aiutare queste famiglie che hanno bisogno - ovvio, siamo tutti d'accordo - per ricollocare queste persone nel mondo del lavoro quindi per garantire loro la dignità di un posto di lavoro. Vi assicuro che i lavoratori seri in mobilità e che percepiscono uno pseudostipendio senza lavorare, non sono contenti. Si trovano a dover fare passare la giornata, e mentre vanno in giro da una parte all'altra cercando un posto di lavoro alternativo, spesso, trovano porte chiuse (magari, quelli più fortunati, lavorano in nero), ma non sono contenti perché quello stipendio non se lo stanno guadagnando. La dignità di una famiglia è legata all'effettiva possibilità di lavorare.
Emerge, allora, una proposta che ha fatto gridare molti allo scandalo: i dazi. I dazi sull'importazione da quei paesi che, in modo assolutamente sleale e scorretto, fanno concorrenza alle nostre imprese. Non possiamo accettare, come persone e per il rispetto della dignità umana, che vi siano paesi in cui vi sono bambini che lavorano 10-12 ore al giorno e dove i lavoratori sono pagati 1000, 2000 lire all'ora senza alcun diritto. Altro che pensioni! Non si parla neanche di servizio sanitario, si sfruttano i lavoratori! Da questi paesi, ovviamente, arriva "roba" magari lavorata molto bene ma, sicuramente, ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello che devono pagare le nostre imprese per produrla. Le nostre imprese, comunque e per fortuna, devono rispettare i diritti dei lavoratori: offrire un sistema funzionante, la pensione, garanzie sanitarie, garanzie sociali, quindi uno stipendio adeguato, seppure ancora basso. Siamo tutti d'accordo che i nostri lavoratori percepiscono, comunque, paghe basse, ma infinitamente superiori a quelle che percepiscono i lavoratori del Terzo Mondo.
I dazi sono indispensabili non solo come sistema Italia. Dovrebbero essere previsti anche come sistema Europa. Non si dovrebbe trattare solo di dazi economici, se così vogliamo chiamarli, ma anche di bolli di garanzia: pretendiamo che la "roba" che arriva in Italia sia prodotta con le stesse garanzie di cui godono i lavoratori italiani e che quindi si possa trattare con aziende che, nel Terzo Mondo, offrono garanzie di stipendio adeguato garanzie salariali vere, un sistema sanitario reale, un sistema pensionistico reale. A quel punto, allora, possono commerciare con noi senza farci concorrenza sleale e le nostre imprese non chiudono i battenti magari usufruendo di scandalosi fondi europei per aprire da un'altra parte.
Credo che sia veramente da "cornuti e mazziati" finanziare imprese che in Europa chiudono i battenti e che, lasciando a casa i lavoratori, vanno aprire in altri paesi. Questo è assurdo.
Quest'operazione l'Europa non dovrebbe più farla. E' un appello che lancio a chi rappresenta l'Italia in Europa affinché non si facciano più scelte di questo tipo. E' impensabile finanziare un imprenditore che chiudendo uno stabilimento, lo apre in un paese del Terzo Mondo lasciando a casa della gente che fa mantenere per anni a spese del contribuente. La mobilità non la paga l'azienda che ha chiuso, ovviamente, ma il contribuente, perché paga lo Stato.
Dazi significa creare un sistema senza concorrenza sleale.
Attenzione, colleghi, la concorrenza sleale non è solo quella che arriva dalla Cina, non è solo quella che arriva da Taiwan, non è solo quella che arriva dall'Africa! E' anche concorrenza sleale quando, grazie a politiche agricole diverse, l'America può importare prodotti geneticamente modificati, come la soia, a prezzi nettamente inferiori a quello che costa produrre la soia al nostro agricoltore! Pensiamo al grano: in America il grano è venduto (parlo di vecchie lire) a 15.000 lire al quintale. Come può un nostro agricoltore, in Italia con i prezzi e le imposte che ha, produrre grano a 15.000 lire al quintale? E' impossibile, perché il costo di un quintale di grano è, per il nostro produttore, pari a 20.000 al quintale. Quindi, dall'America arriva a 15.000 lire, ma il nostro produttore lo paga a 20.000 lire. Vuol dire che c'è qualcosa che non funziona. Oppure ci sono tecniche di lavorazione diverse ci sono contributi diversi, ci sono costi diversi e c'è la possibilità di utilizzare per il diserbo, per le sementi e per i trattamenti chimici prodotti diversi. Come mai? Se noi vietiamo l'uso dell'atrazina, diserbante pericoloso, perch rimane nella catena alimentare e un paese vicino in Europa, invece, concede l'uso dell'atrazina (ottimo diserbante, ma pericoloso), è giusto che quel prodotto francese possa essere rivenduto tranquillamente in Italia, senza nessuna controindicazione, facendo concorrenza sleale al nostro produttore? No, non è giusto, perché è concorrenza sleale! O il nostro produttore pu usare l'atrazina, oppure quel prodotto che contiene atrazina e che arriva dalla Francia deve essere vietato in Italia o, almeno, deve essere indicato sull'etichetta: "Il prodotto contiene atrazina, che può comportare pericolo per la salute umana". A quel punto, il consumatore sceglie se acquistarlo o no. Però noi non possiamo permettere che si faccia concorrenza sleale.
L'obiettivo che ci dobbiamo porre come Regione Piemonte nei confronti del Governo nazionale, e che si deve anche porre il Governo nazionale nei confronti dell'Unione Europea, è di creare un sistema che assolutamente eviti, all'interno dell'Europa prima, ma anche fra l'Europa e gli altri Paesi del mondo, la concorrenza sleale; altrimenti, saremo destinati a diventare un paese per pochi, solo di servizi, ma dove sparirà qualunque tipo di produzione tipica e di qualità, e poi industriale, tessile e artigianale.
Una piccola goccia che noi, come Gruppo Lega Nord, abbiamo provato a buttare, è stata quella di presentare un progetto di legge che inventa il marchio "Piemonte crea", da assegnare a quegli artigiani che mantengono tutta la filiera di produzione del loro prodotto fatta in Piemonte. E' un progetto di legge che abbiamo presentato - il primo firmatario è, tra l'altro, il Presidente Cota - e dove noi diciamo: "Tu, produttore, che garantisci la qualità piemontese dall'inizio alla fine del tuo prodotto hai diritto a questo marchio, che ti dà un valore aggiunto, perché chi compra quel prodotto sa che è interamente piemontese". E se è un prodotto piemontese, dà soldi ai piemontesi, dà da lavorare in Piemonte, ha qualità piemontese. E' ovvio che oggi, con le condizioni di mercato esistenti dovrà costare un po' di più, ma sarà sicuramente un prodotto che ha dato da lavorare alla nostra gente.
Questa è la strada che dobbiamo seguire, questo è ciò che noi, come amministratori, dobbiamo fare. Altrimenti, il domani per i lavoratori specie per quelli più umili, per quelli che si chiamano operai e che dovrebbero essere difesi di più perché hanno già salari più bassi rispetto agli altri, sarà veramente triste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marco Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Non intendo apportare elementi ulteriori al dibattito generale che si è sviluppato dopo la relazione dell'Assessore Pichetto, perché concordo con le considerazioni che sono state già fatte dal collega Valvo.
Devo dire che la situazione generale dell'economia italiana dell'imprenditoria italiana e quindi dell'imprenditoria piemontese è stata ultimamente fotografata proprio da uno studio che l'Assessore Pichetto e l'Assessorato all'Industria ha prodotto alcune settimane or sono rispetto alla crisi industriale in Piemonte; oltre a fotografare lo status quo, dà anche delle ricette, delle sollecitazioni e delle idee rispetto a come si può o si dovrebbe superare la crisi.
Mi pare che non si può pensare di superare la crisi, che non è una crisi solo piemontese, ma sappiamo che è una crisi congiunturale di livello nazionale, se: non si promuove l'internazionalizzazione dell'impresa non riusciamo a spostare la produzione dai settori tradizionali ai settori di alta qualità, di fascia alta e quindi di alta gamma non riusciamo a sviluppare maggiormente i prodotti di eccellenza basati sulle specificità locali non riusciamo a innervarci nelle produzione hi-tech non riusciamo a aumentare il contenuto di ricerche e di sviluppo tecnologico che accompagna la nostra produzione non riusciamo ad aumentare la produzione nei settori che possono avere un loro bacino locale, regionale e nazionale quasi protetto rispetto alla concorrenza internazionale.
Queste sono le grandi sfide che noi, a livello generale, dobbiamo affrontare.
In questo panorama, forse nessuno ancora l'ha citato, un ruolo fondamentale lo assumono i distretti industriali, che sono nati grazie all'intelligenza e a concause diverse che la Regione Piemonte ha fra le prime regolato e sostenuto con apposite leggi, ma che oggi necessitano nuove forme di sostegno e magari anche una normativa che risponda alla seconda fase della vita dei distretti industriali.
Ciò detto, Presidente, visto che poi avremo diversi ordini del giorno in discussione, tra cui due che ritengo assai importanti, relativi al sostegno alle produzioni artigiane, segnalerei come accanto alla crisi del tessile, di cui abbiamo avuto ampia illustrazione, e accanto alla crisi dei metalmeccanici, di cui abbiamo più volte parlato in questo Consiglio regionale, si evidenzia purtroppo una crisi di un terzo settore, che giustamente l'Assessore e l'Assessorato hanno individuato e già legato a provvedimenti di sostegno, quello del settore orafo, che è un settore trainante non solo dell'economia provinciale Alessandrina, ma anche dell'economia regionale.
E' impressionante, Assessore, vedere quale sia la dinamica di crescita degli interventi a sostegno del reddito delle imprese orafe negli anni 2000, 2001 e 2002; lei le conoscerà sicuramente.
Se pensa, però, che nel 2000 avevamo tre aziende che richiedevano il sostegno al reddito nella forma legata agli artigiani, perché poi quello è un settore prevalentemente artigiano, con 544 ore di sospensione di lavoro nel 2001 passiamo a 32 aziende con 15.000 ore di sospensione di lavoro e arriviamo nel 2002 e 167 aziende e a 71.000 ore di sospensione di lavoro.
Cioè in due anni passiamo da 544 ore a 71.000 ore, con un aumento che in termini percentuali lascio ai matematici di decifrare.
Lo segnalo perché gli ordini del giorno, che richiedono un sostegno alla politica che gli Enti bilaterali svolgono nei confronti delle imprese artigiane in difficoltà, sono assolutamente da sposare e potrebbero dare al comparto orafo - uno di quei comparti che risponde esattamente a tutte le indicazioni poste dall'Assessore come motivi di ripresa, per superare la crisi industriale in senso lato e in senso ampio del Piemonte - un sostegno alla pari del settore tessile e metalmeccanico.
un settore che se dovesse portare alla chiusura di aziende difficilmente potrebbero poi riaprire, perché le competenze e le qualità necessarie a svolgere questo tipo di lavoro rendendolo peculiare andrebbero perdute.
E' un settore che sicuramente tornerà ad essere trainante, non appena la fase congiunturale, mai così lunga e mai così difficile come in questi ultimi anni, passerà (un po' per tutto il nostro sistema di produzione).
E' un settore che ha tutte le caratteristiche per tornare ad essere uno dei settori che ha sempre dato grande ritorno alla bilancia dei pagamenti della nostra Regione. E' un settore, tra l'altro, che con grande intelligenza la Regione Piemonte sostiene, perché se è vero - come è vero che approvando oggi l'ordine del giorno, con le conseguenti variazioni positive nel bilancio della Regione Piemonte, diamo una mano al momento produttivo dei settori orafo, tessile e metalmeccanico, è anche vero che noi, intelligentemente, nei mesi scorsi abbiamo costruito e voluto il discorso di EXPO Piemonte: una grande struttura espositiva polifunzionale che rappresenta uno stimolo per il discorso commerciale, accanto al polo produttivo e commerciale.
Rimane ancora qualcosa da realizzare per il polo formativo e tecnologico, con presenze importanti e significative: terzo corno di ogni distretto, artigianale, industriale e produttivo, che si rispetti.
L'impegno della Regione, che va indirizzato su tutti i settori presi in esame che risentono di questo grave momento di congiuntura, deve trovare una propria e perfetta declinazione nel sostegno al settore orafo valenzano, al fine di terminare questo momento di crisi temporanea e tornare a quei momenti di promozione nazionale ed internazionale, non solo legati allo stretto settore, ma a tutta la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, in qualità di Consigliere, il Consigliere Segretario Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Quando i dibattiti avvengono senza pregiudizi e con un confronto serio sui problemi, ci si avvicina nello sforzo di offrire risposte o, quanto meno, sollecitare iniziative che siano adeguate ai casi che urgono.
Non condivido, però, la censura del Consigliere Ronzani, nel proprio puntuale e rigoroso intervento, in ordine alla reticenza dell'Assessore.
Correggo, non tanto per una questione semantica, quanto più squisitamente per un aspetto politico e amministrativo. Non ritengo si sia trattato di reticenza, quanto piuttosto di ermetismo. La relazione dell'Assessore è stata forse un po' ermetica, ma ha fornito, evidentemente con pudore indicazioni utili su cui giova riflettere.
L'Assessore parla di ultimo enclave tessile in Europa. È chiaro che il termine evoca uno sviluppo non certamente positivo, perché vuol dire che si è all'ultima spiaggia e i rischi di estinzione diventano inquietanti.
Si rende quindi necessario ripercorre, seppur molto sinteticamente - mi occupo soprattutto del comparto tessile - l'azione tenace ed attenta svolta da Alleanza Nazionale in quel distretto.
Per quanto riguarda la Fila, acquistata dal fondo americano Cerberus (nel nome c'è tutto il destino di questo fondo) che ha rastrellato e che gestisce aziende, ma con la cognizione che l'anello debole fosse proprio l'Europa. Noi, oggi, in questa competizione globale che non ci vede pronti ad affrontare le sfide, rischiamo di essere schiacciati dagli USA da una parte e dalla Cina dall'altra.
In effetti, chi ha acquisto il marchio Fila, sapeva benissimo che l'Europa costituiva un anello debole, ma ha voluto anche privare dell'anima il settore. Dobbiamo pensare che quando questa operazione è avvenuta, il destino di Biella, e del settore tessile, rischiava - e rischia - di essere già segnato.
Non possiamo, altresì, dimenticare come un'operazione identica era avvenuta a Pettinengo, per quanto riguarda il maglificio Belia. Non va neanche trascurato che nei giorni in cui emergeva ed esplodeva la crisi Fila, la Sinterama Spa annunciava la mobilità per altri 140 dipendenti.
Gli incontri non possono ridursi ad un'informazione, devono costituire un momento di consapevolezza, per dare risposte adeguate. Sul punto, tenuto conto dei problemi affrontati con gli ammortizzatori sociali che in un contesto del genere sono soltanto dei pannicelli caldi. L'intervento pubblico può affrontare alcune situazioni particolarmente critiche nell'immediato, ma non offre alcuna risposta sul piano strutturale. Il problema va affrontato studiando accorgimenti idonei a dare impulso alle iniziative delle imprese. Nel rispondere, il mondo imprenditoriale deve costituire il primo momento significativo, altrimenti, ci porremmo in una china da cui difficilmente riusciremo a risalire.
Sotto questo profilo, sono d'accordo con il Consigliere Ronzani: si devono favorire i processi di formazione e di tecnologizzazione delle imprese, dando impulso a quei cartelli di imprese che devono dare risposte.
Il problema non secondario è quello affrontato con passione dal Consigliere Rossi: non dimentichiamo che abbiamo fornito macchinari e tecnici altamente specializzati ai cinesi. I tecnici altamente specializzati, ovviamente, vengono adeguatamente retribuiti, ma non è così per la manovalanza. Vi è una problema sul piano della retribuzione della manovalanza, mentre le nostre imprese rischiano di essere afflitte, a volte, anche con interpretazioni eccessivamente rigoristiche, dalla legge n. 626 e dalle norme che disciplinano la vita delle imprese e i rapporti sociali.
E' evidente che ci poniamo su un terreno squilibrato che possiamo definire di sostanziale concorrenza sleale, ma, certamente, non possiamo soltanto enunciare i problemi senza preoccuparci di fornire delle risposte.
Anche sotto questo profilo, l'iniziativa della Regione può assumere quel respiro internazionale, in quanto, oggi, questi nuovi problemi che ci angustiano possono essere collocati nella dimensione e nell'alveo dei nuovi diritti umani. Se è vero come è vero e come è giusto che si siano assunte delle posizioni di rigore nei confronti di Governi e Paesi che non rispettano e non rispettavano i diritti umani, non vedo perché non si debbano assumere iniziative nazionali e internazionali, l'impulso pu partire anche dalla Regione, affinché non solo si tutelino le posizioni interne, ma si stimolino quelle iniziative e quelle soluzioni estere, in modo che tutti riescano a vivere, anche sotto il profilo umanitario, il momento della globalizzazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Valvo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 805: "Intervento a favore dei lavoratori delle aziende artigiane in crisi" presentato dai Consiglieri Valvo, Botta M., Bussola, Cantore, Caramella Costa R., D'Onofrio, Galasso, Godio, Pedrale, Rossi O., Rossi G.
Scanderebech, Tomatis, Toselli, il cui testo recita: "Premesso che il "Progetto Piemonte", di cui ai Protocolli siglati in data 25/10/2002 e 20/02/2003, prevede un articolato intervento a favore dei lavoratori colpiti dai processi di crisi industriale, in particolare: un programma articolato di ricollocazione rivolto ai lavoratori licenziati a seguito della crisi di settori industriali, nonché a lavoratori in cassa integrazione individuati come esuberi strutturali un intervento a finalità sociale a favore di altri lavoratori colpiti dalla crisi di settori industriali che vengono a trovarsi al di sotto della soglia di povertà che dal punto di vista finanziario le risorse messe in campo per la realizzazione del "Progetto Piemonte" ammontano complessivamente a 21 milioni 950 mila euro considerato che alcuni settori del comparto artigiano, in particolare il metalmeccanico, il tessile-abbigliamento e l'orafo, attraversano dal 2001 un periodo di grave crisi produttiva che la vigente contrattazione del comparto artigiano per salvaguardare il patrimonio di professionalità del lavoro dipendente ed imprenditoriale delle imprese artigiane, ha istituito l'Ente Bilaterale dell'Artigianato Piemontese (EBAP), nell'ambito del quale vengono gestiti gli interventi di sostegno al reddito a favore dei lavoratori sospesi dall'attività lavorativa senza intervento della Cassa Integrazione Guadagni che, a seguito della grave crisi dei settori sopra citati, l'EBAP si trova in grave difficoltà nel garantire il reddito dei lavoratori delle aziende coinvolte che la legge regionale 9 maggio 1997, n. 21, all'art. 22 prevede la possibilità da parte della Regione di concedere contributi integrativi al Fondo di Sostegno al Reddito gestito dall'EBAP che lo stesso "Progetto Piemonte" conferma che la logica anticipatoria tipica dei progetti di ricollocazione spinge ad intervenire il prima possibile sulle aree in crisi, individuando i soggetti ancora occupati quali destinatari di azioni volte a prevenire l'interruzione di rapporto di lavoro rilevato che il "Progetto Piemonte", di cui ai Protocolli siglati in data 25/10/2002 e 20/02/2003, non prevede alcun intervento a favore dei lavoratori occupati presso le aziende artigiane in crisi e sospesi dall'attività lavorativa senza intervento della Cassa Integrazione Guadagni il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a modificare gli interventi previsti dal "Progetto Piemonte", al fine di individuare risorse quantificabili in un milione di euro da destinare tramite l'EBAP, ai lavoratori delle imprese artigiane in crisi, sospesi dall'attività lavorativa".
Constatata la mancanza del numero legale, ai sensi dell'articolo 52, comma 4, del Regolamento del Consiglio regionale, passo ad altro argomento dell'o.d.g..



(L'aula, tacitamente, acconsente)


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame testo unificato del disegno di legge n. 443 e della proposta di legge n. 148: "Istituzione della zona di salvaguardia dei Boschi e delle Rocche del Roero"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del testo unificato del disegno di legge n. 443 e della proposta di legge n. 148, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliera Suino, che dà per letta la relazione, il cui testo recita: "Il testo unificato del disegno di legge n. 443 e della proposta di legge n. 148 è finalizzato all'individuazione e all'istituzione di un'Area protetta su una parte del territorio del Roero sud-occidentale interessante i Comuni di Bra, Baldissero d'Alba, Pocapaglia, Sommariva Perno, Sommariva Bosco e Sanfre'.
Tale progetto fortemente voluto dalle comunità e dagli amministratori locali è espressione di una realtà caratterizzata da omogeneità ambientale e storica. Esso, infatti, nasce dall'esigenza di stabilire e attuare politiche di valorizzazione culturale, fruizione paesaggistica e tutela delle attività locali la cui opportunità era già stata individuata dalla Giunta regionale con la DGR n. 23-29342, del 14 febbraio 2000 nell'ambito del repertorio dei progetti di rilievo regionale sul territorio delle Langhe e del Roero. Le "Rocche dei Roeri Cuneesi" sono state dichiarate di notevole interesse pubblico ai fini della tutela ex Legge 8 giugno 1939, n.
1497 con Decreto Ministeriale 1 agosto 1985.
La proposta, inoltre, si inserisce nell'ambito dell'attuazione delle direttive comunitarie in tema ambientale ricomprendendo al suo interno il sito biotopo di interesse comunitario segnalato all'Unione Europea per la Rete Natura 2000 nel corso del progetto Bioitaly del Ministero dell'Ambiente.
Complessivamente la superficie dell'Area protetta proposta è di circa 4760 ettari (rispetto ai 1700 del Sito di Importanza Comunitaria) interessando il Comune di Bra per 700 ettari, di Pocapaglia per 1000 ettari, di Sommariva Perno per 900 ettari, di Baldissero d'Alba per 640 ettari, di Sommariva Bosco per 620 ettari, di Sanfre' per 900 ettari.
L'esigenza di sottoporre a forme di tutela ambientale e culturale il territorio delle Rocche del Roero era emersa fin dal 1975. All'indomani dell'entrata in vigore della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43 la "Libera Associazione del Roero" proponeva la costituzione del "Parco delle Rocche del Roero" interessante il territorio di otto Comuni da Bra a Monta' d'Alba limitatamente alle aree più interessate dai fenomeni erosivi. La libera Associazione del Roero inseriva questa iniziativa nel progetto costitutivo di qualificazione, difesa e miglioramento delle produzioni viticole della zona. Con il sostegno delle Amministrazioni di alcuni comuni (Bra, Santo Stefano Roero, Monta') e di varie associazioni il Roero venne iscritto nel primo Piano Regionale delle Aree protette approvato con DCR n.
136-662 del 27 gennaio 1977 tra le 130 aree meritevoli di attenzione e tutela. L'area venne poi riproposta in tutti gli aggiornamenti del Piano fino all'ultimo approvato con DCR n. 21-37617 del 15 maggio 1990.
Nel 1998 i dieci comuni delle Rocche del Roero da Bra a Cisterna d'Asti hanno discusso su una proposta di Area protetta denominata "Boschi e Rocche del Roero" tendente a tutelare e gestire l'area delle Rocche prevedendo una fascia esterna con funzioni di filtro e con normativa tendente a favorire e valorizzare le attività agricole tradizionali e di fruizione turistica rivolte ad un uso sostenibile delle risorse ambientali, del patrimonio storico artistico e dei valori culturali locali.
Nel 2000 i Comuni di Pocapaglia e di Monta' d'Alba hanno promosso la costituzione dell'Ecomuseo delle Rocche del Roero, attualmente all'esame del Comitato scientifico competente con lo scopo di valorizzarne il patrimonio culturale e paesaggistico, di creare condizioni di sviluppo durevole e sostenibile, nonché di creare nuovi posti di lavoro attraverso il rilancio del turismo e delle attività commerciali e artigianali.
Da un punto di vista dei caratteri ambientali e naturalistici, il paesaggio del Roero è caratterizzato da alternanza di colture e boschi, da variazioni cromatiche stagionali marcate e da consistenti contrasti altimetrici.
L'agricoltura è predominante nei paesaggi collinari meridionali. La coltivazione certamente più rilevante è comunque quella della vite per il cui impianto, fin dall'antichità, sono stati sottratti al bosco i versanti collinari più assolati. I vini più importanti sono il Roero (DOC dal 1985) il Roero Arneis, la Barbera d'Alba, il Nebiolo d'Alba, il Moscato d'Asti.
La coltivazione delle mele a Corneliano e Guarene è ancora oggi rilevante e superiore a quella delle pere che vanta un'analoga antica tradizione. Negli ultimi tempi si è ampliata la coltivazione delle fragole sui terreni delle zone centrali del Roero dove è diffusa da tempo la coltivazione degli asparagi.
Sono presenti gli ultimi nuclei di esemplari ultracentenari rimasti principalmente nei territori dei Comuni delle Rocche da Pocapaglia a Monta' d'Alba di castagno da frutto di cui viene coltivata soprattutto una varietà locale a maturazione precoce detta Castagna della Madonna. Ciò conferisce valore paesaggistico e storico alla zona.
Degno di attenzione è anche il patrimonio boschivo del Roero caratterizzato dalla presenza di formazioni boschive sia nelle zone umide sia in quelle più asciutte. Nell'ambito di queste ultime si riscontrano boschi mesofili planiziali residui segnalati tra gli habitat di interesse comunitario dalla Direttiva 92/43/CEE. Complessivamente sono trenta le specie floristiche a protezione assoluta ai sensi della legge regionale 2 novembre 1982 n. 32 rinvenute nel territorio del Roero. Per quanto riguarda la fauna la presenza principale è quella del biancone. Da sottolineare anche la presenza di specie in via di estinzione quali l'averla capirossa in via di estinzione in Piemonte per l'uso di sostanze chimiche in agricoltura, l'ortolano in forte diminuzione a livello europeo per gli stessi motivi e la starna quasi scomparsa dalle pianure. Nelle zone umide nidificano due specie di uccelli segnalati negli elenchi delle specie di interesse comunitario della Direttiva 92/43/CEE: il tarabusino (Ixobrichus minutus) e il martin pescatore (Alcedo atthis).
Dal punto di vista amministrativo e gestionale la fonte di riferimento si trova nelle disposizioni della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 in materia di aree protette e nella legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 che prevede il conferimento di funzioni e di compiti amministrativi in tema di Aree protette agli Enti locali. Importante è sottolineare che si sottopone a salvaguardia una porzione di territorio dalle dimensioni complessivamente più ampie rispetto al sito biotopo oggi esistente. Ciò consentirà di predisporre politiche di sviluppo più sistematiche e relative a vari aspetti: dalla tutela ambientale alla valorizzazione culturale. Tale compito spetta all'Assemblea dei Sindaci che già da anni opera sotto questo profilo. Il principio di sussidiarietà trova in tale contesto progettuale ed amministrativo la piena possibilità di applicazione.
L'Assemblea dei Sindaci garantisce, quindi, il necessario coordinamento delle iniziative e predispone ed approva il Programma annuale e pluriennale di qualificazione e di valorizzazione contenente la definizione delle strategie e l'individuazione degli interventi, delle iniziative e delle risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi istitutivi dell'Area protetta. Il Programma e' trasmesso alla Regione Piemonte per la sua verifica ed il coordinamento delle risorse necessarie alla sua attuazione. Per ciò che concerne la gestione della Zona di Salvaguardia essa è attribuita ai singoli comuni nei territori di propria competenza. A garanzia della piena efficacia dei meccanismi di tutela si prevede che la Zona di Salvaguardia sia sottoposta al Piano d'Area di cui all'art. 23 della l.r. 12/1990. Nelle more della sua approvazione è, infine, previsto un regime transitorio rigoroso. Il disegno di legge n. 443 e il progetto di legge n. 148, assegnati alla V Commissione, sono stati esaminati contestualmente. Sono state indette le consultazioni dei soggetti interessati il 10 gennaio 2003, i quali hanno espresso un generale parere favorevole sulla proposta di tutela.
Durante l'esame la discussione è stata principalmente incentrata sull'articolo relativo alle norme di salvaguardia (art. 5), in particolare sul divieto di aprire e gestire discariche. Al termine dell'approfondimento è stata approvata a maggioranza la norma che prevede che il proseguimento e la conclusione dell'attività di smaltimento rifiuti nell'area in località Ca' del Mago in Comune di Sommariva Perno (indicata con la lettera A nella cartografia), ed il suo assetto definitivo siano disciplinati dal Piano d'Area. Particolare attenzione è stata dedicata anche alla tecnica legislativa, sia nella formulazione del testo, sia nella strutturazione dell'articolato, con lo spostamento di alcune disposizioni a carattere transitorio in un apposito articolo (art. 9). Le disposizioni finanziarie (art. 10) sono state riformulate ai sensi della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7, così come proposto dalla I Commissione.
Al termine dell'esame la Commissione, sentiti i proponenti, ha deciso di unificare i due progetti di legge che si pongono gli stessi obiettivi di tutela, facendo confluire la proposta di legge n. 148 nel disegno di legge n. 443, ed ha licenziato all'unanimità il testo unificato.Si auspica ora un analogo consenso da parte di questa Assemblea".
Possiamo considerare svolta la discussione generale, passiamo ora alla votazione dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 30 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno risposto Sì 29 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 496 "Modifiche alla legge regionale 29/2001 (Istituzione della zona di salvaguardia del Bosco di Cassine)"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 496, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Rossi Oreste, che dà per letta la relazione il cui testo recita: "Con il presente disegno di legge si propone l'ampliamento della Zona di salvaguardia del Bosco di Cassine, istituita con legge regionale 14 novembre 2001, n. 29, su una porzione di territorio interessante i Comuni di Mombaruzzo e di Bruno in Provincia di Asti.
In tal senso i due comuni avevano formalmente avanzato richiesta anche sulla base del fatto che le caratteristiche ambientali e paesaggistiche di questi territori sono del tutto analoghe a quelle già presenti nella Zona di salvaguardia. L'area oggetto di ampliamento era già stata classificata di interesse naturalistico e paesistico nel Piano Territoriale della Provincia di Asti.
La Zona di salvaguardia attualmente interessa il territorio dei Comuni di Cassine, Alice Bel Colle e Ricaldone in Provincia di Alessandria e di Maranzana in Provincia di Asti. L'ampliamento estende l'Area protetta in zone tuttora prevalentemente occupate da boschi avviando un processo di ricostruzione dei territori dell'antica Communa, un'area di particolare importanza storica e paesaggistica, fondamentale per avviare processi di valorizzazione ambientale, culturale e turistica del territorio.
L'antica Communa o Comunia identificava un'entità territoriale (Bosco delle Sorti) con gestione pubblico-comunitario le cui testimonianze risalgono al secolo XIII e che permangono tuttora nella toponomastica attuale.
L'ampliamento interessa due subaree ad est dell'abitato di Mombaruzzo (Presepio) e ad ovest tra l'abitato di Mombaruzzo e di Bruno (Rocche di Bruno).
Le caratteristiche ambientali e paesaggistiche sono del tutto analoghe a quelle dei territori già inseriti nella Zona di salvaguardia; una forte connotazione paesaggistica è conferita a questi territori anche dalla viticoltura.
Sotto il profilo geomorfologico si segnala un aspetto peculiare costituito dalle "Rocche", zone in cui l'erosione delle sabbie e le argille (testimonianza dell'antico bacino pliocenico del Terziario) disegna suggestivi paesaggi di calanchi.
Il clima, caratterizzato da precipitazioni scarse e abbinato alla superficialità dei suoli, determina alcune caratteristiche di relativa xerotermofilia delle formazioni vegetali.
La vegetazione è costituita da boschi a prevalenza di roverella abbinata al cerro nelle zone di crinale e nelle esposizioni più calde nelle esposizioni più fresche prevalgono la rovere presente localmente con esemplari di eccezionali dimensioni e il castagno accompagnati talvolta dalla farnia, in prossimità degli impluvi. Il governo a ceduo ha modificato la struttura della vegetazione attuale, che per composizione specifica pu considerarsi molto vicina alla vegetazione potenziale caratteristica di tale area.
Dal punto di vista floristico è da segnalare la presenza di alcune specie di Orchidacee protette dalla legislazione regionale. Caratterizzano il sottobosco quattro specie di ginestre; di rilevante interesse è la presenza di Erica arborea al limite settentrionale del suo areale, il cui mantenimento è legato alla pratica delle ceduazioni.
Il ceduo e la parcellizzazione del bosco hanno determinato una diversità strutturale ed un'elevata potenzialità faunistica. Si estende anche su questo territorio l'Azienda Faunistico presente nella Zona di salvaguardia già istituita.
Sotto il profilo delle testimonianze storiche ed architettoniche si segnala la Cappella del Presepio in Comune di Mombaruzzo, antico romitorio di cui ora rimangono la chiesa con il campanile. In Comune di Bruno è di particolare rilievo la "Chiesetta della Madonna della Misericordia" del XVI secolo appartenente dapprima alla Mensa vescovile di Acqui, quindi a quella di Alba e tuttora gestita dalla Confraternita dei Rosarianti.
Sotto il profilo della gestione con il presente provvedimento si conferma la scelta già effettuata con la legge regionale 14 novembre 2001 n. 29 istitutiva della Zona di salvaguardia del Bosco di Cassine, che prevede che le funzioni di direzione e di amministrazione siano esercitate direttamente dai Comuni territorialmente interessati; l'Assemblea dei Sindaci è naturalmente integrata con i Sindaci dei Comuni di Bruno e di Mombaruzzo. In tal modo non si avranno oneri aggiuntivi per l'assunzione di nuovo personale in quanto potrà essere impiegato quello disponibile presso le singole amministrazioni.
Si è colta inoltre l'occasione per adeguare complessivamente la legge regionale istitutiva della Zona di salvaguardia del Bosco di Cassine alle disposizioni generali della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (di attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112): classificando l'Area protetta di "rilievo locale" (ex articolo 93 l.r.
44/2002) attribuendo alle province competenti, fino alla approvazione del Piano d'Area, le autorizzazioni degli interventi di modificazione dello stato attuale dei luoghi prevedendo che i ripristini siano realizzati in conformità alle disposizioni formulate in apposito provvedimento della province.
La modifica dei confini conseguente all'ampliamento nel territorio del Comune di Mombaruzzo ha comportato la sostituzione della cartografia allegata alla legge regionale istitutiva (articolo 2).
Assegnato all'esame della V Commissione il disegno di legge è stato sottoposto alla consultazione dei soggetti interessati il 9 maggio 2003, i quali all'unanimità hanno espresso parere favorevole alla proposta di ampliamento.
La Commissione, quindi, ha sollecitamente concluso l'esame ponendo particolare attenzione alla tecnica legislativa relativa alla strutturazione del testo, spostando in apposito articolo le disposizioni aventi carattere transitorio.
Acquisito, infine, il parere favorevole di competenza della I Commissione in merito alla norma finanziaria, il disegno di legge è stato licenziato all'unanimità il 20 giugno 2003." Procediamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
Do atto a verbale che il Consigliere Mellano ha sbagliato a votare nella precedente votazione. Pertanto il suo "No" è da intendersi come "Sì".
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 30 Consiglieri Votanti 29 Consiglieri hanno risposto Sì 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 497 "Modifiche alla legge regionale 3/1992 (Istituzione della Riserva Naturale Orientata delle Baragge"


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 497, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliera D'Onofrio Patrizia, che dà per letta la relazione, il cui testo recita: "Nell'ambito del Sistema Regionale delle Aree naturali protette è stata istituita tra le Province di Biella, Vercelli e Novara la Riserva naturale orientata delle Baragge (legge regionale 14 gennaio 1992, n. 3) con l'obiettivo di conservare e di valorizzare gli ultimi lembi di brughiera e di foresta ancora presenti sugli alti terrazzi della Pianura Padana occidentale.
Questo complesso, insieme all'area del terrazzo della Vauda che presenta analoghe caratteristiche e valori naturalistici, è stato proposto alla Unione Europea per il riconoscimento quale Sito di Importanza Comunitaria per la costituzione della Rete Natura 2000 prevista dalla Direttiva 92/43/CEE (Habitat).
Con il presente disegno di legge si intende integrare e completare l'azione di conservazione e di valorizzazione di questi ambiti di brughiera estendendo la Riserva naturale orientata delle Baragge in Provincia di Biella a ricomprendere i lembi di baraggia conosciuta come "Baraggia di Verrone" nei Comuni di Verrone e di Salussola per una superficie di 187,50 ettari ed estendendo la Baraggia di Candelo o Baraggione nei Comuni di Candelo, Benna, Massazza, Villanova Biellese e Mottalciata per una superficie di 887.50 ettari ricomprendendo prevalentemente i terreni soggetti a demanio militare.
La proposta di estensione della tutela proviene direttamente dai comuni interessati, con l'approvazione di rispettive deliberazioni di Giunta Comunale.
Caratteri ambientali, paesaggistici e storici.
L'area denominata "Baraggia di Verrone" nei Comuni di Verrone e di Salussola costituisce uno degli ultimi lembi della pianura a sud di Biella che conserva tracce dell'ambiente di brughiera che in un passato non troppo lontano interessava estesamente l'alta pianura padana piemontese.
Si tratta di una formazione di tipo seminaturale sviluppatasi su terrazzi fluvioglaciali con suolo alterato argilloso costituente relitti degli antichi livelli della pianura.
La copertura forestale (con farnia, betulla, frassino, carpino bianco e ciliegio), si alterna a brughiere (con molinia, brugo e frangola), la cui estensione è stata favorita dal pascolo del bestiame nei periodi invernali e dai periodici abbruciamenti.
La Baraggia di Verrone è in particolare caratterizzata da boschi con numerosi esemplari di farnia dal diametro di 60 cm; l'elevata maturità e la naturalità del bosco sono testimoniate dalla presenza di specie quali il colombaccio, il picchio verde, il picchio rosso maggiore ed il tasso e da buoni valori di biodiversità della flora con circa 70 specie, anche di interesse comunitario (Eleocharis carniolica).
La vegetazione forestale è riconducibile a due tipologie di habitat di interesse comunitario, in quanto a rischio di scomparsa: querco-carpineti di pianura e degli impluvi collinari e "Boschi misti ripari dei grandi fiumi di pianura".
L'interesse per la tutela e la conservazione di quest'area è connessa quindi ai suoi valori naturalistici intrinseci, ma anche al suo valore di testimonianza in un contesto territoriale ed ambientale profondamente trasformato dalle attività antropiche.
indubbio il valore paesaggistico e culturale della conservazione della Baraggia di Verrone in quanto documento residuale di memorie nemmeno troppo antiche, ambienti e tradizioni lavorative e modi di vita quotidiana in un ambito territoriale, sociale ed economico trasformatosi con estrema rigidità negli ultimi decenni. La tutela di quest'area deve essere coordinata con l'Ecomuseo del Biellese nato nel 1999.
L'ampliamento della Riserva naturale orientata nell'area della Baraggia di Candelo, consente di estendere a tutto il territorio baraggivo localmente conosciuto come "Baraggione", l'azione di tutela, conservazione e valorizzazione già intrapresa. Il Baraggione rappresenta la zona di brughiera certamente più integra in Piemonte, salvaguardata da una situazione geomorfologia che l'ha resa pressoché impraticabile alle coltivazioni agricole, e dalla proprietà prevalentemente demaniale. Le periodiche esercitazioni con mezzi cingolati non hanno compromesso l'ambiente baraggivo, ma hanno contribuito a mantenere, come un tempo il pascolo ed i periodici abbruciamenti, l'aspetto di savana arborata.
Sull'altopiano di Candelo si estende l'unico calluneto allo stato puro (privo di betulla e di molinia) del complesso delle brughiere piemontesi.
Gli ampliamenti proposti interessano quasi esclusivamente le aree occupate da ambiente baraggivo e da boschi estendendo l'area protetta sul terrazzo fluvioglaciale di Candelo verso sud nei Comuni di Benna, Massazza Mottalciata, Villanova Biellese e nel territorio dello stesso Comune di Candelo. La conservazione di tale ambiente baraggivo, seminaturale necessita di una gestione attiva che riproponga, rivaluti e organizzi l'utilizzo delle tecniche agricole e pastorali.
L'ambiente della brughiera offre inoltre occasioni di notevole interesse dal punto di vista didattico, scientifico, ricreativo e culturale per la complessa ed articolata storia che è legata alla sua formazione e per la sua collocazione geografica.
In tale contesto ci si propone la promozione delle attività economiche tradizionali legate all'utilizzo ecosostenibile delle risorse, il recupero dei valori storici e paesaggistici, patrimonio dell'intera comunità.
L'accorpamento della gestione nell'ambito dell'Ente di gestione della Riserva naturale speciale della Bessa, della Riserva naturale orientata delle Baragge e dell'Area attrezzata Brich di Zumaglia e Mont Prevè consentirà inoltre di avvalersi di una struttura professionalizzata ed esperta e che ha già operato validamente nell'ambito delle realtà fino ad ora gestite. L'integrazione consentirà di ottimizzare le iniziative culturali e ricreative tese a costituire una rete di itinerari e di occasioni di turismo di qualità.
La presenza di una vasta area di demanio militare adibita a poligono permanente per attività addestrative comporta la necessità di definire un rapporto convenzionale tra l'Ente di gestione della Riserva e l'Amministrazione della Difesa al fine di disciplinare, compatibilmente con i programmi e le attività addestrative, le possibilità e le modalità di intervento da parte dell'Ente per interventi di ripristino ambientale, per lo svolgimento di attività di ricerca e di studio, di visite guidate e della sorveglianza. Tale Convenzione dovrà essere elaborata e valutata nell'ambito del Comitato Misto Paritetico previsto dall'articolo 3 della Legge 24 dicembre 1976, n. 898 "Nuova regolamentazione delle servit militari.
La proposta gestionale Il disegno di legge non prevede modifiche nella composizione dell'Ente di gestione di diritto pubblico dell'Area protetta (definita dall'articolo 4 della Legge regionale 14 gennaio 1992, n. 3), della Riserva naturale orientata delle Baragge, della Riserva naturale speciale della Bessa e dell'Area attrezzata Brich di Zumaglia e Mont Prevè. Il Consiglio Direttivo dell'Ente è attualmente composto da 15 membri ed è confermato per la Riserva naturale orientata delle Baragge il numero di cinque membri che devono essere nominati d'Intesa tra i Sindaci dei Comuni territorialmente interessati.
La dotazione organica attuale dell'Ente, prevista in 11 unità di cui 7 coperte, è sufficiente a garantire un'efficace gestione del Sistema implementato con le due nuove aree.
Con il presente disegno di legge si è colta l'occasione per adeguare complessivamente la legge regionale istitutiva della Riserva naturale orientata, alle disposizioni di carattere generale approvate successivamente e che hanno modificato il quadro di riferimento politico ed amministrativo.
Sono stati pertanto corretti ed aggiornati i riferimenti legislativi riportati nei vari articoli della legge regionale 3/92; è stata cambiata la denominazione dell'articolo 6 relativo alle norme di salvaguardia ed adeguati ed integrati i suoi contenuti alle disposizioni più recenti in materia di gestione della fauna, della flora e di tutela e di conservazione dei beni culturali ed ambientali; è stato adeguato di conseguenza l'articolo 7 in materia di sanzioni; è stato adeguato l'articolo in materia di disposizioni finanziarie.
L'adeguamento della legge regionale 3/92 ha comportato inoltre l'abrogazione di suoi alcuni articoli: l'articolo 10 in quanto le risorse per la "tabellazione" sono previste nell'ambito degli stanziamenti generali per il funzionamento dell'Ente l'articolo 12 in quanto le disposizioni in merito alle "Entrate" sono state riportate nelle disposizioni finanziarie.
stato inoltre previsto che l'Area protetta sia soggetta a Piano d'Area di cui all'articolo 23 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 modificato dall'articolo 7 della legge regionale 21 luglio 1992, n. 36.
Tale Piano è predisposto dalla Conferenza degli Enti territorialmente interessati ed è adottato dall'Ente di gestione che ne cura la pubblicazione e l'analisi delle osservazioni. Il Piano è quindi trasmesso alla Regione Piemonte per l'approvazione. Fino alla sua approvazione gli interventi di modificazione dello stato dei luoghi, fatta salva ogni altra autorizzazione prevista per legge e ad esclusione degli interventi di cui alla lettera a), b) e c) del comma 2 dell'articolo 13 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 "Tutela e uso del suolo", sono autorizzati dalla Provincia territorialmente competente.
Assegnato alla V Commissione consiliare, il disegno di legge è stato sottoposto a consultazioni con gli enti e le associazioni interessate il 9 maggio 2003, che si sono espressi in gran parte in modo favorevole. La Commissione nella definizione dei confini dell'area di Verrone ha voluto tenere conto dei problemi di viabilità segnalati dall'ente locale.
Nel corso dell'esame dell'articolato particolare attenzione è stata posta nella ristesura del testo per renderne più chiara ed agevole la lettura, nella strutturazione secondo la tecnica legislativa e nel coordinamento con la legislazione vigente. La norma finanziaria è stata riformulata dalla I Commissione quantificando per il 2003 la spesa corrente in euro 25.000 e la spesa di investimento in euro 50.000.
La V Commissione ha quindi licenziato a larga maggioranza il disegno di legge; analogo consenso si auspica da parte di questa Assemblea." Procediamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 3.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Ronzani, Suino e Moriconi: Il punto c) del comma 1 è sostituito dal seguente: "costruire nuove strade ed ampliare le esistenti, fatti salvi il collegamento della superstrada pedemontana e le strade necessarie allo svolgimento delle attività agricole e forestali"



RONZANI Wilmer

Lo ritiro.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno risposto Sì 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Parchi e riserve

Esame testo unificato disegni di legge n. 404 e 377 "Modifiche alla legge regionale 22 marzo 1990 n. 12, ed alla legge regionale 21 luglio 1992, n. 36 in materia di aree protette"


PRESIDENTE

Esaminiamo il testo unificato dei disegno di legge n. 404 e 377, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliera D'Onofrio Patrizia, che dà per letta la relazione, il cui testo recita: "Nell'ambito del processo di adeguamento della normativa regionale al dettato costituzionale del riformato Titolo V e al fine di coordinare alcuni aspetti della disciplina sulle aree protette con le normative esistenti, la Giunta regionale ha presentato nel corso dell'anno 2002 due disegni di legge. Il disegno di legge 404 proponeva modifiche alla legge regionale 12/1990, che detta norme di carattere generale in materia di aree protette, mentre il disegno di legge 377 apportava innovazioni alla legge regionale 36/1992 che adeguava i controlli sugli enti di gestione delle aree protette alla legge 142/1990 in materia di enti locali, ora abrogata dal decreto legislativo 267/2000. Quest'ultimo disegno di legge era nato dall'esigenza di attuare la riforma del titolo V della Costituzione. Tale riforma, abrogando l'articolo 130, ha conseguentemente soppresso le funzioni di controllo preventivo di legittimità sugli atti degli enti locali da parte dell'organo regionale.
I lavori svolti dalla Commissione hanno permesso di condividere nel merito tali istanze approfondendole anche nell'ottica di addivenire ad un provvedimento in piena aderenza con le nuove tecniche legistiche.
Poiché entrambi i provvedimenti si prefiggevano di regolare aspetti relativi alla gestione delle aree protette, i lavori in V Commissione si sono svolti parallelamente ed hanno portato alla loro unificazione. Quindi le consultazioni con gli enti e le organizzazioni interessate, decise il 28 giugno 2002, sono state effettuate il successivo 13 settembre 2002.
Durante l'esame successivo è stata accolta la proposta di tecnica legislativa di unificare i due testi assumendo come base il disegno di legge n. 404 in quanto apportante modifiche alla legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 che costituisce la principale fonte normativa regionale in tema di aree protette. Il testo unificato dei due disegni di legge è stato quindi suddiviso organicamente in tre capi contenenti, il primo le modifiche alla l.r. 12/1990, il secondo le modifiche alla l.r. 36/1992 e il terzo la norma sulla abrogazioni.
Le modifiche alla l.r. 12/1990 riguardano i seguenti punti.
Nella composizione dei consigli direttivi, in coordinamento con la disposizione introdotta con la recente legge regionale 14 novembre 2001, n.
25, i membri designati dalle organizzazioni agricole e dalle associazioni ambientaliste non hanno più l'obbligo di essere residenti nei comuni interessati alle aree protette (articolo 1).
Gli enti rappresentati nella Comunità del parco possono delegare alla partecipazione un membro degli organi esecutivi (articolo 2).
L'entità delle indennità o dei gettoni di presenza dei componenti degli organi politici, consigli direttivi e giunte esecutive, degli enti di gestione delle aree protette sono stabiliti dalla Giunta regionale con atto amministrativo, optando in tal modo per un meccanismo più snello rispetto a quello normativo. Inoltre, è prevista la sostituzione della disposizione che disciplina l'indennità facente capo al collegio dei revisori dei conti conseguentemente all'abrogazione di tale collegio avvenuta con l'articolo 2 della l.r. 25/2001, con la disposizione che demanda alle province la determinazione delle indennità o dei gettoni di presenza ai componenti degli organi degli enti di gestione delle aree protette di interesse o di rilievo provinciale. (articolo 3).
La legge si prefigge di definire un automatismo nell'adeguamento del trattamento economico di posizione e di risultato dei dirigenti degli enti di gestione delle aree protette, parametrando la soglia minima e massima ai valori stabiliti per i dirigenti di settore regionale e di definire i criteri per la quantificazione delle risorse destinate a tale scopo (articolo 4).
Con apposito articolo aggiuntivo è stata redatta la norma finanziaria adeguandola ai suggerimenti tecnici proposti dalla I Commissione (articolo 5).
Le disposizioni di modifica della l.r. 36/1992, dopo un adeguamento del titolo di tale legge all'evoluzione normativa sopravvenuta, sono volte alla regolamentazione del controllo su alcuni atti degli enti di gestione delle aree protette regionali rimasti in capo al Comitato regionale di controllo mediante l'attribuzione della relativa funzione alla struttura regionale già competente in materia di controllo di gestione (articoli 6 e 7). Sono stati approvati alcuni emendamenti, in accoglimento alle osservazioni dei consultati, finalizzati all'attribuzione alle province di competenze in tema di controlli sugli atti e a introdurre meccanismi per salvaguardare i casi di urgenza delle deliberazioni degli enti di gestione.
Per quanto riguarda i bilanci degli enti di gestione delle aree protette, è mantenuta in capo a tali enti la possibilità di apportarvi variazioni mediante provvedimento amministrativo unicamente in caso di trasferimento da enti pubblici (articolo 8). Per la formazione e la gestione dei bilanci è stato fatto un rinvio esplicito all'articolo 45 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte), relativo ai bilanci degli enti, delle agenzie e delle società regionali.
Con la modifica dell'articolo 12 della l.r. 36/1992 sono state riscritte le norme sulla responsabilità e controllo di regolarità tecnica e contabile (articolo 9).
Infine, si evidenzia, che particolare attenzione è stata posta nel coordinamento delle nuove disposizioni proposte con l'ordinamento regionale vigente, che si è esplicitata con l'articolo sulle abrogazioni (articolo 10). Tale coordinamento ha interessato sia la legge regionale 44/2000 (di attuazione del d.lgs 112/1998), sia la legge regionale 40/1994 (sul funzionamento del CORECO), sia, infine, la citata legge di contabilità regionale 7/2001.
Al termine dell'esame che ha ristrutturato completamente i due disegni di legge, la V Commissione ne ha licenziato a maggioranza il testo unificato che ora è all'esame di questa Assemblea." Su tale provvedimento in Commissione hanno espresso voto favorevole tutti i Gruppi, tranne il Gruppo dei Democratici di Sinistra, che si è astenuto.
Procediamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Constatata la mancanza del numero legale, ai sensi dell'articolo 52, comma 4, del Regolamento del Consiglio regionale, passo ad altro argomento dell'o.d.g..
Il punto 12) all'o.d.g. verrà trattato nella prossima seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente, scusi, vista l'originale interpretazione di Regolamento inusitata che dà lei stasera e che approfondiremo nel corso della serata onde definirne i termini nella Conferenza dei Capigruppo domani, o viene sospesa subito o le chiederemmo che valga solo per stasera. Perché se questa trasformazione surrettizia del Regolamento diventa un precedente, a quel punto gliela contesteremo e chiudiamo la seduta qui, con la mezzora di sospensione. Riteniamo che questa interpretazione del Regolamento non sia autentica e ciò che stiamo facendo francamente non si possa fare. Se per averla fatta una volta lei la fa diventare una prassi costante, capisce che siamo al limite.
Già stasera abbiamo forti dubbi che si possa fare.



PRESIDENTE

Possiamo risolvere la questione in questo modo.
Effettivamente si tratta di una possibile interpretazione dell'articolo 52, comma 4, che recita: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta. Passa quindi ad altro argomento all'o.d.g. o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti, qualora lo richieda un gruppo consiliare".
Noi siamo passati ad un altro argomento, quindi tutte le altre votazioni sono certamente valide.
Ora si tratta di stabilire se possiamo ritornare all'argomento precedente. Ritengo di sì perché - ripeto - il Regolamento recita: "...
Passa quindi ad altro argomento all'o.d.g. o sospende al seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti".
La seduta è stata sospesa per un tempo pari a 30 minuti e quindi...



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

La seduta è continuata.



PRESIDENTE

Però l'Aula è sovrana, quindi se per questa sera l'Aula acconsente, si può fare.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Posso fare questo per venirle incontro.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Non è lei che viene incontro a noi, ma siamo noi che veniamo incontro a lei. Noi siamo disponibili a venirle incontro per questa unica occasione e per questo unico frangente, purché ci sia da parte sua una dichiarazione formale che questo è un fatto isolato, una tantum, e che non ci sarà mai più questa erronea interpretazione del regolamento.



PRESIDENTE

Possiamo gestire la situazione in questo modo. Il rispetto del Regolamento avrebbe richiesto quanto meno una sospensione di 30 minuti.
Io ho la possibilità di rifare la votazione questa sera, sospendendo la seduta per 30 minuti per poi rifare la votazione.
Se l'Aula acconsente, non sospendiamo la seduta per 30 minuti e procediamo alla votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sono presente in questo Consiglio solo da due legislature, e ogni giorno è sempre utile per imparare. Anche oggi credo che ci siano delle cose utili.
In ordine di non importanza, credo che l'Aula, nel senso di gruppi politici, potrebbe riflettere se sia il caso davvero di sprecare dei soldi per indire delle inutili consultazioni elettorali nella Provincia di Alessandria, quando è palese che l'Assessore Cavallera è in grado di risolvere la questione, con un grosso risparmio che si potrà indirizzare ad altre iniziative prioritarie.
Partendo da ciò, francamente sono interessato molto poco, in senso politico, a sapere se un gruppo politico va incontro all'altro o l'altro va incontro all'uno.
Mi interessa invece, circa questa interpretazione molto interessante del regolamento che, a mio avviso, una volta formalizzata potrà consentire qualche analisi, capire come possiamo utilizzare il regolamento, quello attuale e non quello modificato.
Vorrei capire cioè - al di là della sovranità dell'Aula sulla lunghezza delle pause - se è consentito, quando si verifica una mancanza di numero legale, passare ad altro argomento, come utilmente, a mio avviso, un attimo fa si è fatto su alcuni provvedimenti dell'Assessore Cavallera.
Mi interessa sapere se questa procedura - e mi pare che la lettura che il Presidente ha fatto dell'articolo 50 lo autorizzi - e questa interpretazione siano la prassi che questo Consiglio avrebbe potuto utilizzare in passato e potrà utilizzare in futuro, qualora la maggioranza non potesse garantire il numero legale.
Questa parte mi interesserebbe vederla scritta, e chiederei cortesemente alla Presidenza di voler procedere, nei tempi che più riterrà opportuni, ad un'interpretazione formale del punto.
Per quanto riguarda l'altra questione, cioè se la lunghezza della pausa è di 30 minuti, dovrà essere la sovranità dell'Aula a decidere, onde evitare inutili appelli a rotture delle procedure.



PRESIDENTE

Se ci sono dei problemi, lo trattiamo nella prossima seduta.
E' certo che si possa passare ad altro argomento, e l'abbiamo anche applicato altre volte. Non è certo che si possa riprendere un argomento dopo che si è passati ad altro argomento.
In questo senso ho bisogno del consenso dell'Aula, ed è proprio per questo che è eccezionale: perché vi è il consenso dell'Aula.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Una volta si chiamava "Ufficio Complicazioni Affari Semplici". Io non scomoderei il regolamento. Abbiamo votato un po' frettolosamente; inoltre alcuni Consiglieri di minoranza si sono accorti di non avere la scheda e l'hanno comunicato al Presidente. Siccome gli ordini del giorno sono di minoranza e di maggioranza e mi pare che su tutti ci sia un'unanime convergenza, qualche Consigliere aveva chiesto di conoscere il parere dell'Assessore per poterli votare in blocco e per avere la tranquillità di non trovarsi a votare l'ordine del giorno di maggioranza o di avere qualche difficoltà su quello di minoranza.
Conveniamo tutti sui tre ordini del giorno presentati, sia quelli di maggioranza che di minoranza.
Quindi, non scomoderei il regolamento, e tenuto conto del fatto che abbiamo proceduto a votare velocemente si può ripetere la votazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Volevo sommessamente fare una considerazione.
Lei, Presidente, vuole giustamente risolvere con il buon senso la situazione di questa sera. Però c'è un problema: noi siamo Consiglieri regionali, ma apparteniamo al Consiglio regionale, e in questa frase ci sta tutto. Non è che possiamo metterci d'accordo, perché magari domani un Consigliere oggi assente potrebbe obiettare.
Quindi, richiamando l'attenzione dell'Assessore Cavallera, vorrei fare una proposta.
Siccome abbiamo il dovere di lavorare e di operare, vedo una sola soluzione: o aspettiamo mezz'ora, rispettando il regolamento, e riprendiamo la votazione. Oppure diamo la possibilità all'Assessore Cotto passando ad altro argomento, di replicare e siccome domani è prevista la Conferenza dei Capigruppo, mettiamo come primo punto all'o.d.g. della seduta di martedì prossimo, la votazione del provvedimento dell'Assessore Cavallera.
Le regole vanno rispettate e i primi che devono rispettarle siamo noi.



PRESIDENTE

I provvedimenti dell'Assessore Cavallera sono stati tutti approvati regolarmente, ai sensi dell'articolo 52, comma 4.



CATTANEO Valerio

Intendevo gli ordini del giorno. Quindi, chiedo di passare ad altro argomento.
L'Assessore Cotto faccia la sua replica - e sicuramente alla prima votazione non ci sarà il numero legale, perché non viviamo in due Consigli regionali diversi - e gli ordini del giorno rinviati martedì in apertura di seduta.
Non succede nulla né al comparto del tessile né al comparto dell'abbigliamento, e rispettiamo le regole.



PRESIDENTE

Mi pare che questa sia l'unica soluzione possibile.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento disegno di legge n. 407 "Norme perla realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento"


PRESIDENTE

Ritorniamo pertanto all'esame del disegno di legge n. 407, di cui al punto 2) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cotto, che esporrà le considerazioni della Giunta in merito al dibattito generale sul provvedimento svoltosi stamani.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Per un attimo mi sono illusa che, per effetto delle pari opportunità potessi avere lo stesso trattamento riservato all'Assessore Cavallera e ho pensato, magari, stasera di finire la legge ed approvarla: ho ancora molto da studiare.
Ringrazio i Consiglieri intervenuti questa mattina sul disegno di legge. Disegno di legge che ha avuto un iter molto lungo. Voglio velocemente ricordare che abbiamo cominciato a parlare del disegno di legge il 19 dicembre 2000 dopo l'approvazione della legge n. 328, la cosiddetta legge Turco, in un convegno al Cottolengo che ha visto la presenza di più di 400 persone (molti di voi lo ricorderanno perché presenti). Le amministrazioni provinciali, allora, si erano assunte l'impegno di organizzare convegni a livello provinciale, impegno che si sono assunte tutte le province del Piemonte.
L'obiettivo era proprio quello di offrire alla nostra regione tutte le opportunità che la nuova legge permetteva e di andare anche oltre. In qualità di Assessore avevo compiuto le consultazioni a tutti i livelli: dal mondo istituzionale, al mondo del terzo settore, del volontariato, ai patronati. Ricordo il nuovo metodo di iniziare le consultazioni senza un nostro testo. I primi ad essere consultati ci dicevano: ci chiamate senza avere un testo, gli ultimi ci dicevano: avete già il testo. Questo per dire che abbiamo, in itinere, costruito quello che è stata definita da tutti voi, una buona legge. Abbiamo firmato un protocollo di intesa con le Organizzazioni sindacali, abbiamo avuto il parere favorevole alla Conferenza delle Autonomie locali.
Ringrazio tutti i Consiglieri della IV Commissione. Sul territorio abbiamo attuato le consultazioni per quadrante, anche sulla base di suggerimenti che sono arrivati dal territorio, presentato emendamenti accolti anche in Commissione, qualcuno dei quali ha anche migliorato la legge. Ringrazio in modo particolare il relatore, il Consigliere Gallarini che ha illustrato molto bene le finalità della legge ed ha anticipato l'apertura al contributo di tutti perché la legge nasce dal territorio nasce con il territorio e vuole essere aperta a tutti i contributi.
D'altra parte non potrebbe essere diversamente vista l'impostazione.
Per capire meglio l'impostazione della legge, e con questo rispondo a diverse osservazioni, basta soffermarsi a leggere gli articoli 2 e 3.
L'articolo 3 recita: "Al fine di favorire il benessere della persona, la prevenzione del disagio e il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali, la Regione programma ed organizza il sistema integrato degli interventi e servizi sociali secondo i principi di sussidiarietà cooperazione, efficacia ed efficienza, omogeneità territoriale, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità dell'amministrazione.
Autonomia organizzativa e regolamentare degli Enti locali". Anche l'articolo 3, che non leggo per brevità, riguarda i principi e le modalità per l'erogazione dei servizi.
Voglio ricordare che il provvedimento in discussione è un disegno di legge che deve precedere il Piano sociale sanitario, così come è avvenuto con la legge n. 328, la legge Turco, che ha preceduto il Piano nazionale e i vari DPCM attuativi. A questa legge seguirà il Piano sociale sanitario le varie delibere, linee guida attuative della legge, così come è avvenuto a livello nazionale. Ricordo la legge n. 328, approvata ad ottobre 2000, il Piano Nazionale Sociale, pubblicato il 6 agosto 2001 prima e dopo i vari DPCM, il 3 e il 108 per le IPAB (servizio alla persona): Rassicuro, chi teme di approvare una buona legge, che può rischiare di rimanere una semplice annunciazione di principi verso i quali siamo tutti d'accordo. Noi stiamo lavorando alle linee guida per i Piani di zona.
Ringrazio veramente tutti i miei collaboratori a partire dall'ingegnere Teppa, trattenuto oggi come volontario anche per favorire la cittadinanza attiva dei pensionati, i direttori dei consorzi, alcuni responsabili delle ASL che hanno contribuito ad estendere questo disegno di legge.
Stiamo lavorando per i Piani di zona, sono già coinvolte le Province gli enti gestori, i sindacati per poterli, nel giro di un mese, approvarli come Giunta. Stiamo lavorando per l'accreditamento. Si è parlato dei LEA facendo anche un po' di confusione con i LIVEAS. Per quanto riguarda i LEA voglio ricordare che l'accordo è vicino. Abbiamo avuto un comunicato stampa, dopo l'incontro al tavolo tecnico politico di circa quindici giorni fa presso la sanità, per attuare il decreto Sirchia tranne che per la psichiatria. Per la psichiatria vogliamo un percorso triennale di accompagnamento. Su questa ipotesi, c'è un accordo che dovrà essere concretizzato, mi auguro, nel mese di ottobre.
Invece, per quanto riguarda i livelli dell'assistenza, stiamo aspettando e collaborando, a livello nazionale, per la definizione dei livelli essenziali che sono di competenza dello Stato. Poiché anche in Piemonte abbiamo un'assistenza a macchia di leopardo, poiché è stato anche ricordato che il Piemonte ha fatto scuola per quanto riguarda le politiche sociali (ricordiamo la legge n. 20, la legge n. 62 del 95) devo anche ringraziare gli Assessori che mi hanno preceduto alle politiche sociali perché, anche da loro, sono venuti suggerimenti per questa nuova legge.
Abbiamo fatto un incontro proprio nelle consultazioni iniziali e diversi suggerimenti sono arrivati sulla base della loro esperienza, anche legislativa.
Abbiamo pubblicato "I numeri dell'assistenza in Piemonte"; siamo alla terza pubblicazione, copia della quale abbiamo sempre mandato a tutti i Consiglieri.
Abbiamo anche fatto circolare "Le buone prassi" attraverso una comunicazione sociale molto puntuale.
Abbiamo incontri mensili stabiliti dal "calendario del sociale", che anche voi avete ricevuto a Natale, per due anni di seguito, da dove si evince che al primo lunedì dei mesi pari si incontrano gli Enti gestori mentre il primo lunedì dei mesi dispari le Province. In genere avviene che ci incontriamo sempre tutti insieme, tutti i mesi, perché gli argomenti sono tanti. Però, visto che l'assistenza in Piemonte è a macchia di leopardo, non escludiamo di poter anche anticipare la decisione del livello nazionale se questa dovesse tardare molto, perché è giusto dare omogeneità agli interventi.
Abbiamo approvato, come Giunta, la legge sulle IPAB, che è all'esame della IV Commissione.
A novembre 2002 la Giunta, con la D.G.R. n. 44, ha dato le prime indicazioni applicative del decreto n. 308.
Siamo più che favorevoli ad accogliere gli emendamenti che potrebbero all'interno dei principi degli articoli 2 e 3, che ho citato prima migliorare il testo e meglio rispondere ai bisogni dei cittadini.
Noi conosciamo i bisogni della nostra Regione attraverso le puntuali relazioni degli Enti gestori, che con la pubblicazione già richiamata si è cercato di far conoscere.
Ovviamente dobbiamo ancora migliorarci tantissimo, però sappiamo che questa è la strada giusta: avere l'informazione dal territorio, far ritornare l'informazione al territorio; approfondire tutto quello che i numeri ci indicano che deve essere approfondito.
Noi siamo certi che il Piano di zona potrà veramente essere lo strumento di programmazione che razionalizza gli interventi sul territorio.
Il Piano di zona è un vero e proprio Piano regolatore del sociale e noi siamo intenzionati a farlo funzionare bene, perché altrimenti fallisce tutta l'impostazione della legge. Stiamo, a questo proposito, lavorando con il territorio.
Sappiamo che dobbiamo dare molte risposte, ad esempio, ai problemi dell'infanzia. In Piemonte abbiamo 105.000 bambini in età da asilo nido, ma nemmeno 11.000 posti nei nostri asili nido. E' chiaro che bisogna intervenire con urgenza per potenziare questi servizi.
Sono tantissimi i bambini che vengono accuditi dalle nonne. Sappiamo tutti che, con l'innalzamento dell'età pensionabile, tante nonne lavorano ancora e quelle che non lavorano sono divise tra genitori anziani a cui badare e nipotini che hanno bisogno di loro.
Abbiamo appena chiuso ieri un bando per gli asili nido, che dalle prime indicazioni, date dai miei uffici, ha visto 50 progetti presentati all'Assessorato per attivare circa 1000 posti, quindi è già un passo avanti, che dimostra che stiamo lavorando insieme e che il territorio condivide il nostro programma, venendoci incontro. Ed è chiaro però che non dimentichiamo anche i bambini che non hanno famiglia e che sono nelle nostre comunità.
Voglio dire a tutti che in Piemonte vi sono circa 1000 bambini in queste comunità; sono bambini che non possono andare in adozione o in affidamento perché i loro genitori non possono prendersi cura di loro perché detenuti o tossicodipendenti, dunque un po' irresponsabili. Noi stiamo lavorando per fare uscire questi bambini dalle comunità o perlomeno, per farli rimanere il minor tempo possibile. Stiamo anche ultimando il testo relativo agli standard delle comunità per minori.
Abbiamo già inviato la prima bozza alle Province, agli Enti gestori e al CORESA proprio perché vogliamo una proposta che sia condivisa. Stiamo lavorando alla delibera per l'affido familiare, cercando soluzioni innovative. Vogliamo contribuire a mantenerli a casa il più possibile, come prevede la legislazione nazionale.
Lo stesso discorso lo facciamo per gli anziani. Mantenere gli anziani a domicilio attraverso l'assistenza domiciliare e gli assegni di cura.
Abbiamo distribuito con delibera del Consiglio regionale parte dei fondi della legge Turco proprio per mantenere l'anziano a casa, anche attraverso l'assegno di cura.
Abbiamo lasciato liberi gli Enti gestori di stabilire i parametri essendo tutto il Consiglio già d'accordo fin dall'inizio, in modo che adesso siamo quasi pronti per delle linee guida che tengano conto delle diverse particolarità.
Vedo attento il Consigliere Bolla che più di una volta ha osservato che non è giusto che in un consorzio ci si comporta in un modo, in un altro ci si comporta in modo diverso. Questo fa parte dell'autonomia delle risposte che vengono date ai cittadini.
Andiamo avanti con i centri diurni residenziali, con i servizi di sollievo. Ha ragione chi sostiene che dobbiamo aiutare la famiglia e i familiari, che magari hanno bisogno di supporto per andare in ferie, ma anche per ragioni di salute, quindi questi servizi sono essenziali.
Facciamo anche un'azione attraverso le cure domiciliari, il telesoccorso e la teleassistenza, ma cito iniziative a voi già note.
Contrasto alla solitudine: il 5 maggio abbiamo assunto come Giunta, due delibere. Nella prima, il 21 giugno, primo giorno d'estate, (sappiamo che l'estate accentua la solitudine, che però dura tutto l'anno) è indetto come giornata di contrasto alla solitudine. Abbiamo ripartito agli Enti gestori dei finanziamenti, non tantissimi, per fare delle azioni di contrasto alla solitudine, comunicandole all'Assessorato per fare una pubblicazione da far circolare. Sono d'accordo che la solitudine è trasversale, quindi interessa giovani e anziani.
Abbiamo anche deliberato un bando (la scadenza è prevista per il 31 ottobre) per tutti i centri di aggregazione per minori e disabili prevedendo anche i circoli, che sono luoghi dove gli anziani si recano (vi sono, infatti, tanti circoli ACLI e ARCI).
L'importante è che non abbiano finalità di lucro, ovviamente. E' chiaro che da soli come Regione non riusciremo mai a essere veramente pregnanti ed efficaci, abbiamo bisogno - come già avviene - di lavorare in rete con tutti. Molti anziani non hanno più la famiglia, oppure la famiglia non è più in grado di prendersi cura di loro e allora noi dobbiamo impegnarci per migliorare la qualità della vita nelle Case di riposo. Nel nostro Piemonte ci sono 780 presidi e abbiamo quarantamila cittadini nelle Case di riposo.
Non vogliamo dare risposte standardizzate; vogliamo evitare lo sradicamento dell'anziano che entra autosufficiente in una Casa di riposo e diventa poi parzialmente o completamente non autosufficiente.
Abbiamo approvato una delibera - che qualcuno può definire coraggiosa in cui permettiamo all'anziano di poter continuare a rimanere nella Casa di riposo, attraverso un piano assistenziale individualizzato.
Per due volte abbiamo bloccato il contratto dei medici di famiglia, per aggiungere il "famoso" articolo 11, che garantisce la presenza del medico di famiglia con un accordo presso le Case di riposo per autosufficienti.
Lunedì 6 ottobre, all'incontro dei gestori parteciperanno anche i Presidenti delle Associazioni dei medici di famiglia, i quali, avendo dichiarato di conoscere poco il sociale, sentono la necessità di sapere di più. Con i piani di zona questo avverrà; intanto incominciamo a ragionare.
Abbiamo modificato le regole, ma la preoccupazione e la tutela degli anziani è forte, tant'è che abbiamo voluto monitorare la qualità della vita all'interno delle Case di riposo.
Abbiamo scoperto - do un dato - che su 864 cittadini visitati, 169 presentavano piaghe da decubito, un'incredibile sofferenza.
Insieme alla Compagnia San Paolo abbiamo istituito un bando - più di tre miliardi delle vecchie lire - per comprare ausili, materassi e cuscini antidecubito, che, ovviamente, sono stati molto graditi.
Continuiamo in questa direzione, non avendo la pretesa di risolvere tutti i tanti e dolorosi problemi.
Si è molto parlato di integrazione e, a questo proposito, voglio sottolineare che l'integrazione dev'essere a tutto campo, oltre che con la sanità anche con tutti gli altri Assessori. Avete ricevuto la pubblicazione "Valori senza bandiere" per i disabili, che riporta l'impegno di tutti gli Assessori. Indirettamente penso di rispondere ai vari quesiti.
Si è parlato del volontariato. La legge riconosce l'alto valore del volontariato e gli attribuisce una pari dignità con gli altri soggetti chiamati alla programmazione nei piani di zona; non solo, ma svincola i finanziamenti delle fondazioni.
Per l'integrazione del socio-sanitario, pensiamo di aver individuato i percorsi e gli strumenti per realizzare, con effettiva ed efficace integrazione, gli articoli 8-17-20. L'integrazione percorre un po' tutta la legge, dall'inizio alla fine.
Per i finanziamenti, la legislazione nazionale riconosce i Comuni quali titolari delle competenze in ambito sociale. Noi interveniamo, come Assessorato alle politiche sociali, attraverso il fondo regionale per la gestione. A memoria ricordo una tabella che dimostra che l'impegno della Regione Piemonte è passata, dai 30 milioni di euro nel 1995, ai 51 milioni nel 2003. Dal 2000, con la legge Turco, abbiamo ulteriori 35 milioni.



RIGGIO Angelino, (fuori microfono)

Diciamo se è vero che i Comuni hanno incrementato di più della Regione.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Arrivo, arrivo, ci sto arrivando.
Se analizzate i numeri dell'assistenza (la terza edizione con la prima) potete notare che qualche consorzio e qualche Comune hanno aumentato la quota pro capite. Possiamo affermare che l'impegno sociale in Piemonte è di 565 milioni di euro; di questi, 164 sono a carico dei Comuni; 104 a carico del mio Assessorato (compresi i 35 milioni della legge Turco); 250 a carico delle varie ASL, ad integrazione, e 47 milioni ad altre entrate. In alcuni Comuni abbiamo una quota pro capite che corrisponde a dieci euro, per arrivare al Comune di Torino, dov'è pari a quasi cento euro. Qui ci sarebbe un discorso storico da affrontare, ma lo farò in un'altra occasione. In sede di bilancio 2004, mi auguro veramente che si possano trovare ulteriori risorse.
Per quanto riguarda l'esigibilità, neanche con la legge Turco si è riusciti a stabilirla come principio assoluto, come tutti vorremmo. Abbiamo dei vincoli finanziari. Abbiamo cercato di fare un passo avanti, come ci è stato anche riconosciuto da molti, che potete ritrovare agli articoli 19-22 23. Su questo, comunque, siamo disponibili a ragionare ulteriormente volendo dare ai piemontesi la miglior legge possibile.



PRESIDENTE

Chiedo scusa se ho cercato di condensare la relazione dell'Assessore Cotto.
Per questa sera possiamo chiudere i lavori. Avevo fissato una riunione dei Capigruppo per domani, se siete tutti d'accordo, possiamo fissare già la seduta a martedì con la prosecuzione degli argomenti che oggi non sono stati affrontati cominciando dalla votazione sugli ordini del giorno e, poi, riprendendo l'esame della legge; naturalmente, affronteremo anche le interrogazioni.
La riunione dei Capigruppo di domani è annullata.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.30)



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