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Dettaglio seduta n.396 del 01/10/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.30 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.01)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio Regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Burzi, Casoni, Ghigo Racchelli, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ugo Cavallera


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 116 del 29 settembre 2003, il Presidente della Giunta regionale, on. Enzo Ghigo, ha attribuito temporaneamente le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale per la seduta antimeridiana del 1° ottobre 2003 all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 407 "Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 407.
E' relatore il Consigliere Gallarini, che ha pertanto facoltà di intervenire.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la tematica connessa alle politiche sociali ha subito, nel corso dell'evoluzione storica, profonde modifiche di natura sia concettuale che operativa.
Fino all'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e prima dell'avvento delle grandi riforme istituzionali che hanno caratterizzato la storia legislativa del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, la cornice normativa di disciplina dell'assistenza era definita dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 (la cosiddetta "legge Crespi"), volta a delineare una funzione eminentemente tutoria e protezionistica delle istituzioni, in capo alle quali erano pertanto riconnesse competenze e finalità di sostegno e sollievo alle multiformi situazioni di disagio e bisogno, attraverso un approccio di natura decisamente centralistica che garantiva un costante controllo statale sul corretto perseguimento di finalità considerate di interesse pubblico.
Il riconoscimento costituzionale della libertà dell'assistenza privata introdotto dall'articolo 38, l'istituzione delle Regioni ed il conseguente trasferimento delle funzioni statali di assistenza e beneficenza nonché il riordino del settore sanitario pubblico e l'istituzione del servizio sanitario nazionale, per citare soltanto alcune delle riforme più significative, hanno determinato la progressiva inadeguatezza di una normativa sempre più chiusa in se stessa e certamente non più rispondente anche in termini di snellezza operativa, alle attuali esigenze della società.
Dopo l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana ha preso a delinearsi un nuovo assetto dello Stato-ordinamento, che inevitabilmente ha determinato ripercussioni notevoli sul concetto stesso di tutela sociale.
Il conferimento di competenze normative ed amministrative alle Regioni ha messo in crisi l'assetto centralistico del modello assistenziale previgente, determinando quindi, con i conseguenti provvedimenti governativi attuativi, a partire dal fondamentale D.P.R. 24 luglio 1977, n.
616 sino al più recente decreto legislativo 31 marzo 1988, n. 112, la progressiva creazione di una rete multiforme di soggetti erogatori di prestazioni sociali che ha fatto parallelamente sorgere l'esigenza di proiettare in visione sinergica e propositiva le varie tipologie di sostegno pubblico.
In parallelo all'evoluzione centrifuga sopra descritta, si è inoltre sviluppato un deciso mutamento di tipo ontologico del concetto stesso di prestazione assistenziale che è progressivamente passato da un sistema di tutela e protezione pietistica delle situazioni di indigenza ad un modello articolato di erogazione di prestazioni e servizi finalizzato alla creazione di un sistema integrato di interventi rivolti all'intera comunità nell'ottica della sicurezza sociale di tutti i cittadini a partire dall'analisi delle singole situazioni soggettive.
Il punto finale di tale processo evolutivo deve essere identificato in due tappe fondamentali: da un lato il nuovo assetto costituzionale emergente dalla revisione dell'articolo 117, che conferma alle Regioni poteri e competenze concorrenti e, secondo una parte della dottrina addirittura esclusive nell'ambito delle politiche sociali; dall'altro lato l'entrata in vigore della legge 22 novembre 2000, n. 328, che ha definitivamente consolidato il superamento di una concezione di tipo assistenzialistico che vede l'intervento pubblico come momento di sollievo e di riparazione di situazioni di disagio, per addivenire ad un moderno concetto di politica sociale ispirato ad un modello di intervento integrato e fondato sulla promozione del raggiungimento di un sistema globale di benessere sociale ed individuale.
I filoni conduttori del modello sistematico delineato dalla legge 328/2000 sono molteplici. Una prima caratteristica va individuata nella pluralità dei soggetti erogatori delle prestazioni sociali, non più identificabili nel solo attore pubblico, bensì scomponibili in una multiforme gamma di categorie che vanno dagli enti locali agli organismi della cooperazione, alle organizzazioni di volontariato, alle associazioni di promozione sociale, fino a comprendere ogni altra aggregazione di natura pubblica e privata.
La seconda specificazione, che alla prima si interfaccia in maniera indissolubile, va identificata nella necessità di un'azione integrata dei vari soggetti sopra elencati, che devono commisurare le proprie azioni d'intervento all'interno dei confini di una programmazione generale e settoriale articolata sul territorio, secondo i principi di sussidiarietà cooperazione ed efficacia degli interventi.
La visibile traduzione normativa dei filoni conduttori sopra ricordati può essere agevolmente rintracciata nell'elenco dei soggetti erogatori delle prestazioni sociali delineato dalla citata legge 328/2000 nell'ambito della quale, accanto agli enti locali ed agli altri soggetti pubblici, vengono inseriti nel sistema integrato dei servizi sociali gli organismi non lucrativi di utilità sociale, gli organismi della cooperazione, le fondazioni, gli enti di patronato, nonché gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi e intese.
La legge quadro nazionale che delinea il nuovo sistema dei servizi sociali consente sia di dotare il Paese di una omogenea strategia di intervento assistenziale, sia di determinare principi e sistemi organizzativi univoci entro cui far operare la legislazione regionale senza i quali si correva il rischio di attivare sistemi molto differenziati l'uno dall'altro tali da rappresentare in futuro fonte di ingiustizia sociale.
Il disegno di legge regionale, di cui si chiede all'Aula consiliare sollecita approvazione, è finalizzato da un lato a definire la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali, secondo i principi fondamentali definiti dalla citata legge 328/2000 e dai relativi atti governativi di indirizzo e coordinamento, e dall'altro lato, a delineare un riordino della legislazione regionale di settore, con una compiuta serie di modifiche ed integrazioni a molte leggi regionali vigenti, nonché con l'abrogazione di numerosi altri provvedimenti legislativi la cui peculiarità risulta superflua alla luce del quadro sistematico generale connesso all'attuale disegno di legge.
Prima di passare all'illustrazione sommaria dei contenuti del provvedimento, è opportuno ricordare che il presente disegno di legge riveste il ruolo di legislazione quadro, provvedendo pertanto a delineare funzioni, sistemi e procedure di azione e rinviando a successivi atti di attuazione l'individuazione degli interventi specifici e dei singoli momenti di programmazione.
Il disegno di legge, dal punto di vista della progressione contenutistica, è suddiviso in tre parti.
Nell'ambito della prima parte il titolo I, nello spirito delineato dalla legislazione nazionale, pone come principi generali per la realizzazione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali, la sussidiarietà orizzontale e verticale, la cooperazione tra soggetti pubblici e privati, l'efficienza ed efficacia degli interventi e l'autonomia organizzativa garantita agli enti locali, ed individua, a titolo di criteri fondamentali per l'erogazione dei servizi la pari opportunità di accesso alle prestazioni ed ai servizi e la centralità della persona umana quale soggetto primario di riferimento per gli interventi.
Sempre nell'ambito della prima parte, il titolo II provvede ad identificare le funzioni dei soggetti attori del sistema integrato delineando le competenze sia dei soggetti istituzionali, con particolare attenzione alla centralità dei comuni quali soggetti primari nell'ambito della programmazione e gestione degli interventi, sia degli altri soggetti pubblici e privati non aventi scopo di lucro, quali le organizzazioni di volontariato, le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB) gli enti di patronato e di promozione sociale e gli organismi non lucrativi di utilità sociale.
In questo complesso di disposizioni meritano di essere ricordate l'individuazione dei distretti sanitari quali ambiti territoriali ottimali per la gestione degli interventi e l'elezione della gestione associata quale forma operativa ottimale per garantire l'efficacia e l'efficienza delle prestazioni erogate.
Il titolo III definisce gli strumenti e gli atti di programmazione socio-assistenziale, individuati nel piano regionale degli interventi e servizi sociali e nei piani di zona predisposti dai comuni singoli od associati, d'intesa con le ASL interessate, e provvede ad identificare nella concertazione e cooperazione tra i vari soggetti, nonché nel coordinamento delle politiche sociali con gli interventi previsti nell'ambito della formazione, del lavoro, della sicurezza e dell'edilizia i metodi operativi da seguire per la stesura dei citati strumenti programmatici.
Particolare attenzione è inoltre conferita, da parte del titolo IV, al processo di integrazione socio-sanitaria ed all'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni erogate, mentre il titolo V individua i criteri di accesso alle prestazioni erogate nonché i diritti e le facoltà concesse ai destinatari di tali prestazioni.
Il titolo VI definisce le procedure di autorizzazione e di accreditamento delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie ed individua i soggetti destinati a svolgere le funzioni di vigilanza su tali presidi, provvedendo inoltre a delineare il sistema sanzionatorio nei casi di inadempienza ai requisiti richiesti dalla legge per l'attività dei medesimi.
Il titolo VII provvede ad identificare le figure professionali dei vari operatori dei servizi sociali, delineandone inoltre i percorsi formativi mentre il titolo VIII definisce le risorse finanziarie, sia di parte corrente sia di investimenti, finalizzate alla compiuta realizzazione degli interventi, dedicando particolare attenzione alla composizione ed ai metodi di riparto del fondo regionale per la gestione del sistema integrato.
Il titolo IX, infine, definisce la titolarità degli oneri connessi all'erogazione delle prestazioni, dedicando particolare attenzione alla tematica della compartecipazione degli utenti al costo dei servizi erogati.
La seconda parte del disegno di legge individua e definisce gli ambiti di intervento delle singole politiche settoriali regionali, che si estendono dalla tutela materno-infantile, alla promozione degli interventi per le famiglie, per le persone disabili, per le persone anziane, per le persone detenute ed ex detenute, nonché per i soggetti senza fissa dimora o con problemi di dipendenza.
In questo ambito il dibattito di Commissione ha suggerito l'opportunità di precisare che, ai fini dell'attuazione delle singole politiche settoriali, le attività di promozione regionale devono essere individuate nell'ambito della programmazione socio-sanitaria triennale.
La terza parte del provvedimento provvede al già citato riordino normativo individuando le leggi regionali oggetto di modifica ed integrazioni, nonché le leggi regionali di cui si propone l'abrogazione.
Completa il provvedimento la norma finanziaria, che demanda agli strumenti finanziari previsti dal vigente ordinamento contabile regionale il reperimento delle risorse destinate alla copertura degli oneri derivanti dall'applicazione della legge.
Letta questa parte di relazione, non voglio sottrarmi dal fare alcune considerazioni, anche se questo provvedimento importante è introdotto in un disinteresse quasi generale.



(Commenti in aula)



GALLARINI Pierluigi, relatore

Noi riteniamo che sia un provvedimento corposo e robusto dal punto di vista dell'incardinamento di tutta questa normativa di recepimento della legge Turco, con alcune innovazioni e modifiche che mi permetterò, in sintesi, di sottolineare. E' un momento storico, in cui agosto è appena alle spalle; tutti hanno vissuto un periodo nel quale c'è stata l'acuzie del problema socio-assistenziale degli anziani e abbiamo visto il modo di approcciarsi a questo problema da parte della nostra società. Penso che tutti questi eventi non siano passati inosservati.
Quindi questa legge, che possiamo definire con una certa ambizione legge quadro, sotto certi aspetti, rappresenta un traguardo rilevante per la Giunta Ghigo e per l'Assessore Cotto.
Ho avuto modo di seguire in Commissione tutti i lavori relativi al disegno di legge in discussione; in IV Commissione, sono state avanzate da diverse parti e componenti politiche richieste di aspettare a portare avanti questo provvedimento nell'ambito della cornice del Piano generale socio-assistenziale.
Ciononostante, l'Assessore Cotto ha voluto, con determinazione condurlo in porto, con il contributo di tutti i componenti della IV Commissione. Noi riteniamo sia stata una scelta giusta.
Certo, qualcuno potrà dire che questo provvedimento è troppo appiattito sulla legge Turco, ma altri potrebbero domandarsi come mai una Giunta di centrodestra recepisce quasi integralmente o, comunque, in larga misura quanto era predisposto da un Governo di centrosinistra.
Io penso che nel 2003, con i tempi che stiamo vivendo, il centrodestra e il centrosinistra si possano e forse si debbano ancora dividere sui sistemi di produzione della ricchezza. Al massimo, ci si può dividere su come si tassa la produzione della ricchezza, ma non vedo perché debbano necessariamente esserci delle differenze rispetto alla distribuzione della ricchezza verso le categorie sociali più deboli, soprattutto in un mondo in cui la produzione della ricchezza dipende dal sistema politico in vigore nei vari paesi in misura sempre decrescente.
Oggi, quattro o cinque soggetti potenti dell'economia, nell'ambito del pianeta, premono dei pulsanti, si sentono da un punto all'altro del globo e decidono come vanno indirizzate le economie mondiali. Molte volte i governi nazionali, siano essi di centrodestra o di centrosinistra, possono influire ben poco.
Visto che, per questioni che superano la nostra volontà e la nostra dimensione, molte volte viene meno la possibilità di poter incidere, come avveniva nei decenni scorsi, sui sistemi di produzione e di dislocazione delle fonti di ricchezza, a maggior ragione deve crescere la dimensione e il segmento relativo alla distribuzione sociale della ricchezza.
Nell'ambito di questo segmento, riteniamo che il disegno di legge che l'Assessore Cotto porta oggi in Consiglio sia un provvedimento cardine e fondamentale.
Probabilmente non è ancora l'obiettivo che tutti noi vorremmo porci (noi in particolare). In proposito, cito una frase che ho sentito di recente, relativamente alla formazione della Giunta alla Provincia di Roma che mi è piaciuta molto, anche se si tratta di una Giunta di centrosinistra: "Noi dobbiamo trasformare i servizi sociali in diritti".
Penso che questa sia una pregevole affermazione, che personalmente condivido.
Mi auguro che, indipendentemente dalle sigle e dagli orpelli strumentali o dalle divisioni artificiose, ci possa essere un comune denominatore che tenda a privilegiare questi settori sociali con un'azione che, al di là del colore politico, si rivolga alle fasce deboli della nostra società, che sono sempre più emarginate dal vorticoso procedere di quei fenomeni ai quali accennavamo prima.
Detto questo, non voglio nemmeno esimermi dal ricordare un progetto di legge che noi, come Gruppo di Forza Italia - il Capogruppo Bolla e altri colleghi - abbiamo presentato nel novembre dell'anno scorso. So che l'Assessore l'ha accolto con favore e che, finora, sono state fatte le consultazioni.
Responsabilmente, non abbiamo ritenuto di premere sull'acceleratore per portare avanti con forza quel provvedimento, perché ci rendiamo conto che sono esistite ed esistono emergenze disseminate dal novembre dell'anno scorso ad oggi, perciò responsabilmente abbiamo ritenuto di procedere alla consultazione e di non pigiare sull'acceleratore.
Ritengo che eventi recenti e concezioni e filosofie radicate in noi ci suggeriscano di iniziare il cammino in Commissione. Mi auguro che, da parte dell'Assessore e dei Capigruppo, soprattutto di maggioranza - ma immagino che anche le minoranze debbano e possano essere d'accordo - ci sia la volontà di portare avanti un provvedimento che, a novembre dell'anno scorso, sembrava un po' rivoluzionario, mentre oggi lo è molto meno.
Il provvedimento, nella sua sintesi, tende a vincolare ai servizi sociali una parte degli oneri di urbanizzazione che le nostre comunità locali del Piemonte versano ai Comuni, passando dalla cultura dei lavori pubblici alla cultura dei servizi alla persona.
Noi riteniamo che questa fase storica si presti e richieda con urgenza una sintonizzazione su questa nuova lunghezza d'onda, diversa rispetto a quelle su cui siamo stati sintonizzati negli ultimi decenni.
Se questo avverrà - e, per quanto ci riguarda, cercheremo di forzare in questa direzione, sperando di trovare collaborazione in tutte le forze politiche del Consiglio - riteniamo che si possa aggiungere un ulteriore tassello.
La relazione letta, predisposta dai funzionari - noi abbiamo partecipato solo in piccola misura - è molto bella, dice delle cose stupende e probabilmente nelle considerazioni che ognuno di noi farà in quest'aula si diranno cose altrettanto stupende; ma poi, se non ci sono gli euro stanziati sul bilancio, le parole restano parole.
Non posso dimenticare che questo Consiglio, nel febbraio di quest'anno ha strappato col forcipe, sotto certi aspetti, venti milioni di euro per aumentare i posti nelle residenze per anziani ultrasessantacinquenni dopodiché si sono fatti vari conticini e alla fine si è affermato che i nuovi posti sarebbero stati 1500-1600. Ebbene, oggi siamo al primo ottobre e di quei posti c'è solo qualche labile traccia: chi parla di 500, chi di 600, nei corridoi. Come mai? La forza di quest'assemblea presenta tutti i limiti che molte volte il Consigliere Tapparo ha evidenziato. Il collega l'ha sottolineato maggiormente e io sono molto vicino a lui su queste considerazioni di fondo. La nuova legge ha assegnato a quest'aula un'autorevolezza un po' sbiadita, e purtroppo lo stiamo registrando nei fatti in questa legislatura.
Pure in quest'autorevolezza sbiadita, talvolta l'assemblea riesce ad esprimere a grosso consenso, quasi unanime, la volontà di andare in una certa direzione, ma poi si trova a fare i conti con bardature, orpelli palle al piede, molte volte di natura tecnica o legate a piccoli orticelli e recinzioni da salvaguardare e da difendere a spada tratta. Ebbene, queste cose le abbiamo già accettate a lungo e ormai le accettiamo a stento.
Penso che dopo sette mesi ci siano le condizioni perché tutti assieme si forzi in questa direzione e si arrivi a far sì che la volontà espressa in allora dal Consiglio, con l'assenso della Giunta e in particolare dell'Assessore Cotto, si traduca, nei tempi più brevi possibili, in concretezza e in una risposta che sia adeguata a quella volontà che noi riteniamo sia stata estremamente positiva e innovativa e che, nelle parole di tutti noi, voleva essere non un tassello isolato, ma un primo tassello cui ne sarebbero seguiti altri, per arrivare ad un mosaico che potenziasse in quella direzione.
Sentiamo dire - e io l'ho sentito in diverse occasioni, in questi ultimi tempi - da parte dei medici che hanno vissuto sul campo l'esperienza degli anziani in agosto (in Italia, certo non in Francia, là sarebbe stato ancora peggio, molto peggio, purtroppo), che molte volte è sufficiente un bicchiere o una bottiglia d'acqua per andare incontro alla disidratazione che invece porta al decesso se nelle residenze gli anziani non hanno climi umanizzanti anche solo dal punto di vista del condizionamento dell'aria e quindi della temperatura rispetto al calore di quest'estate, che potrebbe anche ripetersi, o se, soli nella propria stanza o nel proprio appartamento, non c'è una struttura, un minimo di supporto che porti loro anche solo il bicchiere o la bottiglia d'acqua (peraltro, costano pochissimo). Penso che ci debba essere un impegno da parte nostra in questo senso.
Questo disegno di legge, se il Consiglio lo trasformerà, magari migliorandolo - ci sono molti emendamenti, alcuni dei quali sappiamo che la Giunta è intenzionata ad accogliere - riteniamo che possa essere un passo non risolutivo, non esaustivo, ma sicuramente un passo importante nel creare una cornice all'interno della quale il Consiglio e, soprattutto, la nostra parte politica vorrà iniettare euro già a iniziare dal bilancio 2004, in modo tale che quel tassello non resti isolato.
Spero che si possa avere la forza per far sì che si realizzi quel tassello e che non si rimanga prigionieri di potentati tecnici locali che privilegiano il tappare buchi in una certa direzione anziché il creare opportunità nell'altra, così come invece il Consiglio aveva sottolineato. E in questo senso il provvedimento rappresenta sicuramente un passo importante.
Vorrei elencare, in sintesi, quelle che secondo me - abbiamo messo gi queste considerazioni con l'Assessorato Cotto - sono alcune novità principali del provvedimento: incentivazione alla gestione associata: rafforzamento della politica regionale volta ad incentivare la gestione associata dei Comuni per l'esercizio degli interventi e servizi sociali e per l'erogazione della totalità delle prestazioni, individuando l'ambito territoriale del distretto sanitario come ottimale, anche per assicurare la migliore integrazione con i servizi sanitari. A tal fine, sono previste forme di incentivazioni e disincentivazioni finanziarie da parte della Regione per gli Enti che assicurino o no la gestione associata e complessiva degli interventi piani di zona: previsione dei piani di zona, approvati con accordi di programma vincolanti, con i quali i Comuni, le ASL, le Province, le Ipab e gli altri soggetti del terzo settore definiscono il sistema degli interventi e dei servizi sociali, con l'obbligo di coincidenza con i piani attuativi aziendali delle ASL per le attività di integrazione socio sanitaria prestazioni essenziali: individuazione delle prestazioni essenziali che devono essere garantite a tutti i cittadini piemontesi, per garantire omogeneità di trattamento sul territorio strumenti di informazione, partecipazione e tutela dei cittadini: previsione da parte dei Comuni di piani di comunicazione sociale, quale ad esempio il bilancio sociale, con i quali qualificare il proprio rapporto con i cittadini; previsione di strumenti di informazione e partecipazione quale la carta dei servizi e di tutela dei cittadini quali gli uffici di garanzia controlli di gestione: adozione di sistemi di controllo di gestione da parte degli Enti gestori istituzionali che consentano analisi comparative di efficienza e di efficacia, oltre che costituire fonte informativa per la programmazione regionale autorizzazione, vigilanza e accreditamenti: attribuzione della competenza ai Comuni sull'autorizzazione, sulla vigilanza e sull'accreditamento delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie; individuazione dei criteri in base ai quali la Giunta regionale definisce le procedure per il processo di accreditamento delle strutture da parte dei Comuni; previsione di un organico sistema normativo per l'autorizzazione e la vigilanza delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie attività socio-assistenziali già esercitate dalle Province: definitiva attribuzione ai Comuni della competenza sull'attività esercitata dalle Province relativa ai non vedenti, agli audiolesi e ai figli minori riconosciuti dalla sola madre, con relativa devoluzione ai Comuni delle risorse economiche provinciali promozione e sostegno sociale della famiglia: riconoscimento della famiglia quale soggetto fondamentale e primario per la formazione e la cura delle persone e quale ambito unitario per ogni intervento riguardante la salute, l'educazione, lo sviluppo culturale e la sicurezza sociale. In particolare, vengono promosse ed incentivate, tra le altre, forme di sostegno alla famiglia alternative al ricovero anche mediante assegni di cura, titoli per l'acquisto di servizi sociali, prestiti sull'onore interventi per il soddisfacimento di esigenze abitative, quali ad esempio interventi innovativi di residenzialità temporanea diurna, notturna e stagionale, ovvero il recupero del patrimonio residenziale attraverso frazionamenti delle unità abitative eccedenti le ordinarie necessità degli anziani, iniziative di riorganizzazione dei servizi pubblici per coordinarle alle esigenze familiari e la costituzione di banche del tempo ulteriore novità: servizio civile volontario per i giovani e per le persone anziane, quindi promozione di iniziative di attività di servizio civile volontario per i giovani, anche nello spirito della legge 6 marzo 2001, n. 64 "Istituzione del servizio civile nazionale", e di servizio civico volontario delle persone anziane per favorire la loro partecipazione alla vita sociale e culturale della comunità nella quale vivono ulteriori iniziative di promozione del volontariato: previsione di contributi ai Comuni e ad altri Enti pubblici perché ristrutturino propri immobili da affidare gratuitamente ad organizzazioni di volontariato per la propria sede, nonché previsione di contributi diretti alle organizzazioni di volontariato per mutui dalle stesse contratti per sostenere la propria attività; finanziamento di progetti da parte dei centri di servizio per il volontariato definizione di criteri per l'utilizzo, da parte dei centri di servizio per il volontariato, dei propri fondi, prevedendo in particolare il diretto finanziamento di progetti alle organizzazioni di volontariato gestione indiretta degli asili nido comunali: è consentito agli asili nido di proprietà comunale - ma gestione indiretta - l'accesso ai contributi previsti dalla legge n. 3 del 1973 Personale dei servizi sociali. Individuazione delle figure professionali operanti nei servizi sociali e precisazione delle relative qualifiche e titoli di studio. In particolare, viene introdotta la figura dell'operatore sociosanitario e viene consentito, al laureato in scienze dell'educazione, di operare nei servizi come educatore professionale.
Ringrazio chi ha seguito con attenzione questa parte introduttiva, che altro non è se non la premessa della discussione su questo disegno di legge, che ritengo molto importante.
Siamo stati lunghi, forse un po' prolissi, ma in un'epoca in cui si prevede che entro venticinque anni la percentuale degli ultracentenari sarà venti-trenta volte rispetto a quella attuale e la vita, in conseguenza, si allungherà, una delle attenzioni maggiori che la nostra società, ai vari livelli, deve oggi porre, deve essere rivolta e dedicata al prolungarsi dell'età e ai problemi sociali.
Questo disegno di legge rappresenta, da parte della Giunta regionale dell'Assessore Cotto e della Commissione che ha lavorato per licenziarlo in un testo già molto qualificato (che può ulteriormente essere arricchito in sede di discussione attraverso gli emendamenti presentati, molti dei quali l'Assessore si è già detta disponibile ad accogliere) uno strumento, in questa legislatura, in un settore fondamentale.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Giulia Falletti di Barolo" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Giulia Falletti di Barolo" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 407 "Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento" (seguito)


PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale sul disegno di legge n. 407.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio il Consigliere Gallarini per aver dato, con il proprio intervento, un respiro al provvedimento, al di là degli aspetti specifici che l'intervento normativo pone alla questione (avremo poi tempo, nei vari emendamenti, di affrontare le questioni di merito specifiche).
Dato che il collega Gallarini ha voluto rivestire di una caratura quasi ideologica il proprio intervento, mi premeva, riservandomi in sede di discussione degli emendamenti di calarmi sullo specifico, di esprimere alcune considerazioni.
Il collega Gallarini ha tentato una divisione tra destra e sinistra sostenendo che ormai questa divisione è legata alla distribuzione della ricchezza. Nel patrimonio della sinistra c'è una cosa che la distingue dalla destra: prevenire il disagio, cioè considerare la prevenzione, come azione politica nei vari campi, il momento motore rispetto al nostro intervento pietistico successivo.
La politica di Bush, difatti, è legata al principio: "Liberiamo l'energia della società". Non voglio usare il termine "selvaggia" riferito a "società", altrimenti il collega Palma mi critica ulteriormente. Poi ci sarà l'azione pietistica di intervento che raccoglie gli ultimi...



(Commenti del Consigliere Gallarini fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

No, adesso arriverò al passaggio che la Giunta - come lei ha detto della Provincia di Roma ha voluto considerare come cardine delle proprie politiche. Personalmente individuo, ovviamente coi limiti della mia elaborazione e della mia valutazione, una grande distinzione tra destra e sinistra. Guardate che anche nella storia della sanità, negli anni '70, la costruzione del servizio sanitario nazionale, con la presenza sul territorio e la riduzione della centralità dell'ospedale, cioè del momento finale di cura che dando invece, centralità alla prevenzione territoriale nasce da una grande lotta, anche dei lavoratori, anche nelle fabbriche contro la monetizzazione del danno.
In altre parole, i lavoratori della Michelin e della Pirelli, che lavoravano al "nerofumo" e che venivano pagati con delle integrazioni per quel lavoro, si ribellarono e dissero: "Bisogna cambiare l'organizzazione del lavoro, perché dobbiamo, in qualche modo, intervenire prima e non dopo con la cura". Pensate a tutta la tragedia dell'amianto. È stata una grande lotta, che ha portato alle leggi dei primi anni '90 e a dire basta, perch non si poteva più convivere con quella situazione, senza tecnologie che permettevano di intervenire. Credo che questa sia una grande attenzione alla prevenzione.
Rispetto a quella cultura, il Ministro Tremonti, anche in maniera rispettabile ma non condivisibile da parte mia, sostiene: "Liberiamo l'energia della società, in modo che siamo in grado di agire al meglio".
L'altro elemento sul quale il collega Gallarini ha costruito il proprio intervento rivela una carenza della vostra impostazione e della vostra storia nel corso delle ultime legislature: l'incapacità di programmare.
O la Regione recupera un grande ruolo culturale di programmazione (il patrimonio degli anni '70 e '80, che era anche la cultura, andata disperso a volte miseramente disperso, dei nostri funzionari), altrimenti questo è un giocattolo per scaricare le responsabilità, tra sussidiarietà orizzontale (poi parlerò di questo aspetto) e quella verticale. Badate questa Regione Piemonte, impotente, scarica anche funzioni che dovrebbero essere proprie del federalismo fiscale, in questo modo non attuato.
Quando il collega Gallarini afferma che una parte degli oneri di urbanizzazione viene vincolata e che la coperta è stretta, occorre anche dire chi oggi scopriamo perché quegli oneri di urbanizzazione sono utilizzati per altre politiche da parte dei Comuni. Qui ciò che manca è l'abbinamento dell'avanzamento di queste politiche con il federalismo fiscale. Questo è un nodo che, non risolto, creerà una conflittualità permanente e lacerante tra Comuni, Province e Regioni.
L'altro elemento riguarda il controllo, essendo connesso, in qualche modo, alla programmazione. Noi, purtroppo, abbiamo fallito. Ancora ieri abbiamo fatto qui un dibattito che, al di là della polemica politica che non ho intenzione di fare, ha evidenziato una mancanza della capacità di controllo.
In questo caso non abbiamo acquisito competenze, rispetto alle capacità programmatorie e non riusciamo a capire che occorre inverare, nel nostro sistema, il meccanismo alto del controllo. Richiamo quest'aspetto, che è un cavallo della destra (quello del controllo), ma comportatevi di conseguenza. Finora avete fallito nelle vostre funzioni.
Altro elemento grave nella sussidiarietà orizzontale - la decodifico per gli atti - cioè quell'utilizzo delle realtà sociali che possono essere le cooperative sociali o tutte quelle realtà vive fino alle fondazioni, è il rischio che si determini ciò che si è realizzato nella burocrazia pubblica, ovvero un meccanismo che si irrigidisce.
Se tante funzioni (che possono anche cambiare nel tempo) non sono rese fluide nel loro divenire anche con chi le svolge, si corre il rischio che gli organismi della sussidiarietà orizzontale per autoconservarsi nella loro funzione siano, se non abbiamo autorevolezza, dei meccanismi che vincolano nella spesa e nella ripetitività di certe funzioni che magari tra dieci anni non sono più utili. Se costruiamo un meccanismo di sussidiarietà orizzontale in questo modo, corriamo questo rischio.
Ci sarà poi la collega Cotto, che ieri mi ha fatto un po' incavolare nei "Premi per i piemontesi", che sarà appassionata all'importante ruolo dei componenti della sussidiarietà orizzontale, perché avvicinandoci troppo andare a salutare il Presidente, partecipare al loro convegno, vivere di commistione, poi ci saranno le elezioni - porta a degli irrigidimenti. Io temo questo aspetto.
L'altro elemento che culturalmente ci divide un po' (forse un po' meno dal collega Palma), è l'utilizzo, da parte vostra, della famiglia come momento motore per intervenire e dare - non voglio usare il termine "flessibilità" - capacità di intervento in certe situazioni in cui l'apparato pubblico, anche quello della sussidiarietà orizzontale, non riesce ad intervenire.
Badate che molte tragedie della nostra società sono causate dalla solitudine, dall'atomizzazione della nostra società, dalla riduzione della presenza del ruolo della famiglia, che non possiamo più ricostituire perch così ora si è organizzato: se non ho figli né parenti, arriverò ad una certa età solo. E magari, avendo fatto un certo tipo di vita, prima di rimbambire vorrei fare un testamento biologico per poter annunciare le mie volontà. Il testamento biologico è questo, e ha un grande valore di rispetto della persona. Voglio dire prima come intendo finire, non me lo dovete chiedere quando sarò rimbambito. Dunque esiste un problema di solitudine, che in questa nostra società non colpisce solo i vecchi. Ma solo con la famiglia non riusciamo a dare questa risposta; dobbiamo trovare una capacità organizzativa diversa.
L'insistere sulla famiglia - che in certi casi, in qualcuno equivocando, arriva al familismo - è operazione oggettivamente limitata.
L'Italia ha un motore nella forza del ruolo delle famiglie, ma esso è insufficiente per questo problema.
Ha fatto bene il collega Gallarini a voler aprire l'intervento volando alto, perché poi queste cose non le potremo più dire nel dibattito, perch entreremo nel merito dell'articolato.
Qui ci sono alcune grandi opzioni di fondo che magari ci dividono, ma forse su certi punti possiamo trovare un accordo. Ho citato tali punti: non abbiamo più capacità di programmazione, ma questa legge ce lo impone vogliamo fare il controllo? Fino adesso é un fallimento. Vogliamo considerare che la sussidiarietà orizzontale rischia di irrigidirsi e di portarci ad un vincolo di spesa? Vogliamo dire che senza il federalismo fiscale questa è una legge che crea conflitto con le altre istituzioni locali, Lei suggerisce di usare "la coperta corta" in qualche modo? Vogliamo dire che certi problemi, quelli della solitudine ad esempio, non li possiamo affrontare solo con questo impianto, ma dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Direi subito che è molto apprezzabile, da parte nostra, l'ampia relazione che è stata presentata dal collega Gallarini, che ha toccato degli aspetti ideali più che ideologici. Siamo assolutamente contenti che si avvii questa discussione su una legge che, a dire il vero, riteniamo una delle poche leggi buone che capitano in quest'Aula.
Questa è la premessa e la modalità con la quale abbiamo accompagnato in Commissione il lavoro, non ostacolandolo ma discutendolo man mano, e con la quale presentiamo una serie di emendamenti che, come certamente l'Assessore avrà avuto modo di constatare, sono di merito, in quanto ci sono delle questioni che non sono state affrontate da questo provvedimento.
Prima di entrare nel merito di altre particolarità, anticiperò gli obiettivi che ci poniamo. Come l'Assessore avrà avuto modo di verificare vi è un grande fronte di firme su questi emendamenti. Quali sono, allora gli obiettivi che ci poniamo? Glieli anticipo, richiedendole, sin da ora una replica al termine del dibattito, auspicando che vi possa essere quell'attenzione che riteniamo necessaria su questi argomenti.
Le questioni principali sono sostanzialmente due: la prima riguarda l'individuazione dei LEA, perché non è pensabile, Assessore, colleghi della maggioranza, della minoranza e della Giunta, che questo provvedimento esca senza definire ed individuare quali sono i Livelli Essenziali di Assistenza per la popolazione piemontese. Abbiamo il diritto e il dovere di scrivere quali sono i diritti esigibili in questa Regione.
La seconda grande questione riguarda il finanziamento, perché il fulcro fondamentale di questa legge gira attorno ai Piani di zona, un'ottima metodologia (in ogni caso, è sempre importante nella politica introdurre un buon metodo di lavoro) che però non può bastare, perché altrimenti obblighiamo gli Enti locali, i territori, le circoscrizioni, i consorzi e il terzo settore a riunirsi per ore ed ore con un buon metodo, come ripeto ma senza la certezza di ritrovare, poi, quelle politiche tradotte in azioni e in finanziamenti, perché non ci sono i finanziamenti. Queste sono le due questioni dirimenti fondamentali su questa legge, per le quali richiediamo che la Giunta faccia un ulteriore riflessione e offriamo degli emendamenti affinché avvenga questa elaborazione; chiediamo una replica dell'Assessore ma soprattutto chiediamo che il provvedimento esca da quest'aula con queste due questioni: un elenco di diritti esigibili per i cittadini del Piemonte e un finanziamento chiaro, che abbia un capitolo di riferimento per poter dire: "Ci sono questi soldi per queste politiche".
La legge n. 328 del 2000 ha riordinato il settore, ma ha posto la sussidiarietà e la cooperazione fra gli Enti e fra Regioni e Stato alla base della programmazione e dell'organizzazione del sistema integrato di interventi e di servizi sociali. La riforma del Titolo V ha inserito la materia fra le competenze concorrenti Stati-Regioni. Questa é la legge n.
328.
Noi riteniamo che vada premuto l'acceleratore, Assessore Cotto, sui concetti di sussidiarietà orizzontale e di corresponsabilità, una corresponsabilità sociale fra il settore pubblico e i cittadini.
L'analisi del rapporto dell'EIS e del CNEL, portato recentemente all'attenzione del Consiglio dei Ministri, ha evidenziato il rischio di non rispettare i livelli minimi di assistenza, che non sono chiari e definiti.
Ha evidenziato un problema di sofferenza che si sta allargando a macchia d'olio sui territori e nei servizi sociali. Ha evidenziato che il pericolo di scelte solo economiche - ed è il pericolo che abbiamo in questa legge - che riducono progressivamente le prestazioni e la qualità, stiano arrivando come una spada pesantissima sulla testa non dei più poveri e dei più disagiati, ma della classe media, per la quale è sufficiente ritrovarsi con un problema serio di anzianità o di cronicità da seguire, per far saltare tutti i livelli economici e per non far bastare più i soldi. Non bastano più i soldi! L'anzianità è uno dei tanti esempi e motivi per i quali l'economia e l'impoverimento del tessuto sociale ed economico della nostra Regione imporrebbero una svolta alle politiche sociali - e qui ci rifacciamo alle analisi che fanno capo all'Assessorato dell'Assessore Pichetto e allo stesso Presidente Ghigo.
Una svolta alle politiche sociali piemontesi nei confronti delle nuove povertà, dell'emarginazione, dei giovani e dell'immigrazione, ma anche quell'enorme bacino di bisogni legati alla cronicità, all'infanzia, agli anziani e alle famiglie - lei sa che io amo parlare di famiglie - famiglie allargate.
Contemporaneamente il vero e proprio dissesto economico del sistema sanitario - mi spiace che in questo momento non sia l'Assessore competente in questa Regione costringe l'assistenza a coprire ambiti di integrazione sempre più vasti. In altri termini non ci è dato di sapere quali saranno i diritti esigibili dai cittadini piemontesi in termini di socio-assistenza.
Questo è il motivo della presentazione degli emendamenti e della nostra perplessità; è un lavoro che pretendiamo venga svolto compiutamente almeno in aula.
Vi sono altre questioni importanti: questa legge si pone come legge di riordino del sistema dei servizi sociali. Così non è, Assessore - e sta diventando una "pecca" per la nostra Regione - perché è l'applicazione della legge-quadro n. 328. La legge n. 328 è importante e realizzata bene, tranne per le due questioni legate ai LEA e ai finanziamenti, ma non è una legge di riordino dei servizi sociali. Non è una legge che si fonda su dei principi, ma presenta delle contraddizioni e - diciamo - fa delle azioni al ribasso.
Io individuo le principali, e i colleghi ne diranno altre.
Innanzitutto la nostra Regione non ha un Piano sanitario, e colgo l'occasione per chiedere formalmente ed ufficialmente al Presidente della IV Commissione, Consigliere Pedrale, di fare in modo che la Commissione inizi la discussione e il dibattito sul Piano sanitario.
Rimane il fatto che siamo in assenza di un Piano sanitario, ed è il massimo che le opposizioni chiedano di discuterne. Non so proprio cosa si possa volere di più! Siamo in assenza di una legge sui servizi socio-assistenziali.
Assessore Cotto, conferma che non c'è il piano socio-assistenziale? Conferma.
Questa è la legge di applicazione della n. 328: importante, nobile povera, ma non è una legge di Piano socio-assistenziale. E sono due "pecche" grossissime.
Non solo: ne esiste una terza che ci porta, tra l'altro, sulle cronache in negativo di questo Paese.
Siamo tra le Regioni che continuano a non avere l'integrazione sanità assistenza. Perché al di là di un titolo fumoso di un Piano sanitario - che credo sia "integrazione socio-sanitaria" - non c'è un articolo né da una parte né dall'altra.
Una Regione come il Piemonte, che è stata laboratorio delle politiche sociali, è una delle quattro-cinque Regioni d'Italia che non hanno un piano di integrazione socio-sanitaria.
Quindi, sui territori gli operatori si "sbattono" tutti i giorni per scaricarsi a vicenda i problemi, da quello psichiatrico a quello della disabilità; perché non esiste un'integrazione socio-sanitaria.
Quindi, caro Assessore, pur con tutta la benevolenza, l'attenzione e la sensibilità che ci caratterizzano su questi temi, diventa difficile non presentare degli emendamenti, quando mancano tre pilastri di questa natura cioè non si definiscono quali sono i diritti esigibili e non si dice a quanto ammontano i finanziamenti a supporto di queste buone pratiche (mi riferisco ai Piani di zona).
Il ruolo degli Enti locali è sminuito. La legge n. 328 all'articolo 1 comma 3, sancisce che "i Comuni sono i titolari degli interventi e dei servizi sociali e concorrono alla programmazione regionale". In questa legge non è così, perché manca l'analisi dei bisogni e delle domande, e non c'è la definizione di budget conseguenti, che sono elementi indispensabili per la definizione dei Piani di zona.
E' eccessiva la continua delega alla Giunta regionale. C'è una delega alla Giunta regionale persino sulla suddivisione del Fondo regionale, che è costituito dai soldi dei contribuenti e degli Enti locali, e da quelli che arrivano dallo Stato. Su questo non può esserci una delega esclusiva alla Giunta, ma ci deve essere una compartecipazione di dibattito e di dialogo su una materia così complessa ed importante. Non è accettabile che il Fondo regionale e l'aspetto economico siano in qualche modo espunti da questo provvedimento.
C'è una grave indeterminatezza della nozione di assistenza; non c'è distinzione tra assistenza e prevenzione, così come tra assistenza e disagio sociale. Non esiste il nucleo dei diritti esigibili, ma una cosa l'avete fatta: si enuncia tra i principi fondamentali "il concorso degli utenti al costo dei servizi", come fattore prioritario.
Questa enunciazione è importante, ma era da inserire dopo aver previsto quali sono i diritti esigibili che si possono vantare e quali sono le risorse messe a disposizione. Dopo aver fatto questo, si poteva chiedere il concorso al singolo cittadino e alle famiglie.
Si tenta di normalizzare il volontariato, che assume un ruolo pseudo istituzionale, togliendogli quella prerogativa di ruolo critico che è la fattispecie precipua del volontariato.
L'assegno di cura, che è uno dei fondamenti sui quali oggi tante famiglie reggono la loro sussistenza, è molto vago.
Per gli stranieri non si definisce l'inserimento nella collettività; ai disabili si riconosce il diritto al benessere psico-fisico, ma non alla piena integrazione.
E' sbagliato e gravemente lesivo del territorio non definire degli ambiti territoriali e non renderli coincidenti con i distretti.
La situazione degli anziani cronici non è sostenuta e in questo c'è un grave ritardo rispetto al resto di Italia.
Questo dovrebbe fare pensare questa maggioranza, ma è uno degli argomenti sui quali anche il Presidente Gallarini è precedentemente intervenuto, manca ogni riferimento ad esercizi finanziari specifici.
Il tempo è tiranno, quindi mi avvio alla conclusione. Le ricordo per Assessore, le priorità, ma penseranno i miei colleghi a ritornare nel merito. Le chiediamo una replica con una disponibilità vera e di sostanza a modificare il testo in questa direzione.
Le due priorità sono: diritti esigibili, quindi i Lea, e i finanziamenti dei Piani di zona. Tutta questa partita è lasciata alle singole realtà, senza uno sforzo serio di programmazione regionale e di risorse certe. Quindi, occorre dotarsi di una legge efficace per prevedere risorse certe.
In questo senso daremo il nostro contributo fino alla fine, perch riteniamo che siano delle politiche importanti e da sostenere.
Concludo, ringraziando il Presidente per la disponibilità, con una piccola battuta, e spero non me ne voglia. Un ringraziamento all'Ing. Teppa che, pur essendo da oggi in pensione, è presente ai nostri lavori come volontario. E' un esempio di splendido Dirigente.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Suino. Ci associamo ai sensi di stima espressi all'Ing. Teppa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

All'inizio dell'esame di questo provvedimento, penso sia doveroso ringraziare sia l'Assessore sia il relatore, perché questo è uno dei pochi provvedimenti importanti e di spessore, come ha già ricordato il Consigliere Gallarini, che esaminiamo nell'ambito di questa legislatura.
E' l'unico che tenta, a nostro parere senza riuscirci compiutamente di avere un respiro strategico e di inserirsi in una linea di programmazione volta a definire il ruolo e le funzioni della Regione da qui ai prossimi anni, in un settore di intervento anche particolarmente rilevante. Soprattutto dà un'attuazione abbastanza tempestiva di una legge assai poco tempestiva, cioè della legge Turco, che a 110 anni dall'emanazione della legge che regolava e disciplinava il sistema delle prestazioni sociali nel nostro Paese, aveva tentato (anche meritoriamente per alcuni aspetti) d'innovare il sistema della socio-assistenza e di definire degli strumenti e degli interventi nuovi ed innovativi in questo campo.
Nell'esaminare un provvedimento di questo tipo, non possiamo - e per questo intervengo in questa forma in dibattito generale - eludere una serie di dati di contesto assolutamente ineludibili e vincolanti rispetto alle proposte che la Giunta può fare al Consiglio e anche alle decisioni che il Consiglio può assumere.
Non è un caso che la legge sull'assistenza nel nostro Paese sia stata una legge che, per 110 anni, raccoglieva e prorogava nell'età repubblicana una legge Crispina. Il fatto che le politiche del welfare siano state appaltate alle politiche della previdenza - cosa che emerge chiaramente sui saldi delle politiche di bilancio del nostro Paese - è la testimonianza del fatto che ciò che è assistenza e welfare è stato comunemente tolto e piegato a logiche politiche sostanzialmente diverse.
Noi siamo un Paese europeo che spende due lire su tre di spesa sociale per la previdenza, con percentuali del tutto diverse rispetto a quelle di altri Paesi europei. Siamo un paese in cui la spesa sociale è inesistente e devoluta, non come contributo, ma come responsabilità, agli enti locali, e abbiamo anche un quadro istituzionale relativamente nuovo in questo campo.
Se alle riforme in campo sanitario della seconda parte dell'età repubblicana possiamo rivendicare il merito di avere innovato più o meno tempestivamente rispetto ai cambiamenti della società, la stessa cosa non possiamo dire rispetto alle politiche sociali. Questo è il quadro nel quale ci muoviamo, e questo - lo dico anche al collega Tapparo - è anche il vincolo economico entro il quale dobbiamo necessariamente iscrivere le politiche di welfare.
Assessore, qual è il limite di fondo della sua proposta, per altri versi anche meritoria? E' quella di non avere spinto più pesantemente sull'acceleratore.
Tutti quanti hanno una relativa consapevolezza del fatto che il modello delle politiche sociali che abbiamo ereditato e che stiamo implementando è per tante ragioni - innanzitutto ragioni socio-demografiche - ormai inadeguato ed insufficiente.
Non possiamo più immaginare, in nessun campo dell'intervento pubblico sul sistema dei servizi, un ruolo doppio dello Stato che sia contemporaneamente assicuratore e controllare rispetto all'esigibilità del diritto del cittadino, ed erogatore della prestazione di cui il cittadino abbisogna.
Questo è emerso in maniera fluida e informale proprio nel sistema delle prestazioni sociali molto prima della riforma che la legge Turco ha adottato. Ed è ciò che oggi sta emergendo in maniera sempre più chiara: pensiamo alla riforma Moratti. Anche sul sistema dell'istruzione questo s'imporrà in maniera inevitabile, anche rispetto alla politica di spesa delle famiglie e rispetto alle prestazioni sanitarie.
Spingere più pesantemente sull'acceleratore significava accelerare la riconversione di questo sistema.
Faccio due esempi molto concreti, a cui lei probabilmente mi risponderà individuando all'interno della legge i primi strumenti di risposta, e io sarò costretto a contro-risponderle che questi primi strumenti di risposta sono sostanzialmente inadeguati.
Pensiamo a due grandi campi dell'intervento socio-assistenziale: da una parte quello dell'assistenza domiciliare, dall'altra parte quello della residenzialità per le persone anziane, in particolare per le persone non autosufficienti con tutti gli elementi di integrazione e di complicazione dovuti alla sovrapposizione di competenze socio-assistenziali e sanitarie.
E' chiaro a tutti - immagino che sia chiaro innanzitutto a lei Assessore - che non è possibile immaginare per i prossimi 10-20 anni, in una Regione con dei saldi demografici come i nostri, una politica di assistenza domiciliare incentrata ancora sulla centralità dell'erogatore pubblico, sussidiato ed agevolato da assegni di cura. E non possiamo immaginare politiche della residenzialità per anziani fatte di RAF e di RSA. Non lo possiamo immaginare non solo per ragioni di bilancio, ma anche per ragioni demografiche; altrimenti dovremmo immaginare intere città costituite da residenze che istituzionalizzano gli ultimi anni di vita degli anziani.
Dobbiamo inevitabilmente pensare a delle soluzioni diverse, che - lo dico provocatoriamente - le politiche di spesa delle famiglie hanno sostanzialmente anticipato. Abbiamo osservato una riconversione della politica dell'assistenza domiciliare per iniziativa delle famiglie e del mercato.
Se in Italia esistesse una legge più ragionevole sull'immigrazione (pi ragionevole della precedente legge Turco-Napolitano e più ragionevole dell'attuale Bossi-Fini) questa riconversione si sarebbe attuata probabilmente senza traumi.
Le famiglie hanno risposto ad un bisogno sociale, ricorrendo, anche per ragioni di bilancio familiare, al mercato piuttosto che alla prestazione pubblica, costituendo un elemento di circolo virtuoso e di volano per lo sviluppo economico e per l'integrazione degli immigrati presenti nel nostro Paese.
Questo vale per l'assistenza domiciliare, ed è la risposta che viene data anche per rimediare alla tentazione - spesso prevalente nella logica dell'intervento pubblico e quasi sempre prevalente, purtroppo, nella logica delle famiglie - di rispondere con l'istituzionalizzazione ai problemi sociali o sanitari delle persone anziane.
Questa riconversione - e ho citato due esempi eclatanti - non va semplicemente accompagnata, ma va guidata in maniera particolarmente coraggiosa.
Dovremmo riuscire a fare una legge che segni - altra bestemmia per alcuni in quest'aula - il passaggio dal welfare state alla welfare community.
Quindi, una legge che segni il quadro istituzionale di compatibilità delle risposte possibili della società ai bisogni della stessa, senza immaginare un intervento (ormai impossibile) dell'erogatore pubblico rispetto ad un insieme di bisogni sempre emergenti, sempre più alti, sempre più costosi e sempre meno governabili attraverso la mano pubblica, che la mano pubblica deve in ogni modo garantire facendo ricorso alle risorse della società.
Il Consigliere Tapparo descriveva i rischi della sussidiarietà orizzontale, però ci sono anche le possibilità e le virtualità positive della sussidiarietà orizzontale. Viviamo in un Paese in cui il volontariato è socialmente diffuso, ma ancora pesantemente sottorappresentato economicamente. Il valore sul PIL nazionale del volontariato italiano è del tutto incomparabile rispetto a quello americano. Questo significa che dobbiamo sposare integralmente quel modello? Evidentemente no, ma dobbiamo immaginare le risposte sociali ai bisogni sociali che la società è in grado di produrre, anche come strumento d'integrazione e di sviluppo economico, e non solo come strumento di servizio, al servizio dell'erogatore pubblico.
Questa legge raccoglie una serie di indicazioni, anche in questo senso, già contenute nella legge Turco. Quel che possiamo fare nell'esame di questo provvedimento, senza snaturarlo, senza modificarlo integralmente, tenendo presenti tutte le compatibilità che abbiamo di fronte, è di procedere, in maniera anche simbolicamente significativa. a quest'accelerazione.
Il collega Gallarini, nella sua relazione molto ampia, ricordava giustamente che il Consiglio aveva strappato, più o meno con il forcipe uno stanziamento per le case di cura. Chiedendo sostanzialmente conto di questo stanziamento, su questo il Consigliere Gallarini ha evidentemente ragione. Immagino che lui stesso, come relatore di questo provvedimento comprenda che questa non è la politica che possiamo proporre al Piemonte per i prossimi anni. Non possiamo immaginare una politica che ogni volta interviene sulla materia del bilancio, strappando in qualche modo qualche possibilità in più. Dobbiamo immaginare una politica che stia in un quadro economico più o meno compatibile e che assicuri possibilità diverse.
Questo sta anche, forse, all'Assessore e alla Giunta assicurarlo.
Penso che concluderemo questa legislatura avendo adottato pochi provvedimenti significativi - ne parlavo prima con alcuni colleghi. A parte l'attuazione, peraltro tardiva, della seconda tranche della Bassanini e qualche provvedimento secondario nell'ambito della programmazione generale la Regione Piemonte, in questa legislatura, non ha adottato provvedimenti significativi. Questo sarà sicuramente, comunque risulterà, un provvedimento particolarmente significativo, ma sarebbe ancora più significativo se al proprio interno emergesse ciò che è più o meno contenuto, ma che non è ancora esplicitamente dispiegato e chiarito nella sua indicazione di prospettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Sicuramente il disegno di legge che iniziamo ad esaminare oggi è, com'è stato già sottolineato, un testo che riveste una notevole importanza per la Regione, proprio per il campo cui s'indirizza. La relazione, molto ampia ed approfondita, ha sottolineato la vastità del tema e le problematicità insite in questa materia.
Devo dire che, come molti altri provvedimenti che ci troviamo ad esaminare, sovente possiamo trovare delle formulazioni che, sulla carta possono anche funzionare, però il problema è sempre quello di far sì che le parole scritte incidano sull'effettiva attuazione dei provvedimenti.
Insieme con altri Consiglieri, ho sottoscritto degli emendamenti su questo testo, proprio perché non ci convince l'impianto generale di questa legge.
Il problema che noi individuiamo è esattamente un problema di prospettiva, nel senso che è indubbio che andiamo ad affrontare un campo nel quale la situazione è in continuo mutamento.
Sappiamo, e l'Assessore pure, che c'è una variazione continua nella nostra popolazione. L'aumento della speranza di vita si traduce in un aumento delle percentuale di popolazione anziana. Con l'evolversi dello stato sociale e delle situazioni familiari, sovente troviamo situazioni nelle quali abbiamo persone che, sempre di più, hanno bisogno di assistenza. Devo dire che solo qualche tempo fa parlavo con un collega di un fenomeno a me ben noto, quello delle "gattare" o di quelle persone che danno da mangiare ai colombi, e quante volte, a chi sottolinea i problemi negativi legati al fatto che queste persone vanno a dare da mangiare ai colombi o ai gatti, ho dovuto far notare che purtroppo, per queste persone quest'atto che fanno sovente è ciò che dà loro una ragione di vita e un senso di utilità. La famiglia, si sa, ha avuto un'evoluzione e queste persone hanno bisogno di sentirsi utili nel fornire un'assistenza ad un essere vivente, non trovando altra rispondenza nella vita moderna, in cui le persone sono sempre di corsa e non c'è più tempo per parlare, tanto meno per parlare con le persone anziane. Ecco che allora si devono cercare altri tipi di relazione, come, di fatto, avviene.
E' già stato detto che la crisi della famiglia o, meglio, un'evoluzione della visione della famiglia ha generato, ad esempio, il problema delle persone che, ad una certa età, rimangono sole. Il problema è emerso con tragica evidenza, la scorsa estate, in Francia, ma adesso emergono anche da noi le analisi e le conferme che un fenomeno analogo è avvenuto anche in Italia. Alludo al problema delle persone che sono morte senza assistenza perché è loro mancata l'assistenza.
C'è ancora un altro preoccupante fenomeno che dobbiamo valutare: negli Stati più industrializzati, rileviamo dai dati a disposizione certamente un aumento della speranza di vita, nel senso che la popolazione diventa progressivamente più anziana, però la speranza di vita sana sta diminuendo.
Il conteggio fatto nel 2000 dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità sulla speranza di vita sana, ovvero sulla speranza di una vita passata dalle persone in buona salute, evidenzia che questa speranza specifica sta diminuendo, tanto che gli Stati Uniti, che sono ai primi posti come speranza di vita generale, sono soltanto ventiquattresimi nella graduatoria della speranza di vita generale, sono solo ventiquattresimi nella graduatoria della speranza di vita sana. Questo viene messo in relazione agli stili di vita delle società occidentalizzate (alimentazione stress, fumo): è vero che avremo una maggiore aspettativa di vita, ma verrà richiesta maggiore attenzione da parte degli organi dello Stato predisposti a queste funzioni.
Contrariamente ai pensieri dei liberisti, nell'esaminare questo progetto di legge, dovremmo partire, prima di tutto, dalla formulazione dei bisogni, ma non rispetto alle risorse che abbiamo disponibili. Prima dobbiamo partire dai bisogni delle persone e, successivamente, dobbiamo definire le risorse che ci servono per dare delle risposte.
Questo è l'indirizzo che vorremmo vedere con certezza all'interno di questo disegno di legge.
Infine, occorre fare una considerazione: ormai, ci muoviamo in un'ottica nella quale le scelte che noi facciamo sono, in parte, anche condizionate da scenari che non nascono qui e con i quali dobbiamo confrontarci. Da poco si è concluso il Vertice del WTO: tra le norme che per l'opposizione dei Paesi poveri, non sono passate - per fortuna non sono passate - il WTO avrebbe dovuto discutere della privatizzazione dei servizi quale scelta prioritaria che tutte le nazioni aderenti a questo organismo internazionale avrebbero dovuto accettare o preparare all'interno dei singoli Stati.
La difesa dello stato sociale, che ritengo essere uno dei compiti principali di un'amministrazione pubblica, oltre ad una serie molto ampia di definizioni, significa semplicemente garantire il diritto ad una qualità di vita degna per tutti i cittadini.
Credo che la garanzia dello stato sociale debba anche essere considerata in relazione ai confronti internazionali che noi abbiamo come nazione. E' giusto lavorare ad una legge regionale, ma, in ogni momento dobbiamo tener presente, e ricordarlo nelle sedi opportune, il pericolo che continuiamo a correre nel dover accettare una gestione dei servizi privatizzata. La privatizzazione della gestione dei servizi, come prevedeva una delle proposte di formulazione portate a Cancun, di fatto, metterebbe in grossa difficoltà l'Ente pubblico, ma, soprattutto, vorrebbe dire ridurre una partita così importante a fenomeno puramente economico, senza più dare la possibilità e la garanzia ai cittadini di avere un riconoscimento del diritto ad una vita degna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, ancora una volta, cominciamo con OGM (Oggi Ghigo Manca); che mancasse ieri era quasi scontato, perché quando si tratta di prendersi...



PRESIDENTE

Sarebbe stato IGM (Ieri Ghigo Manca); oggi è OGM.



RIGGIO Angelino

La sua assenza di ieri era quasi scontata, perché, quando si tratta di prendersi demeriti, il Presidente Ghigo scappa immediatamente, magari lasciando in mezzo al guado il Viglietta di turno, l'Angeleri di turno o il D'Ambrosio di turno. Anche se, nella pagella degli Assessori, il Presidente Ghigo aveva addirittura messo l'Assessore D'Ambrosio in cima fra coloro che avevano avuto i voti alti.
Oggi, il Presidente Ghigo è assente e questo fatto è importante. Come giustamente ha detto il collega Palma, questa sarà una delle poche leggi di significato di questa Legislatura, eppure non c'è il Presidente della Giunta regionale. Non è una cosa da nulla che non ci sia il Presidente della Giunta regionale. Al di là di alcune componenti della maggioranza che non sopportano l'Assessore Cotto, non si sa se per motivi di scelta politica o di desiderio di accaparrarsi quella poltrona, c'è un problema reale: le proposte che lei dovrebbe sostenere hanno un senso soltanto se lei ha veramente il sostegno di tutta la Giunta. Altrimenti, si corre il rischio di fare oggi una bella rappresentazione, che ci porterà ad una discreta legge - io dico anche una buona legge, se lei, nella replica saprà dimostrarsi disponibile ad accettare le nostre richieste - però, un po' somigliante - mi consenta l'Assessore D'Ambrosio - alla lezione che ci ha fatto un suo dirigente, durante la Commissione d'inchiesta. Ci è stato spiegato che il Piemonte è all'avanguardia dal punto di vista dei controlli dei prezzi delle forniture sanitarie, perché abbiamo un Osservatorio che ci viene invidiato da tutti quanti, peccato che il meccanismo dei controlli sia sulla carta, così come l'Osservatorio sui prezzi, e la pratica sia completamente diversa.
Qui si tratta di vedere se la legge che noi oggi andiamo a fare resterà sulla carta o avrà una sua effettualità. Molto dipende da lei, Assessore perché non si tratta del Piano socio-assistenziale, questa è una legge quadro. Sarebbe giusto, anche da parte della maggioranza, dare atto a un Ministro del centrosinistra di aver fatto la legge madre di quella che noi oggi andiamo a discutere, la legge n. 328 è una buona legge.
Però, vi è un grosso pericolo, faccio un esempio: senza il sostegno dell'Assessore al lavoro, il lavoro se c'è o non c'è, e a seconda della qualità del lavoro che c'è, cambia completamente lo stato delle varie persone. Per quanto riguarda l'Assessore alla casa: se c'è o non c'è la casa, com'è la qualità della casa? L'essenza dell'assistenza è fare in modo che tutti quanti i cittadini rispetto alle opportunità sulla linea di partenza, abbiano le stesse opportunità, indipendentemente - usiamo il termine inglese che ci ha supportati - dagli handicap, dagli svantaggi che queste persone, per vari motivi, nel corso della loro vita, hanno dovuto subire.
Se in generale, il Welfare, da l'idea di quanto sia civile una Nazione le iniziative sull'Assistenza sono quelle che più danno la misura di quanto sia civile una Nazione, di quanto sia democratica. La democrazia si basa su un binomio inscindibile che è diretti e doveri, responsabilità e opportunità. Diritti, non favori. Chi predica la società dei favori, in realtà, vuole riportarci al Medioevo. Molti cittadini ancora ragionano nella logica del favore, ma in realtà non si rendono conto che la logica del favore fa perdere loro la dignità di cittadini.
La questione dell'Assistenza riporta alla questione fondamentale che è quella dei diritti, non è un'attività di tipo compassionevole quella che si fa tramite l'Assistenza. Si fa un intervento rigoroso per garantire ai cittadini diritti. L'Assessore Cotto ha bisogno di un altro Assessore importantissimo per la sua legge, che è l'Assessore alla Sanità che deve stare al suo fianco. L'handicap più grave di questa legge è che, e la maggioranza deve assumersene la responsabilità, l'Assistenza senza la sanità è come una vedova, come un vedovo, è una metà. Io che, purtroppo, ho subito nella mia vita la perdita della moglie, ho capito cosa vuol dire la mia metà. Questo modo di dire, "la mia metà" vuol dire veramente metà di noi.
Quello che c'é fra sanità e assistenza è veramente un matrimonio indissolubile, che giustamente il Piemonte, all'avanguardia, aveva sostenuto sostenendo l'integrazione fra sanità e assistenza. Integrazione che la maggioranza di centrodestra da quando c'é il Presidente della Giunta regionale - "da quando c'e"' è una battuta perché non c'é, il Presidente Ghigo è un OGM , se il Presidente vuole veramente liberare il Piemonte dagli OGMI, cominci veramente a liberarci da questa sua costante mancanza dal Consiglio Regionale - dicevo, da quando c'é la maggioranza di centrodestra guidata dal Presidente Ghigo, si è spezzata l'unità fra sanità e assistenza, ricomponendola, poi, stupidamente, con meccanismi assurdi per cui l'Assessore D'Ambrosio che era alla Sanità, era stato caricato anche della responsabilità dell'Assistenza. Non è così che si fa l'integrazione fra sanità e assistenza, si fa attraverso la collegialità di Giunta, che è nelle scelte politiche; si fa attraverso l'integrazione dei Piani, quindi le scelte diventano programmazione comune; si fa attraverso le integrazioni che avvengono a livello territoriale.
Qui c'é uno dei punti più importanti di questa legge, che è quello dei Piani di zona. Assessore, io le posso dire, per sua soddisfazione, che la questione dei Piani di zona, che modestamente avevo anticipato nella mia proposta di legge sui distretti sanitari quando si parlava dei patti territoriali per la salute e che è inverata in Emilia Romagna e in Toscana con le cosiddette società per la salute,la questione dei Piani di zona dicevo, è stata presa molto sul serio sul territorio. C'é un fervore bellissimo, ci sono operatori socio assistenziali che si incontrano con gli operatori delle aziende sanitarie, con gli insegnanti, a volte addirittura, chiamano il Maresciallo dei Carabinieri perché c'é la comprensione che un progetto di benessere, che riguarda sia la sanità che l'assistenza, non può non essere costruito senza un meccanismo collegiale.
Il primo difetto della legge è la mancanza di un Piano socio sanitario a valle, non è il fatto che l'Assessore D'Ambrosio non sia al fianco dell'Assessore Cotto (non so quanto ci sarà nei prossimi giorni e mesi) e a monte la mancanza di un finanziamento.
La storia del finanziamento per il Socio Assistenziale è gravissima da quando c'é la Giunta Ghigo, da quando c'é la maggioranza di centrodestra, abbiamo avuto una inversione delle responsabilità nelle capacità di spesa del Socio Assistenziale. Una inversione netta. La quota che veniva garantita dalla Regione era nettamente più alta: questo è dimostrabile. Quando si è insediata la Giunta regionale di centrodestra era più bassa quella dei Comuni, adesso, quella dei Comuni, è schizzata verso l'alto e quella della Regione scende sempre di più verso il basso. Mentre aumentano, di fatto, le responsabilità e, purtroppo, aumenta il fatto che i comuni sono stati tartassati. Se c'é un aspetto strutturale della finanziaria che ha garantito il Governo Berlusconi è stato proprio il taglio agli Enti locali. I Comuni, pur tra mille difficoltà, continuano a finanziare, malgrado tutto, i livello Socio Assistenziali in maniera più che dignitosa avendo innalzato la loro quota, mentre la quota regionale depurata dei fondi specifici - so cosa mi risponderà l'Assessore - dalla legge n. 328, è diminuita. E' un grafico che abbiamo guardato in Commissione e lo possiamo riproporre.
La legge nasce con un grosso handicap, rischia di essere una buona legge sulla carta, ma una cattiva legge se non si da un seguito a due questioni di fondo: una questione a monte, che è quella dei finanziamenti che garantiscano diritti esigibili, quindi i LEA, e il finanziamento dei Piani di zona. A valle, l'assenza di una integrazione, dal punto di vista della pianificazione, nel Socio Assistenziale. Queste sono le due grosse difficoltà. Nel momento in cui sarà approvata la legge, il compito dell'Assessore non terminerà, anzi, è proprio nel momento in cui verrà approvata che l'Assessore dovrà battersi di più.
Spero che l'aula esca con un ordine del giorno che le garantisca finanziamenti adeguati per i LEA, per i diritti esigibili e per i Piani di zona e l'impegno per la pianificazione integrata Socio Sanitaria. Al di là di questo, ci sono delle questioni su cui l'Assessorato dovrà lavorare con grande intensità, perchè c'é da fare una mappatura dei bisogni, non lasciare assolutamente soli i consorzi e i Comuni, ma fare in modo che le esperienze migliori dei nostri operatori, che pure vengono realizzate fra mille difficoltà sul territorio, vengano diffuse in tutta la Regione, e cancellare al più presto questo bruttissimo neo, di cui il centrodestra si è fatto responsabile.
Spero che questo sia il primo atto per invertire su una brutta tendenza che il centrodestra - purtroppo - ha instaurato: la divisione fra sanità e assistenza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La legge è senz'altro importante, come hanno ricordato alcuni colleghi ma anche l'assenza del Presidente Ghigo è importante e va segnalata.
Era già assente ieri; è assente oggi. È uno dei Presidenti della Giunta regionale più assente rispetto a tutti gli altri Presidenti di Giunta.
Personalmente, mi auguro che giunga il momento in cui il Presidente Ghigo venga chiamato a rendere conto di tutte le responsabilità politiche amministrative e personali che ha avuto nella gestione complessiva della sanità piemontese; nel disastro economico in cui ha gettato la sanità piemontese; nel suo peggioramento e nell'avere tollerato, non visto, non contrastato, un ambiente corruttivo diffuso in tutta la sanità piemontese la cui responsabilità fa capo al Presidente Ghigo, anche se egli gode di ottime protezioni.
Adesso finalmente vedo che l'Assessore D'Ambrosio si è seduto affianco dell'Assessore Cotto. Sto aspettando che il Presidente Ghigo cerchi di togliersi dall'impaccio di questa serie di scandali di cui è politicamente responsabile, semplicemente dicendo ad un proprio Assessore, almeno per la quarta volta: "Adesso togliti di mezzo perché mi dai fastidio".
Non sarebbe un bel gesto, dal mio punto di vista. Non è scaricando l'Assessore D'Ambrosio che si salva un'altra volta il Presidente Ghigo.
Il Presidente Ghigo deve pagare: se paga l'Assessore D'Ambrosio deve pagare anche il Presidente Ghigo, perché è lui il primo responsabile di queste vicende.
Detto questo, la legge rimane importante e il Presidente Ghigo non c'é.
una legge che ben meritava i toni alti e la qualità alta degli interventi che ho sentito: sia quelli che condivido dei Consiglieri Suino Riggio e Moriconi sia quelli che non condivido del collega Palma.
il classico tema di impianto strutturale di una società: cosa fa la società, nel momento in cui deve occuparsi di organizzare la vita di chi non lavora più, di chi ha redditi bassi, di chi sta male e di chi ha degli acciacchi? Questi sono gli impianti fondamentali che dividono i campi politici.
La mia opinione - che potete anche immaginare visto il Gruppo cui appartengo - è che in un impianto socialista, in un'organizzazione socialista della società, l'impianto potrebbe rispondere ai bisogni dei cittadini che hanno questi tipi di problemi. Sarebbe l'impianto migliore.
Ritengo che sia possibile costruire, con efficacia ed efficienza destinando risorse appropriate, un impianto di erogazione pubblica dei servizi essenziali. Questo è il mio orizzonte. Al di là di come è stata scritta la legge, al di là di come è stata condivisa da parti sociali e al di là del giudizio che si può esprimere sulle singole norme, rimane il fatto grave, e politicamente discriminante, che se uno dei problemi che contiene questa legge è relativo ai finanziamenti - come ricordavano i Consiglieri Riggio e Suino - allora c'é una responsabilità che ha un chiaro nome e cognome: Assessore Mariangela Cotto, con tutta la sua Giunta, che hanno sottratto risorse anche a questa legge per destinarle altrove.
Vi siete assunti la responsabilità di prendere risorse dai contribuenti e darli a quelle famiglie che hanno deciso di mandare i ragazzi alle scuole private.
una scelta che appesantisce la povertà di risorse assegnata a questa legge.
Per questo motivo, è impossibile esprimere un giudizio ed un voto positivo ad una Giunta che si comporta in questo modo. Una delle carenze sottolineate è proprio il frutto di una vostra esplicita volontà politica portata alle estreme conseguenze: dopo tre anni in cui abbiamo cercato di convincervi, e anche di costringervi democraticamente, a riflettere sulle vostre azioni, alla fine, tutti uniti, vi siete decisi ad impiegare i soldi in questo modo.
La legge in questione, per ben scritta che sia, è una legge che dovrebbe venire dopo alcuni atti fondamentali che non avete mai predisposto. Non solo il piano sanitario; non solo il piano socio assistenziale, ma anche il piano regionale di sviluppo, all'interno del quale, un un'amministrazione seria, un governo serio, individua le risorse e i campi di competenza.
La pianificazione non vi interessa; andate avanti caso per caso Assessore per Assessore. La Giunta è sempre sguarnita (adesso sono presenti tre Assessore, poco fa c'era solo l'Assessore Cotto). È il vostro modo di lavorare, seppure di bassa qualità dal punto di vista della coesione collettiva e della condivisione di un progetto. Non avete, quindi, tutto questo.
Mi aspetto, per decidere l'atteggiamento da tenere, una risposta dell'Assessore. Domande molto precise sono state poste da altri colleghi nelle cui risposte c'è la lettura del percorso della legge: sarà un percorso in cui occorrerà continuare a lottare per ottenere correzioni, o sarà un percorso in cui si discuterà condividendo correzioni.
Per quanto mi riguarda, continuerò ad essere un fermo oppositore a questo contenuto e a questi metodi di proposta di gestione di una legge su un tema così socialmente rilevante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Siamo una delle poche Regioni in Italia - per non dire l'unica - in cui l'assistenza è sganciata dalla sanità. Già questo è un grave problema, ma è ancora più grave rispetto allo stato di salute della sanità piemontese.
Noi abbiamo un Assessore che ha il primato di richiesta di dimissioni da parte dell'opposizione (e anche della maggioranza, ringrazio il Consigliere Brigandì) e "tanto tuonò che forse piovve"...



PLACIDO Roberto

D'AMBROSIO Antonio, Assessore all'assistenza sanitaria (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma chi l'ha detto...



PLACIDO Roberto

Io ho detto forse...



PLACIDO Roberto

D'AMBROSIO Antonio, Assessore all'assistenza sanitaria (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

E' pieno il mondo...



PLACIDO Roberto

Assessore D'Ambrosio, augurandole buona salute, che è la cosa più importante, mi permetta di poter politicamente dire che forse piove.
Abbiamo tanto richiesto le sue dimissioni - l'opposizione ha questo primato nei suoi confronti rispetto agli altri Assessori - ma non perché proviamo un cinico divertimento, ma perché la sanità è servizio tanto importante nella nostra Regione (come in tutte le altre, del resto) non solo sotto l'aspetto delle risorse.
Non sono intervenuto ieri per disciplina di partito, come si usa dire o per ordine di scuderia, quindi mi prenderò qualche secondo oggi. Ieri con la sua relazione - si potrebbe dire, visto il clima - che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questa non è un'aula giudiziaria, ma è un'aula politica: ci aspettavamo delle soluzioni politiche, che lei non ha dato.
Ci troviamo a parlare di assistenza, argomento legato alla sanità, in assenza del Presidente Ghigo. Questo sarà il tormentone non dell'estate ma del prossimo anno e mezzo, e non lo dirà solo il collega Chiezzi, che ne ha fatto quasi un leitmotiv della sua presenza in Consiglio regionale. Ma è assente anche gran parte della Giunta su un tema importante. Non è un'assenza casuale, perché mancherà sempre di più. Mi spiace che sia assente anche l'orecchio e l'occhio del Presidente, la signora Spagnuolo ma rimane agli atti e qualcuno sentirà, ci sono altre orecchie e occhi, per fortuna! È Presidente piccolo - non è un grande Presidente - che non si assume le sue responsabilità politiche su fatti così importanti, pronto a prendersi gli applausi ma non ad assumersi le responsabilità serie. Ma i piemontesi giudicheranno: ci avviamo ad una stagione importante e non mancheranno le occasioni. Questo pone l'accento sulla sanità, perché - mi rivolgo, in questo caso, all'Assessore Cotto, titolare del provvedimento diventa difficile ragionare di assistenza senza capire lo stato della sanità piemontese, che faticosamente resiste principalmente grazie agli operatori, nonostante il vostro costante e continuo impegno a sfasciarla.
Non si può assolutamente separare l'assistenza dalla sanità, anche se è divisa come responsabilità.
Il collega Riggio ha riportato un esempio che ha vissuto personalmente: sono veramente una coppia, però è una coppia male assortita, perché manca l'interlocutore. Assessore D'Ambrosio non me ne voglia, come ho dichiarato più volte nutro grande simpatia per lei, è una questione principalmente e squisitamente politica. Lei, in questo momento, non è in grado di rappresentare niente e nessuno. E noi non siamo in grado di parlare di assistenza quando manca l'interlocutore sulla sanità. È un problema evidente per la maggioranza e ogni tanto ci rubate la parte. Fate qualcosa, affinché si abbia la possibilità di avere, noi ma anche la sanità piemontese, un interlocutore certo con cui poter dialogare. Allora sì che potremmo parlare di assistenza.
Assessore Cotto, rimane questo punto fermo: è un discorso per certi versi monco quando manca un interlocutore su un tema importante come la sanità.



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono )



PLACIDO Roberto

Consigliere Cattaneo, ringrazio sempre per i contributi e per i suggerimenti, perché non mi fanno perdere il filo del discorso, né mi creano imbarazzo o difficoltà. Anzi, sono sempre i benvenuti.
Consigliere Cattaneo, ho imparato che la ripetizione dei punti, quando si vuol fare capire cosa si vuole dire, è sistematica. Quindi didascalicamente ho ripetuto quali sono, per noi e per i piemontesi, i punti nodali: lo sfascio della sanità e un Assessore senza fiducia, forse neanche di una parte del suo partito. Allora, noi vi chiediamo: quand'é che lo sostituite, perché noi e la sanità piemontese si possa avere un interlocutore serio? Vorrei terminare il mio intervento con l'assistenza. È un Piano che applica al ribasso, Assessore Cotto. Lei gioca al ribasso, perché questo non è un gioco a perdere ma al ribasso: ai Comuni e agli Enti locali si arrangi chi può; chi è più o meno strutturato riuscirà a fare qualcosa.
Visto che lei è cattolica e credente, bisognerà rivolgersi allo Spirito Santo, sperando che qualcuno lassù ci ami e ci voglia bene (più che a noi a chi ne ha necessità).Come dissi una volta, quando l'acqua non c'é, la papera non galleggia: e allora, Assessore Cotto, con quali risorse si muoverà? Ci faccia capire. Abbiamo scoperto che lo Spirito Santo, per grande che sia, sulle cose terrene non è sufficiente. Manca un Piano Sanitario: mettetevi d'accordo, perché qua - mi rivolgo alla maggioranza c'é chi accelera e chi frena. Noi siamo pronti da mo'! Questo Piano Sanitario lo affrontiamo o no? Si va avanti o non si va avanti? Dopo aver sentito il Vicepresidente, abbiate la compiacenze di far sapere anche all'opposizione cosa intendete fare.
Manca il Piano Sanitario, manca il Piano Socio-assistenziale, mancano le risorse (vi risparmio una citazione francese, perché non amo le citazioni, meno che mai in lingua straniera), questo è il problema.
A noi interessano i LEA e i Piani di zona: cose chiare, certe applicabili in concorso agli enti locali e senza sperare nello Spirito Santo.
Continuo a rinnovare la mia simpatia personale nei confronti dell'Assessore D'Ambrosio, ma mi auguro di essere stato chiaro su ci penso politicamente.
Aspettiamo delle risposte dall'Assessore Cotto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anch'io rilevo che il Presidente Ghigo non è presente, e credo che questa continua assenza sia un segnale preoccupante Oltre tutto devo dire che oggi è in buona compagnia: sia la maggioranza che la Giunta sono scarsamente presenti, e ritengo che sia sempre più un segnale non solo di arroganza da parte del Presidente Ghigo, ma di debolezza e di incapacità di governo, che ovviamente fa da cappello alla discussione che facciamo sulle varie leggi.
Lo dicevano già altri colleghi: questa legge è, relativamente ad altre più importante. Ne abbiamo discusse altre, ma questa è decisamente importante. Lo si era già constatato nel corso della consultazione, che è stata una delle due consultazioni più seguite dai consultati, dai cittadini. E' stata ampia, perché si è andati sul territorio, con esito diverso rispetto a quella della sanità.
Mentre sul Piano sanitario il coro di "NO" è stato praticamente unanime, nei confronti di questa legge c'è stato un rapporto più di dialogo e di confronto; quindi non di accettazione supina, ma con un atteggiamento di possibile intervento sulla legge stessa.
Questo è, in parte, l'atteggiamento che oggi ha l'opposizione, che, pur esprimendo un giudizio negativo, non vuole dire che questa legge non va assolutamente bene, ma ritiene che sia un testo su cui si può lavorare e, a seconda dell'esito di questo lavoro, potrà passare da un giudizio negativo ad uno non negativo (non dico positivo, ma non totalmente negativo).
Ci troviamo dunque ad esaminare questa legge, che tuttavia sembra non creare molto interesse. So che le consultazioni spesso danno fastidio a questa maggioranza, ma mi pare che in questo caso la consultazione sia stata positiva, dimostrando che i consultati sanno distinguere tra provvedimento e provvedimento, che quando è da respingere lo respingono, ma che sono disponibili ad interloquire se ce n'è la possibilità.
Come dicevo prima, il nostro giudizio sulla legge, allo stato attuale è negativo. Riconosciamo lo sforzo che viene operato e il fatto che questo testo si muove nel solco delle leggi nazionali, ma ciò non significa che lo si condivide. Tra l'altro, per quanto ci riguarda, eravamo all'opposizione anche sulla legge nazionale.
Oggi però siamo di fronte alla discussione della legge specifica. I motivi di contrarietà sono di varia natura: sono generali, ma anche più particolari e legati alla situazione della nostra Regione, al funzionamento del Consiglio.
Il fatto stesso che abbiamo una legge-quadro, ma che non disponiamo degli strumenti di applicazione (cioè i Piani sanitario e socio assistenziale), credo che sia uno degli elementi di giudizio negativo, così come il fatto che ci sia una cornice, ma che poi manchi una puntualizzazione precisa delle cose da fare e l'indicazione di mezzi e risorse consistenti per permettere di riempire quella cornice.
Ci sono inoltre considerazioni più generali. Io sono tra coloro che sono perplessi rispetto al discorso della sussidiarietà e di come sta andando avanti, perché se condividiamo la necessità di superare delle gestioni centralizzate e centralistiche, nello stesso tempo pensiamo che non si debba portare avanti una politica di sostanziale scaricabarile a livelli sempre più bassi, mascherandoli con il discorso della sussidiarietà. Dentro questo discorso c'è la progressiva negazione di un'affermazione che viene fatta inizialmente. Inizialmente si parla di diritti; poi, più si scende e si fa questo discorso della sussidiarietà e si entra nel merito, più i diritti diventano meno certi.
Arriviamo ad una formulazione che per me è quasi un'aberrazione di termini, in quanto perché ci sarebbero diritti esigibili e diritti non esigibili. Se si tratta di un diritto, come può non essere esigibile? Se una persona classifica alcuni diritti come esigibili, significa che considera gli altri come dei non diritti, per cui sarebbe meglio dirlo e non fingere che siano dei diritti.
Non è così. C'è però una concezione dei diritti diversa, per cui tali questioni vengono subordinate alle possibilità finanziarie dell'ultimo gradino della sussidiarietà (dell'individuo stesso e della sua famiglia) e non sono diritti che la società e lo Stato devono garantire.
Questo è un aspetto importante che c'è non tanto in questo provvedimento, ma nel quadro di riferimento più generale. Così come nel quadro di riferimento più generale, ma accentuato da questo provvedimento è presente una forte accentrazione familistica.
Io credo che quando si fanno certe affermazioni sul ruolo forte che la famiglia deve avere, non si fanno i conti con l'evoluzione concreta della società. Nella società attuale, con le politiche complessive che vengono fatte a livello economico nei confronti dei cittadini, è sempre più difficile fare leva sulla famiglia. La famiglia viene disgregata da tutte le politiche di precarietà ed economiche che vengono fatte e che puntano invece a "precarizzare" il futuro della gente e persino la possibilità di concepire una residenza stabile.
Dico questo perché, ad esempio, l'altro ieri ero a Biella, dove a 200 lavoratori viene proposto di diventare disoccupati e passare ad una forma di precarietà sul futuro della vita; a 100 lavoratori viene proposto di andare a lavorare a Milano (da Biella a Milano); probabilmente, in seguito verrà loro proposto di andare a lavorare a Treviso. Se nel caso di Milano si può pensare di fare il pendolare, su Treviso è ben difficile. In ogni caso - sia che si tratti di un pendolare o di un lavoratore che si trasferisce a Treviso - come si potrà accudire un eventuale anziano o non anziano presente in famiglia? Come potrà farlo se dovrà trascorrere la sua giornata sui treni oppure dovrà cambiare casa? Queste sono le politiche concrete che vengono attuate. In questo scorcio di mondo, le politiche che vanno per la maggiore sono quelle che tendono a non dare una stabilità al futuro delle persone, una stabilità vera in base alla quale si può pensare di vivere nel proprio Comune per 20 30 anni. In quel caso si poteva fare leva sulla famiglia, ma tutto questo non esiste più. Quindi, che senso ha colpevolizzare la famiglia? Lo stesso ragionamento vale per il discorso che si faceva prima degli anziani e del caldo. Non possiamo dire ai lavoratori che il prossimo anno farà caldo e quindi non dovranno andare in ferie, ma dovranno occuparsi della madre o della nonna, rinunciando alle ferie! Tanto più che, una volta, le vacanze duravano un mese; oggi, circa due settimane. Come si fa a dire tranquillamente una cosa di questo genere? Gli anziani non devono essere abbandonati, ma non si può neanche pretendere di scarico il compito di accudire queste persone su coloro che aspettano le vacanze dopo un anno di lavoro. Invece, questa viene normalmente spacciata come una richiesta logica.
Volevo fare un'ultima considerazione rispetto all'intervento del Consigliere Gallarini relativo agli anziani e al numero elevato di morti che si è verificato quest'anno a causa del caldo. Innanzitutto, non era un evento così imprevedibile. Sentivo ieri che, negli ultimi 120 anni, i tre anni più caldi sono stati il 1998, il 2002 e il 2003; quindi, non è un'eccezione, stiamo entrando in un percorso preciso. Il prossimo anno è possibile che si ripeta il fenomeno di quest'anno. Questi eventi dovevano essere previsti prima, tanto più quando i segnali c'erano e si dovevano cogliere. Ripeto, dovevano essere previsti e si doveva pensare che avrebbero comportato delle conseguenze.
Ritengo del tutto propagandistico quando si è dice: "Non siamo in Francia", ebbene, noi, come città di Torino, abbiamo avuto un incremento percentuale di decessi superiore a Parigi. E' vero che non siamo in Francia, ma è anche vero che non siamo stati in grado di fornire il numero totale dei decessi.
Ho presentato un'interpellanza per conoscere la situazione dei decessi in Piemonte, non solo del capoluogo, che lo conosciamo, ma di tutto il Piemonte. E' inutile dire: "abbiamo avuto una situazione migliore": abbiamo avuto una situazione migliore perché non siamo in grado di fornire i dati.
La percentuale complessiva dei decessi anche nei grandi centri francesi, è inferiore a quella di Torino. Sicuramente, per l'unico dato di certezza che abbiamo, ci siamo trovati in una situazione più grave di ogni città d'Italia e di quello che il Paese ha additato come la nazione in cui l'emergenza è stata più grave.
Qualcosa si poteva dire, sono passate settimane, non fa più caldo quindi l'emergenza è tranquillamente finita. Anche da questo punto di vista l'Assessore Cotto o l'Assessore alla Sanità avrebbero dovuto, in quelle settimane, fornirci quei dati che sono stati richiesti.
Avremo possibilità di riprendere il discorso più complessivo anche nel corso della discussione sugli emendamenti e sugli articoli. Attendo anch'io, per capire quale deve essere il nostro atteggiamento nei confronti della legge e del voto finale; attendo una risposta dell'Assessore Cotto alle sollecitazioni che gli abbiamo fornito con gli interventi, ma soprattutto con gli emendamenti depositati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri;ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, Assessore Cotto, di solito quando un Assessore della maggioranza porta all'attenzione dell'Aula un disegno di legge, sono pochi gli interventi dei Consiglieri di maggioranza. Di fatto, la delega nei confronti della Giunta e dell'Assessore è piena.
Ho voluto intervenire per rendere merito al lavoro svolto dall'Assessore che giudico più che un normale riordino, un'attuazione di quanto dettato dal decreto n. 112 e dal decreto n. 328 ecc, lo giudico una forma del sistema assistenziale. Ci sono tutte le caratteristiche: c'é la volontà, c'é un lavoro che è durato parecchi mesi all'interno della Commissione. C'é in questo disegno di legge, di fatto, il lavoro non solo della maggioranza, ma il contributo anche dell'opposizione che si è registrato nella Commissione competente. Mi pareva giusto richiamare il lavoro del Consiglio su una materia estremamente importante. Una materia che viene a modificarsi nella sua essenza perché è cambiato, da un punto di vista amministrativo, l'approccio - è ovvio che ci riferiamo al decreto legislativo 112, in particolare, ma non solo - ma è cambiato, soprattutto da un punto di vista sociale. La popolazione piemontese è la popolazione che invecchia di più nel nostro Paese, la Regione Piemonte è la regione che ha più anziani. L'invecchiamento della popolazione ha creato non pochi problemi soprattutto in questi ultimi mesi. Abbiamo visto, abbiamo letto qualcuno di noi ha vissuto sulle proprie spalle tragedie familiari, abbiamo visto anziani completamente abbandonati a sé stessi, non solo in questo territorio, ma abbiamo visto cosa è capitato nella vicina Francia come diceva il Consigliere Moriconi.
I principi inseriti nella prima parte di questo disegno di legge, il riordino per quello che riguarda il principio di sussidiarietà, sia orizzontale che verticale; l'intervento del privato: c'é la consapevolezza che sia cambiato l'approccio con l'istituzione regionale (ho sentito nella bella relazione del Consigliere Gallarini il richiamo storico) ed è giusto che questo cambiamento si sia anche visto nei principi che stabilirà il nuovo disegno di legge.
Vorrei rispondere, in maniera sicuramente garbata, ad alcuni interventi dell'opposizione che hanno evidenziato, secondo loro, alcune criticità. Ci devono essere competenze di Giunta e competenze di Consiglio che devono essere molto ben distinte; una riforma importante di questo tipo non pu non vedere, nelle competenze di Giunta, quello che deve essere il riferimento principale. All'articolo 20 è stabilito con estrema chiarezza.
Dobbiamo mantenere quel livello di generalità ed astrattezza che la norma ci impone. Non possiamo scendere nel particolare, è giusto che la Giunta dia le indicazioni e poi la Giunta stessa, in sede di applicazione, faccia il suo dovere ed intervenga specificamente nei singoli settori. In quanto alla centralità del ruolo dei comuni lamentata dell'opposizione, mi pare che un'attenta lettura del disegno di legge smentisca in pieno quello che è invece, secondo noi, espressamente richiamata con le deleghe che noi giustamente dirottiamo nei confronti dei comuni ed erogatori delle prestazioni.
Ci sono anche altri aspetti, ma penso che sia giusto che sia l'Assessore a rispondere.
La collega Suino criticava l'esigibilità delle prestazioni da parte degli utenti.
Noi pensiamo, invece, che con questo disegno di legge sia stato fatto un passo avanti rispetto alla legge Turco. Vorrei che, su questo punto l'Assessore Cotto spiegasse meglio quello che si intende nel disegno di legge Dal punto di vista culturale, attraverso questo disegno di legge dovremmo riuscire a trasmettere un messaggio di tipo diverso.
Chiederei all'Assessore Cotto un po' di attenzione. Personalmente ritengo che questo sia un buon disegno di legge e che si possano porre le basi per intervenire in modo compiuto all'interno della nostra Regione.
Da questo disegno di legge trapela un messaggio culturale diverso, che potrebbe concretizzarsi se gli stessi dirigenti ed i funzionari interpretassero il disegno di legge in questa direzione.
Se non riusciremo a trasmettere anche questo tipo di messaggio culturale differente ai Comuni e ai privati cioè a coloro che dovranno intervenire nel dettaglio, avremo fatto una riforma a metà.
Penso che non sia questo l'intendimento dell'Assessore che, ribadisco ha fatto un ottimo lavoro. Il nostro intendimento è quello che la riforma debba essere compiuta con questo messaggio incorporato.
In questo senso ci sentiamo di dare a questa riforma il nostro appoggio e il nostro supporto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà.



D'ONOFRIO Patrizia

Senza dubbio questa è una buona legge di recepimento della legge nazionale n. 328, alla quale apporta peculiarità legate al territorio e alla strutturazione dei servizi.
E' una legge che definisce i servizi sociali come un sistema che si articola in base ad una programmazione definita dal basso verso l'alto cioè quella locale attraverso i Piani di zona, e dall'alto verso il basso cioè nella programmazione regionale.
Certamente, come è stato evidenziato, sono necessari atti successivi per completare la definizione del sistema stesso.
Vorrei sottolineare alcuni punti fondamentali che fanno di questa legge una buona legge.
Innanzitutto si incentiva la gestione associata dei servizi sociali, si favorisce e si incentiva l'integrazione socio-sanitaria individuando l'ambito del distretto sanitario come ottimale.
Questo disegno di legge prevede che la programmazione locale sia attuata attraverso Piani di zona ed è il fulcro di cui parlava prima la collega Suino.
Individua prestazioni essenziali che devono essere garantite a tutti i cittadini piemontesi, per assicurare omogeneità di trattamento sul territorio, ma quello che mi preme sottolineare è che pone il cittadino al centro del sistema delle prestazioni.
Nella legge si parla più volte di programmazione individualizzata e non di prestazioni standardizzate. Quindi, il problema della solitudine viene affrontato e non abbandonato, come invece ha dichiarava il Consigliere Tapparo.
Tengo ancora a sottolineare che la legge esalta il ruolo della famiglia quale soggetto fondamentale e primario per la formazione e la cura delle persone, e quale ambito unitario per ogni intervento riguardante la salute l'educazione, lo sviluppo culturale e la sicurezza sociale.
Tutti gli interventi previsti a sostegno della famiglia sono comunque azioni di prevenzione al manifestarsi del disagio, quindi sommariamente il cambiamento culturale appena descritto comporta anche un cambiamento di natura amministrativa, di cui parlava il collega Angeleri.
Non cito le altre novità, perché queste da sole bastano a conferire alla legge il carattere di buona legge; e sarà una buona legge non solo sulla carta, infatti sul fondo regionale sono già previsti i finanziamenti al riguardo. Certamente il fondo dovrà essere incrementato perché aumentano i bisogni di una popolazione che è sempre più anziana, ma sarà in sede di bilancio che dovranno essere potenziati i capitoli relativi alle politiche sociali.
A questo proposito, vorrei solo fornire dei dati, facendo presente che rispetto al 1995 (nel quale era previsto uno stanziamento di quasi 31 milioni di euro), nel 2003 lo stanziamento è di circa 51 milioni.
Forse questo incremento è ancora insufficiente, ma dimostra che si sta lavorando per la soddisfazione dei bisogni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie Presidente.
Assessore, vorrei citare tre aspetti. Il primo riguarda il fatto che la proposta di Piano socio-sanitario non parte da presupposti sani.
E' un presupposto sano ed essenziale, dal quale non si pu prescindere, il fatto che i destinatari del Piano devono essere prima di tutto le persone.
La grande carenza di questo piano è che non pone al centro la persona e allo stesso tempo mina l'universalità dei diritti (favorito dalle leggi che man mano si sono susseguite) così come garantita dagli articoli 31 e 32 della Costituzione, e soprattutto procede nella sua applicazione, in più punti della proposta, spogliando di ogni competenza il Consiglio regionale.
Si riapre qui una vecchia questione, cioè se debba essere o meno la politica degli eletti a governare i processi e se un esecutivo non diventi sempre più protagonista dei cambiamenti e delle applicazioni dei piani sulla base di blande direttive che derivano dal luogo deputato per le grandi scelte, cioè il Consiglio regionale.
Si è sentito parlare di rottura di un patto generazionale. In effetti questo è vero. Nella famiglia patriarcale, la cura dei propri vecchi e degli anziani era un onere dei figli, oggi in una società che cambia questo aspetto si è totalmente ribaltato: oggi molto spesso gli anziani provvedono, nell'incertezza di una possibile collocazione lavorativa, ai bisogni dei figli e dei propri nipoti.
L'andamento demografico, nella sua rappresentazione grafica, si presenta sempre più come una piramide rovesciata: si è allungata la speranza di vita, è diminuita la natalità (mi pare che, nella graduatoria a livello europeo, l'Italia rappresenti i livelli più bassi). La piramide storicamente si capovolge e appare come una piramide col vertice rovesciato: la natalità è bassa, cresce la soglia dell'anzianità.
Qui sorgono i problemi. Questo Piano è intriso di un'orgia familistica.
Ma chi si deve occupare dei nostri anziani? La famiglia, con la sua capacità reddituale, con gli applicatori degli indicatori ISEE, con il rovesciare quello che era un diritto garantito sulla carta a tutti in un onere ed un'incombenza di un gravame rispetto al quale, non ponendo più lo Stato e i governi regionali la persona come centrale nelle sue politiche, questa torna ad essere confinata negli ambiti familiari.
Assessore, la inviterei a raccogliere la sfida del Consigliere Palma che, in modo coerente, nella sua concezione iperliberista del mondo potrebbe farla arrivare alla seguente conclusione. Lei è fautrice dell'istituzione degli asili nido aziendali; nella proposta di Piano socio sanitario inserisce, probabilmente anche su richiesta dei governi locali di centrosinistra, un elemento in più: per favorire la gestione indiretta dei servizi, lei agevola il percorso verso la possibile finanziarizzazione.
Dopo aver sentito Berlusconi nel suo proclama agli italiani, lei potrebbe cogliere questo aspetto. Siccome appare preclusa sempre più a noi la possibilità di andare in pensione, perché non favorire il processo delle case di cura aziendali, per le quali il passaggio dall'abilità lavorativa alla senilità è diretto e il percorso di vita di ognuno di noi rientra pienamente nella logica di mercato? La FIAT, se manterrà in piedi la sua struttura produttiva, potrà aprire una holding assistenziale; d'altronde mi pare che il modello americano ci insegni molto: fra gli interventi più pregnanti dal punto di vista del tornaconto dell'interesse e della redditività vi sono proprio i servizi alla persona. Le holding assistenziali ormai assumono caratteristiche di veri e propri operatori che agiscono su una scala multinazionale per dare questo tipo di servizi, perché rappresentano il business del domani.
Assessore, torniamo con i piedi per terra: applichiamo i dettami costituzionali, uniamo l'assistenza alla sanità, operiamo sul terreno della prevenzione, operiamo su un terreno così delicato come quello della disabilità, scardinando quelle paratie stagne, quei compartimenti stagni che evitano di porre anche il disabile al centro delle attenzioni del Piano in una integrazione vera fra percorsi scolastici, percorsi di vita percorsi di recupero delle abilità.
Tutto questo, scritto sulla carta, per essere applicato ha bisogno di enormi risorse finanziarie. E la sfida che voi, come governo della Regione siete chiamati a raccogliere è proprio questa. Torno da dove avevo iniziato: nelle politiche di assistenza si pone innanzitutto al centro la persona, non si pongono certamente i soggetti terzi che si candidano a gestire la cura della persona. Questa è un'altra partita. E l'aspetto economico non è irrilevante, perché rischia di aprire di nuovo i sistemi di iniquità di sempre.
Il diritto alla cura e all'assistenza va garantito a prescindere dalla capacità reddituale, perché ognuno - e questo è il primo diritto sancito dalla Costituzione - concorre, attraverso la propria capacità contributiva (mediante la tassazione), a mantenere i servizi in situazione di equilibrio.
Certo, oggi forse i nostri anziani pagano lo sfascio di governi che non hanno saputo amministrare la cosa pubblica e di questo siamo tutti chiamati a pagare il conto, ma le responsabilità politiche, prima o poi, devono essere individuate in modo chiaro.
Con questo Piano sostanzialmente non fate altro che porvi sulla traccia di questa constatazione molto realistica, mi rendo conto, ma con effetti certamente devastanti sul diritto alla persona ad un'assistenza, ad una cura, soprattutto dopo una vita spesa per il lavoro e con il lavoro.
Credo che questo sia l'obiettivo e gli emendamenti presentati, che anche noi abbiamo sottoscritto, hanno il coraggio di cercare di ancorare questo Piano in modo più concreto a quei principi di base che ispirano il nostro atteggiamento nei confronti del diritto alla cura e all'assistenza delle persone.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Intervengo brevemente solo per fare alcune considerazioni.
Il provvedimento legislativo in questione è certamente importante sicuramente riesce ad ottimizzare le risorse in questo momento generalizzate e distribuite su più leggi regionali per migliorare l'assistenza sul nostro territorio regionale.
Assessore, in verità non credo al fatto che lei abbia preso in considerazione tutte queste cose. Sotto un certo aspetto, il provvedimento può essere accettato perché ritengo che non ci sia nessuna forza politica che possa mettere in discussione il rispetto della dignità della persona e della sua riservatezza, il riconoscimento della centralità della persona quale prima destinataria degli eventi, della dignità, della sussidiarietà verticale, orizzontale, ecc. Il problema, però, è che in questo momento gli Enti locali ed i Comuni non hanno risorse sufficienti e questo provvedimento non risolve il loro problema.
Non riesco a capire in che modo riusciremo ad inserire questo provvedimento in un contesto sanitario che non sappiamo neppure come funziona. Non può conoscerlo lei, non lo conosce lo stesso Assessore e nemmeno quest'aula, perché sapete che avverrà l'unione di tre o quattro ospedali.
Di conseguenza, il sistema sanitario non dico che sia allo sbando, ma manca di programmazione e non possiamo immaginiamo che, approvando una proposta di legge tutto si sistemi, perché manca la logica della risorsa e quella del servizio.
Il suo provvedimento, per certi versi ammirevole, non risolvendo nessun problema ai Comuni, non risolvendo nessun problema agli Enti locali rischia solo di essere un documento di tipo elettorale, di tipo propagandistico.
Siccome in quest'aula non si sa mai come vanno a finire i provvedimenti, volevo sottolineare l'organizzazione di un centro di ascolto alle famiglie, un centro polifunzionale nella rete sanitaria.
E' stato previsto, ma non ho capito bene in che modo poi la proposta di legge potrebbe risolvere il problema delle famiglie.
Spesso le famiglie che hanno in casa un malato non sanno a chi rivolgersi e gli stessi medici non sanno dove indirizzarli. Pertanto l'articolo 45 del provvedimento, che si occupa di tale problema, dovrebbe essere migliorato e potenziato.
Sicuramente potrà essere utile alla comunità, ma con l'impegno della Giunta di terminarlo e di applicarlo. Non sapendo come funzionerà la sanità per il prossimo esercizio, non abbiamo ancora capito come questo impegnativo provvedimento, dal punto di vista finanziario oltre che tecnico, si inserirà nel contesto generale.
Mi auguro che qualcosa venga al più presto realizzato perché, come abbiamo sempre sostenuto in quest'Aula, la sanità non è patrimonio né della sinistra, né della destra, né del centro, ma è un servizio di tutti i cittadini. Tutti insieme dovremmo risolvere questo annoso problema che continuo a ripetere - incide per il 60% sulla fiscalità globale.
Assessore, mi auguro che durante la discussione, man mano che si discuterà dei vari articoli, si possa capire in che modo lei intenda portare a termine l'opera.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo per esprimere alcune considerazioni politiche a nome del Gruppo.
Innanzitutto, voglio ringraziare il collega Gallarini, relatore del disegno di legge della Giunta regionale, per averlo seguito a nome del Gruppo (insieme ai colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione); per avere integrato la relazione - che condivido pienamente tanto nella parte tecnica quanto nella parte politica; per le considerazioni svolte, in termini di iniziative del nostro Gruppo, e per il richiamo alle novità principali che la legge (che non a caso il collega ha chiamato "legge quadro" o "testo unico") ha avuto.
una buona legge che ci auguriamo venga approvata in Consiglio regionale e migliorata. È un testo aperto, sono stati presentati emendamenti e su alcuni vi è un orientamento, per chi ha vissuto il percorso in Commissione, di accoglimento da parte della Giunta regionale. A tal proposito, voglio ringraziare l'Assessore Cotto.
Partiamo proprio dall'ultimo articolo della legge: l'articolo 64. Dal mio punto di vista, si tratta di un articolo importante e significativo. La legge - o "legge quadro come l'ha definita il collega Gallarini (anche se personalmente la definirei "testo unico") norma l'importante ambito del socio assistenziale, prevedendo una delegificazione e un'abrogazione di quei testi, e svolge un lavoro di "ripulitura" (ecco perché la definisco testo unico) sul quale, al di là del merito della questione, tutti ci siamo parlo per la nostra parte politica - esposti, sia in campagna elettorale sia all'inizio di questa legislatura.
Siamo la parte politica - e nella fattispecie Forza Italia - che vuole "sburocratizzare" e semplificare.
La legge, oltre ad essere innovativa, prevede, non dico per la prima volta ma forse più di altre (e al proposito voglio ringraziare l'Assessore e chi con lei ha collaborato), quell'aspetto che dovrebbe sempre essere previsto in una legge di questa complessità, soprattutto quando è costituita da un numero significativi di articoli: una "sburocratizzazione" ed un lavoro di pulitura e di ripulitura che, dal nostro punto di vista,è fondamentale.
E' una legge innovativa in cui vengono introdotte novità importanti.
Alcune di esse richiamano - lo ricordavano già altri colleghi - proposte di legge presentate da Consiglieri regionali (anche del nostro Gruppo) e altre richiamano novità che tengono conto del dibattito di questi anni nell'ambito socio assistenziale che ha visto spesso, per non dire sempre il Consiglio regionale confrontarsi e dibattere. Penso alle ultime sei o sette sedute finanziarie, tra quelle di previsione e quelle a consultivo, o ad altri importanti provvedimenti che lo stesso Assessore Cotto ha proposto all'attenzione della Commissione e dell'Aula, la quale li ha poi approvati.
In particolare, è fondamentale ed importante il coinvolgimento complessivo di tutti gli Enti locali. L'aspetto finanziario è sicuramente importante, ma non è l'unico previsto dalla legge (come l'esperienza piemontese sul socio assistenziale ha dimostrato in questi anni). Proprio per il principio di sussidiarietà - ed io aggiungo "orizzontale" richiamato da altri colleghi (nella fattispecie il Consigliere Angeleri) siamo tutti d'accordo sul coinvolgimento degli Enti locali, essendo questi più vicini al cittadino e agli anziani, in una Regione con l'indice di vecchiaia più alto, un'aspettativa di vita tra le più alte del Paese e un destino ormai abbastanza segnato, anche se ci sono dei primi e timidi dati di inversione di tendenza, a diventare una Regione ben al di sotto dei quattro milioni di abitanti, rispetto ai quattro milioni e trecento mila abitanti che oggi registra. Una Regione sempre più anziana, dove l'incidenza degli anziani e dei pensionati, rispetto alla forza lavoro sarà sempre più alta e più significativamente incidente.
Questo vuol dire che l'aspetto delle risorse non può riguardare solo questo Consiglio regionale o, meglio, solo la Regione. Tutti gli Enti locali dovranno avere una compartecipazione nel principio della co responsabilità della spesa, nella gestione della spesa e dell'interesse generale di ottimizzare le risorse.
Cosa può fare la Regione? Certamente continuare con una politica di attenzione, come ha fatto fino ad oggi, dando quegli strumenti - per quanto di nostra competenza in un quadro di legislazione regionale - per mettere in condizione gli Enti locali, senza rapinare la gente, di avere risorse da destinare, in concorso con la Regione ed altri Enti locali, a questo importante ambito su cui c'é l'attenzione doverosa di questa Amministrazione regionale, della Regione Piemonte, ma deve esserci l'attenzione doverosa di tutti gli Enti.
Il Consigliere Gallarini puntualmente ha richiamato il nostro progetto di legge, depositato da alcuni mesi, sul quale si sono già svolte le consultazioni. A questo punto, anche stimolati dal dibattito che quest'oggi abbiamo ascoltato, lo richiameremo in Commissione (oltretutto, il Presidente della Commissione è il Presidente Pedrale, che appartiene al nostro Gruppo consiliare), proprio per confrontarci con il Consiglio regionale e per cercare di portare un nostro modesto contributo politico come forza politica, prevedendo, ad esempio, tra le altre cose, una modalità di recupero delle risorse per gli Enti locali da destinare a questo importante comparto.
Voi sapete che vi è una legge importante (la legge regionale n.
56/1977) - mi sembra che anche il Consigliere Tapparo facesse un ragionamento sulla dimensione della coperta, è ovvio che noi dobbiamo sempre tener conto delle dimensioni delle coperte - che, in allora, in un momento in cui, di fatto, nascevano le Regioni, direi la prima Legislatura operativa, per quanto riguarda le competenze della Regione in termini di lavori pubblici e di infrastrutturazione del territorio, sempre di più destinava una quota significativa dei costi di costruzione, in particolare degli oneri di urbanizzazione, proprio per i lavori pubblici, con un obbligo di destinazione nei bilanci degli Enti locali, in quanto si dovevano costruire le fogne, le strade e quant'altro, che certamente ancora oggi bisogna fare, ma non credo vi siano più quelle situazioni di emergenza come nel 1977, a 26 anni di distanza.
Ritengo che una revisione di quella legge, peraltro, ricompresa in quel PDL, presentato insieme ai colleghi Gallarini, Bolla e altri Consiglieri del Gruppo, possa essere un buon punto di partenza per confrontarci e per trovare una legislazione quadro di riferimento, affinché gli Enti locali in un principio di sussidiarietà orizzontale - non tanto perch conveniente, ma perché giusto, parlo per la mia parte politica e per i nostri convincimenti - siano messi nella condizione di reperire risorse ed essere attori e protagonisti, in concorso con la Regione e le altre Amministrazioni, per garantire ai nostri anziani, oggi, in prospettiva quelle risposte su cui credo tutti siamo d'accordo debbano essere date.
L'emergenza di questa estate non deve essere certamente qualche cosa da enfatizzare, però, ci deve far riflettere e, ad ognuno di noi, deve - noi lo interpretiamo così - un pochino tirare la giacca. Credo che relativamente ad un ammodernamento e al nuovo ruolo dell'assistenza sia giunto il momento di confrontarsi. Incombe la legge finanziaria per il 2004, incombe il bilancio per il 2004, credo che lì ci sarà la possibilità per i Gruppi e per i singoli Consiglieri di fare le proposte; lì, come abbiamo fatto l'anno scorso, dobbiamo trovare le risposte.
A questo punto, signor Presidente, richiamo la sua attenzione, c'è un altro aspetto per noi nodale, pur essendo partito di maggioranza - e che partito di maggioranza: a questo Gruppo sono assegnati 21 Consiglieri sui 40 che sostengono la Giunta regionale - con grande serenità e con grande lealtà verso la Giunta, il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti, vorremmo che, precedentemente al percorso di bilancio, sia fatta chiarezza sulla questione dei 1.600 posti nelle case di riposo.
Noi avevamo proposto - la maggioranza in questo caso - un emendamento per aumentare il numero dei posti convenzionati, in quanto il Piemonte è una regione sempre più anziana, il comparto socio-sanitario si sta trasformando nel Paese e fuori dal Paese, il ruolo dell'assistenza è sempre più importante: si dice "più territorio, più assistenza e meno ospedale" per tendere a quel famoso 2% sul quale tutti siamo d'accordo, maggioranza e opposizione, Consiglio e Giunta. Avevamo detto e lo ribadiamo che certamente, anche sul 2004, bisognerà fare uno sforzo per continuare quel percorso e finanziare la costituzione di ulteriori posti convenzionati.
Quindi, Assessore Cotto - mi dispiace che non sia presente l'Assessore D'Ambrosio - tendere a quel 2% sul quale lei si è battuta più di altri, ma con altri, certamente con il Gruppo consiliare a cui entrambi apparteniamo.
Se dobbiamo fare dei ragionamenti seri, dobbiamo avere ben chiaro il punto di partenza. Abbiamo presentato un'interrogazione molto corretta, ma molto chiara, a lato di questa correttezza, vogliamo sapere qual è il punto di partenza. E' stato fatto molto, ma dobbiamo sapere quanto è stato fatto.
Crediamo che molto si possa fare per ottemperare a quel mandato consiliare dal momento che è in corso il dibattito "Il Consiglio conta sì, conta no" e tutti eravamo d'accordo. Altri Gruppi avevano presentato emendamenti simili e ci fu una convergenza con i Democratici di sinistra e l'Ulivo su quell'emendamento.
Questa questione ha anche contribuito a sciogliere un po' l'empasse del bilancio, mettendo nella condizione di approvare il bilancio regionale con due mesi di anticipo; credo che questo chiarimento certamente sia dovuto.
Concludo, Presidente, con l'ultima riflessione. Ho parlato di legge anche innovativa e a tal riguardo credo vi sia un punto fondamentale - poi avremo modo, articolo per articolo, di confrontarci - che ringrazio sia stato previsto. So che è una delle batta glie che sia l'Assessore e sia la Giunta combattono da tempo, ma sommessamente, anche noi, come forza politica, lo abbiamo sempre evidenziato: si tratta dell'integrazione tra i giovani e gli anziani.
Questa Regione, è vero, invecchia sempre di più, ci sono sempre più anziani, ma è vero che gli anziani sono sempre più in gamba ed è vero che i giovani e gli anziani sono inseriti in un sistema regionale in cui il volontariato è sicuramente uno dei punti qualificanti e dove c'è una grandissima storia del volontariato, che parte dai santi piemontesi ai capitani di industria, che hanno potuto anche garantire la creazione di fondazioni da cui il volontario attinge risorse e stimoli, penso a Ferrero a Olivetti e a tutti quelli meno conosciuti della nostra Regione.
Credo - e la ringrazio - che la previsione negli articoli 12 e 13 del servizio civile volontario dei giovani, in un momento in cui il servizio civile sembra avere un destino segnato con la fine dell'obbligatorietà della leva, sia un punto qualificante di questa legge che, certamente mette il nostro Gruppo nella condizione di definire questa legge buona perché sburocratizza, ma anche perché è innovativa.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale. I lavori pomeridiani riprenderanno alle ore 15.15 con la relazione dell'Assessore Pichetto Fratin sulla crisi del settore tessile; subito dopo, riprenderemo l'esame di questo provvedimento con la replica dell'Assessore Cotto, l'esame dell'articolato e degli emendamenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.53)



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