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Dettaglio seduta n.393 del 24/09/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 15.13 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.45)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Angeleri, Botta Franco Casoni, Cotto, D'Ambrosio, Ghigo, Godio, Mercurio, Pichetto Fratin, Pozzo Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ugo Cavallera


PRESIDENTE

Con decreto n. 114 del 24 settembre 2003 il Presidente della Giunta regionale Ghigo attribuisce temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, per la seduta del 24 settembre 2003, all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori.



CATTANEO Valerio

Ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori per proporre di affrontare due temi in luogo dell'esame del Testo Unificato del disegno di legge n.
306 e delle proposte di legge n. 250, n. 308, n. 65 "Politiche regionali integrate in materia di sicurezza". La delega è in capo al Presidente, che oggi è impossibilitato ad essere presente in Aula. Non è presente neanche l'Assessore Vaglio, pertanto proporremmo di trattare la questione nella seduta di martedì prossimo e di affrontare - credo che anche la collega Manica che ci raggiunge in questo momento possa essere d'accordo - il Testo Unificato delle proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26" e, in successione, il disegno di legge n.
427 "Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità", approfittando anche della presenza, peraltro solita dell'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

Se non ci sono obiezioni, consideriamo accolta dal Consiglio la proposta.
Passiamo al punto 6) dell'o.d.g. relativo al Testo Unificato delle proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26". I relatori sono i Consiglieri Godio e Manica.
Sempre sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola Costa Enrico.



COSTA Enrico

Ho chiesto la parola semplicemente per una puntualizzazione. Sono d'accordo che venga affrontato questo punto. Rilevo, però, che ce ne sono tanti altri di iniziativa consigliare che sono stati approvati, deliberati e licenziati dalle Commissioni molto prima di questo punto all'o.d.g.
Proprio sull'ordine dei lavori, mi piacerebbe che venisse fatta una classificazione o stabilita una regola tale per cui venga data priorità ai punti all'o.d.g. licenziati dalle Commissioni con largo anticipo rispetto agli altri. Grazie.



PRESIDENTE

I Capigruppo prendano atto dell'osservazione, essendo i titolari della redazione dell'o.d.g.
Rilevo, però, che nel caso in specie stiamo trattando uno dei pochissimi testi di proposte di legge dei Consiglieri e non della Giunta.
Sotto questo profilo, quindi, rappresenta un elemento benemerito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo sull'ordine dei lavori.



VALVO Cesare

Nel merito del provvedimento faccio rilevare alla Presidenza che i relatori nominati dalla Commissioni risultano due: il Consigliere Godio oggi assente, e la Consigliera Manica. Non c'è un relatore unico.



PRESIDENTE

Ho già detto che i relatori sono il Consigliere Godio e la Consigliera Manica. Ho aggiunto anche che la relazione del Consigliere Godio potrà essere letta dal Consigliere Valvo, ma questo è procedura de facto, nel senso che l'indicazione della Commissione era nominativa.


Argomento: Viabilità

Esame testo unificato proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26" - Presentazione ed esame ordine del giorno n. 824 collegato


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g., che tratta il testo unificato proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26", la parola alla Consigliera Manica che svolge la relazione.



MANICA Giuliana, relatrice

Il testo che oggi portiamo all'attenzione dell'Aula, come è già stato rilevato, è uno dei pochi testi di iniziativa consiliare. Mi pare di rilievo che il testo debba cominciare un iter di testi di iniziativa consiliare, che veda seguire i nostri lavori attraverso l'esame di provvedimenti su altri argomenti che le Commissioni, all'unanimità, hanno discusso e che i Consiglieri hanno presentato. Mi pare che ci sia un ordine di valenza generale anche in questo senso che può essere di buon auspicio per proseguire in questa direzione.
L'arrivo di questo testo all'attenzione dell'Aula chiude un percorso legislativo che comincia molto tempo fa, che ha le sue radici addirittura nella scorsa legislatura. Il 30 luglio 1998 venne presentata una proposta di legge, la n. 14, rubricata al protocollo n. 432. Testo che la né la Commissione né tanto meno l'Aula presero in esame anche al momento in cui ero io firmataria di quel testo, lo richiamai in aula il 16 febbraio 2000.
Anche quel Consiglio, ormai prossimo alla scadenza del mandato elettorale non concluse l'iter e la proposta di legge venne ripresentata nella legislatura successiva, il 12 giugno 2000, e poco dopo, affiancata da un'altra proposta di legge presentata il 7 luglio del medesimo anno.
I testi - che poi vengono esaminati in un lavoro congiunto della II Commissione attraverso un gruppo di lavoro appositamente costituito affrontano, e questa era già l'intenzione fin dalla precedente legislatura un tema importante che è quello della deviazione, durante il periodo estivo, degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26 nelle tratte Gravellona Toce - Castelletto Ticino e Gravellona Toce - Borgomanero.
Le considerazioni che sono poste a fondamento del testo che esaminiamo risultano riconducibili all'esigenza di decongestionare il più possibile il traffico sulla litoranea del lago. Traffico che crea problemi di sicurezza per i cittadini, che danneggia l'integrità del patrimonio stradale, che dequalifica l'offerta turistica per il connesso inquinamento acustico ed atmosferico.
Occorre tenere presente che il Ministero dei Lavori Pubblici, con circolare del 5 agosto 1993, la n. 62, aveva subordinato la possibilità di deviazione degli articolati fuori dai centri abitati, alla presenza di almeno due percorsi alternativi, di cui uno gratuito. Ma questo non è possibile in quella zona del Lago Maggiore dove l'unica alternativa esistente è quella a pagamento rappresentata dall'autostrada A/26.
Per gli autotrasportatori che, è bene ricordare, svolgono un servizio utile per la collettività, si tratterebbe quindi di un notevole aggravio di oneri per il pagamento delle tariffe autostradali. Nello stesso tempo, la presenza di traffico pesante sulla litoranea del lago, ha dei risvolti negativi di ordine turistico, di ordine economico relativamente alla qualità della vita, in una zona importante e rilevante del nostro Piemonte ma direi di una zona turisticamente rilevante per il complesso del Paese.
La proposta di legge vuole mettere insieme alcune esigenze: un'esigenza di ordine economico e una valorizzazione in quella direzione, ma, soprattutto un'esigenza di ordine turistico, di ordine ambientale, di valorizzazione della qualità della vita che sono, a nostro avviso, di grande rilievo ed altrettanto importanti.
Il testo che noi oggi esaminiamo ha l'obiettivo di conciliare le esigenze di tutela della sicurezza e dell'ambiente, espresse in particolare dagli enti locali interessati in successive e reiterate occasioni, di sostegno alla vocazione turistica della zona, e quelle espresse da importanti rappresentanti di categorie, e di tutela del lavoro, espresse dalle associazioni del trasporto. La proposta di legge prevede il concorso della Regione nel pagamento dei pedaggi, onde facilitare questo spostamento e costantemente incentivarlo.
Quando presentai la prima proposta di legge nella scorsa legislatura da un esame sulla realtà nazionale dei testi presenti, un'unica Regione aveva utilizzato questo strumento e in un'unica occasione. Dall'esame di quel testo e dai risultati in quella Regione realizzati, avevo potuto rilevare, insieme ad altri Consiglieri già nella passata legislatura, che quello strumento era efficace. Questo sarebbe il secondo, al momento esempio significativo sul territorio nazionale, con autorizzazione da parte della Commissione Europea così come era avvenuto nella precedente occasione e potrebbe ottenere - e noi proponiamo di monitorarlo - gli stessi significativi risultati.
Le notevoli affinità delle iniziative legislative hanno indirizzato come ho ricordato prima, il lavoro della Commissione verso la predisposizione di un testo unificato. Dopo la raccolta delle osservazioni formulate dai consultati, il gruppo di lavoro, di cui ho parlato precedentemente, appositamente costituito a norma di regolamento, ha affrontato, a ottobre 2000, l'esame dei provvedimenti proponendo alla Commissione il testo in oggetto. Abbiamo acquisito il parere favorevole della I Commissione sugli aspetti finanziari e il testo, a giugno 2001, è stato inviato all'Unione Europea per la verifica di conformità con la legislazione comunitaria in materia di aiuti di Stato. L'iter presso l'Unione Europea è stato lungo e complesso, questo ha determinato alcuni elementi di ritardo, infatti dal momento in cui lo abbiamo licenziato, a giugno 2001, solo oggi il testo è arrivato alla discussione e all'esame dell'Aula. Vi sono state ripetute richieste di chiarimenti, di approfondimenti e di relazioni con le sedi di Bruxelles.
La Commissione Europea, da subito, aveva avanzato l'ipotesi che i contributi previsti costituissero aiuto di Stato ai sensi dell'articolo 87 paragrafo 1, del Trattato: vengono mobilitate risorse pubbliche, si conferisce vantaggio finanziario al settore stradale e, in particolare alle imprese che effettuano trasporti stradali di merci, liberandoli da oneri che normalmente gravano sul loro bilancio. I benefici potrebbero essere qualificati come un aiuto al funzionamento che, tenuto conto del livello vi concorrenzialità esistente nel settore dei trasporti su gomma potrebbe falsare gli scambi intracomunitari. Sono occorsi quattro invii di informazioni supplementari per portare a conclusione l'iter, per determinare gli elementi di chiarimento presso l'Unione Europea (si richiama la documentazione regionale del 4 settembre 2001, del 21 gennaio 2002, del 17 maggio 2002 e del 17 gennaio 2003). Occorre dare atto a tutti i firmatari delle proposte di legge, del loro contributo, di dare atto agli Uffici del Consiglio regionale del lavoro costantemente svolto e che hanno seguito e sostenuto le ragioni poste a fondamento della proposta legislativa regionale.
Quindi, il nostro ringraziamento va al lavoro della Commissione e ai commissari, così come anche alla struttura regionale che ha seguito il provvedimento.
Per rimuovere le perplessità dell'Unione Europea è stato necessario trasmettere la bozza di protocollo d'intesa appositamente predisposta dagli Uffici del Consiglio regionale che, come indicato all'articolo 3 del testo unificato, stabilisce le modalità di attuazione dell'intervento e ad accompagnare il testo con una ricca produzione di elementi conoscitivi sui potenziali beneficiari, sui veicoli pesanti presi in considerazione, sulle modalità di riscossione dei pedaggi, sulle quote di partecipazione a carico di ciascun soggetto interessato (la Regione Piemonte per il 40%, la società autostradale per il 20%, gli autotrasportatori per il residuo 40%).
Il 9 luglio 2003 è stata finalmente espressa la decisione della Commissione europea. La Commissione conclude che la misura de quo costituisce aiuto di Stato ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 5 del Trattato, ma che, tuttavia, l'aiuto è giudicato compatibile con il mercato comune ai sensi del regolamento (CEE) n. 1170/70 in applicazione dell'articolo 73 del Trattato.
Quindi, il nostro lavoro è stato da questo punto di vista proficuo. La pronuncia di compatibilità si basa sui seguenti elementi: nella bozza di intesa è stato chiarito che saranno ritenuti validi tutti i sistemi di pagamento del pedaggio e non solo il sistema "Telepass", come inizialmente prospettato, che risulta principalmente utilizzato dai trasportatori italiani e meno da quelli di altri Stati membri; questa assicurazione ha costituito un elemento decisivo per l'esame della misura; è stato constatato che la circolazione nell'area del Lago Maggiore è resa difficile dalla morfologia del territorio e durante il periodo estivo è aggravata dall'aumento del traffico turistico quindi la possibilità di deviazione consente alle autorità locali di organizzare al meglio la circolazione stradale nel periodo estivo e risponde all'esigenza di un coordinamento dei trasporti; è stato rilevato che gli automezzi interessati dalla normativa (quelli superiori a 7,5 tonnellate) dovranno sostenere un onere per l'infrastruttura utilizzata mentre le imprese che utilizzeranno la strada costiera non vi saranno tenute ma, dal momento che non è stata ancora emanata la disciplina comunitaria in materia di imputazione dei costi dell'infrastruttura l'importo della compensazione è stato ritenuto proporzionale; è stato stabilito che l'applicazione della legge è fortemente limitata nel tempo (è ammessa una sperimentazione per il periodo estivo di un solo anno) concerne una ben definita infrastruttura ed interessa una problematica strettamente locale.
Quindi, vuole con una sperimentazione di un anno determinare quel livello di incentivazione che renda permanente lo spostamento.
Le finalità della legge sono espresse all'articolo 1.
L'articolo 2 definisce le tipologie degli autoveicoli, in puntuale aderenza alle decisioni della Unione europea.
L'articolo 3, come avanti già indicato, reca la disposizione relativa al protocollo d'intesa.
Le modalità per il pagamento dei pedaggi sono definite all'articolo 4 tramite il rinvio ad uno specifico provvedimento di Giunta da assumersi nel solco degli approfondimenti forniti all'Unione europea.
Infine l'articolo 5 reca la norma finanziaria con la previsione di una spesa per l'anno 2004 pari a 155.000,00 euro.
L'auspicio è che anche l'Aula, come la Commissione, dopo la decisione della Commissione europea, affronti tempestivamente l'esame e licenzi il testo allegato con il più ampio consenso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine di lavori ha chiesto la parola il Consigliere Brigandì.



BRIGANDI' Matteo

Prendo la parola per questo motivo.
Credo che ci sia una considerazione che lei, Presidente, dovrebbe fare subito, e cioè che in aula non è presente neanche un esponente della Giunta. Questo è un fatto che trovo molto grave.
Il problema è questo: c'è stata una relazione accurata della Consigliera Manica. Immagino che ci sarà un'altra accurata relazione del collega Valvo, e la Giunta mi pare che abbia l'obbligo di esprimere il suo parere durante le votazioni. Mi pare ingiurioso, nei confronti di coloro che hanno preparato una così accurata relazione, che siano tutti assenti, e che esprimano un parere non avendo sentito, in disprezzo, la relazione svolta dai Consiglieri Manica e Valvo.
Per questo motivo chiedo che la relazione sia svolta in presenza di almeno un Assessore, che in questo momento è entrato in aula; quindi chiedo che sia svolta nuovamente la relazione, affinché la Giunta possa ascoltarla.
O la Consigliera Manica ha parlato per "dare aria ai denti", e se siamo tutti d'accordo su questo, posso essere d'accordo pure io, e questo non mi turba più di tanto; oppure ha parlato per illustrare una legge all'Aula e alla Giunta, che deve dare parere per obbligo.
Ora un Assessore è presente, altrimenti avrei annunciato l'abbandono dell'aula. Chiedo che venga svolta nuovamente la relazione, perché sia sentita dall'Assessore, che non può esprimere un parere se non ha sentito la relazione.



PRESIDENTE

Collega Brigandì, prima di tutto la ringrazio perché in questo modo ha sicuramente alleviato il mio compito, perché chi presiede normalmente si trova nella situazione di cercare di garantire una presenza della Giunta.
Tuttavia, a prescindere da questo, c'è una sovranità del Consiglio in quanto tale, che potrebbe anche "approfittare" dell'assenza della Giunta per esercitare la sua sovranità. Dopodiché è facoltà della Giunta esprimere il parere sui provvedimenti.
Il Regolamento attribuisce questa facoltà alla Giunta e penso che sia compito della Giunta mettersi in condizione di esercitare lodevolmente o adeguatamente la sua facoltà.
La ringrazio della segnalazione che, in ogni caso, è servita a far rientrare in aula l'unico rappresentante della Giunta senza che fosse sollecitato dalla Presidenza.


Argomento: Viabilità

Esame testo unificato proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26" - Presentazione ed esame ordine del giorno n. 824 collegato (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del testo unificato proposte di legge n. 14 e n.
87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26" La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie Presidente. Ritengo che la relazione sul provvedimento sia stata correttamente svolta dalla collega Manica. Quindi, rinuncio ad integrare la relazione ed interverrò successivamente nel merito del provvedimento.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Comunico che è stato presentato il seguente emendamento all'articolo 1: 1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Marengo, Bolla, Cantore e Costa Enrico.
"All'Articolo 1 è aggiunto il seguente comma 2: 2. Eguale onere viene assunto relativamente agli autoveicoli pesanti deviati dalla Strada Statale 25 sull'autostrada Torino-Bardonecchia lungo la tratta Susa-Oulx, nei due sensi di marcia, per il periodo compreso tra l'8 dicembre ed il 25 aprile e tra il 1 luglio ed il 31 agosto." La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Vorrei solo rivolgere ai Presidenti e ai Capigruppo di maggioranza una domanda. Naturalmente questo è un provvedimento di limitato peso e nessuno muore se sarà revocato, però vorrei sapere questo: se il provvedimento che arriva in aula con le firme di diversi Consiglieri, può andare a termine, oppure se è esposto, come vediamo dagli emendamenti che cominciano a essere presentati, a un'iniziativa che sostanzialmente lo vanifica. Se è così, ditecelo e, per quanto ci riguarda, rinunciamo al provvedimento, prendendo atto della vostra posizione.
Voglio solo per sapere se da parte dei Capigruppo di maggioranza c'è un impegno a permettere che questo provvedimento vada in porto. Se non c'è ditecelo e semplicemente ne prendiamo atto. Solo questo chiarimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente, lei ha anticipato le considerazioni che volevo fare.
Voglio ricordare che l'iter di questo provvedimento è stato molto travagliato, perché è un provvedimento che è stato notificato all'Unione Europea per verificare la compatibilità dello stesso con le norme comunitarie in materia di concorrenza tra le imprese.
Si pensava che il parere della Commissione Europea potesse giungere nell'arco di 60-90 giorni; sono trascorsi due anni. Nel corso di questi due anni, encomiabile è stato il lavoro della segreteria della Commissione consiliare competente, che ha tenuto i rapporti con gli uffici della Commissione Europea.
Voglio anche ricordare che il parere della Commissione Europea è stato emanato a fronte di dati tecnici che sono stati trasmessi alla stessa Commissione a seguito di un lavoro svolto - e qui va fatto un ringraziamento - dalla Confartigianto di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola e dalla Fiat Iveco.
La Fiat Iveco ha messo a disposizione dell'associazione di categoria novarese un mezzo pesante, con il quale alcuni tecnici hanno percorso sia la Strada Statale 33 che la A26 nei due sensi di marcia interessati dal provvedimento per verificare la quantità di carburante consumato per percorrere i due tragitti e, utilizzando attrezzature tecniche sofisticate è stato fatto anche un calcolo delle proporzioni tra carburante consumato/chilometri percorsi/ quantità di emissioni inquinanti, perché il provvedimento aveva come finalità soprattutto quella di ridurre l'inquinamento sia acustico che ambientale.
Solo a seguito di questi ulteriori chiarimenti forniti dai competenti uffici del Consiglio regionale la Commissione Europea ha potuto esprimere il proprio parere; parere che abbiamo ricevuto, come precisato nella relazione, solo nel mese di luglio del 2003.
Quindi la prego, Presidente, di verificare le posizioni. Capisco le intenzioni dei colleghi che hanno sottoscritto questo emendamento, ma comporterebbe di nuovo l'avvio di un'altra procedura all'Unione Europea presumibilmente della stessa durata.
Di conseguenza, l'invito che rivolgo ai Consiglieri Marengo, Bolla e Costa è quello di ritirare questo emendamento, perché diversamente il provvedimento di legge che oggi stiamo per votare subirebbe nuovamente una sospensione nel suo iter presumibilmente di altri due anni.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Valvo, lei ha ulteriormente illustrato la situazione assolutamente atipica che riguarda questo emendamento.
Qualora l'emendamento venisse collocato, in qualche maniera annullerebbe una procedura che è stata ponderosa dal punto di vista quantitativo e dal punto di vista della qualità del supporto che gli Uffici hanno fornito per pervenire al richiesto parere della Comunità Europea.
Quindi, prima di addentrarci in valutazioni di tipo tecnico, credo che sia nostro compito esaminare l'intenzione dei Consiglieri di approvare il provvedimento così com'è stato proposto oppure di alterarlo.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Poiché il collega Marcenaro ha richiesto una posizione dei Capigruppo di maggioranza e della maggioranza, prendo la parola - interverrà successivamente il collega Marengo anche a nome degli altri firmatari dell'emendamento proposto - semplicemente per dire come è indubbio rispetto a questo provvedimento che è un testo unificato di proposte di legge presentate da Gruppi della maggioranza e da Gruppi della minoranza che da parte nostra ci sia la ferma intenzione di continuare nel dibattito e nel confronto e di arrivare, così come si era pianificato nella Conferenza dei Capigruppo della scorsa settimana, ad un'approvazione entro la seduta di oggi.
Questo per sgombrare subito il campo da eventuali intenzioni della maggioranza o di parte della maggioranza di impedire l'approvazione di un testo unificato su un'importante questione di merito che, come ricordava puntualmente anche la collega Manica a microfono spento, era anche un punto del programma elettorale della Casa delle Libertà e del Presidente della Regione.
Ciò però, Presidente, non comporta che i singoli Consiglieri debbano essere impediti dal presentare loro proposte migliorative del provvedimento o, quanto meno, di porre all'attenzione dell'aula nuove questioni che riguardino, come in questo caso - ho letto l'emendamento - altre importanti e significative parti del territorio della nostra Regione.
Mi sembra di cogliere - ma successivamente il collega Marengo lo dirà tecnicamente - una questione che anche lei evidenziava come Presidente dell'assemblea: la preoccupazione di introdurre una clausola sospensiva.
Effettivamente, mettere un provvedimento a due velocità può essere, sotto un certo aspetto, inficiante proprio della bontà e dell'operatività del provvedimento, qualora approvato all'aula e quindi qualora legge regionale.
Io credo che il collega Marengo abbia trovato e voglia prospettare una soluzione, perché indubbiamente chi ha presentato questo emendamento - il nostro Gruppo e, nella fattispecie, una serie significativa di Consiglieri regionali di Forza Italia della Provincia di Torino, e non solo della Provincia di Torino - ritiene importante che la questione venga affrontata al più presto.
Se poi si vuol trovare, nella serietà - e credo che i nostri lavori si siano sempre contraddistinti in tal senso - una soluzione alternativa, mi sembra che da parte dei proponenti vi sia la disponibilità in questa direzione, ma nel contempo la fermezza a raggiungere l'obiettivo soprattutto in un anno particolare, il 2004, che è a poco meno di due anni dall'inizio dei giochi olimpici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Sotto il profilo tecnico, il discorso dell'emendamento è praticabilissimo: basta inserire una clausola sospensiva per cui il comma 2 non entra in vigore fino a che non è avvenuta la notifica nelle forme di legge previste. Quindi ben si potrebbe approvare l'emendamento e uscire col testo unico che prevede sia la stesura originale che questo emendamento proposto.
Al di là di questo, parrebbe creare qualche problema, sicuramente non di natura tecnica, ma a questo punto credo di natura politica.
Per evitare questo con i colleghi firmatari stiamo valutando l'ipotesi di trasformare l'emendamento in un ordine del giorno, seguito da un progetto di legge similare che seguirà tutto l'iter che ha seguito questo relativamente all'oggetto dell'emendamento.
Qual è l'oggetto dell'emendamento? E' quello di non trattare in modo diverso due realtà con la stessa problematica. E' sicuramente giusto che la statale 33, (la splendida statale che costeggia il Lago Maggiore, uno dei grandi e principali poli turistici del Piemonte) venga liberata dagli automezzi pesanti.
Lo stesso problema vale per l'altro grandissimo polo turistico (o perlomeno uno degli altri grandissimi poli turistici del Piemonte) che è la Valle di Susa, nella tratta tra Susa e Bardonecchia, dove dalla statale 25 dipendono tutti i centri vacanzieri e di villeggiatura, così come quelli di interesse alberghiero e turistico.
In particolare, proprio in quei Comuni si svolgeranno le Olimpiadi 2006; quindi, sono Comuni che tutto il mondo guarderà e saranno il simbolo del turismo, non piemontese ma italiano, nei prossimi anni, proprio perch sede delle Olimpiadi.
A questo punto non credo che una Regione possa avere "figli e figliastri"; quindi, se un trattamento (che riconosco giusto) è previsto su un'area, uguale trattamento deve ricevere anche un'altra area che ha gli stessi problemi, la stessa vocazione e gli stessi interessi a beneficiarne.
Quindi, se l'emendamento crea dei problemi, siamo disposti (i colleghi firmatari sono d'accordo) a ritirare l'emendamento, sostituendolo con un ordine del giorno propedeutico a quello che sarà un progetto di legge "fotocopia", che prevederà questa iniziativa anche nell'area dell'Alta Valle di Susa, cioè nella tratta Susa-Bardonecchia, sull'asse autostradale della Torino-Bardonecchia, dal casello di Susa al casello di Ulzio.



PRESIDENTE

Quindi, con l'intervento del collega Cattaneo e del collega Marengo possiamo considerare ritirato questo emendamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Credo che si sia trovato un metodo intelligente per raggiungere due obiettivi condivisi, salvo smentite, dall'intero Consiglio regionale.
Quindi, è già pronto questo testo unificato, condiviso da buona parte del Consiglio regionale, così come mi sembra condiviso anche l'obiettivo sulla statale 25, quindi sui siti olimpici.
Chiederemmo solo di poter votare congiuntamente sia il testo unificato sia l'ordine del giorno a firma dei colleghi che avevano presentato l'emendamento successivamente ritirato.



PRESIDENTE

Tecnicamente prima della votazione finale si vota un ordine del giorno collegato, che estende anche alla Provincia di Torino le normative previste per le Province di Novara e Verbania.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente.
Vorrei introdurre una voce discorde in questo Consiglio, per deludere il Consigliere Cattaneo che ha annunciato accordi generali.
Pongo un problema soprattutto all'attenzione dei colleghi Liberali del sottogruppo liberale di Forza Italia, i quali evidentemente erano talmente occupati a redigere il loro emendamento che non si sono accorti che la relazione (ottimamente letta dalla collega Manica e altrettanto ottimamente predisposta dagli uffici) dice, verso il fondo, che la Commissione Europea ha già detto che questi sono aiuti di Stato.
Mi sarei aspettato che una componente liberale presentasse un emendamento per bloccare, per intervenire e per limitare i danni - i liberisti dicono che sono danni - gli interventi e gli aiuti di Stato.
Invece no, al contrario si allarga anche alla Provincia di Torino.
La cosa interessante che volevo sottolineare è che la Commissione Europea ci dice che, in deroga al Trattato, ci permettono di fare una sperimentazione, solo una volta, per alcuni mesi. E' questo che rende il provvedimento interessante per come è uscito dalla Commissione, e di questo devo dare atto.
Nell'emendamento - che fortunatamente è stato ritirato, ma che sarà tradotto in un ordine del giorno ancora più pericoloso - non era neanche indicato un termine; erano soltanto indicati i giorni del mese, ma non l'anno; quindi, era un provvedimento ad limitum, radicale nel senso di aggettivo e non di termine politico. Questo è interessante da valutare.
Sostanzialmente la questione, cari colleghi del Gruppo Forza Italia, è che questo provvedimento su quella zona particolare si configura come un problema, e gli esponenti del territorio la tradurranno in una normativa molto particolare, forse anche un po' particolaristica.
Però obiettivamente occorre dare atto che, con l'istruttoria fatta intanto abbiamo acquisito dei punti fermi. Uno dei punti fermi è il giudizio preventivo della Commissione Europea, che dice che quello è un aiuto di Stato, che non viene autorizzato se non in maniera temporanea e limitata nel tempo e motivato da oggettivi problemi del territorio. I problemi sono molto oggettivi, nel senso che non ci sono strade alternative e c'è un problema orografico del territorio.
Nutro già dei dubbi su questo provvedimento, ma attenzione a non allargarci, che poi davvero diventa una "fiera di paese", in cui tutti hanno qualcosa da chiedere.
Stiamo intervenendo, invece, su un terreno delicatissimo: "aiuto di Stato" vuol dire che qualcuno sarà favorito rispetto ad altri. Dove sta il mercato? Questo ve lo chiedo non con visione ideologica del problema perché bisogna fare una scelta; non è che si fa il mercato quando conviene o quando non conviene e poi, magari, se c'è qualcuno che ha voce in Consiglio, porta a casa aiuti ulteriori.
Come ripeto, la relazione correlata a questo testo, fa sì che vedremo con preoccupazione il provvedimento. Ma almeno sarà una preoccupazione limitata nel tempo: addirittura ha un giorno di inizio e uno di fine di un anno definito.
Attenzione a non fare pastrocchi!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Per quanto riguarda il tratto qui segnalato, valuteremo ed esamineremo la proposta avanzata dal collega Cattaneo. Se questo dibattito l'avessimo già proposto nelle sedi di Commissione nei mesi precedenti, avremmo già avuto modo di poter verificare se intervengono le medesime condizioni che hanno consentito il provvedimento precedente, se non vi sia, cioè alternativa, se vi siano le stesse condizioni di disagio, eccetera.
Qualora fossimo nella stessa situazione, e nel Piemonte non ce ne fosse solo una ma ce ne fossero due, non avremmo difficoltà, in coerenza con la sottoscrizione del primo provvedimento, a sottoscrivere anche questo lo dico con grande tranquillità - posto che si verifichino e vi siano le stesse condizioni che consentono di individuare quella casistica e che hanno determinato le possibilità di consenso anche da parte dell'Europa.
Rilevo, altresì, che è particolarmente acuta l'osservazione del collega Mellano in merito alla sperimentazione e al provvedimento a tempo (poi, con Europa, l'abbiamo ulteriormente precisato; l'Europa ci ha anche aiutato a perfezionare questo punto). Sin dall'inizio aveva queste caratteristiche e voleva essere esclusivamente un provvedimento a tempo, legato ad un periodo dell'anno e legato anche ad una sperimentazione una tantum.
Questo provvedimento ha semplicemente lo scopo di disincentivare l'uso di una strada per incentivarne l'uso di un'altra, aspetto che non si è determinato spontaneamente nella vicenda viabilistica, diciamo così, della zona. Dopodiché, ottenuto quell'obiettavo e quel risultato, non vi é più alcuna ragione per cui il provvedimento debba rimanere in essere, perché si sono raggiunti gli obiettivi turistici, ambientali ed economici che ci si era prefissati.
Si tratta, dunque, di un provvedimento a termine, a tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, apprendiamo con preoccupazione - e non le nascondo anche un po' con disagio - l'essere tiepido da parte dei Democratici di Sinistra, e nella fattispecie della Presidente Manica, su una proposta che non vorrei fosse ammantata di essere una marchetta.
La proposta del collega Marengo e di altri Consiglieri della Provincia di Torino e del Gruppo che presiedo è seria e, dal mio punto di vista, deve trovare la condivisione del Consiglio regionale.
Non chiediamo impegni solenni nel dire: "Bene, arriviamo in aula con un provvedimento e lo approviamo con la stessa celerità", ma abbiamo chiesto un impegno ad affrontare un discorso serio su questo punto per cercare di approvare un provvedimento, o quello che sarà, per risolvere questo problema.
Allora, non per fare il tuttologo ma certamente per mettere a disposizione del Consiglio regionale un elemento di valutazione, vorrei citare un dato: oggi, i mezzi pesanti che passano dal Comune di Claviere in alternativa all'autostrada, per non pagare il pedaggio, sono 4.000. Io provengo, per chi lo sa, dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e percorro ogni giorno, come il Presidente Riba sa, l'autostrada A26, così come percorro spesso la Statale 33 del Lago Maggiore. Non ho il dato preciso (quantomeno non lo ricordo in questo momento), ma credo che i mezzi pesanti che percorrono quell'autostrada (faccio un intervento che pu essere addirittura interpretato come limitativo, sotto un certo aspetto per la zona da cui provengo) non siano certamente 4.000.
La situazione della Statale 25 è grave; c'é un traffico pesante e significativo che, insieme all'inquinamento acustico e all'inquinamento ambientale, che certamente devono essere valutati e verificati con la stessa serietà e scientificità dagli organi competenti così com'è stato fatto per la Statale 33 del Lago Maggiore, è sotto gli occhi di tutti ed è rappresentato anche dagli amministratori di quella zona. In particolare, la situazione di Claviere costituisce un nodo significativamente importante.
Passano da quel nodo mediamente 4.000 mezzi. La conoscenza di questo dato oltre alle sollecitazioni a risolvere questo problema che abbiamo tutti ricevuto in questi mesi (in particolare i colleghi Consiglieri regionali della Provincia di Torino), a prescindere se di questo o di quel partito spero possano mettere il Consiglio regionale nella serena condizione di prendere un impegno serio su questo punto.
Se non vi fosse un impegno serio in questo senso, credo (ma non voglio parlare a nome di altri) che i colleghi Consiglieri che hanno proposto con determinazione e convinzione l'emendamento, fornendo all'attenzione del Consiglio regionale il merito della questione della situazione che rappresentano, dovrebbero fare una verifica e una valutazione più profonda sono io a dirglielo dopo averli invitati a farlo, e li ringrazio di aver accettato questa mia sollecitazione - prima di ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Se ho ben capito l'intervento del collega Marengo, l'intenzione è quella di ritirare questo emendamento e di trasformarlo in un ordine del giorno. Non posso che ringraziare il collega Marengo per questa sua decisione. Ad abundantiam vorrei sottolineare che in occasione della presentazione della proposta di legge che mi vede primo firmatario, il 07 luglio 2000, ho voluto, prima di presentare questa proposta di legge incontrare le categorie interessate, ovvero la categoria degli autotrasportatori, perché come ben ha ricordato la collega Manica nella relazione, la circolare del Ministro dei Lavori Pubblici n. 62 del 05 agosto 1933 subordina la possibilità della deviazione degli articolati fuori dai centri abitati alla presenza di almeno due percorsi alternativi di cui uno gratuito. Questa era una condizione che precludeva ai Sindaci della litoranea del Lago Maggiore di emettere le ordinanze di deviazione del traffico. Voglio ricordare che in Veneto è successo che alcuni Sindaci hanno emesso queste ordinanze, ma le stesse ordinanze sono state impugnate al TAR dagli autotrasportatori, proprio perché mancava questa condizione.
Era quindi praticamente inutile presentare una proposta di legge senza prima aver verificato la disponibilità, peraltro non scontata (perché il dibattito è stato acceso e vivace), delle organizzazioni degli autotrasportatori a impugnare davanti al TAR il successivo provvedimento di ordinanza dei Sindaci. Oggi approviamo una legge che prevede la deviazione del traffico e l'intervento della Regione con un contributo, ma l'attuazione di questa legge necessita dell'ordinanza dei Sindaci. Quindi il consiglio che mi sento di offrire ai colleghi firmatari di questo emendamento è di verificare con le organizzazioni di categoria la praticabilità di questo intervento, anche perché normalmente la scelta di percorrere l'autostrada piuttosto che la strada statale è dettata, per quanto riguarda le aziende di autotrasporto, non tanto dal risparmio del pedaggio (perché il pedaggio è un costo deducibile dal reddito di impresa) quanto dalla riduzione dei tempi di percorrenza.
Sono tutte condizioni che, secondo il mio modesto parere, andrebbero verificate prima di portare avanti una richiesta di questo tipo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica per un chiarimento.



MANICA Giuliana

Vorrei fare un brevissimo chiarimento rispetto all'intervento del collega Cattaneo. Forse non mi sono spiegata bene, perché ho detto l'esatto contrario di quello che ho lasciato probabilmente intendere.
Quello che intendevo dire è che ricorrendo le stesse condizioni del provvedimento che noi abbiamo già assunto per un'altra strada, non solo siamo d'accordo, ma quel provvedimento lo sottoscriviamo anche.
Sono stata più chiara adesso?



PRESIDENTE

Il concetto è chiaro.
La parola al Consigliere Palma



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Voglio subito spegnere le speranze che l'intervento possibilista del collega Mellano aveva forse ingenerato in qualcuno.
Questo provvedimento comunque non lo voteremo, anzi voteremo contro per ragioni molto vicine a quelle che venivano esposte adesso dal Consigliere Valvo. Un po' come per le pensioni, rispetto al traffico pesante il problema non è tanto di incentivi, semmai di disincentivi.
Gli strumenti di disincentivo sono, in genere, nelle mani delle Amministrazioni e, in particolare, delle ordinanze dei Sindaci, che possono fissare vincoli alla circolazione stradale, che possono introdurre delle forme di pedaggio, che possono per l'appunto disincentivare la circolazione del traffico pesante nelle aree in cui questo configge con la realtà del tessuto socio-economico e con altre considerazioni di carattere ambientale.
Esistono numerose aree anche nella provincia di Torino - sto pensando ad esempio, all'area di Carmagnola - in cui lo spostamento forzoso sull'asse autostradale della circolazione pesante è stata ottenuta (peraltro anche attraverso un lunghissimo contenzioso di carattere giuridico), attraverso decisioni amministrative delle Amministrazioni comunali che hanno scelto di introdurre delle forme di disincentivo con fasce orarie in cui la circolazione pesante non è consentita e così via.
importante, pur riconoscendo il carattere del tutto eccezionale e temporaneo di questa sperimentazione, immaginare degli strumenti che funzionino a regime, non degli strumenti che possono dare un sollievo temporaneo ma che se non incidono strutturalmente - lo ricordava perfettamente il Consigliere Valvo - sulla convenienza di un percorso piuttosto che di un altro, sono destinati a riassorbirsi con il termine degli incentivi. Non è il meccanismo del "cane di Pavlov" per cui questi per sei mesi girano sull'autostrada poi quando non c'é più l'incentivo essendo abituati a girare a sinistra, gireranno a sinistra. Inevitabilmente rigireranno a destra (o a sinistra, a seconda dei punti di vista) e ritorneranno sulla statale al termine del periodo degli incentivi, perch gli operatori economici si muovono secondo criteri razionali di convenienza. A quel punto, tornerà ad essere per loro conveniente scegliere questa strada.
Qui si sta discutendo di un disegno di legge senza l'Assessore competente su questa materia; per di più, si sta discutendo in un clima pressoché unanime, che è sempre disastroso per la decisione politica.
Inviterei quindi tutti i colleghi a riflettere sul fatto che questo potrà essere un promo politico-elettorale per i proponenti, ma dal punto di vista sistemico non è una soluzione. Per la verità, non è neanche un alleggerimento, ma è uno spostamento di qualche mese della realtà del problema.
Molto più intelligente sarebbe, lo ripeto, immaginare di dotare le Amministrazioni comunali di alcuni strumenti che siano in grado davvero di riorientare la circolazione pesante. Una misura di incentivo di questo tipo, come spesso avviene, potrà apparire agli occhi di alcuni elettori particolarmente efficace, ma dal punto di vista economico ciascuno di noi può scommettere che gli operatori del trasporto su gomma si comporteranno esattamente come tutti gli operatori economici, cioè razionalmente: fino a quando converrà loro utilizzare un'autostrada sostanzialmente sussidiata la utilizzeranno; nel momento in cui non sarà più conveniente per loro utilizzarla, non la utilizzeranno.
Un provvedimento di questo tipo, annuncia inevitabilmente provvedimenti analoghi per altre realtà del Piemonte. Il collega Riba ricordava che non ci sono autostrade in provincia di Cuneo, ma adesso che ce ne sarà una addirittura a zig-zag, chissà quante strade riusciranno ad incrociare questa autostrada e quanti incentivi bisognerà assicurare alla circolazione stradale sulla rete autostradale locale e non sulle strade statali o provinciali, perché inevitabilmente tutti questi comuni saranno oberati del peso di una circolazione particolarmente pesante anche dal punto di vista ambientale.
Quindi, pur comprendendo la natura limitata, parziale e temporanea del provvedimento, è esattamente il provvedimento che non si deve fare, perch non incide sulla realtà che va a disciplinare, ed elude, a dire il vero inutilmente, l'opinione pubblica.



PRESIDENTE

Consigliere Marengo, l'emendamento è stato ritirato?



PRESIDENTE

MARENGO Pierluigi (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

stato ritirato l'emendamento 1.1) Possiamo procedere alla votazione dell'articolo 1.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
Prima della votazione dell'intero testo di legge, procediamo alle dichiarazioni di voto.
Ha questo la parola il Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola per una breve dichiarazione di voto. L'iter di questo provvedimento è stato certamente travagliato, non certo per responsabilità dei Consiglieri regionali o del Consiglio regionale, quanto delle lungaggini che hanno provocato il necessario parere della Commissione Europea. Penso che gli Uffici regionali potranno scrivere un libro sulle vicissitudini che hanno seguito l'iter del parere della Commissione Europea.
Come ho già detto in un precedente intervento, ritengo doveroso un ringraziamento agli Uffici del Consiglio regionale per la competenza dimostrata, ma, soprattutto, per la pazienza dimostrata. Si è trattato di avere una pazienza infinita nel rispondere più volte alle reiterate richieste della Commissione Europea, in molti casi di contenuto analogo quindi più volte si sono ripetute le stesse cose.
Ribadisco il ringraziamento all'Associazione di categoria novarese e alla concessionaria locale della Fiat Iveco che ha messo a disposizione questo mezzo che ci ha consentito di fornire alla comunità questi dati.
Non è mia abitudine, perché non fa parte della mia indole, sollevare delle polemiche, tuttavia devo esprimere il mio rammarico perché, nel corso del 2001, sono state diffuse agli organi di stampa novaresi, una serie di polemiche. Cito il "Corriere di Novara" del 12 settembre 2002: "E' paradossale, fanno sapere dalla Quercia, che il parere positivo di Bruxelles sia arrivato soltanto alla vigilia delle elezioni politiche dello scorso anno ..." salto perché l'articolo è lungo ".. meno spiegabili oggettivamente, i motivi della mancata entrata in vigore del 2002 visto che, dopo il parere dell'Unione Europea, c'era un anno di tempo per rispettare la scadenza del 15 giungo di questo anno." Tutti sappiamo, come bene ha detto la Consigliera Manica, che la decisione della Commissione Europea è pervenuta al Consiglio regionale il 9 luglio 2003: come è possibile dichiarare che la Regione tiene nel cassetto un provvedimento quando Bruxelles si è pronunciata prima delle elezioni politiche? Così pure la "Prealpiana" dell'8 settembre 2002: "Si tratta di stabilire se il parere di Bruxelles, arrivato alla vigilia delle elezioni politiche dello scorso anno, sia ancora valido oppure se si debba rimettere mano all'intera procedura". Non so se esista una deontologia del Consigliere regionale o del politico, certamente, se ci fosse un codice deontologico, un comportamento di questo tipo sarebbe oggetto di censura.
Manifesto il mio apprezzamento per la positiva conclusione del provvedimento, che senz'altro va incontro alle richieste degli operatori turistici della litoranea del Verbano-Cusio-Ossola e degli autotrasportatori, sia nazionali che internazionali. Il provvedimento riguarda tutti gli autotrasportatori che transiteranno sulla A/26.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Voteremo a favore del provvedimento essendo un documento da noi lungamente perseguito e presentato - già il 30 luglio 1998 - per due legislature. Non voglio ripercorrere le ragioni per cui allora la maggioranza, non convinta, non volle approvarlo e nemmeno portarlo all'esame dell'Aula e della Commissione, mentre, successivamente, c'é stata una resipiscenza (ogni resipiscenza è sempre positiva, soprattutto se produce risultati per il territorio). Noi voteremo a favore del testo e del provvedimento, esprimendo la nostra soddisfazione per un risultato importante, chiedendo che la Commissione esamini altre realtà nel territorio piemontese ove ricorrano queste condizioni. Qualora queste condizioni non ricorrano, si assumano altri provvedimenti, ad hoc, che abbiano caratteristiche collegate a quelle realtà.
Esprimiamo la nostra soddisfazione in Aula, nei termini in cui è possibile farlo, perché non abbiamo associazioni di categoria che ci comprano pezzi sui giornali per pubblicizzare iniziative anche quando queste non hanno trovato il loro compimento come un iter legislativo.
Facciamo il tutto in termini istituzionali e normali, e qualsiasi iniziativa di sponsorizzazione, solitamente, la facciamo come Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Non entro in questo duello di scherma, o di fioretto - forse anche di sciabola in alcuni punti - fra i due Gruppi dei relatori. Avevo notato e sottolineato, e lo voglio ripetere, alcuni elementi positivi di questo testo per come è giunto, dopo alcuni anni di lavorìo e di lavoro di intensa cura, in Aula. Tuttavia questi aspetti positivi, cioè meno negativi, non mi fanno esprimere un voto diverso da quello annunciato dal Capogruppo, cioè un voto negativo. E' l'impianto in sé che, a nostro giudizio, è negativo.
Noi siamo convinti, da convinti federalisti europei, che l'Unione Europea sia, in molti casi, ma non sempre, una rete, un paracadute per l'Italia, per gli Stati nazionali, ma anche, sempre di più, per le Regioni.
Molte volte quando, spinti da entusiasmi eccessivi o eccessive spinte dell'elettorato o di un'esigenza di comunicazione di risultati immediati anche la Regione Piemonte si è spinta su strade non più permesse, non più legittime all'interno di un quadro istituzionale, quello europeo in particolare, abbiamo dovuto recuperare, cambiare, correggere.
Ricordo un'avventura un po' tragica e un po' comica che ci aveva portato, sull'onda della BSE, ad approvare una sciagurata legge sulle carcasse animali. Si era aperto un contenzioso durato due anni con l'Unione Europea che, alla fine, ci ha sostanzialmente cancellato la legge e che poi noi l'abbiamo "venduta" come una correzione in corso dell'Unione Europea che ha deciso, con noi, i nuovi criteri di aiuti. Di fatto, si era tradotto in una bocciatura della legge e in una riscrittura del testo.
Questa volta abbiamo avuto la furbizia e l'attenzione - forse gli errori servono a qualcosa - di concertare prima, di discutere prima, di arrivare prima ad una verifica della legittimità e della compatibilità dell'intervento.
Ripeto: l'intervento è autorizzato in quanto delimitato nel tempo non solo in quanto ha un giorno di inizio - il 1 giugno - e un giorno di fine il 30 settembre - ma ha un anno: l'anno 2004. L'unica sperimentazione consentita dalla Comunità Europea rispetto a questo progetto.
Questo lo sottolineo come un dato interessante, ma non mi basta per un voto favorevole perché, come ha già anticipato il Consigliere Palma, credo di essere un facile profeta nel dire che appena sarà conclusa l'autostrada Asti-Cuneo ci sarà qualcuno - magari il Vicepresidente Riba - che proporrà sull'onda delle richieste degli abitanti della fraz. Murazzo di Fossano o di qualche altra frazione dove attualmente sono costretti fra una statale una ferrovia e il passaggio dei camion, finanziamenti per incentivare i camionisti che arrivano da Cuneo e che dovrebbero andare a Mondovì e a Marene.
Sono abbastanza sicuro che questa legge avrà dei gemelli, uno è già stato preannunciato con un ordine del giorno, ma sarà l'inizio di una serie. Quando, forse più modestamente, con meno cassa di risonanza potevano essere problemi specifici risolti con un'ordinanza dei Sindaci.
Per questo motivo votiamo contro il provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. I Gruppi di Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti italiani svolgono una sola dichiarazione di voto, che mi è stata affidata. In occasione della votazione finale su questo testo di legge, i tre Gruppi rimangono in rispettoso silenzio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Passo alla lettura dell'ordine del giorno n. 824 "Benefici a favore degli autoveicoli pesanti deviati dalla SS 25 all'autostrada Torino Bardonecchia" presentato dai Consiglieri Marengo, Bolla, Cantore, Manolino D'Onofrio e Galasso, collegato ex articolo 78 Reg., al provvedimento in esame.
E' manoscritto, sapendo che, in caso di difficoltà di interpretazione il collega Marengo mi sosterrà certamente: "Rilevato che la strada statale 25, nella parte interessante la Valle di Susa nel tratto tra Susa-Oulx e Oulx-Clavière e Oulx-Bardonecchia è interessata dal transito di numerosissimi autoveicoli pesanti rilevato che, detto transito comporta gravissimo nocumento alla sicurezza dei cittadini, all'ambiente, all'equilibrio ecologico dell'area alpina rilevato che, all'esame del Consiglio regionale, vi è il Testo unificato delle proposte di legge n. 14 e n. 87 "Deviazione della circolazione degli autoveicoli pesanti dalla strada statale 33 del Lago Maggiore all'autostrada A/26", prevedente l'onere in capo alla Regione del pagamento del pedaggio autostradale per i veicoli pesanti deviati dalla strada statale 33 all'autostrada A/26, zona lago Maggiore rilevato che, le problematiche inerenti all'area Lago Maggiore e all'area Alta Valle di Susa sono similari, stante l'ascrivibilità di entrambe le zone a poli primari turistici regionali rilevato che, l'area Alta Valle di Susa è area destinata ad ospitare le XX Olimpiadi invernali impegna la Giunta regionale a porre in essere quanto necessario per estendere i benefici previsti per l'area Lago Maggiore (SS 23) all'area Alta Valle di Susa (SS 25) predisponendo le risorse economiche necessarie".
La parola al Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ho cercato di ascoltare attentamente la lettura dell'ordine del giorno e mi rivolgo, in particolare, al collega Marengo conoscendo abbastanza bene il traffico sulla vecchia statale. Per qualche verso, rimpiango romanticamente i tempi in cui ci si bloccava sopra Susa prima che costruissero l'autostrada! Da quando c'è l'autostrada del Frejus al di là dell'eventuale richiesta della quarta corsia, legata in parte anche ai Giochi olimpici, e la variante ad Avigliana - e credo questo interessi il collega, il Presidente della Commissione Olimpiadi, sempre attento a questi problemi - la cosa che ci lascia perplessi è che il problema non esiste nei termini che sono stati detti.
Mi spiego meglio: esiste una situazione di traffico pesante sull'autostrada del Frejus; anche adesso che hanno aperto il Traforo del Monte Bianco, che aveva creato ulteriori problematiche, spostando il traffico pesante dal Monte Bianco al Frejus, varrebbe la pena di effettuare una verifica con gli Enti locali e le categorie interessate, perché si rischia di dare dei contributi a dei mezzi che già utilizzano pesantemente l'autostrada del Frejus.
Non esiste il problema di dirottare il traffico pesante, che non intasa l'autostrada del Frejus, per alleggerire la statale.
Chiedo ai colleghi della maggioranza e alla Giunta, che dovrebbe ritenersi impegnata su questo argomento, se è questo il modo di affrontare un problema serio.
Non è che, siccome lo fanno a Verbania, bisogna farlo anche a Torino! Come molti colleghi sanno, mi auguro che si prendano quanto prima in considerazione gli squilibri che si stanno creando per affrontare questioni non sempre indispensabili, ma non mi sembra questo il modo di affrontare i problemi, perché l'autostrada del Frejus è già ampiamente utilizzata. Il rischio è che si diano delle agevolazioni che non servono a ridurre o eliminare un problema, cioè spostare il traffico dalla statale all'autostrada deserta, non trafficata; se mai la Giunta seguisse e prendesse alla lettera l'impegno, si rischia di dare un contributo a chi già utilizza, e in maniera considerevole, l'autostrada del Frejus. Tanto è vero che la SITAF ha chiesto delle agevolazioni, magari con un'azione non molto elegante, legata ai Giochi Olimpici, per realizzare la quarta corsia perché l'autostrada del Frejus è stata realizzata solo con tre corsie (è una Torino-Savona in ritardo, per certi versi).
Questa è la situazione e io mi rivolgo al collega Marengo, ma soprattutto alla Commissione competente, per chiedere se non valga la pena di fare una seria valutazione della situazione dell'autostrada e dei numeri dei pedaggi. La situazione che si presenta ai vari caselli è, in qualche caso, cervellotica; se si percorre la tangenziale, partendo da Torino, ci si può divertire, non tanto per il pedaggio, ma per le continue interruzioni. Mi chiedo se non valga la pena di fare un approfondimento serio, con gli Enti locali e le Associazioni di categoria, rispetto ai pedaggi, in modo da capire chi entra dove.
Se la situazione venisse verificata, non solo dalle impressioni personali o quelle di un collega della maggioranza, al di là delle problematiche elettoralistiche che si possono inserire nella provincia di Torino, come in altre, saremmo pronti, non a sottoscrivere un ordine del girono, ma a presentare un provvedimento ad hoc, se questo può servire a risolvere una situazione oggettivamente problematica.
La nostra, dunque, è una perplessità.
Rispetto al provvedimento, non voteremo contro, ma ci asterremo, in assenza di dati seri che diano la possibilità a tutti di poter intervenire nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Intervengo, anche perché chiamato in causa dal collega Placido, solo per precisare che questa non è una battaglia del periodo medioevale tra il Ducato di Susa e la Contea di Stresa; non c'è rivalità.
Oggettivamente, questo problema è sentito a Stresa ed è sentito in area alta valle. Ma non voglio ripetere quanto ho detto prima. Voglio solo rispondere alle puntuali e legittime contestazioni e perplessità del collega Placido.
E' vero: l'autostrada Torino-Bardonecchia è già estremamente frequentata da autoveicoli pesanti, circa 2 milioni e 800 mila autoveicoli all'anno, contro i 4 milioni 400 mila quando c'era stato il problema del Monte Bianco. Ma è anche vero che nell'area - e questo ordine del giorno si riferisce esclusivamente all'area Susa-Oulx, cioè alla parte alta e non alla parte bassa - molti pagano il pedaggio ridotto fino a Susa.
Infatti se il pedaggio intero è pari a 10, il pedaggio fino a Susa è 4 mentre da Susa a Oulx è pari a 6. Quindi, pagano il pedaggio ridotto fino a Susa, escono a Susa, prendono la statale 25 (sulle terrazze del Belvedere), lasciando l'autostrada per andare percorrere il valico del Monginevro; quindi, passano sul tratto Cesana-Claviere, dove passano su Claviere. Su quella parte passano circa 4 mila veicoli pesanti al giorno nei momenti di punta ovviamente. E' vero che alcuni di quegli autoveicoli escono a Oulx, ma molti (e parliamo di centinaia e centinaia al giorno) transitano nel Comune di Gravere, nel Comune di Chiomonte; non transitano nel Comune di Exilles, perché la statale è staccata rispetto al paese tagliano la parte vecchia e la parte nuova del Comune di Salbertrand e transitano nel Comune di Ulzio. Quindi, vi è un traffico pesante molto forte sulla statale 25 che, peraltro, non è in grado di reggere.
La stessa cosa vale per il Lago Maggiore; non è che la Gravellona-Toce sia esente oggi da traffico di camion. La Gravellona-Toce è già estremamente utilizzata da automezzi pesanti, così come la litoranea.
Quindi, le problematiche sono sempre le stesse. Per il pezzo Susa-Oulx ritengo che la problematica sia simile e che quindi il provvedimento vada esteso anche a questa area.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, passiamo alla votazione sull'ordine del giorno discusso.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 824.
Il Consiglio approva.
Indìco ora la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 28 Consiglieri Hanno votato sì 26 Consiglieri Hanno votato no 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Disegno di legge n. 427 "Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che reca l'esame del disegno di legge n. 427.
E' relatore il Consigliere Bolla, che ha pertanto facoltà di intervenire.



BOLLA Emilio, relatore

Grazie, Presidente.
Mi sembra un tema molto importante, per cui non mi pare sia il caso di dare per letta la relazione.
Quindi, ne do lettura.
Il sistema agroalimentare italiano, ma altrettanto può dirsi di quello piemontese, si presenta articolato e complesso ed in continua evoluzione.
Le sue diverse componenti (istituzioni, imprese, organizzazioni prodotti) mutano nel tempo per importanza e ruolo. Esse inoltre sono sempre più strettamente collegate da una fitta rete di relazioni che ne condizionano i risultati e che hanno sede in buona parte sul territorio.
In tale contesto, la stessa comprensione dell'agricoltura è possibile solo all'interno del processo di integrazione dello sviluppo locale ovvero,in altri termini, l'impresa agraria merita di essere "esplorata" anche e soprattutto in base alle relazioni intessute con il retroterra sociale, ambientale e culturale.
E' infatti difficile immaginare, per la stragrande maggioranza delle imprese agricole italiane e piemontesi, strategie di sviluppo che prescindano dal territorio in cui sono insediate ed operano; la maggior parte di esse, appaiono non autonome dal punto di vista organizzativo e risultano viceversa integrate: nel sistema economico generale del territorio; nel sistema agroalimentare (e, più in generale agroindustriale) a livello di sistema locale di imprese agricole, di mercato dei prodotti (filiera), di sistema locale di imprese e mercato dei prodotti. Si registra, in questo senso, un evidente legame tra evoluzione delle strutture e dei redditi agricoli e diversificazione dell'ambiente economico-territoriale.
Da quanto sopra discende - come, peraltro, messo in evidenza da numerosi documenti dell'Unione europea (si pensi, per tutti, alla risoluzione di Cork sullo sviluppo rurale del 1996), da ricerche economico territoriali, dai Programmi Leader, dai patti territoriali nonché dai Piani di sviluppo rurale derivanti dalla riforma della politica agricola comune del 1999, - una consapevole riconsiderazione delle prospettive di cambiamento delle aree rurali, meno dipendenti dai tradizionali modelli di aiuto pubblico quanto anche da politiche di valorizzazione delle peculiarità degli ambienti produttivi e dei soggetti insediati, e che sono in grado di disporre di esperienze produttive sedimentate.
Appare sempre più evidente il riconoscimento dell'inadeguatezza o meglio, dell'insufficienza di una politica agraria soltanto aziendale e settoriale, a beneficio invece di politiche di intervento capaci di consolidare e sviluppare forme di aggregazione flessibile a livello territoriale, basate su un approccio dal basso ed ispirate ai principi propri dell'azione dei fondi strutturali (concentrazione, modulazione cofinanziamento, addizionalità, sussidiarietà).
In tale ambito, l'unità di indagine diventa il "milieu" locale, che fornisce alle imprese agricole sia alcuni input essenziali, quali il lavoro, l'impreditorialità, le infrastrutture materiali ed immateriali, la cultura sociale e l'organizzazione istituzionale, sia "occasioni" consolidate di collocazione dei prodotti aziendali (materie prime semilavorati e prodotti finiti, food e non food secondo i casi).
Alla tipologia endogena del modello di sviluppo consegue la differenziazione delle modalità di intervento pubblico, che devono essere coerenti con le diverse "vocazioni" produttive di partenza, a fronte delle quali si sviluppa la caratterizzazione qualitativa e la tipicità locale.
Nel dettaglio l'analisi dell'evoluzione del sistema agroalimentare italiano e piemontese mostra l'affermarsi di due modelli di sviluppo produttivo locale. Il primo modello è quello legato ad aree rurali a relativa bassa densità demografica ed in parte escluse dall'influenza diretta dei centri urbani, dove si è organizzata un'economia mista, che si caratterizza per la prevalenza dell'agricoltura e che risulta integrata (e meglio integrabile) dalla presenza di insediamenti artigianali, commerciali e piccolo-industriali sparsi sul territorio, tendenti a mantenersi in un equilibrio accettabile con l'ambiente.
La prospettiva, ai fini di politica economica e territoriale, è quella di accrescere la competitività di tali aree, mediante una valorizzazione multisettoriale delle condizioni socio-economiche di base, compatibile con la salvaguardia e la tutela del territorio. In tali aree, l'agricoltura riveste un ruolo importante, non tanto per il suo peso in fatto di valore aggiunto, di reddito pro capite e di occupazione - valori questi, per altro, inadatti a descrivere e interpretare processi di sviluppo aventi forma di sistemi produttivi locali - bensì in quanto i fattori generatori di economie esterne alle imprese agricole sono costituiti dall'attenzione dei consumatori verso caratteristiche di qualità, origine e tipicità dei prodotti agricoli, in genere prodotti food (cibi e bevande) ma non solo (un esempio significativo è offerto dai prodotti floricoli). Si tratta di fattori generatori che premiano: la possibilità delle imprese agricole ed agrituristiche di arrivare direttamente sul mercato con i propri prodotti e servizi la valorizzazione dei cosiddetti prodotti della ruralità (prodotti e servizi ma anche cultura, folclore, saperi, ecc.) il rafforzarsi delle relazioni collaborative tra le imprese dei diversi settori l'introduzione nell'organizzazione produttiva di processi innovativi compresi quelli di comunicazione sul mercato la capacità delle imprese agricole, in un'ottica di multifunzionalità dell'agricoltura, di operare per la tutela delle componenti ambientali e di fruizione delle risorse naturali la diffusione di forme di turismo rurale sostenibile.
Tali sistemi locali possono essere assunti quali distretti rurali secondo la definizione di cui al decreto legislativo n. 228/2001. Non vi è dubbio che, a seconda delle caratteristiche tipologiche delle produzioni e della qualità delle componenti storico-culturali, un distretto rurale pu avere una prevalente vocazione agricolo-alimentare, una vocazione agrituristica od una vocazione agronaturalistica. Casi di distretti rurali in Italia sono rappresentati dalla produzione di "barbatelle" per la viticoltura in Friuli o nelle zone tipiche della floricoltura e del vivaismo (S. Remo, Pescia, Torre del Greco) non ho aggiunto nella relazione Bricherasio, che notoriamente è un centro in cui è molto sviluppato il vivaismo. In Piemonte è assimilabile a distretto rurale la produzione floricola del Lago Maggiore il secondo modello è quello legato ai processi di concentrazione e specializzazione del segmento agricolo ed agroalimentare, che possono consentire l'individuazione di distretti agroalimentari di qualità, secondo la definizione del decreto legislativo n. 228/2001. Dei distretti agroalimentari di qualità si tratta più ampiamente di seguito.
Lo sviluppo dei distretti agro-alimentari si colloca nel complesso e rapido processo di trasformazione economica che ha interessato l'Italia nel secondo dopoguerra. Soprattutto nel corso degli anni Settanta è divenuta sempre più evidente la presenza di realtà territoriali caratterizzate da una "industrializzazione diffusa", basata principalmente su piccole e medie imprese, concentrate a livello territoriale e strettamente collegate fra di loro. Queste diverse realtà, presenti soprattutto nell'Italia Centrale e nel Nord-Ovest, sono state analizzate e studiate in modo nuovo, ricorrendo a strumenti analitici, quali i "distretti industriali", proposti oltre cento anni fa dall'economista inglese A. Marshall, ma valorizzati nuovamente in Italia solo a partire dalla fine degli anni settanta.
In sintesi: il distretto industriale è stato considerato un possibile modo alternativo al modello della grande impresa per organizzare la produzione in certi settori manifatturieri senza rinunziare ai vantaggi della divisione del lavoro è la natura dell'organizzazione a rete delle imprese a costituire un fattore di competitività del distretto oltre ai tradizionali fattori di costo non si ha distretto senza una rilevante integrazione tra fenomeni della produzione e fenomeni socio-culturali e senza uno specifico interesse delle istituzioni locali al suo consolidamento e sviluppo gli studi hanno attribuito ai distretti industriali gran parte del vantaggio competitivo conquistato negli anni passati dall'Italia sui mercati mondiali nel distretto si attua un processo di produzione "collettivo" e ci rafforza l'ipotesi che, partendo da tali premesse, si adotti una programmazione collettiva delle risorse, che accentui "le ragioni" della collaborazione tra le imprese del distretto spesso le imprese distrettuali sono abili a competere sui costi di produzione e sulle tecnologie, mentre le difficoltà appaiono quando il focus della competizione si sposta sugli aspetti della commercializzazione e della percezione dei segnali di mercato; ciò può essere un'ulteriore giustificazione di un intervento pubblico a sostegno dell'evoluzione dei distretti il distretto industriale è definibile, quindi, come "sistema industriale integrato" che produce economie esterne all'impresa e magari al settore, ma interne all'addensamento localizzato delle relazioni intra ed inter settoriali e sociali, e che inoltre presenta caratteristiche di ragionevole stabilità nel tempo.
Alcune caratteristiche dei distretti industriali si prestano ad essere considerate anche in riferimento ai distretti agroalimentari, pur dovendosi sottolineare l'esistenza di elementi di discontinuità tra distretti industriali e distretti agroalimentari di qualità.
La nozione di distretto agroalimentare di qualità - ma lo stesso dicasi per i distretti rurali - richiede di sottolinearne le specificità o meglio, i requisiti ai fini del riconoscimento e della delimitazione. In particolare, per i distretti agroalimentari di qualità va evidenziata la stretta e continuativa connessione tra le fasi del processo di valorizzazione del prodotto (filiera) e cioè tra imprese della produzione agricola e della trasformazione. Tali imprese vedono in questo tipo di rapporto e nel prodotto trattato la ragione della propria esistenza e, così facendo, contribuiscono a creare il cosiddetto mercato comunitario. La connessione diventa più forte quando il prodotto trattato è specifico di una zona (rispondente alla cosiddetta vocazione del territorio) ovvero è oggetto di denominazione di tutela. Il legame tra imprese della produzione ed imprese della trasformazione è tanto più forte quanto più esso non riguarda solo la cessione del prodotto, ma si allarga ad altre necessità comuni (ricerche, promozione, ecc.).
Le analisi empiriche, sempre più numerose, condotte nel corso degli ultimi anni consentono di comprendere a fondo le origini, i meccanismi di funzionamento e le dinamiche di sviluppo dei distretti agroalimentari.
Il forte radicamento territoriale delle imprese, le strette relazioni fra imprese e famiglie, la concentrazione e specializzazione territoriale della produzione, la flessibilità nel cambiamento dei prodotti e dei processi produttivi, ma anche la fitta rete di relazioni sociali economiche ed istituzionali sono i principali elementi che caratterizzano queste realtà locali.
La concentrazione di tali specifiche realtà produttive in aree di dimensione limitata ha fatto parlare di "specializzazione flessibile" basata spesso sulla produzione di una vasta gamma di prodotti caratterizzati da elevati livelli di qualità e tipicità.
Le origini e le caratteristiche dei distretti agroalimentari non possono essere ricondotte ad un unico fattore specifico. In molti casi esse derivano dai profondi processi di specializzazione delle produzioni agricole.
Non meno rilevante è risultata la presenza di tradizioni artigianali nella trasformazione dei prodotti agricoli, mentre un ruolo spesso decisivo è stato giocato dalla presenza di una forte domanda locale di prodotti tipici, che ha creato le condizioni per un ulteriore sviluppo del mercato di questi prodotti.
Mi sembra che quest'ordine del giorno non equilibri, oggettivamente, le due questioni, ma tenda a dare priorità, sottolineando solamente l'aspetto del risparmio e del riordino irriguo su cui sono d'accordo. Credo, per che se si va ad ordini del giorno più complessi, non come quelli precedenti che miravano a centrare un obiettivo e a sollecitare l'intervento del Governo, piuttosto che risparmiare in senso lato, dovrebbe essere riequilibrato sotto il profilo di contenere al proprio interno anche un richiamo all'uso dell'acqua meteorica con degli invasi, naturalmente opportunamente equilibrati sul territorio.
Se fossero presenti queste due componenti nell'ordine del giorno l'atteggiamento potrebbe essere di tipo diverso, altrimenti, da parte nostra, sarebbe un atteggiamento di astensione e di non condivisione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Questa è la legge che sotterra i distretti agroalimentari. Qualcuno ha voluto inserire, a corredo di queste proposte, una summa raffazzonata di annotazioni - chiedo scusa se mi esprimo così; so bene che il relatore non c'entra nulla perché si è limitato a leggere la relazione e non l'avrebbe certamente scritta in questo modo - sui vari aspetti storico-territoriali geografici e di politica agraria: si cita Marshall (da non confondere credo, con il Piano Marshall), si parla sistematicamente di distretti floricoli, si ignora quello che abbiamo già fatto, vi é una serie di ricorsi ai distretti del nord-est e si confondono i Piani di distretto con i settori.
Assessore, come avevamo già ribadito, ci conforta l'opinione che circola in varie Regioni italiane per cui questa operazione governativa di finalizzazione dei distretti ad una politica strettamente di Giunta (quindi strettamente di esecutivo) sarà un'operazione modesta, che non farà certamente giustizia, né sarà elemento di supporto di quella che poteva essere, invece, un'occasione per rappresentare una centralità dell'agricoltura come settore motore di una economia di una determinata area. Qui addirittura si sostiene che sarebbero incentrati su aree a bassa densità, con esclusione di grandi centri. È stato detto così, l'ho sentito adesso. Sarebbe come dire che il distretto del vino non ha come capitale Alba: cos'ha come capitale, Pralormo? Sembra veramente che non abbiamo prestato la minima attenzione a non dire delle cose indecenti, anche come presupposto per adottare questi quattro o cinque articoli, che poi vogliono dire che sulla base di questo gli Assessori faranno quello che vorranno di tutta questa politica di territorio, di ambiente, di organizzazione e quant'altro. È così, relatore.



BOLLA Emilio, relatore (fuori microfono)

Sono stato molto attento a non parlare della promozione che sta facendo Chiamparino sulla carne piemontese!



RIBA Lido

Se crede, parli della carne piemontese! Ma quando parlate di distretti rurali, abbiate la compiacenza di non fare affermazioni indecenti come quelle che sono state riportate poc'anzi secondo le quali i distretti rurali sarebbero l'affermazione di territori a bassa densità.



(Commenti del relatore Bolla fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Ognuno faccia il proprio intervento. Collega Bolla, se crede potrà chiedere la parola per alcune precisazioni sul dibattito generale.
Lasci terminare l'intervento del Consigliere Riba.



RIBA Lido

Posso fare un appunto sul fatto che in questa relazione si è citato Marshalh assieme ai distretti industriali del nord-est e assieme al distretto industriale alimentare di Moretta (quando si parla di Moretta bisogna farlo con rispetto parlando, perché è una capitale famosa per tante cose) o di S. Stefano Belbo? Non si può sostenere, Assessore Cavallera - visto che è correlatore credo che sia inopportuno citare la sua relazione, perché si sentirà più imbarazzato che autore di questa esposizione - che il presupposto riguarda situazioni a bassa intensità demografica che escludono paesi, città o centri di qualche rilevanza. Perché vorrebbe dire che l'elemento centrale della distrettualizzazione del Piemonte (che è quella del distretto dei vini, che ha come capitale Alba) sia culturalmente estraneo quando redigiamo un testo di questo genere.
Assessore, lei per caso lo condivide? Immagino mi darete una risposta.
Io parto da questi presupposti. Noi avevamo un'idea diversa di distretti agricoli. La nostra idea di distretti agricoli agroalimentari era la definizione di un sistema di organizzazione del territorio, della cultura, dell'intervento, della formazione delle attività economiche culturali e umane, che assumesse come elemento della propria centralità, in relazione ad una parte delle caratteristiche socio-economiche del Piemonte, i territori e le economie rurali, e non soltanto le economie industriali, che sono, peraltro, ben affermate con il distretto dell'auto a Torino, con il distretto del tessile a Biella e con altri distretti man mano che si formeranno, se si formeranno (penso a quello della rubinetteria o della produzione di piccoli elettrodomestici nel Verbano, o al distretto orafo a Valenza). Questi sono i distretti, Assessore.
Invece, a questo punto, abbiamo quattro o cinque situazioni di distrettualizzazione, che sono i distretti dei vini, perché quelli li abbiamo nel tempo portati ad un livello di organizzazione tale da configurare un'economia che si regge essenzialmente sull'attività produttiva agricola, che però esercita un indotto significativo sugli altri campi, intendendosi per 'formazione' tutto ciò che parte dall'assistenza tecnica e arriva all'università, quindi la promozione, la cultura l'ospitalità e quant'altro. Questo è un distretto.
Se invece, come si legge qua, l'idea è che il distretto possa essere anche quello dei maiali del mio territorio, di Vottignasco, o quello delle patate o quello delle fragole di Peveragno, allora siamo di fronte ad una politica di settore che utilizza il concetto di 'distretto', distorcendolo ulteriormente, secondo un obiettivo che poi diventa una ristretta politica di Giunta, che decide, con provvedimento deliberativo, che cos'é un distretto e a cosa deve servire. Non c'é più nessun coinvolgimento, n della popolazione, né del territorio, né delle comunità locali. È vero che esiste un unico modello di proposta di legge di distretto in questa Provincia. In quella che abbiamo presentato noi sul riso, sul vino e sulla floricultura sono state utilizzate una parte di quelle tecniche di organizzazione del piano di distretto e della proposta di distretto.
Però, relatore, il problema è ancora più serio visto così: quando diciamo che il distretto può coinvolgere anche l'utilizzazione di politiche urbanistiche - continuo ad esserne d'accordo - lo dico nella misura in cui realizzo il distretto con una legge, cioè con un provvedimento di sovranità del Consiglio regionale, che ordina l'utilizzazione di un determinato territorio secondo una procedura ottimale anche dal punto di vista urbanistico per gestire quel territorio. Ma quella è una competenza del Consiglio nella sua sovranità, non è una competenza amministrativa della Giunta.
Su un altro piano - ogni tanto ne discutiamo con i colleghi Radicali sono anche d'accordo che la Giunta assuma tutte le competenze in materia regolamentare, mentre il Consiglio vede riconosciute le competenze in materia legislativa di indirizzo e di governo. Ma, a maggior ragione queste sono le materie di indirizzo e di governo, Assessore Cavallera.
Stabilire se un determinato territorio ha la vocazione per realizzare attorno ad una determinata fisionomia produttiva storico-sociale, un progetto di utilizzazione e direi di ubbidienza di tutte le altre discipline degli interventi e dei progetti di valorizzazione, è una scelta di indirizzo politico. Qui, invece, facciamo il Regolamento del Consiglio e le politiche come Giunta. Vorrei che fra i colleghi della maggioranza si prestasse attenzione, visto che qualcuno si occupa anche di Statuto, al fatto che con una legge di questo genere si redige un Regolamento in cui stabiliamo cosa serve per fare il piano di distretto e altri aspetti di dettaglio; ma se un determinato territorio sia o no un elemento del distretto organizzativo del territorio, della cultura e della società della nostra Regione, è una scelta della Giunta, che si pone nella condizione di stabilire se fare un distretto delle patate, un distretto dei peperoni o quant'altro.
Questa è una politica di indirizzo che spetta al Consiglio. Non si pu approvare una cosa di questo genere, tant'é che in una prima fase avevamo anche ottenuto che i due distretti del vino fossero decisi dal Consiglio con l'indicazione dei punti da cui partire e gli obiettivi che si intende ottenere. Poi va benissimo che la Giunta faccia il Regolamento e stabilisca le modalità. Questo significa fare politica.
Siccome abbiamo dovuto affrontare un problema che riguarda il modello di organizzazione culturale e politico-giuridica dello Statuto del Consiglio regionale, siamo tutti d'accordo - almeno io lo sono, e credo anche il mio Gruppo - che alla Giunta spettino i poteri regolamentari, ma che al Consiglio spettino i poteri di legge e di indirizzo.
Noi facciamo una legge in cui abbiamo scritto tutto ciò che è regolamento, quindi come si fa un piano di distretto, come si costituisce il Consiglio, l'esecutivo e quant'altro, che sono i poteri che potrebbero anche spettare alla Giunta da un punto di vista regolamentare. Mentre invece deleghiamo alla Giunta la facoltà di stabilire se un determinato territorio abbia o meno la dignità per essere considerato un distretto.
Colleghi, dovreste ammettere anche voi che questa è una competenza che spetta al Consiglio, non spetta alla Giunta decidere se vogliamo fare un distretto dei fiori, dei suini o quant'altro.
Spetta a noi decidere quali distretti costituire, quali caratteristiche devono avere, mentre alla Giunta spetta dare un regolamento. Finora abbiamo operato in questo modo. Adesso siamo in presenza di una pressione insostenibile sul fatto che si vuole delegare tutto questo potere alla Giunta; non gli spetta neanche da un punto di vista della deontologia concettuale e della organizzazione e suddivisione dei poteri.
Ha ragione il Consigliere Chiezzi quando sostiene che la materia urbanistica non lo può inserire. Lo credo bene, è una materia di natura legislativa, ma se s'interviene con una legge si può anche fare. Allora il distretto diventa qualcosa di significativo, se è una politica di settore alla quale si cerca inutilmente di dare delle dignità, citando dei decaduti economisti. Non si può avere una summa culturale a presidio di una proposta, che è organizzativamente addirittura in conflitto con la filosofia basilare della suddivisione dei poteri tra la Giunta e il Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, do la parola all'Assessore Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

E' chiaro che non desidero replicare su tutto, ma solamente richiamare qualche considerazione già fatta anche in Commissione.
Credo che in questa legge si vadano ad identificare in modo abbastanza tassativo i requisiti per l'individuazione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità. Per cui, secondo me, il Consiglio assolve al suo compito di fissare i paletti, all'interno dei quali la Giunta dà attuazione agli indirizzi del Consiglio. Poi credo anche che ci si trovi in una fase un po' particolare, perché abbiamo la legge n. 228 di orientamento che ha istituito a livello nazionale i distretti rurali.
Quindi, a questo punto siamo in una fase attuativa; a rigore potevamo anche attuarli con un atto amministrativo, perché c'è già una legge nazionale che li prevede. Invece proprio per rispettare l'impegno e i contenuti delle proposte pervenute dalle parti consiliari, che io apprezzo e riconosco, si è deciso di mantenere la via legislativa, che fissa i criteri ed anche una serie di procedure.
Voi sapete che queste procedure non sono solamente forma, ma sono anche sostanza, perché individuano a livello provinciale il soggetto e il livello del confronto per poter definire gli interventi all'interno dei distretti.
Questo lo volevo dire per rispondere per certi versi alle osservazioni del collega Riba, ma era anche opportuno riportare in questa sede, a completamento dell'opera del relatore, il contenuto della normativa, che tende a circoscrivere in modo rigoroso l'operatività della Giunta e impedisce la proliferazione dei distretti, perché basta seguire questi requisiti.
Circa le considerazioni di carattere generale abbiamo concorso ad arricchire la relazione con considerazioni che erano già rinvenibili nella relazione iniziale della Giunta, proprio perché essendo questa una materia che è stata trattata già per i distretti industriali nella nostra Regione forse abbiamo sbagliato, ma si è voluto fornire ai colleghi una chiave di lettura e un raccordo con quella che è la politica distrettuale negli altri settori produttivi, anche per rivalutare da un punto di vista concettuale tutto il comparto agricolo e agroalimentare nel suo complesso. Io colgo sempre tutti i giorni quasi una posizione di "cenerentola" a cui vorrebbe relegare sia l'agricoltura sia l'agroalimentare, ma credo che proprio oggi può essere un punto di forza (pur con tutti i suoi problemi).
Recentemente il Presidente Ghigo mi ha dato l'incarico anche del commercio estero, e la prima attività che ho svolto è stata proprio quella di mettere a contatto tutti gli operatori pubblici e consorziali che devono operare in un'ottica di tipo complessivo. Ormai si parla di imprese, anche di imprese agricole, e naturalmente con riguardo alle specificità imposte dall'Unione europea, alla fine riserviamo un po' a tutti le stesse opportunità.
Anche per quanto riguarda i distretti industriali vi è un riconoscimento da parte dell'Amministrazione, perché il Consiglio ha fatto una legge in tal senso. Per certi versi, potrei anche dire che dobbiamo provare per credere, e vedere a che punto siamo. Collega Riba, qualche dubbio lo abbiamo anche sugli strumenti messi in atto prima, perché per fortuna il mondo si evolve. Se lei voleva dire che vi è un gap tra l'evoluzione dei tempi e l'amministrazione che prepara gli strumenti, in senso lato posso anche essere d'accordo. Perché c'è la flessibilità che pu garantire l'organo amministrativo rispetto alla ponderazione, ai tempi più lunghi che competono all'organo legislativo. Quindi, dove finisce uno ed inizia l'altro? Su questo il discorso è aperto; noi non volevamo andare fuori tema, ma limitarci solo all'attuazione della 228 per quanto riguarda i distretti.
Credo comunque, al di là del loro punto di vista, di dover ringraziare i colleghi che in Commissione e in aula sono intervenuti su questo argomento. Ribadisco, come peraltro previsto, il mio impegno a passare preventivamente in Commissione ogni qualsiasi decisione dell'Amministrazione in ordine all'istituzione distrettuale.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Già nell'articolo 1, in qualche modo, si individua il conflitto che esiste tra questa elencazione di obiettivi e ciò che veramente bisognerebbe porre come obiettivo complessivo di un piano di distretto.
Leggo testualmente: "migliorare la qualità e la conformità dei processi e delle aziende, promuovere la sicurezza degli alimenti, sostenere la proiezione sui mercati nazionali ed internazionali, valorizzare le produzioni agricole, migliorare la qualità territoriale e ambientale contribuire al mantenimento della crescita e dell'occupazione".
Sono tutti obiettivi assolutamente pregevoli e assolutamente non tali da costituire un elemento di aggregazione di tipo distrettuale. Se vogliamo fare un distretto, bisogna partire da un altro tipo di premessa, non dalla premessa di ciò che bisogna fare come organizzazione contestuale e contemporanea delle diverse politiche che già si fanno: queste si fanno.
Vorrei capire che cosa possiamo fare di diverso, a livello di un distretto per promuovere la qualità degli alimenti. Fuori dal distretto noi non promuoviamo la sicurezza degli alimenti? Anche senza il distretto del riso l'Assessore pare che abbia arato mille ettari di mais per garantire la sicurezza degli alimenti. Questo, per esempio, non è un obiettivo di distretto.
Quando diciamo "promuovere la qualità e la conformità dei processi e delle aziende" cosa vuol dire? Ci sono aziende che non sono conformi a cosa? Mi pare che sia anche un'affermazione particolarmente complicata da mettere in rete. Ripeto, cosa vuol dire "promuovere la conformità delle aziende"? Noi possiamo avere un'idea di conformità delle aziende? Piccoli o grandi? Se vogliamo arrivare alla fine del provvedimento bisogna che l'Assessore faccia uno sforzo, ne è in grado, per sottrarsi ad un certo tipo di pressione che sta attorno a queste cose - politica, tecnica tecnocratica, culturale, forse, - e poi cerchiamo di disporlo in modo che si possa adottare. Non si può dire: "adeguare, migliorare, la qualità e la conformità dei processi e delle aziende", questo non è un elemento di politica di distretto.
"Promuovere la sicurezza degli alimenti": mi pare che inserirlo in una politica di distretto è come dire che altrimenti non esiste. "Sostenere la promozione sui mercati nazionali e internazionali": può andare bene "valorizzare le produzioni agricole e agroalimentare": questo come la mettiamo con la posizione che sta sostenendo, per esempio, il Presidente Ghigo per quanto riguarda il discorso degli OGM che ha fatto anche al Presidente della Repubblica a Cuneo? L'Assessore Cavallera si è sottratto alla seconda puntata di quel discorso fatto in occasione dell'avvio dello Slow Food (credo di averlo invidiato perché ho dovuto sostenere la riedizione della puntata che avevo già sentito nell'incontro con il Presidente della Repubblica) al quale il Presidente Ghigo ha spiegato al Presidente della Repubblica gli OGM, ma il Presidente Ciampi probabilmente, non aveva le basi. Era utile se si ritiene come forma di propaganda.
Sotto questo profilo voglio cogliere questa occasione - che non mi sembra più impropria di quella della visita del Presidente della Repubblica per parlare di OGM. Se veramente vogliamo fare una politica di OGM, sotto questo profilo, l'Assessore sa che deve adottare dei provvedimenti governativi immediati, per esempio dichiarare il Piemonte OGM Free. Questo lo si poteva fare. Immagino che farete un progetto, una proposta, ma allora, a questo punto, non si tratta di seguire la linea che ha sostenuto il Presidente Ghigo secondo cui gli OGM possono benissimo esistere purch siano gestiti in settori separati da quelli dei prodotti non OGM Free.
Vede, Assessore, che emerge una politica, per quanto riguarda per esempio i cereali, che è di una materia molto complicata rispetto a quella che pu essere accolta in un distretto? L'Assessore intende fare un distretto dei cereali, ma qui non c' un'idea che possa ingenerare un distretto dei cereali, eppure ci sono.
"Migliorare la qualità territoriale, ambientale e paesaggistica dello spazio rurale": è una buona affermazione, ma nel testo non c'é niente sotto questo profilo. Questa è una materia che riguarda direttamente le partite urbanistiche. Le partite urbanistiche si possono inserire in una legge specifica, ma non si possono inserire in una delega alla Giunta. Da questo punto di vista, rischiamo di individuare ancora una volta - se mi permette Assessore, troviamo un'altra espressione - demagogicamente, un termine che richiama tutto, ma non è sicuramente in grado di affrontare questo tipo di obiettivo nella parte successiva del testo.
"Contribuire al mantenimento e alla crescita dell'occupazione": obiettivo importante, fino ad ora abbiamo registrato una caduta di occupazione in Piemonte. Tutto quello che riguarda la valorizzazione integrata del territorio, degli spazi rurali, l'uso, per esempio, dello spazio rurale come elemento e generatore di flusso turistico particolarmente importante non soltanto nella zona del distretto dei fiori ma anche nella zona del distretto del riso e del vino. Il distretto è nella nostra concezione (speriamo anche in quella dell'Assessore), un'idea che, partendo da una specificità produttiva, valorizza un'economia di cui diventa l'agricoltura il settore importante. Queste invece sono soltanto affermazioni che riguardano le singole politiche di settore. Inserirle in questo modo, non vuol dire creare gli obiettivi di una legge e di una politica di distretto.
Mi rendo conto, Assessore, che lei può avere delle preoccupazioni su come si stanno realizzando le politiche di distretto, tuttavia non credo che devo richiamare a lei gli intermedi obiettivi politici che proprio il suo governo, ma non soltanto la Giunta, (la Giunta meno, ma il Governo molto più massicciamente) ha realizzato proprio attorno a questi obiettivi.
Non va bene citare nomi, ma potremmo citare tre o quattro situazioni che sono veramente pesanti, che quelle sì sono gli elementi che hanno distorto.
Per una delle cose che poteva fare l'Esecutivo mi pare che sotto questo profilo non abbia dato prova, non dico di buona volontà o di buoni indirizzi perché l'Assessore li ha, ma il problema è di vedere, come diceva un proverbio, che "tra il dire e il mare, c'é di mezzo il fare" (non "tra il dire e il fare c'é di mezzo il mare"). Qui tra il dire e il mare c'é in mezzo questo tipo di fare che, evidentemente, è del tutto inibito. Proprio per questo diventa ancora più preoccupante attribuire, in questo tipo di situazione e con questo tipo di esperienza, una delega in bianco per gestire politiche del territorio di questa natura. Se, invece, si tratta delle politiche di settore, quelle competenze la Giunta le ha già.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Volevo riportare in aula alcune considerazioni che avevo fatto in Commissione e partire da un ringraziamento al Consigliere Bolla che ha avuto la pazienza di leggere tutta la lunga relazione che, anche in questo caso, gli Uffici hanno prodotto a corredo di una legge. Una legge che anche a mio giudizio, non ha quell'impatto e quella forza che forse nelle premesse e negli auspici dell'Assessore dovrebbe avere. Voglio concentrare la mia attenzione su alcuni punti.
Un punto era questo, molto specifico, che ricordo di aver già sollecitato in Commissione. Noi abbiamo, all'articolo 1, nelle finalità, il punto e) e il punto f), come compiti di questi distretti: "sostenere la proiezione sui mercati nazionali e internazionali delle imprese valorizzare le produzioni agricole e agroalimentare". L'Assessore Cavallera poco fa ha sostenuto, "stiamo anche pensando, riconsiderando l'impatto di alcuni strumenti che il Consiglio si è già dotato e che la Giunta ha, in una sorta di autocritica o di riconsiderazione rispetto all'istituto per il marketing agroalimentare, di cui in più occasioni questo Consiglio e la Commissione relativa si è dovuta occupare". Abbiamo prodotto, con grandi spinte anche dall'esterno, quell'istituto e io ho detto, l'ho detto allora e non ho motivi per cambiare idea adesso, che era un istituto finalizzato al reinserimento lavorativo di una persona specifica. Il problema è che se quell'istituto ha un compito vero di costruzione di politiche, ricordo benissimo perché l'ho guardato più volte, quanti compiti e quante competenze abbiamo inserito, teoricamente, in quella scatola vuota che è l'istituto per il marketing? La mia considerazione è: o chiudiamo quello o non facciamo questi. L'istituto per il marketing aveva proprio, come compiti precipui decisi per legge, quello di dotarsi di strumenti di competenze specifiche per sostenere la promozione del prodotto, la promozione dell'impresa e il sostegno dell'impresa sui mercati nazionali e internazionali.
L'ho già detto e sottolineo nuovamente: come minimo, c'è un doppione e come minimo, ci sarà un problema di conflitto di operatività, se almeno uno dei due avesse operatività vera sul territorio.
Questo è un problema: spero che l'idea che si va a dare con questa legge, recependo con legge regionale l'indicazione di una legge nazionale ci porti a riconsiderare il quadro completo di governo delle politiche agro-alimentari e del territorio, anche per considerare quanto di buono o di negativo hanno già dato le attivazioni dei distretti del vino, del riso e dei fiori, con i quali bisogna fare i conti.
E' una legge che dà una struttura molto leggera (il collega Riba l'ha definita assolutamente inconsistente); abbiamo un problema di raffronto fra quanto è scritto oggi, ed andate ad approvare, e quanto già c'è ed ha una sua concretezza nell'attività dei distretti del vino, dei fiori e del riso (abbiamo, poi, l'istituto del marketing).
Tutto questo non è risolto né accennato e, obiettivamente, ci lascia una grande delusione o incertezza, perché abbiamo bisogno di sostenere i nostri prodotti a livello nazionale e internazionale, per cercare di costruire quelle sinergie positive e non certo di costruire delle macchine o delle strutture fini a se stesse e necessitate semplicemente dall'avere un quadro di riferimento molto interno alle logiche politiche.
Questo è quanto volevo molto sommessamente riportare in aula e spero ci sia qualche risposta in merito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura e qualità

Per rispetto ai colleghi che sono intervenuti, intendo fare qualche puntualizzazione.
Per quanto riguarda la filosofia di questa legge, che è stata aggiustata in Commissione (ricordo che ci sono state approfondite discussioni), abbiamo voluto evitare di creare un ulteriore strumento di intervento. Pertanto, quando si citano una serie di politiche, si richiamano i filoni di intervento previsti dalle norme vigenti.
Per certi versi, qualcuno potrebbe dire "In fin dei conti, a cosa serve?". Serve, perché il Piano di distretto potrà prendere da queste "cassette degli attrezzi" quanto serve nelle varie specificità locali, a seconda delle virtualità di questo o quell'altro distretto.
Tengo a precisare che il distretto del riso e quello dei fiori non sono ancora stati istituiti, perché si era detto di unificare tutto a valle di questa legge, e naturalmente questa era la definizione dei paletti.
Sulla base di questa legge, siamo pronti da subito, per quanto riguarda i fiori; seguiremo a ruota, per quanto riguarda il riso. Come ho già detto, discuteremo in Commissione le delibere attuative.
Per quanto riguarda la questione della contraddizione tra le proiezioni internazionali delle imprese o la promozione internazionale del settore agro-alimentare, sono due cose complementari.
Proprio nei giorni scorsi ho coordinato un incontro sulle questioni legate alla commercializzazione dei prodotti, ad esempio il calibro delle pesche o di altri prodotti; qualcuno ha anche ironizzato, come uomo di governo, sulle normative che l'Unione Europea mette in campo. Pertanto, per poter avere un prodotto che possa andare su tutti i mercati, questa azione deve essere coordinata in tutti i livelli.
E' chiaro che, se si produce per il mercato internazionale, la produzione deve avvenire in un certo modo, etichettata in un certo modo con le varie articolazioni linguistiche, secondo le regole internazionali.
C'è, poi, un soggetto che aiuta ad andare sui nuovi mercati, ed è l'azione del marketing agro-alimentare, che deve essere affiancata all'iniziativa di commercio internazionale della Regione, che porto avanti da anni, coinvolgendo il settore definito "eno-gastronomico" (io mi sono permesso di correggerlo in "eno-gastronomico e agro-alimentare").
Pertanto, c'è una logica; probabilmente ci possono essere delle situazioni infelici, perché quando si parla di qualità e conformità dei processi, si parla anche di qualità a livello aziendale.
C'è, quindi, un problema di qualità e certificazione. La qualità affermata moto proprio non serve nulla; la qualità che serve nei distretti industriali, agricoli e quant'altro, al giorno d'oggi è quella certificata (ci sono le certificazioni di prodotto e le certificazioni strutturali dell'azienda stessa).
Si voleva fare, dunque, un discorso di questo tipo.
Per quanto riguarda le questioni di fondo, ad esempio la questione degli OGM, è chiaro che il provvedimento che abbiamo adottato quest'anno è un provvedimento obbligato, figlio del quadro normativo vigente nel nostro Paese. Se le leggi non vanno bene, le cambiamo, ma, finché ci sono, bisogna applicarle, tant'é che, interpellati anche i rappresentanti sindacali del mondo agricolo, ci hanno riportato recentemente difficoltà, le più pesanti di altra natura e in altre regioni (vedasi il Friuli e il Veneto), dove stanno ancora correndo dietro al prodotto che è risultato più o meno contaminato e che, quindi, deve essere sequestrato, accantonato e distrutto.
Riguardo agli OGM, dunque, abbiamo adottato una soluzione limitata a 400 ettari, i cui sementi erano risultati contaminati, adottando un provvedimento risolutivo.
Naturalmente, a tale proposito è in discussione la politica comunitaria. Se ne discute ai livelli più alti; se ne è discusso a Cancun se ne discuterà ancora nelle varie sedi comunitarie, dove mi auguro vengano adottati atti normativi chiari. Devo anche dire che la frantumazione delle aziende agricole del nostro Paese è tale da rendere difficile il far coesistere, se questa sarà la linea dell'Unione Europea, le coltivazioni OGM free dalle coltivazioni non OGM free.
Il collega Riba diceva che, se compiamo la scelta, è una scelta di fondo.
La discussione è aperta; credo che si arriverà a parlarne al momento opportuno.
La definizione dell'articolo 1 è nient'altro che una definizione di raccordo, ricognizione e possibilità di intervento, che non devono assolutamente avere tutte una verifica o essere rinvenute tutte nei Piani dei vari distretti; sono opportunità che, tenuto conto che da una parte avremo il distretto dei fiori e dall'altra quello del riso, se andiamo a vedere i Piani dei distretti dei vini, vediamo che hanno orizzonti molto ampi e riconducibili per buona parte a questi obiettivi.
Naturalmente è importante che l'impostazione degli articoli successivi privilegi soprattutto i piani ed i progetti innovativi, piuttosto che ridondare su misure che già esistono e che non meritano certamente di essere richiamate in una legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1, nel testo originario.
Comunico che non è presente il numero legale in fase di votazione dell'articolo 1, chiudiamo la seduta e la riprendiamo martedì alle ore 10.00.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 18.28



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