Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.39 del 21/11/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni e Ferrero.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Precisazioni sull'uso del procedimento elettronico di votazione


PRESIDENTE

Inoltre vi comunico che oggi voteremo mediante il procedimento elettronico in quanto ieri pomeriggio abbiamo espletato più prove e tutte le postazioni funzionano, quindi non vi sono ragioni per non procedere al voto elettronico.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Interrogazioni nn. 235, 369, 301 e 325 inerenti a "Sanità novarese ASL 13 ASO Maggiore"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo le interrogazioni n. 235 dei Consiglieri Manica, Marcenaro Muliere, Placido, Riggio, Ronzani, Suino, Tapparo e Riba; n. 369 dei Consiglieri Manica, Chiezzi e Marcenaro; n. 301 della Consigliera Manica tutte inerenti lo stesso argomento.
Risponde congiuntamente il Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Come lei ha ricordato questa risposta congloba le interrogazioni n. 235 e n. 369, presentate dalla Consigliera Manica e altri.
In riferimento alle interrogazioni in oggetto si precisa quanto segue.
Con riferimento alle dibattute considerazioni in tema di risorse finanziarie per l'ASL 13 di Novara per l'anno 2000 si ritiene doveroso sottolineare che da parte regionale vi è sia la volontà che l'interesse di perseguire un riparto equo delle risorse sanitarie disponibili su tutto il territorio regionale.
Il problema, come si sa, è l'attribuzione pro-capite di quell'ASL nell'ambito della distribuzione del Fondo sanitario regionale suddiviso per ogni singola ASL. L'ASL di Novara chiede un riconoscimento di quota pro capite superiore a quella assegnata nella pianificazione regionale.
Condividiamo, pertanto, la necessità di ulteriormente approfondire tutti i meccanismi di attribuzione delle risorse e di controllo della spesa sanitaria in tutte le realtà aziendali piemontesi che operano per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini.
A questo riguardo si deve, purtroppo, rilevare che la spesa sanitaria piemontese, nel suo complesso, presenta uno sviluppo che si dimostra non in linea con le risorse che lo Stato mette a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale - credo che di questo avremo modo di disquisire ampiamente nel Consiglio regionale che avrà luogo mercoledì prossimo - in un contesto legislativo che prevede che l'eventuale disavanzo sulla spesa sanitaria venga finanziato con l'imposizione di imposte e tasse da parte della Regione, a partire dalla gestione 2001 - questo è oggetto di quel famoso accordo stipulato il 3 agosto tra i Ministeri della Sanità e del Tesoro e le Regioni italiane.
Per questo motivo abbiamo già provveduto ad affidare all'Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari l'incarico di analizzare le modalità di determinazione della spesa, nonché la sua appropriatezza, in quanto fattore di equità nei confronti degli assistiti.
In questo contesto deve essere collocato il livello di tutela nei confronti dei cittadini piemontesi nel loro insieme e per singola comunità sia comunale sia provinciale.
In attesa dei risultati relativi agli approfondimenti sopra indicati si può rilevare che, per l'assistenza ai cittadini della comunità novarese nell'anno 1999, la spesa sanitaria pro-capite netta risulta essere di 2.143.771 lire, a fronte di una spesa sanitaria pro-capite netta regionale di 2.143.323 lire, che determina una differenza minimale - si evince che il dato medio della Regione è praticamente identico a quello assegnato all'ASL 13.
In proposito occorre rilevare che la spesa sanitaria da considerare non è solamente quella sopportata direttamente dall'ASL 13 o riconducibile al suo bilancio su base tariffaria, ma deve comprendere per quota parte l'effettiva spesa sopportata da altri erogatori (ASO, Presidi, Privati) per effettuare prestazioni in favore dei cittadini novaresi e quella diretta della Regione.
Il quadro delineato non è certamente preoccupante rispetto alle affermazioni di minor possibilità di tutela per i cittadini novaresi derivante da insufficiente disponibilità di risorse finanziarie da parte dell'ASL 13.
Sotto il profilo degli impegni concreti, da applicare nei confronti dell'ASL 13, questi saranno in linea con i doveri generali che abbiamo rispetto ai bilanci delle Aziende quando necessitano di una copertura finanziaria aggiuntiva rispetto alla spesa programmata. La Regione metterà a disposizione le risorse aggiuntive necessarie alle AA.SS.LL. piemontesi.
Intanto, in favore dell'ASL 13 di Novara, a tutto il mese di ottobre 2000, sono state disposte erogazioni di cassa per un ammontare complessivo di 315,913 miliardi, praticamente 316 miliardi; per i mesi di novembre e dicembre sono previste due quote di 41,980 miliardi ciascuna, cui sono da aggiungere circa 29 miliardi di anticipazione straordinaria in caso di autorizzazione da parte della Regione. Per l'A.S.L. 13 saranno, pertanto disponibili entro la fine dell'anno in corso 316 miliardi, già erogati, più 112,960 miliardi - perciò 113 miliardi - indicati per un totale complessivo di 428,873 miliardi: 363 miliardi per le spese dirette dell'A.S.L., (20 miliardi in più degli attuali) e 65,783 miliardi per i pagamenti a case di cura e all'I.R.C.S. di Veruno. A questo importo, riferito alla gestione dell'anno 2000, sono da aggiungere ulteriori 12 miliardi di anticipazione straordinaria per l'anno 1999, il cui provvedimento di autorizzazione è in corso di predisposizione.
Per quanto riguarda l'altro tema dell'interrogazione, il nuovo ospedale di Novara, sarà dato incarico all'A.Re.S.S. di preparare una proposta tecnico-funzionale e finanziaria da sottoporre in tempi rapidi ai soggetti locali interessati (Provincia di Novara, Comune di Novara, Università Orientale "A. Avogadro" del Piemonte, Azienda A.S.O. di Novara e Aziende A.S.L., interessate dall'attività di alta specialità ospedaliera) il cui coordinamento di rappresentanza a livello territoriale sarà assegnato al Presidente della Provincia per esprimere il parere di merito. Pertanto, per essere chiari ed espliciti, la competenza di questo percorso di programmazione è in capo all'A.Re.S.S. e, di conseguenza, all'Assessorato (anzi, per certi versi, l'A.Re.S.S. è una delega diretta del Presidente della Giunta, perciò si può affermare che il procedimento è in capo del Presidente della Giunta, in stretta collaborazione con la struttura dell'Assessorato alla sanità).
Seguendo questa logica, anche nell'ottica di tutte le operazioni di decentramento amministrative che abbiamo compiuto, il Presidente della Provincia, che è l'organo territoriale immediatamente prioritario dopo la Regione, ritengo possa rappresentare l'elemento di sintesi dei rapporti con il territorio novarese. Questo naturalmente deve essere chiaro. Non significa minimamente che il Presidente della Provincia ha elementi, come dire, di partecipazione al percorso decisionale. Il Presidente della Provincia è l'interfaccia istituzionale con la Regione per quanto riguarda il rapporto col territorio. Vorrei che questo aspetto fosse ben chiaro soprattutto in virtù di alcune considerazioni in via privata che mi sono state rivolte da alcuni Consiglieri: le decisioni le assume chiaramente l'A.Re.S.S.. Le Province hanno acquisito ruoli nel processo di decentramento amministrativo, pertanto riteniamo che l'interlocuzione col territorio possa essere coordinata dal Presidente della Provincia, il quale dovrà farsi carico, chiaramente, di rappresentare l'interfaccia per la Regione di tutti i soggetti che ho citato, che sono i Comuni interessati le Aziende Sanitarie (anche se le Aziende Sanitarie hanno, in realtà, una dipendenza diretta dalla Regione Piemonte), l'Università e quant'altro.
Il percorso dovrebbe essere il seguente: la proposta dell'A.Re.S.S.
verrà sottoposta al gruppo di lavoro previsto sull'argomento, le risultanze delle discussioni e ipotesi locali ritorneranno al Presidente della Giunta per le decisioni finali.
E' quindi palese che restano in capo alla Regione l'insieme delle competenze sanitarie, che non vengono chiaramente delegate, ma è solo un rapporto interistituzionale di coordinamento di decisioni che la Regione e l'Assessorato alla sanità assumono. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Chiederei innanzitutto al Presidente di poter avere il testo scritto della sua risposta, perché ci sono alcune cifre su cui è importante meditare.
Io non sono solo insoddisfatta della risposta del Presidente, sono insoddisfatta e in completo disaccordo, e adesso cercherò di spiegare sommessamente il perché.
Il Presidente della Giunta regionale il 22 settembre di quest'anno ha autorevolmente non direi presieduto ma coordinato - posto che in questa fase stiamo parlando di compiti importanti di coordinamento - una riunione presso l'aula della Giunta, alla quale erano presenti l'Assessore D'Ambrosio, il Sindaco di Novara in quanto Presidente della Conferenza dei Sindaci dell'A.S.L., i due Direttori Generali dell'Azienda Ospedale Maggiore dell'A.S.L. 13 (ricordo che l'Azienda Ospedale Maggiore è il secondo ospedale del Piemonte dopo le Molinette), i Consiglieri regionali novaresi, i Parlamenti (ricordo che c'era anche l'on. Martinat), quindi un consesso autorevole, dove ha assunto, al termine di quella riunione, un duplice ordine di decisioni.
Il primo ordine di decisione era volto a ripianare, per quanto riguardava il 2000, il bilancio dell'Azienda Sanitaria Locale 13, dove, per ammissione esplicita del Presidente alla fine del dibattito - dopo cinque anni che noi lo ribadivamo, praticamente per un'intera legislatura - si è riconosciuta la sottostima dei trasferimenti da parte della Regione a quell'Azienda, che non è vero che ha una quota capitaria di 2.143.771 praticamente pari alla media regionale, ma ha una quota capitaria di 1.870.000 e qualche cosa. Se noi ripartiamo, infatti, i costi dell'ARPA l'Agenzia Regionale, e di tutte le altre strutture di carattere regionale non le ripartiamo solo su Novara, alzando in modo strano improvvisamente la quota capitaria, ma le ripartiamo su tutte, le riparametriamo tutte. A quel punto vedremo che, siccome le proporzioni non cambiano - i numeri assoluti possono cambiare ma le proporzioni no - la quota di 1.870.000 di Novara che era paragonata ai 2.400.000 di Vercelli, diventa, secondo il vostro conto, 2.143.000, ma quello di Vercelli passa automaticamente a 2.600.000 e così via via. Pertanto questo trucco cartaceo non tiene.
Riconosciuta quindi la sottostima storica della spesa dell'A.S.L.
paragonabile alla sottostima storica di tutte quelle Aziende Territoriali in cui si erano staccate le grandi strutture degli ospedali - quindi non solo quelle di Novara e di Torino, ma le altre situazioni (Cuneo Alessandria, eccetera) - dove, staccandosi la grande struttura ospedaliera la stima della spesa territoriale storica era bassissima, lì si riconobbe la necessità di ripianare il bilancio del 2000, conteggiato dall'Azienda e dalla Conferenza dei Sindaci, quindi non da organismi privati ma da organismi regionali e da quelli deputati dalla legge al controllo e al contributo nella programmazione, in 60 miliardi.
Queste erano le decisioni che il Presidente Ghigo assunse in quella sede ufficiale, di ripianare il bilancio del 2000 chiedendo all'Azienda e alla Conferenza dei Sindaci di presentare il conteggio e di rivedere, entro il 20 ottobre, la quota capitaria in un quadro più generale delle quote capitarie regionali. Queste furono le decisioni assunte con il consenso di tutte le forze interessate.
Al termine della riunione, mentre si stava uscendo, il Presidente Ghigo si è ricordato della questione dell'Ospedale Maggiore di Novara e ha sommessamente farfugliato che forse poteva esserci un coordinamento da parte del Presidente della Provincia.
Oggi, nei fatti, lo ribadisce, perché anche quest'altro "trucco" formale è in capo all'ARES, che ha il compito di programmazione e di progettazione.
Ci credo: la paghiamo 10 miliardi all'anno! Almeno lo facesse! Invece chi coordina è il Presidente della Provincia.
Presidente Ghigo, a che titolo? A che titolo il Presidente della Provincia coordina qualcosa in merito alla sanità? Visto che lei è il Presidente delle Regioni dovrebbe sapere che di tutti i compiti trasferiti l'unico Ente che non ha alcun compito trasferito in materia sanitaria è la Provincia.
Presidente, perché quando si parla di programmazione ci si riferisce sempre all'ARES o a qualcun altro, mentre quando si tratta di questioni di ordine più clientelare o affaristico sul territorio si inventano i coordinamenti? Uso questi termini a ragion veduta: proprio in questi termini! Non si spiega altrimenti il fatto che lei affidi i compiti di coordinamento ad una struttura che non ha alcun compito e alcuna delega in materia sanitaria. Non si spiega questo fatto se non ci sono ragioni extraistituzionali o di carattere extraprogrammatorio. Al limite Presidente, se non voleva tenere in capo a sé o all'Assessorato regionale questo compito, poteva individuare l'unica struttura deputata a questo dalla legge, ossia la Conferenza dei Sindaci, unica altra struttura - oltre a lei e al Governo, che peraltro in materia sanitaria le ha delegato quasi tutte le funzioni - che ha compiti in materia sanitaria, oltre a contribuire alla programmazione, alla gestione e al controllo.
Le ricordo, inoltre, che la struttura di questo grande Ospedale è ubicata in una città che si chiama Novara, ed è rispetto a quel Piano Regolatore che noi dobbiamo assumere scelte, oltre ad inserire questa scelta nel Piano Sanitario regionale.
Le competenze sono chiare, ma lei ne sceglie e ne individua altre quindi, a questo punto, le motivazioni devono essere chiare.
L'insoddisfazione è ampia per due ragioni. Il fatto che si faccia una riunione ufficiale e solenne il 22 settembre in Regione, si facciano delle promesse rispetto ad un territorio alle rappresentanze istituzionali più autorevoli di quel territorio, le si smentisca dando 20 miliardi invece di 60 miliardi, raccontando sui giornali che ne sono stati dati invece 100 che è la minima dotazione che si può dare all'ASL, è grave. Non si rivedono neppure le quote capitarie come si era promesso, perché si scopre che c'è un più ampio discorso di ordine regionale, ma le realtà sottostimate restano tali. E, per quanto riguarda l'Ospedale Maggiore di Novara, si individuano forme di relazione e di coordinamento, che in qualsiasi modo vengano definite sono non legittime ed extraistituzionali.
Presidente, se lei assume questa decisione, noi le chiederemo che lei dia il coordinamento per quanto riguarda tutte le questione degli ospedali di Torino, alla Presidente Mercedes Bresso, per gli ospedali di Alessandria al Presidente Pallezzone e per Cuneo al Presidente Quaglia.
Se questa è la linea che vuole seguire, deve essere coerente su tutta la Regione, anche se riteniamo che sia assolutamente illegittima.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ha presentato l'interpellanza urgente n. 325 inerente a "Situazione economica ASL 13".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Accetto la risposta data alla Consigliera Manica, perché riguarda esattamente lo stesso tema.
Concordo con le osservazioni critiche svolte dalla collega Manica e sottolineo che la gravità della situazione a questo punto non riguarda più quello che è successo al 22 settembre sino ad ora, che mi sembra, fuor di ogni dubbio, un fatto istituzionalmente scorretto.
Il fatto gravissimo è che il Presidente Ghigo ha ribadito la sua volontà di considerare la Provincia di Novara, non le altre Province come proponeva la collega Manica, come istituzione responsabile del coordinamento in materia sanitaria. E' una cosa fuori dal mondo! E' veramente un patto tra la persona fisica Enzo Ghigo e il Presidente Pagani, che decidono come persone e non come rappresentanti delle istituzioni di infischiarsene delle responsabilità istituzionali e di fare dei lori patti politici, che evidentemente corrispondono a equilibri, a malumori, a zone di competenza e a potenzialità di lavorare per clientele e per affari.
Questo è un fatto, Presidente Ghigo, gravissimo, anche perché lei, a mio modo di vedere, è stato designato ingiustamente e immeritatamente a rappresentare l'istituzione tra le istituzioni. Quindi, dovrebbe essere una persona che nell'esercizio del potere è attentissima al rispetto dei livelli istituzionali, ma ho già avuto modo di constatare che lei non agisce così. Non si comporta così e non si è comportato in questo modo per il referendum sulla devolution, prendendo una delibera come ha fatto, per gioca sempre su due tavoli: il tavolo nazionale, dove rappresenta il bambino buono che mette sempre d'accordo tutti e quello locale dei lavori sporchi, della "macelleria" di tutti i giorni in cui agisce e spartisce ma, adesso, vediamo che vuole spartire un potere che non ha.
Non ha il potere di spartire con alcuna Provincia le competenze in materia sanitaria. Lei non può farlo e non può dire che spartisce a favore della Provincia di Novara il coordinamento in materia sanitaria. Non lo pu fare! Poi, invece, lo fa; lo dice in un'aula che evidentemente vede alcune proteste, ma non l'indignazione anche della parte che lo sostiene; Lei straccia la dignità delle istituzioni, il loro ruolo e confonde tutto.
Questo fatto va segnalato e denunciato. Non so, fatta questa protesta cosa rimanga da fare e se ci siano altri passi da compiere: valuter insieme ai colleghi che hanno sollevato il problema, segnalando che purtroppo, ci troviamo di fronte a un dispregio dei ruoli istituzionali che potrebbe portare a gravi conseguenze.
Quando si comincia a non rispettare più le responsabilità delle istituzioni, queste decadono, degradano, perdono di peso, perdono di rispetto da parte dei cittadini, perché se un Presidente della Provincia perde rispetto su autorizzazione del Presidente della Giunta regionale a ruolo della Regione, voi capite che non possiamo chiedere agli elettori il rispetto delle istituzioni quando chi le governa purtroppo dimostra di apprezzarle ben poco.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Sono stati sollevati dalla Consigliere Manica e dal Consigliere Chiezzi questioni di grande delicatezza che riguardano problemi di competenze, di ruolo e in fin dei conti di legalità delle decisioni. Io su questo punto aspetterei una risposta da parte del Presidente della Regione.



PRESIDENTE

La parola per una breve replica al Presidente della Giunta.
Ricordo che la replica è consuetudine e prassi in sede di risposta alle interrogazioni interpellanze, però poi non vi è dibattito.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho ascoltato con estrema attenzione sia l'intervento della Consigliera Manica che quello del Consigliere Chiezzi.
Le considerazioni oggettive che il Consigliere Chiezzi ha avanzato sono legittime opinioni, fortunatamente non particolarmente condivise, ma comunque sue legittime opinioni su riconoscimenti e atteggiamenti che io tengo nel mio doppio ruolo, non considerando invece la difficoltà di questo doppio ruolo che deve portarmi in alcuni caso a gestire delle situazioni piuttosto complesse, ma evidentemente - torno a ripetere - siccome sono considerazioni oggettive, il Consigliere Chiezzi è liberissimo di non ritenersi soddisfatto del mio operato, anzi sarei preoccupato se fosse il contrario, anche perché è sempre stato per certi versi, lo ricordo anche nella passata legislatura, una specie di "grillo parlante" per me, di conseguenza ascolto sempre con molta attenzione l'anima critica delle sue considerazioni e rifletto sulle cose che dice.
Al di là però delle considerazioni di tipo istituzionale che adesso tenterò di rappresentarvi, la cosa che non posso assolutamente accettare è che la Consigliere Manica e il Consigliere Chiezzi adombrino, a fronte di questa mia decisione, una necessità mia personale di usare il ruolo istituzionale di Presidente della Regione per gestire aspetti clientelari e affaristici. Questa è un'accusa che considero particolarmente grave, che naturalmente rispedisco al mittente, perché non fa parte della mia cultura credo e penso di averlo già dimostrato ampiamente, ma evidentemente i dubbi rimangono.
Di conseguenza, la decisione che ho assunto e intrapreso non è in realtà come da voi è stata rappresentata dal punto di vista istituzionale perché non do nessuna delega alla Provincia! Ho detto in maniera specifica e chiara che la delega verrà esercitata dall'Agenzia A.Re.S.S. e che tutte le competenze che riguardano la programmazione sanitaria sono a capo della Regione. Noi, e io ho intrapreso questo tipo di strada, siccome l'iniziativa di cui si dovrà parlare è un'iniziativa abbastanza complessa perché voi pensate che trovare le risorse finanziarie, l'ubicazione e tutti quegli elementi tipicamente di espressione territoriale, a fronte di una decisione programmatoria come quella di fare una nuova struttura sanitaria a Novara, ritengo debbano necessariamente...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

E' un mediatore finanziario il Presidente Pagani?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MANICA Giuliana (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Se deve reperire i finanziamenti!



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente Pagani è Presidente della Provincia di Novara, eletto direttamente...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Lei ha detto questo: per reperire i finanziamenti!



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

MANICA Giuliana (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ed anche le localizzazioni!



PRESIDENTE

Per favore, Consiglieri, lasciate parlare il Presidente!



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Queste interruzioni non mi sembrano opportune.
Voglio ripeterlo, forse a voi la cosa può anche disturbare, me ne rendo conto, ma il Presidente Pagani è Presidente della Provincia di Novara eletto direttamente dai cittadini novaresi, perciò visto e considerato che rappresenta l'ente immediatamente inferiore, in senso gerarchico, alla Regione Piemonte, ritengo che identificarlo come interlocutore istituzionale che avrà nel suo ruolo istituzionale il compito di coordinare evidentemente tutti i soggetti che dovranno partecipare a questa iniziativa, non mi sembra assolutamente disdicevole né tanto meno connesso alle interpretazioni che voi avete voluto dare di questa mia scelta. Perci sostengo questa scelta, non delego nulla al Presidente Pagani; il Presidente Pagani è l'interlocutore che la Regione sceglie per il rapporto con il territorio novarese per questa importante scelta; il Presidente Pagani avrà il compito, nel suo ruolo istituzionale, di coordinare i vari soggetti del territorio novarese per corrispondere alla Regione un percorso concertato - ripeto, concertato - che possa agevolare l'identificazione del progetto che dal punto di vista programmatorio deciderà di attuare la Regione Piemonte. Perciò non delego nulla né tanto meno delego aspetti che voi avete tentato di identificare, ma semplicemente realizzo un concetto ampio, il rapporto con il territorio, attraverso il Presidente della Provincia di Novara, che fino a prova contraria ricopre un ruolo istituzionale, esattamente come quello della Regione Piemonte.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanze nn. 113 e 229 del Consigliere Chiezzi e interrogazione n. 254 dei Consiglieri Saitta e Manica inerenti a: "Variante al PRGC del Comune di Mathi"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare contestualmente le interpellanze nn. 113 e 229 del Consigliere Chiezzi e l'interrogazione n. 254 dei Consiglieri Saitta e Manica, cui risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Rispondo alle interpellanze nn. 113 e 229 del Consigliere Chiezzi e all'interrogazione n. 254 dei Consigliere Saitta e Manica, rispetto alla quale, peraltro, era stata richiesta, da parte dei Consiglieri interroganti, risposta in Commissione.
In riferimento ai fatti segnalati nelle interpellanze si precisa quanto segue.
La situazione è nota all'Assessorato: Consiglieri di minoranza del Comune di Mathi hanno infatti inviato lettere, da loro definiti "ricorsi" al Prefetto, al Co.Re.Co e allo stesso Assessorato all'urbanistica denunciando la presunta illegittimità di una variante al Piano Regolatore assunta come variante parziale dall'Amministrazione comunale, previo parere di compatibilità della Provincia di Torino, ai sensi del settimo comma dell'art. 17 della legge regionale urbanistica.
Dopo l'approvazione della legge regionale 29 luglio 1997, n. 41, che ha modificato gli articoli 17, 40 e 77 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56, nessuna disposizione di legge prevede più un compito di controllo, e tanto meno un potere di annullamento, su deliberazioni con le quali siano stati assunti "strumenti urbanistici" o loro varianti: lo stesso Co.Re.Co.
al quale l'Amministrazione di Mathi ha sottoposto il provvedimento in discussione con la richiesta di controllo di legittimità, ha ritenuto improcedibile l'istanza.
L'Assessorato all'urbanistica della Regione Piemonte quindi si è attenuto, in questo e in simili casi, alle norme di comportamento chiarite nella circolare del Presidente della Giunta regionale 5 agosto 1998, n. 12 PET, nella parte dedicata alla 'vigilanza sulle varianti'.
Gli uffici tra l'altro informano che il tutto è stato portato a conoscenza degli esponenti in colloqui verbali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Se lei ha a mano l'interpellanza n. 113 del sottoscritto e quella dei colleghi, può vedere che nell'interpellanza si formulano delle domande.



PRESIDENTE

La prassi è che non vengono allegate al documento le interpellanze, ma soltanto le risposte; ritengo, però, che sia l'occasione per richiedere che sia allegata al dossier della Presidenza anche l'interpellanza.



CHIEZZI Giuseppe

L'interpellanza cita dei fatti e chiede ragione di questi fatti.
L'Assessore risponde citando una circolare del 5 agosto 1998 (la n. 12): non è una risposta all'interpellanza, la citazione di una circolare. A questo punto, di fronte a qualsiasi interpellanza, l'Assessore di turno pu citare le leggi e le circolari vigenti dicendo che sono state osservate e che è la prassi. Nel merito, però, non risponde ad alcunché.
Certo, la risposta corrisponde a leggi, a norme, a circolari o a prassi; allora si può confezionare una risposta valida per tutte le interpellanze, dicendo: "La Giunta ha rispettato tutte le leggi in materia". In sostanza, l'Assessore ha risposto in questo modo. E dato che nell'interpellanza si cita il fatto che in Consiglio comunale non sono state illustrate delle osservazioni e non sono state votate - fatto grave chiederei a lei, Presidente del Consiglio, di tutelare l'assemblea chiedendo all'Assessore di rispondere come crede, ma di rispondere ai quesiti che sono posti, e non semplicemente citando l'osservanza a una circolare del 1998. Almeno citasse i passi dell'interpellanza che implicitamente risponde alle domande, ma non fa neppure questo.
Di conseguenza, Presidente, penso che la questione sia oggettivamente aperta, nel senso che non posso neppure esprimere insoddisfazione, perché i punti non sono stati trattati. Chiederei all'Assessore la prossima volta di trattare i punti citati (non hanno votato le osservazioni, non c'è la dichiarazione di conformità del Segretario comunale).
In sostanza, l'esposto dei colleghi di minoranza del Consiglio comunale ha segnalato una serie di irregolarità; il Co.Re.Co. si è occupato delle cose di propria competenza, ma dato che la vigilanza urbanistica è nostra bene, l'Assessore ci dica cos'è stato fatto, perché nei colloqui informali ad esempio tenuti con i colleghi Consiglieri - che ci sono stati qualcosa sarà stato detto da parte dei funzionari della Regione. Si illustri in aula sinteticamente l'oggetto e i contenuti di questi colloqui di queste risposte che oralmente la Regione, attraverso i suoi funzionari ha dato agli Amministratori comunali, che ci hanno sollecitato ad avere risposte. Ma le risposte che sono state date in via informale - o formale non lo so, comunque a livello di uffici - vengano portate in risposta a questa interpellanza. Invece così non è stato fatto. Non so se i colleghi hanno questo stesso punto di vista, comunque mi sembra obiettivo che l'interpellanza non ha avuto una risposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente ed Assessore, sappiamo perfettamente che la competenza per le varianti parziali è una competenza tutta comunale, nel senso che nell'art. 17 abbiamo definito quali sono le competenze della Regione e dei Comuni in ordine alle varianti e quindi sappiamo perfettamente che per le varianti parziali c'è una competenza che è tutta comunale.
Questo fatto, che abbiamo condiviso e condividiamo, non esclude certamente la possibilità e l'esigenza di un intervento della Regione Piemonte nel momento in cui la Regione Piemonte è chiamata da pubblici amministratori a verificare se una variante che è stata adottata da parte del Comune corrisponde ai requisiti della variante parziale o della variante strutturale, perché mi sembra che il tema in parte sia questo.
Ora, a conforto di una posizione assunta dal Comune, si fa riferimento alle decisioni del Co.Re.Co., che era stato interpellato, e si fa riferimento al parere espresso dalla Provincia. Lei, Assessore, sostiene che in fondo, con questo parere e con la decisione del Co.Re.Co., si sente sicuro, che la Regione è sicura in quanto gli organi che dovevano in qualche maniera intervenire sul processo l'hanno fatto e non hanno rilevato nulla.
Dal punto di vista formale, sicuramente lei esprime una posizione coerente. Dal punto di vista formale. Il problema è dal punto di vista sostanziale, perché - non ho elementi certi per dire che le posizioni sostenute dagli Amministratori di opposizione del Comune di Mathi siano perfettamente vere - nel momento in cui le questioni vengono sollevate e nel momento in cui sono state sollevate sin dal momento dell'adozione credo che sia doveroso per la Regione Piemonte seguire la vicenda ed esprimere un'opinione propria. Mi pare che questo non sia avvenuto, nel senso che la Regione Piemonte ha omesso - non perché fosse dovuto l'intervento della Regione - di intervenire nel momento in cui è stato sollecitata e soprattutto non è intervenuto il servizio di vigilanza della Regione Piemonte.
Credo che il servizio di vigilanza abbia questo compito...



PRESIDENTE

Colleghi, vi richiamo cortesemente a una maggiore attenzione.



SAITTA Antonino

Dicevo che il servizio di vigilanza ha questo compito. Credo che sia opportuno che in queste vicende la Regione non si trinceri sotto gli aspetti formali, ma - se sollecitata - chiarisca interventi e dia sicurezza, perché la trasparenza è un dato importante, e lo faccia autonomamente, indipendentemente dal Comune, indipendentemente dal Co.Re.Co. e indipendentemente dalla Provincia.
E' opportuno che ciò avvenga, anche perché questi Consiglieri comunali hanno sollevato un'altra questione: che dopo il percorso dall'adozione all'approvazione, un percorso che ha visto ancora dei cambiamenti... Cioè Assessore, lei dovrebbe - è un suggerimento che le diamo - darci qualche certezza e dare ai Consiglieri di opposizione qualche certezza. E' importante anche per assicurare l'Amministrazione comunale, perch l'Amministrazione comunale, se confortata dalla Regione Piemonte... Cioè la Regione Piemonte dice: "Ma in fondo il Co.Re.Co. ha deciso, per cui io sto fuori".
Allora la Regione Piemonte, anche per assicurare l'Amministrazione comunale, il Sindaco e la sua Amministrazione che ha approvato quelle delibere, faccia delle verifiche ed esprima un'opinione propria, che pu essere come quella del Co.Re.Co., come quella della Provincia di Torino oppure diversa, quella che sarà, ma esprima un'opinione in ordine alle procedure, e qualora dovesse rilevare che c'è qualche incongruenza nella procedura, così com'è stato segnalato, un intervento è opportuno.
Non ci si può assolutamente nascondere dietro il fatto che non è una competenza diretta. Il servizio di vigilanza resta; d'altronde l'Assessore sa perfettamente che nel momento in cui le varianti anche parziali vengono approvate, si decide allora in quel lungo dibattito che vengono inviate alla Regione Piemonte, e l'invio alla Regione Piemonte non è un fatto puramente formale per aggiungere carte alle carte, ma avviene perché si tenga conto delle varianti e ci sia un aggiornamento sulle varianti ai Piani Regolatori, il che significa anche guardare cos'è stato fatto, in sostanza.
In definitiva, sono insoddisfatto delle risposte. Mi sarei aspettato e spero che ci siano nella replica - risposte più puntuali nel merito delle questioni sollevate dai Consiglieri di minoranza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Assessore Botta, ritiene di intervenire sulla base delle sollecitazioni ulteriori che le sono state poste? Prego, prenda pure la parola.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Ritengo di dover replicare molto brevemente a quanto espresso dai Consiglieri Chiezzi e Saitta, per dire che questa è una norma di comportamento che la Regione si è data con la legge regionale.
Occorrerebbe capire se siamo per il federalismo, per l'autonomia e il principio di sussidiarietà solo a parole. Ricordo che nel dibattito sul famoso art. 17, che vide protagonisti anche i Consiglieri Chiezzi e Saitta alla fine si arrivò alla definizione di questo provvedimento, proprio nella convinzione che le Amministrazioni comunali, che hanno l'investitura diretta dei cittadini attraverso l'elezione diretta del Sindaco, abbiano questa autonomia, alla quale noi crediamo. Ricordo che lo stesso Consigliere Saitta si batté per l'approvazione di questo provvedimento.
Ritengo che per quanto riguarda la decisione, tenuto conto della valutazione che fa un'Amministrazione comunale nel momento in cui si accinge ad assumere una variante, sia essa strutturale o parziale, abbia la piena capacità di determinare quale può essere il tipo di strumento urbanistico che meglio si attaglia alla situazione del problema che viene posto dalla cittadinanza.
Detto questo, non mi trincero dietro a nulla, perché credo che da più parti, in ogni giorno, vi siano situazioni di discussione all'interno dei Consigli comunali, dove la minoranza o l'opposizione, il Sindaco e la maggioranza possono rilevare le diverse questioni.
Sotto il profilo formale, io ho risposto dicendo che il Co.Re.Co. si è già espresso; le varianti parziali prevedono, tra l'altro, un passaggio da parte dell'Amministrazione provinciale che deve esprimere il proprio parere.
Per quanto riguarda la vigilanza sulle varianti, noi ci siamo attenuti all'interpretazione che riteniamo giusta, cioè quella che, con l'entrata in vigore della L.R. 41/97, limitatamente ai casi previsti per i Comuni, art.
7 (varianti parziali) e art. 8 (modifiche che non costituiscono variante).
Noi ci rifacciamo alla circolare del Presidente della Giunta regionale 5 agosto 1998, n. 12 PET, che dice che "... la natura giuridica del Piano che non è più un atto amministrativo, la cui esistenza richiede l'integrazione della volontà dei Comuni competenti all'adozione e della Regione, legittimata alla sua approvazione, ma che varianti parziali e modificazioni che non costituiscono variante, secondo la nuova ripartizione di competenze, non devono essere condivise dalla Regione con l'approvazione e nemmeno sono sottoposte a controllo successivo. Il procedimento di annullamento - dice sempre la circolare - previsto in precedenza dalla legge regionale è abrogato proprio dalla legge; in conseguenza non sono annullabili dalla Regione.
Richieste di annullamento delle varianti in esame non possono quindi essere richieste alla Regione, ma devono essere proposte direttamente ai sensi della legge 6 dicembre 1971. n. 1034 avanti al TAR competente nel termine di 60 giorni della piena cooscenza e, in via alternativa, con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dal ricevimento della comunicazione".
Questa è la posizione dell'Assessorato; se ritenete che le leggi non vadano bene, si possono proporre delle modifiche, ma l'interpretazione che noi diamo, e quindi io do, confortato dagli uffici, è quella data in apertura. Quindi, Presidente, rimango su questa posizione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

E' conclusa la trattazione delle interpellanze nn. 113, 229 e 254. Da quello che mi pare di capire, gli interpellanti si sono dichiarati insoddisfatti.
Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 121, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Io penso che nella discussione di alcune interrogazioni e nella non discussione di altre si stia raggiungendo il ridicolo. Nel senso che, da quanto mi risulta, ad un'interpellanza presentata circa 4 mesi fa calendarizzata per la discussione in quest'aula ormai da tre o quattro sedute, per cui esiste la risposta scritta a mano dalla Giunta - per la quarta volta consecutiva non viene data risposta all'interpellante semplicemente perché l'Assessore delegato alla risposta, che non è neppure quello che ha le competenze istituzionali sulla materia oggetto dell'interrogazione, nella giornata di oggi è in congedo.
Allora vorrei capire dalla Presidenza di questo Consiglio, ma anche della Giunta, qual è la regola che si utilizza per la risposta alle interpellanze.
La mia impressione - mi corregga la Giunta - è che l'interpellanza sia materia che rientra nelle competenze, nelle deleghe del Presidente della Giunta, e non già in quelle dell'Assessore all'assistenza, e oggi - per l'ennesima volta - non c'è la risposta, non perché non ci sia il Presidente della Giunta, ma perché non c'è Assessore all'assistenza.
Chiederei dunque al Presidente Ghigo la gentilezza di leggere la risposta che i suoi uffici hanno preparato all'interpellanza e di consentirne la discussione in questa sede. Altrimenti - ripeto - ogni volta, per non rispondere ad un'interpellanza, basta delegare la risposta ad un Assessore che sarà in congedo e, per l'ennesima volta, questa interpellanza non sarà discussa. Ancora più grave è che questa procedura si utilizzi rispetto ad interpellanze in cui la Giunta dovrà ammettere le proprie palesi e gravissime inadempienze.
Se il Presidente del Consiglio vuole farsi tramite di questa mia richiesta nei confronti della Giunta e del Presidente, gliene sarei grato tenendo presente che questo è problema che riguarda il funzionamento del Consiglio ed i meccanismi di organizzazione del lavoro d'aula.



PRESIDENTE

Colgo l'occasione - qui c'è il Presidente della Giunta che assiste per chiarire che, in effetti, avendo concordato la Conferenza dei Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza la necessità di attribuire una funzione efficace ed effettiva all'attività di sindacato con la discussione settimanale delle interpellanze, questa funzione non è tale - non è effettiva ed efficace - se non rispetta criteri di tempestività. Quindi, in questo senso, deve esserci un'iniziativa in risposta alla corretta e condivisibile sollecitazione del Consigliere Palma.
Nel caso specifico, mi dicono che l'Assessore Cotto è in congedo soltanto per la mattinata; ritengo che, arrivando nella tarda mattinata come gli uffici suppongono o eventualmente nel pomeriggio, nel corso della giornata di oggi, potrebbe esser data esecuzione alla trattazione dell'interpellanza. Comunque la ringrazio; raccolgo questa opportuna segnalazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Ne approfitto per sollecitare anch'io - l'ho fatto per iscritto e adesso lo faccio formalmente in aula - la risposta all'interrogazione n.
262 del 3 ottobre di quest'anno e alla n. 164 del mese di luglio. Anche perché, se vogliamo che il sindacato ispettivo abbia un ruolo, bisogna fare in modo che i Consiglieri che presentano un'interrogazione abbiano la risposta in un tempo relativamente breve.
A questo riguardo, ne approfitto per chiedere all'Assessore D'Ambrosio che è presente, in vista della riunione di Consiglio di mercoledì, nella quale si dovrà discutere del deficit della sanità e della sanità piemontese, se è possibile che fornisca al Consiglio per quella data il deficit suddiviso per ASL, in modo che si possa fare una valutazione delle situazioni specifiche territorio per territorio.
Lo dico oggi prima della prossima seduta, in modo che sarà possibile ragionare e discutere della questione disponendo di quei dati.



PRESIDENTE

La procedura per la sollecitazione d'interpellanze o interrogazioni è anche la Conferenza dei Capigruppo. In quella sede c'è il colloquio diretto tra la Giunta e la Conferenza dei Capigruppo per l'o.d.g. Prendiamo atto di questa segnalazione. Dall'elenco non mi risultano disponibili le risposte della Giunta alle interpellanze da lei richiamate. In ogni caso, la procedura è quella della Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, colgo questa breve fase di approfondimento delle modalità di gestione delle priorità per quanto riguarda le interpellanze e le interrogazioni, per chiedere una spiegazione riguardo ad un'interrogazione che la collega Suino ed io abbiamo presentato - dovrebbe rispondere l'Assessore Cavallera - in merito all'ipotizzata centrale elettrica del Comune di Settimo.
Vorrei capire perché è da cinque/sei sedute che vediamo questo provvedimento posto all'o.d.g. prima al settimo posto, poi al nono, poi al dodicesimo. Mi sembra di assistere alla vecchia gestione dell'Ancièn Regime, che sfilava le pratiche e le portava in testa.
Credo che una volta stabiliti i criteri, salvo elementi di estrema urgenza, bisognerebbe rispettare la graduatoria che si definisce nello scritto che ci viene comunicato.
Dico questo proprio facendo salvo là dove ci sono elementi di estrema urgenza, ma non dovrebbe valere solo una pressione ultima per vedere scalato un provvedimento che, programmato nella seduta precedente al settimo posto, oggi slitta più indietro.



PRESIDENTE

Raccolgo anche questa sollecitazione che, personalmente e anche a nome della Presidenza, ritengo congrua. In effetti, la centralità delle interpellanze per ogni Consigliere evidentemente ha un criterio diverso da quello che può derivare dagli Assessori o dall'oggettività. Tenere conto di una corretta cronologia, salvo i casi di estrema urgenza oggettivamente rilevabili, mi sembra assolutamente opportuno, anche come criterio da segnalare alla Conferenza dei Capigruppo. Poiché l'ordine della indicazione delle risposte viene preparato dalla Giunta, credo che dovremmo segnalare questa esigenza per definire tempi che non vadano normalmente oltre il mese, o i due mesi come tempo massimo, per la risposta alle interrogazioni e interpellanze, salvo quindici giorni per gli argomenti più urgenti.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 121 dei Consiglieri Suino, Riggio, Manica e Placido inerente a "Trino Vercellese-centro di stoccaggio per materiale radioattivo del Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo, così come richiesto dal Consigliere Tapparo l'interpellanza n. 121, presentata dai Consiglieri Suino, Riggio, Manica e Placido Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Mi sia consentita una premessa per quanto riguarda la calendarizzazione delle risposte. Indubbiamente, ci possono essere e ci sono dei ritardi nelle risposte. Questa è una questione di cui si può parlare, soprattutto quando...



PRESIDENTE

Mi perdoni, Assessore Cavallera. Essendo arrivata la collega Cotto, in relazione alla sollecitazione correttamente intervenuta, chiedo che, dopo la risposta dell'Assessore Cavallera, la collega potrebbe rispondere all'interpellanza n. 173 richiamata dal collega Palma.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Volevo precisare che l'elencazione delle risposte della Giunta è un'elencazione pura e semplice, in ordine di numero di interpellanza. La chiamata dell'interpellanza compete alla Presidenza del Consiglio. La Giunta dà la disponibilità a rispondere, nel senso che la risposta è pronta, ma credo che tutto il resto non competa più alla Giunta, perché in questa sede è la Presidenza del Consiglio e i Capigruppo che devono stabilire una regola, che può essere la cronologia di presentazione della domanda, la cronologia della predisposizione della risposta o altre decisioni di cui è sovrano il Consiglio.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, lei è sempre molto tempestivo, quindi la cosa non la riguarda. Evidentemente non è a questo che si riferisce il collega, ma si riferisce a quelle interpellanze che non vengono collocate come disponibilità alla risposta, perché si sa che, una volta che sono collocate, c'è un ordine di numero progressivo dell'interpellanza, ma posso assicurare che ci sono molti buchi. Quindi, il problema è effettivamente nei termini che è stato segnalato.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie per il chiarimento.
Qui vi è una risposta che è stata predisposta l'8 settembre, poi i meccanismi di lavoro dell'aula non sempre consentono di rendere la risposta, nonostante che questa sia già pronta.
In riferimento all'interpellanza n. 121, è preliminare riferire che l'Enel, con istanza del 3/12/1999, ha chiesto al Ministero dell'Industria l'autorizzazione per l'esercizio di un deposito provvisorio di combustibile irraggiato nel sito di Trino Vercellese.
Il quadro normativo sulle radiazioni ionizzanti individua, all'art. 52 del D.lgs. 17/3/95 n. 230, la procedura autorizzativa al Ministero dell'Industria per il trasferimento del combustibile irraggiato attualmente stoccato presso la Piscina Avogadro della Fiat Avio S.p.A. di Saluggia, al deposito della centrale Enrico Fermi di Trino.
Con deliberazione della Giunta regionale del 1/3/2000 è stato istituito il tavolo di confronto e di trasparenza con gli esercenti nucleari, le autorità locali ed altri soggetti portatori di interessi diretti.
Detto tavolo si è riunito il 21 giugno 2000 allo scopo di garantire l'informazione e la partecipazione allo sviluppo delle attività preliminari e complementari ed all'avvio della dismissione degli impianti di Trino Saluggia, Bosco Marengo, ovvero del parco nucleare piemontese, che è articolato in queste tre località.
Visto anche quanto previsto nel documento "Indirizzi strategici per la gestione dell'esito del nucleare", redatto il 14/12/99 a livello ministeriale, non risulta, come evidenziato nella premessa dell'interpellanza, che Trino Vercellese possa diventare la sede di un centro di stoccaggio di tutto il materiale radioattivo del Piemonte.
Tale documento governativo prevede che l'obiettivo prioritario da perseguire è quello del trattamento di tutti i rifiuti radioattivi liquidi e solidi in deposito sui siti, in gran parte ancora non trattati, al fine di trasformarli in manufatti certificati, temporaneamente stoccati sul sito di produzione, ma pronti per essere trasferiti al deposito nazionale.
Inoltre i criteri posti negli indirizzi governativi prevedono che il combustibile irraggiato che deve essere inviato al deposito nazionale dovrà essere stoccato a secco in speciali contenitori, abilitati sia allo stoccaggio di medio termine, sia al trasporto. In particolare, questa operazione sarà effettuata in due fasi. Nella prima fase (da iniziare immediatamente e da portare a termine entro e non oltre il 2004), il combustibile irraggiato, presente nelle piscine di Caorso, Trino ed Eurex che è a Saluggia, sarà interamente trasferito in contenitori metallici dual purpose, da stoccare provvisoriamente in situ, in strutture già esistenti o da realizzare ad hoc, mentre il combustibile irraggiato di Avogadro, non inviato al ritrattamento, sarà trasferito - direi che sarebbe trasferito secondo le intenzioni Enel, se approvato - sempre in contenitori metallici nella struttura provvisoria di Trino.
A quanto sopra precisato si aggiunga che: al tavolo di trasparenza, riunito il 21 giugno, la Sogin S.p.A., che è subentrata all'Enel nella gestione degli impianti nucleari, non ha presentato alcun progetto, se non una relazione di sintesi relativa alle attività di smantellamento e di quelle complementari per la dismissione dell'impianto nucleare come da resocontazione dei lavori effettuati al suddetto tavolo, la Regione ha aperto i lavori avvisando i partecipanti sulla necessità di tale incontro per motivi di informazione, trasparenza, confronto e semplificazione delle procedure in via di attuazione gli esercenti nucleari hanno espresso il proprio apprezzamento per una tale iniziativa ed hanno illustrato le attività di smantellamento ed i compiti procedurali ai sensi dell'art. 52 del decreto legislativo 230/95 il Sindaco di Trino Vercellese - o "di Trino in provincia di Vercelli" come precisa sempre il Sindaco - ha affermato che le attività svolte dalla Sogin S.p.A. devono essere portate a conoscenza per diritto di informazione pubblica, lamentando, insieme agli altri Comuni del parco nucleare l'esigenza di promuovere particolari misure di sicurezza del combustibile irraggiato. E' stato quindi chiesto alla Regione di pervenire ad uno specifico accordo con il Governo, che questa Regione condivide, teso a garantire la presenza fattiva dei Comuni in alcuni segmenti importanti del disegno governativo concernente la dismissione del parco nucleare, a fronte del coinvolgimento di attribuzioni e interessi diretti propri dei Comuni sedi degli impianti il Ministero dell'Ambiente, nel condividere pienamente tale iniziativa si allinea con quanto esposto dall'ANPA nel coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, anche per le fasi procedimentali relative alle discipline ambientali di cui al DPR 11/2/1998 successivamente al suddetto incontro del 21 giugno si è convenuto con le Province interessate (Vercelli ed Alessandria), dopo gli esiti della suddetta riunione, di promuovere un ciclo di audizioni con gli esercenti nucleari, con lo scopo di trasmettere informazioni e conoscenze in ordine ai programmi di attività che gli esercenti hanno definito, rappresentandole agli organi istituzionali locali concordemente a quanto evidenziato dai Comuni, è stata trasmessa al Ministero dell'Industria una specifica nota di richiesta tesa al coinvolgimento attivo delle singole Amministrazioni, centrali e locali successivamente, in data 6 luglio, la Regione Piemonte, d'intesa con le Province di Alessandria e Vercelli, territorialmente coinvolte in quanto sedi dei depositi in argomento, ha promosso un ciclo di audizioni con gli esercenti nucleari e altri soggetti portatori di interessi, con lo scopo di favorire la più completa conoscenza in ordine ai programmi di attività relativi al parco nucleare piemontese nella giornata del 26 luglio, nella sede della Provincia di Alessandria le attività programmate dalla F.N. Nuove tecnologie e Servizi avanzati S.p.A. sono state esaustivamente esposte con la precisa indicazione che il trasporto dell'uranio, la pulizia delle macchine, la prevista messa in custodia passiva saranno effettuate con l'autorizzazione rilasciata dal Ministero dell'Industria, ai sensi della vigente normativa la riunione è proseguita con alcuni cenni sugli obiettivi programmatici governativi descritti dalla Regione e dai motivi che hanno determinato la necessità di istituire questo tavolo di concertazione permanente presente alla riunione l'Autorità istituzionale tecnica di controllo l'ANPA, che ha illustrato le fasi procedimentali che dovranno essere espletate ai sensi del decreto legislativo 230/95 ha espresso la positiva iniziativa regionale di fronte ad un complesso problema di disattivazione degli impianti nucleari, per la risoluzione del quale è necessario l'intervento degli esercenti, dei Comuni e delle istituzioni coinvolte in tale procedimento il Dipartimento dell'ARPA di Ivrea, competente come specialista in materia di radiazione, ha delineato le attività svolte sulla base delle proprie competenze, che vanno dallo studio approfondito al controllo ed al monitoraggio degli scarichi e dei rifiuti nella giornata del 27 luglio si è svolta, nella sede della Camera di Commercio di Vercelli, la seconda audizione, sempre alla presenza degli Enti istituzionali statali, regionali, provinciali e comunali, nonché degli esercenti nucleari sono stati esposti nuovamente i programmi dell'ENEA con l'impianto Eurex di Saluggia, la Sogin S.p.A., con l'impianto di Trino, che è stata incaricata della gestione da parte di tutti gli esercenti dell'attività di decommissioning - questo per legge nazionale - e la Fiat AVIO con l'impianto cosiddetto "Avogadro" nel corso della riunione è stato evidenziato che per il trattamento dei rifiuti liquidi del Centro di Saluggia, a seguito di una gara d'appalto concorso esperita a livello europeo, secondo la normativa comunitaria, nel corso del 1996, è stata aggiudicata ad un consorzio internazionale la fornitura di un impianto denominato "CORA" per la vetrificazione di 112 metri cubi di rifiuto liquido ad alta attività e di 115 metri cubi di rifiuto liquido a bassa attività. Si tratta di una iniziativa rilevante alla cui realizzazione partecipano, oltre a qualificate società italiane la francese Saint Gobain Techniques Nouvelles, licenziataria del know-how francese di COGEMA e CEA, in tale campo. L'impianto CORA è basato sul processo di vetrificazione diretta del rifiuto liquido, utilizzando la tecnologia francese innovativa del "crogiolo freddo", messo a punto dal CEA. Attualmente è in via di completamento la redazione definitiva del Progetto di Massima e del Rapporto Preliminare di Sicurezza dell'impianto CORA da sottoporre all'esame dell'ANPA. Anche qui, in chiusura, l'ARPA di Ivrea, insieme al Dipartimento di Vercelli, ha illustrato le attività di controllo svolte periodicamente, affiancate dallo svolgimento di campagne di monitoraggio sulle matrici ambientali.
La risposta è dell'8 settembre, data fatidica nel nostro Paese. Poich successivamente sono state promosse ulteriori iniziative, approfitto per integrare brevemente.
La zona di Trino e Saluggia è stata interessata fortemente dall'alluvione, quindi vi sono stati parecchi incontri in tutte le sedi. La Giunta, il giorno stesso dell'alluvione, alla presenza del Ministro Nesi ha fortemente e direttamente coinvolto l'ANPA relativamente ai controlli proprio per tenere sotto controllo la situazione a Torino e soprattutto a Saluggia.
E' stato chiesto, inoltre, al Ministero dei Lavori Pubblici di indire una conferenza per valutare l'opportunità della permanenza della traversa sul fiume Po, a Trino, realizzata per derivare l'acqua per la centrale.
Oggi la centrale non è più in funzione, pertanto sono venute meno le ragioni della permanenza di tale traversa, che, a giudizio di molti - ed in attesa di smentita - può creare problemi durante le piene. Abbiamo chiesto al Ministro Nesi una convocazione con tutti i soggetti locali e statali coinvolti nella vicenda.
Per quanto riguarda Saluggia, vi è già stata una riunione a Vercelli in Provincia - con la Prefettura e tutti gli organismi locali (Comuni ecc.). In quell'occasione è stato deciso di chiedere un incontro presso il Ministero dell'Ambiente e il Ministero dell'Industria, che hanno le due competenze formali riguardo alla vigilanza sul nucleare e riguardo ai provvedimenti. Siamo in attesa che avvenga questa convocazione per discutere la situazione specifica del sito di Saluggia e, ovviamente, di Trino.
Detto questo, vorrei ancora dare un giudizio finale. Devo dire che gli eventi hanno confermato l'assoluta necessità di portare avanti questa iniziativa straordinaria che noi avevamo posto in essere, nonostante la legge n. 230 centralizzi le decisioni a livello governativo, sentito il parere della Regione, solo per i nuovi insediamenti e per la realizzazione di depositi (come in questo caso). E' una legge che non è gestibile, se non vi è un forte coinvolgimento in sede locale.
Avrete sicuramente appreso dai giornali in questi mesi che tutti i comuni sede di impianti nucleari si sono riuniti periodicamente in varie parti d'Italia per chiedere (noi condividiamo assolutamente questa impostazione) un loro coinvolgimento diretto nella procedura. Addirittura avevano chiesto di avere una rappresentanza nella società SOGIN, la società a capitale del Tesoro che ha assorbito le funzioni ENEL in questo campo e che viene alimentata (se non sbaglio) con mezza lira a kilowattora a livello nazionale. Sono diverse decine di miliardi all'anno che siamo tutti interessati, anche come rappresentati dei cittadini di quelle zone dove sorgono gli impianti, affinché vengano spesi bene e al più presto.
Questo tavolo di trasparenza e di concertazione andrà avanti; noi l'abbiamo pensato come una fase centrale di tipo tecnico e una fase alternata, informativa a livello locale e provinciale. I documenti ministeriali prodotti sono molto chiari ed escludono, per ora l'individuazione di alcun sito. E' chiaro che la scelta che ha ventilato l'ENEL di contrastare con la direttiva per cui ognuno deve trattare i rifiuti, metterli in contenitori di sicurezza, solidificare i liquidi (tutte le azioni che prima ho elencato), deve essere fatta. Secondo noi va mantenuto l'indirizzo che era stato convenuto in Conferenza-Stato-Regioni Città, cioè di mantenere in sicurezza i rifiuti temporaneamente nei siti dove sono (naturalmente con tutte le misure di sicurezza del caso), in attesa che, al più presto, si definisca il sito nazionale.
Va da sé che, per la conformazione del nostro territorio e per i rischi naturali che vi sono sul territorio stesso (stiamo ancora pagando il prezzo all'impatto ambientale in termini di industria a rischio e quant'altro), il Piemonte non è certamente da individuare come deposito definitivo. Questo ovviamente, è un'affermazione di tipo personale, ma è una convinzione intima e profonda, che stiamo portando avanti nello sviluppo di questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliera Suino.



SUINO Marisa

L'Assessore è stato assolutamente esauriente e per questo lo ringrazio.
E' vero che la tempistica non aiuta i lavori di questo Consiglio poiché, come rilevava lo stesso Assessore, questa interpellanza risale al 10 luglio e ha avuto la risposta istruita da parte dello stesso nel mese di settembre. In teoria, a seguito della situazione gravissima che si è venuta a creare con l'alluvione, ci voleva un'altra interpellanza sullo stesso argomento.
L'Assessore, con la capacità del caso, ha saputo dare una risposta relativamente al contesto di allora, quindi di questa estate, aggiornandola alle situazioni oggi esistente, ragion per cui ci dobbiamo ritenere parzialmente soddisfatti per l'attenzione dedicata.
Tuttavia, Assessore, (lo diciamo con molta schiettezza) non abbiamo trovato altrettanta attenzione da parte della sua maggioranza. Forse non ha capito che stiamo parlando di IGNITOR, stiamo parlando di nucleare, stiamo parlando di barre di uranio che sono state sommerse dall'acqua, con tutti i problemi conseguenti.
Abbiamo fiducia nell'attenzione e nelle capacità con le quali l'Assessore segue questi ed altri problemi connessi alle emergenze. Questo lo dobbiamo dire con estrema correttezza od onestà. Le chiediamo chiaramente copia della risposta, ma le chiediamo anche un supplemento di istruttoria in tal senso.
Se, come concludeva lei, il Piemonte non può essere il sito nazionale nel quale portare le scorie per tutte quelle situazioni che abbiamo già vissuto e anche per la grossa spesa che il Paese ha sostenuto nei confronti della nostra regione per le alluvioni del '93, del '94 e del 2000 (dove in tutte e tre le situazioni i comuni interessati, cioè Trino e Saluggia, si sono ritrovati, a seguito dell'alluvione, in una gravissima situazione di emergenza), è evidente che bisogna trovare delle modalità che diano all'Assessore, al tavolo nazionale e ai Comuni interessati, una forza ed un sostegno che devono essere nella linea di quanto è apparso ed è stato esplicitato al tavolo della trasparenza.
Quindi, no al trasferimento delle scorie da Saluggia (ma per evidenti ed impossibili motivi di garanzia e di sicurezza conseguente); no allo stoccaggio di scorie e combustibili a Trino (un deposito che da provvisorio potrebbe diventare definitivo).
Credo sia doveroso sostenere l'allarme lanciato da alcuni ambientalisti per il progetto IGNITOR, perché può dare ulteriore forza al lavoro e al compito che l'Assessore sta portando avanti al tavolo nazionale. Diventa indispensabile lavorare perché IGNITOR e l'azienda sorta si mettano in una situazione di smantellamento per la sicurezza di quel territorio, perch non ci ritroviamo, in alcun modo, d'accordo con i siti eventualmente indicati - anche solo come proposta - dal tavolo nazionale.
Perché tutto questo avvenga e perché ci sia un'attenzione - che oggi non c'è stata - di tutto il Consiglio (mi conforta, ripeto, l'attenzione dell'Assessore rispetto al problema) le diciamo, con chiarezza, che su questo tema siamo assolutamente all'unisono, come minoranze, attenti e vigili. Non possiamo più permetterci degli errori, non possiamo più permetterci che quella zona del Piemonte diventi un sito nazionale, non possiamo permetterci di rischiare che quelle barre di uranio continuino ad "andare a mollo" e che su quelle barre di uranio si costruiscano nuovi poteri economici, a scapito della sicurezza e della salute della popolazione locale.
Dopodiché, sarebbe un problema di tale dimensioni che si espanderebbe proprio per la geografia di cui gode il nostro Paese, quindi non sarebbe soltanto un problema piemontese, ma si estenderebbe in una dimensione ben più vasta.
Assessore, dal nostro punto di vista diventerebbe indispensabile che lei accompagni il tavolo della trasparenza e la conferenza, a livello nazionale, con un aggiornamento puntuale, in Regione, presso la competente Commissione.
Le chiediamo che già entro la fine di quest'anno venga fatto, con la Commissione ambiente e, se lo ritiene necessario, con la Giunta, insieme alle altre Commissioni che hanno competenza nel merito, un aggiornamento.
In quanto laddove ci fosse la necessità di dare un ulteriore sostegno e un ulteriore stimolo anche al lavoro nazionale, è nostro compito, e dovere allinearci in tal senso.
Non ci possono più essere delle reticenze e dei rallentamenti che ci sono stati in questi anni. Non ci può essere un'operazione di carattere finanziario, forse anche speculativo, per quanto attiene tutto l'aspetto economico, del business di questi siti e di queste materie prime che prenda il sopravvento sulla necessità di sicurezza di quei territori. E' indispensabile fare un piano di salvaguardia, di trasferimento, non appena vi sarà il sito nazionale, e di bonifica con l'attenzione e la tutela che dobbiamo garantire in tal senso.
Chiederei che l'Assessore ci dia conferma di tale disponibilità per un primo aggiornamento conseguente al tema, essendosi aggravata la situazione con l'alluvione, entro la chiusura di quest'anno. In seguito, vedremo quali aggiornamenti si renderanno necessari, anche a sostegno della politica e dell'attività che l'Assessorato sta portando avanti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non vi è alcuna difficoltà da parte mia a informare periodicamente la Commissione.
Vorrei solo precisare che quando la collega è intervenuta dicendo che gli elementi di combustibile sono stati allagati, è un modo di dire, perch l'allagamento non ha interessato direttamente gli elementi, comunque ha creato condizioni di ulteriore rischio, ed è la ragione per cui vi presteremo molta attenzione.
Condividiamo certamente questi stimoli e non vi è da parte nostra ripeto - difficoltà a rapportarci in Commissione.


Argomento: Immigrazione

Interpellanza n. 173 dei Consiglieri Palma e Mellano inerente a "Attuazione da parte della Regione del dispositivo dell'art. 4 del Testo Unico sulle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" (D.lgs. 25/7/1998 n. 286)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 173, presentata dai Consiglieri Palma e Mellano.
Risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

I Consiglieri regionali Palma e Mellano presentando tale interpellanza intendevano conoscere le modalità di attuazione di quanto previsto dall'art. 40 del Decreto legislativo n 286/98, nonché quali siano gli orientamenti della Regione Piemonte circa la predisposizione di strutture in grado di accogliere nuovi arrivi di immigrati extracomunitari. Al riguardo occorre precisare che il programma 1999 degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari, approvato dal Consiglio regionale il 9/11/1999, è stato predisposto tenendo conto anche di quanto previsto dal Decreto legislativo n. 286/98 attuativo della legge n. 40 in materia di immigrazione.
Con tale programma venivano fra l'altro individuate le linee di intervento da attuare tra cui la realizzazione dei centri di accoglienza al fine di dare risposte immediate alle esigenze delle persone immigrate nonché a favorire il raggiungimento della loro integrazione. In particolare nell'assegnare i contributi del 1999 è stato ritenuto prioritario finanziare i progetti relativi al funzionamento o ristrutturazione di centri di accoglienza già realizzati, nonché di nuove strutture adatte allo scopo presentati sia dagli enti locali che dalle organizzazioni operanti a favore degli immigrati.
Leggo l'elenco dei progetti finanziati su programma 1999: Caritas Diocesana di Acqui - contributo assegnato lire 75.000.000 Parrocchia San Tommaso di Canelli - contributo assegnato lire 20.625.000 La Tenda Società coop. sociale di Cuneo - contributo assegnato lire 26.500.000 Cooperativa agricola Una Proposta di Liberazione soc. coop. soc. di Susa - contributo assegnato lire 59.530.000 Comune di Giaveno - contributo assegnato lire 110.880.000 Casa Giulia di Barolo di Torino - contributo assegnato lire 50.000.000 Gruppo di Volontariato Vincenziano Via Libera di Torino - contributo assegnato lire 150.000.000 Istituto Maria Ausiliatrice Salesiane di Torino - contributo assegnato lire 235.564.000 Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia Roma (di concerto Comune di VB) - contributo assegnato lire 880.000.000.
Inoltre, considerato che si sono resi disponibili ulteriori risorse pari a lire 3.517.916.000, derivanti dalla ripartizione del Fondo nazionale per le politiche immigratorie per l'anno 1999, e quindi da utilizzarsi per gli interventi previsti dal programma approvato dal Consiglio regionale per il medesimo anno, la Giunta regionale, con deliberazione n. 131-717 del 31 luglio 2000, ha disposto la riapertura dei termini per la presentazione delle domande riferite allo stesso anno, al fine di consentire la possibilità di finanziamento di progetti già giudicati ammissibili e non finanziati per mancanza di fondi, nonché di nuovi progetti, mantenendo inalterati i criteri di finanziamento già stabiliti con la deliberazione del Consiglio regionale n. 564 - C.R. 13913 del 19.11.1999.
In merito alla possibilità di predisporre nella Regione Piemonte, in sinergia con gli Enti locali e le organizzazioni di volontariato, strutture in grado di accogliere nuovi immigrati, si precisa che, oltre ad individuare le singole azioni da realizzarsi annualmente, è intendimento della Giunta predisporre linee programmatiche che tengano conto della reale integrazione di immigrati regolarmente soggiornanti sul territorio italiano, comprendendo in tali azioni anche le politiche abitative.
In particolare, per quanto attiene alla predisposizione di strutture atte ad ospitare i cittadini extracomunitari richiedenti asilo politico, si precisa che la problematica esula dalla competenza regionale in quanto trattata direttamente dall'Amministrazione Centrale dello Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Si tratta di una risposta interessante, ma non si riferisce, con ogni evidenza, ai quesiti contenuti nell'interpellanza che ho presentato, ma ad un'interpellanza che sarebbe interessante formulare circa le politiche di integrazione degli immigrati extracomunitari nella nostra regione. Quindi la prendo come risposta ad un'interpellanza interessante che avrei potuto presentare.
L'interpellanza in oggetto, invece, è molto più puntuale e fa riferimento alle competenze e agli obblighi che l'art. 40 del testo unico delle leggi sull'immigrazione, e il regolamento di attuazione del 99 quindi le due disposizioni una del 98 e l'altra del 1999, pongono in capo alla Regione, rispetto all'accoglienza straordinaria, di immigrati regolarmente soggiornanti nel territorio del nostro Paese che, per ragioni contingenti e straordinarie non sono in grado di far fronte alla situazione abitativa e devono quindi essere ospitate.
Per informazione dell'Assessore e dell'intera aula leggo l'art. 40 affinché tutti capiscano, a partire dalla Giunta, che io non chiedevo quanto la Regione nella sua straordinaria magnanimità e disponibilità potrà realizzare per gli immigrati, ma quanto invece la Regione deve realizzare sulla base delle leggi dello Stato.
L'art. 40 recita: "Centri di accoglienza - accesso all'abitazione: le Regioni, in collaborazione con le Provincie, Comuni, Associazioni e Organizzazioni di volontariato, predispongono centri di accoglienza destinati ad ospitare (anche in strutture ospitanti cittadini italiani o di altri Paesi dell'Unione Europea) stranieri regolarmente soggiornanti, per motivi diversi dal turismo, che siano temporaneamente impossibilitati a provvedere autonomamente alle proprie esigenze alloggiative e di sussistenza".
L'interpellanza è stata presentata a ridosso di un caso di cronaca della scorsa estate che ha entusiasmato - come spesso accade! - i giornali ma che - come sempre non accade! - non ha entusiasmato gli enti competenti.
Mi riferisco all'episodio dei 124 profughi Kurdi che, per alcune settimane hanno peregrinato in situazioni di grave difficoltà nella nostra Regione senza che la Regione stessa (che avrebbe dovuto, sulla base dell'art. 40 predisporre centri di accoglienza finalizzati a risolvere le emergenze abitative che i profughi evidenziavano) si interessasse della loro condizione. Soprattutto, senza che esistesse un posto, predisposto o finanziato dalla Regione, in cui questi profughi potessero essere accolti.
Stando alla riposta dell'Assessore, si potrebbe dire che dal 1998 ad oggi la Regione non ha predisposto centri di accoglienza straordinaria.
Spero e credo che abbia finanziato iniziative per l'integrazione degli extracomunitari, ma non ha finanziato e predisposto centri di accoglienza a norma dell'art. 40. Non ho capito, dalla riposta dell'Assessore, se intenda finanziarli e predisporli per il futuro.
La questione è particolarmente delicata, e non solo perché questi sono strumenti che consentono di far fronte in maniera intelligente e non propagandistica ad emergenze concrete. Centoventiquattro persone a cui viene riconosciuto il diritto di asilo politico, prive di mezzi di sussistenza, non sono un'emergenza sociale ma un'emergenza amministrativa per le Regioni inadempienti. Esse non rappresentano un'emergenza sociale n tanto meno, un'emergenza criminale. Se persone campeggiano per tre settimane sulle pagine di tutti i giornali è perché non possono neppure "campeggiare" in un campeggio predisposto dalla Regione, e figurarsi in una struttura di accoglienza! Immagino che l'Assessore farà una replica a ciò che dico. Mi piacerebbe capire se - fermo restando tutto ciò che ha detto e che non inerisce però a quanto richiesto nell'interpellanza, altrimenti mi avrebbe semplicemente riposto: "I centoventiquattro profughi Kurdi li abbiamo sistemati in questa struttura" - la Regione, (con due anni di ritardo sul Testo Unico, e con un anno e mezzo sul Regolamento di attuazione del 31 agosto 1999) ha intenzione, per il futuro, di predisporre degli strumenti di emergenza. Non li indico certo io, tali strumenti: essi sono contenuti in maniera precisa nella legge. Si sa che si tratta di soluzioni di emergenza, la cui rilevanza economica non è tanto notevole e la cui funzione, invece, dal punto di vista sociale è assolutamente decisiva: è evidente che decine o centinaia di persone che peregrinano per la Regione alla ricerca di un tetto costituiscono, loro malgrado, un grave problema sociale.
Vorrei che l'Assessore - e lo chiedo molto sommessamente - ci spiegasse quando si istituirà, nella nostra Regione, il primo centro creato a norma dell'art. 40 del Testo Unico della legge sull'immigrazione. Mi piacerebbe anche che ci spiegasse (sebbene sappia che non era lei l'Assessore competente nella precedente legislatura) per quale ragione, dal 1998 ad oggi, nessun centro di accoglienza di questo tipo sia stato predisposto.
Ripeto: sto parlando di "Centro di accoglienza istituiuto a norma dell'art. 40", non di centri istituiti per far fronte a problemi di alloggiamento della popolazione extracomunitaria, che è problema del tutto diverso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Palma. Credo che le sue domande siano piuttosto circostanziate e che per questo la riposta dell'Assessore possa essere precisa.
La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Quando, nei miei uffici, ho letto la risposta all'interpellanza, ho pensato di essere stata abbastanza esauriente, perché l'Assessorato ha applicato i criteri della deliberazione del Consiglio regionale del 19/11/99. La Regione non "istituisce" centri di accoglienza ma contribuisce a programmarli e a farli nascere sul territorio, finanziando enti locali e associazione di volontariato che ne fanno richiesta. Non ho letto la descrizione dei progetti presentati, comunque nella mia risposta scritta il testo c'è, ed è stato ben elencato.
Io, come il collega Palma ben sa, sono Assessore dal 29 maggio di quest'anno. Da subito mi sono interessata di tutte queste problematiche, e ancora le stiamo affrontando. Per questo, per ciò che è stato fatto per il passato, non posso che rispondere fornendo indicazioni precise.
Ribadisco il fatto che l'asilo politico per gli extracomunitari costituisce una problematica che esula dalla competenza regionale, poich di essa si occupa direttamente l'Amministrazione centrale dello Stato.
Collega Palma, faccio tesoro delle sue osservazioni per approfondire i problemi posti e cercare - eventualmente in Commissione - di fornirle riposte più precise.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione n. 181 dei Consiglieri Suino e Tapparo inerente a "Avvio procedura di valutazione di impatto ambientale per nuova centrale termoelettrica a ciclo combinato sita nel Comune di Settimo Torinese"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 181, sollecitata dal Consigliere Tapparo, relativa a "Avvio procedura di valutazione d'impatto ambientale per nuova centrale termoelettrica a ciclo combinato sita nel Comune di Settimo Torinese".
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In merito all'avvio della procedura di V.I.A. per la nuova centrale termoelettrica a ciclo combinato sita nel Comune di Settimo Torinese, gli interroganti intendono avere notizie ed informazioni in ordine alla quota di energia elettrica prodotta dall'impianto e che verrà destinata al libero mercato; come si conciliano le linee di utilizzo dell'impianto con le esigenze di fabbisogno elettrico dello stabilimento farmaceutico della società Antibioticos di Settimo; a quale programmazione dei siti energetici risponda l'insediamento anche in considerazione della vicina centrale termoelettrica di Chivasso interessata dalla trasformazione in ciclo combinato; infine, come si intenda evitare il rischio che l'eventuale acquisizione della centrale di Chivasso da parte della cordata industriale di cui anche la Edison fa parte, possa vanificare investimenti e riqualificazione di quel sito.
L'impianto oggetto dell'interrogazione è costituito da una centrale termoelettrica a ciclo combinato turbogas della potenza elettrica di 250 Mw relativa ad una potenza termica di470 Mw. Il rendimento previsto nella generazione elettrica raggiungerà il 55% ed è previsto un funzionamento annuo di circa 8200 ore.
Il progetto dell'impianto prevede il recupero di tutta l'energia termica che risulterebbe disponibile senza significativi abbattimenti del rendimento elettrico dello stesso. L'energia termica sarà fornita sotto forma di vapore (alla pressione di 8,5 bar per 45/75 T/h) allo stabilimento Antibioticos situato nel centro della città di Settimo Torinese, a circa un chilometro dall'impianto, e sotto forma di acqua surriscaldata per l'alimentazione della rete di teleriscaldamento prevista nello stesso comune di Settimo ed estensibile ai comuni di Borgaro, Volpiano e Leinì (per un massimo di 50 Mw termici).
L'energia elettrica netta prodotta dall'impianto sarà destinata alla vendita sul mercato ad eccezione di circa 40 Mwe conferiti all'Antibioticos Spa, in aggiunta al vapore surriscaldato, precedentemente citato. Dai dati di progetto risulta che la potenza elettrica netta vendibile si aggirerà intorno ai 199 Mwe.
La localizzazione dell'impianto nell'area del P.I.S. (Polo Integrato di Sviluppo) risponderebbe alla necessità di alimentare con energia elettrica e vapore lo stabilimento dell'Antibioticos ed all'esigenza di prossimità con l'utenza della rete di teleriscaldamento che servirà l'abitato di Settimo e alcuni comuni limitrofi.
La taglia proposta è quella necessaria per far fronte razionalmente all'utenza termica prevista ed alla conseguente eliminazione della centrale energetica dell'Antibioticos situata nel centro di Settimo e degli impianti degli edifici allacciabili alla rete di calore della municipalizzata.
Il lotto prescelto è in prossimità di un elettrodotto a 220 kV e di un metanodotto SNAM e non richiede quindi la creazione di particolari linee di connessione alle reti energetiche principali. Il collegamento di servizio per il trasferimento di energia elettrica e vapore all'Antibioticos sarà lungo circa due chilometri e sarà completamente interrato. Risulta che anche dopo la sua ristrutturazione, l'Antibioticos necessiterà ancora di una elevata potenza energetica per il suo funzionamento.
Poiché la centrale supera la potenza di 300 Mw termici, il progetto per la costruzione dell'impianto in oggetto è stato presentato al Ministero dell'Industria per l'approvazione ai sensi del DPCM 10 agosto 1988, n. 377 e ai sensi del DPCM 27.12.88 al Ministero per l'Ambiente, alla Regione Piemonte, alla Provincia di Torino e al Comune di Settimo Torinese per l'espletamento delle procedure di Valutazione di impatto ambientale di competenza nazionale.
Con la pubblicazione dell'avviso del 4 agosto 2000 è iniziata ufficialmente l'istruttoria tecnica del Ministero per l'Ambiente ed in contemporanea l'inchiesta pubblica e la procedura regionale per la predisposizione del parere che sarà trasmesso entro i 90 giorni previsti dal citato allegato IV.
Il Ministero dell'Ambiente, nei successivi 30 giorni, sulla base delle istruttorie ministeriali, degli esiti dell'inchiesta pubblica e del parere regionale, chiuderà l'istruttoria tecnica.
In caso di esito favorevole al richiedente, l'iter proseguirà con una ulteriore richiesta alla Regione, la quale, sentito il Comune di Settimo Torinese, esprimerà un secondo parere che terrà anche conto degli aspetti urbanistici dell'insediamento proposto.
Entro 180 giorni dalla pubblicazione dell'inserzione sui quotidiani, il Ministero dell'Ambiente formulerà il parere finale comunicandolo al Ministero dell'Industria.
Questi sono i termini ordinatori che regolano tutte queste procedure.
Al momento è ancora in corso l'istruttoria regionale e non sono stati emessi pareri.
In relazione agli scenari prospettati, risulta comunque difficile considerare l'interscambiabilità di questo impianto, che risulterebbe avere una potenzialità inferiore a 200 Mwe, con l'impianto di Chivasso autorizzabile per 1.121 Mwe.
Deve poi essere considerato che il valore effettivo dell'Eurogen S.p.A.
per gli eventuali acquirenti risente certamente del buon fine dell'iter autorizzativo relativo alla ristrutturazione della centrale di Chivasso ormai prossimo alla conclusione.
In ogni caso, anche la somma della producibilità di entrambi gli impianti risulta sempre insufficiente alla copertura del deficit di produzione elettrica regionale, che risultava nel 1998 di 11.800 Gwh.
Bisogna inoltre rilevare che entrambi gli impianti, proprio in ragione dell'elevato rendimento di produzione elettrica che li caratterizza concorreranno al miglioramento dell'efficienza del parco termoelettrico italiano in sintonia con quanto previsto nell'elenco delle azioni nazionali per la riduzione della emissioni di gas serra, dalla deliberazione CIPE n.
137/98 del 19 novembre 1998.
Questo è un inciso: qui si tratta dell'attuazione degli accordi di Kyoto. Una delle modalità di attuazione, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, è la sostituzione delle centrali termiche tradizionali, che hanno un rendimento medio del 35%, con centrali a ciclo combinato che portano il rendimento, essendoci il recupero del calore residuo, a superare addirittura il 50%. In termini globali, vi è certamente una riduzione delle emissioni.
L'ipotizzato insediamento di un termovalorizzatore al posto degli impianti attualmente previsti a Chivasso renderebbe pertanto inutilizzabile una preziosa autorizzazione e costringerebbe la nuova proprietà ad iniziare un ulteriore e difficoltoso iter di valutazione di impatto ambientale sul quale la Regione, gli enti locali e la collettività in generale dovrebbero nuovamente esprimere i propri pareri.
In sostanza, si può ipotizzare tutto, ma è altamente improbabile perch l'Enel non agisce più direttamente e vi sono compagnie di generazione - nel caso particolare l'Eurogen - che vengono messe all'asta. Quindi credo che per un certo periodo, sarà difficile fare operazioni che non siano quelle canoniche della riconversione.
Come è stato detto precedentemente, il valore dell'Eurogen è determinato dal fatto che per Chivasso è stata pressoché rilasciata un'autorizzazione per questa riconversione.
Per concludere, ed essendo intervenuto un aggiornamento rispetto alla data di predisposizione della risposta, vi comunico che ieri ho presentato in Giunta regionale un disegno di legge per normare tutta la materia energetica, anche prevedendo le modalità per il Piano energetico-ambientale regionale.
Un anno fa avevamo realizzato alcuni forum sull'energia, adesso si dà dignità di piano a questa procedura, anche perché con l'attuazione della Bassanini - teoricamente, primo gennaio 2001 - la Regione non avrà più soltanto compiti in materia di energia rinnovabile, ma avrà anche compiti sostanziali in materia di programmazione energetica.
Giustamente, come si domandava l'interrogante, come rientra questo impianto all'interno della pianificazione regionale? Occorre pianificare, compiere delle scelte, però siamo talmente deficitari rispetto al 100% del fabbisogno che in un'area metropolitana questi due impianti, a mio avviso, da un punto di vista teorico, potranno avere un loro ruolo. E' chiaro che il tutto è condizionato dall'iter di queste procedure, quindi attendiamo la chiusura dell'inchiesta pubblica e la Valutazione di impatto ambientale; chiaramente, terrò informati i colleghi.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Senza quanto detto nella parte finale dall'Assessore mi sarei dichiarato parzialmente soddisfatto, poi l'Assessore ha recuperato il ruolo che dovrebbe avere in materia energetica l'Ente Regione, soprattutto per quanto riguarda le nuove competenze che sta assumendo la Regione.
Poiché si dibatte spesso di federalismo, ribadisco che in questa fase si stanno generando nuove competenze. Infatti, la ragione dell'interrogazione che l'estate scorsa, insieme alla collega Suino, ho espresso alla Giunta, era la preoccupazione del generarsi sul territorio in modo spontaneo, in base a opportunità casuali, di centrali, un po' come per la politica degli ipermercati, con una legislazione che sottrae capacità di programmazione alla Regione, per cui un qualsiasi piccolo comune viene ad avere un forte potere in una materia che dovrebbe vedere alla Regione un grande ruolo di programmazione.
Anche qui credo che la risposta sia puntuale e dettagliata, come normalmente l'Assessore Cavallera sa dare.
L'elemento innovativo è la parte finale: come possiamo evitare che sia in qualche modo la generazione casuale sul territorio quella che determina la strategia energetica del Piemonte, che, come dicevo, da un lato offre più spazi di intervento alla Regione e, dall'altro, si deve mirare - si dibatteva già negli anni '80 in occasione della centrale nucleare di Trino a colmare il deficit energetico che abbiamo come Regione? L'ulteriore preoccupazione era legata al fatto che a Chivasso insiste una centrale tradizionale a scarso rendimento, fortemente inquinante. Le popolazioni e le amministrazioni locali si erano impegnate nel tempo per la riconversione della centrale a ciclo combinato; quanto si è ottenuto, per non va avanti. Ecco perché siamo impegnati a capire la volontà dei vari nuovi gruppi che acquisiranno le centrali (la centrale di Chivasso nel pacchetto di dimissione dell'ENEL). Io credo che la Regione in questo caso debba vigilare molto affinché le autorizzazioni che ci sono per Chivasso siano portate a compimento e non sia dispersa questa opportunità.
Qual era il timore implicito nell'interrogazione? Il famoso inceneritore o termodistruttore, perché poi l'evoluzione tecnologica è un po' come la TAV, che adesso si chiama Alta Capacità: siamo partiti dall'inceneritore, per giungere al termodistruttore, infine è diventato termovalorizzatore. Fermiamoci un attimo con queste definizioni, perché c'è il rischio che si arrivi ad aggregare anche il profumo di violetta a queste cose! Le popolazioni soprattutto della parte nord della provincia di Torino dove pare che si stia cercando dove far "calare" questo inceneritore - io sono un po' anziano e quindi resto all'antico termine - sono preoccupate ma noi vorremmo evitare che, nel calcolo delle convenienze, sia più vantaggioso, in quel sito di Chivasso, collocare questo inceneritore piuttosto che lavorare nella trasformazione della centrale, che noi auspichiamo. Il timore è che alla fine, in qualche modo anche alla centrale di Settimo (magari la centrale di Settimo è dello stesso gruppo che acquisirà anche la centrale di Chivasso) si facciano due conti: una nuova centrale di Settimo, che certamente ha una capacità di un sesto rispetto a quella di Chivasso, possa poi determinare la convenienza dell'installazione dell'inceneritore e resta ferma la ristrutturazione della vecchia centrale.
Pertanto le chiederei, Assessore, di vigilare su questo aspetto, di far sentire l'orientamento della Regione, e di evitare, in qualche modo, che passino operazioni non dico di rango inferiore, perché anche il più piccolo comune della Regione ha pari dignità degli altri - interpreto sempre la sussidiarietà in un modo anche un po' orizzontale in termini di gerarchia.
Questa è una materia nella quale la Regione deve far sentire la sua voce come la dovrà far sentire, ridefinendo la legge sul commercio, sulla capacità di programmazione in tale materia.
La ringrazio della risposta, ma le chiedo di rendere forti ed effettive le sue ultime frasi relative al recupero di una volontà di programmazione della Regione in materia energetica.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Tapparo.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Proseguimento dibattito su eventi alluvionali ottobre 2000 (ordini del giorno collegati)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito relativo agli eventi alluvionali verificatisi nell'ottobre 2000, di cui al punto 3) all'o.d.g..
Tra gli iscritti a parlare, mi ero appuntato il Consigliere Chiezzi, il quale voleva essere il primo a intervenire.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Volevo solo avere la precedenza rispetto al Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Non so se il Presidente Ghigo sarà presente, perché deve partire a causa di impegni istituzionali.
Se vuole intervenire adesso le do la parola, altrimenti la inserisco dopo un altro relatore.
Vuol intervenire adesso?



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Dopo.



PRESIDENTE

D'accordo. Allora do la parola al Consigliere Papandrea.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, seguiamo l'ordine!



PRESIDENTE

E' presente l'Assessore Cavallera. Se lei vuole posticipare l'intervento e qualcun altro chiede di parlare prima lo faccio ben volentieri, nel senso che cerco di venire incontro alle esigenze dei Consiglieri, ma comunque il dibattito si esaurisce oggi, Consigliere Papandrea.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

C'è un ordine.



PRESIDENTE

C'è un ordine di richieste che prevedeva i Consiglieri Chiezzi Papandrea, Muliere, Angeleri, Ghiglia e infine Moriconi.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba che intend intervenire come Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Presidente, farò un breve intervento per illustrare un ordine del giorno che, unitamente ad altri colleghi del mio Gruppo, abbiamo depositato e che dovrà essere votato insieme a tutti gli ordini del giorno che costituiscono la materia.
Ritengo che l'argomento possa interessare e destare l'attenzione in modo particolare dei colleghi dell'area di Vercelli, Casale e Trino, zona in cui si è verificata la sommersione delle produzioni agricole.
Diversi coltivatori hanno segnalato l'incongruenza, che peraltro condivido, di una normativa che prevede che i frutti pendenti, qualora siano rimasti tali nel corso dell'alluvione, possano costituire oggetto di indennizzo calcolato sulla base di una tariffa ridotta, che tiene soltanto conto dei costi di produzione investiti nel corso dell'annata.
Qualora invece questi stessi frutti pendenti, così sono definiti tecnicamente, fossero stati raccolti, trasferiti nei magazzini e, in qualche modo, costituire scorte di proprietà delle aziende agricole dovrebbero essere, per quanto riguarda la misura dell'indennizzo considerati come beni di proprietà dell'azienda per il loro intero valore.
Mi spiego meglio, perché naturalmente ne derivano conseguenze assolutamente rilevanti per quanto riguarda gli interessi delle aziende, in modo particolare per quelle cerealicole e, nello specifico, quelle produttrici di riso, che è il prodotto agricolo a maggior valore aggiunto.
Qualora nelle aziende agricole si verifichi, a seguito delle alluvioni la perdita di concimi, trattori o bestiame, questa perdita viene considerata per l'intero valore. Se invece si verifica la perdita di riso di mais o di cereali, la procedura sarebbe volta a considerare questa perdita in termini del solo costo di produzione, pertanto per il valore massimo di lire 1.200.000 di danno per ogni ettaro alluvionato con la perdita del prodotto.
Tale questione si era già verificata nel 1994, ma aveva una rilevanza limitata, in quanto le aziende alluvionate erano essenzialmente zootecniche e il patrimonio zootecnico era stato indennizzato per intero. In questo caso le aziende alluvionate sono essenzialmente aziende cerealicole e si pone il problema di considerare la misura dell'indennizzo.
Illustro questo aspetto perché resti agli atti e perché interessa non tanto il Consiglio, ma direttamente un'area abbastanza vasta del territorio compreso tra le zone di Casale, di Vercelli e, in particolare, il territorio di Trino.
Con questo ordine del giorno vi chiediamo, e auspico abbia l'approvazione da parte di tutti i colleghi, che la Giunta si adoperi affinché nell'interpretazione e nell'applicazione della normativa tutta la produzione che è andata perduta per quest'anno e per gli anni successivi sia considerata ai fini dell'indennizzo, che equivarrà al 90%-95% per l'esatto valore delle aziende che abbiamo calcolato essere, per l'esatto valore della produzione, esattamente di 3.600.000 per ettaro per le produzioni di riso; di 2.400.000 per ettaro per le produzioni di mais; di 2.000.000 per ettaro per le produzioni di soia e per il territorio di Casale di 30.000.000 per ettaro per il pioppeto adulto, considerandosi tale il pioppeto con dieci anni di allevamento realizzato.
Credo che l'applicazione di queste nuove norme interessi molto il Piemonte e molto meno altre Regioni, perché da noi esiste la concentrazione dell'attività produttiva cerealicola, che è la più danneggiata. Proprio per questo motivo deve essere oggetto di una tempestiva iniziativa da parte della Giunta, soprattutto perché ci troviamo ancora nella fase dell'accertamento degli indennizzi e della definizione delle procedure di calcolo dei danni effettivamente subiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Mi spiace che non sia presente il Presidente Ghigo. E' presente invece l'Assessore Cavallera e non ho dubbi che, con la sua capacità, riferirà puntualmente le nostre considerazioni. La cosa che mi spiace di più è che ho l'idea che questo dibattito abbia perso un po' di pathos.
La qual cosa ovviamente non mi preoccupa perché intervengo io, che è una cosa assolutamente irrilevante e influente, ma mi preoccupa perch rispetto a quando il dibattito è iniziato, il pathos o lo stato di attenzione nei confronti dell'alluvione che ha flagellato il Piemonte è immutato e la gravità della situazione o, comunque, del modo in cui è stata, a nostro avviso, affrontata l'emergenza durante le settimane successive all'emergenza sono immutate e sono inadeguate. Ho il timore che questo nostro battito rischi di non avere il peso che merita, perché lo merita, indipendentemente da chi interviene. Ci mancherebbe altro! Questo dibattito merita attenzione soprattutto perché noi consideriamo e lo dico senza mezze parole, l'intervento finanziario proposto dal Governo assolutamente insufficiente e, oserei dire, addirittura risibile. Quando apprendiamo - il Presidente Ghigo lo ha elencato con dovizia di particolari la scorsa settimana - che vi sono 1.500 miliardi di danni ai privati; 3.000 miliardi di danni alle attività produttive; 1.000 miliardi all'agricoltura 2.000 miliardi di danni alle opere pubbliche, più 2.000 miliardi per la loro definitiva - si spera - messa in sicurezza, altri 5.50 miliardi di danni (autostrade, ferrovie e quant'altro) e soprattutto che per attuare un piano di sicurezza, chiamiamolo, idrogeologico, degno di questo nome, che preservi le popolazioni piemontesi dalle conseguenze che hanno subito durante questa alluvione servirebbero altri 7.500 miliardi, come risponde il Governo Amato, sostenuto anche dai Verdi? Risponde con uno stanziamento udite, udite! - di 9.600 miliardi in tre anni per tutte le Regione colpite; il che equivale - noi lo diciamo con grande fermezza - ad una mancia.
Ci auguriamo, Presidente del Consiglio, che insieme all'Assessore Cavallera esprime l'autorevolezza di questa assemblea, che questi soldi lo abbiamo sottoscritto come maggioranza perché vengano trasferite al Governo centrale - da parte del Governo siano un pourboire, cioè non possono rappresentare un intervento serio rispetto alle esigenze e ai danni che il Piemonte e i cittadini piemontesi hanno subito. Se l'intervento consisterebbe in questo sarebbe addirittura offensivo rispetto alla gravità della situazione. Per dare delle notizie che non sono di parte, mi rifaccio a quello che questa mattina, il Vicepresidente dell'ANCI, che è anche un Sindaco di Forza Italia, ed è noto a tutti, parla e, quindi, può parlare da Vicepresidente dell'ANCI, che su un quotidiano Il Giornale scrive: "Alluvione, siamo delusi!". Vi è un punto che, secondo me, è estremamente significativo fra tutti quelli elencati: "I 4.000 miliardi stanziati sino ad oggi sono assolutamente insufficienti". Il Vicepresidente del'ANCI rappresenta anche il Presidente che si chiama Castellani - se non sbaglio.
Si ricorda che nel 1994 sono stati stanziati 11.000 miliardi, Governo Berlusconi, questa è una mia aggiunta, una nota del relatore, per un'estensione territoriale pari ad un terzo dei territori ad oggi coinvolti.
Quindi, anno 1994, teniamo conto di un tasso di inflazione controllata quella fittizia del 2,7%, quella reale del 5% o del 6% - i calcoli non so farli - ma vi rendete conto che se noi diminuissimo la cifra di 11.000 miliardi ancora dell'inflazione avremmo comunque oggi una cifra che è oltre il doppio della somma stanziata oggi dal Governo Amato.
Noi consideriamo questi interventi governativi, come dire, ci auguriamo che anche il Governo li consideri un anticipo. Altrimenti, sarebbe inaccettabile da parte dei piemontesi, oltre che da noi, ma i cittadini piemontesi sono più importanti, perché sono di più e sono più influenti accettare una mancetta, perché le calamità naturali, le tragedie, i flagelli come quelli che hanno colpito il Piemonte non si affrontano con le mance. Si affrontano con responsabilità, con dei soldi veri e, soprattutto quantitativamente dignitosi, con delle cifre che abbiano una rispondenza quantomeno ad un'emergenza minimale e non a degli interventi che non sono neanche tampone. Se anche noi, a fronte di 17.500 miliardi complessivamente intesi per mettere a norma il sistema Piemonte, ci dovessimo accontentare in quanto zona più colpita, diciamo così, di 4.500/5.000 miliardi sul triennio, a fronte dei 17.500 necessari, noi andremmo a coprire neanche un quarto delle esigenze! Il che mi sembra sinceramente un po' poco, e per i privati e per il sistema produttivo, ma consentitemi di dire anche, se non soprattutto, per tutto il sistema viario, infrastrutturale, che è la vita stessa della nostra Regione.
Allora, il Governo centrale non può, a nostro avviso, affrontare l'emergenza in questo modo! Ed è per questo che noi abbiamo presentato come maggioranza un ordine del giorno in cui si impegna la Giunta (io lo so che qualcuno ironizzerà perché tanto è con questa ironia che il Governo ci ha portati in questa situazione, anzi in queste situazioni, o ad altre prese in giro come ad esempio l'abolizione dei ticket e quant'altro che qualcuno poi un giorno pagherà), ordine del giorno in cui, dicevo, impegniamo il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo affinché i 9.600 miliardi vengano stanziati solo per il Piemonte. E sarebbero comunque la metà dei soldi utili! Attenzione: perché 9.600 miliardi sarebbero la metà dei soldi necessari al Piemonte! Allora, visto che il Governo, purtroppo, è quello che stanzia, noi chiediamo che questo stanziamento perché possa essere serio, perché possa fronteggiare con serietà e con equilibrio un'emergenza, venga destinato esclusivamente alla nostra Regione. E' chiaro che in alternativa chiediamo alla Giunta di attivarsi per "tirar su il prezzo", la dico male, chiedo scusa, ma a fronte di un'offerta del genere non si può che andare a contrattare per avere più soldi, perché i soldi previsti per il Piemonte sono assolutamente, lo ripeto, insufficienti! Le emergenze non si affrontano con le mance! Quindi noi chiediamo al Presidente della Giunta un impegno serissimo e fortissimo nei confronti del Governo centrale perché porti al Piemonte (lo chiediamo anche all'Assessore Cavallera) quello che al Piemonte non spetta per "qualche" motivo, spetta come stato di necessità per fronteggiare quella che è stata una catastrofe naturale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocchino

Poc'anzi il Consigliere Ghiglia ci ricordava che è cambiato il clima, è cambiata l'attenzione nei confronti del disastro dell'alluvione. Lui ne ha dato una dimostrazione perché in quest'aula fino ad oggi abbiamo discusso in un clima diverso da quello che ha instaurato il Consigliere Ghiglia: oggi, in pratica, abbiamo iniziato la campagna elettorale anche sul tema dell'alluvione. Finora non è stato così, ce ne rammarichiamo, perché credo che in queste situazioni conta molto il rapporto fra le istituzioni, fra le forze politiche, e io che provengo da una zona alluvionata come quella di Alessandria ricordo qual è stato l'impegno dei parlamentari nel 1994 per affrontare quell'evento calamitoso. Però Ghiglia faceva riferimento al 1994, al Governo Berlusconi e ci ricordiamo le ordinanze del Ministro degli Interni, on. Maroni, due ordinanze dopo l'alluvione del '94 che sono state ritirate perché inapplicabili! Ci è voluto l'impegno dei parlamentari, di tutti i parlamentari, per far fronte a quella situazione e dimostrare al Governo Berlusconi come si affrontavano gli eventi alluvionali. Ma queste cose noi non le abbiamo dette dopo questa alluvione, non le abbiamo dette a Casale, non le abbiamo dette in altri posti...



MULIERE Rocchino

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



MULIERE Rocchino

Per forza, altrimenti ve le suonavano!



MULIERE Rocchino

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



MULIERE Rocchino

Buffone!



MULIERE Rocchino

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



MULIERE Rocchino

Ma buffone sei tu! Cretino! Ma chi cavolo sei, oltre a essere saccente e spocchioso?



MULIERE Rocchino

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



MULIERE Rocchino

Buffone!



PRESIDENTE

Per favore, Consiglieri! Sta parlando il Consigliere Muliere.



PRESIDENTE

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PRESIDENTE

E' un dibattito innescato da quel buffone del Presidente dei DS!



MULIERE Rocchino

Per favore, collega.
Stavo ricordando che cosa era avvenuto nel 1994 perché è stato ripreso anche dal Consigliere Ghiglia. Chiudo questa parentesi e ricordo che purtroppo se è cambiato il clima in quest'aula, non è così nelle zone alluvionate, lo sa bene l'Assessore Cavallera, lo sa bene il Presidente Ghigo. Nei giorni successivi all'alluvione siamo stati tutti quanti nelle zone alluvionate; siamo ritornati nei giorni scorsi e girando per quei paesi, mi riferisco in particolar modo all'area del Casalese, grazie al lavoro dei primi quindici giorni sembrerebbe che l'alluvione non sia mai avvenuta, perché le strade sono pulite, sono stati fatti i primi lavori dopodiché entrando nelle case degli alluvionati ci si rende conto invece del disastro che è successo e del disagio che vivono ancora le famiglie alluvionate.
In queste settimane si è detto che per evitare le alluvioni bisogna pulire i fiumi, bisogna curare il territorio. Io vorrei sottolineare soltanto un aspetto: dobbiamo evitare di trasformare i fiumi e i torrenti in canali. In canali che portano l'acqua ad una velocità tale che poi possono creare dei disastri a valle, dopo le nostre zone del Piemonte.
Questo è utile, ma bisogna pensare anche a creare aree di sfogo, aree golenali, cosa che nel nostro Piemonte diciamo che da questo punto di vista forse non si è fatto tutto quello che bisognava fare, perché se non si fa anche questo, nelle zone dove c'è stata l'alluvione del '94 e si è ripetuta quest'anno, il rischio è che si ripeta nel giro di poco tempo, speriamo di no. Bisogna curare certo gli argini e se si è rotto l'argine dove si è rotto nel '94 e ha allagato la zona di Trino, del Casalese, vuol dire che qualcosa non ha funzionato! Bisognerà pur vedere che cosa non ha funzionato in questi anni, se si è rotto nuovamente l'argine nello stesso posto e ha allagato di nuovo le zone che erano state allagate nel '94.
Quando si fanno i lavori e si fanno bene, come abbiamo visto ad esempio sull'asta del Tanaro, questi hanno evitato nuovi disastri: bastava percorrere nel periodo dell'alluvione l'asta del Tanaro per rendersi conto che i lavori che sono stati fatti dopo il '94 hanno evitato nuovi disastri.
Quindi bisogna intervenire, ma intervenire in un certo modo, cioè bisognerebbe capire come mai una settimana prima, partecipando a una riunione a Casale, ad una domanda del Sindaco di Morano che chiedeva "Se nei prossimi giorni piove cosa rischiamo?", il Magis-Po ha risposto "non succederà nulla", ma dopo una settimana c'è stata l'alluvione! Qui c'è qualcosa davvero che non funziona, forse non funziona! E' stata espressa qui ed è stata espressa anche dai Sindaci una certa amarezza sull'incontro che c'è stato la scorsa settimana con il Governo rispetto agli stanziamenti.
Ora, sicuramente rispetto al disastro e alla quantità dei danni che ci sono stati in Piemonte - e non soltanto qui in Piemonte - gli stanziamenti sono insufficienti: ci vorrebbe una nuova finanziaria per affrontare e risolvere il problema dei danni alluvionali in Piemonte, in Valle d'Aosta in Liguria, in Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto, in Toscana e così via.
In sostanza, questo Paese deve rivedere la propria politica rispetto alla cura del territorio, perché altrimenti, se - com'è stato detto - il clima cambia, non so come faremo ad affrontare questa gravissima situazione.
Va detto, però, che alcune situazioni sono state risolte. Si diceva che chi ha acceso dei mutui nel 1994 e non ha ancora finito di pagarli, è stato nuovamente alluvionato. Il Governo ha risolto questo problema impegnandosi a stanziare altre risorse per curare i danni dell'alluvione. Certamente queste risorse finora stanziate sono insufficienti, per cui sarà necessario un impegno da parte di tutti, anche da parte nostra, per fare in modo che il Governo centrale, il Parlamento affronti la questione dei danni alluvionali - com'è stato fatto nel 1994, nei mesi successivi all'alluvione per trovare le risorse necessarie a coprire tutti i danni alluvionali del 1994. Questo è stato appunto il frutto, ripeto, di un lavoro collegiale da parte di tutti. Sollevare e creare un certo clima credo che non aiuti.
Ho finito, Presidente; vorrei soltanto ricordare che noi stiamo ancora parlando dell'alluvione del 15 e 16 ottobre, ma purtroppo ha piovuto nuovamente e ci sono stati altri danni. Mi riferisco sempre al territorio alessandrino, non solo a quello, ma in particolar modo a quella parte della nostra Regione.
L'Assessore Cavallera sa che negli ultimi giorni le ultime piogge hanno creato una situazione di disagio, non pesante come quella del 15 e 16 ottobre, ma che comunque ha creato danni notevoli alla provincia di Alessandria (Val Curone, Val Borbera, Valle Scrivia, con l'esondazione dello Scrivia a Castelnuovo due o tre volte nel giro di una settimana creando davvero danni notevoli). Allora io avanzo questa richiesta - e spero che l'Assessore e la Giunta siano d'accordo - che si chieda la dichiarazione di stato di calamità per tutta la provincia di Alessandria e non soltanto, com'è stato fatto, per l'area del Casalese. Anche perché la provincia di Alessandria, il Comune di Casale e altri Comuni hanno speso tutto quello che potevano spendere, si sono impegnati per affrontare questa situazione, e credo che invece ci debba essere una considerazione da parte della Regione e del Governo di quello che è avvenuto dopo il 15 e 16 ottobre.
Ho finito; chiedo ancora trenta secondi per illustrare l'interrogazione cui poi darà la risposta - spero - l'Assessore all'agricoltura un'interrogazione legata alle tematiche dell'alluvione che avevamo presentato nello stesso mese di ottobre. Spero che la risposta possa fugare i dubbi che sono nati e che hanno portato a questa interrogazione, e cioè il fatto che dopo che c'è stato il passaggio dei settori decentrati dell'agricoltura alle Province, il personale pare che non sia stato utilizzato e non venga utilizzato per valutare i danni alluvionali nel settore dell'agricoltura. Siccome molti Sindaci, non utilizzando appunto questi settori decentrati che avevano competenze, capacità e conoscenze hanno dovuto utilizzare e utilizzano periti che naturalmente costano, noi ci chiediamo come mai non è stato o se invece nel frattempo è stato utilizzato in collaborazione con le Province questo personale.
Inoltre, leggendo i giornali, siamo venuti a conoscenza del fatto che sono stati impegnati, da parte dell'Assessorato all'agricoltura, 18 miliardi che erano avanzati dagli stanziamenti rispetto all'alluvione del 1994. Chiediamo se questo sia vero e, se questo è vero, come mai quei 18 miliardi non erano stati utilizzati e vengono impegnati, a distanza di sei anni, in una nuova alluvione.
Se ci lamentiamo del fatto che non arrivano le risorse necessarie e poi ci accorgiamo che 18 miliardi nel settore dell'agricoltura dovevano essere spesi nel 1994 e, a distanza di sei anni, non sono stati utilizzati, allora non possiamo gridare "al lupo, al lupo" e poi verificare queste cose. Spero che tutto ciò non sia vero. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Mi allaccio ad una delle ultime considerazioni che faceva prima della presentazione della mozione il Consigliere Muliere.
Il collega ci ha ricordato che la scorsa settimana un'altra zona del Piemonte è stata alluvionata (ci sono stati dei fiumi che sono esondati).
Ma, se guardiamo ogni giorno la televisione o leggiamo i giornali - questi però danno meno risalto - la situazione è impressionante: da due mesi il nord, il centro Italia e anche il sud, a partire da quanto è successo nella Provincia di Catanzaro, sono colpiti da continui eventi naturali eccezionali, da continue catastrofi.
Mi pare che ci sia effettivamente un certo abbassamento d'attenzione per abitudine, cioè non ci stupiamo più di quello che succede alla provincia di Parma, ecc., anche perché è uno dei tanti avvenimenti che si sono verificati, è uno dei tanti fatti che si sono verificati negli ultimi tempi.
In sostanza, cosa è successo? E' successo che in autunno è piovuto; è successo che, a differenza degli ultimi due autunni che hanno visto una situazione di siccità, è piovuto. E' piovuto come spesso accadeva in autunno, magari qui un po' di più; questa volta c'è stato pure l'abbassamento termico, ma non è poi un avvenimento così eccezionale il fatto che a 2500 metri a novembre non faccia poi così freddo. A fronte di questo, abbiamo praticamente tutto il territorio nazionale che è stato disastrato.
Credo che ci siano dei problemi serissimi, che vanno al di là del contare i danni, che è cosa indubbiamente importante, al di là dell'intervento sui danni. O cominciamo a pensare che forse siamo di fronte non a mutamenti eccezionali del clima, ma a un rapporto tra il clima e il territorio diverso, la responsabilità non è del clima, ma di chi è andato a fare opere sul territorio e del modo in cui abbiamo affrontato il territorio e come siamo intervenuti su di esso.
Se continuamente ci sono frane vicino alle case, bisogna interrogarsi su come sono state costruite quelle case; se continuamente i ponti vengono giù e continuamente succedono le cose che abbiamo verificato, c'è qualcosa che non va. Se si va a vedere là dove i fiumi hanno rovinato strade e distrutto ponti, si scopre che magari quelle strade erano costruite apparentemente lontane dal fiume e in zona di sicurezza, ma che invece erano nel vecchio alveo del fiume, quindi ci sono dei problemi seri di come si è costruito.
A fronte di tutto questo, sono del tutto insoddisfatto del come il Presidente della Giunta ha affrontato il problema nella sua relazione perché l'ha affrontato con una logica di emergenza, di evento eccezionale dicendo: "Poi lo risaneremo, interverremo". Ha anche detto che ovviamente è stato grande il costo delle opere di ricostruzione e queste dovranno essere graduate nel tempo.
Ora, credo che non può essere questo il modo di affrontare il problema.
Penso che ci troviamo di fronte a degli avvenimenti che ci devono portare a rivedere l'insieme delle nostre politiche. Secondo me, di fronte a quello che è avvenuto adesso, a sei anni dal 1994, bisognerebbe addirittura ripensare al Piano di sviluppo regionale, affrontandolo alla luce di questo fatto e mettendolo al centro della riflessione.
Si tratta di ripensare all'insieme della politica, non solo di natura ambientale, ma anche economica che portiamo avanti come comunità piemontese. Inoltre, ricordavo prima che ci troviamo di fronte ad un fatto che non riguarda solo il Piemonte; purtroppo ci siamo trovati di fronte al ripetersi degli eventi, il che dimostra la non eccezionalità dell'episodio.
Come dicevo, occorre pensare prima di tutto che gli interventi devono essere fatti con molta più urgenza di quanto prospettava il Presidente.
Il collega Muliere ricordava che qualche settimana dopo l'alluvione eventi di pioggia non più eccezionali hanno nuovamente creato problemi, e credo che la scorsa settimana, nel vedere cadere di nuovo un po' di pioggia, eravamo tutti preoccupati di quello che poteva accadere. Non possiamo vivere così; dobbiamo intervenire rapidamente, in modo che quando piove non si debba più guardare il cielo con preoccupazione; dobbiamo sapere che quella pioggia non può creare disastri.
Quindi, le opere necessarie, quelle più urgenti vanno fatte con molta tempestività, per evitare di ritrovarsi di fronte alla ripetizione degli avvenimenti. Non possiamo intervenire, ad esempio, su delle case e, qualche settimana dopo, doverlo fare nuovamente; non possiamo intervenire sulle aziende allagate nel 1994 - io ne ho visitate alcune nella zona di Casale e poi di nuovo nel 2000, perché allagate molto più gravemente.
Se siamo intervenuti nel 1994 e interveniamo ancora nel 2000 con un costo molto più elevato, forse si sarebbe dovuto pensare a spostare quell'azienda. Se in questi sei anni, si fosse lavorato per delocalizzare quell'azienda - costo che appariva esagerato - oggi magari si sarebbe risparmiato, perché non avremmo dovuto costruirla completamente, per cui spero che - almeno - gli insediamenti non vengano ricostruiti laddove sono stati danneggiati.
Occorre pensare in modo strategico al tipo di intervento da fare e credo che dentro questo discorso ci sia un aspetto carente sotto tutti i punti di vista, compreso quello sanitario ed assistenziale.
Per quanto riguarda il discorso della prevenzione e della manutenzione che poi sono la stessa cosa - occorre spostare risorse consistenti per gli interventi di manutenzione ordinaria del territorio, manutenzione quotidiana e costante; eventualmente, nell'anno in cui non pioverà, i fondi saranno utilizzati solo parzialmente. Anche le strade hanno avuto un problema di elevata carenza di manutenzione, il che ha aggravato il fenomeno.
Questo è quanto occorrerebbe mettere al centro della nostra riflessione, cioè di come spendiamo i soldi; spendiamo pure tutti quelli che servono, però sapendo che, se dobbiamo spostare strategicamente risorse in quella direzione, questo va fatto, perché diversamente i costi saranno maggiori, non minori. Infatti, un costo apparentemente elevato oggi pu rappresentare un risparmio domani.
L'altra questione che volevo sollevare è la necessità di una pausa di riflessione. Mi ha colpito la contraddizione nel sentire dire che queste opere di ricostruzione, essendo onerose, dovremmo farle gradualmente nel tempo; invece, rispetto ad altre opere, che sicuramente hanno un impatto sul territorio, che abbiamo il dubbio possa essere molto grave - penso alle linee ferroviarie ad Alta Velocità, al modo in cui sono state progettate e al fatto che si impattano esattamente sui territori che hanno avuto devastazioni - si dice che bisogna fare in fretta, i soldi vanno chiesti e spesi subito.
Nel 2006 avremo le Olimpiadi invernali; il Palazzetto dello Sport costruito in Val Pellice è stato portato via, ma quello bisogna ricostruirlo in fretta, perché si devono fare le Olimpiadi. Anzich chiedersi se lo si deve fare o meno in quella località, si dice che va fatto perché le Olimpiadi non possono aspettare.
Altro esempio, in Val Chisone: si sono verificati dei disastri sulla pista di fondo, ma anche questa va ricostruita in fretta, magari abbattendo qualche migliaio di alberi per la pista del salto, esattamente con la stessa localizzazione. Tutto questo va fatto, i soldi vanno spesi così.
Credo invece che sulle grandi infrastrutture, tra le quali ce ne sono alcune economicamente interessanti, vada fatta una riflessione. Non so cosa succederà fino al 2006, se va avanti così; non so se nel 2006 avremo costruito certe cose, ma sicuramente chi verrà in Piemonte troverà quelle strutture in piedi e nelle condizioni di fare le Olimpiadi.
Occorre, a mio parere, ripensare in modo complessivo alle politiche mettendo al centro il risanamento, la tutela ordinaria del territorio tenendo presente che questa può essere una risorsa economica che - tra l'altro - genera anche occupazione, reddito e che quindi può essere utile per la comunità. O facciamo questo oppure ci ritroveremo costantemente, di volta in volta, appena piove un po' più del normale, ad avere eventi che vengono considerati catastrofici e che creano, purtroppo, catastrofi reali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, sarò molto breve, anche perché questo dibattito arriva oltre un mese dopo l'alluvione; tra l'altro dai fatti del 16 di ottobre sono capitate altre cose, ci sono stati altri allarmi, ci sono stati anche altri danni, per fortuna non così gravi nella nostra Regione ma sicuramente nel nord Italia e che hanno toccato anche noi.
Rivisitando e rileggendo gli ordini del giorno che avevamo presentato emerge come probabilmente ci sia da fare un aggiornamento. Ci sono ordini del giorno che chiedono ancora lo stato di calamità; c'è, tra l'altro anche un nostro ordine del giorno di cui invece vorrei continuare a discutere, con il quale, insieme al collega Franco Botta, chiedevamo la nomina di un Commissario specificamente per i fatti dell'alluvione. Ma ci torneremo in qualche modo dopo.
Noi abbiamo firmato, invece, l'ordine del giorno in cui chiediamo che il Governo intervenga concretamente, molto di più di quello che ha fatto fino ad oggi; di conseguenza, chiediamo che i 9600 miliardi che sono stati stanziati per quell'evento alluvionale vengano destinati unicamente alla nostra Regione.
Vorrei dirlo con molta pacatezza: non l'abbiamo fatto per polemica sicuramente non abbiamo presentato questo ordine del giorno per un fatto come lo ha definito il collega Muliere - elettorale. Lo abbiamo fatto - e lo testimoniano le cifre che sono riportate su questo documento - perché le valutazioni, l'impegno del Governo regionale ha portato a delle cifre completamente diverse dalle valutazioni fatte a livello nazionale.
Noi comprendiamo le difficoltà di un bilancio nazionale, comprendiamo le difficoltà di un bilancio che si avvicina alla scadenza elettorale: non siamo nati ieri; però, dobbiamo considerare un evento per il quale rispetto al '94, abbiamo già avuto modo di delineare quanto più grave sia stato.
Qui c'è un sistema produttivo messo realmente a dura prova, e nell'ordine del giorno ci siamo limitati a riportare i dati purtroppo molto negativi, le cifre che questi danni hanno, in qualche modo, causato. Ci auguriamo che alla solidarietà espressa dai Ministri, che si sono susseguiti in visita nella nostra Regione, e alle parole possano seguire dei fatti un po' più concreti.
Vede, collega Muliere, mi auguro che, come lei ha detto, l'impegno del Governo arrivi ulteriormente a concretizzarsi. Non vorrei fosse come alcuni assegni cabriolet, cioè impegni a vuoto che vengono, in qualche modo dimenticati e non onorati. Ecco perché abbiamo voluto mettere per iscritto con i colleghi di maggioranza un ordine del giorno su cui - anticipo chiederemo una votazione per appello nominale.
Vogliamo una risposta, per esempio dal Presidente Ghigo e dall'Assessore Cavallera sull'ordine del giorno presentato. A noi non interessa, Assessore Cavallera e Presidente Ghigo, se ci sia o meno la nomina di un Commissario.
Con l'Assessore Botta, avendo fatto dei sopralluoghi, abbiamo visto come l'ha visto la maggioranza dei Consiglieri qui presenti - il lavoro svolto dai sindaci, che toglievano l'acqua dalle cantine, cioè persone che hanno accompagnato la propria popolazione ed i propri cittadini rimboccandosi le maniche.
Rispetto a questo noi, ancora oggi, verifichiamo come Consiglieri che ci sono sindaci che non hanno ancora chiara la situazione. Ci sono continue domande di chiarimenti, di spiegazioni; ci vuole necessariamente una velocizzazione nelle procedure, ed è per questo che noi all'epoca presentammo questo ordine del giorno, richiedendo la nomina di un Commissario. Questo avrebbe portato sicuramente ai sindaci maggiore autonomia d'esercizio, velocizzando anche i tempi di recupero e la gestione degli interventi che si rendevano e si rendono necessari ancora oggi per le comunità danneggiate da questo evento calamitoso.
A noi - ripeto - non interessa se ci sia la nomina di un Commissario; a noi interessa che il Governo dia un'autonomia alla Regione, al Presidente all'Assessore preposto, alla Giunta in modo che gli interventi arrivino in tempi rapidi e utili e si riesca, in qualche modo, a dare questa autonomia ai sindaci che legittimamente chiedono, e che meritano se non altro per il lavoro che, in queste settimane, hanno svolto anche di grande mediazione nei confronti delle comunità locali.
A me è dispiaciuto aver visto questo diverbio all'interno dell'aula. Mi pare che su queste cose sia difficile, se si agisce responsabilmente lavorare con una parte piuttosto che un'altra.
Mi auguro che l'ordine del giorno che abbiamo presentato sia letto in quest'ottica, cioè in un'ottica che veda anche il Governo responsabilmente attento, così come lo è stato il governo regionale per questo evento del tutto eccezionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Anche a me dispiace aver assistito al diverbio di questa mattina, per quello che è successo è un fatto politico, del quale prendo atto, che merita una discussione.
Lo ha detto prima il collega Muliere: siamo di fronte ad un cambio di quadro e di situazione. Mentre nelle settimane scorse abbiamo lavorato per reciproco riconoscimento con uno spirito di solidarietà interna, di cooperazione e di collaborazione interistituzionale, oggi è emersa una posizione ispirata ad un orientamento, ad uno stile, ad un comportamento ed un metodo radicalmente diverso.
Questo punto merita una discussione, perché siamo di fronte ad una situazione nella quale - come è del tutto evidente - non c'entra assolutamente nulla una legittima pressione di una Regione per vedere accrescere le risorse delle quali ha necessità per affrontare un problema come l'alluvione.
Voi sapete meglio di me che se questo fosse l'obiettivo, si lavorerebbe per cercare il massimo di convergenza, per costruire obiettivi comuni del Consiglio Regionale, e su questa base esercitare il massimo di pressione.
Noi non abbiamo assistito a queste discussioni, abbiamo assistito ad un'altra cosa. Lo so che l'Assessore Cavallera, altri Assessori e altri Consiglieri si vergognano un po' delle cose dette questa mattina, che trovano questo linguaggio così distante e diverso dal loro. Abbiamo assistito in quest'aula non all'esercizio di un ruolo per ottenere un risultato; abbiamo assistito semplicemente all'apertura di una campagna elettorale sulla pelle degli alluvionati. Questo è quello che è avvenuto e di questo prendiamo atto.
Secondo me, l'idea che avete di fare coesistere una linea istituzionale moderata, che si presenta con l'aria della ragionevolezza, con - invece l'arroganza, l'aggressività e la provocazione che abbiamo sentito questa mattina in aula, con questo carattere così esplicitamente propagandistico può durare un po', ma alla fine non regge. E' una situazione di cui politicamente, caro Presidente Ghigo, dovrà dare conto, perché l'idea che lei presenti questa faccia e che venga presentato in questa sede un documento dalla sua maggioranza, è un punto del quale prima o poi politicamente si risponde, come di altre cose di cui discuteremo nei prossimi giorni.
Questo è quello che emerge con assoluta chiarezza. Noi, fino a pochi minuti fa, avevamo deciso di non presentare ordini del giorno della minoranza su questo punto, perché come avevo già detto in altre occasioni pensavamo che fosse corretto e giusto, in questo quadro, di fronte ad un problema del genere, lavorare per avere risoluzioni e posizioni unitarie del Consiglio regionale.
Ci troviamo di fronte ad un Presidente della Regione che vorrebbe fare questo, ma non è in grado di dirigere su questa base la sua maggioranza questo è il fatto politico che emerge, di cui - ripeto - prendiamo atto.
Per questo abbiamo presentato un ordine del giorno che chiede che le risorse destinate al Piemonte siano adeguate alle necessità reali, e che riguardino non solo il risarcimento dei danni e le prime opere, ma un insieme di opere di riorganizzazione del territorio e di intervento sul regime dei suoli, di intervento sull'assetto idrogeologico, sapendo che si tratta di risorse che vanno costruite nell'arco degli anni, questa è una linea di indirizzo, di lavoro, sulla quale siamo pronti. Invece, lo sciacallaggio politico ed elettorale sulla pelle degli alluvionati lo lasciamo fare a voi; noi non intendiamo scendere a quel livello.
Non so per quanto tempo la maggioranza riuscirà a tenere compatta la propria immagine moderata ed equilibrata, con questo linguaggio e tipo di comportamento. In ogni caso, è interamente un problema vostro.



MARCENARO Pietro

VALVO Cesare (fuori microfono)



MARCENARO Pietro

Non può provocare e poi fare il moralista!



PRESIDENTE

Consigliere Valvo, chieda la parola e poi intervenga! Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Anche se questa mattina la questione è già stata accennata, ribadisco uno dei punti che considero essenziali nel valutare il nostro futuro. Si continua a parlare di eventi straordinari, ma ormai le alluvioni non sono più eventi straordinari, perché si ripetono ad ogni stagione. Sono eventi normalissimi. Perché sono diventati eventi normalissimi, quando un tempo non lo erano? Evidentemente, c'è stata una cattiva gestione del territorio.
E' vero, si è costruito dove non si doveva costruire - e su questo dobbiamo meditare - ma è altresì vero che è venuta completamente a mancare la pulizia dei fiumi, il togliere dai fiumi la ghiaia e la sabbia, cosa che è stata fatta per secoli, magari con metodi manuali, perché non esistevano i mezzi tecnici, e che poi, all'improvviso, è stata bloccata.
Proprio in questi giorni mi sono recato a Cuneo, presso il torrente Gesso, e devo dire che il letto è larghissimo, che non si è costruito lungo il fiume. C'è, però, un piccolo particolare: il letto è più alto degli argini, perché da vent'anni non viene tolto un granello di sabbia. Così quando arriva la piena, che in passato poteva defluire tranquillamente nel letto, oggi si infila nei posti più impensati, cioè al di fuori del fiume.
Non a caso, proprio su quel torrente è crollato un ponte ed un altro è diventato un'opera ridicola, perché è perfettamente in piedi, ma non più dove passa il fiume, perché esso ha eliminato le vie di accesso al ponte stesso, essendo pieno di ghiaia e sabbia.
Questo è un punto basilare.
Faccio una battuta piuttosto pesante, dicendo che la ghiaia e la sabbia erano un tesoro e potevano essere vendute, consentendo agli enti pubblici di incamerare dei soldi che potevano essere destinati proprio alla cura dei fiumi, agli argini, ecc. Oggi, invece, dobbiamo addirittura pagare per farla portare via.
Questa, signori, è una cattiva gestione! E' una cattiva gestione non dei nostri enti, perché i Comuni e le Comunità montane, le Province, la Regione stessa, sono anni che chiedono che venga fatta la pulizia dei fiumi. Questa è una cattiva gestione del Magistrato del Po, che è un organismo del Governo.
Per questo motivo continuo a chiedere a gran voce la devolution, cioè che le competenze in materia di fiumi passino alla Regione e vengano poi delegate a Comuni, Provincia e Comunità montane, a seconda dei casi. Questi compiti dovrebbero spettare alla Regione, che sicuramente gestirebbe questa materia molto meglio di come è stato fatto ad oggi. Sicuramente queste alluvioni un giorno potranno anche diminuire.
Vado, ora, a toccare un altro tasto molto dolente, che giudico una vera presa in giro per il Piemonte: i fondi stanziati. A fronte di più di 8 mila miliardi di danni e di non so quante altre migliaia di miliardi necessari per costruire opere di prevenzione, mi risulta che lo stanziamento del Governo per il Piemonte sia di appena 2700 miliardi di lire. Una cosa ridicola, una vera presa in giro.
Dovremmo intervenire tutti (opposizione compresa) e gridare a gran voce allo scandalo, chiedere al Governo i fondi necessari ed indispensabili per riparare i danni subiti e per poter progettare, in futuro, la gestione e le opere necessarie per la prevenzione.
Forse, su questo, il collega Ghiglia ha usato toni un po' esasperati ma le parole che sono arrivate dalla sinistra, in difesa del Governo gridando contro di noi, come se fossimo in campagna elettorale, mi lasciano molto perplesso! No, signori, dovevate unirvi a noi per chiedere a gran voce questi soldi che - ricordo - sono di tutti i piemontesi, perché i soldi delle imposte che paghiamo continuano ad andare a Roma. Chiediamo semplicemente che ci venga restituito ciò di cui abbiamo diritto. In seguito ad altri eventi eccezionali gli stanziamenti ci sono stati; nel 94 per la nostra regione, così come per molte altre regioni italiane, in seguito - purtroppo - alle frequenti catastrofi che si sono verificate.
Questa volta il Piemonte ha nuovamente bisogno degli stanziamenti e questi devono essere fatti.
Invito, pertanto, il Presidente Ghigo e la Giunta regionale a fare un'azione pesantissima contro il Governo, ma soprattutto invito tutti i colleghi, compresi quelli della minoranza, a dare un sostegno totale a tale azione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Dutto.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Care colleghe e colleghi, non sono gli insulti e non sono nemmeno le buone parole, ma sono e saranno le scelte politiche che riusciranno a contrastare questa crescente incapacità del territorio italiano e piemontese di resistere con danni limitati a eventi meteorologici di imponente gravità.
Colleghi, questa nostra Italia e questo nostro Piemonte hanno una conformazione del territorio molto bella (è uno dei più bei Paesi del mondo), ma anche molto fragile, proprio per la natura dello stesso: le coste, le valli, le montagne, le colline. E' un territorio molto delicato.
Bene, questo territorio, negli ultimi cinquant'anni non è stato governato questo territorio è stato "usato" in modo scriteriato, con disinteresse sulle conseguenze immediate e più a lungo termine, nel settore ambientale.
Quindi, è stato colpito e leso nel paesaggio; è stato colpito e leso nella sua conformazione, rendendo ancora più instabile quello che già per sua natura, quello che la natura ci aveva già consegnato come territorio fragile e delicato. Abbiamo passato cinquant'anni di uno sviluppo che, dal punto di vista del governo del territorio, è stato libero di dispiegarsi secondo interessi economici a brevissimo termine, alimentati, soprattutto dalla possibilità che, uno sviluppo fondato sui rilevanti risultati economici di un'espansione edilizia che acquisisce enormi valori di rendita urbana, si dispiegasse e ci consegnasse il Paese così come noi oggi lo ritroviamo, cioè più fragile di prima. In occasione di alluvioni, ma anche di altri eventi come i terremoti, penso che (oggi, per quanto mi riguarda è il giorno delle riflessioni sulle nostre responsabilità passate e future) la prima responsabilità che dobbiamo evidenziare sia questa: l'Italia è uno degli ultimi paesi in Europa a non disporre di una legge che regoli il regime dei suoli.
Mi si dirà: cosa c'entra la legge sui regimi dei suoli con l'alluvione? Voglio prendere ad esempio, per rimanere a casa nostra, un comune vicino a Torino - Palazzolo - dove, pare, un argine non sia stato costruito e, in mancanza di questo, per la seconda volta in pochi anni, il fiume Po ha devastato anche zone di pianura. Se andiamo a leggere questo fatto - ma sono migliaia i fatti di questo genere - probabilmente quell'argine non è stato costruito, perché manca una legge sui regime dei suoli. Sappiamo infatti, che la costruzione di un argine che separa la proprietà fondiaria in proprietà dentro e fuori dall'argine, crea, senza una legge sul regime dei suoli, un danno economico. Vi è resistenza ad un governo del territorio che, sulla base del libero dispiegamento della possibilità di lucrare rendite urbane, contrasta una decisione pubblica di governo, che tutela un'ampia parte del territorio.
Ecco perché penso che la prima responsabilità che noi tutti dobbiamo assumere sia quella di dotare la nostra bella Italia, finalmente, di una legge sul regime dei suoli che regoli i confini e i contenuti del diritto di proprietà nei confronti del diritto di costruire. Questo è uno spartiacque che, in larga parte d'Europa, è stato affrontato e risolto in vari modi, ma che in Italia è rimasto al punto di partenza. In Italia non siamo stati capaci di "costruire" una legge che, affrontato questo tema, ne desse una soluzione positiva e costituzionalmente corretta; tant'è che il primo tentativo (in realtà il secondo) per regolare il regime dei suoli, ha subito una sentenza della Corte Costituzionale negativa. Questo è il primo fatto.
Secondo fatto: le risorse. Per rendere meno fragile il nostro Paese oltre avere legislazioni urbanistiche corrette, occorre anche investire perché è un territorio fragile. Bisogna investire risorse, considerare il territorio su cui lavoriamo, viviamo, ci divertiamo e ci spostiamo, come la prima grande infrastruttura da tenere in ordine, prima di tante altre. Il riassetto di questa infrastruttura e la resa del suolo in termini di sicurezza, dovrebbero rientrare in un piano di priorità assoluta nell'impiego di risorse pubbliche sia a livello statale che regionale.
Questo è quello che noi dobbiamo chiedere a tutti i livelli. Dobbiamo chiedere allo Stato sapendo, però, senza fare demagogia, che, vivendo all'interno di scelte che devono essere compatibili con il patto di stabilità europeo, non possiamo stampare carta moneta.
Se l'infrastruttura "suolo sicuro" è la prima infrastruttura che pu rendere competitivo, anche economicamente, il nostro Paese, la nostra regione, allora bisogna compiere scelte politiche strategiche che individuino le risorse necessarie per mettere in sicurezza il nostro suolo.
Questo sia a livello nazionale che regionale.
Nei giorni dell'alluvione penso che qualche volta il Presidente della Giunta, guardandosi allo specchio, si sia detto :"Forse potevo fare di più". La ringrazio che lei si sia ricordato correttamente che - magari ritenuto noioso da parte di qualcuno - in quest'aula vi sia stata reiteratamente la richiesta, usando gli stessi argomenti che sto usando adesso, di dare un segno di svolta preciso come Regione Piemonte investendo, in occasione di ogni bilancio, magari 100 miliardi (come io proponevo) all'anno da aggiungere alle risorse, certo insufficienti, che dava lo Stato.
Presidente Ghigo, a questa domanda lei ha sempre risposto "no" adducendo mille ragioni. In quel momento segnalavo che si apriva una differenza di vedute, di strategia, di politica, di ideologia, di modo di pensare nei confronti del governo del territorio. L'alluvione - evento certamente eccezionale che avrebbe provocato comunque danni - avrebbe provocato meno danni in presenza di un'attenzione maggiore da parte della Regione Piemonte Quando chiediamo soldi allo Stato, se non vogliamo fare discorsi propagandistici, per prima cosa dobbiamo dimostrare, noi Regione Piemonte, di essere all'altezza della situazione. Presidente Ghigo, credo che 10 miliardi (mi sembra che questa sia la cifra messa a disposizione dalla Regione Piemonte) sia una cifra irrisoria. Credo che di risorse proprie, la Regione debba saltare di scala.
Non possiamo dire occorrono 17 mila miliardi e poi ne mettiamo 10 o 15 adesso. Se vogliamo avere titolo nei confronti dello Stato nel dire "devi impiegare risorse" dobbiamo anche sapere, noi che dobbiamo scegliere, dove impiegare le risorse. Se destiniamo le risorse al suolo sicuro, dobbiamo dire ai cittadini piemontesi: "Questa è la prima infrastruttura, poi ve ne saranno altre".
Terzo fatto. In futuro, oltre ai soldi, bisogna proporsi di appurare che tutte le grandi infrastrutture progettate, vengano verificate alla luce di 600 mm. di pioggia in 36 ore.
Se non facciamo così, Presidente Ghigo, rimangono gli insulti per chi vive di questo; le buone parole per chi vuol mettere in pace la coscienza ma rimangono anche scelte passibili di gravissimi danni. In particolare. Il Presidente Ghigo sa che sulla linea ad Alta Capacità Torino-Milano è in corso un progetto: facciamo verificare quel progetto e facciamo una simulazione che ci dica cosa succederà, succederebbe o sarebbe successo, se 600 mm. di pioggia avessero incontrato una diga alta 1 mt. che corre da Torino a Milano.
Occorre un atto di responsabilità e una decisione della Regione che dica: "Verifichiamo tutti i progetti: quelli che sono compatibili vanno avanti, quelli che vanno modificati si modificano e quelli che sono incompatibili si cambiano".



PRESIDENTE

Programmiamo i lavori. Vorrei esaurire il dibattito prima della pausa fare un breve lavoro di "pulizia" degli ordini del giorno e metterli in votazione (penso che alcuni ver-ranno ritirati).
Vorrei sapere se ci sono ancora dei Con siglieri che intendono iscriversi per intervenire. Ho iscritti ad intervenire i Consiglieri Cattaneo, Botta Marco e Rossi Oreste.
I lavori del mattino terminano qui e riprenderanno alle ore 14,30.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,29)



< torna indietro