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Dettaglio seduta n.388 del 16/09/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


GALASSO ENNIO LUCIO



(Alle ore 10.06 il Consigliere Segretario Galasso comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.35)



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali dell'11, 18, 25 e 26 marzo e dell'1, 2 e 11 aprile 2003; i quali se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Cantore, Costa Enrico, Ghigo, Leo, Pedrale e Vaglio.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Dimissioni dell'Assessore Brigandì


PRESIDENTE

Comunico che con decreto n. 85 del 5 agosto 2003, il Presidente della Giunta regionale prende atto delle dimissioni dell'Assessore Matteo Brigandì dalla carica di Assessore.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Modifica assegnazione funzioni ai componenti la Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che con decreto n. 112 del 2 settembre 2003, il Presidente della Giunta regionale Ghigo ha attribuito, temporaneamente, le funzioni relative al Commercio estero all'Assessore Ugo Cavallera e quelle relative alla Formazione professionale all'Assessore Pichetto Fratin.
Restano di competenza del Presidente le funzioni relative al Legale e contenzioso e alle Società partecipate.


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Bilanci preventivi - Variazioni di bilancio

e) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale il 31 luglio 2003 ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della l.r. 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte) l'elenco delle deliberazioni che sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Annuncio che la comunicazione inerente agli eventi calamitosi sarà svolta dall'Assessore Ferrero alle ore 11.30.
Oggi pomeriggio, alla ripresa della seduta consiliare, provvederemo alla richiesto del Consigliere Tapparo per la celebrazione del 20 settembre. Il Consigliere Tapparo ha sostenuto, attraverso una lettera giunta alla Presidenza del Consiglio e ai colleghi Consiglieri, che occorre anche per il 2003 rievocare tale importante data per la storia d'Italia.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Risposta scritta alle interrogazioni n. 1512 del Consigliere Riba inerente a "Biotopi e nuove aree di protezione" e n. 1755 della Consigliera Manica inerente a "Esercizio dell'attività venatoria nel Comune di Borgo Ticino" rinvio alla prossima seduta consiliare dell'interrogazione n. 248 del Consigliere Moriconi inerente a "Impianti di co-generazione dotati di motori a combustione interno a ciclo Diesel alimentati a gasolio" e dell'interrogazione n. 1919 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a "Impianto di un gruppo motore a combustione interna a ciclo Diesel per la generazione di energia elettrica della Soc. Versano nel territorio del comune di Forno C.se (TO)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g. "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze" In considerazione del congedo del Consigliere Chiezzi e del Consigliere Moriconi propongo il rinvio della risposta alla prossima seduta consiliare delle seguenti interrogazioni: Interrogazione n. 248 del Consigliere Moriconi inerente a "Impianti di co-generazione dotati di motori a combustione interno a ciclo Diesel alimentati a gasolio" e interrogazione n. 1919 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a "Impianto di un gruppo motore a combustione interna a ciclo Diesel per la generazione di energia elettrica della Soc. Versano nel territorio del comune di Forno C.se (TO)" Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni: Interrogazione n. 1512 del Consigliere Riba inerente a "Biotopi e nuove aree di protezione" Interrogazione n. 1755 della Consigliera Manica inerente a "Esercizio dell'attività venatoria nel Comune di Borgo Ticino".


Argomento: Comuni - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interpellanza n. 1851 dei Consiglieri Deorsola e Costa Rosa Anna inerente a "Esclusione di alcuni Comuni appartenenti alla Comunità montana Alto Canavese dalla DGR 45-2741/20001 concernente 'valutazione ambientale strategica del Piano degli interventi per i Giochi Olimpici Invernali 2006'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1851, presentata dai Consiglieri Deorsola e Costa Rosa Anna.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La deliberazione della Giunta regionale del 9 aprile 2001, n. 45-2741: "Valutazione Ambientale Strategica del piano degli interventi per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006" costituisce l'atto amministrativo con cui la Giunta della Regione Piemonte ha dato attuazione a quanto disposto dall'articolo 1, comma 4, della legge n. 285/2000: "Interventi per i Giochi Olimpici invernali Torino 2006", che prevede che "la Giunta regionale d'intesa con il Ministero dell'ambiente e sentiti gli Enti locali interessati, approva la valutazione di impatto ambientale del Piano degli interventi di cui alla legge stessa, denominata "valutazione ambientale strategica".
La Giunta regionale, d'intesa con il Ministero dell'Ambiente e con il Ministero dei Lavori Pubblici, con propria deliberazione n. 61 del 18/12/2000, ha stabilito le procedure ed individuato i contenuti minimi dello studio di compatibilità ambientale del Piano degli interventi.
Tale studio è stato in seguito commissionato dal Comitato Organizzatore dei Giochi (TOROC) al Politecnico di Torino ed ha costituito la base delle analisi e delle valutazioni ambientali che sono confluite nella già citata delibera di Giunta regionale n. 45 Valutazione Ambientale Strategica del Piano degli interventi per i Giochi Olimpici invernali 2006 del 09 aprile 2001 (comunemente denominata "Delibera VAS").
Con la delibera di VAS la Giunta regionale ha stabilito di ritenere sostenibile sotto il profilo ambientale il Piano complessivo degli interventi olimpici subordinatamente a determinati indirizzi concordati con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, sentiti gli Enti locali interessati, eh ha approvato tali indirizzi relativi ai contenuti alle procedure per la realizzazione del programma olimpico, nonché alle azioni di programmazione ai fini della sostenibilità dell'evento olimpico nelle diverse fasi preparatorie contestuali e successive.
Lo studio di compatibilità ambientale presentato dal TOROC, e la conseguente deliberazione della Giunta regionale comprensiva di un corposo allegato tecnico, riguardano, così come prevede l'articolo 1, comma 4, 4 della citata legge n. 285/2000, il Piano degli interventi necessari allo svolgimento dei Giochi Olimpici invernali 2006.
Pertanto le analisi, le valutazioni socio-economiche, tecniche ambientali e territoriali, e gli indirizzi di sostenibilità ambientale intrinseca e procedurali, sono riferiti agli interventi previsti nel Piano ed al territorio interessato dall'evento olimpico, territorio che non comprende, ovviamente, i Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alto Canavese.
Negli indirizzi programmatici indicati dalla Giunta regionale sono richiamati ulteriori possibili interventi che la Regione, la Provincia di Torino, i Comuni e le Comunità Montane, nella propria attività programmatoria, potranno individuare al fine di accompagnare il processo con interventi capaci di garantire la maggiore tutela delle risorse ambientali e sociali, pervenendo così ad una valorizzazione intrinseca aggiuntiva della sostenibilità dei territori interessati.
Nell'ambito della delibera di VAS, questo è l'unico e generico riferimento ad azioni ed interventi che non siano compresi nel programma olimpico presentato dal TOROC, ma anche in questo caso si fa esplicito riferimento ai territori interessati dagli eventi olimpici.
Al di là della risposta formale, volevo precisare e sottolineare questi due aspetti: siccome la procedura di via viene attivata sulla base di un progetto di massima (in questo caso quello predisposto dal Politecnico per conto del TOROC), non può che attenersi ai documenti stessi. Ciò non toglie che vi sia un'attenzione, da parte della Giunta regionale nel suo complesso (potrebbe meglio di me riferire l'Assessore Racchelli), nei confronti dell'intorno, affinché, come stringatamente si evince da questa risposta, si possa concorrere a rendere maggiormente sostenibile l'evento olimpico sia in termini ambientali, sia come ricadute socio-economiche.
Va da sé che, VAS o non VAS, qualunque intervento sul territorio qualora dovesse ricadere nella casistica della legge n. 40 sul via comunque è soggetto a via, salvo che non sia talmente limitato e non eccessivamente rilevante da non ricadere sotto questa procedura. Ma sappiamo quanto si sia lavorato, dopo la VAS, ai sensi di legge, nelle Commissioni e nelle Conferenze di valutazione di impatto ambientale per portare avanti tutte le opere.
Non vi è stata, quindi, alcuna esclusione deliberata o disattenzione ma solamente l'attuazione di una procedura. Mi sembra che comunque sull'evento olimpico vi sia, da parte della Giunta regionale un'attenzione di tipo complessivo, non solo nei confronti delle zone olimpiche, ma anche a tutta quella che è la ricaduta sul territorio regionale.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore.
La Consigliera Costa Rosa Anna mi accennava che vorrebbe avere una copia scritta della risposta. L'Assessore mi conferma che la fornirà volentieri.


Argomento: Opere pubbliche - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 1870 del Consigliere Tapparo inerente a "Una centrale elettrica dell'Enel nella Val Grande di Lanzo"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1870 inerente a "Una centrale elettrica dell'Enel nella Val Grande di Lanzo" Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Il progetto per la realizzazione di una centrale idroelettrica in Comune di Cantoira presentato alla Provincia di Torino dall'Enel è stato assoggettato alla fase di verifica della procedura di valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 4 della legge regionale 14 dicembre 1998, n. 40 e successive modifiche.
Dall'esame della documentazione prodotta dal proponente, sono emerse alcune considerazioni di rilievo per quanto concerne l'utilizzazione della risorsa idrica che si riassumono di seguito: l'opera in progetto, se realizzata, produrrà un impatto importante sulle risorse idriche, in quanto sono coinvolte sia la Valle di Ala che la Valgrande, con possibili ripercussioni sull'intero bacino della Stura di Lanzo l'entità dei prelievi richiesti in relazione all'andamento delle portate naturali dei corpi idrici interessati determinerà inevitabilmente una consistente diminuzione delle portate, specie nei periodi di magra influenzando in modo significativo lo stato di qualità biologico delle acque in considerazione dei punti di scarico presenti nei tratti di alveo sottesi.
Le risorse idriche delle Valli di Lanzo ricoprono un ruolo strategico relativamente all'approvvigionamento idropotabile, la cui salvaguardia è considerata prioritaria rispetto agli altri usi dell'acqua.
A tal riguardo, com'é noto, la SMAT di Torino ha presentato un progetto per realizzare un invaso in località Combanera in Comune di Viù. Tale progetto, sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale nazionale, ha ottenuto qualche anno fa parere positivo circa la compatibilità ambientale, a condizione che siano rispettate alcune prescrizioni, tra cui quella riguardante i criteri per valutare le nuove domande di concessione d'acqua, che andrebbero assentite soltanto nei casi di utilizzazione per pubblico e generale interesse ed a seguito di uno studio per il riordino complessivo delle utenze sul bacino della Stura di Lanzo. Il citato decreto vieta, in ogni caso, di realizzare diversioni d'acqua verso altri bacini idrografici.
Anche alla luce delle considerazioni innanzi esposte, dalla verifica è emersa la necessità di sottoporre il progetto in argomento alla fase di valutazione prevista dalla legge regionale n. 40 del 1998 (legge regionale sul via ).
In quella sede saranno discussi ed approfonditi tutti gli aspetti citati dall'interrogante e in particolare quelli che riguardano il bilancio idrico attuale e futuro del bacino dello Stura di Lanzo, con particolare attenzione ai progetti in corso riguardanti l'approvvigionamento idropotabile.
In proposito si rileva che di recente si è concluso uno studio avente per oggetto "Studio del bilancio idrico e programma di riequilibrio dei prelievi d'acqua per il bacino idrografico del fiume Stura di Lanzo" promosso dalla Direzione delle risorse idriche regionali in attuazione del Decreto di Via relativo all'invaso di Combanera.
Lo studio ha evidenziato tutta una serie di interventi strutturali e non strutturali da attuarsi sul bacino idrografico in questione per affrontare le criticità riscontrate, sia per quanto riguarda le acque sotterranee sia per quelle superficiali.
In particolare è stato posto l'accento sulla necessità di inserire obblighi di rilascio in alveo (deflusso minimo vitale) a valle delle opere di presa delle captazioni in esercizio e di procedere, al momento del rinnovo delle concessioni per uso irriguo, ad una revisione generale delle dotazioni d'acqua sulla base delle superfici attualmente effettivamente irrigate dai consorzi e delle coltivazioni in atto.
Questi tipi di azioni sono da considerarsi strategiche per consentire il graduale riequilibrio del bilancio ideologico del bacino studiato, con lo scopo primario di: garantire, sotto il profilo qualitativo e quantitativo l'approvvigionamento idropotabile consentire una piena compatibilità dell'eventuale attivazione dell'invaso artificiale di Combanera e/o di altre rilevanti forme di utilizzazione della risorsa idrica riorganizzare sistematicamente il sistema di prelievo dai corsi d'acqua e dalle falde, con particolare riferimento alle modalità connesse all'idroesigenza irrigua massimizzare il livello qualitativo dei corsi d'acqua superficiali nell'ottica del miglioramento e della protezione degli ecosistemi acquatici, anche in rapporto alla loro fruizione paesaggistico-ricreativa.
Ogni nuova ipotesi di utilizzazione di acqua dovrà quindi tenere in opportuna considerazione gli obiettivi sopra richiamati.
Concludendo, si ricorda che la Regione concorre alla valutazione del progetto di cui si tratta in quanto all'Amministrazione regionale compete esprimere un parere vincolante ai fini dell'eventuale rilascio della concessione di grande derivazione idrica.
Ovviamente in fase di valutazione potranno e dovranno essere sviscerati tutti gli aspetti problematici menzionati ed analizzate in modo adeguato anche le tematiche di tipo ambientale-paesaggistico e di carattere socio economico connesse alla progettazione della nuova centrale idroelettrica.
Ciò consentirà di elaborare una risposta in linea con i principi di uso responsabile delle risorse naturali in coerenza con i criteri ispiratori del Piano direttore delle risorse idriche approvato con D.C.R. n. 103-36782 in data 12 dicembre 2000.
Vorrei aggiungere che questi studi sulla Valle di Lanzo sono stati disposti e verranno utilizzati per il Piano direttore delle risorse idriche e per il Piano di tutela ai sensi della legge n. 152, che nei prossimi mesi dovremo presentare al Consiglio.
Dunque diciamo che vi è una serie di criticità che sinteticamente ho cercato di esporre e quindi non è il caso di precipitare sulla strada di nuove concessioni, senza aver visto prima tutto l'insieme delle problematiche di questo bacino idrografico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta, anche se sono un po' preoccupato dell'ottica molto ampia che ha voluto utilizzare per rispondere alla mia specifica domanda, parlando addirittura dell'ipotizzato invaso di Combanera e dei problemi che, anche accentuati dai fenomeni della siccità di quest'anno, sono stati evidenziati per quanto riguarda l'uso plurimo delle acque, l'irrigazione, la potabilità delle acque, ecc.
Vorrei però soffermarmi sulla mia domanda specifica. Questo progetto dell'Enel prevede una tecnica particolare: non intende costruire un invaso ma captare le acque della Stura della Val Grande e della Stura della Valle di Ala in galleria, facendole convergere su una centrale di Cantoria.
Vorrei far notare che la potenza installata che se ne ricava corrisponde a una frazione molto piccola di una centrale termoelettrica di pianura; basterebbe una variazione minima di una centrale termoelettrica di pianura per compensare un'opera che ha degli effetti ambientali e idraulici notevoli. Voglio ricordare che quest'anno la portata della Stura della Val Grande e della Stura della Valle di Ala è stata minima, e se la centrale voleva funzionare, doveva captare tutta l'acqua disponibile per poter produrre elettricità.
Può darsi che l'investimento ipotizzato sia un po' avventato; io dico che è un investimento legato all'obbligo del 3% di energia alternativa e allora l'Enel sta cercando di saccheggiare - ovviamente come altri produttori - tutte le possibilità di energia alternative per aderire a questo obbligo di avere un 3% di energia alternativa, rinnovabile rispetto all'energia termoelettrica.
Il nodo è che lei mi ha dato una risposta ancora molto problematica ma rassicurante da un lato; rassicurante perché non è la Provincia che potrà dare questa autorizzazione e, visto ciò che sta succedendo in provincia di Vercelli per la Sesia, sono abbastanza rassicurato finché lei fa l'Assessore, perché si è preso questo impegno.
Ma se lei, Assessore, ha questo impegno e questo obbligo, doveva dire qualcosa di più, perché lo studio che l'Assessorato ha fatto sul bacino idrografico della Stura di Lanzo mette in evidenza che la notevole irregolarità delle portate è orami diventato un fatto strutturale, legato all'andamento climatologico. Le fasi di magra sono più lunghe e accentuate del passato, ormai in modo stabile, per cui se la centrale non usa l'invaso, ma usa il sistema della derivazione diretta dell'acqua e i periodi di magra sono molto lunghi e accentuati rispetto al passato, questo è un investimento che economicamente è fuori luogo.
L'altro aspetto preoccupante che volevo significarle è che ci dovrebbe essere una forma di concertazione; concertazione che non avviene, lo vediamo in questa vergognosa vicenda dei privati che fanno le domande per le centrali termoelettriche. Pensi che adesso c'è anche una domanda per Morano Po, con accanto il Comune di Trino confinante, che ha una centrale poi c'è Livorno Ferrarsi che ne ha una di grossa pezzatura in procedura autorizzata e poi c'è Crescentino. Allora, qual è il principio: una casa una centrale, una casa, una centrale? Anche nel caso della centrale di Cantoira l'Enel avrebbe dovuto avere l'accortezza di poter in qualche modo confrontarsi con la Regione e formulare delle ipotesi in partenza, prima di far avere la domanda, per verificare la validità di questi progetti.
Quindi io resto ancora in attesa: prudenzialmente, voglio vedere come vi comportate.
Secondo il mio parere, lei ha tutti gli elementi per bocciare la domanda di questo tipo di centrale, con queste modalità; dovrebbe, in qualche modo, porsi anche il problema di come mai sono state date o stanno per essere date dalle Province tante autorizzazioni di derivazioni o di piccoli invasi nella Val Chisone e nella Sesia. E' un problema molto grave che lei, avendo un compito generale, dovrebbe porsi.
Chiedo se mi può consegnare comunque la sua risposta scritta, perché è molto criptica e prima di trasmetterla ai cittadini e ai montanari di quelle valli dovrò decodificarla: credo che se consegnassi una risposta del genere al mio amico montanaro di Groscavallo non saprebbe cosa farsene in alcun modo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, anche se è una cosa inusuale.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In modo inusuale, ho chiesto una deroga per poter precisare due cose.
La prima: condivido l'osservazione che non si può risolvere il problema dei certificati verdi solo con l'idroelettrico, tant'è che le Regioni, in un incontro con il Ministro Matteoli tenutosi nei giorni scorsi, hanno chiesto di considerare il recupero energetico dei rifiuti, quindi l'incenerimento dei rifiuti secchi, come certificato verde, essendo già assimilato alle fonti rinnovabili a termine di legge; questo potrebbe incentivare la chiusura del ciclo dei rifiuti.
In secondo luogo, voglio rimarcare che nella risposta abbiamo detto che siamo contrari a passare le risorse idriche da un'asta all'altra. Questo perché andiamo ad alterare una condizione di naturalità che, secondo noi salvo casi particolari, deve comunque essere salvaguardata.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Beni demaniali e patrimoniali - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Risposta scritta alle seguenti interrogazioni: interrogazione n. 1898 del Consigliere Angeleri inerente a "Patrimonio edilizio dell'ARPA" interrogazione n. 1899 del Consigliere Angeleri inerente a "Ristrutturazione impianto elettrico dell'ARPA di Alessandria" interrogazione n. 1900 del Consigliere Angeleri inerente a "Nuova Unità Operativa dell'ARPA" interrogazione n. 2022 del Consigliere Giordano inerente a "Grave stato di crisi della filiera lattiero-casearia" interrogazione n. 2070 del Consigliere Moriconi inerente a "Gestione rifiuti" interrogazione 2190 dei Consiglieri Suino, Placido, Marcenaro inerente a "Applicazione l.r.24/2002: Norme per la gestione dei rifiuti"


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle seguenti interrogazioni: interrogazione n. 1898 del Consigliere Angeleri inerente a "Patrimonio edilizio dell'ARPA" interrogazione n. 1899 del Consigliere Angeleri inerente a "Ristrutturazione impianto elettrico dell'ARPA di Alessandria".
Interrogazione n. 1900 del Consigliere Angeleri inerente a "Nuova Unità Operativa dell'ARPA".
interrogazione n. 2022 del Consigliere Giordano inerente a "Grave stato di crisi della filiera lattiero-casearia" interrogazione n. 2070 del Consigliere Moriconi inerente a "Gestione rifiuti" interrogazione 2190 dei Consiglieri Suino, Placido, Marcenaro inerente a "Applicazione l.r.24/2002: Norme per la gestione dei rifiuti"


Argomento: Calamità naturali

Interpellanza n. 2072 dei Consiglieri regionali Riba, Manica e Muliere inerente a "Danni causati dalle alluvioni dell'ottobre 2000 e dal gelo e siccità dell'inverno 2001-2002"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 2072 dei Consiglieri regionali Riba Manica e Muliere, inerente a "Danni causati dalle alluvioni dell'ottobre 2000 e dal gelo e siccità dell'inverno 2001-2002".
I proponenti intendono illustrarla o la diamo per illustrata? Credo sia chiara: si tratta dei danni causati dalle alluvioni dell'ottobre 2000 e dal gelo e siccità dell'inverno 2001-2002.
La parola l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle risorse idriche

Le procedure per l'applicazione delle normative in materia di avversità atmosferiche hanno sempre comportato tempi piuttosto lunghi che solo negli ultimi anni antecedenti la riforma sulle deleghe operata dalla l.r. n.
17/99 si era riusciti, in parte, a ridurre.
Tale delega, decisa con la citata legge regionale, ha provocato un forte allungamento dei tempi nei risarcimenti, perché ciò che prima si effettuava con semplice apertura di credito al Settore Regionale Decentrato dell'Agricoltura (e relativa autorizzazione al funzionario delegato per i pagamenti), è diventata una complessa procedura di trasferimento alle Province, da un bilancio all'altro.
Inoltre, in fase di approvazione della legge, il Consiglio regionale chiese ed ottenne di allargare le competenze in materia di avversità atmosferiche anche alle Comunità montane, le quali fino al 1/1/2000 erano completamente prive di esperienza nel settore e sono tuttora povere di risorse umane per fronteggiare tutti i compiti ad esse assegnati complicando la gestione delle assegnazioni statali.
Il frazionamento delle deleghe a un numero così elevato di Enti, così come adottato, talvolta è concausa di ritardi che si ripercuotono sfavorevolmente sugli interessati e che non possono essere direttamente imputati alla Regione Piemonte e alla Direzione competente per materia, che è condizionata anche dai ritardi primari dovuti al Ministero ed alle procedure burocratiche centrali.
Infatti il Decreto Ministeriale di assegnazione dei fondi relativi al gelo dell'inverno 2000/01, datato 29/8/02, è pervenuto alla Regione il 23/9/02. Non appena pervenuto è stato immediatamente dato corso ai provvedimenti necessari: In data 30 settembre 2002 sono state inviate le richieste di fabbisogno ai vari Enti delegati.
Soltanto in data 21 gennaio 2003 è pervenuta l'ultima risposta. E' da precisare che senza tutte le richieste degli Enti delegati, infatti, non è possibile predisporre il riparto.
La D.G.R. di riparto è stata inviata alla Giunta il 30/1/2003 e, previo visto contabile, è stata approvata dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 9-8420 in data 17/2/2003 ed inviata successivamente agli Enti delegati.
Per quanto sopra esposto, una volta effettuate le assegnazioni ai vari Enti delegati, è difficile stabilire date certe per le effettive erogazioni, in quanto non più dipendenti direttamente e solo dalla Regione.
A quanto sopra esposto, vi è da aggiungere che le somme stanziate ai sensi del Fondo di Solidarietà Nazionale per l'Agricoltura (legge n.
185/92) per l'evento gelo dell'inverno 2000/2001 sono risultate di gran lunga inferiori al fabbisogno segnalato.



(VEDI TABELLA ALLEGATA)



CAVALLERA Ugo, Assessore alle risorse idriche

La tabella verrà poi consegnata agli interpellanti.
La Regione non dispone inoltre delle necessarie risorse di bilancio per poter effettuare anticipazioni, che, tra l'altro, potrebbero (viste le percentuali di copertura delle assegnazioni statali più sopra riportate) non essere reintegrate a sufficienza dai fondi statali, né tanto meno sono disponibili risorse tali da poter garantire la differenza fra fabbisogni e somme assegnate.
Il saldo degli indennizzi spettanti ai coltivatori - del VCO in particolare - ai sensi della legge 365/00, soffre delle medesime limitazioni e dei lunghi tempi di risposta degli Enti Delegati competenti per i territori, per quanto i saldi stesi vengano via via impegnati dalla Direzione Territorio Rurale ogni qualvolta gli stessi Enti inviano gli elenchi di liquidazione. In proposito si precisa che, da oggi (era il 20 agosto), le province di Alessandria, Cuneo, Novara e Verbania hanno concluso l'iter e sono già stati pagati i saldi. Le province di Biella ed Asti solo in parte, mentre le province di Vercelli e Torino non hanno ancora concluso le istruttori.
Eventuali ulteriori ritardi regionali, dopo l'approvazione e l'invio degli elenchi, possono essere imputabili solo a momentanei problemi di liquidità della cassa regionale.
Infine è mia intenzione indire una riunione degli Enti Delegati (Province e Comunità Montane) per esaminare la situazione e trovare, alla luce dell'esperienza, soluzioni migliorative.L'erogazione di fondi, da parte dello Stato, presenta una problematica serie di ritardi dovuti anche alla pluralità degli eventi degli scorsi anni: gelo, brinate, siccità grandine, che creano una quantità di risorse nettamente superiore alla media dei cinque o dieci anni precedenti; tant'è che sono stati concessi prelievi dai fondi della 365. Prima delle ferie estive è stato emanato un decreto legge che rimpingua i fondi, per quanto riguarda gli eventi pregressi, ma, purtroppo, essendo arrivata anche la siccità, la nostra Regione ha stilato un conto di 200 milioni di euro (ai primi di settembre abbiamo deliberato sulla siccità del 2003). Ne ho già parlato con i vari componenti del Governo e della Commissione Agricoltura della Camera compresi i nostri conterranei deputati e, quindi, ci auguriamo possano esserci risorse sufficienti.
Il sistema, comunque, è un po' troppo farraginoso. Per quanto riguarda l'aspetto della programmazione, o degli interventi ordinari in agricoltura il decentramento sta funzionando; mentre, per quanto concerne la rifusione dei danni delle calamità, esiste qualche problema. Possiamo domandarci: è ancora il caso di tenere tutta questa pluralità di Enti, o non sarebbe il caso, ad esempio, di concentrare il tutto solo sulle Province? Di conseguenza, se si andasse ad un sistema maggiormente assicurativo, avremmo l'onere di pagare preventivamente il contributo nelle assicurazioni e il sistema lavorerebbe molto articolato nel rapporto tra i vari consorzi di tutela delle avversità e le società assicuratrici. Sul punto si stanno cimentando a livello nazionale; si sta discutendo un decreto legislativo nella Conferenza Stato-Regioni che, mi auguro, possa portare a qualcosa di buono, anche dal punto di vista delle procedure I Consiglieri hanno, comunque, messo il dito sulla piaga: si tratta di un sistema non soddisfacente, a causa delle innumerevoli calamità atmosferiche che colpiscono la stessa produzione. Capite, quindi, che valutare se quella coltivazione, con lo stesso prodotto, ha avuto prima gelate, poi siccità e poi grandine, diventa difficile. Forse, se andassimo ad assicurare, una volta per tutte, la produzione lorda vendibile finale dell'azienda agricola, sarebbe la strada più semplice per un perito che dovrà valutare l'effettiva produzione registrata dall'azienda, rispetto alla produzione media per ettaro che si viene a determinare nelle aree omogenee. E' un tema di lavoro su cui prestiamo la massima attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie Presidente. Prendiamo atto della risposta dell'Assessore e delle riflessioni critiche che ha avanzato nella risposta all'interpellanza.
Effettivamente, ritengo che il sistema dei rimborsi sia farraginoso e mi auguro che davvero a livello nazionale si inizi a riflettere e a pensare su come rivedere il sistema. Sarebbe il caso di riflettere sulla questione.
Pur essendo una questione da affrontare a livello nazionale, sarebbe utile che anche noi come Regione - pur conoscendo le molte questioni da affrontare in Commissione - riflettessimo sullo specifico tema dei rimborsi, avanzando qualche proposta. Sarebbe un atteggiamento utile ed invito l'Assessore, in accordo con il Presidente della Commissione (si tratta di vedere qual è la Commissione competente in materia: ovviamente se parliamo di agricoltura e di rimborsi in agricoltura sarà la III) a riflettere sul punto. L'Assessore faceva riferimento alla convocazione di una riunione con le Province: mi auspico che venga organizzata nel più breve tempo possibile. Gradirei avere copia della risposta.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 2126 della Consigliera Manica inerente a "Programma provinciale dei rifiuti del VCO - impianto CDR di Ornavasso" interrogazione n. 1845 della Consigliera Manica inerente a "Deliberazione del consiglio provinciale. del V.C.O. del 30 settembre 2002 di approvazione del programma provinciale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti nella provincia del Verbano Cusio Ossola"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2126 della Consigliera Manica inerente a "Programma provinciale dei rifiuti del VCO - impianto CDR di Ornavasso" e l'interrogazione 1845 della Consigliera Manica inerente a "Deliberazione del consiglio provinciale. del V.C.O. del 30 settembre 2002 di approvazione del programma provinciale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti nella provincia del Verbano Cusio Ossola" La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

I termini previsti per il procedimento di presa d'atto, di cui all'articolo 6 della legge regionale n. 24/2002, del Programma provinciale di gestione dei rifiuti, adottato dall'Amministrazione provinciale del Verbano, Cusio, Ossola, con delibera Consiglio provinciale n. 89 del 30 settembre 2002, sono stati interrotti in data 25 ottobre 2002 a seguito di una prima richiesta di chiarimenti in merito ad alcuni punti contenuti nel medesimo Programma provinciale, difformi alle linee programmatiche ed organizzative dettate dal Piano regionale.
Accertata l'impossibilità, palesata dalla Provincia del VCO, di perseguire l'ipotesi avanzata nel corso delle riunioni tenutesi presso gli uffici dell'Assessorato ambiente regionale, di adeguare l'impianto di incenerimento, ubicato nel Comune di Mergozzo, al fine di renderlo idoneo al recupero energetico della frazione secca derivante dai rifiuti urbani prodotti nel quadrante nord-est del territorio piemontese e preso atto che gli studi avviati, a seguito dell'accordo tra le Amministrazioni provinciali di Biella, Novara, Vercelli e VCO per la localizzazione e la realizzazione del termoutilizzatore di quadrante, non sono ancora approdati alla individuazione delle possibili soluzioni definitive in merito, la Giunta regionale con deliberazione n. 10-10069 del 28 luglio 2003 ha formulato le proprie osservazioni sul Programma provinciale evidenziando le discrepanze rispetto al Piano regionale inerenti: "l'eventuale chiusura del forno inceneritore ubicato nel Comune di Mergozzo va subordinata sia alla messa in funzione di un impianto di trattamento della frazione residuale dei rifiuti urbani indifferenziati per la produzione di combustibile derivato da rifiuti che alla individuazione della puntuale destinazione finale garantita ai fini dello smaltimento o dell'utilizzo del rifiuto prodotto la necessaria verifica dell'esistenza di siti idonei per la localizzazione di una nuova discarica in alternativa all'ampliamento di quella ubicata nel Comune di Domodossola specificazioni sulla individuazione, sulla base di criteri di cui all'articolo 19, comma 1, lettera n), del decreto legislativo n. 22/1997 delle aree non idonee alle localizzazioni impiantistiche, nonché delle zone idonee relative alle localizzazioni degli impianti dedicati al recupero e allo smaltimento dei rifiuti urbani.
Considerata la specificità territoriale del quadrante nord-ovest e ai fini dell'autosufficienza territoriale è opportuno un coordinamento con le Province contermini per stipulare un accordo finalizzato all'eventuale realizzazione di un termovalorizzatore al servizio dell'intero quadrante.
I contenuti del programma provinciale dovranno tra l'altro essere modificati in modo da prevedere due diverse organizzazioni impiantistiche a seconda degli scenari che verranno a configurarsi a seguito dell'allestimento o meno di un termovalorizzatore di quadrante".
Sintetizzando, le osservazioni sono le seguenti: si trasforma il termovalorizzatore di Mergozzo come termovalorizzatore di quadrante, ma è un termovalizzatore vecchio e dedicato al rifiuto talquale, oppure si individua un nuovo termovalorizzatore di quadrante e, di conseguenza, il Piano provinciale deve prevedere questi due scenari.
In attesa delle determinazioni che, in merito a quanto sopra esposto vorrà assumere la Provincia del VCO, attualmente il Programma provinciale in oggetto, seppure approvato con deliberazione del Consiglio provinciale non è in vigore, in quanto sprovvisto della prevista presa d'atto regionale.
Per quanto attiene alla localizzazione, prevista dal Programma provinciale del VCO dell'impianto per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti da ubicarsi nel territorio comunale di Ornavasso, tale localizzazione deve intendersi puramente indicativa, in quanto: il Programma provinciale del VCO non è ancora stato assoggettato al previsto provvedimento di presa d'atto, di cui all'articolo 6 della legge regionale n. 24/2002 la localizzazione puntuale degli impianti del ciclo integrato dei rifiuti urbani deve scaturire da criteri per l'individuazione delle aree idonee e non idonee, di cui all'articolo 6 della legge n. 24/2002, che devono essere contenuti nel Programma provinciale il sito individuato per l'allestimento dell'impianto di produzione del CDR deve essere sottoposto alla valutazione di impatto ambientale, di cui alla legge regionale n. 40/1998, al momento dell'eventuale presentazione da parte del proponente dell'istanza progettuale per le previste autorizzazioni di cui agli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n.
22/1997.
In sostanza, abbiamo circoscritto le osservazioni ai punti essenziali indicando la strada per risolvere definitivamente la questione. Ovviamente essendo il VCO inserito come Provincia piccola in un quadrante più ampio che è quello nord orientale, attendiamo le risposte del Consiglio provinciale per arrivare all'approvazione definitiva di questo ultimo tassello che manca nel panorama regionale. C'è anche qualche altra Provincia, che, definitivamente deve deliberare o effettuare un aggiornamento, in modo da avere completamente tutti gli strumenti sul territorio per gestire la partita dei rifiuti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Chiedo di poter avere il testo scritto per poter effettuare un esame più attento, essendo una risposta molto articolata su un argomento che ha una sua complessità, come sempre quando parliamo di Programmi provinciali dei rifiuti e di scelte relative agli impianti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, farei un punto sulla prosecuzione dei lavori: svolgerei ancora l'interpellanza n. 2185 presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea; poi, ce n'è ancora una che è stata richiesta con urgenza ai Capigruppo.
Passerei all'informazione dell'Assessore Ferrero sugli eventi. Da come è stata considerata ai Capigruppo, mi sembrerebbe una comunicazione al Consiglio, tuttavia, non so se possiamo fare una comunicazione di questo genere senza un minimo di considerazioni da parte del Consiglio. Come era prevista? La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore alla protezione civile

Per quanto riguarda l'Assessorato, siamo stati informati dell'esito della riunione dei Capigruppo che, raccogliendo una serie di interrogazioni che gli uffici hanno messo a punto, voleva fare una comunicazione e discussione complessiva. Io ho preparato una comunicazione sugli eventi dall'anno 2000 ad oggi.



PRESIDENTE

Se i colleghi sono d'accordo, trattandosi di un intervento che risponde a interrogazioni precise di merito e, poi, assume anche gli argomenti credo che potremo svolgere interventi dell'ordine di cinque minuti e non interventi ulteriori, in quanto i due minuti sono riservati a chi vuole porre domande. E' la prassi del nostro Consiglio che, ancora, non ci ha abituati ad esaurire gli interventi secondo il modello europeo.
Va bene, svolgiamo l'interrogazione annunciata, poi, per concludere esamineremo quella dell'Assessore Pichetto Fratin, infine, la comunicazione dell'Assessore Ferrero sulla quale possono intervenire gli interroganti e trattandosi di materia generale, i Consiglieri che lo ritengono hanno a disposizione cinque minuti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 2185 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Inquinamento dell'aria a Verbania"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 2185, presentata dai Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Inquinamento dell'aria a Verbania." Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In riferimento all'interpellanza in oggetto, si comunica quanto segue: sul territorio della Città di Verbania è installata una centralina fissa per il rilevamento della qualità dell'aria che fa parte del Sistema regionale e presso la quale è previsto il monitoraggio per gli inquinanti: CO, NO2, Benzene e PM10.
Attualmente, la strumentazione per il monitoraggio degli ossidi di azoto (NOX) e del benzene non è in funzione, in quanto, essendo obsoleta, è stata dismessa. La Regione Piemonte finanzia in modo continuativo il Sistema regionale di rilevamento della qualità dell'aria per la sua parte di investimento e l'ARPA, che ha in gestione il sistema, sta attualmente espletando la gara di acquisto della nuova strumentazione relativa alla più recente implementazione del sistema, concordata con la Regione Piemonte e le Autonomie Locali.
Il monitoraggio di ossido di carbonio e polveri sottili viene effettuato regolarmente. Peraltro, l'ossido di carbonio ha una provata correlazione con il benzene e quindi, indirettamente, la disponibilità di dati di ossido di carbonio fornisce elementi di conoscenza anche per il benzene.
I risultati del monitoraggio di ossido di carbonio e di polveri sottili sono riportati nei grafici allegati che vi consegnerò.
L'andamento dei valori misurati è confrontabile con quello rilevato sul resto del territorio regionale. I dati risultano comunque di norma inferiori. D'altronde la "Valutazione della qualità dell'aria nella Regione Piemonte. Anno 2001", approvata con delibera di Giunta regionale del 05 agosto 2001, evidenzia che il rischio di superamento dei valori limite per inquinanti biossido di azoto e polveri sottili è generalizzato per tutte le zone di piano definite con delibera di Giunta regionale dell'11 novembre 2002.
La Regione Piemonte ha già proposto all'ARPA di svolgere uno studio di approfondimento riguardante l'azione del PM10 che, essendo inquinante di origine anche parzialmente secondaria, è allo stato attuale poco conosciuto.
Con legge regionale n. 43 del 2000 le Province sono gli Enti competenti per la redazione dei Piani di azione per il miglioramento della qualità dell'aria, che le stesse stanno predisponendo con la collaborazione dei Comuni individuati dalla citata delibera di Giunta regionale dell'11 novembre 2002, secondo gli indirizzi regionali stabiliti con la stessa.
Questa è la risposta predisposta dagli uffici. Allego, altresì, le cartine.
Vorrei ribadire che in questi anni è stato fatto un approfondimento e si rileva realmente questa correlazione tra ossido di carbonio e benzene.
D'altronde, la fonte è la stessa, e deriva anche dalla motorizzazione automobilistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ha fornito, che gradirei ricevere anche in forma scritta assieme alle tabelle allegate.
L'oggetto dell'interrogazione verteva sul fatto che una centralina non fosse in funzione - se non erro dal mese di febbraio - e pertanto non rilevava l'insieme dei dati che avrebbe dovuto evidenziare.
Nella sua risposta, l'Assessore ha aggiunto tutta una serie di considerazioni utili - ne prendo atto - ma rimane il fatto, però, che quella centralina non funziona, ed è situata in un Comune relativamente importante, trattandosi di capoluogo di Provincia.
A tal riguardo, sarebbe opportuna una valutazione più ampia: se la questione delle centraline obsolete è un problema vasto, bisognerà intervenire, e spero che l'Assessore vorrà farlo in sede di bilancio prendendo in considerazione la possibilità di cambiare tempestivamente le centraline non funzionanti.
Inoltre, sarebbe opportuna una più attenta azione di controllo sulle centraline stesse, perché non possiamo permetterci di aspettare che la centralina non funzioni, prenderne atto, deciderne, quindi, la sostituzione organizzando regolare gara d'appalto, perché nel frattempo trascorre un tempo enorme nel quale la centralina non agisce.
Bisognerebbe intervenire affinché non si verifichi più un fenomeno simile a questo, per il quale ad una centralina non funzionante non corrisponde una tempestiva sostituzione. Su questo mi auguro che l'Assessore agisca.
L'Assessore ha fornito numerose informazioni, ma a proposito dell'oggetto dell'interpellanza si è limitato semplicemente a comunicare che era stata avviata la gara di appalto e pertanto si vedrà quando sarà possibile la sostituzione, non specificando nemmeno i tempi.
Da questo punto di vista, quindi, non posso che esprimere una insoddisfazione, anche perché se questo problema si è verificato a Verbania, sicuramente potrà verificarsi altrove.
Allora sarebbe opportuno agire facendo tesoro di questa esperienza introducendo una modalità di intervento che eviti, in futuro, la ripetizione di simili situazioni.



PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera ha chiesto irritualmente di intervenire; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Volevo assicurare l'interrogante e tutta l'Assemblea che i finanziamenti per l'adeguamento della rete sono già stati predisposti.
Vorrei precisare, altresì, che la rete attuale proveniva dalle varie Province (e in qualche caso dalle ASL), per cui c'erano moduli di tipo diverso.
Adesso, in base alla legge n. 43, la rete è stata consegnata all'ARPA che sta provvedendo ad unificarla, per cui avremo elementi di maggior semplicità nella manutenzione.
Come dicevo, sono già stati fatti gli ordini delle centraline; non sono in grado di specificare la settimana o il mese, però conosco l'impegno dell'ARPA in tale senso, per cui avremo sicuramente una rete omogenea telecondotta su tutto il territorio, con la massima attenzione della Regione e dall'ARPA sulla qualità dell'aria.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2366 presentata dal Consigliere Angeleri inerente a "Chiusura Officine Savigliano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 2366 inerente a "Chiusura Officine Savigliano" Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al lavoro

I Consiglieri Angeleri, Costa, Scanderebech e Tomatis hanno presentato un'interrogazione inerente alla vicenda che ha investito la SNOS, meglio conosciuta come Officine Savigliano.
In questa interrogazione si chiede quale sia il ruolo svolto sin qui dalla Regione Piemonte in merito alla vicenda, se e quali passi la Giunta intende adottare per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali.
Bisogna far presente che la fabbrica, che oggi occupa 73 dipendenti, è specializzati in grandi riparazioni, rifacimenti e potenziamenti di siti elettrici, ed è la più antica di Torino. È nata intorno al 1870 costruttrice un tempo di alternatori e trasformatori elettrici, si chiamava SNOS (Società Nazionale Officine Savigliano ).
Poi, nel 2000, la crisi industriale porta lo smembramento tra la SNOS che diventa "SNOS Spazi per Nuove Attività di Sviluppo" e la Officine Savigliano S.p.A., un'azienda piccola che però riesce a superare la crisi e a tornare efficiente.
La SNOS, tuttavia, resta la proprietaria dell'area su cui sorge lo stabilimento storico di corso Mortara.
Sul sito è infatti previsto che sorga un nuovissimo polo di sviluppo industriale e commerciale, uno dei principali della Spina 2 del nuovo Piano Regolatore della Città di Torino. E la SNOS nasce proprio con l'obiettivo di gestire l'investimento immobiliare sull'area e stipula per questo una convenzione con la Città.
Lo stabilimento di corso Mortara si colloca infatti all'interno dell'area interessata dal Programma di riqualificazione urbana (Spina 3) stipulato nel 1998-1999 tra il Ministero dei Lavori Pubblici, la Regione Piemonte e il Comune di Torino.
L'area dello stabilimento è oggetto di un progetto di intervento, anche con fondi CEE, approvato e finanziato dalla Regione, finalizzato - come previsto dal Patto per lo sviluppo di Torino - alla creazione degli spazi per l'insediamento di aziende terziarie avanzate e in particolare di AST indispensabili per favorire la creazione di nuove e qualificate occupazioni.
Le Officine Savigliano, invece, si dovranno trasferire, ma senza grossi problemi: ormai la produzione non ha bisogno di grandi spazi ed è perfettamente compatibile con il tessuto urbano.
La Officine Savigliano ritarda il trasferimento, la SNOS chiede lo sfratto, lo ottiene il 13 di agosto, con conferma del Giudice del Lavoro che respinge il ricorso delle Officine Savigliano. Quindi 73 persone senza lavoro e senza stipendio.
I dipendenti hanno percepito solo il 50% dello stipendio di luglio e l'80% di quello di agosto. Negli incontri tenutisi presso il Comune di Torino nei mesi di luglio e agosto la SNOS ha sempre insistito sull'impossibilità a concedere proroghe perché se i cantieri non dovessero partire entro il 14 ottobre p.v. si perderanno i circa 11 milioni di euro concessi dalla UE nell'ambito del Docup di ristrutturazione dell'area nonostante il Sindaco e l'Assessore al Lavoro del Comune si fossero impegnati a cercare una soluzione ponte che, attraverso la concessione alla Officine Savigliano dell'uso di una parte dello stabilimento per continuare una produzione temporanea, con contemporaneo inizio dei lavori di demolizione sulla parte restante, avrebbe consentito di trovare un nuova collocazione allo stabilimento delle Officine Savigliano.
Fino ad oggi la Regione Piemonte non è stata formalmente coinvolta nella vicenda.
Tuttavia, l'Assessorato al lavoro ha seguito costantemente l'evolversi della situazione SNOS-Officine Savigliano, con particolare riguardo all'impatto sui livelli occupazionali e l'eventuale utilizzazione degli ammortizzatori sociali in favore dei dipendenti .
Sono stati tenuti contatti, seppure informali, in particolare con l'Unione Industriale di Torino, a cui l'Azienda è associata, presso la quale l'11/09/2003 si è tenuto un incontro con le Organizzazioni Sindacali e di cui si riferiscono gli aspetti salienti.
Parte dei lavoratori sono attualmente in Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e parte usufruiscono di ferie, permessi etc.
Un'eventuale richiesta di Cassa Integrazione Straordinaria presenta, al momento, qualche difficoltà, in quanto: l'Azienda ha attualmente la sede legale presso lo studio di un avvocato e la sede operativa presso un'abitazione privata dove vengono svolte le operazioni di contabilità gli eventuali investimenti determinanti per la richiesta di CIGS per riorganizzazione/ristrutturazione non possono essere effettuati in quanto l'Azienda ha trattative in corso per la locazione di un sito o nel Comune di Chivasso o nel Comune di Poirino.
Questo Assessorato ha dichiarato la disponibilità ad incontrare le Parti, eventualmente d'intesa con tutte le Amministrazioni locali interessate, per porre in essere iniziative atte a favorire la nuova allocazione del sito produttivo e la ripresa dell'attività. Ovviamente questi sono gli unici due elementi che possono determinare effetti positivi sull'occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, grazie per aver discusso questa interrogazione in tempi estremamente brevi, e grazie all'Assessore per la risposta.
Tuttavia, mi pare che dalla risposta trapeli chiaramente quella che è la situazione di emergenza, di urgenza che riguarda 73 dipendenti. E' per questo che il nostro Gruppo ha voluto avere immediatamente consapevolezza di quanto era capitato in quell'area.
Abbiamo presentato questa interrogazione sulla base di quanto abbiamo letto sui giornali. Ci siamo informati, quindi preoccupati per alcuni impegni che risultavano essere presi dal Comune di Torino nella persona del Sindaco e dell'Assessore competente: ci pareva non fossero stati mantenuti.
Purtroppo, la risposta dell'Assessore Pichetto conferma questa nostra preoccupazione; una preoccupazione che è estremamente evidente quando l'Assessore ci dice con chiarezza che sia l'Assessore al lavoro del Comune sia il Sindaco si erano impegnati a cercare una soluzione ponte che consentisse alle Officine Savigliano almeno l'uso di una parte dello stabilimento per continuare una produzione temporanea.
Stiamo parlando, oltretutto, di un altro pezzo di storia della nostra Regione, del suo capoluogo, della Città di Torino, che se ne va.
L'Assessore Pichetto ha sottolineato anche questo aspetto: la più antica fabbrica di Torino, risalente al 1870, scompare perché, da un punto di vista pubblico, gli amministratori non se ne sono interessati.
Sta capitando, anche se su altri fronti e con risvolti completamente diversi, quanto avevamo denunciato già nella precedente legislatura rispetto alla preoccupazione che da Torino andasse via il Salone dell'Automobile, a seguito di un'operazione finanziaria che qualcuno aveva compiuto su quell'area.
Ebbene, Torino sta perdendo pezzi di storia importanti, quindi vi è anche un aspetto che riguarda la nostra cultura che se ne va. Noi non possiamo permetterci di stare a guardare questa parte della storia, della cultura industriale della nostra città che se ne va. Senza contare - cosa più importante, sicuramente - che 73 famiglie non sanno come sarà il loro futuro; lo hanno già capito questa estate, quando è stata pagata solamente una parte dei loro stipendi, perché non si sa quali siano le prospettive future.
Mi pare che questo sia un aspetto che debba essere sottolineato e mi pare che la risposta dell'Assessore Pichetto - che, devo dire, mi soddisfa abbia bisogno di un'accelerazione rispetto alla disponibilità di cui ringrazio lo stesso Assessore.
L'Assessore ci ha risposto che c'è stato un incontro l'11 settembre con le Organizzazioni Sindacali. Non voglio ripercorrere tutta la storia degli ultimi due anni, del passaggio di proprietà, di tutto quello che è avvenuto all'interno delle Officine Savigliano; una cosa è certa: 73 persone sono a spasso con le loro 73 famiglie, sono in apprensione, mentre un pezzo di storia della città va via. Un pezzo di storia che, tra l'altro volevo sottolineare questo aspetto - era stato addirittura anche richiamato in un romanzo di Primo Levi, La chiave a stella, dove mi pare di ricordare che l'attore principale era un certo operaio Fassone. Ebbene questo romanzo si svolgeva all'interno delle Officine Savigliano.
Questo per testimoniare come ci sia non solo l'aspetto occupazionale ma anche l'aspetto culturale segnato da un romanzo di un grande scrittore torinese quale era Primo Levi.
Allora, nel ringraziare nuovamente l'Assessore per la sua disponibilità ad incontrare le parti, d'intesa con le Amministrazioni locali interessate chiedo che tale incontro possa avvenire nel più breve tempo possibile.
Richiederei all'Assessore di scrivere una lettera al Comune di Torino, al Sindaco e all'Assessore competente affinché mantengano i patti che avevano stabilito con le parti. Questo è importante, torno a ripeterlo, non solo per l'aspetto culturale, ma soprattutto per il futuro di questa azienda e dei suoi dipendenti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Risposta scritta all'interrogazione n. 1958 dei Consiglieri Mellano e Palma inerente a "Casa di reclusione di S. Michele di Alessandria"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Presidente, sulle interrogazioni e interpellanze, le volevo solo segnalare che, nell'elenco a risposta pronta della Giunta, vi è anche un'interrogazione presentata dal Gruppo Radicale, la n. 1958, relativa alla "Casa di reclusione di San Michele di Alessandria".
Ho concordato con l'Assessore Cotto che, essendo un argomento su cui abbiamo lavorato anche come Consiglio con un emendamento in fase di bilancio, che ha in parte risposto a questa interrogazione, ed essendo un argomento molto datato, perché risalente al 04/12/2002, preferisco acquisire la risposta scritta e chiudere così l'interrogazione.



PRESIDENTE

La ringrazio per la comunicazione e per il contributo alla complicata impresa di snellimento di questo accumulo di interrogazioni, molte delle quali sono molto datate come la sua.
L'Assessore Cotto acconsente alla risposta scritta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Eventi calamitosi interessanti il Piemonte negli anni 2000-2003" (collegati ordini del giorno n. 795, n. 809 e n. 814; assorbite interrogazioni e interpellanze n. 273, n. 298, n. 495, n. 1441, n. 1753, n. 1795, n. 1650, n. 1686, n. 1908, n. 1946, n. 2159, n. 2300, n .2335, n. 2353, n. 2370)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore alla protezione civile

Grazie Presidente.
Noi abbiamo preparato un documento che vi verrà distribuito, contenente anche qualche dato, in cui abbiamo cercato di fare una sintesi e cercato di interpretare, attraverso le indicazioni ricevute dall'Ufficio di Presidenza, lo stato dell'arte sui vari eventi che si sono verificati di maggiori e minori dimensioni dal 2000 ad oggi. Quindi leggerei queste poche pagine.
L'alluvione dell'autunno 2000, che ha manifestato caratteristiche di vastità e complessità eccezionali, è stata affrontata dalle strutture operative della Regione, adottando in parte criteri, metodi e procedure analoghe a quelli seguiti per l'evento del 1994, con il sostegno normativo e finanziario che lo Stato ha fornito ai sensi dell'ordinanza del Ministro dell'Interno n. 3090 del 18 ottobre 2000 e successive modifiche ed integrazioni.
A seguito delle norme emanate, è stato predisposto nel gennaio del 2001 il Piano generale di ricostruzione, aggiornato con D.G.R. n. 54 - 5397 del 25 febbraio 2002; le risultanze di detto Piano, redatto in massima parte sulla base di verifiche dirette condotte dagli uffici tecnici regionali prevedono 1.165 milioni di euro per le opere urgenti di ricostruzione e messa in sicurezza e 1.867 milioni di euro per le opere definitive.
A seguito degli eventi calamitosi verificatisi nel corso del 2002, il cui conseguente onere ammonta a circa 300 milioni di euro per opere urgenti e per opere definitive, è stata concessa dallo Stato, per la migliore razionalizzazione degli interventi e della relativa copertura finanziaria la possibilità di accorpare le risorse straordinarie assegnate per ogni singolo evento (2000 e 2002) in un unico processo di ricostruzione coordinato che si sta attualmente concretizzando in una radicale revisione ed aggiornamento del Piano di ricostruzione adottato, che sarà redatto nelle prossime settimane.
A fronte di ciò, come già attuato a seguito di alluvioni precedenti, ed in particolare di quella del 1994, l'Amministrazione regionale ha affrontato la ricostruzione per stralci esecutivi, legati essenzialmente alle priorità di intervento, al livello di fattibilità e alle assegnazioni parziali di fondi a più riprese da parte dello Stato; questo consente di adattare le priorità e le conseguenti scelte al continuo evolversi degli accertamenti che vengono via via esperiti sul territorio.
Ho appuntato, e lo vedrete quando vi distribuiremo queste poche pagine l'elenco dei decreti di Giunta che hanno sostanzialmente scadenzato i vari stralci.
Si fa presente che gli ultimi due provvedimenti sono riferiti agli eventi alluvionali sia del 2000 sia del 2002. Praticamente il ragionamento che facevo prima, e cioè il tentativo di accorpare in un unico programma di interventi questi due momenti, ha già avuto una prima programmazione nel corso del 2003, nello specifico negli ultimi due stralci.
A ciò si aggiunge inoltre la D.D. n. 1626 del 29/11/2002 dell'importo complessivo di 30.376.536,00 euro, riferito interamente agli eventi del 2002, da cui risulta che i finanziamenti complessivi fino ad ora programmati assommano a euro 648.689.924,00.
A seguito dell'approvazione della revisione ed aggiornamento del Piano generale, si provvederà, in funzione delle esigenze accertate e delle risorse ancora disponibili, alla predisposizione di ulteriori stralci esecutivi di completamento.
L'esecuzione delle opere è stata demandata interamente agli Enti locali interessati, previa approvazione dei progetti, ove previsto, da parte delle Conferenze di servizi attivate presso la Regione o presso gli Enti beneficiari. Per alcuni interventi di sistemazione idraulica dalle caratteristiche tecniche ed economiche importanti, e che esulano dai confini comunali interessando ampie porzioni di territorio, sono stati individuati quali Enti gestori le Comunità montane o Comuni capifila o in altri casi addirittura le Province.
La realizzazione degli interventi, anche a seguito di espressa disposizione contenuta nelle ordinanze ministeriali appositamente emanate deve essere monitorata, in collaborazione con gli Enti beneficiari, al fine di operare un controllo complessivo sull'avanzamento generale della ricostruzione; dato il grande numero di Enti coinvolti, molti dei quali con note carenze di organico tecnico e amministrativo, nonché la polverizzazione dei finanziamenti, il flusso delle informazioni risulta non ancora completo e regolare. Per ovviare ai problemi sorti, si sta provvedendo ad intensificare il flusso delle informazioni anche con la realizzazione di un sistema informatico di trasmissione dati - che per certi versi è già attuato attraverso l'Osservatorio dei lavori pubblici, ma lo vorremmo fare proprio ed esclusivamente calato su questi eventi calamitosi.
Dall'analisi dei dati disponibili sullo stato di realizzazione degli interventi già finanziati, in relazione anche con lo stato di conoscenza diretta da parte degli uffici competenti, si può affermare che il livello medio di conclusione si aggira sul 55- 60%, con percentuali che si avvicinano al 90-100% per i primi stralci di attuazione programmati.
In sostanza, se voi vedete i programmi che sono stati fatti per stralcio, questi partono dal novembre del 2000 e si concludono, quelli attualmente fatti, nel luglio del 2003. E' ovvio che, se noi ragioniamo sugli stralci programmati a tutto il 2001, abbiamo i dati che ci confermano che ormai i lavori che sono stati programmati si sono conclusi. Invece, per quanto attiene i programmi finanziati nel 2002-2003, ovviamente sono in corso. Ecco perché la percentuale media si è abbassata.
Parallelamente alla ricostruzione delle opere pubbliche e alla messa in sicurezza del territorio, si è altresì provveduto al ristoro dei danni subiti da privati cittadini. Per quanto riguarda l'evento dell'autunno 2000, per il quale il termine ultimo di presentazione dei dati conclusivi scade il 31 dicembre 2003, la ricostruzione dei beni privati è in fase terminale; a fronte di richieste per 180 milioni di euro ritenute ammissibili a contributo, sono già state erogate somme per circa 150 milioni di euro, di cui 36 milioni di euro per il cosiddetto "pronto rientro" (quindi proprio nella fase iniziale).
Le somme residue vengono erogate prontamente a presentazione di documentazione finale da parte dei comuni interessati. Per quanto concerne le attività produttive, la ricostruzione è stata gestita in via coordinata da un gruppo di lavoro interassessorile suddiviso per competenze e gestito nello specifico, dall'Assessorato all'industria, con Ente pagatore Finpiemonte.
Il ristoro conseguente agli eventi alluvionali del 2002 è stato recentemente avviato e prevede un importo complessivo ammissibile di oltre 14 milioni di euro alla cui erogazione si sta provvedendo con il progredire delle comunicazioni da parte delle amministrazioni locali.
Come potete notare, verso la fine del documento abbiamo anche inserito qualche schema per riassumere i dati che vi sto dando.
Per questi eventi, quindi, nel corso del mese di settembre si è avviata la procedura di pagamento dei danni per i privati.
Eventi meteorici minori degli anni 2000 - 2001 Anche qui vi è distinzione tra tipologia di evento: la grande calamità con dichiarazione dello stato di emergenza e calamità di livello nazionale (vedi alluvione del 2000, ma anche l'alluvione del biellese nel 2002) ed eventi minori. In questo caso non c'è dichiarazione dello stato di emergenza, ma vengono considerati, nel linguaggio della protezione civile eventi di tipo B, per cui si provvede con risorse di altri fondi, di cui adesso vi parlerò.
Nell'estate del 2000 e nel corso dell'intero anno 2001 si è verificata una singolare concatenazione di eventi meteorici (grandinate, trombe d'aria, nubifragi) di limitata entità ma che localmente hanno prodotto danni in alcuni casi anche considerevoli, soprattutto ai beni privati ed alle attività produttive; l'onere conseguente a tali eventi è stato reperito, a totale carico della Regione, sul fondo regionale di protezione civile, ripartito da parte dello Stato ai sensi della legge 388/2000 articolo 138, comma 16. I contributi, nei limiti ritenuti ammissibili a fronte dei danni segnalati dai privati e dalle imprese, ammontano complessivamente a circa 876 mila euro (private abitazioni) e 216 mila euro (attività produttive); sono già state erogate a favore degli aventi diritto somme pari al 40% del totale previsto, e il saldo potrà venire liquidato a presentazione, da parte dei comuni, delle rendicontazioni finali, previa istruttoria degli uffici regionali.
Gli interventi sulle opere pubbliche, essendo gli stessi di minore entità, sono stati effettuati con il contributo diretto della Regione ai sensi della L.R. 38/78 (che è la nostra legge sul pronto intervento).
Sugli eventi di portata minore, quindi, la procedura è quella della legge 38 attraverso le risorse del pronto intervento e le risorse contenute nel fondo regionale di protezione civile che, come avete avuto potuto evincere da quanto ho letto, non è un capitolo regionale; si chiama così ma, nella realtà, è un capitolo nazionale al quale confluiscono risorse regionali e dello Stato che poi annualmente, fino a quest'anno (sul resto poi occorrerà discutere a livello nazionale sul come si continuerà questa partita) vengono ripartite tra le Regioni che intervengono sugli eventi di tipo B (quindi gli eventi minori) e sul sistema della protezione civile.
Questa è la procedura.
Sisma dell'11 aprile 2003 Per quanto attiene il sisma del'11 aprile 2003, il sisma ha colpito in maniera significativa la provincia di Alessandria, provocando notevoli danni alle strutture pubbliche e private. La nuova direttiva nazionale in materia, adottata con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, prevede la perimetrazione in classe 3 di alcuni dei comuni colpiti dal sisma in questione; l'opera di ricostruzione, resa possibile anche dall'emanazione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3284 del 30 aprile 2003, deve pertanto tenere conto delle nuove normative tecniche in materia antisismica.
Con apposito decreto n. 52 del 5 giugno 2003, sono stati individuati i criteri tecnici per la ricostruzione ed il recupero del patrimonio pubblico e privato danneggiato. In sostanza: fine ad aprile c'è l'ordinanza, prima settimana di giugno abbiamo adempiuto ad uno dei primi obblighi.
Con successivo D.P.G.R. n. 56 del 13 giugno 2003 è stato adottato il piano dei primi interventi straordinari per il ripristino degli edifici pubblici, storico - monumentali, artistici e delle infrastrutture danneggiate. Tale piano, a fronte di una previsione totale di circa 19,550 milioni di euro per il recupero di tali fabbricati (esclusi gli edifici storico monumentali), finanzia il primo stralcio esecutivo per complessivi 11 milioni di euro, oltre a 5 milioni destinati agli edifici storico monumentali. Per fare fronte all'onere di cui sopra si ricorre in parte ai fondi straordinari finora assegnati dallo Stato, e in parte a fondi propri regionali a valere sulla L.R. 38/78. Le risorse statali attualmente assegnate ammontano a 30 milioni di euro, di cui all'ordinanza 3284 del 30 aprile 2003, e a quota parte delle risorse di cui alla legge 289/2002 pari a 9 milioni di euro; per tale ultima legge la Regione ha comunque chiesto al Dipartimento della protezione civile di poter utilizzare per l'evento sismico la quasi totalità dello stanziamento previsto pari a 18 milioni di euro. Si stanno comunque compiendo azioni presso il Governo per ottenere sulla prossima legge finanziaria ulteriori risorse a ciò destinate.
Per il recupero del patrimonio edilizio privato e produttivo, con D.P.G.R. n. 87 dell'8 agosto 2003 sono stati emanati indirizzi e criteri per la concessione ed erogazione di contributi. Attualmente le prime richieste presuntive dei danni segnalati ammontano a complessivi 128 milioni di euro; gli importi definitivi, che si prevedono, per analogia con casi precedenti, di ammontare sensibilmente minore, potranno essere accertati solo a presentazione della documentazione richiesta col precitato decreto (quindi è in corso). All'onere conseguente si potrà fare fronte solo in parte con i fondi assegnati, finora del tutto insufficienti; si auspica nello stanziamento di nuove risorse indispensabili per la completa copertura delle esigenze, in mancanza delle quali si dovrà ricorrere all'utilizzo di somme residue ancora disponibili anche su fondi di altri eventi. Si ritiene comunque che, anche a seguito degli accertamenti definitivi di cui sopra, le risorse consentiranno di raggiungere le percentuali di contribuzione previste dal D.P.G.R. n. 87 dell'8 agosto 2003 (60% per le abitazioni principali, 70% di tale quota per le attività produttive e 50% per le abitazioni secondarie).
Eventi meteorici minori dell'anno 2003 Nel corso dell'estate dell'anno in corso si sono verificati almeno 8 eventi minori che hanno interessato principalmente le province di Novara Alessandria, Asti, Cuneo e Torino.
Il più grave di tali eventi risulta una violentissima tromba d'aria che ha colpito il territorio novarese lambendo il perimetro comunale della città di Novara (Pernate) ed attraversando l'abitato di Gagliate il giorno 29 agosto, interessando sia opere pubbliche sia edifici privati. I danni rilevati interessano soprattutto i tetti e le coperture degli edifici alcune in cemento-amianto - ecco perché il problema è diventato di particolare attenzione. Per tale evento è stata avanzata richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza e, a tutt'oggi, si è in attesa del provvedimento formale e delle eventuali risorse finanziarie necessarie al recupero dei fabbricati danneggiati.
Per gli altri eventi di minor rilievo gli uffici stanno provvedere a raccogliere i dati relativi per valutare gli eventuali provvedimenti da assumere.
In sintesi, qualora il Governo non dovesse riconoscere lo stato di emergenza, questi saranno da considerare eventi di tipo b) e, in questo senso, si dovrà cercare, per quanto sarà possibile, attraverso i fondi contenuti nel Fondo regionale di Protezione civile per i privati e sulle opere pubbliche sulla legge n. 38.
Crisi idrica della primavera-estate 2003: l'estate dell'anno 2003 è stata caratterizzata da una grave siccità che ha comportato un'emergenza idrica che ha interessato buona parte del territorio piemontese.
I Comuni che hanno segnalato carenze nell'approvvigionamento idrico sono stati, secondo l'ultimo aggiornamento, 223 e sono così ripartiti per provincia: Alessandria 25, Asti 5, Biella 27, Cuneo 31, Novara 24, Torino 42, Verbania 40, Vercelli 29.
Per far fronte alle necessità manifestate si è operato secondo tipologie di intervento diversificate a seconda della criticità emersa e delle differenti infrastrutture di rete.
E' ovvio che l'intervento di cui vi sto parlando è avvenuto parallelamente a tutto quanto è stato posto in essere e operato dall'Assessorato alle risorse idriche e all'agricoltura, che ha gestito tutto l'aspetto e il ragionamento relativamente alla parte infrastrutturale. Noi, come Protezione civile, siamo intervenuti per attività di Protezione civile inerente l'approvvigionamento idrico e quant'altro.
Al rabbocco dei serbatoi, alimentati tramite il trasporto di acqua con autobotti, si è affiancata la fornitura e distribuzione dell'acqua potabile in boccioni e sacchetti, in virtù della convenzione esistente fra la Protezione civile regionale ed alcune aziende erogatrici di servizi idrici localizzate sul territorio regionale.
Sono state inoltre messe a disposizione delle Province, da parte del Settore Protezione civile della Regione Piemonte, alcune cisterne per una distribuzione puntuale in luoghi strategici. Allo stesso tempo, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle popolazioni interessate per un uso più razionale dell'acqua e, in alcuni casi, sono state impartite dalle Amministrazioni delle limitazioni al consumo.
La gestione dell'emergenza ha richiesto l'istituzione di Unità di crisi in alcuni ambiti provinciali, che hanno coinvolto, oltre alla Regione Prefetture, Province, Enti locali e Società fornitrici. Ciò ha consentito in maniera coordinata, di avviare le azioni opportune per affrontare l'emergenza, che è stata successivamente riconosciuta formalmente con il DPCM del 31 luglio 2003.
L'attenuazione dello stato di siccità, pur ridimensionando il problema non ha totalmente esaurito la gestione della crisi. Parallelamente, sono state avviate le procedure di rendicontazione degli oneri sostenuti che sebbene ancora provvisori, ammontano a circa 1.896.800 euro. Tali oneri dovrebbero trovare copertura finanziaria sullo stanziamento previsto dall'ordinanza ministeriale n. 3307 del 19 agosto 2003, al quale si dovrà aggiungere un'ulteriore rendicontazione che ci arriverà a breve dall'Assessorato alle risorse idriche e all'agricoltura per i danni subiti in questo contesto sempre sulla siccità.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Signor Presidente e colleghi, rispetto a tutti i temi puntualmente toccati dall'Assessore Ferrero, premesso che altri colleghi del Gruppo interverranno sui diversi punti, in particolare, sul terremoto e sulle altre vicende che riguardano i singoli territori, svolgo un breve intervento per quanto riguarda l'avvenimento denominato come siccità, che costituisce una delle calamità naturali meno sostenibili.
Preliminarmente, voglio rendere esplicita una mia contestazione, per non dire accusa, di pesante inadeguatezza dell'atteggiamento tecnico politico-culturale-mentale-istituzionale con il quale il Piemonte segnatamente per quanto riguarda la Regione, ma non solo, affronta il problema delle risorse idriche, consentendo una terribile approssimazione culturale in materia di circolazione di informazioni che, quanto meno, sono irresponsabili rispetto alla gravità dei rischi che corre il nostro ecosistema.
Riassumo il punto in pochissimi passaggi, eventualmente, lascio una traccia scritta di queste considerazioni.
Sulla base della nostra situazione, l'acqua, come tutti sapete, è un elemento costitutivo della produzione agricola e zootecnica. Non si pu ragionare con l'approssimazione di non sapere che le produzioni agricole sono costituite dalla trasformazione di acqua, essenzialmente, e non di terra. La terra non si consuma, si consuma l'acqua, tant'è che le statistiche confermano che occorrono 30 metri cubi d'acqua per produrre un chilo di bistecca - il Consigliere Chiezzi ritiene che ne bastino 15, per me va bene anche 10, ma ne è necessaria una certa quantità - e ci vogliono 200 litri d'acqua per un chilo di pesche.
Questi elementi di natura biologica fanno sì che sia necessaria la presenza dell'acqua, altrimenti le produzioni non si possono fare. Rispetto a questo punto, vorrei la presenza, in un'altra occasione, del Presidente Ghigo, affinché ci possa rispondere, al di là dell'immagine ben propagandata con la sua iniziativa sugli OGM, rispetto alla quale noi non siamo contrari, ma abbiamo bisogno dell'acqua per le produzioni altrimenti, oggettivamente, si agevola l'introduzione di organismi geneticamente modificati, i quali possono essere prodotti anche senz'acqua.
Questa è un'alternativa alla quale non sfugge la nostra situazione.
Presidente, per cortesia, cerchiamo tutti all'occorrenza di concorrere sto sostenendo che dobbiamo riuscire ad avere l'acqua per produrre altrimenti, la battaglia di coloro che si battono contro l'introduzione di organismi geneticamente modificati è una battaglia ipocrita, in quanto, per produrre senz'acqua, occorrono organismi geneticamente modificati come sta proponendo chi vuole produrre il riso senza l'acqua; nel mondo questa battaglia è importante.
In secondo luogo, l'acqua si produce nel corso di tutto l'anno e si consuma nel corso di 30-60 giorni (45 dicono le pratiche agricole). Se non la si raccoglie durante l'anno, nei 45 giorni, evidentemente, non c'è; il ciclo biologico è questo, il ciclo climatico è questo.
Per quanto riguarda la terza questione, le produzioni poco igrofile il vertice di Cancun lo ha ulteriormente sottolineato - devono essere riservate a quei paesi che non dispongono di tecnologie irrigue, tant'è che, chi conosce un po' il Piemonte o se si vuole erudire, girando per il Piemonte, in questi ultimi anni, non si vedono più produzioni di mais, non si vede più frumento. Il frumento si produce, com'è noto, senz'acqua, ma è una produzione talmente povera da non poter essere utilizzata in modo competitivo con chi dispone di acqua.
In merito al quarto elemento, la distribuzione dell'acqua mediante meccanismi a pioggia - gli Assessori che conoscono l'argomento non possono che confermarlo - la riteniamo utile, come la distribuzione a goccia, anche una goccia per ogni pianta di mais se riusciamo a farlo, è un'impresa tecnologicamente ardua, ma va bene. Il problema è che la distribuzione a pioggia comporta un consumo enorme di energie motrici, idroelettriche e di carburanti da non essere sostenibile per le irrigazioni foraggiere, a meno che, come avviene nel Vallese, nella diga di Serre Poncon e nella nostra zona della Baraggia, non ci siano delle dighe che consentano l'irrigazione per caduta. In questo modo, tutta la Valle di Martigny nel Vallese è egregiamente irrigata da una piccola diga che, per caduta, consente una distribuzione dell'acqua a costi bassi e sostenibili, ma per rendere possibile questo meccanismo è necessario un investimento in tecnologie.
Relativamente al quinto elemento, l'acqua distribuita nell'ambiente agricolo serve a mantenere l'ecosistema. Gli elementi di desertificazione si vedono già dopo un anno di siccità; le piante consumano l'acqua che gli serve per crescere e l'altra la restituiscono al ciclo biologico, non è che la si consuma, la si distribuisce, tant'è che un grande passaggio della nostra civiltà avvenne i benedettini e Cavour costruirono i primi canali irrigui, poi ci furono i Borromei che realizzarono grandi canali per trasportare i massi sul Ticino, partendo dall'Ossola, fino alla costruzione della fabbrica di Milano. Queste sono questioni oggettive.
L'Italia, tra l'altro, è una delle zone agricole più siccitose d'Europa e del mondo. La capacità di invaso di risorse idriche in Italia è di 13 miliardi di metri cubi.
La sola diga di Assuan, in Egitto, ne fa 160 miliardi, tant'é che gli egiziani suggeriscono di smettere di fare riso, perché loro hanno acqua e manodopera a buon mercato. Queste sono le condizioni.
Stiamo andando velocemente incontro ad una catastrofe, perché sono ormai vent'anni che si discute inutilmente senza riuscire ad invasare, a raccogliere un metro cubo d'acqua o a ridurre del 10% i consumi.
Non è possibile ridurre i consumi, perché si desertifica l'ecosistema a meno che non si decida di mettere in crisi il Vercellese: su 6 miliardi di metri cubi d'acqua, 4.5 sono destinati al Vercellese. Ve le immaginate le risaie irrigate con estrazioni a pozzo o a pioggia? Bisognerebbe cominciare ad avere, come Consiglio regionale, un atteggiamento responsabile, perché è ciò che richiede il Piemonte.
Altrimenti - scusate l'enfasi - si rischia che un altro ciclo di dibattiti si chiuda inutilmente.
Sono disponibile a tutte le soluzioni, purché siano tecnicamente ragionate, economicamente praticabili e proponibili dal punto di vista delle opportunità agronomiche.
Assessore Ferrero, la ringrazio per la relazione corretta, ma la invito ad assumere una posizione, insieme all'Assessore Cavallera nonch all'Assessore Relatore, che se ne intende comunque di questa materia: si parta da questa situazione per voltare pagina, perché se ci sono i terremoti facciamo le zone a rischio, se ci sono le alluvioni facciamo le fasce, ma se c'é una siccità come questa non facciamo niente, ci limitiamo semmai a segnalare i danni.
Quest'anno i danni indicano che oramai abbiamo superato le soglie di guardia delle metodologie che usiamo in Piemonte per quanto riguarda l'atteggiamento nei confronti dell'acqua.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Dopo l'appassionato intervento del collega Riba, il mio apparirà senz'altro più piatto.
Vorrei solo evidenziare come un Consigliere regionale, nel suo ruolo e funzione di controllo, si trovi a non avere gli strumenti per poter esprimere delle valutazioni.
Oggi l'Assessore, con ritardo, opportunamente ci dà un quadro che ritengo sia ancora insufficiente per poter esprimere un giudizio da parte nostra. Ci offre un quadro macroeconomico, chiamiamolo così per poterlo classificare, ma vorremmo avere anche dei dati microeconomici. E spiegher le ragioni per cui rivendico delle conoscenze più specifiche per poter poi esprimere un giudizio.
Se dopo tre anni (con gennaio, siamo sostanzialmente a tre anni dall'elaborazione del Piano degli interventi) non possiamo avere una visione specifica e puntuale, possiamo trovare in una di queste situazioni: dei lavori avviati ma non completati (magari ingiustificatamente); dei lavori proprio non avviati, naturalmente con le risorse a disposizione; dei lavori completati; dei lavori quasi completati.
Quest'ultima situazione è la più subdola, perché - Colleghi, vi richiamo ad un'esperienza - se si intervenisse su un fiume, su un'ansa o su qualche punto specifico, facendo un intervento al 95%, la caratteristica dell'alluvione successiva è quella che si insinua in quel 5% mancante "sbaraccando" tutto il 95% del lavoro svolto. Ed è una modalità che si ripete. Alluvione 1994: lavori non completati, le opere fatte vengono travolte e riprese nel 2000.
Dobbiamo fermare un meccanismo infernale di questo tipo, perché non completare i lavori è quasi più pericoloso che non avviarli, perch significa impegnare delle risorse pubbliche per un'opera che viene immediatamente travolta.
Allora, qual era la mia richiesta specifica che ho formulato attraverso l'interrogazione? Il Piano del gennaio 2001 è puntuale, perché prevede, punto per punto i fiumi e i torrenti, frana per frana, le risorse e addirittura l'indicazione di una soluzione di massima (in certi casi addirittura un pre-progetto).
Con la mia interrogazione ho voluto sottolineare la mancanza di una visione specifica che ha certamente l'Assessorato nel fare un monitoraggio di questi elementi, ma che sarebbe senz'altro utile ad un Consigliere per svolgere la propria funzione di controllo ispettivo. Sarebbe auspicabile che questa visione venisse trasferita anche alla nostra disponibilità.
Ad oggi, analizzando sia il Piano del 2001, sia l'aggiornamento (compreso l'ultimo aggiornamento in opera che è stato fatto), come troviamo, ad esempio, l'intervento sull'Orco tra Rivarolo e Feletto? Com' la situazione? Ultimata o parzialmente ultimata? Quali sono i limiti e le carenze? Sarebbe utile avere, cioè, un quadro di questo tipo.
Solo dinanzi ad un quadro analitico potrò esprimere un giudizio. Torno a ripetere all'attenzione dei colleghi, anche del giovane Consigliere Mellano, sempre molto attento, che se le opere non solo ultimate, è uno spreco di risorse più grave di non averle avviate, specie poi per le caratteristiche dei fiumi e dei torrenti: ho fatto l'esempio che basta un 5 di opera non ultimata per tirare in aria tutto.
Dobbiamo spezzare il meccanismo di questa specie di "fabbrica di S.
Pietro", o la "fabbrica del Duomo", come si diceva, che va avanti sempre per secoli e secoli. Dobbiamo far ultimare i lavori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente.
Mi piace cominciare questo intervento con una battuta che fa sovente Marco Pannella: alla fine, sono davvero unite quelle persone che, anche su sponde diverse e con opinioni diverse, si appassionano all'argomento; sono diversi, invece, quelli che rimangono indifferenti (come gran parte di questo Consiglio questa mattina) ad un problema.
Mi sento quindi profondamente unito al collega Riba, il quale, con grande passione, intervenendo con alcune staffilate neanche troppo indirette, ha colto parte dell'azione che ho fatto questa estate sulla siccità. Gliene sono grato, perché denota il fatto che siamo uniti da una consapevolezza comune, quella di parlare di aspetti importanti e gravi oltre che di una prospettiva di politica generale della Regione Piemonte.
Rimango, però, della mia idea. Rimango dell'idea, cioè, che stiamo parlando lo si evince anche dalla relazione dell'Assessore Ferrero - di siccità legata a quei 223 Comuni che hanno avuto problemi di acqua potabile (si è trattato quindi di una crisi acuta, proprio perché la mancanza di acqua dai rubinetti comporta gravi problemi materiali). Una seria politica sulla gestione delle risorse idriche non può fare a meno di quei dati che giustamente, oggi il Consigliere Riba ha citato. Mi permetto polemicamente di sottolineare che non erano i medesimi dati riferiti dallo stesso collega Riba in una Conferenza a Cuneo il 09 luglio, i dati del rapporto dell'ARPA che indicano che in Piemonte abbiamo 6 miliardi di metri cubi d'acqua usati per l'agricoltura e solo 400 milioni di metri cubi d'acqua usati per uso civico e domestico.
E' importante fare anche la campagna sul risparmio idrico rispetto ai 12 litri di uno sciacquone o ai 30 litri di una doccia, però - mi si permetta - risulta un po' ridicolo il confronto fra i 12 litri di uno sciacquone e i 6 miliardi di metri cubi d'acqua che il Piemonte ha, che il Piemonte gestisce in un modo dissennato, che la nostra agricoltura, solo la nostra agricoltura, ha a disposizione e non riesce a utilizzare al meglio.
La mia proposta, nel corso della discussione in questo anno di siccità che però è il terzo, tranne l'altro anno, che ha visto disastri diversi ma non certo di mancanza d'acqua - è quella di dire - ed abbiamo già avuto occasione di affrontare questo aspetto con l'Assessore Cavallera due volte nelle due Commissioni agricoltura - o si interviene sul cambio di mentalità, di cultura del nostro mondo agricolo oppure si parla davvero di nuove politiche delle risorse idriche. Ma individuare la risposta in alcuni invasi per qualche milione (pochissimi) di metri cubi di acqua e non affrontare il problema dei 6 miliardi di metri di acqua, secondo me è inadeguato persino per chi la propone come risorsa risolutiva.
Dobbiamo, non certo con un diktat o con un'imposizione del povero Assessore Cavallera, ma con un cambiamento di prospettiva, riuscire a costruire, con le associazioni di categoria, con i contadini, con gli agricoltori, una nuova politica della gestione idrica in Piemonte. Quattro miliardi e mezzo di metri cubi d'acqua solo e soltanto utilizzati dal Piemonte settentrionale nelle nostre risaie: non sono bazzecole. Un miliardo di metri cubi di acqua usato nel Cuneese per coltivare quel mais che, lo sa benissimo il collega Riba, nelle nostre zone non c'era; non c'erano piante di mais alte 4 metri quando io ero piccolo o adolescente c'era il grano che veniva benissimo, perché d'estate lì l'acqua non c'è mai stata o c'è stata sempre in dosi ridotte. Certo che se adesso si pianta il mais e si preferisce quello alto 4 metri, poi ci vuole una certa dose d'acqua maggiore di quella che serviva prima. Testimonio qui che mai come in questi anni, all'interno dei consorzi e all'interno delle stesse associazioni di categoria, ci sono state liti, gelosie, interessi contrapposti che hanno portato, anche dal punto di vista sociale, un malessere.
Allora, non è visionario chi, come il Consigliere regionale Mellano e qualche altro collaboratore radicale, dice: "Attenzione, la Coltivatori Diretti di Bergamo ha fatto un progetto sperimentale"; l'hanno fatto loro e io qui testimonio il fatto che non ho ancora capito se anche la Regione Piemonte ha tentato forme di questo tipo.
Nonostante la disponibilità dell'Assessorato, non siamo riusciti a capire se all'interno del Piano di sviluppo rurale anche noi abbiamo tentato strade innovative, però la Coltivatori Diretti di Bergamo ha inaugurato un sistema di innaffiamento a goccia del mais (non delle piante da frutta) dove, con il 50% di acqua in meno e il 60% di fitofarmaci in meno, si è ottenuto il 25% in più di produzione.
Sono farneticanti quella della Coltivatori Diretti di Bergamo? Io ho proposto alla Commissione agricoltura, senza successo, di andare a vedere cosa è successo, che cosa hanno fatto, quali produzioni, cosa è venuto fuori. Nel frattempo, ho avuto segnalazioni che anche nel nostro Cuneese ci sono seri imprenditori che, sapendo che la risorsa idrica è risorsa economicamente importante, hanno usato sistemi di innaffiamento non a pioggia, ma con un metodo ancora più moderno. Risultato: gli unici campi di mais del Cuneese sono: Sant'Albano Stura (ditta Delleani), Fossano (non ricordo il nome della ditta) e Fazione Tagliata.
Allora questo non è visione, questo è governo del territorio, è fare impresa. Se i coltivatori diretti pensano che fare impresa sia presentare il conto al termine della stagione andata male, se lo scordano: fra un po' di anni, non ci saranno più soldi su questo. Allora: governo del territorio, governo della nostra agricoltura.
Codice di buona pratica irrigua. L'Assessore Cavallera si è impegnato l'altro giorno in Commissione, dicendo: "Sistema binario: facciamo gli invasi", perché qualcuno ha voglia di invasi; personalmente ritengo che sia una soluzione inadeguata e che occorra una seria politica di risparmio idrico.
Occorre soprattutto spiegare agli stessi coltivatori che ci sono sistemi nuovi, innovativi che noi vogliamo e possiamo finanziare come nuova risposta ad un cambiamento di clima, ma anche ad un cambiamento di cultura. Finché c'era il grano non c'era bisogno di così tanta acqua, e finché c'era un certo tipo di produzione di riso non c'era il problema di prosciugare tutto quello che c'era nell'ovest Sesia, a monte e a valle.
Chiudo qui, dicendo che ieri ho avuto una risposta sul giornale La Stampa di Vercelli dai Responsabili dell'ovest Sesia, i quali ci dicono: "Ma siete pazzi? L'acqua è sempre la stessa!", pensando che l'acqua non si consumi, non evapori e che sia sempre la stessa che scende delle montagne e arriva al mare.
Ecco, di fronte a questo la FAO dice che nel sistema scorrimento dei metodi a sommersione si consuma il 50% dell'acqua. Di quei 6 miliardi di metri cubi, noi ne sprechiamo 3: questo è un problema della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io credo che ci troviamo di fronte a un problema importante, che viene affrontato in ritardo perché, pur avendo avuto la nostra Regione delle alluvioni, il problema della gestione dell'acqua che i mutamenti climatici hanno creato non è recente; semplicemente, abbiamo sempre di più le drammatiche conferme di certe previsioni che erano state sottovalutate.
E' in atto un mutamento climatico che comporta meno piogge e anche un diverso modo in cui le precipitazioni avvengono, il che crea non pochi problemi; problemi di vasta natura che, come abbiamo visto, riguardano l'agricoltura, dove si avverte in modo acuto la carenza d'acqua, ma riguardano sempre di più anche i consumi collettivi a uso civile.
Nel corso di questi anni abbiamo avuto una straordinaria miopia nel non pensare che, prima o poi, una serie di aspetti sarebbe giunta a un punto critico. Rispetto a questo, credo che occorra non solo prendere atto della situazione che si è determinata, ma anche cominciare ad attuare delle politiche di intervento; politiche che non possono che essere complessive perché non possono riguardare solo un aspetto specifico.
Si diceva prima che il riso è una produzione che consuma molta acqua nello stesso tempo, sono stati assunti dei provvedimenti di stimolo, di aiuto delle produzioni risicole, introducendo delle barriere a danno dei produttori, in modo tale da poter mantenere questo riso. Ora, al di là del fatto in sé, queste politiche non hanno solo determinato una difesa dei produttori esistenti, ma stanno determinando addirittura un allargamento della produzione.
Ci sono zone dell'Alessandrino e del Vercellese in cui la produzione del riso si è allargata; allora, evidentemente, quella misura che poteva essere compresa in termini di difesa di produzioni esistenti, non ha senso se la si mantiene anche per estendere le produzioni, perché si è di fronte a una produzione che, in questo caso ha un effetto sul consumo dell'acqua significativo. Penso appunto che bisogna intervenire sia rispetto a come l'acqua viene consumata, in quali produzioni viene utilizzata, sia a come viene gestita l'acqua che arriva.
Un'ultima considerazione è sull'acqua che usiamo noi umani. Non credo che esista un problema che vada sottovalutato, tant'è vero che molti Comuni si sono trovati di fronte all'emergenza, a dover somministrare acqua che veniva portata con botti e cose di questo genere.
Ricordo che molti anni fa, quando si discusse l'applicazione della legge Galli, una parte di noi suggeriva il ciclo duale delle acque. Nei nostri alloggi non dovremmo utilizzare la stessa acqua sia per fare la doccia e per lo sciacquone del bagno che per bere e per cucinare. E' evidente, però, che non si può arrivare, da un giorno all'altro, ad introdurre nelle case un doppio ciclo che porta nei rubinetti delle cucine solo un'acqua che sia buona (evitando di approvvigionarci al supermercato) e un altro tipo di acqua per il resto degli usi civili (sempre acqua potabilizzata, filtrata e resa utilizzabile, evidentemente non da bere, ma da usare per lo sciacquone o per lavarsi). Ovviamente questo non si pu fare dall'oggi al domani, ma se già 10 anni fa avessimo cominciato a stimolare tutte le nuove costruzioni per creare questo sistema, credo che avremmo già fatto dei passi avanti.
Ho fatto questo esempio proprio per ricordare che c'è una miopia nell'affrontare i problemi. Passano gli anni e anche quelle misure che non richiedono una grande immaginazione, ma una volontà d'intervento sia di tipo normativo che di tipo economico, non vengono adottate. Se tutte cose fossero state fatte a suo tempo, sicuramente quest'estate ci saremmo trovati ad affrontare un problema perlomeno meno acuto.
Credo che non possiamo continuare di volta in volta, su emergenze di questo genere, che parlano di una modifica strutturale che sta subendo il clima, ad avere elementi conoscitivi, relazioni che ci illustrano i fatti gravi che sono accaduti, senza pensare invece che tutto ciò comporta un rivisitamento drastico delle politiche che sono state finora adottate sull'acqua, ma anche su altri aspetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Partirei, per questo breve intervento, dalle ultime considerazioni che faceva il Consigliere Papandrea.
Ho l'impressione - ma credo che questa impressione l'abbiamo un po' tutti - che ogni volta che affrontiamo un'emergenza, discutiamo interveniamo, dopodiché ci ritroviamo alla successiva emergenza a fare le stesse riflessioni. Lo abbiamo fatto per le alluvioni, per gli altri eventi calamitosi che si sono verificati nella nostra Regione; quest'anno affrontiamo la questione della siccità e il mio timore è che se il prossimo anno - ci auguriamo di no - ci sarà un'altra estate come quella che abbiamo avuto quest'anno, faremo la stessa discussione. Quindi credo che dovremmo utilizzare queste difficili situazioni che stiamo attraversando per riflettere sul che cosa fare.
Nella relazione dell'Assessore Ferrero c'era un dato; non so se ho capito bene, ma noi, negli ultimi tre anni, abbiamo speso 648 milioni di euro per affrontare le varie fasi...



FERRERO Caterina, Assessore alla protezione civile

Solo nel 2000.



MULIERE Rocco

Solo nel 2000: avevo capito male. Ma questo rafforza il ragionamento che volevo fare, cioè noi spendiamo migliaia di miliardi di vecchie lire milioni di euro per affrontare le emergenze. Allora dobbiamo chiederci se noi mettiamo davvero in campo una politica per prevenire questi eventi calamitosi.
E' vero che su alcuni eventi non possiamo fare nulla. Ad esempio quando parliamo di terremoto, visto che è stato emanato un provvedimento con le nuove fasce sismiche per quanto riguarda il nostro territorio, noi possiamo solo fare in modo che in futuro si costruisca per evitare che, in presenza di un evento sismico, le case o le altre strutture possano cadere.
Quindi possiamo intervenire in quel modo.
Ma per quanto riguarda le alluvioni, dovremo sicuramente fare di più. E per quanto riguarda la siccità, è chiaro che bisogna assumere delle decisioni, prendere dei provvedimenti.
Voglio fare un esempio, perché abbiamo parlato molto di agricoltura. Io ho partecipato ad un'assemblea con i cittadini di Acqui Terme (si chiama Acqui Terme perché è una città termale). Ebbene, è da più di due mesi che in quella città l'acqua è razionata, addirittura solo adesso si sta uscendo dall'emergenza, ma per due mesi i turisti e i cittadini di Acqui potevano utilizzare l'acqua solo per poche ore al giorno, in una città termale.
Che cosa significa? Visto che è una città termale, dovrebbe esserci l'acqua da tutte la parti. Invece l'acqua lì non c'è. Vuol dire che lì non è stato fatto nulla per affrontare questa situazione. Lo dico in quest'aula anche perché ci si sta preparando a stilare un accordo di programma con la Provincia di Alessandria e il Comune di Acqui Terme per investire soldi delle Olimpiadi per il rilancio turistico di quella città.
Guardate che se non affrontiamo e non risolviamo prima il problema dell'acqua da bere e per lavarsi, i turisti non ci andranno nella città di Acqui Terme. Quindi riflettiamo su come spendiamo i nostri soldi, che sono soldi pubblici. Dobbiamo chiedere alla città di Acqui Terme di risolvere prima il problema dell'acqua, quindi costruire un nuovo acquedotto che dia acqua ai cittadini ed ai turisti.
Ho fatto questo esempio per dire che, se si prendono dei provvedimenti forse i problemi si possono risolvere. Raccogliere e tenere l'acqua quando c'è è utile per utilizzarla quando l'acqua non c'è. Lo diciamo da tanti anni, l'abbiamo detto due mesi fa, ma forse sarebbe il caso, anche su questo punto, di intervenire con un piano di intervento da parte della nostra Regione.
Infine, sulla questione del terremoto avevo presentato un'interpellanza all'Assessore nel mese di luglio per chiedere alcune cose, in particolar modo il decreto per i privati, decreto che stabiliva i criteri per i rimborsi ai privati per i danni subiti a causa del terremoto. Questo decreto è stato fatto pochi giorni successivi alla mia interpellanza.
In questo decreto si dice chesi dice almeno ci sarà un rimborso fino ad un massimo del 60% del danno avuto. Mi auguro che questo 60% venga rispettato.
E' chiaro che i cittadini delle zone terremotate oggi devono affrontare velocemente i lavori di ripristino delle proprie abitazioni. Ci sono situazioni veramente difficili - diciamo difficili per non dire estremamente preoccupanti - famiglie che occupavano il proprio alloggio, in cui pagavano il mutuo per l'acquisto, ora si trovano a pagare l'affitto da un'altra parte, non potendo più occupare il proprio alloggio.
Ci sono situazioni familiari davvero difficili.
I cittadini delle zone terremotate, di fronte a questo decreto, si augurano che questo 60% venga veramente rimborsato, anche se ci auguriamo com'è stato affermato nella relazione - che il danno, rispetto al calcolo stilato, risulti minore.
Tutti speravamo che i soldi, da parte del Governo, arrivassero prima.
Finora è successo in parte: 30 milioni di euro nell'ordinanza emanata subito dopo il terremoto ed altri impegni di natura minore. Mi auguro che la Regione svolga un ruolo attento e di pressione nei confronti del Parlamento - e in particolar modo del Governo - per ulteriori stanziamenti che assicurino, non solo ai Comuni il ripristino delle opere pubbliche, ma anche - e soprattutto - ai privati di riparare, nel più breve tempo possibile, i danni causati dal terremoto, di modo che le famiglie possano ritornare nelle proprie case.
Avremmo altre occasioni per discutere l'argomento.
In quest'aula abbiamo approvato, ad un'unanimità, due ordini del giorno sull'evento terremoto, ma ad oggi alcune questioni non sono state affrontate. Non chiedo che vengano rispettate nel giro di poco tempo, ma dovremmo ritornare su quegli ordini del giorno per analizzare quanto non è stato realizzato e rispettato, intervenendo immediatamente.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi procediamo all'esame degli ordini del giorno collegati alla comunicazione.
Ordine del giorno n. 795 "Allarme siccità" presentato dai Consiglieri Suino, Caracciolo, Chiezzi, Giordano, Manica, Marcenaro, Moriconi, Muliere Papandrea, Placido, Riggio, Ronzani, Saitta e Tapparo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Vistala situazione climatica che ha portato a livelli di serio allarme siccità la nostra regione preso atto che questo grave problema stà mettendo in crisi l'agricoltura della nostra regione, al punto che le Associazioni di categoria annunciano che l'annata è seriamente compromessa per tutte le produzioni considerato che al grave problema del comparto agricolo si aggiunge quelle delle centrali idroelettriche che sono, ormai, al livello di guardia e che presto avranno grossi problemi nell'erogazione dell'energia tenuto conto che il Consiglio regionale del Piemonte deve adoperarsi per far si che tutti contribuiscano ad aiutare la nostra regione in un momento così difficile si impegna ed impegna la Giunta regionale ad adottare tutte le misure utili, possibili e necessarie perché venga ridotto il consumo di acqua e di energia elettrica nelle proprie sedi e in tutte le sedi dell'Ente a sollecitare utilizzando tutti i mezzi di comunicazione possibili - gli Enti pubblici e privati, le Associazioni di categoria, le Organizzazioni, ecc...
affinché seguano l'esempio e riducano il consumo di acqua e di energia elettrica".
Ordine del giorno n. 809 "Siccità e maltempo" presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa R., Scanderebech, Tomatis, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Preso atto che: si è verificato sull'intero territorio della regione un periodo di siccità eccezionale nell'estate del 2003, cui si sono aggiunti temporali e grandinate violente, il cui perdurare ha determinato tra le altre conseguenze danni accertati alle colture di mais la situazione attuale dei raccolti, a causa di questa eccezionale ondata di siccità, clima torrido e maltempo, è causa di notevoli danni anche agli allevamenti premesso che: si ritiene che per soccorrere un'agricoltura stressata e danneggiata da condizioni meteorologiche infauste e per favorire la ripresa produttiva e la ricostituzione di un minimo di liquidità in favore delle aziende agricole piemontesi, siano necessari interventi specifici e straordinari le associazioni di categoria hanno denunciato con chiarezza e evidenza agli Amministratori questa grave situazione venutasi a creare impegna la Giunta regionale a richiedere al Governo nazionale cha attui in tempi rapidissimi, del resto dettati dall'obiettiva crisi straordinaria venutasi a determinare, una serie di misure quali: abbattimento della percentuale del danno accertato alla PLV per accedere agli interventi a sostegno delle imprese concessione di contributi in conto capitale (ciò in quanto gli aiuti di credito agricolo agevolato sono difficilmente attuabili in tale situazione di crisi generalizzata del settore agricolo) esenzione del pagamento dei contributi previdenziali esenzione dei versamenti IRPEF, IRAP, IVA per la campagna in corso riduzione dell'accisa sul gasolio agricolo".
Ordine del giorno n. 814 "Allarme ambientale e siccità" presentato dai Consiglieri Mellano, Palma e Suino, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la situazione di grave allarme ambientale provocata dalla siccità nella nostra Regione ritenendo che una serie "politica delle acque" debba necessariamente implicare programmi di risparmio delle risorse idriche prendendo atto che l'irrigazione a sommersione e scorrimento comporta il consumo e quindi la perdita del 50% delle risorse idriche utilizzate valutando la necessità, più volte emersa, di "riconvertire" le modalità di irrigazione di molte colture, anche al fine di attenuare l'impatto ambientale dell'attività agricola ritenendo che non sia possibile rimediare la carenza di risorse idriche attraverso un piano massiccio e impattante di invasi di raccolta che richiederebbe di ridurre il deflusso minimo vitale di numerosi corsi d'acqua impegna la Giunta regionale ad adottare entro l'anno il piano irriguo regionale e il codice di buona pratica irrigua: a privilegiare, in termini di previsione economica-finanziaria, programmi di investimento in agricoltura finalizzati alla riconversione delle pratiche irrigue".
La parola all'Assessore Cavallera per il parere.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle risorse idriche

Sull'ordine del giorno n. 795 non posso che essere d'accordo.
Relativamente all'ordine del giorno n. 809, si tratta di una richiesta che abbiamo già avanzato, ma possiamo ribadirla con la forza del Consiglio.
Il terzo è un ordine del giorno impattante, nel senso che occorre essere chiari e trasparanti. Ieri ho parlato di una politica binaria, per quanto ci riguarda, ma questo sembra essere più monotematico.
In linea di principio posso comprendere che ciascuno sostenga le proprie priorità in un dibattito, ricomponendo le posizioni, ma a livello regionale abbiamo due realtà irrigue: una realtà del nord, tributaria dei grandi nevai e ghiacciai, che ha, semmai, problemi di razionalizzazione di uso dell'acqua; e una realtà del sud del Piemonte dove esistono carenze primarie, perché nel corso dell'anno non avviene quel bilanciamento cui faceva riferimento il Consigliere Riba: l'acqua, nel corso dell'anno, deve essere conservata per essere utilizzata quando serve, naturalmente con uno scorrimento dall'alto in basso per sistemi naturali.
Mi sembra che quest'ordine del giorno non equilibri, oggettivamente, le due questioni, ma tenda a dare priorità, sottolineando solamente l'aspetto del risparmio e del riordino irriguo su cui sono d'accordo. Credo, per che se si va ad ordini del giorno più complessi, non come quelli precedenti che miravano a centrare un obiettivo e a sollecitare l'intervento del Governo, piuttosto che risparmiare in senso lato, dovrebbe essere riequilibrato sotto il profilo di contenere al proprio interno anche un richiamo all'uso dell'acqua meteorica con degli invasi, naturalmente opportunamente equilibrati sul territorio.
Se fossero presenti queste due componenti nell'ordine del giorno l'atteggiamento potrebbe essere di tipo diverso, altrimenti, da parte nostra, sarebbe un atteggiamento di astensione e di non condivisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Ho l'impressione che l'Assessore abbia letto con pregiudizio l'ordine del giorno. L'ordine del giorno non dice affatto che non si possa provvedere a rimediare, anche con il ricorso di invasi di raccolta, in alcune situazioni, una situazione che si fa difficile; testualmente, dice una cosa diversa: "che non si possa rimediare attraverso un programma massiccio e impattante gli invasi di raccolta", il cui significato è sostanzialmente diverso.
Tutti quanti siamo contro la cementificazione del territorio, nessuno immagino, sia contro la cementificazione perché vuole buttare giù tutti i palazzi di cemento che incontra sulla sua strada.
Questo è un giudizio molto negativo verso una risposta unilaterale come quella che rischia di proporsi e di affermarsi, che vede l'unica politica di contrasto come politica degli invasi o, peggio, come politica dei lavori pubblici. Noi diciamo semplicemente che gli invasi, ovviamente laddove sono necessari, vanno costruiti, ma che la risposta non può essere e le parole sono queste - un piano massiccio ed impattante di invasi di raccolta. Ovviamente, il dispositivo privilegia quegli aspetti che sono obiettivamente innovativi, anche rispetto alla politica che l'Assessore Cavallera ha annunciato prima in Commissione e richiamato all'interno di quest'Aula. Nella politica degli invasi non c'è, obiettivamente, un grande elemento di novità. Nella politica di riconversione delle pratiche irrigue c'è un elemento di novità sostanziale, anche nelle politiche economiche e finanziarie della nostra Regione. Leggendo il testo così come scritto si capisce perfettamente, altrimenti, si tratta di una lettura dietrologica perché compare la parola "invasi", come un niet a qualunque invaso venga costruito, che non ha niente a che fare con il testo che è stato presentato.



PRESIDENTE

Proseguiamo con le dichiarazioni di voto sull'ordine del giorno.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Intervengo per dire che do alla mia posizione una natura del tutto personale. Non voterò nessuno di questi ordini del giorno non perch contengano elementi non sostenibili, assolutamente, anzi, sono tutti elementi condivisibili nella loro parzialità. Affrontare un problema come quello che esiste - non so se lo affrontiamo - che noi non affrontiamo se non con molta, ripetuta e reiterata parzialità, per me rappresenta anche un elemento di grave responsabilità da parte della Giunta. Sia chiaro che sugli OGM, in termini di immagine, abbiamo promosso un'iniziativa che ha riempito della sua ridondanza immediatezza tutto e sulla questione dei miliardi, di miliardi e di miliardi che perde l'agricoltura, l'ambiente e l'ecosistema continuiamo a fare come sul Titanic, dove mi risulta che non soltanto ballassero in attesa, senza sapere che la nave sarebbe sprofondata, ma che molti giudicassero anche con una certa supponenza la qualità dell'esecuzione dell'orchestra.
Mi preoccupa il fatto che qui non si affronti il problema in termini strutturali. Permettetemi la presunzione, anche per l'esperienza che ho avuto modo di farmi quest'estate sul terreno, in mezzo ai problemi di chi aveva i campi di mais secchi ad agosto e non poteva bagnare né con un sistema né con l'altro, perché non conviene, di fronte al Terzo Mondo che rivendica le produzioni che possono avvenire anche senz'acqua: noi continuiamo ad avere una certa refrattarietà rispetto all'uso di tecnologie e di risorse di cui disponiamo, mi pare che tutto questo, in qualche maniera, rappresenti un modo sbrigativo per chiudere l'argomento.
Sono d'accordo nel sollecitare l'Assessore affinché anche lui affronti il problema. Dopo un periodo molto lungo di responsabilità della Regione che, in parte, ho anche condiviso per la quota di responsabilità che ho avuto in un breve periodo nell'Esecutivo, noi, veramente, ci stiamo dimostrando non dico non all'altezza di coloro che ebbero il coraggio di realizzare il canale De Ferrari, il canale Cavour o il canale Regina Elena ma neanche all'altezza di chi trent'anni fa utilizzava gli stagni che c'erano. Qui nessuno ricorda che trent'anni fa la situazione agricola era basata sulla presenza di stagni che c'erano dappertutto e che servivano per l'alimentazione delle bestie, della campagna e anche, purtroppo, delle persone. Non è quella la memoria che si deve recuperare, ma allora la rotazione agraria avveniva in cinque turni, ad esempio, un anno era completamente asciutto e, poi, l'anno dopo, c'era il grano; adesso non è più così, perché, giustamente, il grano lo produrranno i Paesi del Terzo Mondo.
Noi pretendiamo di affrontare una situazione così cambiata quando, da un lato, riconosciamo che, per affrontare le distanze e le comunicazioni di oggi, sono necessari i motori, le tecnologie e gli aerei, dall'altro lato pretendiamo di ridurre la velocità e di utilizzare pratiche irrigue meno costose. La gente lo fa già, colleghi, non c'è nessuno che ha voglia di spendere più soldi, l'acqua costa l'ira di Dio! L'estrazione dai pozzi costa dieci lire al metro cubo, sono cifre spaventose! I consumi di acqua hanno costi tra i più alti come componenti di costo, sia dell'agricoltura e non solo! Quindi, non si può affrontare il problema con la raccomandazione ai destinatari di risparmiare o, come si spiega agli africani, per coloro che sono stati a Cancun, dicendo di mangiare di meno perché non ci sono più risorse. Non è così che si affronta! Scusate la passione, ma si deve affrontare questa questione altrimenti, sotto questo profilo, evidentemente, dovrà esserci un altro e diverso elemento di sollecitazione nei confronti delle istituzioni.
Ho molto rispetto per tutti gli ordini del giorno, ma non partecipo alla votazione. Ritengo che questo costituirebbe l'accettazione della parzialità dell'atteggiamento rispetto alla complessità e alle responsabilità verso le quali credo che abbiamo molta preoccupazione di continuare a sottrarci.
Questo è un danno molto grave nelle prospettive del nostro sistema, non soltanto per quello agricolo, anche per quello ecoambientale.
Presidente, mi permetta di ricordare che sappiamo bene che una pianta si può irrigare a goccia, nel deserto non fanno che questo. La ragione per cui gli Israeliani sono competitivi nei confronti degli Arabi, è anche perché hanno delle tecnologie di irrigazione a goccia, che sono le più avanzate. Quelli che usano le coltivazioni idroponiche e le irrigazioni a goccia sono i padroni del mondo, ma il deserto, per chi non pu trasformarlo, resterà deserto. Per cui la sopravvivenza della pianta è una cosa diversa dalle ragioni dell'ecosistema.
Queste tecnologie, avanzatissime e costosissime, che introducono una quantità di gocce spaventosa prima di arrivare all'ultimo anello, che è la materia prima agricola, rappresentano anche una di quelle componenti della smisurata impennata dei prezzi, di cui tra l'altro oggi si discute. È un problema di attualità, per cui - se consentite questo mio sfogo, del quale mi scuso - ho l'impressione che dobbiamo cambiare atteggiamento nei confronti di questo gravissimo problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano, che interviene per dichiarazione di voto.



MELLANO Bruno

Personalmente non scuso affatto il collega Riba, semmai lo ringrazio perché la passione che mette in questo intervento è un elemento qualificante dell'attività di questo Consiglio.
E proprio perché abbiamo seguito con attenzione le cose che più volte hanno detto sia l'Assessore Cavallera in Commissione, sia il Consigliere Riba, ribadiamo una lettura testuale dell'ordine del giorno che abbiamo presentato.
Come ricordava prima il collega Palma, la lettura testuale riporta alle condizioni della nostra analisi, che certo è parziale, in quanto ha un punto di vista che in questo ordine del giorno cerca di avvalorare e di portare all'attenzione di tutti. Ma come ho già avuto modo di ribadire in altre occasioni, noi sfidiamo questa maggioranza, ma anche quella parte di opposizione del Consiglio regionale, che ritiene che la politica degli invasi rappresenti la risposta - con la "L" maiuscola - al problema della siccità, al problema del governo delle risorse idriche, al problema dell'agricoltura del nuovo millennio.
Accanto a quella risposta - come diceva ieri l'Assessore Cavallera parlando di 'atteggiamento binario' - che noi continuiamo a considerare inadeguata e non rispondente alle esigenze del nostro territorio e delle prospettive future del governo dell'agricoltura piemontese, vi chiedo di analizzare questo ordine del giorno, che pone l'attenzione e l'ottica in una prospettiva diversa, di più lungo campo di governo delle risorse e di risparmio idrico, partendo proprio dal settore dell'agricoltura, che è quello che in Regione Piemonte utilizza i 6 miliardi di metri cubi d'acqua. Questo sarebbe l'atteggiamento realistico e, in qualche modo concreto.
Vi sfido a fare quegli invasi che da quarant'anni dite che occorre fare: fateli, ma non credo che sia la risposta giusta.
Non penso che possa essere la soluzione adeguata nel lungo periodo come dimostra il Consorzio Ovest Sesia, nei cui invasi quest'anno era presente meno del 60% delle risorse idriche possibili, perché non è piovuto né nevicato.
Allora, cosa bisogna fare? Bisogna risparmiare e incentivare l'utilizzo sacrosanto dell'acqua con atteggiamenti nuovi ed innovativi.
Noi poniamo sempre l'esempio di Israele: se ce l'hanno fatta loro dove c'é il deserto...
Collega Riba, non si può dire che se usiamo l'impianto a goccia diventa deserto il Piemonte, perché comunque continua a piovere, mentre in Israele non piove. Se si utilizza l'acqua mirata e le piante giuste, si risparmia il 50%, e l'altro 50% c'è, è lì, non è che diventa improvvisamente deserto.
Questo è il problema.
Non so se ha cambiato idea, ma l'Assessore Cavallera prima diceva: "Entro fine anno no". Però, diamoci una scadenza di sei mesi; dotiamoci di uno strumento di politica e di verifica, che rappresenti una sfida anche per gli Assessorati. Obiettivamente è uno strumento di aiuto ai funzionari dell'Assessorato. Questa è un'urgenza politica, è un'urgenza di governo del territorio. Non è che possiamo fare il Piano Irriguo Regionale quando abbiamo tempo, oppure quando abbiamo finito di occuparci di caccia o di altre questioni C'é un'urgenza, almeno su questo. L'evento calamitoso di quest'anno deve servire per determinare la nostra agenda politica. Poi tutti faranno quello che devono o che saranno capaci di fare, ma almeno noi facciamo quello che dobbiamo fare: dobbiamo fare il Piano Irriguo Regionale dobbiamo fare il Codice di buona pratica irrigua.
I contenuti, poi, li deciderete voi, li decideranno i tecnici. Sarà comunque una cosa concordata e non un'imposizione, perché sarebbe inutile.
Sarà necessariamente uno strumento di lavoro condiviso e, in qualche modo concertato.
L'ordine del giorno ha questa valenza; punta l'attenzione certamente sul risparmio idrico, non certo negando che ci sono altre risposte o altre progettualità in questo Piemonte, ma assolutamente dicendo - questo è chiaro - che non è accettabile un Piano massiccio e impattante di invasi perché è obiettivamente di dubbia utilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco, che interviene per dichiarazione di voto.



BOTTA Marco

Presidente, è certamente un dibattito importante, anche dopo questa stagione così importante per l'agricoltura e per gli allevatori piemontesi.
Essendo in dichiarazione di voto, e dovendo quindi esprimere un orientamento a nome del Gruppo di AN sugli ordini del giorno che sono stati presentati, non possiamo che ribadire che il problema va affrontato nella sua complessità.
La complessità di questo problema non si risolve soltanto facendosi carico della razionalizzazione dell'uso delle acque esistenti, perché se non partiamo dalla considerazione seria e vera che evidentemente l'uso agricolo, l'uso per gli allevamenti, ma tutti gli altri usi dell'acqua comportano la necessità di avere ancora più acqua in particolari momenti dell'anno, risolveremmo soltanto parzialmente il problema.
Sicuramente non demonizziamo chi dice: "Facciamo una politica di razionalizzazione e di risparmio", ma riteniamo che, accanto a questa seria politica, ne vada impostata un'altra, che è quella della costruzione degli invasi, argomento che fa un po' arrabbiare i colleghi Radicali.
La costruzione degli invasi, però, non dev'essere vista con caratteristiche di impatto ambientale stravolgente, ma dev'essere naturalmente fatta con la serietà, il grano salis e l'intelligenza che si richiede in questi momenti.
indispensabile che il Consiglio regionale sia conscio che se non riusciamo a trovare una condivisione rispetto alla necessità di fornire in tante zone del Piemonte - parlo della provincia di Alessandria ma sicuramente lo stesso problema esiste nella provincia di Cuneo o nel Biellese - una politica di costruzione di nuovi piccoli e medi invasi (non attendiamoci invasi di dimensioni stravolgenti per il territorio), è chiaro che situazioni difficili come quelle del 2003, che purtroppo l'andamento climatico potrebbe riproporre nel 2004 e negli anni successivi non saranno mai risolte senza una politica seria di invasi.
Noi riteniamo che l'Assessore e la Giunta facciano bene a predisporre un Piano entro i primi mesi del 2004 per verificare in maniera concreta la possibilità di dotare il nostro territorio di questi invasi, naturalmente affiancando a questo anche un momento di studio, di approfondimento del problema della razionalizzazione e del migliore uso delle acque.
Quindi, proprio sulla base di queste considerazioni, a nome di Alleanza Nazionale e di tutte le forze della Casa delle Libertà, rispetto agli ordini del giorno presentati, annunciamo il voto favorevole sull'ordine del giorno n. 809 (primo firmatario Consigliere Angeleri), la libertà di voto sull'ordine del giorno n. 795 (presentato, mi sembra dal centrosinistra) e l'astensione sull'ordine del giorno presentato dai colleghi radicali, che comprendiamo, che in parte condividiamo e che, se fosse stato emendato, avremmo anche potuto sottoscrivere, ma in questa formulazione non possiamo fare altro che astenerci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi rendo conto che gli ordini del giorno presentati esprimono una soluzione parziale al problema; d'altro canto alcuni - come quello del 15 luglio - sono datati, ma credo che questo non significhi che non debbano essere votati.
Certo questi ordini del giorno, nella loro limitatezza, sottolineano l'esigenza di un intervento legislativo - non solo legislativo, ma di Piano più ampio che la Giunta dovrebbe proporre in tempi rapidi.
Detto questo, ovviamente voteremo a favore dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto, il primo; credo che, soprattutto leggendo il dispositivo, voteremo a favore anche dell'ultimo ordine del giorno presentato dai radicali, mentre non prenderò parte al voto sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Angeleri perché non condivido qualche aspetto che andrebbe approfondito e oltretutto perché rinvia sostanzialmente a una richiesta al Governo di una serie di provvedimenti che sono relativamente complessi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 795.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 809.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 814.
Il Consiglio non approva.
Dichiaro assorbite dalla comunicazione della Giunta le seguenti interrogazioni e interpellanze: Interpellanza n. 273 "Ripulitura del letto del torrente Stura" presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi Interpellanza n. 298 "Contributi sui danni dell'alluvione dal 10 al 13 giugno 2000 in provincia di Cuneo" presentata dal Consigliere Toselli Interrogazione n. 495 "Ritardi nei pagamenti alle aziende incaricate dei lavori in occasione dell'alluvione del giugno 2000" presentata dal Consigliere Riba Interrogazione n. 1441 "Procedure adottate dalla Regione Piemonte nella concessione di contributi agli alluvionati dell'ottobre 2000" presentata dal Consigliere Tapparo Interpellanza n. 1753 "Evento alluvionale nel Comune di None (TO)" presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea Interrogazione n. 1795 "Eventi alluvionali dei mesi di maggio, giugno e luglio 2002. Contributi in favore di imprese e privati" presentata dai Consiglieri, Valvo, D'Onofrio, Botta M., Galasso e Godio Interrogazione n. 1650 "Nubifragio Città di Barge in data 25/26 giugno 2002" presentata dal Consigliere Tomatis Interrogazione n. 1686 "Nubifragio Comune di franosa Sottana - Cuneo" presentata dal Consigliere Tomatis Interpellanza n. 1908 "Eventi alluvionali settembre 2002 in Piemonte riconoscimento dello stato di calamità naturale" presentata dai Consiglieri Placido, Riggio, Suino e Marcenaro Interrogazione n. 1946 "Ingenti danni nell'Alessandrino causati da piogge abbondanti" presentata dal Consigliere Botta M.
Interrogazione n. 2159 "Richiesta dello stato di calamità naturale per eventi sismici in Provincia di Alessandria" presentata dai Consiglieri Botta M. e Albano Interrogazione n. 2300 "I fondi previsti per i danni dell'alluvione del 2000 non sono disponibili per i molti danneggiati" presentata dal Consigliere Giordano Interpellanza n. 2335 "Evento sismico dell'11 aprile 2003" presentata dal Consigliere Muliere Interrogazione n. 2353 "Eventi meteorologici estremi in Piemonte e stato dell'arte delle opere di ripristino dei danni provocati dall'alluvione dell'anno 2000" presentata dal Consigliere Tapparo Interrogazione n. 2370 "Ricostruzione Ponte sullo Scrivia - Arquata Scrivia Vignole Borbera (AL)".


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 374 e n. 407 "L.r. 1/1987. Interventi regionali in materia di movimenti migratori e successive modificazioni. Art. 3. Programma attuativo 2003"(Divenuta DCR 292-29116)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 5) all'o.d.g.: "Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 374 e n. 407".
La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Il Piano tiene conto dei suggerimenti pervenuti in Commissione per tutte quelle integrazioni che sono state evidenziate, ad esempio insistere di più per l'insegnamento della lingua italiana.
Sappiamo che i figli dei nostri emigrati parlano il dialetto piemontese, parlano la lingua ufficiale del paese e non sempre conoscono l'italiano, anche se hanno piacere di approfondire questa conoscenza.
Ebbene, stiamo facendo un collegamento con l'Assessore Leo e con gli istituti di cultura per assumere, incoraggiare e sviluppare iniziative e attività culturali a favore degli emigrati. Curiamo anche la diffusione tra le comunità degli emigrati di pubblicazioni di giornalini (ricordo l'intervento del Consigliere Tapparo) e di materiale audiovisivo e radiofonico. Effettuiamo studi, indagini, ricerche relative al fenomeno migratorio e, oltre al coinvolgimento degli studenti delle scuole medie abbiamo coinvolto anche le Università della terza età.
Sono a conoscenza di tutti i Consiglieri le iniziative a favore delle borse di studio, così come è conosciuta l'iniziativa che si sta realizzando con il Politecnico di Torino e con la Fondazione Cassa di Risparmio, il progetto chiamato "Alpit".
I programmi per i frontalieri, che sono previsti anche dalla legge 1/1987, sono noti; al riguardo, c'è stato un convegno ad aprile. Abbiamo anche un sito che sta dando ottimi risultati e che viene visionato spesso da tanti cittadini piemontesi nel mondo (www.piemontesinelmondo.it) .
Quando c'è stata la crisi in Argentina il Comitato di solidarietà è intervenuto con diversi finanziamenti, i quali hanno dato ottimi risultati.
Per ora, mi fermerei qui, dichiarandomi disponibile a fornire dati e rispondere a domande.
Ricordo che il 10 e 11 ottobre ci sarà il raduno dei piemontesi nel mondo a Novara, come già noto ai Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Lo scorso anno avevamo approvato questo Piano alla fine del 2002 per l'anno 2002, e noi avevamo chiesto che per il 2003 questo non si ripetesse.
Effettivamente la Giunta ha presentato questo Piano per tempo, è andato in Commissione abbastanza presto (il 14 marzo del 2003), però adesso siamo a settembre. Ora è chiaro che, discutendo di questo Piano, l'unico intervento che si può fare è discutere sulle cifre che vengono assegnate ai vari capitoli in riferimento agli articoli della legge.
Ma chiedo all'Assessore: se dovessi presentare un emendamento e chiedere che vengano spostate delle cifre dall'articolo 16 all'articolo 10 per potenziare l'articolo 10, che cosa succede, visto che siamo quasi alla fine dell'anno? Non ci siamo. Presidente, mi rivolgo anche a lei, oltre che all'Assessore Cotto, questo è un Piano che ha senso discutere all'inizio dell'anno; insomma, siamo a settembre, a pochi mesi dalla conclusione dell'anno: non ha nessun senso discutere questo Piano. Non ha senso perch se dovessi presentare degli emendamenti per cambiare la spesa da un capitolo all'altro, la risposta dell'Assessore sarebbe: "Li stiamo già spendendo" oppure "Li abbiamo già spesi". Quindi, ripeto, non ha senso. Se è possibile, allora presentiamo gli emendamenti.
Facevo una riflessione: è prevista una spesa di 51.645 euro per l'attuazione dell'articolo 10, il che significa provvedimenti per i rientri. Mentre c'è una spesa irrilevante di 10.000 euro per quanto riguarda l'attuazione dell'articolo 14, cioè incentivazioni di attività produttive: credo che siano cifre irrisorie. Se vogliamo lasciare il segno per quanto riguarda le incentivazioni di attività produttive, 10.000 euro mi sembrano assolutamente insufficienti. Mentre mi pare che, per quanto riguarda l'attuazione di altri articoli, che sono gli scambi, i soggiorni il turismo sociale, le attività culturali, ci siano delle cifre elevate rispetto a quelle che ho detto prima. Mi pare che ci sia qualche contraddizione, da questo punto di vista.
Se non è possibile ormai modificare la spesa, credo che non abbia senso discutere questo Piano a settembre. Allora o c'è un impegno da parte non solo della Giunta per presentare il Piano per tempo, come io credo che questa volta abbia fatto, ma ci deve essere un impegno in Commissione e poi in Consiglio per portare subito in Consiglio questo Piano, oppure diventa una formalità prevista dal Regolamento, che però non ha senso e rischia di diventare non solo inutile, ma anche un po' offensiva nei confronti del Consiglio.
C'era un'altra questione che avevamo visto in Commissione, rispetto alla quale l'Assessore si era impegnato a fare qualche verifica. Ci erano sorti dei dubbi circa la soglia per ottenere questi contributi; c'erano delle cifre, infatti nel testo ci sono due tabelle riguardanti i limiti di reddito, e si trattava di fare alcune verifiche. Credo che la Giunta abbia fatto queste verifiche; può dare una notizia in tal senso? Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi dispiace, Presidente, che lei abbia liquidato in fondo alla seduta un aspetto al quale poi si dedica grande rilievo: l'incontro di Novara, il recente importante viaggio in Sud America svolto da una nostra delegazione.
Ormai i flussi di rientro in Piemonte di nostri corregionali che sono emigrati in tutte le parti del mondo costituiscono una risorsa per il Piemonte che va vista in un modo un po' diverso rispetto al passato valutando la possibilità di recuperare da questi rientri un potenziale molto forte e dunque valorizzandolo.
Penso che manchi, Assessore Cotto, un raccordo con lo Sportello per il lavoro; manca anche un principio di comunicazione, di informazione molto estesa non solo per coloro che arrivano, ma che sia già percepito nei Paesi dai quali partono per ritornare in Piemonte, per far capire che ci pu essere una serie di opportunità anche per il lavoro.
Tramite lo Sportello per il lavoro, gestito dalla Camera di Commercio e in Regione Veneto questo funziona con un certo rilievo - si potrebbe cercare di saldare la volontà di rientro con il delineare in anticipo una possibilità di sbocco di lavoro, evitando che si verifichino situazioni di parcheggio prolungato, a volte anche di sofferenza e di crisi.
Adesso non voglio arrivare alla tragedia del ballerino argentino che si è suicidata gettandosi dal Campanile di San Marco, ma io conosco molte situazioni tragiche, di persone che sono rientrate e che poi non sono riuscite a trovare una collocazione professionale adeguata, anche persone con una buona professionalità. Poi ci sono altre mille difficoltà: titolo di studio e altre cose.
Quindi sarebbe necessaria una saldatura tra queste politiche e quella che è una preparazione al rientro, che bisognerebbe fare con un maggiore livello di informazione.
Secondo: noi possiamo anche usare questa risorsa , cioè il rientro di molte persone di origine piemontese, orientandola ad andare a risiedere in Piemonte in quelle aree dove si verificano fenomeni di spopolamento.
Potremmo in qualche modo utilizzare questa voglia di Piemonte dando un sostegno ai rientri affinché le persone si possano collocare in quelle zone della provincia, della montagna, dell'alta collina che subiscono il fenomeno dello spopolamento.
A questo proposito - faccio un po' di propaganda - ho presentato una proposta di legge che va nella direzione di permettere un'ubicazione magari onerosa (nel senso che c'è il costo del trasporto, c'è la difficoltà per lo studio dei figli), ma che trova un sostegno affinché la scelta di andare nella montagna o nella collina sia conveniente rispetto a quella di andare magari a collocarsi nei capoluoghi di provincia.
Quindi, questi strumenti andrebbero forse un po' di più finanziati; si dovrebbe anche essere più puntuali nel pagare i biglietti dei viaggi di rientro (si sono rivolte a me persone che hanno avuto il rimborso in tempi non rapidi, avevo anche interessato gli uffici, spero che la cosa si sia sistemata), ma soprattutto considerare questi rientri come risorsa da distribuire sul territorio, per poter utilizzare al meglio le potenzialità che le persone possono esprimere, non facendole arrivare qui e poi parcheggiarle, magari prolungatamente, in modo a volte frustrante le aspettative per molte di loro.
Quindi non dobbiamo fare un'operazione affrettata, ma questo deve essere una leva di una politica, della volontà di fare una politica sui rientri.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Cotto per una replica.



COTTO Mariangela, Assessore alle Politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Ritengo corretto rispondere a puntuali osservazioni. Quanto espresso dal Consigliere Muliere è condivisibile. La discussione sulla deliberazione, come tutti sappiamo, è stata in passato più volte sollecitata e, in sede di Commissione, molti dei suggerimenti pervenuti sono stati accolti.
Per quanto riguarda i soli dieci mila euro per l'attività produttiva, è giusto segnalare che su questo capitalo non c'é domanda. Li abbiamo lasciati perché con la crisi dell'Argentina si poteva prevedere: ma non c' stata.
Sul discorso dei parametri delle tabelle abbiamo parametrato al valore locale della moneta, così come era stato suggerito.
Nel secondo semestre 2002, fino al mese di agosto, abbiamo avuto 189 rientri: quasi il 50% dall'Argentina, una parte dal Venezuela, dal Per dalla Germania, uno dall'Australia, cinque dalla Colombia e sei dall'Uruguay. Teniamo il monitoraggio su questi tutti rientri.
Colgo l'occasione per sottolineare l'ottimo lavoro svolto dal Comitato di Solidarietà che ha stanziato 1 miliardo 500 milioni a favore dell'Argentina, finanziando progetti specifici e il "borsino del lavoro".
Il borsino del lavoro, quindi, non si trova finanziato con questa legge, ma esiste finanziato dal Comitato di Solidarietà. Ricordo, tra l'altro, che questo sportello è stato creato con l'Unione Industriale. Mi pare essere andati a buon fine una trentina, tra domanda ed offerta.
A differenza della Regione Veneto, non abbiamo incoraggiato i cittadini argentini a venire in Italia, gli abbiamo rappresentato le difficoltà esistenti. Abbiamo fatto un discorso veritiero perché, personalmente, non posso dimenticare i discorsi di chi dice: "Guai a chi viene a rubare forza lavoro e intelligenza, proponendo cose che poi magari nel loro paese possono deludere".
Ci siamo, quindi, mossi con molta cautela, cercando di monitorare il fenomeno. Abbiamo uffici che stanno lavorando molto bene e colgo l'occasione per ringraziarli. Nel 2003 abbiamo avuto 150 contatti di cittadini, per lo più argentini, che chiedevano informazioni per avere il passaporto e la cittadinanza italiana e 200 vecchi contatti sono stati riattivati dai nostri uffici per dare informazioni più puntuali di collegamento con i Comuni di origine. Tutti sappiamo che quando i nostri piemontesi hanno lasciato il Piemonte, l'Ente Regione non esisteva ancora c'erano i Comuni che hanno avuto contatti diretti.
Noi cerchiamo, proprio per l'attività di coordinamento, di fare fatto il possibile. È chiaro che se le risorse fossero maggiori, potremmo fare di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere per dichiarazione di voto.



MULIERE Rocco

Condividendo le osservazioni espresse dal Consigliere Tapparo, mi auguro che questa seconda Conferenza dei Piemontesi nel Mondo possa, da questo punto di vista, dare indicazioni utili, anche al nostro Consiglio per finanziare idee e progetti.
Su questo Programma daremmo voto di astensione per le osservazioni finora espresse, relative al ritardo con il quale è arrivato in aula. Forse sarebbe il caso di affrontarlo, in tempo utile, nella VII Commissione, per coinvolgere altri Consiglieri che in altre Commissione sono interessati a questioni presenti nel Programma.
Siccome le risorse non sono molte, sarebbe opportuno, sulla base dell'esperienza e delle necessità del momento, fare delle scelte e concentrare più risorse su alcuni capitoli e questioni presenti in questa legge e magari, per quell'anno, spendere meno in altre questioni. Non "spalmare" queste po che risorse per tutti gli articoli presenti nella legge del 1987 e in quella successiva.
Per quanto ci riguarda, daremo voto di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Prima di dichiarare chiusa la seduta, comunico che il Consiglio riprenderà alle ore 15.00 con l'esame del punto 11) all'o.d.g. "Nomine" La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.35 )



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