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Dettaglio seduta n.387 del 01/08/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 0.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Brigandì, Costa Enrico Cotto, D'Ambrosio, Ghigo, Rossi Giacomo.


Argomento: Assestamento di bilancio

Proseguimento esame disegno di legge n. 552: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 552 prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamento ad esso riferiti.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Innanzitutto mi scuso per la durata della sospensione, che si è protratta per oltre un'ora rispetto al tempo che avevamo indicato nella richiesta; credo comunque che sia stato utile, perché la maggioranza si è ampiamente confrontata sul tema che era stato posto all'attenzione dell'aula da parte delle opposizioni.
Anche alla luce di alcune considerazioni che sono state fatte - e non mi riferisco certamente a quelle di carattere prettamente politico pretestuoso o politico-tecniche, ma mi riferisco ad interventi che sono stati svolti dal collega Marcenaro, dal collega Riba e dai colleghi di altri Gruppi dell'opposizione - la maggioranza ha deciso di ritirare l'emendamento rubricato n. 3, avente come primo firmatario il Consigliere Mercurio. Ciò condividendo che la partita del gettone di presenza possa essere valutata nei prossimi mesi, quando lo si riterrà - sono qui presenti gli autorevoli rappresentanti dell'Ufficio di Presidenza, a partire dal Presidente dell'Assemblea - in sede di Ufficio di Presidenza, unitamente alla questione della fiscalità sulla quale avevo sollevato un dubbio in un mio precedente intervento, non fosse altro per chiarirci alcuni dubbi e qualora fossero confermati, trovare una soluzione.
Quindi ritiriamo l'emendamento e, contestualmente, ne prevediamo uno nuovo così come formulato e licenziato in I Commissione alla fine della scorsa seduta del Consiglio regionale relativamente alla norma finanziaria così come ci era stata richiesta; primo firmatario del nuovo emendamento è sempre il collega Mercurio.
Chiedo gentilmente alla Presidenza, se non è ancora stato fatto, di far distribuire il testo ai colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

Comunico che, innanzitutto, a fronte del ritiro dell'emendamento rubricato n. 3, sono decaduti tutti i subemendamenti relativi.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Prendiamo atto del ritiro da parte della maggioranza, dopo una lunga discussione, del terzo emendamento presentato. Noi avevamo avuto modo di dire quanto questo fosse quello più inapplicabile, più grottesco e che creava più problemi.
Detto questo, però, è del tutto evidente che il nostro giudizio complessivo sulla sostanza che viene ad assumere l'intero provvedimento di assestamento, per effetto del voto sui primi due emendamenti - quello votato nella mattinata di ieri e quello votato nella giornata di oggi - che cambiano sostanzialmente e snaturano il provvedimento e che affrontano nel merito e metodo un problema relativo all'indennità in termini che noi riteniamo inaccettabile e gravi, non cambia, come non cambia il nostro atteggiamento emendativo sul testo del disegno di legge n. 552.



PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del provvedimento. E' in distribuzione l'emendamento (primo firmatario il Consigliere Mercurio) che si colloca subito dopo i due commi approvati.
Emendamento rubricato n. 4 presentato dai Consiglieri Mercurio, Cattaneo Angeleri, Dutto, Botta Marco: all'art. 3 è aggiunto il comma 3 bis dopo l'elenco dei commi al comma 1: nell'UPB 09001 tutti i capitoli del Consiglio regionale (10000, 10020 10030, 10025, 10026, 10110, 10210, 10220).
La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Dopo il parere della I Commissione, i proponenti degli emendamenti n. 1 e n. 2 hanno formalmente presentato questo emendamento perché mancava la norma finanziaria. Voglio qui ribadire che quando sono stati presentati gli altri emendamenti la mancanza della norma finanziaria non invalidava la legge, ma la rendeva inefficace. Con questo emendamento si inserisce nelle spese obbligatorie, di cui all'articolo 3 della legge di variazione di bilancio per il 2003, la spesa, le risorse occorrenti per gli emendamenti n. 1 e n. 2.
Personalmente ritengo, assieme credo agli altri firmatari, che con questa norma finanziaria siamo coperti per quanto riguarda il 2003.
Trattandosi di una spesa obbligatoria, per quanto riguarda gli anni a venire, questa norma dà la possibilità di inserire le risorse in questione come spese obbligatorie quindi avranno la precedenza su tutte le altre spese nei prossimi bilanci di previsione.
Ritengo che questa norma sia di per sé sufficiente; qualcuno dice che sarebbe stato più logico già prevederla nella finanziaria. Per quanto mi riguarda, nella gerarchia delle fonti, non esiste una legge regionale più importante di un'altra legge regionale, tutte le leggi regionali sono di uguale rango. Noi stiamo votando un disegno di legge, nella fattispecie il n. 552, quindi con questa norma finanziaria rendiamo efficace la legge in questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Chiedo la parola solo per sapere se è disponibile, come allegato avere la specifica dei capitoli: 10000, 10020, 10030, 10025, 10026, 10110 10210, 10220 per capire da dove provengono le risorse per la copertura.
Non si capisce bene come sia formulato questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze.

Grazie, Presidente.
A chiarimento: l'emendamento ricalca la discussione avvenuta in I Commissione ieri sera o l'altra sera. Praticamente mettendoli nelle spese obbligatorie, questi capitoli del Bilancio del Consiglio sono tutti integrabili pescando dal fondo di riserva spese obbligatorie che è il 15950. Quindi diventa una spesa obbligatoria con il trasferimento automatico dal fondo di riserva della Giunta a questi capitoli del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Chiedo all'Assessore, ma anche ai proponenti - all'Assessore perché è intervenuto su queste cose - se, al di là delle questioni formali, su un problema così delicato, non ritengano la maggioranza e la Giunta, non fosse altro per ragioni di trasparenza, di indicare la dimensione della spesa prevista, quindi del costo previsto di questo provvedimento per i prossimi anni. Francamente mi pare non sia un bel gesto quello di mimetizzare in questo modo; visto che qui molti hanno detto "ci assumiamo la responsabilità".
Noi chiediamo che ci sia un'indicazione di quali sono le risorse previste per questo provvedimento che viene assunto. Coloro che leggeranno questa legge hanno il diritto di sapere per ragioni di trasparenza ...



PRESIDENTE

Per chiarimenti, l'emendamento è stato presentato, intervenga sull'emendamento! Poi ci dice se è d'accordo, se non è d'accordo, se la soddisfa.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Però, bisogna capire gli atti che si votano. Io non riesco a comprendere, però mi pare che ...



CONTU Mario

BURZI Angelo (fuori microfono)



CONTU Mario

Non è un problema nostro.



CONTU Mario

Devi avere pazienza Burzi, io farò una scelta opportuna se mi indichi una scuola o una loggia dove potrò acculturarmi meglio, sono a tua disposizione.
Presidente, ho già accennato prima in un intervento sulla necessità di indicare con chiarezza al Consiglio quali sono i maggiori oneri. Mi pare che, lo ricordava prima il Consigliere Marcenaro, oggi sia stato fornito un dato relativamente al prevedibile incremento di spesa legato all'indennità.
Nessun dato ci è stato fornito sulle ricadute e sugli oneri che deriveranno per tutti gli incarichi in enti strumentali della Regione che hanno come remunerazione per i rappresentanti dei Consigli di Amministrazione l'aggancio all'indennità dei Consiglieri. Questa è una voce di spesa che è stata assolutamente trascurata; però, penso allo IACP, penso al CORECON penso al ...



(Commenti in aula)



CONTU Mario

No, loro sono agganciati alle retribuzioni e alle indennità e non so se genericamente possano essere, in modo indistinto, inserite dentro questa voce e se non sia opportuno far conoscere al Consiglio regionale anche la quantificazione di questi ulteriori oneri per il bilancio della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Ho ascoltato alcuni interventi ed ora vorrei esprimere qualche mia riflessione.
La quantificazione del costo - richiesta dal collega Marcenaro - è stato elemento di un approfondito dibattito in I Commissione dove, di fatto, avevamo presentato, come proponenti dell'emendamento (anche con l'ausilio di alcuni funzionari e con la capacità modesta di fare qualche calcolo matematico) un ordine di grandezza dei costi; peraltro, abbastanza rispondente e coincidente al prospetto distribuito ai Consiglieri nella giornata di ieri, dopo che il dirigente competente del Consiglio regionale l'aveva fatto pervenire alla Presidenza dell'Aula.
Riteniamo, quindi, che non sia così necessario introdurre il costo esatto nell'articolo finanziario perché, di fatto, ve n'è perfettamente traccia, rientrando nelle spese obbligatorie, ed avendo fatto riferimento alle UPB. Sono ampiamente soddisfatte l'una e l'altra condizione: l'una relativa alla conoscenza del costo (avendo anche la stampa a nostre mani sia pure un modo un po' impreciso - con uno specchietto apparso oggi sul giornale) e l'altra, coperto il costo, come giustamente richiesto dalle opposizioni, introducendo la norma finanziaria.
Riguardo all'intervento del collega Contu, al di là di una simpatica dichiarazione che ritengo pretestuosa, è ovvio che si tratta di un intervento volto a cercare di allungare la discussione sull'emendamento.
legittimo, Consigliere Contu, perché non è che introducendo il problema del Co.Re.Com. e di tutti gli aumenti collegati, possiamo risolvere qui il problema. È un problema ed un nodo politico che vede confrontarci da alcune ore e da alcune giornate. Quindi, se si vuole ancora affrontare il nodo politico, lo si deve affrontare dedicando tutto il tempo necessario, senza nascondersi dietro un pretesto tecnico per cercare di vedere se si pu fermare o modificare l' emendamento.
Credo che si possa, nel pieno rispetto di quanto ho ascoltato confermare che la modalità licenziata ieri dalla I Commissione, sia una modalità corretta, sotto il profilo contabile e quindi, con l'inserimento delle UPB di spesa obbligatoria, vi è la copertura finanziaria.
D'altro canto, è ben conosciuto l'ammontare del costo dell'emendamento e la questione del Co.Re.Com. sarà poi affrontata al momento giusto in altra sede, perché nessuno può pretendere di mettersi qui a fare i conti sulla questione del Co.Re.Com. (che, tra l'altro, non devono essere ricompresi in questa legge) o chiedere ai funzionari di fare due conti e preparare un emendamento collegato per mettere a posto quella partita, la cui variazione è sostenibile con il bilancio del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 4.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 137, presentato dai Consiglieri Ronzani Marcenaro, Manica, Placido, Suino, Muliere e Riba: all'art. 3 del disegno di legge n. 552 è aggiunto il seguente comma: "Il gettone di presenza compone l'indennità del Consigliere regionale ed è sottoposto a normale trattamento IRPEF".
Tra l'altro, non è una retribuzione ma un'indennità, e non è un gettone ma un rimborso spese.
La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

E' una questione sulla quale esiste un sistema e un meccanismo di responsabilità. Varrebbe la pena intervenire sulla struttura delle indennità e sulle caratteristiche.
Come ho più volte espresso una parte, rilevante, delle indennità, in particolare quella fissa costituita dagli otto gettoni di presenza indipendenti da qualsiasi rimborso di spesa effettiva (a maggior ragione visto il titolo che lei ha voluto dare a questa materia), costituisce un problema. Il rischio sarebbe di trovarci di fronte non solo ad un fenomeno di elusione fiscale, nonostante il riferimento a leggi che regolano la materia per il Parlamento, ma ad un comportamento stratificato nel tempo.
Infatti non parliamo di cose di cui possa essere fatta risalire la responsabilità a qualcuno recentemente, ma parliamo di un comportamento stratificato nel tempo.
Su questi emendamenti sono state sollevate da molti Consiglieri - il collega Valvo è sicuramente uno di questi - delle perplessità.
Sono disponibile, se il Presidente e il resto del Consiglio convergeranno su questa possibilità, di trasformare l'emendamento in una richiesta e in un impegno, al Presidente e all'Ufficio di Presidenza, di costruire le condizioni di una verifica sul punto, questa potrebbe essere, per quanto mi riguarda, una soluzione.
E' un problema esistente riconosciuto che deve essere esaminato verificato e che richiederebbe, eventualmente, l'elaborazione e la costruzione di risposte adeguate.



PRESIDENTE

Noi non abbiamo competenza nell'assoggettare o meno un regime al normale trattamento IRPEF.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Intervengo, prima, sotto l'aspetto procedurale e poi di merito.
Dal mio punto di vista, l'emendamento potrebbe - uso il condizionale essere irricevibile, in quanto la competenza fiscale è materia esclusiva dello Stato e quindi, difficilmente, un Parlamento regionale può esprimere un voto sull'emendamento, quanto meno così com'è formulato.
comunque, un aspetto marginale su cui pare sia già stato annunciato in una certa situazione, la disponibilità a ritirarlo.
Come ho già espresso in due precedenti interventi, c'è il sempre il dubbio, anche se parrebbe strano - anche qui uso il condizionale - che dopo X legislature (parlo personalmente) circa 40-42 mesi, si scoprisse, di colpo, che alla fine abbiamo percepito gettoni di presenza senza avere la copertura fiscale o, addirittura, a nostra insaputa.
Non sono, quindi, d'accordo sull'elusione. Ad un lavoratore dipendente e noi siamo assimilati ai lavoratori dipendenti - danno la busta paga con ritenute e un CUD a fine anno, il responsabile di un'eventuale evasione o elusione non è sicuramente il dipendente che subisce lo stipendio, ma il titolare, datore di lavoro; quindi la Regione attraverso i rappresentanti legali, i dirigenti e tutti coloro i quali hanno mandato.
Primo punto: l'elusione, quindi, non è imputabile ai Consiglieri o al singolo Consigliere.
chiaro che a questo punto il dubbio deve essere risolto, visto che non è la prima volta che il Consigliere Marcenaro lo solleva. Occorre verificare e credo che debba essere l'Ufficio di Presidenza - l'avevo già espresso nel mio precedente intervento - nei prossimi mesi (non per dilazionare, ma perché ormai siamo al 31 luglio) a verificare la questione del gettone di presenza e poi riferire l'esito.
La porrei in questi termini, invitando il collega a ritirare l'emendamento perché, dal mio punto di vista, c'è una condivisione sul fatto che si possa verificare la situazione (se abbiamo fiducia nell'Ufficio di Presidenza, i tempi li sceglierà l'Ufficio stesso ed eventualmente toccherà a noi esprimere o meno una soddisfazione) e dall'altro, così com'è formulato non è ricevibile, in quanto la materia fiscale è competenza esclusiva dello Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Se ho inteso bene, la proposta del Consigliere Marcenaro è di essere disponibile a ritirare l'emendamento, non tanto per gli esiti che do per scontati, ma a fronte dell'impegno dell'Ufficio di Presidenza di assumersi la responsabilità, in quanto non può tirarsi fuori da questioni inerenti le attività istruttorie.
Esaminando la situazione di altre Regioni, si evince che ve ne sono alcune che non hanno il gettone di presenza; hanno una diaria rapportata all'indennità parlamentare...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, questa attività di verifica può anche essere svolta, non ci sono problemi.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Siccome sono disponibile a ritirare l'emendamento, voglio però prima chiarire che non intendo accusare nessuno, né Consiglieri né altri, di una situazione non dipendente da loro. Prendo semplicemente atto che, siccome sottolineo da tempo l'esigenza, su questo ordine di problemi, di provvedimenti non episodici ma che abbiano il senso di riorganizzare una materia, occorre, a mio avviso, anche un riesame della parte riguardante il rapporto fra indennità e la questione della fiscalità (che si compone di vari aspetti).
Viene posto in questo modo frammentario, caro collega Cattaneo, perch è frammentaria la discussione che stiamo tenendo; se avessimo fatto una discussione d'insieme, probabilmente avremmo fatto un'altra proposta. Dato che stiamo parlando di emendamenti, ci deve essere una risposta costruita negli stessi termini (starei per dire con lo stesso linguaggio).
Questo, però, implica un'altra dimensione del problema: l'esame.
Su questioni riguardanti la riorganizzazione del sistema dell'indennità o dello stato del Consigliere, l'Ufficio di Presidenza dovrebbe verificare nelle forme che riterrà più opportune, il problema (non sto parlando di una verifica fiscale). Alla fine, però, per risolverlo occorrerà avere un parere del Ministero delle Finanze, per vedere come affrontarlo e che vie trovare per risolverlo. Se l'Ufficio di Presidenza si assume questo compito, per me l'emendamento è ritirato, ovviamente se lo assume nelle forme in cui ritiene di poterlo assumere, che non sono io a stabilire.



PRESIDENTE

Va bene, direi che questa attività può essere svolta dall'Ufficio di Presidenza.
Emendamento rubricato n. 138 presentato dai Consiglieri Placido, Marcenaro Riggio e Manica: all'art. 3 è aggiunto il seguente comma: "L'indennità chilometrica è corrisposta solamente dietro presentazione della documentazione relativa alle spese sostenute e/o per il viaggio e/o per i soggiorni a Torino".
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Abbiamo presentato l'emendamento in seguito ai tre presentati, in particolare quello che è stato ritirato, dove la sostanza non cambia.
E' innegabile, se si volesse essere sinceri, che spesso si parla sul come i colleghi residenti a Torino arrivino in Consiglio regionale (chi viaggia in macchina, in treno, a piedi) situazione che ha generato vere e proprie transumanze non politiche.
Avendo esperienza sul come si regolano i rimborsi chilometrici e quali sono gli elementi che determinano la distanza (ticket autostradale e la categoria di autovettura usata) se si vuole affrontare seriamente il problema questi sono gli elementi da prendere in considerazione e non certo, simpaticamente come dice un Consigliere che io voglio parafrasare "da campanile a campanile".
Situazione che ha creato una sperequazione per cui abbiamo il Presidente della Giunta regionale che, alla fine, ha un compenso inferiore a quello di qualche Consigliere del Consiglio. Non ho mai visto un amministratore delegato prendere meno di un più importante direttore generale, cosa che è nota a tutti, ma non ai più.
Allora al di là del voto, che il nostro sarà favorevole, se si vuole affrontare, oltre alla fiscalità, anche un ragionamento serio su come si determina il compenso complessivo del Consigliere, su quali sono le voci da eliminare, alcune situazioni che sono discutibile, eliminare anche piccoli "boatos" su chi arriva come (sto dicendo cose che riguardano si la maggioranza che l'opposizione), questo è il modo per affrontarle. Se l'Ufficio di Presidenza, a seconda delle situazioni, si vuole caricare o togliere alcune responsabilità, noi presentando questo emendamento vogliamo segnalare una situazione, una sperequazione, per certi versi, una situazione non corretta che un Consiglio regionale serio dovrebbe affrontare anche per eliminare situazioni che favoriscono alcuni oltre misura ed, eventualmente, penalizzano altri (perché qualcuno si ritiene penalizzato).
Il nostro emendamento va nella direzione di mettere un punto fermo di chiarezza e di riconoscere un giusto rimborso a chi arriva da distante o da meno distante, evitare situazioni che anche chi le ha fatte, penso che non sia felice di averle fatte. A questo si unisce anche, prendo per buono quello che dice il Consigliere Marcenaro, la doppia firma sul registro dei Consigli e delle Commissioni: uno sforzo per rendere più corretta la nostra presenza in Commissione e in Consiglio riconoscendo a chiunque di noi la giusta distanza (mi rendo conto che chi abita a Torino è avvantaggiato rispetto a chi abita fuori). Al di là di qualche sorriso e di qualche notevole imbarazzo, il nostro obiettivo è quello di sollevare un problema vero, che riguarda quasi tutti anche chi non percepisce dei rimborsi, che io ritengo non sempre giustificati e comunque non corretti. I metodi per riconoscere rimborsi ci sono,lo praticano tutte le aziende.
Se si vuole affrontare il problema, insieme alla doppia firma sul registro e anche altre cose che questa sera non abbiamo potuto, per la situazione, approfondire, penso che varrebbe la pena, se questo Consiglio vuole essere un Consiglio serio, entrare nel merito al di là delle posizioni definite.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo per chiedere, su questo punto, un cenno della maggioranza.
Viene posto un problema, si è ascoltato adesso ci sia una risposta.
Un problema molto semplice c'è che non modifica in nulla se non nell'ordinare un criterio di rimborso delle spese che, semplicemente, si chiede che avvenga dietro la presentazione dei titoli di rimborso. Siamo di fronte ad una situazione che è una delle tante che caratterizzano la condizione e lo Status del Consiglio regionale, non una condizione la quale viene riconosciuta conforme ad un ruolo, ad un prestigio. Non pretendo quando esprimo questi concetti, di parlare di questioni che riguardano Consiglieri del centrodestra o del centrosinistra, ma è possibile che in Consiglio regionale ci sia uno sforzo per guardare obiettivamente un problema e noi non dobbiamo essere in grado di affrontarlo perché, in ciascuno dei nostri schieramenti, c'é qualcuno che ci può rimettere qualcosa? C'é una responsabilità a svolgere un ruolo che si presume avvenga con questa dimensione o invece siamo tutti paralizzati e imprigionati dal fatto se faccio questo o quello. Se faccio questo o quello sono persone del nostro Gruppo, non altri che sono in questa condizione, non per responsabilità loro, ma perché ci sono delle norme così fatte ed interpretate. Non si tratta di colpire, di penalizzare o di affidare delle responsabilità a delle persone, ma di cambiare delle regole delle norme e di fare delle regole più giuste, più trasparenti, più corrispondenti a quello che l'opinione pubblica chiede da noi.
Ma come si fa a non rendersi conto neanche su piccole cose del genere? Se un Consigliere viene in treno deve essere rimborsato con il prezzo del treno, se viene in macchina rimborsato con il prezzo della macchina. Come si fa sostenere il contrario? Perché non dobbiamo trovare una convergenza su questioni così piccole anche se possono non fare comodo a qualcuno - al di qua o al di là anche a me stesso che ne parlo - ma non si può avere una interlocuzione su una questione del genere in un'assemblea come questa.
Siamo tutti prigionieri di cosa?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Questo dibattito ha fatto emergere la necessità, che abbiamo proposto più volte al centrodestra, di destrutturare le nostra busta paga cercando di comprendere quali sono gli elementi che, di fatto, nella loro portata entrano a far parte di diritto alla voce retribuzione e altri che, invece rappresentano elementi accessori.
E' inutile che ce lo nascondiamo, ma c'é una evidente contraddizione: noi abbiamo mensilmente il riconoscimento per 3000 chilometri di percorrenza, che all'anno fanno 36000 chilometri a tariffa ACI. Se si considera una distanza di 200 chilometri da Torino, che vogliono dire 400 chilometri al giorno, per una media di 30 giorni al mese, i conti sono fatti. Sono elementi accessori, rimborsi spese, che ammontano alla modica cifra di 120 milioni annui; in una legislatura, se i conti sono giusti sono 600 milioni di vecchie lire.
E' un bel carico sulla Regione Piemonte! Mi permetto di insinuare, inoltre, un limite della legislazione di riferimento: non si considera la residenza, ma il domicilio. Questa è una stranezza; è come se una famiglia che deve accedere alla graduatoria per un posto all'asilo nido avesse la facoltà di indicare il domicilio, maturando il diritto al posto ed entrando in graduatoria prima di una famiglia residente.
Con questo, non si vuole muovere il dito accusatorio nei confronti di nessuno, però l'impegno di spesa è rilevante e, sommato ad altre indennità accessorie, rappresenta una voce significativa ed il rischio che una possa escludere l'altra, almeno sul piano del rigore, della logica e della non sovrapposizione.
Provo a fare, ora, un ragionamento altro: 400 chilometri al giorno per 275 o 300 giorni all'anno dovrebbe corrispondere a 120 mila chilometri. Se aggiungiamo i 36 mila chilometri per i quali è riconosciuta l'indennità forfetaria, ognuno di noi dovrebbe compiere, in linea teorica, 156 mila chilometri all'anno! E' tutto detto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Presidente, sarebbe stato molto più comodo fare il vigliacco e non intervenire, o essere una maggioranza vigliacca e bocciare questo emendamento.
Preferiamo, invece, la via della chiarezza, come l'abbiamo preferita ieri l'altro, quando abbiamo presentato l'emendamento e incominciato questo percorso. Probabilmente approveremo il disegno di legge - non so se ci riusciremo questa notte - e qualcuno dirà, dopo averci "sputtanati" per due giorni sui giornali: "Hanno approvato gli aumenti di notte".
Ciò che viene posto all'attenzione del Consiglio regionale è sicuramente una questione importante, come quella della fiscalità, come quello che io ho proposto, tra i primi, ma sicuramente nel plotone degli inascoltati, cioè di trovare una modalità da legare al gettone per la presenza reale in Commissione o in aula (la doppia firma, le votazioni; ci sono cinque o sei modalità, basta guardare nei parlamenti dei Consigli regionali in Europa).
Faccio due riflessioni, senza entrare nel tema, perché il Consigliere Contu ha detto abbastanza. Evidentemente, il collega non capisce la differenza rispetto a chi parte da una località che dista 100, 120 o 150 chilometri; se, poi, arriva in macchina, in treno (magari senza pagare il biglietto, perché è un ex parlamentare) o in elicottero, paracadutato, in vespa - come il Consigliere e amico Placido - piuttosto che in monopattino poco importa, perché in questo momento vi è una legge della Regione che stabilisce che il rimborso chilometrico sia calcolato rispetto alla distanza del luogo di residenza.
E' ovvio che questo punto, insieme ad altri (quello della permanenza reale in aula, cioè la partecipazione alle votazioni, ecc.), è importante.
Io, ad esempio, ritengo che dovremmo sviluppare la questione delle votazioni, così l'opposizione - adesso faccio una battuta - qualche volta dovrà votare per forza...



(Commenti del Consigliere Marcenaro)



CATTANEO Valerio

In Parlamento è così, al di là della battuta! Quello che voglio dire è che per noi è politicamente inaccettabile approvare delle norme di questo tipo, senza approfondirle, col solo fine di dare la possibilità all'opposizione di dire: "Le uniche norme moralizzatrici che sono state introdotte in quel provvedimento scandaloso, schifoso e arraffatore" - come l'avete definito - "sono quelle che abbiamo portato noi".
Poiché facciamo lo stesso mestiere, ve lo dico non alla riunione dei Capigruppo o al bar, ma qui in aula, a microfono acceso: per noi questo è politicamente inaccettabile. Penserete mica che siamo "coglioni" al punto da far passare norme come questa (a prescindere dal merito), in modo da mettere l'opposizione nella condizione di fare, domani o dopodomani, un bel comunicato stampa o una bella conferenza e spararci addosso, dicendo: "Le uniche norme...



PRESIDENTE

Consigliere...



CATTANEO Valerio

Chiedo scusa per le parole! "Le uniche norme moralizzatrici" - dicevo - "sono quelle che abbiamo messo noi, in quella legge schifosa".
Questo, per noi, è politicamente inaccettabile e lo diciamo chiaramente, però il merito è altra cosa...



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.



CATTANEO Valerio

Presidente, non mi tolga la parola perché ho diritto a cinque minuti e parlo da 3 minuti e 25...
Il merito è altra cosa: il merito sui rimborsi chilometrici; il merito sulla reale presenza in aula, piuttosto che in Commissione; il merito e le modalità per risolvere questo e quel problema ed altri problemi, con la stessa coerenza e la stessa logica con la quale l'Ufficio di Presidenza è stato eletto, con una maggioranza più ampia rispetto alla maggioranza che lo esprime. Abbiamo piena fiducia nell'Ufficio di Presidenza, pertanto chiedo che lo stesso valuti, anche tenendo conto di quanto è stato sollevato e di quanto è stato detto fino a questo momento e fino al momento in cui andremo a casa (domani mattina o fra dieci giorni) e faccia una proposta organica anche su questo tema.
Questo, perché l'Ufficio di Presidenza ha la nostra fiducia, ma soprattutto perché al suo interno c'è una posizione composita di persone che vengono qui in treno, con la macchina di servizio, con il loro automezzo o, qualche volta, anche a piedi, per dimagrire! Hanno, quindi, la competenza, l'esperienza e la nostra piena fiducia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro, per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Non pensavo di dover ricordare al Consigliere Cattaneo che, quando quest'Aula approva un qualsiasi provvedimento, lo fa perché ci sono i voti della maggioranza e, quindi, checché la minoranza possa dire, la maggioranza ne porta un merito indubbio, al di là di chi è presentatore visto che noi non abbiamo i numeri per approvare dei provvedimenti.
Ridimensionerei, pertanto, quei timori, quando si propone una fase all'Aula e quando questi vengono approvati.
La questione che voglio affrontare è un'altra: vorrei che noi usassimo lo stesso linguaggio e non due linguaggi diversi, a seconda della questione di cui si parla. Avevamo proposto di affidare all'Ufficio di Presidenza una valutazione globale della situazione indennità e di andare, su questa base a una proposta organica. Non siamo noi che abbiamo scelto la via di affrontare, attraverso specifici e singoli emendamenti, su singoli punti queste questioni e non capiamo perché questa linea, così puntualmente rivendicata, sull'aumento delle indennità, sull'aumento della liquidazione e, fino a pochi minuti fa, anche sull'aumento del gettone di presenza, non debba essere ascoltata.
In questo modo, rinunciate, non a regalare qualcosa alla minoranza, ma a dare un segnale giusto ai cittadini di correzione, anche parziale, di una cosa che continuiamo a considerare sbagliata, secondo un indirizzo che ripeto - non abbia altra pretesa che quella di rispondere a problemi e comportamenti particolari.
Ma soprattutto - e concludo - vi invito a rinunciare a ciò che io considero la cosa più importante: a tralasciare - quando si discutono cose di questo tipo - una pura visione di parte. Nessuno mi verrà a raccontare che sulla questione dei rimborsi chilometrici c'è una visione di destra e una visione di sinistra! Non mi convincerete, di questo! Si tratta semplicemente, da un lato, della capacità di fare dei discorsi che tengano conto di elementi razionali e, dall'altro, di essere accecati da una rincorsa a domande talmente particolari da diventare poi personalistiche.
A mio parere, l'unica cosa che emerge, anche in queste piccole cose, è una maggioranza che non può liberarsi da nessun condizionamento. E proprio in queste piccole cose, secondo me - caro Cattaneo - si evidenzia una delle ragioni della vostra crisi e una delle ragioni più profonde di una vostra difficoltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Condividendo il fatto che su questa materia, avendo complessivamente "dissestato" la disciplina delle indennità, è necessario intervenire, dico però ai colleghi proponenti che, anche su questo come su tutto il resto per quello che mi riguarda, non è serio intervenire con un intervento che obiettivamente dissesta ulteriormente il quadro che stiamo definendo. Cioè io sono dell'idea che complessivamente la materia vada rivisitata, ma che adesso una parte del Consiglio regionale scopra, su questo, l'assoluta iniquità di una disciplina che, se non vado errato, venne votata all'unanimità dal Consiglio regionale, forse con qualche astensione, su proposta dell'Ufficio di Presidenza, lo trovo quanto meno curioso.
Concordo sicuramente con i proponenti sul fatto che, nel momento in cui ripeto - "dissestiamo" la disciplina delle indennità, dobbiamo complessivamente intervenire su varie materie, e su questo implicitamente o esplicitamente dobbiamo dare un mandato all'Ufficio di Presidenza per intervenire. Ciò vale per la parte dei gettoni di presenza (di fatto assorbiti nell'indennità base), vale sicuramente per i gettoni di presenza con riferimento alla presenza effettiva nelle Commissioni e nell'Aula però - lo dico con il massimo dell'amicizia - non è che prendendo a "picconate" ulteriormente questa disciplina, noi ne usciamo... Presidente ci sono tumulti a destra.



(Scampanellìo del Presidente)



PALMA Carmelo

Come dicevo, non mi sembra obiettivamente né opportuno né troppo serio intervenire con la stessa logica con cui sono intervenuti gli emendamenti che abbiamo contestato, "picconando" ulteriormente la disciplina delle indennità.
Ritengo molto più logico che anche su questa materia si affidi all'Ufficio di Presidenza una valutazione, perché c'è il problema assolutamente e sempre più vero, visti gli emendamenti approvati, delle indennità fisse , ancorché travestite e dissimulate, dei gettoni di presenza (almeno quegli otto che sono previsti); esiste un problema relativo ai rimborsi chilometrici che erano, nella logica precedente, una forma di esplicita compensazione rispetto ad una disciplina delle indennità tutta sbilanciata su forme di rimborso forfetarie e assai poco centrata sulle indennità di carica. Però, se vogliamo continuare tutta la notte a "picconare" pezzi della disciplina delle indennità, convinti che questa sia la soluzione che vogliamo trovare, non mi sembra - lo dico ai colleghi dell'opposizione - una cosa seria da fare.
Quindi, essendo totalmente convinto del fatto che anche questa materia vada rivisitata, se la dobbiamo rivisitare, rivisitiamola seriamente, ma possibilmente non alle due di notte, possibilmente non azzerandola e sostenendo che l'indennità forfetaria diventa il rimborso viaggio di un abbonamento ferroviario oppure di una ricevuta del benzinaio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 138.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 5 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Ronzani, Muliere e Suino: all'art. 3 è aggiunto il seguente comma: "il gettone di presenza è corrisposto solamente a quei Consiglieri che firmano il registro delle presenze in apertura e in chiusura di seduta".
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Per quanto riguarda la questione politica, valgono le considerazioni che ho già fatto prima.
Si tratta di una problematica rilevante, che peraltro avevamo sollevato anche noi (e tra i primi), che, come ho detto prima, deve essere dipanata con una proposta dell'Ufficio di Presidenza.



(Commenti della Consigliera Manica)



CATTANEO Valerio

C'è poco da ridere, Consigliera Manica, perché ti faccio questo esempio: tu, che arrivi in ritardo da tre anni e mezzo in Commissione, non prenderesti più un gettone e magari...



(Commenti in aula)



CATTANEO Valerio

Lasciami finire! Volevo fare un esempio a te favorevole! Tu, magari arrivi in ritardo di un quarto d'ora, poi invece stai lì per cinque ore fino alla fine, a lavorare e fai il tuo dovere, e non prendi il gettone.
Io, che sono il Consigliere più furbo del Consiglio regionale, vengo lì alle ore 10, quando suona il campanello firmo, vado via, torno dopo cinque ore, rifirmo, e prendo il gettone. Tu hai lavorato e sei penalizzata; io sono furbo, ho fatto niente e lo prendo.
Quindi, se il merito è condivisibile - ed ecco perché voglio demandare all'Ufficio di Presidenza la disciplina di questo tipo di norme - dal mio punto di vista, prima di votare, in modo affrettato, alle ore 1.58 di notte, una norma sulla doppia firma, quando ci sono altre modalità - io ne avrei già altre da proporre - bisogna fare un approfondimento sulla modalità di applicazione che sia penalizzante per i Consiglieri che non lavorano, questo sì, però non è corretto semplificare il tutto con l'approvazione della doppia firma. Le modalità possono essere le più diverse: quattro firme; due votazioni; l'appello; il dover partecipare almeno al 70% dei lavori della Commissione, a prescindere dall'ora di arrivo o di uscita; ecc., ecc.. E' cioè un argomento che va approfondito.
Io ho fiducia dell'Ufficio di Presidenza, del Presidente che ho eletto dei rappresentati della maggioranza, ma anche dei rappresentanti della minoranza. Dall'Ufficio di Presidenza, mi sento rappresentato, da tutti: dall'Ufficio di Presidenza in quanto organo del Consiglio regionale - anche se il nostro Statuto non lo ritiene tale - e dalle persone che lo compongono in questo momento.
Ripeto: si tratta di proposte che sono anche condivise - l'ho detto e voglio che ne resti traccia, ecco perché intervengo - come ho già detto in altre occasioni, ma che devono essere studiate bene e sulle quali dobbiamo confrontarci in modo intelligente.
Su questo esprimiamo piena disponibilità, ma non la disponibilità a votare un emendamento affrettato.



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Per la verità, questa materia è disciplinata da una delibera di Consiglio regionale che identifica anche i casi in cui deve essere corrisposto il gettone. Se siamo d'accordo, lo accettiamo come impegno per l'Ufficio di Presidenza per disciplinare, all'interno di questa delibera che il gettone venga corrisposto a fronte di un'effettiva presenza in Consiglio Regionale. Se può andare bene?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Marcenaro poi, per la dichiarazione di voto, il Consigliere Cattaneo, non ci sono problemi.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Voglio dire una cosa per sgombrare il terreno: non è difficile, come capite, fare polemica. Se il Consigliere Cattaneo riteneva l'argomento tanto urgente, alle 09.55 dell'altra mattina, poteva presentarlo come primo problema e naturalmente nella sua formulazione, con scarsa resistenza dell'opposizione la cosa sarebbe ...
Però, detto questo e lasciata da parte la polemica, io dichiaro questo: non solo io voto quello che ha proposto il Presidente Cota, ma se il Consigliere Cattaneo è così gentile da offrirci una formulazione di suo pugno io ritiro la mia e voto quella del Consigliere Cattaneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo per dichiarazione di voto.



CATTANEO Valerio

Non è accettabile, con tutto il rispetto per il collega Marcenaro, un intervento come quello che ho ascoltato precedentemente; io non voglio smentire quello che ho detto prima.



(Commenti in aula)



CATTANEO Valerio

Posso fare una proposta sbagliata, quanto può essere sbagliata la vostra, comunque ogni proposta richiede del tempo. Perché sono contrario Presidente Cota? Naturalmente nel merito non lo sono. Siccome ho buona memoria - ho già dichiarato di essere passato ad un'alimentazione a base di pesce piuttosto che di carne, rispetto alla mia alimentazione precedente voi cari amici dell'Ufficio di Presidenza, che stimo e che conosco ed ho piena fiducia in tutti, vi siete impegnati, da tempo, con un ordine del giorno a fare una proposta organica che tenesse conto anche di questo.
Quindi l'unica cosa che dovete fare, è di ottemperare a quell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

C'è già una proposta di delibera che abbiamo preparato e che è stata depositata. Dichiarazione di voto anche lei?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ma io cosa devo dire? Io mantengo la mia proposta, perché abbiamo già presentato una deliberazione in tal senso, quindi basta farla andare avanti; la mia posizione è sempre quella.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 5.
Il Consiglio non approva.
Collega Manica, gli emendamenti rubricati dal n. 42 al n. 104 attengono a politiche che sono disciplinate da leggi e che non sono inseribili tra le spese obbligatorie di quell'articolo 3. L'articolo 3 ha come oggetto "spese obbligatorie" e quindi non possiamo inserire nelle spese obbligatorie delle scelte politiche relative a delle leggi. Quindi non sono collocabili all'articolo 3 gli emendamenti dal n. 42 al n. 104.
Mentre gli emendamenti rubricati dal n. 105 al n. 136 sono collocabili al disegno di legge n. 553, provvedimento collegato alla legge finanziaria per gli anni 2003, 2004, 2005.. Su questo punto, va bene, è possibile discutere 2 minuti ciascuno, se volete discutere sulla mia decisione, certo è possibile.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, prendo atto delle cose che lei ci dice, però vorrei farle rilevare che sulla questione stiamo usando ed assumendo comportamenti diversi. Noi abbiamo votato 2 emendamenti (non parlo dell'ultimo che è stato ritirato) che, esattamente per le ragioni per le quali lei ha deciso di spostare una serie di nostri emendamenti nel provvedimento collegato alla finanziaria, andavano prima inseriti nel provvedimento collegato alla finanziaria. Questo succede quando voi fate gli strappi alle regole.
Presidente, capita questo, esattamente questo! Non è che gli emendamenti vanno collocati a seconda delle convenienze che noi abbiamo; vanno collocati da una parte o dall'altra ma sempre da una parte e dall'altra! La storia delle spese obbligatorie, con cui avete, diciamo così, deciso di finanziare gli emendamenti che abbiamo approvato, è stata inventata ieri sera dopo la convocazione della I Commissione.
Le ricordo, Presidente, che addirittura abbiamo già approvato quell'emendamento e che la Commissione si è riunita per discutere come trovare, ex-post, la copertura a quell'emendamento.
Prendo atto delle cose che lei dice; ma le cose che lei dice sconfessano le decisioni assunte dalla Presidenza ieri su altre questioni.
Non ci sono, ripeto, interpretazioni che possano variare a seconda delle opportunità, delle convenienze, no! Una serie di emendamenti, che lei giustamente mi dice vanno collocati nel provvedimento collegato alla legge finanziaria, dimostrano che anche i 2 emendamenti che abbiamo approvato andavano collocati in quel contesto. Presidente lei mi dice: per alcuni di questi non c'è la copertura? E' vero, riuniamo la I Commissione e discutiamo la copertura. Lei dice: alcuni emendamenti che voi proponete devono essere, poiché giustamente comportano una serie di oneri a carico della Regione, discussi nel provvedimento collegato alla finanziaria, perché è in quella sede che vanno discussi gli emendamenti che comportano un aggravio di spese. Sono d'accordo Presidente. Ma questo valeva anche ieri sera, non vale soltanto adesso, vale in ogni caso. A me sembra, francamente, che lei dia un'interpretazione che, dal punto di vista del principio è giusta, ma stride apertamente con le opinioni che voi avete espresso quando abbiamo discusso gli altri emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Mi rivolgo a lei, signor Presidente del Consiglio, che diverse volte richiama noi tutti a ricercare, pure nella dialettica, nella contrapposizione propria della situazione politica che noi stiamo attraversando, un rapporto di comprensione, di dialogo, di collaborazione.
Io le dico, signor Presidente, che una delle condizioni perché questo possa avvenire è che ci sia una Presidenza che sia garante del fatto che almeno una serie di regole essenziali valgano allo stesso modo per tutti e che garantisca, quindi, l'imparzialità almeno dal punto di vista del servizio.
Come ha detto il Consigliere Ronzani nel suo intervento, siamo reduci da giornate e da decisioni che si sono configurate come radicalmente diverse ai criteri e ai principi che adesso lei ci chiede di applicare.
Naturalmente si può discutere, certo le cose da lei dette hanno un fondamento, ma noi le chiediamo, oggi, di pronunciarsi, almeno in questa seduta, coerentemente e conformemente, sul modo con il quale sono state assunte le decisioni su questa materia.
Come ha detto il Consigliere Ronzani - non ricordo se ieri o nei giorni passati - si è approvata una decisione di spesa senza neanche ipotizzare la copertura e applicare l'articolo 80 del Regolamento che prevedeva che la Presidenza inviasse in Commissione il provvedimento.
Voi non potete, salvo introdurre nella discussione e nel confronto un elemento di deformazione che, per forza di cose, ne altera, non solo il merito, ma addirittura la serenità e le condizioni, proporci delle applicazioni così contrapposte, usando come unico criterio il fatto che la maggioranza può fare quello che vuole. Se l'unico criterio che voi usate è che la maggioranza può fare quello che vuole e le regole non valgono nulla perché al mattino le applichiamo in un modo e al pomeriggio le applichiamo in un altro, è evidente che questo induce una dinamica di relazioni, di rapporti e di confronto nel Consiglio regionale, che vanno in una certa direzione.
Per questo motivo noi sottolineiamo che è meglio perdere tre ore in più, quanto comporterà la discussione di questi emendamenti, per ricostruire le condizioni di un confronto affinché le regole siano uguali per tutti facendo in modo che ci sia una Presidenza che risponde a tutti e non semplicemente alla logica di una maggioranza. Mi riferisco ad una Presidenza largamente intesa, perché non era Lei in quel momento a presiedere, ma il Vicepresidente Toselli.
Le chiediamo, Presidente, questo sforzo nella serata di oggi, per non assistere ad un atteggiamento dove lei invoca delle cose, di cui riconosciamo la fondatezza, ma in palese contraddizione con la prassi esercitata pochi minuti prima, tale da inibire le condizioni di un confronto sereno e da rendere più aspra e più difficile una discussione che di per sé lo è già abbastanza.



PRESIDENTE

Prendo atto delle sue riflessioni, ma, a mio giudizio, sono due casi diversi. Ad ogni modo una parte di questi emendamenti viene collocato automaticamente sulla legge finanziaria e quindi è possibile discuterli ed esaminarli.
La parola ad Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Presidente, intervengo sulle sue comunicazioni.
Al di la delle ragioni di coerenza che venivano enunciate, ma non si capisce perché tecnicamente una parte di spesa rigida non possa essere ricompresa nella spesa obbligatoria, che in realtà è tale solamente in virtù della norma di copertura finanziaria che ha consentito di coprire gli oneri di quella spesa. In realtà quello diventa capitolo di spesa obbligatoria e diventa la norma obbligatoria di copertura semplicemente perché qualcuno ha avuto la bella idea di introdurre in quel punto l'emendamento, perché se lo inseriva altrove temo che anche le modalità di copertura sarebbero state diverse. Ammettendo che la spesa rigida non pu essere coperta da un incremento della norma di copertura della spesa obbligatoria, continuo a non capire per quale ragione altri emendamenti comportanti maggiori spese per la Regione, secondo un principio che ieri abbiamo stabilito, in presenza di norme di copertura che possono darsi, al di là della norma di copertura che si é data sulla questione dell'indennità in forma diversa, non possano essere accolte nell'assestamento.
Si può capire perché decade tutto ciò che è collegato all'articolo 3 ma obiettivamente non riesco a capire perché decade tutto il resto.



PRESIDENTE

Sono tutti collocati all'articolo 3.



PALMA Carmelo

Allora perché c'é una doppia motivazione? Lei ha dato una doppia motivazione.



PRESIDENTE

Perché sono due gli emendamenti. Alcuni emendamenti insistono sulle UPB. L'operazione di spostamento delle UPB è l'operazione che viene fatta attraverso il provvedimento di legge finanziaria.



PRESIDENTE

MARCENARO Pietro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Perché non rimanda il provvedimento in Commissione, chiedendo il parere della I Commissione?



PRESIDENTE

Stiamo parlando di due cose diverse.
Provo a rispiegare l'iter, chiedendo scusa, forse non sono stato chiaro.
Abbiamo degli emendamenti che non sono classificabili tra le spese obbligatorie, ma sono emendamenti che attengono a scelte di politica legislativa collegate a delle leggi, di cui si chiede l'implementazione.
Quindi non possono essere collocati nell'articolo 3. Questo è un tipo di emendamento. L'altro tipo di emendamenti, invece, opera sulle UPB e queste sono tutte collocate nella legge finanziaria. Questo è il motivo.
Passiamo all'articolo 3.
La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Voteremo contro l'articolo 3, in quanto così formulato, abbiamo avuto occasione di dirlo prima, snatura completamente quello che è l'assestamento di bilancio, così come ci è stato presentato e come l'abbiamo discusso in Commissione in virtù dell'inserimento, all'interno di questo articolo, di tre emendamenti, di cui due sono stati votati, che modificano la struttura dell'indennità dei Consiglieri.
Noi riteniamo che questo sia stato un atto sbagliato nel metodo e nel merito, probabilmente era un po' nella vostra percezione. Se non lo fosse stato non avreste avuto bisogno di presentarlo in quel modo nella mattinata di ieri, facendo quel tentativo. Avreste, invece, fatto una cosa diversa. Noi, pur essendo contrari a questo provvedimento e al merito dello stesso, non abbiamo mai detto che sia vietato discutere della materia in Consiglio regionale, che sia vietato ad una maggioranza avanzare una proposta in questa direzione. Non lo abbiamo mai pensato. Vi abbiamo invece detto che la proposta che andava avanzata su questa materia doveva essere una proposta organica che rivedeva e riorganizzava completamente la struttura stessa dell'indennità (anche di quelle voci fuori dall'indennità che tanta discussione hanno provocato in quest'Aula) attraverso un processo di razionalizzazione della stessa e delle voci esterne alla struttura dell'indennità.
Tale processo avrebbe consentito di giungere ad una proposta che fosse maggiormente improntata ad un criterio di razionalità e di equità permettendo all'Aula di affrontare un discorso complesso e difficile - su cui magari ci sarebbero state posizioni diverse nell'espressione di voto alla luce del sole, in modo aperto, in modo serio e attraverso una strutturazione diversa.
Avete voluto scegliere il tema più complesso e più controverso rispetto al quale è più complicato affrontare il discorso. L'avete voluto affrontare nel modo peggiore, nei tempi peggiori e con i contenuti peggiori, aprendo una serie di problemi infiniti; tant'è che quando vi abbiamo posto questioni vere e reali, siete dovuti ricorrere alla negazione dei problemi stessi e ad una sera di deleghe infinite all'Ufficio di Presidenza (rispetto alle quali non so come si riuscirà ad organizzare un provvedimento).
Per concludere, siete riusciti a fare tutto questo in un momento particolarmente grave della vita del Consiglio regionale e di questa Istituzione; un momento in cui la politica non viene vissuta come un elemento alto per cui valga la pena, da parte dei cittadini, spendere parte della vita quotidiana. L'avete fatto proprio in questo contesto.
La nostra contrarietà è completa perché, per realizzare una vicenda come questa, avete seriamente deciso di affrontare il rischio di non arrivare al voto sull'assestamento e sulla Finanziaria.
Questo punto era più importante e poteva passava davanti a tutto.
Proprio quando interessi troppi particolari di ceto, o di casta separata, diventano prevalenti rispetto all'interesse generale (che invece dovrebbe essere l'elemento assunto da quest'aula) si manifestano, in modo palese, crisi e cadute dei regimi di qualsiasi sorta di Governo, perché la maggioranza che rimane non è più una maggioranza politica e programmatica di governo, ma semplicemente una maggioranza numerica



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3 nel suo complesso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo.
La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Di solito, dopo una discussione di questo genere si fanno dichiarazioni di voto.
La nostra opinione è che siamo di fronte ad un fatto politicamente grave: un errore, non dal punto di vista di un semplice confronto tra le parti, ma rispetto alla società piemontese, di sottovalutazione dei problemi ancora aperti fra la politica e "il resto del mondo" (come si direbbe in termini calcistici), che i fatti di questi giorni nella nostra Regione aggravano.
Dovrebbe essere dato atto che nella discussione e nei fatti che hanno caratterizzato la vita dell'Istituzione piemontese in questi giorni l'opposizione ha mantenuto il senso della misura, riuscendo, sia pure nella chiarezza di una valutazione politica, a mantenere un profilo di correttezza.
Mi pare che il vostro atteggiamento sul punto non corrisponda alla stessa sensibilità. È nostra convinzione che il vostro modo di decidere invece che aiutare la politica e le nostre Istituzioni ad essere più forti le indeboliscano.
Di fronte ad una materia delicata che costituisce elemento sul quale vale, per chi fa politica, il giudizio dell'opinione pubblica, pare che nella vostra iniziativa politica non ci sia quello sforzo per presentare materie esposte a rischio di qualunquismo (in un modo che l'opinione pubblica posa conoscere, apprezzare e capire) Questo, credo, sia un punto che non depone a favore della prospettiva che abbiamo di fronte.
Nei mesi che rimangono di questa legislatura avremo di fronte appuntamenti importanti: lo Statuto, il Regolamento, la legge elettorale.
In questi mesi, come Gruppo, abbiamo lavorato per portare avanti questa prospettiva, usciamo dal confronto con minore fiducia, con minore convinzione sulla possibilità che questi obiettivi siano oggi alla nostra portata. Per realizzare questi obiettivi, a nostro parere, c'é la necessità di sapere o mettersi al di sopra di tutto. So benissimo di non essere il più adatto, per mio temperamento, a invocare questo tipo di cose, ma parlo da punto di vista politico, non "temperamentale". Per questo considero doppiamente negativo il segno che oggi, attraverso questa scelta, viene trasmesso alla sensibilità dell'opinione pubblica. Un giudizio, su questa situazione, in prospettiva alla possibilità di sviluppo di un confronto che mi par esca indebolito dal vostro atteggiamento e dalle vostre scelte



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Per dichiarazione di voto, per ribadire il nostro no ad un provvedimento che presenta caratteri di iniquità gravissimi. Tanto più inique le norme approvate, se rapportate alle condizioni medie reddittuali di vita e di rendita della nostra popolazione. E' una offesa, l'ho già detto in un precedente intervento, alle migliaia di cassintegrati, ai pensionati al minimo di pensione, alle nuove e vecchie povertà della nostra regione.
L'incremento della voce di spesa sul Bilancio regionale dal 1998 ad oggi, con il provvedimento di oggi, passa dal 30 al 50% in cinque anni. Se si tiene conto che, in cinque anni, l'indici di inflazione ammonta al 12 qui sta l'iniquità. Le nostre prebende, le nostre indennità di carica, sono cresciute del 50% in cinque anni. Questa è la ragione che motiva il nostro no, ma ce n'è un'altra, ed è l'uso dello strumento. Nel dibattito è ben emersa questa disparità. Voi avete scelto uno strumento improprio, come quello della legge di assestamento, per modificare una legge e i guasti in questo caso benevoli, creati se attuati su altri aspetti che regolano le indennità accessorie avrebbero sicuramente aggravato il quadro. Non ci si può improvvisare nella modifica delle leggi e questa era un'improvvisazione ben coltivata: si sapeva qual era l'obiettivo, l'obiettivo è stato raggiunto, ripeto non fa onore a questo Consiglio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 Consiglieri Hanno votato Sì 33 Consiglieri Hanno votato NO 16 Consiglieri Il Consiglio approva



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proposta di deliberazione n. 282: "Legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 e successive modificazioni. Piano territoriale della Provincia di Torino" (richiamata in aula ai sensi dell'art. 34, comma 4, del Regolamento)


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 282, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Botta, per l'illustrazione.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Il Piano territoriale della Provincia di Torino definisce partendo dalle normative del Piano territoriale regionale (che individua una serie di impegni provinciali) proprie indicazioni in materia di trasformazione del territorio che affronta con politiche proprie di competenza diretta oppure attraverso l'obbligo, per i comuni, di adeguare gli strumenti regolatori comunali. L'insieme di queste indicazioni è specificata attraverso una serie di strumenti che incidono in maniera diversa sugli obblighi di adeguamento dei piani.
L'impostazione generale è stata tradotta dalla Provincia di Torino in uno strumento di non grande dettaglio cartografico, ma che si caratterizza principalmente in una indicazione di azioni, sostanzialmente di carattere istituzionale, che consentono alla Provincia di Torino di governare il piano attraverso una serie di "conferenze di pianificazione" che permettano di realizzare un piano non esclusivamente basato sulle norme tradizionali della pianificazione e dell'urbanistica, ma imperniato sul dialogo tra le diverse istituzioni competenti. Questa impostazione non ha però svuotato completamente lo strumento sotto l'aspetto tradizionale. Infatti il Piano cercando il raggiungimento dei propri obiettivi secondo le strategie definitile per il governo del territorio determina, in alcuni casi anche in maniera molto dettagliata, dei percorsi normativi che definiscono dei compiti precisi ai comuni per l'adeguamento dei propri strumenti urbanistici, in questo modo esercitando la propria competenza di coordinamento delle politiche territoriali.
La Provincia determinando specifiche politiche del territorio si scontra - in alcuni casi - con le scelte operate dai comuni nei propri strumenti urbanistici cercando, in questi casi, di definire una politica coordinata in grado di perseguire una complessiva politica territoriale capace di raggiungere gli obiettivi individuati. Nello specifico il Piano territoriale provinciale di Torino, nel perseguire le proprie strategie di politica territoriale, individua (soprattutto nei settori delle residenze e dei trasporti) elementi normativi estremamente puntuali, e, alcune volte in contrasto anche con le politiche regionali. Per superare queste situazione - al fine di rendere effettivamente compatibile il Piano territoriale provinciale di Torino con il Piano territoriale regionale - la Giunta regionale, nel formulare la propria proposta di deliberazione per l'approvazione, in forza dell'istruttoria svolta dai propri Uffici e sulla base di quanto espresso dalla Commissione Tecnica Urbanistica e dalla Commissione regionale per i Beni Culturali" - il collega Vaglio ha seguito l'esame - "ha inserito una serie consistente di variazioni, soprattutto delle norme tecniche di attuazione (ma, per rendere omogeneo il tutto, ha anche introdotto una serie di correzioni nella relazione e nelle tavole) in modo da poterlo dichiarare compatibile con le politiche regionali, in particolare con il Piano territoriale, e per ammorbidire, seppure non travalicando le autonome scelte effettuate dalla Provincia, i contrasti esistenti con le politiche comunali in atto, che sono state approvate dalla Giunta regionale.
Questi cambiamenti definiti dalla Regione (la Provincia ha tecnicamente redatto i nuovi elaborati, ma non ha formalmente approvato i cambiamenti introdotti) hanno costruito un nuovo Piano territoriale che soprattutto nella sostanza, si differenzia con lo strumento originale adottato dal Consiglio provinciale.
Il nuovo Piano territoriale così costruito rappresenta la proposta della Giunta regionale o, più semplicemente, la versione nella quale la Giunta regionale lo ritiene conforme con il proprio strumento di pianificazione, per l'approvazione consiliare.
Le variazioni introdotte nella maggior parte dei casi diminuiscono il livello della cogenza normativa del Piano, modificando gli obblighi in indirizzi e, conseguentemente, le indicazioni normative da prescrizioni in raccomandazioni. In questo modo, lo strumento si presenta con una maggiore attenzione alle politiche comunali e alle loro autonomie di scelta e di definizione delle singole politiche territoriali. Oltre a ciò, dopo l'adozione del Piano territoriale, la promulgazione di nuove normative (quali, ad esempio, la legge sul commercio o il Piano per l'assetto idrogeologico) hanno reso necessaria una serie di adeguamenti per renderlo coerente con queste politiche settoriali non considerate, oppure trattate in maniera non più conforme con il nuovo quadro normativo del Piano territoriale provinciale stesso.
Pertanto, il Piano territoriale in discussione in Consiglio regionale per la definitiva approvazione, che, ai sensi di legge, deve essere fatta anche in relazione alla compatibilità con il Piano territoriale regionale e le politiche regionali in atto, rappresenta lo strumento, così come ho ricordato poc'anzi, definito dalla Giunta regionale più che quello precedentemente adottato dal Consiglio provinciale".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente. Sulla discussione generale di questo Piano ritengo si debba capire, senza voler entrare nel dettaglio - cosa che faremo dopo nella discussione degli articoli e degli emendamenti - al di là della relazione dell'Assessore, molto tecnica e generica, cos'è questo Piano territoriale di coordinamento.
Intanto, dal nostro punto di vista, è un Piano superato e datato; non dimentichiamo che è stato realizzato dagli estensori nel 1998 (cinque anni or sono), quando non c'era una serie di normative e leggi regionali. Da allora, certe normative e disposizioni legislative sono state innovate, a livello regionale, senza essere riportate su questi Piani.
Già a livello di Commissione, prima ancora che il Presidente richiamasse in aula questo documento, abbiamo presentato una pregiudiziale per segnalare che, come ha ribadito l'Assessore Botta, dopo che la Giunta regionale aveva chiesto delle modifiche, delle integrazioni e variazioni anche alle tavole, oltre che alle norme di attuazione, questo Piano non è stato rimandato al Consiglio provinciale per il riesame e l'indirizzo politico che, per legge, spetta allo stesso.
Da questo punto di vista, rileviamo che il Piano presenta, anche nell'iter formale, una grave lacuna: la mancanza di un parere legittimatorio da parte del Consiglio provinciale, salvo il parere di prima battuta, quello dell'aprile '99, che consentiva al Consiglio provinciale di esprimere un parere di massima, prima delle modifiche sostanziali e delle molteplici varianti che la Giunta regionale aveva richiesto e proposto.
Faccio, poi, notare, sempre per parlare di errori di iter, quindi di quelle che a nostro giudizio potrebbero rivelarsi vere e proprie pregiudiziali all'esame di un documento del genere, che le Province e le Città metropolitane - come recita l'articolo 9 ter della legge - avrebbero dovuto predisporre obbligatoriamente, con un atto consiliare, un Regolamento relativo allo svolgimento delle riunioni, di cui al secondo punto, comma a), dell'articolo 1 e dell'articolo 9 ter, primo capoverso cioè la consultazione dei Sindaci e delle Comunità montane, che doveva avere un iter e una ripetitività programmata e calendarizzata.
Questo non c'è stato. Ricordo che nel '98 (l'anno in cui la Provincia ha mandato la copia del Piano ai Sindaci) ero Sindaco di un piccolo Comune ma non si è verificato altro che ricevere la copia del Piano provinciale per esprimere un parere in tempi molto brevi, senza avere una ripetitività di consultazione né, tanto meno, per avere una dotazione o una conoscenza di un Regolamento che prevedesse che i Comuni fossero ascoltati e consultati.
Non so - perché non mi è dato di conoscere nell'iter istruttorio - se la Provincia di Torino abbia deliberato il Regolamento previsto dall'articolo 9 ter, ma è chiaro che, non vedendolo e non avendone conoscenza, devo dare per scontato che questo Regolamento non ci sia. Devo pensare, come è successo col mio Comune e altri Comuni che conosco, che le consultazioni vere e proprie, quindi la procedura di formazione di un Piano territoriale in concomitanza con il Comune, non siano avvenute.
Chiedo al Presidente che si faccia parte diligente nel chiedere alla Provincia di Torino una copia del Regolamento previsto dal punto 3 dell'articolo 9 ter, per verificare se è avvenuta, e in che modo, questa consultazione.
Aggiungo, poiché il Piano è stato modificato sostanzialmente e integralmente con le richieste di modifica da parte della Giunta, che la Provincia avrebbe dovuto, non solo rivedere, rielaborare e riportare il Piano territoriale in esame al Consiglio provinciale, ma, essendo stato completamente modificato, avrebbe dovuto riconsultare i Comuni e le Comunità montane rispetto a questo nuovo elaborato, questa nuova serie di documenti, cosa che non è stata fatta.
Il Piano territoriale non è stato rimandato ai Comuni né sono riavvenute le consultazioni.
Innanzitutto credo, senza entrare nel merito del piano, che queste considerazioni siano sufficienti a far capire che stiamo trattando di un documento, ancorché la Giunta abbia voluto esaminare e proporre all'esame del Consiglio e non abbia voluto prevaricare o forzare la mano nell'andare a formalizzarsi eccessivamente sull'iter, "mancante". Si tratta della prima ed evidente dimostrazione che la Provincia di Torino ha fatto, rifatto e modificato di proprio arbitrio, come Giunta, senza tenere conto n dell'indirizzo politico del Consiglio Provinciale, né della consultazione obbligatoria che avrebbe dovuto rifare con tutti i Comuni e con tutte le Comunità montane.
Quindi io, da questo punto di vista, per ora, lo pongo come riserva in attesa del dibattito e degli argomenti e dei punti; pongo una pregiudiziale reale all'esame di un documento così elaborato e così complicato.
Voglio poi segnalare - e mi richiamo all'intervento del Capogruppo Angeleri svolto nel tardo pomeriggio circa non l'ultima lettera che la Presidente della Provincia Mercedes Bresso ha inviato al Presidente Ghigo ma circa le altre lettere e gli altri interventi che la Presidente ha fatto ripetutamente sia in Commissione, sia nella conferenza dei Capigruppo politici, sia sui giornali, laddove è evidente, e mi riferisco all'ultimo articolo di sabato mattino, laddove la Presidente della Provincia apparentemente "infuriata", e uso un termine eufemistico, diceva che in questo modo con queste ipotesi di emendamenti, che alcuni Consiglieri regionali volevano porre, si sentiva offesa perché sentiva violentata l'autonomia della Provincia.



(Commenti in aula)



MANOLINO Giuliano

Sì, parliamo solo della Provincia.
Credo che questo sia un segno chiaro di che cosa vuol dire pensare di prevaricare i Comuni, togliere l'autonomia ai Comuni per poi fare in modo che l'autonomia diventi solo provinciale. Poi quando entreremo nel merito del Piano vedremo tutti i vari settori nei quali questo Piano è dittatoriale e demagogico.
Dicevo questo perché il coraggio e la sfrontatezza, con la quale la Presidente della Provincia si permette di caricare di "improperi" i Consiglieri regionali che in qualche modo vogliono intervenire per dibattere un documento di questo genere, mi fa pensare che "nasconda" in un senso anche in questo caso eufemistico, perché è palese ed evidente, una chiara volontà di disporre di un documento e di un elaborato che condizionerà perfettamente tutti i Comuni, esautorando addirittura l'Assessorato Regionale dalle sue competenze di approvazione dei Piani regolatori.
Mi stupisce che il collega Chiezzi, esperto di tecnica urbanistica e di pianificazione territoriale, su questo caso non abbia notato queste anomalie. Comunque ne parleremo poi più avanti.
Vorrei invece entrare nel merito di una questione molto semplice.
Questo piano, come dicevo, è datato (perché risale al 1998) ed è senza colpe, ripeto senza colpe, al di là dell'eccesso di zelo che gli estensori hanno dimostrato e che dibatteremo negli articoli, ma senza colpe sul fatto che non si poteva prevedere questo ritardo che, per una serie di motivi si è verificato ha fatto sì che ad oggi a noi sia arrivato un documento che contrasta con un certo numero di leggi regionali che nel frattempo si sono attuate e sono diventate esigenti. Questo è secondo me un fatto molto grave, perché noi ci accingiamo oggi a discutere un documento che non ha più rispondenza alle reali, effettive necessità legislative che oggi si stanno dibattendo.
Noi, per esempio oggi, abbiamo nuove leggi che disciplinano la valutazione di impatto ambientale, il PAI, la nuova legge sui rifiuti che disciplina la regolamentazione dei bacini omogenei d'utenza, dei bacini consolidati. Chiedo al Presidente se è possibile concedermi ancora qualche un minuto in più.



PRESIDENTE

Un minuto in più é possibile, un minuto va bene.



MANOLINO Giuliano

Abbiamo nuove leggi in campo elettromagnetico che prevedono l'individuazione, sulle tavole del Piano dei siti dei Comuni, in base alle competenze l'allocazione. Questo Piano nel 1998 non aveva queste esigenze.
Abbiamo la viabilità che è da rivedere completamente perché innanzitutto ha un tracciato dell'Alta velocità che non è rispondente al reale tracciato e andrebbe modificato. Ha un tracciato di un'anulare metropolitano e di una pedemontana del quale peraltro io non ho visto nei documenti nessun elaborato, nessuno studio sia di valutazione di impatto ambientale sia di una rispondenza politica. Non è stato concertato, pur essendo una competenza regionale perché tocca parecchie Province, è stato inserito d'ufficio un tracciato che definirei davvero vincolante e prevaricante per tutti i Comuni che sono interessati.



PRESIDENTE

Grazie, Manolino. Non può continuare!



MANOLINO Giuliano

Ho finito. I sistemi di diffusione urbana, Presidente, che sono diametralmente opposti ai bacini consolidati di utenza non solo della diffusione urbana ma dei servizi.
Poi c'è la devolution: abbiamo approvato una legge regionale che dà delle competenze ai comuni. Questo Piano, che è stato stilato prima dell'entrata in vigore della legge n. 44/2000, evidentemente non ne tiene conto. Ma direi che non ne tiene conto non solo perché non c'era la legge ma non ne tiene conto perché quel famoso eccesso di zelo fa sì che su questo Piano abbiamo addirittura le prevaricazioni normative di indici di cubatura tali da farlo diventare un Piano regolatore. Ora io...



PRESIDENTE

Manolino, per favore, è un intervento non una requisitoria!



MANOLINO Giuliano

No, no è solo un primo intervento. Termino dicendo che ritengo - è l'ultima analisi - questo documento non esaminabile in questa sede; perch Presidente, io vorrei sapere come si può con questi documenti illustrare ai colleghi Consiglieri le anomalie, gli errori, il non rispetto delle leggi in un aula come questa.



PRESIDENTE

Grazie. Scusi Manolino, per cortesia adesso mi tolga dall'imbarazzo grazie. Ho iscritti ad intervenire i Consiglieri Marengo, Angeleri, Bolla Muliere e Burzi.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Marengo, per cortesia, si organizzi il tempo in modo che possiamo stare nei 10 minuti perché ci sono molti interventi.



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente. Starò sicuramente nei 10 minuti. Senza problemi.
Siamo ancora a monte di quella che sarà la lunghissima discussione, il lunghissimo dibattito che ci vedrà impegnati sicuramente non solo questa notte, ma credo che ormai si debba ipotizzare il mese di settembre per entrare nel vivo di questo Piano. Anche perché, sicuramente, non si pu pensare di far passare un Piano così in un paio d'ore, cioè un qualcosa che va a lavorare l'intero territorio della Provincia, con serenità e approfondendone le problematiche, credo sia impossibile approvarlo in una notte. Darei per scontato questo aspetto, anche perché diventerebbe imbarazzante, Presidente, discutere un documento che è stato preceduto da una lettera su carta intestata "Provincia di Torino", protocollata il 29 luglio 2003 (protocollo n. 13416 Regione Piemonte), a firma Professoressa Mercedes Bresso, nella quale la Presidente della Provincia, con un'arditezza che non è solo inaudita ma inaccettabile, osa e si permette di scrivere: "Non è ammissibile che la protervia di un Gruppo di Consiglieri regionali impedisca l'attuazione...". Ma scherziamo? Ma la Professoressa Mercedes Bresso sa cos'é la democrazia? Sa cos'é l'istituzione? Sa cos' un aula consiliare? Con quale diritto firma una lettera di questo genere? E non solo. In seconda frase - probabilmente la Presidente Mercedes Bresso è professoressa in materie scientifiche e non umanistiche - dice: "...e per evitare uno strappo istituzionale che non potrà restare senza conseguenze se, come ancora spero non accada, il Palazzo Lascaris dovesse modificare il Piano della Provincia". Stia tranquilla la Professoressa perché il Palazzo Lascaris non può modificare nessun Piano, perché non mi risulta che un palazzo modifichi i Piani della Provincia. Ma probabilmente è professoressa in materie scientifiche e non certo umanistiche.
Leggo nella prima pagina di questa lettera: "Insomma: i Consiglieri regionali della maggioranza si sostituiscono al Governo provinciale e al tempo stesso bocciano quello regionale", al di là dei due punti, ma si tratta di un mero errore di punteggiatura. Ma come? Decide la Professoressa Bresso qual è il ruolo dei Consiglieri regionali? Questo è inaccettabile e ripugna chiunque abbia il senso della democrazia, il senso delle istituzioni e il senso del ruolo di quest'aula.
E questo tanto per entrare in quelle che sono state le fasi intimidatorie precedenti a questa vicenda che, finalmente, giunge a dibattito.
Al di là delle intimidazioni, che non ci fanno certo paura, della Presidente Bresso, futura Europarlamentare se questa polemica con Vattimo che è in corso...



PRESIDENTE

La invito a concludere il suo intervento nel dieci minuti previsti.



MARENGO Pierluigi

In ogni caso, entriamo nel merito e tralasciamo le valutazione sulla somma Presidente ("somma" perché spiega a tutti cosa devono fare, la Re Sole di questa Provincia).
L'Assessore ha illustrato benissimo l'iter di questo Piano provinciale.
Questo Piano provinciale si è dimostrato, sin dall'inizio, non idoneo tant'è che l'Assessore ha detto che si dovuti intervenire, apportare modifiche, rielaborare e fare tutta una serie di interventi, con ci evidenziando quanto poco la Provincia sia in grado di interpretare le normative. E poi la Provincia viene a dirci che siamo tenuti ad accettare perché la normativa è quella! Proprio il percorso di questo Piano dimostra l'incapacità, a livello provinciale, di elaborare un Piano, perché su questo Piano la Giunta ha dovuto lavorandoci molto. Mi preoccupa, in particolare, una frase riportata dall'Assessore, perché mi lascia veramente titubante su tutta questa vicenda. Si riferiva alla seconda passata, naturalmente corretta perché era una cosa assolutamente illeggibile e fuori da ogni norma di legge.
L'Assessore ha detto: "La Provincia non ha formalmente approvato la seconda stesura". Vorrei sapere dall'Assessore cosa significa questa frase, perché l'approvazione è formale e sostanziale. Non c' un'approvazione sostanziale in assenza di un'approvazione formale. Allora se non è stato formalmente approvato, non è stato approvato. Se non è stato approvato, vuol dire che non c'è, perché una cosa non approvata è una cosa che non c'è, che va iscritta alla categoria dell'inesistenza, del mero esercizio accademico di qualche studioso che ha elaborato un qualcosa che l'istituzione non ha mai approvato e che è rimasto frutto della mente di un qualche personaggio, sicuramente esperto, che, non avendo altre cose con cui impiegare il proprio tempo, ha steso questo studio, questo insieme di norme e disegni.
Questo è un aspetto che mi ha veramente lasciato titubante: "non ha formalmente approvato". Ma allora su cosa discutiamo? Se non è formalmente approvato, mi chiedo se ha un senso che si sprechi questa notte per la discussione generale e tutte le giornate future che andremo a sprecare a settembre per scendere nei particolari di tutti gli emendamenti (credo siano già più di un centinaio) che stiamo producendo.
Concludo il mio intervento dimostrando quanto è stato valido, capace e puntuale nello stendere questo Piano colui che l'ha steso: nel 2006 si terranno le Olimpiadi a Sestriere, a Sauze e in altri Comuni. Ebbene questo Piano li ritiene "piccoli paeselli di interesse provinciale". Siamo veramente al paradosso. La Provincia indica i siti olimpici come "piccoli paeselli di mero interesse provinciale".
Con quest'ultimo aspetto sono esauriti i minuti a mia disposizione ma non riuscirei a dire altro, perché è talmente grossa l' affermazione che mi devo fermare. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, colleghi del Consiglio, ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell'Assessore Botta rispetto al Piano territoriale della Provincia di Torino.
Oltre che collega sono amico dell'Assessore Franco Botta e quindi conosco le sue doti e le sue capacità, ma anche la sua moderazione. Nelle sue parole ho colto alcune difficoltà, illustrate anche nella relazione stessa, in particolare quando si parla - più volte ripetute - di contrasti con i Comuni.
un aspetto che mi preoccupa, perché il Piano della Provincia di Torino, così com'è illustrato e formulato, è sicuramente fonte di un imbrigliamento che andiamo ad inserire al di sopra dei Piani regolatori dei vari Comuni, che fanno sì che sia messa veramente in difficoltà l'autonomia dei Comuni stessi. Nella relazione l'Assessore scrive: "Per rendere compatitile questo Piano abbiamo dovuto fare una serie di interventi perché c'erano e abbiamo riscontrato dei problemi e delle difformità tra questo Piano e i Piani regolatori di alcuni altri Comuni", cioè alcune indicazione che arrivavano dai Comuni della provincia.
Sfogliando il Piano ed esaminando le norme di attuazione, mi sono dilettato a leggere le direttive e le prescrizioni illustrate a chiare lettere: "Direttive: costituiscono norme operative che debbono essere osservate nell'attività di pianificazione di programmazione provinciale sub-comunale e comunale, nonché negli atti amministrativi regolamentari degli ente locali di diritto pubblico, dalle quali è possibile discostarsi solo motivando le ragioni delle proprie scelte diverse. Prescrizioni: costituiscono norme vincolanti e si riferiscono ad elementi del Piano individuati e delimitati nelle tavole o a categorie di beni individuabili in base alle loro caratteristiche fisiche distintive. Le prescrizioni prevalgono automaticamente nei confronti di qualsiasi strumento di pianificazione o di programmazione alla scala provinciale, sub-provinciale e comunale, fatte salve eventuali diverse specificazioni normative contenute nei successivi articoli." Potrei continuare illustrando, per esempio, cosa si dice sulle aree agricole in contesto metropolitano. Anche in questo caso c'è tutta una serie di imbrigliamenti che, francamente, riteniamo eccessive e per cui comprendiamo l'imbarazzo dell'Assessore nella relazione, un imbarazzo estremamente chiaro, in quanto il Piano, alla fine, è rimasto due anni all'interno della Giunta regionale prima che riuscisse ad uscire. Sappiamo che in questi due anni gli uffici hanno lavorato ed è stata fatta tutta una serie di analisi.
Chiedo scusa per la foga usata nel mio precedente intervento quando ho illustrato le lettera della Prof.ssa Mercedes Bresso (probabilmente sono andato un po' oltre i toni normali che sono uso tenere all'interno di quest'Aula) ma abbiate pazienza, diventa difficile tenere un tono basso quando i toni di una lettera come questa sono duri e sprezzanti della autonomia di una Istituzione legislativa importante come quella della Regione.
Voglio sottolineare, perché rimanga agli atti, alcune frasi della lettera che ritengo più significative (lettera datata 29 luglio con il protocollo della Regione Piemonte 13.416): "Egregio Presidente, le notizie che ho mi costringono a constatare che il dibattito si sta conducendo in un modo che, offendendo l'autonomia della Provincia di Torino, dovrebbe inquietare anche la Sua sensibilità". Ma qual è la consecutio? Ebbene - come direbbe un noto comico - orrore.
"Alcuni Consiglieri di maggioranza hanno infatti proposto numerosi emendamenti alla delibera della Sua Giunta che licenzia il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia. In altri termini: il Consiglio regionale, invece di limitarsi (ad eseguire gli ordini, ma cito testualmente perché non voglio deviare) a verificare la compatibilità del nostro piano con i documenti di programmazione regionale, intende modificare la delibera della Sua Giunta e pensa di poter cambiare anche qui, svuotando di significato un atto della Provincia".
Quindi un valutazione anche politica dell'operato dei Consiglieri regionali che si permettono di segnalare alcuni aspetti, come io ho segnalato sommessamente fino ad adesso in questo intervento.
E poi, l'unica verità della lettera: "E' come se il Consiglio provinciale volesse stravolgere e riscrivere il Piano regolatore di un Comune". È quello che fa in questo Piano. L'unica verità è scritta in queste frase. Meno male. "Insomma: i Consiglieri regionali della maggioranza si sostituiscono al Governo provinciale e, al tempo stesso bocciano quello regionale. Ma non basta. Se è inaccettabile nel metodo che il Consiglio regionale intervenga nei contenuti della pianificazione provinciale, anche il merito delle osservazioni è a dir poco sbalorditivo".
Cito ancora le ultime due frasi. "Non riesco a credere che un'assemblea elettiva giunga al punto da votare un atto illegittimo nella forma e con contenuti così lontani dalla tutela dell'interesse pubblico".
La prof.ssa Mercedes Bresso si erge a sostenere e a definire chi è che definisce l'interesse pubblico. Lei ci dice chi è che deve definire l'interesse pubblico.
"Le nostre competenze in materia di pianificazione territoriale sono indicate dal Titolo V della Costituzione: non è ammissibile - lo diceva bene il collega prima, ma l'ho già espresso nel mio precedente intervento che la protervia di un gruppo di Consigliere regionali..." Noi siamo qui, arrogantemente, a violentare - da un punto di vista politico - la prof.ssa Bresso e tutti i Consigliere provinciali. Come se non avessimo di meglio da fare.
Scrive: "Questa protervia impedisca l'attuazione di norme votate dal Parlamento e dettate dalla Carta fondamentale e recepite dalla legge regionale".
Sappia sin d'ora che se si dovesse modificare il Piano della Provincia non dico se non passasse, ma se si dovesse modificare il Piano della Provincia noi riconverremo in tutte le sedi per chiedere l'annullamento della direttiva della delibera del Consiglio regionale. Mi chiedo Presidente se questa ipotesi sia accettabile, dopo aver sentito l'Assessore, le sue motivazioni, dopo aver documentato perché è scritto a chiare lettere quali sono le indicazioni della Provincia, qual è il volere di imbrigliare i 315 Comuni della Provincia di Torino.
Diventa veramente difficile comprendere il ruolo dell'istituzione regionale, diventa difficile comprendere il ruolo di quest'aula se non quello di dare un contributo a far si che la reale autonomia dei comuni ci sia ne fatti e non solo nelle parole. Siamo qui per difendere la nostra autonomia, ma siamo qui, in particolare, per difendere questa nostra Regione, questa nostra realtà fatta di piccoli comuni che autonomamente fino adesso, hanno lavorato in modo corretto, hanno lavorato bene e intende continuare a farlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere;ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Bisognerebbe ritornare, e vorrei che lo facessero anche i Consiglieri della maggioranza, alle parole del Presidente della Giunta regionale l'onorevole Enzo Ghigo, che, l'altro giorno, ha chiesto al Consiglio di approvare il Piano territoriale della Provincia di Torino. Vorrei ricordare, ancora, alcuni passaggi del testo della delibera (delibera presenta dalla Giunta regionale, non dalla Giunta provinciale) che recita: "Delibera di proporre, al Consiglio regionale, l'approvazione, ai sensi e agli effetti dell'art. 7 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 e successive modifiche ed integrazioni del Piano territoriale provinciale della Provincia di Torino adottato dal Consiglio provinciale ecc..." Il Consigliere Manolino diceva: "sono passati molti anni", infatti la Provincia di Torino ha approvato il Piano provinciale della Provincia di Torino a luglio 1999 e ha trasmesso, sempre a luglio 1999, il Piano alla Regione. La Regione, un anno dopo, risponde e prende i primi contatti con la Provincia di Torino e inizia ad esaminare il Piano territoriale. A gennaio 2001 gli Uffici della Regione hanno ultimato il lavoro di controllo sulla congruità con il Piano territoriale della Regione e trasmette il tutto alla Provincia. La Provincia offre il supporto tecnico agli uffici regionali, questi ultimi modificano, d'ufficio, il Piano territoriale della Provincia e verificano la congruità sulla base delle modifiche e "trasmettono" il Piano (ricordo ancora che gli uffici regionale hanno già modificato d'ufficio il Piano territoriale della Provincia). La Giunta regionale ha verificato la congruità sulla base delle modifiche e propone al Consiglio l'approvazione sulla base della legge n.
56.
C'é un punto sul quale vorrei che si riflettesse: qual è il compito del Consiglio regionale? Qual è il compito della Regione? Lo dico non rispetto al Piano territoriale della Provincia di Torino, così abbiamo già fatto per la Provincia di Alessandria e così dovremo fare per tutte le altre Province, non c'é una questione relativa a chi governa la Provincia che presenta il Piano, noi abbiamo il compito di valutare se il Piano territoriale di una Provincia sia congruo con il Piano territoriale della Regione.
Noi, cari Consiglieri, non siamo tenuti a modificare il merito del Piano territoriale di una Provincia e non mi interesse se è la Provincia di Torino, di Biella, di Vercelli ecc, noi dobbiamo valutare se sia congruo con il Piano territoriale regionale. La Giunta regionale ci propone di approvare perché sia congruo.
Vorrei ricordare ai Consiglieri regionali di maggioranza che la Giunta regionale entro 90 giorni dalla data di trasmissione e previo parere della Commissione Tecnico urbanistica e dalla Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, predispone una relazione sulla conformità del Piano provinciale al Piano territoriale regionale ed esprime, con atto deliberativo, una propria proposta al Consiglio regionale, quello che ci ha proposto l'Assessore Botta, il quale entro i successivi 90 giorni dall'invio, approva il Piano. A parte la questione dei tempi, perché vorrei ricordare al Consigliere Manolino che il Piano è stato in Commissione per due anni, il ritardo non è da imputare alla Giunta. Ripeto, è stato in Commissione per due anni, ci sono gli atti che parlano, non stiamo raccontando delle "balle". La Giunta ha trasmesso alla II Commissione del Consiglio tutti gli atti nel 2001, e il Piano l'abbiamo affrontato nel 2003: è la Commissione che non ha affrontato la questione, non la Giunta.
Se questo è il compito che ci da le legge n. 56, credo che dobbiamo stare molto attenti, dobbiamo valutare questa conformità. La Giunta, sulla base del lavoro svolto dagli Uffici, ci dice che il Piano territoriale della Provincia di Torino, sulla base delle modifiche che sono state proposte dagli Uffici regionali e accettate d'ufficio, è conforme con il Piano territoriale regionale. Questo è il nostro compito.
I Piani regolatori dei Comuni non sono stati modificati dal Piano territoriale della Provincia di Torino, anzi, i Piani regolatori dei comuni sono stati alla base del lavoro che ha portato all'elaborazione del Piano territoriale della Provincia di Torino. Non sono stati modificati, perch il Piano territoriale di una Provincia non può modificare i Piani regolatori dei Comuni.
Questa è un'altra questione sulla quale bisogna riflettere: non dite che sono stati modificati, perché non è vero, come non è vero che i Comuni non sono stati ascoltati. Ci sono state tre consultazioni dei Comuni della provincia di Torino; poi, naturalmente, i Comuni avranno le loro osservazioni da fare e ci sono molti Comuni che probabilmente non sono completamente d'accordo con il Piano territoriale della Provincia di Torino, come è successo per la Provincia di Alessandria, ma oggi quel Piano territoriale è operativo ed è un punto di riferimento importante.
Dobbiamo riflettere anche su questo: nel '99 la Provincia di Torino ha approvato questo Piano; siamo nel 2003 e la Regione non ha ancora approvato il Piano territoriale. E' la Regione che ha ritardato! E' vero che c'è un lavoro da svolgere, ma sono passati quattro anni! Riflettiamo su questo, visto che vogliamo modificare la legge 56, come ci siamo impegnati tutti a dire pubblicamente, anche in quest'Aula (e il collega Angeleri ci ha richiamati più volte su questo). Siamo d'accordo a modificare la legge 56, anche perché questi tempi non vanno assolutamente bene.
Prego, dunque, i Consiglieri della maggioranza: non è una questione di carattere politico, non c'è questo punto, non dobbiamo fare queste valutazioni. Atteniamoci a quanto ci dice la legge: diamo il nostro parere di conformità! Ce lo dice la Giunta: dobbiamo valutare anche noi, come Consiglio, se il Piano territoriale della Provincia di Torino è conforme al Piano territoriale regionale.
Stiamo attenti, perché ho letto alcuni emendamenti che propongono modificando il Piano territoriale di Torino, di modificare il Piano territoriale regionale. La confusione sarebbe tale per cui questo Consiglio rischia di svolgere un lavoro estremamente negativo per tutti, non soltanto per la Provincia di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

La ringrazio, Presidente. I dieci minuti che abbiamo a disposizione sono pochi per affrontare tutti i problemi legati a questo provvedimento e gli argomenti estremamente interessanti che esso affronta, ma con la discussione degli emendamenti che sono stati presentati avremo modo di approfondirli, uno ad uno.
Devo ringraziare la Giunta e, in particolare, l'Assessore Botta, che hanno già svolto un primo lavoro di cesello di questo provvedimento, perch effettivamente ce n'era bisogno.
Siamo qui, disposti a lavorare; siamo noi "Quelli della notte", che vogliamo lavorare per contribuire a quest'opera di cesello...



(Commenti del Consigliere Marcenaro)



BOLLA Emilio

C'è sempre l'interruzione del collega Marcenaro! Presidente, non per qualcosa, perché per me va bene lo stesso, tanto ho tempo, però faccio presente che il collega Marcenaro dovrebbe scrivere la lettera di rinuncia all'aumento delle indennità, così sarebbe conseguente al suo comportamento precedente. Lo invito veramente a farlo, in simpatia, perché tutte le settimane, di qui in avanti, chiederò al Presidente del Consiglio quali sono i Consiglieri che rinunciano...



PRESIDENTE

La Presidenza non ravvisa questa esigenza, al momento.



BOLLA Emilio

Io sì...



(Commenti del Consigliere Marcenaro)



PRESIDENTE

Se vengono formalmente proposte, certo.



BOLLA Emilio

Questo lo vedremo.
In buona sostanza, rinnovo il ringraziamento all'Assessore Bolla, ma ringrazio anche l'Assessore della Provincia di Torino, l'Assessore Rivalta e l'accompagnatore che lo segue in questi giorni e che ci ha seguito in tutti i nostri dibattiti, non so se molto interessanti, ma sicuramente vivaci. Li ringrazio anche per la pazienza che hanno avuto.
Speriamo che, in seguito a questo dibattito, che sarà lungo e approfondito, si possa avere quel confronto che non abbiamo potuto avere in precedenza; sicuramente avremo parecchio tempo davanti a noi per fare delle riflessioni.
Anch'io volevo intervenire più sotto l'aspetto tecnico, però la lettera della Presidente Bresso - che vi rileggerò più avanti, perché ritengo che occorra leggerla ogni tanto, perché più la si legge, più la si capisce - mi ha fatto cambiare il senso e il contenuto del mio intervento, che voleva essere più mirato sui contenuti del Piano, sulla compatibilità con la legge regionale, su una serie di problemi che avremo modo di evidenziare.
In effetti, quella lettera a firma della Presidente Bresso, questa professoressa Bresso onnipresente, questa professoressa Bresso Presidente europea, Presidente mondiale, Presidente anche di un Comune, che ci impartisce delle lezioni di comportamento, anche istituzionale, offende un po' la nostra sensibilità.
Normalmente non sono una persona che dà un calcio a tutte le mosche che passano intorno, anche perché bisognerebbe essere sempre con i piedi per aria; voglio stare con i piedi per terra e raramente mi lascio prendere la mano, però, in questo caso, mi sento un po' offeso. La Presidente Bresso ci tratta come quei ragazzotti della scuola, che bisogna bacchettare quando dicono: "No, non sono d'accordo".
Abbiamo l'ambizione di rappresentare, anche noi, una realtà importante di cittadini piemontesi, della provincia di Torino, che vogliono esprimere la propria idea. Allora, cosa dire? Quello della lettura sarà un esercizio che avremo modo di affrontare, perché ritengo di leggere, una per una, nei vari interventi, le norme di attuazione di questo Piano territoriale.
Insieme a questo documento, e magari alle conclusioni che aspettiamo a scrivere, lo potremmo definire "Il libro dei sogni", un bel libro dal titolo: "Il verbo della Presidente", su cosa bisogna fare qui, su cosa bisogna fare là, su cosa deve fare il Sindaco, il Comune, la Regione e tutto il resto! Il libro dei sogni, perché la Provincia di Torino ha una caratteristica: si occupa di tutto! E' vero, è una Provincia europea, una Provincia molto importante! Si occupa delle Olimpiadi, dice di fare, ma i soldi li mettono gli altri; si occupa di progetti ("Progettiamo qui progettiamo là"), ma i soldi li mette la Regione! Rispetto all'alluvione progetta gli argini, fa tutto la Provincia! Si occupa della gestione delle acque, si occupa di fare quello che non sono capaci di fare i piccoli Comuni, che non sanno più fare i Comuni! In fondo, rappresentano poco! Una volta ho sentito dire dalla Presidente Bresso: "Cosa vogliono, quei piccoli Comuni, che rappresentano il 3%? Non hanno neanche il senso di esistere poverini!".
E allora, due o tre Comuni, che poi diventano sette o otto, che poi diventano cinquanta o sessanta, che si lamentano perché, la Provincia laddove è maggioranza e gestisce proprio il sistema integrato delle acque comanda. Anche lì la Presidente Bresso imperversa! La Presidente della Provincia imperversa e deve gestire tutto lei: "Gestiamo il paniere dei prodotti, facciamo un sacco di altre cose!". Non parliamo della FIAT! La Provincia di Torino non si occupa della FIAT: non ha detto e fatto nulla proprio nel momento in cui la nostra provincia attraversa una grandissima e importante crisi, perché la FIAT è importante! Non pensiamo a quello che si potrebbe fare e che potrebbe fare la Provincia! No, si tira fuori e costruisce le piste ciclabili; beh, i soldi li mette l'Assessore Racchelli però le fa la Provincia! La Provincia si occupa dei servizi per i Comuni i Sindaci, anche quelli vicini politicamente, incominciano ad essere un po' preoccupati e si chiedono: "Ci vorrà far diventare un unico Comune sul territorio della provincia di Torino?". Speriamo di no! Tornando al Piano territoriale, per concludere nei dieci minuti che mi sono consentiti, dobbiamo subito notare che questo Piano territoriale ha delle grandissime ambizioni. Ha l'ambizione di stabilire che tipo di pianta, piantina da frutta bisogna mettere su quella collina, in quel giardino piuttosto che in quell'altro appezzamento. Ha l'ambizione di pianificare tutta l'edilizia, le espansioni dei Comuni. Ha l'ambizione di disegnare tutti i tracciati stradali. Ha di nuovo un'ambizione di far tornare, rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta, di fare dei bei piani intercomunali magari gestiti di nuovo dalle Comunità montane. Ha la volontà di governare la Provincia con un vero Piano regolatore, sotto l'aspetto urbanistico ed edilizio.
Un caro amico e collega che non cito diceva: "ma forse, non è che ha l'ambizione di fare una legge Regionale urbanistica?". Ma chissà forse aveva quest'ambizione, probabilmente aveva quest'ambizione, ma io non credo che abbia né la qualità, né i contenuti per diventarlo; per fortuna! E' un po' un piano "sovietico" - scusatemi il termine - cioè quello che vuol governare tutto dall'alto, annullando quella che è un'importante realtà territoriale di tanti Comuni, annullando quella che è la nostra ambizione di far valere le autonomie locali, di conservare alle autonomie locali le competenze che sono loro proprie.
Quindi la Provincia, anche nell'urbanistica, nell'edilizia, cosa vuole fare? Vuole entrare nella casa di tutti. Succede come in Inghilterra: la Presidente della Provincia, come la Regina, la mettono dappertutto, anche sui tovaglioli al ristorante. Sarà così, pubblicazioni ne abbiamo in abbondanza, quindi queste non mancano di certo.
In conclusione, così non prendiamo tempo agli altri interventi che saranno sicuramente molto interessati - vedremo pian piano nel dettaglio anche con l'approfondimento di tutti gli emendamenti - è che la Provincia non può sostituirsi ai Comuni, non deve sostituirsi ai Comuni, deve rispettare anche lei le autonomie e questo lo stanno capendo per fortuna i Sindaci che forse in un primo istante non sono stati così attenti a che cosa poteva accadere, ma che poi non hanno potuto verificare quello a cui andranno incontro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Tra l'altro Presidente, per la cortesia ormai consueta e lo stile con cui normalmente i dibattiti in quest'aula avvengono, sono assolutamente disponibile a consentire, se c'è la richiesta, a qualche Consigliere di maggioranza di alternarsi ai nostri interventi.



(Commenti in aula)



BURZI Angelo

Ah, forse mi sono confuso. Se non ci sono altri interventi , io intervengo volentieri.



PRESIDENTE

Per il momento non ci sono altri interventi, la ringrazio.



BURZI Angelo

Mi impegno, anche per non mettere in inutile imbarazzo questa Presidenza, a mantenermi nell'ambito dei 9 minuti così recupero il minuto in più impiegato dal Consigliere Bolla. Questo, ripeto, per non mettere come talora è capitato, la Presidenza del Consiglio in debite accuse di eccesso di attenzione verso la minoranza, scusate volevo dire verso la maggioranza, ma l'ora è tarda e, come mi è stato ricordato dal giovane collega Marcenaro (giovane evidentemente di legislatura) ad una certa età bisogna stare attenti a fare degli sforzi.
Il mio in realtà è un intervento sull'ordine dei lavori. Perché un po' per l'età, un po' perché stavo leggendo il giornale e un po' come altri colleghi di questa maggioranza, mi sono distratto. Ci siamo occupati di "malloppo", "gioielli", "arraffare" e simpatiche cose del genere - e alludo solo a quelle dette qui in aula - ed io facendo parte di questa maggioranza non posso esimermi dalla responsabilità di quanto è stato detto. Poi è finita la "rapina" che ha "l'oro in bocca" come è stato utilmente, ad adiuvandum, ricordato dal Segretario Regionale del partito principale delle minoranze, e allora sono stato a sentire sapendo come i colleghi sanno, non solo perché non appartengo alla II Commissione, ma perché probabilmente di urbanistica capisco poco.
In tal senso ho firmato volentieri gli emendamenti che i miei colleghi di Gruppo, che rappresentano questo Gruppo all'interno della Commissione hanno ritenuto legittimamente di presentare. Nel caso contrario la Presidenza non li avrebbe accolti e non ci avrebbe fatto né questo affronto, né avrebbe posto la Presidenza del Consiglio nella brutta situazione di discutere la legittimità o meno di qualche emendamento.
Il mio quindi è un intervento sull'ordine dei lavori perché ho sentito cose che mi preoccupano. Mi preoccupano come piemontese, come Presidente di Provincia e allora ho detto se sono preoccupato bisognerebbe che mi occupassi dell'argomento, anche basandomi sull'esperienza di questi anni in Consiglio. Se fossi Chiezzi potrei dire (ma non lo sono, su questo non ci sono dubbi) alla Presidente Bresso di venire in aula ora e subito a scusarsi. Perché io queste cose le ho sentite. Ma non sono Chiezzi e quindi queste cose non le penso e non le dico. Mi domando se il Consigliere Muliere faccia parte della maggioranza o della minoranza, forse ha un fratello gemello: l'atteggiamento assunto ieri mattina alle 10.00 era diverso da quello di oggi. Eh, ragazzi miei, sono problemi seri. Perché il gentile e stimatissimo collega Muliere usa linguaggi e terminologie così distanti che non capisco se è l'Alzheimer che ormai mi ha attanagliato, la vicinanza di agosto oppure tra i mascalzoni del blitz di ieri mattina e gli inadempienti di oggi siamo veramente a dei livelli...
Bisogna che qualcuno me lo chiarisca. Potremmo fare una riunione di Commissione, in fondo ne abbiamo convocate tante. In genere le chiede la minoranza, ma questa volta mi trovo nell'inconsueto ruolo di dire, con assoluta chiarezza, che non capisco le cose che sono state qui riportate.
Non alludo alla lettera della Presidente Bresso, perché non mi permetterei mai di ledere un livello istituzionale di questa collettività, perché se un domani si dicesse eventualmente che Del Piero prende troppa creatina, come tifoso granata potrei anche rallegrarmene, ma poi penserei che in realtà ne perderebbe tutto il gioco del calcio. Queste sono cose che si dicono quando si vince; io, invece, da granata, le dico anche quando si perde.
Oggi è una giornata di sconfitta per tante ragioni, basta leggere il giornale.
Quella della Commissione non la dico, perché l'hanno già usata tanto però vogliate almeno consentirmi questo: l'ha detto il collega Angeleri che è amico e compagno di Partito dell'Assessore Botta.
Vorrà la Giunta spiegare - se l'Assessore non ritiene di farlo stasera perché non è preparato non sarò certamente io a fare urgenza, ci mancherebbe. Ho passato cinque anni in cui mi facevano urgenze e non toccherà certamente a me, almeno oggi, farne alla mia Giunta (se è rimasta sempre la mia, rassicuratemi anche su questo) - se le cose che sostiene il collega Angeleri sul Piano (cito lui perché è compagno di Partito; so quanto all'interno di una Giunta e di una maggioranza le differenze di parte possono essere talora incisive) sono vere, perché se è così c' motivo di riflettere. Se non lo sono, probabilmente mi riserverò soltanto di discutere i successivi emendamenti.
Il termine "Piano" mi fa venire un certo prurito, non da ora, com'è noto: l'unico documento che ho scritto, è stato giudicato dall'allora Segretario Confederale della CGIL - mi spiace sia fuori - irricevibile sempre per rimanere in questo stile di rispetto tra le parti che io non dimentico; purtroppo l'Alzheimer mi colpisce solo sui fatti recenti, ma sui fatti passati la memoria per ora mi è rimasta.



(Commenti del Consigliere Riggio fuori microfono)



BURZI Angelo

Qualcuno mi dovrà chiarire questi dubbi, perché se la maggioranza tende a dire cose che il collega Assessore ritiene illogiche, ce lo deve dire con chiarezza - se vorrà farlo in una riunione separata di maggioranza non sarò contrario, si scelga il metodo - perché altrimenti la situazione è estremamente grave per uno come me che, come direbbe il collega Chiezzi vorrebbe semplicemente aiutare un veloce prosieguo di un importante atto della minoranza di questa Regione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cantore.



CANTORE Daniele

Grazie, Presidente.
Non condivido ovviamente il contenuto della lettera inviata dalla Presidente Bresso (a differenza dei miei colleghi non la leggerò), tuttavia posso comprendere che un'istituzione che ha comunque un Piano giacente in Regione solleciti questa approvazione - poi entreremo anche nel merito di questa approvazione - usando anche dei toni che io considero non normali ma, come ho detto prima, comprensibili in un dibattito di politico.
Certo ci sono alcune cadute di stile, però siamo in una fase politica abbastanza tesa, sebbene il rapporto tra le istituzioni, almeno all'apparenza, appare sereno e costruttivo. Quindi possono arrivare anche queste lettere che, a mio giudizio, questo Consiglio regionale dovrebbe vivere come sollecitazione da parte di un altro Ente.
A differenza di altri colleghi, vorrei collegarmi - scusate il gioco di parole - all'intervento del Consigliere Muliere che, forse per un po' più di lucidità, collega Burzi, ho cercato di capire e ho compreso. Vorrei ragionare, quindi, sull'unico intervento venuto da parte dell'opposizione.
Intanto vorrei ricordare al collega Muliere che è vero che il Presidente della Giunta regionale ha invitato questa Assise ad approvare il Piano, ma l'invito si riferiva all'approvazione, e non alla negazione della discussione. Su questo penso che lei non possa che convenire con me.
importante che questo Piano venga affrontato e approvato in Consiglio regionale, però non siamo degli automi che non entrano nemmeno nel merito della discussione. Perché se così fosse, la Giunta regionale, anche se questo non è previsto dalla legge n. 56, poteva addirittura non farcelo nemmeno vedere.
Vorrei anche ricordarle, collega Muliere, che questo Piano ha avuto un iter molto travagliato: è vero che ci sono stati dei ritardi, dei quali dobbiamo tutti assumercene le responsabilità, ma è anche vero che è stato tanto in Commissione - lei stesso ha ricordato l'inefficienza della Commissione a fronte dell'efficienza della Giunta - perché già allora si erano riscontrate delle perplessità nel metodo e nel merito. E se è stato richiamato in aula, ci sarà un motivo: infatti la Commissione non è riuscita ad uscire da questo confronto.
Vorrei rassicurare i Consiglieri regionali, ma anche coloro che assistono questa seduta di Consiglio regionale (parlo a nome personale, ma ritengo anche a nome del Gruppo), che queste perplessità sollevate prima in Commissione e oggi in aula, sulle quali hanno lavorato seriamente alcuni colleghi, non sono pretestuosità politiche, perché non sono legate al fatto che qui governa una Giunta e in Provincia di Torino governa una Giunta di un altro colore, perché avremmo mostrato le medesime perplessità nei confronti di qualsiasi altro Piano provinciale anche dello stesso colore della Giunta regionale.
Ritengo sia importante ribadire questo concetto, perché altrimenti si rischia di entrare in una discussione che non verrebbe compresa.
Però, come ho detto, a fronte di questo Piano, vi sono delle perplessità di metodo. A quanto mi risulta, ma potrei essere male informato, devo smentire il collega Muliere perché, a fronte delle osservazioni della Giunta regionale, mi pare che non solo non sia più passato il Piano in Consiglio provinciale, ma anche i Comuni non sono stati consultati a fronte di modifiche che entravano nel merito del Piano.
Abbiamo, quindi, sul piano formale del metodo, carenze che ci inducono a fare questa discussione.
Entro nel merito.
stato detto: "E' un piano verticistico", qualcuno l'ha definito "sovietico", io voglio usare altri termini: probabilmente è un piano calato dall'alto.
Mi stupisce, sul piano politico, che la vostra forza politica difenda o abbia costruito, un Piano che, di fatto, tiene poco conto delle autonomie locali. Essendo voi molto presenti sul territorio di Torino e provincia governando la maggioranza dei Comuni, mi stupisce che sia stato redatto un Piano che leda l'autonomia di questi Comuni e che venga inteso, dalle amministrazioni comunali della vostra parte politica, come una cappa che non lascia - come ho già espresso - alcuna autonomia. Ovviamente, questo avviene nel campo urbanistico, ma potrei - e lo faremo nella discussione citare i problemi della viabilità piuttosto che quelli dell'ambiente o dell'energia.
Ci pare che la Provincia abbia voluto, con un intento pianificatore (tra l'altro ricordato dal collega Burzi, perché questo provvedimento, come Piano, dimostra una certa cultura politica che ancora permane nel governo della Provincia di Torino) normalizzare e rendere omogeneo tutto il territorio quando così non è.
Riteniamo che debba essere oggetto di discussione e di confronto.
Molto volte ci avete accusato di essere stati silenti in alcuni dibattiti politici e amministrativi, ma non è detto che ci si debba rifare.
In questa seduta sarebbe interessante (e penso che nessuno di noi abbia problemi di ore, anche se mi auguro che si possa concludere in poco tempo essendo già notte inoltrata) approfondire le perplessità di alcuni Consiglieri regionali, per arricchire il Piano e non limitarlo o lanciare un vulnus nei confronti di un'amministrazione provinciale che è di un altro colore politico.
Questo non è il nostro intendimento. Vogliamo affrontare insieme, da una parte, le carenze formali e di metodo (in questo chiederemo anche il conforto dell'Assessore competente che ringrazio per il lavoro svolto) dall'altra, ragionare su quale deve essere il ruolo della Regione Piemonte della Provincia di Torino e dei Comuni. Non è nostra intenzione perdere tempo, perché su questo Piano, collega Muliere, ragioniamo sul Piemonte.
A questo proposito voglio ritornare al fatto - che probabilmente affronteremo a settembre, ma che forse doveva essere affrontato negli emendamenti sull'assestamento - che spesso c'é un'impressione opposta a quella del passato: non c'è una visione di Torino centrica, ma addirittura le Province oggi vogliono "accerchiare" il ruolo della capitale del Piemonte.
Ho espresso queste affermazioni per dire che il Piano territoriale della Provincia di Torino è importante. È il Piano della capitale del Piemonte e, quindi, deve essere considerato e verificato con grande attenzione, perché potrebbe essere preso come riferimento da altre Province, anche se con specificità diversa.
Tutte le Province sono importanti, ma parliamo della Provincia di Torino, il cui Piano deve essere affrontato con serenità ritenendolo propedeutico - lo dico anche a nome dei colleghi Consiglieri - ad una revisione, da tanti auspicata, della legge 56, alla quale, purtroppo, non siamo ancora giunti.
Da questa notte, forse, riusciremo a mettere i primi paletti, affinch questa revisione diventi prossima, importante ed efficace sul territorio del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Finalmente discutiamo del Piano territoriale della Provincia di Torino.
Il lavoro svolto dalla Provincia di Torino, durato parecchio tempo, è previsto dalla legge regionale urbanistica, in forza della quale consegna alla Provincia di Torino, il compito di pianificare l'assetto del proprio territorio. La legge urbanistica regionale prevede diversi livelli di pianificazione; prevede il livello di pianificazione territoriale e regionale (approvato in questo Consiglio) in cui la legge stabilisce che la Regione, nel piano territoriale, compia scelte di diverso ordine di grandezza, di diversa capacità di decisione e di diverso livello di cogenza, per i livelli di pianificazione sottostanti.
Anche per quanto riguarda i Piani territoriali provinciali, la legge stabilisce che i Piani indichino, in modo descrittivo, una realtà individuino obiettivi di assetto; confermino destinazioni e mutino certe destinazioni ed uso del suolo (in funzione dell'individuazione di interessi collettivi che il Piano territoriale provinciale deve conseguire). Anche a questo livello, le indicazioni contenute nel Piano territoriale provinciale possono avere diversi gradi di forza - diciamo di cogenza - sul territorio. Ci sono le indicazioni generali; le direttive; le prescrizioni e le scelte che possono già essere cogenti sul territorio. Ricordiamoci che il problema delle scelte cogenti sul territorio esiste per tutti i livelli di scelta di pianificazione, cominciando da quello dello Stato. Lo Stato assunte le proprie decisioni di assetto territoriale, può determinare che in quel tratto passi una ferrovia ad alta velocità. Punto e a capo.
Ma perché? Perché è un interesse di carattere nazionale e anche lo Stato ha il potere di indicare che su quel certo lotto, sito in quel certo Comune, per motivo di interesse generale di assetto del territorio a livello nazionale dovrà passare una struttura pubblica e lì, quindi passerà la ferrovia.
Sì, lì passa la ferrovia. Lo può dire lo Stato, lo può dire la Regione lo può dire la Provincia.
Esprimo un apprezzamento e un ringraziamento alla Provincia di Torino la quale, tra tutte le Provincia del Piemonte, era quella che aveva, di fronte a sé, il problema più complesso: l'area metropolitana, il nucleo centrale di questa nostra Regione. Sappiamo come sia accresciuta e conformata in mezzo a tanti disordini e accavallamenti di previsioni relativi a Comuni contigui ma che, in forza del legittimo potere di decidere Piani regolatori, hanno subito scelte ed espansioni spesso casuali, anche contraddittorie, generatrici di molti e molti problemi.
Ringrazio e apprezzo il lavoro che è stata in grado di svolgere la Provincia di Torino e se permettete la citazione dell'Assessore Rivalta, è almeno per me, dovuta in quanto è stato capace, forse anche grazie all'esperienza vissuta in Regione Piemonte dallo stesso Assessore, di riassumere in un documento di pianificazione un lavoro molto complesso partito dalla descrizione dello stato di fatto.
Si è lavorato parecchio anche solo per capire qual era il territorio che si aveva di fronte, quali erano le varie situazioni, quali erano i nodi per indicare, con un processo che all'interno della Provincia è stato di carattere democratico, degli assetti. Certo che non si può imputare a difetto di una Provincia il fatto di svolgere, in modo accurato, un lavoro di descrizione, di analisi, di individuazione di obiettivi di interesse pubblico, non si può dire che questo sia un difetto perché la Provincia, se non lo facesse, non assolverebbe al compito di pianificare l'assetto di un territorio. Qui c'é qualcuno, e lo dica, che non vuole che venga applicata la legge urbanistica regionale che sostiene che il territorio non va pianificato, però a questo punto dovrebbe aggiungere: a nessun livello: n regionale, né provinciale, né comunale.
Chissà perché mai un Sindaco deve potersi arrogare il diritto di decidere cosa deve fare del terreno del cugino di Manolino, ad esempio.
Deve arrogarsi quel diritto perché, in una società civile, l'uso del territorio, dovrebbe essere soggetto a regole che individuino quali siano gli interessi generali: questo lo deve fare il Sindaco, lo deve fare la Provincia, lo deve fare la Regione. La Provincia di Torino ha svolto un grande lavoro e ha pianificato il proprio territorio secondo gli interessi generali che il Consiglio provinciale ha determinato. Allora sono stati individuati gli assetti attuali, sono stati individuati, per ogni problema esistente sul territorio, delle indicazioni. Le indicazioni che sono state approvate dalla Provincia di Torino, sono indicazioni del tutto congruenti con i principi fondamentali contenuti in quello Statuto dell'urbanistica che è la legge Astengo. Quindi il riequilibrio, il riordino razionale, il minimo consumo dei suoli, ricucitura di quelle parti slabbrate del territorio in cui venivano a connettersi funzioni incongruenti l'individuazione di zone di riordino in espansione, la tutela del territorio dell'ambiente. Un grosso lavoro la Provincia di Torino l'ha fatto in una delle zone più difficili del territorio provinciale piemontese, certe aree della conurbazione torinese (ne cito una sola l'area verso nord) ed è riuscita ad individuare, grazie a questo lavoro, un assetto del territorio in cui il sistema del verde era un sistema quasi inconoscibile, inutilizzabile e privo di fruizione. La Provincia è riuscita, grazie allo studio, ad inserire e a realizzare un sistema del verde capace di incunearsi in un assetto esistente e, nello stesso tempo di consentire elementi di ricucitura e di riqualificazione: un lavoro gigantesco approvato democraticamente dal Consiglio provinciale di Torino.
Il Piano, contenuto in questo supporto informatico, giunge in Regione mi sembra nel 1999, va nelle mani dell'Assessore Botta che lo trattiene sino ad "oggi".Cosa succede? Non vorrei essere l'unico Consigliere ad apprezzare il lavoro dell'Assessore Botta, la maggioranza non l'ha apprezzato (devo apprezzare, come Consigliere di minoranza, il lavoro svolto dall'Assessore Botta?) L'Assessore Botta ha tardato di due anni la consegna in Consiglio di questo documento e, sbagliando, per carità, ma io avrei scritto una lettera molto più dura di quella della Presidente Presso se fossi stato al suo posto. Per me la Presidente Presso è stata molto moderata, perché la vera situazione scandalosa è che una Provincia sia impedita di vedere il proprio Piano arrivare in Consiglio regionale da una lentezza che dura anni: questo è il verso scandalo.
Le parole della Presidente Bresso sono parole ancora contenute, almeno per me. Adesso l'Assessore Botta consegna il Piano, presuppongo, auspico spero e credo che l'Assessore Botta, in questi due anni, non abbia fatto altro che rendere coerente il Piano della Provincia di Torino con le indicazioni di carattere regionale, un Piano territoriale regionale. Penso così perché non può che essere così. La Regione Piemonte non può cambiare il Piano territoriale di una Provincia, ma può correggerlo e cambiarlo per renderlo coerente alle indicazioni del Piano territoriale regionale. Mi ha veramente fatto senso sentire alcuni Consiglieri far finta di credere a quello che dicevano quando, scandalizzati, segnalavano che la Provincia di Torino, con il Piano, entra nelle case dei Piani regolatori dei Comuni proprio colleghi che, qualche giorno fa, hanno approvato una legge regionale che, in forza di legge, ha violentato tutti i Piani regolatori di tutti i Comuni della Regione Piemonte, perché ha deciso norme cogenti di Piano regolatore in forza di legge. Che questi colleghi facciano i santarellini e i "verginelli" di fronte al fatto che una Provincia legittimamente, da prescrizioni nell'interesse provinciale ai Piani regolatori, almeno un po' di gusto! L'avete fatto voi, in modo indecente la stessa cosa, molto meno, viene fatta da un altro Ente che ne ha diritto di farlo, invece la Regione non ha diritto di violare i Piani regolatori: almeno ci fosse un po' di decenza.
Termino nel ringraziare la Provincia di Torino per il lavoro svolto ringraziando, anche se con un ritardo straordinario, l'Assessore Botta per il Piano territoriale e auspicando che la vicende veda la conclusione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

Grazie, colleghi. Ritengo di avere il dovere di intervenire in qualità di persona coinvolta nell'istruttoria di questo Piano e in qualità di Presidente della Commissione 91 bis, quindi correo, con l'Assessore Botta di aver ritardato l'approvazione e la trasmissione al Consiglio di questo Piano.
Pur essendo molto più giovane del collega Burzi, anch'io ho qualche problema di memoria, ma ricordo molto bene che nel 1990 (allora era qui con me anche il collega Rivalta, che oggi ha altra veste, ma che comunque assiste ai nostri lavori) la legge 142 aveva messo in forte dubbio la funzione delle Province, tanto che, in allora, si discuteva se questa Istituzione dovesse essere addirittura cancellata.
Per carità, il tempo passa e le situazioni cambiano: adesso le Province hanno assunto una funzione quasi invasiva delle funzioni degli altri Enti.
Ma voglio ancora ricordare che, nella passata legislatura - precisamente nel 1998 - non per merito mio, ma la paternità è mia, questo Consiglio approvò la legge 44.
Per i distratti, voglio ricordare che la legge 44 di questo Consiglio non dell'allora Assessore Vaglio e neanche di questa maggioranza, ma di questo Consiglio - descrisse in modo puntuale il percorso da seguire nel trasferimento delle competenze dalla Regione agli altri Enti locali.
Questo percorso partiva da due principi: il primo, che l'Ente fondamentale di riferimento fosse il Comune; il secondo, che ogni passaggio dovesse seguire una precisa concertazione, tant'è che quella stessa legge istituì la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali, attraverso la quale oggi passano tutti i provvedimenti che vengono sottoposti a questo Consiglio.
Ho voluto ricordare la legge 44, di cui tutti siamo autori, per dire che il percorso seguito dalla Provincia non è stato quello. Il percorso seguito dalla Provincia non ha sicuramente privilegiato i Comuni, come soggetto principale al quale fare riferimento per ogni competenza, perch sorgente principale delle competenze e della gestione territoriale soprattutto, quello che è venuto a mancare, in modo tale da compromettere l'evoluzione del documento, è stata una precisa, puntuale e costante concertazione.
Questi sono i motivi per cui si è ingrippato il meccanismo.
Mancando questi due principi sui quali abbiamo impostato l'operatività della Regione negli ultimi cinque anni, è mancata la continuità tra la legislazione regionale e il percorso seguito dalla Provincia di Torino. Per carità, l'ha ricordato il collega Chiezzi, nel pieno diritto di proporre così come noi siamo e dobbiamo essere, nel pieno diritto di sottolineare alcune questioni che sono assolutamente contrarie ad una logica di gestione e coinvolgimento del territorio.
Ne faccio, dunque, più che altro una questione di metodo: non si pu scaricare sulla Giunta o sulla Commissione la responsabilità di non aver approvato un atto, ma si deve comprendere che quell'atto non ha avuto gambe per camminare, nella misura in cui era completamente slegato da queste logiche. Questa discrasia si è venuta a realizzare ancora di più nel momento in cui abbiamo cercato di trovare un interfacciamento con la nostra pianificazione, con la pianificazione dei Comuni, con i Piani di sviluppo delle Comunità montane e quant'altro.
Questo è il vero problema che ha rallentato e non è più solo un motivo legato al metodo, ma è un motivo che entra nel pieno del merito.
Comprendo bene la perplessità dei colleghi nel leggere una lettera di un Presidente di un Ente, al quale dobbiamo approvare un atto, che fa delle pressioni così pesanti sul Consiglio, vantando il titolo di vedere quell'atto approvato. Capisco bene queste perplessità, perché capisco bene quale percorso ci sia a monte e quale difficoltà comporti l'approvazione di quell'atto, nella misura in cui abbiamo già approvato altri atti di altre Province, che erano fatti in modo assolutamente diverso, partendo da modalità di confronto diverso (mi riferisco al Piano della Provincia di Alessandria o a quello della Provincia di Novara, per citare due famiglie di diversa fede calcistica, se non altro).
Se, poi, andiamo a richiamare la legge Astengo e vogliamo parlare dell'immutabilità della legge Astengo e di tutto quanto ne deriva e ne discende (non voglio entrare in polemica, l'abbiamo già fatto troppe volte), non dimentichiamo che gli atti successivi alla legge 56 soprattutto quando hanno definito modalità di approccio ai problemi, devono essere rispettati, siano essi inerenti alla legge 56 o siano inerenti all'iter legislativo di questa Regione.
Per questo motivo, dico che il mio Presidente ha preso un impegno affinché questo Piano territoriale di coordinamento fosse approvato; sono assolutamente fedele a questa disposizione, ma devo segnalare le difficoltà che, agli occhi di un legislatore regionale, solleva il Piano di coordinamento territoriale della Provincia di Torino. Mi rincresce doverlo dire in un modo molto crudo, ma quanto è stato detto dai colleghi dell'opposizione non è vero. Tutte le positività che loro hanno riscontrato non sono nei fatti e qui si tratta di entrare nel merito di una procedura che, qualora approvata, metterebbe in forse la realizzazione dei Piani territoriali delle altre Province, le quali, se prendessero inopinatamente esempio da questo Piano territoriale, commetterebbero sicuramente un grave atto di centralismo provinciale nei confronti degli Enti locali della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Abbiamo ascoltato l'intervento di molti Consiglieri, tra cui molti Consiglieri del mio Gruppo. Qualcuno è intervenuto in modo più educato di altri, e qualcuno in modo politicamente timido. E' ovvio che i Consiglieri che sono intervenuti sono i Consiglieri del Gruppo Forza Italia di Torino e hanno rappresentato delle perplessità, delle posizioni di merito condivise dall'intero Gruppo di Forza Italia.
Non voglio a mia volta commentare o dare giudizi sulle lettere e sugli atti che la Presidente della Provincia, Bresso, ha inviato alla Regione Piemonte, al Presidente della Regione, al Presidente di questa Assemblea e ad ogni singolo Consigliere Regionale. Innanzitutto perché non li ritengo rilevanti in questa fase della discussione, ma è ovvio che molti Consiglieri fanno riferimento all'episodio. Quanto è accaduto è quanto meno anomalo.
Posso condividere, con il collega Chiezzi, che un Presidente di Provincia possa rappresentare alcuni contenuti in modo anche energico, per iscritto, ma in modo istituzionalmente corretto, ma non posso essere d'accordo con un Presidente di un'Amministrazione Provinciale che, non tanto vuole dare una lezione ad un'Assemblea legislativa, ma invia delle lettere che alcune volte hanno dei caratteri quasi (dico quasi e prego di tenerne conto) "minatori", a volte offensivi per le persone e per il ruolo che ricoprono.
Noi siamo Consiglieri Regionali eletti dal popolo, dai cittadini, in libere elezioni democratiche, apparteniamo al Consiglio Regionale e rappresentiamo l'intero Piemonte, senza vincolo di mandato. Non siamo Consiglieri Regionali del singolo Presidente del Consiglio Regionale di turno, siamo noi stessi, apparteniamo al Consiglio, rappresentiamo una forza politica e siamo eletti liberamente e in modo democratico. Già questo la dice lunga sull'aspetto della portata della lettera e, in particolare su quella protocollata il 29 luglio.
E qui faccio il primo inciso: è vero, il Presidente della Regione è venuto in quest'aula e non ha posto la fiducia, anche perché è anomalo che un Presidente della Giunta Regionale ponga la fiducia su un documento come questo, ma ha invitato la propria maggioranza - collega Muliere - a votare il documento, nel senso di approvare questo documento.
Molti Consiglieri Regionali iscritti al Gruppo hanno dimostrato, di aver letto il Piano, di essersi confrontati anche con i colleghi del Gruppo che non hanno svolto interventi, hanno guardato le tavole, si sono documentati, hanno scritto degli emendamenti (parte di questi sono stati depositati e ritenuti ammissibili, altri sono stati depositati oggi).
Credo che un confronto su un tema e su un documento così importante debba, anzi possa essere qualche cosa di estremamente importante per l'intero Consiglio, così come approfondire le perplessità ed entrare nel merito. E' ovvio che qui sono in gioco due visioni diverse del valore di un Piano di una Provincia e nella fattispecie della Provincia di Torino. E' significativo l'ultimo intervento del Presidente del Gruppo dei Federalisti Roberto Vaglio (ricordo che il Presidente del Gruppo dei Federalisti, oltre ad essere un autorevole collega Consigliere Regionale, è anche un membro della Giunta Regionale da parecchi anni) che ha portato del materiale, nel senso delle idee e delle posizioni che certamente possono sollecitare un confronto e che personalmente ritengo in parte o in buona parte anche di condividere.
Noi non abbiamo fatto mai un discorso politico - mi rivolgo alla Presidenza e agli illustri Amministratori che sono presenti qui fuori dall'emiciclo - voglio sgombrare subito il campo su questa posizione. I Consiglieri del Gruppo Forza Italia della Provincia di Torino hanno sempre fatto un discorso di merito, un discorso per portare avanti una visione e un'idea di urbanistica, relativamente al ruolo del Piano territoriale della Provincia di Torino, con una visione diversa rispetto al Piano che è stato presentato in quest'aula dal Consigliere Muliere, dalla Giunta Regionale che è titolare del provvedimento, ma che è un provvedimento che nasce dall'Amministrazione Provinciale di Torino. E' ovvio che la Giunta ha dovuto semplicemente fare una sorta di verifica, di lavoro di riordino verificandone quindi la compatibilità con la legislazione regionale.
Mi domando se abbia senso oggi con la modifica Costituzionale, con il ruolo della Giunta che il Piano debba essere discusso ancora in Consiglio.
Ecco questa è una bella domanda che alla ripresa dei lavori nel mese di settembre, visto che stiamo trattando anche della legge urbanistica, con l'esperienza di questa nottata, porterà a confrontarci, ad assumere una posizione qualunque essa sia.
Il Presidente della Giunta - ripeto - ci ha invitati a votare questo Piano. Su questo Piano sono stati presentati una serie significativa di emendamenti, sono stati presentati emendamenti a firma di più Consiglieri emendamenti che sono stati ritenuti ricevibili, emendamenti che in quanto ritenuti ricevibili dalla Presidenza del Consiglio Regionale è ovvio che dovranno essere posti al vaglio dell'aula e votati.
Qui nasce la divisione tra l'opposizione che, in un certo senso, faccio una valutazione politica anche nobile, non voglio certo sminuire il ruolo di nessuno, fa un po' l'avvocato della Provincia di Torino, appartenendo alla stessa parte politica della Presidente Bresso, e noi che invece sembra che vogliamo far "saltare" questo Piano con questi emendamenti.
Signor Presidente, concludere entro la nottata, entro la mattinata di oggi i provvedimenti, così come avevamo in un certo senso stabilito diventa difficile perché gli emendamenti sono tanti. Molti magari saranno ritenuti irricevibili, ma altri sono già stati ritenuti ricevibili e per questi presumo che i firmatari vorranno, giustamente, confrontarsi e portare all'attenzione del Consiglio le loro ragioni.
Credo che si debba fare una verifica - Presidente veda lei, faccia una riunione dei Capigruppo se lo ritiene utile - o comunque trovare una modalità per capire se quell'intesa, raggiunta in sede di conferenza dei Capigruppo, con quel percorso, senza vinti e vincitori, è ancora valida.
Questa era l'intesa. Purtroppo, per l'impegno dell'opposizione sul provvedimento passato, ma magari anche per l'impegno nostro, sono ormai le ore 04.32. Questo è il dato di fatto. Credo che occorra, quindi, fare un punto della situazione, certamente non per rimandare alla Conferenza dei Capigruppo. Abbiamo il Piano di Torino emendato; ho svolto un intervento politico che richiama un'azione politica dei Consiglieri del Gruppo politico che presiedo; richiamo puntualmente e correttamente l'invito che il Presidente della Regione ha fatto; sappiamo che c'é la legge finanziaria da approvare (è un nostro fine politico), sulla quale sono stati presentati una pila di emendamenti (da quando mi ha insegnato il collega Chiezzi vado a spessore) almeno pari a quella del Piano di Torino. Dunque, prima di procedere, vorrei fare una valutazione complessiva sulla programmazione per capire cosa si potrà fare fino a domani mattina alle 08.00, fino a mezzogiorno, o se sarà necessaria eventualmente la convocazione di ulteriori sedute. Perché se dopo gli interventi che sono stati fatti, che non solo condivido ma che rispetto, si pensa di poter dire di aver scherzato due o tre ore tanto per infastidire un po', per poi ritirare tutto, procedere alla votazione e cominciare l'esame della legge finanziaria, non mi sento nemmeno di immaginare un percorso di questo genere, così come credo sia corretto il senso di responsabilità di questo Gruppo e di questa maggioranza, a fronte di un altrettanto senso di responsabilità e di serietà di questa opposizione.
Credo - voglio essere un po' autoironico - che il peggio sia passato.
Sarebbe assurdo, quindi, non trovare il mantenimento di un'intesa fatta nel reciproco interesse di approvare entrambi i provvedimenti.



PRESIDENTE

Se i colleghi acconsentono, convocherei una breve riunione dei Capigruppo per valutare l'ipotesi di prosecuzione dei lavori che ha esposto il Consigliere Cattaneo.



(La seduta, sospesa alle ore 4.35 riprende alle ore 5.49)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Volevo formulare questa proposta: ferma restando la volontà di questa maggioranza, come avevo ribadito prima in un mio intervento, di portare avanti il percorso e di arrivare alla votazione del Piano Territoriale della Provincia di Torino, ma rivestendo la Legge Finanziaria un'importanza rilevante dal nostro punto di vista, chiedo, anche alla luce di quanto mi hanno riferito i Capigruppo dell'opposizione dopo una riunione istituzionale con il Vicepresidente e con il Presidente del Consiglio regionale, di invertire i punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

C'é qualche Consigliere che vuole intervenire contro tale richiesta? Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, era in corso il dibattito generale sul Piano Territoriale di Coordinamento. Credo che lei abbia annotato i Consiglieri che dovevano intervenire, pertanto chiederei formalmente di terminare la discussione generale sul Piano Territoriale. Mi sembrerebbe più corretto sul piano procedurale.



PRESIDENTE

Consigliere Contu, potrei conferire un attimo con lei?



(Intervento del Consigliere Contu fuori microfono)



PRESIDENTE

Questa è la sua posizione contro la richiesta di sospensione. Le stavo chiedendo di poter conferire con lei per un minuto.



(Il Presidente Cota e il Consigliere Contu conferiscono per qualche minuto)



PRESIDENTE

Completerei il dibattito generale sul Piano Territoriale.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
La ringrazio anche per la scelta che ha operato, perché si trattava di completare un dibattito generale offrendo a tutti i Consiglieri (perlomeno a quelli che avevano manifestato l'intenzione) la possibilità di intervenire per esprimere il proprio parere.
Assessore Botta, inizierei da un punto della sua relazione: "Questi cambiamenti definiti dalla Regione - la Provincia ha tecnicamente redatto i nuovi elaborati, ma non ha formalmente approvato i cambiamenti introdotti hanno costituito un nuovo Piano Territoriale Provinciale, soprattutto nella sostanza, che si differenzia con lo strumento regionale adottato dal Consiglio provinciale". Apprezzo la sua onestà, ma certamente vi è un vizio procedurale.
Per correttezza, si sarebbe dovuto rimandare - e in due anni c'era tutto il tempo per farlo - il Piano Territoriale all'approvazione formale da parte del Consiglio provinciale. Questo, però, non esime dal fare altre considerazioni.
Perché il Piano è stato bloccato per due anni? Intanto la proposta di emendamenti ha un vizio di fondo, e su questo credo che il collega Muliere abbia ben esplicitato quanto stabilito dall'articolo 7, comma 2 della legge n. 56. È estremamente chiaro: il compito del Consiglio regionale è di proporre solo le variazioni di conformità rispetto al Piano Territoriale di Coordinamento, o perlomeno di correggere quelle incoerenze che pure nella stesura del Piano si possono essere determinate rispetto al Piano Territoriale regionale.
La Giunta regionale esprime la propria proposta al Consiglio regionale il quale lo approva. Questo doveva essere l'iter.
Ribadisco l'importanza della pianificazione territoriale.
Geometra Manolino, i Comuni non possano più essere considerati gran Ducati con una cinta daziaria, assolutamente impermeabili all'impatto ambientale, viario o urbanistico con tutti i Comuni limitrofi. La scelta di inserire un centro commerciale ai confini dell'area torinese - come Le Gru o l'IperCoop di Beinasco - non è un atto che, svolto autonomamente da parte dei Comuni, possa poi godere del fatto che il Comune di Torino resti indifferente alle conseguenze che esso comporta sull'assetto viario e urbanistico di tutti i centri residenziali al confine con queste aree.
Credo che questo non sia assolutamente ammissibile. Da qui, la necessità di uno strumento di pianificazione come il Piano Territoriale Provinciale.
Dico di più. C'é malafede, nel comportamento della Giunta regionale e della maggioranza di centrodestra, nell'avere lasciato quale Piano per due anni in salamoia? Perché nel frattempo sono successi alcuni grandi episodi: Mondo Juve, Millenium Canavese; o altri che devono ancora prendere forma come il Piano Urbanistico di Ivrea o quello relativo alle aree Borsetto (anche se hanno già goduto di un accordo-stralcio).
Tutte queste questioni hanno una pesante responsabilità, perché ben altro sarebbe stato il percorso dell'approvazione di quei tipi di insediamenti, a Piano Territoriale di Coordinamento messo in salvaguardia.
Questo è il dato, al cui interno può esserci un elemento gravissimo di malafede: l'aver voluto ostacolare l'approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento, per consentire una serie di speculazioni sul territorio.
Mi sento di fare questa accusa e di lasciarla a verbale, perché sono i fatti che parlano. Quante altre ne potevano succedere, rispetto alla portata degli emendamenti proposti? Un geometra direbbe, per interesse di bottega, "Meglio un cattivo Piano che nessuno Piano". Meglio un cattivo Piano che nessun Piano.
Molto tranquillamente potrei affermare: meglio un Piano Territoriale anche se come Gruppo non lo condividiamo in certe sue smagliature determinatesi a seguito dell'azione "devastante" che in questi due anni ricattando il ritardo dell'approvazione del Piano, ha operato nei confronti della Giunta provinciale. Penso di poterlo affermare.
Il nostro orientamento sarebbe di voto contrario al Piano Territoriale però continuo a sostenere: meglio un cattivo Piano che nessun Piano.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi dichiaro chiusa la discussione generale.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta d'inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Disegno di legge n. 553 "Provvedimento collegato alla legge finanziaria 4 marzo 2003, n. 2"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 553 "Provvedimento collegato alla legge finanziaria 4 marzo 2003, n. 2", prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 174 presentato dal Presidente della Giunta regionale Ghigo e dall'Assessore Pichetto Fratin: Articolo 1. Nell'allegato A sono inserite le variazioni riportate nella tabella allegata.
Emendamento rubricato n. 175 presentato dal Presidente della Giunta regionale Ghigo: Articolo 1. Nell'allegato A sono inserite le seguenti ulteriori variazioni: "UPB 30041 (Politiche sociali - Altri soggetti pubblici privato sociale Spese correnti + 500.000 UPB 07031 (Organizzazione risorse umane - Sistemi informativi e informatica - Spese correnti - 500.000".
La parola all'Assessore Pichetto Fratin per l'illustrazione degli emendamenti rubricati n. 174 e n.175..



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e alle finanze

Con l'emendamento 174, variazione di 2 milioni 440 mila euro, si interviene sui capitoli e sulle UPB delle Direzioni Cultura, relative all'Assessorato alla cultura, con un incremento di tale importo. La destinazione riguarda alcune spese correnti per il patrimonio culturale una parte relativa alle università e agli istituti scientifici; e una parte relativa alla Direzione Istruzione e Spettacolo. Erano già stati annunciati in Commissione. Anche l'emendamento rubricato n. 175 era stato annunciato in Commissione: 500 mila euro (in quello di prima c'erano anche 500 mila euro dell'OGM) che riguarda un incremento all'UPB relativo alle politiche sociali, (l'UPB 30041).
Successivamente, l'ultimo emendamento, che recita: "le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 2 e 3 della deliberazione legislativa relativa all'assestamento di bilancio approvato l'1.08.03", costituisce un collegato alla manovra finanziaria di cui alla presente legge (collega la parte dell'assestamento e la parte emendativa con la legge finanziaria).



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 174.
Il Consiglio approva Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 175.
Il Consiglio approva Emendamento rubricato A) presentato dai Consiglieri Gallarini e Botta Marco: All'art. 1 è aggiunto il comma 2 che recita: "2. Le disposizioni di cui all'art. 3 commi 2 e 3 della deliberazione legislativa relativa all'assestamento di bilancio 2003 approvata il 1 agosto 2003, costituiscono collegato alla manovra finanziaria di cui alla presente legge".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato A.
Il Consiglio approva Passiamo agli emendamenti presentati dal Consigliere Contu, ricordo che si mantengono solo quelli a firma del Consigliere, perché tutti gli altri sono ritirati. Cominciamo con il numero 1, che è accorpato al numero 2, al n.3, al n.4, al n.5 perché si riferiscono tutti all'UPB 32021.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati nn. 2, 3, 4, 5).
"L'UPB 32021 (capitolo 11226R) è incrementato di euro 1.000.000 per finanziare le spese per il funzionamento e lo sviluppo della scuola di alto perfezionamento musicale (l.r. 32/2000).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, le consiglierei di leggere gli emendamenti.



PRESIDENTE

L'UPB 32021 è incrementato di 1.000.000 euro.



CONTU Mario

Sono capitoli diversi



PRESIDENTE

Ma non lavoriamo su capitoli, ma sugli UPB.



CONTU Mario

Se si vuole fare lo strappo regolamentare va bene, però ognuno di questi emendamenti riguardano una destinazione diversa al di là dell'UPB dove vengono allocati. Di fronte ad un pronunciamento dell'aula il capitolo è l'unico vincolo che noi possiamo nei confronti dell'esecutivo.
Cerco di spiegare meglio il mio punto di vista, poi il Presidente me lo potrà contrastare. L'approvazione di un emendamento con una destinazione specifica, su un capitolo specifico, con una certa finalità, è l'espressione della volontà dell'aula. Non mi dica, Presidente, che se viene approvato un emendamento che destina delle risorse, con il voto del Consiglio regionale, per l'edilizia scolastica, lei possa liberamente disattendere questa indicazione del Consiglio e destinarli, ad esempio alla scuola di alto perfezionamento musicale. Francamente, se vuole sostenere questa tesi, le consiglierei di utilizzare altri argomenti.



PRESIDENTE

E' stato chiarissimo, ma altrettanto chiaramente vorrei spiegarle che la parte dispositiva che interessa dell'emendamento è semplicemente il fatto che quell'UPB, non capitolo, è incrementato. La finalità dell'incremento è un suo auspicio, ma il dato dispositivo è che viene aumentato quell'UPB. Se vuole intervenire e illustrarli, abbiamo già operato così in atri casi.



CONTU Mario

Capisco che siamo stanchi, l'ora tarda del mattino però, Presidente, mi dia dei ragguagli maggiori sul piano regolamentare. Lei oggi sta affermando, sostanzialmente che di fronte ad una volontà espressa, sarebbe curioso che in relazione all'emendamento approvato sulle indennità, lei indicasse genericamente l'UPB.



PRESIDENTE

Cerco di illustrare meglio ciò che le ho spiegato. La nostra legge di contabilità, la n. 7, all'articolo 10, comma 4 recita: "Il bilancio annuale stabilisce che le previsioni di bilancio sono articolate per le entrate e per la spesa in unità previsionale di base. Le unità previsionali di base sono determinate con riferimento ad aree omogenee di attività anche a carattere strumentale in cui si articolano le competenze della Regione".
Comma 11: "Entro 10 giorni dalla entrata in vigore della legge di approvazione, o di assestamento, la Giunta provvede a ripartire le unità previsionali di base in capitoli ai fini della gestione e della rendicontazione da assegnare ai dirigenti titolari dei centri di responsabilità amministrativa le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi individuati per interventi, programmati e progetti finanziari nell'ambito dello stato di previsione delle spese. Dunque il Consiglio non lavora sulle spese e vi provvede successivamente la Giunta".
Per questo motivo ho provveduto all'accorpamento degli emendamenti. Per gentilezza, Consigliere Contu, se vuole illustrare gli emendamenti da 1 al 5.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

"...finanziare la spesa per il funzionamento e lo sviluppo della scuola di alto perfezionamento musicale; 2) per finanziare progetti relativi all'anagrafe regionale dell'edilizia scolastica; 3) per finanziare i contributi ai Comuni euro 500 mila, per il finanziamento e la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria superiore; 5) per finanziare i contributi ai Comuni per il finanziamento e la fornitura gratuita e semigratuita dei libri di testo della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria superiore secondo l'articolo 53, comma 1/70 e comma 3 della legge 23/12/1998, n.
488".
Presidente, non sfuggirà a nessuno che la scelta che ha operato il Consiglio, nel momento in cui ha deciso di utilizzare parte della spesa corrente relativa agli oneri sui mutui per gli investimenti di qui al 2004 è una scelta politica ben precisa.
Su La Stampa di oggi c'è un'intera pagina dedicata a raccogliere le istanze e le proteste da parte del mondo artigiano e delle imprese artigiane. Non ho sotto mano il dato della proposta di bilancio, ma ricordo che uno dei capitoli che è stato messo in diminuzione, rispetto agli investimenti, è proprio quello relativo al credito per gli artigiani. Uno dei capitoli in diminuzione, per il quale si procrastina la necessità di trovare le risorse, è proprio quel capitolo.
Dico, allora, di valutare! Valuti, l'Aula, la possibilità di utilizzare in modo diverso queste risorse, perché la scelta che è stata operata almeno per una parte di queste risorse, è di utilizzare 18 milioni di euro per favorire un altro sviluppo, lo sviluppo o per lo meno l'esistenza del sistema parallelo d'istruzione, che è quello paritario privato.
Questo è quanto viene contestato con gli emendamenti in esame. Ci sono altre priorità, che si chiamano sostegno ed incremento delle risorse, per consentire ad una fascia più ampia di famiglie e di studenti di accedere alla gratuità dei libri di testo. Si tratta di stanziare delle risorse per mettere finalmente mano in modo efficiente ad un'anagrafe dell'edilizia scolastica, che sappiamo carente, in grande sofferenza, anche in relazione alle denunce che abbiamo fatto in quest'aula, a fronte di eventi tellurici, anche di recente avvenimento, che destano preoccupazione proprio perché la scuola è il luogo fisico dove le famiglie affidano i propri figli per l'acquisizione dei saperi, e pertanto deve essere un luogo sicuro.
Da qui nasce la necessità di implementare queste risorse e di fare delle scelte di priorità, che non possono essere quelle della legge sui buoni scuola! Si tratta di una volontà politica rispettabile, ma, dovendo fare i conti con il fatto che la provenienza di queste risorse è frutto della fiscalità generale, non si può operare in modo così disinvolto destinando una quota così ingente di risorse per finanziare una piccola porzione della popolazione studentesca della nostra regione (esattamente il 6% della popolazione studentesca).
Questo è quanto si auspica con questa serie di emendamenti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 1 e connessi emendamenti rubricati n. 2, n.
3, n. 4 e n. 5.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 6 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 7 al n. 23).
"L'UPB 32031 (capitolo 11270R) è incrementato di euro 500.000 per finanziare i contributi a comuni e ad enti per corsi, attività pubblicazioni riguardanti l'educazione permanente degli adulti (artt. 47 e 49 del DPR 24 luglio 1977 n. 616 e l.r. 1 aprile 1980, n. 19).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 e dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 6) e connessi emendamenti rubricati dal n. 7 al n. 23).
Il Consiglio non approva.
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Chiedo Presidente, una breve sospensione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 6.26 riprende alle ore 6.37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Emendamento rubricato n. 24 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 25 al n. 48).
"L'UPB 31011 (capitolo 11590R) è incrementato di euro 1.000.000 per spese per la realizzazione di pubblicazioni e di materiale culturale e per la loro diffusione.
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 24 e connessi emendamenti rubricati dal n. 25 al n. 48.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 49 presentato dal Consigliere Contu (e connesso emendamento rubricato n. 50.
"UPB 29061 (capitolo 12416S) è incrementato di euro 1.000.000 per finanziare gli interventi in materia di sanità a sostegno dei progetti delle aziende ospedaliere per il finanziamento di interventi per la lotta alla droga ed alla tossicodipendenza.
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 49 e connesso emendamento rubricato n. 50.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 51 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 52 al n. 55 e dal n. 71 al n. 74).
"L'UPB 28051 (capitolo 12380S) è incrementato di euro 500.000 per finanziare gli interventi in materia di sanità a sostegno dei comuni singoli e associati alle comunità montane per interventi in materia di assistenza sanitaria.
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 51 e connessi emendamenti rubricati dal n. 52 al n. 55 e dal n. 71 al n. 74).
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 75 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati nn. 76, 77.
"L'UPB 27021 (capitolo 12161S) è incrementato di euro 1.000. 000 per finanziare gli interventi in materia di educazione sanitaria in merito a progetti per la realizzazione dei piani di smaltimento e di bonifica dell'ambiente dai pericoli derivanti dall'amianto (l. 257/1992).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B).
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 75 e connessi emendamenti rubricati nn. 76 77).
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 56 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 57 al n. 70, dal n. 88 al n. 130).
"L'UPB 30032 (capitolo 20490S) è incrementato di euro 500.000 per finanziare gli interventi in materia di politiche sociali a sostegno di comuni e consorzi per l'impianto e l'arredamento degli asili nido (L.
1004/1971).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 56 e connessi emendamenti rubricati dal n. 57 al n. 70, dal n. 88 al n. 130).
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 80 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 81 al n. 87, dal n. 150 al n. 173).
"L'UPB 15101 (capitolo 11172) è incrementato di euro 800.000 per finanziare gli interventi in materia di formazione lavoro al fine di incrementare i contributi per spese d'avvio progetti d'impresa (l.r. 22/1997).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 80 e connessi emendamenti rubricati dal n. 81 al n. 87, dal n. 150 al n. 173).
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 131 presentato dal Consigliere Contu (e connessi emendamenti rubricati dal n. 132 al n. 149).
"L'UPB 22041 (capitolo 15201R) è incrementato di euro 800.000 per spese per l'acquisto di beni e servizi per la redazione e l'aggiornamento del Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell'aria (l.r. 43/2000).
Alla copertura della spesa si provvede con riduzione di pari importo dell'UPB 32011 (pag. 4 dell'all. B)".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 131 e connessi emendamenti rubricati dal n.
132 al n. 149).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Emendamento nuovo articolo 4 bis) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Pichetto Fratin: "Nuovo articolo 4 bis) (Dichiarazione d'urgenza) 1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 45 Statuto ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento nuovo articolo 4 bis).
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto sull'intero testo di legge.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
La legge finanziaria ha un gravissimo limite di fondo. Così come è stata impostata rastrella tutte le risorse o per recuperarle, come esplicitato dall'Assessore Pichetto o per una scelta politica ben precisa.
Ed è una scelta politica che offende le aspettative dei cittadini piemontesi del mondo delle imprese, del mondo del lavoro, perché le risorse di 18 milioni di euro, che è di fatto la manovra più importante di questa legge finanziaria, se ho capito bene, sono state ottenute dilazionando nel tempo la possibilità degli investimenti, al fine di avere come spesa corrente la parte di spesa relativa alla copertura degli oneri per la cessione dei mutui.
Non è una scelta di sviluppo, è una scelta di sottosviluppo: una porzione di impegno che la Regione ha messo in campo sul piano finanziario per favorire il rilancio della Regione stessa in un momento di profonda crisi economica.
Infatti, voi, in modo cinico, avete operato un'altra via di sviluppo Assessore Pichetto - quella indicata dalla Curia. E la Curia aveva un'esigenza: preservare il mondo delle scuole cattoliche, evitare che per carenza di allievi e di studenti molte scuole paritarie entrassero in sofferenza. Questo è il vero problema.
Dubito che vinciate la scommessa fatta.
In modo molto democristiano avete pensato al ritorno elettorale di quella platea ma, non sono sicuro che questa sia la strada giusta per salvare la presenza delle scuole paritarie nella nostra Regione Piemonte.
Non è certo quell'elemosina che spingerà migliaia di famiglie ad iscrivere i propri figli alle scuole paritarie o alle scuole private. Non sarà certo quella la strada. Ci sono fenomeni preoccupanti, innanzitutto la controriforma Moratti che prepara il terreno.
Più si destruttura la scuola pubblica, più la si priva di servizi, più si riduce l'orario di apertura attraverso l'attacco al tempo pieno e più è probabile che, con molta sofferenza, molte famiglie di fede non cattolica che non avrebbero mai scelto per i loro figli una scuola di tipo confessionale, li iscrivono, perché quella è in grado di garantire un orario particolare in risposta ai bisogni delle famiglie, dove, magari, i genitori sono entrambi occupati. Quindi la scuola privata diventa un luogo dove i figli possano stare durante la giornata. Scuola paritaria che molto spesso offre delle possibilità di apertura dalle 7.00-7.30 del mattino fino, attraverso gli strumenti del doposcuola e dei servizi, anche fino alle 18.00-18.30.
Sarà curioso vedere come la scelta pavida che avete fatto, anche qui nel tentativo di accattivarvi delle simpatie, non applicando l'indicatore della situazione economica, ma di chiedere alle famiglie di presentare solo l'autocertificazione sulla base del solo reddito imponibile, vi consentirà di aggiungere iniquità ad iniquità.



PRESIDENTE

Grazie, dichiaro chiuso lo spazio delle dichiarazioni di voto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proposta di deliberazione n. 282 "Legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e successive modificazioni. Piano Territoriale della Provincia di Torino" (richiamata in aula ai sensi dell'art. 34, comma 4, del Regolamento) (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Chiedo all'aula di votare l'inversione dell'o.d.g., come concordato e di ritornare quindi alla proposta di deliberazione n. 282.



PRESIDENTE

L'aula acconsente, grazie.
Riprendiamo la discussione sul Piano territoriale della Provincia di Torino.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Ribadisco, come già detto nell'intervento di discussione generale, che le posizioni dei Consiglieri intervenuti precedentemente sono condivise dal Gruppo, così come gli emendamenti presentati.
Avevo fatto cenno anche alla richiesta del Presidente della Regione che invitava la propria maggioranza a votare il Piano Territoriale della Provincia di Torino. Con la stessa chiarezza avevo naturalmente non difeso ma chiarito l'opportunità e la possibilità per tutti i Consiglieri regionali, in particolare per quelli del Gruppo che presiedo (anche per questo motivo intervengo in qualità di Capogruppo), di poter esprimere - e lo hanno fatto - non tanto la loro contrarietà, ma la loro critica su alcuni punti in merito a questo Piano. Ritiriamo, quindi, gli emendamenti presentati.
Li ritiriamo un po' a malincuore, signor Presidente, ma lo facciamo per un senso di responsabilità e per dare un senso agli interventi svolti, che non sono stati fatti par far passare del tempo ma sono stati fatti con argomentazioni, magari non condivise, ma espresse in modo chiaro.
D'altra parte, anche per lasciarne traccia, presentiamo, prima del voto di questo Piano Territoriale, un semplice ordine del giorno con un invito alla Provincia di Torino di tener conto di alcuni elementi.
Gli emendamenti, quindi, si ritengono ritirati, sia per le motivazioni che ho esposto, sia per l'invito del Presidente della Regione.
Chiederei una sospensione di cinque minuti per consentire ai colleghi di ultimare la stesura del testo dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 06.50 riprende alle ore 07.05)


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordine del giorno collegato (ex art. 78 del Reg.) n. 807 relativo a: "Modifiche al PTC della Provincia di Torino a salvaguardia dell'autonomia dei Comuni"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno collegato (ex articolo 78 del Reg.) n.
807 dei Consiglieri Manolino, Bolla, Angeleri, Marengo, Burzi, Cantore Pozzo e D'Onofrio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale ritiene indispensabile alcune modifiche al PTC della provincia di Torino al fine di salvaguardare i Comuni e le Comunità montane nella loro autonomia di governo del territorio e negli indirizzi di pianificazione nei territori di competenza in particolare invita l'Amministrazione provinciale di Torino ad apportare al PTC i correttivi finalizzati a costituire semplice indirizzo per i Comuni, conservando in capo agli stessi la piena titolarità e autonomia nella pianificazione territoriale.
I punti richiesti sono i seguenti: l'articolo 3.1 delle Norme di Attuazione (N.d.A). è da cancellare l'articolo 7.1 delle N.d.A. sia modificato mediante lo spostamento dei comuni di Carmagnola, Chieri, Pinerolo e Susa nella categoria A; i comuni di Ala di Stura, Alpignano, Avigliana, Bardonecchia, Caselle, Collegno Cuorgnè, Lanzo, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivarolo, Santena Settimo, Venaria nella categoria B; i comuni di Borgaro, Cambiano Colleretto Giacosa, La Loggia, Sauze d'Oulx, Sestriere nella categoria C si cancellino il 3° e il 4° capoverso dell'art. 4.2.1. delle N.d.A.
si cancellino gli artt. 9.2.1, 9.2.2, 9.2.3, 9.2.4, 9.2.5 venga eliminata la dicitura di classificazione dei bacini con fattori limitanti alla pagina 41 delle N.d.A.
si cancelli la previsione di dorsale pedemontana e l'anulare esterna alla pagina 47 delle N.d.A.
si cancelli tutto il primo capoverso dell'art. 11.6 delle N.d.A.
si chiede la cancellazione sulle tav. A. 6 delle limitazioni ed individuazioni relative alle possibilità di sviluppo e modifica dei suoli alla pag. 41 sono da ricompilare le elencazioni dei "fuochi" e dei "nodi" con l'inserimento di tutti i bacini elencati si cancelli la dicitura "Collina di Torino" al punto 14.5 delle N.d.A.
nella tav. A5 si inseriscano gli asterischi gialli per i seguenti comuni: Balme, Marentino, Pecetto, Santena venga modificata la tav. A1 con la cancellazione delle zone BC 10029, BC 10021, BC 10059, BR 10077, BC 10036.
Si richiede, infine che nel PTC gli indirizzi tutti costituiscano semplice quadro di riferimento anche per l'attuazione degli interventi pubblici e privati su tutto il territorio della provincia di Torino.
Le norme siano considerate esclusivamente di indirizzo e non direttive e prescrizioni".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 807.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proposta di deliberazione n. 282 "Legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e successive modificazioni. Piano Territoriale della Provincia di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 282.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bolla, a titolo personale.



BOLLA Emilio

Grazie, Presidente.
Farò una dichiarazione di voto a titolo personale, senza ripetere i concetti da me enunciati già nel dibattito generale.
Confermo quanto sostenuto precedentemente e ribadisco la forte preoccupazione in merito al fatto che questo Piano Territoriale invada troppo le autonomie comunali.
D'altra parte, si è arrivati a questa soluzione perché vi è un accordo a livello di Consiglio regionale. In questo caso, credo che la responsabilità delle conseguenze dell'applicazione di questo Piano dovranno ricadere sulla Provincia di Torino, che spero abbia il buonsenso di accogliere un ordine del giorno abbastanza complesso, ma che, in buona sostanza, vuole solamente ribadire che il ruolo delle Amministrazioni locali e dei Comuni deve essere tutelato.
La Provincia ha un ruolo diverso, che non è quello di pianificazione a livello locale, bensì quello di tracciare delle linee che gli competono quelle che gli sono attribuite dalla legge urbanistica regionale. Non ha il compito di redigere lei stessa delle leggi regionale, quindi ritengo e spero che, essendo anche presente l'Assessore, accolga questo nostro invito che è stato formulato con un ordine del giorno.
Sono stati ritirati, perché queste sono state le disposizioni, alcuni emendamenti che, a mio giudizio, sarebbero stati utili, perché avrebbero accorciato i tempi e aiutato la Provincia a venire in contro a queste esigenze. In ogni caso, come ripeto, la Provincia si assumerà la responsabilità eventualmente anche delle difficoltà che verranno create ai Comuni nella redazione dei Piani Regolatori.
Ho votato l'ordine del giorno. Per disciplina di Gruppo non voter contro questo Piano Territoriale, ma non parteciperò alla votazione proprio perché, a titolo personale, ritengo che si poteva fare un passaggio in più per aiutare la Provincia a correggere alcuni errori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri per dichiarazione di voto.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, sarò breve, visto che la nottata è stata lunga.
Intervengo per ribadire quanto già detto nell'intervento precedente.
Accogliamo comunque l'invito formulato dall'Assessore e, quindi, dalla Giunta.
Anche se non del tutto convinti - ribadiamo le nostre perplessità - ma per un accordo raggiunto in quest'aula e per rimanere attenti e fedeli all'indicazione della Giunta, voteremo a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo a titolo personale.



MARENGO Pierluigi

Richiamando quanto detto dal Consigliere Bolla, anch'io, in dissenso rispetto alla posizione del Gruppo e perché non ritengo di assumermi la responsabilità dei disastri che, a mio parere, questo Piano andrà a generare, mi asterrò dal voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino per dichiarazione di voto.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Molto telegraficamente, vorrei fare anch'io una dichiarazione in forte dissenso circa questo modo di condurre una discussione di un progetto così importante come il Piano Territoriale. Devo dire, come hanno fatto prima di me i colleghi Bolla e Marengo, a ragion veduta, che credo che oggi noi stabiliamo una condanna per la Provincia di Torino ad avere un documento che priva i Comuni della facoltà di gestire i loro territori. Ritengo che tale condanna si possa evitare se la Provincia di Torino, dopo aver realizzato un elaborato di questo genere, saprà fare tesoro dell'ordine del giorno e degli altri suggerimenti che sono pervenuti da questi dibattiti e dimostrarsi davvero democratici nel conferire, non solo alla Provincia, ma a tutti i Comuni della provincia, l'Autonomia che vogliamo essi abbiano, per poter avere, nel rispetto delle leggi regionali, un minimo di facoltà operativa sui propri territori.
Sono, quindi, in dissenso dalla votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Disegno di legge n. 553: "Provvedimento collegato alla legge finanziaria 4 marzo 2003, n. 2" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del disegno di legge n. 553.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri hanno votato NO 12 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione ordine del giorno n. 805 "Intervento a favore dei lavoratori delle aziende artigiane in crisi" presentato dai Consiglieri Valvo, Godio Costa Rosanna, D'Onofrio, Tomatis, Rossi G., Caramella, Pedrale, Bussola Cantore, Galasso, Scanderebech, Rossi O., Botta Marco


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie Presidente. Com' è noto, ieri si è tenuta una Conferenza Stampa di tutte le Associazioni degli Artigiani (CONFARTIGIANATO, CNS e CASA) che si sono scagliate contro la Regione, lamentando l'assoluta mancanza di interventi per quanto concerne i dipendenti delle imprese dei comparti metalmeccanico-tessili abbigliamento e orafo in crisi.
Come sapete, i dipendenti delle imprese artigiane sono sprovvisti di cassa integrazioni guadagni. E' un argomento già trattato in sede di VII Commissione che aveva trovato concorde anche la minoranza.
Ieri ho presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a modificare gli interventi previsti dal progetto Piemonte, al fine di individuare risorse da destinare, tramite gli enti bilaterali, alle imprese artigiane in crisi.
Chiedo l'iscrizione di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Per l'iscrizione all'o.d.g. sono necessari 40 voti, quindi pongo in votazione per vedere se si raggiunge tale quorum.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'iscrizione dell'ordine del giorno.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 32 Consiglieri Comunico che non è stato raggiunto il quorum, pertanto dichiaro non valida la votazione ai sensi dell'articolo 51, comma 5 del Regolamento.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Dispiace chiudere una serata come questa con l'ennesima rottura di quella che è sempre stata una prassi di questo Consiglio regionale. Lo ricordo perché una volta che la ruppi, utilmente, il Consigliere Chiezzi mi ricordò che era prassi della Regione Piemonte, dal giorno della sua nascita, mai negare ad un Consigliere l'iscrizione, quand'anche il Consigliere non pretendesse né la discussione né il voto.
E' una prassi che questo Consiglio ha sempre rispettato.
l'ennesima modalità di seminare vento e poi pretendere di non raccogliere tempesta. Con ciò rinnovo sinceramente a tutti i colleghi i sinceri auguri per le vacanze, ma vorrei che si riflettesse perché non è con questa modalità che si aiuta l'Aula ad essere rappresentativa di chi ci ha eletto.



BURZI Angelo

VALVO Cesare (fuori microfono)



BURZI Angelo

Riguarda dipendenti delle imprese artigiane senza cassa integrazione.
E' vergognoso che la minoranza non accetti...



PRESIDENTE

Chiedo scusa Consigliere Valvo...



PRESIDENTE

VALVO Cesare (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vergognatevi! Vergogna! Si vergogni!



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la seduta e auguro a tutti buone vacanze.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 07.19)



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