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Dettaglio seduta n.38 del 14/11/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Deorsola, Manolino Racchelli, Rossi Giacomo e Scanderebech.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 4) all'o.d.g. ovvero alla discussione degli ordini del giorno inerenti all'Alta Velocità.
La parola al Consigliere Tapparo sull'ordine dei lavori.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, dalle informazioni che un Consigliere "peone" ha, sembrava che ci dovesse essere oggi pomeriggio il dibattito sull'alluvione. Non vorrei che si aspetti un'altra alluvione per svolgere un dibattito significativo, oppure che i tempi di questa discussione vengano compressi in modo da essere di nuovo nella solita logica dei consigli di amministrazione di alcune aziende: tre ore per discutere su dove mettere le biciclette e cinque minuti per le scelte strategiche dell'azienda! Non vorremo cadere nella fattispecie di quelle aziende che poi sono fallite.


Argomento: Trasporti su ferro

Ordini del giorno n. 103 "Alta capacità Torino-Lione"; ordine del giorno n. 133 a "Individuare alternative progettuali per la prevista linea ad Alta Velocità sui tratti Lione-Torino e Torino-Milano"; ordine del giorno n. 139 "Linea ferroviaria di Alta Capacità Torino-Lione"; ordine del giorno n. 140 "Concertazione tra Regione Piemonte, Provincia di Torino ed Amministrazioni locali in merito alla progettazione della Ferrovia Torino-Lione" (interrogazioni nn. 245 e 346 e interpellanza n. 305 collegate)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno inerenti l'Alta Capacità: ordine del giorno n. 103 "Alta capacità Torino-Lione" presentato dai Consiglieri Saitta, Marcenaro, Chiezzi, Moriconi, e Caracciolo ordine del giorno n. 133 a "Individuare alternative progettuali per la prevista linea ad Alta Velocità sui tratti Lione-Torino e Torino-Milano" presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu ordine del giorno n. 139 "Linea ferroviaria di Alta Capacità Torino-Lione" presentato dai Consiglieri Ghiglia, Bussola Costa Rosa Anna, Brigandì e Angeleri.
Collega Tapparo, mi informano che nella riunione dei Capigruppo, convocata alle ore 12,00, si è convenuto di trattare oggi pomeriggio due argomenti: l'Alta Velocità e il dibattito sull'alluvione. E' anche nella consapevolezza di questo che ho cercato di fare avviare la discussione per evitare di avere un tempo troppo inadeguato sia per l'uno che per l'altro punto.
Ripeto, nella riunione dei Capigruppo si era definito di iniziare i lavori pomeridiani con la questione sull'Alta Velocità.
Se non ci sono altre richieste da parte dei proponenti, iniziamo la discussione del punto 4) all'o.d.g. con la relazione dell'Assessore Casoni.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Rispondendo a questi ordini del giorno per aggiornare anche l'assemblea sull'evolversi della situazione sull'alta capacità Torino-Lione, leggo la relazione che sarà disponibile in forma scritta per chi volesse prenderne atto.
Il problema del governo della mobilità dei passeggeri e delle merci, il corretto rapporto tra le infrastrutture di trasporto ed il territorio interessato, determineranno un nuovo modo di vivere delle persone e incideranno significativamente sul sistema economico-sociale anche della nostra Regione. Il Piemonte, in questo contesto, è dunque completamente coinvolto nel processo di ammodernamento del sistema dei trasporti, anche attraverso un'accelerazione dei processi di integrazione con gli altri paesi europei onde evitare la sua emarginazione territoriale, con conseguenze economiche disastrose.
La necessità di una corretta nuova infrastrutturazione del Piemonte senza eludere le problematiche di ordine territoriale ed ambientale che questi interventi portano con sé, è stata ed è una priorità dell'Assessorato ai Trasporti regionale. La realizzazione della futura linea ferroviaria ad AC Torino-Lione è una di queste nuove infrastrutture.
In merito all'O.d.G. n° 103 presentato, si precisa quanto di seguito: è bene chiarire che la Regione Piemonte ritiene tale opera, per tutte le motivazioni espresse in premessa, indispensabile per il territorio e l'economia piemontese.
Per queste regioni essa si è battuta per far parte, con la Regione Rhône-Alpes, della Commissione Intergovernativa (CIG) creata nel 1996 con l'accordo tra Italia e Francia ed incaricata di pilotare gli studi sulla tratta internazionale Torino-Lione e di preparare per i Governi la proposta di trattato che ne definisca le condizioni di realizzazione e di gestione.
I due Governi entro i primi mesi del 2001 dovranno prendere delle decisioni definitive sulla definitiva scelta del tracciato dell'attraversamento alpino (al riguardo si rammenta che i due Governi nell'incontro della scorsa primavera a Bardonecchia, si sono pronunciati favorevolmente alla soluzione tecnica del tunnel di base tra St. Jean de Maurienne e Bussoleno e sui tracciati delle tratte nazionali di avvicinamento al tunnel di base.
La Regione ritiene indispensabile che i tempi della scelta dei Governi (primi mesi del 2001) siano rigorosamente rispettati.
A tale proposito, nell'ambito della riunione della delegazione italiana della CIG, che si è tenuta a Roma nello scorso ottobre, la Regione Piemonte ha sostenuto: 1) di confermare la priorità dell'ammodernamento della linea storica, onde consentire, al contempo, l'aumento immediato del traffico merci e la predisposizione di vie d'accesso 2) di proseguire nella direzione del conseguimento di una politica intermodale avanzata, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione dei costi di attraversamento alpino dei trasporti stradali 3) di avviare il programma di studi 2001-2006, che comprenda la realizzazione delle discenderie e delle gallerie geognostiche, oltre agli approfondimenti degli studi geologici, economici, ambientali e di sicurezza 4) di predisporre, fin da subito, un nuovo accordo per il periodo 2001-2006 che consenta la realizzazione di questa nuova fase in condizioni di gestione adeguate.
Farò poi un approfondimento riguardo alle condizioni.
Al riguardo è bene chiarire che il punto 1 (ammodernamento dell'attuale linea storica) non può e non deve essere alternativo alla realizzazione della nuova infrastruttura, ma deve essere complementare ad essa.
Proprio partendo da questi concetti e per trovare il maggiore consenso possibile su un'opera così importante (a tal proposito le FS - Direzione Generale di Infrastrutture ha fornito dati che dimostrano come la linea ferroviaria "Storica" andrà in saturazione nel 2005-2006 tra Torino e Avigliana, tra 2006-2013 anche tra Avigliana e Bussoleno, ed infine entro il 2018 su tutta la linea sino a Modane, quando noi prevediamo che l'apertura della nuova linea, nella migliore delle ipotesi possa avvenire nel 2015, pur con gli ammodernamenti previsti dal Piano di ammodernamento) la Regione Piemonte, con il Ministero dei Trasporti ha aperto un "Tavolo Tecnico Istituzionale di confronto" con la Provincia di Torino, le Comunità Montane dell'Alta e Bassa Valle di Susa e della Val Sangone, nel quale affrontare tutti i temi necessari per la valutazione dell'opera (dagli scenari di traffico ai tracciati dell'infrastruttura).
Le prime riunioni si sono tenute il 20 ottobre ed il 3 novembre 2000 e ad esse ne seguiranno altre, sino a conclusione dell'esame delle problematiche per la realizzazione della linea.
Infine, circa l'ipotesi di tracciato presentato dalla Provincia di Torino, si fa presente che la richiesta formulata nell'ordine del giorno in questione, dovrebbe essere indirizzata al Ministero dei Trasporti il quale è il soggetto politico ed anche tecnico per farsi carico del confronto tra le ipotesi progettuali presentate dalla Provincia di Torino e quelle in corso di progettazione da parte di FS, attraverso l'Italferr, in tempi ristretti e comunque utili per la decisione da assumere nella prossima Conferenza Intergovernativa.
E' comunque importante ricordare che il Parlamento, attraverso una risoluzione della IX Commissione della Camera - firmata dai deputati piemontesi del Polo, della Lega e da tutti quelli del centro-sinistra votato lo scorso 8 novembre, ha impegnato il Governo: 1) a sviluppare ogni utile confronto con le Comunità e le Amministrazioni interessate, al fine di ottimizzare le soluzioni del tracciato della nuova infrastruttura ferroviaria lungo la Valle di Susa, con lo scopo di minimizzare gli impatti ambientali e sociali dell'opera ed ottimizzarne gli aspetti trasportistici sia per il comparto delle merci che dei servizi locali 2) a consentire alla Commissione Intergovernativa italo-francese di procedere alle necessarie decisioni una volta acquisite per parte italiana anche la conclusione dei gruppi di lavoro istituiti dopo l'incontro di Chambery, realizzando così appieno lo spirito degli accordi tra il ministro italiano ed il suo collega francese, che prevedevano la valutazione approfondita degli aspetti ambientali e territoriali definiti tra i due governi nell'ultimo incontro di Modane 3) a considerare l'ipotesi progettuale formulata dalla Provincia di Torino in collaborazione con il Politecnico, come soluzione meritevole di approfondimento e da utilizzare solo nel caso si dimostrasse impraticabile la realizzazione dell'opera secondo il tracciato originariamente studiato 4) a promuovere l'istituzione di un'efficace sede di concertazione tra Regione Piemonte, Provincia di Torino ed Amministrazioni Locali interessate perché si possa concretamente procedere alla valutazione della soluzione progettuale più idonea 5) ad operare perché la Commissione Intergovernativa metta a punto, entro la data del prossimo incontro tra i due governi, il programma dei lavori 2001-2006, rendendo anche disponibili le necessarie risorse finanziarie.
Ripeto, questi sono i contenuti della risoluzione approvata da tutti i Gruppi del centrosinistra, della Lega e del Polo alla Camera, con la sola esclusione del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Per concludere, la Regione Piemonte, per quanto concerne l'attraversamento dell'arco alpino, condivide la scelta progettuale del tunnel di base; per la soluzione della tratta italiana di avvicinamento, è disponibile a verificare, senza preclusioni e con tutti gli Enti territoriali (Comuni, Comunità montane e Provincia di Torino) la scelta per il miglior tracciato possibile, per la consequenzialità trasportistica della linea con il nodo di Torino, cioè per fare in modo che il nuovo intervento conseguenzialmente permetta uno sviluppo anche dei trasporti locali ed il collegamento con la costruenda nuova linea ad Alta Capacità Torino-Milano, nel rispetto della responsabilità e dei ruoli di ciascuno e soprattutto - e questo è un punto molto importante - nel rispetto dei tempi previsti per la decisione governativa (entro primi mesi del 2001).



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Casoni. Prego di distribuire il testo della relazione dell'Assessore.
Apriamo il dibattito.
Ricordo che gli ordini del giorno sono tre: il primo è il n. 103, a firma Marcenaro, Di Benedetto, Saitta, Chiezzi, Moriconi, Caracciolo; il secondo, il n. 133 a firma Papandrea e Contu, e il terzo il n. 139, a firma Ghiglia, Bussola, Costa Rosa Anna, Brigandì, Angeleri. La discussione riassume anche l'interrogazione n. 245 "Proposta della Provincia di Torino di tracciato ferroviario della nuova linea ad Alta Capacità Torino-Lione" del Consigliere Giordano, l'interrogazione n. 305 "Progetti Alta Capacità sulla linea ferroviaria Torino-Lione" dei Consiglieri Chiezzi, Moriconi Marcenaro, Giordano, Saitta e Caracciolo e l'interrogazione n. 346 "Ipotesi di collegamento Torino-Lione ad Alta Velocità. Quanti soldi pubblici sono già stati impegnati?" dei Consiglieri Papandrea e Contu.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Non mi soffermerò sugli aspetti generali che riguardano il significato dell'opera di cui stiamo discutendo. Do questi argomenti per scontati perché mi colloco all'interno di una scelta che fa di questa questione cioè la costruzione di nuovi collegamenti nel corridoio alpino, di cui la Torino-Lione è una parte, una scelta strategica per lo sviluppo della regione. Per brevità, non ritorno su questo punto.
Mi attengo, semplicemente, al merito dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, alle novità nel frattempo sopraggiunte (come il voto della IX Commissione della Camera) e alle argomentazioni e problemi che si evincono dalle cose dette dal Vicepresidente Casoni.
Come sapete, la Provincia di Torino ha presentato un'ipotesi progettuale. Parlo di "ipotesi progettuale" e non di vero e proprio "progetto" proprio perché siamo di fronte ad un'ipotesi sviluppata con l'apporto e le competenza di due centri, di cui uno è il Politecnico di Torino. Quest'ipotesi progettuale - lo sapete - cerca di affrontare e risolvere alcuni temi, come la ricerca di soluzioni per un tracciato che determini un minor impatto ambientale, un rapporto migliore con il territorio attraversato, il futuro del ruolo e dell'utilizzazione del polo logistico potenziale di Orbassano. Insomma, quest'ipotesi progettuale parte dallo sviluppo di un punto nodale: l'aspetto positivo per la Città di Torino nell'essere ricompresa entro la nuova linea di collegamento internazionale tra l'Ovest e l'Est europeo.
Infine, quest'ipotesi sviluppa anche gli aspetti che riguardano i costi dell'opera. Sapete bene che quest'ultimo non è un aspetto secondario nella realizzazione di questa importante infrastruttura, dal momento che il problema del reperimento degli ingenti mezzi finanziari necessari costituisce uno dei capitoli essenziali di questa vicenda.
Detto ciò, voglio ribadire che la spinta che ci ha portato a presentare quest'ordine del giorno - i Consiglieri di minoranza e io fra loro - non è quella di voler sposare a tutti i costi un'ipotesi, non è il desiderio di compiere una scelta che, a priori, ci porta ad accettare un'ipotesi della Provincia che, in quanto tale, va assunta in via preferenziale rispetto ad altre.
Chiediamo soltanto che su questa ipotesi progettuale e sui suoi vari aspetti siano compiuti effettivi approfondimenti. Perché? Intanto perché, per tutta una serie di ragioni, pensiamo che quest'ipotesi sia concretamente utile allo sviluppo dell'iniziativa, della discussione e delle scelte da fare in questo campo. Inoltre, per le sue caratteristiche essa è in grado di riaprire un confronto positivo con le popolazioni localmente interessate. Sappiamo che questo costituisce un nodo molto importante della decisione che dobbiamo prendere. L'Assessore Casoni ricordava che la deliberazione della IX Commissione della Camera prevede l'istituzione di un tavolo per affrontare questo problema. Anche noi pensiamo che questa sia la soluzione migliore per affrontare la questione.
Stiamo affrontando un problema molto delicato, e credo ci sia un interrogativo che tutti noi dobbiamo porci. Stiamo parlando della Torino Lione, o stiamo parlando di una linea di collegamento Est-Ovest, Milano Lione? In tal caso, Torino rischia di non sfruttare gli elementi positivi che derivano dal collegamento e che si innescano sul territorio! Inoltre c'è l'ulteriore rischio che Torino si configuri come un semplice campo di attraversamento! Da questo punto di vista, il tentativo di verificare tutte le possibilità di riutilizzo e rilancio della struttura del polo di Orbassano (ricordiamo l'investimento ingente che essa ha comportato in passato) rappresenta indubbiamente un tentativo - parlo di "tentativo" perché non ho certezze su questo punto - importante.
Assessore Casoni, voglio ancora dirle questo. A mio parere, uno dei pregi di quest'ipotesi della Provincia è quello di cominciare, finalmente ad entrare nel merito. Lei ha parlato del tunnel di base. Qualcosa, sul tunnel di base, si sa. A dire il vero, però, non molto: si sa qual è il tracciato, ma ancora non si conoscono le condizioni operative, a partire da quelle che possono essere determinate da indagini geologiche. Sono elementi, questi, di cui non disponiamo. Ma, al di là del tunnel di base ad oggi noi non siamo in grado di fare una discussione su altri elementi perché non disponiamo di informazioni. Non abbiamo informazioni sul progetto del tracciato che dal tunnel di base arriva a Torino, attraverso la Val di Susa, scavalcandola poi in direzione di Milano. Naturalmente, non è questo il compito di Alpetunnel, che si occupa solo della tratta internazionale: del resto, di questo, istituzionalmente, deve occuparsi. Le Ferrovie dello Stato non hanno mai reso disponibile, perché se ne possa compiere un esame trasparente, progetti e ipotesi del tracciato.
Sapete che, per quanto riguarda tutta la parte del tracciato che va dalla fine del tunnel fino all'ingresso di Torino, la questione è molto delicata. Ancora più delicata è la questione della "La Gronda Nord", cioè del passaggio a nord di Torino. In quella zona, nessuno è ancora riuscito a capire dove un eventuale tracciato possa passare: si è ipotizzato fra i vincoli posti dalla Tangenziale di Torino e quelli del Parco della Mandria.
Assessore Casoni, voglio dirle che, fino a quando non riusciremo a conoscere con chiarezza le diverse linee progettuali, ci sarà difficile anche costituire il tavolo di concertazione previsto - giustamente - dalla risoluzione della IX Commissione della Camera. Solo se affrontiamo la questione aprendo un confronto fra le diverse ipotesi, la risoluzione della IX Commissione della Camera - che condivido - può aiutare il nostro lavoro e la nostra discussione.
Mi sembra che lei abbia detto che, data quella risoluzione, l'ipotesi della Provincia vada considerata come meritevole di approfondimento. Nello stesso tempo, però, lei ne ha parlato come di ipotesi di "riserva". Perch parla di ipotesi di "riserva"? Lei sa meglio di me che, ad oggi, nessuno è in grado di dire quali saranno le conseguenze che deriveranno dall'ipotesi attuale del tunnel di base, perché nessuno sa a quali condizioni geologiche e idrogeologiche si andrà incontro in un tracciato che viaggia all'incirca con i 1300/1700m di pendenza, con 52 Km che vengono tutti con questo tipo di profondità. Quindi, si parla di ipotesi di "riserva" per questo: non si sa se, per quel tracciato, teoricamente ipotizzato ma non geologicamente sondato, si riscontreranno le effettive condizioni operative che ne consentano la realizzazione.
Premesso tutto ciò, vorrei dire questo. Ne parlavo oggi con l'Assessore Casoni, lo ripeto ora in aula. Quando si parla di ipotesi di "riserva", se le si prende sul serio, bisogna considerare che esse devono essere strutturate, cioè pronte ad entrare in campo. Nelle partite di calcio quando si parla di ipotesi di "riserva" - cioè di giocatori che stanno in panchina - si parla di giocatori che non hanno sufficiente allenamento per partecipare alla partita in caso di necessità. Prendendo alla lettera anche l'ipotesi e la soluzione della Commissione Trasporti, credo che vadano messe in atto quelle decisioni che consentano che l'ipotesi progettuale sia approfondita, specificata e costituisca un utile terreno di confronto.
Ha ragione l'Assessore Casoni quando dice che la sede di confronto è il Ministero dei Trasporti, ma noi siamo Consiglieri regionali che chiediamo alla Giunta di promuovere nella sede opportuna, appunto quella del Ministero dei Trasporti, la questione.
Come sapete un confronto si è già sviluppato in sede informale anche a Torino; solo venerdì scorso c'è stata una discussione nella quale Ferrovie dello Stato, professori del Politecnico ed esperti della Provincia si sono confrontati su questa ipotesi.
Muoversi per realizzare e approfondire il progetto, è una questione che, a mio parere, può aiutare fortemente ad accelerare il percorso delle decisioni da prendere. Può essere uno strumento che rende più semplice e più facile il confronto con le popolazioni locali, che obbliga tutti gli attori a rendere espliciti i progetti e quindi potere avere un confronto su questa base; infine costruisce le condizioni di approfondimento delle diverse ipotesi che consentono di scegliere quella migliore.
Questo è il senso dell'ordine del giorno che abbiamo presentato e della discussione che proponiamo al Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Mentre ascoltavo con attenzione il Consigliere Marcenaro, mi chiedevo: quante volte abbiamo discusso della questione in Consiglio Regionale? Quante parole abbiamo speso? Quante volte il Consiglio Regionale si è espresso a favore (occorre ricordarlo) dell'Alta Capacità e delle soluzioni proposte dalla Giunta? (che non mi risultano essersi modificate nel corso di questi anni).
Questo lo devo dire per ricordare a tutti noi che, quando c'è un certo tipo di impostazione - che non è di oggi, ma che risale ai primi anni della legislatura passata e che la Giunta regionale del Piemonte ha sempre portato avanti con coerenza e forza sia da un punto di vista tecnico che politico - non è che ogni mese, ogni settimana e ogni anno ci torniamo sopra tentando di spostare, di procrastinare o di dilazionare le decisioni che avevamo già individuato con tutto ciò che è stato fatto negli anni passati.
Voglio leggervi un pezzo molto significativo di un ordine del giorno sul quale non voterò a favore, presentato dal Consigliere Papandrea, che recita: "Non è ipotizzabile che l'opera possa essere realizzata prima di 20/25 anni". Ma con questo metodo di lavoro, che è il metodo di lavoro del "carciofo" (quando siamo al buono, presentiamo un progetto alternativo) non ci vogliono vent'anni, ma cinquanta e oltre. E' un po' come la storia della metropolitana torinese, la cui prima galleria - lo vorrei ricordare ad onore della storia - fu scavata nel '33 (non mi ricordo in che era particolare, allora gli anni si contavano in maniera diversa). Nell'anno duemila quello è rimasto l'unico buco e, nella prossima primavera, si preannuncia il prossimo buco della nuova metropolitana (rimanendo fermi al progetto originario, non saremo più al meglio delle evoluzioni tecniche).
Ho fatto questa premessa perché in questi anni la Giunta del centrodestra del Piemonte, l'Assessore Casoni e il Presidente Ghigo sono sempre stati estremamente coerenti con la linea seguita nel perseguimento di questo progetto. Qualche settimana fa (mi ricordo ancora la pagina de "La Stampa" che riportava la grande novità) la Provincia di Torino - la stessa Provincia, a capo della quale è al governo dal '95 la stessa Presidente Mercedes Bresso - "tira fuori dal cilindro" non un coniglio (almeno lo avremmo cucinato), ma un progetto alternativo. Questo progetto alternativo l'ho appreso dai giornali - non sono un Consigliere Provinciale, quindi mi riservo di approfondirlo - ma potrei anche dire che può essere un grandioso progetto rispetto a quello coerentemente portato avanti dalla Giunta regionale del Piemonte dal 1996 ad oggi.
Però posso dire anche un'altra cosa che ha una certa importanza: come è possibile, se questo era un problema noto da anni (credo che abbia fatto parte dei punti principali delle campagne e delle propagande elettorali dei partiti sia di centrodestra che di centrosinistra) che questo progetto coniglio o coniglio-progetto esca fuori da un cilindro due settimane fa? Qual è la motivazione politica che dovrei dare a questo fatto se volessi fare della dietrologia? Non voglio fare della dietrologia, ma se la dovessi fare dovrei pensare che, nell'approssimarsi delle elezioni politiche, non si ha più il coraggio (parlo di una parte della sinistra) di schierarsi contro il progetto "Alta Capacità" (questo occorre ricordarlo perché la memoria storica in politica per noi ha un valore). Questo progetto ha trovato, all'interno del centrosinistra, delle fortissime resistenze: un vero e proprio terrorismo di tipo ideologico-politico da parte di alcuni Gruppi politici (li cito, così non offendo nessuno), come ad esempio quello dei Verdi.
Il progetto Alta Capacità è stato bersaglio di attentati veri (ci sono ancora i candelotti di dinamite su cui la Procura sta indagando; sono state arrestate delle persone, ci sono state delle conseguenze anche drammatiche rispetto agli inquisiti).
Il Governo ormai è d'accordo, per fortuna qualche Ministro è cambiato prima c'era qualche oltranzista che non capiva bene che le Nazioni evolute vivono anche di trasporti e di grandi infrastrutture e non soltanto di qualche albero in più, o qualche blocco del traffico. Abbiamo Ministri anche se pensano a 180 gradi di differenza da come la pensiamo noi, più intelligenti e un po' più evoluti; oggi il centrosinistra è convinto che l'Alta Capacità sia una soluzione.
Allora cosa succede? Si tenta di giocare al recupero - consentitemi di dirlo, colleghi - presentando nelle ultime settimane, anche se è un problema noto da vent'anni, un progetto alternativo (abbiamo voluto citare qualche passaggio storico di questo lunghissimo iter burocratico) rispetto a quello che è passato, sviscerato e seviziato da tutte le Commissioni Governi, consorzi e commissioni intergovernative di mezza Europa, negli ultimi sei anni.
Anche l'autorevole Commissione della Camera si è espressa in merito al progetto della Provincia. Una Commissione composta da membri che arrivano da Bari, da Caltanissetta (per carità, è giusto che sia così, io sono nazionalista) e da ogni parte d'Italia, in cui un giorno qualcuno parla di Alpetunnel e tutti firmano pensando ad un grandioso progetto alternativo senza sapere neanche cos'è.
L'autorevolissima Commissione della Camera (anche se nella nostra federazione il suo parere ha il relativo valore che ha, perché il Governo si è già espresso) ci dice in maniera chiara che questa soluzione meritevole di approfondimento (ci mancherebbe che una qualsiasi soluzione non lo sia) è da utilizzare nel caso si dimostrasse impraticabile la realizzazione dell'opera secondo il tracciato originariamente studiato.
L'autorevolissima Commissione della Camera (composta da centrosinistra Polo, Lega più quelli che si trovano lì per caso) in buona sostanza ha detto: fate tutti i tavoli che volete (quando sento parlare di tavoli immagino quelli medioevali di cui non si vede la fine; vedo un tempo che si allunga, vedo un ostacolo fisico alla realizzazione del progetto); fate tutti gli approfondimenti che volete, ma come ipotesi residuale e di riserva rispetto a quella primigenia, che rimane valida, condivisa dal Governo e che occorre portare avanti. Un'ipotesi che non è uscita dal cilindro l'altro giorno, ma quasi sette anni fa.
Anche noi abbiamo presentato un ordine del giorno per dire che, se si deve fare un tavolo, lo si faccia per preparare un buon Trèzeguet a sostituire un cattivo Del Piero, ma non può essere un tavolo - che allora sì durerebbe veramente altri cinque, dieci, quindici anni! - per sostituire un cattivo Trezeguet a un miglior Del Piero che essendo in forma, già adesso sta giocando e deve continuare a giocare col massimo della solerzia e della velocità possibile per evitare che anche l'alta capacità - e lo abbiamo già detto tante volte in quest'aula - faccia la fine della povera solitaria e ragnatelosa corsia torinese del 1933!



PRESIDENTE

Grazie Presidente Ghiglia. Ho notato anche la citazione di Bunuel che ricorre raramente in questo Consiglio regionale, mentre meriterebbe di essere citato di più.
E' iscritto a parlare il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi su questo argomento noi dobbiamo giocare un ruolo che non è per noi molto originale, che è quello di cantare fuori dal coro.
Dico questo partendo intanto dalle considerazioni fatte dall'Assessore nell'ambito della sua relazione in risposta alle interrogazioni, nella quale ricorda gli esiti del voto nella competente Commissione alla Camera.
E' nota la nostra opposizione da sempre all'ipotesi di alta velocità.
Siamo assolutamente consapevoli che il tracciato alternativo proposto dalla Provincia sposta solo il problema geograficamente, ma non lo elude rispetto alle problematiche di impatto ambientale che questa scelta potrà determinare, ma la cosa che ci deve fare riflettere tutti sono questi dati.
Il Consigliere Ghiglia citava l'Alpe Tunnel. L'Alpe Tunnel ha già fatto il suo bravo bando, ha già iniziato i lavori e predisposto i cantieri per il tunnel di sondaggio. Per deformazione di tipo professionale io ho sempre pensato che i sondaggi fossero quelle cose che servono a sondare le caratteristiche del terreno mediante un'opera di trivellazione. Tutti pensiamo alla trivella, viene fuori una "carota" di sedimento stratificato che consente di comprendere qual è la composizione del terreno e poi sulla base di questi studi geologici definire le modalità di intervento sull'opera. L'originalità sta nel fatto che per questa opera di trivellazione si decide non di usare la normale trivella, ma di aprire un tunnel di sei metri di diametro, lungo dieci chilometri, per una spesa di 120 miliardi! Allora, se ci sta a cuore la difesa delle modalità con le quali vengono spesi i soldi pubblici e delle finalità, tutto questo arrabattarsi fra percorsi alternativi non è comprensibile. In teoria dovremmo aspettare che si esaurisca questa opera di sei metri di diametro per dieci chilometri di profondità che altro non vuol dire che un tunnel di servizio per la futura linea e per il futuro tunnel di 54 chilometri. Questi sono i dati! Tutto questo ci preoccupa: sembra un'autentica presa in giro delle popolazioni locali e sembra ancora una volta un'operazione di recitazione collettiva nel disprezzo più totale delle istanze che provengono dalle comunità locali! Perché a questo assistiamo: non si possono prendere così in giro né le popolazioni locali né i rappresentanti istituzionali che pure hanno accettato quel tavolo di concertazione e di confronto, non di concertazione, l'hanno chiamato un tavolo di confronto, facendo di fatto trovare tutti gli attori e le parti in causa di fronte al fatto compiuto.
E poi un tunnel di 54 chilometri per una spesa prevista di 10-12.000 miliardi, per un'opera che se va bene verrà completata, dai primi calcoli e previsioni, nel 2020, in scenari come quelli letti qui in aula dall'Assessore Casoni secondo il quale siamo in presenza di livelli di saturazione dell'attuale capacità di ricezione delle linee attuali dal 2006 al 2012, francamente ci sembra una di quelle imprese che rischiano di deturpare in modo irreversibile il nostro territorio, trasformandolo in una grande area desertica di passaggio, perché questo è! L'obiettivo non è il potenziamento dei collegamenti con il Piemonte! Non prendiamoci in giro! Questa linea unirà la Normandia con Trieste! E dubito profondamente ripeto, dubito profondamente! - che ci siano dei benefici, se si presta per un attimo attenzione alle caratteristiche del trasporto delle merci, così come risulta da tutte le relazioni di accompagnamento al progetto originario del tunnel che qui andiamo a discutere.
E poi, Assessore, oggi noi eravamo in quest'aula in sede di risposta alle interrogazioni e interpellanze. Noi le abbiamo posto delle domande specifiche rispetto alle quali non ci ha assolutamente risposto. Noi abbiamo chiesto per esempio di sapere quanto dei soldi di competenza della Regione Piemonte è stato destinato per la fase progettuale e per la fase di studio di questa opera: non abbiamo ricevuto risposta. Quindi Presidente le chiedo che per quanto concerne la nostra interpellanza, che poneva cinque quesiti e che non ha avuto risposta alcuna, sia da considerarsi assolutamente non discussa proprio perché non c'è stata risposta nel merito.
Dopodiché, non ci appassiona questa discussione se dobbiamo distruggere la Valle di Susa o la Val Chisone; siamo e restiamo fermamente contrari all'ipotesi del tunnel e siamo assolutamente favorevoli ad un ipotesi di potenziamento della capacità della attuale linea ferroviaria. Naturalmente ribadiamo che metteremo in campo tutti i possibili strumenti sul piano istituzionale (il nostro voto alla Camera era certamente scontato), ma noi ci auguriamo anche attraverso la mobilitazione degli abitanti delle valli: come forza politica ci impegneremo perché questo progetto non s'abbia da fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, prima che qualche collega possa dare un'interpretazione forzando i termini della questione, voglio confermare una certa coerenza che abbiamo come posizione rispetto a questo tema, nel senso che eravamo in passato, parlo degli Anni '90 quando si iniziò a discutere di questo progetto, e continuiamo a essere d'accordo sulla necessità di questo tipo di collegamento con Lione.
Abbiamo sottoscritto questa proposta di ordine del giorno per fornire un contributo ad una scelta che ancora non è definita. Credo che l'Assessore convenga sul fatto che non esiste oggi un progetto esecutivo nel senso che si sta ancora discutendo di questa ipotesi del tunnel di base nelle dimensioni che conosciamo.
In questa fase in cui si sta ancora discutendo ed una decisione definitiva ancora non è stata ancora assunta, ci pareva utile che la Regione Piemonte, che oggi ha maggiori competenze in termini di trasporto esaminasse anche l'ipotesi della Provincia di Torino che risolve il problema del collegamento ferroviario con Lione all'interno della normativa e dei parametri indicati dalle stesse Ferrovie per indicare un treno ad alta capacità ferroviaria. Quindi è un'ipotesi progettuale - non dico che la condivido - che sta all'interno dei treni ad alta capacità ferroviaria proprio sapendo che bisogna ancora decidere.
E' stata citata anche la risoluzione della Commissione parlamentare dove questa ipotesi viene ritenuta di riserva. Mi pare utile il richiamo all'ordine del giorno presentato dall'Assessore, e quindi anche il riferimento alla necessità di esaminare al limite questa ipotesi progettuale in funzione della riserva. In qualche maniera la posizione scritta nell'ordine del giorno è molto più corretta dal punto di vista istituzionale.
In effetti, l'ipotesi presentata dalla Provincia raccoglie le osservazioni emerse in questi anni nel dibattito attorno al problema della Torino-Lione che, come Regione, non abbiamo saputo gestire, nel senso che il rapporto con gli enti locali è sempre stato molto difficile e complesso.
Anche le soluzioni adottate - ricordo quando Masaracchio era Assessore ai trasporti - non hanno dato risultati; una voce alle esigenze della valle in ordine alle questioni di carattere ambientale non è stata data.
Probabilmente l'ipotesi della Provincia di Torino in qualche maniera tiene conto di alcune esigenze, ma non tutte, delle Amministrazioni locali e affronta una questione di un certo interesse.
Le persone che non hanno un pregiudizio possono convenire sul fatto che un tunnel non a quella profondità, ma più in superficie - quindi con rischi, anche solo teorici, minori rispetto ad un tunnel completamente sotterraneo - sul piano della garanzia e della sicurezza dà qualche elemento in più.
Probabilmente le mie sono considerazioni più di pelle, in sostanza, ma il fatto che c'è un'ipotesi di un tunnel più in superficie che ogni tanto ha delle fuoriuscite, mi sembra un fatto di una grandissima importanza anche perché quell'ipotesi è riuscita in una parte della valle. Quindi, in qualche maniera è importante legare questa ipotesi ferroviaria con uno sviluppo anche di una zona turistica.
Altro elemento che invito a considerare quando la Regione lo farà anche perché mi pare che l'Assessore ha deciso di farlo - riguarda l'altro aspetto del tracciato dal tunnel di base in collegamento con Torino, sul quale non sono ancora state compiute delle scelte.
C'è soltanto un'indicazione delle Ferrovie di un collegamento con la parte nord dell'Area Metropolitana di Torino. Questa mi pare l'indicazione e la scelta preferita dalle FS, e sulla quale non si può che concordare perché in sostanza l'asse è quello.
Però il progetto formulato dalla Provincia di Torino affronta un problema: vogliamo fare un treno Torino-Lione ad alta capacità oppure un treno Lione-Milano. L'ipotesi prospettata dalla Provincia di Torino che prevede il collegamento a sud nell'interporto di Orbassano, affronta una questione che il progetto e le ipotesi ventilate non hanno mai affrontato che è il problema logistico dei trasporti ed è collegato a sud, dove c'è la Fiat ed altri insediamenti di carattere industriale interessati al trasporto delle merci. Quindi, ha una localizzazione sotto questo aspetto interessante.
L'invito è quello di valutare questo aspetto, cioè di una linea Torino Lione che serve Torino e non è una linea che va direttamente a Milano anche perché, se non viene affrontato il problema delle merci, cioè di un sito dove fare il collegamento di Torino con l'alta capacità più complessiva, probabilmente bisogna pensare ad un altro sito verso Settimo o verso Chivasso dove realizzare un'operazione che può essere fatta sul sito cioè sul centro intermodale merci di Orbassano.
Questi sono gli elementi che invitiamo a valutare con una certa attenzione, sui quali non c'è un pregiudizio. Noi siamo interessati perch si faccia, ma invitiamo a valutare questi utili suggerimenti formulati dalla Provincia. Il significato dell'ordine del giorno non è di pregiudizio e non è sicuramente un intendimento dilazionatorio, ma un contributo per una soluzione, la più attenta e la più rispettosa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Prima di entrare nell'argomento volevo fare una piccola riflessione dei due precedenti interventi dei colleghi Contu e Ghiglia.
Il Presidente Ghiglia ha dato l'impressione di spaventarsi solo perch il progetto, in qualche modo, è stato riesaminato.
Noi riteniamo sia opportuno fare bene le cose, anche con qualche anno di ritardo, senza lasciare dei guai alle generazioni future.
Per quanto riguarda il collega Contu, vorrei dire che non possiamo modernizzare il Paese con la povertà francescana. Le Ferrovie non si fanno con le preghiere, si fanno con degli interventi, e qualche piccolo prezzo bisogna purtroppo pagarlo.
Relativamente al progetto presentato dalla Provincia, volevo leggere questa breve nota.
"A fronte delle numerose polemiche degli enti locali e della popolazione residente nella Valle di Susa, per gli alti costi di realizzazione e per il forte impatto ambientale del progetto di tracciato della nuova linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione proposta dalle FS e dalla Società Alpitunnel, la Provincia di Torino ha recentemente avanzato una proposta di tracciato alternativo che escluderebbe la Valle di Susa.
Il gruppo consiliare regionale dei democratici, in controtendenza rispetto alle prime indicazioni espresse dalla maggioranza regionale ritiene tale progetto alternativo assai interessante in quanto, a nostro avviso, non solo presenta maggiori vantaggi dal punto di vista dell'impatto ambientale, del costo e dell'efficienza ed efficacia dell'esercizio, sia per il trasporto passeggeri che per quello merci, costituirebbe un'occasione importante per un sostanziale potenziamento e miglioramento dei collegamenti della Val di Susa con Torino ed il resto del Piemonte.
A tale proposito, infatti, il progetto prevede la possibilità di utilizzare la linea ferroviaria anche per il trasporto locale, costituendo anche un elemento di richiamo turistico non indifferente.
Difatti tra i vantaggi del tracciato della Provincia vi è il servizio reso all'area turistica dell'alta valle su cui si è scommesso con l'assegnazione delle Olimpiadi del 2006.
Attraverso la fermata di Oulx, e il possibile tunnel sotto il Monginevro, vi è poi l'opportunità di inserire Torino nell'asse di trasporto internazionale della fascia sud dell'Europa: dal Portogallo all'Est europeo, facendo di Torino un nodo merci adatto al mercato globale in grado di attirare nuove imprese grazie alla infrastrutturazione dei trasporti derivata dal rilancio dell'interporto di Orbassano.
Altro vantaggio non di poca importanza è il minor impatto sull'ambiente e sulle persone della Val di Susa.
Il progetto in questione ha avuto ampi consensi anche tra gli amministratori delle regioni e dei dipartimenti interessati (soprattutto la Regione Provenza-Alpi del Sud-Costa Azzurra che avrebbe il diretto collegamento con Torino e la Pianura Padana, oltreché da ambientalisti che giudicano un progetto di alta qualità e politica amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, pensavo che a questo punto, in una lunga discussione attorno alla oggi riconvertita verbalmente Alta Capacità fossimo un po' più avanti nel dare non solo delle risposte tecnico formali ma anche qualcosa che rendesse fattibile il progetto politico di rapporti con le Comunità locali toccate dalla TAV. Su questo aspetto non abbiamo ricevuto particolari illuminazioni dall'intervento dell'Assessore.
Non c'è un approccio su questo problema che dica: la Val di Susa è una realtà che paga dei costi per quanto riguarda i servizi di comunicazione di cui beneficiano la grande pianura dell'Italia settentrionale, la Pianura del Rodano, ecc.; paga dei costi altissimi: che cosa si dà a questa Comunità per rendere in qualche modo compatibile questo grande sacrificio? Nel Medioevo, se c'erano dei ponti o dei passaggi, si riusciva a lucrare a vantaggio delle comunità locali: il signorotto locale in qualche modo lucrava da quei passaggi; ora questa comunità locale paga solo dei prezzi sia per come la TAV incide ambientalmente che per come limita l'utilizzo del proprio territorio, dunque senza alcun beneficio. Ed è questo il punto. Non si può parlare semplicemente dell'esistenza di un tavolo, dell'apertura di una discussione: dovremmo già essere più avanti.
Dovremmo avere un progetto base sulla Valle Susa e riuscire a individuare cosa ne deriverebbe per quella comunità in termini di costi e benefici.
Come si sa, la Valle di Susa si tratta di una realtà dove passano due statali, dove passa un'autostrada, dove passa una ferrovia, dove ci sono degli elettrodotti; tutto ciò in una valle relativamente stretta e altamente antropizzata, che tra l'altro ha pagato i costi di deindustrializzazione tra i più alti dell'intero Piemonte. E allora, che cosa prospettiamo a questa comunità? Gli offriamo un ulteriore onere in termini infrastrutturali e basta? Credo che tutti riconoscano, anche in Valle di Susa, il fatto che il collegamento Torino-Lione ha un carattere strategico, importante per la nostra Regione; non c'è nessuno che lo nega, ma si pone un problema politico più generale, che qui non viene affrontato: il tutto viene rinviato ad un tavolo di discussione, e nel mentre si parla della fattibilità tecnica del tunnel.
La sollecitazione nei confronti della Provincia contenuta nell'ordine del giorno, come se fosse un organismo recalcitrante, mi sembra alquanto impropria. Ripeto, credo che nessuno si sottragga al problema di considerare prioritario il collegamento Torino-Lione.
Giustamente l'Assessore ha parlato - però anche qui ci sono elementi di ambiguità - di un parallelo rafforzamento dell'attuale tratta ferroviaria di questo, però, ne stiamo parlando da anni e anni e, come Regione Piemonte, dovremmo fare una maggiore pressione, affinché da subito si parta in questa direzione. Invece ci sono delle lentezze.
A proposito del progetto prima abbozzato dal collega Marcenaro, il quale ha detto: "E' stata avanzata un'ipotesi che ha alcuni elementi significativi: non possiamo precluderla e considerarla marginale", dico che si tratta di un'ipotesi che evita l'impatto in fondovalle della Valle di Susa. E' una soluzione - diceva il collega Saitta - che probabilmente, con lo sbocco ad Orbassano, minimizza il rischio di "baypassare" Torino, quando si vorrà veramente ottimizzare l'Alta Velocità.
Infatti, in futuro, emergerà che la fermata di Torino non ottimizza affatto la velocità, perché, partendo da Milano, il treno deve già essere in frenata a Vercelli o a Santhià, quindi praticamente è un treno che fa il tratto Milano-Torino in una condizione tale da non ottimizzare le potenzialità dell'Alta Velocità. C'è dunque il rischio implicito che Torino possa essere una fermata secondaria, perché le grandi comunicazioni si faranno su collegamenti minimi di 400 chilometri, se si vuole, ripeto avere un'ottimizzazione della velocità.
Questo è un grande rischio per noi, così come era un grande rischio il progetto che la Valle d'Aosta aveva sollecitato, chiedendo di "piegare" a Santhià e puntare ad Aosta ed ad un tunnel di collegamento sul loro territorio, cosa che avrebbe emarginato il fulcro del Piemonte, cio Torino.
Altrettanto, se noi non radichiamo il progetto sul bacino strategico che abbiamo elaborato storicamente per l'intermodalità di Orbassano, c'è il rischio che Torino possa essere, alla lunga, menomata da un progetto che cerca, nelle tratte lunghe, di ottimizzare la funzione dell'Alta Velocità.
E qui veniamo al progetto che ci viene offerto dalla Provincia. Io non lo sposo, a scatola chiusa perché ha dei limiti; tra l'altro, correndo in costa in Valle di Susa, sulla destra orografica, dove, piuù in basso corre già la ferrovia ordinaria - pensiamo alla zona di Meana - dove si presentano delle difficoltà tecniche non indifferenti, per vincoli idrogeologici.
Mi rendo conto che ci sono delle difficoltà, però certamente si pone la questione di minimizzare quelli che sono problemi anche politici. Infatti se l'Assessore regionale o il Presidente Ghigo dicessero: "Noi, con la comunità della Val di Susa, abbiamo in mano delle carte forti da giocare." Ma non avete niente: avete solo l'apertura di un tavolo. E che cosa andrete a dire in quel tavolo? Che stiano buoni? Che siano responsabili dei grandi progetti di collegamento? No, bisogna già avere le idee chiare, avere un progetto di sviluppo per la Valle di Susa molto forte, molto qualificato che permetta a quelle comunità di dire: "Va bene, accettiamo un ulteriore onere, ma siamo all'interno di un contesto di sviluppo e non solo lasciati ad una trattativa logorante e defatigante".
Devo dire che sono rimasto amareggiato dalle parole del Capogruppo di AN, quando, in qualche modo, ha abbinato critica alla TAV con attentati.
Sono due cose diverse: la critica è costruttiva. Lo abbiamo detto tutti e io credo che qui nessuno neghi il carattere strategico di questo tipo di collegamento. Però possiamo avere dei dubbi. Cerchiamo di minimizzare i costi sociali, quelli ambientali. E' legittimo avere delle preoccupazioni ma senza erodere i tempi necessari, perché non possiamo portare questa operazione alle calende greche, altrimenti la linea del Sempione o il collegamento per un'altra strada, il Gottardo ad esempio, potrebbe alla fine non rendere più appetibile anche per l'autorità francese il "forzare" il collegamento della Lione-Torino.
In questo senso direi anche di valutare - concludo, Presidente laicamente, apertamente l'ipotesi avanzata dalla Provincia. Badate, come ho già detto, io non l'ho sposata; ne ho sentito parlare adesso dal Capogruppo Marcenaro e mi ha anche un po' sorpreso; però è reale la necessità di un approfondimento per valutarne l'eventuale fattibilità, anche politica rispetto all'altra soluzione.
Ecco, qui manca il discorso della fattibilità politica: si demanda il tutto a tavoli di discussione, a cose molto astratte, per cui ci troveremo o a dover dare attuazione ai lavori "manu militari", mortificando le comunità locali, oppure a restare "imballati" in un progetto che non va avanti.



PRESIDENTE

Chiedo all'assemblea se ci sono altri interventi. Prego, Consigliere Moriconi, prenda pure la parola.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Devo dire che sono tra i firmatari di uno degli ordini del giorno di cui si sta discutendo. Una delle prime cose che ho notato - anche leggendo le notizie giornalistiche d'interpretazione della risoluzione che era stata votata a Roma - è l'evidente forzatura, a mio avviso, da parte della Giunta di quella risoluzione. La risoluzione, certo, prendeva posizione a favore dell'ipotesi progettuale della Valle di Susa, ma non escludeva assolutamente di verificare il progetto presentato dalla Provincia. In tutte le notizia giornalistiche, invece, è stato messo con forza, da parte della Giunta, l'accento sulla prima parte di quel documento, come se a Roma fosse stata votata una scelta, cioè quella a cui auspicava la Giunta regionale, ma che poi, leggendo il documento, non è così.
Per quanto riguarda in particolare il percorso alternativo, vorremmo che si facesse una valutazione tecnica - se possibile, trattandosi di un consesso politico - e non solo una valutazione politica, perché la valutazione tecnica dell'ipotesi progettuale della Provincia non è da scartare a priori come sembra emergere anche da questo dibattito.
Chi ha letto il progetto della Provincia, si sarà accorto che esso presenta alcune caratteristiche di particolare interesse. La prima, la più eclatante e la più visibile è quella che, invece di un tunnel unico di 50 chilometri, prevede una serie di tunnel più corti. Questo porta sicuramente un minore impatto ambientale, anche per i minori sconvolgimenti geologici che determina.
Se, poi, vogliamo parlare del tunnel che sarebbe previsto nell'ipotesi che, con tanto accanimento, sta portando avanti la Giunta regionale, ci si dovrebbe chiedere cosa si pensa di fare. Si farà un tunnel con un camino solo o si faranno due camini? Questo non è stato detto. L'ipotesi che si sta portando avanti è quella di un camino solo, con tutti i rischi di pericolosità che sono insiti in un tunnel di quel genere. Parlare di due camini - credo che la Giunta lo sappia - vuol dire non realizzare l'opera perché i costi arriverebbero a livelli tali da non essere assolutamente sostenibili.
Lasciamo perdere, a proposito dei costi, il problema dei finanziamenti che rappresentano un cammino molto arduo e difficile da risolvere.
Per quanto riguarda il discorso della progettazione, riteniamo che una valutazione più serena dei due progetti darebbe modo di approfondire la discussione ed il dibattito e di verificare veramente l'attuabilità e soprattutto l'impatto ambientale di quello che si vorrebbe fare.
Certo, non stupiscono le critiche del Consigliere Ghiglia ai Verdi! Siamo abituati: i Verdi sono una forza non molto significativa a livello elettorale, però - chissà perché - dovrebbero essere quelli che riescono a determinare tutte le sorti della nazione!



MORICONI Enrico

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



MORICONI Enrico

Perché avevate il Ministro ai trasporti!



MORICONI Enrico

Non avevamo il Ministro ai trasporti! Informati, perché il Ministro ai trasporti non l'abbiamo mai avuto. Era il Ministro all'ambiente e quindi ti prego di andare a leggere i documenti...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



MORICONI Enrico

Comunque noi, quando assumiamo delle posizioni contrarie, siamo sempre consci, le motiviamo sempre e soprattutto non abbiamo paura del confronto come fanno invece certi Consiglieri, quando parlano di "tavoli" (che sono un modo democratico di confrontarsi), presentandoli come dei pericoli per chissà cosa! Certo, per chi pensa sia meglio che le decisioni le prendano poche persone o forse una sola, per chi ha in mente questi tipi di democrazia - e lascio a voi intendere se si possa chiamare tale - non è possibile accettare l'idea del confronto democratico. Dato che noi, invece siamo abituati al confronto democratico, presentiamo le nostre idee e siamo sempre disposti a discutere con chi voglia farlo.
Devo dire, purtroppo, che, come ambientalisti e Verdi, siamo abituati ad avere ragione a posteriori, prova ne sia che su certe battaglie fondamentali da noi condotte - tipo quella sul buco dell'ozono - è stato riconosciuto a distanza di tempo che avevamo ragione. Questo sinceramente non ci basta più; vorremmo avere maggiore ascolto nel presente.
Per tornare al progetto, mi chiedo quante persone potrebbero essere interessate ad andare da Torino a Parigi in cinque ore piuttosto che sei tenendo presente che, per fare il percorso in un tempo accettabile, non ci dovrebbero essere fermate intermedie, che, invece sono previste in questa ipotesi progettuale.
Un altro problema viene rilevato dalla relazione stessa del Vicepresidente Casoni: si parla di saturazione della linea ferroviaria storica nel 2005, 2006. Tutti sappiamo che questo nuovo progetto non riuscirà ad essere operativo entro il 2006 (concordo piuttosto con i tempi previsti nell'ordine del giorno presentato dai colleghi Contu e Papandrea).
Manca, a questo proposito, una proposta per la linea ferroviaria storica.
Stiamo qui a parlare di un'ipotesi avveniristica per un'Alta Velocità quando diciamo alla popolazione della Valle di Susa che stiamo operando per distruggere ulteriormente la Valle e far sì che, nel 2006, non ci sia più un servizio ferroviario efficiente.
Nella relazione del Vicepresidente Casoni, ai cittadini della Valle di Susa viene detto questo: "Vi distruggiamo la Valle, ma tra cinque anni voi sarete a piedi, per quanto riguarda la ferrovia, e dovrete di nuovo aumentare il traffico sulle strade, che è già molto caotico".
Questo è quanto propone oggi la Giunta, queste sono le soluzioni che si vorrebbero proporre.
Sempre in tema di federalismo mal masticato e mal digerito, vorrei che ci si rendesse conto che i Sindaci che abitano, vivono e governano in Valle di Susa, sono assolutamente contrari all'ipotesi di Alta Velocità, così come è stata concepita. Vorrei che mi si spiegasse perché, nel momento in cui si parla di federalismo e di devoluzione, non si parla anche di sussidiarietà, ovvero di recepimento del parere di chi è sul territorio come i Sindaci della Valle di Susa.
Questi sono i problemi che rimangono irrisolti e - credetemi - non c'è un preconcetto da parte degli ambientalisti; molti di noi sono disposti a considerare il progetto alternativo presentato dalla Provincia, proprio perché contiene dei punti di indubbia novità ed interesse.
Noi non siamo aprioristicamente contrari a tutto quello che si vuole fare. Chiediamo semplicemente che si discuta a partire dai problemi reali anche quelli della Valle di Susa, che, come ho detto, non possono essere risolti con questa linea, che, se tutto va bene, entrerà in funzione quando i problemi saranno già esplosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Quello che, dal mio punto di vista, continua ad essere inaccettabile è il fatto che una lobby di privati, capeggiata da Sergio Pininfarina, abbia deciso tempo fa di risolvere il problema del collegamento ferroviario che da Torino si dirige verso la Francia, con un'ipotesi progettuale da lui inventata, evidentemente maturata in certi ambienti, che prevede di scavare un tunnel di oltre 50 chilometri sotto le Alpi.
Mi rendo conto che, in presenza di una Regione Piemonte da oltre cinque anni non governata con un progetto di Piano dei trasporti, va da sé che delle forze imprenditoriali private cerchino di colmare questo vuoto e inventino delle soluzioni.
Rimane il fatto che il Comitato promotore dell'Alta Velocità, proposto da Sergio Pininfarina, ha messo in campo una soluzione che continuo a considerare inaccettabile e che questa, fino a pochissimo tempo fa, era rimasta l'unica ipotesi per il Piemonte: questo è l'elemento di sofferenza.
E' un'ipotesi chiaramente azzardata. E' una sfida alla natura e a sfidare la natura si finisce male.
Realizzare uno o due tunnel di 52 chilometri, perché così si mettono in moto degli investimenti. Cosa è cambiato da allora? A seguito di opposizioni, richieste di approfondimento progettuale lotte che sono durate anni, finalmente la Provincia di Torino ha messo in esame un progetto alternativo per collegare, sempre lungo quella direttrice, quindi da Torino verso Lione, con una nuova linea ferroviaria più capace dell'attuale, un sistema rivolto a passeggeri e merci.
Finalmente e tardivamente entra in campo questa proposta.
Teniamo presente, colleghi, che la nostra Regione non ha il Piano dei trasporti, quindi va alla cieca. La nostra Regione, dal punto di vista delle infrastrutture necessarie, dice tutto e niente e cavalca ogni tipo di ipotesi: dal terzo valico (da Genova a Milano), al Martigny, al Sempione e alla Torino-Lione.
Finalmente è nata una nuova proposta, che è quella della Provincia. A questo punto, cosa succede? La lobby che fa capo a Sergio Pininfarina infastidita da questo fatto, è riuscita, con un concerto a più voci disponendo di canali di convincimento molto persuasivi, a far passare la notizia che il progetto vecchio, quello del tunnel di 52 chilometri, è l'unico progetto in campo, che quel progetto sarà finanziato e che su quel progetto, per il quale, da anni, istituti finanziari stanno cercando di far tornare i conti senza esserci ancora riusciti, è l'unico progetto che deve essere realizzato.
Questa situazione ha avuto anche, in sede Parlamentare, un momento di pronunciamento che - lo ricordava, poca fa, il collega Moriconi stranamente è stato piegato nella direzione di assumere unicamente il rischioso vecchio progetto dei 52 chilometri come l'unica soluzione.
Io, insieme al collega Moriconi, tengo a dire che quella non è l'unica soluzione. Ho l'impressione che non rappresenta una soluzione, perché un tunnel di quel genere non si realizzerà mai: questa è la mia impressione ma posso sbagliarmi.
Penso, viceversa, che l'ipotesi proposta dalla Provincia, che realizza delle infrastrutture meno pesanti, meno onerose e capaci di essere realizzate in meno tempo, possa essere la soluzione per quanti ritengono che il potenziamento della linea storica sia insufficiente alle aspettative del nuovo secolo.
Personalmente rimango perplesso che questa sia una necessità assoluta e penso che la Regione Piemonte, che progetta il proprio futuro, potrebbe individuare soluzioni alternative che comprendono il potenzialmente dell'attuale linea storica e, magari, altri investimenti di carattere ferroviario rivolti alla zona sud del Piemonte ma, a parte questo, il fatto che si sia affacciato un altro progetto è un dato reale.
Presidente Cota, la Commissione Parlamentare non ha votato, come ha detto il Presidente Ghigo, Pininfarina e, forse, anche l'Assessore Casoni per la soluzione del vecchio progetto del Comitato promotore che prevede il tunnel di 52 chilometri. Non è vero! Quella risoluzione è molto articolata, evidentemente è il frutto di mediazioni e spartizioni del testo, perché in una frase si accenna a un intendimento, mentre nella frase successiva si propone un altro percorso.
In quel documento, che è stato approvato non all'unanimità, perché ci sono state delle assenze, una cosa è chiara: la richiesta, mi sembra alle Regioni, di istituire un Tavolo per esaminare il progetto della Provincia.
Assessore Casoni, leggiamo insieme la frase: "La Regione deve istituire un Tavolo per confrontare i progetti". Noi chiediamo che venga fatto questo, con l'impegno a verificare questo Tavolo.
Nel testo vi sono altre richieste, in parte ottenute e in parte no, ma fanno parte dei fautori del vecchio progetto del Pininfarina, tra cui il sottoscritto non rientra a nessun titolo, perché lo ritiene ancora un progetto nocivo per il Piemonte e per la collettività, rischioso pericoloso e inattuabile, un'idea faraonica dello sviluppo, che anche recenti calamità dovrebbero aver confinato a una storia che non ha più un futuro possibile.
Quindi, da questo punto di vista, sostengo e chiedo, insieme ai colleghi che saranno disponibili - prego l'Assessore di leggere l'ordine del giorno - di dare attuazione alla risoluzione della Commissione Parlamentare, chiaramente nella parte indicata di responsabilità della Regione Piemonte che, se non ricordo male, dovrebbe consistere nell'istituzione di un Tavolo di confronto sui due progetti: quello innovativo della Provincia e quello vecchio, proposto da Sergio Pininfarina.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto e per presentare una proposta di emendamento all'ordine del giorno n. 139 ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

La proposta di emendamento è la seguente: nel dispositivo, al II capoverso, dopo le parole "a sollecitare" aggiungere "nelle sedi e presso i soggetti competenti, gli approfondimenti progettuali delle ipotesi avanzate dalla Provincia di Torino....". Si tratta dell'ordine del giorno n. 139, presentato dai Capigruppo della maggioranza...



(Si attende qualche minuto affinch tutti i Consiglieri abbiano a loro mani l'ordine del giorno della maggioranza)



MARCENARO Pietro

Ripeto: le parole "a sollecitare la Provincia di Torino ad attivarsi...", vengono sostituite dalle seguenti parole: " sollecitare nelle sedi e presso i soggetti competenti gli approfondimenti dell'ipotesi progettuale avanzata dalla Provincia di Torino" e poi il testo prosegue nella forma originale.
Proposta di emendamento volta a invitare la Provincia ai Torino ad approfondire. La Provincia di Torino per le sue competenze ha svolto un certo lavoro, se adesso quest'ipotesi deve essere approfondita, deve essere approfondita nelle sedi e con i soggetti competenti che, peraltro, hanno anche le risorse per approfondire che, la Provincia di Torino, di per s non ha.
Ricordo che la Provincia di Torino interviene su questo punto non come soggetto di politica dei trasporti, ma come soggetto di pianificazione territoriale.
Detto questo se la modifica venisse accolta il nostro Gruppo voterà a favore del documento.
Sottolineo che qui bisogna intenderci: non è vero che la storia di questi anni sulla questione delle infrastrutture, delle quali stiamo parlando, è la storia di chi all'inizio è favorevole e poi successivamente, si oppone. Qualsiasi persona di buonsenso, a partire dai responsabili delle Ferrovie dello Stato, sa che il passaggio dall'espressione "Alta Velocità" all'espressione "Alta Capacità" non è stata affatto solo una questione nominalistica: è stata una vera e propria trasformazione della concezione di quest'opera che ha visto in primo piano gli aspetti trasportistici delle merci, come aspetto assolutamente fondamentale nella nuova concezione dell'opera. Mi dispiace che nessuno oggi in Italia, in Europa, in Francia parli più di del progetto nei termini in cui - su questo ha ragione il Consigliere Chiezzi - ne parlavano coloro che molti anni fa, per la prima volta, avanzavano un'ipotesi radicalmente diversa.
Mi soffermo ora su due questioni sulle quali si sono già soffermati i Consiglieri Saitta e Tapparo.
Affinché possa avvenire un confronto con le popolazioni e le istituzioni locali della Val di Susa, è essenziale che sia reso esplicito il progetto. Sappiamo poco sull'ipotesi tunnel di base, poco perché tutti sanno poco fino a quando non si saranno fatti gli approfondimenti e gli studi necessari, mentre nulla sappiamo per quanto riguarda il percorso in sinistra orografica Val di Susa e il passaggio in gronda nord del nodo di Torino. Questo punto bisogna riportarlo nella discussione, perché se non c'è chiarezza sulle scelte del tracciato, la discussione con le popolazioni della Val di Susa non si farà mai. Non si farà mai perché sono necessarie due cose. Una quella che diceva il Consigliere Tapparo, cioè l'impegno e un forte sviluppo su quella zona e una "visibilità" del progetto che faccia capire cosa succede dal punto di vista di questa infrastruttura, con le condizioni complessive di quel territorio.
La seconda questione è che noi abbiamo svolto la discussione per Torino e per un Piemonte che avevano bisogno di collegamenti per lo sviluppo, non per una Torino e un Piemonte che fossero, come qualcuno diceva, una stazione secondaria. Ha ragione chi dice - lo diceva il Consigliere Saitta che sia resa esplicita l'idea di un nuovo polo intermodale a Settimo, a Chivasso, fuori dal nodo tangenziale e se ne discuta. Ripeto, o c'è un'ipotesi di riutilizzazione di Orbassano, o qualora, io non ho pregiudiziali, si ritenesse che per una serie di ragioni non è un'ipotesi praticabile, bisogna avere il coraggio di dire qual è l'alternativa, dove si fa, con chi, con quali risorse, con quali caratteristiche, perch altrimenti rimane il pericolo di una Torino che sta solo geograficamente su quella linea, ma non intende coglierne gli elementi di sviluppo che questa può comportare.
Ripeto, se l'emendamento verrà accolto daremo il nostro voto favorevole al documento.



PRESIDENTE

Rileggo l'emendamento. Aggiungere, al secondo comma, dopo le parole "a sollecitare", le seguenti parole "nelle sedi e presso i soggetti competenti, gli approfondimenti progettuali delle ipotesi avanzate dalla Provincia di Torino", poi il testo continua nella forma originale.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, le consegniamo, il Consigliere Moriconi ed io, un ordine del giorno che propone al Consiglio regionale di assumere una delle decisioni contenute nella risoluzione della seconda versione della proposta di testo unificato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 140, "Concertazione tra Regione Piemonte Provincia di Torino ed Amministrazioni locali in merito alla progettazione della Ferrovia Torino-Lione" presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a promuovere l'istituzione di una efficace sede di concertazione tra Regione Piemonte Provincia di Torino ed amministrazioni locali interessate, perché si possa concretamente procedere alla valutazione della soluzione progettuale più idonea per la nuova linea ferroviaria Torino-Lione".
La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Presidente, ripeto quanto ho preannunciato in occasione del mio intervento precedente. Non ci appassiona questa sfida tra il centrosinistra ed il centrodestra sul fatto se sia più opportuno "devastare" la Valle di Susa o l'altra valle. Per questo, chiaramente, il nostro voto sarà contrario a tutti gli ordini del giorno presentati.
Riteniamo che occorra andare oltre, e rimettere profondamente in discussione la scelta fatta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Noi voteremo a favore dell'emendamento presentato dal Consigliere Marcenaro: l'opera in discussione è, a dir poco, epocale, quindi impegnativa sotto tutti gli aspetti. Per questo, a nostro giudizio, essa merita ulteriori riflessioni.
L'esame di questo progetto che passa da una valle all'altra non è solo un'esigenza estetica. E' chiaro che sull'opera, essendo tanto costosa e complessa, i tecnici devono pronunciarsi in modo serio, ma occorre stabilire se è vero che la soluzione della Provincia ha un costo inferiore.
Il progetto della Provincia ha esaminato la situazione della Valle di Susa e, considerando la contemporanea presenza dell'autostrada, della rete ferroviaria già esistente e della strada statale, ha dedotto, ovviamente che in quella valle non ci sta più nulla. Allora, forse, sarebbe proprio necessario spostare il tracciato sull'altra valle. Se poi c'è anche un ritorno economico (mi sembra che la riduzione del costo si aggiri intorno al 50%), il progetto merita, ancor di più, di essere approfondito. In ogni caso, è chiaro che spetta ai tecnici valutare quest'opera così importante.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento, cominciamo con le votazioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 103, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che: recentemente la Provincia di Torino, operando all'interno delle proprie competenze in materia di pianificazione territoriale, ha messo a punto un'ipotesi progettuale alternativa della linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione che, a detta dell'Ente in questione, presenterebbe decisivi vantaggi rispetto al progetto ufficiale, quali: un minor impatto ambientale ed un più favorevole rapporto con il territorio montano attraversato un assetto nettamente più favorevole per la movimentazione delle merci e lo sviluppo della logistica nell'area torinese un costo complessivo dell'opera sensibilmente inferiore, elemento di assoluto rilievo ai fini della sua effettiva realizzabilità Constatato che: si avvicina una scadenza importante per il futuro della linea ferroviaria Torino-Lione, con le decisioni che dovranno assumere il Governo italiano e quello francese se proseguire o meno gli studi sul progetto curato dalla Commissione intergovernativa, da FS e da SNCF impegna la Giunta regionale a richiedere nelle sedi opportune un confronto tra le due soluzioni condotto con oggettivo rigore scientifico dal quale far emergere elementi di valutazione utili per la scelta definitiva inoltre, considerata la mole di lavoro svolto in questi anni e le informazioni già raccolte, si richiede che questo confronto, da affidarsi a soggetti di indiscutibile competenza professionale, pur dovendo affrontare tutti gli aspetti del problema (inserimento territoriale, vincoli ambientali, problemi costruttivi e geologici, prospettive gestionali della linea, condizioni di sicurezza, etc) sia condotto in tempi non superiori ai tre mesi." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 27 contrari (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 133, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale verificato che: dopo molti anni dalle prime ipotesi di un collegamento ad alta velocità tra Lione e Trieste, passando per Torino e Milano, non è stato ancora definito alcun progetto sul tratto Torino-Lione tutto ciò avviene per la complessità dell'opera e per l'impatto che essa avrà in un'area fragile e già compromessa da un eccesso di infrastrutture questa complessità determina anche costi elevati che pongono dubbi sul rapporto costi-utilità dell'opera stessa, specie per quanto riguarda il traffico passeggeri appurato che: in ogni caso, a causa delle ragioni precedentemente esposte, non è ipotizzabile che l'opera possa essere realizzata prima di 20/25 anni questo fatto porta anche a valutare l'utilità di realizzare gli altri tratti della linea nelle forme finora ipotizzate, cioè la linea ad alta velocità e, in ogni caso, a rivedere tutte le prospettive che stanno alla base dell'opera proposta (quantità ipotizzate di merci e persone, ecc,) verificato che proprio negli anni successivi alla scelta della TAV, si sono verificati eventi naturali di grande portata (le alluvioni dal 1994 al 2000) che impongono un ripensamento del rapporto tra infrastrutture e territorio invita la Giunta regionale a operare per sospendere le scelte infrastrutturali fatte finora sul tratto Lione Torino e su quello Torino-Milano, allo scopo di individuare alternative progettuali che riducano drasticamente l'impatto di queste opere sul territorio, assumendo come elemento fondamentale la necessità di salvaguardare quest'ultimo e subordinando a ciò la quantità delle merci che potranno attraversarlo e la caratteristica con cui si effettuerà questo attraversamento."



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 35 contrari (4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 139, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale Premesso che: la linea ferroviaria ad Alta Capacità Torino-Lione riveste per il Piemonte carattere strategico, come naturale prolungamento della Torino Milano - Venezia e dei relativi collegamenti con l'Europa, attraverso la Francia, e la dorsale nord - sud dell'Italia e con il porto di Genova i Governi interessati sia da parte italiana sia da parte francese hanno più volte dichiarato l'opera in oggetto di decisivo interesse per i due paesi, ed hanno deciso di investire risorse per gli studi di progetto e per le necessarie valutazioni preliminari, che sono tuttora in corso che per queste ragioni i due Governi hanno creato, nel 1996 attraverso un apposito accordo tra Italia e Francia, la Commissione Intergovernativa (CIG) incaricata di pilotare gli studi sulla tratta internazionale Torino Lione e di preparare per i Governi la proposta di trattato che ne definisca le condizioni di realizzazione e gestione il Piemonte deve essere concretamente supportato nelle azioni che sta conducendo per uscire dall'isolamento internazionale che lo ha caratterizzato e che la barriera delle Alpi contribuisce a rendere più forte, anche attraverso la realizzazione delle necessarie infrastrutture materiali è impensabile un ulteriore potenziamento del traffico su gomma, e quindi occorre realizzare una infrastruttura ferroviaria adeguata che la Regione Piemonte ritiene tale opera indispensabile per il territorio e l'economia piemontese si è attivata perché in tutte le sedi istituzionali, tale aspetto fosse recepito che la Regione Piemonte ritiene questo indispensabile infrastruttura non alternativa, ma complementare all'attuale linea ferroviaria "storica" che va assolutamente e prioritariamente potenziata ed adeguata per il traffico passeggeri e merci dei prossimi anni che in questo spirito la Regione Piemonte ha richiesto con la Regione Rhône-Alpes di far parte della Commissione Intergovernativa italo-francese istituita nel 1996 e sopra richiamata la Società Geie Alpetunnel su incarico dei due Governi ha sviluppato un progetto che prevede un tunnel di 54 km sotto il Moncenisio tra la Valle di Susa e la Valle della Maurienne (tunnel di base) le Amministrazioni locali della Valle di Susa hanno più volte manifestato la loro contrarietà all'opera esprimendo forti preoccupazioni per i fragili equilibri ambientali che già oggi caratterizzano quella valle che i tempi della decisione dei due Governi per il prossimo vertice (primi mesi del 2001) vanno confermati e rispettati che la Regione Piemonte, ed il Ministero dei Trasporti, ha istituito un "Tavolo Tecnico Istituzionale di confronto" con la Provincia di Torino e la Comunità Montana della Alta e Bassa Valle di Susa e della Valle Sangone nel quale affrontare tutti i temi necessari per la valutazione dell'opera recentemente la Provincia di Torino ha messo a punto un'ipotesi progettuale alternativa della linea ferroviaria ad Alta Capacità Torino-Lione che, a detta dell'Ente in questione, presenterebbe vantaggi rispetto ai progetti della FS sulla linea ferroviaria Torino-Lione, dalla Camera dei Deputati - IX Commissione Consiliare lo scorso 8 novembre 2000 è stata votata una risoluzione, firmata dai parlamentari piemontesi del Polo, della Lega e da tutti i deputati del Centro Sinistra tale risoluzione impegna il Governo ad "... un utile confronto con le Comunità ed Amministrazioni interessate al fine di ottimizzare le soluzioni del tracciato della nuova infrastruttura lungo la Val di Susa..." ed ancora a "...considerare l'ipotesi progettuale formulata dalla Provincia di Torino... come soluzione meritevole di approfondimento e da utilizzare nel caso si dimostrasse impraticabile la realizzazione dell'opera secondo il tracciato originariamente studiato..." impegna la Giunta Regionale a sviluppare, in coerenza con il Ministero dei Trasporti, le attività del "Tavolo Tecnico Istituzionale di confronto" con la Provincia di Torino e la Comunità Montana della Alta e Bassa Valle di Susa e della Valle Sangone per affrontare i temi necessari per la realizzazione dell'opera a sollecitare nelle sedi e presso i soggetti competenti, gli approfondimenti progettuali delle ipotesi avanzate dalla Provincia di Torino, utili per attuare quanto riportato nella Risoluzione votata dalla IX Commissione Parlamentare della Camera lo scorso 8 novembre 2000 e cioè in modo da ottenere una soluzione progettuale di riserva per l'attraversamento di valico compatibile con il tracciato originario lungo la Valle di Susa."



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 4 contrari (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 140, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a promuovere l'istituzione di una efficace sede di concertazione tra Regione Piemonte, Provincia di Torino ed Amministrazioni locali interessate, perché si possa concretamente procedere alla valutazione della soluzione progettuale più idonea per la nuova linea ferroviaria Torino Lione."



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 31 voti contrari (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento: Calamità naturali

Prosecuzione dibattito su eventi alluvionali ottobre 2000 (ordini del giorno collegati)


PRESIDENTE

Passiamo ora al proseguimento del dibattito sull'alluvione.
Colleghi, se l'aula acconsente, potremmo seguire il seguente ordine dei lavori. Tra qualche istante farà la sua relazione il Presidente Ghigo punto nodale della seduta odierna. Dopo la relazione del Presidente, poich è stata presentata tutta una serie di ordini del giorno, propongo di fare un dibattito unificato su tutti i testi, che mi accingo a riepilogarvi.
Infine, possiamo procedere alla loro votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro, ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Presidente se lei - o chiunque voglia - leggesse questi ordini del giorno, vedrebbe che sono quasi tutti (tranne alcuni, che riguardano situazioni molto specifiche) superati.
Secondo me, dobbiamo ascoltare la relazione del Presidente Ghigo: se in base alla relazione del Presidente, sentissimo la necessità di redigere un ordine del giorno, sottoscritto da tutta l'assemblea, faremmo la cosa migliore. Leggendo questi ordini del giorno scoprirete che alcuni di essi chiedono che sia dichiarato lo stato di calamità naturale! Molti di essi risalgono al 16 ottobre!



PRESIDENTE

Va bene. Facciamo questo lavoro di raccordo dopo la relazione del Presidente Ghigo.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Tenterò di sottoporvi un aggiornamento e darvi alcune indicazioni sull'incontro avvenuto presso Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Amato e i vari Ministri competenti che in questo mese sono stati coinvolti nella gestione post-alluvionale. Farò anche un elenco delle azioni che la Regione Piemonte ha messo in essere per affrontare il post-alluvione. Se l'Assessore Cavallera, che segue tutta questa partita, riterrà di dovere implementare o aggiungere altre considerazioni, lo farà in seguito.
Noi abbiamo fatto, credo che valga la pena di partire da questo aspetto, una valutazione complessiva dei danni che abbiamo commisurato e valutato in stretta sinergia e rapporto con i vari livelli di governo locale, cioè Province e Comuni. C'è stato di particolare aiuto la decisione assunta, circa una ventina di giorni fa, di intraprendere immediatamente la possibilità di far fruire ai privati e alle imprese alluvionate, un primo contributo di sostegno da assumere e da deliberare nei confronti dei comuni, in relazione all'ordinanza del Ministro Bianco, la prima ordinanza che il Governo assunse immediatamente dopo l'evento alluvionale.
Questo aspetto ci ha permesso, attraverso i moduli, di recepire una stima molto oggettiva dei danni ai privati. Abbiamo mantenuto l'impegno che avevamo assunto perché al sedicesimo giorno avevamo detto 15 giorni con un po' di entusiasmo buttando, come si dice, "il cuore oltre l'ostacolo", ma alla fine siamo riusciti a far sì che i primi comuni possano erogare gli anticipi a partire da domani. Abbiamo trasferito risorse finanziarie, il Consiglio lo sa bene perché ha approvato la variazione di Bilancio che ci ha permesso di aprire il capitolo che serve a distribuire i contributi ai comuni.
Quasi tutti i comuni hanno inviato i moduli per i contributi e noi, in maniera scaglionata, man mano che i moduli arrivano, destiniamo le risorse.
I moduli avevano anche l'obiettivo di fare un'analisi più approfondita del danno complessivo causato dall'alluvione. Dalle valutazioni confrontate con Comuni e Province, è emersa una situazione che, a grandi linee, mi ha permesso di rappresentare al Governo la situazione dei danni nella nostra regione.
Nella nostra regione valutiamo ci siano stati danni causati dall'alluvione per circa: 1000 miliardi all'agricoltura; 3000 miliardi alle attività produttive; 1500 miliardi di danni ai privati (cioè alle case di civile abitazione); 2000 miliardi alle opere pubbliche di interesse locale (strade provinciale e comunali); 550 miliardi di danni a strade, ferrovie e autostrade. Questa è la "lista" dei danni e dei rimborsi per ripristinare lo status quo prima dell'alluvione, se si fa velocemente un conto sono circa ottomila miliardi di danni.
Ottomila miliardi sono le risorse necessarie per ripristinare tutto quello che è stato danneggiato nell'evento alluvionale dell'ottobre scorso.
C'è un'altra voce di particolare importanza relativa a tutta la zona premontana della provincia di Torino e del Verbano-Cusio-Ossola che richiede, secondo le nostre valutazione, risorse per 2000 miliardi per mettere in sicurezza le varie strutture che verranno ripristinate (quando parlo di strutture intendo strade, ponti, ecc). Ricordo che in Piemonte ci sono due comuni ancora isolati: Macugnaga e Boccioleto. Boccioleto ha una situazione di un certo tipo e, senza fare una classifica tra le criticità ma per Macugnaga, essendo una stazione sciistica, c'è anche tutto l'effetto di mancato guadagno perché è compromessa la stagione invernale per il prossimo anno. Infatti non si potrà ripristinare una viabilità ordinaria che permetta un flusso di turisti degno di quello che la stazione sciistica rappresenta.
Prima ho parlato di 2000 miliardi di danni alle opere pubbliche di interesse locale, ma i 2000 miliardi servono per rifare queste strutture ma altri 2000 miliardi sono necessari per mettere in sicurezza le stesse (pensate alle statali del Sempione, l'autostrada Torino-Aosta e la ferrovia Chivasso-Aosta).
Esistono grossi problemi di carattere geologico in quanto le precipitazioni hanno minato i versanti delle varie strade che, per essere definite o, come si dice, essere tecnicamente sicure, occorrono circa 2000 miliardi. In questo conto, circa 200 miliardi sono necessari per il pronto intervento che il Magistrato del Po ha realizzato o sta realizzando.
Fino adesso ho elencato quello che serve per il ripristino della situazione, per la messa in sicurezza delle strade, per una minima messa in sicurezza o per il completamento di quei cantieri che il Magistrato del Po aveva in essere e che devono essere completati. Esiste un impegno che noi abbiamo chiesto, per la regione Piemonte, al Magistrato del Po che riguarda chiaramente tutta l'asta del Po. Le cifre che elencherò sono una quota parte di quelle che lo stesso Ministro Nesi aveva rappresentato in alcune sue dichiarazioni giornalistiche per quanto riguarda la messa in sicurezza idrogeologica del territorio nazionale.
Riteniamo che, per la parte che riguarda il Piemonte, il piano di messa in sicurezza idrogeologico richieda 7000 miliardi, di cui 3900 per i torrenti minori e i versanti, e circa 3.100 miliardi per gli affluenti e l'asta principale del Po. In totale quindi sono 7.000 miliardi: queste sono le cifre che io questa mattina ho rappresentato al Presidente del Consiglio, al Ministro Nesi, al Ministro Bianco e al Ministro Bordon c'erano tutti i Ministri che hanno competenze su queste specifiche materie.
Non era presente il Ministro Pecoraro Scanio, ma c'era comunque un Sottosegretario all'Agricoltura.
Questo è quanto, allo stato attuale, il Governo sembra aver stanziato nella Finanziaria che è in discussione alla Camera, perché ad oggi - questo credo sia noto a tutti - sulla Finanziaria gli stanziamenti che sono stati racimolati ammontano a 3.600 miliardi. Bisogna considerare che questi 3.600 miliardi fanno parte delle emergenze, perché è vero che noi parliamo per il Piemonte, ma non dimentichiamo che l'evento alluvionale ha colpito la Val d'Aosta, la Liguria due volte (a ottobre e adesso a novembre), l'Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto. Sicuramente il nocciolo duro è il Piemonte perché i danni principali si sono verificati nella nostra Regione anche in Val d'Aosta, ma avendo questa una superficie decisamente più ridotta del Piemonte avrà bisogno di risorse minori rispetto a noi.
Siamo quindi in una situazione nella quale obiettivamente, allo stato attuale delle cose, le risorse finanziarie stanziate possono essere considerate forse neanche sufficienti per completare o per iniziare un'opera di ricostruzione. C'è da augurarsi - e in questo senso noi stiamo lavorando - che queste risorse diventino maggiori.
C'è però una considerazione di carattere generale che io debbo fare per darvi una completa informazione. Questi stanziamenti che il Governo ha deliberato o sta deliberando per quanto concerne il documento di programmazione finanziaria o la finanziaria devono sottostare a un parametro che è quello di Maastricht. Di conseguenza, per essere esplicito e chiaro, dato che tra poco anche noi cominceremo a parlare di bilancio regionale, queste risorse ulteriori il Governo dovrà comunque recuperarle da qualche altro cespite, cioè dovrà toglierle da qualche altra parte per metterle sull'alluvione, perché in buona sostanza non può, se vuole rientrare e rimanere nei parametri di Maastricht, andarle a reperire al di fuori, perché ci sono dei limiti di bilancio che d'altro canto abbiamo anche noi come Regione, in quanto l'impegno del mantenimento del tetto di spesa è un impegno che deve interessare tutti gli enti di governo nel nostro Paese.
Nonostante questo ci sono delle possibilità, emerse nell'incontro di oggi tra il Governo, i Sindaci, i Presidenti delle Province e la Regione rappresentata in quella sede dall'Assessore Cavallera e dal sottoscritto.
Noi agiamo in due direzioni. Dal punto di vista normativo, abbiamo lavorato molto sul decreto Soverato (il famigerato decreto Soverato), che ha in un certo senso mostrato, cosa che era anche stata detta in quest'aula, dei limiti, tant'è vero che in Conferenza Stato-Regioni abbiamo dovuto in un certo senso esprimere anche un parere negativo sulla richiesta di parere da parte delle Regioni sul decreto Soverato, perché quel decreto è stato fatto per una situazione contingente, molto diversa da quella che fortunatamente, dal punto di vista idrogeologico e per quanto concerne le norme di tutela ambientale, la nostra Regione ha adottato. Il decreto Soverato rappresentava uno strumento che si è deciso in senso contingente di cavalcare in quanto permetterà - tanto per essere espliciti - che questi 3.600 miliardi che sono stati iscritti in finanziaria possano essere fruiti immediatamente dalle varie Regioni colpite dall'alluvione, ma non è un provvedimento sufficientemente organico per permettere il raggiungimento di quegli obiettivi di ricostruzione e di razionalizzazione che noi ci siamo posti come Regione Piemonte, devo dire confortati anche dalle altre Regioni colpite dall'alluvione.
In buona sostanza, nell'ultima Conferenza Stato-Regioni, abbiamo presentato come Regioni una bozza di decreto ad hoc che sarà una traccia sulla quale lavorerà il Parlamento (non so quale delle due Camere si interesserà per prima di questo aspetto), ma indubbiamente noi vogliamo incardinare nell'iter legislativo parlamentare un decreto specifico che possa poi garantire gli strumenti normativi per gli interventi che dovranno essere attuati nella ricostruzione post-alluvionale della Regione Piemonte e delle altre che fanno parte della prima ordinanza. Poi sapete anche voi che è stato chiesto ancora lo stato di calamità per la Liguria, a seguito dell'ultima alluvione, e per una parte della zona di Alessandria, che è stata nuovamente colpita da un evento alluvionale.
Da questo evento alluvionale dobbiamo trarre qualche riflessione.
Probabilmente alcuni di voi avranno letto i resoconti della Conferenza che si sta tenendo in questi giorni all'Aja, nella quale gli scienziati hanno rappresentato ipotesi climatologiche nell'arco dei prossimi cinquant'anni che fanno presupporre che eventi come quelli che hanno colpito il Piemonte in questi ultimi mesi non sono più da considerarsi di tipo eccezionale, ma che sono invece - ahimè - da considerarsi sì eccezionali, ma frequenti, in quanto sembra, almeno dalle considerazioni che questi scienziati hanno fatto...



CHIEZZI Giuseppe

E allora?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Aspetti, sto parlando.



CHIEZZI Giuseppe

Siamo ansiosi.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Stavo dicendo che dalle considerazioni di questi scienziati si deve presupporre che la situazione climatica della nostra Regione, ma il discorso è su tutto il territorio nazionale, debba essere affrontata con prospettive diverse da quelle con le quali si è affrontata fino ad oggi.



CHIEZZI Giuseppe

Bene.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Anche perché il Consigliere Chiezzi sa che c'è anche un'altra diatriba sulla Conferenza di Kyoto per quanto riguarda le emissioni, dove c'è una contrapposizione tra il mondo americano e quello europeo, perché quello europeo ha tentato di ridurre il livello delle emissioni, mentre invece il mondo americano non lo ha fatto, anzi il consumo di idrocarburi è addirittura aumentato. Questo naturalmente è quello che gli scienziati dicono: la causa di questo eventuale innalzamento della temperatura di 1,5 gradi nei prossimi cinquant'anni creerà modificazioni climatologiche disastrose.
Ma anche senza queste citazioni, che sono dovute al fatto che è una materia che mi interessa particolarmente, solo dall'analisi di quello che è successo nella nostra Regione negli ultimi quindici anni bisogna obiettivamente prendere atto che dei provvedimenti vanno assunti e che l'approccio nei confronti di queste eventualità metereologiche va messo nell'agenda come uno dei primi pensieri che l'amministrazione regionale per le sue competenze deve assolvere.
Naturalmente continueremo sull'aspetto della prevenzione a incrementare le considerazioni sulla protezione civile, sul meccanismo di monitoraggio sullo stato d'allerta, perché è ovvio che il nostro primo obiettivo, come d'altro canto è stato riconosciuto da tutti nella gestione di questo evento, è quello di salvaguardare le vite umane e di creare una situazione sempre più scientificamente attenta a quelli che sono gli aspetti di preallarme e, nei casi critici, di evacuazione.
Invece, l'altro aspetto è di tipo strutturale e noi lo dobbiamo prendere in considerazione in quanto, naturalmente, dobbiamo tentare di tutelare il nostro territorio in maniera più attenta e soprattutto maggiormente commisurata a questi eventi alluvionali.
Ripeto: dobbiamo partire dal presupposto che non siano più eccezionali sono eventi che, obiettivamente, potrebbero ripetersi con la stessa intensità. Precipitazioni di 700 millimetri in 36 o 40 ore rischiano di essere la nuova situazione climatologica dei prossimi anni nel nord del nostro Paese.
Queste sono le considerazioni e le previsioni effettuate dal punto di vista scientifico.
Sono stato sollecitato dal Consigliere Chiezzi, il quale mi ha chiesto quali erano le nostre intenzioni, dopo tutte le belle considerazioni.
Caro Consigliere Chiezzi, abbiamo chiesto tutti questi soldi al Governo e, naturalmente, poiché il Governo condivide le nostre preoccupazioni, ci aspettiamo che questi soldi vengano reperiti.
Capisco che non si può venir meno ai parametri di Maastricht, e sicuramente per l'anno 2000 il Governo stanzierà più di 3600 miliardi, ma è indubbio che un Piano organico di riordino dell'assetto idrogeologico del nostro territorio deve essere inteso in dieci anni, perché questo è il termine che oggettivamente ci si deve dare.
E' un'illusione pensare di poter riordinare in due anni il nostro territorio dal punto di vista idrogeologico. Non è una considerazione reale e non è possibile anche perché - lo ripeto - per la Regione Piemonte chiediamo 7000 miliardi per l'assetto idrogeologico, per la messa in sicurezza i fiumi. E' ovvio che 7000 miliardi possono essere spesi, anche tecnicamente, non solo per gli appalti, per i Piani e per tutto quello che è dietro alle scelte operative. Tuttavia si deve immaginare che questo Piano debba essere fatto, e chiaramente noi faremo la nostra parte.
Ricordo che il Consigliere Chiezzi - gliene do merito e riconoscimento nelle discussioni di bilancio tutti gli anni rappresentava la necessità di un Piano di assetto idrogeologico per il territorio piemontese; lo ricordo bene, perché l'ho sentito dire per cinque anni. Non è che la nostra Amministrazione non l'abbia preso in dovuta considerazione; evidentemente dobbiamo commisurare, come d'altro canto farà il Governo, le esigenze di tipo ambientale e territoriale con quelle di investimento anche su altri settori, perché chiaramente non possiamo destinare tutte le risorse.
Posso dire al Consigliere Chiezzi che è nostra intenzione intraprendere un Piano quinquennale, e in questo senso ne abbiamo già parlato con l'Assessore Cavallera, almeno per quanto riguarda i cinque anni della nostra Amministrazione, ma è indubbio che sarà un Piano da intendere almeno in dieci anni per procedere agli interventi strutturali sugli assetti idrogeologici di nostra competenza.
Ricordo che, dal primo gennaio 2001, con il decentramento amministrativo, le competenze del Magistrato del Po verranno trasferite alle Regioni.
Naturalmente in merito a questo procederemo ad un coordinamento con le Regioni dell'asta del Po, perché una delle prime regole negli interventi idrogeologici è commisurare e valutare gli effetti a valle di ciò che viene fatto a monte: non possiamo regimentare i nostri fiumi, senza pensare che poi gli stessi si riversano a valle in altre regioni.
Se mi permettete, concludo illustrando due elementi di positività l'Assessore Cavallera eventualmente integrerà questo aspetto.
Nella gestione di questo evento alluvionale ha funzionato bene la prevenzione e la gestione delle emergenze, come ha funzionato bene il rapporto tra i vari livelli amministrativi.
Diciamolo: il nostro Paese non era poi così abituato a veder distribuire soldi ai cittadini in un solo mese. Ci siamo riusciti e credo sia un aspetto che avvicini i cittadini all'Amministrazione pubblica.
Questo evento alluvionale e le considerazioni di carattere scientifico che in modo inadeguato ho tentato di trasferirvi, ci mettono nella situazione di affrontare in modo ancora più serio il problema dell'assetto idrogeologico della nostra regione e, in questo senso, abbiamo intenzione di operare.
Questi sono gli elementi che ho evinto da questa situazione, ma l'Assessore Cavallera potrà fornire ulteriori delucidazioni; credo che potremo anche distribuirvi l'elenco dei Comuni e le risorse che gli stessi ci hanno rappresentato: sono atti pubblici e ognuno di voi può richiederli.
Poiché abbiamo parlato della realizzazione di una grande infrastruttura nella nostra regione, volevo ancora svolgere una riflessione. Realizzare infrastrutture non è una filosofia contraria a quanto abbiamo detto finora perché, analizzando la situazione verificatasi, abbiamo svolto alcune considerazioni.
Quali sono le infrastrutture che obiettivamente hanno creato criticità nella gestione dell'alluvione? Le infrastrutture - permettetemi di dirlo - realizzate negli anni '60 '65; cioè, tralasciando le strade provinciali che hanno una loro realtà che hanno un deciso impatto sono le autostrade e quant'altro. Le autostrade che hanno creato problemi sono state la Torino-Milano, la Torino-Ivrea cioè quelle realizzate negli '60 (credo dalla fine degli anni '60 fino al '65).
Ho chiesto all'Assessore Cavallera, che ha maggiore memoria amministrativa, quali erano le procedure che all'epoca venivano utilizzate dal punto di vista amministrativo per concedere le autorizzazioni di impatto ambientale e assetto idrogeologico.
La spiegazione fornitami dall'Assessore Cavallera, che poi potrà confermare, è l'inesistenza di quel genere di procedure: la società autostradale ideava un progetto e poi, più o meno, venivano realizzate le infrastrutture.
Naturalmente, questa non vuole essere una dichiarazione di responsabilità nei confronti di alcuno. Prendo atto di una situazione che nel nostro Paese era prassi, oppure legge, perché probabilmente le leggi in quel periodo erano di questa entità.
Le autostrade Torino-Susa e Grevellona-Toce, costruite dopo gli anni '80, secondo tecnologie completamente diverse e con vincoli di assetto idrogeologico, non hanno creato quelle situazioni di elevata criticità che invece, hanno creato le altre infrastrutture.
Vi posso garantire che per la realizzazione dell'autostrada Torino-Susa ci sono stati grandi interventi di riordino idrogeologico.
Sapete bene che l'attraversamento della Valle di Susa, era stato uno degli elementi di impatto ambientale, aveva un significato ed era tutto in sopraelevata, mentre le autostrade dell'epoca venivano realizzate in terrapieno. Come abbiamo rilevato, in caso di esondazioni, i terrapieni rappresentando delle dighe creano determinate problematiche.
Lo stesso dicasi per l'autostrada Gravellona-Toce, la quale è stata costruita secondo determinate tecnologie e, soprattutto, è stata realizzata quando nel nostro Paese ci si era dotati di quelle norme di salvaguardia ambientale e di assetto idrogeologico che prescrivono certi parametri attuativi.
Ho fatto questa considerazione per dire che non ritengo che per salvaguardare il territorio non si debbano più fare delle infrastrutture.
Ritengo che il nostro territorio abbia bisogno di infrastrutture, per queste devono essere fatte secondo precise norme di salvaguardia idrogeologica; anzi, alcuni insediamenti prestrutturali possono proprio essere colti come occasione per un riordino idrogeologico molto importante nella nostra Regione per le motivazioni che prima ho esposto.
Ho voluto solo fare questa considerazione conclusiva, perché non voglio che sia male interpretata la mia affermazione sulla tutela e sull'assoluta necessità di un piano di risanamento idrogeologico nel nostro territorio perché questo - e lo dico in modo chiaro - non è escludente un inserimento corretto di infrastrutture sul nostro territorio.
In sostanza, dobbiamo fare le infrastrutture che permettono alla nostra Regione di garantire il proprio sviluppo, ma tutto questo deve essere fatto secondo i criteri di legge e di tutela idrogeologica e ambientale del nostro territorio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno sono tutti accorpati nella discussione. Ci sono però tre interpellanze che hanno un carattere di connessione se i proponenti le ritengono tali e se intervengono nel dibattito per illustrarle. Le tre interpellanze sono state presentate dai Consiglieri Saitta, Giordano e Muliere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, signor Presidente.
La nostra Regione è stata colpita da un evento di proporzioni sicuramente eccezionali.
Il carattere di assoluta eccezionalità non può, però, da solo giustificare l'impatto devastante che ne è derivato per il territorio regionale.
La domanda, che tutti noi dobbiamo porci, è se è veramente stato fatto tutto il possibile per prevenire un simile disastro.
Il prof. Barberi ha affermato che, rispetto all'alluvione di sei anni or sono, è come se fossero trascorsi cent'anni di progressi nei soccorsi.
Il responsabile dell'Agenzia di Protezione Civile ha avuto modo di sottolineare come, in questo caso, fondamentale sia stato l'aver delegato alle Regioni i poteri di coordinamento delle situazioni di crisi e l'aver reso tutti gli Enti locali più autonomi dal Governo centrale e, perciò, più rapidi ed efficienti nell'organizzazione dei soccorsi.
Sicuramente la Giunta regionale ed, in particolare, il suo Presidente a cui va il nostro personale ringraziamento, ha ben operato nella gestione dell'evento catastrofale.
Visto, però, il disastro, riteniamo che l'intervento durante l'alluvione non basti più.
Non esiste ancora, in primo luogo, proprio a livello di governo locale una valida cultura della prevenzione. Senza alcun spirito polemico, che risulterebbe del tutto fuori luogo in questo momento, ci limitiamo ad osservare che in più di una circostanza abbiamo rivolto al Presidente della Giunta regionale ed agli Assessori competenti puntuali interrogazioni su temi riguardanti la sicurezza dei cittadini e l'incolumità pubblica. In data 21 luglio 2000, a titolo di mero esempio, presentammo un'interrogazione riguardante la sicurezza delle gallerie; in data 31 agosto 2000 chiedemmo se la Regione fosse in possesso di un atlante cartografico recante la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico sottoposte a misure di salvaguardia.
Sia in un caso che nell'altro, non abbiamo ricevuto alcuna risposta mentre gli incendi in galleria continuano ad avvenire e le alluvioni a ripetersi.
Lamentiamo la scarsa produttività di questa Giunta che, anzich intervenire preventivamente prima che i danni si verifichino, preferisce presentare il bilancio degli stessi a cose avvenute, mortificando, nel contempo, l'attività stessa dei Consiglieri.
Tutto sommato è più facile e, fors'anche, più redditizio elargire per le ferite dell'emergenza, incassando consensi immediati, piuttosto che intraprendere un'azione pluriennale di tutela del territorio.
Si indicano come cause del disastro l'urbanizzazione diffusa nelle aree a rischio, la forzata riduzione dell'alveo dei fiumi che finisce con l'innalzare l'onda di piena ed altri simili misfatti idrogeologici. Tutto ciò, peraltro, non accadrebbe se esistesse a livello di Governo centrale e locale una pressante politica di indirizzo, coordinamento e controllo in materia di tutela ambientale e di pianificazione preventiva in un Paese che è storicamente a rischio idrogeologico. Poco o nulla si fa per quella che oseremmo definire la manutenzione del territorio ed, infatti, i maggiori progressi compiuti si concentrano nell'attuazione degli interventi immediati di Protezione civile.
Esistono poi innumerevoli incongruenze anche a livello normativo: ad esempio, tutti noi sappiamo che gli alberi sulle rive dei fiumi soprattutto se morti, vengono trascinati dalle piene, formano dighe e provocano allagamenti, ma la legge forestale ne limita il taglio.
A 11 anni dall'approvazione della legge quadro sulla difesa del suolo (la legge n. 183 del 1989) molto, forse, troppo resta ancora da fare.
Nonostante le frane ed alluvioni che negli ultimi anni si sono abbattute sulle regioni italiane, ad oggi un Comune su quattro, pur essendo dichiarato ad alto rischio, è sprovvisto di una mappa geologica aggiornata.
Si sa che il 49,8% dei Comuni del bacino del Po sono a rischio elevato o molto elevato, mentre solo il 10,8% è considerato a rischio moderato, ma la realizzazione delle misure di messa in salvaguardia del territorio resta solo sulla carta.
E' giusto e, diremmo, doveroso mostrarsi decisi e risoluti ad emergenza in atto, ma ancor più lodevole sarebbe investire nella tutela dell'ambiente e nel governo del territorio.
Inizia ora la fase della ricostruzione ed in tale fase ci attendiamo da parte della Giunta regionale risposte tempestive ed immediate ed in ci avrete tutta la nostra vigile ed attenta collaborazione; siamo pronti ad aiutarvi perché soltanto con lo sforzo di tutti sarà possibile alleviare le sofferenze e far fronte alle esigenze dei cittadini della Regione Piemonte ma, altresì, vigileremo attentamente sul vostro operato e, se del caso, vi chiameremo a risponderne anche a livello personale.
Veniamo ora alle priorità.
Riteniamo assolutamente indispensabile che si intervenga sulla rete dei collegamenti stradali e ferroviari.
Si deve dare immediato ristoro a quanti, imprese e famiglie, risultano essere stati pesantemente colpiti dall'alluvione. In fondo il nostro territorio si regge non soltanto sulla grande industria, ma anche su piccole e medie aziende, spesso a conduzione familiare, che in questo momento devono essere aiutate a ripartire sin da subito perché è in gioco la loro stessa sopravvivenza.
Non vorremmo che gli aiuti e gli stanziamenti arrivassero a fallimenti avvenuti.
Non devono esservi ostacoli di tipo burocratico né si deve assistere allo scarico di responsabilità fra Governo centrale e Regione e fra questa ed i Comuni.
Ciascuno agisca nell'ambito e nel rispetto delle proprie autonomie, ma si agisca presto e bene, perché è il momento di dare delle risposte concrete alla collettività. Ogni Ente dovrà darsi tempi certi e definiti nella ricostruzione, ma occorrerà, altresì, prevedere poteri sostitutivi laddove si verificassero inadempienze e ritardi.
A tal fine, chiediamo alla Giunta regionale di agire d'intesa con il Governo centrale nella definizione dei piani d'intervento, sollecitando i Comuni a quantificare e stimare i danni con la massima tempestività.
Sarà necessario - lo ribadiamo - prevedere tempi definiti entro i quali, una volta erogati i necessari finanziamenti, l'Ente preposto dovrà provvedere individuando, ad esempio, Commissari ad acta con poteri sostitutivi e di surroga nel caso di inadempienze.
Riteniamo inoltre essenziale che anche la fase della ricostruzione avvenga sotto l'egida e il coordinamento di un'unica Autorità e sollecitiamo la Giunta regionale a trovare un'adeguata soluzione al riguardo, d'intesa con il Governo centrale.
Occorre ripristinare i danni subìti perché l'economia della nostra regione non può fermarsi e perché lo vogliono tutti coloro che hanno a cuore, indipendentemente dalle personali convinzioni politiche, le sorti del Piemonte.
Chiediamo che gli aiuti e gli stanziamenti siano gestiti nella massima trasparenza, al fine di evitare fenomeni di malversazione o di clientelismo collusivo che finirebbero con l'avvantaggiare i soliti noti e con il penalizzare la collettività tutta.
Nel 2006, nella nostra regione si terranno i Giochi Olimpici invernali e per quella data vorremmo un Piemonte ricostruito integralmente; vorremmo che tutte le ferite fossero risanate, ma soprattutto vorremmo veder realizzate opere strutturali di tutela e difesa del territorio affinch simili eventi non abbiano a ripetersi ed in questo senso sarà diretta la nostra personale azione.
Non si possono e nemmeno si debbono impedire le piogge, ma almeno si faccia di tutto per evitare simili disastri quale verificatosi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente del Consiglio, Cota, che interviene in qualità di Consigliere.



COTA Roberto

Presidente e colleghi, il mio è un intervento brevissimo per spiegare le ragioni della mia firma in calce ad un ordine del giorno presentato unitamente ai colleghi Brigandì, Dutto e Rossi.
Il Presidente Ghigo, durante la sua relazione, ha annunciato ed indicato in maniera molto precisa i danni subìti dalla nostra regione sotto due profili: il profilo dei danni immediati, sia ai privati sia alle opere pubbliche, ed il profilo degli interventi, che sono ugualmente necessari ed indifferibili per mettere in sicurezza, da un lato, i fiumi e dall'altro, le infrastrutture.
Ricordo, infatti, che molti ponti ed infrastrutture si trovano in una situazione difficile, perché necessiterebbero di interventi strutturali per essere messi in sicurezza. Penso a molti ponti che sono troppo bassi.
Pertanto, di fronte ad un'operazione di ridefinizione degli alvei anche i ponti e quella parte di infrastrutture dovranno essere ridefinite.
A fronte di questa previsione, che è una previsione di oltre 15 mila miliardi solo per il Piemonte, anche tenendo conto del fatto che gli interventi sulle grandi infrastrutture, cioè quelli relativi alla messa in sicurezza dei fiumi e quelli relativi alla risistemazione dei ponti potranno avere una programmazione, non in dieci o vent'anni, ma in qualche anno, la posta da inserire nella legge finanziaria non comprende tutti i 15 mila miliardi.
E' certo che, secondo i dati forniti dal Presidente Ghigo - ma che erano anche in nostro possesso - gli interventi urgentissimi per il Piemonte, sotto questi due aspetti, ammontano almeno a 10, 11 mila miliardi.
Dunque, ci troviamo di fronte ad uno stanziamento molto al di sotto delle reali necessità (il Presidente Ghigo dice di 3600 miliardi, noi eravamo fermi a 2700 miliardi).
Ritengo vi debba essere una presa di posizione forte, politica, per chiedere che il Parlamento nazionale intervenga attraverso il meccanismo della legge finanziaria, perché questo dato, che ieri era 2700 miliardi ed oggi è 3600 miliardi, può essere certamente suscettibile di modificazioni.
La legge finanziaria è attualmente in discussione alla Camera, ritornerà al Senato e vi è la possibilità di presentare emendamenti ed introdurre modifiche.
Mi pare che l'abbia già detto stamattina il Presidente Ghigo, ma l'Assemblea regionale è l'organo politico, l'organo rappresentativo, quindi è importante che queste considerazioni vengano svolte anche nel dibattito dell'Assemblea e soprattutto è importante che, oltre ad essere posizioni del Presidente della Giunta, siano richieste di tutto il Piemonte affinch gli interventi siano urgenti ed indifferibili.
Intervengo come Consigliere regionale, perché forse la mia posizione può essere di parte, ma vorrei sottolineare che questo è quanto chiedono quasi tutti gli Amministratori locali che ho incontrato, non quelli di una determinata parte politica, ma gli amministratori Sindaci dei Comuni più colpiti. Penso al Sindaco di Locana ed a tutti i Sindaci di quella zona penso ai Sindaci della zona di Casale Monferrato, ai Sindaci della zona del Verbano Cusio Ossola. Tutti chiedono interventi urgenti alle infrastrutture. Tutti hanno paura che, nel caso di nuove e forti piogge come - ahimé - si stanno verificando, vi possano essere altre esondazioni soprattutto in primavera, quando potrebbero scendere ingenti quantitativi d'acqua e la neve accumulata durante l'inverno si scioglie.
Questi sono interventi assolutamente urgenti ed assolutamente indifferibili.
Sono convinto che una delle cause, per come si sono verificati i danni è rappresentata dal dissesto idrogeologico nel quale la nostra regione versava. Nelle mie ispezioni e perlustrazioni ho visto fiumi con le isole di ghiaia più alte degli argini, e proprio lì ho visto che si è verificata l'esondazione.
Occupo poco tempo con questo intervento, ma chiedo veramente che il Consiglio regionale assuma una posizione politica forte.
Questo è il mio pensiero, quindi non intervengo come Presidente del Consiglio, ma come Consigliere regionale, chiedendo che nella prossima finanziaria vengano prese in considerazione le reali esigenze del Piemonte.
Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità politiche, attraverso atti politici e di indirizzo ben precisi.
Non c'è una commistione di responsabilità; vi è la collaborazione nel momento del pronto intervento, ma quando si tratta di fare delle scelte politiche e programmatiche, ognuno deve assumere la propria responsabilità: Governo nazionale e Governo ed Assemblea regionale.
E' molto importante dividere i vari aspetti ed individuare le precise competenze e responsabilità di ciascuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, credo che non si possa non riconoscere che nella vicenda drammatica dell'alluvione che ha colpito la nostra Regione ci sia stata una responsabilità e una sensibilità da parte di tutti per non compiere speculazioni politiche. Abbiamo lavorato nell'interesse generale delle nostre popolazioni e della nostra Regione.
Mi pare che, da tutte le parti, emerga il riconoscimento che l'eccezionalità dell'evento ormai va vista attraverso una frequenza molto più elevata che nel passato. Quegli eventi che nel passato accadevano a cadenze secolari, oppure di mezzo secolo al massimo, oggi possiamo pensare che entrino a far parte di fenomeni decennali e che a volte si ripetano anche due volte in un decennio.
Questo significa avere come legislatori regionali, ma deve toccare anche il legislatore nazionale, una capacità di tarare gli interventi legislativi, in base a questa eccezionalità, nelle varie materie che sono legate alla sicurezza: l'antropizzazione del territorio, le reti di trasposto, le infrastrutture, ecc..
A me pare che non emerga ancora (forse questo dipende dalla rapidità dell'intervento del Presidente Ghigo, che forse poteva ricevere anche il conforto dell'intervento dell'Assessore Cavallera) qual è il tipo di proposta di fondo e di filosofia che si vuol adottare nell'uso delle risorse; altrimenti, è facile fare l'operazione del più uno, potremmo non fermarci a un certo livello e continuare a crescere. Qual è l'idea forza che vincola tutto la nostra operatività sia come legislatori sia come governo? Mi pare che non riusciamo ancora pienamente ad uscire fuori dall'emergenza. C'è un qualcosa di tradizionale nell'avanzare queste cifre.
Forse, più che Piani di intervento, vi è la necessità che per tutti dall'ultimo Sindaco - dico ultimo in termini di distanza fisica - alla Regione, ci siano dei forti vincoli di alcune idee di fondo.
Il Presidente Ghigo diceva che negli anni '60 - l'autostrada Torino Milano è stata costruita negli anni '30, il nodo di Chivasso poco oltre ma soprattutto la Torino-Ivrea, che allora era la Torino-Quincinetto, è stata costruita non vincolata dalle procedure autorizzative attuali. Oggi ne abbiamo tante. Questa Regione, però, ha contribuito ad operare in quello spirito.
La legge urbanistica del '77 interveniva per bloccare il sacco del territorio dei Comuni, il sacco dei grandi prati di Sauze d'Oulx, da conservare e da far "sposare" alle costruzioni; invece, costruirono condomini simili a quelli della periferia di Torino indiscriminatamente.
Quindi, questa Regione aveva cercato di lavorare in tale direzione poi, probabilmente, ci sono delle epoche storiche che fanno riconsiderare le cose. Oggi, dobbiamo affrontare questa emergenza come quella della fine della legislatura di questo Consiglio regionale. Allora dobbiamo riconfigurare il nostro approccio ai problemi e agli interventi che dobbiamo fare nell'assetto idrogeologico, negli interventi sui fiumi e sulla viabilità, ma questo non lo dobbiamo fare a "babbo morto"; non lo dobbiamo fare dopo che gli interventi più urgenti già si dispiegano.
Vorrei sapere cosa dice l'Assessore Cavallera per sapere cosa è difendibile. Per la messa in sicurezza dei fiumi cosa facciamo? Per evitare che il Po, essendo tutto incanalato in Torino, si riversi su San Mauro e Mezzi Po con una onda d'urto pericolosa, è connessa la necessità di predisporre più a monte di Torino strumenti di contenimento della violenza del fiume; altrimenti, diventa una successione di convogliamento del problema sempre più a valle: lo si scarica a Trino, poi a Casale e così via.
Vorremmo sapere se ci sono dei limiti all'antropizzazione e naturalmente, dobbiamo pensare alla prevenzione. Oggi si dice che l'eccessiva antropizzazione, l'eccessivo asfalto e l'eccessivo cemento non danno la possibilità dell'assobirmento necessario delle piogge intense che il territorio svolgeva in precedenza.
E' una materia ovviamente da non affrontare in un intervento così rapido, ma vorrei capire quali sono le proposte di fondo su cui si colloca la Regione.
Nell'alluvione del '94 il problema del nodo di Ivrea, oggi accentuato e del nodo stradale di Chivasso si era già presentato, e ora si è ripresentato. Per questo occorrono interventi strutturali e non dei rattoppi, altrimenti questi nodi, tutte le volte che queste emergenze si ripetono, diventano critici.
Ho visto gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza. Penso che su alcuni potremmo discutere, come sull'ordine del giorno presentato dalla Lega, per esempio, sull'intervento di pulizia dei fiumi, sul quale certamente una già vecchia legislazione particolare oggi non offre più garanzie di validità.
Il Presidente Ghigo ha affermato di non essere soddisfatto per quanto oggi viene stanziato. Ma occorre pensare a una programmazione di spesa, che immagino si svilupperà tutta nel 2001 e oltre. Quindi, la Finanziaria proietta una luce molto più forte in partenza, ma che, poi, va vista in qualche esercizio successivo. Però, certamente, la cifra non è ancora sufficiente, dovremo lavorare per innalzarla, ma, in qualche modo, dobbiamo capire come questo tipo di richiesta si collochi in una strutturazione nuova, dove la gestione, attraverso il principio di sussidiarietà, viene data ai comuni. Tra l'altro per quest'ultimo aspetto, c'è un problema di trasparenza e anche di supporto ai piccoli Comuni, che non è cosa da poco.
Rispetto all'esperienza del '94, quando la Regione Piemonte ricevette 11.000 miliardi, con una situazione di difficoltà e con errori commessi (la gestione delle banche ecc..), oggi mi pare che ci sia un elemento radicalmente nuovo: la capacità di affidare rapidamente ai Sindaci la possibilità di un'immediata operatività che, però, potrebbe comportare anche il rischio di scaricare sui Sindaci stessi una eccessiva responsabilità.
E' per questo che I Sindaci devono essere supportati e, come dicevo già all'inizio del mio intervento, ci devono essere delle idee guida e delle idee forza alle quali deve far riferimento il comportamento degli amministratori locali.
Quindi, noi stiamo svolgendo un lavoro, che per guardare al comune interesse della nostra comunità e non aprofittare con aspetti propagandistici da questa situazione, è quella di lavorare per avere certamente più risorse dalla Finanziaria e capire che questa Finanziaria e farlo capire per evitare polemiche - non deve essere esaustiva di tutte le necessità. Dopodiché, insieme, in un gioco dialettico tra maggioranza e opposizione, noi potremo trovare un percorso adeguato. Ci saranno delle battaglie dure da combattere. Non entro adesso nella polemica dei limiti emersi a San Mauro, Casale Popolo, Trino ecc., ma quanto è successo quest'anno certamente ha rappresentato un passo avanti rispetto al 1994, ma non per tutti.
Noi dovremmo considerare questa alluvione come una vicenda che ci dà tutti gli elementi per fare degli interventi futuri importanti, in modo da "minimizzare" l'impatto di futuri eventi calamitosi, non più eccezionali interventi che dovremo mettere in conto e che probabilmente subirà ancora il Piemonte in futuro, mi auguro in un futuro il più lontano possibile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Proporrei di mantenere l'ordine degli interventi e poi, nella giornata di martedì mattina, dopo averli esauriti procederemo alla votazione dei testi degli ordini del giorno.
Oggi, prima di chiudere la seduta, porrò in votazione due ordini del giorno urgenti: uno inerente alla FIAT, che non avrebbe senso discuterlo e votarlo la prossima settimana, l'altro sull'aeroporto di Malpensa.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Dobbiamo apprezzare, dopo l'emozione e l'amarezza dell'evento alluvionale, la reazione dell'istituzione regionale: è stata all'altezza della situazione.
Il coordinamento tra Regione e Protezione Civile e di altri corpi dello Stato è stato sufficientemente valido. In alcuni casi addirittura si sono sperimentate tipologie di pronto intervento e di pronto risarcimento che potranno, probabilmente, far scuola ed essere utilizzate anche in altre realtà regionali. Purtroppo far scuola, perché non è da escludere che eventi alluvionali debbano ripetersi in futuro in Italia come magari anche in Piemonte. Per cui la scelta fatta dalla Regione di stanziare dei soldi propri in attesa dei trasferimenti dello Stato, e quindi riuscire in tempi rapidi - credo già questa settimana, come mi hanno detto il Presidente Ghigo e l'Assessore Cavallera - a dare un primo acconto è stato sicuramente un'azione che riuscirà ad alleviare sia economicamente sia psicologicamente le amarezze e i dolori che l'alluvione ha provocato su queste popolazioni specialmente su alcune popolazioni che sono state alluvionate due volte nell'arco di sei anni, come Trino Vercellese.
Peraltro, dalla relazione del Presidente, è emerso che, a fronte delle richieste di stanziamenti complessivi sia per le opere pubbliche sia per l'assetto idrogeologico, la risposta del Governo è stata per il momento insufficiente. Che la risposta del Governo sia stata inadeguata non è una sorpresa, perché anche sulla vicenda dei risarcimenti definitivi si ha l'impressione che il Governo non abbia avuto la giusta percezione di quanto sia avvenuto nel nord-ovest, in particolare in Piemonte, e, soprattutto, la giusta percezione di quanto sia avvenuto in alcune zone del Piemonte, in particolare quello della mia provincia, già colpito sei anni fa da un'alluvione dell'identica gravità. Il tira e molla che continua ancora sul risarcimento, si parla del 75% e del 100%, sia per le abitazioni civili sia le attività produttive, purtroppo è una spia della non corretta percezione che hanno a Roma dell'alluvione dello scorso mese in Piemonte.
Sono convinto che il Presidente e la Giunta regionale si faranno parte diligente a livello romano. Chiedo anche a tutte le altre forze politiche quelle che in questo momento fanno parte della minoranza nel Consiglio regionale del Piemonte, ma che sono in maggioranza nel Parlamento nazionale, di far presente ai responsabili dell'esecutivo della gravità dell'evento alluvionale in Piemonte e quindi della necessità di reperire risorse aggiuntive agli stanziamenti fino ad oggi preventivati.
Anticipo che nei prossimi giorni presenterò un progetto di legge per la pulizia dei fiumi e quindi per la manutenzione ordinaria dei fiumi, in quanto è stata una, non la sola, delle cause principali dell'alluvione.
Ovviamente deve intendersi una manutenzione corretta - sottolineo corretta, dei fiumi, perché non si deve tornare al disalveo incontrollato che vi era negli anni '50 negli anni '60, ma non si deve neanche stare nell'inerzia attuale dove praticamente i fiumi sono abbandonati a se stessi e non vengono più monitorati e, come ha detto lo stesso Presidente della nostra Assemblea, l'avv. Cota, in molti corsi d'acqua del Piemonte si sono accumulati, in maniera anomala, inerti che hanno consentito, agevolato insieme al volume di precipitazioni atmosferiche, le esondazioni e l'alluvione stessa.
Per cui la corretta manutenzione dei fiumi sia per quanto riguarda gli inerti sia per quanto riguarda anche il controllo degli argini. Clamoroso è il caso di Trino Vercellese dove l'argine non è stato completato in tempo ed è stato travolto dall'alluvione.
Insieme a questo provvedimento, provvedimento che ovviamente potrà essere sottoscritto da qualsiasi Consigliere regionale, chiedo al Presidente dell'Assemblea di porre all'o.d.g. della prossima assemblea visti i tempi - un ordine del giorno presentato dal sottoscritto e dai Consiglieri regionali Bussola di Forza Italia e Botta di Alleanza Nazionale nel quale chiediamo di inserire due arterie viarie in un piano straordinario di viabilità post-alluvione. In particolare si tratta della strada statale 31 bis, Casale-Chivasso, e della strada statale Vercelli Trino che sono state fortemente danneggiate dall'alluvione. Nel nostro ordine del giorno prevediamo un allargamento della sede stradale, in entrambi i casi, la realizzazione di due circonvallazioni, quella di Morano Po e quella di Trino Vercellese e la realizzazione dei un ponte nuovo sulla Dora Baltea nei pressi di Crescentino al confine con la provincia di Torino.
Ritengo che il giusto percorso sia quello di coinvolgere anche le Province di Alessandria, Vercelli e Torino nella predisposizione degli interventi di cui dicevo poc'anzi.
Ringrazio tutti per l'attenzione.
Presidente, chiedo conferma se, fra i primissimi punti della prossima seduta, sarà inserito anche l'ordine del giorno sottoscritto da me e dai Consiglieri Botta Marco e Bussola.



PRESIDENTE

Confermo che nella prossima seduta porremo in votazione gli ordini del giorno presentati. Direi che l'intervento del Consigliere Chiezzi pu essere rimandato alla prossima seduta di martedì. Abbiamo questi due ordini del giorno da...



(Commenti dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Perché sapevo che il Consigliere Chiezzi era d'accordo! Non è un atto d'imperio!


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Abbiamo due ordini del giorno che potremmo votare ora, se l'Assemblea acconsente. Il primo, il n. 138, inerente a "Comunicazioni aziendali.
Esubero di circa 1.000 lavoratori alla FIATY Mirafiori-Settore Auto" presentato dai Consiglieri Caracciolo, Cattaneo, Giordano, Brigandì Moriconi, Di Benedetto, Marcenaro, Contu, Angeleri, Saitta, Tomatis Mellano e Chiezzi, è sostanzialmente unitario.
Il Consigliere Chiezzi, ritira pertanto il suo ordine del giorno, il n.
136, relativo a "1.000 esuberi in FIAT".



CHIEZZI Giuseppe

Sì.



PRESIDENTE

Consideriamo pertanto assorbite le interrogazioni e le interpellanze ad esso collegate.
Se l'Assemblea acconsente, iscriviamo l'ordine del giorno n. 138 all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto con 41 voti favorevoli.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 138 relativo a "Comunicazioni aziendali. Esubero di circa 1000 lavoratori alla FIAT Mirafiori-Settore Auto" (assorbite le interrogazioni e le interpellanze nn. 356, 357, 359)


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 138, testé iscritto all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale avendo appreso che la direzione aziendale Fiat ha comunicato alle OO.SS.
l'esubero di circa mille lavoratori appartenenti prevalentemente agli Enti Centrali di Mirafiori considerata la crisi occupazionale che attraversa la Città e, più in particolare, il settore Auto ed il suo indotto esprime solidarieta' alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati dal grave provvedimento auspica che le parti sociali trovino le più idonee soluzioni alla crisi occupazionale in atto impegna con assoluta urgenza il Presidente della Giunta Regionale e l'Assessore dell'Industria ad un intervento immediato del Governo Regionale rileva che giace senza risposta una richiesta della competente Commissione per un'audizione della FIAT nella quale verificare le prospettive dell'azienda dopo l'accordo con General Motors considerati gli sviluppi della situazione che confermano la straordinaria urgenza di questo chiarimento richiede che l'audizione sia fissata immediatamente.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei presenti con 41 voti favorevoli.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Ordine del giorno n. 132, relativo a "Aeroporto di Malpensa e problemi di inquinamento acustico"; ordine del giorno n. 137, relativo a "Potenziamento della dotazione di piste dell'aeroporto lombardo di Malpensa"


PRESIDENTE

Adesso proporrei, se l'Assemblea acconsente, di passare all'esame del punto 50) all'o.d.g., ovvero all'ordine del giorno n. 132 "Aeroporto di Malpensa e problemi d inquinamento acustico", a firma del Consigliere Mancuso, Galli, Valvo, Gallarini, Manica, Cota., e il n. 137 "Potenziamento della dotazione di piste dell'aeroporto lombardo di Malpensa", test presentato dai Consiglieri Moriconi e Chiezzi.
Consigliere Moriconi, poniamo in votazione il suo ordine del giorno perché collegato, ma se lei non lo richiede, lo darei per illustrato.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, la sua proposta va bene, ma che almeno ci sia dato il testo dell'ordine del giorno!



PRESIDENTE

Va bene, Consigliere Papandrea, va bene! Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi per una breve illustrazione.



MORICONI Enrico

Ho chiesto la parola, Presidente, per illustrare brevemente il motivo della presentazione di quest'ordine del giorno.
Esso è sostanzialmente vicino a quello presentato a firma congiunta da più Consiglieri, per cui vengo subito al problema fondamentale.
Con quest'ordine del giorno, a firma mia e del Consigliere Chiezzi chiediamo che gli impegni vengano assunti dal Consiglio regionale e non direttamente dal Presidente Ghigo. Il motivo della richiesta è facilmente illustrabile.
Nei due ordini del giorno si presentano gravi problemi d'impatto ambientale. Esistono fondati motivi per ritenere che non siano stati rispettati gli scenari di volo nella valutazione dell'impatto ambientale.
Noi riteniamo più corretto delegare degli impegni il Consiglio regionale piuttosto che il Presidente della Giunta regionale. Il Presidente della Giunta regionale, infatti, si troverebbe in difficoltà a gestire la partita al momento del dialogo con il Presidente della Regione Lombardia Formigoni.
Del resto, abbiamo visto come in questo campo si siano già creati dei problemi.
Chiediamo ai firmatari dell'altro ordine del giorno se sono disposti a rivedere in questo senso il loro documento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 132, presentato dai Consiglieri Mancuso, Galli, Valvo, Gallarini, Manica e Cota, di cui al punto 50) all'o.d.g., il cui testo recita: Il Consiglio regionale premesso che la Regione Piemonte ha espresso con deliberazione di Giunta regionale parere negativo sulla V.I.A. di Malpensa per il superamento del limite dei 12 milioni di passeggeri all'anno, provvedimento peraltro confermato con Decreto a firma dei Ministri Ronchi e Melandri del 25 novembre 1999 la Regione Piemonte ha altresì impugnato il successivo DPCM del 13 dicembre 1999 nonostante tale ferma posizione della Regione Piemonte non solo è stato attuato il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa mediante il successivo Decreto del Ministro Bersani del 3 marzo 2000, ma addirittura S.E.A. (società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa), dichiara di voler addivenire ad un traffico aereo pari a 50 milioni di passeggeri all'anno, mediante la costruzione di un terzo satellite per l'imbarco dei passeggeri e la costruzione della terza pista o in subordine con l'allungamento della pista 35 L (cioè, quella che prevede i decolli esclusivamente verso il Piemonte) constatato che le gravi ripercussioni sul territorio della Provincia di Novara, sul suo ambiente e sulla qualità della vita dei suoi cittadini, particolarmente della fascia dell'Ovest Ticino, sono una conseguenza dell'attivazione e della modalità di gestione dell'aerostazione di Malpensa 2000 lo scenario di minor impatto acustico previsto come misura di tutela ambientale dal predetto DPCM 13 dicembre 1999 non è mai stato applicato e che, conseguentemente, la relativa campagna di monitoraggio che ne doveva misurare gli effetti sul territorio risulta non rispondente alla situazione effettiva, rendendo così non più significativa la verifica sperimentale dello stesso scenario dà mandato al Presidente della Giunta regionale affinché con tutti i mezzi a sua disposizione non riconosca per validi i risultati che scaturiranno dalla campagna di monitoraggio acustico richiesto dal Ministero dell'Ambiente per verificare l'efficacia dello scenario di minimo impatto acustico effettuato sul territorio dal 20 aprile al 20 luglio 2000, a causa delle palesi e gravi irregolarità riscontrate durante il suo svolgimento tale campagna di monitoraggio non ha infatti verificato lo scenario previsto ed imposto dallo stesso Ministro dei Trasporti, On. Pierluigi Bersani, in accordo con l'allora Ministro dell'Ambiente, nel corso della seduta del Tavolo Istituzionale convocato a Roma mercoledì 23 marzo 2000.
Codesto scenario, pur avendo il benestare degli Enti tecnici competenti in materia, non è stato infatti applicato. Ciò confermato dal documento dell'ANPA (prot. n. 20136 del 07 agosto 2000) e dal lavoro commissionato dalla Provincia all'ARPA di Novara relativo all'attendibilità e coerenza dei decolli rispetto a quelli previsti dallo scenario chieda formalmente ampie e dettagliate spiegazioni di questa irregolarità al Ministro dei Trasporti, On. Pierluigi Bersani, all'attuale Ministro dell'Ambiente, On. Willer Bordon, all'ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) ed al precedente Ministro dell'Ambiente, Sen. Edo Ronchi, in qualità di promotore della campagna di monitoraggio dello scenario di minimo impatto acustico esprima autorevolmente la propria posizione di contrasto tanto alla costruzione della terza pista quanto all'allungamento della pista 35 L, in quanto soluzioni ulteriormente penalizzanti per il territorio del Piemonte sia attivato al più presto, sui Comuni del Piemonte interessati dalle rotte di Malpensa, un monitoraggio acustico gestito dall'ARPA di Novara con finalità di tutela ambientale in linea con la legge regionale 20 ottobre 2000, n. 52. Richiesta già avanzata con lettera del Comune di Pombia il 31 ottobre 2000, prot. n. 5441 persegua soluzioni che, nel rispetto degli uguali diritti di tutti i cittadini, portino a raggiungere condivisibili e duraturi risultati accettabili da tutto il territorio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 42 voti favorevoli, 1 contrario.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 137, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi, il cui testo recita: Il Consiglio Regionale premesso che non è stato attuato il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa come da Decreto Bersani del 3.3.2000 e che la SEA , società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, dichiara di voler addivenire ad un traffico aereo pari a 50 milioni di passeggeri all'anno, mediante la costruzione di un terzo satellite per l'imbarco dei passeggeri e la costruzione della terza pista o in subordine con l'allungamento della pista 35 L, pista che prevede i decolli esclusivamente verso il Piemonte.
Constatato che le gravi conseguenze derivanti al territorio della Provincia di Novara, al suo ambiente ed alla qualità della vita dei suoi cittadini, particolarmente della fascia dell'Ovest Ticino, sono dipendenti dall'attivazione e dalle modalità di gestione dell'aerostazione di Malpensa 2000 lo scenario di minor impatto acustico previsto come misura di tutela ambientale dal D.P.C.M. 13.12.1999 non è mai stato applicato e che conseguentemente, la relativa campagna di monitoraggio che ne doveva misurare gli effetti sul territorio risulta non rispondente alla situazione effettiva, rendendo così non più significativa la verifica sperimentale dello scenario stesso denuncia l'irregolarità dei risultati che scaturiranno dalla campagna di monitoraggio acustico richiesto dal Ministero dell'Ambiente per verificare l'efficacia dello scenario di minimo impatto acustico effettuato sul territorio dal 20.04.2000 al 20.07.2000, a causa delle palesi e gravi irregolarità riscontrate durante il suo svolgimento. Tale campagna di monitoraggio non ha infatti verificato lo scenario previsto ed imposto dallo stesso Ministro dei Trasporti Pierluigi Bersani, in accordo con l'allora Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, nel corso della seduta del Tavolo Istituzionale convocato a Roma mercoledì 23.03.2000. Codesto scenario, pur avendo il benestare degli Enti tecnici competenti in materia non è stato infatti applicato. Ciò è confermato dal documento dell'ANPA ( prot. 20136 del 07.08.2000) e dal lavoro commissionato dalla Provincia all'ARPA di Novara relativo all'attendibilità e coerenza dei decolli rispetto a quelli previsti dallo scenario chiede formalmente ampie e dettagliate spiegazioni di questa irregolarità al Ministro del trasporti Pierluigi Bersani, all'attuale Ministro dell'Ambiente Willer Bordon, all'Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile) ed al precedente Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, in qualità di promotore della campagna di monitoraggio dello scenario di minimo impatto acustico esprime la propria posizione di contrasto tanto alla costruzione della terza pista quanto all'allungamento della pista 35 L, in quanto soluzioni ulteriormente penalizzanti il territo-rio del Piemonte chiede altresì al Ministro dei Trasporti che sia attivato al più presto sui comuni del Piemonte interessati alle rotte di Malpensa, un monitoraggio acustico gestito dall'ARPA di Novara con finalità di tutela ambientale in linea con la l.r. 20.10.2000 n. 52 richiede altresì allo stesso Ministro che le soluzioni per Malpensa siano attuate nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini al fine di raggiungere condivisibili e duraturi risultati accettabili da tutto il territorio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 43 voti favorevoli (2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

In chiusura dei nostri lavori, ricordo gli appuntamenti di domani (la riunione dei Capigruppo) e la seduta della prossima settimana.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.42)



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