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Dettaglio seduta n.377 del 22/07/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 11.09)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazione dell'Assessore Brigandì sugli articoli apparsi su "La Stampa" odierna relativamente a "Ipotesi di truffa perpetuata ai danni della Regione circa gli eventi alluvionali del 1994 e del 2000"


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brigandì, ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo, Assessore regionale

In riferimento agli articoli apparsi questa mattina sulla stampa volevo semplicemente comunicare che l'Assessore non ha alcuna notizia in più rispetto a quanto si può leggere sui giornali.
Non appena sarà in mio possesso un qualsiasi elemento, sar immediatamente pronto a riferire al Consiglio su quanto sta accadendo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, ancora una volta, noto che uno dei pochi spazi residuali per il ruolo del Consiglio, quello della funzione ispettiva questa settimana, in due sedute non è stato svolto. Certamente, la riunione dei Capigruppo avrà assunto questa decisione, ma, come lei sa, non parteciperò alla riunione dei Capigruppo fino a quando non sarà regolata la questione del Gruppo Misto, che, durante la lunga vicenda del buono scuola era emersa, come lei certamente ricorda, con quella preclusione a poter presentare emendamenti, in quel caso da parte mia, proprio perché non mi veniva riconosciuta questa possibilità, fra l'altro, senza segnale di un intervento, per regolare la questione del Gruppo Misto.
Lamento questo fatto, tra le tante cose. Dunque anche la funzione ispettiva viene compressa ed emarginata. Molto spesso gli Assessori non sono presenti nel momento in cui si dà spazio alle interrogazioni, per cui le interrogazioni diventano vecchissime, non sono più utilizzabili e viene meno quel piccolo ruolo che ha il Consigliere regionale attraverso l'utilizzo delle interrogazioni e interpellanze.



PRESIDENTE

La determinazione odierna di non svolgere il sindacato ispettivo effettivamente, è intervenuta nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, a fronte del fatto che si svolgono le comunicazioni dell'Assessore all'ambiente e agricoltura, e che abbiamo ampiamente dedicato le ultime sedute del Consiglio regionale, se non a funzioni ispettive, anche a funzioni ispettive, comunque ad un'attività, magari non propriamente ispettiva, sulle interrogazioni e interpellanze, ma sicuramente ispettiva nel senso che la Giunta ha fatto comunicazioni al Consiglio in una serie di materie rilevanti, tanto da essere poi ricomprese anche le interrogazioni e le interpellanze.
La parola alla Consigliera Manica sull'ordine dei lavori.



MANICA Giuliana

Signor Presidente, su questa questione delle interpellanze e interrogazioni non riteniamo che, tutte le volte che venga richiesta una comunicazione, debba assorbirle da qui ad un tempo infinito, anche perch esistono alcune questioni su cui sono state presentate interrogazioni che richiedono una risposta urgente e immediata. In particolare, faccio riferimento all'interrogazione che abbiamo presentato sulla vicenda dei direttori generali delle ASL e delle ASO, e l'ordine di intesa che la Regione avrebbe con loro sottoscritto, che non solo desta una perplessità e una viva preoccupazione, ma è oggetto di ampie comunicazioni giornalistiche, addirittura in giornate cruciali, come la giornata di domenica, con articoli di una certa rilevanza, che determinano un elemento di inquietudine e configurano una situazione che, a nostro avviso, se non spiegata e motivata diversamente dall'Assessore, ha una gravità estrema.
Per questa ragione, chiediamo che a quella interrogazione venga data una immediata risposta e che quella questione venga posta all'ordine del giorno come un elemento di cui discutere e su cui riflettere.
Ritengo che su una vicenda come questa, anche per gli elementi preoccupanti che ha sempre avuto la vicenda dei rapporti tra la Giunta regionale, l'Assessore D'Ambrosio e tutta la partita dei direttori generali delle ASL e delle ASO, dovrebbe essere un precipuo dovere, richiesto addirittura dalla Giunta e dall'Assessore, rispondere in modo immediato anche perché voi capite che su quella vicenda c'è tutta la partita del dibattito che si era aperto nella Commissione d'inchiesta e una consistente vicenda su cui la Regione deve pagare cifre consistenti. Si tratta della famosa vicenda Grando, in cui siamo arrivati addirittura ai pignoramenti in tesoreria, l'Assessore Pichetto in questa direzione lo sa bene. Quindi penso che si tratti di chiarire nel modo più rapido ed immediato possibile attendiamo dal Presidente una risposta per la immediata calendarizzazione.
Non so se il collega Placido, che è il primo firmatario dell'interrogazione voglia aggiungere ulteriori richieste e precisazioni rispetto a quanto ho detto.



PRESIDENTE

Penso che per il sindacato ispettivo si possa trovare uno spazio nella seduta di venerdì.
Vi annuncio che ho la necessità di una breve consultazione con i Capigruppo per oggi pomeriggio relativamente all'iter del Piano territoriale, ovviamente, ho fatto degli approfondimenti sugli emendamenti ma ritengo necessario comunicarlo ai Capigruppo, quindi, alla ripresa dei lavori, alle ore 15.30, convoco una riunione dei Capigruppo; in questa sede, magari, troviamo lo spazio anche per calendarizzare il sindacato ispettivo.
La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, sarò brevissimo, al di là della questione generale mi rivolgo, nello specifico, alla Capogruppo Manica e, oltre che a lei all'Assessore D'Ambrosio. Si tratta di una questione che va oltre l'ordinario, nel senso che si potrebbero ravvisare vere e proprie forme di ricatto verso i direttori generali delle ASL e, a cascata, i direttori sanitari e amministrativi.
Assessore D'Ambrosio, è una questione di opportunità politica e sensibilità che va oltre l'iter normale e anche urgente di un'interpellanza, non è per le otto e sette colonne dedicate dal principale quotidiano regionale...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Se non lo fa quel quotidiano, chi lo fa?



PLACIDO Roberto

Non lo so, potremo chiedere un contributo al giornale del Piemonte.
Sul problema specifico circa la sensibilità e l'urgenza non si pu pensare che la partita dei direttori generali e, a cascata, dei direttori sanitari e amministrativi venga trattata in questi termini con vere e proprie forme di ricatto: "prendere o lasciare", "o firmi o ne te ne vai".
Su questo, Assessore, oltre alla documentazione, lei deve fornire anche degli elementi precisi.
Presidente e Assessore, la questione va oltre la problematica delle interpellanze. La ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie a lei.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Ha chiesto congedo il Consigliere Ghigo.
b) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso


Argomento:

Sull'ordine dei lavori con particolare riferimento agli ordini del giorno sugli OGM


PRESIDENTE

Colleghi, inizierei i nostri lavori dal punto 3) all'o.d.g., per passare, subito dopo, al punto 2).
In merito al punto 2), sarebbe il caso che i proponenti mi chiarissero prima quali ordini del giorno porre in votazione, visto che si tratta semplicemente di una votazione, perché la discussione sugli OGM è già svolta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Non ritengo, intanto, che la discussione si sia già svolta, in quanto sono passati circa dieci giorni e, con ogni probabilità, avremo al voto documenti diversi rispetto a quelli che sono stati presentati, che andranno, in qualche misura, analizzati dai singoli Gruppi consiliari.
Inoltre, vorrei comprendere come si intende procedere in merito a questo. Non vorrei, infatti, che fosse l'unico argomento iscritto all'ordine del giorno di quest'aula, che, per l'indisponibilità soggettiva od oggettiva di uno dei proponenti, o perché semplicemente non si quadra un testo comune, viene rinviato di seduta in seduta.
Si tratta di testi presentati da dieci giorni; sono iscritti all'ordine del giorno e pertanto o si votano oppure si stabilisce il momento in cui discuterli e votarli. Continuare a rinviarli di seduta in seduta, di Capigruppo in Capigruppo, mi pare esprima solo il segno della difficoltà della maggioranza, e non solo, e sicuramente non il senso dei lavori ordinati di quest'aula.



PRESIDENTE

Collega Palma, ho detto che avremmo trattato il punto 2) all'o.d.g.
subito dopo le comunicazioni dell'Assessore Cavallera sulla siccità, quindi non sine die, se l'Aula acconsente.
Facciamo fare le comunicazioni all'Assessore Cavallera e subito dopo poniamo in votazione gli ordini del giorno.
Sulla votazione di tali documenti, poiché vi è stato un dibattito generale che ha riguardato l'intero punto, i Consiglieri hanno il diritto di intervenire per l'illustrazione degli stessi e per dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere, per chiarimenti sulla procedura.



RIBA Lido

Presidente, in merito alla votazione degli ordini del giorno sugli OGM era stata prospettata l'ipotesi di definizione di un ordine del giorno che rivestisse caratteristiche unitarie, che naturalmente potesse raccogliere quei punti sui quali poteva esistere una convergenza da parte di tutti i Gruppi o di una larga maggioranza di essi.
In quel senso, come Ufficio di Presidenza e non a titolo di Gruppo avevo lavorato per predisporre un ordine del giorno che andasse in quella direzione.
Avremmo bisogno di sapere, Presidente, se quella procedura è ancora in vita oppure se la maggioranza non è più interessata alla redazione di un ordine del giorno con caratteristiche condivisibili, cioè un ordine del giorno unitario.
Siccome a conclusione di quel dibattito il Presidente Ghigo aveva, in maniera informale, ipotizzato che era utile un ordine del giorno unitario su una materia sicuramente molto complessa, alla quale avevamo cercato di dare un tratto che avesse quelle caratteristiche, io stesso, in quanto Presidente di turno in quel momento in Assemblea, insieme ai funzionari avevo cercato di unire gli elementi che, come sempre quando si tratta di un ordine del giorno unitario, non devono contenere né elogi né critiche all'Amministrazione, ma soltanto elementi oggettivi e condivisibili.
Vorrei sapere se quell'ordine del giorno vive ed è assunto come base per un perfezionamento dell'impostazione. In caso contrario, il Gruppo al quale appartengo avrebbe bisogno di predisporre un proprio ordine del giorno con un taglio diverso, proprio perché non si tratterebbe più di un ordine del giorno che rispecchia la posizione dell'intero Consiglio.



PRESIDENTE

Vicepresidente Riba, sarei lieto vi fosse un ordine del giorno unitario.
Utilizziamo il tempo dedicato alle comunicazioni per capire se esiste la possibilità di un ordine del giorno unitario. In caso contrario, come ribadiva il collega Palma, si voteranno gli ordini del giorno presentati con le relative dichiarazioni di voto.



RIBA Lido

In tal caso, a nome del Gruppo dei DS, chiedevo un po' tempo per prendere atto che si è scelto quell'indirizzo e predisporre un ordine del giorno che esprima la posizione del nostro Gruppo e non un'ipotesi unitaria.
Abbiamo bisogno di tempo, perché se non persiste più quell'intenzione e quell'interesse, è chiaro che il nostro ordine del giorno non è quello.



PRESIDENTE

Potrei anche formulare una proposta: si potrebbero votare questi ordini del giorno alla ripresa della seduta pomeridiana delle ore 15.30. Resta inteso, però, che si voteranno in apertura della seduta pomeridiana.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni dell'Assessore Cavallera relativamente a "Rapporto sulla siccità del 2003" (Assorbite dal dibattito le seguenti interrogazioni: Interrogazione n. 1221 "Emergenza acqua" presentata dal Consigliere Giordano Interrogazione n. 1226 "Emergenza siccità in Piemonte: verso il monopolio Smat (Società Metropolitana acque Torinesi) in Provincia di Torino e la proposta di grandi opere?" presentata dal Consigliere Tapparo Interrogazione n. 1242 "Emergenza idrica nell'Alessandrino" presentata dal Consigliere Botta Marco Interrogazione n. 1314 "Problemi legati al lungo periodo di siccità in Piemonte" presentata dai Consiglieri Bolla, Bussola, Cattaneo, Gallarini Pedrale, Pozzo, Toselli Interrogazione n. 2305 "Emergenza siccità in Piemonte" presentata dai Consiglieri Manica, Riba, Marcenaro, Muliere Interrogazione n. 2316 "Emergenza idrica presso il Comune di Orta S. Giulio (NO)" presentata dai Consiglieri Papandrea, Contu Interrogazione n. 2317 "Choc da calore, incognita per la vendemmia 2003" presentata dal Consigliere Botta M..


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con le comunicazioni dell'Assessore Cavallera relativamente a "Rapporto sulla siccità 2003", di cui al punto 3) all'o.d.g.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle risorse idriche

Grazie, Presidente.
Ho provveduto a far distribuire ai Capigruppo un fascicolo, in cui sono condensate una serie di considerazioni e di documentazioni che abbiamo utilizzato in questi giorni sia per informare la Protezione Civile Nazionale della situazione in essere, sia il Ministero dell'agricoltura sia l'Autorità di bacino del fiume Po, che ha convocato le Regioni padane la scorsa settimana per un vertice direttamente presieduto dal capo della Protezione Civile e dal Sottosegretario Scarpa Bonazza del Ministero dell'agricoltura.
In sostanza, nel fascicolo partiamo da lontano e mettiamo in risalto come già la scorsa stagione invernale abbia fatto registrare un 35% in meno di precipitazioni nevose e un 22% in meno di giorni nevosi medi sul nostro arco alpino.
Nel fascicolo sono altresì indicate delle situazioni significative.
Prima di tutto si pone a confronto la piovosità da gennaio a luglio con quella media dei dieci anni precedenti: dalla cartina si evince che in qualche caso, nella zona gialla o marrone, la piovosità tende quasi a zero (parlo dei sei mesi precedenti).
stata riportata una figura con la quale diamo conto della carenza di piogge che, mediamente, si attesta a valori superiori nel semestre al 50% o 60%, ovviamente suddivisa per sottobacini: avremo, pertanto, il sottobacino del Toce, che viene valutato dall'idrometro di Candoglia, il Sesia, il Mastallone, il Cervo e così via. Abbiamo il 61% di carenza di precipitazioni sul Toce, il 66% sul Sesia, il 64% sul Mastallone, il 70 sul Cervo. Praticamente tutta la fascia pede-montana è caratterizzata da scarsità di piogge: mediamente si registra una piovosità di 1.800 millimetri di acqua all'anno, a fronte dei 200 o 300 millimetri registrati in sei o sette mesi. Siamo, dunque, in una situazione di 1/6, 1/7 o 1/8, a seconda del caso.
Come mese negativo, metto in risalto il mese di marzo, dove la media di scarsità di piovosità è dell'ordine superiore al 90%.
Per quanto riguarda la situazione idrogeologica, possiamo disporre di settanta piezometri ubicati in tutta la Regione (qui vi è l'elenco).
I piezometri, in tempo reale, misurano la profondità e la soggiacenza della falda rispetto al piano di campagna. Per comodità, abbiamo indicato l'andamento della falda in alcuni piezometri: grosso modo li abbiamo installati in Piemonte nel 2000-2001, facenti parte di un sistema di monitoraggio utilizzato anche per altre valutazioni.
Usandoli dal punto di vista idrogeologico, è possibile notare come la falda di pianura, oggi come oggi, si trovi in fase di diminuzione, ma in una condizione che dà ancora qualche sollievo, anche se abbiamo registrato maggiori costi per il pompaggio delle acque di falda, proprio per l'abbassamento delle falde stesse che è incorso.
I fenomeni hanno una grossa inerzia, sono graduati nel tempo e, se vogliamo fare un paragone, l'idrogeologia della prima falda di pianura potrebbe essere paragonata al fondo di un catino, mentre nei bordi del catino - che sono le zone pedemontane - si nota già carenza d'acqua.
Abbiamo sorgenti e zone ricche di acqua che segnalano punti di notevole siccità.
Vi è anche una cartina che individua la localizzazione di questi piezometri e, inoltre, abbiamo individuato le cosiddette "sezioni di chiusura dei sottobacini", individuando, ad esempio, il sottobacino nel Tanaro a Monte Castello (prima della confluenza del Po); il sottobacino della Dora a Verolengo; il sottobacino del Toce a Candolia; il Sesia a Palestro e il Ticino che esce dal Lago Maggiore (la cosiddetta diga della "miorina" che ha funzione di regolazione del livello del lago e delle acque che fluiscono nel Ticino stesso).
In questa cartina è indicato anche il minimo misurato a luglio e la media dei minimi del mese di luglio. Sono dati significativi: per il Po ad Isola Sant'Antonio, ad esempio, notiamo un minimo di 36,2 metri cubi al secondo, mentre abbiamo una media dei minimi di 293 del mese di luglio degli scorsi anni.
Se prendiamo il Tanaro a Monte Castello, abbiamo 9 metri cubi al secondo, con una media dei minimi di luglio di 17 e un minimo storico di 6.
Il Tanaro, quindi, non è ancora arrivato al minimo storico.
La Dora Riparia a Torino, prima della confluenza a Torino, ha 2 metri cubi al secondo, con una media del mese di luglio di 38; la Dora Baltea a Verolengo è di 3,2 su 140. E' possibile notare il minimo apporto che la Dora Baltea, giungendo dai nevai, dà al sistema idrografico. E così via.
Nel fascicolo si passa a valutare la criticità nel settore idropotabile.
Siete tutti a conoscenza che la Legge Galli prevede un progredire degli usi: prima di tutto la priorità viene riservata al consumo umano (quindi all'uso idropotabile), poi all'agricoltura ed infine al settore industriale.
Per quanto riguarda l'idropotabile, abbiamo 55 Comuni che manifestano criticità, Comuni ubicati nella zona pedemontana e prealpina con 96 mila abitanti complessivi, anche se questa criticità interessa solo 14 mila abitanti cui occorre aggiungere, essendo molti Comuni turistici, un 20 mila abitanti fluttuanti.
In sostanza, si ha circa 30 mila abitanti interessati da situazioni critiche, ma che vengono fronteggiate dall'intervento della Protezione Civile regionale e locale (quindi Prefetture, Province e Comuni) e tutto il sistema che ha corrisposto con tubazioni di emergenza, autobotti e distribuzione di confezioni d'acqua.
A questo proposito devo comunicare che qualche mese fa, anche in corrispondenza di una difesa civile da eventuali atti di bioterrorismo e di ecoterrorismo, d'intesa con l'Assessore Ferrero abbiamo predisposto, nella nostra Regione, sei impianti di confezionamento di acqua potabile partendo dal presupposto che in qualche località l'acquedotto potesse andare fuori uso. Si è quindi preveduto, in accordo con chi voleva partecipare (abbiamo avuto la disponibilità di società pubbliche, una per ambito) ad ordinare questo impianto di confezionamento di acqua dentro confezioni di plastica distribuite alla SIN di Novara, all'ATENA di Vercelli, alla SMAT di Torino, all'AGDA di Cuneo, alla MUNICIPALIZZATA di Casale e l'ASMT di Tortora per l'ambito alessandrino.
In più, è stato previsto un impianto di potabilizzatore mobile assegnato alla SMAT di Torino, con una funzione di tipo regionale. Resta inteso che questo è in comodato d'uso e loro, a fronte di dichiarazione di stato di emergenza, si sono impegnati a metterlo a disposizione nei punti della nostra Regione dove sia necessario.
Possiamo passare al settore irriguo, attraverso una cartina che mette in risalto i Comuni interessati dall'emergenza idropotabile.
Come vedete, sono tutti ubicati nella fascia prealpina e pedemontana.
Per quanto riguarda il settore irriguo, abbiamo un settore che è alimentato, oltre che dalle falde sotterranee, anche dai principali corsi d'acqua. Abbiamo, quindi, tutte le derivazioni sul Tanaro (quando parla di Tanaro mi riferisco anche a tutti gli affluenti fino al cuneese in senso stretto, quindi la Stura, il Gesso e quant'altro), sul Belbo, per quanto riguarda il tratto più a valle; sulla Dora Riparia (quindi tutte le valli confluenti su Torino); sul Reale (che va dalla Dora Baltea al Sesia e al Ticino); sul Po a Isola Sant'Antonio che chiude con un sottobacino interessante, soprattutto per i restanti affluenti non citati singolarmente (quindi abbiamo considerato un sottobacino assestante, visto il peso di apporto e di portata della Dora Riparia e della Dora Baltea) e poi sullo Scrivia, che va direttamente al fiume Po, raccogliendo anche le acque del Curone (quindi la zona retrostante a Genova, con un tratto - come tutti gli affluenti di destra - in zona ligure e un tratto in zona piemontese).
Naturalmente, le acque di questi corsi d'acqua, laddove ci sono impianti irrigui stabili, vengono portati dai vari canali. I più significativi hanno il nome di principali uomini politici del passato: per cui abbiamo il canale Cavour, il canale Farini, il Naviglio di Ivrea, il canale De Pretis e quant'altro, che servono a regolare l'afflusso delle acque nelle varie zone, prevalentemente quelle risicole, ma sono importantissime anche le irrigazioni per le coltivazioni ortofrutticole.
Metto in risalto una situazione ancora sotto controllo che riguarda la zona frutticola del saluzzese e del cuneese dove la vicinanza con le zone montane, fino ad ora, ha garantito un minimo di approvvigionamento. Abbiamo fatto un'indagine invaso per invaso e abbiamo elaborato una cartina in cui abbiamo messo in risalto quali sono gli invasi a cui è sotteso il bacino idrografico del Po e affluenti. Per gli invasi più significativi soprattutto quelli idroelettrici, abbiamo indicato qual è la percentuale di invaso, cioè la percentuale di riempimento degli invasi che assomma complessivamente, al 54%.
Come si può evincere dalla tabella a vostre mani: a fronte di una capacità di invaso complessiva, che è modesta perché sono 370 milioni di metri cubi, ad oggi, risultano disponibili, complessivamente, circa 200 milioni di metri cubi invasati negli invasi alpini idroelettrici, pari al 54%. Nella tabella di pagina 16 abbiamo indicato qual è la percentuale di invaso sotto bacino per sotto bacino. Per cui vediamo che, nel sottobacino del Tanaro, l'invaso è al 75%, nella Dora Riparia al 39%, nel Sesia al 21 nel Po, escluso gli affluenti principali, quindi con il corso proprio del Po più qualche affluente minore, 54% e sul complesso del Toce Ticino 61%.
Da qui cosa si evince? Si evince soprattutto le condizioni critiche in cui versa la zona nord Piemonte, tutto l'arco biellese, ossolano, l'alto o medio novarese, il vergante e così via: qui abbiamo le maggiori criticità con una carenza d'acqua del 70%. Qualche giorno fa abbiamo scritto nell'appunto che se non piove per 7/8 giorni anche le zone irrigue saranno interessate da situazioni molto critiche.
A questo punto è intervenuta l'azione dell'Autorità di Bacino, ho inserito nel fascicolo il protocollo di intesa che è stato definito a livello di Autorità di Bacino con lo schema di bilancio idrico di emergenza (è stato redatto un bilancio idrico dalle regioni del bacino del Po che è stato concertato e approvato in sede di riunione). Fermo restando che, per quanto riguarda la configurazione della nostra regione, noi ribadiamo l'assoluta necessità che si arrivi a dichiarare lo stato di emergenza. Lo stato di calamità è già in essere, poi in base alla legge di protezione civile, la n. 225, c'è lo stato di emergenza. Non perché non sia governata la situazione ad oggi, ma perché non è escluso che, se la situazione dovesse ancora appesantirsi, ci deve essere un organo monocratico che nell'interesse generale del cosiddetto bene comune, possa prendere delle decisioni che, sotto il profilo dell'ordinarietà, magari richiedono tempi più lunghi, sono difficili da adottare. Anche se fino adesso il principio della solidarietà, del dialogo e dalla cooperazione al momento sta tenendo.
Leggerò alcuni passaggi dell'accordo che è stato raggiunto a Parma, per fare capire il significato dell'Intesa stessa: "Obiettivo del protocollo di intesa è quello di aumentare le portate del fiume Po al fine di consentire la derivazione del 50% del valore di concessione alle utenze irrigue garantendo, al contempo, il mantenimento e l'incremento degli attuali livelli idrici. A tale fine l'intesa sottoscritta dai gestori ....è basata su questo: gli utenti idroelettrici, che gestiscono invasi, incrementeranno i rilasci a valle con volumi d'acqua quantificati su base giornaliera (asta fluviale) e gli utenti irrigui ridurranno i prelievi, che sono già ridotti ma li sfioriranno ad un livello tale da garantire un minimo di sopravvivenza alle proprie coltivazioni". Capite che abbiamo una rete irrigua dimensionata sulla media delle portate, se dovesse permanere una situazione di questo tipo, è impellente un governo, una regolazione di tipo complessiva, e io ho già ipotizzato con gli uffici la possibilità di installare degli idrometri, dei misuratori di portata nei principali canali.
Adesso, come avevo detto in altre occasioni, abbiamo una rete che copre tutta la nostra regione e acquiferi sotterranei. In base a programmi INTERREG, abbiamo idrometri in Valle d'Aosta e nelle alti valli Bormida e Scrivia, quindi in territorio ligure, che ci consente di sapere e di contestare l'Autorità di Bacino che sabato e domenica scorsa, con ogni probabilità, non hanno turbinato, non hanno prodotto energia elettrica in alcune centrali della Valle d'Aosta perché avendo idrometri a Pollein e a Pontey (oltre che a Verolengo e Tavagnasco) sappiamo in tempo reale quello che succede.
La filosofia è semplice: chi è in alto e ha l'acqua la deve rilasciare in basso ci va l'equa suddivisione tra i vari consorzi.
Avendo discusso venerdì a Parma questa intesa, sabato i nostri uffici hanno lavorato, hanno contattato tutti i Consorzi irrigui - quelli più grossi erano presenti o rappresentati dall'associazioni bonifiche direttamente a Parma, ma poi abbiamo una miriade di altri Consorzi che hanno prese sui corsi d'acqua principali - tramite fax chiedendo a ciascun soggetto di aderire all'impostazione dell'Autorità di Bacino: il 99% ha risposto alla nostra richiesta.
Per quanto riguarda la prosecuzione della gestione di emergenza proprio questa mattina alle 11 è convocata un'altra riunione presso i nostri uffici a cui parteciperanno tutti i Consorzi irrigui con gli ingegneri De Giorgi e Bomo che stanno operando un monitoraggio quotidiano perché giovedì in Autorità di Bacino è convocata un'altra riunione per verificare lo stato dell'arte.
Questione dei danni all'agricoltura e questione degli interventi strutturali. Mi sembra che ci sia nella nostra regione la cultura e l'organizzazione per gestire il contingente. Questi canali sono ottocenteschi nella maggior parte dei casi, anche se poi ammodernati progressivamente.
Per quanto riguarda i danni, ho convocato le Province - cui spetta, in base alla legge n. 17, il compito della rilevazione e della delimitazione in sede locale - e le organizzazioni professionali agricole. Si è deciso entro il 31 luglio, di quantificare e delimitare i danni in quelle zone che non sono servite da impianti irrigui stabili. Lì, ormai, il danno della siccità quel che doveva fare lo ha fatto sia per le coltivazioni foraggiere che per altri tipi di coltivazioni.
Voglio mettere in risalto i grossi problemi degli alpeggi dove c'è una carenza di foraggio e di erba (l'approvvigionamento è diretto) delle mandrie che sono allo stato brado o semibrado, per cui ci sarà un ritorno in pianura anticipato con necessità di approvvigionamento di ulteriore foraggio che ovviamente salirà di prezzo in questo periodo.
Nelle zone non irrigate si sta facendo il censimento.
Per le zone irrigate, ovviamente, tutto è legato all'andamento meteorologico, così come succede ovunque, ma qui in modo particolare perché i danni in alcune zone irrigate e risicole sono già rilevanti e visibili; in altre sono appesi a un filo.
Segnalo tutta la zona a nord del canale Cavour, dove sono tutti corsi d'acqua a carattere torrentizio, quindi non sono fiumi che hanno un'alimentazione continua. C'è un accumulo limitato entro i bacini esistenti, quindi si pone un problema futuro di ulteriore disponibilità d'acqua.
Entro il 20-25 agosto avremo la situazione reale dei danni di tutte le zone risicole; avremo, quindi, la possibilità di segnalare, a norma di legge 185, i danni dovuti alla calamità della siccità in tutto il Piemonte.
Per quanto riguarda gli interventi di tipo strutturale, certamente in termini di costi-benefici, vi è la continuazione degli interventi di razionalizzazione e sistemazione della rete irrigua: contenere, cioè, al massimo le perdite e, successivamente, distribuire in modo sempre più razionale l'acqua.
I sistemi di rilevamento aereo e i monitoraggi - che intensificheremo ulteriormente - ci consentono di valutare e definire sempre meglio le infrastrutture rispetto ai fabbisogni. Nel Piano di sviluppo rurale, anche se in modo modesto, erano già stati finanziati degli interventi di razionalizzazione, per la trasformazione degli impianti irrigui in impianti non più a totale sommersione o scorrimento.
Rimane, comunque, il grosso problema delle risaie, che è l'elemento che ci porta a circa 6-7 miliardi di metri cubi di idroesigenze in tutto il periodo.
Bisogna, dunque, proseguire nella politica degli invasi avviata a livello di singolo corso d'acqua e di singola valle o di valli confinanti.
Se questo dovesse essere ripetuto nel tempo - come pare sia l'andamento di questi ultimi anni - probabilmente occorrerà tornare anche sulle politiche degli invasi maggiori, che ci metterebbero al sicuro a fronte di periodi prolungati di siccità, atteso che gli episodi e le situazioni che abbiamo registrato in qualche valle, dove ci sono degli invasi, limitati a determinati pochi milioni di metri cubi, ovviamente non sono sufficienti a garantire tutto il periodo.
Se si attua l'investimento in termini di costi-benefici, dopo aver attuato tutte le tecniche di riduzione delle idroesigenze, occorre orientarsi verso quelle soluzioni che portino ad un uso plurimo delle acque, anche a liberare le nostre falde da eccessivi emungimenti. Questo permetterebbe di trattenere l'acqua esistente - dovrà pur piovere nell'arco dei 12 mesi! - all'interno di questi bacini, per poi farla affluire, per caduta, a tutto il sistema idropotabile.
Pensate l'importanza dell'acquedotto delle Alpi cuneesi, che oggi porta l'acqua a tutto il sistema delle Alpi marittime, degli Appennini, fino alle porte di Alessandria.
Il tema dell'acqua è fondamentale; è un tema sul quale si dovrà lavorare. Oggi siamo in una situazione di emergenza e dobbiamo gestire tale emergenza, ma con un occhio a quegli interventi di tipo strutturale, che sono gli unici che ci mettono al riparo per il futuro.
Assicuro, comunque, una stretta collaborazione con le Province, le Associazioni di categoria, i Consorzi di bonifica, le Prefetture, perch certe situazioni stanno mettendo in risalto anche possibili problemi di ordine pubblico, perché potrebbero anche esserci delle lotte per disporre delle ultime risorse idriche.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Cavallera.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Assessore Cavallera, lei ha fatto un quadro della situazione, dicendo che, se non pioverà tra sette-otto giorni, andremo verso una criticità estrema. Sappiamo, però, che questo è il periodo dell'anno di più bassa piovosità, pertanto rientra nelle previsioni che questi in sette-otto giorni non potranno esserci significative partecipazioni.
Dobbiamo attivarci e non aspettare sette-otto giorni, per ridefinire il nostro comportamento. Da oggi, dobbiamo comportarci come se ci trovassimo al 31 luglio e non ci fossero state piogge significative, perché così sarà salvo qualche temporale, non ci saranno proprio piogge.
Tra l'altro, già dieci anni fa ci siamo trovati in una situazione di criticità, e si era dibattuto rispetto all'eventualità di intaccare le acque sotterranee più profonde, le acque geologiche. A questo punto, per le chiedo: abbiamo una possibilità di governo più ampia di quello che sta qui indicato? Lei sostiene di ricorrere, in questo momento, al controllo dei canali di irrigazione; è possibile che non abbiamo accumulato, nel tempo, una capacità di tenere sotto controllo questi aspetti? Se oggi dobbiamo correre emergenza, quindi incominciare ad accertare i danni e intervenire, programmare i rilasci d'acqua per poter non compromettere duramente la nostra agricoltura, dobbiamo anche cogliere questo momento per interventi strutturali.
Lei l'ha già accennato, ma è possibile che, sulla tecnica dell'irrigazione agricola, non siano stati fatti progressi significativi ad esempio per colture a basso utilizzo d'acqua o tecniche simili? Alcuni Paesi - ricordo Israele - sono grandi produttori di prodotti agricoli, con l'utilizzo minimo delle acque; possibile che noi adottiamo ancora quei sistemi che utilizzano enormi quantità d'acqua - basta vedere l'irrigazione del mais - e pensiamo solo oggi di attuare una politica di minimizzazione delle perdite, nella trasmissione dell'acqua? Dobbiamo aspettare oggi, che utilizziamo l'acqua potabile anche per le funzioni che non lo richiedono? Cosa dobbiamo aspettare affinché negli edifici, specie quelli di nuova costruzione, ci sia la doppia canalizzazione (acqua potabile e acqua per uso non potabile)? Ci troviamo dinnanzi a una serie di ritardi accumulati, che certamente non potranno essere risolti nel prossimo anno, ma sui quali dovremo impostare una politica.
Dove questa potrebbe essere rischiosa - e mi aspetto un intervento del Consigliere Riba, perché si tratta di un vecchio dibattito - è sul problema, da un lato, dell'uso plurimo delle acque e, dall'altro, specie di quello nel Cuneese; questo è un dibattito di vecchia data, dal Gaiolo Moiola del 1917 fino ad altri invasi, magari meno importanti.
Il fatto è che attorno a questa emergenza, mentre non si fa un intervento deciso sulle tecniche di irrigazione, sulle dispersioni, sulla doppia canalizzazione acqua potabile/acqua non potabile negli usi civili vi è in qualche modo un piegarsi alla forte spinta per quanto riguarda gli invasi (penso, in provincia di Torino, a quello di Combanera, ecc.).
Io non demonizzo questi tipi di scelte, dico solo che non possono essere scelte fatte su un'emergenza; sotto l'emergenza si dovrebbero fare prima delle scelte sulle tecniche di irrigazione e dovrebbero essere fatte delle valutazioni sulle dispersioni nella trasmissione dell'acqua e sull'utilizzo insensato dell'acqua potabile per funzioni diverse.
Intanto ragioniamo come se ci trovassimo al 31 luglio. Infatti dobbiamo aspettare domani per dire: "Non ha piovuto". Purtroppo non pioverà in modo significativo, perché questo è l'andamento climatologico di questo periodo, e quindi dobbiamo già prepararci. Allora, Assessore Cavallera facciamo delle cose in questi 10 giorni e non aspettiamo che lei operi quando il Consiglio regionale è chiuso.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Alcune considerazioni che ha espresso l'Assessore sono condivisibili anche perché l'Assessore ha fatto una relazione oggettiva sulla situazione e quindi non possiamo attivare una grande contesa tra di noi per interpretare in modo diverso l'emergenza siccità e la carenza d'acqua nel nostro Paese. Il dato è oggettivo: almeno su questo bisogna fare un po' di sforzo per trovarci d'accordo nel riconoscerlo.
Chiedo, Presidente e Assessore, se sulla questione delle misure, che sono anche molte - come ha citato il collega Tapparo - possiamo fare una riunione congiunta della Commissione agricoltura e della Commissione ambiente in cui affrontare la questione nel merito; oggi possiamo fare una ricognizione e considerare alcuni aspetti, ma il merito va esaminato in quella sede.
Assessore, visto che lei è contemporaneamente Assessore all'agricoltura e all'ambiente, chiedo di fare una riunione congiunta delle Commissioni agricoltura e ambiente per affrontare il merito di alcune ipotesi di intervento, perché è inutile dividerci tra chi pensa che il problema sia risolvibile con i valichi e chi pensa che sia risolvibile altrimenti.
Il problema è molto più complesso di quello che appare: c'è una mutazione climatica in corso. Noi abbiamo un sistema di organizzazione sociale e produttiva che tiene conto di una determinata disponibilità di acqua; lo possiamo cambiare gradualmente, ma bisogna sapere come e soprattutto bisogna tenere presenti tre o quattro cose che per noi sono importanti.
Prendiamo ad esempio il riso: non abbiamo più l'acqua per fare il riso (è quello che sta avvenendo). Credo che i colleghi sappiano che il riso non ha bisogno di acqua per crescere, il riso può crescere anche all'asciutto, ha bisogno di acqua per neutralizzare le escursioni termiche tra il giorno e la notte; nei nostri climi temperati non cresce senza acqua, ma nei climi caldi può prosperare benissimo anche senza acqua. Di conseguenza, quello che l'Assessore dice diventa una OGM colossale, perch significa togliere il nostro riso, togliere il nostro sistema ecologico a favore di altri risi che possono tranquillamente crescere, questo è il problema.
Poi, su come risolviamo il problema, su come cambiamo i sistemi irrigui, sono anch'io d'accordo che non se ne può più di utilizzare dei sistemi che sono antidiluviani. L'uso di altri sistemi, però, ha determinati costi e richiede una conversione del modello degli investimenti.
Sulle questioni più immediate, sulle quali c'è più divergenza, spero che il collega Moriconi mi consenta almeno di affermare questo: l'acqua normalmente si produce in periodi stagionali diversi e contrari a quelli nei quali si consuma; questo avviene dappertutto nel mondo, non possiamo cambiarlo. Allora, se vogliamo avere l'acqua quando fa caldo, dobbiamo raccoglierla quando fa freddo e quando c'è, dopodiché vediamo in quale maniera possiamo raccoglierla, sotto terra o sopra terra. Comunque, non sto perorando una causa a senso unico dove non ci sono alternative; ci sono anche delle alternative.
L'Italia ha attualmente 12 miliardi di metri cubi di invasi per la sua acqua e un clima a carattere temperato molto asciutto (come la Grecia abbiamo caratteristiche simili dal punto di vista geologico). Bisogna sapere che la sola diga di Assuan, in Egitto, raccoglie 180 miliardi di metri cubi d'acqua, pari a circa 12 volte quella che raccoglie tutta l'Italia, e loro il riso lo fanno e lo faranno; hanno bisogno di acqua per l'igiene e per la potabilità, ed hanno attuato una riorganizzazione dei sistemi produttivi che sfrutta alcune possibilità. La diga che sta costruendo la Cina è 500 miliardi di metri cubi d'acqua; queste sono delle grandezze in movimento, che riorganizzano anche da un punto di vista climatico.
Detto questo, però, oggi sarebbe veramente non all'altezza dell'emergenza ripetere un dibattito che abbiamo già fatto. Io ritengo che invece bisogna pensare a una situazione mista, riducendo sicuramente i consumi di acqua nelle case; al riguardo, bisogna raccogliere le varie ipotesi in una discussione di merito da svolgere nelle Commissioni agricoltura e ambiente.
Assessore, occorre tenere presente una cosa importante: il sistema ecologico del riso deve essere salvato. Ricordiamo che una parte della nostra canalizzazione risale ai canali borromei, anzi ai canali ambrosiani del 1100, e che fino al 1700 è stata la più grande rete idrica del mondo assicurando una competitività del nostro sistema a livello mondiale. Una rete di canali così contiene una quantità di acqua che è superiore a tre o quattro dighe e che viene distribuita nei canali: anche quella è una rete di contenimento come gli acquedotti e quant'altro.
Voglio che affrontiamo la questione per quello che è.
Per quanto riguarda la conversione, bisogna sapere che un'irrigazione a pioggia consuma una quantità d'acqua che è circa 1/3 di quella a scorrimento, però costa otto volte di più; bisogna sapere come si gira all'interno di questi due elementi, cioè il costo non può essere sostenuto dal sistema produttivo perché la competizione sul mais è con le valli del Danubio e con altri che utilizzano una serie di opportunità che da noi non vi sono.
Che sia giusto il conto del Consigliere Moriconi o il nostro, diciamo che per fare un chilogrammo di bistecca ci vorranno sempre da 15 a 30 metri cubi d'acqua; se non li abbiamo, dobbiamo rinunciare alla produzione della carne a favore dei Paesi del nord e alla produzione di piante che si adattano geneticamente a favore dei Paesi caldi.
In sostanza, è tutta una problematica rispetto alla quale un atto all'altezza della situazione sarebbe quello di decidere di approfondirla in una sede di Commissione congiunta tra i due soggetti che possono ragionevolmente prendere in consegna questa grossa questione e le esigenze che dal punto di vista organizzativo e finanziario ne derivano per la politica della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Assessore Cavallera, potrei ripetere le cose che ho già detto tre volte in quest'aula, anche ultimamente, quando en passant abbiamo discusso di siccità due settimane fa, ma lo evito perché credo che sarebbe inutile e anzi noioso. Ho però seguito con attenzione il suo intervento; al di là della descrizione, come al solito opportuna ed efficace, per la presentazione del rapporto, lei ha detto - spero non in modo così non meditato - alcune cose che volevo sottolineare.
Mi sono segnato una frase che per me è fondamentale e che qualifica il suo intervento; se lei conferma, è una frase che per me dà il senso e il significato della giornata. Lei ha detto: "Abbiamo davanti alcune sfide abbiamo il problema dei danni, abbiamo il problema delle strutture rispetto alle strutture, abbiamo un problema di intervento strutturale per impedire la dispersione; dobbiamo razionalizzare e abbiamo la prospettiva di un maggiore intervento sugli invasi". Ma lei, nel passaggio fra la prima e la seconda prospettiva, ha anche detto: "Dopo aver ottenuto, per l'applicazione di tutte quelle capacità tecniche che ci portino a ridurre e razionalizzare l'utilizzo dell'acqua; dopo questo si può pensare alla costruzione di maggiori invasi". Lo so che comunque è una distinzione che può essere un po' teorica, però credo che, dal punto di vista politico sia una dichiarazione importante.
Noi, come Radicali - lo voglio ricordare a quest'aula distratta rispetto a una tematica molto importante e anche molto attuale che si incardina e si riconduce nella tematica dell'acqua, quella del nucleare avevamo avuto una posizione che ci aveva fatto molto litigare con gli amici di Moriconi e con l'allora Democrazia Proletaria, perché nel momento in cui avevamo depositato le firme contro il nucleare, nello stesso giorno il solito responsabile politico del Gruppo Radicale, Marco Pannella, disse: "Ma noi non siamo contro tutte le centrali; noi siamo disponibili ad alcune centrali nucleari, se in cambio ci date un piano energetico nazionale e se applicate e fate valere un piano energetico nazionale vero". Non abbiamo avuto né l'uno né l'altro, perché obiettivamente questa è la classe politica italiana.
Dallo stesso punto di vista, io le posso dire la stessa cosa: noi non siamo contrari a tutti gli invasi, ma il problema è che la pratica e la politica degli invasi deve essere necessariamente connessa a quello che da anni, Assessore, anche con emendamenti votati da quest'aula ed introdotti in legge regionale le chiediamo di fare, cioè una politica seria, efficace quotidiana - non dell'emergenza, come ricordava il collega Tapparo - sulla riduzione dell'utilizzo dell'acqua, sul risparmio e sulla razionalizzazione dell'utilizzo dell'acqua, a cominciare da quel settore delicato, sensibile e quanto mai vulnerabile che è il settore agricolo. Da lì dobbiamo cominciare.
L'abbiamo già detto e lo ripeterà nel suo intervento il collega Moriconi: il 70% delle risorse idriche nazionali viene utilizzato a scopo di irrigazione, proprio in quei metodi di irrigazione che lei stesso ci dice essere antiquati, da superare, rispetto ai quali occorre trovare insieme forme nuove per evitare l'irrigazione a scorrimento, l'irrigazione a sommergimento.
Io ho ritirato l'altro giorno l'emendamento che era agganciato in una cosa impropria e che chiedeva alla Giunta regionale di attivarsi con politiche, quindi con azioni concrete, per aiutare i contadini e gli agricoltori a fare questo passaggio e questo salto di qualità. Siamo qui a ricordare che abbiamo approvato una legge, la n. 61/2000, che chiedeva l'approvazione di un codice di buona pratica irrigua. Sono passati 33 mesi, mentre erano previsti 30 giorni, e non abbiamo nulla. So che ci sono difficoltà, so che è un problema delicato, è sensibile sia l'argomento sia il territorio. Al riguardo, voglio chiudere con una citazione di Leonardo Sciascia. Uno dei testi più interessanti di questo scrittore si intitolava "La palma va a nord", ed era una raccolta di studi critici e di analisi sulla politica in generale che partiva da questo assunto: il clima sta cambiando e la palma trova modo di vivere sempre più a nord rispetto alle sue zone di naturale esistenza.
Ma quella era un'analisi politica, il titolo "La palma va a nord" detto da un siciliano, e quindi non da un leghista qualsiasi, era un modo di condannare la politica italiana, la politica della promessa dell'annuncio, della rincorsa dell'emergenza, una politica non capace di rispondere ai propri compiti ed alle proprie responsabilità.
Assessore Cavallera, non mi faccia dire che la palma va a nord, nel senso che saremo qui ancora nei prossimi anni a dire che gli acquedotti sono bucati, però il problema è che non c'è l'acqua e quindi facciamo gli invasi. Magari facendo contento il collega Riba, facciamo un invaso che comincia da Paesana. Non era questa la proposta del Consigliere Riba, ma la risposta rischia di essere poi questa: di fronte all'emergenza e di fronte ad una richiesta vera che proviene dal territorio, la risposta più facile - e questo è il dramma - sarà quella di attuare degli interventi devastanti il territorio che non risolveranno il problema.
Noto e sottolineo in finale questa sua frase: "Sì agli invasi, ma dopo aver fatto una politica vera, seria, di razionalizzazione e di riduzione degli sprechi, di utilizzo in qualche modo sennato di una risorsa idrica che è sempre di più una risorsa preziosa".
L'esempio di Israele fatto dal Consigliere Tapparo è quanto mai piacevole, perché il problema è utilizzare in modo serio e motivato quella che è, in questo momento, la più grande risorsa nel pianeta. Di acqua ne avevamo tanta e ne abbiamo ancora tanta, ma dobbiamo essere capaci di utilizzarla in modo razionale per noi e per quelli che stanno a valle di noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Faccio questo intervento a nome anche del Capogruppo dei Comunisti italiani, che si è assentato per partecipare ai funerali del partigiano Antonio Negro. Una volta si diceva "Piove, Governo ladro"; credo che oggi si potrebbe dire: "Non piove, Governo ladro".



PRESIDENTE

Evidentemente il Governo non è più ladro.



MORICONI Enrico

Credo che le vicende di questi giorni ci portino inevitabilmente a considerare che abbiamo davanti due tipi di problematiche, come ha rilevato l'Assessore nella relazione. Tematiche e problemi contingenti e attuali che però discendono da considerazioni e da azioni di tipo generale.
Vorrei partire da questo. Credo che il primo ragionamento che dobbiamo fare è legato al fatto che noi non stiamo vivendo una vicenda che non ha delle cause. Le cause sono nei cambiamenti climatici. Questi cambiamenti climatici - mi piace ricordarlo - erano stati previsti già una decina di anni fa da quanti richiamavano l'attenzione dei politici e di una certa parte produttiva sul fatto che lo sviluppo che stavamo perseguendo, con le sue emissioni di gas definite "a effetto serra o clima alteranti" avrebbero inevitabilmente portato a queste conseguenze.
Non sono un ambientalista catastrofista, però dico che in questo momento sembra molto realistico affermare che si sono avverate quelle previsioni; all'epoca coloro che ne parlavano venivano accusati di essere delle Cassandre e che quindi prevedevano sventure. Credo che questo vada ricordato anche in quanto monito per il futuro, in quanto è facile dare ragione alle previsioni ambientaliste quando queste si verificano, per poi quando si fanno altre previsioni per il futuro, gli ambientalisti tornano ad essere ignorati perché è sempre piuttosto scomodo mettere in pratica ciò che indicano come utile e necessario.
Queste vicende dovrebbero richiamarci comunque a compiere delle scelte anche a livello regionale, per quanto riguarda le emissioni dei gas ad effetto serra, che siano più incisive e che portino la nostra Regione a diminuire l'impatto ambientale della sua attività e della sua presenza.
Per quanto riguarda, poi, le scelte che sono state proposte dall'Assessore, anche in questo caso le scelte immediate non possono che essere quelle che più o meno sono state individuate. La mia critica va proprio a quella parte di relazione in cui si parla delle scelte da compiere nel futuro, però - guarda caso - nelle proposte avanzate viene giustamente indicata una migliore e maggiore razionalizzazione dell'utilizzo dell'acqua. Vengono proposti gli invasi, sui quali non concordo, ma mai viene affrontato il problema di una ridiscussione dell'indirizzo produttivo e dell'agricoltura.
Non si tratta di voler stravolgere o di voler impedire lo sviluppo dell'agricoltura. Se il cambiamento di clima è una variante che ci troveremo davanti nei prossimi anni, mi chiedo che senso abbia pensare di continuare ad insistere nella mais coltura, una coltivazione che occupa la maggior parte del territorio piemontese; oltretutto, negli ultimi anni, con la riconversione delle coltivazioni di girasole e di soia verso il mais c'è stato un aumento di tale produzione. Quindi che senso ha insistere su questo tipo di coltivazione che, come sappiamo, arriva da un altro continente e ha bisogno di acqua proprio nei mesi in cui nei nostri climi piove - e ha sempre piovuto di meno - al contrario dei climi a cui era abituata. Il mais proviene da climi dove, nei periodi in cui arriva a maturazione e ha bisogno di acqua, l'acqua arriva in maniera naturale.
Noi possiamo, certamente, cercare di aumentare la disponibilità dell'acqua, però, mi sembra che quest'idea di trovare sempre la soluzione per cui comunque aumentiamo in qualche modo sempre la disponibilità dell'acqua, possa portare a delle conseguenze gravi che talvolta non sono considerate.
Ricordo che, ad esempio, con il sistema di scavare pozzi sempre più profondi per prendere l'acqua dalle falde non rinnovabili, la più grande falda freatica del mondo, presente nel Texas, si sta esaurendo, in pratica è arrivata ad esaurimento nel giro di trenta-quarant'anni. Se noi continuiamo a pescare acqua dalle falde profonde, che non si ricostituiscono, anche noi avremo questa conseguenza.
Infine, intervengo sugli invasi. Gli invasi costituiscono sicuramente un'opera di profondo impatto in montagna; quindi anche in questo caso dovremo giustificare i nostri interventi, nel momento in cui facciamo delle opere in montagna che non servono alla montagna, ma ad altre parti.
Oltretutto dobbiamo pensare - non so dove si potrebbe fare - che non abbiamo lo spazio sufficiente per fare una diga come in Cina, motivo per cui vedo con favore un'eventuale approfondimento dei temi: auspico però che questo approfondimento avvenga a livello politico, ma soprattutto a livello tecnico, portando dei dati su cui poter ragionare.
Chiunque abbia seguito un po' le vicende delle grandi dighe, non solo quelle cinesi, ma di quelle che vengono costruite in tutto il mondo, sa che queste sono costruite - ricordiamolo - per volere del Fondo monetario internazionale della banca mondiale. Le opere finanziate sono, il più delle volte, costruite da multinazionali e quindi tutto il guadagno va a queste multinazionali, e non alle popolazioni locali. In compenso, rimangono i temi della delocalizzazione, rimangono i temi dello sconvolgimento sociale rimangono i problemi legati anche ai cambiamenti climatici che i grossi bacini inducono, senza contare le perdite naturali - dimostrate - che ci sono ed il fatto che, solo nel momento in cui la realizzazione è finita si sa se le dighe "tengono" o se invece hanno qualche perdita sotterranea evento sempre possibile.
Desidero inoltre intervenire in merito all'ultimo argomento accennato: la produzione di carne. I dati in mio possesso sull'acqua virtuale e necessaria per un chilo di carne sono di tredici metri cubi, comunque si possono confrontare con altri dati disponibili.
Io dico però che, come sempre, noi abbiamo davanti non la possibilità di stravolgere l'agricoltura, ma di indirizzare 'agricoltura verso una scelta di qualità, invece di produrre enormi quantità di mais - che poi vivono di aiuti chimici - per produrre grandi quantità di carne che dà dei problemi anche di salute e di bassa qualità. Si dovrebbe cercare di produrne meno e meglio, così facendo, si avrebbe anche un maggior guadagno per la fonte primaria produttiva dei contadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

I colleghi che mi hanno preceduto hanno già ricordato che la crisi della quale stiamo discutendo non può essere considerata un fatto episodico, ma una tendenza che alcuni hanno definito come la "tropicalizzazione" del clima.
Ricordo ai colleghi che, esattamente un anno fa, in questo periodo discutevamo dell'alluvione che ha riguardato alcune province della nostra regione. Quindi, immaginate questo duplice scenario: un anno fa discutevamo di come fronteggiare disastri provocati dall'acqua caduta in misura eccessiva in alcune province della nostra regione e che aveva messo in ginocchio alcune valli delle province piemontesi; oggi discutiamo del problema esattamente opposto, e cioè della mancanza d'acqua. Questo mentre come ricordava il collega Assessore Cavallera nella relazione che ci ha consegnato - ci confrontiamo, ormai come tendenza, con il fatto che si riducono le precipitazioni nevose nelle montagne.
Di conseguenza, dobbiamo confrontarci con un problema inedito che in passato, forse, non è mai esistito e dobbiamo mettere in campo una strategia che affronti esattamente il fatto che dovremo confrontarci con forti precipitazioni che possono anche provocare disastri e tragedie nubifragi, alluvioni e quant'altro - a cui seguiranno periodi invece di lunga o maggiore siccità.
Se questo è il problema con il quale dobbiamo confrontarci non pu esserci soltanto un intervento isolato, ma occorre, appunto, mettere in campo una strategia organica di medio e lungo periodo.
Anche io pavento un rischio che, per la verità, pare fugato dall'intervento che ha fatto l'assessore Cavallera (ma su questo è sempre bene tenere la vigilanza molto alta). Il rischio è che la vicenda si riduca a considerare centrale, esclusivo un solo intervento, rinunciando a mettere in campo quella strategia organica di breve e medio periodo che invece è essenziale se vogliamo governare un fenomeno nuovo con il quale i poteri pubblici dovranno fare i conti di qui in avanti.
Mettere in campo una strategia cosa significa? Significa fare quelle cose che alcuni colleghi hanno ricordato. E' vero o non è vero che occorre migliorare la rete idrica esistente, perché essa provoca mediamente una dispersione del 40% dell'acqua che oggi viene immagazzinata nei nostri acquedotti? E' vero questo dato? E' vero.
Domando: abbiamo una mappa di questa dispersione in Piemonte? Quanti sono gli acquedotti che portano nelle case dei piemontesi il 70%, l'80%, il 90% dell'acqua che trasportano? Pochissimi.
E se è così, vi è o no il problema di concentrare risorse in questa direzione per fare in modo che venga ridotto al minimo quel fattore di dispersione che oggi fa sì che, a livello nazionale, il 30% dell'acqua che viene veicolata nei nostri acquedotti si disperda per strada? Immaginate che cosa significa questo! E' un problema enorme, grosso come una casa che, in questo caso, richiede un intervento a valle, non a monte, se vogliamo considerare l'acqua una risorsa e impiegarla in maniera razionale e corretta.
Ha ragione il Consigliere Mellano: se io intervengo su questo versante, avrò meno invasi da fare, perché utilizzo correttamente l'acqua che oggi riesco, per esempio, ad immagazzinare attraverso invasi che già esistono.
Secondo problema: esiste o no la questione di utilizzare per scopi irrigui l'acqua prima impiegata per scopi potabili, dopo averla depurata? Anche questo è un problema che esiste. Mi risulta - immagino - che dovremmo incoraggiare le iniziative che i consorzi di depurazione delle acque stanno assumendo per affrontare questo tipo di riconversione di utilizzo. Immagino che dovremmo mettere in campo una politica con la quale incentivare questo tipo di valutazione e di scelta, perché è evidente che questa scelta consente di utilizzare per scopi plurimi l'acqua che già esiste.
Esiste o no, e vengo alla terza questione, il problema di fare in modo che le tecniche di irrigazione siano le meno dispersive possibili.
Questo è il terzo aspetto del problema: gli acquedotti disperdono il 40% dell'acqua, ma il problema è che non sempre ci serviamo per scopi diversi dell'acqua inizialmente utilizzata per scopi potabili. Dobbiamo immaginare tecniche di irrigazione moderne e nuove, che riducano il fattore dispersivo, ma occorrono risorse e programmazione. E' chiaro che, a priori non posso rinunciarvi, perché, se considero questi interventi costosi e tali da richiedere tempi medi e lunghi, mi riduco a fare la politica degli invasi, ma, a quel punto, avrei solo un'alternativa. Non posso ridurmi soltanto a questa, devo mettere in campo interventi e politiche con le quali ridurre al massimo il problema dell'acqua, che devo immagazzinare attraverso una politica degli invasi.
Collega Mellano, aggiungo un'altra considerazione: prima si devono utilizzare gli invasi esistenti.
Assessore Cavallera, le posso raccontare di alcuni invasi che abbiamo realizzato nella nostra Regione e che sono costati alla collettività risorse ingenti, ma che, ancora oggi, non vengono utilizzati a pieno regime. Vi sono almeno due invasi (il Ravasanelli e l'Ingagna) che vengono utilizzati per il 30 e il 40%. Anche questo è un problema, discutiamo, non ho pregiudizi verso la realizzazione, in futuro, nel quadro di una politica di programmazione, di nuovi invasi, ma, prima, utilizziamo quelli esistenti, altrimenti, la crisi, che è un fatto reale che il Governo deve affrontare dichiarando al più presto lo stato di calamità, diventa l'occasione per realizzare qualche invaso e non per una politica organica.
Questo, francamente, mi sembra un modo sbagliato per affrontare una crisi che richiede, da parte di chi governa, una politica di medio, breve e lungo periodo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Signor Presidente, su questo argomento la relazione e gli interventi dei colleghi hanno presentato non soltanto il quadro della situazione, ma anche proposte che entrano nel merito, per affrontare questa situazione di difficoltà, che pare stia diventando una situazione frequente anche nel nostro Paese; sempre di più ci stiamo avvicinando ad un clima che prevede la stagione delle piogge e quella della siccità.
Come ha ricordato il collega Ronzani, l'anno scorso abbiamo discusso delle alluvioni, quest'anno discutiamo della siccità, quindi, ci dobbiamo preparare ad affrontare queste situazioni.
Siccome l'acqua è un bene che può finire, ed è una considerazione che nel nostro Paese, affrontando questa situazione di difficoltà, è sempre più frequentemente, dobbiamo pensare al futuro e a come utilizzare meglio questa risorsa, che è vitale.
Anche in quest'Aula si è discusso di come utilizzare meglio la risorsa acqua e di come contenerla e conservarla quando la stessa ci viene data dalla natura. Giustamente, il Consigliere Mellano ha fatto una considerazione riprendendo la relazione dell'Assessore: prima di arrivare alla politica del contenimento attraverso la costruzione di invasi, si deve mettere in campo un altro tipo di politica per cercare di non sprecare questa risorsa, però, è chiaro che dobbiamo affrontare con incisività e chiarezza anche questa questione, che dipende dalle situazioni, anche geografiche, dipende da molte situazioni. La questione degli invasi comunque la dobbiamo affrontare: se è una politica dei piccoli invasi, se si devono costruire invasi più grandi, in ogni caso, il problema del contenimento e dell'utilizzo della risorsa acqua è una questione che abbiamo di fronte.
Ormai discutiamo della costruzione degli invasi da anni e, da questo punto di vista, ci sono diverse opinioni, però, molte volte, non riusciamo ad arrivare ad una conclusione, con il risultato che la risorsa acqua viene sprecata. I dati della rete idrica della nostra Regione sono quelli che ha fornito il Consigliere Ronzani e non soltanto, anche quando non ci sono periodi di siccità ci sono intere zone del nostro Paese in difficoltà.
Ricordo la crisi che ha affrontato l'anno passato la Regione Sicilia, ormai è una crisi che continua da tantissimi anni, ci sono delle città dove l'acqua viene erogata ai cittadini una volta al giorno o una volta alla settimana. Quelle sono situazioni drammatiche che non hanno nulla a che fare con la siccità, ma con una cattiva amministrazione.
Penso che nella nostra Regione si debba rafforzare molto di più la politica di prevenzione rispetto ai disastri. Quando piove, magari piove tanto, piove in poco tempo, comportando disastri idrogeologici e problemi seri al nostro territorio. Da un lato, dobbiamo investire per prevenire dall'altro lato, si deve mettere in campo una politica per utilizzare e non sprecare la risorsa acqua, utilizzando meglio ciò di cui disponiamo.
Sulla questione della costruzione degli invasi è necessario discutere ma è anche necessario arrivare ad una conclusione, cercare di capire cosa è necessario fare.
Per quanto mi riguarda, credo che, nel rispetto dell'ambiente, una politica di contenimento della risorsa acqua sia indispensabile, anche da questo punto di vista, si devono avere le idee chiare.
Vorrei capire meglio dall'Assessore, se replicherà o concluderà il dibattito, rispetto alle riunioni di coordinamento svoltesi a Parma all'Autorità di bacino, qual è il compito che il Governo ha affidato alle Regioni in questa situazione di emergenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Signor Presidente, innanzitutto, volevo ringraziare l'Assessore per la relazione, dettagliata e precisa, e per il lavoro che è stato svolto da parte dei suoi collaboratori. Anche da questo si capisce che l'Assessore insieme al suo Assessorato, è attrezzato per affrontare la situazione certamente, non è attrezzato per far piovere, di questo dobbiamo chiaramente prenderne atto.
A parte la battuta, la situazione determinatasi, ancora una volta, ci dimostra, quanto l'acqua sia sempre di più un bene prezioso, che non si pu sprecare.
Al di là dei fattori climatici, che sono inconfutabili, sono stati presentati i dati relativi ad un cambiamento, di una tendenza diversa, che è già stata precisata anche da alcuni colleghi, di maggiore concentrazione di precipitazioni, che, spesso, hanno effetti disastrosi, mentre, in alcuni periodi dell'anno, ci sono consistenti carenze di precipitazioni. Non è un dire comune, l'estate l'ha sempre fatta, il caldo c'è sempre stato, nei miei ricordi di bambino ci sono estati molto calde, però, in questi ultimi 20 - 30 anni le esigenze delle famiglie, insieme alla necessità di utilizzo dell'acqua, sono molto cambiate. Forse, non è ancora cresciuta a sufficienza la cultura di un utilizzo razionale, senza sprechi, di questo bene prezioso. Ho avuto modo di verificare che, oggi, per fortuna, anche nelle scuole si sta cercando di insegnare ai bambini, fin dalle scuole elementari e dall'asilo, che è utile per lavarsi i denti non lasciare scorrere l'acqua, iniziando così da queste piccole operazioni di igiene personale a utilizzare al limite minimo questa risorsa preziosa. Si tratta quindi, anche di una questione educativa, che deve crescere per un migliore utilizzo dell'acqua.
Si è accennato, altresì, ai problemi inerenti le reti idriche. In tal senso, negli ultimi anni anche la Regione è intervenuta molto per ristrutturare queste reti di distribuzione e ritengo sia stato un elemento fondamentale per ridurre sensibilmente lo spreco di questa risorsa.
Oggi si deve sempre più pensare ad una suddivisione dell'utilizzo dell'acqua tra quella ad uso alimentare e quella per operazioni di igiene.
Ma questo è un discorso più ampio e comunque credo che in futuro si potrà fare molto in questa direzione.
Ma veniamo all'aspetto dell'utilizzo della risorsa idrica per fini agricoli.
Uno dei settori più penalizzati da questa situazione di crisi soprattutto in alcune aree anche della nostra Regione, è sicuramente il settore dell'agricoltura. Si è parlato di tecniche di utilizzo della risorsa idrica e di irrigazione. So che la Regione in tale senso è intervenuta in modo consistente, con la collaborazione anche delle Province, per la riorganizzazione della rete di distribuzione dell'acqua proprio perché, con un intervento su un'area più vasta, si è cercato di ridistribuire al meglio l'utilizzo delle risorse irrigue a disposizione.
In questo rientra il discorso che ho sentito fare da molti. A tal riguardo vorrei riprendere proprio quello del collega Muliere: sono ormai tanti anni che si discute del discorso degli invasi. Io sono uno di quelli che ritiene che gli invasi siano assolutamente necessari nel momento in cui tale risorsa è sempre meno a disposizione. Qualcuno diceva che ci sono periodi di precipitazione in cui è necessario raccogliere le risorse, e ci sono periodi di carenza in cui bisogna avere queste risorse per metterle a disposizione.
chiaro che questo dev'essere compatibile con il discorso ambientale ma si tratta, comunque, di un discorso dal quale non si deve sfuggire perché la realtà è evidente. In questo senso ci sarà bisogno di ulteriori investimenti. Credo che la Regione possa svolgere bene questo ruolo, perch ha un'idea chiara sulla situazione. Già in tale senso mi pare si sia intervenuti in modo consistente.
La raccomandazione che vorrei fare prima di tutto a me stesso, ma chiaramente la vorrei rivolgere anche a tutti i colleghi, è proprio quella di affrontare questa nuova realtà in modo determinato, senza pregiudizi pensando che a questa trasformazione climatica - se è vero che c'é (i dati scientifici lo vorrebbero dimostrare) - dobbiamo adeguarci anche noi utilizzando strumenti nuovi.
In agricoltura è opportuno utilizzare nuovi metodi di irrigazione nuovi sistemi per la distribuzione dell'acqua potabile, limitando l'uso per esempio, specificamente per l'alimentazione, mentre per l'uso igienico dobbiamo dividere eventualmente l'acqua potabile da quella non potabile.
Sono alcune delle iniziative che, a mio giudizio, è opportuno perseguire con atti concreti. Mi auguro che si possa essere attrezzati soprattutto per il futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Noi avevamo sollecitato questo importante dibattito anche con la presentazione di un'interrogazione. Rilevo che, tra l'altro, come Gruppo dei Democratici di Sinistra, sulla problematica nel suo complesso abbiamo espletato anche una ricognizione sul territorio, sia nel sud del Piemonte che nel nord-est, ovvero in quelle zone che maggiormente sono state colpite dalla siccità, per renderci direttamente conto, con le organizzazioni interessate (i consorzi e le associazioni agricole), di quale fosse l'ordine delle problematiche e dell'emergenza che si era determinata.
Che si tratti di emergenza è evidente. È visualizzato anche dalla tabella a pagina 4 del "Rapporto sulla siccità 2003" che questa mattina ci è stato consegnato, così com'è evidente che uno strutturale cambiamento climatico sembra aver investito le nostre zone. Si tratta, come ho detto di uno strutturale cambiamento climatico che determina rischi alluvionali nei periodi freddi e rischi di siccità nei periodi caldi, e cambia sostanzialmente, quella struttura di clima temperato che abbiamo sempre conosciuto e che ad esempio della Pianura Padana, congiunto ad una struttura storica di irrigazione determinata da un sistema di canali creato tra il 1100 e il 1200, ristrutturato e ampiamente ampliato poi tra il Seicento e il Settecento, aveva determinato uno dei momenti più felici per l'agricoltura italiana.
un'emergenza che oggi le Regioni affrontano, soprattutto in agricoltura, in modo completamente devoluto, per usare un linguaggio caro al collega Rossi, dove le competenze dello Stato sono ormai residuali (lo dico senza voler esprimere connotazioni negative a questo termine).
Pertanto, la Regione ha due ordini di problemi, il primo dei quali mira a fronteggiare l'emergenza. Mi pare che nella riunione convocata recentemente con tutte le Province e tutti i soggetti interessati abbiate trovato, rispetto all'emergenza, un ordine di soluzione in grado di far fronte alle previsioni atmosferiche che si prospettano per queste settimane, che indicano una non soluzione, diciamo così, di ordine naturale alla situazione.
L'emergenza è un problema senz'altro importante, ma esistono una serie di problemi di ordine strutturale che, da questo punto di vista, devono essere affrontati.
I primi problemi di ordine strutturale che abbiamo di fronte riguardano il modo con cui assumiamo una misura organica in questa direzione dal punto di vista di salvaguardia del nostro territorio.
Solo noi, come Democratici di Sinistra, abbiamo presentato una proposta di legge in tal senso. Vorremmo capire, da questo punto di vista, quali sono le intenzioni della Giunta: inseguire l'emergenza o intervenire in modo strutturalo in questa direzione? una questione di rilievo, perché se si decide di intervenire in modo strutturato, assumendo come corse di lungo periodo il cambiamento climatico e il mutamento delle nostre condizioni complessive di un sistema produttivo ma anche di un sistema ecologico, dobbiamo porci alcune questioni che riguardano le conversioni dei sistemi irrigui, la politica degli invasi insomma tutta una serie di problematiche che possono essere inserite solo all'interno di un discorso strutturale, perché cambia sostanzialmente il nostro modello di scelta e di investimenti, e queste scelte cominciano ad entrare in una legge quadro e, dal DPEF, cominciano ad essere in una prima finanziaria e poi sul bilancio pluriennale. Non esiste, da questo punto di vista, altra possibile soluzione.
Detto questo, ritengo che si debbano avere risposte dalla Giunta rispetto alla fase attuale. Alcune sono state avanzate, altre recepite o decise nelle sedi competenti, ma ciò che manca, dal punto di vista delle scelte regionali, è proprio questo; ed è questo che ci aspettiamo nella conclusione dell'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La questione dell'acqua non interessa solo la nostra realtà o l'Italia ma l'intero pianeta. Ci sono paesi che da sempre combattono con necessità idriche che non arrivano neanche a soddisfare il fabbisogno di acqua potabile o altre realtà, come quella piemontese ed italiana, dove l'acqua viene letteralmente sciupata.
Credo che la Regione - e la relazione dell'Assessore Cavallera è molto chiara - non possa far ricadere le colpe sugli agricoltori, poiché le colture devono comunque essere irrigate (ricordiamo che spesso e volentieri sono irrigate da pozzi di superficie: pozzi che prendono l'acqua da otto fino a venti metri di profondità e quindi non intaccano le falde di acqua potabile); o su altre realtà agricole che per l'irrigazione usano fossi quindi captazione di acque superficiali diminuendo l'acqua dei corsi di fiumi; o dalla grossa ed enorme massa d'acqua utilizzata dall'industria e in particolare, dai privati. Ricordiamoci che moltissimi privati usano l'acqua potabile anche per irrigare giardini. È naturale: se uno ha un giardino (o un prato o delle piante), in qualche modo deve bagnarle, non può lasciarlo seccare ogni anno, altrimenti non avrebbe mai piante rigogliose o prati verdi perché, bene o male, tra luglio e agosto, da sempre, si verificano periodi di siccità e se non vengono irrigati i giardini muovono.
Non è interesse di nessuno far morire quelle parti verde, ancorch private; come quelle pubbliche irrigate con l'acqua pubblica di tutti.
Allora qual è la soluzione, caro Assessore, da portare avanti? Secondo noi, non si può prescindere dal passare alla seconda rete idrica, come avviene in altre città del nord (non inteso nord Italia, ma nord Europa: Svezia, Germania, ma credo addirittura Israele) dove esistono due reti idriche parallele: una di acqua potabile, quindi acqua di qualità preziosa per bere, lavarsi la faccia al mattino o per farsi il bagno, e un'altra utilizzata per gli usi di giardinaggio o per le acque nere (per intenderci l'acqua del water o per lavare i pavimenti).
In questo modo si potrebbe, da una parte salvare la grande risorse dell'acqua potabile e, dall'altra, dare agli utenti un'acqua, anche di seconda categoria (tanto non serve di qualità) da utilizzare per i secondi scopi, ovviamente ad un prezzo nettamente più conveniente. Anche il privato, quindi, sarebbe interessato ad utilizzare questo altro tipo di acqua.
La Regione dovrebbe farsi parte attiva e, visto che si elargiscono finanziamenti per qualunque cosa (dalle borse di studio fino ad arrivare ai finanziamenti per i pannelli solari) finanziare quei Comuni che incominciano ad installare la seconda rete idrica o quei privati che decidono, autonomamente, di attaccarsi a questa seconda idrica.
Potreste dire: in questo modo, però, non risolviamo il problema complessivo della carenza della massa d'acqua dei fiumi come in questo periodo. Certo, ma in questo campo - come ho sentito dire anche da altri colleghi - è fondamentale cercare di diminuire il più possibile le captazioni nei fiumi quando il livello va sotto quello di guardia.
C'è, però, ancora un'altra questione, caro Assessore Cavallera.
Oggi, molti corsi d'acqua non sono più visibili in superficie, ma continuano a correre sotto la ghiaia: ghiaia che in molti casi è a un livello di uno o due metri superiore rispetto ad anni fa. Allora perché non sfruttare questi periodi di secca per ripulire i corsi d'acqua, specie quelli secondari (ma anche lo stesso Po) dalla ghiaia in eccesso? Se viene eliminata, probabilmente in molti corsi d'acqua rivedremmo scorrere l'acqua ed abbassarsi il livello.
Quindi: togliere la ghiaia in eccesso e sistemazione del territorio.
Un altro effetto negativo dovuto all'intervento, a volte spropositato e sconsiderato, sui corsi d'acqua, è la cementificazione.
Quando cementifichiamo - in questo caso devo dare ragione al Gruppo dei Verdi: pensiamo solo al fiume Po quanti centinaia e centinaia di chilometri è stato cementificato (perché cementificazione sono anche i cubi di cemento messi sui lati del fiume) riduciamo enormemente l'apporto di acqua nei momenti di piena nelle falde sotterranee e portiamo via l'acqua con un eccesso di velocità, sia quanto è in eccesso sia quanto è in difetto.
Altro problema è la cementificazione dei canali. Pensiamo quanti canali di irrigazione, che una volta scorrevano solo in canali in terra (quindi con la possibilità di acque che penetrano nel sottosuolo) oggi, per comodità di pulizia e di attività, vengono interamente cementificati.
Ritengo che sia il caso si verificare questi interventi prima di effettuarli. Quindi: cementificazione, pulitura dei fiumi e, per quanto riguarda l'acqua potabile - bene fondamentale - partire con la seconda rete idrica al più presto.
In questo caso, la Regione ha la competenza di intervenire con contributi finalizzati, sia con il privato sia con gli Enti pubblici.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Cavallera.
Comunico che sono state assorbite dal dibattito le seguenti interrogazioni: Interrogazione n. 1221 "Emergenza acqua" presentata dal Consigliere Giordano Interrogazione n. 1226 "Emergenza siccità in Piemonte: verso il monopolio Smat (Società Metropolitana acque Torinesi) in Provincia di Torino e la proposta di grandi opere?" presentata dal Consigliere Tapparo Interrogazione n. 1242 "Emergenza idrica nell'Alessandrino" presentata dal Consigliere Botta Marco Interrogazione n. 1314 "Problemi legati al lungo periodo di siccità in Piemonte" presentata dai Consiglieri Bolla, Bussola, Cattaneo, Gallarini Pedrale, Pozzo, Toselli Interrogazione n. 2305 "Emergenza siccità in Piemonte" presentata dai Consiglieri Manica, Riba, Marcenaro, Muliere Interrogazione n. 2316 "Emergenza idrica presso il Comune di Orta S. Giulio (NO)" presentata dai Consiglieri Papandrea, Contu Interrogazione n. 2317 "Choc da calore, incognita per la vendemmia 2003" presentata dal Consigliere Botta M..
La parola all'Assessore Cavallera per una replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle risorse idriche

Nella mia replica non parto da lontano, come ha fatto il Consigliere Moriconi partendo dalla scoperta dell'America per terminare con l'importazione in Europa e in Italia di una coltivazione di mais non consona al nostro clima. Occorre prendere atto della situazione così com'è e cercare di apportare correttivi e percorsi di riforma e di miglioramento possibili.
A questo proposito avevo sorvolato, dovendo riferire sulla situazione attuale qual è lo stato dell'arte del comparto idropotabile - acquedotto fognatura e depurazione, quindi la legge Galli - e l'attuazione della legge regionale n. 21 a cui ha fatto riferimento il Consigliere Bolla e il Vicepresidente Riba. Per quanto riguarda la legge Galli, noi ci siamo attrezzati per tempo, già da un quinquennio. Ci sono ambiti territoriali più avanti altri più indietro, ci sono forti contrasti e discussioni approfondite all'interno dell'universo delle nostre amministrazioni locali entità con cui, per quanto riguarda il settore idropotabile, bisogna assolutamente fare i conti e bisogna assolutamente tener conto perché hanno garantito, fino ad oggi, il servizio soprattutto dell'approvvigionamento idrico.
Per quanto riguarda la depurazione si è partiti, fin dagli anni '70 con i Consorzi. E' chiaro che così come nei paesi nordici, ad esempio in Svezia, vi è un consumo di 10 mila kilovattore di energia elettrica all'anno per persona, da noi, il consumo, è ridotto per utenza. In Piemonte, storicamente, abbiamo un consumo idropotabile di 250-260 litri al giorno per persona. Questo è dovuto al fatto che come in quel Paese hanno enormi risorse idroelettriche, qui abbiamo risorse idropotabile che, pur in un momento di grande emergenza, vede il sistema in crisi solo per 16 mila abitanti residenti su 4 milioni e mezzo, con qualche ripercussione in località turistiche, soprattutto per carenze strutturali che non per la siccità. Il settore idropotabile, a mio avviso, è abbastanza strutturato ed è il risultato di un lavorio plurisecolare delle amministrazioni locali che hanno garantito gli approvvigionamenti.
Certo, c'è molto da fare, abbiamo fatto la legge Galli proprio per dire che è finita un'epoca. Oggi come oggi occorre, anche dal punto di vista dell'approccio gestionale, puntare sui cicli sostenibili nell'utilizzo delle risorse e, come diceva il Consigliere Ronzani, l'utilizzo delle acque reflue in agricolture, soprattutto in quei contesti dove c'è grande difficoltà ad avere la risorsa primaria. Il significato dell'attuazione della legge Galli, nella nostra regione, non ha tanto un significato di garantire l'approvvigionamento idropotabile che mediamente c'è, ma di fare un salto di qualità puntando anche, se del caso, a quelle reti duali come diceva il Consigliere Rossi. E' chiaro che qui bisogna fare un ragionamento di costi e benefici e, sotto questo profilo, altre nazioni più carenti o altre regioni più carenti in partenza di questa risorsa, hanno intrapreso soprattutto questa strada.Vi è una moderata criticità per il settore idropotabile dovuta alla eccezionalità del caso, ma in un contesto governabile. Vi è, invece, una situazione più preoccupante per quanto riguarda il settore irriguo proprio perché - ho fatto due conti spero di non averli sbagliati - l'idro-esigenza per gli usi umani di idropotabile, è di mezzo miliardo di metri cubi all'anno mentre, per quanto riguarda il settore irriguo, si colloca in un valore da 6 a 10 miliardi di metri cubi all'anno. Comunque per le risaie ci sono 5-6 miliardi di metri cubi all'anno. Sono cifre colossali, garantite solo dal ciclo naturale, quindi le precipitazioni, lo scorrimento, l'evaporazione e il ciclo sostenibile per definizione. In questo mutamento climatico, bisogna tener conto e collocarsi all'interno del ciclo naturale per far sì che la risorsa che viene messa a disposizione o sottoforma di neve o sotto forma di acqua o di pioggia, possa essere utilizzata per garantire le esigenze colossali della nostra agricoltura.
Anche qui ci sta tutto il carattere innovativo della legge regionale n.
21 del '99 di riordino dei consorzi irrigui, così come nell'idropotabile si imputa a 6 ambiti territoriali di governo della nostra regione, i sei ambiti della legge galli (il cuneese, il torinese, il bacino del Sesia quindi Biella, Vercelli, Casale fino a Valenza, e il bacino del Toce Ticino, l'alessandrino del Tanaro e del Bormida e l'Astigiano Monferrato).
Per quanto riguarda l'irrigazione è in atto un'azione di riordino che ha visto le delimitazioni delle province da noi approvate, quindi da 800-1000 Consorzi irrigui, che sono quelli che caratterizzano la regione, si punta ad avere 35-50 comprensori irrigui caratterizzati, soprattutto, da Consorzi di secondo grado, avendo ciascuno la massa critica per fare progetti e per essere destinatari di investimenti. Infatti capite che il piccolo consorzio della Bialera non è i grado di risolvere i problemi che ci sono lungo l'asta di un torrente. Mentre i comprensori irrigui hanno una estensione di terreno e una quantità di risorsa idrica mobilitata che consentono queste cose. Noi li abbiamo messi insieme a livello di provincia o di sub area provinciale e abbiamo fatto cospicui stanziamenti nel bilancio del 2001 2002 e 2003 per cui sono in corso le assegnazioni. Avremo i progetti quindi non siamo assolutamente al palo, semmai si auspica che questa grande attenzione che vi è anche a livello nazionale da parte del Parlamento e da parte di tutti, si traduca anche in risorse. Per quanto riguarda l'idropotabile, il tutto può essere assorbito con un modesto e progressivo aumento dei costi. Abbiamo stimato che avendo una massa tariffaria acquedotto, fognature depurazioni - di circa 800 miliardi stimati nella regione con un aumento del 10% (perfettamente assorbibile nell'arco di qualche anno) si possono finanziare, ricorrendo a mutui o projet financing 800 miliardi che gli ambiti territoriali, con i piano d'ambito, possono fare. Noi abbiamo fornito loro dello studio preliminare del piano d'ambito si sono insediati, alcuni ambiti hanno già approvato il Piano d'ambito devono andare al superamento della gestione di economia e poi procedere alle gare secondo le regole dell'articolo 35 della finanziaria dello scorso anno.
Il Consigliere Chiezzi è sempre attento a dire: "bisogna garantire la gestione pubblica", io dico che il nostro ordinamento nazionale e regionale garantisce il governo pubblico di questa partita che è fondamentale per la nostra società, ma consente e prevede di affidare al mercato, e quindi a competitori privati, la gestione dei segmenti del ciclo delle acque.
Per quanto riguarda l'irrigazione, il percorso non può che essere questo. Stanno arrivando i vari progetti, finalmente siamo dotati di un patrimonio di progetti preliminari presentabili a livello nazionale per i vari piani. Con le nostre modeste risorse gli stanziamenti, siamo su 20 miliardi di lire all'anno non è poco, comunque, inserito in un quadro organico si raggiungono i risultati, perché finora pioveva sempre sul bagnato: laddove c'erano i grandi consorzi irrigui (est Sesia, ovest Sesia ecc.), c'erano anche i progetti e magari si tendeva più a cementare i fossi che a risolvere i problemi fondamentali.
Ribadisco, pertanto, che viene portata avanti una pianificazione sempre più di dettaglio, fondata sul bilancio idrico complessivo e asta fluviale per asta fluviale; entro l'anno verrà presentato il Piano di tutela delle risorse idriche, che dovrebbe essere il compendio e la messa a sistema di tutte queste azioni.
Sotto questo profilo, se ci confrontiamo con le altre Regioni del Po (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) possiamo vedere che non siamo una Regione a rimorchio. Anche la Lombardia, infatti, pur avendo una grande disponibilità di laghi alpini, presenta una situazione di forte criticità.
Il collega Muliere ha chiesto cosa abbia deciso il Governo. Ad oggi, lo stato di emergenza non è ancora stato dichiarato; come ho detto, lo stato di emergenza servirebbe nel momento in cui il sistema ordinario non fosse in grado di svolgere il proprio mestiere. Fino ad oggi, i regolatori della suddivisione delle acque, previsti a norma di legge (sono persone fisiche peraltro anche scortati adeguatamente dalle Forze Pubbliche) stanno facendo il proprio mestiere.
E' chiaro che ci sono delle richieste: il canale Cavour porta l'acqua dal comprensorio della Dora al comprensorio del Sesia e, lì, la sponda sinistra ha più acqua rispetto alla sponda destra (la provincia vercellese e biellese). C'è, pertanto, la richiesta di riequilibrio, di un maggiore ruolo da dare al centro (argomento che non mi è nuovo!).
Al di là delle battute, faccio presente che non ci fa difetto la capacità di tutto il sistema formato dagli amministratori dei consorzi irrigui, dai regolatori, dalle Province, dal giusto coordinamento regionale dell'Autorità di Bacino, dal Magistrato del Po, che è incaricato di misurare, per conto dell'Autorità di Bacino, l'effettivo prelievo, oltre i monitoraggi che fanno gli idrometri.
Le sollecitazioni, comunque, sono sempre utili. Mi auguro anch'io che si possa perfezionare in tempi rapidi quel piano di interventi che sono stati sollecitati da tutti, in un quadro sempre più chiaro e trasparente coordinato e supportato da azioni ed interventi. A questo proposito concettualmente sono sempre dell'idea che bisogna guardare la situazione sotto il profilo dei costi e benefici, per cui gli interventi di risparmio razionalizzazione e riordino diffuso sono, a mio avviso, migliori rispetto alle avveniristiche opere che risolvono tutti.
Non posso non ricordare a me stesso e ai colleghi che l'invaso di Combanera, ad esempio, dispone già della valutazione di impatto ambientale positiva, rilasciata dall'allora Ministro dell'ambiente, ai tempi del Governo Prodi. Dopodiché, non se ne è fatto più nulla. Adesso qualcuno dice di non affrontare la discussione sotto la spinta dell'emotività; va bene discutiamone magari quando avremo avuto la pioggerellina di settembre, per a volte ci schieriamo contro una strategia degli invasi - sono io il primo a sostenere che debbano essere verificati dopo aver svolto tutte le azioni possibili - ma non consideriamo che abbiamo una falda sotterranea stressata da prelievi enormi.
In Piemonte ci sono sei o settemila pozzi, con acque che spesso devono essere depurate; i nitrati non c'entrano, sono proprio le condizioni naturali, le sostanze naturali che non rendono idonea l'acqua sotterranea all'alimentazione umana. Abbiamo una possibilità, come ha fatto l'acquedotto delle Alpi cuneesi - che è un caso da manuale - che ha risolto il problema per una zona asciutta (il Monregalese, la Langa, fino ad arrivare alle propaggini del Monferrato): dimezzare o ridurre dell'80% i prelievi dalla falda e utilizzare l'acqua disponibile attraverso il ciclo naturale, per uso alimentare. Magari qualche produttore di acqua minerale si potrà preoccupare, ma non me ne voglia, perché abbiamo la possibilità di far arrivare in tutte le case acqua adeguata, con costi energetici contenuti. Pensate al costo del pompaggio di tutta quest'acqua; è sempre un discorso ambientale, sono emissioni in atmosfera, perché ci sarà qualche centrale termoelettrica o idroelettrica che dovrà utilizzare energia.
Affrontiamo, dunque, in modo disincantato e laico, senza pregiudizi, la questione degli invasi; localizziamoli nelle giuste località, troviamo il giusto dimensionamento, perché questa, insieme a tutte le politiche di manutenzione, risparmio, ecc., è l'unica soluzione che ci può mettere al riparo, nel tempo, al di là delle battute, perché è chiaro che si pu ironizzare su tutto, ma qui la situazione è veramente critica.
Quando manca l'acqua, non tanto per il consumo umano, ma soprattutto per l'agricoltura, vuol dire condannare l'agricoltura - lo dico in modo eufemistico - in un bagnasciuga, che non è una produzione remunerativa e presenta alti costi per l'irrigazione, senza avere l'acqua a disposizione quindi non si è competitivi sul mercato dei prodotti agricoli e non si ha la possibilità di una filiera produttiva nella nostra regione.
Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, mi dichiaro disponibile per un approfondimento in Commissione, e naturalmente in aula tutte le volte che sarà necessario, assicurando la massima attenzione e mobilitazione degli Assessorati di tutte le strutture regionali che hanno voce in capitolo e competenza in materia di acqua.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera, è stato un intervento di replica molto importante ed esaustivo.
Ricordo che la riunione dei Capigruppo è convocata alle ore 15.00, in Sala A, mentre la seduta pomeridiana del Consiglio è convocata alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.13)



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