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Dettaglio seduta n.374 del 15/07/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 16.08)



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Brigandì, Bussola, Cantore Caramella, Cavallera, Deorsola, Ghigo, Leo, Pozzo e Rossi Giacomo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Avevamo sospeso i lavori prima della votazione degli ordini del giorno relativi al dibattito sugli OGM; siccome sulla sospensione era rimasta aperta una valutazione circa l'opportunità di mantenere quei documenti o lavorare a un ordine del giorno unitario, da stilare stasera o successivamente, pregherei qualche Capogruppo di darmi un'indicazione o di fare una proposta di procedura.
Grazie, collega Manica.



MANICA Giuliana

Non essendosi potuta svolgere la riunione nel primo pomeriggio per esaminare i testi e vedere se vi erano le condizioni per arrivare a un testo unitario o se dovevano essere mantenuti i testi precedenti ed essendosi aggiunti, come mi sembra di avere colto, ulteriori testi a quelli depositati al momento dell'interruzione della seduta, io proporrei visto che il Consiglio è convocato anche per domani, di fare un incontro dei Capigruppo e dei proponenti dei vari testi degli ordini del giorno alle 10, cioè mezz'ora prima dell'inizio della seduta, per verificare se vi sono le condizioni di un testo comune di tutto il Consiglio.



PRESIDENTE

Come prevede il Regolamento, se non vi sono obiezioni, si pu accogliere tale proposta.
Ci sono delle obiezioni da parte del Consigliere Mellano; prego.



MELLANO Bruno

Solo una piccola opposizione formale. Domani mattina mi risulta che alle 9.30 ci sia la IV Commissione e alle 10 il Comitato di solidarietà; se viene pure convocata questa informalissima riunione dei Capigruppo penso sia informale una riunione politica in cui i Capigruppo si mettono d'accordo su un testo, visto che non sarà certo una riunione formale dei Capigruppo - si verifica un addensarsi di troppi appuntamenti domani mattina.
Volevo solo sottolineare questo.



PRESIDENTE

Allora potremmo anticipare alle 9, cosa che però non credo susciti tutto l'entusiasmo che proposte del genere hanno bisogno per essere accolte d'ufficio. Il Vicepresidente Toselli mi assicura di questo deficit di entusiasmo.
Allora, sempre alle 10, potremmo fare una riunione con un rappresentante per ogni Gruppo o per ogni area interessata, se vi è una sala libera.
Come dite? Bene, alle 9.45, gli estensori degli ordini del giorno si riuniranno nella Sala dei Presidenti di Commissione, al secondo piano; i colleghi interessati possono presentarsi per mettere insieme un eventuale ordine del giorno conclusivo. Resta inteso che, nel caso la riunione non produca alcun risultato, alla fine della mattinata di domani metteremo comunque in votazione l'ordine del giorno.
La Consigliera Manica chiede la parola sempre sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Stamattina ci eravamo lasciati con la necessità di calendarizzare la comunicazione sulla questione degli Ospedali Valdesi, Mauriziano e Rete Ospedaliera di Torino. Il Presidente del Consiglio, Cota, aveva proposto per domani pomeriggio; altri chiedevano che avvenisse nella seduta della mattinata, cioè all'inizio dell'apertura del Consiglio.
Si tratta di calendarizzare la comunicazione, perché ci eravamo lasciati con il Presidente del Consiglio che aveva comunicato all'aula che avremmo assunto questa decisione nel pomeriggio.



PRESIDENTE

Magari definiamo questa procedura con Presidente Cota, che dovrebbe essere qui a momenti; sicuramente lui avrà qualche elemento che a me manca.
Nel frattempo, potremmo riprendere la discussione del testo sulla montagna e poi, nel corso della seduta, definire le modalità e il tempo per l'informazione sugli Ospedali Valdesi.


Argomento: Comunita' montane - Montagna

Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 375 e proposta di legge n. 262: "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16" (Testo unico delle leggi sulla montagna)


PRESIDENTE

L'esame del testo unificato disegno di legge n. 375 e proposta di legge n. 262: "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999 n. 16" (Testo unico delle leggi sulla montagna) di cui al punto 3) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Eravamo all'articolo 7.
Devo comunicare che, sulla base di quanto era stato richiesto e convenuto nella scorsa seduta, lunedì mattina in Commissione sono stati esaminati gli emendamenti a vario titolo e da vari Gruppi proposti.
Sull'informativa e la sua discussione nella III Commissione, il collega Bolla, Vicepresidente della Commissione, farà un breve resoconto.



BOLLA Emilio

Volevo brevemente informare il Consiglio di quello che è avvenuto in III Commissione. Vi è stata l'illustrazione degli emendamenti da parte dell'Assessore ed è stato acquisito anche il suo parere; i Commissari hanno avuto modo di approfondire il contenuto dei vari emendamenti e anche di far rilevare e valutare l'opportunità, per alcuni di questi, di apporre delle piccole modifiche, direi non sostanziali, ma adeguate alla discussione avvenuta.
In specifico, si sono valutati gli emendamenti nn. 13, 14 e 15, che verranno ritirati e sostituiti rispettivamente dai nn. 34, 29 e 30.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 20, è emersa la necessità di aggiungere alla voce "beni demaniali" la parola "regionali" per una questione di competenza.
Sempre sull'emendamento n. 20 è emersa l'opportunità di non limitare ai 100 kg. la portata di carico complessiva per quanto riguarda le teleferiche e, per quanto riguarda il discorso più di tecnica legislativa anziché indicare "agevolazioni tributarie", si sostituirebbe questa definizione con la parola "canoni".
Relativamente all'emendamento n. 21, vi era una dicitura riportata fra parentesi al comma 2 e, nell'ambito della discussione, è emersa l'opportunità di eliminare il contenuto chiuso tra parentesi.
Invece, per quanto riguarda il seguito al rilievo relativo alle genericità delle espressioni di rilevante entità, al fondo del comma 3, ci siamo riservati la possibilità di abrogare l'intero comma 3, relativo alla definizione delle zone montane. Al momento della discussione dell'emendamento, ne daremo comunicazione.
Per alcune questioni riguardanti la tecnica legislativa, al comma 1 si proporrà di sostituire le parole "si deve tenere conto" con le parole "si tiene conto", mentre al comma 2 si chiederà di sostituire le parole "debbono essere" con la parola "sono".
Infine, come ultimo emendamento, a seguito della discussione sulle forme di elezione - a scrutinio segreto o votazione palese - riguardante gli emendamenti nn. 5, 19 e 35, la Commissione concorda nel rinviare allo Statuto vigente delle Comunità montane.
Da parte sua, l'Assessore si dichiara disponibile a modificare, con l'emendamento n.35), il comma 3 del nuovo articolo 57 quater, nel modo seguente: "L'elezione avviene secondo le norme dello Statuto. Nel caso non si raggiunga la maggioranza richiesta, si procede all'indizione".
Per quanto riguarda l'ultima proposta di tecnica legislativa, al comma 5 si indica di sostituire la parola "sexies " con la parola "quinquies".
Ho concluso. Vi ringrazio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Bolla, soprattutto perché ha informato l'Aula dello stato dell'arte.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 13 presentato dai Consiglieri Bolla, Cattaneo Gallarini, Toselli, Manolino, Bussola, Pozzo, Albano e Caramella: "1. Nell'articolo 7, comma 1 del testo unificato dei progetti di legge n.
375 e n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 "Testo unico delle leggi sulla montagna", nel testo del comma 2 del nuovo articolo 5 l.r. 16/1999, il secondo periodo è sostituito come segue: 'In tale provvedimento è stabilito il termine ultimo non inferiore a giorni 90 entro il quale i comuni appartenenti alla Comunità Montana debbono insediare l'organo rappresentativo di essa. Decorso inutilmente tale termine il Presidente della Giunta regionale provvede in via suppletiva con proprio ulteriore decreto in armonia con i principi stabiliti dalla normativa in materia di enti locali'.
2. Nell'articolo 7 comma 1 del testo unificato dei progetti di legge n. 375 e n. 262 'Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo unico delle leggi sulla montagna', nel testo del comma 3 del nuovo articolo 5 l.r. 16/1999, le parole 'con il decreto previsto dal comma 2" sono sostituite dalla seguenti "con le modalità previste dal comma 2'".
3. Nell'articolo 7 comma 1 del testo unificato dei progetti di legge n. 375 e n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo unico delle leggi sulla montagna', nel testo del comma 4 del nuovo articolo 5 legge regionale n. 16/1999, alle parole "comma 2" sono aggiunte le seguenti 'primo periodo'" Tale emendamento è ritirato e sostituito con l'emendamento rubricato n.
34), che verrà discusso sull'articolo riguardante le norme transitorie.
Emendamento rubricato n. 31 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: "All'articolo 7, i commi 3 e 4 sono abrogati".
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Chiedo al proponente di illustrare, anche brevemente, l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, per l'illustrazione dell'emendamento.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Questo emendamento deriva dalla discussione, avvenuta ieri, sulla semplificazione dell'iter per la ricostituzione delle Comunità montane. Non esiste più alcuna differenziazione fra nuove e vecchie Comunità montane. Le Comunità montane sono tutte uguali, pertanto i commi 3 e 4, che definivano percorsi diversi, per situazioni diverse, vengono eliminati.
Successivamente, nelle norme transitorie, verrà definito un percorso univoco per tutti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 31.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 8, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 14 presentato dai Consiglieri Bolla, Cattaneo Gallarini, Manolino, Pozzo, Albano, Caramella, Toselli e Bussola: "Il comma 1 dell'articolo 9 del Testo unificato dei progetti di legge n.
375 e n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16, 'Testo Unico delle legge sulla montagna'", è sostituito come segue: 1. L'alinea del comma 2, dell'articolo 9, della l.r. 16/1999 è sostituita dalla seguente: 2. L'esercizio associato di funzioni proprie dei Comuni o a questi conferite dalla Regione può essere attribuito alle Comunità Montane con deliberazione dei Consigli Comunali i quali possono altresì stabilire che dette funzioni debbano essere esercitate in un altra e diversa forma associata. Alle Comunità Montane compete inoltre l'esercizio di ogni altra funzione ad esse conferite dai Comuni, dalle Province e dalla Regione. La comunità Montana, in particolare:".
Tale emendamento è ritirato e sostituito dal seguente: Emendamento rubricato n. 29 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini Bolla, Tomatis, Valvo, Pedrale, Caramella, Marengo e Cota: Il comma 1 dell'articolo 9 è sostituito dalla seguente formulazione: "L'alinea del comma 2, dell'articolo 9, della L.R. 16/99 è sostituita dalla seguente: 2. Le Comunità montane esercitano le funzioni amministrative ad esse delegate in forma associata dai Comuni di riferimento. Esercitano, altresì ogni altra funzione conferita dalle Province e dalla Regione. La Comunità montana, in particolare".
La parola all'Assessore Vaglio, per l'illustrazione.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Siamo nella fattispecie dell'attuazione del decreto legislativo n. 267 per la definizione delle funzioni svolte dalle comunità montane, in esecuzione di eventuali deleghe dei Comuni per l'esercizio associato.
Con questa formulazione, come abbiamo visto ieri in Commissione rispondiamo adeguatamente agli indirizzi della legge e non andiamo ad inventare delle parole diverse.
Quindi, ci atteniamo alla normativa nazionale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento rubricato n. 29.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 9, come emendato Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Gallarini, Cattaneo e Bolla), mediante procedimento elettronico, dell'articolo 10, nel testo originario presenti 29 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato Sì 24 Consiglieri hanno votato NO 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 11 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: All'articolo 11, comma 2, si propone di sostituire le parole "in armonia con i principi dettati dal Titolo V del d.lgs. 267/2000" con le parole "in armonia con i principi dettati dagli articoli 88 e seguenti del d.lgs.
267/2000".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, di tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Non essendoci interventi, indico la votazione palese, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 11, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Emendamento rubricato n. 32 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: "All'articolo 12, il comma 5 è abrogato".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 12 come emendato.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 13, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 18 presentato dai Consiglieri Mellano e Moriconi: Sono abrogati i commi 2, 3, 4 dell'articolo 14 e sostituiti con le parole: "L'organo rappresentativo è composto dai sindaci dei comuni montani e parzialmente montani ricadenti nella zona omogenea".
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente e colleghi.
Intervengo per dichiarare che ritiro questo emendamento, e ringrazio pubblicamente il collega Moriconi che, nella seduta scorsa, aveva apposto la sua firma tecnica di Capogruppo per permettermi di presentare l'emendamento, essendo assente il mio Capogruppo Consigliere Palma.
Lo ritiro, e voglio motivarlo. Ha ragione l'Assessore Vaglio. Io ho verificato e ho anche chiesto se era possibile fare una forzatura rispetto alla legge nazionale. La legge nazionale determina in modo chiaro e secondo me, errato questa fattispecie, perché va a definire con puntualità come devono essere eletti gli organismi delle comunità montane.
Quindi, in base alla legge n. 267/2000 e in base all'articolo 117 secondo comma, lettera g) della Costituzione questo emendamento forse doveva essere dichiarato irricevibile. Però è importante quanto ha detto l'Assessore Vaglio l'altro giorno.
Purtroppo è irricevibile, perché questo emendamento, secondo me avrebbe dato un senso all'intera legge sulla montagna, facendo quell'azione di moralizzazione, di semplificazione e di riconduzione a responsabilità individuale negli organismi di gestione delle Comunità montane che, a giudizio del Gruppo Radicale, purtroppo sono diventati, in molti casi, non sempre, delle situazioni completamente ingestibili, in cui è prevalso il personalismo, il giochetto di bassa macelleria politica. Si è sganciato il controllo del territorio da una definizione programmatica vera, e si è assistito ad un balletto di contributi incrociati, di giochi davvero poco edificanti.
Ritiro l'emendamento, ritenendo, però, che sarebbe stata una grande riforma il poterlo approvare.



PRESIDENTE

L'emendamento è, dunque, ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Ha chiesto il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

E' importante che questo emendamento sia stato ritirato e che non abbia avuto ulteriori conseguenze, perché la sua approvazione avrebbe comportato l'eliminazione della Comunità montana e sarebbe rimasta soltanto l'Unione dei Comuni. L'unione dei Comune è un organismo nel quale ogni Comune è rappresentato dal proprio Sindaco, sulla base di una normativa vigente.
La storia della nostra regione ha concorso, negli anni, ad individuare un modello di organizzazione del percorso istituzionale e rappresentativo dei territori montani attorno alle loro comunità, ai loro valori, alle opportunità, caratteristiche e condizioni; è un principio di sussidiarietà, di valorizzazione delle caratteristiche complessive del territorio, che rappresenta una condizione di cui la Regione Piemonte ha sviluppato l'elaborazione.
Sarebbe stato tragico smarrire completamente questo elemento, perché ci sono dei soggetti, prevalentemente i Sindaci, che hanno snaturato l'obiettivo della Comunità montana, ma che, pur non avendo saputo intendere il proprio ruolo di Sindaci dei territori montani, come impegno in più a favore della cultura, della storia e degli obiettivi del territorio sarebbero stati premiati con la possibilità di decapitare o di far retrocedere la Comunità montana a semplice Unione di Comuni. Oltre al danno, la beffa! Poiché il Consigliere Mellano aveva elaborato questo emendamento sulla base di qualche dato in più, rispetto a quelli che sono rapidamente emersi in questa discussione, spero possa condividere le considerazioni che ho fatto, al di là della situazione di incompatibilità con la legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 14.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 15, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Comunico che sono stati ritirati i seguenti emendamenti: Emendamento rubricato n. 19 presentato dai Consiglieri Palma, Mellano Cattaneo e Bolla: Dopo il comma 3 dell'articolo 16 si propone di aggiungere il seguente: "3 bis. L'elezione del Presidente della Comunità montana avviene a scrutinio segreto, qualora sia richiesto da almeno un terzo dei componenti l'organo rappresentativo".
Emendamento rubricato n. 5 presentato dai Consiglieri Cattaneo e Costa E.: Dopo il comma 3 dell'articolo 16 si propone di aggiungere il seguente: "3 bis. L'elezione del Presidente della Comunità montana avviene a scrutinio segreto".
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Assessore, il comma 2 recita: "Il numero dei componenti l'organo esecutivo non è superiore ad un terzo, arrotondato del numero dei componenti l'organo rappresentativo". Questo è un trasferimento dalla legge delle Province e dei Comuni, ma "un terzo", per le Province e i Comuni in cui al massimo ci sono 30 o 50 Consiglieri, ha un senso; qui rischiamo di avere dei territori che avranno una Giunta di 30 Assessori. Mi chiedo se non sia il caso di prevedere un massimale, altrimenti potrebbe esserci una Giunta che non ha più le caratteristiche dell'organo esecutivo, ma che sarà un secondo organo rappresentativo.
Suggerisco, pertanto, di stabilire un massimale di 15 o 17 Assessori, o qualsiasi cifra che rappresenti un contenimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Probabilmente sfugge la ratio del comma 2. Il comma 2 vuole essere senza entrare troppo nel merito, esaustivo delle indicazioni fornite dalla legge n. 267, che sono molto rigide e limitanti.
La legge n. 267 fa riferimento al Comune, quindi, per il numero di componenti la Giunta, fa riferimento al Comune avente un pari numero di abitanti. Il che significa che il numero di Assessori non è relativizzato al numero dei componenti il Consiglio di Comunità montana, ma è relativizzato ad un terzo del numero dei componenti di un Consiglio comunale avente lo stesso numero di abitanti rispetto alla Comunità montana.
La fattispecie dei 15, 20 o 30 Assessori, dunque, non avverrebbe mai.
Siamo in una situazione in cui abbiamo dovuto dirlo senza entrare troppo nel merito, perché c'è la norma nazionale che fa da tetto.
Infatti, se il collega Riba ricorda - ma lo ricorda sicuramente bene qualche tempo fa, dopo l'approvazione della legge 267, in diverse Comunità montane alcuni membri dell'opposizione sollevarono il problema del numero dei componenti della Giunta, eccependo che la legge 267, nella sua applicazione più puntuale, avrebbe ridotto il numero di Consiglieri. I Presidenti di Comunità montana hanno risolto questo problema mantenendo il numero di Assessori previsti dallo Statuto, ma non eccedendo la spesa che si sarebbe sostenuta qualora il numero di Assessori fosse stato ridotto secondo la legge 267.
Quindi siamo in questa fattispecie e non in una fattispecie che consente alle Comunità montane di ampliare a loro piacimento il numero di Assessori.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Io ho presente la questione, Assessore, ma il problema è che l'autonomia delle singole leggi comporta che, se uno Statuto in qualche maniera determina la violazione di una legge generale, qualcuno potrebbe impugnarlo. Come dice, Assessore? Abrogarlo? Non saprei.
Personalmente aggiungerei soltanto che "in ogni caso, non può superare il numero di 15 Consiglieri", ammesso che lo possiamo stabilire noi, perch è un elemento dello Statuto. E' vero che la legge 267 ci riporta ai Comuni però se nello Statuto viene scritta una norma e nessuno lo impugna d'altronde non vedo perché dovrebbe essere impugnato lo Statuto - bisogna tener presente che, se una Comunità montana ha 90 membri - perché pu succedere - in questo modo ha una Giunta di 30. Presidente, possiamo sospendere due minuti per esaminare questo aspetto?



PRESIDENTE

Sospensione accordata.



(La seduta, sospesa alle ore 16.48 riprende alle ore 16.52)



PRESIDENTE

I lavori riprendono.
Emendamento rubricato n. 40 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: Articolo 16, comma 2, ......"in ogni caso non può superare il numero di 12." La parola all'Assessore Vaglio per l'illustrazione.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

E' una questione che possiamo recepire. Nell'articolo 16 noi definiamo l'organo esecutivo, tanto per capirci la Giunta della Comunità montana, e al primo comma diciamo che "l'organo esecutivo è costituito dal Presidente, dal Vicepresidente e da un numero di componenti stabiliti dallo Statuto". Poiché l'articolo 47 del decreto legislativo 267 pone il numero massimo pari ad 1/3 dei componenti di un Consiglio comunale abbiamo ritenuto che 1/3 potesse essere giustamente rappresentato da un numero non superiore a 12, per cui la proposta di emendamento al comma 2 è: "Il numero dei componenti dell'organo esecutivo non è superiore ad 1/3 arrotondato aritmeticamente, del numero dei componenti dell'organo rappresentativo. In ogni caso, non può superare il numero di 12". Ricordo ai colleghi che attualmente non c'è nessuna Comunità montana che abbia un esecutivo superiore a 12 Assessori.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. rubricato n. 40.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 16 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 17, nel testo originario. Il Consiglio approva.
ARTICOLO 18 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 18, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 19 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 19, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 20 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 20, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 21 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 21, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 22 Emendamento rubricato n. 15 presentato dai Consiglieri Bolla, Cattaneo Gallarini, Manolino, Pozzo, Albano, Caramella, Toselli e Bussola: Nell'articolo 22 comma 1 del testo unificato dei progetti di legge n. 375 e n. 262 (Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo Unico delle leggi sulla montagna", nel testo del nuovo comma 3 dell'articolo 31 l.r. 16/1999, la parola "debbono" è sostituita dalla seguente: "possono".
Tale emendamento è ritirato.
Emendamento rubricato n. 30 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Cota Bolla, Tomatis, Marengo, Valvo, Gallarini e Caramella: All'articolo 22 il comma 1 viene interamente sostituito dal seguente testo: "1. Il comma 3 dell'articolo 31 della L.R. 16/99 è sostituito dal seguente: 3. La legge regionale indica le funzioni proprie dei comuni, o ad essi conferite, esercitate in forma associata dalle Comunità montane e ne definisce le procedure di attuazione".
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Il problema, colleghi estensori di questo autorevole emendamento, è laddove dice: "La legge indica le funzioni proprie dei Comuni, o ad essi conferite, esercitate in forma associata dalle Comunità montane e ne definisce le procedure di attuazione".
Vorrei sommessamente considerare il fatto che le funzioni proprie dei Comuni sono proprie dei Comuni, e che, se devono essere trasferite, sono i Comuni che autonomamente decidono di farlo. Se, invece, la legge indica quali sono le funzioni proprie dei Comuni che devono essere svolte in forma associata, si interviene sull'autonomia e sui poteri propri dei Comuni. Si può dire, ad esempio, che il trasporto degli alunni è una funzione propria dei Comuni, che deve essere svolta in forma associata. Richiamo, pertanto il Consiglio a riflettere sul fatto che il principio di sussidiarietà e il principio del federalismo indicano sicuramente delle funzioni che si possono attribuire ad un soggetto terzo - che è l'Unione dei Comuni, la Comunità montana, la Provincia, l'organo che vogliamo individuare - e che la legge regionale può assegnare ciò che è nella sua disponibilità. Ciò che non è nella disponibilità della Regione, è difficile riportarlo nella propria disponibilità, sottraendolo dalla disponibilità di un altro Ente per conferirlo ad un'istituzione di carattere associativo. Vorrei che riflettessimo su questo; la questione in sé non mi disturba, ma tra i 1209 Comuni piemontesi (di cui 1094 sono piccoli Comuni, di cui 700 sono Comuni montani) vi sono delle situazioni diversificate. Possiamo conferire delle funzioni, delle deleghe, alle Comunità montane - e l'abbiamo fatto possiamo conferire delle funzioni all'Unione dei Comuni, per quanto riguarda quelle funzioni che non spettano ai Comuni e che sono di nostra disponibilità. Se sono nella disponibilità dei Comuni - sottolineo - spetta a questi il compito di esercitarle in forma associata. Possiamo incentivare la forma associata - lo facciamo già - perché c'è la legge nazionale e ci sono molte normative che incentivano l'esercizio nelle varie forme associate di attività. Su questo, c'è sempre un conflitto di competenze per cui un Comune potrebbe impugnare una procedura, ma noi siamo fin troppo consapevoli del fatto che nessun Comune andrà ad impugnare alcunché; se non è impugnata, in termini di procedura di diritto amministrativo molto complicata, la posizione resta e qualche limitazione ne consegue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Chiedo al Consiglio qualche minuto di sospensione per analizzare nuovamente questo emendamento, perché il principio che riguarda questo e il precedente emendamento è il contrario di quanto ha detto il collega Riba sulla convinzione del sostegno alle competenze in capo ai Comuni, che possono esercitarle in forma associata. Se il collega Riba legge l'emendamento sostitutivo dell'articolo 9, può vedere che va in questa direzione. Chiedo, pertanto, una pausa per una valutazione, perch l'emendamento non voleva essere in questo senso, ma voleva andare nella direzione auspicata e - ritengo - assolutamente condivisibile, del mantenere le funzioni in capo ai Comuni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio per la replica.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Per una proposta assolutamente risolutiva, Vicepresidente Riba e collega Bolla: questo primo comma dell'articolo 22 è un residuato bellico della legge n. 16; infatti, nell'articolo 31 di questa legge si diceva: "La legge regionale, indica le funzioni proprie dei Comuni o ad essi delegate che debbono essere esercitate in forma associata, in modo coattivo dalla Comunità montana".
Il decreto legislativo 267, all'articolo 28, non dice più questo; dice: "Spetta alle Comunità montane l'esercizio delle funzioni associate". Per cui, rispetto a questo rudimento che ci stiamo trascinando dietro, propongo un emendamento che sostituisca l'emendamento n. 30, dicendo: "Il comma 3 dell'articolo 31 della legge 16/1999 è abrogato". Pertanto, non ci sono forme coattive - così come richiedeva sia il Vicepresidente Bolla sia il Vicepresidente Riba - che sottraggano competenze ai Comuni per darle a qualcun altro. Se i colleghi sono d'accordo, avrei questa soluzione.



PRESIDENTE

Sospendo un minuto la seduta, per concordare sulla proposta avanzata dall'Assessore Vaglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.06 riprende alle ore 17.07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Non c'è molto da dire, salvo che ho spiegato ai colleghi che reputo opportune le osservazioni dei colleghi Bolla e Riba, per cui propongo l'abrogazione del comma 3 e, quindi, l'emendamento n. 30 è da intendersi ritirato e sostituito dall'emendamento della Giunta, che abroga il comma così come convenuto con i colleghi.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 30 viene quindi sostituito dal seguente: Emendamento rubricato n. 41 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: All'articolo 22 il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Il comma 3 dell'articolo 31 della l.r. 16/1999 è abrogato".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 41, testé illustrato dall'Assessore Vaglio.
Il Consiglio approva.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Essendosi verificati dei problemi tecnici, dispongo la ripetizione della votazione.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'emendamento rubricato n. 41.
Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 22 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 23 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 23, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 20 aggiuntivo dell'articolo 23 bis) presentato dai Consiglieri Cattaneo, Bolla e Rossi O..
Nel testo unificato dai progetti di legge n. 375 e n. 262, dopo l'articolo 23 è inserito il seguente: "Articolo 23 bis (Inserimento dell'articolo 39 bis nella l.r. 16/1999) Dopo l'articolo 39 della l.r. 16/1999, è inserito il seguente: 'Articolo 39 bis (Agevolazioni tributarie per determinati usi di beni demaniali in zone ricadenti nel territorio delle comunità montane).
1. A partire dall'anno 2004, per gli impianti funicolari aerei, i palorci, i fili a sbalzo, i telefori, comunque denominati, esistenti in zone ricadenti nel territorio di una comunità montana, soggetti al pagamento di canoni di concessione in relazione all'attraversamento o utilizzo di aree o altri beni demaniali, il canone stesso è determinato nella misura annua di euro 1 per ciascun impianto, indipendentemente dal numero di attraversamenti o di utilizzi di beni o di aree demaniali da parte di ciascun impianto.
2. Le disposizioni del comma precedente si applicano esclusivamente agli impianti destinati al trasporto di cose, funzionanti con la forza di gravità ovvero muniti di forza motrice, aventi una portata di carico complessiva non superiore a chilogrammi 100'".
Comunico che all'emendamento rubricato n. 20 è stato presentato il seguente subemendamento: Subemendamento rubricato n. 39) presentato dai Consiglieri Cattaneo e Riba: Articolo 23 bis, al comma 2 dopo la parola "motrice" inserire un "." ed eliminare le parole "aventi una portata di carico complessiva non superiore a chilogrammi 100".
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Questo emendamento introduce una discriminante biologica, alla quale non posso consentire. Infatti nel testo c'era scritto addirittura che i pesi trasportabili hanno una disciplina diversa, a seconda che siano sopra o sotto ai 100 chilogrammi.
E' una discriminante che può avere conseguenze biologiche significative. Le teleferiche servivano a fare scendere uno per volta i lavoratori del legno. Succederebbe che coloro che pesano meno di 100 chili possono scendere, mentre coloro che pesano più di 100 chili dovrebbero scendere a piedi o attraverso altri metodi particolarmente perigliosi.
Ringrazio il collega Cattaneo che ha avuto la sensibilità di concorrere con me a rimuovere questa discriminazione, secondo me particolarmente incivile.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, del subemendamento n. 39.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'emendamento rubricato n. 20).
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Volevo innanzitutto proporre una modifica, perché era stata posta sempre in linea al sostegno e agli interventi di montagna, una tassa simbolica di un Euro, così come avviene in altre Regioni, rispetto alla tassa di 125 Euro di attraversamento.
Prima però parlando nell'informalità dei lavori d'aula, l'Assessore Pichetto Fratin mi ha sollevato un dubbio.
Quindi, propongo di eliminare il pagamento anche di quell'euro simbolico, perché non vorremmo che in Piemonte - così come è successo anche in altre Regioni - per l'adempimento burocratico, quindi per pagare quell'Euro simbolico, si assoggettassero le persone che vivono in montagna al disagio di recarsi all'ufficio postale a pagare, con un costo di esazione magari superiore alla tassa simbolica, come spesso purtroppo avviene.
Quindi, propongo di porlo in votazione in questo senso: al comma 1 alle parole "a partire dall'anno 2004, per gli impianti", togliere la parola "per"; alla terza riga dopo le parole "comunità montana", sostituire le parole "soggetti al pagamento" con le parole "sono esentati dal pagamento" in modo da eliminare la questione dell'euro. Inoltre dopo le parole "altri beni demaniali" aggiungere la parola "regionali.", così come aveva proposto in Commissione l'Assessore Vaglio. Conseguentemente non essendoci più il canone, eliminare tutto il periodo fino al punto.



PRESIDENTE

Quindi, il comma 1 verrebbe riformulato nel seguente testo: "1. A partire dall'anno 2004, gli impianti funicolari aerei... sono esentati dal pagamento di canoni di concessione in relazione all'attraversamento o utilizzo di aree o altri beni demaniali regionali." Quindi, è escluso il demanio statale.



CATTANEO Valerio

Esatto, la tassa di concessione resta, perché quella è di competenza dello Stato.
Quindi, do lettura dell'emendamento così riformulato: "1. A partire dall'anno 2004, gli impianti funicolari, aerei, i palorci, i fili a sbalzo i telefori, comunque denominati, esistenti in zone ricadenti nel territorio di una comunità montana, sono esentati dal pagamento di canoni di concessione in relazione all'attraversamento o utilizzo di aree o altri beni demaniali regionali."



PRESIDENTE

Il comma 2 è il seguente: "2. Le disposizioni del comma precedente si applicano esclusivamente agli impianti destinati al trasporto di cose funzionanti con la forza di gravità ovvero muniti di forza motrice".
Termina così, in quanto precedentemente era stato modificato dal sub emendamento presentato dal Consigliere Riba.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico l'emendamento rubricato n. 20 (che diventa articolo 34), come modificato dalla proposta del Consigliere Cattaneo.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 24 (che diventa articolo 25) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 24, che diventa articolo 25, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 25 (che diventa articolo 26) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 25, che diventa articolo 26, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 26 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 26, che diventa articolo 27, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 21 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini Bolla e Rossi O.: Nel testo unificato dei progetti di legge n. 375 e n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo Unico delle leggi sulla montagna'", dopo l'articolo 26, è inserito il seguente: Articolo 26 bis . Inserimento dell'articolo 48 bis alla l.r. 16/1999.
Dopo l'articolo 48 della l.r. 16/1999 è inserito il seguente: "Articolo 48 bis. (Principi per la determinazione dell'ammontare dei costi e dei finanziamenti per interventi in zone montane).
1. Nella determinazione dell'ammontare dei finanziamenti per opere pubbliche o di interesse pubblico, o comunque realizzate con l'apporto di fondi di origine pubblica, si deve tenere conto delle particolari condizioni e delle peculiarità delle zone montane interessate da dette opere.
2. In particolare, la quantificazione dei costi, a misura o complessivi per la realizzazione di opere infrastrutturali (a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, diarie, idriche, tecnologiche) nelle zone montane e la commisurazione dei relativi limiti massimi di finanziamento debbono essere adeguatamente differenziate rispetto alle analoghe grandezze riferite alle zone montane.
3. Ai fini dei commi che precedono, si considerano zone montane quelle dove la realizzazione delle opere infrastrutturali comporta l'utilizzo di tecniche e metodi indispensabili per il superamento di dislivelli di rilevante entità.".
La parola al Consigliere Cattaneo, per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

Come proponenti, chiediamo una modifica dell'emendamento. Chiediamo cioè, di sopprimere, al comma 2, le parole da "a titolo" fino a "tecnologiche" e l'intero comma 3.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 21, come modificato, che diventa articolo 28.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 27 (che diventa articolo 29) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 27, che diventa articolo 29, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 28 (che diventa articolo 30) Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 28, che diventa articolo 30, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 33 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: L'articolo 29 (inserimento dell'articolo 57 ter alla l.r. 16/1999) è sostituito dal seguente: "Articolo 57 ter (Costituzione delle Comunità montane conseguente al riordino territoriale) 1. All'atto dell'entrata in vigore della presente legge, il Presidente della Giunta regionale, con il decreto di cui all'articolo 5, comma 2 provvede alla costituzione delle Comunità montane, secondo la composizione territoriale di cui all' articolo 3".
Tale emendamento è ritirato.
ARTICOLO 29 Emendamento rubricato n. 34 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: L'articolo 29 del disegno di legge n. 375 (Inserimento dell'articolo 57 quater alla l.r. 16/1999) è sostituito dal seguente: "Articolo 57 ter (Composizione provvisoria dell'organo rappresentativo) 1. Fino all'entrata in vigore degli Statuti adottati a norma dell'articolo 12, l'organo rappresentativo è costituito da tre rappresentanti eletti dai Consigli di tutti i Comuni inseriti nella Comunità montana.
2. I Comuni devono adottare entro novanta giorni dall'emanazione del decreto di cui all'articolo 5, comma 2 l'atto di nomina dei propri rappresentanti in Comunità montana.
3. E' facoltà del Consiglio comunale nell'adozione dell'atto di cui al comma 2 confermare i rappresentanti uscenti ovvero procedere all'elezione di nuovi rappresentanti.
4. La seduta di ricostituzione dell'organo rappresentativo della Comunità è convocata dal Presidente o dal Commissario, non appena ricevuti gli atti di cui al comma 2".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 34.
Il Consiglio approva Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 29, che diventa articolo 31, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 30 Emendamento rubricato n. 35) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Vaglio: L'articolo 30 è sostituito dal seguente: "Articolo 30 (Inserimento dell'articolo 57 quinquies alla l.r. 16/1999): Articolo 57 quater. (Composizione provvisoria dell'organo esecutivo) 1. Nella seduta di cui all'articolo 57 ter, comma 4, l'organo rappresentativo provvede alla elezione dell'organo esecutivo, del presidente e del vice presidente.
2. L'elezione avviene sulla base di un documento programmatico sottoscritto da almeno un terzo dei componenti l'organo rappresentativo contenente la lista dei candidati alla carica di presidente, di vice presidente e di componenti dell'organo esecutivo. Il documento e' illustrato dal candidato alla carica di presidente.
3. L'elezione avviene a scrutinio palese, a maggioranza assoluta dei componenti l'organo rappresentativo. Nel caso non si raggiunga la maggioranza predetta, si procede all'indizione di due successive votazioni da tenersi in distinte sedute e comunque entro sessanta giorni dalla convalida degli eletti. Qualora in nessuna di esse si raggiunga la maggioranza richiesta, l'organo rappresentativo e' sciolto secondo le procedure previste dall'articolo 141 del d.lgs. 267/2000.
4. Fino all'approvazione dei nuovi statuti, la composizione numerica dell'organo esecutivo della comunità montana resta quella prevista dagli statuti di ciascuna comunità montana.
5. Per le Comunità montane di cui all'articolo 57 sexies, il numero dei componenti dell'organo esecutivo è quello previsto dal d.lgs. 267/2000.".
Tale emendamento è ritirato.
Emendamento rubricato n. 38 (che diventa articolo 32) presentato dalla Giunta regio-nale, a firma dell'Assessore Vaglio: L'articolo 30 del disegno di legge 375 (Inserimento dell'articolo 57 quater alla l.r. 16/1999) è sostituito dal seguente: Articolo 30 (Inserimento dell'articolo 57 quater alla l.r. 16/1999) "Articolo 57 quater. (Composizione provvisoria dell'organo esecutivo) 1. Nella seduta di cui all'articolo 57 ter, comma 4, l'organo rappresentativo provvede alla elezione dell'organo esecutivo, del presidente e del Vicepresidente.
2. L'elezione avviene sulla base di un documento programmatico sottoscritto da almeno un terzo dei componenti l'organo rappresentativo contenente la lista dei candidati alla carica di presidente, di vice presidente e di componenti dell'organo esecutivo. Il documento e' illustrato dal candidato alla carica di presidente.
3. L'elezione avviene secondo le norme dello Statuto. Nel caso non si raggiunga la maggioranza richiesta, si procede all'indizione di due successive votazioni da tenersi in distinte sedute e comunque entro sessanta giorni dalla convalida degli eletti. Qualora in nessuna di esse si raggiunga la maggioranza richiesta, l'organo rappresentativo e' sciolto secondo le procedure previste dall'articolo 141 del d.lgs. 267/2000.
4. Fino all'approvazione dei nuovi statuti, la composizione numerica dell'organo esecutivo della comunità montana resta quella prevista dagli statuti di ciascuna comunità montana".
5. Per le Comunità montane di cui all'articolo 57 quinquies, il numero dei componenti dell'organo esecutivo è quello previsto dal d.lgs. 267/2000." Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 38, che diventa articolo 32.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 31 (che diventa articolo 33) Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.
Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Vorrei precisare, Presidente, che ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento, relativamente all'articolo 30, il comma 5, che recita: "Per le Comunità montane di cui all'articolo 57 quinques, il numero dei componenti dell'organo esecutivo è quello previsto dal d.lgs. 267/2000", è in contrasto con quanto votato precedentemente.



PRESIDENTE

Grazie per avermelo fatto notare. Diamo atto che, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento, facciamo la modifica di coordinamento. E' stato ultra tempestivo, Vicepresidente Riba, perché poteva farlo notare anche prima della votazione finale.
L'articolo 83 del Regolamento recita: "Prima della votazione finale ogni Consigliere può richiamare l'attenzione del Consiglio sopra le correzioni di forma e le modifiche di coordinamento che giudichi opportune nonché sopra quelle disposizioni già approvate che sembrino in contrasto tra loro o inconciliabili con lo scopo della legge.
2. Nel caso di semplici correzioni di forma, il Consiglio delibera per alzata di mano dopo l'intervento di non più di un oratore per ciascun Gruppo.
3. Le proposte di modificazione dovute a ragioni di coordinamento, al contrasto con le disposizioni adottate o alla loro inconciliabilità con lo scopo della legge sono ammissibili solo quando alla richiesta stessa non si oppongano oltre un quarto dei componenti del Consiglio. Nel caso in cui tali proposte siano ammesse, esse sono adottate a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio.
4. Qualora la necessità di correzioni formali sia rilevata in un momento successivo, tali correzioni possono essere apportate dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Delle medesime è data comunicazione al Consiglio nella prima seduta".
Se l'Aula acconsente, diamo atto che il comma 5 viene espunto dal testo, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento.



(L'Aula acconsente)



PRESIDENTE

Indìco, pertanto, la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 31, che diventa articolo 33, nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 32



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 36 presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Vaglio: All'articolo 32, comma 1, le parole "entro centottanta giorni dalla sua entrata in vigore" sono sostituite dalle seguenti "entro centottanta giorni dalla data di ricostituzione dell'organo rappresentativo".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 36).
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 16 presentato dai Consiglieri Mellano e Palma: Articolo 32 "Norme transitorie" Dopo il comma 3 è aggiunto il seguente comma 3 bis "Nel caso in cui, alla data di approvazione della presente legge, la deliberazione di una amministrazione comunale relativa al passaggio ad altra comunità montana sia sottoposta a referendum, a norma dell'articolo 8 del decreto legislativo 267/2000, la Giunta regionale, verificata l'osservanza dei principi di cui all'articolo 27, comma 3 e 5 del decreto legislativo 267/2000, all'articolo 7 della legge 265/1999, nonché delle norme contenute nella presente legge, è autorizzata ad adottare gli atti conseguenti alla richiesta dell'amministrazione comunale solamente dopo la tenuta della consultazione referendaria. Il suddetto provvedimento di riordino è adottato con le modalità previste all'articolo 5, comma 2." La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Per porre un'osservazione. In questo emendamento diciamo che, nel caso in cui alla data di approvazione della presente legge, la deliberazione di un'Amministrazione comunale relativa al passaggio ad altra Comunità montana sia sottoposta a referendum, la Giunta regionale, verificata l'osservanza dei principi, nonché delle norme contenute nella presente legge, è autorizzata ad adottare gli atti conseguenti alla richiesta dell'Amministrazione comunale, solamente dopo la tenuta della consultazione referendaria.
Per carità, se si tratta di un'operazione di basso profilo e di aggiustamento - così io la ritengo - possiamo scrivere tutto quello che si vuole (non voglio certo tenere ulteriormente in panne una situazione che rappresenta un provvedimento atteso, forse non oggettivamente, ma soggettivamente, per il fatto che da anni ormai si protrae il mantenimento in essere di questa situazione); sia chiaro, però, che stiamo approvando una legge.
Una legge prevede automaticamente che si agisca a termini di legge, per tutto e per tutti. Non può esistere una legge che alteri significativamente il diritto oggettivo connesso con l'esercizio di altri istituti referendari o altri istituti che rappresentino il diritto positivo di tutela delle popolazioni dei cittadini e degli organismi dello Stato.
Vorrei che fosse evidente che questa è un'indicazione di natura politica estranea al testo e alla disciplina della legge; altrimenti, sotto questo profilo, occorre dare delle indicazioni di ordine normativo politico e perentorio per l'esecuzione di questa legge, per gli atti esecutivi da parte della Giunta. Mi pare, però, che gli atti esecutivi da parte della Giunta siano, a loro volta, normati dalla vigenza del diritto positivo che riguarda la tutela di tutti gli istituti giuridici possibili e immaginabili. Prima ho sottolineato un punto che mi sembrava inapplicabile perché in contrasto con la legge: era evidente che avrebbe comportato la non possibilità di applicare la legge.
In questo caso, la legge è applicabile oppure non lo è.
L'esistenza di istituti in corso rappresenta un altro profilo e percorso giuridico-istituzionale e amministrativo. In questo caso, se lo si vuole fare, si può decidere di farlo; mi pare, però, che si perda di vista il valore di una legge in senso formale, sostanziale e politico.
Ritengo che i diritti di cui si parla, debbano essere comunque e sempre oggettivamente tutelati; non va scritto in una legge, perché scrivere in una legge che quel diritto va tutelato è come dire che i diritti non espressamente richiamati non vanno tutelati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Mi rendo conto che la vicenda di questo emendamento e di quelli connessi, sia particolarmente complessa. Non mi pare, questo, il momento per approfondire ulteriormente una materia che è già stata ampiamente sviscerata e approfondita in Commissione.
Mi limito a ricordare al Vicepresidente Riba che ci troviamo dinnanzi ad un caso evidentemente occasionato da una questione particolare, ma non siamo nella situazione di una norma ad hoc. Si tratta di una norma generale che, rispetto ad una materia come quella dell'unione di Comuni (che rispetto ad altri versanti - penso alla fusione - vede il passaggio referendario come passaggio obbligato, anche in termini amministrativi) segnala l'esigenza di rispettare - e uso le parole del Vicepresidente Riba oggettivamente un diritto, laddove questo diritto è previsto dalla legge e si fa carico del fatto che esiste una condizione di aporia della legge amministrativa, che non consente alcuna forma di giurisdizione positiva rispetto ad un diritto che viene negato e della cui violazione l'Assemblea regionale è responsabile.
Questo, non perché la Regione si debba far carico specificamente della situazione di un Comune, ma perché, con un atto di ordinamento amministrativo, deve tener conto del fatto che nell'ordinamento amministrativo esistono una serie di diritti, non necessariamente confliggenti, ma non necessariamente sovrapponibili con quelli che andiamo a disciplinare, che devono essere tenuti presenti.
Penso che questa soluzione che, in realtà, non pregiudica nulla e che nella migliore o peggiore delle ipotesi, a seconda dei punti di vista consente un qualche grado di giurisdizionabilità di una decisione amministrativa, sia equa e coerente.
Mi pare che da questo punto di vista l'accordo raggiunto con la Giunta regionale garantisca sul fatto che la Giunta regionale non intende negarsi il diritto ad una prerogativa che la legge assegna all'articolo 5. Si tratta di segnalare, nei buchi della legislazione amministrativa regionale un buco particolare chiedendo di porvi rimedio.
Per il resto mi rendo conto che è una soluzione di mediazione, come tante altre soluzioni di mediazione sono state trovate su questa legge così come molte proposte presentate.



PRESIDENTE

Abbiamo ascoltato il parere del Vicepresidente Riba, che era anche il correlatore di questo testo, sul quale la Giunta ha espresso parere favorevole, espresso dall'Assessore Vaglio.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 16.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 22 presentato dai Consiglieri Palma, Mellano Cattaneo, Bolla e Marengo: All'articolo32, dopo il comma 3, si propone di aggiungere il seguente: "3 bis. I termini fissati dalla DGR n. 30-7708 del 18.11.2002 per la concessione di contributi regionali volti alla gestione associata di funzioni e servizi comunali di cui all'articolo 28 del d.lgs. 267/2000 sono riaperti per 60 giorni dalla data di emanazione del decreto del Presidente della Giunta regionale, allo scopo di consentire la partecipazione dei Comuni in base alla delimitazione delle zone omogenee di cui all'articolo 5 comma 2".
Non essendoci interventi, indico la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 37 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Vaglio: All'articolo 32, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente comma 4: "4. All'atto dell'entrata in vigore della presente legge, il Presidente della Giunta regionale con il decreto di cui all'articolo 5 della l.r.
16/1999 come modificato dalla presente legge, provvede alla costituzione delle comunità montane, secondo la composizione territoriale di cui all'articolo 3 della l.r 16/1999 come modificato dalla presente legge".
Non essendoci interventi, indico la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.
Indìco ora la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32, che diventa articolo 34, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 33 (che diventa articolo 35)



PRESIDENTE

Indìco ora la votazione, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33, che diventa articolo 35, nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 17 (che diventa articolo 36) presentato dalla Giunta regionale ,a firma dell'Assessore Vaglio: "Articolo 34 (Dichiarazione d'urgenza) La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'articolo 45 dello Statuto della Regione Piemonte ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".



PRESIDENTE

Non essendoci interventi, indico la votazione, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio per la replica.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Volevo solo sottolineare la chiusura del percorso, piuttosto lungo e complicato, di approvazione della modifica della legge n. 16.
Noi, come Regione, siamo stati probabilmente tra le prime Regioni di Italia ad adottare la legge dello Stato, cioè la legge sulla montagna.
L'abbiamo modificata perché dopo quattro anni avevamo avuto la necessità di farlo; quindi, nel 1999 abbiamo provveduto a porre in essere alcuni aggiustamenti che erano risultati necessari.
Oggi, a fronte dell'approvazione di ben due leggi nazionali, la n.
265/99 e il d. lgs. n. 267/2000, la nostra legge purtroppo risultava inadeguata. Come Regione fornivamo alle Comunità montane indicazioni precise su come organizzare i loro Statuti, in ordine al Consiglio e alla Giunta. Fornivamo indicazioni precise (con un modo di legiferare che non era quello odierno) con alcune operazioni coattive che opportunamente abbiamo eliminato.
Devo dire che, dalla prima attuazione della legge n. 97/94, la Regione Piemonte ha avuto una sua legge regionale che ha consentito alle Comunità montane di crescere.
un periodo di maturazione progressiva, si siano progressivamente trasformate in Enti di gestione del territorio, ma anche di programmazione dello sviluppo. Ritengo, pertanto, abbiano dimostrato in più occasioni la loro capacità progettuale e di spesa.
Sulla montagna piemontese abbiamo visto attuarsi degli investimenti assolutamente interessanti; abbiamo assistito ad un arresto della fuga dalla montagna e ad un miglioramento delle condizioni di vita. Tutto questo, in un periodo in cui la modifica nazionale del Welfare non creava delle condizioni favorevoli.
Oggi arriviamo con un testo che, è vero, è stato presentato in attuazione delle leggi nazionali, ma rappresenta la testimonianza che il Consiglio regionale del Piemonte ha una fortissima sensibilità nei confronti dei territori marginali, in particolare quelli di montagna.
E' un testo attraverso il quale si afferma, con forza, la capacità e l'autonomia delle Comunità montane e si dimostra come, statutariamente, si conceda loro piena autonomia, piena possibilità di organizzazione, di interpretazione del territorio e della propria specificità.
E' un approccio dal basso verso l'alto, con il quale consentiamo lo sviluppo delle aree marginali. Era nella discrezionalità della legge regionale interpretare, più o meno estensivamente, questo concetto; voglio complimentarmi e ringraziare i Consiglieri, perché hanno voluto concedere la forma più ampia di autonomia statutaria alle Comunità montane mettendole in condizione di meglio rappresentare specificità così differenziate sul territorio piemontese.
Di questo non posso che essere soddisfatto, anche se il percorso è stato lungo, complicato e difficile. Non posso che essere soddisfatto perché, finalmente, le Comunità montane sono aree omogenee del territorio all'interno del quale il concetto di montanità è stemperato in un concetto più generale di capacità gestionale, di interpretazione e di sviluppo.
Alcuni Comuni non montani, Comuni collinari, verranno a far parte delle nostre Comunità montane; questa è la dimostrazione che il modello "Comunità montana" è considerato, per lo meno in Piemonte, un modello vincente.
Se tale modello ha potuto proporsi in questo modo al territorio, alla comunità piemontese, in massima parte deve ringraziare la lungimiranza del Consiglio regionale del Piemonte, che ha saputo esplicare, in modo trasversale e con grande buon senso, il proprio compito di Assemblea legislativa.



PRESIDENTE

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Ritengo vada sottolineato, sia pure brevemente, il valore del percorso che si completa con una legge.
Nel merito, naturalmente, ci sono state e ci sono tuttora opinioni articolate, anche da parte del mio Gruppo.
Mi scuso con i Consiglieri del Gruppo Radicale per la discussione riguardante l'opportunità di collocare, nel testo della legge un'indicazione che ha un carattere rispettabile e importante, ma che - a mio parere - non sarebbe collocabile in quel testo. Questo, comunque, non ci distoglie da una convergenza sul testo finale.
Sottolineo che il panorama della riorganizzazione dei territori montani presenta qualche aspetto di non totale condivisione, riguardo al rapporto territoriale tra l'alta e la basse Valle di Susa; anche in questo caso lascia impregiudicati i territori, rispetto alle loro prerogative.
E' importante aver ridefinito un disegno organizzativo, che non è fine a se stesso, ma che è finalizzato a consentire un ulteriore passo avanti alla nostra politica dell'organizzazione federalista e al principio della sussidiarietà, rispetto a quei territori che hanno - ne convengo particolare bisogno di fiducia istituzionale. E' un disegno organizzativo che consentirà loro di impegnarsi in un progetto, sicuramente oneroso, di ricostruzione della condizione di autonoma prospettiva e sviluppo del territorio montano, che ultimamente era un po' troppo introverso rispetto ai problemi gestionali e amministrativi.
Da questo punto di vista, ritengo ci sia un'operazione di rilancio del sistema dell'organizzazione dell'autonomia montana, in funzione delle attese riguardanti le condizioni, non solo del territorio e delle popolazioni montane, ma un po' più generali.
Spero sia condiviso, oltre che votato, da questo Consiglio regionale il senso della montagna e il peso della montagna, sia dal punto di vista geografico sia sociale sia economico, nei destini dell'economia complessiva dell'intera regione.
Avere utilizzato la possibilità - per ora unica, tra le Regioni italiane - di destinare una parte dei ritorni del costo finale dell'acqua a favore dei territori montani, significa aver fatto qualcosa in più che ripetere pedissequamente alcuni principi affermati nella legge 97 del 1994.
Riteniamo necessario prevedere, nell'imminente discussione del documento di politica economica-finanziaria - e chiediamo istituzionalmente alla Giunta di farne una tempestiva valutazione - in collegamento con la legge sui piccoli Comuni, l'ipotesi di attribuzione di una serie di opportunità finanziarie alle Comunità montane, ad esempio l'assunzione degli oneri, non a carico delle Comunità stesse, per il mantenimento dei servizi, come la Posta, la scuola, la localizzazione del trasporto (mi permetto di ricordare all'Assessore Casoni la fatica immane, e spesso poco coronata dal dovuto successo, dei Sindaci dei territori montani per avere una situazione di collegamenti che corrisponda ad un diritto e non ad una concessione). Questo vuol dire lavorare per lo sviluppo delle condizioni di civiltà, sui territori montani del Piemonte.
Il mio Gruppo (tutti i colleghi e il Segretario regionale) si è impegnato affinché il percorso che stiamo prevedendo, parallelamente all'approvazione della legge, significhi un po' più di cittadinanza complessivamente, per tutti i territori della regione, nell'ambito della concessione di una Regione, che abbia effettivamente un carattere unitario non tanto solidaristico, quanto come concezione del pluralismo territoriale geografico, organizzativo e culturale, che rappresenta un dato, una caratteristica e anche una ricchezza di questa Regione.
Per questi motivi e con questi richiami, fermo restando un rinvio alla discussione del documento finanziario per un'ulteriore allocazione delle sensibilità, in termini di bilancio, e di diritti, in termini di definizione di risorse proprie e dei territori montani, il nostro Gruppo voterà a favore di questo testo di legge.



PRESIDENTE

La ringrazio, Vicepresidente Riba.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valvo; ne ha facoltà.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente e colleghi. L'approvazione del testo unico delle leggi sulla montagna, oltre a dare attuazione alle nuove disposizioni nazionali sulle Autonomie locali, consente alla Regione di dotarsi di uno strumento legislativo più flessibile e adeguato alle esigenze della montagna piemontese.
E' una legge che risponde pienamente ai principi di autonomia e federalismo propri del programma della Casa delle Libertà e salvaguarda l'autonomia degli Enti montani.
La rideterminazione e la ridelimitazione degli ambiti territoriali delle Comunità montane ha tenuto conto delle richieste avanzate dal territorio.
Per queste motivazioni, riteniamo che il provvedimento predisposto dall'Assessore Vaglio sia molto positivo e vada nella direzione auspicata dagli Enti locali e dalle Comunità montane.
Pertanto, il voto di Alleanza Nazionale sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio

Grazie, Presidente. Ribadendo il voto favorevole del nostro Gruppo su questa legge, voglio ringraziare la Giunta, l'Assessore Vaglio e tutti i colleghi che hanno lavorato all'elaborazione di questo testo, sicuramente importante, per la montagna.
Non dimentichiamo che la montagna è molto importante per la nostra regione e che rappresenta una realtà territoriale prevalente. Intervenire nell'ambito dell'organizzazione delle Comunità montane, sia sotto l'aspetto di riorganizzazione territoriale sia nei confronti di una serie di altri elementi, evidenziati in modo importante in questa legge, è un atto dovuto e molto positivo.
Con il lavoro emendativi, sono stati toccati e rimarcati molti aspetti importanti, attraverso la ridefinizione territoriale delle Comunità montane.
E' stato ribadito - e di questo ringrazio la Giunta e l'Assessore Vaglio - un concetto fondamentale, posto all'attenzione del Consiglio attraverso un emendamento: l'importanza che le funzioni amministrative rimangano in capo ai Comuni che ne hanno competenza specifica, e che questi possano delegare l'esercizio delle funzioni ai Comuni associati.
Questo è un concetto fondamentale che la nostra forza politica ha sempre sostenuto e che rientra ampiamente nel nostro programma di governo sia a livello regionale sia nazionale. E' un aspetto importante, che non lede gli obiettivi delle Comunità montane, quindi della Regione, per gestire in modo economico e associato tutte quelle funzioni che si ritiene necessario e utile gestire in forma associata.
Nell'esprimere la nostra soddisfazione, ribadisco che il lavoro svolto nella fase emendativa, con tutto il Consiglio regionale, è stato molto importante. Do atto dell'ampia partecipazione dei Consiglieri, proprio perché il problema della montagna è un aspetto posto all'attenzione di questo Consiglio regionale, da parte di tutte le forze politiche.
Questo è un primo passo importante, al quale ne dovranno seguire altri di impegno costante verso il sostegno di tutte quelle iniziative che sono e saranno utili all'economia montana, soprattutto per evitare lo spopolamento, che è uno dei problemi maggiormente presenti in quei territori. Ogni nostra iniziativa in quella direzione è fondamentale e importante.
La Giunta sta lavorando per questi obiettivi e sta lavorando bene; non possiamo che essere soddisfatti di questo, nonché di poter partecipare attivamente, attraverso la realizzazione di quegli obiettivi che questa legge si è data, proprio a favore della montagna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Per ragioni di economia di tempo e anche di sintonia politica, svolgo questa dichiarazione di voto anche su incarico dei colleghi Moriconi (Gruppo Verde) e Papandrea (Gruppo Rifondazione Comunista); è un'unica dichiarazione di voto dei tre Gruppi, che assume come forma, la voce del sottoscritto.
Esprimeremo un voto contrario a questa legge, per un motivo: sulla montagna non si dovrebbe mettere mani estranee ai problemi reali della montagna stessa. In particolare, non dovrebbero essere mani colorate, a tinte forti, da interessi politici di alcun tipo, sia di carattere generale sia di carattere locale.
Al contrario, ci pare che, in parecchie di queste occasioni soprattutto quelle dell'ultima ora, gli emendamenti presentati in fretta e furia da qualche collega Consigliere abbiano delimitato il territorio diversamente da come il provvedimento era nato e avevano richiesto i soggetti interessati (Comuni e Comunità montane), lasciando un buon numero di elementi certi che tale delimitazione è di natura politica. Ha dietro delle mire politiche, che sono state anche enunciate da alcuni colleghi; il Consigliere Contu ne ha esplicitata una, nei minimi dettagli, con nomi e cognomi di personaggi che vorrebbero, in base alla nuova delimitazione essere eletti in un certo Comune, per poi far parte delle Presidenze di qualche Comunità montana.
Questo, è un modo di violare e violentare le esigenze della montagna che sono complesse e che, in certe situazioni, hanno il conforto della morfologia del territorio, che dovrebbe costituire una guida sicura per decidere a quali Comunità appartengano certe aree geografiche. Il problema della Val Cenischia ne è esempio.
Pertanto, di fronte a un atteggiamento clientelare, di carattere politico, che ha introdotto delle variazioni di territorio in capo alle Comunità montane e che segna questo provvedimento come un provvedimento non di montagna e per la montagna, ma un provvedimento della politica della pianura che, tanto per cambiare, mette le mani sulle esigenze della montagna e le segna di particolari interessi politici, esprimo, a nome del mio Gruppo, del Gruppo Verde e del Gruppo di Rifondazione Comunista, il voto contrario.
Ringrazio i colleghi per la delega, che ricambierò molto presto.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi per dichiarazione di voto, indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 Consiglieri hanno votato Sì 32 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sull'ordine dei lavori per sollecitare una decisione. Lo faccio per togliere dall'imbarazzo il sottoscritto ed altri colleghi che continuano ad avere seduto alle proprie spalle il Consigliere Tomatis, che è un collega che fa parte ormai della maggioranza. Lui è seduto dietro di noi e quindi, anche involontariamente, sente i nostri discorsi e le nostre strategie, e può poi riportarli al livello della maggioranza. Questo è molto imbarazzante.
Mi permetto di dire questo per la simpatia che nutro nei confronti del collega Tomatis, quindi non è nulla di personale. Però chiedo veramente che il collega Tomatis venga spostato dai banchi dell'opposizione al posto che si merita, che è quello della maggioranza.



PRESIDENTE

Come Ufficio di Presidenza abbiamo già preso una decisione, e questo non è un segreto. Abbiamo dato incarico ai Consiglieri Questori di comunicare la decisione, in maniera preventiva, ai Consiglieri coinvolti per fare in modo che questa sia il più possibile condivisa da tutti i Consiglieri.
La decisione è già stata presa, ma non è ancora stata attuata soltanto per questioni di forma.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, ringrazio lei e l'Ufficio di Presidenza per aver preso questa decisione che, mi auguro, possa concretizzarsi almeno dalla prossima seduta.
Al di là dell'intervento del Consigliere Chiezzi che non posso non condividere, volevo sottolineare che avevamo già sollecitato la decisione nella seduta precedente, perché come Gruppo consiliare vorremmo anche noi essere messi in condizione di lavorare come tutti gli altri. Non vorrei che ci fossero Gruppi consiliari di serie A e Gruppi consiliari di serie B.
Prendo atto delle decisioni del Presidente, augurandomi che dal prossimo Consiglio - non dico da domani ma da martedì prossimo - anche noi dell'UDC potremo avere un posto come tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, comunico che in merito al punto 2) all'o.d.g.
inerente alla proposta di deliberazione n. 282 "Legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e successive modificazioni. Piano Territoriale della Provincia di Torino", sono stati presentati alcuni emendamenti dai Consiglieri Manolino, Marengo e Bolla.
Devo dire che, in questo momento, non sono in grado di valutarli perché lo devo fare in riferimento al testo. Provvederò ad esaminerò tra stasera e domani mattina, e domani alle 14,30 tratteremo il provvedimento.
Non posso fare altro.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Presidente, la comunicazione sulla sanità si fa domani mattina?



PRESIDENTE

Ha intuito bene. Preciso che l'Assessore D'Ambrosio mi aveva comunicato la difficoltà di essere presente domani mattina, ma vista la sua richiesta si è liberato dagli impegni.



MANICA Giuliana

Lo ringrazio commossa. Adesso però quali provvedimenti esaminiamo? Perché c'è anche una proposta di legge richiesta dalla collega Suino richiamata in aula ed inserita nell'o.d.g.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 773 inerente a "Grave violazione dei diritti umani sull'isola di Cuba"; esame ordine del giorno n. 791 inerente a "Preoccupazione circa lo stato di detenzione dei prigionieri presso la base americana di Guantanamo (Cuba)" ed esame ordine del giorno n. 790 inerente a "Violazione dei diritti umani nella Repubblica del Congo" (interrogazione n. 2259 presentata dal Consigliere Marco Botta inerente a "Dimostrazioni contro ambasciate italiana e spagnola a Cuba" collegata)


PRESIDENTE

Preso atto dell'assenza degli Assessori Casoni e Cavallera, passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g., che prevede l'esame dei seguenti ordini del giorno: esame ordine del giorno n. 773 inerente a "Grave violazione dei diritti umani sull'isola di Cuba", presentato dai Consiglieri Papandrea, Chiezzi Contu, Moriconi e Mercurio esame ordine del giorno n. 791 inerente a "Preoccupazione circa lo stato di detenzione dei prigionieri presso la base americana di Guantanamo (Cuba)", presentato dai Consiglieri Marcenaro, Caracciolo, Ronzani Marengo, Manica, Angeleri, Cattaneo, Placido, Mellano, Riba, Muliere Giordano e Palma esame ordine del giorno n. 790 inerente a "Violazione dei diritti umani nella Repubblica del Congo", presentato dai Consiglieri Angeleri, Costa R.
Scanderebech, Tomatis, Marcenaro e Mellano Il punto è unico, perché abbiamo ritenuto questi ordini del giorno a quello che attiene alla violazione dei diritti umani, o meglio ad una supposta violazione dei diritti umani. Quindi, facciamo la discussione generale, e successivamente votiamo questi ordini del giorno.
Iniziamo dall'ordine del giorno n. 733, relativo all'isola di Cuba.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Abbiamo presentato questa mattina un ordine del giorno collegato sempre relativo ai diritti civili a Cuba.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 792 relativo a "Condanna per la repressione praticata nei confronti dei dissidenti da parte del regime cubano", a firma dei Consiglieri Botta Marco, D'Onofrio, Galasso, Godio e Valvo, è quindi da considerarsi collegato trattandosi di Cuba.
Propongo di discutere prima gli ordini del giorno n. 733 e n. 791, che hanno per oggetto l'isola di Cuba e, separatamente,l'ordine del giorno n.
790 sul Congo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Sono stati distribuiti, su questo punto, tre ordini del giorno; due di essi vertono sullo stesso tema, mentre il terzo mi pare attenga ad un tema completamente diverso, sul quale il Consiglio regionale si è già pronunciato, con un ordine del giorno, votato a larghissima maggioranza.
Chiedo, pertanto, ai Consiglieri di Alleanza Nazionale, che hanno presentato questo documento, ma che avevano anche votato, a suo tempo l'altro ordine del giorno, l'utilità di riproporre una questione che era già stata oggetto di discussione.
Rispetto al problema sollevato dal nostro ordine del giorno, è cresciuta anche l'attenzione internazionale e la denuncia, da parte di quelle organizzazioni come "Amnesty International" o altri osservatori internazionali, che hanno definito quella situazione ed esperienza "lesiva dei diritti umani fondamentali".
Il nostro ordine del giorno chiede al Presidente della Giunta regionale di adottare tutte le iniziative utili affinché siano applicate tutte le norme internazionali che garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali affinché sia data piena applicazione alle convenzioni delle leggi esistenti, affinché le persone che sono giudicate da uno Stato, siano giudicate secondo le leggi che in quello Stato sono applicate a tutti i cittadini, e non con una legislazione o atti speciali, che non trovano riscontro in nessun atto legislativo.
E' importante che il Consiglio regionale del Piemonte, dopo aver espresso, settimane fa, un voto largamente convergente su un punto riguardante la persecuzione dei diritti umani e civili da parte del regime castrista, esprima oggi una posizione altrettanto forte su questo punto che riguarda una questione di rispetto e di violazione delle libertà.
Ritengo che questo fatto sia importante e che il testo del documento sia tale da permettere una posizione convergente dell'intero Consiglio regionale del Piemonte, con un voto significativo, che dia seguito alle iniziative di questo genere.
Il nostro Gruppo si muove in questo modo, cercando di realizzare - su questi argomenti - il massimo della convergenza.



PRESIDENTE

Ho verificato e, poiché abbiamo già votato un ordine del giorno analogo, dichiaro superato l'ordine del giorno n. 792 presentato dai Consiglieri Botta Marco, D'Onofrio, Galasso, Godio e Valvo (ne ho già parlato con il Consigliere Botta).
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Come è stato ricordato, due mesi fa abbiamo svolto una discussione abbastanza accesa, sulla situazione esistente a Cuba, che ha portato alla votazione di un ordine del giorno.
Ho notato, insieme ad altri colleghi, che, mentre si era molto severi nel giudicare la situazione dell'isola di Cuba, non si faceva minimamente cenno alla situazione presente in un'altra parte dell'isola, occupata illegalmente, perché l'attuale Governo non ha mi concesso l'uso di quel territorio, che continua ad essere occupato. In quel territorio, centinaia di persone, provenienti da diversi Paesi, sono imprigionate e prive di qualsiasi diritto.
Mi ha fatto piacere che, nei giorni scorsi, la notizia sia apparsa su una serie di quotidiani, perché, per l'entità e la durata di quanto sta avvenendo (sono quasi due anni che la situazione si protrae), si vive una realtà veramente pesante.
Ritengo che la reticenza nel discutere di questo problema derivi dal fatto che sia il Governo degli Stati Uniti ad attuare quelle politiche di violazione dei diritti umani; Governo esigente nei confronti degli altri Governi, ma più spregiudicato al proprio interno. Sarebbe lunga la denuncia delle violazioni dei diritti umani che si verificano all'interno degli Stati Uniti e del sistema statunitense: un Paese che, a differenza di altri, non è certo la culla della democrazia, in quanto la discriminazione razziale si è protratta, sotto forma di schiavismo, fino a quasi 150 anni fa, e, sotto forme anche giuridiche, fino a metà degli anni '60. Anche oggi, si protrae in modo sostanziale; basta pensare alle popolazioni presenti nelle carceri, per rendersi conto che il problema della discriminazione razziale negli Stati Uniti è molto presente. E' uno dei tanti fatti.
In questo caso, vogliamo denunciare una situazione gravissima; il fatto che altri ordini del giorno riprendano le denunce presentate nel nostro documento, conferma la mia valutazione.
Abbiamo scritto questo ordine del giorno, aperti e disponibili anche ad una modifica dello stesso; si potrebbe arrivare, pertanto, alla votazione di un ordine del giorno unico.
Se nel corso della discussione di questo ordine del giorno fossero state proposte delle modifiche, probabilmente le avremmo valutate. Questo ordine del giorno ha sollevato un problema che - mi pare abbastanza unanimemente - il Consiglio considera importante.
Ritengo, anche da un punto di vista metodologico, che sarebbe stato meglio intervenire, in particolare all'interno delle forze politiche del centrosinistra, sul testo che era già stato preparato e non arrivare con due testi alternativi.
Nonostante questo, che lo considero un atto di scortesia, pertanto voterò, oltre all'ordine del giorno che ho illustrato, anche l'altro ordine del giorno, perché riprende - anche se con forme un po' più stringate rispetto al nostro testo - le stesse considerazioni.
Guardando, dunque, la sostanza del documento, lo voterò, perché mi pari sottolinei e condanni lo stesso aspetto di gravità. E' importante che ci sia un testo approvato a più larga maggioranza possibile, per denunciare questo tipo di situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Cuba in ottobre è calda come in agosto. O quasi. Neppure a fine novembre sarà tanto diversa, perché terrà ancora tanto calore. Bisogna attendere il mese a cavallo tra gennaio e febbraio per avere un po' di freddo, così chiamano a Cuba il tempo delle temperature intorno ai 18 gradi.
Il calore dei rapporti umani, invece, non va in vacanza, non ha stagioni. Molti problemi a Cuba, ma nessun problema è dato per irrisolvibile. A Cuba si può risolvere tutto, dicono i taxisti, a proposito di trasporti, i camerieri sui problemi di cibo, i meccanici a proposito di manutenzione di auto, motori e meccanismi vari. Una soluzione si trova sempre, con la forza e l'inventiva della solidarietà e della cooperazione dell'aiutarsi e dell'aver imparato a farlo dopo oltre 40 anni di embargo. A Cuba si può, tutto, meno che la droga: per quella no, nessun lasciapassare.
Patria o muerte, dice a conclusione l'oratore.
Venceremos, rispondono all'unisono gli astanti.
Patria o muerte Venceremos, è una delle parole d'ordine della rivoluzione cubana che si possono leggere sui grandi tabelloni nei viali dell'Habana.
Un centinaio di persone è presente la mattina di domenica 27 settembre 2002 alla cerimonia di inaugurazione, nel Museo "Marcia del popolo combattente", nel Municipio di Playa, un sobborgo dell'Habana, di una sala dedicata al giovane italiano Fabio Di Celmo, commerciante di 32 anni ucciso il 4 settembre 1997, in un attentato terroristico, all'Hotel Copacabana sito in calle Primera, nel quartiere Miramar, poco lontano di lì.
Attentato volto a creare panico tra i turisti, messo in atto da una filiera di criminali e mafiosi ben nutrita negli Stati Uniti.
Terrorismo: perché l'embargo non basta per piegare l'indipendenza di Cuba.
L'attentatore fu un cittadino salvadoregno, Raul Ernesto Cruz Leon addestrato come paracadutista e franco tiratore in una scuola militare nello Stato nordamericano della Georgia. Tutta l'operazione fu organizzata nella città di Miami, da una struttura sovversiva subordinata alla cosiddetta Fondazione Nazionale Cubano Americana, diretta dal boss controrivoluzionario Jorge Mas Canosa.
Fabio, la vittima, è un giovane nato a Genova il 1' giugno 1965, ha abitato, giocato e studiato a Genova Pegli. Ha ottenuto la maturità al Liceo ginnasio "Giuseppe Mazzini". Una passione per il gioco del pallone nel ruolo di libero della squadra del Sciardorasca. Legge avidamente, gira il mondo per lavoro, un ragazzo appassionato, pieno di entusiasmo e amico del popolo cubano. Venne a Cuba - scrive il padre Giustino - "solo per aiutare e offrire la sua solidarietà".
Quella mattina Fabio aveva appuntamento al Lobby bar dell'Hotel Copacabana, per salutare una coppia di amici, che concludevano il viaggio di nozze e ripartivano per l'Italia alle ore 15.
Lo scoppio della bomba, 4 etti di plastico "C-4", lo colpì e Fabio morì durante il trasporto in ospedale. In quelle settimane, altre 11 bombe furono piazzate in luoghi turistici per colpire un settore economico portante dell'economia cubana.
Il New York Times pubblicò, il 12 e 13 luglio 1998, interviste al terrorista di origine cubana, Luis Posada Carriles, addestrato dalla CIA che si assunse la responsabilità politica degli attentati. Anche il quotidiano La Repubblica, il 13 luglio 1998 riprese quelle interviste in un articolo a pagina 12, dal titolo "Noi abbiamo ucciso l'italiano".
Alla cerimonia di inaugurazione è presente il Ministro dell'Università Fernando Vecino Alegret. Sono presenti anche le madri dei cinque patrioti cubani, ingiustamente detenuti in carcere negli Stati Uniti, patrioti che combattono proprio il terrorismo che ha ucciso Fabio Di Celmo.
E' presente il padre di Fabio, Giustino, che ha combattuto in Italia in fascismo. Iniziò all'Habana un'attività commerciale di import-export.
Ora ha donato al Museo l'allestimento della sala dedicata al figlio Fabio.
Il Museo organizza una volta al mese una "pena", una riunione su argomenti vari sulla storia e cultura della borgata. Oggi la "pena" è dedicata alla cronaca e all'atto terroristico che ha ucciso Fabio.
Cento persone nel cortile, sul retro del Museo, un po' di sole, un po' di ombra, su tutto il calor. Giustino, il papà, ricorda l'ultimo respiro della sua vita, un ragazzo che lottava contro il terrorismo e l'ingiustizia, e per l'amore verso tutti i popoli del mondo.
Giustino ha donato questa mostra, con 55 cimeli della vita di Fabio esposti in una sala al primo piano, per affermare un ricordo storico culturale e politico.
Si legge una poesia. La madre di uno dei cinque patrioti in carcere da oltre un anno nelle prigioni "dell'imperio" dice che non cesserà la lotta contro il terrorismo. Si recita un'altra poesia, la cantante Marilena Pena canta una canzone scritta per Fabio da Emanuela Gonin, una compositrice residente nel Municipio di Playa Parla Marta: "E' stato terribile perdere Fabio", e recita una poesia. Parla Acela Caner, professoressa universitaria e ricercatrice, ha scritto un libro su Fabio, "Il ragazzo del Copacabana".
Interviene un pittore che consegna una targa a Giustino Di Celmo. Si legge una poesia scritta nel IV secolo d.c. a Roma. Si continua con testimonianze, tanto affetto, solidarietà e voglia di lottare.
Una domenica mattina come la si può vivere a Cuba, intensa per sentimenti, combattiva per scelta politica, fraterna per la coesione che lega il ricordo di una innocente vittima all'impegno costante nel difendere ogni giorno, anche la domenica mattina, la rivoluzione cubana.
A Cuba, a Guantanamo, c'è una base degli Stati Uniti dove sono tenute in gabbia centinaia di persone in violazione del diritto internazionale e di ogni diritto della persona, garantito anche dalla Carta delle Nazioni Unite.
Voterò gli ordini del giorno che denunciano questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. La vicenda di cui parliamo, alla quale gli ordini del giorno fanno riferimento, nasce l'11 settembre di due anni fa. Voglio ricordare che, quest'anno, l'11 settembre sarà una data che molti di noi ricorderanno, perché l'11 settembre di 30 anni fa abbiamo vissuto la vicenda del golpe di Pinochet, che ha rovesciato il Presidente Allende imponendo una crudele e feroce dittatura al Cile.
Come è strano il mondo! Come vanno le vicende! Si parla dell'11 settembre pensando all'attentato alle Torri Gemelle, e si dimentica la vicenda del Cile.
La situazione di Guantanamo, è sotto gli occhi di tutti, situazione che denunciamo nel documento che abbiamo presentato in contrapposizione con le regole che la Convenzione di Ginevra detta, riguardo alla detenzione dei prigionieri di guerra, è sotto gli occhi di tutti. Tutti gli organi di stampa hanno preso atto di quanto sta avvenendo nell'isola di Guantanamo.
Come firmatario dell'ordine del giorno n. 773, condivido l'opinione espressa da chi mi ha preceduto: siamo disponibili, cioè, ad una modifica del documento e, pertanto, la presentazione dell'ordine del giorno n. 791 sarebbe inutile. Inoltre, l'ordine del giorno n. 791, pur essendo condivisibile, presenta alcune affermazioni che non approvo totalmente. In particolare, quando si insinua che le persone rinchiuse a Guantamano potrebbero essere anche imputate di terrorismo.
Le persone rinchiuse a Guantanamo sono persone catturate e imprigionate nel corso di una guerra, pertanto hanno tutti i diritti di essere trattate come prigionieri di guerra, così come si sottolinea nell'ordine del giorno.
Ciononostante, proprio perché l'ordine del giorno n. 791 rappresenta una presa di coscienza di una situazione sicuramente grave, che in qualche modo deve essere portata all'attenzione dell'opinione pubblica, affinch termini al più presto, voterò entrambi i documenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Personalmente, discriminerei tra l'ordine del giorno n. 791 e l'ordine del giorno n. 773. Dico subito che, mentre mi trova sicuramente consenziente il documento n. 791, non mi trova altrettanto d'accordo il documento n. 773.
Una brevissima considerazione. Ritengo che, sui diritti fondamentali le nostre coscienze debbano essere sempre deste; a volte, per la verità, ci sembrano sopite, ma quando abbiamo indicazioni positive non possiamo che raccoglierle.
Poiché il tono, la puntualità, il garbo dell'ordine del giorno n. 791 mi sembra indiscutibile, non posso che essere d'accordo ed è inutile aggiungere altre espressioni, proprio perché muove da un esame oggettivo della situazione. Le conclusione non possono che essere quelle che devono ispirare chi vuole ancorarsi a valori e società civili.
La contrarietà, invece, per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 773 è espressa dal fatto che, pur contenendo un qualche grumo di verità, è comunque impostato in modo assolutamente ideologico, la presentazione è stata infarcita di polemica ideologica e, quindi, pregiudiziale.
Voglio semplicemente ricordare e sottolineare alcuni aspetti: il richiamo alla Convenzione di Ginevra - "I prigionieri di guerra hanno diritto, in ogni circostanza, al rispetto della loro persona e del loro onore" - ci trova concordi; aggiungiamo che, non solo i prigionieri, ma anche i morti hanno diritto alla dignità della loro persona e del loro onore. Anche la condizione di rinchiusi nelle gabbie metalliche è una condizione disumana che va condannata, che abbiamo sempre condannato, anche quando è accaduto nei confronti di personaggi di grandissima statura culturale e morale.
Detto questo - ripeto - esprimo il mio dissenso riguardo all'ordine del giorno n. 773. Offro, da un punto di vista tecnico, un modestissimo contributo, laddove auspica la possibilità di tornare al proprio Paese, se si tratta di semplici combattenti. Mi pare che l'affermazione del diritto potestativo dello Stato di giudicare e di fare scontare la pena sia praticato in tutti i Paese civili, pertanto, anche sotto questo profilo non mi pare si possa accedere a tale ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Non considerando gli interventi di presentazione dell'ordine del giorno n. 773 come parte integrante del documento, quindi intendendo lo stesso per quello che c'è scritto, richiedendo solo un piccolissimo mutamento in ordine al titolo, riteniamo che anche l'ordine del giorno n. 773 possa essere votato, per una considerazione di banale coerenza.
Al di là delle intenzioni, delle impostazioni, delle motivazioni profonde dei proponenti, un'Assemblea deve votare quello che c'è scritto sui testi che all'Aula vengono proposti. Obiettivamente, al di là di una serie di accenni e accenti non necessariamente condivisibili, mi pare che le svolgimento del tema "Violazione dei diritti umani nel carcere di Guantanamo", sia sostanzialmente coerente e condivisibile. L'unica cosa è che si parli della violazione dei diritti umani nel carcere di Guantanamo perché il titolo "furbetto" dell'ordine del giorno fa trasparire la chiara intenzione dei proponenti di considerare, quelle, le violazioni dei diritti umani che avvengono a Cuba, come se non esistessero altre violazioni dei diritti umani a Cuba, anzi, come se quelle fossero le violazioni dei diritti umani più eclatanti che si praticano sul territorio cubano.
Noi non riteniamo che avvenga in questo modo; riteniamo che le violazioni dei diritti dei detenuti nelle carceri di Guantanamo possano essere invocate e denunciate proprio a partire dalla cultura che di quelle violazioni si macchia, e non il contrario. Chiederemo, pertanto, ai proponenti di spiegare che il tema non è: "Cosa succede a Cuba sui diritti umani", altrimenti lo svolgimento è sbagliato, ma che cosa succede nel carcere di Guantanamo, perché in quel caso lo svolgimento è più o meno giusto e coerente.
Annunciamo il voto favorevole anche su questo ordine del giorno, con una riserva politica generale, cioè che all'interno di quest'Aula, quando discutiamo di questi temi, bisognerebbe giungere, accanto alle varie unanimità che si riescono a registrare sui diversi provvedimenti, ad una convergenza metodologica. Per cui quando parliamo della democrazia, dei diritti umani, delle libertà civili e personali, bisogna farlo con i piedi ben piantati nel territorio culturale ed ideale della democrazia.
E' assolutamente pertinente ed accettabile che un ordine del giorno di questo tipo venga presentato e commentato con toni ed accenti di natura diversa. Politicamente sono convinto che il non denunciare ad altissima voce le violazioni di diritti umani che, nell'altra parte di Cuba, si stanno consumando, rende molto più debole, molto più flebile e molto meno credibile anche la denuncia, secondo me assolutamente condivisibile, della violazione di diritti umani che si consumano nel carcere di Guantanamo.
Da questo punto di vista è vero che la storia del dibattito politico nel nostro paese ha visto le dittature di destra e di sinistra appartenere necessariamente all'album di famiglia di numerose forze politiche.
Quello che auspico, e lo dico molto sommessamente, è che quel fondamentale superamento - che a destra sembra essersi consumato in maniera abbastanza coerente - si possa consumare felicemente per tutti anche a sinistra. Nel momento in cui quest'Aula discute, come ha discusso nelle scorse settimane, sul caso di numerosi cittadini, intellettuali giornalisti e leader politici che vengono arrestati da un regime totalitario per il solo fatto di essere dei dissidenti politici, al di là delle diverse impostazioni sul piano della politica nazionale, riconosca che un regime totalitario è un regime totalitario, che un dissidente politico è un dissidente politico, che una violazione dei diritti umani è una violazione dei diritti umani.
Risulta difficile immaginare metodi diversi e misure diverse per considerare delle violazioni che si consumano sulla stessa isola, in un caso rappresentando la vergogna di una società che, proprio al suo interno, ha la forza per denunciare questa vergogna.
La mobilitazione contro Guantanamo non è una mobilitazione internazionale. E' essenzialmente una mobilitazione americana, e dall'altra parte c'è quello che sta succedendo sul resto dell'isola di Cuba, che è politicamente altrettanto significativo di quanto avviene nel carcere di Guantanamo.
L'ultimissima considerazione. Facciamo attenzione, perché stiamo intervenendo rispetto ad una vicenda e rispetto ad un carcere in cui non sono rinchiusi tutti i prigionieri di guerra, della guerra in Afghanistan ma unicamente coloro che le autorità americane ritengono passibili di imputazioni terroristiche.
Non si tratta evidentemente, nell'impostazione ovviamente delle autorità americane, di soldati che a guerra finita vanno riconsegnati al proprio paese, ma di persone che devono subire un processo per attentati terroristici. Questo non significa che devono stare nelle gabbie, ma non significa neppure che lì dentro ci sta tutto il risultato della guerra in Afghanistan, che è un risultato molto più complesso, probabilmente anche molto più ricco politicamente.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 773, ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea. Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Mi sono consultato anche con gli altri firmatari e raccogliamo la richiesta che esplicita meglio il fatto che, oltre che essere sul territorio geografico di Cuba, si tratta della base di Guantanamo.
Per quanto riguarda i combattenti si dice: "qualora venga accertato che sono combattenti". Noi sappiamo che l'accusa è quella di terrorismo, per non basta l'accusa perché una persona sia un terrorista, bisognerebbe poi rivendicarlo. Si dice che qualora siano combattenti, debbano essere rimandati nel paese, ma questo non è sufficiente. Quindi, non è "sull'isola di Cuba", ma "Nella base di Guantanamo".



PRESIDENTE

Quindi, nel titolo dell'ordine del giorno n. 773 le parole "sull'isola di Cuba" sono sostituite con le parole "nella base di Guantanamo".
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 773, il cui testo recita: "Considerato che le organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International hanno espresso preoccupazioni circa lo stato di detenzione dei prigionieri presso la base americana di Guantanamo (Cuba) il Comitato Internazionale della Croce Rossa denuncia la mancata applicazione della Convenzione di Ginevra che proibisce violenza contro la vita e la persona, in particolare tutti i generi di assassinio mutilazione, trattamento crudele e tortura; come anche le esecuzioni extra giudiziarie risulta particolarmente ripugnante e oltraggioso che presso la base americana di Guantanamo vengano tenuti rinchiusi anche minori che non hanno accesso ai familiari né agli avvocati che viva riprovazione e indignazione è emersa dal fatto che i detenuti sono rinchiusi in gabbie metalliche di quattro metri quadrati, in ginocchio imbavagliati, legati mani e piedi che la III Convenzione di Ginevra del 1949 che regola la condizione dei prigionieri di guerra prevede che "i prigionieri di guerra hanno diritto in ogni circostanza al rispetto della loro persona e del loro onore" (articolo 14), che "tutti gli effetti e gli oggetti d'uso personale devono restare in possesso di chi è prigioniero di guerra" (articolo 18) e che "il trasferimento del prigioniero di guerra si faccia sempre con umanità ed in condizioni analoghe a quelle osservate per gli spostamenti delle truppe delle potenze detentrici" (articolo 20) Il Consiglio regionale chiede al Presidente della Giunta Regionale d'impegnare il Governo: ad assumere iniziative urgenti, nelle sedi internazionali, in merito all'applicazione della normativa internazionale relativamente alle modalità di detenzione e processo degli accusati anche se imputati di atti di terrorismo internazionale a sollecitare il Governo Americano ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali della persona in capo ai soggetti detenuti a Guantanamo a garantire il sollecito chiarimento della loro situazione (prigionieri di guerra, imputati di terrorismo e altro) e l'applicazione piena agli stessi in caso di imputazione, delle garanzie fondamentali di una procedura regolare a sollecitare il Governo americano alla piena applicazione della Convenzione di Ginevra ai prigionieri che venga data la possibilità di tornare al loro paese se si tratta di semplici combattenti o la possibilità di avere un processo giusto per coloro ritenuti, invece responsabili di crimini terroristici, con difensori da loro scelti e alla presenza dell'ONU che sia tutelato il diritto di tutti alla propria difesa, alla propria dignità, alla propria religione, alla propria integrità perché i diritti umani calpestati per qualcuno sono calpestati per tutti e un diritto leso è un diritto che scompare".
Il Consiglio approva.
Indìco ora la votazione, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 791, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che le organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International hanno espresso preoccupazioni circa lo stato di detenzione dei prigionieri presso la base americana di Guantanamo (Cuba) il Comitato internazionale della Croce Rossa denuncia la mancata applicazione della Convenzione di Ginevra non sono riconosciuti alle persone ivi detenute gli stessi diritti al trattamento e alla difesa riconosciuti ai propri cittadini dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti chiede al Presidente della Giunta regionale di impegnare il Governo ad assumere iniziative in tutte le sedi in merito alla applicazione delle norme internazionali relative alla modalità di detenzione e di processo anche per gli imputati di terrorismo ad assicurare il rispetto dei diritti fondamentali della persona in capo ai soggetti detenuti a Guantanamo affinché sia data piena applicazione alla Convenzione di Ginevra, qualora essi siano indicati come prigionieri di guerra o che, in caso diverso, essi possano disporre dei diritti alla dignità, alla difesa, alla integrità morale e fisica dei quali dispongono tutti i cittadini americani".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno n. 790, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Vista la terribile situazione in cui si trova la Repubblica Democratica del Congo, dove la guerra civile in corso sta provocando enormi danni al paese viste in particolare le continue violazioni degli accordi di cessate il fuoco tra le parti, che rendono impossibile l'effettivo dispiegarsi di una forza di interposizione o di osservazione internazionale nel paese (la missione di osservatori ONU attualmente in campo - MONUC - è limitata a poco più di 250 unità) considerato il diritto-dovere della società civile, degli Enti locali e della Comunità internazionale di ingerenza pacifica negli affari interni di uno Stato in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani, anche in attuazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite, sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani universalmente riconosciuti adottata l'8 marzo 1999 chiede al Presidente Ghigo di intervenire presso il Parlamento e il Governo italiani e le istituzioni dell'Unione europea per: sostenere in tutte le sedi opportune, compresa l'Organizzazione per l'Unità Africana e la Comunità di Sviluppo dell'Africa Meridionale, la ripresa del dialogo per il cessate al fuoco tra le fazioni, il ritiro delle truppe regolari e delle milizie coinvolte negli scontri, la cessazione delle gravi violazioni dei diritti umani commesse nei territori della Repubblica Democratica del Congo (come indicato dalle risoluzioni ONU 1234, 1291 e 1304) impegnarsi affinché nella Repubblica Democratica del Congo venga attuato l'intervento delle Nazioni Unite attraverso la Missione MONUC II e successivamente al conseguimento di una tregua efficace, con la presenza di una forza adeguata di peace-keeping sostenere i lavori del gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e delle altre ricchezze del Congo, recentemente creato dal Segretario generale dell'ONU, e cooperare attivamente con gli osservatori speciali delle Nazioni Unite che si occupano delle violazioni dei diritti umani commesse nella regione dei Grandi Laghi impegnarsi perché cessi l'invio, legittimo e illegittimo, di armi anche leggere verso il continente africano, sostenendo la campagna internazionale IANSA sulle armi leggere (International Action Network on Small Arms) promuovere ogni azione per combattere l'impunità degli autori di gravi violazioni del diritto umanitario (crimini di guerra e crimini contro l'umanità), indagando sugli appoggi internazionali che gli autori di tali crimini possono avere avuto, sia a livello politico, sia a livello economico e logistico, incluse le forniture illegali di armi e il commercio illegale di diamanti o di altre ricchezze sottratte alle popolazioni chiedere al Segretario Generale delle Nazioni Unite l'immediata convocazione di una Conferenza internazionale per la Regione dei Grandi Laghi che consenta, sotto l'egida delle Nazioni Unite, di affrontare in modo unitario i problemi di sicurezza militare, politica, umanitaria alimentare, sociale ed economica che interessano tutti i Paesi dell'area garantire l'accoglienza nel nostro Paese alle persone provenienti dalle zone di guerra ed in particolare ai disertori di qualsiasi esercito o banda armata, ai bambini non accompagnati, agli esponenti delle organizzazioni locali per i diritti umani garantire il diritto alla riabilitazione di tutte le vittime dei conflitti che insanguinano la regione dei Grandi Laghi, in particolare alle vittime della tortura, ai bambini-soldato e a quelli traumatizzati dal conflitto.
Il Consiglio regionale del Piemonte si impegna, inoltre, attraverso la Commissione Pace e Solidarietà a sostenere ogni atto teso a riportare la pace, lo sviluppo e la democrazia nella Repubblica del Congo".
Il Consiglio approva.
Comunico che, a seguito dell'approvazione degli ordini del giorno, viene dichiarata superata l'interrogazione n. 2259 presentata dal Consigliere Marco Botta inerente a "Dimostrazioni contro ambasciate italiana e spagnola a Cuba".


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame proposta di legge n. 263: "Salvaguardia delle caratteristiche e tradizioni linguistiche culturali delle popolazioni Walser della Val d'Ossola e della Val Sesia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge n. 263, di cui al punto 6) all'o.d.g.
E' relatore il Consigliere Cattaneo, che ha pertanto facoltà di intervenire.



CATTANEO Valerio, relatore

Il nome "Walser" è una contrazione dell'appellativo "Walliser" (Vallesano): tale vocabolo è stato coniato nella Rezia per indicare i coloni provenienti dal Goms, nell'Alto Vallese, un vasto e soleggiato altipiano che fu la culla di questa cultura montana. Con il termine Walser dunque, si indicano i Vallesani che abbandonarono la loro patria, il Vallese, e crearono nuovi insediamenti in un'area che si estende dalla Savoia al Voralberg austriaco. Le immigrazioni avvennero tra i secoli X e XIII.
I Walser furono indotti all'emigrazione principalmente dalle condizioni economiche e demografiche: ristrettezze economiche ed eccessiva popolazione, ma anche la volontà dei signori feudali vallesani di favorire un'emigrazione per far fruttare e valorizzare i propri terreni al di là delle Alpi.
E' ormai accertato che coloni tedesco-alemanni si stabilirono nell'alto Vallese nell'800-900 D.C., formando il primo nucleo di quella che sarebbe poi diventata la grande comunità Walser. La povertà delle terre e dell'alto bacino del Rodano, l'aumento della popolazione, indussero i nuclei Vallesani a cercare sostentamento in nuove località.
Pur non essendo un esodo di massa, i Walser si diffusero con gradualità e ad ondate successive in tutto l'arco alpino, dalla Valle d'Aosta al Volarberg all'estremità occidentale dell'Austria. I flussi migratori dei Walser toccarono la Valle d'Aosta, la Valsesia, la Valle d'Ossola: da Zermat giunsero dall'inizio del XIII secolo, insediandosi in quasi tutta la Valle del Lys (Gressoney, Issime, Gaby e Niel) e nell'alta Val d'Ayas (Canton des Allemands).
Con le migrazioni, i Walser diffusero sulle Alpi la loro cultura, la loro lingua e le loro tradizioni, le tecniche di dissodamento e di allevamento in alta montagna, la particolare architettura in legno, il mondo leggendario ed i modelli sociali. Per adattarsi a condizioni di vita non facili, la cultura Walser ha saputo sviluppare sistemi di disboscamento e di coltura di terreni di montagna e ha, inoltre, messo a punto una tecnica per la costruzione di abitazioni permanenti e temporanee in aree di clima rigido.
Questo ha portato anche ad una notevole consapevolezza e all'orgoglio della propria specificità rispetto alle popolazioni vicine, rafforzata anche dal "diritto Walser", che è il diritto dei coloni diffusosi nei secoli XII e XV in tutta Europa.
L'economia era di carattere misto, basata sull'attività agricola e sul pascolo e l'allevamento del bestiame, con la lavorazione del latte inserito nel modello della fattoria isolata autosufficiente.
La ricerca linguistica indica che le colonie Walser che si trovano all'ombra del Monte Rosa, siano esse in territorio piemontese che in territorio valdostano, risalgono agli spostamenti di abitanti del Basso Vallese.
L'emigrazione Walser raggiunse la punta massima negli anni 1400 e 1500.
Dopo quegli anni, risultò sempre più difficile per il Walser mantenere integre la propria identità, cultura e tradizioni.
Di essi esistono molte testimonianze, principalmente nello stile dei loro edifici e nei loro dialetti, nei territori della Val d'Ossola e della Valsesia.
Da questa ampia premessa nasce, dunque, la presente proposta di legge con la quale la Regione Piemonte detta i principi fondamentali ai quali intende ispirare la propria azione a sostegno della salvaguardia delle caratteristiche e delle tradizioni linguistiche e culturali dei Walser.
Oltre a riconoscere come Comuni Walser quelli individuati dai Consigli provinciali di Vercelli e del Verbano-Cusio-Ossola, la Regione Piemonte promuove e realizza la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale delle popolazioni Walser, attraverso opportuni interventi e necessari adattamenti normativi, nonché sostenendo autonome e specifiche iniziative condotte dagli Enti locali, da istituzioni, organismi ed associazioni che svolgono un'attività qualificata e continuativa a livello locale e che dispongano di una organizzazione adeguata.
La Regione, inoltre, al fine di favorire la piena partecipazione delle popolazioni Walser alle varie iniziative promosse ai sensi della presente legge, istituisce, presso la Presidenza della Giunta regionale, la Consulta permanente per la salvaguardia della lingua e della cultura Walser.
Nel corso dell'esame, la VI e la I Commissione hanno espresso parere favorevole sulla proposta di legge, pur rilevando che è già operante la legge regionale n. 26 del 1990, relativa alla "Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte".
La proposta di legge in esame si configura, pertanto, quale ideale completamento tematico del panorama normativo vigente nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Ho cercato di fare mente locale rispetto all'ampia e animata discussione avvenuta in VI Commissione.
So che in Aula ci sono Consiglieri di quella zona, che tengono particolarmente a questo provvedimento. Do atto alla buona fede e ai buoni intenti che stanno alla base del provvedimento.
I dubbi che ho espresso in Commissione e che voglio ripetere all'Aula affinché sia consapevole di cosa sta per votare, è che, come opportunamente e lo sottolineo - riferisce anche la relazione del Consigliere Cattaneo nella parte finale, la Regione Piemonte si è già dotata di una legge propria, complessiva, per la tutela del patrimonio linguistico sul territorio piemontese (la legge n. 26/1990), che, peraltro, considera ben quattro lingue regionali.
Il problema di fondo è questo: stiamo per emanare un provvedimento specifico, dovuto anche ai solleciti, alle richieste e alla capacità di persuasione di una piccola e motivata comunità locale, che pone, anche attraverso gli eletti della zona, il proprio problema.
E' chiaro che questo rappresenta un precedente: nel momento in cui definiamo e costruiamo una Consulta regionale per i Walser, sono sicuro che domani, il Consigliere Rossi o il Presidente Cota, presenteranno un'identica richiesta riguardo alla lingua piemontese, così come il Vicepresidente Riba si proporrà come portavoce degli Occitani. Le Consulte regionali si moltiplicheranno (personalmente sono contrario, forse in modo pregiudiziale, al proliferare delle Consulte regionali).
Questo testo di legge prevede una serie di provvedimenti e iniziative.
Voglio dare atto che nella discussione avvenuta in Commissione li abbiamo ridotti e ricondotti ad una normalità di legge, perché inizialmente erano previsti dei provvedimenti esorbitanti; in ogni caso, è previsto l'insegnamento della lingua Walser, seppure come materia facoltativa, nelle scuole; è prevista la valorizzazione della lingua Walser, attraverso i cartelli bilingue; è previsto addirittura l'incremento di attività di studio, di ricerca, di documentazione, anche attraverso trasmissioni audio video. Sono questioni condivisibili, in linea di principio, che hanno una valenza positiva da sottolineare.
Il nodo - lo dico sommessamente - è che questa legge crea un precedente, per cui ci troveremo, nei prossimi mesi, a discutere delle altre minoranze linguistiche, quindi di un altro patrimonio linguistico da difendere.
Forse era opportuno prevedere un intervento complessivo, una legge di modifica della legge 26/1990, che andasse avanti e prendesse atto che sono passati 13 anni, che alcune cose sono state fatte e alcune cose non hanno dato esito, e quindi si faceva un provvedimento generale.
Capisco che, rispetto a coloro che l'hanno promossa, sia un ragionamento scarso, perché chi l'ha proposta ritiene sicuramente di essersi fatto parte attiva rispetto a quella situazione, quella particolare e significativa esperienza dei Walser, per cui l'Aula ne deve essere consapevole.
Aprire questo cancello per i Walser vuol dire chiedere, e sicuramente ottenere, provvedimenti simili o magari più consistenti, per le altre lingue di minoranza che sono sicuramente più diffuse sul territorio.
Concludo il mio intervento sottolineando quanto ho detto in Commissione e dando atto che la Commissione ha sicuramente lavorato bene, sfrondando alcune esagerazioni. Rimane una legge che pone un problema al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valvo.



VALVO Cesare

Grazie, Presidente. Devo dare atto al collega Mellano della consueta correttezza nell'esposizione dei fatti avvenuti in Commissione cultura.
Ho presentato questo provvedimento, come primo firmatario, insieme ai colleghi Cattaneo, Pedrale e Pozzo; in particolare, il collega Cattaneo rappresenta il territorio del VCO, mentre il collega Pedrale rappresenta il territorio della Valsesia.
Nella presentazione di questo provvedimento abbiamo raccolto le istanze delle popolazioni Walser e degli Enti locali interessati all'insediamento di queste popolazioni, per questioni culturali, di interesse turistico ecc.
La preoccupazione che i colleghi sollevarono in Commissione cultura relativamente a un provvedimento di legge che apriva il varco a provvedimenti analoghi, di tutela di altre minoranze linguistiche, era fondata, così come lo era l'osservazione secondo la quale occorreva intervenire a modifica della legge 26/1990. In quell'occasione, ricordai come i tempi di approvazione di nuovi provvedimenti di legge, soprattutto quelli tendenti a modificare delle leggi fondamentali della Regionale Piemonte - quale la legge 26/1990 - fossero molto lunghi. Pertanto, chiesi ai colleghi di giungere all'approvazione di questo provvedimento di legge manifestando l'intenzione di non sollecitarne l'approvazione in aula, se non decorsi almeno tre o quattro mesi dalla sua approvazione in Commissione. Questo, perché volevo verificare l'effettiva volontà degli altri Consiglieri regionali di presentare i provvedimenti che avevano preannunciato a tutela di altre minoranze linguistiche e pervenire eventualmente a un'unificazione dei testi o - come preannunciato da altri Consiglieri - presentare un'organica proposta di legge di modifica della legge 26/1990.
Ebbene, il provvedimento è stato licenziato dalla Commissione il 22 gennaio 2003; siamo, ormai, a metà luglio e non mi risulta che siano stati presentati altri provvedimenti a tutela di altre minoranze linguistiche n che siano stati presentati progetti di legge o disegni di legge di modifica della legge 26/1990.
Ritengo, pertanto, che, al di là dei propositi, non ci fosse un interesse specifico in materia, per cui oggi mi sento in tutta coscienza legittimato a chiedere ai colleghi di approvare questa proposta di legge sulla tutela e la valorizzazione delle tradizioni linguistiche e culturali delle popolazioni Walser, nulla ostando in futuro, magari nella successiva legislatura, che qualcuno decida di presentare un progetto di legge di modifica della legge 26/1990, che eventualmente ricomprenda anche quanto contenuto in questo progetto di legge e, quindi, che si pervenga ad una futura abrogazione.
Oggi, al di là delle dichiarazioni di intenti e delle manifestazioni di interesse, non ci sono atti legislativi presentati da altri Consiglieri regionali, per cui ritengo che l'interesse su questo argomento, a tutela di altre minoranze linguistiche presenti sul territorio piemontese, non sia particolarmente sentito.
Ribadisco la mia volontà e richiesta di procedere all'esame di questo provvedimento e alla sua approvazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Mi collego agli interventi che mi hanno preceduto (quelli dei colleghi Valvo e Mellano) per ricordare la discussione avvenuta in Commissione, ma anche l'audizione dei rappresentanti Walser.
Ricordo benissimo le obiezioni e perplessità sollevate dai colleghi dell'opposizione, ma non solo, perché alcune perplessità erano, se non dichiarate, comunque presenti anche fra i colleghi della maggioranza.
Non siamo contrari a priori al fatto che venga riconosciuta una specificità particolare ad una minoranza linguistica, ma qui non si parla solo di specificità. Il collega Valvo ha riconosciuto - quindi se ne pu parlare con estrema tranquillità - che si parlava addirittura di uffici pubblici delle scuole; su questo, c'è stata una discussione molto serena e franca, in Commissione.
Circa due mesi fa, abbiamo presentato una proposta di legge che tende a modificare la legge 26/1990, rivolgendosi, non alle minoranze linguistiche piemontesi, ma alle minoranze linguistiche e storiche riconosciute dalla legge nazionale, che sono cosa diversa dalle minoranze linguistiche presenti tradizionalmente sul territorio del Piemonte. Sono le minoranze linguistiche storiche riconosciute a livello nazionale: quella friulana e quella rappresentata dagli albanesi che abbandonarono l'Albania in seguito all'occupazione turco-musulmana, costituendo diverse decine di Comuni, principalmente nel centro-sud Italia.
La nostra proposta va in quella direzione, ponendosi come obiettivo di modificare la legge 26/1990 e non una nuova legge che costituisca un ennesimo organismo, che, discriminando per eccesso, perché per certi versi si potrebbe arrivare all'eccesso, potrebbe trascurare o discriminare le minoranze linguistiche autoctone o indigene, per favorire le minoranze linguistiche storiche.
Il Gruppo DS ha presentato una proposta di legge di modifica della legge n. 26/1990; riteniamo che, allo stesso modo, la proposta di legge n.
263 - e su questo invito in particolare il collega Valvo, ma anche gli altri firmatari, a riconsiderare il provvedimento, a fare uno sforzo non tanto di attesa della nostra proposta, ma di modifica della legge n. 26/90 che - seppure all'epoca sia stata integrata e modificata - rientra fra quelle leggi delle quali si sente la necessità di effettuare una modifica e un ammodernamento.
Si possono anche pesare diversamente le diverse minoranze, perch rispetto alla minoranza occitana che ha una sua presenza, una sua fisicità anche in termini numerici in alcune zone del Piemonte, una minoranza nel vero senso della parola può avere la necessità di avere riconosciuto un particolare riguardo e una sensibilità maggiore.
Su questo, non essendo contrari ad un provvedimento che riguardi una minoranza - perché siamo stati sempre sensibili su questo e non pensiamo di difendere primati esclusivi che non sono di nessuno - invitiamo i proponenti, dimostrando grande maturità, ad avere un momento di riflessione e a lavorare insieme per modificare la legge n. 26/90.
In tal senso abbiamo presentato una proposta, ma se ne arrivano altre ne siamo contentissimi, in modo da mettere mano seriamente ed in maniera articolata ad un testo che, dopo 13 anni, forse è il caso di modificare anche sensibilmente.
Quindi, da parte nostra, non c'è alcuna volontà di opporsi. Ci mette in difficoltà così come è stata formulata, perché in futuro chi si sentirebbe di rispondere negativamente agli occitani e alle altre minoranze riconosciute della Regione Piemonte e alle stesse minoranze linguistiche e storiche, che sono riconosciute dalla legge nazionale, numericamente presenti e anche in grado di organizzarsi.
Io non penso che questa sia l'intenzione, e mi riferisco comunque a minoranze linguistiche nazionali, con nazionalità italiana.
Questo è il motivo per cui vi invito a riflettere ulteriormente, perch in tempi rapidissimi si potrebbe arrivare ad una modifica articolata e completa che tenga conto di questo; altrimenti prima della fine della legislatura, sono convinto che avremo non una proposta e non una sola consulta, ma "n" consulte. E non mi preoccupa tanto l'aspetto economico (parliamo di cifre assolutamente contenute), ma il fatto che un Consiglio regionale non può mettere in piedi 3-4 consultazioni su minoranze, 3-4 consulte per poi arrivare magari alla consulta delle consulte delle minoranze. A quel punto dovremmo mettere a capo della consulta delle consulte un esponente di maggioranza che parli un corretto italiano e che di provenienza sia assolutamente non riconducibile a nessuna minoranza di quelle indicate.
Sulla tracciabilità dei prodotti (visto che questa mattina abbiamo parlato di OGM) può essere abbastanza semplice, ma sulla riconducibilità e sulla perfetta pronuncia dell'italiano cominciamo ad avere dei problemi, e su questo basta ascoltare i telegiornali nazionali sia delle reti pubbliche che di quelle private, ma è un altro argomento sul quale potremo ritornare in altre occasioni.
Quindi, è un invito a riflettere, a provare a mettere mano alla legge n. 26/90 in maniera compiuta, evitando - e mi rivolgo al collega Cattaneo con il quale prima interloquivo - di metterci in imbarazzo (parlo per il Gruppo DS) per essere stati sempre sensibili alle minoranze, ma di trovarci magari a dover intervenire votando contro un articolo, un emendamento o quanto verrà presentato.
Quindi Presidente, mi rivolgo anche a lei: le chiedo qualche minuto di sospensione, affinché si verifichi la possibilità di arrivare non a votare questo testo, che discrimina le altre minoranze e in qualche modo le mette in secondo piano rispetto ai Walser, ma a mantenere tutti sullo stesso piano, con la stessa dignità e a modificare la legge n. 26/90.



PRESIDENTE

Questa sera non è possibile votare gli articoli, quindi terminiamo la discussione generale e rimandiamo a domani la votazione degli articoli.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Alcune cose sono state molto ben espresse dal collega Placido, e in parte condivido anche l'intervento del collega Mellano.
Sicuramente c'è un punto che va raccolto da questa proposta, ed è il fatto che la minoranza Walser, a differenza di altre minoranze, rischia forse di più dal punto di vista del mantenimento di questa comunità.
Intanto era più piccola come dimensione storica e probabilmente non ha avuto la stessa storia che hanno avuto gli occitani, che sono state comunità consolidate anche dal punto di vista culturale e religioso essendo comunità catare oltre che occitane essenzialmente.
Poi dal punto di vista religioso c'è stato un superamento non del tutto spontaneo. Bisognerebbe ricordare la crociata di Innocenzo III contro gli Albigesi, nella quale venivano uccisi circa 10.000 persone alla settimana.
Quindi, è come raccontare la storia dei 50 passeri che stanno su un albero: se sparando se ne uccide uno, quanti passeri rimangono sull'albero? Nessuno, perché scappano tutti.
Per gli occitani la vicenda storica è un pochino più complessa, per rimasero altri valori religiosi, tipo la scelta valdese. Quindi, gli occitani hanno consolidato la loro cultura, della quale c'è stata anche un'estensione, tant'é che oggi si parla la stessa lingua in Catalogna e nelle Valli occitane cuneesi. Chi conosce bene una delle due lingue conosce anche l'altra.
Per cui quella comunità ha qualche elemento di forza endogena che probabilmente i Walser, non avendo questa storia e questa dimensione, non hanno.
Quindi, è anche opportuno, nell'ambito della nostra attenzione alle caratteristiche culturali e storico-sociali del Piemonte, occuparci di queste minoranze. E' la prima volta che prestiamo attenzione alla comunità walzer; una volta c'erano diversi Consiglieri che potevano svolgere una dignitosa riflessione anche in occitano.
Credo che i Walser invece non abbiano questo tipo di appoggio e poi un conto è essere una minoranza, un conto è essere oriundi. In Argentina, ad esempio, insieme al Presidente Cota ho conosciuto degli oriundi italiani ai quali ho chiesto se conoscessero il piemontese; essi hanno risposto: "Assolutamente no". Pertanto, ci sono storie di comunità che tendono a mantenere la conservazione dei valori, delle caratteristiche e delle culture, e quelle sono minoranze etniche, sono una componente della società, con le loro caratteristiche; altre comunità, invece, sono semplicemente elementi emigrati o immigrati.
Non è inopportuno considerare le caratteristiche della comunità Walser e prevederne una tutela. Chiedo, pertanto, ai proponenti di rivedere la questione della Consulta, che personalmente non mi persuade.
La Consulta è un organismo politico-istituzionale; non è all'interno di una Consulta, dove è presente l'Assessore di Vercelli con l'Assessore di Novara o del VCO, che si incontra con l'Assessore di Torino, che si capiscono i problemi e si dà un impulso a questa situazione.
Abbiamo la legge n. 26, sulla quale possiamo sicuramente operare attivamente; può anche darsi che sia opportuno costituire qualche organismo di rappresentanza delle comunità, visto che tutte le volte che ci abbiamo pensato non ne siamo arrivati a capo, perché gli Occitani, in modo particolare, si sono trovati in tre o quattro osservanze politico culturali, per cui tutto chiedevano meno che di stare insieme! Anche questo fa parte del logoramento della storia di ognuna delle nostre comunità.
Eviterei, dunque, l'organismo della Consulta, che corrisponde più a dei contenuti politico-istituzionali o burocratico-organizzativi, che non a quelli relativi al problema che vogliamo affrontare. Piuttosto, vediamo se è opportuno fornire alla comunità Walser maggiori supporti, oggettivamente in base alla legge vigente, considerando che questa comunità non ha elementi di concentrazione: è vero che sono tutti situati intorno al Monte Rose, ma una parte si trova nella zona della valle d'Aosta, mentre paradossalmente, gli Occitani sono tanti e concentrati nella provincia di Cuneo, con un'appendice a Torino, quindi sono divisi da vicende amministrative.
Anche in collaborazione con la Valle d'Aosta, possiamo fornire questo supporto, evitando che ci sia un percorso politico-amministrativo di istituzionalizzazione, che ci porterebbe lontani dall'obiettivo indicato nella legge, anche con una proposta di stanziamento del tutto ragionevole rispetto all'obiettivo da perseguire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

L'intervento del Vicepresidente Riba riabilita un po' la discussione.
Senza mancare di rispetto nei confronti dei Consiglieri che mi hanno preceduto (ad eccezione del Consigliere Valvo, primo firmatario e, insieme al sottoscritto, proponente del progetto di legge), mi sembra che il Consiglio regionale stia prendendo una piega un po' anomala.
E' stato detto: "Avete avuto questa idea, volete tutelare i Walser però ci sono anche altre minoranze; noi non ci abbiamo pensato, siamo ancora un po' negligenti e in ritardo: aspettiamo cosa si può fare".
Sgombro subito il campo: questa proposta di legge non è una "marchetta", non è una rispostina ad una comunità o a quattro tedeschi che vivono a Macugnaga, piuttosto che ad Alagna Valsesia.
E' una risposta doverosa - il Consigliere Valvo bene ha fatto a ricordarlo - ad una comunità etnica, culturale, che vive ed è fortemente presente in ben 12 Comuni dell'arco alpino, a ridosso del Monte Rosa, tra la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Val d'Ossola (la zona di Macugnaga e Formazza), e la zona della Val Sesia, nella Provincia di Vercelli.
E' una comunità fortemente presente anche in una parte della Valle d'Aosta e del Canton Vallese, tant'é che da anni vi sono molti progetti ed iniziative sostenuti anche dai fondi INTERREG, per il sostegno della cultura e della tradizione Walser.
Il Piemonte è l'unica delle tre Regioni interessate che non ha ancora fatto nulla, che non ha una legislazione di riferimento, a differenza della Valle d'Aosta (ancorché Regione a Statuto Speciale) e del Canton Vallese (ancorché abbia quella dignità di Stato estero, certamente ricompreso in una confederazione di Stati non appartenenti all'Unione Europea).
Come ha detto il Consigliere Valvo, questo progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione il 22 gennaio 2003 (poco meno di sei mesi fa).
E' stato riconosciuto il lavoro svolto in Commissione - e di questo ringraziamo - perché la legge, nel progetto iniziale, era ben diversa: più corposa, sia in termini di interventi sia in termini di stanziamenti economici.
In seguito, con un importante lavoro in Commissione, dove si è svolto un dibattito e un confronto, si è cercato di portare avanti un progetto di legge più dinamico, che, da un lato, permettesse di perseguire le finalità che i proponenti si erano posti, o che comunque volevano porre all'attenzione del Consiglio, e, dall'altro, fosse compatibile con la legge n. 26 del 1990 (legge di riferimento più ampia, a tutela di tutte le minoranze linguistiche).
In sede di Commissione, il Consigliere Valvo disse che, in presenza di altre proposte di legge a tutela delle altre minoranze linguistiche o di iniziative di modifica della legge n. 26/1990, si sarebbe aspettata qualche settimana per fare il punto della situazione in Commissione e verificare come procedere.
Sono passati sei mesi e né la Giunta regionale né alcun collega Consigliere ha presentato alcunché.
Pertanto, di fronte, non dico alla negligenza, ma all'immobilismo e alla non volontà - un conto è quello che si dice, un altro quello che si fa di presentare proposte di legge a tutela delle altre minoranze linguistiche, eventualmente per fare un percorso di unificazione, anche di più proposte di legge, o di modifica della legge n. 26/1990, non si dica che abbiamo fretta o che vogliamo tutelare un'unica minoranza, ma soprattutto, caro collega Placido, non si dica - ma penso che tu non l'abbia detto con malafede o volontà offensive - che vogliamo discriminare le altre minoranze linguistiche, perché questo, per noi, è inaccettabile.
Presidente, questo è un anno particolare: 750 anni fa i primi coloni provenienti dal Vallese sono giunti nel territorio piemontese del vercellese e della Valle d'Ossola, quindi nei territori del Monte Rosa. E' un anno di grandi celebrazioni, ma è anche un anno strategico, perch partiranno i progetti INTERREG e partirà un'azione importante a difesa della tradizione, della cultura e della lingua Walser.
E' ovvio che, essendo espressione di quel territorio e avendo avuto sollecitazioni in questo senso dalle Amministrazioni, dalle associazioni e dai singoli cittadini, abbiamo una sensibilità maggiore; ritengo, però, che il Piemonte non si possa permettere di rimanere indietro rispetto a una strategia complessiva che il Canton Vallese e la Valle d'Aosta hanno già in essere. Si tratta del territorio di due Province, quindi un territorio interprovinciale intorno alla catena del Monte Rosa; sono 12 Comuni, con qualche migliaio di nostri concittadini.
Siamo fortemente determinati a portare avanti questa proposta di legge non lo dico in termini categorici, ma con grande serenità - e abbiamo già avuto un grande confronto e una grande disponibilità nel percorso della Commissione.
Siamo certamente disponibili, così come lei, Vicepresidente Riba, che è entrato nel merito - l'unico Consigliere che finora è entrato nel merito sulla questione della consulta ricompresa nell'articolo 4, a vedere una forma alternativa, una composizione alternativa, purché sia garantito un istituto di partecipazione - perché questo riteniamo sia estremamente importante - delle popolazioni Walser.
Nei prossimi giorni vedremo come affrontare la questione, articolo per articolo, con la disponibilità a confrontarci, non dico per cambiare l'iter di fondo, ma per cercare di migliorare questo testo.
Sono certo di interpretare, in questo modo, anche il volere dei due proponenti assenti; il collega Valvo ha già espresso questa disponibilità.
Non sono molto d'accordo - ma non voglio fare una classifica - che questa sia una minoranza linguistica che ha costituito, anche in passato un elemento di cultura e di tradizioni minoritario o meno importante rispetto ad altre minoranze linguistiche della nostra regione. Basta ricordare che i Walser inventarono la stufa; fino a quel giorno, sui pavimenti di terra delle baite si accendeva il fuoco e si respirava il fumo. I fumatori sanno che il fumo fa particolarmente male, quindi immaginate cosa volesse dire riscaldarsi negli inverni più rigidi.
I Walserl, dunque, hanno inventato la stufa, che ancora oggi sta alla base degli impianti centrali di riscaldamento. L'ingegnere Chiezzi, che è un tecnico, oltre che un politico, arguto, attento e particolarmente competente, sa che ancora oggi ci sono dei sistemi di costruzione delle case di montagna che discendono proprio dai sistemi di costruzione innovativi - per allora - introdotti dai Walser. Questo vuol dire che, al di là del discorso della minoranza linguistica, queste popolazioni costituiscono ancora oggi un elemento importante della nostra cultura e della nostra tradizione, certamente con un ceppo germanico, perch provenienti dalla Svizzera tedesca, ed è ovvio che, a distanza di sette otto secoli, questo può sembrare quantomeno strano.
Riteniamo, quindi, di dover andare avanti. Visto che - come ricordava il Presidente Cota, prima di lasciare l'Assemblea - stasera non si potrà affrontare la discussione né le votazioni dei singoli articoli incominciamo a ragionare, tra questa sera e domani, su come affrontare la modifica dell'articolo 4, come diceva il Vicepresidente Riba, della formazione e della consultazione o di un istituto di partecipazione alternativo, e vediamo, nel merito, nel prosieguo dell'Assemblea, come andranno i lavori.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Dutto, do comunicazione - ma l'invito è già pervenuto - che domani, alle ore 13.00, è convocata anche la Conferenza dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. La Lega è sempre stata, non solo estremamente favorevole, ma anche propositiva e programmatica nei confronti della salvaguardia delle lingue storiche e delle culture storiche della Padania.
Pertanto, su una proposta di legge di questo genere, non possiamo che essere favorevoli.
Ovviamente, voteremo a favore di una legge come questa, che condividiamo nei contenuti. Certo, dobbiamo fare un'osservazione perché i Walser sono una delle popolazioni minoritarie; la lingua Walser è una delle lingue minoritarie del Piemonte (la Regione ne ha riconosciute ufficialmente quattro: franco-provenzale, occitano, Walser e piemontese).
Ricordiamo che, a livello di minoranza, anche se più consistente, c'è da considerare anche quella piemontese. Pertanto, ribadendo il nostro voto favorevole alla legge, ci riserveremo di presentare nuove proposte di legge a favore delle minoranze che ho appena citato, a meno che, durante il percorso di autorizzazione e approvazione di questa legge, non si giunga a qualche emendamento che riconosca anche ai franco-provenzali e agli occitani le stesse caratteristiche.
Ci riserviamo di individuare un qualcosa di più per i piemontesi, visto che il piemontese è la lingua ufficiale del Piemonte. A questo proposito richiamo l'ordine del giorno n. 514, del 10 aprile 2002, presentato dal nostro Gruppo e riguardante proprio la lingua piemontese. Chiedo che venga messo in votazione in coda a questa proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Solo un'informazione: forse non sono stato chiaro oppure il collega Cattaneo era distratto.
Noi abbiamo presentato una proposta di legge, come Gruppo DS, che modifica, coerentemente con quanto abbiamo detto negli interventi, la legge n. 26/90 e si rivolge alle minoranze linguistiche e storiche riconosciute nella legge nazionale. E' una proposta depositata da più di un mese, che modifica la legge n. 26/90, non è una nuova proposta di legge. La mia richiesta è che venga collegata insieme alla discussione, così come proposto a suo tempo dal collega Valvo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.42)



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