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Dettaglio seduta n.373 del 15/07/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.28 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.03)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Brigandì, Cantore Cavallera, Leo e Pozzo.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Comunicazioni del Presidente della Giunta relativamente a "Problemi dei campi di mais nato da sementi contenenti OGM non autorizzati" (ordini del giorno n. 14 "Introduzione in agricoltura degli Organismi Geneticamente Modificati" presentato dal Consigliere Chiezzi n. 780 "Modificazione genetica nel settore agroalimentare" presentato dai Consiglieri Botta M., D'Onofrio, Galasso, Godio, Valvo n. 799 "Vicende inerenti gli organismi geneticamente modificati" presentato dai Consiglieri Riba, Manica, Saitta, Giordano, Placido, Suino Muliere n. 798 "Provvedimenti a favore delle aziende agricole in perdita a causa della siccità e delle vicende inerenti gli organismi geneticamente modificati", presentato dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini, Manolino Costa R., Mercurio, Scanderebech, Bolla, Tomatis, Toselli, Dutto, Rossi O. Godio, Burzi, Cota, Galasso, Marengo, Pedrale, Botta M., Valvo, D'Onofrio collegati)


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo, per comunicazioni.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
La comunicazione che voglio rappresentare in quest'aula è quella relativa alle posizioni che la Regione Piemonte ha assunto rispetto agli organismi geneticamente modificati ed il contenuto nell'ordinanza da me sottoscritta nella giornata di venerdì della scorsa settimana.
Prima di fare alcune considerazioni sulle motivazioni, vorrei - e credo che questo sia di utilità dell'aula - rappresentare i termini, anche temporali, di quello che è successo e dei motivi per i quali, dal punto di vista normativo, la Regione ha ritenuto opportuno assumere questo provvedimento. Perciò passo ai fatti.
Da alcuni anni la Direzione regionale Sanità Pubblica ha nel proprio programma di attività il controllo per la presenza di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) nelle derrate alimentari e nel 2002 ha varato un Piano di controllo per la presenza di OGM nei mangimi.
Visti i risultati analitici emersi dall'attività di controllo, che hanno confermato la presenza di contaminazioni sia nelle derrate alimentari sia nei mangimi, alla fine del 2002 la Direzione ha dato inizio alla fase di definizione per verificare la possibilità e l'opportunità di dar vita ad un controllo delle sementi per la ricerca di OGM effettuato sul territorio piemontese da parte dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali (Asl).
Sebbene fosse evidente che l'eventuale accertamento sulle sementi avrebbe mirato le indagini alla fonte, si era consapevoli del fatto che l'esecuzione di prelievi su una matrice come la semente avrebbe richiesto competenze non previste nell'ambito delle sementi e di vigilanza dei Dipartimenti di Prevenzione.
Di conseguenza è stato contattato l'Ispettorato Centrale Repressione Frodi - Ufficio di Torino, incaricato, tra l'altro, delle verifiche periodiche sulle sementi commercializzate (per quanto riguarda la determinabilità, la purezza, ecc.) per verificare la possibilità di definire un programma coordinato di interventi per il controllo di OGM in matrici diverse come sementi, alimenti e mangimi.
Si è prospettata l'eventualità della creazione di un nucleo operativo a livello regionale, definendo compiti ed attività di ogni Ente coinvolto per programmare i campionamenti per l'anno 2003.
Quanto emerso dall'incontro, avvenuto il 6 febbraio 2003, è contenuto nel verbale allegato (allegato 1), trasmesso in data 10 febbraio 2003 via e mail all'ICRF, che consegnerò a tutti i Consiglieri.
Poiché il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali aveva già previsto l'avvio di un programma di controllo sulle sementi di mais e soia che avrebbe coinvolto anche la semente commercializzata in Piemonte, si è deciso di rimandare temporaneamente la programmazione dell'attività di controllo sulle sementi condotta da parte delle Asl, dopo la verifica dei risultati dell'indagine coordinata da parte dell'Istituto Centrale Repressione Frodi.
Da parte di questo suddetto istituto non sono più giunte comunicazioni ufficiali riguardo alla disponibilità di creazione di un nucleo di coordinamento a livello regionale, né alla disponibilità di effettuare altri prelievi di materiale sementiero da inviare ai laboratori regionali.
Il 9 aprile 2003, con nota n. 6889, l'Istituto Centrale Repressione Frodi ha comunicato alle Asl competenti per territorio e, per conoscenza alla Procura della Repubblica competente ed a questa Direzione, che una partita di sementi di mais era risultata positiva per "presenza di OGM" ed era stata posta sotto sequestro, ad eccezione di alcune dosi che erano già state seminate.
La Direzione ha convocato le Asl coinvolte chiedendo che fossero immediatamente individuate le coltivazioni e di verificare che l'avvenuta messa in coltura di semente non conforme fosse stata segnalata all'Autorità Giudiziaria competente per territorio.
Il programma di controllo sviluppato dall'Istituto Centrale Repressione Frodi non prevedeva, nell'ambito del quadro sanzionatorio, la necessità di segnalare tempestivamente l'avvenuta semina in violazione di quanto previsto dal Decreto Legislativo 24 aprile 2003 - n. 212, norma che prevede la semina di sementi geneticamente modificate dopo autorizzazione.
Le Asl, verificato che la Procura della Repubblica competente per territorio non era ancora stata informata dell'avvenuta semina (se non tramite la comunicazione generica inviata per conoscenza e senza indicazione della norma in violazione), hanno provveduto a segnalare il reato, ad identificare le colture ed a porle sotto sequestro giudiziario sequestro che è stato convalidato dall'Autorità Giudiziaria competente.
Questo passaggio è importante perché dimostra che la Regione Piemonte a fronte del percorso che vi ho delineato, doveva assumere questo provvedimento.
Si allegano le comunicazioni n. 7970 e n. 7974 del 21 maggio 2003 inviate rispettivamente alle Asl ed all'Autorità Giudiziaria interessata da questi fatti (all. 2 e 3).
Poiché l'Istituto Centrale Repressione Frodi aveva trasmesso un esito delle analisi che indicava in modo generico la "presenza di OGM", e non potendo escludere la presenza di piante di mais potenzialmente pericolose per la salute pubblica, in alcuni casi l'Autorità Giudiziaria ha disposto la distruzione delle colture di mais o la messa in sicurezza per impedire la diffusione del polline geneticamente modificato alle colture vicine.
La Direzione, temendo che il perdurare di una chiara definizione delle competenze dei diversi enti coinvolti nella vicenda potesse compromettere l'esito del programma ha, a più riprese, sollecitato le diverse autorità competenti in vario grado per quanto in esame, a rivedere il programma disponendo che l'Istituto Centrale Repressione Frodi stesso provvedesse all'individuazione delle coltivazioni in violazione di legge ed alla segnalazione dell'avvenuta semina all'Autorità Giudiziaria competente per territorio.
E' stato inoltre richiesto che fossero definiti i compiti dei diversi enti, le modalità di distruzione e la chiara definizione di quali OGM siano utilizzabili per l'alimentazione umana ed animale (all. 4, 5, 6 e 7).
Mentre i fatti fino qui descritti riguardavano il riscontro di non conformità su un campione di semente prelevato in ambito regionale, nella seconda metà del mese di giugno, le Asl e la Regione sono state interessate da segnalazioni conseguenti a prelievi che hanno avuto luogo in ambito extraregionale, risultati "positivi per OGM" e per i quali l'Istituto Centrale Repressione Frodi non ha potuto eseguire il sequestro dell'intero lotto, in quanto già parzialmente seminato. Queste segnalazioni hanno interessato quasi tutte le Asl piemontesi (come riportato nell'allegato 8).
Nella maggior parte dei casi l'esito delle analisi è stato comunicato in tempi non brevi all'Istituto Centrale di Repressioni Frodi, che ha a sua volta trasmesso la documentazione alle Asl quando il rischio di disseminazione del polline era già molto alto, per l'avanzare delle fasi della coltura. L'Istituto Centrale Repressioni Frodi ed il Ministero dell'Agricoltura hanno risposto attraverso le note allegate, mentre l'Istituto Centrali Repressioni Frodi ha inviato a questa Direzione, in data 23 e 25 giugno gli esiti delle analisi quantitative, dove si rivela che è il Mais Mon 810 l'agente contaminante, in percentuale che variano dallo 0,02 allo 0,11%.
La Direzione ha pertanto fornito indicazioni alle Asl affinch procedessero all'individuazione delle coltivazioni e procedessero ad effettuare un sequestro amministrativo in attesa di definire la destinazione delle stesse.
Autonomamente il Servizio Veterinario dell'Asl 17 ha inviato all'istituto Zooprofilattico di Torino, uno dei laboratori regionali di riferimento, semi residuali della messa in coltura. L'esito ha confermato la presenza di OGM non consentiti in percentuale dell'1,5%. Come più volte abbiamo espresso la Regione è dell'opinione di precedere alla neutralizzazione, tramite tranciatura, del mais nato dalle sementi contaminate da OGM. Alcune perplessità nascono sullo strumento giuridico da adottare: per questo è stato chiesto il parere al Ministero delle politiche Agricole (che ha, secondo il dirigente Vito Viviano, manifestato verbalmente il suo favore per la decisione di eliminare il mais biotech) al Ministero della Salute (che a tutt'oggi non ha ufficialmente risposto) e all'avvocatura dello Stato.
Le ragioni della posizione regionale si possono così brevemente riassumere. Mettere in coltura mais con OGM non autorizzati, è pratica illecita e non si può far finta di nulla. L'imminente pericolo di contaminazione con i pollini richiede una decisione urgente; la Regione nell'ambito delle sue politiche di difesa e valorizzazione delle produzioni tipiche, non può permettere che un patrimonio costruito con decenni di impegno, rischi di essere compromesso da operazioni azzardate. Inoltre il diritto di scelta dei consumatori verrebbe annullato perché la messa in coltura di semi transgenici senza segnalazioni, impedisce il riconoscimento del prodotto derivato.
Infine c'è l'aspetto di tutela della salute, legato al divieto di utilizzare prodotti con OGM per l'alimentazione umana ed animale. Infatti sotto il profilo sanitario, prescindendo dagli elementi di incertezza del dibattito scientifico in corso sulla sicurezza dell'impiego degli organismi geneticamente modificati nell'alimentazione, il provvedimento di distruzione per le colture nate da sementi OGM, attualmente non consentiti si presenta come l'unica misura in grado di evitare concretamente il rischio di introdurre nel circuito alimentare, umano od animale, prodotti contaminati. Per le dimensioni del fenomeno è infatti improponibile, per costi e complessità, far gravare sul Servizio Sanitario regionale l'onere di capillari accertamenti diagnostici a valle, anche considerato che per alcuni matrici (mais non in granella) gli esami risultano tecnicamente di difficilissima applicazione.
Questa era una ricostruzione degli aspetti e dei fatti che hanno avuto un certo eco di stampa. Come ho citato nel leggere la relazione, ci sono alcuni allegati che specificano in maniera più puntuale alcuni elementi e le posizioni delle varie Associazioni agricole, che tutte voi conoscete bene, perché sono state rappresentate nel corso di questi giorni.
Vorrei motivare, anche in maniera più esaustiva, la decisione che abbiamo assunto. Una decisione coraggiosa, una decisione che abbiamo maturato la scorsa settimana attraverso un percorso di consultazione con tutte le Procure delle Province piemontesi coordinate dal Consigliere Caselli il quale venerdì ha rappresentato, a noi Regione ed a me personalmente, una decisione di sostegno all'iniziativa che la Regione aveva intrapreso. A quel punto abbiamo ritenuto, ho ritenuto, di firmare l'ordinanza.
Voglio subito sgombrare il campo da alcune interpretazioni riguardo l'ordinanza. Riteniamo che questo sia un gesto - uso questo termine - di autonomia, di libertà. Qualche commentatore giornalistico ha avuto modo di dire che è stato il primo vero gesto di Federalismo nel nostro Paese.
Voglio spiegarlo meglio: con l'azione che abbiamo intrapreso che cosa abbiamo voluto dire? (è ovvio che l'azione ha contenuti di carattere simbolico) Abbiamo voluto dire che nella nostra regione non vogliamo produzioni con organismi geneticamente modificati.
Vogliamo un'agricoltura con le sue biodiversità! Perché abbiamo deciso di intraprendere e di sostenere questa posizione? Il tema, come voi sapete, non ha solo risalto italiano o piemontese, è un tema di cui si discute a livello europeo. Il rapporto tra le multinazionali, il territorio europeo, l'agricoltura europea e le campagne di sensibilizzazione nei confronti dei Paese africani con problemi legati al sostentamento, vengono erroneamente barattate con l'inserimento o con l'illusione che gli OGM possano essere la soluzione a queste problematiche.
Quasi tutti voi sapete che così non è, anzi! Voglio fare una considerazione conoscendo bene le leggi del mercato: lasciare la scelta di libertà biologica della nostra agricoltura in mano a multinazionali che decidono quale sia la produzione che la nostra agricoltura deve realizzare attraverso leggi ferree di mercato, nel momento in cui la nostra agricoltura (se non fossimo intervenuti questo sarebbe, senza che ce ne fossimo accorti, sistematicamente successo) fosse legata al mondo degli OGM, ci sarebbe qualcun altro che deciderebbe quali sementi e quali colture dovremmo realizzare nel nostro Paese.
Non abbiamo il mercato delle sementi (in Italia le sementi non si producono), non abbiamo la possibilità di scegliere perché il mercato lo fa qualcun altro che ci dice: "volete fare agricoltura, allora dovete usare quelle sementi, trattare quel prodotto ...". A questo si collega tutta la filiera. Alcuni prodotti geneticamente modificati è scientificamente provato che non danno gli effetti che vengono pubblicizzati, cioè il 5-6 di resa in più. Generalmente è esattamente il contrario: danno rese a livello di produzione del 5-6% in meno; alcuni organismi geneticamente modificati, vengono modificati perché si ritiene che siano più resistenti a certe erbe infestanti e poi, invece, nella ricerca sul campo, si verifica che le stesse erbe infestanti sono maggiori. Cosa significa che le erbe infestanti sono maggiori? Che bisogna usare i diserbanti in quantità maggiore. I diserbanti, una domanda che rivolgo a tutti voi, chi li produce? La stessa azienda che vende le sementi.
Queste sono riflessioni che è bene fare nel desiderio e nella volontà.
Questa non è sicuramente una battaglia semplice, io non ho la presunzione di pensare che firmando l'ordinanza, il Piemonte abbia risolto il problema degli OGM.
Noi non siamo contro la biotecnologia; vogliamo solo scegliere che tipo di agricoltura deve realizzare la nostra Regione. E' una scelta di libertà l'ho detto in maniera esplicita e chiara in altre occasioni e, di conseguenza, continuo a sostenerlo.
Questa scelta naturalmente ha comportato, da parte delle organizzazioni agricole, alcune posizioni. Voi sapete che la Coldiretti si è dichiarata totalmente a sostegno del nostro atteggiamento; ci sono invece altre organizzazioni, come la Confagricoltura che, a livello regionale, hanno assunto una posizione critica nei confronti del nostro operato; ma io sono fiducioso che nei prossimi giorni questa opinione rispetto alla nostra iniziativa venga modificata, magari a livello nazionale.
Alcune associazioni sono preoccupate del meccanismo che la Regione intende attuare per quanto concerne il rimborso del danno che gli agricoltori riceverebbero attraverso la nostra azione. Su questo voglio spendere due parole, perché si tratta di un passaggio significativo ed importante.
Tenete presente che complessivamente, a livello di cifre, stiamo parlando di un danno calcolato - penso che gli uffici lo abbiano fatto in maniera corretta - di 1 miliardo di vecchie lire, nel senso che l'abbattimento delle superfici di mais, a valore commerciale, ammonta complessivamente a circa 1 miliardo di vecchie lire. La cifra sarebbe molto più importante se fosse imputabile ad un singolo operatore agricolo, ma siccome gli operatori agricoli sono tanti, si tratta di una somma che chiaramente ha un significato, dal punto di vista numerico, abbordabile per un Ente come la Regione Piemonte.
Di conseguenza, non è tanto l'entità del rimborso che in questo momento ci preoccupa, quanto piuttosto il fatto di individuare un percorso legislativo e normativo che ci permetta di dare queste risorse agli agricoltori. Naturalmente - lo dico in maniera molto esplicita - se dipendesse da me (ne abbiamo già discusso), sarei per rimborsare il danno legato all'abbattimento; ma evidentemente bisogna che ci siano gli strumenti giuridici per farlo.
Vi è poi un altro aspetto, perché naturalmente questa nostra decisione ha un alto valore simbolico e questo valore simbolico deve anche esplicitarsi nella rivalsa degli agricoltori nei confronti dei venditori di sementi. Se procediamo al rimborso in tempi immediati, questo percorso giuridico di rivalsa degli agricoltori nei confronti dei produttori di sementi, decade; questo è un elemento.
Personalmente parto dal presupposto che gli agricoltori siano in buona fede e che gli abbiano venduto sementi non dicendo loro che si trattava di sementi geneticamente modificate; gli avranno detto: "con queste sementi otterrete un quintale in più ad ettaro". E gli agricoltori hanno comprato.
Naturalmente vogliamo garantire e dare la certezza agli agricoltori che li seguiremo in questa vicenda; ad ogni modo, le varie associazioni hanno già costituito dei pool di avvocati per sostenere i produttori nei confronti delle case che hanno loro venduto le sementi transgeniche. Nello stesso tempo noi, come Regione, vogliamo dare quella garanzia, senza per precludere questo percorso, perché se noi dicessimo: "vi diamo il rimborso", il discorso sarebbe finito qui, nel senso che i produttori abbatterebbero i campi di mais senza rivalersi nei confronti dei produttori di sementi transgeniche. Così facendo depotenzieremmo di molto la nostra azione, che ha invece l'obiettivo ambizioso di portare a livello normativo a livello nazionale e ci auguriamo a livello della Comunità Europea - in considerazione del fatto che il Ministro Alemanno appoggia questa nostra posizione, il tema degli organismi geneticamente modificati. Siamo in una situazione di carenza normativa; tuttavia questa carenza ci ha permesso come Regione, di agire in questi termini.
Riassumendo, il Piemonte vuole poter scegliere che tipo di agricoltura praticare sul proprio territorio. Noi abbiamo simbolicamente assunto questa decisione, ritenendo il percorso intrapreso condiviso da tutti. Ricordo che all'inizio (1995), vi erano posizioni critiche, non tutti erano convinti che la strada identificata per posizionare la nostra agricoltura fosse quella giusta; oggi fortunatamente tutti si sono convinti che la tipologia le biodiversità, la cultura che sta dietro alle biodiversità, la tradizione, nonché gli effetti del turismo eno-gastronomico, sono tutti elementi che hanno una loro valenza e che non possiamo buttare a mare dopo averci investito anni ed anni di impegno e di risorse finanziarie.
Per questo motivo dobbiamo tutelare e proseguire questa battaglia e, ne sono arciconvinto, al di là delle posizioni che sono chiaramente tutte legittime.
Prego i colleghi di riflettere sulle reali motivazioni: noi non facciamo crociate ideologiche; senza voler entrare nel merito scientifico degli organismi geneticamente modificati, abbiamo interesse a tutelare l'alimentazione. Perché? Perché abbiamo qualificato, e vogliamo sempre di più qualificare, la nostra come una Regione che produce alimenti di qualità, svolgendo un'azione di tutela nei confronti del consumatore.
Questi sono must che evidentemente vogliamo esaltare.
Ritengo che il tema possa - e sarà così nel dibattito che seguirà questa mia comunicazione - toccare anche argomenti di carattere più generale, e ciò potrà senz'altro essere utile al dibattito. Ad ogni modo voglio ricordare ai colleghi che le motivazioni che ci hanno indotto a compiere determinate scelte hanno quell'obiettivo; motivazioni nelle quali crediamo fermamente e rispetto alle quali ci auguriamo di avere il maggior appoggio possibile da parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Vi è una serie di interrogazioni e interpellanze che sono state annunciate.
Chiedo se qualcuno degli interroganti vuole intervenire.
La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Prima di parlare della nostra interpellanza, prendo in considerazione un aspetto delle affermazioni del Presidente Ghigo.
Presidente, lei ha parlato di federalismo, di un'ipotesi federalista.
Le diciamo subito che se si tratta di un federalismo della promozione della propria immagine e della propaganda, faccia pure; se invece pensa seriamente a un federalismo di tipo ambientale e a elementi consistenti e reali di federalismo, allora presenti una legge e troverà in noi il massimo della disponibilità e dell'attenzione (magari potremmo presentargliela noi vista l'intenzione che probabilmente sarà un po' difficile tradurre in elementi concreti).
Seconda questione. Apprendo che qui siamo in presenza di un'azione che, nella sua emblematicità, può essere condivisibile e che però è la conseguenza di una situazione tragica dal punto di vista dei controlli.
Abbiamo delle multinazionali (tre o quattro in tutto, non cinquecento produttori) che immettono sul mercato, non clandestinamente, dei prodotti i quali seguono una filiera commerciale storica, e quindi controllabile.
Noi impieghiamo mesi e mesi, anni, per venire a sapere se sono o non sono commerciabili. Presidente Ghigo, se invece dei quasi innocenti semi di mais fossero stati dei prodotti dannosi per la salute, a che punto saremmo stati? Qual è la situazione di garanzia sulla quale può contare il popolo piemontese, rispetto alla tutela, da parte degli organismi preposti a garantire la legalità nella circolazione dei prodotti che hanno una larga influenza sulla sicurezza dell'ambiente e alimentare? Da questo, ne deriva la prima questione posta nell'interpellanza, firmata da tutto il mio Gruppo.
Presidente Ghigo, c'è anche la stampa, l'argomento è stato molto discusso; ritengo che un interrogativo si ponga in modo inevitabile.
Abbiamo impiegato mesi e mesi per venire a capo di questi controlli e interveniamo a babbo morto, perché chi conosce la situazione o passa per i campi sa che la fioritura c'è già stata, quindi l'eventuale diffusione dell'inquinamento è minimamente contenibile. L'operazione è emblematica, ma sostanzialmente doveva essere fatta tre, due o un mese fa.
Chiedo, allora, quali sono gli organismi che devono tutelare, come tutelano, perché non hanno tutelato e quali sono le responsabilità, perch nella diffusione di un'epidemia inquinante ci sono delle responsabilità insolite, quantomeno dal punto di vista politico.
La seconda questione: Presidente Ghigo, il carattere emblematico dell'operazione è ormai assicurato. Premetto di essere contrario all'uso di OGM in agricoltura, in Italia; non so cosa faranno in Africa, ci penseranno loro, francamente non credo che possiamo offrire loro soltanto degli aiuti particolarmente chiassosi, ma sostanzialmente inesistenti, come si sta facendo con le visite dei capi di Stato e quant'altro. Qui non ne abbiamo bisogno. Se, però, vogliamo tutelare le nostre biodiversità, vista la competenza che la Regione ha in modo esclusivo sull'agricoltura, perch Presidente Ghigo, tutte le sementi vengono prodotte esclusivamente da detentori multinazionali dei brevetti? Allora, finanziamo la ricerca di sementi, la ricerca biologica, la ricerca sulla zootecnia e tuteliamo le nostre razze! Anche riguardo alla frutta - come lei sa, essendo anche un perito agrario - non c'è una pianta che non abbia un nome straniero, perch noi non abbiamo mai fatto una varietà né di pere né di mele né di pesche n di susine né tanto meno di mais e, ultimamente, neanche più di grano.
Spariscono anche i nomi storici. Quindi, siamo sicuri che ci sono solo quelle, qui in Piemonte, per il meccanismo di tutela? E nelle altre Regioni, cosa hanno fatto i suoi colleghi, che fanno il federalismo, in questo caso, della propaganda? E' credibile che solo in Piemonte una multinazionale abbia dirottato casualmente...? Lo voglio sapere, perché lei ha parlato - e giustamente - di rischi per la salute, di diffusione dell'inquinamento, di diffusione di una pratica culturale pericolosa.
Vogliamo, dunque, essere tutelati e sicuri. Poi, le ripeto (perché sia chiaro per chi ci ascolta) che siamo contro la diffusione di OGM per le produzioni agricole, in Italia, e questa è una questione chiara.
Terza questione: c'è una serie di responsabilità. Se io distruggo un campo coltivato illegalmente, è chiaro che devo avere la responsabilità individuata di chi ha fornito il prodotto, di chi l'ha commercializzato, di chi l'ha detenuto. Poi, c'è la legge comunitaria che stabilisce la garanzia della sicurezza dei prodotti, vale anche per i distributori di granaglie.
Non so, allo stato attuale - e le chiedo - quali azioni siano state intentate nei confronti della rete commerciale di distribuzione, perché se è vero che sulla confezione non c'era scritto che si trattava di un OGM c'è una truffa a monte enorme, che va perseguita. Anche le Procure devono subentrare, mentre la Regione opera un intervento a valle, sul prodotto finale dell'illecito, verificando se è stato perseguito, e come l'illecito. Ritengo che la Regione debba costituirsi parte civile, e subito (e se non l'ha già fatto mi chiedo come mai) e procedere nei confronti di coloro che hanno distribuito del materiale illegalmente.
Il Presidente ha agito in modo sfumato, e ne prendo atto, ma non possiamo dire che si tratta solo di un miliardo, anche perché non sappiamo se c'è solo questo, e io le ho chiesto di conoscere la dimensione del problema in Piemonte e in Italia e se oggi, con questa operazione, siamo "OGM free" in tutto il Piemonte.
Occorre aprire un capitolo, sul quale siamo intenzionati ad andare a fondo e a dare la disponibilità nel fare la parte che compete al Consiglio se ci verrà proposto qualcosa, perché se non avessimo presentato questa interpellanza, il Consiglio non avrebbe nemmeno avuto una sede in cui porre la propria valutazione. Noi l'abbiamo sollecitata ieri in Commissione agricoltura e ci è stato concesso. Ringrazio, ma mi sembra una carenza.
Ultima cosa, Presidente, e concludo: è stato detto che si tratta soltanto di un miliardo; io ho un'altra considerazione del valore dei soldi, come probabilmente hanno i produttori, ma il punto non è solo questo: il punto è se noi abbiamo ordinato la distruzione per motivi penali, e in questo caso l'azione penale è nei confronti di molti, o se l'abbiamo ordinato - e mi sembra di capire che sia così - per motivi di profilassi, a prescindere dall'azione penale (e sarebbe anche corretto). A prescindere dall'azione penale, io rimuovo ciò che può essere una sospettabile conseguenza. Se è così, ritengo che, così come quando ordiniamo il disinquinamento di un sito inquinato, o altre situazioni dove interveniamo per ragioni di profilassi, possiamo utilizzare la legislazione che ci consente di assumere a nostro carico gli oneri di un intervento di ordine relativo alla profilassi. Sarebbe un elemento che dà federalismo consistenza e normalità ad un provvedimento che, solo se adottato in questo modo, mantiene il suo carattere emblematico, ma lascia da risolvere una serie di problemi.
Ribadendo la nostra contrarietà alla diffusione e la nostra preoccupazione per il carattere fortemente inquinante o di profonda alterazione - fermo restando che probabilmente questo è già avvenuto perché la fioritura c'è già stata (ma non faccio una disputa di ordine scientifico) - dobbiamo lavorare per fare in modo che questo provvedimento possa avere un carattere reale nelle conseguenze di bonifica riorganizzazione e risanamento del mercato che sta a monte delle aziende agricole e nella definizione di una più ampia condizione di sicurezza per i nostri produttori. Grazie.



PRESIDENTE

Il suo intervento, collega, vale anche come illustrazione della sua interpellanza.
La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Come prima annotazione voglio dire che su alcuni temi, ad esempio le tematiche ambientali, la condivisione può anche essere trasversale. Infatti, in alcuni punti della relazione del Presidente Ghigo c'erano dei contenuti fortemente ambientali e fortemente condivisibili.
Riguardo all'analisi sulle conseguenze degli OGM, il Presidente Ghigo ripeteva concetti e richiamava elementi tecnici che sono già stati verificati. In particolare, condivido la parte del discorso riguardante l'inutilità della promozione delle sementi geneticamente modificate, ad esempio per quanto riguarda l'Africa. Ben altre sono le strade da seguire e ha parzialmente ragione il Consigliere Riba quando sostiene che ci vogliono atti concreti e non parole. Sicuramente, in questi atti concreti non ci sono gli OGM.
Ritengo che la relazione del Presidente sia stata carente quando ha affrontato la questione della tutela, affinché questo evento non si verifichi più. Questo è uno dei punti fondamentali: come possiamo garantire che quanto è avvenuto non accada più? Su questo sono molto pessimista, per un motivo: se analizziamo come è nato questo fenomeno, vediamo che le quattro multinazionali dei semi - che, tra l'altro, sono proprietarie della stragrande maggioranza dei semi seminati nei Paesi occidentali - detengono il 65% del commercio mondiale delle sementi. Le multinazionali dei semi sono assolutamente interessate alla diffusione dei semi geneticamente modificati, pertanto l'introduzione surrettizia, la contaminazione di semi modificati con semi non modificati ha lo scopo di realizzare uno stato di fatto. Gli ambientalisti denunciano questa situazione da parecchio tempo: si sta andando verso una diffusione dei semi OGM. Questa situazione è incentivata dalle politiche economiche portate avanti dalla PAC. Negli ultimi anni, anche in Italia, molte coltivazioni sono state trasformate da coltivazioni di girasole o di soia a coltivazioni di mais. Questa diffusione ancora più ampia delle coltivazioni di mais, ancora più ampia di quella che eravamo abituati a conoscere, facilita inevitabilmente la contaminazione surrettizia da parte delle multinazionali con semi OGM modificati, per poi poter dire dopo un po' di anni: "Avete mangiato gli OGM per tutto questo tempo e non sono successi degli inconvenienti, quindi perché limitarne la diffusione".
Questo è il principio e il meccanismo che sta dietro alla contaminazione, ed è il problema che dobbiamo affrontare, perché sempre le lezioni del Prof. Benbrook dimostrano come negli Stati Uniti, dove le coltivazioni OGM sono già molto diffuse, una delle conseguenze eclatanti è la difficoltà dei piccoli coltivatori a mantenere le quote di mercato proprio perché aumentano i costi e quindi diminuiscono i ricavi. Quindi, si verifica la chiusura delle piccole aziende, che sarebbe un ulteriore evento negativo per la nostra agricoltura.
Però c'è un problema che temo che farà sì che questo atto di autonomia rivendicato dal Presidente Ghigo potrebbe anche essere l'ultimo.
Sappiamo che stiamo andando verso il recepimento di una Direttiva Europea che, di fatto, liberalizzerà le coltivazioni OGM modificate. Questa Direttiva renderà impossibile riuscire a dividere le coltivazioni modificate da quelle non modificate. Quindi, l'ipotesi formulata di rivendicare un'agricoltura diversa e "OGM Free", per la nostra Regione temo che potrebbe essere solo un pio desiderio, ma assolutamente non sarà perseguibile così stante la situazione.
Se vogliamo veramente andare nella direzione di avere un'agricoltura che non ricorra ai semi modificati, dovremmo fare delle scelte fin da subito.
Una delle prime scelte è quella di usare anche le politiche economiche a favore dell'agricoltura biologica. L'unica agricoltura che ci pu sicuramente mettere al riparo da questa contaminazione è l'agricoltura biologica.
Quindi, è necessario incentivarla, cosa che in questi anni non abbiamo fatto con la dovuta convinzione e con i dovuti sostegni. Poi dovremmo sicuramente promuovere delle iniziative a livello nazionale, affinché la nostra Nazione si impegni per il recepimento di una normativa europea che permetta la presenza di coltivazioni "OGM free", così come le ipotesi che circolano in questo momento di Direttiva Europea non garantiranno assolutamente la possibilità né per i produttori né per i consumatori di ricorrere a questo tipo di agricoltura.
Concludo con un'ultima annotazione. Voglio ricordare che mentre facciamo questi discorsi, comunque gli animali mangiano già mangimi modificati. In Italia sono ad oggi permessi due tipi di semi modificati, un tipo di mais e un tipo di soia, che si trovano in più del 90% dei mangimi che servono per gli allevamenti intensivi degli animali.
Quindi, è opportuno ricordare che gli animali dei nostri allevamenti intensivi già si nutrono con mangimi contenenti OGM modificati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Mi trovo in una situazione difficile, perché aldilà delle diversità di toni, di accenti, di posizioni congiunturali su questo o quell'altro aspetto, mi pare che la relazione del Presidente Ghigo, anche nella sua impostazione programmatica totalmente "OGM free", riscuota un notevole successo all'interno dell'aula e segni la convergenza pressoché unanime dei settori del centrosinistra e del centrodestra.
Io, al contrario, sono convinto che una posizione che segna un'inedita convergenza tra gli interessi antimercato e cripto-protezionistici della Coldiretti, dall'altra parte delle propagande ludistico-antiscientifiche di una parte del mondo ambientalista, puzza di bruciato. Non può costituire la base di un programma di governo; può costituire la base di una campagna d'immagine anche abile ed intelligente, ma non segnare le prospettive dell'agricoltura piemontese.
Abbiamo sentito che il Presidente ha ripercorso le motivazioni che hanno portato alla distruzione di questi campi.
E' una motivazione giuridicamente ineccepibile per l'adempimento di una normativa morente, che già nella prossima stagione non potrà fare attuata nel nostro Paese, e di cui tutte le forze politiche, a partire dal Presidente Ghigo per passare dal Ministro dell'Agricoltura Allemanno stanno organizzando il boicottaggio istituzionale.
La cosa interessante da capire qui non è se il Presidente Ghigo, in un atto di coraggio federalistico, abbia scelto di gettare il cuore oltre l'ostacolo e dichiarare il nostro territorio - per quanto tempo, per 100 anni? - totalmente "OGM free", ma è capire se la Regione Piemonte intenda collaborare ad un disegno che, dal mio punto di vista, è istituzionalmente scellerato, oltre che politicamente sconveniente, che è quello annunciato dal Ministro Alemanno al primo quotidiano italiano.
In sostanza ha annunciato che, in Italia, il disegno di legge di recepimento della Direttiva Europea non si applicherà; ricordo che tale provvedimento consentirà ai produttori, a partire dalla prossima stagione secondo criteri di convenienza, di scegliere colture OGM od "OGM free", ed obbligherà ovviamente i trasformatori ad assicurare criteri di assoluta tracciabilità In Italia, con un'impostazione statalistico-autoritativa, saranno il Governo e le Regioni a fissare le aree omogenee nelle quali queste sperimentazioni potranno essere realizzate, e la condizione per la realizzazione delle sperimentazioni sarà il concorso favorevole di tutti gli operatori coinvolti.
In questo modo il Ministro - e anche lei Presidente Ghigo - intende offrire una sponda giuridico-amministrativa ai Miet della Coldiretti per impedire nella nostra Regione, ed estensivamente nel nostro Paese, l'uso di queste tecniche e di queste sperimentazioni.
Se il problema è quello ambientale, immagino che la sede di discussione di tale problema, che riguarda casualmente alcuni interessi commerciali della nostra Regione, non possa che essere quella scelta dai nostri interlocutori e da tutti i nostri concorrenti.
Noi che cosa decidiamo di fare, mentre l'Europa fa così? Dichiariamo l'autarchia alimentare e che nella nostra Regione, a differenza di quanto stabilito per tutte le altre Regioni europee, non entrerà un seme OGM e che per i prossimi 10 o 100 anni non ci sarà una cultura OGM? E' credibile, Presidente, che l'attuazione di una Direttiva Europea di tale natura possa avere questo riscontro istituzionale? Ed è soprattutto credibile che oggi, sulla scia di quanto propongono da tempo numerosi suoi oppositori all'interno di quest'aula, lei decida di sposare un principio di precauzione, per cui gli OGM non potranno mai essere utilizzati? Il principio antiscientifico per il quale gli OGM si possono utilizzare unicamente se viene dimostrato che non fanno assolutamente male, è un criterio totalmente non falsificabile, un criterio totalmente antiscientifico, un criterio che non si utilizza in nessun caso di sperimentazione scientifica ne in campo biomedico e nemmeno in altri campi.
Quello che voglio capire dal Presidente Ghigo non è quale destino poetico immagina per le verdi colline piemontesi, ma come pensa di dare riscontro, istituzionalmente, ad una normativa europea che, a partire dalla prossima stagione, consentirà ai produttori di fare alcune cose e vedrà da, una parte, il Governo nazionale e, mi pare ormai certo, dall'altra anche il governo regionale impegnato essenzialmente ad impedire ai produttori di fare quello che i produttori intendono fare, boicottando la normativa europea. Questo è il problema.
Se poi - questo lo posso capire e in una certa misura anche gradire il Presidente Ghigo ha scelto di fare su questa azione una interessante campagna di immagine che sposta la sua persona a difesa degli interessi della salute dei cittadini piemontesi e della sua economia, questo va bene ma vale per questa stagione come la normativa che ha dovuto applicare. Se invece intende proporre delle linee di sviluppo dell'agricoltura Piemontese, temo che la questione sia un po' più complessa e, soprattutto la soluzione non potrà essere, malgrado i suoi auspici, totalmente "OGM free".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente Ghigo, sulla base di accertamenti svolti da uffici ed Enti competenti, ha preso la decisione di rimuovere dai campi di mais, il mais nato da sementi contenenti OGM non autorizzati. Una decisione presa all'interno di procedure di carattere centrale, di carattere regionale, che sono giunte al tavolo della decisione del Presidente della Giunta regionale che poteva quindi limitarsi a fare questa operazione, ma, il Presidente Ghigo, non si è limitato a fare solo questo. Il Presidente Ghigo si è sporto un po' di più sul problema e questo suo sporgersi bisogna verificare se corrisponda veramente alla volontà di realizzare quanto ha detto o, se invece, non corrisponda all'acchiappare, su un tema che va facilmente sui giornali, un po' di facile notorietà.
Propendo per la prima ipotesi, prendo in parola il Presidente Ghigo e voglio, e spero, che il Presidente Ghigo non perda la faccia su questo tema e continui lungo la linea di attacco all'ipotesi che la nostra regione diventi un ambito territoriale nel quale gli organismi geneticamente modificati possano avere accoglienza. La prendo in parola Presidente Ghigo.
Il Presidente è andato parecchio più in là di quanto le era stato richiesto, quindi di togliere il mais là dove non doveva mai essere stato seminato. Il Presidente ci ha detto, e condivido, che nella nostra regione il futuro dell'agricoltura sta proprio nella ricerca e valorizzazione della nostra agricoltura; quella che si è consolidata in tanti anni di fatiche quella che segna ancora positivamente la nostra regione con tanti e tanti prodotti che solo i nostri produttori sono stati capaci di realizzare e che vendono nel resto della regione, alle altre regioni e anche in giro per l'Europa. Noi OGM? Certo. Noi OGM perché in quei delicatissimi meccanismi di mutazione genetica che la natura compie da sola, da millenni, con la lentezza propria delle trasformazioni naturali e quindi con la ricerca di quegli equilibri che vengono intaccati dalle trasformazioni genetiche ma che vengono rimessi in equilibrio attraverso percorsi naturali, dire di no agli OGM vuol dire no ad un attacco speculativo che a queste mutazioni genetiche naturali viene portato da interessi di grandi multinazionali che per fare profitto incidono in modo improvviso, violento e privo di verifiche sulle conseguenze che, nel tempo, possono avere con procedimenti industriali che violentano in modo artificiale il procedere dello sviluppo naturale delle sementi e dei geni.
Si dice: "non è provato che siano nocivi", più che quello, che non è provato, non è provato scientificamente quali conseguenze possano avere le mutazioni che si inducono sul resto della natura. Questo è un terreno sul quale si stanno confrontando due posizioni scientifiche: una che tende a trascurare la possibilità che le mutazioni genetiche abbiano conseguenze negative, l'altra che tende ad individuare, in trasformazioni genetiche improvvise, la possibilità di determinare conseguenze che non si possono oggi accertare. Di qui nasce il principio di precauzione che il Presidente ha adottato. Bene, Presidente Ghigo, la sua non sarà una strada facile, le chiederanno di tornare indietro, le chiederanno tante cose perché forze potenti sono in moto se lei continuerà su questa strada. Spero che il Presidente Ghigo abbia meditato molto sulla posizione, non vedo l'Assessore Cavallera presente, non vorrei che l'Assessore Cavallera avesse opinioni diverse da quelle del Presidente. Tuttavia l'Assessore Cavallera è nominato dal Presidente per cui lo stesso potrà sempre togliergli la delega se l'Assessore non lo seguirà sulla strada che il Presidente ha così coraggiosamente intrapreso.
Il primo suggerimento, e speranza, che consegno al Presidente è che le leggi, per dire di no agli organismi geneticamente modificati e che sono consegnate al Consiglio regionale su proposta di parecchi Gruppi, vengano sollecitate dal Presidente per la discussione e approvate in Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

Il Presidente della Giunta si è soffermato e ha puntualizzato che l'intervento della sua ordinanza è partito dal fatto che erano stati messi in coltura OGM non autorizzati. Il merito, se così si può dire, della ordinanza in questione, non è questo perché per fare questa operazione è sufficiente una denuncia di un semplice funzionario dell'ASL, come lo stesso Presidente della Giunta ha rilevato.
Credo piuttosto che il Presidente della Giunta - merito o demerito sia stato il primo in Italia a porre con sufficiente forza ed autorevolezza il dito su un problema che, non a caso, è stato preso in grande considerazione in questi giorni dai mass media.
Il punto - e vorrei spendere i minuti a mia disposizione proprio su questo fatto - a mio modesto avviso, è il seguente: gli OGM sono segno di progresso e chi si contrappone ai medesimi si contraddistingue per arretratezza? A fronte di una cultura di produzione che nel bacino del Mediterraneo va avanti da ben ventimila anni, prima di dire che gli OGM sono segno di progresso e ventimila anni di cultura sono segno di arretratezza, ci penserei bene.
Il problema è molto più complesso, e credo che abbia bene fatto il nostro Presidente della Giunta ad affrontarlo con la dovuta saggezza e il dovuto coraggio. E' vero che, da un lato, si tratta di un atto dovuto perché vi era un illecito e questo illecito doveva essere perseguito, ma dall'altra parte questo tipo di illecito va ad affrontare un problema di grande rilievo: si squassa, con questa messa in coltura di organismi geneticamente modificati, una cultura di ventimila anni di produzione.
Si può pensare che fra qualche mese l'Europa forse regolamenterà la materia e quindi l'atto del Presidente della Giunta andrà a farsi benedire. Ritengo che l'Europa sia fatta anche dalla Regione Piemonte, che da sola rappresenta qualcosa di più di qualche Stato che si appresta a entrare nell'Europa stessa; sono molti gli Stati che stanno entrando che sono meno del Piemonte per popolazione, ma soprattutto meno del Piemonte per quanto riguarda l'economia e il PIL. Di conseguenza, è giusto che nel dibattito italiano ed europeo si avverta anche la voce del Piemonte.
Certo, la gente rimane impressionata nel vedere le ruspe che passano sopra le canne di granturco, però non è solo un fatto emblematico, come lo stesso Presidente della Giunta ha voluto rimpicciolire, è un fatto secondo me di grande interesse, ma soprattutto di grande cultura, di grande scienza che va approfondito e che sarà argomento dei prossimi anni. E credo che, rispetto a un fatto che supera produzioni, abitudini, culture di ventimila anni, gli Stati non possano rimanere indifferenti come oggi sembra che lo siano, se è vero come è vero che poche aziende multinazionali hanno in mano questo potere.
Queste aziende multinazionali ci dicono come dobbiamo mangiare, come dobbiamo vivere, come dobbiamo operare e come sempre da loro dovremo comprare le sementi. Il contadino è abituato a mettere a frutto la semente che gli ha dato il Padreterno, ma dopo ventimila anni non è più quella che gli ha dato il Padreterno, non è più quella che ogni anno si rinnova in modo naturale, ma è quella che gli deve vendere la multinazionale.
Concludo dicendo che, se la sostanza dell'ordinanza Ghigo è quella che a me pare di capire - e cioè di rafforzare le produzioni sicure e affidabili, ma anche di qualità quali quelle di origine controllata che probabilmente in Piemonte esistono ed esistono ad un livello adeguato credo che benissimo abbia fatto Ghigo ad assumere quell'iniziativa in modo coraggioso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bolla; ne ha facoltà.



BOLLA Emilio

Volevo innanzitutto ringraziare il Presidente Ghigo per le comunicazioni che ha dato e per gli approfondimenti contenuti in queste comunicazioni rispetto all'ordinanza emessa. E' chiaro che tali approfondimenti sono stati senza dubbio utili.
Non intendo addentrarmi nelle questioni scientifiche legate agli organismi geneticamente modificati, perché non sono in grado di farlo: prima di entrare nel merito di queste questioni, è opportuno avere un'adeguata preparazione.
Uno dei temi che ho voluto evidenziare con l'interrogazione che ho proposto era soprattutto quello legato alle conseguenze per le aziende agricole colpite da questa ordinanza, ma soprattutto colpite dal fatto di essere state forse raggirate o truffate commercialmente nell'acquisizione di queste sementi; sementi che, se non ricordo male, anche com'è stato evidenziato dagli organi di informazione, portavano sulle confezioni la scritta "OGM free".
Vorrei soffermarmi in particolare sulla ricaduta negativa per le aziende colpite. Direi che il discorso "tolleranza zero" - che io condivido - impostato nella comunicazione di questi fatti, sia importante, anche se oggi, come sappiamo e come è stato evidenziato l'Unione Europea sta valutando l'opportunità di considerare le contaminazioni accidentali ammesse per quanto riguarda questo tipo di problemi.
A mio parere, gli organismi geneticamente modificati, per quanto riguarda le sementi e le altre produzioni, devono essere oggetto di controlli all'atto dell'immissione sul nostro mercato, ed è forse questo uno dei problemi principali che è causa di quello che si è dovuto verificare.
Qualcuno ha sollevato la questione dell'impollinazione già avvenuta e quindi della possibilità di contaminazione di organismi geneticamente modificati anche alle altre colture: questo può essere un fatto verificabile senza dubbio da una perizia idonea.
Voglio dire che questo provvedimento necessario, adottato dal Presidente Ghigo, avviene in un momento conseguente all'attuazione di una serie di verifiche. Certamente, sarebbe stato importante assumerlo in precedenza e non a colture in stato così avanzato, con un impatto importante sull'economia agricola piemontese. Ritengo che, con questa ordinanza, il Consiglio, ma anche la Giunta, debbano assumere degli impegni, perché il ristoro dei danni agli agricoltori è fondamentale essendo - come ho detto - le lavorazioni e il grado di maturazione del mais, in uno stato avanzato. Anche l'impegno per la distruzione di questi raccolti è notevole. Mi ha fatto piacere sentire dal Presidente Ghigo che è stata fatta una quantificazione del danno, che pare abbastanza limitato (se non è il vecchio miliardo di lire, potrà essere un po' di più). Ritengo si debba tenere conto del lavoro che la distruzione di queste colture comporta; non si tratta solamente di trinciare i raccolti, ma anche di interrarli, quindi le aziende devono sostenere dei costi notevoli.
Abbiamo presentato un ordine del giorno, nel quale proponiamo al Consiglio uno stanziamento, in fase di assestamento di bilancio, di una cifra idonea a risarcire i danni agli agricoltori che, in buona fede, hanno acquisito queste sementi OGM. E' questo l'aspetto importante da affrontare in modo tempestivo, al di là di tutti i discorsi - alcuni condivisibili altri meno - che sono stati fatti in quest'aula. Ribadisco, pertanto, la nostra proposta, che vuole affrontare tempestivamente questo aspetto. So che c'era l'intenzione di proporre dei prestiti di conduzione, che non reputo idonei ad affrontare le esigenze di queste aziende, in questo momento; è stato dimostrato in altri momenti come non siano uno strumento molto utilizzato e apprezzato dalle aziende agricole. Occorre agire in modo diverso, in attesa di verificare tutte le questioni che sono aperte, anche le cause che probabilmente saranno avviate con le multinazionali fornitrici di queste sementi.
Ribadisco, pertanto, rispetto al miliardo di vecchie lire o al milione di euro necessari al risarcimento del danno, la volontà di affrontare innanzitutto questo tema e ringrazio la Giunta se vorrà verificare che gli elementi legislativi e normativi siano adeguati.
Probabilmente c'è l'opportunità di richiamarci a qualche legge già esistente; mi viene in mente quella che abbiamo approvato in via definitiva, riguardante il consorzio per lo smaltimento delle carcasse dei rifiuti di origine animale. Se non ricordo male, in qualche passaggio di questa legge c'è un aggancio che potrebbe essere utile ad affrontare tempestivamente la questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Godio.



GODIO Gianluca

Grazie, Presidente. So che ci sono molti colleghi che devono intervenire, per cui ruberò solamente un minuto. Presidente e colleghi continuo a ritenere che gli argomenti sostenuti dalla minoranza siano del tutto sterili e alquanto strumentali. Ancor di più, quello affermato dal collega Riba risulta essere pretestuoso; si evince semplicemente una chiara volontà di un processo alle intenzioni, che assume la forma di una mera politica strumentale. Non è possibile dire che siamo stati fortunati perch queste erano delle pannocchie di mais, ma se fossero state cose più importanti avremmo arrecato chissà quali danni alla comunità piemontese.
Ancor di più si manifesta questa volontà e si conferma, perché non è possibile contestare il Presidente Ghigo e l'inefficienza della Giunta regionale, pur dichiarandosi ovviamente contrari agli OGM. E allora colleghi, cerchiamo almeno di essere seri e diciamo chiaramente che il problema OGM e le conseguenze che tali modificazioni potranno arrecare ai cittadini piemontesi vanno al di là delle posizioni politiche di ciascuno di noi. Bene ha fatto, secondo me, il Presidente Ghigo a prendere tale decisione e la correttezza politica che dovrebbe contraddistinguere ognuno di noi - ripeto - al di là delle condizioni e delle convinzioni di partito ci deve far capire che questa decisione è stata dettata dalla ragione e dal buon senso, recependo anche le posizioni del Governo centrale e, in particolare, quelle del Ministro Alemanno.
Ho sentito, colleghi - e mi avvio alla conclusione - che prossimamente la Comunità Europea si dovrà esprimere in proposito. Ritengo che, quando lo farà, valuteremo. Io penso che, vista la legislazione attuale, la scelta effettuata dalla Giunta regionale sia una scelta molto dura, ma sicuramente dettata dalla serietà e da grande responsabilità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Presidente Ghigo, devo darle atto almeno di tre meriti, che le vanno riconosciuti in questa vicenda. Il primo, è che ha contrastato e preceduto, ma soprattutto materializzato, l'incertezza della Magistratura su una questione così delicata, assumendo, con il proprio decreto, una scelta coraggiosa. Il secondo, è che probabilmente lei oggi si pone come il vero leader del federalismo, facendo impallidire Bossi, ma anche il suo Presidente del Consiglio, Cota, perché, in difesa dei nostri territori, della genuinità dei nostri prodotti, della sicurezza alimentare dell'incertezza degli esiti degli OGM, lei si erge a paladino della potestà legislativa regionale, in materia di politiche agricole - chiamiamole così cosa che ci preoccupa, perché ci spaventa l'idea di 20 sistemi sanitari 20 sistemi scolastici, tanti quante sono le Regioni.
Terzo elemento a suo favore: lei ha colto nell'immaginario collettivo.
Il principio di precauzione, che va applicato secondo alcune direttive europee, è entrato nella coscienza delle persone, in parte alimentato dalle paure. Si ha paura di sperimentare il nuovo e si ha paura rispetto a tutto quello che non si conosce. Inoltre viene il dubbio che la sua azione abbia colto questa dimensione nell'immaginario collettivo, portandole anche dei consensi. Certo, ha messo in conto l'opposizione scontata delle grandi organizzazioni agricole o di parte di esse, però dall'altra ha sicuramente colto nel segno.
Io non sono piemontese, però direi che si è assunto un bel "badò", e noi la vorremmo seguire in questo tentativo, cercando di capire se dentro i punti elencati, soprattutto quello che riguarda il facile consenso, questo non sia stato prevalente. Da questo punto di vista, quindi, la aspettiamo alla prova dei fatti.
Ci sono due scadenze già ricordate: la prima riguarda l'incombenza della Direttiva Europea che, di fatto, già dalla prossima semina autorizza l'utilizzo multiplo delle sementi secondo le norme.
Dall'altra c'è la potestà regionale, perché se è vero che è previsto questo, bisognerà pur prevedere delle aree di salvaguardia. Verranno definiti dei bacini e delle zone omogenee all'interno delle quali operare questi tipi di coltivazioni.
Su questo, Presidente, vorremmo sapere dove intenderà portare la sua azione, per capire anche quale potrà essere l'atteggiamento delle opposizioni.
Utilizzando la sua prerogativa di Presidente delle Regioni nella Conferenza Stato-Regioni, la prima scadenza è quella di studiare attraverso i propri legali ed amministrativi la possibilità - e gli strumenti di legge lo prevedono - di non accettare che il Governo non recepisca la Direttiva Europea.
Questa è la vera salvaguardia da porre in essere, in quanto tutte le altre rischiano di portare la nostra Regione in una situazione estremamente difficile, stante la scarsa potestà legislativa, se non quella dell'individuazione dei bacini.
Presidente, credo che sia corretto da parte delle opposizioni accettare la sfida; è un terreno interessante, rispetto al quale bisogna ergersi a tutela della salute della persona, a tutela soprattutto delle bio diversità, cioè delle caratteristiche dei nostri prodotti agricoli, che contribuiscono nel mercato interno ed internazionale a farne, in termini di qualità, il proprio volano promozionale e la propria possibilità di espansione nei mercati.
Presidente, noi su questo la attendiamo al varco. Attendiamo atti concreti per smentire almeno quello che oggi appare come un dato prevalente: una scelta difficile, sicuramente gravosa, ma anche di grande consenso, alla quale bisogna dare continuità, perché bisogna sottrarre alle parole, attraverso i fatti, la certezza delle decisioni assunte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente Ghigo, credo che un atto coerente ai suoi comportamenti certamente coraggiosi, di questi giorni, sarebbe la scelta di costituirsi in giudizio contro i colpevoli della situazione che lei oggi ha colpito negli effetti e agli ultimi della catena.
La Regione Piemonte deve costituirsi in giudizio contro le multinazionali, contro i consorzi agrari, e cercare attraverso quella strada di contenere il fenomeno. Non si può dire che, tanto, il prossimo anno l'Unione Europea con la sua deliberazione normerà questo aspetto.
Ci sono degli elementi sui quali desidero chiederle una spiegazione: sono stati fatti dei controlli immediati sui sacchi di sementi che hanno la scritta "OGM free"? Inoltre vi è la voce ricorrente che dice che, dopo che lei ha avviato le procedure, questi sacchi improvvisamente sono spariti; certamente la semina è finita da tempo, quindi ci sono i soliti ritiri, ma improvvisamente questi sacchi sono spariti.
Quindi, vorrei sapere se c'è la possibilità di un'azione ispettiva per verificare questi aspetti. Come le è noto, sui residui di semi dei sacchi sui quali sono state fatte le indagini presso gli agricoltori, è stata accertata la presenza di semi di mais transgenico in sovra-percentuale rispetto al consentito.
Tutta questa vicenda che lei ha posto in essere, e che personalmente condivido, dovrebbe trovare questo tipo di completamento. Ho sentito da qualcuno l'accusa che è una guerra di retroguardia, e che non sarà possibile contenere questa espansione, perché la questione delle etichettature dei prodotti (se contengano o meno prodotti transgenici) sarà il pannicello caldo che userà l'Unione Europea e, come si può immaginare sarà effettivamente solo un pannicello caldo, perché in pochi decenni tutto il processo dell'agricoltura ne sarà investito.
Eppure io credo che questa sfida possa essere giocata attraverso la scelta non di un'agricoltura di nicchia o del vecchio mondo antico, ma attraverso il sostegno ad un tipo di agricoltura, non solo biologica, ma che difende le diversità.
Ci sono molte aree che saranno attaccate dal transgenico, e quindi bisognerà ritrovare nella politica agricola regionale la coerenza della battaglia che lei ha portato avanti, per la quale la si può accusare forse, di alcuni ritardi e forse sul piano dei controlli preventivi.
Certamente la norma è quella che è, ma non si può fare riferimento a qualcosa che deve venire per non avere un comportamento di questo tipo.
In questa occasione si vede il fenomeno della differenza tra democrazia sostanziale e democrazia formale, anzi nemmeno democrazia formale, perch la potenza delle multinazionali fa sviluppare i fenomeni di contaminazione dei processi agricoli, per i quali poi occorre adeguare la norma perch ogni contenimento diventa inutile.
Questo la spiega abbastanza lunga sul fatto che ci sia una forte spinta da parte delle multinazionali ad avere una normativa specifica a livello mondiale, dove l'OCSE stessa stava lavorando, ma poi la cosa fu bloccata da alcuni stati, proprio per non fare "impigliare" le multinazionali sulle singole normative nazionali sia per le politiche del lavoro, sia per le politiche degli insediamenti industriali.
Abbiamo un fenomeno che, attuato sul campo, dimostra la potenza delle multinazionali, che si fanno, in qualche modo, beffa dell'impianto normativo della democrazia formale, senza parlare di quella sostanziale.
Quindi, lei Presidente, faccia un atto di coraggio, faccia la sfida del Piemonte, faccia un'azione giudiziaria specifica contro le multinazionali in questo caso anche contro i distributori. Questo potrebbe darle un grande valore in un confronto che non è perso in partenza, che potrebbe dare un segno importante al futuro scontro rispetto a questo tipo di sviluppo. Non la si può temere o negare a priori questa modalità di sviluppo che le multinazionali stanno dando.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Debbo esprimere l'apprezzamento per la relazione del Presidente che ha voluto fornire un'informazione ricca di contenuti e di indicazioni. Muovo su quelli che ho ritenuto di poter articolare come i cinque punti della relazione che costituiscono una risposta alle critiche mosse.
Il percorso seguito, un'azione partita da lontano, con consapevolezza ha portato ad un provvedimento che è la conseguenza logica, culturale e politica dell'azione preventivamente svolta. Si è voluto sottolineare, e questo non possiamo che apprezzarlo, come il patrimonio laboriosamente acquisito dai coltivatori, non possa essere messo a rischio, ma quando si dice "il patrimonio acquisito degli agricoltori", evidentemente, si fa un riferimento e si da un premio alla persona, ai sacrifici, alla storia, alla cultura di questa gente.
In linea con queste indicazioni si è sottolineato l'aspetto di autonomia e di libertà che l'istituzione, e quindi il Presidente della Regione Piemonte, ha assunto proprio per dare valore, per dare contenuti non solo all'azione istituzionale, ma anche all'azione di chi lavora e opera. Il Presidente ha posto un altro problema significativo quando ha messo in correlazione i produttori di sementi, che altro poi non sono che i produttori dei diserbanti, volendo così sottolineare e denunciare una perversione del mercato che non tiene conto di tutta la storia, di tutta la cultura e di tutti i sacrifici di cui prima abbiamo detto. Su questo vi è assoluta e piena condivisione. Si è voluto porre con problematicità, e capisco la sofferenza con cui si è posto, il dubbio se risarcire o meno anche se si è voluto evidenziare la difficoltà dei processi normativi sul punto. Tuttavia dobbiamo dire che qui noi dobbiamo dare un contributo e dobbiamo dire che la problematicità, il dubbio, deve sicuramente soccombere rispetto al sottolineato e richiamato valore dal Presidente, dal valore simbolico dell'azione di quella ordinanza.
Diciamo forte che si da tutto il sostegno e l'incoraggiamento per un'azione risarcitoria che gli agricoltori e coltivatori potranno e dovranno intentare verso le multinazionali, ma dobbiamo eliminare l'ipotesi di un risarcimento - o almeno lo dobbiamo eliminare in via di principio poi vedremo e seguiremo gli sviluppi - ma preventivamente e previamente dobbiamo escludere un intervento risarcitorio della Regione proprio per non fare acquietare e per non sbiadire le iniziative contro chi mette in circolazione i prodotti OGM. Non dobbiamo depotenziare il significato della ordinanza presidenziale che ancora una volta va sottolineata.
Dobbiamo dare una risposta al problema che ha posto il Consigliere Palma. Il Consigliere Palma, con la consueta perizia, ha posto un problema che non posso condividere perché si pone su un piano di formalismo ideologico del mercato e di formalismo normativo che non giova perch finisce per dimenticare la persona nella sua essenza. Voglio dire che la libertà è, prima di tutto, il rispetto della persona e quindi la conseguente tutela. Il Consigliere Palma pone un altro problema fondamentale per la società che va affrontato, ma lo si risolve non con l'ideologia della norma, ma partendo dal presupposto che il diritto viene prima della legge e qui il diritto è in rispetto della natura, della storia e della salute. La norma deve essere piegata al diritto e non viceversa per non incorrere nelle devianze che le mitologie giuridiche della modernità hanno determinato.
Saluto con favore alcune prese di posizione e auspico che non siano mere espunzioni da un terreno che tarda ad essere dissodato. La sintonia delle dichiarazioni, del Ministro Alemanno e del Presidente Ghigo consentono di interpretare la politica e di portarla ai suoi livelli più alti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Considerato che molte cose sono già state dette, con una battuta potrei dire, come titolo ad un editoriale: "Meglio tardi che mais".
Noi sosteniamo la sua iniziativa, la riteniamo corretta e quindi riconosciamo che vi sia stata un'azione giusta applicando un principio di precauzione in fase, forse, un po' tardiva, ma ci sono anche una serie di problemi che sono noti, un principio di precauzione che è stato utilizzato al quale si è fatto ricorso. E' stata un'operazione mediatica, ma questo fa parte di un altro aspetto.
Perché ritardo? Ritardo perché certo che da gennaio, quando vi è stata la prima rilevazione ad oggi, è passato parecchio tempo e se vi fosse stata una coraggiosa tempestività, non ci saremmo ritrovati ad avere i "prati fioriti". Bisognava intervenire un po' prima. Detto questo, apprezziamo la coerenza con la quale la scelta è avvenuta. Nelle motivazioni che il Presidente dava nella sua relazione, dal mio punto di vista, il ripetere il ribadire con questa enfasi che il Piemonte vuole scegliersi il proprio tipo di agricoltura mi pare condivisibile, ma anche un po' un eccesso perché in questa gara che viene fatta tra i partiti della maggioranza, si va a definire la propria agricoltura, la propria sanità, la propria scuola e così via e non capisco bene dove tutto questo ci porti.
Certamente è più condivisibile il ragionamento e la motivazione che il Presidente ha dato quando ha fatto riferimento ad una doverosa tutela delle biodiversità e ad una necessaria - un po' tardiva, ma necessaria - presa di coscienza e di responsabilizzazione sul grande tema della sicurezza alimentare. Quando facciamo riferimento a questi due principi - la tutela delle biodiversità e la sicurezza alimentare - si comprende e si giustifica anche che vi possano essere state delle difficoltà, dei ritardi e che vi possa essere un eccesso di richiamo a strani principi federalistici che in questo caso c'entrano relativamente poco.
Quali sono i problemi, dal nostro punto di vista, che ancora rimangono? E' evidente che se non si è voluto fare solo un'azione di carattere puramente mediatico - che poi ci sta anche bene, ma è un'operazione di carattere esclusivamente mediatico - bisogna essere conseguenti, e dal nostro punto di vista le azioni conseguenti sono perlomeno da ricercarsi in tre questioni. La prima è certamente quella di far sì che da questa azione derivi una profilassi; di conseguenza, si individui il procedimento - tra l'altro, possiamo contare su una Direzione e un Settore assolutamente competentissimo in questa materia - si definisca la procedura, si stabiliscano le linee guida e quindi si faccia profilassi affinché l'azione che è stata intrapresa abbia una sua coerenza e una sua conseguenza e diventi anche linea guida per le grandi scelte che in Europa si stanno definendo. Su questo credo che vi debba essere una tempestività e sfidiamo il Presidente Ghigo a far sì che avvenga questa tempestività quindi a definire la profilassi.
Seconda questione: l'informazione. L'informazione in questi giorni è stata ampia, ma soprattutto anche di plauso; adesso trasformiamola in informazione utile e scientifica, perché la tutela delle biodiversità e la sicurezza alimentare diventino patrimonio degli agricoltori e diventino patrimonio delle persone che non leggono o che non sanno leggere quei sacchi, quei materiali, quindi informazione ad hoc.
Terza questione: si chiedano i danni e ci si costituisca parte; si chiedano i danni e quindi si proceda nei confronti della Pioneer, si proceda nei confronti perlomeno delle tre grandi multinazionali delle quali abbiamo certezza che esistano sul nostro territorio tutta una serie di distribuzioni. Il Presidente stamattina si è slanciato addirittura in principi e ragionamenti che c'entrano col neoliberismo e così via figuriamoci, ci invita a nozze, ma quello che chiediamo, molto più coerentemente e modestamente, è che in questo caso la Regione preoccupandosi giustamente di risarcire gli agricoltori - è evidente questo, è evidente che deve risarcire gli agricoltori - contemporaneamente impugni questa vicenda con una vertenza ad hoc e quindi proceda nei confronti della Pioneer e delle altre grandi multinazionali, chiedendo i danni per la sicurezza alimentare che si sono avuti in questa Regione.
Riteniamo che l'insieme di questi tre provvedimenti - profilassi risarcimento dei danni da parte delle multinazionali e informazione ad hoc a chi fa uso delle sementi e così via - in questo importante momento di grandi scelte sia nell'Unione Europea sia nel nostro Governo, possa rendere vera, coerente ed efficace la scelta coraggiosa, che condividiamo, della Giunta regionale e del Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Volevo fare solo una piccola chiosa al dibattito di oggi. Ho visto la faccia del Presidente Ghigo un po' annuvolata, rabbuiata quando parlava il Consigliere Palma: sicuramente non ha gradito il tono e le argomentazioni del Presidente del Gruppo Radicale. Tuttavia, si sarà sicuramente consolato, perché direi che ha avuto un ampio successo di pubblico e di critica l'intervento no global ambientalista del Presidente Ghigo.
Debbo dire che sono rimasto un po' stupito - e spero che qualcun altro anche dalle fila del centrodestra sia rimasto stupito - dai toni e dalle argomentazioni usate dal Presidente Ghigo. Come Gruppo Radicale, in questi giorni abbiamo più volte, con comunicati ufficiali e anche con l'inizio dell'intervento del Consigliere Palma oggi, ricordato e ribadito come riteniamo che l'atto firmato dal Presidente Ghigo sia un atto quasi obbligato, un atto quindi corretto, necessario in questa fase, stante la normativa nazionale e quindi diamo atto della correttezza di comportamento del Presidente Ghigo. Ma lì ci fermiamo lì, e inviterei gli amici e i colleghi Consiglieri regionali dei due schieramenti a fermarsi e ragionare.
Il Presidente Ghigo davvero ha usato i toni - soprattutto quando ha lasciato la relazione ed è andato a braccio - dei no global della strada: un attacco alle multinazionali, un attacco al mercato, un attacco indiscriminato alle logiche fuori controllo che, quasi come un complotto di antica memoria, viene a determinare le scelte che invece devono essere le scelte politiche e le scelte nostre.
Ampio successo di pubblico della prima fila e anche di altri ambientalisti di un certo tipo, quindi un Presidente quasi con i toni di Moriconi, quasi con i toni di un ambientalismo alla Pecoraro Scanio e alla Bertinotti, che davvero non avremmo voluto sentire dal Presidente Ghigo anche per l'attenzione con cui cerchiamo di seguire l'attività della nostra Giunta regionale, di questa Giunta regionale che si era presentata agli elettori come Giunta liberale, liberista, come Giunta che addirittura si fregia di un Assessorato alla new economy. Ecco, dove sono finite quelle promesse elettorali, dove sono finite quelle attenzioni ad una società che cambia, ad una società che evolve? I toni del Presidente Ghigo, a nostro giudizio, sono stati giudicati inquietanti e l'articolo che ha voluto citare la collega Suino, dal titolo quanto mai azzeccato "Meglio tardi che mais", articolo editoriale de La Stampa di Torino, invece nel testo e nelle argomentazioni rispecchia la nostra impostazione; rispecchia e denuncia il rischio di nuovo protezionismo, il rischio davvero non di tornare indietro di millenni, come ci paventava il collega Mercurio, ma di un problema vero. Il mercato è mercato non quando serve o quando ci piace o quando dobbiamo costruire qualcosa o andare in deroga ai Piani Regolatori; il mercato è mercato e deve essere governato e controllato, ma dobbiamo anche evitare una lettura questa sì, collega Galasso - ideologica della società e del momento storico. Assieme al collega Galasso ho avuto l'opportunità - e ringrazio il Gruppo di AN - di sentire, alcune settimane fa in sala Viglione l'intervento del Ministro dell'Agricoltura Alemanno. I toni usati dal Ministro Alemanno erano ancora più inquietanti di quelli usati oggi dal Presidente Ghigo oggi. Un attacco al neo liberismo, ad un complotto mondiale che viene a distruggere quanto abbiamo fatto per proteggere le nostre coltivazioni e la nostra agricoltura. Voglio ricordare al Presidente Ghigo, che in questo momento non è in aula, che la difesa della nostra agricoltura - come dice anche Carlin Petrini, quando interviene in pubblico parte dalla difesa delle nostre produzioni dall'utilizzo eccessivo di diserbanti (atrazina e bentazone). Non c'è l'Assessore Cavallera, ma lo sa benissimo: più volte abbiamo denunciato che quelle sostanze proibite da tredici anni, in Piemonte sono quotidianamente usate. Fare della retorica sulla qualità, farlo con un gesto che considero di grande capacità comunicativa e di grande furbizia politica; il Presidente Ghigo si è riposizionato come il migliore degli ambientalisti e il migliore dei federalisti. A questo punto, la battuta sul fatto che tutto questo è costato soltanto un miliardo è più condivisibile ed è una lettura più credibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Non sono stupito che il Presidente Ghigo abbia valorizzato il fatto di comparire sui giornali, non perché si parlasse della sanità piemontese o altro, ma legando la propria immagine a un fatto che è stato percepito sicuramente in modo positivo dall'opinione pubblica. Mi pare del tutto naturale: quando non compare come Presidente dei Presidenti, se compare come Presidente della Regione Piemonte, generalmente compare per motivi meno piacevoli per lui. Ma questo non mi stupisce e andrei al di là di questa considerazione, cercando di capire di fronte a quale problema ci troviamo e come si è agito.
Sono state dette molte cose; probabilmente si doveva agire anche più tempestivamente, ma, al di là di questo, ritengo positivo il modo in cui si è agito. Ho ascoltato la dichiarazione del collega Mellano, il quale percepiva nelle dichiarazioni del Presidente Ghigo delle assonanze con le posizioni che abbiamo sempre sostenuto; questo non può che compiacerci anche se il problema è quello di vedere, se non ci si ferma alle dichiarazioni, se ci sarà un'azione conseguente.
Ritengo che la preoccupazione di una manipolazione da parte delle multinazionali sia giusta; sono poche multinazionali enormi, che controllano e stabiliscono le regole del mercato, e non lo subiscono. Nel Terzo Mondo ci sono dei contadini che coltivavano da secoli delle specie che adesso devono pagare perché le multinazionali hanno brevettato ciò che la natura ha inventato e hanno fissato le regole per la loro coltivazione.
Un patrimonio dell'umanità - le specie che nei secoli si sono selezionate è stato brevettato dalle multinazionali, dicendo che è cosa loro. Questo non è mercato; questa è pura manipolazione, controllo delle risorse umane e tentativo di condizionare lo sviluppo dell'umanità stessa, in un settore molto complesso. Si dice che gli OGM non facciano male; speravo che, con il tempo, queste posizioni ottimistiche sulla scienza fossero superate. In uno dei primi film che ho visto dell'agente 007, mi pare "Il dottor No" ricordo che dopo essere stati contaminati, lui e Ursula Andress passavano sotto una serie di docce, dalle quali uscivano non più contaminati. Non secoli fa, ma trent'anni fa si pensava che la contaminazione da parte delle radiazioni nucleari fosse una cosa banale, che si poteva curare. Con il tempo, ci siamo resi conto che troppi raggi X potevano non fare molto bene per non parlare di tutto il resto. Si è, poi, scoperto che anche gli interventi sulla natura con gli insetticidi hanno delle conseguenze negative. Un po' di prudenza sugli OGM farebbe altrettanto bene, per una serie di ragioni complesse, tra cui il fatto che sono in mano a poche multinazionali che controllano il mondo e che cercano di imporre quel tipo di cultura. Se tra qualche decennio dovessimo scoprire che tutto questo è nefasto, l'umanità si troverebbe di fronte a un disastro.
Non dico, dunque, che gli OGM siano sicuramente negativi, ma che è imprudente e sicuramente sbagliato usarli in assenza di una sperimentazione di decenni, perché l'intervento sulla natura ha degli effetti di lungo periodo; se non si fa una sperimentazione di decenni, non credo possano essere messi in commercio. Evidentemente, su questo le multinazionali non sono d'accordo, perché quando investono nella ricerca vogliono avere delle ricadute immediate e cercano di convincere giornalisti e studiosi a dire che hanno ragione loro e a diffondere questo tipo di valutazione. Ritengo invece, che un atteggiamento prudente sia un atteggiamento quanto mai utile. Da questo punto di vista, al di là dello scopo con il quale è stato dato grande risalto al fenomeno di queste settimane che ha coinvolto il Piemonte, ritengo estremamente positivo che ci sia stata questa notorietà.
Siamo comparsi sulle prime pagine dei giornali, se ne è parlato, si è creato un interesse intorno alla questione. Magari non era voluto, ma questo è stato ottenuto, quindi si è creata una sensibilità che ci aiuta a dire: "Attenzione".
Concludo dicendo che, dopo questo fatto positivo, bisogna andare avanti. Invito la Regione Piemonte a farsi parte civile contro le ditte che hanno diffuso questi semi e a chiedere i danni, non solo quelli materiali dei campi distrutti, perché il danno che si è arrecato è ben più vasto.
Sarebbe importante poter imporre, come comunità piemontese, un processo che faccia pagare a queste multinazionali una penalizzazione salatissima perché sarebbe un ulteriore passo in avanti verso la sensibilizzazione e l'ottenimento degli effetti. Inoltre, chiedo alla Regione di promuovere un'azione, a livello nazionale ed europeo, per modificare le leggi e renderle più in sintonia con le considerazioni che ha fatto lo stesso Presidente Ghigo.
Credo che la notorietà abbia aiutato e che quindi su quest'opera debba continuare una forte sensibilizzazione sui rischi che ci sono, per far sì che le legislazioni in atto diventino più restrittive e sempre meno permissive.
Questo può essere fatto anche a livello europeo, agendo nei confronti dell'Unione Europea in quella direzione. Se lo fa la Regione Piemonte, sono convinto che anche in molte altre Regioni, e non solo italiane, l'opinione pubblica spingerebbe in quella direzione.
Quindi, non è detto che un risultato, anche dal punto di vista della modifica delle normative, sia nazionali sia europee, non possa essere ottenuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Costantino

Grazie, Signor Presidente e Signori colleghi.
Su questo argomento, signor Presidente, mi sono permesso di presentare un'interrogazione.
Ho apprezzato molto che le sta a cuore la salute dei cittadini piemontesi, ho notato il suo grande grado di sensibilità nei confronti di questo problema.
Però ho l'impressione che lei, signor Presidente, abbia spostato questo caso, che si può definire di tipo giuridico, in un caso di politica elettorale.
Abbiamo a disposizione molti strumenti per potere fermare questo tipo di piantagione, ma lei l'ha fatto soltanto in questa circostanza per avere la sua pubblicità politica.
Quindi, da un lato, apprezzo il provvedimento, perché in qualche modo le ha preso una decisione, e quando un Presidente decide, per me è sempre e comunque positivo. Però la cosa che mi fa un po' rabbia è che dietro a questa decisione c'è un motivo diverso e il cittadino potrebbe sentirsi preso in giro.
Se fosse veramente naturale il suo stato d'animo di preoccupazione della salute dei piemontesi, avrebbe provveduto prima a verificare tutto il processo produttivo in atto.
Inoltre, per la verità, ho l'impressione che l'agricoltura non abbia avuto molto successo durante la sua gestione. Infatti guardando qualche dato, dal 1995 ad oggi, cioè in 90 mesi di gestione, il comparto agricolo sotto la sua giurisdizione ha avuto una perdita di aziende di circa il 40 ossia siamo passati da circa 190 mila aziende a circa 140 mila.
Per quanto riguarda il famoso discorso che lei fa sui prodotti agricoli di grande qualità, vorrei ricordare che, in Piemonte, questi hanno un'incidenza del 15% sulla produzione.
Aldilà di questo grande atteggiamento - che continuo a dire che apprezzo- non abbiamo riscontrato una vera politica agricola nei 90 mesi della sua gestione.
Nessuno si è mai accorto che la grandezza delle nostre aziende agricole è di 6 ettari, o al massimo 9 ettari, contro i 40 ettari delle aziende francesi e delle aziende che fanno parte della CEE? Non c'è stato nessun segnale che nell'ambito della sua programmazione economica si sia data effettivamente una grossa spinta al comparto agricolo, che nell'ambito complessivo della filiera ha circa 66 mila addetti.
Quindi, considero il suo gesto, da un lato, positivo - e nessuno le pu negare la decisione che ha preso - però se non terrà fede alle cose dette si ricordi che tradirà ulteriormente gli abitanti di questa comunità.
Lei ha voluto dare un segnale chiaro e pulito, perciò questa comunità si aspetta, da oggi in poi, che tutte le sementi utilizzate per la coltivazione del mais abbiano il certificato d'origine e conformità. In caso contrario, la sua azione si ridurrà ad una mera sceneggiata politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, inizierei il mio intervento rivolgendomi al collega Riba e al collega Mellano.
Mi dispiace dover dire ancora una volta che il Presidente Ghigo, di centrodestra, ha rubato completamente la scena ad una cultura di sinistra.
E' stato bravo, perché con grande capacità e dando lustro ed immagine al nostro modo di essere piemontesi - quindi, severi nei confronti di chi sbaglia - ha difeso un provvedimento che invece è di notevole sostanza.
Però, Presidente, penso che insieme a quanto lei ha fatto - e che il nostro Gruppo condivide - si debba fare un ulteriore passo in avanti.
E' proprio vero, e quanto mai calzante, il proverbio che dice: "prima che i buoi siano usciti dalla stalla, sarebbe meglio chiudere la porta".
Lo dico perché è necessario ed indispensabile che ci sia una vera e propria regolamentazione della materia, ci sia da parte della Giunta regionale un impegno da parte sua e dell'Assessore competente a predisporre ed ovviamente in questo senso daremmo tutto il nostro contributo - una legge in merito.
Questo per fare chiarezza e per dare un segnale forte, da un punto di vista concreto e conseguente, all'azione che lei, con coraggio, ha portato avanti in questa settimana.
L'agricoltura piemontese ha complessivamente, e per effetto di eccellenze nel settore che conosciamo tutti molto bene, un'ottima immagine non solo a livello nazionale.
Dobbiamo difendere questa immagine e dobbiamo difenderla, continuando l'analisi della situazione a livello internazionale, ma senza strumentalizzazioni. Bisogna stare molto attenti ad evitare di farsi prendere dal panico.
Il problema inizia oggi, ed è un problema relativo, ad esempio, ai controlli. Sotto questo aspetto è necessario avere una regolamentazione e soprattutto che la Regione Piemonte fornisca maggiori informazioni sulle conseguenze sia per i cittadini e sia per gli agricoltori, conseguenze che abbiamo visto esserci.
In questo senso, abbiamo firmato insieme a molti colleghi un ordine del giorno, che va anche in difesa degli agricoltori che sono stati vittime di questa situazione.
Bisogna essere attenti, perché il pericolo è che sia messo in ginocchio un sistema economico importante legato al mondo dell'agricoltura e in Piemonte non possiamo permetterci che questo accada.
Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno, ma vigileremo con attenzione sull'operato del Presidente e di tutta la Giunta affinch questo provvedimento, che noi auspichiamo e che riteniamo indispensabile per fare chiarezza sulla materia, arrivi nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Credo che si sia già detto molto sul provvedimento. Volevo iniziare con due risposte ai Consiglieri dell'opposizione: al Consigliere Giordano rispondo che l'agricoltura non è in crisi solo in Piemonte, l'agricoltura è in crisi nel sistema Italia. La media delle aziende agricole italiane è di circa quattro ettari scarsi ed è verissimo che aziende agricole di quel tipo non possano vivere. E' chiaro.
Spesso e volentieri il fatto di possedere un'azienda agricola serve, in alcune regioni d'Italia, a chiedere una pensione di invalidità. Fornisco alcuni dati: in Sardegna il 73% degli agricoltori gode di una pensione di invalidità, in Sicilia solo il 60%, in Calabria il 54% (sono tutti dati ISTAT). Per fortuna in Piemonte si parla solo del 14%. Il fatto è che è in atto una crisi agricola legata a problemi grossi che non può risolvere il Presidente Ghigo.
Il Presidente Ghigo e la Giunta di centrodestra hanno fatto molto per cercare di salvare sia i prodotti tipici che il livello di qualità e l'agricoltura piemontese. Sicuramente vi ricorderete, Consiglieri, del Piano di sviluppo rurale. Un Piano che ha erogato contributi ai giovani che decidevano di aprire un'impresa agricola, ha dato contributi per chi decideva di produrre prodotti alternativi (legno compreso) con finanziamenti per chi operava piantumazioni in alcune zone del nostro territorio e ha varato una legge, la n. 18, che ha dato soldi, e tanti, a chi apriva aziende ricettive, in particolare agriturismo.
Per aprire un'azienda agrituristica, la legge è molto chiara, occorre produrre in proprio la maggior parte di quello che viene offerto ai clienti, quindi prodotti orticoli, vegetali, frutta da distribuire ai propri clienti. Riscoperta dei prodotti tipici, riscoperta di vitigni tipici: ricordo, uno per tutti, il Timorasso della Val Borbera proprio finanziati con fondi dati dalla Regione Piemonte. Si è fatto il possibile.
Certo, l'agricoltura è in crisi, ma non per colpa della Giunta Ghigo.
Al Consigliere Chiezzi dico che se fosse stato presente in III Commissione avrebbe scoperto, da solo, che l'Assessore Cavallera non poteva essere presente oggi perché a Roma. L'Assessore ha chiesto se era possibile non fare oggi la discussione, come richiesto dal Vicepresidente Riba, ma lo stesso ha risposto che era ininfluente la presenza dell'Assessore, importante era la presenza del Presidente Ghigo e il Presidente è presente. Allora mettevi d'accordo. Volevate fare questa discussione (giustamente), sapevamo che l'Assessore Cavallera non era presente perché impegnato a Roma (domani sarà presente per discutere di un altro problema), era disponibile a rinviare la discussione, una parte della sinistra ha chiesto di farla comunque oggi alla presenza del Presidente Ghigo, il Presidente è presente: non lamentatevi e non sparlate degli assenti perché è più che giustificata l'assenza dell'Assessore Cavallera.
Per quanto riguarda il resto: il Presidente ben ha agito a fare quel documento assumendo una decisione seria per il nostro territorio. Abbiamo anche presentato un documento, in collaborazione con i Consiglieri della maggioranza, perché è giusto aiutare gli agricoltori che, molto probabilmente, ne sono convinto, senza responsabilità, subiranno un danno.
Come intervenire? Ci sono due possibilità: diminuire il tetto, per gli agricoltori, del limite minimo del danno a seguito della legge n. 185, come si era fatto per gli agricoltori alluvionati, portandolo al 15%. Ci significa che potrà esservi un rimborso se l'azienda è stata colpita da un danno superiore al 15% del valore della stessa (parlo dell'alluvione 1994 in cui si era adottato questo sistema). Questa potrebbe essere una soluzione, ma occorre una modifica temporanea della legge nazionale chiamiamola una deroga.
L'altra soluzione potrebbe essere quella di intervenire con un contributo economico. Ho fatto un calcolo rapidissimo: si parla di circa 380 ettari, un quintale di mais non arriva, parliamo di vecchie lire, a 20 mila lire al quintale, una produzione ottima sono 100 quintali ad ettaro moltiplicato per 20 mila a quintale fa due milioni a ettaro, per 380 ettari fa dai 700 agli 800 milioni di lire: in questo modo si ripagherebbe completamente il danno agli agricoltori. Qualcuno potrebbe dire: "si deve trincere il mais e sotterrarlo bene", se lo fanno in questa fase risparmieremo dalle 5 alle 7 irrigazioni (gli agricoltori sanno bene cosa costano) risparmiando la trebbiatura e il trasporto del mais. Quindi dando "pari e patta" il lavoro che devono fare e quello che non devono fare: se noi gli pagassimo il valore a quintale del prodotto in condizioni di ottima produzione, quindi 100 quintali ad ettaro, con 700/800 milioni copriremmo completamente il danno agli agricoltori.
Dall'altra parte sono convinto che ben faccia la Regione Piemonte ad intervenire, se possibile, costituendosi parte civile nei confronti di quelle aziende che, probabilmente, in modo truffaldino, hanno venduto sementi non in regola. Ho ribadito più volte in aula: è fondamentale che a livello nazionale, il Presidente Ghigo, in qualità di Presidente dei Presidenti delle Regioni, intervenga alla Conferenza Stato-Regioni intervenga a livello europeo, ma intervenga a livello nazionale, chiedendo che, una volta per tutte, si arrivi all'etichettatura dei prodotti l'obbligo di scrivere sull'etichetta cosa contiene un determinato prodotto.
Faccio l'esempio dell'olio d'oliva: nove decimi di olio d'oliva del Garda sono ottenuti spremendo olive spagnole, però la legge permette di dire che l'olio proviene da dove viene spremuta l'oliva. Compro olive in Spagna, la spremo sul Garda ed è olio d'oliva del Garda: questo non è giusto.
Sull'etichetta deve esserci scritto: olio di olive spagnole spremute sul Lago di Garda.
Un altro esempio. Poche settimane fa parlavamo dell'atrazina. In Francia è concesso il diserbante atrazina per il riso, che in Italia è vietato perché diserbante che crea problemi nella catena alimentare, perch costa meno e diserba meglio, ma poi il riso francese finisce negli ammassi italiani e viene normalmente venduto: è chiaro che il consumatore non pu sapere se quel riso è stato diserbato con atrazina oppure no. Il nostro produttore ha un danno economico non potendo usare quel tipo di diserbante.
Allora occorrono norme precise: scrivere cosa c'é nel prodotto.
L'olio di soia che arriva dall'America per il 60% è olio di soia ottenuto con soia transgenica. Obblighiamo, chi vende, a scrivere sull'etichetta quello che il prodotto contiene: questa è correttezza.
Correttezza economica, commerciale e trasparenza nei confronti dei clienti.
Sarà poi a discrezione del cittadino scegliere se vuole l'olio di soia transgenico, il mais transgenico o quello tradizionale: ovviamente ci sarà una differenza di prezzo. E' giusto che non si truffi il consumatore.
Presidente Ghigo, il suo impegno deve essere affinché tutte le regioni d'Italia (tutte le regioni d'Italia hanno prodotti tipici da tutelare) si mettano insieme e, in accordo con il Governo, pretendano a livello europeo una etichettatura chiara e sicura per i clienti. In questo modo tuteleremo il nostro territorio e la nostra gente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà



BOTTA Marco

Penso che lei possa essere contento dell'esito di questo dibattito. Al di là delle posizioni legittime dei Consiglieri Radicali, esprimo l'apprezzamento nell'operato della Giunta regionale. Giustamente è stato ricordato anche il lavoro dell'Assessore Cavallera che, essendo uomo notoriamente prudente, ha dovuto essere un po' trascinato a prendere una decisione così forte di quell'operato che è stato da tutti lodato.
Naturalmente a queste lodi si è unita, attraverso gli interventi dei Consiglieri Godio e Galasso, il Gruppo di Alleanza Nazionale che condivide non solo a livello piemontese, ma anche a livello nazionale, una posizione che non definirei intransigente, dura, ma una posizione seria nei confronti del problema degli OGM. Del resto, Presidente Ghigo, giustamente lei ha ricordato che questa posizione non poteva che essere quella che è stata presa perché, da quasi dieci anni, la Regione Piemonte ha impostato la sua politica nel campo dell'agro-alimentare in un certo modo. Non a caso ha istituito un Assessorato all'Agricoltura, che porta anche la denominazione di Assessorato alla Qualità, che ha svolto tutta la sua azione per mettere in rilievo la tipicità, la tradizionalità, il fatto che le nostre produzioni fossero, e sono, produzioni storiche che danno il senso di un territorio, di una tradizione, di una tipicità. Ritengo che la posizione che la Giunta regionale ha preso e che ha la piena condivisione di Alleanza Nazionale, sia stata una posizione anche fondata sulla risposta a una domanda, che è quella relativa all'individuazione del principale obiettivo del comparto agroalimentare piemontese e italiano, che non pu essere, come qualcuno potrebbe chiedere, quello di un accrescimento quantitativo della produzione, ma deve essere - come ormai è noto a tutti è patrimonio comune - quello di una produzione di qualità in funzione dell'evoluzione di un mercato dove la domanda del consumatore è sempre più orientata alla natura, alla composizione, alla provenienza dei prodotti agroalimentari, nonché alla loro salubrità e genuinità.
Quindi, se partiamo da questo obiettivo, che è un obiettivo condiviso da tutta l'agricoltura italiana, ma in particolare da quella piemontese non possiamo che arrivare a prese di posizione decise e ferme come quelle assunte dalla Giunta, perché queste discendono dal riconoscimento della biodiversità, discendono dal rifiuto o dall'attenzione molto particolare rivolta agli organismi geneticamente modificati.
Sulla differenziazione delle culture si gioca il valore aggiunto dell'agricoltura piemontese, che nel suo complesso costituisce una sorta di macro-tipicità territoriale che, grazie alla creazione e alla presenza di filiere e integrati, si pone in una posizione assolutamente primaria in tutto il panorama internazionale. Del resto, questa posizione sugli OGM è una posizione che tutti i sondaggi effettuati ormai da un paio d'anni danno come ampiamente maggioritaria nel nostro Paese.
Un sondaggio, ormai di qualche mese fa, di SVG diceva che il 75% degli intervistati ritiene che l'impiego di organismi transgenici non sia vantaggioso per il futuro dell'uomo; il 39% ritiene che le modificazioni genetiche siano sempre dannose; sempre il 79% ritiene che l'utilizzo di prodotti transgenici non sarebbe privo di effetti e questi effetti sarebbero dannosi per l'agricoltura italiana, e così via.
Quindi, Presidente, un grazie per quanto ha fatto, ma anche per quanto continuerà a fare in futuro. In particolare, come Alleanza Nazionale, riteniamo che un occhio di riguardo vada prestato agli agricoltori e ai possessori di quei 381 ettari che stanno per essere distrutti o che sono stati distrutti, perché non devono essere evidentemente l'anello debole della catena e pagare loro per comportamenti illeciti su cui la Magistratura farà il suo corso, ma che a oggi paiono attribuibili ad altri, perché ricordiamoci - diciamolo chiaramente - che gli agricoltori nulla potevano, in quanto i semi che loro hanno utilizzato erano semi chiaramente indicati come "OGM free".
Di conseguenza, è giusto valutare tutte le possibilità per arrivare a un risarcimento degli agricoltori che devono distruggere le loro colture di mais, ma - ripeto - a fronte di questo atteggiamento, è necessario un atteggiamento ancora più deciso, con la costituzione in giudizio della Regione Piemonte nei confronti di chi si è macchiato di una sorta di disastro ambientale e che ha quindi messo a repentaglio l'immagine di una Regione che ha fatto della difesa delle sue tradizioni agroalimentari un momento di rafforzamento e di cambiamento di marcia e di motore economico.
Molto altro ci sarebbe da dire; bisognerebbe ancora rispondere ai colleghi dicendo che questa non è un'operazione di immagine, come qualcuno ha tentato di farla passare, perché l'assunzione di responsabilità così gravi con una decisione così ferma non si compie pensando all'immagine, ma si compie pensando all'economia agricola della nostra Regione, che non potrebbe sopportare l'introduzione di organismi geneticamente modificati.
Si assume una decisione così pesante e così importante anche per dare un messaggio forte all'Europa e al Governo italiano, che è già grandemente sulle nostre posizioni, perché è vero che il Parlamento europeo ha decretato una tolleranza minima nei confronti degli OGM, ma è anche vero che il Ministro Alemanno dovrà e potrà dare autonomia alle Regioni in questo settore.
Noi riteniamo che il Piemonte possa rimanere una Regione "OGM free" se così non facesse, perderebbe totalmente le sue caratteristiche, le sue peculiarità che ne fanno una Regione modello nel settore agroalimentari italiano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Non volendo scomodare il Manzoni e con tutto il rispetto per le differenti personalità tra il Presidente Ghigo e Napoleone Bonaparte esordirei dicendo che noi, "vergin di servo encomio e di codardo oltraggio", siamo in quest'aula disponibili ad ammettere che un'iniziativa del Presidente abbia degli aspetti corretti e giusti sia quando lui intervenga sugli OGM che quando intervenga, nello stesso modo sull'utilizzo dei lavoratori immigrati per i lavori olimpici. Questo lo dico con buona pace del Capogruppo della Lega, che invece mi pare su questa opinione avere aperto contraddizioni significative interne alla maggioranza.
Noi così ci comportiamo, perché avendo una differenza di posizione politica e di proposta di governo del Piemonte rispetto alla maggioranza di centrodestra, siamo qui per proporci come una maggioranza - l'Ulivo e il centrosinistra - alternativa di governo in Piemonte alle prossime elezioni. Per questa ragione, avendo questo taglio e questa struttura nella nostra opposizione, sappiamo fischiare i falli quando devono esser fischiati e sappiamo intervenire nel merito delle questioni rispetto alle quali bisogna intervenire.
E' per questa motivo che il collega Vicepresidente Lido Riba, gli altri colleghi del mio Gruppo e vari esponenti del centrosinistra, al momento in cui hanno affrontato questa questione sono partiti da un'assunzione chiara: nel nostro Paese, a differenza delle pianure del Tennessee, non abbiamo ragioni di ordine produttivo ed economico che ci spingano a dovere in modo tassativo incrementare la produzione; dall'altro lato, non abbiamo neanche un ordine di cultura che non ci spinga invece a tenere conto che la scienza è una cosa grande, di grande importanza ed è tanto più grande e di grande importanza soprattutto se i limiti della scienza sono cose che vengono chiaramente individuate.
In sostanza, noi riteniamo che, pur non avendo un atteggiamento assolutamente antiscientifico, vi sono delle cose che si possono fare e altre che non si devono fare nell'interesse più complessivo di una collettività, avendo la coscienza dei limiti della scienza stessa soprattutto dove essa non ha ancora spinto la sua ricerca e la sua sperimentazione fino al punto da dare risultati attendibili e rassicuranti sull'uso di certi prodotti.
Mettere insieme la cultura della coscienza dei limiti della scienza da un lato, superando il positivismo ottocentesco, sapendo, dall'altro lato, che neanche ragioni di ordine produttivo spingono l'Italia, a differenza delle pianure del Tennessee, in una direzione indiscriminata di questo tipo, mettendo insieme queste due cose, non possiamo altro che dire che la posizione del Presidente Ghigo non solo è ragionevole, ma ci saremmo stupiti se fosse stata un'altra, per le due ragioni che ho cercato di dire.
Per questo motivo, non penso ci possa essere altro da dire. Ci sono, per delle domande che il Consigliere Riba ed altri colleghi hanno posto in quest'aula e che non hanno ancora avuto risposta dal Presidente o dagli esponenti della maggioranza. La prima questione è quella che richiede maggiori elementi per quanto riguarda i controlli del mercato, che siano stati effettuati o che normalmente si effettuano. La seconda domanda: se esistano realmente in Piemonte altre coltivazioni di mais o di altri prodotti che possano avere questo rischio. La terza questione riguarda la definizione eventuale dei meccanismi dell'indennizzo e della possibilità di realizzazione degli stessi, perché queste cose si possono anche scrivere negli ordini del giorno, ma il Presidente Ghigo ha detto che vi sono dei problemi complessi da risolvere - di ordine giuridico e tecnico - e che una strada per dare sicurezza ai soggetti non è ancora stata individuata. Si chiede, ancora, se la Regione intenda individuare analogie tra questo ed altri provvedimenti che erano stati posti per ragioni di profilassi.
Attendiamo, pertanto, risposte immediate su questi punti, ma attendiamo anche che si assuma la questione degli OGM in un contesto di maggiore prospettiva. Questo, come quello della siccità, non sono più temi che si possono rincorrere sulla base dell'emergenza; sono questioni che stanno strutturalmente modificando la nostra realtà, le nostre economie, la nostra qualità della vita e il nostro rapporto tra società, produzione e scienza.
Occorre assumere, dunque, dei provvedimenti che abbiano un carattere di maggiore respiro e programmazione.
Il collega Angeleri ha detto giustamente che una vicenda e una problematica come quella degli OGM e di un certo tipo di colture - materia compiutamente delegata alla Regione - al di là della contingenza di questo provvedimento non possono che essere affrontate con una legge o con un intervento serio e un corpo legislativo. In questa direzione, sollecitiamo il Presidente e la Giunta ad attivarsi affinché non ci si trovi, l'anno prossimo, con la stessa emergenza e necessità di distruzione.
Nello stesso tempo, avanziamo a questo Consiglio, stante il rilievo del dibattito, la proposta di poter arrivare ad una conclusione unitaria attraverso un ordine del giorno unitario. Se un Consiglio regionale non è in grado di assumere una posizione seria e comune, sull'immediato e sulla prospettiva, sfumando gli aspetti più estremi - lo dico con buona pace del collega Rossi - su questioni di grande rilievo, riguardanti la qualità della vita, il rapporto tra la scienza, la produzione, le persone e la loro vita quotidiana, non vedo su cos'altro lo possa fare. Dimostrerebbe semplicemente una sorta di inutilità dell'Istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente e colleghi. Ritengo che oggi il Presidente della Giunta regionale (ma aggiungo l'intero Consiglio regionale) possa essere soddisfatto perché, al di là della civiltà del dibattito, degli interventi tecnici, o di alcuni interventi politici intrisi di elementi tecnici che abbiamo ascoltato, il Presidente della Giunta regionale ha assunto una posizione politica chiara, proponendo nell'istituzione del Consiglio regionale la propria decisione e motivando tutte le condizioni e le situazioni che lo hanno portato ad assumere un decreto, definito dagli organi di informazione "tolleranza zero". Di questo lo ringrazio.
Non nascondo che questa mattina ero un po' preoccupato, perché anche la maggioranza - che ha il dovere, oltre che il piacere, di governare - è arrivata stamattina con una posizione di disinformazione o non conoscenza tecnica della situazione (parlo per me, anzitutto). Avevamo certamente piena fiducia - come abbiamo - nel Presidente Ghigo, ma avevamo anche il fine e l'interesse politico di capire qualcosa di più. Questa esigenza è stata colta dal Presidente che, con la propria relazione, ha fornito degli elementi che non conoscevamo, ma soprattutto ha sviluppato alcune considerazioni che erano già state proposte nei giorni scorsi. E' stato molto interessante ascoltare il dibattito e gli interventi dei singoli Consiglieri.
Voglio fare alcune considerazioni di carattere squisitamente politico non essendo io un agricoltore né avendo una preparazione tecnica sul tema.
Il Presidente della Giunta regionale ha spiegato quali fossero gli atti della Magistratura, degli Uffici, dell'ASL e della direzione competente che lo hanno portato ad assumere, in urgenza, questo decreto. Si è inoltre, assunto una responsabilità politica - non si è certamente trincerato sotto un aspetto giuridico o tecnico - compiendo la scelta politica precisa, come Presidente della Giunta regionale e come Giunta regionale, di non permettere alcuna possibilità di proliferazione degli OGM e delle coltivazioni di OGM in questa regione.
La maggioranza condivide questa posizione; il Gruppo che presiedo condivide questa posizione, tant'è che abbiamo presentato un ordine del giorno, di cui sono primo firmatario, ma che è stato sottoscritto da tutti i Consiglieri di maggioranza presenti, con il quale esprimiamo piena condivisione sull'operato e sulla posizione del Presidente della Giunta regionale. Ecco perché questa mattina ero preoccupato, perché questo fatto non era così scontato. E' ovvio che una maggioranza sostiene sempre il proprio Presidente e la propria Giunta, ma è anche vero che si tratta di un settore molto delicato, sul quale molti Consiglieri, per esperienze amministrative passate o per il loro impegno lavorativo, hanno una sensibilità maggiore e magari spesso vengono tirati per la giacca (quando si viene tirati per la giacca, non sempre si ha la serenità per prendere una posizione e arrivare ad una posizione unanime come questa).
Noi ci aspettiamo molto dall'incontro del 22 e 23 luglio, che ci sarà a livello comunitario. I Ministri dell'agricoltura, coordinati dal nostro Ministro dell'agricoltura, il Ministro Alemanno, si riuniranno e si confronteranno sul regolamento dell'etichettatura dei prodotti OGM, per poter garantire la libera scelta al consumatore, ma dovranno anche approvare o incominciare a discutere le linee guida dell'Unione Europea e sciogliere quel nodo fortissimo per capire quale vuol essere il futuro degli OGM.
Ritengo che, anche in funzione di questa posizione e prospettiva, bene abbia fatto il Presidente della Regione Piemonte ad assumere la propria scelta, che è conforme alle disposizioni attuali, ma che è anche una scelta politica chiara di tutela dell'investimento che hanno fatto gli agricoltori e la comunità piemontese per un'agricoltura pulita e per avere dei prodotti di derivazione agricola e agro-alimentare, che sono i migliori ambasciatori della nostra Regione.
C'era qualcosa di più sul tavolo, oltre che l'altro elemento che condividiamo, che ha portato a questa scelta: la tutela della salute dei cittadini. Perché se è vero che non ci sono prove certe che questi prodotti siano dannosi alla salute, procurino l'insorgenza di qualche malattia o voglio proprio essere paradossale - causino la morte, è altrettanto vero che non ci sono le prove che questi prodotti siano migliori o siano batteriologicamente puri - usando un termine più da acqua minerale che da prodotto agricolo.
Questo significa che ci dovrà essere un impegno delle istituzioni forse anche della Regione, e in particolare dell'Unione Europea e del Governo, per continuare nelle sperimentazioni e nella ricerca, in modo che l'Unione Europea, a cui il Piemonte è orgoglioso di appartenere, possa assumere - in seguito a questa serie di riunioni che partiranno dal 22 luglio - posizioni chiare, che diventino patrimonio dell'intera Unione per regolamentare questo importante settore.
Concludo con due considerazioni. Nell'ordine del giorno che abbiamo presentato, sottoscritto anche dai colleghi della maggioranza, chiediamo alla Giunta regionale, che giovedì si riunirà per deliberare l'assestamento di bilancio per l'anno finanziario 2003, di prevedere all'interno dello stesso queste risorse. Quindi, l'Assessore Pichetto può cominciare a confrontarsi con il collega Cavallera. E' necessario stanziare delle risorse per i coltivatori che hanno avuto dei danni.
Il Presidente l'ha voluto sottolineare: questi agricoltori probabilmente - e l'aggettivo è d'obbligo in quanto è in corso un'inchiesta della Magistratura - hanno comperato questi prodotti in buona fede.
In quest'anno particolare, in cui sono già colpiti da un'ulteriore piaga, che è la siccità, guai se noi non li sostenessimo. Quindi, è giusto prevedere dei fondi per sostenerli.
Credo sia significativo il fatto che il Presidente Ghigo abbia già deciso, ancora prima di venire in Consiglio regionale, e lo abbia già comunicato - difatti lo abbiamo letto questa mattina su un importante organo d'informazione - di costituirsi parte civile nei procedimenti che saranno avviati nei prossimi giorni.
Questo può sembrare un atto dovuto, ma ha un grande significato di vicinanza dell'Amministrazione regionale al mondo dell'agricoltura ed agli agricoltori piemontesi.
A questo proposito concludo facendo una raccomandazione al Presidente della Giunta Regionale, alla stessa Giunta ed, in particolare all'Assessore Cavallera.
Credo che si debba recuperare - perché nell'urgenza talvolta può venire meno - un grande coinvolgimento di tutte le associazioni del mondo agricolo.
Questa è una raccomandazione che come gruppo rivolgiamo al Presidente della Giunta regionale, conoscendone la sensibilità, perché credo che le associazioni che rappresentano le istanze di un mondo che fa parte della tradizione, dell'economia e della cultura di questa Regione, debbano essere le protagoniste nonché interlocutori principali della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Vista l'ampiezza del dibattito, è possibile chiedere al Presidente una brevissima replica, perché credo che il dibattito sia stato ricco di considerazioni.
Il Presidente può darsi che dopo il dibattito possa dichiarare qualcosa o fare ancora una precisazione. Non è mica disdicevole richiedere una replica.



PRESIDENTE

Nulla è disdicevole.
Il Presidente può determinarsi come crede, però in base all'organizzazione dei lavori non era prevista una replica, vista la lunghezza dell'intervento del Presidente Ghigo e la sua esaustività, la lunghezza del dibattito e considerato anche il fatto che sono stati presentati degli ordini del giorno. Quindi, passiamo all'esame degli ordini del giorno.
Iniziamo dall'ordine del giorno n. 14 presentato il 16 giugno 2000 dal Consigliere Chiazzi inerente a "Introduzione in agricoltura degli Organismi Geneticamente Modificati".
Tale ordine del giorno è da considerarsi superato.
Ordine del giorno n. 780 inerente a "Modificazione genetica nel settore agroalimentare" presentato in data 23 giugno 2003 dai Consiglieri Botta Marco, D'Onofrio, Galasso, Godio e Valvo. Tale ordine del giorno rimane in vita.
Lei però, Consigliere Botta, ne ha firmato uno assieme a tutti gli altri colleghi di maggioranza.



BOTTA Marco

E' una formulazione congiunta che dà il senso dei concetti che si vogliono esprimere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'ordine del giorno n. 14 del 16 giugno 2000 viene messo in votazione vero? Perché è attualissimo.



PRESIDENTE

Mi sembrava superato, non nel contenuto, ma perché non aveva un riferimento concreto.



CHIEZZI Giuseppe

In riferimento all'intervento del Presidente Ghigo, direi che è molto attuale, perché afferma esattamente le cose dette dal Presidente.



PRESIDENTE

Questa è una prova inconfutabile delle sue capacità politiche Consigliere Chiezzi.
Ordine del giorno n. 799 presentato dal Gruppo DS.
Do lettura di tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale con riferimento all'eliminazione di 380 ettari di mais transgenico ordinato dal Presidente della Giunta rileva la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nell'uso di sementi vietate, a cominciare dai produttori e dai distributori di tali semi senza escludere responsabilità dei soggetti preposti alla repressione frodi ed alla certificazione della legalità dei prodotti liberamente commercializzati nel Paese considerato che il Presidente Ghigo afferma di avere disposto la distruzione dei campi di mais anche come misura di profilassi ambientale impegna la Giunta Regionale a costituirsi in giudizio contro i soggetti che hanno la responsabilità di avere illegalmente introdotto e commercializzato in Italia il mais e le sementi utilizzate nei seminativi di cui viene ordinata la distruzione ad indennizzare i coltivatori destinatari delle misure disposte per ragioni di sicurezza ambientale a richiedere al Governo la conferma della non sussistenza di situazioni analoghe a quelle piemontese, non essendo dal punto di vista ambientale efficace un provvedimento che non colpisca nello stesso modo tutte le situazioni esistenti nel Paese a finanziare un apposito progetto di rafforzamento, selezione, impiego di biotipi autoctoni e di ricerca e sperimentazione finalizzate a colmare il deficit di cui soffre il Piemonte e in generale il Paese per quanto attiene alla produzione di materiale vivaistico e da semina ed i prodotti ad alto tenore di sicurezza ambientale" Si proceda alla distribuzione di tale ordine del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Credo che il Presidente della Giunta regionale, lo avevo detto in premessa e lo ripeto nel mio intervento, non possa che essere soddisfatto per la condivisione della posizione assunta dal Consiglio. A parte l'eccezione del Gruppo Radicale, credo vi sia stato, di fatto, sul provvedimento assunto dal Presidente della Giunta regionale, una condivisione dell'intero Consiglio. E' ovvio che un ordine del giorno unitario, o molto ampio, potrebbe sancire e ufficializzare la posizione del Consiglio regionale e quindi, anche con un atto dell'assemblea legislativa del Piemonte, rafforzare la stessa posizione del Presidente (anche se resta il fatto che il Presidente una posizione l'ha già presa così come quella di costituirsi parte civile).
E' ovvio che se noi volessimo fare un ordine del giorno unico, ci vorrebbe un po' di tempo: c'é un ordine del giorno presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale, un ordine del giorno della maggioranza dove c'é un fine politico preciso che è quello di dare pieno appoggio e piena condivisione all'operato del Presidente della Giunta regionale (ovvio che non possiamo chiedere ai Consiglieri della minoranza di farlo). L'ordine del giorno presentato dal Gruppo dei DS, eccezion fatta per l'ultima parte quella relativa ai finanziamenti, è condivisibile.
L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi, tolte le premesse, lo votiamo subito (tolte le premesse, il dispositivo, per quanto ci riguarda, è un ordine del giorno). Diventa difficile, quindi, elaborare un testo unico. O andiamo avanti un po' con i lavori e lo votiamo a fine giornata e verifichiamo se ci sono le condizioni, oppure propongo una soluzione: il nostro documento lo mettiamo in votazione per parti separate.
Visto che la maggioranza propone alla Giunta di istituire un fondo per gli agricoltori, che tutti siano d'accordo e la parte politica la votiamo noi.
Il documento dei Democratici di Sinistra, di fatto, è condivisibile quello del Consigliere Chiezzi, se eliminiamo le premesse, lo votiamo sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale lasciando libertà di voto, mi sembra ci sia un'ampia condivisione. Resta il fatto che c'é una condivisione del Consiglio regionale sulla questione.
L'alternativa è fare un documento unico, ma fare un documento in modo affrettato non ce la facciamo.



PRESIDENTE

Propongo una soluzione. Possiamo aggiornare la votazione dei documenti alle 15,30 e così si fa questo lavoro di approfondimento. Vi chiedo un'altra cosa. Erano previste le comunicazioni sulla sanità, ospedali Valdesi in particolare: ho ricevuto, da parte di alcuni Consiglieri, la richiesta di far slittare queste comunicazioni a domani per poter andare avanti oggi con i lavori della legge sulla montagna visto che abbiamo già fatto il dibattito.
(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Domani mattina non è disponibile l'Assessore D'Ambrosio. Verifichiamo questa possibilità alle 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.53)



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