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Dettaglio seduta n.371 del 08/07/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 10.35 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa Enrico, Cota, D'Ambrosio Deorsola, Ghigo e Pichetto Fratin.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

b) Ordinanza di legittimità costituzionale (l.r. 46/1995)


PRESIDENTE

Con ordinanza pronunciata fuori udienza in data 24 gennaio 2003 comunicata al Presidente del Consiglio regionale in data 25 giugno 2003, il tribunale ordinario di Torino - sezione ottava civile (Locazioni) - in composizione monocratica, causa R.G. 8234/03 ha dichiarato rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale avente ad oggetto gli articoli 3, lett. b), 15 comma 1 e 32 commi 1, lett. b), 6 e 7 della l.r. 46/1995 in relazione agli articoli 2, 3, 24, 97, 111 e 117 della Costituzione, disponendo l'immediata trasmissione degli atti del procedimento alla Corte costituzionale.



(Copia della suddetta ordinanza è depositata presso la Segreteria dell'Assemblea Regionale)


Argomento: Viabilità

Comunicazione del Vicepresidente del Consiglio sul piano viabilità in Via Alfieri


PRESIDENTE

Comunico altresì - naturalmente lo potete verificare accedendo agli uffici del Consiglio regionale - che il Comune ha disposto l'esecuzione di un piano di assetto della viabilità nella zona antistante il Consiglio regionale, così come era stata richiesta dall'Ufficio di Presidenza. I lavori, allo scopo di garantire una situazione che sia confacente alla funzionalità e alle esigenze del Consiglio, con particolare rilevanza alla frequente presenza di scolaresche e di ragazzi che devono accedere al Consiglio in condizioni di sicurezza. Il transito nella zona viene assicurato attraverso il mantenimento della carreggiata riservata al transito e con una diversa sistemazione delle aree destinate alla sosta e al parcheggio.
Sulla base di sollecitazioni di alcuni Consiglieri abbiamo predisposto la realizzazione di una insegna adeguata "Consiglio regionale del Piemonte", indicazione che mancava sul palazzo, da quando il palazzo esiste.
Ha chiesto la parola, sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sulla comunicazione del Presidente, ringraziandolo per l'informazione data e apprezzando l'iniziativa di dare una sistemazione adeguata al suolo pubblico prospiciente l'ingresso principale di Palazzo Lascaris.
Segnalo, proprio per questo motivo, che occorre parlare diversamente della gestione del cortile di Palazzo Lascaris; gestione che, in questi ultimi anni, sta degradando l'ambiente architettonico.
C'è un via vai di mezzi di vario tipo, che ingombrano costantemente il cortile storico, in ogni ora della giornata. Ho anche delle fotografie che documentano con quanta disattenzione venga gestito l'uso del cortile stesso.
Mi riservo di presentare un'interpellanza, che non ho ancora stilato nella speranza che qualcosa migliori. Per ora non è così, anzi, la situazione peggiora.
Colgo l'occasione dell'iniziativa che avete avuto nei confronti del Comune di Torino, riguardo allo spazio di via Alfieri, prospiciente l'ingresso principale di Palazzo Lascaris, per chiedere se l'Ufficio di Presidenza non ritenga opportuno avviare un'analoga iniziativa per lo spazio retrostante il cortile del Palazzo, l'ingresso sulla via parallela alla via Alfieri.
Sollevo il problema, sottolineando che occorre cambiare la gestione di questo cortile: impedire tassativamente qualsiasi ingresso dalla via Alfieri al Palazzo Lascaris. Liberare, quindi, totalmente il cortile da un uso improprio e, così come avete fatto per via Alfieri, aprire una trattativa con il Comune di Torino, per un'adeguata sistemazione di via Lascaris, in modo da permettere, nel secondo cortiletto, quell'accesso saltuario e riservato alle esigenze di accesso assolutamente non sopprimibili, a qualche veicolo di servizio.
C'é un problema di quote con il Comune di Torino, che ritengo possa essere agevolmente risolto, in forza di una diversa sistemazione della via retrostante.
Vorrei evitare di presentare un'interpellanza su questo argomento smetterla di documentare, con fotografie, l'uso degradato della sede del Consiglio regionale e avere, in una delle prossime riunioni - magari nella prima seduta di settembre - una comunicazione da parte dell'Ufficio di Presidenza, che segnali la conclusione di una trattativa con il Comune di Torino e permetta, attraverso l'adeguamento dell'accesso retrostante, di riconsegnare al Palazzo il suo bel cortile.



PRESIDENTE

Condivido quanto sostenuto dal Consigliere Chiezzi. Abbiamo lavorato per una risistemazione dell'insieme del decoro istituzionale del Palazzo del Consiglio regionale. Sono ancora in corso i lavori edilizi di sistemazione, chiusi i quali disporremo - spero - di un regolamento, in modo che il cortile del Palazzo sia esclusivamente utilizzabile per le attività che non comportano l'ingombro, attraverso mezzi o altri elementi che alterano l'immagine e la funzionalità storica del Consiglio.
I locali del Consiglio regionale devono essere anche usufruiti e usufruibili dai Consiglieri.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Il Presidente, in parte, ha già replicato. Voglio semplicemente unirmi alle questioni espresse dal Consigliere Chiezzi, aggiungendo un piccolo particolare. Avendo sostenuto, come legittima e opportuna, la richiesta di parecchi dipendenti del Consiglio regionale per un'adeguata sistemazione dei raccoglitori per le biciclette, ho sollecitato all'Ufficio di Presidenza - so che sono in corso dei contatti con il Comune - la presenza di una rastrelliera vicino all'ingresso del Consiglio.
Ritengo che questo sia un elemento importante da non trascurare, perch ci permette di essere molto rigidi sull'utilizzo dello stesso.
In seguito alla notizia che le biciclette non possono accedere al cortile, un giorno ho voluto verificare e ho contato ben 12 macchine all'interno dello stesso: è un po' ridicolo, rispetto al divieto alle biciclette! In effetti, se non c'é un raccoglitore di biciclette esterno, il metodo migliore è quello di agganciarle alle grate storiche del Palazzo Lascaris.
So che si è lavorato in questo senso, so che il dott. Conterno se ne è occupato; volevo ringraziare di questa attenzione l'Ufficio di Presidenza sperando che a breve le cose possano arrivare a regime, sottoscrivendo la opportuna annotazione del Consigliere Chiezzi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mellano. Rispetto alla sistemazione della funzionalità complessiva e delle caratteristiche di fruibilità e di decoro di tutto l'ambiente del Consiglio regionale - a partire dalla risistemazione dei marciapiedi antistanti il Palazzo e del cortile interno - ritengo che i lavori in corso, che tuttora non consentono l'accesso del pubblico alle sedute del Consiglio, debbano essere conclusi prima dell'estate; a settembre, alla ripresa dell'attività consiliare, dovrà certamente essere disposta un'ordinanza che vada nella direzione sollecitata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Presidente, chiedo scusa se intervengo su un altro argomento, ma voglio formulare un appello all'Ufficio di Presidenza.
Dieci giorni fa abbiamo inviato una comunicazione per informare il Consiglio del fatto che abbiamo costituito un nuovo Gruppo consiliare, di cui è stata data informazione la scorsa settimana. Con grande rispetto di tutti i colleghi e dell'organizzazione dell'aula, chiederemmo all'Ufficio di Presidenza di riunirsi per individuare una sistemazione idonea e per dare la possibilità al Gruppo dell'UDC di lavorare ed avere lo stesso trattamento degli altri Gruppi.
Avanzo tale richiesta perché in questo momento abbiamo un'ubicazione un po' variegata e vorremmo avere la possibilità di essere sistemati in quest'aula come lo sono tutti gli altri Gruppi. Di conseguenza, si tratta di un appello che ovviamente comprende le esigenze di tutti gli altri e non vuole assolutamente prevaricare nessuno, ma c'è un'urgenza dettata dal lavoro in aula e che lei, Vicepresidente Riba, comprende bene. In questo senso, Presidente, abbiamo un'esigenza direi abbastanza urgente.



PRESIDENTE

Consigliere Angeleri, lei si riferisce alla sistemazione nell'aula.
Certo, penso che la questione debba essere risolta e me ne assumo l'impegno. Naturalmente ciò richiederà un riallineamento delle postazioni e quindi un'intesa con i vari Gruppi, ma trattandosi di un diritto e di una prassi, penso che non sarà difficile risolvere la questione rapidamente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Dopo le auto e le biciclette, non aggiungo le moto, le vespe, le lambrette, perché altrimenti si creerebbe una ressa! In tal senso, comunque, chiederò al mio Capogruppo di fare un passo ufficiale. Al di là di due interpellanze a cui è già stata data risposta nell'altra seduta, è depositata una serie di interpellanze che riguardano l'Assessore Pichetto, che è in congedo: sono senza parole, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Rispetto a quanto diceva il collega Placido, il discorso si protrae da molto tempo. Sono già due o tre riunioni della Conferenza dei Capigruppo in cui noi richiediamo la discussione, all'interno del sindacato ispettivo di una serie di interrogazioni che o con difficoltà vengono previste per indisponibilità reiterate della Giunta o, al momento in cui si riesce ad ottenerne l'inserimento e la Giunta ha dichiarato almeno su quelle una disponibilità, l'assenza degli Assessori - il collega Placido ha perfettamente ragione - vanifica anche il minimo risultato raggiunto.
Ripeto, stiamo ormai protraendo questa situazione da una serie di riunioni della Conferenza dei Capigruppo; non so, forse per i Gruppi di maggioranza non sarà un problema, perché il sindacato ispettivo per loro ha un significato inferiore, delegando loro alla Giunta ogni forma di attività. Per quanto ci riguarda, il sindacato ispettivo fa parte di una di quelle forme di controllo, di intervento e di possibilità di chiarimento su alcuni punti e su alcune situazioni che riteniamo problematiche, per cui è essenziale per la nostra attività, ma ritengo anche per quanto riguarda l'attività del Consiglio. A questo punto direi che, visto che le sollecitazioni nelle riunioni dei Capigruppo non servono ormai quasi più a niente in questa direzione, perché poi la Giunta sovverte regolarmente la calendarizzazione individuata, e visto che anche i richiami in aula su questo sono veramente di scarso rilievo, chiedo anche agli altri Capigruppo dell'opposizione di inviare un'ufficiale comunicazione al Presidente del Consiglio, da tutti sottoscritta, su una situazione che ormai è intollerabile.



PRESIDENTE

Io stesso ho avuto modo - ogni qual volta ho gestito la fase di avvio dei lavori del Consiglio e lo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze - di constatare l'esistenza di questo problema.
Con i colleghi dell'Ufficio di Presidenza presenti, credo di poter assumere l'impegno di discutere nella prima riunione dell'Ufficio di Presidenza la rivisitazione delle modalità regolamentari. Naturalmente il Regolamento può essere sempre modificato, ma intanto di per sé costituisce una serie di elementi di procedura e anche di garanzia dei tempi per lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni.
Quindi, colleghi Manica e Placido - e, più in generale, tutti i colleghi che hanno posto anche nelle precedenti riunioni questo problema iscriviamo la questione all'o.d.g. della prossima riunione dell'Ufficio di Presidenza per vedere, a termini di Regolamento, come può essere gestita questa che è diventata quasi un'emergenza dal punto di vista del nostro sistema di procedure.


Argomento: Formazione professionale - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 2205 inerente a "Carenza di risorse per i corsi di formazione professionale per i ragazzi di 14 anni"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 2) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni e interpellanze".
Esaminiamo l'interpellanza n. 2205, presentata dai Consiglieri Placido Suino, Manica, Marcenaro, Ronzani, Muliere e Riba, inerente a "Carenza di risorse per i corsi di formazione professionale per i ragazzi di 14 anni".
La parola all'Assessore Brigandì per la risposta.



BRIGANDI' Matteo, Assessore alla formazione professionale

In riferimento al punto A), in data 9 aprile 2003, come è noto, è stato emanato il bando per reiterare la sperimentazione di percorsi triennali di qualifica rivolti a ragazzi quattordicenni, con uno stanziamento di circa 5,3 milioni di euro ripartiti nel triennio 2003/05 che consentirà l'attivazione di dodici corsi e il coinvolgimento di circa 250 allievi.
Un dato certo sull'entità della domanda dei ragazzi quattordicenni non si potrà avere prima del mese di settembre perché è solo in quel momento che si potrà avere certezza sulla conferma delle prescrizioni, ma secondo le informazioni provenienti dal territorio (URP, Uffici Provinciali, Centri per l'Impiego, Scuole, Agenzie Formative), allo stato attuale resterebbero esclusi almeno altri 300 allievi e quindi si può con un certo margine di sicurezza affermare fin da ora che i 12 corsi sopra citati non saranno sufficienti a soddisfare le esigenze. Pertanto si stanno prendendo in considerazione due possibilità: 1. inserire i giovani quattordicenni nei percorsi biennali di qualifica mirati all'assolvimento dell'obbligo formativo; la normativa sarebbe così rispettata, in quanto il diritto/dovere all'istruzione e formazione si assolve nel momento in cui si consegue una qualifica professionale. Questa costituirebbe una soluzione transitoria per gestire l'emergenza, in attesa che vengano emanati i decreti legislativi attuativi della legge delega n.
53/2003 2. incrementare le risorse e, di conseguenza, il numero di corsi relativi alla sperimentazione 2003/2004.
Punto B) Si segnala che il bando relativo alla prima fase della 'Sperimentazione di nuovi modelli nel sistema dell'Istruzione e della Formazione Professionale - anno formativo e scolastico 2002/2003 - è stato abbondantemente discusso a suo tempo nel Segretariato della Formazione professionale.
Il bando 2003/2004 si è prefigurato come seconda fase, ovvero come prosecuzione di quello dell'anno precedente e quindi non si è più portato come argomento di discussione in Segretariato, in quanto si trattava di una mera riproposizione.
Peraltro, l'Assessore competente ha regolarmente il Segretariato sulla decisione di sviluppare e incrementare nell'anno scolastico/formativo 2003/2004 i progetti relativi alla Sperimentazione, che aveva visto il suo avvio nell'anno scolastico/formativo 2002/2003, con l'obiettivo di giungere al consolidamento di un sistema sufficientemente collaudato e idoneo nell'ottica dell'istituzione del doppio canale dell'Istruzione e della Formazione Professionale, come previsto dalla legge 53/2003, in accordo al nuovo testo dell'articolo 117 della Costituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ringrazio l'Assessore per la risposta e ne chiedo copia scritta.
Essendo la prima volta che ho il piacere di ricevere la risposta dell'Assessore Brigandì - è anche la prima interpellanza che lo riguarda cercherò di essere il più cordiale possibile. Questo non mi impedisce di affermare la nostra più completa insoddisfazione.
Le anticipo - Assessore - facendo seguito a quanto ho dichiarato, che a settembre, quando i numeri saranno definitivi, ripresenteremo la questione.
La comunicazione che i dirigenti del suo Assessorato hanno svolto, in una riunione ufficiale con le Organizzazioni Sindacali, parlava di circa 1000 ragazzi; se la sperimentazione è di 200-250 allievi, per i 5,3 milioni di euro stanziati, significa che sarebbero stati esclusi 750 studenti, per un importo - a parità di cifra unitaria - di circa 15 milioni di euro - 30 miliardi di vecchie lire - prendo per buone le cifre dei dirigenti dell'Assessorato alla formazione professionale).
Inoltre, sempre da dichiarazioni ufficiali del MIUR, non vi sarebbero risorse su questo problema specifico.
Questo vuol dire, Assessore, che quando ci saranno i numeri certi, o la Regione avrà a disposizione le risorse, oppure che le famiglie - che da tempo abbiamo invitato a iscrivere i propri figli alla scuola statale pubblica, che garantisce comunque - rischieranno di trovarsi in un limbo: né di qua né di là.
Per di più - e mi rivolgo, non tanto all'Assessore della Regione Piemonte, ma soprattutto al rappresentante della Lega Nord - ci troviamo in un momento di sperimentazione dello Stato, fatta senza risorse statali, ma invitando le Regioni a stanziare risorse proprie. Non impallidisce il federalismo - che io condivido - ma la devolution è ferma. Per concludere in base all'articolo 19 della legge regionale 63, sulla materia deve essere sentito ufficialmente il Segretariato, non con poteri di vincolo, ma di indicazione verso la Giunta. Questo non è stato fatto: non è escluso, dopo una verifica legale, che si impugni il provvedimento, in quanto illegittimo, perché non ha rispettato la legge regionale. Questo è quanto le dovevo, Assessore. A settembre - ripeto - quando ci saranno i numeri solleveremo nuovamente il problema, a parte l'eventuale impugnazione del provvedimento che non ha rispettato una legge della Regione Piemonte. La ringrazio.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Risposta scritta all'interpellanza n. 2087: "Centro Servizi per il Volontariato"


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta all'interpellanza n. 2087 presentata dal Consigliere Toselli.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 2083, inerente a: "Rispetto della normativa nazionale e regionale da parte della Regione Piemonte in tema di protezione delle acque da fitofarmaci"; interrogazione n. 2084, inerente a: "Presenza di sostanze proibite quali atrazina e bentazone nelle falde idriche"; interrogazione n. 2201, inerente a: "Concentrazione di atrazina in crescita nelle falde"


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni nn. 2083, 2084 e 2201. Vengono esaminate congiuntamente, poiché trattano lo stesso argomento.
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Avevo preparato due risposte separate; cercherò di non ripetere eventuali parti comuni.
"In riferimento alle interrogazioni in epigrafe, si relaziona quanto segue: Tempi di approvazione del provvedimento di individuazione delle zone vulnerabili da fitofarmaci: questo è superato perché, come è noto, è stato recepito dal Consiglio regionale, con delibera del 17 giugno 2003, il provvedimento che la Giunta regionale ha proposto il 5 agosto 2002, per la prima individuazione delle aree vulnerabili da prodotti fitosanitari, ai sensi del decreto legislativo n. 152, completo di allegati tecnici che ne illustrano anche l'approccio metodologico seguito e sul quale l'Autorità di Bacino del fiume Po si era già espressa favorevolmente.
Con tale atto di pianificazione, la Regione si colloca al primo posto in Italia riguardo all'attuazione dell'articolo 2° del d.lgs. 152/1999 circa l'identificazione delle zone vulnerabili da prodotti fitosanitari.
I tempi piuttosto lunghi per il completamento dell'iter di approvazione sono da ascrivere anche alle numerose osservazioni presentate dagli enti consultati. La predisposizione del documento di individuazione delle zone vulnerabili da prodotti fitosanitari è stata preceduta da una indispensabile fase propedeutica.
Dobbiamo anche dire che i tempi del passaggio in Consiglio dei provvedimenti sono quelli che sono; peraltro, devo richiamare anche l'impegno dei colleghi del Gruppo Radicale per aver contribuito all'iscrizione all'o.d.g. e farlo passare - anche se non condiviso da loro in tempi rapidi.
Le questioni che erano state oggetto di attenzione per modificare il provvedimento erano: definire l'elenco prioritario dei principi attivi, che sono poi risultati 60, da ricercare nell'elevatissimo numero di punti di controllo della rete di monitoraggio regionale validare e analizzare i risultati del monitoraggio attribuire i risultati puntuali alle aree sottese.
La competenza della Regione sul provvedimento è comunque circoscritta all'atto di pianificazione territoriale riguardante le aree da designare.
L'efficacia di tale provvedimento si completerà con la definizione degli interventi da porre in atto per proteggere le risorse idriche da parte del Ministero della Salute, che oltre ad essere competente in materia, deve garantire l'omogeneità di comportamento, su tutto il territorio nazionale ed io aggiungo su tutto il territorio della Pianura Padana.
Altro punto richiamato nell'interrogazione è il "Manuale di buona pratica agricola per l'uso dei fitofarmaci".
L'elaborazione di un codice di buona pratica agricola, con valenza regionale riguardante l'utilizzo di fitofarmaci, rientra tra le 12 "voci" di regolamentazione previste dalla Legge Regionale 61/2000, che presentando, nella maggiore parte dei casi, una notevole complessità possono essere adeguatamente formulate solo in un lasso di tempo non brevissimo. Si è reso pertanto necessario programmare le attività per l'attuazione della l.r. 61/2000 secondo i criteri di maggiore o minore urgenza, rispetto a scadenze di legge, ovvero di presenza o meno degli elementi conoscitivi necessari per una corretta ed esaustiva trattazione della materia.
La redazione del provvedimento in parola, attualmente nelle fasi finali, effettuata in seguito all'acquisizione ed all'analisi delle necessarie informazioni, è stata inoltre pensata quale integrazione al Programma di interventi delineato per le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari, con l'obiettivo finale di ottimizzare la sinergia degli strumenti normativi disponibili, adeguandoli alle criticità presenti sul territorio.
La metodologia adottata. Ai sensi dell'allegato 7, parte BII, comma 2.1 del decreto legislativo 152/1999, "la prima individuazione delle aree vulnerabili da prodotti fitosanitari comprende, comunque, le aree per le quali le attività di monitoraggio hanno già evidenziato situazioni di compromissione dei corpi idrici sotterranei sulla base degli standard delle acque destinate al consumo umano indicate dal D.P.R. 236/88 per il parametro 55", ossia Concentrazione Massima Ammissibile superiore a 0,1 microgrammi/litro per singola sostanza, o superiore a 0,5 parti per milioni nel caso di sommatoria di più sostanze.
In considerazione della complessità del fenomeno, intesa come numero di sostanze diverse che hanno determinato la contaminazione, nonché della sua intensità, intesa come quantificazione delle occorrenze della contaminazione, i dati puntuali sono stati indicizzati a livello areale e l'amministrazione ha proposto di sottoporre a vincolo tutte le zone afferenti a corpi idrici con Indice di vulnerazione positivo.
Le aree sono state classificate con l'indice di vulnerazione e non di vulnerabilità, relativamente alla contaminazione già avvenuta e riscontrata attraverso i dati di monitoraggio. Però sulla base dei dati disponibili pur partendo dalle zone vulnerate, si è estesa la classificazione alle zone ritenute geologicamente connesse.
La procedura adottata si configura come step intermedio tra la fase preliminare di riconoscimento, di cui al comma 2, e quella di maggiore dettaglio, di cui al comma 3 dell'allegato 7, parte BII, per cui la Giunta regionale ha operato nel sostanziale rispetto del decreto legislativo 152/99.
La capacità protettiva del suolo, e tutti gli elementi citati quali il tipo di litologia e di falda, saranno di supporto nei successivi aggiornamenti delle zone individuate, ad esempio in occasione del Piano di tutela delle acque, per la valutazione della vulnerabilità in aree nelle quali il monitoraggio dello stato delle risorse non ha ancora evidenziato la contaminazione, con l'obiettivo di prevedere la possibilità o meno che i contaminanti raggiungano le risorse idriche. Solo in questo ambito sarà quindi presa in considerazione la contaminazione potenziale.
Questo significa che entro l'anno dovremo presentare il piano di tutela, e quella sarà l'occasione per un aggiornamento sulla base di una maggiore conoscenza di vulnerabilità del suolo e per una maggiore conoscenza dell'idrogeologia complessiva.
Per quanto riguarda l'atrazina i riscontri nei monitoraggi effettuati non consentono una correlazione con un eventuale uso illegale del principio attivo. La presenza della sostanza attiva nelle acque sotterranee pu essere coerente con il massiccio uso del diserbante effettuato fin dai primi anni 90.
L'interruzione dell'utilizzo non elimina la presenza della sostanza nell'ambiente né la traslocazione nei vari comparti ambientali, in particolare nelle acque sotterranee, anche in relazione alla persistenza della sostanza attiva.
Questa ipotesi può essere avvalorata dal fatto che dai dati ottenuti i valori riscontrati nelle acque sotterranee sono prevalentemente inferiori a 0,1 parti per milioni (questo si registra nel 72 % delle occorrenze di riscontro), dato coerente con un fenomeno pregresso, cioè, di un inquinamento diffuso, e non di un utilizzo puntuale.
Questo scenario è confermato dal fatto che l'atrazina risulta una delle sostanze attive più riscontrate nelle acque sotterranee, sia a livello nazionale che in regioni nelle quali sono disponibili dati consistenti di monitoraggio (ad esempio, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia) sulla base dei dati presentati al convegno "Fitofarmaci e ambiente" svoltosi a Napoli nel 2001, relativamente ad una ricognizione effettuata dal gruppo di lavoro APAT-ARPA-APPA a livello nazionale.
Si è anche cercato di compiere un confronto della nostra situazione rispetto ad altre realtà dotate di ampi monitoraggi di falde, naturalmente su regioni confrontabili alla nostra per coltivazione di mais o di altri cereali.
Ulteriore elemento a supporto di tale ipotesi può essere quello relativo ai dati riscontrati nelle acque superficiali che rispondono in modo più diretto all'utilizzo delle varie sostanze nell'agricoltura: in questo caso la percentuale di occorrenze scende allo 0,83% dei campioni analizzati, con concentrazioni sempre inferiori a 0,1 parti per milioni.
Bentazone. Al di fuori dei Comuni di cui alle D.C.R. n.1002-3015 del 1 marzo 1989 e n. 90-37097 del 17 aprile 1990, tale principio attivo è attualmente autorizzato e, pertanto, normalmente e legalmente utilizzato sia sulla coltura del riso sia su altre colture.
La proposta di estendere il divieto d'uso del bentazone agli altri Comuni appartenenti alle zone separate idrogeologicamente, basato sul principio di precauzione, ha lo scopo di evitare un ulteriore accumulo del principio attivo su un corpo idrico sotterraneo che già presenta sintomi di compromissione, anche in considerazione del fatto che, per la maggior parte delle colture, sono disponibili altri diserbanti di più recente introduzione, caratterizzati da un miglior profilo ecotossicologico e soprattutto, da una minore persistenza e solubilità in acqua.
Si affronta, com'è noto, il problema del bentazone, proponendo un tentativo di estensione alle aree per le quali si ritiene ci sia un'idrogeologia connessa.
Metolaclor. Ai sensi del Reg. CE. n. 2076/2002 della Commissione del 20 novembre 2002, dal 25 luglio 2003 la registrazione del p.a. Metolaclor sarà revocata e, pertanto, esso non sarà più impiegabile a partire dal 2004.
Tale divieto, però, non dipende da motivazioni di carattere ecotossicologico, ma esclusivamente dalla strategia aziendale della ditta produttrice che non ha ritenuto sostenibile da un punto di vista economico mantenere la registrazione del prodotto.
Attualmente esistono altri principi attivi diserbanti in grado di sostituire il Metolaclor e, pertanto, si ritiene non esista la necessità di mettere a punto un apposito progetto per individuare prodotti alternativi (perché questo è già avvenuto).
Si fa presente, inoltre, cha la proposta presentata con la D.G.R. n. 29 6865 in data 5 agosto 2002, ha preso in esame anche questo principio attivo, normandone l'impiego, in quanto precedente al suddetto regolamento che ne revoca l'autorizzazione, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee il 23.11.2002.
Per quanto riguarda l'interrogazione inerente a "Concentrazione di atrazina in crescita nelle falde", la questione è pressoché la medesima con qualche considerazione da fare.
Data l'urgenza con cui è stata richiesta la risposta, e non essendo in grado di fare in poche parole una comparazione, leggerei queste due pagine in modo tale da non perdere per strada eventuali considerazioni, anche se alcuni aspetti - lo dico sin d'ora - saranno ripetitivi.
La conoscenza dello stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici è demandata a una fitta rete di monitoraggio che, per quanto riguarda le acque sotterranee, riguarda circa 550 punti relativi alla falda superficiale e circa 150 la falda profonda, sui quali i campionamenti e le relative analisi chimico-fisiche, vengono effettuati 2 volte l'anno mentre lo stato qualitativo viene calcolato sull'arco di un biennio in accordo con la normativa vigente.
Una così elevata distribuzione dei punti di campionamento sul territorio consente, pertanto, di avere una dettagliata conoscenza della qualità dei corpi idrici sotterranei, nonché di discriminare tra un inquinamento diffuso, riferibile a vaste porzioni dell'acquifero e testimoniato dai valori anomali registrati in diversi punti, e un inquinamento localizzato che interessa strettamente il punto di prelievo.
L'analisi dei risultati del monitoraggio ambientale delle acque sotterranee, relativamente agli anni 2000 e 2001, ha effettivamente evidenziato una situazione di compromissione diffusa della falda superficiale, anche se in termini di contenuto superamento dei limiti.
Il ritrovamento dell'atrazina nelle acque di falda, nonostante sia vietata da diversi anni, è comprensibile per le sue caratteristiche chimico fisiche e chemiodinamiche: elevata persistenza, tempo di emivita elevato (il famoso dimezzamento), quindi bassa degradabilità, che si incrementa ulteriormente quando si passa dalla superficie del suolo, dove agiscono sia colonie batteriche sia l'irraggiamento solare a favorire la degradazione della sostanza chimica, al sottosuolo. Le concentrazioni riscontrate peraltro, avvalorano la tesi di una presenza diffusa nell'ambiente ereditata dall'uso fattone nel passato, e continuerà a persistere nei monitoraggi del prossimo futuro. Infatti, calcolando con lo stesso metodo adottato dai Signori Consiglieri interroganti, la media generale dei valori riscontrati nel 2002, si ottiene un valore di 0,058 (g/L sia nella campagna primaverile, sia nella campagna autunnale, perfettamente confrontabili con i valori di 0,050 (g/L della primavera 2001 e di 0,061 (g/L nell'autunno 2001, a conferma di una sostanziale stabilità nel tempo della presenza di atrazina.
L'analisi dell'evoluzione nel tempo della presenza di atrazina condotta sui punti di monitoraggio particolarmente rappresentativi, ha prodotto i risultati riportati nei grafici in Allegato 1, dai quali si evince come le variazioni di concentrazione dell'inquinante nelle acque di falda sia del tutto casuale e non associabile a eventuali utilizzi in atto (a tal riguardo, sono stati indicati alcuni punti in cui si erano realizzati dei picchi. Successivamente la situazione si è orientata verso un andamento diffuso).
Il riscontro del superamento dei limiti di riferimento in alcuni (30%) pozzi relativi alla falda superficiale ha indotto l'Amministrazione regionale a predisporre un atto di pianificazione, recepito dal Consiglio Regionale con deliberazione 287 - 20269 del 17 giugno 2003, volto a designare le zone vulnerabili da fitofarmaci e a predisporre un programma di interventi per mitigare la presenza di tali sostanze nelle falde.
Proprio questa mattina mi ha contattato la Consulta del Po informandomi che a settembre o ad ottobre sarà organizzato un convegno sulla qualità delle acque e sui monitoraggi, chiedendoci di portare anche il nostro contributo che certamente è di riferimento.
Tale provvedimento, attenendosi al principio cautelativo, uno dei principi cardine su cui si basa la normativa europea per la tutela dell'ambiente, è volto proprio a salvaguardare la risorsa idrica presente nelle falde profonde e normalmente destinata a scopi prioritari, quali quello idropotabile.
Al fine poi di consentire una miglior riscontro della presenza e delle variazioni nel tempo dei prodotti fitosanitari maggiormente utilizzati in Piemonte, o di cui si è accertata la presenza nelle precedenti campagne di monitoraggio, da quest'anno è in corso di svolgimento uno specifico programma di controllo nelle aree individuate come vulnerate per verificare, con campionamenti ad alta frequenza, le variazioni del fenomeno in relazione ai fattori diretti e indiretti che lo determinano.
Peraltro sullo stesso argomento si è già informato gli interroganti nella precedente risposta all'interrogazione 2084 su "Presenze di sostanze proibite quali atrazina e bentazone nelle falde idriche".
Tutto ciò per ribadire che se fosse ancora in atto un utilizzo sistematico di atrazina i primi riscontri si avrebbero dal monitoraggio dei corsi d'acqua, condotto a frequenza mensile, che avrebbe evidenziato, come per altri prodotti fitosanitari legalmente utilizzati, picchi di concentrazione nei periodi di utilizzo agronomico.
Adesso, ovviamente, dobbiamo mettere in campo il provvedimento di buona pratica agricola dal punto di vista dei fitofarmaci. Per il resto, il quadro è sotto controllo. Ci sono forti indizi e prove di inquinamento diffuso da atrazina. Tuttavia, sulla base delle sollecitazioni, da un lato è stato sensibilizzato il nostro settore sanitario e di controllo tramite il sistema ASL della prevenzione per quanto riguarda i presidi in commercio e quindi il controllo del circuito commerciale e del circuito dell'utilizzo, dall'altro lato ovviamente si cerca di utilizzare la poderosa rete di monitoraggio per fare, in qualche modo, campagne più mirate che ci consentono di tirare anche delle conseguenze. Ancorch vietato in modo generalizzato l'uso di determinate sostanze, a mio avviso dev'essere rafforzato il monitoraggio, perché dobbiamo costituire comunque una rete di sbarramento o di segnalazioni per eventuali comportamenti anomali.
Non so se ho risposto a tutti i quesiti posti, ma abbiamo cercato di fare, nel breve tempo, del nostro meglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Chiederei al Presidente, visto che si tratta di una risposta a tre interrogazioni, di consentire ad entrambi gli interroganti di intervenire.



PRESIDENTE

Avevo già anticipato che era possibile.



PALMA Carmelo

Grazie.
Inizierei una prima fase di replica alle considerazioni dell'Assessore che sono, in larghissima misura, coincidenti con le argomentazioni che aveva già fornito in sede di discussione della delibera di prima individuazione delle aree vulnerabili ai prodotti fitosanitari.
L'Assessore ha risposto a molte cose, mentre ad altre ha evitato di rispondere. Penso che vada puntualizzato, innanzitutto, il dato relativo ai tempi di adozione o di approvazione di una serie di provvedimenti.
Sotto questo aspetto occorre essere abbastanza chiari, nel senso che su questi provvedimenti, sia quelli di competenza consiliare - la delibera sia quelli propriamente regolamentari, quindi di competenza di Giunta, non esistito nessuno ritardo motivato da ragioni consiliari.
Il passaggio di questa delibera è stato uno dei passaggi più rapidi penso, nella storia di questa legislatura rispetto alla portata del provvedimento; delibera che è stata in larga misura favorita anche dagli oppositori più strenui del provvedimento stesso, cioè i Consiglieri del Gruppo Radicale.
Il ritardo della delibera è un ritardo ormai triennale sull'adozione del codice di buona pratica agricola; questa materia sconta evidentemente la difficoltà, da parte degli uffici dell'Assessorato, di procedere all'adozione di questi provvedimenti e probabilmente sconta anche una difficoltà politica - che comprendiamo, ma che non ci sentiamo di giustificare - di rapporto con le organizzazioni dei produttori in una fase nella quale è evidente che i primi marginali e relativi cambiamenti sia sui nitrati che sui fitofarmaci innescano delle reazioni comprensibili e, da un certo punto di vista, assolutamente obbligate.
Tuttavia, rispetto ai tempi di approvazione di questi provvedimenti non esiste un ritardo che sia imputabile ad altro, se non a una difficoltà comprensibile da parte dell'Assessorato, ma unicamente a una difficoltà dell'Assessorato.
Rispetto all'inquinamento, vado per flash. La risposta sull'atrazina non è convincente ed è difensiva; la risposta sul bentazone non c'è, nel senso che l'Assessore ci ha spiegato che il bentazone era proibito solo in alcuni Comuni, mentre in altri era consentito. Il problema, però, è esattamente il contrario: il bentazone è stato trovato unicamente nei Comuni in cui era proibito e non è stato trovato in nessun Comune in cui ne era consentito l'utilizzo. Trattandosi di un inquinamento estremamente localizzato, verificato sulle falde superficiali e profonde, verificato in forma assolutamente puntuale all'interno di quei Comuni, un qualche tipo di giustificazione analoga a quella...



(Commenti dell'Assessore Cavallera)



PALMA Carmelo

PALMA Carmelo



PALMA Carmelo

Ma non può essere analoga, Assessore. Lei giustifica un inquinamento diffuso da atrazina per la persistenza - visti i tempi di dimezzamento relativamente lunghi - di una sostanza massicciamente utilizzata in passato. Oggi - questa è la sua giustificazione, Assessore - tale sostanza è tanto diffusa e tanto poco concentrata da giustificare l'idea o l'ipotesi che sia riferibile ad un utilizzo molto passato di una sostanza assolutamente non diffusa, ancorché utilizzata diffusamente al di fuori dei Comuni in cui è proibita, riscontrata unicamente nei Comuni in cui è stata proibita, per altro verso con delle concentrazioni anche particolarmente significative.
La motivazione "atrazina" non può valere per il bentazone, cioè non si può sostenere che, essendo stato utilizzato massicciamente negli scorsi anni pressoché ovunque, oggi lo ritroviamo pressoché ovunque; è stato utilizzato massicciamente ovunque e non lo troviamo da nessuna parte, ma lo troviamo unicamente dov'è proibito. Tutti e 61 i campioni che hanno riscontrato una presenza di bentazone arrivano da Comuni in cui il bentazone è proibito.
Su questo, Assessore, bisogna cercare di capirsi. Lei dice che c'è una poderosa - cito testualmente - rete di monitoraggio, e ciò è assolutamente vero rispetto alle falde superficiali e profonde; non esiste però alcuna attività di "polizia sanitaria" da parte dell'ARPA rispetto ai produttori che possono essere sospettati di utilizzare una serie di sostanze. E' del tutto inutile trivellare, a distanza di due anni, il territorio, per scoprire - ripeto, a distanza di due anni - la presenza di una sostanza che non si sa quando è stata utilizzata.
Non capisco per quale ragione lei, Assessore, continui a non dire che l'ARPA dovrebbe fare una cosa banale; sul bentazone è infatti banalissimo fare dei campi allagati e verificare, a campione, se e quanti produttori continuano a utilizzare questa sostanza. Nel caso del bentazone la verifica è di una semplicità assoluta, per altro verso in termini gestionali è anche molto meno costosa dell'accesso alle falde superficiali e alle falde profonde, ed è relativamente più in grado di individuare delle responsabilità puntuali. Poi sappiamo che l'acqua ovviamente anche nelle risaie gira e quindi è difficile capire se questa sostanza viene utilizzata da Tizio o da Caio; dire che l'hanno utilizzata Tizio e Caio 15 anni fa e che adesso la ritroviamo casualmente proprio nei Comuni in cui è proibita se può essere una giustificazione credibile per l'atrazina, non lo è minimamente rispetto al bentazone.
Lei, Assessore, ha poi citato - e concludo, interverrà poi su questo il Consigliere Mellano - dei dati relativi alla campagna 2002, di cui al momento non disponiamo; chiediamo ovviamente di acquisirli, tentando di capire - e su questo la prego di pronunciarsi - in che misura questo monitoraggio continua ad essere, proprio nel suo assetto e nella sua organizzazione di base, puramente retrospettivo, quindi sostanzialmente in grado di fornire i livelli di inquinamento della nostra Regione, ma non di intervenire ed eventualmente di sanzionare delle responsabilità.
Nelle campagne 2003 e seguenti è immaginabile una forma di monitoraggio diverso, che sia in grado di intervenire rispetto a fenomeni presenti, non necessariamente rispetto a fenomeni passati?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Assessore, sia per la puntualità e, in questo caso, per la relativa urgenza nella risposta, sia per la pazienza di assecondare la nostra ostinazione rispetto a questo tema. E' un'ostinazione che deriva da una sincera preoccupazione che non vuole fare nessun allarmismo sociale n vuole approfittare di una situazione che riteniamo anche di disagio delle strutture pubbliche, dell'Assessorato, dell'ARPA rispetto a una questione che riteniamo fondamentale.
In ogni salsa, in ogni forma, quest'anno si parla di acqua: è l'anno internazionale europeo dell'acqua. Anche noi continueremo a parlare in quest'anno di acqua, e lo faremo col taglio che abbiamo scelto di dare alla nostra attività politica e istituzionale.
Assessore, nel ribattere alla sua risposta alle nostre interrogazioni mi permetterò brevemente di leggere una relazione, facendo in qualche maniera una contro-relazione, magari riuscendo ad attirare anche l'attenzione del Vicepresidente Toselli che è in altro affaccendato e che onestamente disturba anche un po' i lavori dell'aula. Leggerò la relazione dell'ARPA di Cuneo sui fitofarmaci presenti in acquedotti della provincia di Cuneo, e sottolineo acquedotti perché abbiamo sempre parlato di falde acquifere.
Il gentilissimo dott. Franco Ballesio risponde ad una richiesta puntuale e mi invia una serie di tabelle, dicendo: "Si allegano le tabelle relative alla presenza di fitofarmaci nei pozzi di captazione degli acquedotti della provincia di Cuneo relativi agli anni 2000, 2001, 2002. A fronte di tutti i fitofarmaci ricercati, i soli che sono stati trovati risultano essere: atrazina, simazina, terbutilazina. L'unico che è risultato eccedere i valori limite è, in alcuni casi, l'atrazina. Vi è ancora costante presenza di atrazina in valori eccedenti il limite consentito (0,1 microgrammi/litro) negli acquedotti di Cervere, codificato con 62R0011, e di Racconigi, codificato con 61R0007. Anche nell'acquedotto di Trinità, codificato 62R0018, si è riscontrato un valore di 0,11 microgrammi/litro su uno dei sette controlli effettuati. Si rammenta che al sorgere del problema della contaminazione delle falde con diserbanti della categoria delle triazine, numerosi acquedotti si sono dotati di impianti a carboni attivi per l'eliminazione dalle acque di tali inquinanti; in particolare, sono provvisti di impianto a carboni attivi gli acquedotti di Racconigi (che è ancora in funzione), di Cervere (che è ancora in funzione), di Villafalletto (che è disattivato), di Vottignasco (che è disattivato), di Savigliano (che è disattivato), di Fossano frazione Murazzo (che è disattivato); di Trinità, frazione Savella (che è disattivato), di Carrù (che è in funzione), di Rocca de Baldi (che è in funzione), di Piozzo (che è in funzione), di Lequio Tanaro (che è funzione).
Gli acquedotti di Cerveri e Racconigi risultano essere, pertanto correttamente trattati con impianto a carboni attivi, che, letto in un altro senso, significa che questi impianti sono attivi perché è costante la presenza di atrazina".
Nella tabella allegata, relativamente al Comune di Racconigi risultano addirittura due dati relativi all'acqua in entrata, a monte e a valle dell'impianto di depurazione, proprio per un controllo di monitoraggio attivo.
In ultimo - firma il dottor Franco Ballesio, direttore del Dipartimento ARPA di Cuneo - si vuole ricordare che l'ARPA non ha più discrezionalità sulla tipologia e frequenza dei controlli che vengono stabiliti dall'ASL bensì esegue esclusivamente analisi richieste, salvo dare supporto tecnico ai colleghi della sanità.
Questi dati, di cui ho voluto brevemente fare cenno, riportano una tabella: ad esempio, in quella relativa al Comune di Cervere, c'è una linea gialla continua, che indica il limite massimo, e una linea spezzata, che è costantemente sopra il limite massimo, che indica i dati rilevati.
La differenza di questi dati, rispetto alla nostra analisi e alla nostra attività, ad oggi, è che si riferiscono a pozzi di captazione per gli acquedotti pubblici.
Lo dico, perché ho avuto un incontro, un confronto e - in qualche momento - anche uno scontro con il Sindaco di Racconigi, il quale sosteneva che fosse tutto sotto controllo. E' vero, è tutto sotto controllo perché l'atrazina c'è ed è eliminata solo con l'intervento degli impianti a carboni attivi.
Ci siamo occupati di questo soltanto in parte, una parte formale e metodologica, del lavoro che abbiamo svolto, perché abbiamo ottenuto l'indicazione, per quanto insoddisfacente, che il Consiglio avrebbe approvato le determinazioni proposte dalla Giunta. Ma, continuando il lavoro di analisi ed approfondimento di questo importante settore, mi è venuto in mano il manuale delle linee guida, predisposto dall'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente: "Linee e guida per la redazione e l'uso delle carte di vulnerabilità degli acquiferi da inquinamento".
Anche soltanto nel risvolto di copertina, c'è una parte che voglio leggere, da lasciare perlomeno agli atti del Consiglio: "La tutela delle acque sotterranee, anche in funzione di consistenti apporti al suolo di fertilizzanti, nutrienti e pesticidi, che si verificano sul territorio nazionale, prevede una conoscenza approfondita delle caratteristiche dei terreni, per la protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento.
Questa conoscenza è necessaria per elaborare le misure di prevenzione e protezione, che sono nei Piani di bacino".
Siamo di fronte ad un'attività che lo stesso Assessore dichiara voler considerare positivamente, perché effettua un monitoraggio e una prima individuazione delle aree. Con il tempo - viene detto - riusciremo a fare una cosa più precisa, più adeguata, più rispondente alla legge.
Prendo atto dell'impegno dell'Assessore e aspetto, a fine anno, il Piano di tutela delle risorse idriche, dove l'Assessore si è impegnato a dare un'ulteriore e più precisa definizione.
Voglio, però, sottolineare che, all'interno dei 12 provvedimenti che l'Assessore dice di dover assumere - 12 voci urgenti da assumere in base alla legge n. 61/2000 - guarda caso non è presente, né il codice di buona pratica agricola né il codice di buona pratica irrigua, che per il Consiglio regionale erano urgenti, tanto è vero che avevamo approvato un testo che chiedeva l'approvazione di questi codici entro 30 giorni. Sono passate 30 settimane e i codici non li abbiamo.
Queste sono scelte che non possono essere giustificate semplicemente come una scelta tecnica, dicendo: "Abbiamo deciso di fare altro, perché era più urgente, e abbiamo deciso di intervenire su un altro settore, perch più urgente".
Dovendo valutare fra diverse opportunità, fra cosa fare e cosa lasciare indietro, prendiamo atto che questo Assessorato, sul codice di buona pratica agricola e sul codice di buona pratica irrigua, ha ritenuto di non poter procedere.
Con la costante attenzione che abbiamo riservato a questo tema e con la promessa di continuare, perché è un tema assolutamente vitale, ringrazio l'Assessore della disponibilità e della costante pazienza con la quale risponde alle nostre interrogazioni, ma non siamo del tutto soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, per alcune precisazioni.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per ribadire quanto avevo detto nell'intervento precedente, ma che è giusto sottolineare.
Ho sensibilizzato gli organi di controllo sotto i profili che riguardano la tematica dei nitrati e dei fitofarmaci.
Inoltre, è giusto che l'ambiente a cui compete la prevenzione primaria sia in prima linea, ma è chiaro, anche dall'intervento del Consigliere Mellano, che queste tematiche interessano anche il mondo della sanità, con il quale abbiamo ottimi rapporti. Su questo, occorre uno sforzo a tutto campo. Non si raggiungerebbero i risultati, se così non fosse.
Concludo richiamando la sovrapposizione di normative e di adempimenti.
Come sapete, nel 1997 è stata approvata la legge Ronchi sui rifiuti dei 40 e più decreti attuativi, la metà non sono ancora stati adottati.
La legge n. 152 ha tanti decreti attuativi, tra i quali quello relativo all'articolo 38, che riguarda le problematiche dei nitrati e che non è ancora stato adottato. Dobbiamo attuare, anche in via autonoma, delle normative in un quadro legislativo che è cambiato. Considerate che il Titolo V del 2001, riconosce allo Stato la titolarità della tutela dell'ambiente, pertanto ci sono delle difficoltà.
Gli Uffici stanno lavorando intensamente; ho dato, come direttiva, la priorità e il rispetto della presentazione del Piano di tutela. E' un Piano complessivo che, intervenendo contemporaneamente sulla qualità e sulla quantità delle acque, dovrebbe apportare un approccio diverso e degli effetti, che coinvolgeranno gli Enti locali, significativi, importanti e probabilmente risolutivi per tante questioni che abbiamo discusso questa mattina.


Argomento: Comunita' montane - Montagna

Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 375 e proposta di legge n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16" Testo unico delle leggi sulla montagna)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del testo unificato disegno di legge n. 375 e della proposta di legge n. 262, di cui al punto 3) all'o.d.g.
ARTICOLO 5 Siamo all'articolo 5, che riguarda la modifica dell'articolo 3, cioè la delimitazione delle zone omogenee, sulle quali la Giunta regionale, con proprio decreto, istituisce le Comunità montane.
Abbiamo una serie di emendamenti. Permettetemi di passare la Presidenza al Vicepresidente Toselli, essendo firmatario di alcuni di essi.
Se l'Assessore è d'accordo, passerei alla discussione, emendamento per emendamento, e poi ad una votazione unica, previa dichiarazione di voto da parte dei diversi Gruppi.
Alla Presidenza risultano pervenuti i seguenti emendamenti: Emendamento rubricato n. 8 All'articolo 5, che sostituisce l'articolo 3 della l.r. 16/1999, al comma 2, lettera d), la parola "Murazzano" è spostata dal numero 10) al n. 11) emendamento rubricato n. 9 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 11, si propone di aggiungere le parole "Trezzo Tinella" emendamento rubricato n. 12 All'articolo 5, punto d) 11, sono aggiunti "Pezzolo Valle Uzzone" e "Perletto" All'articolo 5, punto d) 12, sono aggiunti "Pezzolo Valle Uzzone" e "Perletto" emendamento rubricato n.27 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 12, dopo la parola "Langa" aggiungere le parole "Valli Belbo" emendamento rubricato n. 4 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 12, si propone di aggiungere le parola "Camerana, Pruneto, Monesiglio" che conseguentemente vengono eliminate dal numero 11, lettera d), comma 2, del medesimo articolo 5 emendamento rubricato n. 1 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 12, si propone di aggiungere la parola "Monesiglio", che conseguentemente viene eliminata dal numero 11 lettera d), comma 2, del medesimo articolo 5 emendamento rubricato n. 2 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 12, si propone di aggiungere la parola "Camerana", che conseguentemente viene eliminata dal numero 11 lettera d), comma 2, del medesimo articolo 5 emendamento rubricato n. 3 All'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 12, si propone di aggiungere la parola "Prunetto", che conseguentemente viene eliminata dal numero 11 lettera d), comma 2, del medesimo articolo 5 emendamento rubricato n. 6 All'articolo 5, comma 2, lettera f), numero 6, sono aggiunte le parole "Meana di Susa" e "Moncenisio".
Emendamento rubricato n. 7 All'art. 5, comma 2, lettera f), numero 5), sono soppresse le parole "Meana di Susa" e "Moncenisio".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 8 presentato dai Consiglieri Riba, Toselli Casoni, Bussola e Tomatis: All'articolo 5, che sostituisce l'articolo 3 della l.r. 16/1999, al comma 2, lettera d), la parola "Murazzano" è spostata dal numero 10 al numero 11.
Il parere della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Vaglio, è favorevole.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente. Per ricapitolare una soluzione rispetto a questo problema, che nella scorsa seduta l'Assessore Vaglio aveva già anticipato con una mediazione che è stata raggiunta, per cui lo ringraziamo, e per comprendere in che misura i proponenti dell'emendamento convergano rispetto a un'ipotesi di soluzione del problema stesso.
E' un caso noto, di un Comune la cui Amministrazione comunale sceglie lo spostamento da una Comunità montana all'altra, e i cui cittadini, a norma di legge e di Statuto, chiedono al Sindaco di indire, dopo una regolare raccolta firme, un referendum popolare consultivo.
Il Sindaco, rifiutando di adottare il regolamento di attuazione della norma statutaria e modificando, in sede di adozione di questo provvedimento, i limiti previsti dallo Statuto stesso per l'indizione di un referendum, impedisce, da oltre due anni, la tenuta della consultazione.
Questo, al di là di ogni considerazione di merito sulla ragionevolezza, o meno, dello spostamento di Murazzano da una Comunità montana all'altra.
Ci rendiamo conto che, nella sua funzione legislatrice, l'Assemblea regionale ha il diritto di deliberare le zone omogenee secondo criteri di ragionevolezza, che in qualche misura recepiscono le indicazioni dei Comuni; per altro verso, non riteniamo che l'inadempimento - se non la violazione - così marcato e macroscopico di un diritto di partecipazione assicurato dal testo unico delle leggi in materia di ordinamento degli Enti locali, possa passare così sotto traccia e una Comunità locale, per significativa o meno che la si consideri, possa vedere bypassato un problema molto significativo, che aveva posto.
La soluzione che la Giunta regionale ha trovato è quella di recepire in sede di circoscrizione delle zone omogenee, l'indicazione dell'Amministrazione comunale e, quindi, consentire lo spostamento di Murazzano. Quindi, con il decreto di cui al comma 2, dell'articolo 5, non consentire lo spostamento, se non dopo la tenuta dell'eventuale consultazione popolare, laddove la norma che abbiamo adottato è una norma generale in sede di istruttoria di questo decreto si verifichi che, in alcuni di questi Comuni, è in corso un procedimento referendario a norma dell'art. 8 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Sul piano amministrativo evidentemente si verificherà se ed in quale misura questo è o meno un procedimento referendario.
Immagino che l'Amministrazione comunale non lo consideri in questo modo, e che i promotori del referendum, presentando una serie di argomenti e di documenti anche molto significativi, sosterranno il contrario.
La cosa significativa, non sul caso di Murazzano in quanto Murazzano ma su un caso di violazione abbastanza evidente di un diritto di partecipazione politica, è che l'assemblea regionale trovi una soluzione coerente rispetto all'impostazione generale del provvedimento, ma non incoerente rispetto ad una serie di diritti che devono essere comunque garantiti e tutelati, al di là del merito e della valutazione dei singoli provvedimenti.
Questa soluzione di mediazione è delineata in un emendamento all'art.
32 (Norme Transitorie) presentato dal sottoscritto e dal Consigliere Mellano, sul quale l'Assessore alla montagna ha già annunciato il parere favorevole della Giunta regionale. Volevo semplicemente capire a titolo d'informazione se anche i proponenti dell'emendamento che stiamo discutendo ritengano che la soluzione così delineata sia coerente, fermo restando che in sede amministrativa, si verificherà se ciò che è stato innescato dal Comune di Murazzano sia o meno da considerarsi un procedimento referendario.



PRESIDENTE

La parola il Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

In merito di questa proposta rappresenta uno degli elementi sui quali il dibattito è andato avanti intensamente, devo dire che sul territorio tale intensità è stata inversamente proporzionale all'attenzione che invece questo ed altri problemi riescono a riscuotere da parte del Consiglio regionale nel suo insieme.
Lo dico con rammarico perché si verifica spesso e per una quantità di problemi, per cui ritengo opportuno che almeno oggi in questa sede si dia a questo tema il giusto rilievo già richiesto e richiamato dal Consigliere Palma.
Espongo le mie valutazioni in merito. Noi dobbiamo costituire dei territori omogenei, la qual cosa è più facile a dirsi che a farsi, perch dire che un territorio è omogeneo è una ovvietà. Costituire una Comunità Montana su un territorio omogeneo e dire che va fatta su un territorio omogeneo è una ovvietà.
Meno ovvio è stabilire che cos'è un territorio omogeneo, perché ogni territorio ha una sua caratteristica intrinseca. Talvolta si tratta di una valle di tipo longitudinale con i crinali, con le pendenze dove c'è uno spartiacque; in altri casi c'è un Comune che ha dei territori sparsi da una parte e dall'altra: bisognerebbe fare delle misurazioni non solo con un metro lineare. Poiché questo metro non lo abbiamo ancora, le misurazioni non finirebbero mai.
Quando si tratta di aree appenniniche, dove non ci sono più quelle caratteristiche che hanno forgiato storicamente, geologicamente e culturalmente le Comunità Montane, è quasi impossibile definire le caratteristiche di un territorio omogeneo. Occorre definire i territori in base all'aggregazione storica, alla lingua, alla cultura, al mercato e anche ai servizi (questi ultimi fino ad un certo punto, perché sono un elemento derivato e recente). Io sto a quanto è oggettivo e storico, ci che invece è indotto e più recente può essere rimodellato. La stessa Università del Piemonte ha una distribuzione dei suoi servizi che sono più derivati che naturali.
Sotto questo profilo, ritengo che il Comune di Murazzano, da un punto di vista geologico debba essere considerato un territorio dell'area omogenea dell'Alta Langa, così che come abbiamo fatto, tentando di dare un po' di razionalità. Infatti era totalmente irrazionale la costituzione di un'unica Comunità Montana denominata "Alta Langa" che comprendesse le Valli Bormida, Uzzone e Belbo. Si tratta di vallate magari sconosciute per alcuni colleghi, ma che rappresentano la capitale del mondo per chi vive lì.
Quindi, unendo queste vallate si arrivava ad avere 47 Comuni, ma quella non è una Comunità Montana: è un pezzo di territorio messo lì alla rinfusa che non funzionava affatto. Poteva funzionare soltanto con degli elementi coattivi dal punto di vista politico ed amministrativo; difatti è stato l'oggetto di una rissa continua, in parte naturale e in parte indotta dal fatto di far convivere territori così disomogenei.
Per approssimazioni successive si è cercato di arrivare a creare un'aggregazione con carattere di omogeneità; da questo punto di vista la comunità cubana, che incorpora la valle Mongia, Cevetta, la bassa valle Tanaro e la costa cebana delle Langhe, non include Murazzano, il quale si trova a 6 chilometri da Bossolasco, capitale dell'Alta Langa, che ha un irradiamento per circa una decina di chilometri attorno al proprio territorio.
Sono abbastanza contento che si trovi una definizione rispetto a questo percorso, perché ritengo che decidere dove sta un Comune sia una competenza del Comune stesso, della Comunità cedente e ricevente in termini proporzionali e di consulenza - se è possibile, altrimenti bisogna fare delle scelte.
In questo caso il Comune chiede di transitare verso l'Alta Langa, la comunità cedente è d'accordo, così anche quella ricevente. Quindi, sono tutti d'accordo meno un gruppo di cittadini, non so se sia la maggioranza o meno, perché per sapere questo ci sarebbe voluto un referendum, che non è stato fatto.
Ai colleghi pongo un problema, mentre su altre questioni sarò più breve, in modo da poter utilizzare il tempo a disposizione per risolverle.
In presenza dei tre elementi istituzionali che convergono sulla proposta di attribuzione all'Alta Langa, non posso che essere d'accordo, oltre al fatto che mi pare vi sia una tendenza geologica abbastanza chiara in questo senso. Più in generale, non potrei neanche non essere d'accordo sul fatto di sottoporre a referendum delle questioni che hanno una natura connessa alle attribuzioni dell'istituzione: se così fosse, non fare n l'inceneritore né la strada. Non vorrei essere frainteso dai colleghi radicali. Il referendum, che è anche un istituto di democrazia diretta e diffusa, sul quale non sono del tutto contrario, si addice a determinati problemi per i quali sono in gioco degli elementi di valore complessivo.
Dove sono in gioco degli interessi ristretti e soggettivi è più difficile, ma non per la sua applicazione giuridica, bensì per dargli quel valore assoluto in termini di prevalenza rispetto al parere del Comune della Provincia, delle Comunità Montane e di tutti gli istituti che devono intervenire.
Dopo di che se si trova una conclusione di questa vertenza sono soddisfatto, perché non abbiamo alcun interesse a risolvere un problema in una situazione di contrasto e di conflitto. Sono d'accordo per una conclusione positiva di questo percorso, anche perché sul posto l'azione politica e la battaglia si sono comunque svolte. La decisione, che deve essere tutelata, compete alle istituzioni che devono definire le forme associative.
Altrimenti noi potremmo introdurre rispetto alla costituzione di un'unione di Comuni, realizzazione di servizi e tutta una serie di cose che, in qualche maniera, sono un'attribuzione di tipo amministrativo e non un elemento di tipo culturale, attraverso il quale si può manifestare un elemento di espressione di una propria opinione politica, intellettuale e ideale. L'appartenenza del Comune ad un'area omogenea è decisa oggettivamente, per l'attribuzione amministrativa ci sono tre istituti: due Comunità montane e un Comune.
Questa è la mia opinione sul punto. Se c'è convergenza sulla soluzione individuata, non può che farmi piacere, perché, in qualche maniera consente al procedimento di proseguire, ferma restando l'intangibilità dei diritti oggettivi e oggettivamente accettati.
Penso sempre ai diritti oggettivi, non ai diritti attribuiti istituzionalmente, se non attraverso un percorso oggettivo, in questo caso perché ne abbiamo molti altri: fare una strada, collocare un servizio e altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e colleghi, intervengo per sottolineare, anche con il mio intervento, l'analisi che noi Radicali abbiamo fatto. Più volte abbiamo parlato del caso di Murazzano come di un caso emblematico, personalmente non condivido l'impostazione che il collega Riba ha dato nella sua analisi relativamente allo strumento referendario. Apprezzo che, insieme, riteniamo essere opportuno e necessario individuare una linea di uscita che non ingigantisca un problema, peraltro già abbastanza dibattuto. Giustamente ricordava il collega Riba, oggi, in qualche modo, ci troviamo a ratificare una serie di scelte e decisioni, che, a livello locale, hanno comportato ampia, approfondita e appassionata discussione.
Nel votare questo emendamento, in qualche modo, si ratifica un processo, che è stato anche sociale e di discussione all'interno delle comunità locali, dal punto di vista delle istituzioni, non tanto l'opinione pubblica, non tanto il sentimento popolare, in cui il diritto di partecipazione dei cittadini è stato sancito dalla Costituzione fino al Testo Unico degli Enti locali, laddove obbliga gli Enti locali a dotarsi nello Statuto del referendum consultivo, prevedendo la partecipazione nelle debite forme, dei cittadini, qualora ritengano importante e necessario essere ascoltati, avendo così la possibilità di farlo in modo formale e legalitario.
Collega Riba, lo ricordo anche all'Aula, si tratta di un referendum consultivo, quindi, non si mette in discussione il potere e il dovere delle amministrazioni locali di orientare, decidere e, in qualche modo, costruire un percorso di cambiamento di destinazione del Comune all'interno delle Comunità montane.
Credo che quest'Aula faccia bene, come spero farà al termine della giornata, a sottolineare come assolutamente incoercibile il diritto del cittadino alla partecipazione, anche in base alle previsioni del Testo Unico sugli Enti locali, laddove in una comunità, porto l'esempio di Murazzano, che consta di 900 abitanti e di 600 elettori, oltre 120-130 cittadini hanno ritenuto che una tale vicenda, che ha diviso, sulla quale si è discusso, probabilmente si è anche litigato nelle piazze e nei bar, si risolvesse con un semplice voto in un referendum consultivo.
Secondo me, questo è stato il vero grave errore del Sindaco di Murazzano: impedire un giudizio che, probabilmente, riteneva a lui sfavorevole e impedire una campagna elettorale referendaria consultiva a livello locale, dove si sarebbero dovuti confrontare ed esprimere i cittadini, in tal modo ha semplicemente aggravato, incancrenito e invelenito gli animi.
Se fossi un cittadino di Murazzano non so quale sarebbe la mia espressione di voto. Molto probabilmente, lo voglio sottolineare conoscendo l'esperienza e le capacità del collega Riba, do per scontato che sarebbe meglio che il Comune di Murazzano rientrasse nella nuova Comunità montana o uscisse da una Comunità montana che gli stava stretta o larga come diceva il Vicepresidente Riba. E' certo che, proprio per l'analisi che mi sono assunto la responsabilità di fare l'altro giorno in quest'Aula quando parlavamo del meccanismo malato di vita e di gestione degli Enti locali, una parte dei cittadini di quel paese hanno letto il lavorio del Sindaco di Murazzano non tanto volto alla difesa e alla costruzione di nuovi equilibri e di nuovi vantaggi, anche istituzionali, per il Comune di Murazzano, ma hanno letto la situazione nel ratificare posizioni di minore o maggior vantaggio per la persona del Sindaco di Murazzano.
Anche a livello locale, si è discusso di come si contemperano i conflitti di interesse tra un Sindaco, che è anche componente del Leader Plus, che ha come vocazione principale Alba, e una comunità montana, che invece, lo spinge verso Ceva. Si sarebbe dovuto indire un referendum consultivo che avrebbe risolto questi dubbi, perché la moglie di Cesare non deve solo essere onesta, ma deve apparirlo. Il Sindaco di Murazzano, a mio giudizio, passa sicuramente allo storia come un Sindaco non democratico perché ha impedito il referendum e lo ha impedito tre volte, ed è anche un po' arrogante. Le risposte che sono agli atti dell'Ufficio del Difensore civico, che gli ha posto un problema di legalità, in base al Testo Unico degli Enti locali, sono di un'arroganza tale da far pensare che, forse, la moglie di Cesare del tutto onesta non era.
Credo che qui si possa chiudere questo dibattito, sapendo che lo strumento del referendum consultivo deve essere visto non tanto come un orpello nella legge del Testo Unico degli Enti locali, non tanto come una elargizione quasi ottriata di un Sindaco che concede una consultazione, ma deve essere un diritto riconosciuto.
Con il nostro emendamento, che è appoggiato all'articolo 32 sulle norme transitorie, vogliamo semplicemente dare valenza formale e amministrativa al riconoscimento di un diritto che i cittadini, anche quelli di Murazzano hanno in base alla legge nazionale.



PRESIDENTE

Collega Riba, siccome intenderei proseguire rispetto alle direttive che ha voluto fornire all'Aula, riteneva di discutere tutti gli emendamenti inerenti all'articolo 5 e, poi, fare votazioni a ripetizione? Benissimo, passiamo all'emendamento successivo.
Emendamento rubricato n. 9 presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Vaglio: all'articolo 5, comma 2, lettera d), numero 11, si propone di aggiungere infine, le parole "Trezzo Tinella".
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Immagino che il parere favorevole della Giunta sia conseguenza del fatto che siamo in presenza di richieste di spostamento che hanno quei tre requisiti che abbiamo stabilito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Chiederei che si verifichi la contiguità territoriale con l'Alta Langa e che sia dato atto a verbale che esiste contiguità territoriale tra il comune richiedente e i comuni della zona omogenea a cui chiedono di essere annessi.
Lo dico, ma non intendo intrattenervi a lungo su questo aspetto, perch quando abbiamo gestito a suo tempo la questione della Valle Bormida abbiamo inserito il comune di Rocchetta Belbo perché restava un'isola. Di conseguenza, abbiamo dovuto introdurre altre aggregazioni di tipo territoriale, questo perché all'inizio avevamo inserito il comune di Castino non tenendo conto che questo inserimento trasformava Rocchetta Belbo da un'area contigua ed omogenea ad un'area separata, che bisognava in qualche maniera, ridefinire in quanto appartenenza.
Chiedo soltanto conferma a verbale che esiste la contiguità territoriale.



PRESIDENTE

Non dovrei intervenire, però vorrei solo richiamare un aspetto: il decreto legislativo n. 267 non prevede assolutamente, come metodo, che vi sia la continuità territoriale. È un metodo che la Regione si è data per mettere ordine in modo omogeneo. Lo dico soltanto per una questione di chiarezza.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dai Consiglieri Dutto, Brigandì e Bussola: all'articolo 5, punto d), numero 11, sono aggiunti "Pezzolo Valle Uzzone" e "Perletto".
all'articolo 5, punto d), numero 12, sono cancellati "Pezzolo Valle Uzzone" e "Perletto".
Tale emendamento è stato ritirato, come da indicazioni del collega Dutto.
Emendamento rubricato n. 27 presentato dai Consiglieri Tomatis, Angeleri Costa Rosa Anna, Toselli e Casoni: all'art. 5, comma 2, lettera d), numero 12 dopo la parola "Langa" aggiungere le parole "Valli Belbo".
Il parere della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Vaglio, è favorevole.
Emendamento rubricato n. 4 presentato dal Consigliere Costa Enrico e Bussola: all'art. 5, comma 2, lettera d), numero 12 si propone di aggiungere le parole "Camerana, Prunetto, Monesiglio", che conseguentemente vengono eliminate dal numero 11, lettera d), comma 2, del medesimo art. 5.
Comunico che l'emendamento rubricato n. 4 è stato ritirato.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Costa Enrico, Riba Casoni, Toselli e Dutto: all'art. 5, comma 2, lettera d), numero 12 si propone di aggiungere la parola "Monesiglio", che conseguentemente viene eliminata dal numero 11 lettera d), comma 2), del medesimo art. 5.
Il parere della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Vaglio, è favorevole.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Vorrei fare un breve intervento sugli emendamenti rubricati ai numeri 1, 2, 3, e quelli eventualmente conseguenti, in quanto firmatario degli emendamenti n. 1 e n. 3.
Questi emendamenti sono stati introdotti per recepire un'indicazione pervenuta espressamente dai comuni di Monesiglio e di Prunetto.
Ho poc'anzi esposto l'opinione del mio Gruppo, nonché la mia personale sul fatto che un'aggregazione (definizione si area omogenea), laddove non è, in maniera ineccepibile e inconfutabile, stabilita geologicamente dalla natura, dev'essere definita amministrativamente attraverso una pluralità di valutazioni che riguardano l'omogeneità storico-culturale e geologica della zona e la condivisione delle Amministrazioni.
Ho considerato - lo ribadisco, collega Mellano - il supporto della popolazione (per altro verso, attiene al diritto di consultazione e di espressione della volontà della popolazione), ma ritengo che la rappresentanza istituzionale di un ente spetti comunque all'ente. Questo naturalmente vale in generale. Converrà che su questo principio non possiamo prescindere.
In questo caso, abbiamo la richiesta dei comuni sia di Prunetto che di Monesiglio, la condivisione della Comunità Montana della quale questi territori fanno storicamente e inconfutabilmente parte, e la non opposizione della Comunità Montana dell'Alta Langa, che, sia pure con valutazioni di tipo un po' diverso sul punto, considera importante e credo imprescindibile riorganizzare il proprio territorio sulla base di una logica geografica anziché sulla base di una logica politica. La logica politica è contingente, quindi è destinata a creare una situazione di assoluta precarietà.
Da questo punto di vista, quindi, l'accorpamento alla Comunità Montana di Murazzano è un elemento che va indubitabilmente nella direzione del miglioramento dell'assetto istituzionale di questo territorio, così come Prunetto e Monesiglio rendono più corretta la definizione dell'area omogenea della Valle Bormida.
Per quanto riguarda Camerana, visto che un collega della maggioranza lo propone, e visto che in altra sede io stesso l'ho riproposto più volte non ho difficoltà all'acquisizione e all'ascrizione del comune di Camerana alla Valle Bormida. Ma questo non lo decidiamo noi, semmai l'ha deciso la natura quando ha collocato il territorio di Camerana per tre quarti nella Valle Bormida. Per un quarto, o poco più, può essere collocato nella Valle Belbo nel senso che fa parte di quell'area. Però mancano gli altri due elementi: manca chiaramente l'elemento non politico ma istituzionale, che è una cosa diversa.
Elemento politico, per conto mio, vuol dire che un Presidente o un Sindaco la mena - se posso usare questo ricorrente neologismo - sul fatto che vuole stare di qua o di là, a seconda dove ritenga vi sia la propria propensione politica contingente.
Parlo, invece, di questioni amministrative e istituzionali perché il Consiglio comunale - l'istituzione - rileva, in qualche maniera, le caratteristiche storiche e amministrative di appartenenza del proprio territorio.
Camerana, avesse anche una serie di ragioni oggettive per essere compresa nel territorio della Valle Bormida, sceglierà questo tipo di aggregazione istituzionalmente quando il Comune richiederà, con propria delibera, di far parte di quel territorio. E quando gli altri elementi ci sono, quelli sono successivi, perché l'opinione della Comunità Montana converrete che è successiva all'espressione di un parere del Comune, al quale devo pur attribuire quantomeno una funzione di carattere rilevante se non determinante.
Per questa ragione, condivido e apprezzo questo provvedimento. Lo considero un passo avanti e sul territorio queste deliberazioni sono particolarmente attese, rappresentando un passo avanti per il funzionamento istituzionale delle Comunità montane dell'area appenninica della provincia di Cuneo, che comprendono la Langa Cubana, l'Alta Langa e la Langa delle Valli Bormida, Uzzone e Belbo (quest'ultima per una parte). Al momento non inserirei Camerana anche per rispetto di un discorso che trova gli amministratori e gli stessi rappresentanti politici a livello di Provincia e Regione con opinioni diverse; la mia opinione personale è che Camerana deve far parte della Valle Bormida.
Voglio essere assolutamente esplicito, affinché sia chiaro nei confronti degli Amministratori della Comunità Alta Langa, che quello che i DS dicono come riconoscimento delle posizioni istituzionali sul posto lo riconoscono anche qui in aula e non approfittano di una sede esterna, dove magari l'argomento potrebbe trovare un altro tipo di attenzione per decidere delle questioni che non sono proposte e che in questo caso sarebbero contro l'indicazione del Comune. C'è un Sindaco e c'è un'Amministrazione comunale; se non piace, la cambieranno e quando la cambieranno prenderemo atto delle posizioni, ma adesso c'è ed è nostro dovere e nostra intenzione politica rispettare l'indicazione dell'Amministrazione comunale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente; comincio da una nota a margine. Mi sono fatto prestare adesso dal collega Dutto delle cartine formato A4 sulle quali molto diligentemente, ha riprodotto la situazione attuale, la situazione possibile, la situazione in evoluzione; l'ha fatto con una grafica artigianale, ma molto efficace.
Questo mi fa venire in mente quanto volevo già dire l'altro giorno, ma che è quanto mai opportuno dire adesso e ricordare all'Assessore, se posso disturbarlo un attimo. Ho cercato di acquisire dall'Assessorato delle cartine ufficiali e non sono riuscito ad ottenerle; ho verificato che su questa partita molto complicata della ridefinizione dell'omogeneità territoriale e politica del territorio l'Assessorato non aveva la possibilità di fornire i Consiglieri di un immediato strumento di lavoro tant'è vero che noi, come Gruppo Radicale, abbiamo provveduto a comprare una grande cartina su cui, in modo anche simpatico, siamo andati a definire, con tanto di pennarello ed evidenziatore, le aree interessate.
Quindi rivolgo questa richiesta, che poi magari il Presidente girerà all'Assessore: a seguito di questo atto di revisione e di definizione delle aree, si può provvedere, magari col supporto tecnico dell'IPLA o di chi altri, ad una produzione di cartine maneggevoli per la consultazione dei Consiglieri? Dico questo perché ha ragione il collega Riba quando fa una distinzione fra il livello istituzionale e il livello politico. All'inizio, quasi con un lapsus freudiano, diceva: "Qui manca la decisione politica"; poi si è corretto: "Qui manca la decisione o il livello istituzionale". Questa differenza per sottolineare come il caso di Camerana sia il classico caso politico, dove - ha ragione il collega Riba - la storia, la terra e il territorio darebbero indicazioni per un opportuno spostamento del Comune da una Comunità all'altra. Noi, come Consiglio - ritengo che sia una prassi e una garanzia più volte sollecitata anche dal collega Ronzani, a cui è opportuno attenerci - facciamo riferimento alle delibere; in questo caso il Comune di Camerana non ha intenzione di ridiscutere la sua situazione però certo è che lì emerge in modo evidente come gli interessi politici e personali di alcune figure importanti, rilevanti, di peso - in questo caso sicuramente di peso provinciale, almeno - abbiano determinato l'evoluzione e la definizione del territorio.
Credo che questa sia una piccola sconfitta e sia una situazione non ottimale; credo che sia una ratifica dell'esistente che in qualche modo ci conferma la regola e il metodo che ci siamo dati. Certo spostare Brunetto e Monesiglio opportunamente in Val Bormida e lasciare però Camerana essenzialmente per un interesse personale e personalistico di alcune figure politicamente rilevanti in quel territorio, rappresenta una piccola sconfitta del Consiglio. Mi spiace che oggi non sia presente il collega Enrico Costa, che su questo so che voleva intervenire e porre politicamente la questione.
Ad ogni modo, credo che il metodo che ci siamo dati sia un metodo di garanzia. Prendiamo atto che non c'è una richiesta ufficiale del Comune di Camerana, che sicuramente sarebbe contrario allo spostamento, ma prendiamo anche atto che la Valle Bormida è quella e che Camerana ci sta dentro.



PRESIDENTE

L'Assessore Vaglio si dichiara favorevole per i Comuni di Monesiglio e Brunetto; contrario per il Comune di Camerana.
Emendamento rubricato n. 7 presentato dai Consiglieri Marengo, Cantore Bolla e Cota: All'art. 5, comma 2, lettera f), numero 5), sono soppresse le parole "Meana di Susa" e "Moncenisio".
Il parere della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Vaglio, è favorevole.
Emendamento rubricato n. 6, presentato dai Consiglieri Marengo, Cantore Bolla e Cota: All'art. 5, comma 2, lettera f), numero 6, sono aggiunte le parole "Meana di Susa" e "Moncenisio".
L'Assessore Vaglio si dichiara favorevole.
La parola il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Su questo punto voglio riferirmi in prima battuta ai colleghi che propongono l'emendamento, poi all'Assessore e quindi al Consiglio nel suo insieme, che dovrà assumere un atteggiamento credo molto delicato; delicato nel senso che noi dobbiamo definire progressivamente e applicare regole assolutamente oggettive nella definizione dei territori omogenei, perch definire territorio omogeneo, significa riconoscere una caratteristica oggettiva e non fare una scelta politica.
E' una questione molto delicata, e intendo riferirmi ai Consiglieri firmatari; visto che c'è anche la firma del Presidente Cota, la questione assume un carattere di definizione particolarmente significativa, poiché il Presidente Cota non ha firmato altri emendamenti.
Abbiamo teso e dobbiamo, imprescindibilmente, tendere a definire dei percorsi oggettivi e applicarli.
Definire un'area omogenea non è un atto politico; è un atto amministrativo di alta responsabilità. Se definisco come area omogenea il fatto che il Sangone non si immette nel Po, ma nello Stura di Lanzo, posso anche deliberarlo politicamente, ma resta il fatto che ho deciso un grande "fesseria" e che ho, con la politica e con gli strumenti e i mezzi della politica, creato un grandissimo vulnus sull'oggettività delle cose.
Finora abbiamo cercato di dire che ci sono delle zone e delle situazioni totalmente chiare e logiche, dove la geografia e la storia hanno risolto i problemi, e che ce ne sono altre che hanno caratteristiche da definire meglio e che riguardano delle aree di confine, dove ci possono essere dei dubbi interpretativi, che compete alla politica definire.
Definire è un po' fare come fa la Corte Costituzionale o un tribunale che deve definire l'applicazione di una norma; non un tribunale che inventa un'altra norma, perché questa non è sua competenza.
Mi riferisco ai proponenti, che penso siano consapevoli dell'impostazione che rappresenta il filo conduttore di tutta questa linea deliberativa.
Prima ho dovuto affettuosamente redarguire il Consigliere Dutto dicendogli che definire come zona omogenea un territorio che è distante 15 chilometri dagli altri, solcato da due fiumi, è una forzatura nei confronti dell'universo mondo, non soltanto del buon senso. Prendo atto che il Consigliere Dutto, in un momento di ben venuta resipiscenza, abbia ritirato il suo emendamento e ritengo che si dovrà fare lo stesso per gli emendamenti in oggetto.
Non c'è dubbio che la Comunità montana dell'alta Valle di Susa sia la Comunità montana dell'alta Valle Susa e che la Comunità montana della bassa Valle di Susa sia la Comunità montana della bassa Valle di Susa e Cenischia e che Moncenisio faccia parte, anche nella denominazione, della Val Cenischia.
L'idea di manipolare la composizione della Val Cenischia è un elemento di natura assolutamente abusiva: la Val Cenischia fa parte della bassa Valle di Susa.
Se in altra sede si ridefinisse che la Comunità della Val Cenischia deve fare parte di un altro territorio, non come aggregazione, questa è altra cosa; ma definire oggi che il territorio di Moncenisio, che è una componente costitutiva della Val Cenischia, non fa parte della stessa, è un abuso politico. Sappiamo che dietro c'è anche una motivazione e una pressione totalmente politica.
Non vorrei che il nostro tipo di lavoro fosse gravemente alterato dal fatto che utilizziamo una scarpa e uno zoccolo, a seconda di quale sia il percorso che intendiamo fare.
Non possiamo essere associati ad un'operazione che, in virtù di un'esigenza di tipo politico, altera le caratteristiche oggettive delle zone omogenee. Il territorio di Meana fa parte della bassa Valle di Susa perché la bassa Valle di Susa ha una sua definizione, ed è stato stabilito che finisce lì. Se si deve definire che finisce da un'altra parte ridefiniamo cosa sono la bassa Valle di Susa e la Val Cenischia e l'alta Valle di Susa, e quindi i Comuni che ne faranno parte in maniera naturale perché quelli, per fortuna, fanno parte di un ambito geologico e geografico, storico e culturale.
Poi, potremo parlare dell'utilizzazione della lingua: la lingua d'oc nell'alta Valle; il franco-provenzale, nella bassa Valle.
Tutti questi argomenti, comunque, ci portano allo stesso punto: il territorio di Moncenisio fa parte della Val Cenischia, che fa parte della denominazione della Valle di Susa. Il territorio di Meana di Susa fa parte della bassa Valle di Susa: non so perché abbiamo dei dubbi interpretativi.
Possiamo definire che la Val Cenischia faccia parte della Val Sangone dell'alta Valle; oggi, però, non possiamo dare questa definizione.
C'è una proposta dei Comuni e io ho il dovere di rispettarla istituzionalmente; posso capire che ci siano delle sensibilità politiche ma io non ho il diritto di sindacare, con metodi politici, quello che propone un Comune, legittimamente, rappresentato dal suo Sindaco e dal suo Consiglio comunale (non c'è neanche la questione riguardante l'eventuale individuazione di un parere della popolazione). Contemporaneamente, abbiamo la Comunità montana della bassa Valle di Susa che non può che dire che quei territori, a prescindere, facciano parte, geologicamente, del suo territorio e dell'alta Valle, la quale - a quanto pare - dice e non dice.
Non vorrei che la questione fosse lasciata appositamente, per ragioni di incertezza politica, al caso e alla superiore determinazione del Consiglio regionale. Siamo in presenza di una situazione totalmente diversa da quelle che finora abbiamo cercato di gestire.
Apprezzo che non ci sia la firma dell'Assessore, perché sarei preoccupato se venisse meno la mia possibilità, in quanto Consigliere che si occupa del problema, di coinvolgere l'Assessore nell'individuazione di percorsi e metodi oggettivi.
Altra questione sono gli atteggiamenti politici della maggioranza.
Come Consiglieri della minoranza ci siamo sforzati - e lo dicono dei Consiglieri che, su questa partita, storicamente, si sono sempre spesi - di portare avanti delle ridefinizioni territoriali sulla base di criteri oggettivi, per il bene e il consolidamento delle scelte istituzionali, di un'organizzazione condivisa e condivisibile del territorio, sulle varie aree omogenee di aggregazione.
Consiglieri della maggioranza, cercate di concorrere nello stesso modo! Presidente, voglio sia chiaro che, per il sottoscritto, dire "no" alla proposta di aggregare Camerana alla Valle Bormida, è una rinuncia politica importante, perché mi farebbe estremamente comodo risolvere quel problema come chiedono i miei rappresentanti e le istituzioni che fanno parte del centrosinistra, e come suggerisce la stessa geografia. Non lo faccio, per rispetto ad un percorso che deve tenere fermamente conto della necessità di una condivisione che muova su degli elementi oggettivi.
Riconoscete, dunque, che Moncenisio è nella Val Cenischia, altrimenti è una modesta, irricevibile operazione di natura politica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna.

Per dare una mano al dibattito e soprattutto per evitare imprecisioni che sarebbe antipatico dover confutare, perché - come diceva il Vicepresidente Riba - bisogna rimanere nei giusti ambiti.
Non voglio entrare nel merito delle valutazioni - che sono politiche che portano a determinate scelte. Questa è, ovviamente, una scelta politica, così come è una scelta politica quella di Zubbiena o di Murazzano, così come sono scelte politiche tutte quelle scelte che portano determinati Comuni a propendere per una soluzione, piuttosto che un'altra.
Rispetto a questo caso, voglio chiarire alcuni termini, se posso mettermi a vostra disposizione con informazioni che la Giunta ha raccolto sulla base dell'emendamento presentato.
La prima è una considerazione di carattere storico: il Vicepresidente Riba ha fatto alcuni riferimenti alla matrice culturale delle due valli.
Ebbene, il confine tra gli Escarton e il ducato di Savoia passava a monte del Comune di Chiomonte. Pertanto, buona parte del Comune di Chiomonte e i Comuni di Gravere e Giaglione non sono mai appartenuti a quell'area che possiamo definire "di cultura occitana". Analogamente, il Comune di Giaglione fa parte ed è sede, storicamente, della cultura franco provenzale, a differenza dei Comuni dell'alta Valle di Susa; il Comune di Giaglione, dunque, pur appartenendo all'alta Valle di Susa, è collocato in un'area culturale diversa.
Non solo; se si ha la ventura di andare in Morienne (ovviamente nel periodo estivo, perché nel periodo invernale il colle del Moncenisio è chiuso al transito), attraverso il passo aperto dalle truppe napoleoniche sopra il colle del Moncenisio, si può verificare una situazione quantomeno anomala. Uscendo da Susa, si esce dal territorio della bassa Valle di Susa per entrare nel territorio dell'alta Valle di Susa (Giaglione), per poi riuscire dal territorio dell'alta Valle di Susa ed entrare in Francia, nel Comune di Moncenisio.
Il Comune di Moncenisio, che sulla carta conta attualmente un numero di residenti intorno alle 40 unità (ma i residenti effettivi - 365 giorni l'anno - sono intorno alle 15 unità), Comune dove non c'è un negozio, dove non c'è praticamente altro che la sede comunale e, nel periodo estivo, un bar al colle, è stato gravemente privato del suo territorio, in modo quasi traumatico, al termine della seconda guerra mondiale. Infatti l'ampliamento, o per lo meno lo spostamento del confine francese, ha privato il Comune di Moncenisio dell'80% del proprio territorio. Questo territorio, che non è ovviamente un territorio della Valle Cenischia, era il territorio degli alti alpeggi, che vanno dalla Valle Clarea fino al Colle del Moncenisio, per cui confinava ampiamente con il Comune, in allora, di Lansleburg e, quindi, con i Comuni di Bardonecchia, Chiomonte e Giaglione. Cosa che è ancora tutt'oggi.
Il pezzettino di Moncenisio che è rimasto, il Cenischia lo vede dall'alto, nel senso che vede il Cenischia né più né meno di come lo vede Giaglione: guardando più verso la Valle del Clarea che verso la Valle del Cenischia, ma queste, se vogliamo, sono questioncelle.
Dal punto di vista etnico-culturale e geografico, non ci sono motivazioni vere per dire che l'alta Valle di Susa comincia, o finisce, 50 metri più in qua, o 50 metri più in là. Così come non siamo riusciti a farlo con il confine degli Escarton, così come non siamo riusciti a farlo con il confine della cultura tradizionale, altrettanto non riusciamo a farlo su un discorso di impluvi o di valli.
Un discorso del tutto analogo si può fare per Meana. D'altra parte Meana è un territorio che storicamente guarda all'alta montagna e non sicuramente alla bassa montagna.
C'è un problema vero - e di questo ringrazio il Vicepresidente Riba per averne fatto cenno: è difficile definire bassa Valle di Susa, la Valle da Susa in su.
In quest'aula ci fu una lunga, dotta e interessante discussione, un dibattito molto urbano e civile, messo in campo dagli allora colleghi Marchini e Montatone, i quali dissertavano sul fatto che la bassa Valle di Susa finisca inequivocabilmente a Bussoleno.
Bussoleno e Mattie sono gli ultimi Comuni della bassa Valle di Susa; al di sopra di essi, inizia la Valle di Susa vera e propria, che è l'alta Valle di Susa, ma questa fu una questione che trovò una soluzione - questa sì - del tutto politica, di equilibrio tra le aree forti di Bussoleno e di Susa, che volle la costituzione di una Comunità montana un po' contro le logiche e le tradizioni.
Susa, con una vocazione tutta spinta verso l'alta Valle; Susa, al di fuori del traffico ferroviario, in quanto la ferrovia finisce a Bussoleno per poi girare verso il confine di Bardonecchia: queste logiche, in allora non furono considerate. Oggi c'è una richiesta del Comune di Moncenisio e del Comune di Meana di Susa, documentata da delibere dei Consigli comunali espresse all'unanimità; esiste un carteggio tra questi Comuni, la Comunità montana alta Valle di Susa e la Comunità montana bassa Valle di Susa.
Esiste, da parte dell'alta Valle di Susa, una presa d'atto della volontà di questi Comuni; non c'è un'espressione di parere analogo, bench più volte sollecitato e richiesto, quindi con la stessa valenza istituzionale della Comunità montana bassa Valle di Susa. Non abbiamo cioè, una delibera della bassa Valle di Susa che dica "sì" o che dica "no".
Siamo in una situazione del tutto analoga a quella che abbiamo appena discusso, di Prunetto e di Monesiglio, dove una Comunità montana apre le braccia, l'altra Comunità montana volta un po' la schiena, ma questo rientra nelle logiche.
Voglio dire ai colleghi che può anche darsi che sia una questione politica, ma se è una questione politica, è una questione politica afferente ad un Comune di 40 abitanti e ad un Comune di 120 abitanti quindi di due comunità locali che hanno espresso una loro richiesta. Non credo - personalmente essendo di quelle parti non lo credo e mi sento di poterlo affermare in tutta serenità - in ossequio a chissà quali logiche di potere, bensì, in rispondenza di una omogeneità che, nei fatti, la popolazione sente di avere più nei confronti di una popolazione di alta valle che non di una popolazione di bassa valle.
Si può poi cercare di forzare i ragionamenti e fare della dietrologia ma credo che, nel concreto, questa soluzione sia da ricercarsi solo ed esclusivamente con una questione vocazionale e non in un ardito gioco di potere, che francamente non è nei fatti. Vi ringrazio per l'attenzione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Il mio Gruppo aveva chiesto al Presidente Cota la cortesia di sospendere la seduta alle ore 13 per ragioni di lavoro nostro. Tanto questo dibattito non lo concludiamo ora, dobbiamo proseguire nel pomeriggio.



PRESIDENTE

Credo che la richiesta sia condivisibile.
Il Consigliere Riba ha chiesto cortesemente di sospendere l'esame di questo provvedimento, ma propongo di chiudere l'argomento dando prima la parola ai Consiglieri iscritti per intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.
Ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, volevo solo richiamare al Presidente del Consiglio il fatto che, com'è noto, è stata convocata la riunione della Giunta regionale alle ore 13,30, quindi in concomitanza all'usuale pausa dei lavori. Abbiamo ancora circa 10 minuti di lavoro, ma tenga conto che qualche minuto prima delle 13,30 i colleghi che ricoprono il ruolo di Assessore non saranno presenti in aula. Lo dico prima, nel caso in cui dovesse mancare il numero legale.



PRESIDENTE

Alle 13,30 sospenderemo i lavori del Consiglio.


Argomento: Comunita' montane - Montagna

Proseguimento esame testo unificato disegno di legge n. 375 e proposta di legge n. 262 "Modifiche alla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16" Testo unico delle leggi sulla montagna) seguito


PRESIDENTE

La parola il Consigliere Marengo, che interviene sugli emendamenti rubricati nn. 7 e 6).



MARENGO Pierluigi

Grazie, Presidente. Devo dire che il Vicepresidente Riba, che è stato incaricato di fare il "fuciliere" sull'emendamento, purtroppo non conosce il territorio. Per cui ha messo in discussione l'omogeneità territoriale con riferimento allo spostamento di Moncenisio e di Meana di Susa sull'alta valle, non conoscendo assolutamente il territorio. Probabilmente il Vicepresidente Riba è mai andato in quella valle, o magari mai in quei due Comuni.
Se vogliamo analizzare il territorio sotto un profilo geografico partiamo dal Comune di Meana di Susa, che risulta divisa da Mattie (il Comune della bassa valle con cui confina, mentre dall'altro lato confina con Gravere, Comune dell'alta valle) da un corso d'acqua.
L'unico significativo corso d'acqua che scende su quel dorsale a partire da Sestriere per arrivare a Bussoleno è il Rio Scaglione, perch divide nettamente quella linea montuosa da quella immediatamente successiva. Quella linea montuosa nasce con il Col delle Finestre sopra Meana di Susa e, in continuità, arriva a Sestriere. Quindi, quella è una linea montuosa.
L'altra linea montuosa, che sta sopra Mattie, parte da Mattie e va a finire alla Sacra di San Michele in continuità; i due gruppi montuosi sono divisi dalle acque del Rio Scaglione. Quindi, vi è una netta distinzione proprio geografica e geoterritoriale tra il Comune di Meana e il Comune di Mattie.
Mentre non vi è alcuna divisione geoterritoriale tra il Comune di Meana e il Comune di Gravere, tant'é che la linea di confine tra questi due Comuni è tracciata al centro di una valletta su cui si affacciano due frazioni (praticamente un unico compendio urbano) di cui una (Arnodera) è di Gravere, mentre l'altra (Bocchiasse) è di Meana di Susa. Le due frazioni hanno le case in comune, cioè non sono divise fra loro. Perché? Perché è una valletta che è stata divisa tirando una riga in mezzo, non c'è alcuna divisione geoterritoriale tra Meana e Gravere.
Non solo: tutto il sistema di questa nuova agricoltura di montagna e del vino di montagna ha proprio in quella valletta uno dei punti di massima espressione. In quella valletta oggi si produce l'Avanà, tipico vino proprio dell'area Gravere-Chiomonte-Meana, assolutamente sconosciuta all'area Mattie che è successiva. Fino a 12 anni fa il Comune di Meana e quello di Mattie non avevano una strada che li collegasse, non c'era una strada, non c'era un ponte sul Rio Scaglione, se non un vecchio ponte detto "Ponte delle streghe", che si poteva attraversare esclusivamente a piedi scendendo per una mulattiera. Quindi, solo da 10-12 anni a questa parte i Comuni di Meana e di Mattie hanno una strada, mentre da sempre quelli di Gravere e Meana hanno la strada di collegamento, anzi tre strade di collegamento, una più alta, una mediana e una bassa.
Non solo, il centro turistico più importante dell'area (il Pian del Frais), che insiste sopra Gravere e Chiomonte si può solo raggiungere attraverso una strada che passa per Meana di Susa. Questo dimostra quanto il territorio, in questo caso porti Meana in alta valle, e non in bassa valle.
L'errore fu fatto prima, quando si andò a violentare il territorio, ma in questo modo si riporta l'omogeneità di territorio che era stata tolta prima. Per quanto riguarda Moncenisio bisogna rilevare - e credo che l'Assessore sia stato estremamente chiaro - che insiste sul gruppo montuoso Amben. Il gruppo Amben ha, da un lato, un confine naturale sul Moncenisio tant'è che proprio quel gruppo è l'ultimo gruppo delle Alpi Cozie e da lì iniziano le Alpi Graie con Cima Novalesa e Rocciamelone. Al di qua il gruppo Amben ha da un lato Giaglione, Moncenisio, poi tutto attorno all'intera alta valle Chiomonte, Salbentrand, Ulzio, e chiude Bardonecchia. Giaglione e Bardonecchia se non ci fossero state le modifiche di confine post-belliche sarebbero confinanti, perché fanno parte di uno stesso gruppo montuoso. Susa insiste sul Rocciamelone, che è un altro gruppo montuoso. La Val Cenis, che non è una valle, è un dorsale rientrato di montagna. Dov'è la valle in Val Cenischia che come uscite da Susa cominciate ad andare su? Non c'è valle. E' semplicemente il dorsale che divide due gruppi montuosi ben netti e divisi tra loro. Guardando la montagna, Giaglione e Moncenisio fanno parte di quello di sinistra, cioè del sistema montuoso che caratterizza l'intera alta Val di Susa. Credo che con questo emendamento si vada veramente al di là delle volontà comunali che sono state espresse all'unanimità. Non credo che anche politicamente come ha detto il collega Riba, il centrodestra sia così forte da avere il 100%; se sono state espresse all'unanimità è perché c'è veramente condivisione, non è atto politico.
Ritengo che con questo emendamento si vada a rimettere è posto un problema che era stato aperto spostando questi due Comuni in una comunità montana che non era assolutamente di loro riferimento, né sotto il profilo territoriale, né sotto il profilo delle economie locali, né sotto il profilo delle vocazioni di sviluppo, né sotto il profilo di quelle che sono le vite di relazione delle comunità. La vita di relazione di quelle due comunità sono nel sistema alta valle, non certo nel sistema bassa valle.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la seduta antimeridiana, dichiaro il chiuso il Consiglio, la seduta riprenderà alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.27)



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