Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.37 del 14/11/00 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Buongiorno ai Consiglieri presenti. Constato la mancanza del numero legale.
Procedo comunque all'appello nominale per la verifica, come richiesto dal Consigliere Chiezzi.



(Il Presidente Cota effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
14 Consiglieri anziché 28 (sono in congedo n. 6 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per chiederle di valutare questa proposta. Dato che i presenti potrebbero, giustamente, avere qualche rimostranza per questa situazione, le chiederei se non sia il caso di riconvocarci non tra mezz'ora - il che vuol dire farci perdere mezz'ora del nostro tempo di lavoro - ma un po' più in là, fra un'ora, in modo che si possa eventualmente andare in ufficio, lavorare un'ora e tornare. Ciò per evitare che queste sospensioni non siano altro che una perdita di piccoli pezzi di tempo.
Valuti lei se dare un tratto più lungo, convocando la seduta alle ore 11, in modo che in quest'ora di tempo si possa svolgere un pezzo di lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, recepisco la sua valutazione, per cui sospendo la seduta e la riaggiorno alle ore 11.



(La seduta, sospesa alle ore 9,53 riprende alle ore 11,06)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari del 12, 15, 19, 22 e 26 settembre 2000. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cavallera, Di Benedetto Ghigo, Manolino, Racchelli, Riba e Scanderebech.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Ghiglia che intende intervenire sull'ordine dei lavori, desidero richiamare tutti i Consiglieri regionali i componenti della Giunta e anche chi ha incarichi nel Consiglio regionale e nell'Ufficio di Presidenza ad una maggiore puntualità.
Nel ricordare che il Vicepresidente Riba è in ospedale - questo lo devo dire per correttezza, sta facendo degli esami e quindi è più che giustificato - devo richiamare i colleghi ad una maggiore puntualità, anzi ad una puntualità alle sedute, perché se la seduta è convocata alle ore 9,30 bisogna essere in aula alle ore 9,30.
Adesso in sede di Conferenza dei Capigruppo, viste le condizioni meteorologiche, posso anche accedere ad un inizio dei lavori alle ore 10 però se si decide che i lavori iniziano alle ore 10, alle ore 10 deve esservi la presenza dei Consiglieri in aula e la presenza di un numero significativo di componenti della Giunta. Altrimenti questa è una mancanza di serietà, colleghi, nei confronti dell'istituzione Consiglio regionale.
Spero di non dover più ritornare sull'argomento.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Intervengo sull'ordine dei lavori.
Ho chiesto, con una lettera, al Presidente della Giunta e all'Assessore D'Ambrosio di svolgere, se possibile questa mattina, una comunicazione urgente sul tema, per semplificare, della "mucca pazza".
Credo che questo tema in questi giorni stia destando un notevole allarme sociale. Sono certo che in Piemonte la situazione è assolutamente sotto controllo e sono certo che sono stati fatti tutti i controlli e gli approfondimenti del caso. Tuttavia, riterrei opportuno quantomeno un'informativa della Giunta, non so se con dibattito o se il dibattito possiamo anche decidere di calendarizzarlo in un altro momento, ma ritengo che su questo tema sia indispensabile una comunicazione della Giunta, per tranquillizzare i piemontesi e per tranquillizzare anche gli operatori del settore, pesantemente colpiti da questa sindrome che ormai si sta diffondendo in tutta Europa - sindrome mass-mediologica e psicologica, ci auguriamo, molto più che reale e oggettiva - per quanto riguarda gli allevamenti e per quanto riguarda la qualità delle nostre carni. Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola ad altri Consiglieri, voglio puntualizzare che se la Giunta è disposta a fare la comunicazione, potremmo concordare un dibattito o una serie di interventi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Personalmente sono d'accordo a concordare questa comunicazione.
Chiederei anche una comunicazione della Giunta sul problema dei cosiddetti esuberi alla FIAT. Visto che il Presidente Ghigo, tanto per cambiare, è assente dalla riunione, che almeno ci sia un Assessore che ci informa sulla preoccupante situazione degli esuberi alla FIAT, da svolgere oggi insieme a quella relativa alla "mucca pazza". Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Anch'io, Presidente, concordo sulle richieste che sono state sinora formulate e voglio aggiungere un'altra richiesta di comunicazione della Giunta, che ha sicuramente motivazioni di urgenza.
Richiederei una comunicazione - e credo di interpretare l'opinione di parecchi colleghi del Consiglio - in ordine al disavanzo della sanità, di cui abbiamo letto oggi e di cui non siamo stati informati. Non che non ne fossimo a conoscenza, ma siccome siamo sempre stati derisi in ordine al fatto che abbiamo indicato un disavanzo consistente, che finalmente è stato ammesso, e sono stati annunciati dei provvedimenti, allora è bene che ci sia urgentemente una comunicazione prima che vengano assunte delle decisioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Riprendendo le richieste che sono state formulate, propongo che sul problema della "mucca pazza" ci sia una comunicazione solamente in ordine al supposto - ma mi auguro che non sia così - pericolo da un punto di vista sanitario.
Invece, dal punto di vista economico rispetto agli interventi che possono e credo debbano essere indirizzati agli agricoltori e al commercio che viene toccato da questo fenomeno, penso che sia giusto svolgere questo dibattito in un tempo successivo con l'acquisizione di documentazione ulteriore.
Oggi credo, però, che il dato sanitario debba essere esposto, e mi auguro in senso tranquillizzante.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora la parola il Consigliere Costa Enrico.
Devo però ricordarvi, colleghi, che tutto ciò è irrituale, nel senso che sulle richieste di comunicazioni della Giunta può parlare un Consigliere a favore ed uno contro. Adesso le do la parola, Consigliere Costa, però poi reincanaliamoci nell'alveo regolamentare. Prego.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Costa Enrico.



COSTA Enrico

Volevo semplicemente far presente, alla luce degli avvenimenti degli ultimi giorni che sono stati già evidenziati dai colleghi, che un problema molto urgente da affrontare in Consiglio regionale, collegato a quello della "mucca pazza", è anche quello dello smaltimento delle carcasse degli animali, che è un problema che avrà gravissime ripercussioni a livello igienico-sanitario sulle aziende agricole della nostra Regione.



PRESIDENTE

La ringrazio molto, Consigliere Costa.
Ricordo che l'organismo deputato alla programmazione dei lavori è la Conferenza dei Capigruppo; che il Consiglio regionale lavora secondo un ordine del giorno programmato e che quindi è quella la sede.
Comunque, con riferimento al problema della "mucca pazza", io so perché mi è giunta comunicazione dalla Giunta, che a seguito degli allarmanti eventi di questi giorni l'Assessore D'Ambrosio intende fare comunicazioni all'aula, a norma...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo ancora brevemente la parola, Presidente.



PRESIDENTE

Ma ha già parlato, Consigliere Chiezzi! l'Assessore D'Ambrosio svolgerà una comunicazione, abbia l'amabilità...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Solo trenta secondi, Presidente.



PRESIDENTE

Prego.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che sono state fatte tre richieste, ritenevo più giusto dire ai colleghi Consiglieri a quali di queste tre richieste si dà risposta, nel senso che a me va bene la "mucca pazza", ma do per scontato che anche sulla FIAT si farà una comunicazione, così come sulla sanità.
Vorrei solo capire se vi saranno tre comunicazioni o magari se ne sceglie solo una, perché questo è un elemento procedurale importante.



PRESIDENTE

La questione è semplice, Consigliere Chiezzi: la Giunta può fare comunicazioni. I componenti della Giunta hanno sentito le varie richieste vediamo se la Giunta fa comunicazioni. Io ritengo che le faccia soltanto sul problema della "mucca pazza".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



(Commenti dai banchi delle opposizioni)



PRESIDENTE

SAITTA Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Dobbiamo rivolgerci a Ghiglia per avere una comunicazione diversa? Per quale motivo solo sulla "mucca pazza"?



PRESIDENTE

Per il momento la Giunta ha comunicato alla Presidenza del Consiglio che farà la comunicazione sulla "mucca pazza", poi vedremo.


Argomento: Zootecnia - Veterinaria

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'emergenza sanitaria causata dall'encefalopatia spongiforme bovina


PRESIDENTE

Do ora la parola all'Assessore D'Ambrosio, che svolgerà per l'appunto una comunicazione relativamente alla questione della "mucca pazza".



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Signor Presidente, cortesi colleghi, la Regione Piemonte, prima in Italia, ha avviato, fin dal 1998, un sistematico piano di sorveglianza nei confronti dell'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) comunemente nota come sindrome della "vacca pazza".
L'articolata serie di misure era rivolta a: 1. rafforzare la protezione del consumatore 2. individuare una strategia di gestione del rischio che delineasse tutti i fattori collegati alla possibile insorgenza della BSE nei bovini presenti negli allevamenti piemontesi 3. valorizzare la condizione di territorio indenne mantenendola e documentandola.
Sotto il profilo organizzativo il programma prevedeva il pieno coinvolgimento operativo delle 3 aree funzionali dei servizi veterinari con l'individuazione, per ogni ASL, di un referente di progetto.
I potenziali fattori di rischio per BSE in Piemonte erano così individuati: a) animali importati da aree a rischio (Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera Francia e Portogallo), senza escludere Paesi dove gli scarsi controlli potevano configurare possibilità di triangolazioni (Belgio, Spagna, Est Europa) b) produzione e somministrazione di farine di carne, di varia provenienza con particolare attenzione ad eventuali mangimifici che importavano materie prime dal Regno Unito o dall'estero.
Per la salute pubblica gli elementi di rischio potenziale da considerare erano: a) carni o prodotti a base di carne introdotti dall'estero b) carni ottenute da animali importati da paesi a rischio c) prodotti opoterapici o cosmetici, ottenuti da tessuti di animali a rischio d) carni ottenute da animali ai quali erano state somministrate farine di carne di varia provenienza e) carni ottenute da animali macellati clandestinamente in assenza dei previsti controlli veterinari ante-mortem.
Per l'area di sanità animale si operava mediante una sorveglianza attiva sulle patologie neurologiche dei bovini e verifiche diagnostiche mirate.
E' stata predisposta la lista aggiornata di tutte le aziende a rischio considerando come tali: a) le stalle di sosta dei commercianti che introducono capi di origine estera b) gli allevamenti che detengono animali provenienti dall'estero.
Identificate le aziende a rischio queste sono state mantenute in regime di sorveglianza speciale, classificandole sulla base di una valutazione orientativa come di seguito specificato: R1 - Azienda che negli ultimi 6 anni ha introdotto saltuariamente o ripetutamente bovini di origine estera R2 - Azienda che ha introdotto prevalentemente o esclusivamente bovini di origine estera.
Le aziende di allevamento rientravano nelle categorie sopra indicate se i capi esteri erano presenti nell'effettivo.
E' stata inoltre inserita la categoria R3 riferita alle aziende i cui bovini hanno consumato mangimi contenenti farine di carne, dopo il divieto di legge.
In caso di presenza di sintomi neurologici, scattavano una serie di misure, tra cui la macellazione diagnostica e l'invio dell'encefalo all'Istituto Zooprofilattico, Centro nazionale di referenza per la BSE.
Nell'anno 1999 sono stati controllati 19 encefali di bovino, di cui sei prelevati ad animali con sindrome nervosa...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Mi scusi, Assessore, ma la pregherei di leggere più lentamente questa relazione, perché l'argomento è importante. Legga più piano, anche perché è un linguaggio burocratese, quindi abbiamo difficoltà a capire. Grazie.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Più che burocratese, sono notizie tecniche. Sono d'accordo con lei che devo comunicare con maggiore lentezza, ma il brusìo dell'aula mi induceva a procedere in tal senso. Quindi se cortesemente anche i colleghi diminuiscono il brusìo è cosa opportuna.
Riprendo la lettura della relazione.
"Nell'anno 1999 sono stati controllati 19 encefali di bovino, di cui sei prelevati ad animali con sindrome nervosa: l'esito è stato negativo.
Per l'area di igiene degli allevamenti si interveniva nei punti di produzione dei mangimi, controllando la qualità delle materia prime, la sicurezza dei trattamenti di trasformazione ed il divieto di alimentazione dei ruminanti con farine proteiche.
L'azione di vigilanza, integrata da oltre 100 analisi di laboratorio per verificare la presenza fraudolenta di farine di carne nei mangimi, è sempre stata favorevole.
Per l'area ispezione delle carni i controlli tendono essenzialmente a verificare: 1) i flussi commerciali di carni fresche bovine e di prodotti a base di carne provenienti dai Paesi dell'UE o da Paesi Terzi 2) i certificati sanitari del bestiame importato da macello e la corretta asportazione e distruzione dei tessuti a rischio specifico.
Complessivamente il piano, basato essenzialmente sulla sorveglianza clinica, non ha evidenziato la presenza dell'infezione, anche se vanno obiettivamente considerati i limiti di tale procedura.
Anno 2000 La disponibilità di un nuovo test di laboratorio denominato Prionics (il prione è la proteina degenerata responsabile della BSE), che consente di avere risposte (n.b. la diagnosi è sempre, tuttora, post-mortem!) in 24/48 ore, ha consentito un maggior affinamento ed incisività del programma.
Precedentemente, i metodi di diagnosi richiedevano, per la risposta circa un mese. Era una condizione che limitava la possibilità di fare indagini ad ampio raggio in quanto, in attesa del responso, le carni dovevano essere congelate, con il conseguente deprezzamento. Chi avrebbe pagato i danni, in seguito all'esito negativo? Per i commercianti il fatto che le carni dovessero restare congelate per un mese costituiva indubbiamente un danno notevole.
Adesso, con il metodo prionics, approvato dall'UE, il problema è risolto, perché i tempi di refertazione sono compatibili con le esigenze commerciali.
Di conseguenza il programma di controllo ha potuto essere ampliato allargando il monitoraggio e rendendo l'azione sanitaria più completa ed incisiva.
Si controllano, (con il prelievo dell'encefalo) oltre alle 3 categorie a rischio (1. bovini da riproduzione di età superiore ai 20 mesi introdotti dall'estero; 2. bovini da riproduzione nati prima del 1994; 3. bovini a cui è stata somministrata farina di carne), i bovini morti in allevamento o macellati d'urgenza.
Va sottolineato che il Piemonte è, finora, l'unica regione italiana ad attivare il piano di controllo sui bovini morti in allevamento che dovrebbe scattare nel resto del Paese il 1º gennaio 2001.
Il Piano regionale prevede complessivamente il controllo di 350 encefali: a tutt'oggi, ne sono stati analizzati 181, tutti negativi.
Sono gli unici dati disponibili per l'Italia. Non sono molti, ma essendo controlli mirati alle fasce a rischio, hanno un particolare significato.
La Procura di Torino ha osservato che nelle aziende da latte ci sono ancora animali a cui in passato poteva essere stato somministrato mangime contenente farine di carne: non è strano perché non c'è l'obbligo di macellazione. Quando, a fine carriera, saranno abbattute, le controlleremo prelevando l'encefalo.
Smaltimento delle carcasse animali e degli organi a rischio.
Tra le possibili vie di trasmissione della BSE nella specie bovina quella alimentare è senza dubbio la più importante, ed è per questa ragione che da alcuni anni l'UE ha è intervenuta nelle seguenti direzioni: divieto di utilizzare le farine di carne nell'alimentazione dei bovini divieto di produrre farine e grassi a partire da bovini di età superiore ai 12 mesi morti in allevamento e da alcuni organi a rischio specifico (intera scatola cranica, midollo spinale, ileo e tonsille) obbligo di trattamento termico "a pressione" di tutti i rifiuti animali destinati alla produzione di farine e grasso ad uso zootecnico, in quanto non vincolati alla distruzione.
L'applicazione integrata delle norme richiamate offre, a giudizio degli esperti comunitari, un'altissima protezione del bestiame e dei consumatori e rappresenta, ad oggi, la massima garanzia possibile.
E' tuttavia evidente che le misure adottate, per lo più per motivi precauzionali in Paesi come l'Italia, incidono pesantemente sui costi di allevamento (circa mezzo milione per ogni bovino morto) e di macellazione (circa 12.000 lire per ogni bovino macellato), senza peraltro rassicurare i consumatori che, allertati dai media e preoccupati dalle inchieste della magistratura, accettano malvolentieri di mangiare carne sana proveniente da bovini considerati "a rischio", al punto di doverne distruggere alcuni organi.
L'intero sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti animali si avvale, a livello nazionale, di industrie private che, pur operando in regime di libero mercato, hanno determinato una forte dipendenza dell'agricoltura e ridotto i già esili margini di contrattazione.
D'altra parte, le industrie operano in un clima di incertezza normativa e di concreto rischio di interruzione della loro attività a causa di un conflitto di competenze tra Sanità ed Ambiente non ancora risolto nonostante i segnali distensivi pervenuti dai Sottosegretari dei dicasteri coinvolti.
La discussione sulle competenze ha altresì generato incertezza sulle risorse disponibili e sui finanziamenti necessari ad affrontare il problema dell'eliminazione delle carcasse che, proprio per i motivi richiamati e a seguito dell'interruzione del servizio di raccolta e distruzione degli SRM da parte delle industrie private, ha assunto carattere di emergenza igienico ambientale.
Fatta salva la necessità di distinguere nettamente il circuito della distruzione diretta da quelli della produzione di materiale destinato al coincenerimento e di mangimi zootecnici, si ritengono indispensabili i seguenti interventi: chiara definizione delle competenze autorizzative e di controllo nei circuiti di distruzione diretta (incenerimento) ed indiretta (coincenerimento come combustibili) deframmentazione del sistema di raccolta, deposito, pre-trattamento e coincenerimento (ogni fase è gestita da imprese diverse) che è alla base delle principali difficoltà organizzative e degli elevati costi complessivi (ogni impresa ricava un utile dal servizio svolto) definizione di interventi a sostegno della zootecnica da carne.
L'ipotesi di costituire un consorzio misto pubblico/privato per la gestione di questi particolari rifiuti, se estesa ad un ambito territoriale ampio (es. nord Italia), favorirebbe l'organizzazione del sistema, la riduzione dei costi complessivi e la programmazione degli interventi finanziari ritenuti necessari per il governo delle tariffe e la partecipazione economica delle imprese.
Per la corretta valutazione del problema in esame si riportano alcuni dati riferiti alla situazione piemontese - anno 1999:



(Vedi tabella allegata)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

La stima dei bovini che la sardigna deve distruggere è stata calcolata con 3.500 bovini di peso medio 4 q.li al costo di 450.000 lire a capo.
La stima dei bovini da destinare al pre-trattamento (età compresa tra i 12 ed i 24 mesi) è stata calcolata con 5.000 bovini di peso medio 4.q.li al costo di 450.000 lire a capo.
La stima dei bovini destinati alla trasformazione in farine (vitelli 12 mesi) è stata calcolata con 4.500 vitelli di peso medio 180 Kg al costo di L. 250.000 lire a capo.
La stima del costo di smaltimento delle teste è stata calcolata su 350.000 teste bovine (in Piemonte si macellano circa 425.000 capi ogni anno) per un costo di smaltimento di L.12.000 per ogni testa.
Osservazioni finali Il problema della BSE trascende i confini regionali e nazionali ed i provvedimenti vanno concordati in sede comunitaria.
A livello nazionale è comunque auspicabile un blocco delle importazioni dalla Francia, eventualmente limitato alle zone dove si sono registrati i casi di BSE.
Va tuttavia sottolineato che, allo stato attuale, il livello di rischio da consumo di carne non è elevato, stante l'accresciuta efficacia di controlli e l'eliminazione degli organi a maggior rischio (cervello midollo allungato, ileo e tonsille) da tutti gli animali (con più di un anno di età) macellati nel territorio comunitario.
Per il Piemonte, oltre alla rete di controllo, va ancora citato che vige la legge regionale 35/88, che certifica la garanzia delle carni bovine e che stabiliva, tra le condizioni per aderire all'iniziativa, il divieto di utilizzo di mangimi contenenti farine di carne.
La riflessione finale riguarda i possibili scenari futuri: i lunghi tempi di incubazione del morbo, sia quello animale (BSE) sia la variante umana di Creutzfeldt-Jacob (per cui è stato ventilato il collegamento con vacca pazza), devono necessariamente indurre alla cautela.
L'impegno della Sanità pubblica del Piemonte è totalmente orientato in questa direzione, sfruttando esperienze già consolidate ed avvalendosi di un apparato sanitario di riconosciuta qualificazione.
Il successo dell'organizzazione di piani di sorveglianza oggettivamente complessi per i limiti delle conoscenze e dei metodi di lotta è infatti condizionato da due importanti fattori: 1. il livello di organizzazione dei servizi veterinari, ben consolidato in Piemonte e rafforzato, nel caso specifico, dalla presenza in regione del Centro Nazionale di referenza, per quanto riguarda il supporto di laboratorio 2. la consapevolezza degli allevatori della necessità di diagnosi e profilassi della malattia. E' in corso di stampa un opuscolo di educazione sanitaria, che concorrerà a questo obiettivo.
In conclusione debbo dire che, per quanto attiene il pericolo della BSE che, ribadisco, è cosa diversa dalla malattia di Creutzfeldt-Jacob bisogna che ci sia notevole cautela; non deve sicuramente esserci allarmismo, perché, così come è stato detto, non è stata mai riscontrata in Piemonte una positività nei test che attengono alla BSE e anche nei pazienti per i quali era stato sospettata una morte per malattia di Creutzfeldt-Jacob, i risultati degli esami sono stati negativi. E' quindi opportuna la cautela; sarebbe altresì opportuno non introdurre carni di importazione dalla Francia, soprattutto dal nord della Francia; ovviamente è necessario che ci sia questa allerta nel verificare l'andamento della malattia che - ripeto - a mio modo di vedere, i mass media, in questo momento, hanno portato a livelli forse eccessivi rispetto a quelle che devono essere le doverose preoccupazioni del Ministero alla Sanità e dell'Assessorato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Volevo preliminarmente fare una proposta all'aula. Visto che queste richieste sono un po' irrituali, perché vi è una programmazione in sede di conferenza di Capigruppo...



(Proteste da parte di alcuni Consiglieri)



PRESIDENTE

Se mi lasciate continuare, specifico meglio.
La Giunta fa comunicazioni e, visto che sono stati prospettati una serie di argomenti, ho chiesto alla Giunta di fare comunicazioni anche su uno degli argomenti sollevati dall'opposizione, per avere in aula informazioni non solo sulla "mucca pazza", ma anche sugli esuberi che riguardano...



(Proteste da parte di alcuni Consiglieri)



PRESIDENTE

Se permettete, l'argomento lo sceglie la Giunta e la Conferenza dei Capigruppo, che fa la programmazione. Io sto solo cercando di razionalizzare i lavori dell'aula. Sull'argomento della "mucca pazza" sono stati presentati una serie di ordini del giorno abbastanza corposi (interrogazioni nn. 134, 267, 295, 299, 335 e l'ordine del giorno n. 96) quindi, se siete d'accordo, in sede di Conferenza di Capigruppo di domani prevederei una discussione nella seduta di martedì prossimo. Ritengo giusto che su un tema come questo, se discussione vi deve essere, vi deve anche essere una certa preparazione da parte dei Consiglieri per poter trattare gli argomenti.
Vi sottopongo questa proposta e la comunicazione della Giunta che farà in tema di esuberi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Sono stupito per come lei gestisce l'aula. Mi pare evidente che ciò che è stato chiesto era stato preparato e la risposta era già pronta.



(Proteste da parte del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

No, no, non mi stupisco di questo fatto; dico solo che mi sembra che sia stato preparato.
Quindi, se la modalità è quella di scrivere per avere delle comunicazioni, l'adottiamo...



(Proteste da parte del Consigliere Ghiglia)



SAITTA Antonino

Il problema è questo: quando si decide di fare una comunicazione, ci deve essere un dibattito, altrimenti sono delle conferenze stampa che possono essere fatte da altre parti.
Quando lei decide che un'iniziativa deve essere approfondita dal Consiglio attraverso una comunicazione ed un dibattito, questo deve avvenire contestualmente. Le conferenze stampa alle iniziative possono essere assunte in sede di Giunta, tanto le modalità sono diverse, ma non ci consideri come una sorta di platea che assiste in modo inerte a delle comunicazioni da parte di un Assessore o del Presidente.
Se ci sono degli ordini del giorno, bisognava definire ieri la contestualità delle comunicazioni con il dibattito, perché credo che al Consiglio non interessi soltanto assistere passivamente a delle comunicazioni, ma intervenire sulle questioni all'o.d.g.
Questo è un rilievo che faccio alla modalità con cui lei ha gestito questo aspetto, ponendoci sempre in una posizione di grandissima attenzione nei confronti della maggioranza. Resta il fatto che una modalità simile per le stesse urgenze e per le stesse esigenze doveva essere adottata spontaneamente, e credo anche da parte sua, Presidente. Doveva essere richiesta una comunicazione sulla questione del disavanzo della sanità.
Constatiamo che questo non avviene, quindi mi chiedo qual è il significato di queste nostre sedute.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Saitta. Se lei vuole richiedere il dibattito pu farlo, ai sensi dell'art. 49 comma 2. Io ho semplicemente cercato di trovare una soluzione per i lavori d'aula di stamattina, avendo appreso questa mattina, durante la pausa dalle 10 alle 11, che l'Assessore D'Ambrosio avrebbe fatto una comunicazione in ordine alla "mucca pazza".
Quindi, era semplicemente per cercare di equilibrare le varie richieste e di trovare uno spazio per tutti i gruppi.
In ogni caso, se qualcuno vuol richiedere il dibattito oggi, può farlo.
Si vota il dibattito e si discutono gli ordini del giorno collegati.
Se può andare bene all'aula questa soluzione, martedì prossimo facciamo il dibattito sulla "mucca pazza" e su tutti gli ordini del giorno collegati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Vorrei solo ribadire che la questione posta dal Consigliere Saitta riguarda per l'ennesima volta la correttezza della gestione dell'Assemblea e la correttezza tra i rapporti tra la Giunta e l'aula. Questo è un punto che rimette in discussione ogni volta il fatto che esistono sedi nelle quali vengono concordati ordini del giorno, procedure, modalità di conduzione, che vengono poi regolarmente disattesi non sulla base di qualcosa che avviene in aula, ma sulla base del fatto che esistono i canali attraverso cui vengono determinate altre forme di conduzione dell'aula.
Lei, Presidente, ha parlato di una questione irrituale dopo che la stessa era stata ammessa e consentita; quindi, prima ha consentito che l'irritualità si sviluppasse, poi ha definito irrituali le cose che rimanevano da lì in poi.
C'è un problema serio: lei si ostina a non vederlo e a continuare un comportamento che noi riteniamo lesivo della possibilità di una discussione corretta. Valuteremo in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo chiarimenti, condividendo le osservazioni fatte dai colleghi Marcenaro e Saitta.
L'Assessore ha deciso, su sollecitazione del Capogruppo di AN, di fare un'immediata comunicazione sul tema della "mucca pazza". Bene, l'ha fatta ma per cortesia, Presidente Cota, lei garantisca i nostri diritti, ci faccia consegnare dall'Assessore la lunga comunicazione che ha fatto, ci dia un quarto d'ora di tempo per leggerla, e quindi sospenda un momento i lavori. Si riaprano i lavori con la contezza anche da parte delle minoranze dei contenuti della risposta. Passiamo ad un dibattito sul tema, e poi passiamo agli altri temi. Questa è la parità di diritti e il rispetto dell'aula; altrimenti sono altre cose, ma le altre cose non dovrebbero avere diritto di cittadinanza in quest'aula.



PRESIDENTE

Assessore D'Ambrosio, può essere distribuito il testo della sua comunicazione? Quindi, possiamo provvedere a fotocopiarlo e a distribuirlo.
Se l'aula è d'accordo, possiamo fare un dibattito su questo punto. Facciamo il dibattito perché il punto ha carattere eccezionale, trattiamo le interrogazioni e prima della chiusura della seduta, facciamo un dibattito sulla "mucca pazza", tenendo conto che, nella seduta pomeridiana, abbiamo programmato gli ordini del giorno sull'alluvione e tutti gli argomenti collegati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Mi associo alla richiesta del Consigliere Chiezzi. C'è anche un altro problema, in quanto a mezzogiorno abbiamo un incontro con un rappresentante del popolo curdo, quindi mi sembra più consono acquisire la documentazione sospendere la seduta per dare modo alla minoranza di valutarla e poi procedere con il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Casoni.



CASONI William, Vicepresidente della Giunta regionale

Compatibilmente con quelle che saranno le decisioni dell'aula - era già stato fatto presente alla riunione dei Capigruppo - chiedo che nella giornata odierna venga riservato uno spazio di due ore per esaminare due provvedimenti urgenti, peraltro condivisi, che non dovrebbero quindi richiedere molto tempo. Faccio questa precisazione tenendo conto dello svolgimento dei lavori odierni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Sarebbe meglio rimandare - come da sua proposta il dibattito e gli ordini del giorno sulla "mucca pazza" alla prossima settimana, perché oggi abbiamo diversi impegni: l'incontro con il rappresentante del popolo curdo, che è già stato rinviato e quindi porterà via un po' di tempo, il dibattito sulla Torino-Lione ed il dibattito sull'alluvione, oggi pomeriggio.
Un dibattito sulla "mucca pazza" richiederà sicuramente alcune ore ed è un argomento da approfondire molto bene, anche perché, come si può leggere dagli organi di stampa, non c'è molta chiarezza sull'argomento. Solo nell'arco di qualche giorno ci potrà essere un quadro più chiaro.
Riguardo all'informativa dell'Assessore, se avessimo il tempo di leggerla, potremmo affrontare un dibattito più serio. Concordo, pertanto con la proposta del Presidente di affrontare la prossima settimana il dibattito sulla "mucca pazza".



PRESIDENTE

Convoco la riunione dei Capigruppo per programmare la giornata di oggi.
Abbiamo incominciato i lavori con un ritardo di un'ora, dobbiamo discutere le interrogazioni e le interpellanze, i provvedimenti iscritti all'o.d.g.
ed affrontare il dibattito sull'alluvione, riguardo al quale è stato richiesto anche l'intervento del Presidente Ghigo.
Riuniamoci brevemente e, con spirito di collaborazione, cerchiamo di limare alcune questioni.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,46 riprende alle ore 12,17)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Abbiamo concordato di dedicare trenta minuti alla discussione delle interrogazioni; frattanto il testo della comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio verrà distribuito a tutti i Consiglieri.
Al termine dell'esame delle interrogazioni seguiranno, a norma di Regolamento, eventuali interventi per richiesta di chiarimenti.
Seguirà la trattazione dei punti 5) e 8) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana esamineremo l'ordine del giorno sulla Torino Lione e la comunicazione sull'alluvione.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Interpellanza n. 264 del Consigliere Saitta, inerente a: "Progetto di sviluppo turistico per l'Ala di Stura"; interpellanza n. 275 dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi inerente a "Progetto di sviluppo turistico d'Ala di Stura e delle Valli di Lanzo"; interrogazione n. 330 del Consigliere Giordano "Esiti progetto turistico - zona Ala di Stura"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 264, presentata dal Consigliere Saitta Risponde l'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore alle politiche per la montagna

Grazie, Presidente. Non sono l'Assessore competente, in quanto il tavolo che gestisce l'accordo di programma è presieduto dal Direttore del turismo e non dal Direttore dell'economica montana. Ma, in assenza del collega Racchelli, e viste le pressioni ed urgenze espresse dai colleghi interroganti ed interpellanti, l'Assessore Racchelli mi ha pregato di dare lettura dei documenti utili alla risposta.
La risposta sarà articolata in due fasi: una, relativamente alle competenze in materia di beni ambientali ed urbanistica; l'altra più attinente allo svolgimento dell'accordo di programma.
In relazione a quanto richiesto dall'interpellanza in oggetto, per quanto riguarda i rapporti tra l'accordo di programma e la variante urbanistica, si tratta di un caso in cui l'approvazione dell'accordo non ha prodotto contestualmente effetti di variante, che deve, quindi, seguire le procedure ordinarie, di formazione e d'approvazione.
La variante urbanistica, una volta approvata avrebbe quindi una vigenza autonoma rispetto all'accordo di programma. In questo caso, il presupposto per la formazione è l'approvazione della variante urbanistica.
Evidentemente, quindi, la coerenza della variante con gli impegni e le scadenze fissate nell'accordo, sarà un indispensabile elemento di giudizio della variante stessa, in sede di istruttoria regionale.
A questo proposito va ricordato che l'art. 2 dell'accordo di programma prevede che, qualora l'operatore privato non partecipasse all'attuazione dell'accordo nei termini fissati da una specifica convenzione, l'accordo stesso sarebbe da considerarsi decaduto.
Per verificare la coerenza tra l'accordo e le fasi attuative, e quindi anche gli eventuali mancati adempimenti da parte di operatori privati, che potrebbero determinare la decadenza dell'accordo, è possibile richiedere la convocazione del Consiglio di vigilanza composto dai soggetti che hanno stipulato l'accordo stesso, e cioè il Presidente della Comunità montana, in qualità di Presidente del collegio, il Presidente della Regione ed il Sindaco, coadiuvati ovviamente dai responsabili dei procedimenti amministrativi.
Ciò premesso, osservato che l'interpellanza in oggetto si riferisce ad argomenti di carattere procedurale e di valutazione economica del progetto proposto tali da non riguardare in modo specifico le direzioni degli Assessorati ai beni ambientali e all'urbanistica, si ritiene di dover fornire chiarimenti in merito ai soli aspetti tecnici relativi alla definizione della variante dello strumento urbanistico e del relativo PPE adottati dal Comune di Ala di Stura.
Rispetto a tali tematiche, si segnala che la valutazione tecnica del progetto è il risultato di una procedura di concertazione dei settori tecnici regionali competenti. In particolare, l'Assessorato regionale al turismo, tramite la direzione espressamente incaricata della responsabilità del procedimento, ha coinvolto, in sede di valutazione tecnica delle proposte progettuali presentate dalle Amministrazioni locali, le direzioni regionali "Tutela e risanamento ambientale", "Servizi tecnici di prevenzione", "Economia montana e foreste", "Formazione professionale e lavoro", "Pianificazione e gestione urbanistica".
Le valutazioni di competenza sono contenute nei rispettivi pareri di carattere preliminare allegati all'accordo di programma. In particolare, il parere di competenza della direzione "Pianificazione e gestione urbanistica" è relativo sia agli aspetti urbanistici sia agli aspetti paesaggistico-ambientali.
Per quanto attiene alla materia urbanistica, la relazione redatta è da intendersi quale parere preventivo non espresso ai sensi della legge regionale 56 e successive modifiche ed integrazioni. A tale proposito l'accordo di programma all'art. 6 demanda le modifiche urbanistiche ad una successiva variante con contestuale PPE da sottoporre all'approvazione regionale, secondo l'iter urbanistico ordinario.
Nel suddetto parere si richiamano esplicitamente i criteri normativi già introdotti in sede di approvazione del P.R.G. vigente (approvato nel febbraio del 1998), volti ad evitare che le principali istanze insediative vengono attuate in modo episodico, a discapito dei dichiarati intenti di sviluppo e potenziamento dell'intero contesto turistico.
In tale parere si poneva inoltre in evidenza la necessità di procedere alle necessarie modifiche urbanistiche solo ad avvenuto compimento dell'Accordo di Programma e a condizione che fossero ottenuti specifici pareri su progetto definitivo della variante urbanistica, formulate dai competenti Settori regionali in materia di sicurezza idrogeologica e di tutela ambientale.
Inoltre, per quanto riguarda la materia paesistico-ambientale, il competente Settore Gestione Beni Ambientali sottolinea l'evidente interferenza del progetto proposto con gli obiettivi di salvaguardia di un territorio di forte valenza naturalistica, costituito da un fondovalle connotato da un delicato equilibrio morfologico ed idrogeologico e posto ad una quota decisamente inferiore rispetto a quella dell'edificato storico.
Lo stesso parere pone in evidenza che, qualora il progetto venga ulteriormente sostenuto dall'Amministrazione proponente e concordato con i Soggetti Pubblici interessati, la relativa volumetria dovrà in ogni caso relazionarsi adeguatamente con il tessuto costruito esistente e con l'ambito naturalistico della fasce fluviale; in tal senso completano il parere ambientale numerose prescrizioni specifiche di carattere tipologico costruttivo.
Ad avvenuta sottoscrizione dell'intesa (nel gennaio del corrente mese) i Settori competenti assolvendo alla propria ordinaria ed istituzionale funzione, hanno avuti alcuni incontri con l'Amministrazione locale, nel corso dei quali sono state valutate le necessarie procedure e la natura degli specifici Strumenti Urbanistici occorrenti per raggiungere la completa conformità urbanistica, verificando anche puntualmente i contenuti dei progetti proposti in coerenza con le leggi vigenti il razionale uso del territorio e la tutela dei valori ambientali.
In data 1/9/2000 sono stati trasmessi alla Direzione Pianificazione e Gestione Urbanistica, i documenti di Variante al P.R.G. e contestuale P.P.E., ufficialmente adottati dal Comune di Ala di Stura con D.D.C.C. n.
28 e 29 in data 26/7/2000. La documentazione di variante risulta attualmente in fase di verifica tecnica-amministrativa per stabilire la completezza formale e la procedibilità della pratica ai fini della successiva fase istruttoria.
Si segnala infine che, in data 9/10/2000, secondo la prassi conoscitiva ed informativa nei confronti dei progetti e degli Strumenti urbanistici presentati dalle Amministrazioni Comunali, si è svolto un incontro presso la stessa Direzione Urbanistica (cui hanno partecipato l'Amministrazione Comunale e la Comunità Montana) nel corso del quale sono state trattate le varie problematiche legate alla completezza dei documenti presentati (giudicati allo stato attuali non ancora esaustivi) ed è stata segnalata l'opportunità di presentare una variante e un piano particolareggiato al vaglio della Commissione Tecnico-Urbanistica.
La fase preliminare del progetto di sviluppo turistico di Ala di Stura Valle di Lanzo.
Nel 1995 un'associazione composta da giovani di Ala di Stura avvia una azione promozionale per lo sviluppo della località a livello europeo e incontra l'interesse dello sviluppatore francese Dominique Darbost, che ha già condotto con successo un'operazione di valorizzazione turistica in Francia. Attraverso un educational finanziato dalla Regione Piemonte lo sviluppatore viene invitato a visitare la località. Da quel momento in poi tutti i costi legati allo sviluppo del progetto sono stati sostenuti direttamente dallo sviluppatore, in assenza di qualunque contributo o sostegno locale.
Lo sviluppatore, elaborato un primo Business Plan con la realizzazione di un villaggio turistico inizia nei due anni successivi (1996-1998) a proporre il progetto ad operatori ed investitori ed operatori internazionale; tuttavia, in assenza delle condizioni di fattibilità urbanistica, autorizzativa, infrastrutturale, gli investitori avvicinati non riscontrano la possibilità concreta di avviare l'investimento. Pertanto lo sviluppatore, che sostenuto una parte del suo investimento ed intende valorizzarlo, richiede al Comune di Ala se esiste una procedura in grado di garantire formalmente le condizioni di fattibilità tecnico-amministrativa del progetto.
Il Comune di Ala di Stura decide pertanto di chiedere il supporto della Comunità Montane, al fine di avviare le opportune verifiche con i competenti Uffici Regionali.
La Comunità Montana e la Regione Piemonte ed il Comune di Ala di Stura dopo numerosi incontri e valutazioni di carattere tecnico-amministratico verificano con esito positivo la sussistenza delle condizioni di base per avviare una procedura dell'Accordo di Programma. L'Accordo di Programma promosso dalla Comunità Montana, si configura quindi come la cognizione necessaria allo sviluppatore per proporre in maniera credibile il progetto al mercato finanziario internazionale.
Lo sviluppatore, verificata la reale volontà delle parte pubbliche di creare le condizioni per la fattibilità del progetto, presenta loro l'advisor finanziario americano Pan American Global Group, la cui funzione è quella di intermediare la raccolta finanziaria per la realizzazione del progetto.
A tale scopo, lo sviluppatore e la società americana, su espressa richiesta delle parti pubbliche, costituiscono la società di diritto europeo Ala di Stura Ltd, con sede legale a Londra.
Lo stesso mediatore finanziario visita in più occasioni unicamente a proprie spese la località al fine di seguire lo sviluppo dell'iter procedurale e del progetto stesso. La Ala di Stura Ltd sottoscrive quindi due documenti ufficiali (un Protocollo di Intesa con il Comune di Ala e la Comunità Montana, un Protocollo di Intesa con gli Enti Locali e la Regione Piemonte, in data 12/01/2000) nel quale le parti pubbliche e private assumono l'impegno di ricercare le risorse finanziarie di rispettiva competenza; pertanto, l'avdvisor finanziario è sempre stato informato dei costi necessari alla realizzazione del progetto.
A seguito di ciò, le parti pubbliche, incoraggiate anche dalla presenza sul territorio dello sviluppatore e dall'ulteriore investimento che questo a sostenuto per l'elaborazione della progettazione tecnica di propria competenza, decidono di procedere - acquisiti tutti i pareri formali - alla sottoscrizione dell'Accordo di Programma in data 29 marzo 2000.
Le parti pubbliche, già in sede di elaborazione del programma di attuazione degli interventi, che costituiscono parte integrante dell'Accordo di Programma, mettono a punto un primo sistema di garanzie indiretto, volto a stabilire un rapporto di successione temporale tra la realizzazione degli investimenti pubblici e l'avvio concreto degli investimenti da parte dei privati.
Inoltre, parallelamente dall'Accordo di Programma, la Comunità Montana ed il Comune di Ala di Stura predispongono la Convenzione di attuazione dell'Accordo di Programma, documento che, presentato e discusso con l'operatore privato, dovrebbe essere sottoscritto da tutte le parti.
La Convenzione prevede, tra l'altro, un sistema di garanzia molto rigido (fideiussioni a prima richiesta), imposto dal Comune e della Comunità Montana ed elaborato dalla società TIP e dei suoi consulenti legali, orientato, in particolare, a salvaguardare le parti pubbliche circa il completamento delle opere e a sostenere i costi delle eventuali bonifiche ambientali in caso di mancato completamento.
Per quanto riguarda la società ITP, ne è stato richiesto l'intervento nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, allo scopo di facilitare i rapporti tra gli Enti Locali e gli operatori economici esteri svolgendo un'attività di supporto ed assistenza tecnica, come richiesto dallo sviluppatore. La convenzione, di cui si parla nel verbale della conferenza del 18 febbraio 2000, non è stata allegata all'Accordo di Programma in quanto l'art. 5, relativo al sistema di garanzie, doveva ancora essere perfezionato e la stessa doveva essere sottoposta all'assenso dell'operatorio privato.
La differenza tra quanto pubblicato sul BUR ed il testo ufficialmente approvato e sottoscritto dalle parti pubbliche, sarebbe dovuto unicamente ad un mero errore materiale del responsabile di procedimento della Comunità Montana, che avrebbe pubblicato, nei giorni successivi alla firma, un testo errato, in quanto non aggiornato rispetto alle decisioni assunte in sede di conferenza dei servizi.
Il testo dell'Accordo di Programma, deliberato dalle parti pubbliche ed il testo sottoscritto dalle stesse in data 3 marzo 2000, sono del tutto identici.
Pertanto, l'intera procedura amministrativa ed i relativi atti adottati e sottoscritti dalle parti pubbliche paiono del tutto corretti sotto il profilo formale.
Un'ultima considerazione in base ai recenti sviluppi. E' verosimile che l'advisor (Pan American) abbia ritenuto la bozza di Convenzione, nel frattempo inviatagli, troppo onerosa e/o non sia stata in grado di ottenere le opportune fideiussioni; pertanto, ha comunicato allo sviluppatore la propria impossibilità nel concludere la raccolta finanziaria. Di conseguenza, quest'ultimo ha portato il progetto sul mercato, alla ricerca di partner affidabili, al fine di valorizzare il livello di cantierabilità finalmente raggiunto dall'iniziativa, grazie all'Accordo di Programma.
Nell'ambito di queste attività, lo sviluppatore ha sottoscritto un contratto con una società londinese molto referenziata, la GVA GRIMLEY, con 85 sedi nel mondo e nei principali paesi europei e con oltre 4000 dipendenti, società già nota all'agenzia ITP in relazione all'insediamento della Motorola nella ex-Cir di Torino.
La GVA opera, tra gli altri, nei settori del Prject Management, nella valutazione e sviluppo di progetti complessi, nella validazione degli investimenti per conto di potenziali investitori.
In data 26/9/2000 la GVA Grimley ha formalmente comunicato alla ITP di aver ricevuto mandato dallo sviluppatore a svolgere tutte le attività necessarie per realizzare il progetto: a tal fine, i suoi esperti hanno già effettuato sopralluoghi sull'area e le verifiche necessarie per proporre il progetto al mercato.
Pertanto oggi, a seguito del ritiro della Pan American, partner nella Ala di Stura Ltd, quest'ultima potrebbe non essere più il soggetto attuatore dell'Accordo di Programma e sottoscrittore della Convenzione. In tal caso, e laddove venga individuato un operatore disponibile a realizzare il progetto nei termini previsti dall'Accordo e dal sistema di garanzie, le parti pubbliche avranno la facoltà (ai sensi dell'art. 11 dell'Accordo di Programma) di introdurre le modifiche a tal fine necessarie.
Siamo dunque in presenta di un interlocutore qualificato, e tuttavia questo non ci consente ancora di avere la garanzia che l'operazione venga completata con successo. Ovvero, che l'attività ricognitiva della GVA conduca effettivamente a coinvolgere operatori finanziari e turistici adeguati.
L'interesse e le risorse che una società qualificata come la GVA Grimley sta mettendo a disposizione del progetto dimostrano, comunque, che l'operazione, volta a creare le condizioni di base (Accordo di Programma) risponde alle caratteristiche richieste dal mercato.
In ogni caso, tutto questo rappresenta un'opportunità di sviluppo del territorio che, in assenza della procedura dell'Accordo di Programma, non sarebbe neppure ipotizzabile.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta per dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto.



SAITTA Antonino

Presidente, oltre a dichiararmi soddisfatto o insoddisfatto della risposta dell'Assessore, volevo aggiungere qualche considerazione.
Sono totalmente insoddisfatto della risposta, se questa è la sua curiosità, perché i quesiti posti erano diversi. Non erano quesiti in ordine alla procedura - su alcune parti della procedura interverrò poi - ma relativamente all'operazione nel suo complesso e al ruolo che ha svolto la Regione.
Devo dire che la risposta dell'Assessore mi conferma sull'opinione che la Regione è stata "messa nel sacco".
Il Presidente Ghigo, nel momento in cui ha firmato il Protocollo di Intesa ed ha firmato l'Accordo di programma, è stato raggirato. Non esiste la figura dello "sviluppatore" nel diritto amministrativo.
Possiamo utilizzare questa terminologia, introdurla nel nostro dibattito, ma in realtà tale figura non esiste.
I fatti si sono svolti come ha indicato l'Assessore Vaglio, ma volevo far notare cosa è successo in quella vicenda.
Ad Ala di Stura, una valle interessante dal punto di vista turistico ad un certo punto un privato, che è un mediatore finanziario, si presenta all'amministrazione comunale: un certo signor Darbost si presenta al Comune di Ala di Stura e dice che è disponibile a dare una mano per realizzare un progetto.
Questo signore è un mediatore finanziario. Dopodiché si mette in moto il meccanismo per la realizzazione di un progetto presentato dai privati e condiviso dalla Comunità montana e dal Comune. Ancora prima della firma dell'Intesa di programma - lei, Assessore Vaglio lo avrà notato, mi pare che la sua risposta sia stata molto precisa - l'amministrazione regionale si mette a disposizione della Comunità montana e del privato.
Tutti gli uffici regionali, a partire da quelli urbanistici fino a quelli idrogeologici, lavorano per costruire un progetto e la conseguente variante al Piano regolatore del Comune di Ala di Stura.
Quindi ancora senza una decisione assunta da parte dell'amministrazione regionale (Il Protocollo di Intesa è del successivo mese di gennaio e l'Accordo di programma è stato sottoscritto due mesi dopo) l'amministrazione regionale - credo attraverso i diversi Assessorati lavorò per la realizzazione di quel progetto.
Nel momento in cui venne concordato e definito il progetto e vennero formulati suggerimenti, per la variante al Piano regolatore da parte degli Uffici regionali, venne stipulata l'Intesa di programma.
L'Intesa di programma è stata stipulata con un mediatore. Il signor Darbost era un mediatore, uno che ricerca finanziatori, non era un investitore. Mentre nelle delibere che la Giunta ha approvato - ho qui la delibera del 30 dicembre 1999 - viene scritto una cosa che probabilmente è falsa. Nella delibera c'è scritto: "si proceda alla firma del Protocollo d'Intesa, perché la società Pan American Global, rappresentata dalla società Ala di Stura LtD fin dal 1998, ha ufficialmente manifestato il proprio interesse a supportare, sia dal punto di vista finanziario che gestionale, un importante progetto di sviluppo turistico nella località Ala di Stura." Non risulta, non c'è nessun atto dal quale si possa evincere che la società Pan American Global abbia dato la disponibilità a realizzare quell'intervento: non esiste.
Non so sulla base di quale informazione la Giunta regionale abbia approvato la deliberazione ed ha fatto questa affermazione: non è assolutamente vera.
Con questo non voglio dire che sono contrario a quell'intervento, a quel progetto, non vorrei che ci fossero equivoci, ma vorrei che quando si decide di realizzare un'opera, e soprattutto quando è necessario un intervento dei privati, ci siano realmente i privati investitori e non si costruiscano dei castelli in aria.
Altra cosa falsa. In questa deliberazione del 30 dicembre 1999 viene scritto che la Società Pan American Global Group è rappresentata dalla Società Ala di Stura LTD. Non è assolutamente vero! Il signore Darbost non ha mai rappresentato e non aveva nessun incarico all'interno della Società Pan American Global Group! Ma come avete fatto a sottoscrivere un Protocollo d'intesa? Come il Presidente della Regione Ghigo ha potuto partecipare ad una manifestazione pubblica - capisco che eravamo in periodo preelettorale - sottoscrivendo un patto con un privato senza neppure preoccuparsi di chiedere chi fosse questo privato? Applausi... feste...ma chi era questo privato? Ma è possibile che il Presidente Ghigo e i suoi Assessori non si siano preoccupati di capire chi fosse questo privato, le garanzie che offriva, se si trattava di uno sviluppatore, di un investitore o di un finanziatore! Nessuno si è chiesto niente! Non sono state chieste neppure garanzie di carattere finanziario non è stato fatto ciò che normalmente si fa in questi casi: quando si stipula un accordo con un privato si chiedono garanzie! Qui non è stato chiesto nulla! E' stato firmato un Protocollo d'intesa, con il quale la Regione si è assunta impegni. La Regione ha mantenuto gli impegni, ma il privato non ha fatto nulla! Questo signor Darbost non si è impegnato a far nulla! In ogni caso, la Regione è stata raggirata, perché è stato fatto credere - l'ha scritto anche la Giunta nella sua deliberazione - che questo signor Darbost rappresentasse gli investitori americani. Niente di più falso! Tutti gli atti successivi confermano questa opinione. Il Protocollo d'intesa sottoscritto dice: "La Società Pan American Global Group rappresentata dalla Società Ala di Stura ecc...": è una cosa falsa.
Nell'Accordo di programma viene scritto che "Ala di Stura LTD è un investitore". Non è assolutamente vero! Non per nulla non ci siamo stupiti al momento del dunque, a variante approvata, quando gli americani hanno detto: "Ma noi non siamo interessati!".
Certo che hanno potuto dirlo! Hanno potuto dirlo perché non sono mai stati coinvolti! Sono stati coinvolti altri, vale a dire un signore (che probabilmente stava cercando un finanziamento da parte di Pan American Global Group) che non aveva le risorse necessarie! Per cui, la Regione Piemonte ha fatto questo bellissimo atto: ha firmato un accordo di programma, che prevede dei finanziamenti pubblici, con un signore che non ha neppure una lira, così che questo signore può vendere il progetto "Ala di Stura" a chi vuole! Si dice: "E' un promotore, cercherà i finanziatori". Vuol dire che questo progetto lo venderà a chi vuole! E' questa l'operazione che ha fatto la Regione Piemonte! Vi sembra un'operazione corretta, dal punto di vista amministrativo? Vi sembra corretto che la Regione Piemonte abbia lavorato alla variante del Piano Regolatore per realizzare un progetto voluto da un privato e condiviso dalla Comunità montana, senza che il privato abbia dato delle garanzie? Ma a cosa serve l'ITP? E qual è il rapporto di ITP con questo signore? E' stato ITP a cercare il signor Darbost o viceversa? Ora chi deve cercare il finanziatore? L'ITP? E allora a cosa serve il signor Darbost? E' mai possibile che l'ITP, Società creata appositamente per garantire la Regione Piemonte negli investimenti, non si sia preoccupata di avere delle garanzie? E' una questione interessante, questa, sebbene stia cadendo nella disattenzione più generale. Io, però, ho notato che anche ITP questo problema se lo è posto, così come se lo sono posti gli Uffici. Se lo sono posti perché nelle diverse riunioni della Conferenza dei Servizi, il Presidente dell'ITP Corradini, ad un certo punto, ha detto, com'era previsto nella bozza iniziale dell'Accordo di programma: "Cerchiamo di avere della garanzie dai privati". Anche perché, l'Accordo di programma prevedeva due fasi: la firma dell'Accordo di programma e, contestualmente una convenzione con il privato per la realizzazione della parte privata.
Cosa è successi, invece? A un certo punto, nella Conferenza dei Servizi, è emerso molto chiaramente una cosa: che il signor Darbost non poteva dare della garanzie di carattere economico, perché dietro di lui non c'era nessuno! E la Regione Piemonte, senza accorgersene - spero senza accorgersene, perché in caso contrario sarebbe un fatto molto grave - ha fatto una cosa molto semplice: ha deciso di non fare la convenzione con il privato ma di stipulare un Accordo di programma tra enti pubblici rinviando tutto a dopo.
Per questo, oggi, la situazione è di questo tipo: la Regione Piemonte si è impegnata a versare dei quattrini per la realizzazione di un progetto che richiede l'intervento da parte di un privato, e il privato non esiste! Non c'è un investitore! C'è al suo posto un signore che deve procacciare in qualche maniera, un finanziamento! Se si adotta questa logica, cioè che la Regione Piemonte può modificare o favorire le modifiche dei Piani regolatori tramite l'intervento di un signore che propone dei progetti per carità, anche giusti! - senza chiedere delle garanzie, vuol dire che il nostro territorio è stato totalmente abbandonato! Queste sono le mie preoccupazioni. Concludo facendo notare che la Regione Piemonte ha sempre detto - l'ha detto anche il Presidente Ghigo che l'ha pure ripetuto in diverse Conferenze stampa e interviste - di essere certa della realizzazione di quel progetto, perché la Pan American Global Group era disponibile a fare l'intervento.
Queste affermazioni si sono rivelate non vere: anzi, totalmente false! La Regione Piemonte ha sottoscritto un Protocollo d'intesa e un Accordo di programma - quindi un atto pubblico - con un mediatore, non con un investitore. Così è scritto nell'Accordo di programma: ma è stato scritto un falso, poiché in esso si parla di "investitore", e non di "mediatore".
Ciò che vorremmo sapere - e questo era il senso della domanda - è perché la Regione Piemonte e il suo Presidente, al momento della firma del Protocollo d'intesa e dell'Accordo di programma, non abbiano verificato (attraverso l'ITP, gli Uffici, gli Assessori Vaglio o Racchelli..) la "consistenza" del mediatore.
Avete fatto una cosa tutta "elettorale", vendendo del fumo, sapendo che un privato non c'era: tanto, bastava firmare un accordo qualsiasi per ottenere il consenso! In realtà, quest'accordo era completamente finto, e si è infatti rivelato una finzione! Concludo quest'intervento con una semplice considerazione. Non so quali siano le modalità e le procedure che occorre mettere in atto ma, quando ho dichiarato - perché ne sono convinto e posso leggerlo - che le deliberazioni della Giunta contengono dei "falsi" (si fa riferimento ad un investitore e a degli atti che non esistono) l'ho fatto perché mi sembra che la Regione, e non soltanto essa, sia stata raggirata.
Presidente, Vicepresidente, Assessore Vaglio, io consiglierei anche ad ITP di stare molto più attenta. Al momento della firma dell'Accordo di programma, ci disse: "Pan American è eccezionale, sicuramente interverrà gli americani arriveranno, faranno di tutto, non avrete per caso dei dubbi?" Proprio così ci disse il Presidente dell'ITP, il Dr. Corradini!. Ci disse inoltre: "Se avete dei dubbi su Pan American collegatevi sul sito Internet". Noi ci siamo collegati sul sito Internet, e abbiamo visto solo che la società americana esiste. Adesso, l'ITP dice: "Non Pan American! Ne troviamo tanti altri, di investitori!" . Questo muoversi in una zona grigia, tra la politica e gli affari - perché è una zona grigia quella tra la politica e gli affari - di un privato che si presenta al Comune, un privato che è un mediatore, che non ha nessuno dietro e si rivolge ad ITP...Ma in base a quale rapporto questo signor Darbost si rivolge ad ITP? E' un signore qualunque, che non ha nessun rapporto con l'Amministrazione regionale? Ma in base a quale atto? Posso capire se ci fosse stato un investitore a realizzare l'intervento! Ma noi continuiamo a dare corda ad un mediatore, facendolo ancora partecipare ad iniziative di carattere istituzionale! Un signore che ha anche partecipato alla Conferenza dei Servizi! Un mediatore che partecipa alla Conferenza dei Servizi! Questa è la situazione! Mi scaldo un po' perché non ho mai visto una cosa simile, una così grande sprovvedutezza, una così grande incapacità! Tanti falsi contenuti nella deliberazione! Spero che il Presidente della Giunta regionale - il Vicepresidente avrà modo di riferirglielo - riveda tutta questa procedura, affinché si realizzi un progetto vero per lo sviluppo di Ala di Stura e non una finzione elettorale. Se è il caso, si costituisca una Commissione di inchiesta per verificare questi atti e per capire per quale motivo le garanzie che dovevano essere richieste di carattere finanziario, non sono state chieste.
Vicepresidente Casoni, ci pensi. Immagini di costituire una Commissione, se questo non avverrà, chiederemo la costituzione di una Commissione di indagine in Consiglio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La risposta dell'Assessore Vaglio era riferita anche all'interpellanza n. 275, a firma dei Consiglieri Chiezzi e Moriconi, e all'interrogazione n.
330, a firma del Consigliere Giordano, che s'intendono, quindi, esaurite.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente. Prima di iniziare, volevo fare un piccolo appunto nel dire che l'interrogazione che avevo presentato è certamente più vecchia di quella presentata dal Consigliere Saitta. Non ho nulla da dire sull'interrogazione del Consigliere Saitta, però mi chiedo: qual è l'ordine dei lavori? Chi si alza al mattino, chi sollecita di più va avanti?



PRESIDENTE

Consigliere, la invito ad intervenire sulla sua interrogazione.



GIORDANO Costantino

La bassa produttività di questo Consiglio è data dalla scarsa programmazione. Se io non l'avessi sollecitata, questa interrogazione sarebbe stata discussa l'anno prossimo.
Ritengo che sulla vicenda relativa alle sorti del progetto per lo sviluppo turistico di Ala di Stura, la Giunta regionale, nella persona del suo Presidente, debba delle spiegazioni ai cittadini di questa regione, e in particolare ai cittadini della Valle di Lanzo, le cui legittime aspirazioni risultano, di fatto, ancora una volta illuse e disattese.
Vorremo sapere, a nome degli abitanti delle Valli di Lanzo, che da anni attendono risposte dal governo di questa regione, quali in realtà siano o siano stati i rapporti intercorsi tra la Regione Piemonte, gli Enti locali e la "Ala di Stura LTD", la società di diritto inglese che il 12 gennaio 2000 sottoscrisse il relativo accordo di programma.
In un clima già preelettorale, si sottolineò come il rilancio turistico internazionale di Ala di Stura avrebbe avuto nuova linfa e vigore dal concorso dei capitali della Pan American Global Group, senza peraltro mai precisare i reali rapporti intercorrenti tra quest'ultima e la "Ala di Stura ltd." In sede di sottoscrizione del protocollo d'intesa tra il Presidente della Giunta regionale, il Presidente della Comunità montana, il Sindaco di Ala di Stura e il rappresentante della "Ala di Strua LTD", quest'ultimo venne presentato come il Direttore generale della Pan American Management Inc., il supposto braccio operativo della Pan American Global Group; in sostanza, un rapporto diretto ad ulteriore riprova della solidità dell'investitore straniero.
Nulla nei fatti si è rivelato più illusorio, ed il progetto di riqualificazione rischia ora concretamente di restare lettera morta.
Perché non si è provveduto a verificare la solidità dell'investitore privato, che avrebbe dovuto contribuire con il 70% ad un'operazione da 150 miliardi? Quello che avrebbe dovuto essere "l'azionista" di maggioranza in un progetto di respiro internazionale, altri non era che un mediatore d'affari. Da imprenditore, credo che sarebbe opportuno chiarire al Presidente della Giunta, che il 12 gennaio sottoscrisse il protocollo d'intesa, la profonda differenza esistente tra i termini "investitore" e "mediatore".
Non si è verificata la solidità finanziaria del privato coinvolto nel progetto; non lo si è coinvolto a livello finanziario sin dalla prima fase in modo da renderlo compartecipe anche di un eventuale fallimento.
L'approssimarsi delle elezioni regionali aveva probabilmente contribuito ad accelerare l'ondata di ottimismo che si respirava o, piuttosto, si intendeva far respirare intorno a questa vicenda.
Oggi quell'accordo ha portato alla modifica del Piano regolatore di Ala di Stura ed alla stesura del Piano particolareggiato, atti che sono il risultato di una lunga procedura di concertazione, che ha direttamente coinvolto i servizi tecnici della Regione, i quali hanno fornito suggerimenti ed indicazioni in ordine alla fattibilità di un progetto proposto da un mediatore privato; tanto era la credibilità ed il credito accordati da quest'ultimo.
Ritengo che un progetto di intervento e di riqualificazione di un'area qualunque sia il fine (turistico, industriale o commerciale), non possa prescindere dalla strutturazione di un sistema di trasporti che permetta di accedere e di fruire dell'area con celerità e tempestività. E' quantomeno invece curioso che nel caso in esame sia stato elaborato un progetto e sia stato sottoscritto un protocollo d'intesa senza coinvolgere un Ente come la Provincia, a cui compete la responsabilità in ordine alla rete stradale.
Restano inspiegabili i motivi per cui non sia stato coinvolto l'Ente che gestisce la viabilità nella zona interessata, anche in considerazione del fatto che, senza un notevole miglioramento della medesima, non sembra possibile realizzare un Piano di sviluppo turistico appetibile per gli imprenditori del settore. Qualsiasi progetto futuro non potrà non coinvolgere, dunque, anche la Provincia.
Sono state profuse notevoli energie, sia in termini di risorse umane che finanziarie, senza a nulla approdare: un bellissimo esempio di sana e corretta amministrazione della "res pubblica". Si sono spese molte parole ma in concreto si sono illusi i cittadini di un'area, quella della Valle di Lanzo, dove l'unico impianto sportivo a disposizione della collettività vale a dire il centro sportivo con l'annessa piscina nel Comune di Lanzo, è vergognosamente inagibile da anni; dove la qualità dei servizi sanitari erogati diminuisce, contribuendo allo spopolamento della zona; dove i servizi ricettivi presenti operano a livello di mera sussistenza.
Riteniamo che, doverosamente, la Giunta regionale debba rendere conto di quanto accaduto e ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità in ogni sede, perché, ancora una volta, l'invocazione che proviene dai cittadini della nostra regione è che si agisca in fretta e per il meglio senza creare vane speranze od attese.
Al di là di ogni polemica, ci preme che venga attuato, nel rispetto dell'ambiente, un programma di interventi che permetta uno sviluppo economico reale e non a parole delle Valli di Lanzo, che, a tacer d'altro risultano tagliate fuori dai Giochi Olimpici Invernali del 2006, evento qualificante e vetrina internazionale per la nostra regione. Richiediamo che in questo, come in altri simili casi, vengano coinvolti tutti gli Enti interessati, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze, assicurando sempre un'adeguata rappresentanza alle forze di minoranza.
E' nostro fermo intento concorrere positivamente allo sviluppo della nostra Regione, contribuendo a costruire e non a distruggere, ma nel contempo vigilando e denunciando casi di cattiva amministrazione della cosa pubblica quale quello oggi in discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio Gruppo ha presentato questa interpellanza perché è rimasto colpito dallo spot propagandistico realizzato, prima delle elezioni, dal Presidente Ghigo, divenuto finalmente promotore dello sviluppo turistico della Valle di Ala di Stura e delle Valli di Lanzo.
Mi ricordo che la cosa ebbe un certo eco perché, in riferimento all'economia delle valli piemontesi, la Valle di Lanzo è sempre stata una valle interessata da uno sviluppo un po' marginale rispetto ai grandi interventi turistici e di vivificazione dell'economia.
Mi ricordo che quando la candidatura per le Olimpiadi della città di Torino divenne cosa reale - e subito io la condivisi - nacque il problema di come riuscire a diffonderne i benefici - ammesso che ce ne siano, nella misura in cui ci saranno - anche a tutto il Piemonte (anche la Valle di Lanzo si è affacciata, giustamente, come una delle situazioni da tenere in considerazione).
L'iniziativa del Presidente Ghigo era lodevolissima, perché aveva centrato l'obiettivo di portare una prospettiva di sviluppo in un'area che ne aveva bisogno. Adesso, però, la situazione è di segno diverso rispetto a quella rappresentata da quella manifestazione, da quella conferenza stampa da quella festa che vi era stata.
Non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore e sottolineo accanto alle cose evidenziate dai Consiglieri Saitta e Giordano, un elemento che chiederei venisse messo in luce in modo non equivoco. Qui c'è un intreccio di responsabilità e di attività. Vi è un privato che si presenta come promotore - evidentemente non era un investitore, era un semplice mediatore, era un procacciatore d'affari, comunque è persona che si è affacciata in Piemonte con forse un'idea e qualche relazione e che agisce secondo i propri interessi - c'è l'ITP, una struttura che agevola i finanziamenti esteri sulla Regione Piemonte per ragioni d'istituto, e poi c'è il soggetto principale, la Regione, nella persona del Presidente della Giunta regionale.
Sono tre soggetti; di questi tre soggetti, il soggetto che per primo ha attivato l'operazione penso sia ben conosciuto, nel senso che un privato cittadino che vuole fare qualche affare si sa cos'è, si sa cosa smuove sarà molto serio, meno serio, avrà buoni addentellati con i finanziatori veri o no, ma fa parte del mondo privato che vuole fare qualche affare e qualche investimento sul territorio. L'ITP mi sembra che sia una struttura trasparente, nel senso che per mestiere deve ricevere queste persone e aiutarle a trovare il modo di realizzare investimenti che si ritengono opportuni. Quello che non è chiaro è quale sia stato il ruolo della Regione Piemonte, in particolare del Presidente Ghigo. Perché, che un ruolo l'abbia avuto, è indubitabile. Sino a che punto il Presidente Ghigo abbia partecipato alla costruzione di un'ipotesi che poi è rimasta fallimentare questo è compito - secondo me - di un'indagine, quella suggerita dal Presidente Saitta e ripresa dal Consigliere Giordano, per capire come sono andate le cose.
Devo dire che, sulla base quello che ho letto e di cui sono venuto a conoscenza, mi sembra che l'approfondimento più necessario non sia quello nei confronti di un privato, che interessa poco, o dell'ITP, che ha compiti d'istituto. Secondo me, la questione da approfondire è proprio cosa ha fatto la Regione Piemonte. Perché gli atti che ha compiuto l'ITP - magari sbaglio - mi sembrano atti di un'attività d'istituto che non è detto che vada a buon fine: non penso che tutti gli investitori potenziali o presunti che bussano alla ITP siano persone che poi portano a casa un risultato.
L'ITP deve ricevere a raggiera e dare il massimo sostegno: guai a noi se la nostra struttura, anziché agevolare un investimento, addirittura lo impedisce. Per cui quelle responsabilità sono responsabilità tecniche, tra l'altro ben accettabili sulla base degli atti.
Quello che rimane sfumato è come mai il Presidente della Regione abbia convocato e proclamato a tutto il Piemonte di essere riuscito, con la sua azione di governo, a realizzare un investimento nella Valle di Lanzo.
Questo è falso, questo ad oggi non è: si faccia la Commissione d'inchiesta per chiarire i comportamenti della politica amministrativa e di governo del Presidente Ghigo. Questo direi che è, a mio modo di vedere, il centro del lavoro di una Commissione d'inchiesta o di indagine (vedremo come chiamarla). Grazie.


Argomento: Zootecnia - Veterinaria

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'emergenza sanitaria causata dall'Encefalopatia Spongiforme Bovina (seguito)


PRESIDENTE

A questo punto, esaurito lo spazio che avevamo programmato per le interrogazioni, sono previste delle richieste di chiarimenti sulla comunicazione fatta dalla Giunta regionale in merito alla questione della "mucca pazza".
Avevo ricevuto la richiesta d'intervento - chiedo che venga confermata dei Consiglieri Chiezzi, Saitta e Riggio.
Cominciamo dal Consigliere Chiezzi.
Prego, prenda pure la parola.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, forse non userò nemmeno tutto intero il tempo regolamentare, nel senso che mi sembra giusto poter dire qualcosa sulla comunicazione, ma mi sembrerebbe anche giusto avviare su questo tema un dibattito compiuto. Tuttavia, dato che l'urgenza del problema è sotto i nostri occhi ed è stata sollecitata una comunicazione prontamente svolta mi riferisco solo ai termini molto sintetici di una comunicazione su un problema che allarma tutto il Piemonte e i cittadini che stamattina devono andare a fare la spesa e che mi sembra non frequentino le macellerie (quella sotto casa mia era vuota, i due titolari erano lì davanti sul marciapiede che aspettavano qualcuno).
Devo dirvi, ovviamente in termini sintetici e con tutta l'approssimazione del caso, che questa comunicazione non mi ha tranquillizzato del tutto, nel senso che è una comunicazione in cui si dà conto di alcuni accertamenti fatti in modo molto sommario. Guardo quanto è scritto a pag. 2, in cui si cita una categoria di aziende che hanno fatto consumare ai bovini farine di carne dopo il divieto di legge: questo getta un po' di allarme, perché non è indicato il numero di queste aziende, che controlli sono stati fatti, quali provvedimenti sono stati assunti nei confronti di aziende segnalate come R3, che hanno fatto consumare farine di carne ai loro bovini quando erano già vietate.
Questo è un pezzo di comunicazione che mi lascia perplesso, ma un'altra cosa mi lascia ancora più perplesso, Presidente. Io non mi sentirei di uscire da qui dicendo: "Siamo stati tranquillizzati". E' la frase pronunciata dall'Assessore, in cui si dice: "Complessivamente la nostra attività - Regione Piemonte - non ha evidenziato la presenza dell'infezione, sulla base degli accertamenti fatti, anche se vanno obiettivamente considerati i limiti di tale procedura".
Ecco, io spererei che un Assessore, quando si presenta in aula, dicesse delle cose chiare, e sottolineo che questa frase non è chiara. Dire che complessivamente non c'è la presenza dell'infezione, però bisogna obiettivamente considerare i limiti della procedura che mi consente di dire questo, vuol dire non tranquillizzare e seminare invece dalla paura.
Questo è quello che penso, per cui sulla comunicazione esprimo questa mia riserva e richiedo anch'io, come faranno gli altri colleghi, di poter poi discutere bene la questione, perché non mi sembra che ci sia stata una parola di chiarezza, purtroppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Per potere svolgere correttamente il mio intervento chiedo prima all'Assessore alla sanità se mi traduce la sigla riportata alla terzultima riga del penultimo capoverso di pag. 6: "SRM". Può dirmi che cosa significa questa sigla? Si dice: "Raccolta e distruzione degli SRM". Vorrei sapere che cosa significa.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Dovrebbe essere: "Smaltimento rifiuti macellati".



RIGGIO Angelino

Grazie.
Ho chiesto questo, perché la relazione così com'è stata svolta non permetteva di capirlo.
Mi rendo conto che la regia dell'operazione non prevedeva noi come attori, ma come spettatori e basta. Non siamo stati coinvolti nella sceneggiatura, perché c'è stata la richiesta di un intervento da parte della Giunta; c'è stato un supplemento di richiesta da parte del Consigliere Costa, e combinazione il nostro bravo Direttore generale dottor Valpreda, aveva predisposto questa relazione che, come ha confermato l'Assessore non ha scritto lui, perché ha detto che il significato della sigla SRN dovrebbe essere "smaltimento rifiuti macellati". La relazione è stata preparata dal dottor Valpreda, quindi l'Assessore l'ha letta non chiedendosi nemmeno che cosa volesse dire, però è vero, significa proprio quello.
Vengo ora al chiarimento che vorremmo chiedere all'Assessore.
Condivido quello che ha detto il collega Chiezzi: mentre non ho nulla da rilevare rispetto a questa relazione, che è una relazione giustamente non dell'Assessore, ma di un Direttore dell'Assessorato alla sanità e come tale la prendo, la recepisco e la approvo, non riesco a capire la comunicazione della Giunta C'è allarme e allarmismo, ma la Giunta, cioè l'esecutivo della Regione Piemonte, che è una delle Regioni che ha il maggior peso per quello che riguarda la produzione della carne bovina e il maggior peso nel controllo e nella vigilanza, un peso che ci è riconosciuto a livello nazionale e a livello internazionale, concretamente quali atti ha compiuto? Quali atti fa, rispetto alla questione dell'allarme e dell'allarmismo? Si tratta di due cose diverse. L'allarme è una cosa giusta, corretta, che esiste, perché effettivamente c'è la necessità di essere tranquillizzati. Sentivo ieri alla radio, in un sondaggio fatto da una trasmissione della RAI su Internet, quindi un sondaggio istantaneo, sul livello di fiducia che riscuotono i nostri meccanismi di sorveglianza sull'alimentazione, che due cittadini su tre non si fidano dei nostri meccanismi di sorveglianza sull'alimentazione! E su una situazione di questo genere si innesta una situazione che è poi diversa, che è l'allarmismo.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Chiudo la richiesta di chiarimenti.
Sull'allarme si generano delle preoccupazioni che vanno decisamente oltre e possono danneggiare la nostra immagine e la nostra economia.
Chiedo all'Assessore alla sanità quali atti concreti - quali deliberazioni, quali provvedimenti legislativi, quali indicazioni, quali circolari - può portare nella prossima seduta di Consiglio per dimostrare che sono state fatte delle cose concrete contro l'allarme e l'allarmismo.
Non ho nulla da dire sulla relazione che, in quanto relazione fatta da un Direttore generale del nostro Assessorato alla sanità, è una relazione completamente condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Vorrei fare anch'io una domanda all'Assessore, proprio sulla questione relativa allo smaltimento dei rifiuti macellati. Le bestie che si ammalano in Piemonte e che devono evitare il circuito alimentare, dove vengono portate? Da un'analisi da noi svolta pare ci sia un solo forno in grado di ospitare queste carcasse. A noi risulta che per lo smaltimento di questo tipo di rifiuto il costo per l'allevatore sia di circa un milione e che ci sia, ripeto, una sola azienda in grado di fare questo tipo di lavoro.
La domanda all'Assessore è la seguente: sono previste altre aziende o perlomeno, è prevista l'incentivazione di questo sistema che possa evitare dal circuito questi rifiuti attraverso l'incenerimento o trattamento termico, come qui viene chiamato, in Piemonte, per cercare di utilizzare anche questa misura di sicurezza? Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Giordano.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, ho letto velocemente la relazione che ha letto l'Assessore e debbo confessare, non conoscendo bene la materia e credendo in ciò che è stato scritto, che mi pare che la Regione Piemonte disponga di un sistema organizzato e attento alle problematiche che stiamo discutendo.
Questo in qualche maniera ci rassicura.
Tuttavia credo che in questa vicenda bisogna non avere la duplice tentazione di creare da un lato allarmismo e dall'altro invece di far tacere tutto. Sono delle tentazioni duplici, ma non dico che questa è la sua tentazione, Assessore.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Io ho detto cautela, non allarmismo.



SAITTA Antonino

Io dico che normalmente si è portati ad avere queste due posizioni estreme: una allarmistica e l'altra invece di far tacere, di non creare problemi, di dare certezza e sicurezza.
Dal punto di vista dell'ente pubblico bisogna non creare allarmismo: questo è un dato importante. L'allarmismo non si crea nella misura in cui i controlli, la struttura organizzativa veterinaria è tale da dare veramente delle sicurezze, e mi pare che le cose dette ci facciano rientrare in questa logica, cioè di non essere allarmati. Tuttavia, noi sappiamo, dal punto di vista più scientifico, per le cose che sono state dette, che nessuno oggi è in grado di fare delle affermazioni molto chiare e nette in ordine al problema. Non per nulla lo stesso Assessore ci dice che allo stato attuale il livello di rischio da consumo di carne non è elevato perché sono accresciuti i controlli, quindi evidentemente non è un'affermazione che esclude il fatto che possano esserci dei rischi nel consumo di carne. L'affermazione che ha fatto l'Assessore ("Il livello di rischio da consumo di carne non è elevato"), così come è posta evidentemente è in positivo perché, come si dice, ci sono i controlli, ma in ogni caso è un'affermazione che non esclude la possibilità che possano esserci dei rischi; d'altronde questo mi sembra più che logico e normale essendo il problema molto complesso anche per i suoi risvolti di carattere internazionale.
Però la mia opinione è che nei prossimi giorni questo allarmismo aumenterà; alcune città italiane - ho letto oggi sui giornali - alcuni Comuni italiani hanno impedito l'utilizzo delle carni nelle mense pubbliche. Quindi credo che, per un meccanismo normale che si verifica in queste situazioni, probabilmente questo fenomeno si estenderà.
La domanda è dunque questa (non so se l'Assessore oggi è in grado di rispondere oppure ci risponderà in un altro momento): rispetto ad un processo che molto probabilmente si metterà in moto, cioè di questo allarmismo, in modo particolare negli enti pubblici e nelle refezioni, che tipo di risposte precise può dare e come può l'Assessore strutturare delle risposte e delle garanzie rispetto, ad esempio, alle mense pubbliche? E' questo il tema.
Faccio un'ipotesi: se il Comune di Torino dovesse decidere oggi di non fornire le carni nelle mense, l'Assessore regionale assumerebbe una posizione di attesa o è in grado di controbattere una decisione di questo tipo? Queste sono le questioni che dobbiamo conoscere per creare sicuramente certezze, ma soprattutto per crearle sulla base di elementi concreti e certi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Volevo solo fare una domanda molto breve, perché condivido le cose che hanno già detto i colleghi relativamente alle problematiche di ordine generale: il discorso sulla separazione tra l'allarme e l'allarmismo; la necessità di informazione in particolare della popolazione oltre che di intervento particolare sugli addetti ai lavori; il carattere della relazione.
So anche che questo è un primo dibattito relativo ad alcuni chiarimenti sulla relazione dell'Assessore, ma che seguirà un dibattito più ampio e più allargato.
Ho esaminato, in questo momento, i testi dell'ordine del giorno e delle interrogazioni presentate, documenti che sono stati depositati presso la Presidenza dal luglio di quest'anno fino ad ottobre, alcuni dei quali di elementi datati, del dibattito, delle evoluzioni di queste settimane.
Volevo quindi capire, prima di tutto, quando si intendeva procedere con il dibattito e con la risposta ai testi presentati...



PRESIDENTE

Martedì.



MANICA Giuliana

Nello stesso tempo, poiché la maggior parte di questi testi - questo è un punto contenuto anche nella relazione, ma non esaustivamente svolto dal punto di vista delle misure che si intendono attivare ed intraprendere - fa riferimento al grosso problema delle carcasse, volevamo avere ulteriori delucidazioni. Questo, come è anche emerso dal dibattito al quale abbiamo assistito ieri sera in televisione con Vespa, il Ministro Pecoraro Scanio e l'Assessore della Regione Lombardia, è uno dei grossi problemi che abbiamo.
Quindi, oltre ad attivare gli elementi di controllo che vadano dalle bestie vive fino alle bestie macellate, agli elementi di controllo sugli animali di importazione piuttosto che non altro, ad un intervento del nostro servizio veterinario (nostro piemontese) che sappiamo essere di alta eccellenza da sempre, c'è questo grossissimo problema delle carcasse, del loro smaltimento e dei relativi costi che in questo momento gravano sulle aziende e sulle imprese; costi che, a volte, implicano e fanno correre il rischio che tutto questo non avvenga nei modi più opportuni, perché le aziende non riescono a rientrare nei costi.
Sarebbe interessante capire se da parte della Regione c'è una volontà una possibilità di intervento di ordine finanziario ed economico, di una sua attivazione nei confronti anche della costituzione di un momento di collegamento e di consorzio in questa direzione, intervenendo anche su questa problematica. Altrimenti, rischieremmo di avere una serie di interventi che rimangono un pochino incelati, perché sulle questioni più consistenti poi non assumiamo degli interventi sufficientemente concreti da rendere più solida e più effettiva un'intera legislazione.
Quindi, oltre a quanto hanno detto i colleghi molto opportunamente segnalerei questo come un problema di grande urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Mancuso, che interviene in qualità di Consigliere.



MANCUSO Gianni

Approfitto di questi due minuti di chiarimento per chiedere all'Assessore che in un successivo e più ampio dibattito possa fugare ulteriormente i dubbi, le preoccupazioni che l'opinione pubblica e anche i colleghi qui in Consiglio hanno manifestato.
Se i colleghi consentono, intervengono come Consigliere e non come rappresentante dell'Ufficio di Presidenza, per dire che questo rischia di diventare una sindrome dell'informazione pazza più che della "mucca pazza".
Come è stato detto in varie trasmissioni televisive, non ultima quella di ieri sera, su alcuni articoli di giornale e dalle dichiarazioni abbastanza tranquillizzanti dell'Assessore, gli unici casi...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Anche dal Ministro.



MANCUSO Gianni

Certo. Come dicevo, è stato detto molto chiaramente che gli unici due casi che si ricordino di bovini infetti di questa patologia risalgono al '94, ed erano bovini importati dalla Gran Bretagna. Per cui bisogna sottolineare che i servizi veterinari nazionali e in particolare quelli regionali, grazie anche alla normativa piuttosto restrittiva che abbiamo nel nostro Paese, hanno consentito di fare un lavoro di prevenzione sia sull'animale vivo sia sui prodotti quali le farine ottenute dall'incenerimento di animali per tenere sotto controllo il problema.
Ci sono diverse implicazioni e, per correre dietro alle notizie che rimbalzano nella cronaca anche nazionale, direi che sono un problema enorme della Gran Bretagna, un problema discreto per la Francia e altri Paesi europei, ma un problema nullo per l'Italia, se non per i rischi che eventualmente possano venire da triangolazioni di prodotti della macellazione.
Quindi rischiamo di avere veramente solo dei danni. Stiamo attenti a non contribuire ad un atteggiamento che ci può veramente danneggiare, sia per il problema delle carcasse già ricordato, sia per il problema che il consumatore possa fare di tutta l'erba un fascio. Il consumatore, invece va aiutato a capire che c'è animale ed animale; c'è carne e carne, e quindi c'è la possibilità di scegliere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Assessore, ho dato uno sguardo molto veloce alla sua relazione e sono arrivato - ma mi riservo poi una valutazione più di merito - ad una considerazione che sostanzialmente è di questa natura: si interviene sul danno.
Devo dare atto di una cosa: effettivamente, il sistema di controlli attuati dalla Regione Piemonte, per quello che ho conosciuto in un settore come quello delle mense scolastiche, è sicuramente uno dei settori che meglio opera nel campo della prevenzione dell'igiene e della salute e soprattutto nel campo veterinario.
C'è però una carenza di fondo, che ha fatto trovare la Regione in grave ritardo, ed è la mancanza di direttive regionali sulla ristorazione. Non parlo solo di quella relativa alla ristorazione scolastica, ma più in generale della ristorazione, compresa quella veloce e quella più tradizionale, perché la mancanza di questo elemento non consente poi di operare, anche su un terreno sanzionatorio, laddove il non rispetto di queste norme non consente - appunto - di usare tutti i deterrenti che, in presenza di una legislazione di riferimento, possono essere attuati.
Continuo comunque a pensare che il problema non si risolva con le sanzioni, ma attraverso un lavoro di prevenzione. Dico questo perché da tempo sto lavorando ad un'ipotesi di proposta di legge in merito alle direttive regionali. In materia esiste una circolare che può essere presa a riferimento, quindi credo che siano maturi i tempi affinché il Consiglio Regionale si possa dotare di questo strumento.
Affronto brevemente il problema delle scuole. I capitolati possono essere lo strumento con cui limitare in modo preciso l'utilizzo di determinate derrate alimentari. In questo caso stiamo parlando delle carni noi abbiamo un sistema di certificazione, abbiamo una modalità di ricostruzione della filiera di produzione. Le direttive possono in questo campo diramare norme di riferimento per tutti i Comuni, perché queste norme possano essere improntate alla tutela della salute pubblica e soprattutto alla tutela della salute dei bambini che frequentano le scuole e delle popolazioni anziane, pensiamo alle case di cura e agli altri organismi.
Su questo credo che ci sia da lavorare; ci sono tutte le condizioni per poterlo fare attraverso degli strumenti di cui la Regione si può dotare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Innanzitutto vorrei spendere qualche parola sul senso generale della malattia. Qui ho sentito molte voci e anche tranquillizzazioni; forse non ho sentito tutto il dibattito, e personalmente forse non sono tra quelli convinti che questa forma patologica sia così sotto controllo. Teniamo presente che, in tutti questi anni, non siamo ancora riusciti a capire l'esatto meccanismo patogenetico di questa malattia.
Finché non si conoscerà quello che accade veramente negli organismi tra l'arrivo del virus e la manifestazione della malattia, è abbastanza difficile parlare di prevenzione e di totale sicurezza. Questo credo che tutti dovrebbero ricordarlo, anche perché sappiamo che la malattia è nata nei bovini nell'85, ed è stato ammesso che si trasmetteva anche agli uomini nel 1996; quindi, sono passati ben undici anni prima che fosse ammessa questa trasmissione all'uomo, e fino ad un mese prima che fosse ammesso ufficialmente c'erano voci ufficiali che invitavano tutti alla tranquillità.
C'è ancora il fatto strano, che esamineremo in un dibattito più lungo che in Italia dopo il 1995 la Creutzfeldt-Jacob sia raddoppiata nelle persone, solo che non viene catalogata come derivato dagli animali solo perché quella che viene definita come nuova variante è solo la forma che colpisce le persone che hanno una certa soglia di età, cioè solo le persone giovani. Quindi, se la persona anziana viene colpita perché ha mangiato la carne, le statistiche italiane non la considerano; però epidemiologicamente il fatto che ci sia stato un raddoppio delle forme nelle persone italiane è un dato epidemiologico gravissimo, che vorrei che tutti considerassero.
Per arrivare al concetto pratico, vorrei ricordare che quando abbiamo parlato di edilizia sanitaria, abbiamo chiesto soldi per la prevenzione questi avrebbero significato anche soldi per l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale, centro di riferimento nazionale per questa malattia. Questo centro è carente di strutture e di personale; abbiamo varato duemila miliardi e non abbiamo stanziato neanche una lira su questa che è vera prevenzione.
In secondo luogo, non abbiamo stanziato nessun contributo per ampliare le strutture della sardigna dove si possono incenerire gli animali; anche questa sarebbe stata vera prevenzione. Non è stato pensato assolutamente questo punto.
In ultimo, con urgenza si dovrebbe pensare ad interventi per la ristorazione collettiva e per le mense almeno per dare delle direttive su quali tipi di carni consumare, su come indirizzare gli acquisti nelle mense.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano.
Ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Solo per una richiesta di chiarimenti all'Assessore e non per intervenire nel dibattito, su cui mi riserverò di intervenire la prossima seduta.
A pagina 4 di questa relazione c'è scritto che "il Piano regionale prevede complessivamente il controllo di 350 encefali. A tutt'oggi ne sono stati analizzati 181 tutti negativi". Ieri in Commissione agricoltura un funzionario dell'Assessorato mi ha detto che questo numero è un numero comunque consistente, perché viene fatto su casi a rischio e quindi è un campione significativo.
Però mi domando se sono 350 all'anno. Siamo a novembre, quindi non sono 350 all'anno.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria (fuori microfono)

Abbiamo anticipato i tempi, perché in Italia non è ancora partita.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Disegno di legge n. 67: "Sospensione dell'obbligo di redigere il programma pluriennale di attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 67, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Deorsola, che ha facoltà di intervenire.



DEORSOLA Sergio, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, Egregi Consiglieri Com'è noto la legge 28 gennaio 1977, n. 10 (Norme per la edificabilità dei suoli) aveva previsto che l'attuazione degli strumenti urbanistici generali dei Comuni avvenisse sulla base di programmi pluriennali di attuazione (PPA) i quali dovevano delimitare le aree e le zone nelle quali anche per comparti, si realizzavano le previsioni degli strumenti urbanistici stessi e le relative urbanizzazioni. L'arco temporale di riferimento era compreso tra tre e cinque anni. Le Regioni dovevano stabilire con legge il contenuto, il procedimento di formazione, i Comuni esonerati, le forme e le modalità di esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti dei Comuni inadempienti.
Successivamente, con l'entrata in vigore della legge 25 marzo 1982, n.
94, i Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti furono esonerati dall'obbligo di formazione ed alle Regioni venne demandato il compito di individuare eventuali Comuni al di sotto della predetta soglia che, per particolari ragioni di carattere ambientale, turistico ed industriale fossero comunque tenuti a predisporlo.
Tra il 1994 e il 1996 una nutrita serie di decreti legge, continuamente reiterati e mai convertiti, ha prima "abrogato" (dal 26 luglio 1994 al 26 gennaio 1995) poi "sospeso" (dal 27 gennaio 1995) e quindi "ripristinato" (dal 25 gennaio 1996) l'obbligo, per i Comuni con popolazione superiore a diecimila abitanti, di dotarsi del programma pluriennale di attuazione.
Nel corso degli anni anche la legislazione regionale piemontese ha di pari passo disciplinato la materia e così l'obbligo per i Comuni di dotarsi di PPA è stato previsto per i Comuni con popolazione superiore a tremila abitanti (legge regionale n. 56 del 1977), quindi con la legge n. 70 del 1991 è stata confermata la soglia dei diecimila abitanti, poi i Comuni obbligati sono stati temporaneamente esonerati in attesa che la normativa statale definisse univocamente gli indirizzi in materia (leggi regionali n.
43 del 1996, n. 33 del 1997, n. 4 del 1998).
Solo l'anno scorso il Parlamento è tornato a legiferare sull'argomento stabilendo, all'articolo 20 della legge 30 aprile 1999, n. 136 (Norme di sostegno e di rilancio dell'edilizia pubblica e per interventi in materia di opere a carattere ambientale) che, nel termine di un anno dalla data di entrata in vigore della legge, le Regioni avrebbero dovuto provvedere ad aggiornare la propria legislazione in materia di programmi pluriennali di attuazione secondo principi che ne circoscrivano la funzione alla programmazione della formazione dei piani attuativi di nuovi insediamenti o di rilevanti ristrutturazioni urbanistiche, individuati territorialmente in modo univoco, anche in coordinamento con il programma triennale dei lavori pubblici del Comune e con lo stato delle urbanizzazioni del territorio interessato. Le Regioni dovranno basarsi su criteri riferiti alle effettive esigenze di sviluppo e di trasformazione degli aggregati urbani.
La legge 30 aprile 1999, n. 136, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Supplemento ordinario al n. 114, del 18 maggio 1999, è entrata in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione: pertanto il 19 maggio 2000, nel periodo di inattività dei Consigli regionali per fine legislatura, è scaduto inutilmente il termine ordinatorio entro il quale le Regioni avrebbero dovuto darsi la nuova disciplina.
Per il Piemonte predisporre una nuova legge richiede tempi non brevi: al PPA la legge regionale urbanistica ha infatti attribuito valenze e funzioni molto più ampie di quelle riservate ad un semplice strumento di programmazione, determinando intrecci tra norme statali e regionali, il cui scioglimento richiede la riscrittura di diverse norme, attesa anche la diversità di contenuti che dovrebbe avere il nuovo PPA.
La Regione si avvia quindi a ripensare il nuovo Programma Pluriennale di Attuazione ed a predisporre la conseguente legge di riferimento ma deve nel frattempo, prorogare rapidamente la sospensione attualmente in vigore dell'obbligo di approvare il PPA, sospensione stabilita fino al 31 dicembre 2000 dalla legge regionale 22 dicembre 1998, n. 44.
E' tecnicamente impossibile che la nuova legge regionale sul PPA veda la luce e sia operativa entro tale data, ed è d'altronde illogico, oltre che inutilmente oneroso, pretendere che i Comuni si attivino per redigere un PPA ossequiente a vecchie, inattuali disposizioni solo per non incorrere, dopo il 31 dicembre, in blocchi alla piena attuabilità degli strumenti urbanistici previsti da una legislazione che sarà contemporaneamente modificata.
Pare più opportuno e semplice sospendere ancora l'obbligo della redazione del PPA con il progetto di legge che oggi si sottopone all'approvazione del Consiglio, composto di due articoli: il primo riferito alla sospensione dell'obbligo fino al 31 dicembre 2002 e comunque fino all'entrata in vigore della specifica legge di settore, il secondo riferito all'abrogazione della legge regionale 44 del 1998.
Il progetto di legge presentato dalla Giunta regionale è stato assegnato alla II Commissione consiliare per l'esame in sede referente dopo l'illustrazione è stato inviato in consultazione a tutti i soggetti interessati. Le osservazioni pervenute - tutte favorevoli al testo - sono state valutate dalla Commissione durante l'esame; al termine dell'istruttoria in Commissione il testo è stato licenziato nella versione qui allegata a maggioranza dei Consiglieri presenti. Ne raccomando ora l'approvazione urgente da parte di quest'Aula".
Vorrei solo integrare la relazione con alcune considerazioni.
Solleciterei l'introduzione di un terzo articolo, come mi pare abbia intenzione di proporre la Giunta, per quanto riguarda l'urgenza.



PRESIDENTE

A questo punto, non essendovi interventi di carattere generale possiamo procedere all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 voti favorevoli 37 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 voti favorevoli 37 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
1) Emendamento presentato dal Consigliere Deorsola, che prevede il seguente nuovo articolo: ART. 3 - Dichiarazione d'urgenza.
"La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel B.U.R.P." Pongo in votazione tale emendamento (che diventa l'art. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 37 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Conseguentemente, l'art. 3 si intende approvato con la stessa votazione.
Si proceda pertanto alla votazione dell'intero testo di legge, come emendato, per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Mancuso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 40 hanno risposto SI' 40 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Proposta di deliberazione n. 43 "L.R. n. 9/80 'Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale'. Aggiornamento del Programma Pluriennale ed approvazione del relativo Programma Annuale di Attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 43, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Con il consenso dell'Assessore, diamo per letta la relazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

L'Assessore Pichetto ha fatto bene ad insistere, prima in Commissione e poi in Giunta, affinché il provvedimento venisse discusso e approvato dal Consiglio.
La legge regionale di riferimento n. 9/80 prevede due piani: l'aggiornamento dei Piani Annuali di attuazione e quello Pluriennale.
Constato che, almeno in questo caso, il ritardo con il quale si approvano i due Piani non è imputabile al Consiglio o ai Gruppi di opposizione.
Dico questo perché spesso si ricorre a questa tesi, cioè che, da una parte, abbiamo una Giunta animata dalla volontà di approvare i provvedimenti e, dall'altra, un Consiglio o, meglio, alcuni Gruppi di minoranza che, invece, fanno di tutto per intralciare, ostacolare e ritardare i provvedimenti che la maggioranza presenta. Anche se si tratta come in questo caso, di provvedimenti che hanno un obbligo di legge, perch la legge prevede che, entro il 30 giugno, la Giunta presenti al Consiglio che questi approvi, l'aggiornamento del Piano.
In questo caso non è stato così, perché abbiamo discusso la questione in Commissione alla presenza dell'Assessore Pichetto. Oggi adempiamo a questo provvedimento e lo facciamo, secondo me, e lo dico con una punta di polemica nei confronti della Giunta e dell'Assessore, non avendo avuto la possibilità di valutare per intero gli elementi che ci consentirebbero di capire fino in fondo la portata del provvedimento.
L'Assessore Pichetto ha distribuito, poco fa, un documento - lo ringrazio - nel quale vengono indicati dei criteri, sulla base dei quali la Direzione dell'Industria ha proceduto all'aggiornamento del Piano.
Il documento dice che è stata verificata la corrispondenza degli strumenti urbanistici e degli elaborati progettuali. Però, per valutare fino in fondo la questione, manca una parte del ragionamento, anche se secondo me, occorre andare oltre questa legge.
La legge dice che bisogna capire quali sono, per esempio, nelle varie aree attrezzate che si vorrebbero costituire, le prenotazioni delle imprese. Il documento, che l'Assessore Pichetto ci ha distribuito è pieno di riferimenti, ma questa parte viene completamente ignorata.
Dico questo perché questo elemento è importante per capire la credibilità dei progetti che vengono presentati. Il nostro obiettivo è quello di dar vita a delle aree attrezzate e scegliamo questo tipo di politica e questo strumento per consentire i processi di localizzazione o di ricollocazione industriale, quindi è evidente che per capire la bontà dei progetti che vengono presentati, occorre sapere quante e quali imprese hanno avanzato la richiesta ai Comuni e alle Comunità Montane per insediarsi in quelle aree, che noi oggi inseriamo nei due strumenti soprattutto nel Piano Annuale.
Inoltre, credo che un altro elemento è mancato nella discussione, ma spero che varrà per il futuro, che consiste nel fare uno sforzo per capire in quale contesto questi provvedimenti si collochino.
La Giunta ha un'idea di politica industriale, che è quella che si evince leggendo il Piano Regionale di Sviluppo. E' evidente che quando affrontiamo dei provvedimenti, per quanto parziali come questo, noi, in qualche modo, cerchiamo di far riferimento a quella politica industriale e a quelle scelte di politica di programmazione.
Sarebbe stato interessante capire in che misura l'elenco di queste aree attrezzate è collocabile all'interno del ragionamento di politica industriale e di politica territoriale che la Giunta si propone di realizzare.
Dico questo perché dall'elenco delle aree attrezzate, che - ripeto puntualmente c'è stato descritto anche con dei particolari (se sono stati approvati oppure no, gli strumenti urbanistici, quali sono i progetti che sono stati presentati), qualche problema emerge, secondo me, e lo dico in termini costruttivi e non politici.
Leggendo il documento, infatti, si vede - mi riferisco al Piano Pluriennale di attuazione - che vi sono Comuni che hanno il PIP e non hanno chiesto invece di essere inseriti nel Programma Annuale.
L'Assessore Pichetto diceva in Commissione che la condizione per essere inseriti nel Primo Programma (quello Annuale di attuazione) era quello di avere il PIP. Siccome si ritiene che un Comune ha interesse a realizzare l'area attrezzata, sarebbe significativo capire perché vi sono Comuni che pur avendo avuto approvato il PIP, decidono di non chiedere di essere inseriti nel Piano di attuazione.
C'è da fare una riflessione sulla bontà di quel tipo di progetto e di realizzazione. Questo, allora, ci pone e ci obbliga - credo tutti - a fare una riflessione su come mettere mano alla riforma della L.R. 9/80.
La Giunta ha presentato in Commissione una proposta di riforma. Noi entreremo nel merito di questa proposta di riforma nei prossimi giorni in Commissione e poi in aula.
La L.R. 9/80, lo constatiamo tutti, è figlia di un'altra stagione: fa ancora riferimento ai comprensori, ma oggi il livello di governo obiettivamente è un altro e le tendenze della legislazione comunitaria nazionale non sono più quelle. Fatto sta, però, che è giusto mettere mano alla riforma della legge.
Entrerò nel merito, non oggi, ma quando andremo ad un confronto in Commissione, ma intanto dico soltanto, a nome del nostro Gruppo, che se vogliamo riformare questa legge, abbiamo tre obiettivi di fondo a cui guardare.
Primo. Ripensare al sistema degli incentivi e dei contributi.
Secondo. Favorire non soltanto la possibilità di costruire nuove aree attrezzate, ma anche porci il problema della specializzazione e dei servizi che possono essere garantiti nelle aree già esistenti. Questo perché si raggiungano certe soglie di competitività e, pertanto, le aree attrezzate diventino uno strumento della politica industriale della Regione Piemonte.
Terzo. Realizzare una riforma di snellimento delle procedure, colmando il divario abissale che esiste tra quando si presenta la domanda, per dar vita ad un'area attrezzata, a quando, poi, si realizza l'area stessa. Fase nella quale i tempi di decisione politica, della politica economica dell'economia richiedono, invece, decisioni assai più rapide.
In questo contesto credo che non possa sfuggire alla riflessione nostra, Assessore Pichetto, l'esigenza di capire come, parlando di snellimento delle procedure, noi ci poniamo anche l'esigenza di snellire le procedure urbanistiche. L'altra questione riguarda i tempi che devono essere riavvicinati, se non vogliamo che, anche qui, prima che venga approvato un PIP passino parecchi mesi.
Come Gruppo, entreremo successivamente nel merito delle proposte che la Giunta ha fatto. Tuttavia, sulla base delle osservazioni che ho fatto nella prima parte del mio intervento, dichiaro il voto di astensione del gruppo DS.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 26 voti favorevoli e 9 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Riprendiamo la seduta nel pomeriggio alle ore 15,30, perché alle ore 15 si riunirà il gruppo di lavoro per discutere sul progetto di legge inerente alla benzina.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,34)



< torna indietro