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Dettaglio seduta n.366 del 17/06/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.08 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.46)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bussola, Cattaneo, Costa Rosa Anna D'Ambrosio, Deorsola, Ferrero, Gallarini, Ghigo, Leo, Manica, Mercurio Pichetto Fratin, Rossi Giacomo e Vaglio.


Argomento: Zootecnia - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Disegno di legge n. 513 "Modifiche alla legge regionale 25 maggio 2001, n. 11, (Costituzione del consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupero dei rifiuti di origine animale)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. Disegno di legge n. 513 "Modifiche alla legge regionale 25 maggio 2001, n. 11 (Costituzione del consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupero dei rifiuti di origine animale provenienti da allevamenti ed industrie alimentari)".
Relatore è il Consigliere Bussola, ma essendo assente, svolge la relazione il Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio, relatore

Ringrazio il Presidente.
Illustre Presidente, Egregi Consiglieri, la scelta di promuovere la costituzione di un consorzio obbligatorio, operata dalla Regione Piemonte con la legge regionale n. 11/2001, muove dall'esigenza di assicurare su tutto il territorio piemontese lo svolgimento delle fasi operative (dalla raccolta alla trasformazione e all'incenerimento) necessarie per lo smaltimento dei rifiuti animali non più idonei al consumo alimentare umano ed animale.
Il territorio della Regione Piemonte è infatti caratterizzato dalla presenza di numerosi allevamenti di modeste dimensioni in zone non facilmente raggiungibili (ad esempio, in territorio montano), per i quali la raccolta dei rifiuti risulta essere economicamente molto onerosa, anche in considerazione dell'esigua quantità prodotta.
Inoltre, il divieto di somministrazione al bestiame di allevamento delle farine proteiche animali, derivante dalla decisione del Consiglio n.
2000/766/CE ed imposto a seguito dell'emergenza BSE, ha avuto come conseguenza la non commerciabilità delle farine all'interno del settore della mangimistica: pertanto, mentre in precedenza i produttori di farine animali erano economicamente motivati alla raccolta degli scarti e corrispondevano a chi li produceva un compenso, attualmente accade il contrario. In altri termini, quello che in passato era un sottoprodotto con valore economico, a seguito dell'intervento normativo suddetto, è diventato un costo a carico delle aziende zootecniche.
A ciò si deve aggiungere che le rigorose misure adottate dalla recente normativa comunitaria e nazionale in materia di smaltimento dei rifiuti di origine animale, non più idonei al consumo alimentare umano ed animale hanno determinato un abnorme aumento delle attività a carico delle poche aziende attive sul mercato e, fatta eccezione per l'impianto pubblico della "Sardinia", non esistono in Piemonte stabilimenti di raccolta e incenerimento dotati di attrezzature adeguate per lo specifico trattamento di tali rifiuti.
Si è ritenuto pertanto che solo un'azione coordinata, da attuare attraverso la costituzione di un consorzio che coinvolga tutti gli allevatori operanti sul territori regionale, possa garantire la raccolta capillare dei rifiuti e quindi contribuire al superamento dell'attuale emergenza.
L'attività del consorzio, nelle intenzioni del legislatore regionale, è diretta prioritariamente a prevenire eventuali violazioni degli obblighi imposti dalla normativa nazionale e comunitaria, e quindi ad assicurare la tutela della salute e dell'ambiente: in particolare, la partecipazione obbligatoria al consorzio degli allevatori è rivolta a garantire il più ampio rispetto degli obblighi derivanti dall'emergenza BSE.
Peraltro, gli obiettivi sopra illustrati, caratterizzanti la legge regionale n. 11/2001, permangono pur con le modifiche previste dal presente provvedimento, resesi necessarie in recepimento delle novità normative intervenute in seguito della sua approvazione da parte del Consiglio regionale.
Occorre infatti rilevare che la Commissione europea negli ultimi tempi ha espresso un netto cambiamento di approccio in merito alle problematiche correlate all'emergenza BSE. Mentre durante l'iter relativo alla notifica della legge regionale è stato evidenziato un atteggiamento contrario nei confronti di qualsiasi iniziativa tendente a ristorare i danni o i costi derivanti dalla crisi dell'encefalopatia spongiforme bovina, con l'emanazione, in data 24 dicembre 2002, degli "Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato per i test TSE i capi morti e i rifiuti dei macelli", di fatto la Comunità ha stabilito la possibilità dell'effettuazione di diversi interventi pubblici a copertura dei costi derivanti dalle azioni suindicate.
Di conseguenza, come già specificato, si rende necessario un intervento di modifica della legge regionale n.. 11/2001 per provvedere agli opportuni adeguamenti alle nuove indicazioni comunitarie, al fine di poter operare nel rispetto delle prescrizioni della Commissione per la durata degli 11 anni del regime di aiuti ammessi dagli Orientamenti sopra richiamati (la cui validità scade infatti al 31 dicembre 2013).
Di seguito vengono illustrate nel dettaglio le modifiche alla legge regionale n. 11/2001 previste dal presente provvedimento.
La modifica proposta in merito all'articolo 3 della legge regionale rappresenta il dovuto adeguamento della norma per garantire il servizio a tutte le unità produttive zootecniche piemontesi, indipendentemente dalla residenza dell'allevatore.
La modifica dell'articolo 4 della legge regionale (prevista dall'articolo 2 del presente provvedimento), ed in particolare la soppressione del comma 2, si rende necessaria in quanto la Comunità europea, nel corso della procedura di notifica della legge stessa, ha rilevato l'impossibilità di conciliare l'attività di cui al comma citato di evidente impronta commerciale, con la natura giuridica del consorzio che, come previsto dalla legge regionale n. 11/2001, risulta possedere caratteristiche di organismo pubblico con finalità di pubblica utilità operante sulla base delle direttive della Regione per garantire lo smaltimento delle carcasse a costi accettabili nonché il rispetto della salute pubblica e dell'ambiente.
La modifica in ogni caso non risulta influente rispetto alle finalità poste a base dell'istituzione del consorzio, in quanto l'offerta di servizi per lo smaltimento di rifiuti di origine animale da enti pubblici e ad imprese (previste appunto dal comma 2) è attività meramente complementare rispetto alle funzioni precipue del consorzio, consistenti nell'organizzazione della raccolta e dello smaltimento, alle migliori condizioni di mercato, dei rifiuti degli allevamenti, nonché nella stipula di polizze assicurative per la copertura dei rischi connessi all'attività zootecnica.
L'articolo 4 della legge regionale viene inoltre modificato, al comma 1, lettera b), al fine di prevedere, alla luce dei richiamati Orientamenti comunitari del 24 dicembre 2002, la possibilità da parte del Consorzio di promuovere polizze assicurative anche a copertura dei costi per la raccolta e lo smaltimento dei capi morti in stalla.
Il comma 2 dell'articolo 5 della legge regionale viene modificato dall'articolo 3 del presente provvedimento, in osservanza del regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti di importanza minore (di minimis).
Infatti, non risulta possibile concedere, come previsto nella legge regionale, aiuti di avviamento al consorzio sulla base degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo emanati nel 2000 poiché questi ultimi riconoscono le associazioni di prodotto quale unico possibile beneficiario degli aiuti erogati con le modalità previste dal comma su indicato, mentre il consorzio non possiede le caratteristiche qualificanti per un'associazione di prodotto.
Il comma 3, lettera a) dell'articolo 5 della legge viene adeguato sempre dall'articolo 3 del disegno di legge, ai summenzionati "Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato per i test TSE, i capi morti i rifiuti di macelli", che ai punti C.28 e seguenti prevedono, per una durata massima di 11 anni a partire dal 2003, la possibilità di erogare un contributo fino al 100% dei costi per la raccolta e lo smaltimento dei capi morti in azienda.
L'articolo 3 del provvedimento in esame adegua altresì l'articolo 5 comma 3, lettera b) della legge regionale alla normativa comunitaria mediante l'erogazione di un contributo annuo per la stipula di una polizza a copertura sia delle perdite causate da calamità naturali o da altri eventi eccezionali (come disposto dal punto 11.2 dei succitati orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo), sia delle perdite derivanti da avverse condizioni atmosferiche assimilabili alle calamità naturali (conformemente al punto 11.3 di tali orientamenti) sia per le perdite dovute a epizozie (di cui al punto 11.4), nei limiti previsti dal punto 11.5 degli orientamenti stessi.
Inoltre la polizza potrà essere estesa alla copertura dei costi di rimozione e distruzione dei capi morti ai sensi dei punti C.28 e seguenti dei già richiamati "Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato per i test TSE, i capi morti ed i rifiuti dei macelli", come previsto dall'emendamento proposto per l'articolo 4, comma 1, lettera b) della legge regionale, applicativo al punto C.29 dei suddetti orientamenti. Si precisa che l'estensione della polizza a quest'ultimo caso potrà essere attivata solo in alternativa all'erogazione dei contributi annuali per lo smaltimento dei capi morti, in modo da evitare una compensazione eccessiva e qualora la Regione ritenga più conveniente operare con questo tipo di intervento a parità di servizio reso agli allevatori.
I danni assicurabili sono tutti quelli riferibili alle ipizoozie presenti nella lista A dell'OIE (Organizzazione Internazionale delle Epizoozie), per le quali è previsto lo stamping out (abbattimento obbligatorio).
Pertanto, in caso di: epizoozie l'aiuto del pagamento dei premi di assicurazione sarà finalizzato alla stipula di un'assicurazione che dovrà coprire i danni da fermo aziendale e i costi dello smaltimento degli animali oggetto di stamping out. Il rimborso secondo il valore di mercato degli animali morti non avviene tramite la presente legge bensì in ottemperanza alla legge n. 218/1998 (relativa a misure per la lotta contro l'afta epizootica ed altre malattie epizootiche degli animali) ed al relativo regolamento di attuazione, approvato con decreto interministeriale n. 298/1989 calamità naturali e altri eventi eccezionali: l'aiuto di pagamento dei premi di assicurazione sarà finalizzato alla stipula di un'assicurazione che dovrà coprire il valore economico degli animali morti, i danni da fermo aziendale ed i costi dello smaltimento degli animali morti capi morti in azienda (per tutte le cause diverse da epozoozie calamità naturali ed eventi eccezionali): con l'estensione della polizza per la copertura dei costi di raccolta e smaltimento dei capi morti si coprono di fatto tutti i rischi di perdita di capi in allevamento.
Nel contempo si precisa che per "danno da fermo aziendale" si intende quello derivante da mancata produzione conseguente all'evento (epizoozia o calamità naturale). La valutazione verrà effettuata considerando il periodo di fermo azienda e conteggiando la mancata produzione sulla base della produttività media di settore per il prezzo medio di mercato nella produzione realizzata nell'ultimo anno.
L'articolo 3 del presente disegno di legge sopprime interamente l'articolo 5, comma 3, lettera c) della legge regionale, in quanto è ormai venuta meno la necessità di intervento, emersa nel pieno della crisi BSE sugli impianti ed attrezzature necessarie ad assicurare l'eliminazione dei rifiuti di origine animale.
Di conseguenza, con l'articolo 4 del disegno di legge viene abrogato il comma 6 dell'articolo 8 della legge regionale, dove era indicata la previsione di spesa per l'intervento su indicato.
Infine l'articolo 5 del provvedimento in esame introduce la clausola sospensiva per l'erogazione degli aiuti previsti.
In merito all'indennità integrativa a favore dei soggetti che assicurano la distruzione e lo stoccaggio dei materiali e delle farine animali a rischio specifico BSE e ad altro rischio (articolo 5, comma 4 della legge regionale, come novellato dall'articolo 3 del disegno di legge), la Regione si impegna a non attuare la misura nell'ambito dell'aiuto in esame - in attesa della decisione definitiva della commissione UE sulle disposizioni nazionali di riferimento per la misura in questione ( legge n. 49/2001, aiuto n. 113/B/2001) - ed a notificarla successivamente.
Considerata la finalità del presente provvedimento di mero adeguamento della legge regionale n. 11/2001 alla recente normativa comunitaria, con l'intento di pervenire alla sua applicazione nel tempo più breve possibile anche in considerazione dell'importanza che tale legge riveste per il settore della zootecnia piemontese, e tenuto conto dell'approfondimento esame di cui il disegno di legge è stato oggetto da parte delle Commissioni consiliari III e V riunite in sede congiunte, se ne chiede una rapida approvazione da parte dell'Aula consiliare.
Come non sottolineare l'importanza di questo provvedimento che, come si può evincere dalla relazione, è datato 2001. Il provvedimento fu discusso in Consiglio regionale proprio nel momento in cui era in atto una crisi che ha colpito anche la nostra regione, per i riflessi che ha portato la BSE anche nel nostro paese. Giungiamo alla discussione della modifica a seguito delle indicazioni dell'Unione europea, ancora in tempo utile per affrontare un problema che è ancora grave per la regione e che pensiamo con il Consorzio possa risolversi o comunque attutirsi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Si tratta, per certi versi, di un provvedimento di importanza contenuta trattandosi di un adeguamento ad alcune prescrizioni della Comunità di un più consistente provvedimento che avevamo avuto la cortezza di adottare lo scorso anno per fronteggiare, con misure di profilassi, di sostegno economico e di normativa sia amministrativa che sanitaria, il problema della BSE con tutte le conseguenze che stava producendo sia sul nostro sistema di allevamenti, sia sulla situazione della salute delle persone.
La situazione BSE, in qualche maniera, è stata oggetto di una serie di misure che si possono considerare, nel breve termine, adeguate considerato che l'infezione è stata, per il momento, estirpata. "Estirpata" mi sembra un'espressione troppo ottimistica. Sicuramente è stata attenuata per quanto riguarda gli elementi di diffusione che avevano assunto una dimensione esponenziale.
In questo momento, non c'è attenzione e neanche interesse, escluso anche l'Assessore, quindi, diventa un elemento che rimane agli atti, ma gli atti hanno diritto di avere qualche annotazione del passaggio di questa discussione.
L'origine della BSE sembra sia stata segnalata nel territorio inglese nel quale esiste una situazione di relativa concentrazione di allevamenti soprattutto, di utilizzazione di derivati animali. A quanto mi risulta questo avviene molto meno nel territorio francese che utilizza il doppio della superficie rispetto a quella italiana per un patrimonio zootecnico che è sicuramente importante, è il più importante d'Europa, ma ha la possibilità di usufruire di un sistema di allevamento che sviluppa meno i rischi dell'allevamento di tipo intensivo.
Le misure adottate l'anno scorso, da questo punto di vista probabilmente, sono state nel breve tempo utili, ma noi in Piemonte avevamo anche altre misure di contenimento che riguardavano l'atteggiamento. La nostra Giunta regionale, forse per una tradizione che, indubbiamente precede l'attuale gestione dell'Assessorato, ha trovato le adeguate conferme. Noi abbiamo avuto un atteggiamento severo per quanto riguarda la sanità animale, che, nel tempo, ci ha consentito di estirpare la tubercolosi bovina e, quasi, la brucellosi. Sono interventi costosi per la comunità, perché le nostre misure di profilassi prevedono l'abbattimento dell'intero allevamento su ordine del veterinario regionale; ciò può voler dire abbattere 100-150 capi per estirpare un caso di tubercolosi recidivante o di brucellosi. Questo meccanismo ha funzionato perché è previsto un indennizzo, senza il quale, ovviamente, non è possibile smaltire le carcasse, che non dico rimarrebbero a cielo aperto, ma sarebbero gestite mediante smaltimenti di fortuna, perché il costo dello smaltimento di una carcassa animale è di 500 mila lire. Oltre al danno emergente e al lucro cessante, c'è anche il costo e l'allevatore che non fosse indennizzato, evidentemente, cercherebbe di contenere il danno risparmiando non tanto sulle esequie, non si tratta di questo, lì non esiste la modalità non speculativa, ma sul costo vero dello smaltimento della carcassa.
Ovviamente, abbiamo una serie di problemi non ancora risolti. Nella zona di maggiore concentrazione degli allevamenti abbiamo il più grande centro di lavorazione, essiccamento e trasformazione dell'animale in farina o in prodotti in qualche maniera combustibili, invece, per quanto riguarda i sistemi di combustione abbiamo soltanto il forno torinese della Sardinia che rappresenta sicuramente un impianto improprio. Lo dico per i colleghi che si occupano di questo settore dal punto di vista ambientale: l'impianto della Sardinia è a Torino perché lì era collocato il grande centro di macellazione collegato con i sistemi della zona di consumo delle carni.
Ora, ovviamente, si deve prevedere che i centri di smaltimento delle carcasse e dei resti siano collocati in zone dove è organizzato l'allevamento, proprio per evitare anche una circolazione complessa dal punto di vista sanitario.
La proverbiale severità assunta dagli Assessorati alla sanità e all'agricoltura, nel tempo, perché le competenze sono transitate tra i due Assessorati, e le tempestive misure assunte lo scorso anno per fronteggiare l'encefalopatia spongiforme bovina con rischio di propagazione alla sfera umana ci hanno consentito di avere quanto meno una risposta utile da parte del sistema degli allevamenti, che hanno considerato le misure adottate dalla Regione tali da poter assecondare un progetto di convergenza e di cooperazione.
Vorremo avere dall'Assessore, magari in un'altra sede o anche in questa, se ritiene, un minimo di rendiconto su qual è stato l'esito e su quali sono stati gli investimenti, ritengo non particolarmente esosi per quanto ci riguarda. Certamente, si deve intervenire per rimuovere le cause di infezione, anche altre cause patogene dimostrano che quella è l'unica maniera possibile per fermare la propagazione di una patologia diffusiva a rischio.
C'è un punto sul quale voglio svolgere qualche osservazione di non piena condivisione relativamente all'idea, soprattutto sostenuta dalla Comunità Europea, del sistema delle assicurazioni private; le assicurazioni sono sempre private, un contratto di assicurazione è un contratto di natura privatistica. Dico questo non perché abbiamo elementi di pregiudizio o di prevenzione rispetto al sistema dell'assicurazione, ma in quanto il sistema dell'assicurazione, in qualche maniera, espone il percorso e il processo ad una eventuale evoluzione non controllata per quanto riguarda il sistema degli assetti. Ne parleremo dopo a proposito della grandine, se vogliamo controllare i danni ci si deve tutelare con le reti antigrandine, non basta assicurarsi.
Anche qui, se vogliamo che i fenomeni siano sufficientemente tassativamente, tempestivamente ed efficacemente controllati, si deve evitare di intervenire soltanto nel momento successivo l'indennizzo.
In più, l'assicurazione ha un elemento intrinseco problematico, nel senso che, in un primo tempo, gli interessi sono tutti per l'evoluzione del sistema, più c'è danno, più le assicurazioni assicurano, più i premi aumentano. Quindi, questo contemporaneo aumento del danno, che diventa un motore del meccanismo economico di affermazione del sistema delle assicurazioni, ha un qualche cosa di antitetico rispetto all'interesse generale.
Lo dico, Assessore, perché è storicamente così. Quando non pensavamo di utilizzare dei sistemi diversi per la produzione delle culture arboree siamo andati avanti con le assicurazioni, finché, adesso, costano il 30 del prezzo del prodotto, che non si può più assicurare. Anche le assicurazioni sono andate oltre la soglia della convenienza, così come i coltivatori sono andati oltre la soglia della sostenibilità. Il sistema regionale si rende conto che quella roba lì funziona se i rischi hanno un carattere statisticamente contenuto, non se diventa un sistema di tutela rispetto ad una procedura produttiva o ad un meccanismo aziendale. D'altra parte, chi conosce i sistemi delle imprese sa benissimo che tutte le imprese possono anche assicurarsi, ma nessuna affida il rischio di impresa se non per alcuni fenomeni del tutto imprevedibili, a meccanismi assicurativi; mi pare che sia assolutamente corretto che ciò avvenga.
Assessore, qui c'è un po' troppo rimando alle assicurazioni. E' una misura di tipo comunitario, noi abbiamo utilizzato altri sistemi. Ci è costato molto meno pagare gli allevatori che abbattessero tutto il loro patrimonio bovino, per estirpare un rischio di brucellosi o di tubercolosi piuttosto che pagare un'assicurazione che li indennizzasse, perché nessuna assicurazione avrebbe pagato danni così ingenti. Oggi, non avremmo la sicurezza alimentare, la sicurezza zootecnica e la solidità del nostro patrimonio bovino se non avessimo fatto così, come indicato dalle professionalità presenti nei nostri Assessorati.
Detto questo, è chiaro che non abbiamo obiezioni ad approvare un adattamento di questa normativa che in sé si sta rivelando utile.
Cogliamo l'occasione per sottolineare e per richiamare il fatto che eravamo stati tra i promotori, avendo molti di noi, per le nostre provenienze territoriali, un immediato coinvolgimento territoriale sulle problematiche. Raccomandiamo una migliore selezione rispetto al rischio di dover intervenire troppo con il metodo delle assicurazioni, che si chiama metodo passivo e non metodo attivo.
Già la parola stessa ha qualche elemento riduttivo, e può essere una misura troppo limitata e circoscritta rispetto alla dimensione dell'economia che è in gioco. Chiudo ricordando che la zootecnia rappresenta qualcosa come il 30-40% dell'economia agricola dell'intero Piemonte, e quindi il termine di reddito occupazionale è portante rispetto all'intera economia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. Mi rivolgo in particolare al collega Bolla che ci ricordava l'importanza di questo provvedimento. Probabilmente ha sbagliato interlocutori. Gli interlocutori privilegiati erano quelli a cui prima fuori microfono ho voluto fare riferimento.
Mi sembra strano che un provvedimento così importante sia discusso oggi, con un'assenza quasi macroscopica della maggioranza, che su questi provvedimenti, in questi anni, ha fatto anche parecchia pubblicità a livello locale. Vedo l'ala liberale di Forza Italia molto attenta! La faccio come battuta, non per fare il primo della classe, ma perch obiettivamente su questo provvedimento avevamo avuto parecchie occasioni di discussione.
Ricordo le discussioni avute in Commissione, quando, sicuramente in modo inadeguato ed anche un po' approssimativo, a nome del mio gruppo avevo fatto presenti gli aspetti critici di quel provvedimento che si andava a votare bipartisan con la proposizione Toselli-Riba, che cercava d'intervenire in modo immediato per il tempo, ma con dei problemi e con dei vincoli che già apparivano, anche ad una lettura non esperta come la mia, da risolvere, e che quel provvedimento non risolveva, perché andava ad incidere su una normativa europea non chiara, in un territorio e in un campo minato, in cui si concentravano aiuti nazionali, aiuti regionali e le direttive europee. Quindi, sicuramente saremmo ritornati su questo argomento.
Oggi ci ritorniamo, a due anni di distanza, con un provvedimento che puntualmente ratifica tutte le indicazioni che gli orientamenti europei ci hanno indicato di cambiare con grande puntualità. Sappiamo, perché in Commissione l'Assessore l'ha detto più volte, che anche il procedimento italiano e il procedimento piemontese ha contribuito a definire quegli orientamenti.
Ne siamo contenti, soprattutto per il fatto che arriviamo ad una modifica, a due anni di distanza dall'approvazione, abbastanza consistente dell'impianto della legge n. 11 del 25/05/2001.
Su quella legge il mio gruppo aveva scelto di non votare e di uscire dall'aula, proprio per sancire quei problemi che, a nostro avviso, erano già insiti nel testo. Oggi, a due anni di distanza, annuncio invece un atteggiamento diverso.
Noi voteremo questo provvedimento, lo voteremo perché in qualche modo ratifica un inserimento in un quadro europeo, che è sicuramente ancora problematico, ma almeno con gli orientamenti che a dicembre 2002 l'Unione Europea si è data e ci ha dato, rientriamo in un quadro più definito.
Certo, le cose che ricordava il collega Riba sono importanti e sono anche interessanti come elemento di discussione, soprattutto il problema del rapporto con le assicurazioni, un meccanismo che non sempre e non necessariamente è virtuoso.
Questo è un campanello d'allarme che molto opportunamente il Vicepresidende Riba ci ha riportato e sul quale ci chiesto di riflettere.
Ma anche l'altro aspetto dell'inceneritore, dell'unico inceneritore pubblico della Sardinia di Torino, è un elemento non così trascurabile Assessore, nel senso che forse si poteva approfittare del provvedimento per dire qualcosa o per prendere degli impegni rispetto all'inceneritore.
Obiettivamente diventa anacronistica la presenza di un inceneritore unico e, dal punto di vista della quantità - spero non della qualità inadeguato rispetto alle nuove esigenze del momento. E poi rimane il fatto che sul territorio ci sono solo più i cementifici che ci aiutano. Questo era un aspetto da valutare in questa sede.
Ribadisco comunque il favore con cui il gruppo Radicale accoglie il provvedimento, che così viene modificato, grazie soprattutto agli orientamenti europei. Se è vero come è vero, come dice l'Assessore Cavallera, che il provvedimento regionale ha avuto un iter travagliato e, a nostro avviso, anche non soddisfacente - provvedimento che aveva soprattutto una valenza d'intervento immediato, forse anche in modo propagandistico, per dire che la Regione c'è, senza capire quale poteva essere il ruolo gestito dalla Regione stessa - adesso arriviamo a due anni di distanza ad una modifica, che riconduce a un quadro generale.
Quindi, noi lo vediamo con favore e lo voteremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Indubbiamente l'anno scolastico è terminato e quindi ci sono ampi spazi vuoti nella maggioranza. Io non so se arriveremo...



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Il mio Segretario regionale può riempire ampio spazio della maggioranza. Venendo all'argomento, aldilà dell'anno scolastico, della ricreazione e delle vacanze, mi ricollego a quanto detto dal collega Mellano.
Ogni tanto mi tocca anche essere d'accordo con i colleghi radicali! Si vede che anche quando sono d'accordo, è talmente forte la resistenza che non me ne rendo conto. Volevo fare notare la particolarità - accennata anche dal collega Riba - del numero dei capi presenti nella nostra Regione che sono diverse centinaia di migliaia.
E' una percentuale importante, se non sbaglio siamo intorno al 60%.
Sempre se ricordo bene, ma non cambia la sostanza del ragionamento, circa il 60% del numero complessivo dei capi ovini (quindi, intorno a mezzo milione di capi) sono allevati dalla Provincia di Cuneo. Questa è una grande risorsa per la Regione, oltre che per la Provincia e per i Comuni per gli allevamenti e per tutti gli operatori che operano nel settore. E' un grande impulso all'economia della Regione e del Paese.
Noi però ci troviamo di fronte all'unico impianto per lo smaltimento delle carcasse animali, che ha sede nella Provincia di Torino, e mi riferisco evidentemente all'unico impianto pubblico. E' vero che forse non è quello più indicato, perché ha come obiettivo la costituzione del Consorzio per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti di origine animale però l'unico impianto ha sede in Provincia di Torino - ribadisco, l'unico impianto pubblico. Pertanto sottolineo quanto espresso dal Vicepresidente Riba e dal Consigliere Mellano: questo è un problema.
Non ho trovato sufficiente sensibilità nei colleghi, in particolare in quelli che si sono occupati del provvedimento che arriva, seppure importante, con grande ritardo dalla sua presentazione.
vero che alcune parti vengono smaltite nei cementifici - il che vuol dire un cementificio in Piemonte, in provincia di Cuneo - ma va da sé che non tutte le carcasse animali possono essere smaltite nei cementifici. Ci vuol dire che rispetto ad alcune problematiche, non tutte le carcasse animali, sia affette da BSE sia affette da altri casi scoppiati in vari Paesi, possono essere smaltite nei cementifici.
Tutto, quindi, ci riporta all'unico impianto di smaltimento o incenerimento che è la Sardinia, nella zona nord di Torino, nelle basse di Stura (una zona dove poter trascorrere tranquille e amene vacanze).
Termino il mio intervento con una richiesta di impegno, da parte dei colleghi, ad affrontare, con un provvedimento o con una proposta, la costituzione di un impianto di smaltimento nella provincia di Cuneo. In mancanza di una tale disponibilità presenteremo, insieme ad altri colleghi un provvedimento ad hoc sul tema, in quanto ritengo che una provincia importante come quella di Cuneo dia un grande contributo alla Regione Piemonte con circa mezzo milione di capi (la cui mortalità fisiologica è dell'1% e a questo è legato il problema esposto dal Vicepresidente Riba sulla parte assicurativa). Occorre, quindi, affrontare il ciclo completo dalla nascita alla morte (e anche allo smaltimento) perché non si può solo avere i benefici e scaricare su altre zone le problematiche connesse.
Si tratta di un problema - e mi rivolgo all'Assessore competente - da affrontare senza indugio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie Presidente.
Come Gruppo Lega Nord siamo favorevoli al disegno di legge.
Ricordo che circa sei mesi fa avevamo sollecitato l'Assessore competente con un'interrogazione, avendo ricevuto, da più parti segnalazioni di allevatori disperati per gli altissimi costi che dovevano sopportare per lo smaltimento delle carcasse animali: si partiva da un minimo di duecento euro a capo a salire, ovviamente a seconda del peso dell'animale da smaltire all'incenerimento.
Ritengo che sia fondamentale andare incontro a settori in crisi, come quello dell'allevamento e dell'agricoltura. Questo disegno di legge ottemperare a tutte le richieste che avevamo sollecitato e, quindi, va incontro agli allevatori. Questo consorzio sarà poi aiutato direttamente dalla Regione, sia per lo smaltimento delle carcasse animali sia per quanto riguarda una copertura assicurata, finanziata in parte dalla Regione, che permetterà e agli allevatori e agli agricoltori di essere coperti, nel caso in cui decidessero di aderire alla proposta, anche per danni causati dalla mancata produzione dell'allevamento, dai danni che possono colpire le colture agricole e sul danno vero e proprio dell'animale morto in azienda.
Per un animale morto in azienda, che oggi è esclusivamente un costo diretto, lo smaltimento diventa un costo minore e si ha la possibilità aderendo alla convenzione, di poter avere un riconoscimento economico per l'animale che si è dovuto abbattere per eventi eccezionali.
Il territorio piemontese vede ancora una buona parte della sua economia legata al comparto agricolo e all'allevamento (non parlo solo del cuneese ma anche dell'alessandrino e di altre realtà, come possono essere l'astigiano o il novarese).
necessario che questa legge venga essere approvata e resa operativa al più presto e che la Giunta regionale si assuma l'impegno ad applicarla velocemente, dandone adeguata informazione a tutte le categorie interessate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Il disegno di legge affronta problematiche ben presenti nella zootecnia piemontese. Non è contestabile il fatto che i costi per lo smaltimento di animali morti siano così rilevanti; ma è necessario, tuttavia, esprimere considerazioni generali sul tipo di legge e sul come si inserisce nella zootecnia piemontese (con i riferimenti e le conoscenza che abbiamo).
Questo disegno di legge si configura di nuovo come quei tanti testi che abbiamo in campo agricolo, che utilizzano il metodo "dell'aiuto a pioggia".
Per tale metodo si intende affrontare, nel calderone, un problema complesso, costoso e delicato come la morte di un animale e dei danni che ne derivano e, allo stesso modo, mettere insieme grandi strutture di allevamento intensivo che vivono solo sull'allevamento, comprando materie prime necessarie e facendo "giochetti", nel senso che si affittano pascoli in montagna per far vedere che si ha una superficie più estesa e ottenere un maggiore contributo dall'Unione europea, per quanto riguarda i premi dell'allevamento per l'ingrasso.
Questi sono esattamente equiparati a quei piccoli allevatori per i quali la perdita di un capo è ben più grave di quella per chi ne ha cinquecento- mille- duemila o tremila.
Vi è anche da dire che oggi, come è già stato ricordato, abbiamo molta fretta; l'Aula è semivuota, eppure siamo in presenza di un fenomeno che ci conferma che la BSE è in fase di contenimento, in fase calante e quindi sarebbe stato ben più importante affrontare questo provvedimento due anni fa, quando abbiamo avuto il picco in Piemonte di problemi legati alla BSE.
Di fatto, questo disegno di legge, allarga gli interventi che si prevedono, quindi non solo interventi nei casi che riguardano la TSE o la BSE, ma anche interventi per i capi di bestiame morti e per i rifiuti dei macelli.
Il concetto dei rifiuti dei macelli è particolarmente interessante perché questo dovrebbe rientrare nel rischio di impresa. E' da quando sono nati che i macelli provvedono alla macellazione e allo smaltimento dei rifiuti. Non credo che con questa legge noi, per la parte relativa ai rifiuti dei macelli, andremo ad aiutare gli agricoltori, soprattutto i piccoli agricoltori. Non credo che il costo della macellazione diminuirà anzi, in questo modo noi daremo un premio ai macellatori. Prevedere un contributo per l'asportazione dei rifiuti dei macelli, vuol dire aiutare un'impresa. Per carità, è più che giusto, se si decide di fare così, lo si faccia, però non credo che in questo modo daremo un aiuto ai contadini tanto meno ai piccoli contadini che sono quelli in via di diminuzione.
Questo tipo di legge non ragiona sull'evoluzione a cui stiamo assistendo in agricoltura e in zootecnia, l'Assessore lo sa bene; anche i dati che ci presenta di anno in anno, dimostrano che le piccole aziende chiudono, che abbiamo un cambiamento sul territorio in quanto diminuisce il numero delle aziende e aumenta sia la superficie agricola che il numero degli animali allevati a seconda se parliamo di agricoltura o di zootecnia.
Ciò significa che le piccole imprese sono in crisi: noi, tranquillamente assistiamo a questo fatto e non facciamo nulla che si occupi di questa evoluzione. Qualsiasi tipo di legge predisponiamo, come potrebbe essere questa, non ci passa il pensiero di vedere se sia possibile inserire dei sistemi che possano aiutare quella parte della zootecnia maggiormente in crisi. E' chiaro che le aziende piccole stanno vivendo una grossa crisi, la prova è che tutti gli anni abbiamo una diminuzione di aziende.
Quando affrontiamo il discorso non pensiamo all'evoluzione generale della zootecnia verso cui andiamo, non facendo una scelta per una zootecnia di maggior qualità, ma mettendo tutto assieme (la zootecnia di quantità la zootecnia intensiva aiutata ed equiparata a qualsiasi altro tipo di allevamento), non ci permette di vedere i problemi che si stanno evidenziando.
Voglio ricordare all'Assessore e ai Consiglieri, che solo pochi giorni fa è uscito una notizia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui il 30-40% di tutti i tumori, potrebbero essere evitati con una buona dieta che limiti fortemente il consumo di proteine animali.Cosa potrebbe indurci a pensare questa notizia? Ognuno la può interpretare come vuole l'Organizzazione Mondiale della Sanità non è l'ultima delle organizzazioni ma l'allarme lanciato dall'Organizzazione potrebbe essere un invito per indirizzarci verso un tipo di zootecnia che non guardi solo più alla quantità e agli enormi bisogni produttivi - che non coprono neanche il fabbisogno perché sappiamo che l'Italia è costretta ad importare metà della carne che consumiamo. Farò omaggio a tutti i Consiglieri di una copia di questa notizia, ma vorrei che, in base a queste segnalazioni incominciassimo a ragionare sul problema, ed è qui che deve intervenire la politica per dettare le linee, per passare da una produzione di quantità ad una produzione di qualità. Nessuno sostiene di adottare soluzioni estreme semplicemente si tratta di passare dal privilegiare la quantità produttiva alla qualità.
Anche una legge di questo tipo potrebbe inserirsi in un discorso qualitativo anziché quantitativo, tuttavia continuo a non vedere in questa regione la presa d'atto di coscienza della necessità di cominciare almeno a ragionare su quali strade imbocchiamo. Va bene così, non è che le cose per forza debbono andare come ognuno di noi la pensa, mi limito semplicemente a segnalare il fatto che tutte le scelte che si fanno tengono poco in considerazione la globalità delle problematiche collegate al settore agro zootecnico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Non è il caso di ripetere un dibattito che, per altro, abbiamo già affrontato un anno fa e abbiamo anche ripetuto in Commissione. Rimane il problema, Assessore, al quale, francamente speravamo potesse dare risposta essendo passato, nel frattempo, un anno e mezzo.
Che questo sia un provvedimento necessario, corretto, che tiene conto di una serie di necessità e poi di una modifica che introduce principi di minimis e quindi il contributo c'è inizialmente, poi viene stoppato, ecc.
nel merito, va bene, lo comprendiamo, è necessario. Il problema è che non è stata trovata alcuna risposta per l'impianto pubblico della Sardinia esistente in Torino. Non troviamoci nell'esasperazione opposta che è quella di dire "realizziamo inceneritori a go go da tutte le parti", perché non esiste, ma il non aver trovato alcuna risposta in merito, è un problema serio che noi abbiamo, a fronte di un numero di capi che insiste sulla realtà cuneese.
Allora l'Assessore con un ordine del giorno, con un impegno formale che non sia il teorico impegno di un anno e mezzo fa, individui una soluzione. Le ricordo, Assessore Cavallera, che, in occasione del dibattito precedente, la Giunta si impegnò a trovare una soluzione.
Qual è la soluzione? La soluzione non può essere altra che la chiusura o il trasferimento di quell'impianto, mi riferisco alla Sardinia. E' un problema serio, in primo luogo, perché, ormai, a queste condizioni, non ha più senso che esista e, in secondo luogo, perché comporta un danno serio, e lei lo sa, considerati anche i condivisibili principi ispiratori di questo provvedimento, che sono comunque leggibili nell'alveo della salute e dell'ambiente. Il problema qual è? Alla Sardinia si brucia il talquale. Lo sappiamo tutti: si spara direttamente in atmosfera su una popolazione presente vicinissima all'impianto in un contesto di area, che è una delle aree di primaria importanza, così come segnalato dallo stesso Assessorato all'ambiente - è l'altra sua delega - quindi, da bonificare. Parliamo sempre dello stesso territorio. La cosa che fortemente ci imbarazza è la seguente: questo provvedimento necessario continua a citare nella sua narrativa un problema esistente, lo si rimanda a quando e a come.
Assessore, considerata la sua delega all'ambiente, peraltro, portata avanti con autorevolezza e anche con buoni risultati, e avendo anche la delega ai rifiuti, legge che qui ha visto un dibattito attivo, ma anche assolutamente utile e costruttivo, si renda protagonista di una proposta che ponga una conclusione ad un problema serio per la salute dei torinesi e che tenga conto di questa novità. Trovi la formula, ci dica adesso nella replica se si tratta di un ordine del giorno o di un impegno nei 180 giorni entro i quali la Giunta regionale provvederà a definire il regolamento applicativo di questa disposizione, individuiamo una soluzione, trovi lei il correttivo che ritiene più opportuno. Ritrovandoci a distanza di un anno su questo provvedimento, non è possibile non dare alcun tipo di risposta, a fronte di un 60-70% di capi presenti nella Provincia di Cuneo e che necessariamente, affrontiamo in questo modo. Questo provvedimento è giusto ma non può continuare a non tener conto di quest'altra necessità, che non è la cenerentola di nessuno, è una necessità reale.
Ripeto: quello è un impianto dove si brucia il talquale, non è accettabile né per le leggi vigenti emanate da questa Regione sull'ambiente, né per quelle emanate da questa Regione sulla sanità, n tanto meno è conforme a questo provvedimento.
Attendiamo delle risposte sulla base delle quali valuteremo in da farsi nel merito, anche come espressione di voto.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Prima di tutto, dobbiamo considerare che, in questo periodo, nel quale si è discussa insieme all'Unione Europea l'approvazione definitiva di questo provvedimento, non è che non si sia fatto nulla. A livello nazionale sono stati emanati due decreti legge, poi convertiti in legge, che hanno recato in tutto il Paese dei provvedimenti, che sono stati ampiamente utilizzati anche in Piemonte, anche con il nostro intervento straordinario ai sensi delle leggi vigenti in materia di sanità e sanità veterinaria proprio per gli abbattimenti laddove erano necessari.
Il sistema di smaltimento instaurato post BSE, soprattutto nei due anni passati, adesso in fase di assestamento sotto un altro profilo, è sostanzialmente basato su due impianti in Provincia di Cuneo; uno di questi impianti è la Improma, che effettua la trasformazione in farine animali.
Improvvisamente, gli scarti di macellazione e i capi che dovevano essere abbattuti sono diventati un rifiuto, mentre prima era possibile trasformarli, a determinate condizioni, in farine animali, che avevano un loro mercato.
Con la predisposizione del cementificio di Robilante a ricevere le farine animali abbiamo quasi azzerato quanto prodotto, tanto che oggi ci si pone la domanda se vi sarà ancora farina animale sufficiente per alimentare tale cementificio; sotto questo profilo, nei giorni scorsi, si è svolto un incontro tecnico. E' chiaro che qui parliamo di imprese ed essendo il cementificio un'impresa, fa parte di un gruppo multinazionale, chiedeva nei prossimi anni cosa prevedevamo potesse avvenire.
Questa è la situazione in essere. Personalmente, non escludo anche che ci possa essere nella nostra Regione un'iniziativa (né in Provincia di Cuneo né in Provincia di Torino) che possa portare alla realizzazione di un inceneritore dedicato per il circuito dei capi morti e per il circuito degli scarti di macellazione. Gli impianti di macellazione si stanno concentrando ed è chiaro che nelle vicinanze di questi grossi complessi si induce anche la possibilità o la necessità di avere impianti di smaltimento.
L'impianto Sardinia a cui prima si faceva riferimento è un impianto prettamente sanitario, assolve l'obbligo di incenerire proprio perché ci sono regole sanitarie di quel tipo e, naturalmente, ha le autorizzazioni che sono state date dalla sanità e dalla Provincia. In prospettiva futura penso che non si possa escludere anche un assestamento sotto altro profilo del circuito di trattamento di smaltimento delle carcasse o dei materiali provenienti dalla macellazione che devono subire questo trattamento.
Adesso, più che fare un ordine del giorno, per il quale qualcuno potrebbe dire che non si nega a nessuno e potrebbe anche costituire una facile scappatoia, proporrei una soluzione un po' più impegnativa: svolgere magari un'audizione in V Commissione con la Sardinia, l'ASL competente, la Direzione Sanità Pubblica della Regione e, magari, la Provincia, per farci un'idea di com'è la situazione attuale. Naturalmente, non mi riferisco all'universo dei problemi che ci sono da quelle parti, altrimenti impiegheremmo troppo tempo e abbiamo tante discussioni da svolgere. Se è necessario, si discute di tutto, non sono io il Presidente della Commissione, però, mi permetto di suggerire, se siamo d'accordo, di organizzare un incontro di questo tipo.
Per quanto riguarda le altre soluzioni, siamo riusciti a indurre l'Unione europea a cambiare orientamento. Come mi ricordavano i funzionari per 11-12 anni, abbiamo avuto un'autorizzazione per la soluzione dello smaltimento assistito, se così vogliamo definirlo, che non vuol dire solamente assistito dal lato finanziario, si riferisce ai servizi a questo complesso di imprese zootecniche e di trasformazione dei prodotti zootecnici. E' giusto che queste imprese abbiano nella nostra Regione i servizi necessari, che possono essere innescati anche grazie ad una programmazione delle iniziative che la parte pubblica mette in essere ferme restando la gestione privata e l'internalizzazione dei costi nella filiera stessa. E' chiaro che un conto è prevedere un decreto legge che per un anno dà dei contributi per lo smaltimento, a causa di una situazione di crisi improvvisa, ma non è giusto che alla lunga ci debbano essere dei finanziamenti che discriminano una filiera piuttosto che un'altra, al di fuori di una situazione di emergenza. Oggi possiamo considerarla una bufera passata.
La zootecnia da carne si è ripresa, la razza piemontese va a ruba ed ha grosse chance sul mercato. La zootecnia da latte ha una serie di problemi ancora legati a tutte le vicende che si sono presentate. A mio avviso per intravvedo un futuro migliore. In questo quadro raccogliamo anche la sollecitazione del Vice Presidente Riba, nel senso di avere un pacchetto di interventi equilibrati e non distorcenti.
Questo è quanto brevemente ritenevo opportuno dire, in replica ai colleghi che ringrazio, perché in linea di massima vi è stata una sostanziale condivisione del problema, a parte le considerazioni del collega Moriconi che mi sembra siano state un po' troppo pessimiste. Io non le condivido.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 3, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico dell'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 5.1) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera: L'articolo 5 è soppresso.
Non essendoci interventi, indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1) Il Consiglio approva.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Toselli, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Intervengo per dichiarazione di voto e per esprimere la soddisfazione del gruppo e mia personale rispetto all'approvazione del disegno di legge n. 513, presentato dalla Giunta regionale il 20 marzo 2003, che ha fatto propri i due progetti di legge preparati nel corso del 2001 dal gruppo Democratici di Sinistra e dal gruppo consiliare di Forza Italia.
L'obiettivo non era soltanto relativo alla necessità d'intervenire per alleviare la spesa economica che gli allevatori dovevano e devono sostenere per smaltire una carcassa animale, ma era più ampio, cioè comprendere come essere di aiuto alla zootecnia intera, coinvolgendo l'intera filiera.Si decise quindi di prevedere un consorzio.
Oggi siamo arrivati, dopo un lavoro estenuante, che ha visto protagonisti diversi Consiglieri, ad un testo condiviso da tutti, testo che è oggi all'approvazione. Credo che un merito, se è da dare a qualcuno, è soprattutto da dare agli uffici dell'Assessorato regionale all'agricoltura perché hanno lavorato alacremente nei confronti della Comunità Europea, al fine di trovare le soluzioni necessarie per far sì che la Comunità stessa permettesse l'approvazione, che avviene in data odierna, in Consiglio regionale, del disegno di legge n. 513.
Quindi, il gruppo Forza Italia con soddisfazione voterà favorevolmente augurandosi che attraverso questa legge si possano prevedere quelle migliorie necessarie rispetto al settore della zootecnia che, talvolta sembra essere fortemente in crisi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Solo per esprimere a nome del gruppo, che al suo interno ha rappresentanze cuneesi, la piena soddisfazione del Gruppo per il raggiungimento dell'obiettivo.
E' stato un processo lungo, non per problemi di ritardi, ma perché la procedura da attivare è complessa; quando si passa tramite l'Unione europea si sa che ci possono essere lunghi tempi per giungere ad una definizione generale del provvedimento. Rimangono da fare, come ha già sottolineato l'Assessore, provvedimenti attuativi, ma che confidiamo verranno posti in essere con grande celerità.
chiaro che oggi parliamo di un provvedimento in un clima diverso da quello in cui era stato pensato, perché allora si viveva veramente un momento di grande emergenza, ma il provvedimento mantiene comunque tutte le sue potenzialità e siamo sicuri che le categorie, in particolare gli allevatori, sapranno cogliere l'importanza di questo impegno.



PRESIDENTE

Interviene il Vicepresidente Riba in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Sembra che oggi abbiamo scontato qualche elemento di assenza e di inevitabile distrazione, dopo la concentrazione tenuta per molte sedute su altro argomento, meno tacciabile di avere una sua specificità cuneese anche se ricordo che Cuneo e Torino hanno il 70% della zootecnia regionale (Cuneo il 40% , Torino il 30%) e poi segue Alessandria ed altre realtà con posizioni minori.
Seconda annotazione. Oggi non abbiamo approvato il provvedimento per lo smaltimento delle carcasse o l'intervento per la BSE, perché era già stato lodevolmente attuato attraverso un lungo e tempestivo percorso più di un anno fa, ma abbiamo introdotto alcune clausole di adattamento del provvedimento alle norme richieste dalla Comunità europea. Nel frattempo possiamo positivamente prendere atto che le misure adottate e la rigorosità delle misure profilattiche adottate in Piemonte, anche sulla tubercolosi e sulla brucellosi, fanno sì che oggi abbiamo una zootecnia con segnali di ripresa che si traducono in termini di miglioramento della situazione di angoscia che ha, per lungo tempo, costretto in standby le sorti della nostra zootecnia.
Questo adattamento va preso per quello che è: una misura del tutto circoscritta. Abbiamo fatto presente come alcuni elementi di eccessivo rimando al sistema assicurativo vengano considerati elementi di relativa esposizione; questo perché assicurare vuol dire intervenire con misure di tipo passivo e non di tipo attivo, per rimuovere a monte il problema.
Prendiamo atto delle assicurazioni dell'Assessore e credo di poter considerare positivamente, anche a nome dei miei colleghi (soprattutto quelli dell'area Torinese che hanno molto insistito sul punto) il suo impegno ad affrontare il problema degli impianti di smaltimento esistenti a Torino.
Sappiamo bene che negli impianti si devono smaltire anche cani, gatti ed altre carcasse di animali casualmente morti, perché non esiste il cimitero per cani o gatti; per cui non vorrei che adesso, invertendo ed esagerando un po', dovessimo sottoporre le carcasse dei cani e dei gatti alla stessa normativa che utilizziamo per le carcasse di animali colpiti dalla BSE. Sarebbe, effettivamente, un eccesso di "giacobinismo" sanitario che non saremmo in grado di sostenere. È chiaro, però, che la zootecnia del Piemonte ha bisogno di impianti che trasformino in combustibile le carcasse degli animali.
Dopodiché, con questo impegno, voteremo a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Mellano; ne fa facoltà.



MELLANO Bruno

Intervengo per dire che il mio voto favorevole è proprio nell'illustrazione che, opportunamente, il collega Bolla ha voluto leggere.
Se si legge attentamente la motivazione per cui oggi siamo qua a votare il provvedimento (che giustamente il Vicepresidente Riba ha ricordato non essere "il provvedimento", perché il provvedimento è quello della legge n.
11 del 25 maggio 2001, ma siamo qui a fare opportune e necessarie modifiche), si noterà come gli orientamenti sono arrivati a fine dicembre del 2002, quando le indicazioni previste dal corpo delle norme dell'Unione europea per gli aiuti di Stato, già ci dicevano, ben prima del 2001, che questi provvedimenti non erano leciti e possibili.
Leggo un capoverso della proposta di deliberazione dell'illustrazione del Consigliere Botta: "Noi modifichiamo il comma 2 dell'articolo 5 della legge regionale perché, in osservanza del regolamento CEE del 2001, la Commissione non ritiene possibili questi aiuti, infatti non risulta possibile concedere, come previsto dalla legge regionale, aiuti per l'avviamento del consorzio su base degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo emanati nel 2000".
Gli orientamenti erano del 2000; diamo pure atto al lavoro degli Uffici e dell'Assessorato di avere modificato orientamenti che, molto probabilmente, non erano adeguati a rispondere ad un caso di emergenza come quelli legati alla BSE, ma qui - e mi riferisco in particolare ai colleghi dell'area liberale di Forza Italia - non stiamo discutendo di un contratto contrasto con la Regione, che è buona e vuole aiutare i produttori agricoli perché sono un'importante categoria dell'elettorato e della società, ma stiamo cercando di adattare una legge, che non ha nulla di liberale (perch gli aiuti di Stato non hanno nulla di liberale rispetto alle produzioni) ad una realtà che tenga conto del fatto che stiamo affrontando un'emergenza e che abbiamo dovuto affrontare una situazione specifica di crisi.
Ma attenzione ad argomentare - come ha fatto il Vicepresidente Toselli che siamo qui ad aiutare un importante settore. Non dobbiamo aiutare nessuno. L'economia di mercato non vuole dire aiutare i produttori perch sono amici e quelli che non sono amici non li aiutiamo perché meno importanti o perché socialmente hanno meno voce. Il Consiglio ha approvato ad unanimità, senza i voti del Gruppo dei Radicali, questo provvedimento che già conteneva, in sé, limiti e vincoli che gli orientamenti in essere già dicevano che non sarebbero stati ammessi dalla Comunità europea. Adesso verifichiamo e prendiamo atto che gli orientamenti della Comunità europea hanno tenuto conto che la crisi BSE era un caso unico, di eccezionale gravità a cui bisognava dare una risposta.
Come abbiamo già detto nel dibattito, improvvisamente una risorsa, una ricchezza, rappresentata dalle carcasse animali, diventa scarto, rifiuto assolutamente inutilizzabile, quindi una risorsa, una ricchezza, diventa costo. Questo cambiamento, questa improvvisa modificazione del mercato, ci ha imposto di intervenire, ma questo è l'eccezionalità del momento, non stiamo intervenendo per dare un ulteriore contributo ad un settore dell'agricoltura che muore di contributi.
Vi invito a ragionare in modo complesso su questo, stiamo continuando a drogare un mercato che non riesce ad inserire, nella filiera del costo di produzione, i costi reali della produzione. In effetti, la Comunità europea, nell'autorizzare questi interventi, dispone un limite di tempo e quel limite di tempo è vincolato al fatto che l'apertura dell'Unione Europea ai Pesi dell'est non permetterà più questi interventi, neanche quelli sacrosanti, che sono quelli previsti dai nostri interventi perché è chiaro che non ci sarà più "trippa per gatti".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Solo per manifestare, anche da parte nostra, il voto favorevole rispetto al provvedimento. Un provvedimento, mi pare di capire, che trova consenso di larga parte della maggioranza, un provvedimento neanche di poco conto. Condivido quanto diceva il Vicepresidente Riba prima: abbiamo fatto tanta fatica in quest'aula e la fatica, dopo l'approvazione del buono scuola, non ci fa più apprezzare e valutare correttamente altri provvedimenti che investono settori importanti della nostra regione come quelli legati all'agricoltura e, prevalentemente, alla zootecnia.Oggi non facciamo altro che approvare modifiche necessarie per rendere operativa la costituzione del Consorzio.
Ci sono alcuni aspetti che sono stati sottolineati dal relatore, il Consigliere Bolla, che non devono essere sottovalutati, come il fatto che nella nostra regione ci sia prevalenza di numerosi allevamenti di modeste dimensioni. Questo caratterizza il nostro territorio e fa sì che ci sia veramente bisogno di un intervento così come è stato programmato, con questo provvedimento. Inoltre, il divieto della somministrazione al bestiame dovuta alla decisione del Consiglio della Comunità europea e tutta una serie di provvedimenti che sono stati presi negli ultimi mesi, hanno reso necessario, indispensabile ed urgente l'approvazione in questa direzione.
Volevo sottolineare questi aspetti e dare da parte del nostro Gruppo un apprezzamento all'operato dell'Assessore agricoltura che anche oggi accogliendo le indicazioni dell'opposizione, ha sicuramente raccolto un consenso maggiore di quello che potevamo sperare.
Alcuni aspetti legati al sistema assicurativo possono essere condivisi.
Abbiamo sicuramente gradito la risposta dell'Assessore, quindi il nostro voto favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Non andrò a ripetere quanto già detto dai miei colleghi, la Lega Nord darà ovviamente il suo voto favorevole al disegno di legge. Noi lo riteniamo decisamente importante e decisamente positivo per gli effetti che avrà sull'agricoltura, avevamo una legge già operante, che aveva bisogno di alcuni ritocchi e, soprattutto, aveva bisogno di essere messa in regola con le normative europee: questo disegno di legge lo attua esattamente.
Interviene in un settore che, sicuramente, è travagliato e attraversa periodi di crisi da cui esce e rientra.
Un settore estremamente delicato, quello della nostra agricoltura e questa legge va a difendere, ad aiutare chi, all'interno di questo settore va incontro a difficoltà. Sappiamo che lo smaltimento di carcasse di animali è una "disgrazia" per il produttore che deve abbattere o vede morire i propri capi di allevamento, per cui subisce già danni ingenti per la morte dell'animale, in più doveva accollarsi le spese per lo smaltimento della carcassa. In questo modo riceve indirettamente un aiuto per questa seconda fase. Pertanto, daremo il nostro voto favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 36 Consiglieri Hanno votato Sì 34 Consiglieri Si sono astenuti 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame proposta di legge n. 405 "Interventi per ovviare e prevenire i danni arrecati dalle calamità naturali o da altri eventi eccezionali in frutticoltura"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di legge n. 405, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere relatore.



RIBA Lido, relatore

Riassumo alcuni aspetti che riguardano la collocazione di merito di questa iniziativa a favore del settore frutticolo.
Iniziativa che nasce da una proposta di legge firmata dai Consiglieri di centrosinistra, più diversi Consiglieri della maggioranza (il Consigliere Tomatis quando ha firmato era ancora del centrosinistra) come i Consiglieri Pedrale, Costa ed altri.
Naturalmente la proposta di legge è stata discussa a lungo nella Commissione agricoltura, sono avvenuti notevoli elementi di integrazione e di proposte di adattamento e di recepimento di diverse normative che sono state formulate dagli uffici e dall'Assessore. In buona sostanza, questo provvedimento affronta una questione che si era venuta a determinare nel settore della frutticoltura, la quale rappresenta circa il 10% della produzione agricola della Regione. Tenuto conto che la produzione agricola rappresenta il 5% della produzione complessiva, parliamo di un provvedimento che riguarda comunque lo 0,50-0,60% della produzione complessiva del Piemonte.
Per una serie di ragioni, il settore ortofrutticolo, praticamente aveva avuto una serie di vantaggi, essendosi strutturato in Piemonte all'inizio degli anni '50 e '60, sulla base di varietà che per le loro caratteristiche avevano dei periodi di maturazione e di fioritura che, in qualche maniera, corrispondevano alle caratteristiche e alle esigenze climatiche del Piemonte. In buona sostanza, come tutti i settori dell'agricoltura, la prima strutturazione produttiva, in qualche maniera nasce dall'adattamento di piante che hanno le caratteristiche pedologiche per adattarsi al clima. Se non che, in questi anni, con l'estensione della produzione frutticola, in modo particolare della produzione di pesche nettarine, che si è definita intorno ad altre varietà utilizzate a livello mondiale, anche il Piemonte, come l'Italia, ha dovuto utilizzare nuove varietà. Sono tutte varietà con strani nomi, in genere olandesi, perché le specializzazioni sono soprattutto di quel territorio.
Queste nuove varietà produttive hanno epoche di fioritura e maturazione diverse, in parte in contrasto con le tendenze naturali del clima, che, a sua volta, ha avuto una notevole evoluzione. Il risultato di tutta questa situazione è che, annualmente, il 30-40% della produzione piemontese di frutta viene persa a causa di gelate o grandinate. Oggi, per esempio stiamo discutendo in presenza di una grandinata che sta decimando la produzione nel settore dell'area saluzzese; mi risulta che nei giorni scorsi ci sia stata un'analoga grandinata nel vercellese.
Questo significa che il nostro sistema di produzione ortofrutticola oggi, in qualche maniera, è particolarmente esposto, né può sottrarsi ad una situazione che, in parte, deriva dall'evoluzione climatica e, in parte soprattutto, deriva dalle esigenze del mercato che impone l'utilizzazione di varietà che abbiano una loro capacità di competizione: per esempio, 50 anni fa, non esistevano le nettarine, dette pesche noce, che oggi rappresentano il 50% del consumo di pesche italiane.
Finora, questa situazione di rischio è stata fronteggiata con il sistema delle assicurazioni. Attraverso l'utilizzazione di consorzi e di assicurazioni antigrandine, i premi delle assicurazioni, che sono sostenibili per quanto riguarda l'uva, non sono più sostenibili per quanto riguarda la frutta, in quanto l'assicurazione costa mediamente tra il 20 e il 30% del prezzo del prodotto, vale a dire che un terzo del suo costo finale è rappresentato dal costo delle polizze assicurative. In più l'assicurazione, ormai, copre soltanto il rischio grandine, perché non ci sono più assicurazioni che si assumo il rischio gelo, in quanto pedologicamente, è diventato un elemento troppo costoso e insostenibile.
D'altra parte, il mercato mette oggi a disposizione dei sistemi di protezione che riguardavano prima soltanto le reti antigrandine, adesso anche gli impianti antigelo. Voi conoscete il sistema degli impianti antigelo, consistono nello stendere una rete di vapore acqueo sopra le piante in fiore, portando la temperatura a 0° o a -1°, il fiore resiste ad un gelo fino a -3°, per cui si salva anche la pianta che è stata cosparsa di brina a quella temperatura.
Nel frattempo, abbiamo individuato una clausola del Trattato di Roma che consente interventi finalizzati per rimuovere i rischi connessi alle cause naturali di gelo e di grandine per quanto riguarda la frutta. Perci il provvedimento è compatibile con le normative della Comunità Europea, non dobbiamo notificarlo, noi prevediamo semplicemente di finanziare, in quanto prima erano esclusi, come opere di sviluppo del sistema delle infrastrutture aziendali, gli impianti antibrina e antigrandine.
E' vero, c'era una norma che prevedeva il finanziamento degli impianti antigrandine, ma soltanto per le aziende che avevano dei giovani al di sotto dei 40 anni, nel frattempo, l'anagrafe della nostra popolazione agricola è andata oltre. Noi avevamo un caso, che era quasi da manuale, per cui la stessa azienda, se aveva un giovane al di sotto dei 40 anni, poteva usufruire di un intervento fino al 50% per realizzare gli impianti antigrandine, se non ne aveva, non poteva realizzarlo, naturalmente sconfessando le più elementari regole e norme della concorrenza e della parità di trattamento dal punto di vista delle aziende.
Con questo provvedimento di legge si mette a disposizione una quantità di risorse del tutto limitata, non si escludono le assicurazioni, ma si limiteranno a quelle situazioni che, dal punto di vista della tipologia e dell'appezzamento, non consentono la realizzazione di impianti antigrandine. Gradualmente e progressivamente, con una spesa che dovrebbe essere, a regime, intorno ai 50-60 miliardi di vecchie lire (per la fase iniziale ne disporremo di 15), in due o tre anni, si dovrebbe iniziare ad affrontare il tipo di problema che riguarda la ricostituzione della necessaria competitività del settore frutticolo della Regione Piemonte concentrato nelle Province agricole, abbiamo una presenza significativa nelle Province di Torino, Vercelli, Alessandria e Cuneo.
Sono esclusi gli impianti dei noccioli che, avendo una fioritura troppo anticipata rispetto alle tendenze del nostro clima, corrono il rischio gelo. Pedologicamente le nostre colline sono adatte al nocciolo, ma, dal punto di vista climatico, ci sono molti rischi di gelo. In questo caso perdiamo la nostra produzione a favore di quella di Avellino che, dal punto di vista podologico, ha le stesse caratteristiche, ma è più protetta dal punto di vista dell'andamento climatico stagionale della primavera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla.



BOLLA Emilio, relatore

Signor Presidente, brevemente, nell'intervento svolgerei anche una dichiarazione di voto favorevole al provvedimento, che è stato ben illustrato dal collega Riba.
Questo provvedimento va incontro ad esigenze ormai datate nel tempo.
Sapete bene tutti quanto le calamità naturali incidano in forma molto negativa sulle nostre produzioni frutticole che, nel tempo, hanno acquisito un'alta qualificazione nel settore agricolo piemontese.
Ritengo che con questo provvedimento si tutelino quelle produzioni di qualità che incidono notevolmente sulla nostra agricoltura regionale. Molte aree che sono vocate risentono spesso di questi eventi che, veramente vanificano il lavoro dei nostri agricoltori di anni.
Ritengo che con questa legge tuteliamo il lavoro importante che si è fatto nel corso degli anni e che rappresenta, per quanto riguarda il settore frutticolo, un aspetto importante e fondamentale di sviluppo per la nostra agricoltura.
Noi, già da adesso, dichiariamo il voto favorevole all'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Palma, che interviene per la discussione generale; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Ho l'impressione che la discussione di questo pomeriggio su entrambi i provvedimenti stia sul crinale, o forse un po' più in là: da una parte delle norme e dall'altra delle politiche sulla concorrenza cui i produttori della nostra regione devono rispettare e attenersi (forse anche abituarsi culturalmente).
Sentivo il Vicepresidente Riba sostenere che non è in discussione la compatibilità giuridica del provvedimento, in quanto c'è una vecchia norma del trattato di Roma che consentirebbe forme di sussidio alla produzione quando queste siano direttamente finalizzate a prevenire gli effetti di calamità naturali o di altri eventi eccezionali in agricoltura.
La mia impressione è che si tratti di un classico provvedimento di aiuto alla spesa, cioè un provvedimento che serva a socializzare il costo di produzione in un settore particolarmente esposto alla concorrenza sollevando in parte i produttori dagli oneri rilevanti che i contratti di assicurazione impongono, in particolare nell'ultima fase, contraddistinta da calamità naturali ed eventi eccezionali.
Se consideriamo le calamità naturali in quanto tali, cioè non quel terremoto, non quell'alluvione, ma in generale come un evento eccezionale che quindi giustifica un intervento pubblico, un sussidio alla produzione o una riduzione dei costi di produzione, ho l'impressione che siano tanti - e non solo di carattere ambientale - gli eventi eccezionali che potrebbero essere invocati dai produttori di questo o di quell'altro settore per richiedere un intervento pubblico.
Con questo non voglio sottovalutare la situazione dei frutticoltori, in particolare quelli piemontesi, in questa fase o in altre situazioni, ma se giungiamo a considerare la situazione normale - pioggia o grandine - come un evento eccezionale cui occorre rispondere con un intervento pubblico eccezionale, si normalizza l'eccezionalità. Se la grandine è l'eccezione esistono numerose altre circostanze che incidono sui costi di produzione dei diversi settori economici (e temo che in un ulteriore provvedimento ne avremmo la riprova).
Se l'intervento fosse unicamente finalizzato - com'è per una parte - a riordinare la materia assicurativa, assicurando una forma di consulenza o di compartecipazione della Regione nella definizione di contratti assicurativi più pertinenti e meno onerosi, sarebbe forse giudicabile un'attività di promozione economica complessiva, i cui benefici non sarebbero direttamente internalizzati dai singoli produttori.
Quando, invece, si tratta di un programma, anche relativamente ambizioso, di investimenti in strumenti attivi e passivi di difesa dalle calamità naturali della produzione agricola, siamo oltre l'ambito dell'intervento programmatorio di garanzia della Regione ed entriamo nel sostegno diretto ad un'attività produttiva (in questo caso la frutticoltura).
Mi chiedo per quale ragione, in determinare situazioni, ad esempio nel settore edile, rispetto a stagioni particolarmente pesanti, non si possa invocare un principio di questo genere. Esistono molti settori esposti alla normalità della situazione atmosferica e quindi, pur comprendendone la finalità - ovviamente condivisibile - del provvedimento, non sono così convinto che lo strumento che si utilizza non configuri, dal punto di vista giuridico, una forma di aiuto di Stato; che risponda ancora una volta, dal punto di vista politico, ad un problema di competitività delle nostre imprese con una forma di sostegno pubblico per ridurre i costi di produzione delle nostre imprese e che non immagina meccanismi giuridicamente più compatibili e politicamente più progressivi per rispondere a problemi di questa natura.
Per questa ragione non voteremo il provvedimento, pur comprendendone in parte le finalità. Assessore, è così sicuro che possa reggere dal punto di vista giuridico? Perché a me sembra un classico esempio di aiuto alle imprese, settoriale, solo su alcune imprese, i cui benefici vengono internalizzati unicamente dai beneficiari.



PRESIDENTE

Possiamo procedere con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1.
Il Consiglio approva ARTICOLO 2 2.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Mellano e Palma: all'articolo 2, comma 1, dopo le parole "piccoli frutti" aggiungere "e che abbiano installato in tutti i frutteti impianti di irrigazione a goccia".
La parola al Consigliere Mellano per l'illustrazione.



MELLANO Bruno

Pur non essendo questo l'emendamento su cui il mio Capogruppo chiedeva un intervento dell'Assessore, spero che ci sia lo stesso.
Abbiamo ritenuto, come gruppo Radicale, di presentare questo semplicissimo emendamento al comma 1 dell'articolo 2, laddove si dice "ambito di applicazione": "Il finanziamento è riservato alle aziende agricole che operino nella regione per la coltivazione di mele, pere pesche, nettarine, drupracee in genere e piccoli frutti", aggiungendo che questi impianti, che sono ditte professionali, "abbiano istallato in tutti i frutteti impianti d'irrigazione a goccia". Uno dei problemi a cui accennava oggi il Vicepresidente Riba, che sta diventando epocale perch si può pensare ad un discorso più di epoca che di contingenza, è quello che anche le regioni come le nostre cominciano a subire le difficoltà della mancanza di acqua. Una regione come la nostra, vicino alle montagne, con grandi risorse idriche, ha sempre di più problemi di mancanza d'acqua e di siccità.
Uno dei problemi, che in tutte le sedi, abbiamo sentito ripetere è quello dell'utilizzo dell'acqua per l'irrigazione, che è utilizzata con vecchi strumenti e vecchi metodi: l'irrigazione a scorrimento l'irrigazione ad inondazione degli impianti dei frutteti o di altre coltivazioni.
Il senso di questo emendamento era quello di suggerire all'Assessore di chiedere, a quest'aula, di ragionare se, ad un aiuto che corrispondiamo con i dubbi che noi, come Gruppo Radicale, conserviamo sulla legittimità dell'aiuto pubblico ad attività commerciale e professionalmente commerciale dei frutteti, non possa essere vincolato ad una richiesta specifica di adeguamento degli impianti alle norme più avanzate, alle soluzioni più avanzate di irrigazione. Quindi, per quanto riguarda gli impianti da frutta, un impianto a goccia farebbe risparmiare moltissima acqua che viene letteralmente sprecata in Piemonte nell'utilizzo antiquato dell'irrigazione a scorrimento.
Questa è un sollecito puntuale e preciso: si può certamente dare un contributo pubblico per installare impianti antibrina, antigelo antitempesta, solo, a nostro avviso, chiediamo un'attività fattiva, un contributo fattivo alle imprese industriali di impianti da frutta chiedendo loro di corrispondere, all'impegno pubblico, con un impegno specifico quando si realizzano gli impianti antigelo, quelli che spiegava il Vicepresidente Riba prima che prevedono l'innaffiamento del frutteto per creare quella patina di ghiaccio che previene la brina. A questo a punto, si va a costruire l'impianto di irrigazione, l'impianto antigelo si deve unire alla costruzione di un impianto di irrigazione a goccia che almeno, risolverebbe o comincerebbe a risolvere i problemi sempre più contingenti e sempre più consistenti della mancanza d'acqua.
Il problema è tutto lì, noi siamo convinti che il provvedimento abbia scarsa motivazione nell'eccezionalità, perché, come diceva il Consigliere Palma, il problema è dire: c'è un cambiamento drastico del clima, oppure la grandina, la tempesta, il gelo sono dati comuni, dati che si ripetono e non così straordinari? Ma se è straordinario il cambiamento del clima, a questo punto è un cambiamento del clima che deriva da una impostazione generale che prevede degli interventi specifici della Regione Piemonte. Avevamo ottenuto, in questo dibattito di Consiglio, con la votazione della legge n.
61 del 2000, l'obbligo per la Giunta di dotare la Regione Piemonte di un manuale di buona pratica irrigua che obbligava la Giunta a provvedere entro 30 giorni: siamo a 30 mesi da quel voto e non abbiamo ancora il codice di buona pratica irrigua, forse, in modo un po' strumentale lo ammetto potremmo tentare di ottenerlo in questa sede se volete far passare gli aiuti agli impianti antigrandine.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, la parola all'Assessore Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'agricoltura

Una premessa: per quanto riguarda gli aiuti di Stato, si deve partire dalla considerazione di ciò che ha deciso, un paio di anni fa, il Presidente liberista di una grande Nazione liberista che sono gli Stati Uniti d'America: Bush aveva emanato un insieme di provvedimenti probabilmente anche negli Stati Uniti gli agricoltori votano da una certa parte, c'era stata un'ipotesi di orientamento di certi provvedimenti per accattivarsi il consenso, il provvedimento attuale, essendo un provvedimento trasversale, direi che è al di sopra di ogni sospetto (o al di sotto come qualcuno dice).
Credo che si debba partire di qui per considerare l'agricoltura un caso particolare, perché l'agricoltura, da un certo punto di vista, è un'attività assolutamente necessaria perché primaria, serve per l'alimentazione dell'uomo, ma anche un'attività importante che produce non solo beni, ma anche, direttamente o indirettamente, servizi per tutta la collettività attraverso la manutenzione del territorio. I suoi prodotti sono esposti nei terreni agricoli che sono aperti all'accesso di chiunque sono alla mercé delle intemperie o degli eventi atmosferici, salvo la realizzazione di determinate infrastrutture come le serre o l'adozione di tecniche di protezione attiva, come le reti antigrandine.
A nostro giudizio gli aiuti previsti sono compatibili con le impostazioni europee in quanto, già nel Piano di Sviluppo Rurale, abbiamo misure che prevedono interventi in questo senso, anzi, l'interesse dell'Unione Europea è anche quello di rafforzare l'agricoltura europea in un mercato sempre più globalizzato nel quale vi sono delle agricolture che hanno avuto la possibilità, o per disponibilità proprie o per aiuti del passato, di effettuare investimenti tali da renderli competitivi. Nel nostro Paese abbiamo altre agricolture, altre frutticolture, come quella emiliana-romagnola e quella del Trentino che, sotto questo profilo, si sono già impegnate precedentemente (soprattutto per quanto riguarda il Trentino qualche aiuto di Stato si è registrato).
Per quanto riguarda l'emendamento nello specifico, credo che potrebbe essere definito un emendamento segnale, un emendamento civetta, un emendamento che richiama tutte le considerazioni che il Consigliere Mellano ha fatto. Credo che qui non sia pertinente e, da un punto di vista generale, richiamabile, perché possiamo, in questo caso, non complicare la situazione già discutibile e discussa dai Consiglieri sulla legittimità o meno degli aiuti. Se li andiamo a subordinare a particolari situazioni che sono, da un punto di vista logico e razionale, comprensibili ma non sono certamente tali da ancorare a questo parametro la modulabilità degli aiuti.
Gli aiuti devono essere modulati in rapporto alle percentuali massimi ammissibili e alle procedure o alle casistiche che sono rinvenibili nel Piano di Sviluppo Rurale.
Ciò non toglie che, come ho detto direttamente al collega, per quanto riguarda l'attuazione della legge regionale n. 21, quella sull'irrigazione si possa rafforzare quanto si sta facendo adesso quando si passerà dalla progettazione alla realizzazione di determinate infrastrutture irrigue e subordinare una contribuzione ad un risparmio idrico, a tecniche di irrigazione meno idroesigenti.
E' un problema anche per la nostra Regione, lo è nelle zone del nord che sono alimentate dai ghiacciai e dalle grandi catene alpine. Nelle risaie vi è comunque un problema di modulazione e di disponibilità continua di acqua, tanto più anche nel centro sud della Regione dove abbiamo cime minori; poi, a sud vi sono gli Appennini.
L'esigenza di modulazione e di accumulo d'acqua per la restituzione nei periodi in cui l'acqua è necessaria è un problema assolutamente da porsi.
Certamente, utilizzando tecniche di irrigazione che consumano meno acqua si contribuirebbe a risolvere il problema.
Per quanto riguarda l'insieme degli interventi, a mio avviso, siamo nel campo della compatibilità, in quanto siamo modulati su quanto previsto dal Piano di Sviluppo Rurale per casistiche analoghe.
Per quanto riguarda l'emendamento, secondo me, non è accoglibile, penso di avere anche il consenso dei relatori, comunque, questo è l'orientamento della Giunta, in quanto non strettamente pertinente in questo provvedimento, ma assicuro la considerazione di questa indicazione per quanto riguarda i provvedimenti in campo di materia irrigua.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Volevo ritirare l'emendamento, tenendo conto di quanto espresso in Aula. Come impegno pubblico, mi basta, in questa sede e preferisco non far bocciare un emendamento che credo sia pieno di ragioni e di buonsenso.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 5.1) Emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 5, presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Cavallera: "Art. 5 (Disposizione finanziaria) 1. Ai contributi in conto capitale a favore di aziende agricole e consorzi di produttori per interventi di difesa attiva e passiva, per l'anno finanziario 2003, pari ad euro 1.000.000,00 si provvede con la dotazione finanziaria dell'UPB n. 13022 (Territorio rurale. Infrastrutture rurali e territorio. Tit. II spese di investimento) del bilancio di previsione per l'anno 2003.
2. Per gli anni 2004 e 2005, alla spesa in conto capitale di cui al comma 1, per ciascun anno pari ad euro 5.000.000,00 e 7.000.000,00, si provvede ai sensi dell'art. 30, comma 1, della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003).
3. Alla spesa corrente per studi e ricerche, nonché per la gestione ed implementazione di banche dati relativi alle avversità e calamità naturali in agricoltura, alla pedo-climatologia, all'agrometeorologia, alla produzione agricola potenziale di aree omogenee, alle tipologie di polizze assicurative, alla copertura dei rischi ed all'entità dei premi e dei risarcimenti, si fa fronte ai sensi dell'art. 30, comma 1, della legge regionale n. 2/2003".
Indico la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 5.1).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5, come emendato Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Mellano per dichiarazione di voto sull'intero testo.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e colleghi, a nome del Gruppo Radicale annuncio che non parteciperemo al voto come non abbiamo partecipato al voto il 25 maggio quando avete approvato la legge n. 11. Riteniamo che il parere che dobbiamo chiedere alla Comunità Europea su questo provvedimento non sia scontato.
Forse sbaglio, ma ne riparleremo nei prossimi mesi e anni di questo provvedimento, che, a nostro avviso, si configura come aiuto e, quindi come intervento che si concilia con quelle norme che il Trattato di istituzione dell'Unione Europea ha escluso.
Quale battuta conclusiva all'Assessore Cavallera, gli Stati Uniti possono sicuramente prevedere dei provvedimenti non liberali, ma gli Stati Uniti, purtroppo, a mio giudizio, non fanno parte dell'Unione Europea.
Il Trattato di Roma e i vari articoli che ci siamo dati per la tutela del mercato ci impediscono di fare quella continua rincorsa agli aiuti per i vari settori in crisi, a volte, rincorrendo situazioni di reale emergenza e di reale straordinarietà, a volte, inventandoci la straordinarietà e l'emergenza.
Per cui, pur capendo e, in qualche modo, comprendendo lo spirito per cui nasce questo provvedimento, riteniamo che ci sia un superiore e più importante interesse per le istituzioni regionali e nazionali: garantire davvero una vera politica di mercato anche nel settore agricolo, soltanto quello ci può garantire un'evoluzione positiva e non drogata dagli aiuti di Stato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 Consiglieri hanno votato Sì 28 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Abbiamo un'esigenza organizzativa, perché l'Assessore Racchelli ha un impegno istituzionale e chiederebbe di trattare subito il disegno di legge n. 531, di cui al punto 8) all'o.d.g., però, visto che la proposta di deliberazione, di cui il punto 7) all'o.d.g. non mi sembra particolarmente controversa, chiedo se possiamo votare subito il punto 7).



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Dovremmo trattare la proposta di deliberazione n. 360: "Prima individuazione delle aree vulnerabili da prodotti fitosanitari, ai sensi del decreto legislativo 11 maggio 1999, n.152", di cui al punto 7) all'o.d.g., chiedo se su questo punto è previsto un dibattito.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Svolgiamo la relazione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Difesa idrogeologica

Esame proposta di deliberazione n. 360: "Prima individuazione delle aree vulnerabili da prodotti fitosanitari, ai sensi del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 360, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Questa è una deliberazione del Consiglio regionale di proposta al Ministero della sanità di identificare una serie di prodotti fitosanitari il cui utilizzo deve essere ovviamente modulato in relazione a quella che è la situazione rilevata da una serie di accertamenti che sono stati condotti su tutto il territorio regionale. E' un provvedimento che tende al contenimento e, quindi, in prospettiva, anche ad un recupero di una situazione di compromissione sotto il profilo di determinate sostanze che hanno questa utilizzazione in campo agricolo con funzioni fitosanitarie.
Se voi leggete il deliberato, vi è l'indicazione di tutte queste molecole, adesso anche di difficile lettura.
Ne abbiamo ancora discusso recentemente in Commissione, il 23 maggio, e la logica di individuazione di queste aree è già stata ampiamente profondità in consultazioni che la Commissione ha svolto. In base a tali osservazioni, abbiamo svolto qualche replica, ma mi è sembrato di cogliere una volontà molto estesa, in Commissione, a considerare la situazione della nostra Regione non peggiore di quella di tante altre Regioni e, comunque meritevole di attenzione. Siamo la prima Regione che invia al Ministero della sanità questo provvedimento per l'individuazione di direttive e di divieti specifici sull'utilizzo di queste fitofarmaci.
Essendo richiesto un provvedimento centrale, più tardi mandiamo via la richiesta, peggio è: quindi, anche se da parte di qualche Consigliere in Commissione si era sollevata una serie di distinguo, avevo ritenuto che vi fosse la convergenza di dire che si tratta di un provvedimento che deve comunque "camminare".
Non si esclude, sulla base di questa impostazione di monitoraggio che abbiamo impostato in via permanente, che ci possano essere provvedimenti integrativi riguardanti una riclassificazione e una modifica o allargamento delle zone vulnerabili. Di certo, adesso partiamo dalle zona che sono sicuramente interessante da questa vulnerabilità, avendo in essere delle condizioni che mettono in risalto situazioni di questo tipo.
Il provvedimento è stato confezionato anche con un'analisi, sulla base di dati disponibili, delle unità geologico omogenee; per cui vi è un'indicazione puntuale e una valutazione del provvedimento su un terreno di maggiore equilibrio e di minore polemica, da parte di alcuni. Ritengo che debbano comunque essere apprezzate le volontà di attivare sistemi di monitoraggio, di utilizzarli e di adottare i conseguenti provvedimenti che, per quanto riguarda i fitofarmaci, sono di competenza della sanità e in modo particolare, del Ministero a questo preposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Su questo provvedimento abbiamo terminato la riunione di Commissione convergendo, da posizioni e impostazioni molto diverse, sull'opportunità di procedere molto rapidamente all'approvazione del provvedimento; non perch esso sia particolarmente rivoluzionario, ma perché tardivo adempimento del decreto legislativo n. 152 che interviene con oltre due anni di ritardo rispetto al termine fissato dalla legislazione nazionale che vede, fino ad oggi, la nostra Regione in ottima compagnia con altre Regioni italiane che non hanno provveduto ad adottare i provvedimenti di loro competenza nella disciplina dell'uso di prodotti fitosanitari nelle zone vulnerabili a questi prodotti.
Motivazioni analoghe ci avevano spinto a sollecitare una rapida approvazione - peraltro non condivisa nel merito - sul provvedimento riguardante i nitrati. Sappiamo che il nostro Paese è oggetto di una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea che contesta, a tutte le Regione italiane, di non avere adottato questi provvedimenti. La differenza tra noi e le altre Regioni è che noi abbiamo qualcosa di sostanzialmente non condivisibile nel merito ma che consente, perlomeno, di iniziare un percorso e un ragionamento che temo sarà abbastanza lungo (visto che si dovrà, inevitabilmente, misurare con interessi possenti e particolarmente pervasivi delle Organizzazioni agricole ma che, per avvieranno il problema della tutela - in questo caso delle acque - rispetto ai prodotti fitosanitari, come un vincolo, non solo delle politiche ambientali, ma anche delle politiche agricole della nostra Regione).
La motivazione di fondo del nostro dissenso (che, peraltro, alla fine lo stesso Assessore ha ammesso) è che il provvedimento disciplina una tipologia di aree diverse rispetto a quelle che sulla base della legge nazionale avremmo dovuto individuare ed individua e fotografa, tentando di proteggere con piani di azioni mirate, le aree già vulnerabili da prodotti fitosanitari e non aree vulnerabili che vanno definite secondo criteri diversi (la natura geologica del suolo, delle falde e così via).
E' importante che quanti lo hanno proposto approvino, nel merito, il provvedimento al più presto perché, se non esiste un'emergenza politica amministrativa della nostra Regione rispetto ad altre Regioni italiane (che sono ancora più inadempienti), l'attività di monitoraggio svolta dall'ARPA su alcuni pozzi di campionamento ha evidenziato che, nella nostra Regione l'inquinamento da prodotti fitosanitari è diffuso ed esistono buone ragioni per ritenere che una parte della normativa ambientale (ad esempio, quella che proibisce l'uso dell'atrazina ovunque e del bentazone nella risicoltura) venga sostanzialmente violata dalle Organizzazioni dei produttori.
L'atrazina è, in assoluto, il prodotto fitosanitario più presente nelle falde acquifere nella nostra Regione (ancora nella campagna di rilevazione 2000-2001) e il bentazone, usato quasi esclusivamente in risicoltura, è il terzo prodotto più presente nelle falde.
Conveniamo con l'Assessore - ma solo su questo - sulla necessità di approvare tempestivamente il provvedimento. Immagino che da qui a fine legislatura, più che rintuzzare le critiche o le reazioni delle Organizzazioni dei produttori, l'Amministrazione regionale debba andare avanti, giungendo - se è possibile prima della fine della legislatura - ad un provvedimento di prima individuazione delle zone vulnerabili ai prodotti fitosanitari e non delle zone già vulnerate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

E' un provvedimento che meriterebbe almeno la prima pagina di cronaca dei quotidiani che fanno cronaca nella nostra Regione e l'apertura di un paio di telegiornali regionali. Sarebbe, di certo, una bella notizie alle 7.20 di mattino su radio giornale del Piemonte: stiamo sopra un suolo avvelenato e inquinato da sostanze nocive, in misura molto preoccupante.
Delle aree idrogeologiche considerate, solo il 20% non è vulnerato; quindi ogni dieci passi che facciamo, solo due sono passi sul territorio e gli altri otto sono passi su territorio avvelenato. Il 50% è tanto avvelenato il 14 % abbastanza avvelenato e poi c'è un 16% che non sappiamo neppure se sia tanto o poco avvelenato, non abbiamo punti di controllo. C'è qualcuno che si chiede come mai il territorio è avvelenato in questo modo o diamo per scontato che deve essere così? Questa è una riflessione che, penso dovrebbe essere la principale delle riflessioni da svolgere. Il provvedimento è parziale, è tardivo, è piccolo. E' piccolo perché, se qualcuno se ne accorge, lo fa diventare ancora più piccolo: ma chi è questo qualcuno che se ne potrebbe accorgere e contrastare questo poco che si fa? Questo qualcuno è l'interesse del mercato esistente che, evidentemente richiede l'avvelenamento delle falde profonde e superficiali come condizione per mantenere un livello di scelta produttiva, di modalità di produzione, in grado di stare sul famoso mercato.
Per questa ragione ritengo che questo pannicello semifreddo, dovrebbe essere un riferimento per quanti ritengono che il modello di sviluppo in questo settore vigente sia da criticare, da contrastare, da modificare e che, a medio e lungo termine, i cittadini piemontesi debbano essere messi in condizione di sviluppare dei sistemi di produzione tali, da non portare ad avvelenamento le falde sotterranee. Mi pare invece che l'attuale modo di governare il sistema economico sia quello di rendere non nocive le percentuali di sostanze trovate, aumentando il livello massimo di percentuali di veleni presenti.
Non mi illudo che la maggioranza possa fare tanto, ma, viceversa, ho la speranza che un'altra maggioranza sia in grado, in futuro, di governare non sottacendo questo problema, ma prendendolo di petto, contestando l'attuale modello produttivo e mettendo in cantiere un progetto economico che, nel medio e lungo periodo, torni a consegnare ai piemontesi le falde d'acqua pulite.
Non è cosa facile perché bisogna discutere il mercato, dato che sono pochissimi tra quelli che oggi governano che vogliono discutere il mercato, il libero dispiegarsi di quelle forze animali che il mercato accoglie. Dubito, allora, che in questo frangente si possa fare qualcosa tuttavia ho la speranza che ci sia ancora qualche forza che possa diventare maggioranza che dica queste cose e magari riesca anche a farli dire ai giornali, ai giornali-radio, ai telegiornali. Viceversa, penso che siano ben comodi nel non affrontare il problema.
Non mi vedo il Presidente Ghigo che, in compagnia dell'Assessore Cavallera, si presenta al TG per dire ai piemontesi: "Allarme, allarme siamo tutti sotto avvelenamento". Lo dovrebbe fare, fosse un governo serio e forte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Anch'io condivido molte affermazioni fatte, vorrei sottolineare un particolare ulteriore: nelle conclusioni della relazione che accompagna la delibera, viene riferito, ad esempio, che solo in 12 punti di controllo sui 108 complessivi, sono stati riscontrati residui di prodotti fitosanitari relativamente alle falde profonde. Questo potrebbe sembrare un segnale positivo, in parte lo è, nel senso che abbiamo l'inquinamento delle falde superficiali, ma non delle falde profonde. Questo fatto è positivo fino ad un certo punto.
E' chiaro che stante la situazione, per quanto riguarda l'inquinamento delle falde superficiale, nel proseguo del tempo si andrà a scavare dei pozzi che pescheranno l'acqua nelle falde profonde, e qui nasce un problema: le falde profonde sono quelle che non vengono ricostituite, sono falde che, una volta esaurite, non sono più rifornite di acqua dalle precipitazioni meteoriche. Qual è una delle conseguenze che possiamo avere? Consumare acqua che non sarà più disponibile nel proseguo del tempo. Ecco che ragionare su questi argomenti significa, come è stato appena esposto ragionare sul modello di sviluppo che noi vogliamo imporre alla nostra regione.
Se si osserva la distribuzione delle presenze di queste sostanze nei nostri terreni, si vedrà, come viene detto nella relazione, che tra le produzioni più critiche vi sono quelle del mais e del riso. Questo dovrebbe indurci a quelle decisioni che, invece, non vengono mai prese in considerazione, per cui si pensa di continuare sulla strada intrapresa, di poter utilizzare sostanza chimiche eventualmente dettando delle norme di diminuzione dell'uso: resterà a capire chi poi andrà a verificare la diminuzione dell'uso. Si potrebbe pensare di non usare un tipo di prodotto dimenticando che tipi di prodotti diversi hanno lo stesso effetto producono gli stessi danni sul territorio. Cambiando il mone commerciale non troveremmo più quel prodotto, ne troveremo un altro che provocherà lo stesso danno sul territorio. Come abbiamo sottolineato in Commissione andrebbe fatto un minimo di analisi sul fatto che pur essendo l'atrazina vietata da anni, l'ARPA ci dice, invece, che ritrovamenti di atrazina sono in aumento, quindi rimane difficilmente giustificabile come un prodotto che non dovrebbe essere più utilizzato, continua ad essere presente nelle nostre falde come se avesse una capacità riproduttiva che, sicuramente, ad una sostanza chimica non può essere riconosciuta.
Tra i punti negativi di questa proposta di deliberazione, vi è la mancanza di un chiaro indirizzo e di una scelta decisiva per quanto riguarda gli indirizzi che noi vogliamo dare al nostro sistema agricolo, ad esempio, in questo caso, visto che non ci sono, si dimostra di non pensare di affrontare comunque il tema della formazione e dell'informazione dei contadini.
Non possiamo pensare di affrontare una partita così problematica importante e controversa senza pensare di rivolgerci ai gestori del territorio, cercando di formarli, spiegando loro le problematiche esistenti e indicandogli anche delle vie di uscita.
Qui, non si tratta di voler penalizzare qualcuno, si tratta semplicemente di affrontare l'argomento sotto tutti i punti di vista, anche quello della formazione degli operatori in campo.
Credo che, da questo punto di vista, questa proposta di deliberazione sia veramente poco più di una presa d'atto della situazione; possiamo essere certi che questo tipo di atto non ci porterà ad un miglioramento della situazione, che credo, a partire dall'Assessore, tutti dovremmo auspicare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Signor Presidente, ho visto questo documento e, sinceramente, devo dire che i dubbi che già avevo sono notevolmente cresciuti, per un semplice motivo. Qui, per fortuna, si parla di prima individuazione delle aree però, la deliberazione dice di identificare in via di prima individuazione le aree vulnerabili a prodotti fitosanitari e le misure che si ritengono necessarie alla mitigazione dell'impatto da prodotti fitosanitari.
E' tutto bello, però, non vorrei che, in futuro, si verificasse, quando dall'individuazione delle aree e delle misure si dovesse passare all'ordinanza del divieto o della limitazione dell'uso di determinati prodotti fitosanitari, lo stesso errore, dal punto di vista economico, per il mondo agricolo, commesso quando l'Italia - dico giustamente - viet l'uso dell'atrazina. La Francia, Paese nostro confinante, non ci pens nemmeno e arrivò in Italia riso diserbato con atrazina ad un prezzo nettamente inferiore al riso prodotto in Italia. Allora, il nostro produttore si trovò a dover competere in un regime diverso di concorrenza sleale e il cittadino italiano a mangiare tranquillamente riso diserbato con atrazina, che arrivava dalla Francia attraverso un libero commercio e un libero mercato nel nostro Paese.
Qui è peggio, molto peggio, perché, partendo da un principio sacrosanto, quello di difendere il terreno dagli inquinanti, non solo andiamo a fare concorrenza sleale ad agricoltori italiani da parte di quelli francesi - caso nazionale che ho seguito personalmente quando ero alla Commissione delle Politiche Comunitarie - ma peggio, andiamo a fare concorrenza sleale fra l'agricoltore che produce riso nel Comune di Basaluzzo, provincia di Alessandria, e l'agricoltore che produce riso nel Comune di Casale Monferrato. L'agricoltore che produce riso nel Comune di Basaluzzo, quando entreranno in vigore queste regole, se entreranno in vigore, non potrà più usare un certo prodotto che ha un costo in proporzione, e la proporzione va fatta, ovviamente, tra effetto del prodotto e costo, nettamente inferiore rispetto al produttore che è situato a 20 chilometri di distanza. E' corretto? Ritengo che non sia corretto.
E' corretto nel momento in cui la Regione obbligherà il produttore ad usare meno pesticida, meno prodotto fitosanitario, meno diserbante, da un Comune rispetto ad un altro o da un'area della Regione rispetto ad un'altra area della stessa Regione, ma contribuendo all'agricoltore il danno subito.
Qual è il danno subito? La differenza di prezzo tra i due diversi prodotti fitosanitari o, eventualmente, la maggior quantità di un differente prodotto fitosanitario rispetto a quello utilizzato dal concorrente diretto.
Questa sarebbe stata una proposta intelligente ed accettabile. In questo caso, invece, creiamo figli e figliastri non all'interno di due Stati diversi, non all'interno della stessa Regione o di Province diverse ma, addirittura, fra agricoltori che lavorano all'interno della stessa Provincia. Non possiamo accettare una situazione di questo tipo, noi sinceramente, non possiamo votare contro questo provvedimento, perché si parla di un'individuazione di aree correttissima. Siamo assolutamente contrari, invece, ad individuare interventi drastici, magari anche necessari, attenzione, di limitazione all'uso di prodotti fitosanitari, se questi non sono legati al pagamento dei danni che subisce l'agricoltore che, per sua sfortuna, è in un'area più inquinata rispetto ad un'altra, ma non è colpa sua, lui vive di quello che fa.
Ovviamente, è il legislatore che pone dei limiti a dover anche provvedere dando il contributo meritato da questo agricoltore, e vale per la Regione Piemonte; non solo, passo sopra alle differenze che si creeranno comunque fra un'eventuale applicazione di queste norme in Regione Piemonte quelle che provvederà a fare la Regione Lombardia o la Regione Emilia o la Regione Toscana.
Quindi, un intervento di questo tipo dovrebbe essere almeno a livello nazionale, se lo si fa a livello regionale, comunque, si deve prevedere una cassa di compensazione economica per gli agricoltori che si troveranno così discriminati l'uno rispetto all'altro.
Il nostro voto sarà di astensione, proprio perché siamo d'accordo su una parte, ma siamo assolutamente contrari sulla seconda parte, sui metodi proposti per intervenire su questo argomento.



PRESIDENTE

Indico la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di deliberazione n. 360, il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bolla sull'ordine dei lavori.



BOLLA Emilio

Signor Presidente, essendo in previsione una riunione dei Capigruppo chiederei, eventualmente, di aggiornare i lavori, proprio per dare spazio a tale riunione, che sarà convocata subito dopo.



PRESIDENTE

Sì, era prevista la riunione dei Capigruppo, va bene, è giusto anche seguire l'ordine del giorno.
Convoco seduta stante la riunione dei Capigruppo e aggiorno la seduta consiliare a mercoledì 25 giugno 2003.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.22)



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