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Dettaglio seduta n.364 del 10/06/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 21.15)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Caramella, Costa Enrico Cotto, Pedrale, Racchelli, Rossi Giacomo e Scanderebech.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (ordini del giorno collegati n. 764, n. 765, n. 769 n. 776)


PRESIDENTE

Comunico che sono stati presentati quattro ordini del giorno collegati ex art. 78 del Regolamento, al disegno di legge n. 252.
La parola al Consigliere Marcenaro sull'ordine dei lavori.



MARCENARO Pietro

Mi scusi, signor Presidente, lei era assente, ma prima della sospensione avevo richiesto di poter esaminare gli ordini del giorno per poter valutare il successivo andamento del dibattito, prima di passare alla discussione e al voto sugli emendamenti presentati, così eravamo rimasti intesi. Chiederei di distribuire gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Va bene, mi hanno informato, per questo li ho annunciati in apertura di seduta.
Distribuiamoli, do una decina di minuti a disposizione, cominceremo la discussione dell'emendamento Cattaneo alle ore 21.30.



(La seduta, sospesa alle ore 21.18 riprende alle ore 21.22)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Annuncio, a nome del nostro Gruppo, che sugli ordini del giorno chiediamo non un'unica discussione, ma discussioni distinte.



PRESIDENTE

Va bene, faremo discussioni distinte.
L'esame del disegno di legge n. 252 prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Galasso Costa R. Angeleri, Rossi O. e Mercurio: Interamente sostitutivo all'emendamento integrativo nuovo articolo 1 della Giunta regionale: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie e degli studenti secondo i criteri e le modalità stabilite nella presente legge.
2. La Regione provvede ad attribuire contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle Istituzioni scolastiche statali e nelle Istituzioni scolastiche paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62.
3. Il contributo è erogato, nei limiti delle risorse regionali disponibili a parziale copertura delle spese sostenute e documentate relative alla frequenza e all'iscrizione, nonchè per gli alunni portatori di handicap quelle per il personale insegnate di sostegno.
4. Il contributo di cui al comma 3 è complementare e cumulabile con gli altri previsti dalla normativa statale e regionale in materia di diritto allo studio e all'assistenza scolastica.
5. Le modalità di attuazione del contributo regionale all'educazione scolastica e l'importo massimo erogabile sono determinati con regolamento della Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare.
6. Il regolamento deve determinare inoltre: a) il limite di reddito complessivo imponibile del nucleo familiare richiedente in modo da favorire l'esercizio effettivo del diritto alla libera scelta educativa per le famiglie in condizioni di maggiore svantaggio economico e per le quali l'incidenza della spesa scolastica sul reddito complessivo sia più elevata b) la quota percentuale di copertura delle spese da articolare in più fasce proporzionali a corrispondenti livelli di reddito c) l'importo massimo differenziato per ordine e grado di istruzione e maggiorato per gli alunni in situazione di handicap o in condizioni di particolare svantaggio economico d) le spese di frequenza da classificare ammissibili ai fini dell'assegnazione del contributo e) le procedure e i termini di inoltro delle istanze.
7. Agli oneri previsti dalla presente legge, quantificati in euro 18.075.991,00 si fa fronte secondo quanto disposto dall'articolo 8 della l.r. 7/2001 ed all'articolo 30 della l.r. 2/2003".
La parola al Consigliere Cattaneo per l'illustrazione.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, finalmente, siamo arrivati ad una conclusione, dopo queste sei settimane di discussione che, come ribadisco, ritengo essere state utili, anche in considerazione degli ordini del giorno presentati e la possibilità di confronto di merito che abbiamo avuto sul tema del sostegno agli studenti, in particolare anche quell'ordine del giorno, che poi vedremo in successione, che abbiamo presentato per un impegno alla Giunta regionale, quindi, in un certo senso, a presentare in Commissione prima, e in Aula, poi, una revisione complessiva della legge n. 49.
Di fatto, siamo al testo base della legge. Questo subemendamento, di fatto, è rubricato quale emendamento sostitutivo dell'articolo 2, in quanto l'articolo 1 era già stato approvato. Questo emendamento istituisce il nuovo articolo 1.
una legge sulla quale abbiamo avuto più volte modo di confrontarci.
Di fatto è formata da un unico articolo, compresa la norma finanziaria (non mi dilungherò a spiegarne i motivi, in quanto lo abbiamo già fatto in occasione della discussione che ha portato al ritiro, da parte della Giunga regionale, di un emendamento tecnico, e, successivamente, in I Commissione convocata intorno alle ore 19.00 di questa giornata).
un articolo unico che si articola - scusate il gioco di parole - su sette commi. Nel primo viene individuata la finalità, alla quale dovr dedicare maggiore attenzione nell'integrare quanto è stato scritto in modo succinto.
La finalità è quella di garantire "l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie e degli studenti secondo i criteri e le modalità stabilite nella presente legge".
Come abbiamo detto più volte, non si tratta di materia di incremento del diritto allo studio, bensì è una legge con una precisa finalità quella di garantire alle famiglie piemontesi la possibilità di scegliere in totale libertà, il percorso educativo per i propri figli, a prescindere dal loro reddito e dalle loro condizioni e dall'incidenza di spesa del percorso di istruzione dei ragazzi. Se oggi la scuola non statale è ridotta al 5%, la situazione è data dal fatto che molte famiglie che vorrebbero scegliere liberamente un percorso alternativo e altrettanto valido a quello della scuola statale non lo possono fare perché non ne hanno la possibilità economica. Ecco perché è una legge che vuole reintrodurre la libera scelta educativa per i figli.
Nel secondo comma si provvede "ad attribuire contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle istituzioni scolastiche statali e nelle istituzioni scolastiche paritarie riconosciute...".
A tal riguardo era stata evidenziata un'incongruenza proprio dal collega Marcenaro durante il penultimo Consiglio regionale.
Come si evince dall'ordine del giorno a vostre mani, noi immaginiamo qualora approvato - di dare un'indicazione alla Giunta che, di fatto permetta, attraverso un proprio Regolamento, di far fruire questo contributo alle famiglie al di sotto di un certo reddito, la cui cifra qualora non modificata, si aggirerebbe sui 15.494.000 euro (i vecchi 30 milioni di lire), così come l'impegno che abbiamo assunto sui trasporti anche per le scuole medie superiori (sempre al di sotto di quella fascia di reddito).
In questo caso - ecco perché lasciamo questa conferma nel comma 2 anche chi sceglie il percorso della scuola statale può ricevere un contributo, in quanto su quel reddito non è prevista alcuna forma di franchigia o di conteggio dell'incidenza dell'1% della spesa per l'istruzione relativamente al reddito.
Il comma 3, che recita: "Il contributo è erogato, nei limiti delle risorse regionali disponibili, a parziale copertura delle spese sostenute e documentate relative alla frequenza e all'iscrizione, nonché per gli alunni portatori di handicap di quelle per il personale insegnante di sostegno", va a normare l'ambito.
Il comma 4 recita: "Il contributo di cui al comma 3 è complementare e cumulabile con gli altri previsti dalla normativa statale e regionale....".
Il comma 5 recita: "Le modalità di attuazione del contributo regionale all'educazione scolastica e l'importo massimo erogabile sono determinati con Regolamento dalla Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare". Anche questo comma merita alcune considerazioni.
Do atto che, con fermezza e con contrarietà, tutte le opposizioni hanno criticato la scelta della legge delega, che noi abbiamo introdotto solo come ultima ratio (abbiamo avuto modo di discuterne proprio in queste ultime settimane), in quanto, dopo due anni e mezzo, abbiamo, in un certo senso, trovato la via di presentare un emendamento sostitutivo che potesse mettere in condizione il Consiglio di legiferare, così come altre Regioni hanno fatto (mi riferisco, in particolare, al Veneto, alla Lombardia e alla Liguria) demandando di fatto alla Giunta il Regolamento.
Ricordo, a seguito delle discussioni che sono nate, nonché per un atto di sensibilità visti alcuni aspetti e alcune esigenze che erano state poste all'attenzione del Consiglio da parte dell'opposizione, che abbiamo già presentato - sono a vostre mani - alcuni ordini del giorno per limitare o per introdurre alcuni paletti.
Mi sia concesso ancora qualche secondo sulla questione della norma finanziaria, che ci ha visto discutere in I Commissione prima, alcuni giorni fa in sede di Consiglio e ci vedrà, credo, discutere ulteriormente in questa fase.
Si è detto: "Questa legge è, di fatto, non finanziata". Noi abbiamo una finalità politica precisa, che è quella di erogare il buono scuola sull'anno scolastico 2003-2004. Ci saranno dei bandi, naturalmente con dei criteri oggettivi e con un regolamento preciso che la Giunta andrà ad individuare. Saranno dei bandi totalmente trasparenti e quando ci saranno le graduatorie questo contributo sarà erogato per l'anno 2003-2004 (probabilmente nell'anno 2004). Ecco perché l'impegno di bilancio lo troveremo o sull'assestamento per quota parte, e vedremo in quella fase come confrontarci, o addirittura sul bilancio di previsione 2004. Ma questo non vuol dire che la legge non sia finanziata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro sull'ordine dei lavori.



MARCENARO Pietro

Prima di entrare nel merito, prendo atto e chiedo conferma delle affermazioni che sono state fatte, ovvero che gli ordini del giorno presentati sono quelli che ci sono stati consegnati: due ordini del giorno presentati dalla maggioranza e due ordini del giorno a nostra firma. Vorrei che questo punto fosse chiarito adesso.



PRESIDENTE

Ci sono altri ordini del giorno presentati l'anno scorso.



MARCENARO Pietro

Perché siccome sento in questo momento che se ne stanno predisponendo altri, vorrei saperlo prima di cominciare la discussione.



PRESIDENTE

Questo è corretto.
Consigliere Cattaneo, dalle indicazioni direi che è esaurito il termine per la presentazione degli ordini del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Sì, è corretto. Gli ordini del giorno a nostre mani sono quattro e la maggioranza ne ha presentati due: sono esattamente quelli rubricati al n.
769) e al n. 4).
Essendo noi maggioranza e sostenendo questa coalizione della Giunta, in merito al preciso impegno che avevamo annunciato di destinare, se non ricordo male, circa due milioni o due milioni e mezzo di risorse sull'assestamento di bilancio per garantire il rimborso delle spese di trasporto per quelle famiglie con reddito inferiore ai 30 milioni relativamente ai ragazzi che stanno frequentando la scuola media superiore resta.
Se poi si vuole presentare un ordine del giorno per ribadire ulteriormente questo impegno noi siamo pronti (oppure ad accettarne uno di terzi). Dal nostro punto di vista è comunque un dettaglio, perché noi l'impegno lo abbiamo preso spontaneamente, con convinzione e con fermezza politica, e siamo fermamente intenzionati a rispettarlo.



PRESIDENTE

Era un chiarimento sull'ordine dei lavori. Consigliere Marcenaro, le ridò ancora la parola.



MARCENARO Pietro

Grazie. Non ho fatto nessuna polemica; le polemiche le farò quando discuteremo, se le farò. Adesso ho chiesto solo un chiarimento sull'ordine dei lavori; ho chiesto se con questi ordini del giorno devo ritenere conclusa o no la presentazione o se ve ne sono altri.
Voglio solo questa risposta; dopo, se permettete, trarrò le mie valutazioni, e questo penso sia un mio diritto. Adesso vorrei che mi fosse dato atto che non ho fatto con nessuno alcuna polemica, ma ho solo chiesto un chiarimento perché mi pareva necessario.



PRESIDENTE

Devo confermare che sono questi gli ordini del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Probabilmente c'è un equivoco, perché mi pare che le questioni fossero diverse.
Collega Cattaneo, bisogna essere corretti. Era stato annunciato anche l'ordine del giorno sui trasporti; se la maggioranza ritiene di non presentarlo... Io la trovo gravissima questa cosa, perché vuol dire che allora anche le questioni minime...
Allora, poiché ero convinto che ci fosse da parte della maggioranza questo ordine del giorno, chiedo un attimo sospensione per poterne preparare uno mio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, colleghi, ma c'era un termine per la presentazione degli ordini del giorno. Il termine è stato fissato alle ore 20.45 e lo si deve rispettare, per cui non ammetterò più presentazione di ordini del giorno n di maggioranza né di opposizione.
Chiedo scusa, colleghi, ma altrimenti che senso aveva fissare un termine?



SAITTA Antonio

Siccome era stato annunciato un ordine del giorno su questo tema Presidente, lei prima non c'era - e siccome quella dei trasporti è una questione importante... Ma io non l'ho presentato prima perché era stato annunciato che da parte della Giunta si presentava questo.



PRESIDENTE

Ho capito, ma - chiedo scusa, Consigliere Saitta, abbia pazienza - il termine era alle ore 20.45, tutti potevano verificare la presentazione degli ordini del giorno.



SAITTA Antonio

Presidente, io ripeto questa richiesta, perché obiettivamente mi sembra una questione anche di rapporti di carattere politico: o si inserisce come emendamento aggiuntivo all'ordine del giorno, però in ogni caso, questo tema...
Capisco, Presidente, che lei sia infastidito da questa cosa, ma siamo qui da stamattina ed era diventata una delle questioni centrali, quella dei trasporti; ignorarla completamente, con qualche meccanismo, mi sembra obiettivamente un segno di una scarsa sensibilità di carattere politico. Di conseguenza, la invito, Presidente, a mantenere quell'impegno.



PRESIDENTE

Non sono per nulla infastidito, Consigliere Saitta.
Sospendo i lavori per 5 minuti e convoco contestualmente una riunione dei Capigruppo, per precisare ulteriormente quanto è stato assunto come deliberazione nella precedente riunione.



(La seduta, sospesa alle ore 21.37 riprende alle ore 21.41)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dopo la verifica che ho fatto in sede di riunione dei Capigruppo e riscontrato che vi era un'intesa che prevedeva il termine di presentazione degli ordini del giorno collegati alle ore 20.45, premesso che non vi è il consenso di tutti sul superamento di questo termine, non consentirò più la presentazione di ulteriori ordini del giorno.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma questa è la mia posizione. Il termine è questo andiamo avanti. Gli ordini del giorno sono quattro.
Su queste mie comunicazioni chiede la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Un intervento procedurale, Presidente. Voglio chiederle se lei non ritenga non ammissibile l'ordine del giorno n. 776 che è stato presentato perché siamo di fronte ad un provvedimento che nasce sostanzialmente con un emendamento; qui si viene a configurare praticamente come un grosso emendamento aggiuntivo. Il documento proposto non ha la natura dell'ordine del giorno conclusivo all'approvazione di una legge, che può essere una perorazione, un orientamento, ma , invece, ha un carattere specifico di emendamento, ha la natura di emendamento, quindi non può essere un ordine del giorno. Altrimenti introduciamo un altro istituto, secondo cui presentiamo un disegno di legge scarno, di due articoli, e poi concludiamo la discussione con tre ordini del giorno che lo arricchiscano di elementi di merito.
Questo è un ordine del giorno, secondo me - Presidente, le chiedo un suo giudizio - non ammissibile in questa formulazione.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, la mia valutazione è che l'ordine del giorno è ammissibile, ai sensi dell'articolo 78 del Regolamento, perché contiene delle direttive o istruzioni alla Giunta per la sua applicazione, quindi io ritengo che sia ammissibile. Questa è la mia valutazione, andiamo avanti Il Consigliere Marcenaro vuole intervenire sulle mie dichiarazioni; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Voglio solo dire che, come sapete, ho chiesto all'inizio di essere messo a conoscenza di quanti ordini del giorno erano stati presentati.
Dopo aver preso atto di quelli che erano stati presentati, come Gruppo abbiamo richiesto in che modo intendevate procedere. Per quanto ci riguarda, dichiaro che noi non abbiamo posto nessun veto a nulla: abbiamo semplicemente detto che aspettavamo le determinazioni della Presidenza per valutare il comportamento successivo.



PRESIDENTE

Procediamo con la discussione sull'emendamento Cattaneo.
Ha chiesto la parola Consigliere Marcenaro, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Nella sostanza, non terrei la rigidità della dichiarazione di voto, nel senso che se ci fosse più di un intervento per Gruppo, in questo caso essendo stato ricapitolato e ripresentato... Si, ma siamo in una fase conclusiva, non ho detto nulla, infatti parlerò pochi minuti.
Ricapitolando semplicemente alcune motivazioni che abbiamo dato alla discussione nel corso di queste giornate, la discussione di questo è di una certa importanza, perché, come il Consigliere Cattaneo ha detto, si tratta in realtà di una legge, non di un emendamento, quindi è la discussione sulla legge così come oggi si presenta.
E' una legge che presenta l'insieme di quelle caratteristiche delle quali abbiamo parlato nel corso di queste settimane; la più importante come voi sapete, sta al comma 2, e voglio leggerla. Voglio legge il comma 2, signor Presidente, perché lì sta il punto essenziale: "La Regione provvede ad attribuire contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle istituzioni scolastiche statali e nelle istituzioni scolastiche paritarie, riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n.
62".
Voi dichiarate, al comma 2 della legge che scrivete e che vi preparate a votare, che questa legge è rivolta agli alunni delle istituzioni scolastiche statali e delle istituzioni scolastiche paritarie. Cioè dichiarate il contrario, scrivete in questa legge, di quello che avete sostenuto nel corso di tutta la discussione, di tutte le motivazioni nella vostra impostazione programmatica, politica, culturale, ideologica. Quando voi avete sostenuto che questa legge era invece indirizzata esclusivamente ai ragazzi che frequentano le scuole private.
Fate questo perché, a mio parere, non avete il coraggio di assumervi con chiarezza la responsabilità di affrontare il problema nelle sue reali dimensioni e nei suoi termini istituzionali e costituzionali e quindi affrontandolo per via diretta e maestra.
E la delega è doppiamente negativa, non solo perché costituisce, in generale, un'esperienza di svuotamento dei poteri, ma perché in questo caso, la delega è esattamente lo strumento per aggirare non solo i testi costituzionali, ma per aggirare la stessa scrittura del comma secondo di questa legge e di questo articolo che voi stessi avete scritto.
Voi scrivete una cosa e vi dotate di una delega alla Giunta per un'operazione di raggiro vero e proprio dal punto di vista della capacità di assumere le vostre responsabilità.
Tutto il resto segue, naturalmente, conferma, come vedremo specificamente discutendo i vostri ordini del giorno, una legge che, oltre ad avere questa caratteristica, si presenta con connotati fortemente classisti, fortemente ispirata alla conferma e all'ulteriore promozione di privilegi per strati già privilegiati con un indirizzo che contrasta, a nostro parere, con le aspettative e le esigenze di gran parte dei cittadini piemontesi.
Questo è ancora più grave, come ben sapete, perché avviene in un contesto nel quale, mentre mettete in atto questa operazione, riducete le risorse a disposizione del Piemonte per il diritto allo studio.
Presidente, non so chi abbia pronunciato queste parole, ma oggi ho sentito qualcuno dire che sono poche risorse. Forse, è vero, forse, 18 milioni di euro, 35 miliardi di lire, confrontati con il bilancio generale della Regione o con capitoli di spesa come quelli della sanità, sono piccola cosa, ma, confrontati con lo stanziamento annuale per il diritto allo studio della Regione Piemonte, sono il 150%. Spendiamo 11 milioni di euro per il finanziamento della legge n. 49 e ne spendiamo 18 per un finanziamento esclusivo rivolto alle scuole private.
Questa è la sostanza di una discussione di cui, andando verso l'approvazione di questa legge, porterete, naturalmente, la responsabilità penso che ne discuteremo, forse non più in quest'Aula, ma nel Piemonte e tra i suoi cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma per dichiarazione di voto.



PALMA Carmelo

Signor Presidente, nel corso dei lunghi mesi e dei lunghi anni che hanno accompagnato la discussione di questo provvedimento sarebbe stato preferibile per tutti articolare una discussione diversa, una discussione di respiro e anche di significato politico diverso - spero che il capannello non stia discutendo dell'eventuale presentazione di un ordine del giorno sui trasporti! Mi rendo perfettamente conto che attorno alla materia, riassunta un po' brutalmente con il termine "buono scuola", si sviluppa una riflessione anche giù ampia sui modelli del Welfare, da una parte, e sui modelli di garanzia pubblica dell'esercizio di diritti costituzionali fondamentali da parte dei cittadini che, in forma evolutiva, vede, non solo rispetto all'istruzione, ma anche rispetto alla sanità e all'assistenza, il potere pubblico diventare potere garante dell'esercizio di un diritto, ma non necessariamente soggetto direttamente erogatore della prestazione in cui questo diritto si sostanzia.
Sarebbe stato interessante discutere di questo provvedimento nel quadro di una riflessione nazionale di tipo diverso, sia da parte del Governo di centrodestra sia da parte del Governo precedente di centrosinistra, attorno a problemi che non fossero semplicemente di autonomia scolastica o di ridisegno del sistema della parità, ma che mettessero in discussione i capisaldi fondamentali non del sistema pubblico dell'istruzione, ma dell'ordinamento dell'istruzione statale nel nostro Paese.
Qui, tutto questo non è stato possibile per ragioni congiunturali e, in parte, regolamentari. Sul piano nazionale, la nostra impressione è che nessuna maggioranza politica, che si è susseguita alla guida del governo del nostro Paese nel corso degli ultimi anni, ha avuto il coraggio, la prontezza e l'intelligenza di affrontare questi temi in tutto il loro significato e in tutta la loro ampiezza.
Secondo me, a differenza di quanto ritiene il collega Marcenaro, tutto questo non significa che una riforma di questa natura comporti necessariamente una profonda rivisitazione costituzionale, comporta una sostanziale rivisitazione delle politiche pubbliche in tema di istruzione da parte dei governi nazionali e regionali.
In realtà, questo provvedimento su cui ci siamo ampiamente accapigliati per due anni e mezzo è un provvedimento dalle finalità e dalle ambizioni umilmente perequative. A fronte di costi per l'istruzione che sono ripartiti su voci di spesa molto diverse, alcune delle quali sono già coperte, e in misura del tutto paritaria nel sistema della parità, dalle leggi di garanzia del cosiddetto diritto allo studio, esistono delle spese che sono le cosiddette spese di frequenza, che continuano ad essere in larghissima misura, salvo forme di provvidenza o di beneficio di natura privata, riversate sulle famiglie che scelgono forme di studio di questo tipo. Non si ritiene né nella legislazione nazionale né in quella regionale che l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa sia, in qualche misura, comparabile o raffrontabile all'esercizio di altri diritti connessi allo studio come l'acquisizione di sussidi didattici, le spese di mensa o di trasporto e così via.
In realtà, al di là delle eccessive ambizioni di alcuni e delle eccessive accuse degli altri, questo provvedimento aveva dall'inizio - mi è parso di averlo sottolineato molto spesso - un'ambizione particolarmente limitata: intervenire rispetto a fasce di reddito relativamente basso per aiutare i nuclei familiari richiedenti ad esercitare un diritto che astrattamente, era loro riconosciuto e che, concretamente, non potevano esercitare.
A tutto questo si riesce a provvedere, dopo una discussione molto lunga, con, me ne rendo conto, un testo legislativo non particolarmente brillante nella formulazione e nell'articolazione, però, è stato ampiamente necessitato dalle congiunture della discussione politica che lo hanno accompagnato. Siamo partiti con un articolato di due decine di articoli due anni e mezzo fa, progressivamente modificandolo, progressivamente aggiornandolo, progressivamente asciugandolo, essenzialmente per garantire a quest'Aula il diritto di decidere, ovviamente, a maggioranza, su di un tema di questo tipo. Adesso giungiamo a questa conclusione semplicemente con un testo che andrà ampiamente implementato dal punto di vista regolamentare, che alcuni ordini del giorno suggeriscono di implementare in una misura, secondo me, ampiamente ragionevole e che si misurerà, alla prova dei fatti, di qui ai prossimi mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonio

Su questo emendamento la mia opinione, man mano che passa il tempo, è sempre più amareggiata per il metodo adottato, ma l'amarezza non deriva da comportamenti obiettivamente diversi. E' chiaro che, se dovessi limitarmi a confrontare il testo presentato inizialmente dalla Giunta e il testo che adesso stiamo discutendo, mi pare che ci sia il recupero di parecchie indicazioni date dai nostri Gruppi aderenti a La Margherita in ordine ad alcune questioni, basta il semplice confronto, rispetto ad una delega di carattere generico c'è qualche timido tentativo di precisare alcune questioni.
Mi pare che venga introdotto un principio che noi avevamo già presentato addirittura in una proposta di legge di applicazione della Legge Bassanini quando allora il Presidente Ghigo definì la proposta che avevo fatto "una furbata". Ma in realtà questo meccanismo non è che sia molto diverso.
Ad ogni modo, mi pare che venga stabilito il principio secondo il quale il contributo educativo è in funzione del reddito e dell'incidenza della spesa scolastica.
Si tratta di un principio che nella proposta della Giunta non era contenuto. È un timido principio, che avrebbe sicuramente potuto essere precisato maggiormente, perché non compare con sufficienza neppure nell'ordine del giorno che è stato presentato dalla Giunta, in quanto si limita soltanto a stabilire un reddito massimo.
Vi era, inoltre, l'ulteriore questione relativa al fatto che il Regolamento debba definire le spese di frequenza da classificare ammissibili ai fini dell'assegnazione del contributo.
In base a questa norma, mi pare che le spese ammissibili non siano soltanto le spese di frequenza e di istruzione, ma saranno sicuramente altre spese che la Giunta dovrà definire.
Per quanto concerne l'emendamento che è stato presentato, rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto al testo originario. Sicuramente si è trattato di una modalità che non abbiamo condiviso, perché, a nostro giudizio, si poteva lavorare sul testo originario che era stato presentato dalla Giunta. Sarebbe stata indubbiamente una modalità più completa, più articolata, meno puntuale, meno presa dal desiderio di spogliarsi, come Consiglio regionale, di una funzione per delegare alla Giunta dei compiti che sono propri del Consiglio regionale.
Rispetto al testo originario, rileviamo certamente qualche timido passo avanti della Giunta. Tuttavia, mi pare che questo limite continui a restare.
importante, secondo me, che venga mantenuto il principio enunciato nel secondo comma (che non era sufficientemente chiaro nel testo presentato dalla Giunta), secondo il quale il contributo all'educazione deve riguardare le scuole statali e le scuole paritarie.
Avendo questa precisa indicazione stabilita per legge, sarà compito della Giunta definire come questo contributo dovrà riguardare le scuole statali. È certo che se la Giunta non avrà la capacità, come abbiamo suggerito noi ad esempio prevedendo un paniere diverso, di individuare meccanismi i cui effetti dovranno ricadere anche alle scuole statali, la Giunta e il Consiglio sanno perfettamente che questa legge rischierà di avere grandi limiti e potrà essere anche impugnata. Il compito che abbiamo svolto in questi anni è stato quello di inserire meccanismi per evitare che la legge fosse impugnata.
Trattandosi di una delega molto timida, e non essendo chiaramente espressi dei meccanismi per mezzo dei quali il contributo possa riguardare le scuole statali, prevedo che questa legge avere acquisisca sicuramente dei limiti. E lo stesso ordine del giorno che è stato presentato dalla maggioranza mi pare che non permetta di superarli.
Ciò detto, con queste osservazioni critiche, continuiamo ad essere dell'opinione che il contributo all'educazione scolastica sia importante.
Avremmo preferito un'altra conclusione, ma non accettiamo neppure modalità che vogliono, in qualche maniera, spingerci ad assumere posizioni diverse anche se - lo dico con molta franchezza - questi atteggiamenti ultimi mi pare che assumano questo significato, un po' provocatorio, di spingerci ad avere atteggiamenti diversi rispetto a quelli che sono stati annunciati.
Confesso che il nostro è un atteggiamento ostinato e continuiamo ad essere convinti della bontà del principio, anche se le modalità non sono precisate. Non so come farà la Giunta a trovare i meccanismi che consentiranno concretamente di fare in modo che il contributo venga dato alle scuole statali. Lo vedremo. Metteremo alla prova la Giunta e lo stesso Consigliere Cattaneo, che si è contraddistinto sicuramente in una battaglia, ma anche in una conclusione obiettivamente infelice, perché non era questa la conclusione che immaginavamo: mi pare di notare una grande differenza rispetto al dibattito che si è svolto, alla volontà di arrivare a dei punti di contatto - che noi immaginavamo addirittura come emendamenti - e di indicarli in un ordine del giorno, recuperando tutti gli elementi positivi e di condivisione che, invece, sono trascurati per una banale impostazione che è stata assunta, quella di difendere un provvedimento senza modificarlo. Credo che questa sia una banalità dal punto di vista politico. La strada poteva essere un'altra.
Anche l'ordine del giorno non risolve la questione, perché continua ad essere un ordine del giorno, per la verità molto semplice, neppure molto articolato, che lascia alla Giunta un'ampia possibilità di definire le deleghe.
Il nostro punto di vista è favorevole, perché viene stabilito un principio sulle scuole statali e non statali. Evidentemente starà a noi verificare se le questioni dette e ripetute compiutamente, anche con una certa veemenza da parte di alcuni colleghi della maggioranza, avranno poi un riflesso effettivo nel Regolamento che sarà applicato dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Vorrei fare solo qualche puntualizzazione. Quanto al comma 2, sul quale ha indugiato il collega Marcenaro, è stato già motivo di discussione e di esame in questo lunghissimo e interminabile dibattito in aula. Abbiamo già esposto le nostre opinioni sul punto nonché il criterio sistematico con cui leggerlo. Diciamo subito, però, che non vi è alcuna prudenza, per usare un eufemismo, né alcuna ipocrisia, per usare un linguaggio più crudo quale quello che è stato utilizzato, per la semplice ragione che è rivolto esattamente alle istituzioni scolastiche statali e paritarie.
Un'ulteriore sottolineatura la si opera proprio con l'ordine del giorno n. 4, laddove non si prevede alcuna forma di franchigia.
Il riferimento alla scuola europea - non so se ufficialmente nelle discussioni o nelle more delle discussioni - mi pare sia stato un argomento trattato dell'Assessore. Pur essendo evidentemente istituzione statale dovrà poi misurarsi con le problematiche che il disegno di legge n. 252 poneva, e quindi che la legge porrà. Questo problema sarà più acuto dal momento che il Comune di Torino ha desistito dal finanziare una scuola di questo genere.
Detto questo, e concludo, non vi è dubbio che ad un esame superficiale di questa vicenda si possa affermare che si celebra forse un ossimoro. Man mano che è trascorso del tempo e man mano che ci si è attardati nella discussione, si riscontra un affievolimento di tensione determinata soltanto da ragioni evidentemente di opportunità dialettica d'aula e, nel contempo, l'affermazione di un'esigenza ineludibile.
Questo è stato fatto. Questo secondo aspetto colora tutta la vicenda.
Mi pare, quindi, che anche le preoccupazioni testé esposte dal Consigliere Saitta non trovino alcun motivo di ingresso serio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 2.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 Consiglieri hanno votato SÌ 36 Consiglieri hanno votato NO 10 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 3 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 3 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 3.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 4 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 4 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 5 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 5 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 6 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 6 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 6.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 7 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 7 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 7.
L'esito della votazione è il seguente: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 8 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 8 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 8.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 9 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 9 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 9.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 10 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 10 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 10.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 11 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 11 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 11.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 12 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 12.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 13 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 13 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 13.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 14 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Leo: L'art. 14 del disegno di legge n. 252 è soppresso.
Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 14.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 23 presentato dal Consigliere Tapparo (e connessi emendamenti rubricati dal n. 24 al n. 122) Inserimento nuovo articolo finale: "14 bis" (Entrata in vigore) "La presente legge entra in vigore il 365° giorno dalla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Il senso del mio emendamento è che questo provvedimento che stiamo per approvare in questi giorni entri in vigore dopo un anno. Questo tempo è espresso per sperare che ci si renda conto, anzi la maggioranza si renda conto, del limite di questo provvedimento e si possano fare quelle trasformazioni e modifiche, soprattutto al diritto allo studio, per compensare quanto di negativo determina l'approvazione di questa legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 23.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 3 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 123 presentato dal Consigliere Tapparo: Inserimento nuovo articolo finale: "14 bis" (Entrata in vigore) "La presente legge entra in vigore il 265° giorno alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte" Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 123.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Prima di passare alla discussione degli ordini del giorno, ai sensi dell'articolo 83 del Regolamento, rilevo che l'originario titolo non corrisponde più al titolo attuale e quindi propongo all'aula, prendendo letteralmente il testo della legge, di attribuire il seguente titolo "Esercizio del diritto alla libera scelta educativa".



(Dai banchi si sollevano segni di disapprovazione)



PRESIDENTE

Non ci sono problemi; provvederà l'Ufficio di Presidenza, in sede di modifica di coordinamento.
Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno.
Ordine del giorno è il n. 764 "Finanziamento legge regionale 49/85" presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Riba, Suino, Riggio, Ronzani Placido, Muliere ordine del giorno è il n. 765 "Finanziamento legge regionale 49/85" presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Riba, Suino, Riggio, Ronzani Placido, Muliere.
Mi scusi, Consigliere Marcenaro, all'inizio della discussione avevamo detto che i suoi documenti li discutevamo insieme.
Esaminiamo ora gli ordini del giorno n. 764 e n. 765.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà



PLACIDO Roberto

Ritengo che essere senza nome sia la giusta fine di questo disegno di legge, perché non merita un nome questo disegno di legge, per com'è andata ed è giusto che rimanga innominato. Non l'Innominato, grande personaggio passato alla storia con I Promessi Sposi, che aveva una sua dignità oggettiva; questo provvedimento, che noi riteniamo un provvedimento iniquo è sacrosanto che sia senza nome, questa è la giusta fine. Alla fine c'è una giustizia anche nella dimenticanza di presentare l'emendamento al nome disegno di legge senza nome.
Voglio entrare nel merito, perché non solo è senza nome, ma si potrebbe dire, paragonandolo a Padova che è la città dei " tre senza", che questo è un disegno di legge senza nome, senza risorse e senza copertura. Non c'è la copertura e lo sapete, c'è solo un impegno general-generico a trovare le risorse; lo vedremo nell'assestamento di bilancio, ma anche nel bilancio 2004 mancano le risorse. Io sono curioso di vedere dove taglierete, perch non ci saranno le risorse per implementare la 49, non ci saranno le risorse per l'edilizia scolastica, non ci saranno le risorse per quelli che erano i piani d'offerta formativa, che adesso non esistono più, non ci saranno le risorse per le borse di studio della 62, non ci saranno le risorse per molte altre cose, e sicuramente a fatica le troverete per questa legge iniqua, senza nome e senza copertura.
Vedremo in fase di assestamento il provvedimento con grande curiosità perché, lo ripeto, questo è il disegno di legge che mi ricorda la Città di Padova dei tre senza: "senza copertura", "senza nome", "senza dignità".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 764, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta regionale a destinare la somma derivante dalla differenza di euro 18.075.991,00 ed euro 10.000.000,00 al finanziamento della legge regionale n. 49/85".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 765, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta regionale a destinare la somma derivante dalla differenza di euro 18.075.991,00 ed euro 14.000.000,00 al finanziamento della legge regionale n. 49/85".
Il Consiglio non approva.
Esame ordine del giorno n. 769: "Revisione l.r. 49/1985 - Istruzione e diritto allo studio", presentato dai Consiglieri Cattaneo, Vaglio Angeleri, Botta M., Deorsola, Brigandì, Scanderebech, Mercurio.
La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Intervengo brevissimamente.
Si evidenzia subito il dato politico che viene raccolto in questo ordine del giorno, che, in buona sostanza, riassume i contributi del dibattito sul disegno di legge n. 252: parte dal presupposto che tale disegno di legge è rivolto alle famiglie degli alunni che frequentano soprattutto, la scuola primaria e secondaria degli istituti statali e paritari; muove da un invito, sostanzialmente, anche alle opposizioni, a non deviare dall'indirizzo fornito dalla legge n. 62/2000, che ha evidenziato il ruolo formativo del sistema dell'istruzione e lo svolgimento di un servizio pubblico da parte delle scuole non statali riconosciute paritarie; muove altresì dalla consapevolezza di dover assumere per le proprie decisioni il cambiamento in atto nella società, quindi, nella situazione economica e sociale; mira, in buona sostanza, a qualificare, a intensificare e ad arricchire lo sviluppo economico, sociale, culturale aprendo nuovi fronti e nuove ipotesi di confronto, offrendo, evidentemente nuovi strumenti.
Tutto questo è indirizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona umana, ma, ancora una volta, si muove sul terreno della cooperazione tra scuola e genitori, evidenziando e rafforzando il ruolo dei corpi sociali nella società; anche da un punto di vista istituzionale, va colto come momento di armonia o, comunque, come contributo all'armonia tenendo presente la legge 28 marzo 2003, n. 53, e il tavolo tecnico politico istituito presso il Ministero dell'istruzione, che deve concertare il percorso per l'attuazione della riforma della scuola nel nuovo quadro delle competenze istituzionali.
Nel presente quadro, l'ordine del giorno raccoglie i contributi di tutto il dibattito, che, indubbiamente, ha avuto momenti altamente interessanti e di alto profilo per presentare un disegno di legge che riveda, rivisiti e arricchisca la legge regionale n. 49/1985.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Signor Presidente e colleghi, discutendo questo ordine del giorno vorrei rimanere all'essenziale, risparmiando a voi e a noi stessi l'ennesima ripetizione di argomentazioni già più volte portate nel corso dei dibattiti consiliari, affrontando, nel modo più preciso possibile quanto di nuovo è contenuto nell'ordine del giorno che i Capigruppo della maggioranza ci sottopongono e che è ora in discussione.
In particolare, di questo ordine del giorno vorrei sottolineare due questioni che ritengo dirimenti. Nel corso di questa discussione, sin dal suo inizio, l'impegno ad una ridiscussione della legge n. 49 l'avevamo sentito frequentemente. Noi siamo partiti con una legge di modifica della legge n. 49, che ancora oggi porta nel titolo, e ci siamo trovati di fronte ad un cambiamento sensibile di orientamento.
I due punti che voglio sottolineare sono i seguenti: per quanto riguarda il primo, nell'ordine del giorno che voi presentate non c'è il più piccolo impegno e il minimo riferimento ad un aumento oggi e nei prossimi anni delle risorse a disposizione del diritto allo studio e del sistema della qualificazione, dell'istruzione e della formazione nella nostra Regione. In altre parole, con questo ordine del giorno, confermate una tendenza alla riduzione della spesa e delle risorse per il diritto allo studio e per la scuola pubblica, che ha caratterizzato in modo ininterrotto la vostra gestione, dal 1995 fino ad oggi, come testimoniano i bilanci preventivi e consuntivi dei vostri esercizi da quando voi avete responsabilità di governo in questa Regione.
Relativamente al secondo punto, c'è un elemento nuovo in questo ordine del giorno: voi, genericamente, avevate parlato di una ridiscussione della legge n. 49 e con questo ordine del giorno vi prego di prendere atto e di considerare che voi promettete la nuova legge di riforma della legge n. 49 per la prossima Legislatura, caro Assessore Leo. Nel testo c'è scritto che voi vi impegnate a promuovere una legge di revisione della legge n.
49/1985, in correlazione con l'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 53/2003. Come voi stessi avete scritto e potete leggere nei paragrafi precedenti, la legge n. 28 marzo 2003, n. 53, prevede che i decreti applicativi avvengano entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore, cioè all'incirca, nella primavera dell'anno 2005.
Quindi, con questa legge, contrariamente agli impegni che, a parole avevate assunto, annunciate un impegno di realizzazione e presentazione di questa proposta che, forse, varrà per la prossima Legislatura.
Ne prendiamo atto, questo è scritto in questo ordine del giorno, questi sono i limiti e i tempi che vi date per una discussione che, forse, avverrà nella prossima Legislatura, è sufficiente leggere il testo dell'ordine del giorno che avete presentato. Penso che questo confermi semplicemente che siamo in una fase nella quale si accentua, da parte vostra, il disimpegno su questo fronte. Aumenta certamente una retorica sulla questione della formazione, ma in presenza di un disimpegno sostanziale.
Penso, e spero, che si possa riproporre, prima di quella data, un testo organico su quei problemi. Mi auguro, altresì, che quella possa essere l'occasione per ricostruire, anche nel centrosinistra, che oggi nella discussione di questo progetto di legge si è indubbiamente articolato su posizioni diverse, un profilo unitario, che ritengo necessario per affrontare questi problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato, con grande correttezza e determinazione, oltre che con convinzione, questi due ordini del giorno, che riprendono degli impegni che non sono stati assunti da questa maggioranza per ammorbidire l'opposizione. Se avessimo voluto farlo - per quanto mi riguarda me ne assumo la responsabilità - mi correrebbe l'obbligo di dire quantomeno che non ci siamo riusciti, perché abbiamo avuto questo percorso fortemente impegnato (in particolare da parte della maggioranza, ma riconosco anche il lavoro dell'opposizione, tant'é che alcune volte ce lo siamo reciprocamente riconosciuto) confrontandoci sul merito della questione dell'istruzione e del diritto allo studio, anche al di là della legge per la libertà e della individuazione del percorso educativo, che è la finalità del disegno di legge n. 252.
Consigliere Saitta, comprendo la sua amarezza e sono anche dispiaciuto che vi sia stata un'intolleranza politica - adesso voglio forzare il sostantivo, vi prego di valutarlo come ritenete, proprio per richiamare l'attenzione - perché quando abbiamo detto, magari con toni accesi (perch quando ci si contrappone dopo settimane e settimane di lavoro può anche succedere questo) che c'eravamo dimenticati semplicemente di presentare un ordine del giorno, probabilmente perché l'Assessore pensava che l'avessi fatto io, viceversa noi Capigruppo di maggioranza abbiamo pensato che l'avesse fatto lui, con grande sincerità, come maggioranza abbiamo operato una scelta, che scaturisce anche da alcuni elementi di valutazione e di riflessione che avete posto anche voi dell'opposizione all'attenzione del Consiglio: abbiamo deciso di destinare due milioni di euro sullo stanziamento - che non sono pochi o tanti, com'è stato detto da altri Consiglieri, ma sono la cifra esatta, anzi leggermente abbondante, quindi capiente per qualche centinaio di migliaio di euro - per dare risposte precise a quei 7.000 ragazzi circa che appartengono a famiglie che hanno un reddito inferiore a 15.500 euro (i vecchi 30 milioni di lire) e che si vedranno, grazie a questo impegno (se confermato in assestamento) rimborsare le spese di trasporto ancorché iscritti e frequentatori delle scuole medie superiori.
Dal nostro scenario di maggioranza, l'ordine del giorno è visto come un atto di attenzione e di rispetto nei confronti dell'opposizione, ma è anche un atto generoso, perché governando, quando siamo convinti di fare una cosa, ne abbiamo la responsabilità e ne rispondiamo direttamente agli elettori. Abbiamo detto di volerlo fare e lo faremo. La maggioranza vigilerà - ma il verbo è volutamente errato - affinché la Giunta arrivi in sede di assestamento, con quell'impegno.
Abbiamo detto: "Presentiamo questo ordine del giorno, scusateci ". Poi vi è stata - ecco perché ho usato impropriamente, e me ne scuso, il termine 'intolleranza' da parte di qualcuno - una sorta di levata di scudi: "No! Se si presentano gli ordini del giorno guai".
Mi creda, è proprio così la questione. A questo punto valuteremo se presentare un ordine del giorno nelle prossime settimane, ma credo che non lo faremo, perché quando sosteniamo di prendere questo formale impegno, lo vogliamo rispettare.
Lei è tutelato, perché essendo Consigliere regionale, membro di questa Assemblea, avrà modo di confrontarsi con noi e con la Giunta, così come gli altri 59 colleghi, in sede di assestamento, e avrà modo certamente di tirarci la giacca qualora non rispetteremo l'impegno.
Per quanto mi riguarda, quindi, credo che la risposta sia precisa e l'impegno pure. A questo punto, qualsiasi forma di atto potrà essere soltanto formale, perché la sostanza è tutelata e certamente verificabile in quella sede a cui prima facevo cenno.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 4, lo liquiderò con pochissime parole, perché, come abbiamo già ribadito nel confronto di queste settimane, abbiamo di fatto voluto, come maggioranza e ovviamente anche nel rispetto del ruolo del Consiglio, indicare almeno due pilastri ovvero il minimo sotto al quale il contributo va dato per intero a tutti (ed ecco perché abbiamo mantenuto anche la scuola statale nella finalità della legge) e il massimo al di sopra del quale non erogare il contributo alle famiglie.
Ha ragione anche il collega Tapparo - non è che voglio dare ragione a tutti e a tutti i costi - perché in effetti, forse, questo avrebbe dovuto far parte di una legge. Purtroppo è l'anomalia di questo percorso al quale siamo stati sottoposti. Quindi è chiaro che, per rispetto dell'intesa avendo sprecato tra virgolette dal nostro punto di vista di maggioranza due anni e mezzo non proprio inutilmente, perché comunque il confronto è sempre utile, questo è quello che ci rimaneva da fare.
Pochissimi secondi ancora per il secondo ordine del giorno. Siamo convinti della necessità della revisione della legge n. 49. È vero che il Consigliere Marcenaro sollevava il problema che il Ministro Moratti, con l'atto che è stato approvato dal Parlamento nazionale - che quindi è diventato legge, di fatto la legge delega n. 53 del marzo 2003 - ha 24 mesi di tempo. Però è altrettanto vero che il Ministro Moratti in sede parlamentare ha preso comunque un impegno e ha già annunciato che il Governo intende emanare i decreti entro il 30 settembre di quest'anno.
Se dunque avremo questa situazione, vedremo, a decreti emanati da parte del Governo, come comportarci sulla legge n. 49. Qualora non ci fosse questa condizione - la prego di seguirmi, collega Marcenaro potremo comunque assumere un impegno, perché siamo convinti della necessità della revisione della legge n. 49, a confrontarci anche nelle more dell'assunzione da parte del Governo nazionale dei decreti attuativi della legge n. 53/2003.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, credo che vi sia un difetto nella modalità con cui si svolge questa discussione.
Poco fa mi pare che il collega Cattaneo abbia detto con chiarezza che cosa sono per lui gli ordini del giorno. Gli ordini del giorno - non riesco a vedere l'Assessore Leo, che credo abbia più esperienza di noi perché è da parecchi che è qui in aula - nella dialettica democratica non sono un atto di cortesia né di attenzione verso la minoranza.
Gli ordini del giorno a conclusione di un dibattito rappresentano il censimento delle questioni che sono emerse e i punti sui quali c' convergenza. Non è un atto della maggioranza. Normalmente gli ordini del giorno su una proposta della Giunta sono addirittura atti del Governo regionale, perché registrano i punti di convergenza, la conclusione del dibattito. Non è un atto di cortesia. Questa è una concezione errata di intendere la dialettica democratica. Non abbiamo bisogno di cortesia, anche se sono d'accordo sul testo. Il problema non è questo: il problema è di sintetizzare, in modo autorevole, le conclusioni della discussione. Questo è il significato degli ordini del giorno.
Mi pare che questi due ordini del giorno non registrino le conclusioni e i punti convergenti della nostra discussione, perché mi sembra che siano stati scritti al di fuori di quest'aula. Questa è la realtà.
Sulla legge n. 49 - anche per stessa ammissione del collega Cattaneo e di altri che sono intervenuti, in particolare l'Assessore Leo - vi è sicuramente un aspetto normativo di revisione della legge, com'è stato rilevato nel corso della discussione, ma prevalentemente mi pare che le questioni emerse, in maggioranza e in minoranza, siano di maggiori risorse da assegnare alla legge n. 49. Mi sembra questo il tema centrale.
Vi è anche la questione della riforma della legge n. 49, ma in particolare è emerso il problema di maggiori risorse da destinare alla legge. Questo testo, così come è stato presentato, evita il problema, in pratica ignora la discussione. Se è così, allora gli ordini del giorno non servono a niente, perché se si ripropongono delle opinioni indipendentemente dal dibattito, gli ordini del giorno non servono a niente.
Questo ordine del giorno è acqua fresca, perchè dice: "La Giunta dovrà fare...". Caspita! Ma quando lo farà? Di risorse non se ne parla.
Lo stesso ragionamento vale anche per l'altro ordine del giorno.
L'altro ordine del giorno, dove è stato discusso, qui in aula? Collega Cattaneo, questo non è neppure un atto di cortesia, questo vuol dire ignorare completamente la discussione. Ma dove si è discusso di tre figli di un limite di reddito? Dove? Vedo scritto sull'ordine del giorno: "...a non prevedere alcuna forma di franchigia per il godimento dei benefici di cui al comma 3 per i nuclei famigliari che, avendo reddito...", e poi: "...per l'accesso al beneficio di cui al comma 3, con un limite reddito non superiore a tale limite, sono indicati con riferimento ad un nucleo famigliare di 3 persone". Ma dove è avvenuta questa discussione? E' il punto di convergenza della nostra discussione o sono ordini del giorno campati in aria? Concludo questa mia riflessione dicendo che, siccome non è affrontato il problema delle risorse per la 49, mi pare che sia stata evocata una cosa non vera; io continuo ad essere dell'opinione che i contributi alla scuola paritaria ed alle famiglie degli allievi che la frequentano non possano essere in contrapposizione alla scuola pubblica, e la modalità per evitare questa contrapposizione è quella di prevedere, contemporaneamente alle risorse per la scuola paritaria, un aumento di risorse per garantire il diritto allo studio. Sta in questo il significato della battaglia che abbiamo fatto per evitare questa contrapposizione.
Invece questa banalizzazione, soprattutto nel primo ordine del giorno vuol dire che a questo principio, ripetuto e condiviso, non vengono date le gambe; questo è il tema che abbiamo di fronte. Quindi non accettiamo nessun atto di cortesia, non perché vogliamo essere disattenti alla cortesia che qualcuno ci pone, ma perché in ogni caso questo ordine del giorno non registra i punti di convergenza.
Per questo motivo, questo documento mi sembra inutile; l'altro riprende delle questioni neppure oggetto della discussione: mi chiedo a cosa sia servita questa discussione. Personalmente ho l'impressione che il collega Cattaneo intenda queste cose una modalità per tentare di smussare posizioni e di raccogliere consensi. Non è così; la modalità con la quale si arriva a questa conclusione dimostra anche i limiti con cui viene affrontato il confronto. Questo non vuol dire che ci sono responsabilità soltanto della maggioranza; so perfettamente vedere che cosa è capitato e che cosa capita, ma quando si hanno responsabilità di maggioranza soprattutto il governo dovrebbe avere la capacità di presentare ordini del giorno che raccolgono elementi comuni, non elementi di parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ci sono aspetti, durante un dibattito in Consiglio, nell'elaborazione di un provvedimento e anche in altre discussioni, che assumono il valore della "parola data". Credo, in questi lunghi periodi di discussione, di avere inteso dall'Assessore Leo che l'elaborazione, la rivisitazione della legge sul diritto allo studio era subito susseguente a questo provvedimento; addirittura, in alcuni momenti avevo sottolineato la necessità di una qualche forma di contestualità, nel senso che questo provvedimento poteva andare a termine, ma già nasceva, in qualche modo l'elaborazione del nuovo diritto allo studio.
Per come è impostato il provvedimento potrebbe non arrivare probabilmente alla prossima legislatura. Quello che potrà nascere sarà un provvedimento che aspetta i decreti attuativi per potersi manifestare. Per il diritto allo studio non è nemmeno un problema di risorse finanziarie perché non è una manutenzione che si chiede alla trasformazione del diritto allo studio rispetto a una normativa che ormai è un po' datata (si è formata nel dibattito in quest'aula tra l'83 e l'84 e si è poi materializzata all'inizio dell'85).
Quindi mi sembra che ci sia, da un lato, un non rispetto di un tacito accordo secondo cui questo era un provvedimento di una profonda rivisitazione che partiva subito dopo quello del diritto allo studio dall'altro lato, anche il superare una pura visione di risorse finanziarie da porre per il diritto allo studio è qualcos'altro.
Capisco che ci sia il timore che una buona legge sul diritto allo studio insidia quella che è l'ambizione dell'operatività del provvedimento sul buono scuola. Quindi in qualche misura si lascia depotenziata l'inadeguata legge sul diritto allo studio.
Spero di sbagliarmi, ma così com'è impostato l'ordine del giorno mi sembra poco confortante per le aspettative di chi pensava che si potesse incidere fortemente ed in modo positivo sul diritto allo studio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, come lei avrà notato, in questa fase ho parlato molto poco per non rubare spazio e quindi per arrivare alla rapida approvazione di questa legge, dopo due anni e mezzo di dibattito.
Ribadisco quello che ho sempre detto sugli ordini del giorno: un ordine del giorno non si nega a nessuno - lo ripeto in questa sede - e penso che valga molto di più l'impegno di uomini che, all'interno di questo Consiglio, hanno sviscerato a fondo una materia ed hanno evidenziato quelle che erano le carenze, quelli che erano alcuni aspetti che poi abbiamo tradotto, o cercato di tradurre, per iscritto su questi due ordini del giorno che sono stati presentati.
C'è un altro aspetto che però vorrei sottolineare all'attenzione di quest'aula. Noi, con questi ordini del giorno, rinunciamo ad una funzione che dovrebbe essere tipica di questo Consiglio regionale: quella di discutere e di approfondire da un punto di vista legislativo, articolo per articolo, una legge che all'inizio, almeno nelle intenzioni di questa maggioranza, in questo modo era stata presentata.
Il collega Saitta nel suo intervento ha fatto un raffronto con il testo di legge precedente e con il testo odierno. Voglio dirlo a chiare lettere: noi siamo stati costretti, da questo Regolamento, a presentare un testo scarno come quello che verrà approvato; siamo stati costretti a lavorare su un testo e delegare poi alla Giunta regionale tutto quanto entrerà nel merito e nel dettaglio del disegno di legge n. 252, allorquando l'Assessore Leo presenterà nel dettaglio quanto noi abbiamo tradotto in questi ordini del giorno, che rimangono comunque un invito del Consiglio regionale, che delegano, di fatto, la Giunta a legiferare e ad entrare nel merito della materia.
Questo è un aspetto che, sinceramente, volevo sottolineare e che, in qualche modo, amareggia la funzione che stiamo svolgendo di contributo legislativo come Consiglio regionale.
Ovviamente, in questi due ordini del giorno abbiamo cercato di dare un'indicazione e alcuni suggerimenti, entrando il più possibile nel merito anche se, di fatto, la delega l'abbiamo data alla Giunta regionale. Ci auguriamo, e sarà anche nostra cura, almeno per quanto riguarda il mio Gruppo consiliare, controllare che la Giunta regionale vada nella direzione auspicata nel primo progetto di legge che presentammo e che poi fu ritirato in attesa della presentazione del disegno di legge della Giunta regionale.
In questo senso, per questa sera, ci accontentiamo di votare questi due ordini del giorno come raccomandazione viva alla Giunta, sperando che vengano tradotte le nostre intenzioni, quindi, che si possa concretizzare quanto abbiamo sperato due anni e mezzo fa quando presentammo il nostro primo progetto di legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 769, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale esaminato il testo del disegno di legge n. 252, come emendato, finalizzato all'attribuzione di contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni frequentanti la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle Istituzioni scolastiche statali e paritarie considerate le trasformazioni introdotte dalla legge n. 62/2000, che ha ridisegnato il sistema di istruzione riconoscendo il ruolo formativo e lo svolgimento di un servizio pubblico anche da parte delle scuole non statali riconosciute paritarie considerati i cambiamenti in atto nella situazione economica e sociale della Regione Piemonte considerata, in particolare, l'esigenza di qualificare il sistema scolastico attraverso l'arricchimento dell'offerta formativa e dei modelli di apprendimento in modo da affrontare con un sistema educativo di qualità lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio piemontese e le innovazioni imposte dalla società della conoscenza, nonché la necessità di porre attenzione ai mutamenti intervenuti nelle domande di intervento e nei bisogni formativi espressi dall'utenza vista la legislazione statale in materia di borse di studio e libri di testo e in materia di parità scolastica e a recente riforma dell'ordinamento scolastico che tra le sue finalità indica anche quella tesa a favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto delle scelte educative della famiglia nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori alla luce della legge 28 marzo 2003, n. 53, per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale che delega al Governo l'adozione di decreti legislativi di attuazione, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge stessa preso atto che è stato costituito un Tavolo tecnico-politico presso il Ministero dell'Istruzione al quale partecipano le Regioni e i componenti dei Coordinamenti dell'istruzione e della formazione professionale, al fine di concertare il percorso per l'attuazione della riforma della scuola nel nuovo quadro di competenze istituzionali e le azioni e gli interventi prioritari impegna la Giunta regionale a presentare un disegno di legge di revisione della l.r. 49/1985 che affronti in modo organico la materia dell'istruzione e del diritto allo studio ad avvenuta approvazione della legge regionale relativa ai contributi all'educazione scolastica e in correlazione con l'emanazione dei decreti attuativi della legge 53/2003".
Il Consiglio approva.
Esame ordine del giorno n. 776: "Principi per il regolamento attuativo della legge regionale su libera scelta educativa", presentato dai Consiglieri Palma, Cattaneo, Galasso, Angeleri, Mercurio, Deorsola, Vaglio Botta M., Rossi O.
Do atto che alla Presidenza è pervenuto un emendamento all'ordine del giorno, a firma dei Consiglieri Saitta, Giordano e Di Benedetto, che chiede di aggiungere il seguente comma: "Stanziare nel bilancio 2004, per l'anno scolastico 2003/2004, euro 2 milioni per l'assegnazione di borse di studio finalizzate alla copertura delle spese per il trasporto scolastico nelle scuole medie e superiori".
Do atto che, ai sensi del nostro Regolamento, non è ammissibile l'emendamento all'ordine del giorno, ma soltanto la modifica dell'ordine del giorno, a fronte del consenso di tutti i proponenti l'ordine del giorno medesimo. Il consenso è rifiutato, ne do atto e passo alla discussione dell'ordine del giorno n. 776.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Intervengo soprattutto per provvedere all'illustrazione di un ordine del giorno che, in parte, serve per completare non la disciplina, ma l'indirizzo del testo legislativo sui punti emersi nel corso della discussione come i più significativi, i più sensibili e i più problematici che sono i seguenti: il problema della franchigia; il problema del tetto del reddito rispetto all'accesso ai benefici della legge; il problema delle percentuali di copertura, quindi, dell'importo erogabile; il problema delle modalità di assegnazione di questi benefici.
La mia impressione, a differenza di quanto sostenuto dal collega Saitta, è che questo ordine del giorno raccolga non un orientamento unanime, ma un orientamento ampiamente convergente del Consiglio innanzitutto, rispetto alla individuazione dei temi problematici e suscettibili di ulteriore disciplina e, in una certa misura, sicuramente maggioritaria, non certamente unanime, un'ipotesi di soluzione di questi problemi con un atto che è tutt'altro che formale per quanto mi riguarda ma è tipicamente consiliare. E' un atto di indirizzo da parte del Consiglio rispetto alla Giunta e di assunzione, qualora venisse approvato da parte del Consiglio, di un impegno politico che viene fatto valere nei confronti della Giunta regionale, sostanzialmente e formalmente a prescindere dall'impegno personale e politico che un Assessore può scegliere o non scegliere di dichiarare in un'occasione di questo tipo.
Rispetto al problema della franchigia si dà un'indicazione, a mio parere, ragionevole. Il caposaldo di questo provvedimento è stato, fin dall'inizio, nel tentativo di discussione che ci ha accompagnati per due anni e mezzo, quello di considerare come dato prevalente e dirimente la percentuale di incidenza delle spese di frequenza sul reddito complessivo imponibile del nucleo familiare. Si ritiene nell'ordine del giorno che anche qualora l'incidenza sia scarsa o relativamente scarsa rispetto al reddito imponibile, questa incidenza rilevi in misura comunque particolarmente grave per i redditi più bassi, quindi, al di là della disciplina che la Giunta potrà immaginare rispetto all'applicazione e all'erogazione di questi benefici, la franchigia non vada prevista e applicata per le fasce di reddito più basse, in modo tale che, da una parte, venga assicurato a tutti gli studenti delle scuole piemontesi un beneficio di questo tipo, qualora le loro famiglie versino in condizioni economiche particolarmente disagiate, e, dall'altra parte, assicurando anche agli studenti delle scuole pubbliche piemontesi con quelle condizioni di reddito l'accesso a questi benefici.
Il tetto del reddito è stato indicato in una misura che io stesso considero in un certo qual modo eccessiva, sono 120 milioni di vecchie lire, in questo raccogliendo davvero un orientamento più o meno convergente da parte dell'Assemblea, per altro verso, richiamato e riattestato dallo stesso Consigliere Saitta nell'emendamento che lui ha presentato nel nostro primo progetto di legge, quello del Gruppo Radicale, in cui il tetto di reddito netto - si ragiona su reddito lordo imponibile - era leggermente inferiore, era di 50 milioni netti. In termini comparativi, dobbiamo considerare che questo è un limite di reddito di due volte e mezzo inferiore a quello stabilito dalla Regione Lombardia per l'erogazione dei buoni scuola in quella Regione; mi pare complessivamente contenuto e da un certo punto di vista - ci verrò al quarto punto - sostanzialmente irrilevante rispetto ai criteri di assegnazione.
Rispetto alle percentuali di copertura, innanzitutto, ci si è preoccupati di assicurare percentuali di copertura realistiche, quindi importi erogati realistici rispetto ai nuclei familiari non necessariamente poverissimi, ma che versano in condizioni economiche tali da non consentire loro l'accesso a scuole con spese di frequenza particolarmente elevate quindi, assicurando - questa l'ipotesi dell'ordine del giorno - una percentuale netta di copertura rispetto alle spese sostenute del 75%. Anche in questo caso, mi pare un'innovazione significativa rispetto ad altre esperienze italiane, sempre tenendo presente l'esempio lombardo ai nostri confini: significa tre volte la percentuale di copertura che, anche per i redditi più bassi, viene assicurata nella Regione Lombardia.
Il quarto punto relativo alle modalità di assegnazione serve per chiarire qualcosa che non era implicito, ma non era sufficientemente esplicitato nel provvedimento. L'ordine di assegnazione dei benefici segue l'ordine decrescente dei redditi delle famiglie richiedenti. Non si assegnano i 35 miliardi di vecchie lire, o quanti saranno, per fasce di reddito e ciascuna fascia di reddito, per così dire, pesca dalle proprie competenze. Si procede ad esaurimento salendo dai redditi più bassi ai redditi meno bassi o più alti, in questo modo tutelando le famiglie più disagiate, anche qualora, in sede di approvazione della norma finanziaria in senso stretto o nell'assestamento prossimo oppure, secondo me, più propriamente nel prossimo bilancio, la dotazione di questo provvedimento venisse sostanzialmente ridimensionata. Con questa applicazione comunque garantiremmo una tutela economica rispetto al godimento di questo beneficio ai ceti sociali più disagiati.
Complessivamente, questo fornisce un quadro tutt'altro che realistico e ragionevole di applicazione di questo provvedimento e mi pare anche una marcatura, fra virgolette, "sociale" ampiamente superiore a quella di provvedimenti analoghi adottati in numerose Regioni italiane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Questo ordine del giorno merita un'analisi. E' la prima volta che la maggioranza, e immagino, anche se non è firmataria, per suo tramite, la Giunta, indica qualche elemento per comprendere in un documento formale non solo le indiscrezioni, ma quali siano alcuni dei criteri ai quali intende attenersi o ispirarsi per la stesura del regolamento attuativo della legge che stiamo discutendo.
Forse, usiamo vocabolari e addirittura numeri diversi nella lettura dei documenti, ma per quanto leggo, mi pare che si possa dire tutto meno che si tratta di una scelta indirizzata alle fasce più deboli.
Naturalmente posso sbagliarmi - e chiedo di essere corretto - ma qui stiamo parlando di un limite di reddito non superiore ai 61.970 euro (circa 120 milioni delle vecchie lire). E viene specificato che tali limiti di reddito sono indicati con riferimento al nucleo familiare di tre persone e alla crescita del numero del nucleo familiare cresce anche il livello di reddito preso in considerazione, con un rapporto un po' meno che proporzionale (se non erro, prende in riferimento l'indicatore di situazione economica, che non è esattamente proporzionale ma ha un carattere che si avvicina alla proporzionalità). Per una famiglia con tre figli il reddito si avvicina alla cifra di 200 milioni circa all'anno lordi.
Ovviamente si parla di redditi imponibili lordi. Ho fatto il sindacalista per tanto tempo e non mi è mai capitato di discutere nella mia vita di aumenti netti. Quando si parla di redditi, si fa riferimento ai redditi imponibili lordi ovunque e in ogni situazione. Questo è il modo in cui vengono discussi normalmente i redditi: il netto è una convenzione che si usa per paragonarlo al potere d'acquisto.
Stiamo parlando, quindi, di redditi e di imponibili lordi intorno ai 200 milioni di lire. Se qualcuno di voi pensa che in questo modo si possano individuare le fasce disagiate, possiamo certo stabilire che chi guadagna 150 milioni è disagiato rispetto a chi ne guadagna 200. Se questo è il criterio che usiamo e il tipo di relazione che adottiamo naturalmente possiamo ritenerci consolati e credere di avere la coscienza a posto.
Vorrei far notare un ulteriore aspetto: perché, cari colleghi della maggioranza, il criterio di valutazione del numero di familiari lo prendete in considerazione solo quando si tratta di reddito massimo e non quando si tratta di reddito minimo? Per dichiarare l'esenzione della franchigia stabilite un reddito minimo di 15.900 euro: ma non vi preoccupate di dire che cresce al crescere della situazione familiare, e che non è la stessa cosa per una famiglia che ha quattro figli o per una famiglia che ne ha uno solo.
Scusate, sto leggendo il documento e i numeri e questa preoccupazione non c'è, non c'é scritto su questo punto, mi dispiace.



(Commenti in aula)



MARCENARO Pietro

scritto: "La Giunta è chiamata a prevedere e ad applicare un coefficienze di determinazione del suddetto limite".



(Commenti in aula)



MARCENARO Pietro

Io l'ho interpretato così. Comunque, mi pare che sia un punto significativo.
Naturalmente prendo atto che, attraverso questo ordine del giorno, si introduce quello che fino ad oggi non era stato nominato in alcuno dei documenti che avevamo esaminato; si inserisce, cioè, il principio della franchigia, attraverso il quale si introduce, in realtà, quel meccanismo concreto che esclude i frequentatori delle scuole pubbliche, quelle scuole statali richiamate al comma 2 dell'emendamento che è stato approvato come potenziali titolari di questo provvedimento.
Per queste ragioni, penso che le indicazione dei criteri espressi in questo provvedimento non siano criteri di mitigazione. Sono criteri che, a nostro parere, accentuano le preoccupazioni. Aggiungo che non considero rilevante il confronto con quanto fatto dalla confinante Amministrazione lombarda. Era un caso tale di eccesso che, a loro volta, in quella situazione, hanno poi dovuto correggere come sapete.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Mi farò promotore di un'iniziativa, Consigliere Palma: lanceremo una campagna affinché quell'obolo di 10.00 lire che verrà destinato ai circa 10.000 studenti delle scuole medie inferiori sia raccolto in monetine da un centesimo, in modo da poter inondare quest'aula di questa miseria che è costituita dalla abolizione della franchigia, perché i numeri sono numeri.
Se si esclude l'assicurazione, la retta di iscrizione alla scuola media è di 10.000 lire. Nelle scuole statali complessivamente le spese di iscrizione non superano le 20.000 lire. Allora, siccome i beneficiari dei libri di testo gratis per le scuole medie inferiori e per la prima superiore della nostra Regione non supera le 16.000 unità, capite di cosa stiamo parlando? Consigliere Palma, si cerca di indorare la pillola con un obolo di 300.000 lire - questo è l'altro aspetto - destinato a 6.000 famiglie delle scuole medie superiori che hanno avuto accesso e che hanno un reddito inferiore ai 30 milioni. Questa è la beffa mascherata da equità . Mentre alle 441 famiglie che hanno un reddito inferiore ai 30 milioni e che frequentano le scuole paritarie si destina una cifra che ho ragione di credere che si aggiri intorno ai 3 milioni di vecchie lire. Stiamo parlando di queste cifre.
chiaro l'inganno di questo ordine del giorno, che, fissando il tetto a 120 milioni di vecchie lire, nasconde una volontà ben precisa quella di ampliare i possibili beneficiari - sono pronto a scommetterci in una misura che toccherà al massimo 12.000 o 15.000 famiglia sulle 26.000 famiglie che frequentano le scuole paritarie e private.
Stiamo parlando di un atto di rapina di risorse da destinare alla scuola pubblica - questo sì che è Robin Hood all'incontrario! - per destinarle a 12.000 famiglie che hanno un reddito fino a 120 milioni di lire, o che hanno un reddito che è al di sotto di quella soglia di bisogno che qui è indicata nella prima fascia, nella fascia svantaggiata.
Questi sono i numeri. Stiamo parlando di una popolazione scolastica di 436.000 studenti, rispetto alla quale, con un atto di rapina, togliamo dei soldi alla scuola pubblica e li destiniamo a 12.000 famiglie. Ma la coscienza laica di quella parte della maggioranza di governo pensa di piegare le ragioni di coscienza ad un atto curiale di questa portata, ad un atto curiale che lascia un principio, ma crea un'iniquità che non ha precedenti.
Capisco il liberal-liberismo che anima lo spirito di quest'ordine del giorno, ma perché non prevedere un'altra misura equa e chiedere l'accertamento dei redditi? Chiediamo l'accertamento dei redditi, diamo almeno equità al provvedimento che si va varare.
Ne vedremo delle belle, Assessore. Io mi impegno comunque a raccogliere tanti centesimi da quelle dieci mila famiglie di beneficiari per poterli portare o al Partito Radicale o direttamente alla Curia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 776, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a rispettare i seguenti principi per l'adozione del provvedimento di cui all'art. 1, comma 5 della deliberazione legislativa "Esercizio del diritto alla libera scelta educativa", ex disegno di legge 252: a non prevedere alcuna forma di franchigia per il godimento dei benefici di cui al comma 3 per i nuclei familiari richiedenti il cui reddito imponibile sia uguale od inferiore ai 15.494,00 euro ed a fissare per l'accesso al beneficio di cui al comma 3 un limite di reddito non superiore ai 61.970,00 euro. Tali limiti di reddito sono indicati con riferimento ad un nucleo familiare di tre persone. La Giunta è chiamata a prevedere ed applicare un coefficiente di determinazione del suddetto limite per i nuclei familiari con un numero di componenti superiore a tre, sulla base di criteri stabiliti in analogia con quelli previsti per la determinazione dell'Indicatore di Situazione Economica (ISE) a determinare il contributo assegnato in rapporto al reddito imponibile del nucleo familiare richiedente, di modo che: nell'ambito delle disponibilità di bilancio, i benefici di cui al comma 3 siano assegnati in base alla graduatoria dei nuclei familiari richiedenti definita in ordine decrescente di condizione economica i benefici per le famiglie inserite nella fascia di maggiore svantaggio economico siano pari al 75% delle spese effettivamente sostenute".
Il Consiglio approva.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge, chiede di intervenire il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Io, ovviamente, sono profondamente contrario a questo provvedimento.
Nel lungo dibattito che qui si è svolto ho cercato di dimostrarlo e ora cerco ancora di tratteggiare, quelli che sono i punti più pericolosi - non voglio ritornare sul tema della Costituzione - di un'operazione che, in qualche modo, segmenta la società e crea in prospettiva dei problemi sociali.
Voglio solo portare in evidenza che l'enfatizzazione del tema della libertà di scelta, che la maggioranza ha spesso fatto nei suoi interventi è priva di fondamento. E' grave il passaggio che il collega Chiezzi ha letto del più volte citato documento, non so come definirlo, della pastorale del lavoro, in cui si mette in dubbio che esista la cosiddetta liberta nella scuola, la libertà di insegnamento.
Tutta la nostra storia, la storia del sistema dell'istruzione, che si è consolidato sul finire dell'800 e si è affermato nel '900 nei Paesi europei, valorizza il momento di pluralismo e il momento di libertà attraverso quel processo che si determina nell'insegnamento e che ha come riferimento la selezione attraverso un concorso pubblico degli insegnanti Qui si fa, invece, un'operazione diversa, che è solo una prima tappa, e questo va sottolineato, perché il buono scuola non è un'operazione conclusiva, ma è un operazione che assorbe una visione che pensa, in qualche modo, di comprimere il ruolo della scuola pubblica. Prima di fare questo, però, passerà attraverso alcuni processi molto delicati; intanto si scaricheranno le categorie deboli verso la scuola pubblica, perché sarà difficile il contrario (avevo accennato all'esperienza olandese dei bonus non solo per la scuola, che ha reso problematica quell'esperienza evidenziandole la necessaria revisione).
In qualche modo noi facciamo un'operazione che, anziché valorizzare, da parte della Regione Piemonte, politiche pubbliche, comprime, divide segmenta la società. Noi, invece, abbiamo bisogno di coesione sociale, di armonizzazione, di contaminazione tra le diverse culture, tra le diverse religioni. Noi facciamo un'operazione inversa: creiamo dei ghetti, alziamo steccati. Credo quindi che sia uno strumento sbagliato; spero che un'affermazione del centrosinistra nella prossima legislatura possa mettere mano profondamente a questo provvedimento che viene approvato in questa forma, con queste modalità e con questi criteri della maggioranza di centrodestra.
Confermo il mio voto contrario a questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mercurio; ne ha facoltà.



MERCURIO Domenico

In questo lunghissimo dibattito, più volte mi sono posto la domanda se io fossi un reazionario oppure se da parte di molti della minoranza si facesse una battaglia di retroguardia.
Sono passati tre anni e mezzo e nel corso di questo periodo ho sentito tante ingiurie - non se la prendano a male se ripeto che in questi tre anni e mezzo ho sentito solo ingiurie - ed assistito a una battaglia di retroguardia.
Mi spiego. Si sta discutendo, non nel 1860, non nel 1949, ma si sta discutendo nel 2003, a 150 anni dall'obbligo della scuola pubblica e a oltre mezzo secolo dalla nostra Costituzione; si sta discutendo in un Paese in cui la scuola pubblica è cosa seria, e non si sta discutendo in un Paese confessionale o che almeno non è tale da molti anni. Allora, veramente molte espressioni le ritengo fuori luogo, quando ci si accusa di avere un'ideologia reazionaria, da una parte, poi un'ideologia troppo a sinistra da un'altra parte (qualcuno addirittura ha pensato di mediare tra i reazionari e quelli troppo a sinistra).
Una cosa è sicura: stiamo discutendo dello 0,1% della spesa regionale e dello 0,01 della spesa per la pubblica istruzione della nostra Regione.
Stiamo discutendo del guadagno lordo di Del Piero - certo, non al netto, al netto guadagna la metà - all'incirca, con la pubblicità e gli spot, 35 miliardi.
Non capisco dov'è questo pericolo. Credo che il Piemonte, in un Paese come l'Italia, che è uno dei più industrializzati del mondo, si possa anche permettere, di dare alle famiglie 35 miliardi in assistenza, poi, queste famiglie scelgono liberamente. La parola "libera" rappresenta il futuro delle poche cose che mi sono rimaste. E' stato presentato un emendamento soppressivo per la parola "libera", perché è stata ritenuta enfatica. Credo che in questi tre anni e mezzo di enfasi se ne sia fatta fin troppo, non credo che la parola "libera" abbia un significato così ampolloso come qui si è voluto far credere.
Ho firmato l'emendamento Cattaneo. Mi pare che non avessi firmato la legge perché, come avevo riferito all'Assessore, la ritenevo troppo lunga poi, finalmente, dopo tre anni, vedo che è stato presentato un emendamento al disegno di legge n. 252, che è di un solo articolo.Quando il Consigliere Cattaneo mi sottopose un emendamento un po' più lungo dell'emendamento dell'Assessore lo guardai un po' con diffidenza. Per la verità, non ho mai letto la legge n. 252, in quanto, contenendo il regolamento, era troppo macchinosa. Secondo me, la legge deve essere la legge e il regolamento deve essere il Regolamento, lo faccia la Giunta il Regolamento. Relativamente a coloro che hanno tre figli, non mi interessa cosa dice la Giunta, sono problemi della Giunta, anche in merito a quanto paga chi ha cinque figli o in merito alla franchigia ci sono troppi calcoli. Non credo che in quest'Aula si debbano confondere le due cose fino al punto di dire che questa legge è pericolosa perché delega il regolamento alla Giunta veramente, c'è scritto sulla nostra Costituzione e nella legge n. 1/1999.
Presidente, concludo l'intervento, ho terminato il tempo a mia disposizione e credo di aver parlato fin troppo per una legge che va avanti da tre anni e mezzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, come abbiamo detto ripetutamente, questa legge non ci soddisfa, la riteniamo una sconfitta per una visione della società di tipo sociale e, in particolare, abbiamo individuato alcuni aspetti che meno di altri ancora ci soddisfano. Così come si è fatto lo spot sulla legge Moratti (forse, è stato ritirato) in cui si diceva di aver ascoltato questi e questi altri per redigere la legge nazionale, allo stesso modo, potrebbe farlo questa Giunta dicendo: "Abbiamo sentito, ma non abbiamo ascoltato nessuno", così è stato. In particolare, ricordo come anche da parte di alcuni degli studenti era stato fortemente contestato l'impianto familistico di questa legge, come se i ragazzi di 16 - 17 anni fossero dei pacchi che la famiglia decide di spostare da una scuola all'altra solo perché gli si regala un buono scuola. Pensate come questi ragazzi, venendo indirizzati dalla famiglia per ottenere un bonus, si possono sentire cresciuti e inseriti nella società.
Stiamo parlando di questi argomenti mentre tra pochi mesi, a seguito dei "Gats" di Cancun, potrebbe abbattersi sulla scuola pubblica una scure che avrà delle conseguenze forse neanche immaginabili per questa leggina: può anche essere che arrivino delle scuole che neanche immaginiamo e che avranno diritto ad avere questi buoni per cui noi tanto ci siamo accalorati. Allora, l'Assessore Leo, che pensa di salvare le scuole cattoliche con questi soldi, si accorgerà che, invece di salvare le scuole cattoliche, magari, si troverà a finanziare università americane, che magari, a qualcuno piaceranno, o, magari, scuole islamiche. Se qualcuno vuole prendersi la soddisfazione di leggere quelli che sono gli accordi di cui si discute a livello dei trattati dei servizi, si accorgerà che questo è un evento non molto lontano, che può arrivarci addosso nel giro di qualche mese.
C'è un punto fondamentale che abbiamo cercato ripetutamente di sollevare: la scuola pubblica ha molti problemi, forse, il suo problema principale è avere un Ministro che si chiama Moratti, e necessiterebbe di aiuti. Se la Regione Piemonte ha la disponibilità di questa piccola somma come dice il Consigliere Mercurio, ma noi non crediamo che sia così esigua sarebbe più giusto e logico un utilizzo sociale per cercare di risolvere o attenuare in parte i danni delle scelte scellerate del Ministro Moratti a livello nazionale, senza incorrere in un'elargizione alle scuole confessionali.
Naturalmente, voterò no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Leggendo i principi ispiratori di questa legge, viene in mente quanto avesse ragione Carlo Marx quando parlava di "ideologia" come falsa coscienza. Ci sono tre errori e proposte ideologiche alla base di questa legge.
In breve la prima, quella che riguarda i fini dell'istruzione, che secondo questa legge e chi l'ha ispirata, dovrebbero essere i fini prescelti dalla famiglia in quanto tale. Questa è una ideologizzazione di un soggetto sociale completamente strumentale e di falsa coscienza, perch la famiglia non può essere intesa sempre e comunque come una unità di pensiero. Le famiglie sono solo quelle in cui ciascuno dei componenti la pensa esattamente come gli altri? Solo queste sono le famiglie? E se non è così, non si fa famiglia? E se le famiglie hanno, invece, nel proprio seno punti di vista diversi, a che scuola si iscrivono i ragazzi? Si tira a sorte? Questo ideologismo secondo il quale la finalità è quella di soddisfare le famiglie, corrisponde alla falsa coscienza di cui parlava Marx. E con la falsa coscienza non si va molto lontano.
Secondo impianto, quello relativo allo Stato, che è visto come un avversario, un'entità estranea all'individuo che, secondo questo ideologismo, sottrae alle famiglie e agli individui delle risorse.
In una frase che ho citato (pagina 28 per chi volesse andare a vedere l'ispirazione di questa legge) si dice che i Governi dello Stato hanno cronicamente defraudato le famiglie della possibilità di scegliere. Questo è un altro impianto che vede lo Stato come avversario e non come l'organizzazione all'interno della quale si compongono le parti sociali gli interessi sociali e via dicendo. Si giunge a pensare che lo Stato ha addirittura delle strutture patologiche.
Il terzo ed ultimo ideologismo, forse il più grave, è quello relativo al pluralismo. Chi sostiene la necessità di finanziare parti private nell'educazione, lo fa anche dicendo che la libertà di insegnamento è una cosiddetta "libertà di insegnamento", perché si dà una definizione di pluralismo molto angusta. Il pluralismo deve avere di certo qualcosa che lo unisce, ma questo qualcosa che unisce il pluralismo che cos'é? La nostra Costituzione dice che è una cosa molto ampia: è quanto è scritto nella nostra Costituzione, dove vi sono tutte le libertà, dove tutti i punti di vista non solo hanno libertà di esistere ma hanno libertà e capacità di confrontarsi e di crescere insieme. Invece, per il punto di vista che sostiene questa legge, il pluralismo è unito in un ambito molto ristretto in questo caso di credo, di credo religioso (e nemmeno di ampio credo religioso, ma di credo religioso limitato a questa o a quella confessione).
Allora, penso proprio che così non si vada lontano, perché la raffigurazione di una legge che prende le risorse della fiscalità pubblica e le destina a mondi chiusi, a mondi infecondi, a mondi che non vogliono comunicare con l'esterno ma che ritengono le proprie finalità conchiuse in sé stesse, penso che sia veramente un attentato alla Costituzione.
Voterò contro.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Chiezzi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

L'argomento principale a cui si fa ricorso per motivare la necessità di un finanziamento alla scuola non statale è quello che fa leva sul rispetto della libertà per le famiglie di scegliere una scuola non statale per i loro figli in ordine ad un progetto educativo.
In un opuscolo redatto dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Torino viene sostenuto esplicitamente che la libertà di scelta si concretizza nella possibilità economica, oggi appannaggio di pochi, da parte delle famiglie, di garantire ai propri figli la frequenza di una scuola non statale.
Si tratterebbe, dunque, di elargire un sostegno alle famiglie per l'istruzione dei figli, che non si configurerebbe con un finanziamento alle scuole private. Ma se così deve essere, tale sostegno deve andare a tutte le famiglie e non solo a quelle che scelgono la scuola non statale.
Un sostegno che, nel rispetto della libertà di scelta, potrebbe essere utilizzato per una delle opzioni, ma senza che una delle due venga di principio esclusa, come invece accade con il disegno di legge proposto dalla Giunta.
In realtà, il disegno di legge n. 252, quale provvedimento per il sostegno alla libertà di scelta da realizzare attraverso il buono scuola non fa altro che realizzare una situazione per cui si toglie ai molti per dare ai pochi: il 93% di chi frequenta la scuola pubblica, a fronte di un 7% che frequenta la scuola privata.
Discutibili sono anche le fasce di reddito prese in considerazione così come sono state annunciate, in quanto non si può dire che sono orientate ad individuare le famiglie meno abbienti. Un reddito di 60.000 euro non rientra senz'altro in questa categoria, ma focalizza un target del cosiddetto ceto medio che, di fatto, potrebbe essere i potenziali utenti/clienti delle scuole non statali, elemento questo che evidenzia la vera finalità del disegno di legge n. 252, che, in realtà, non è quello di un sostegno alle famiglie, ma di un sostegno alle scuole private e quindi, di aggiramento dei vincoli costituzionali.
Non si tratta, quindi, di contrastare un disegno di legge che vuole dare un sostegno alle famiglie per far sì che queste possano avere maggiore libertà di scelta e nemmeno fare una campagna ideologica sulla base di una interpretazione restrittiva dell'art. 33 della Costituzione. Si tratta di non creare una discriminazione tra chi sceglie la scuola pubblica e chi sceglie la scuola privata e di non aprire la strada ad un processo di privatizzazione di tutto il sistema dell'istruzione in una prospettiva in cui la libertà di scelta verrebbe a coincidere soltanto con la libertà di mercato.
Francamente, penso che la scuola non possa essere trattata alla stregua dei servizi di una qualunque azienda municipalizzata.
Pieno accordo, quindi, sul principio di allargamento dell'offerta formativa dei progetti pedagogici educativi anche con un maggiore sostegno da parte dello Stato nello spirito di una piena attuazione della legge n.
62 del 2000, ma a patto che non si vadano ad innescare, anche nel sistema dell'istruzione, quei criteri del liberismo senza regole che, questi sì creerebbero discriminazione e ingiustizie.
Il criterio secondo cui selezionare i soggetti da sostenere economicamente dovrebbe essere analogo a quello con cui si finanzia il diritto allo studio, che è il parametro del reddito. Sulla base del reddito bisogna stabilire chi e in che misura aiutare, sia che la scelta sia rivolta alla scuola pubblica o a quella privata, nel pieno rispetto della libertà dei valori di ognuno. Altrimenti, se si vogliono seguire criteri che di fatto si configurano come sostegno diretto o indiretto alla scuola privata, l'unica via che rimane è quella della modifica della Costituzione.
Al di là dei ragionamenti che ci siamo sforzati di fare e a cui la maggioranza ha risposto all'unisono, riconducendo tutti sull'ostinato comportamento ad un impegno elettorale preso, e cioè ad una marchetta da pagare, vorrei fare due considerazioni: cosa insegna questa Giunta alla chiusura della scuola paritaria di Stupinigi frequentata da 148 allievi con rette base di 77 euro al mese, avvenuta in questi giorni senza preavviso, mettendo nello sconcerto tante famiglie? La risposta dell'Ordine Mauriziano è stata che per tenerla aperta ancora un anno sarebbero occorsi 1.000 euro a testa.
Siccome può accadere che episodi come questo abbiano a ripetersi, la Giunta quali garanzie intende dare perché ciò con accada? Non so, magari introducendo qualche comma nell'articolo della legge che state per approvare? Per ultimo, concludo con un'osservazione del politologo Giovanni Sartori: "La chiesa chiede le scuole private, senza capire che poi sarà difficile, ad esempio, negare all'Islam di avere le scuole islamiche, che in più parleranno in arabo e quindi non si saprà nemmeno cosa insegnano. Se tu consenti ad una minoranza religiosa, e magari fanatizzata, di avere le proprie scuole, non c'è più integrazione". Personalmente penso che quest'affermazione possa avere un fondo di verità.
Assessore, tra 20 o 30 anni, quando lei sarà ancora sulla cresta dell'onda della politica - glielo auguro - si ricordi della parola integrazione o, meglio, verifichi cosa è seguito alla mancata integrazione conseguente alla messa in campo di provvedimenti legislativi come la 252, a fronte di un continuo calo delle nascite della nostra popolazione e di una presenza sempre più numerosa di nuove masse di immigrati.



PRESIDENTE

A nome della Margherita, interviene il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Riprendo brevemente alcune considerazioni che abbiamo svolto insieme ad altri colleghi aderenti alla Margherita in questo lungo dibattito.
Essendo in conclusione, non possiamo che fare riferimento a com'era questa proposta della Giunta nel momento in cui fu presentata, parecchio tempo fa, ed evidenziare i risultati che abbiamo ottenuto, anche attraverso la nostra azione, sempre tesa ad evitare una contrapposizione, che ci pare importante, tra scuola pubblica e scuola paritaria.
Il punto di partenza - credo che i colleghi lo sappiano perfettamente è che la proposta della Giunta prevedeva interventi a favore delle scuole private, tutte. Questa era la proposta iniziale. Il lavoro compiuto - ci sono gli emendamenti che abbiamo presentato allora - con determinazione da parte nostra, insieme ai colleghi Giordano e Di Benedetto, è stato quello fare in modo che il provvedimento interessasse soltanto le scuole paritarie. Questa scelta è stata compiuta in modo esplicito nel provvedimento che è stato presentato, e ci sembra un fatto importante perché vuol dire richiamare un riferimento più generale, che è quello della scuola paritaria, cioè questo riconoscimento importante è il motivo sul quale è impostato il provvedimento economico a favore delle scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico. Questo ci pare un risultato importante e ci vantiamo di avere contribuito, in modo anche abbastanza determinante, a questa scelta.
Secondo risultato che abbiamo ottenuto attraverso il lavoro di questi mesi. Inizialmente era indicato un reddito più alto; la conclusione della nostra discussione non è stata univoca, ci sono state posizioni diversificate, ma mi pare che in ogni caso sia emerso nelle considerazioni di tutti - e credo che la Giunta non potrà non tenerne conto - che la volontà di tutto Consiglio regionale è di definire un reddito massimo e di definire un meccanismo che tenda a privilegiare le famiglie col reddito più basso. Questo non era previsto, è stato recuperato dall'emendamento presentato dal collega Cattaneo, ma ci aggiungiamo tra quelli che hanno ottenuto questo risultato.
La terza considerazione è che avremmo voluto una modalità che contemporaneamente agli interventi a favore della scuola paritaria prevedesse più interventi a favore della scuola pubblica, proprio per evitare una possibile strumentalizzazione e soprattutto una contrapposizione. Avevamo immaginato un paniere più ampio, ma questo purtroppo non l'abbiamo ottenuto. Secondo noi era la modalità più seria per evitare una dispersione di risorse, che in ogni caso anche il Regolamento della Giunta deve contenere per garantire la possibilità d'intervento a favore delle famiglie degli allievi che frequentano le scuole pubbliche.
Sta comunque alla dignità e alla coerenza delle dichiarazioni che vengono fatte qui, sta a questa coerenza che credo che sia sempre un fatto importante vedere di dar seguito a questo impegno assunto, detto, non detto, scritto, immaginato, ma in ogni caso non specificato; impegno sicuramente espresso dall'Assessore Leo, che credo abbia la responsabilità a questo punto tutta sua e della Giunta, di fare in modo che le questioni emerse, a partire dall'istruzione e dai trasporti, siano approvate.
Quindi, in conclusione, malgrado il nostro voto molto critico, è importante che sia passato questo principio di un contributo che riguarda le scuole statali e le scuole non statali. Vedremo se la Giunta avrà la capacità di rispettare questa delega, che è una delega molto generica. Il Consiglio ha dato alcune indicazioni, non contenute nell'ordine del giorno conclusivo, ma sicuramente delle indicazioni sono state fornite soprattutto nelle dichiarazioni. Vedremo se alle varie dichiarazioni, anche quelle espresse dal collega Assessore Leo, corrisponderà un Regolamento coerente con le cose che sono state dette.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà



PALMA Carmelo

Al termine del faticoso esame di questo provvedimento, penso occorra riconoscere che quest'assemblea ha fatto un passo avanti, riconoscendo che alla garanzia pubblica del diritto all'istruzione, che va preservato e garantito, non corrisponde necessariamente un monopolio statale nelle erogazioni di queste prestazioni.
Questo è un salto di qualità politico-culturale che va salutato con favore e che corrisponde in realtà ad una serie di riforme politiche e anche di impianto legislativo che hanno attraversato tutti i settori del welfare in senso lato, nei diversi Governi che si sono succeduti alla guida del Paese nel corso di questi anni, e che segnano una direzione di marcia per il futuro, non solo sul piano nazionale, ma anche per la nostra Regione.
Bisogna salutare con favore il fatto che si stia approvando una legge contrassegnata dal principio di sussidiarietà, laddove il sistema della parità, già nella legge 62, individuava come parte integrante del sistema nazionale dell'istruzione anche quelle scuole pubbliche e private che concorrevano complessivamente agli obiettivi del sistema della formazione e laddove con questo provvedimento si dà gambe e concretezza ad una previsione legislativa che nella legge 62 pienamente la concretezza non era riuscita a raggiungere.
In terzo luogo, bisogna salutare con favore un provvedimento che congiunturalmente servirà, probabilmente, a favorire quelle famiglie degli alunni che frequentano le scuole private d'ispirazione religiosa, ed in particolare d'ispirazione cattolica, ma che introduce un principio che è essenzialmente di mercato e di concorrenza che, come tutti i principi di mercato e di concorrenza, crea il mercato e crea la concorrenza.
E' possibile immaginare che, grazie ad una legge di questo tipo diversi competitori economici si possano confrontare, facendo il bene, non solo degli interessi dei competitori stessi, ma anche di quegli istituti di formazione pubblica che devono competere sul mercato dell'istruzione.
Quarta ed ultima considerazione. Riprendo quanto in parte sostenuto in interventi precedenti: la scuola pubblica gratuita di Stato in Italia è stata una riforma che ha consentito di conquistare alla conoscenza, e di sottrarre all'ignoranza, intere legioni di giovani che erano consegnati al sistema dell'istruzione religiosa, che era un sistema d'istruzione di classe, discriminatorio. Quella che allora fu una riforma è diventata, col passare del tempo, un monopolio reale, che non fa gli interessi dell'istruzione e che non fa gli interessi degli studenti; a distanza di 150 anni, dobbiamo forse iniziare a riconoscere che, anche per il bene della scuola pubblica, è necessario misurarsi sul terreno della concorrenza e della competizione e che, per i diversi obiettivi che la storia ci prefigge e ci pone davanti, dobbiamo immaginare diversi strumenti e diverse modalità di approccio.
Molti di noi nel 1950 sarebbero stati favorevoli alla nazionalizzazione del sistema dell'energia elettrica, come chiedeva Ernesto Rossi, il quale oggi, sarebbe del tutto favorevole alla liberalizzazione del sistema dell'energia elettrica.
Relativamente alla scuola dobbiamo imparare a fare un discorso di questo tipo e, forse, con l'approvazione di questa legge, abbiamo iniziato a farlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Signor Presidente e colleghi, finalmente, siamo in dirittura d'arrivo dopo un percorso che è stato, probabilmente - forse, senza probabilmente troppo lungo, perché alcuni Gruppi non hanno creduto alla volontà ferma di portare a conclusione questo provvedimento, che riteniamo fondamentale. Una legge che garantisca l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie degli studenti è uno dei punti qualificanti di una forza centrista come la nostra, che, anzi, aveva provveduto a presentare, prima tra tutte le forze presenti in Consiglio, una propria proposta di legge (poi ritirata per favorire il disegno di legge della Giunta) per arrivare alla conclusione di questo iter.
Credo che il riferimento alle istituzioni scolastiche statali e alle istituzioni scolastiche paritarie sia estremamente qualificante. Lo strumento del filibustering è legittimo, però, essendo apparsa evidente la volontà di portare il provvedimento a conclusione, forse, ci poteva essere un'autoregolamentazione o un'autolimitazione in misura maggiore rispetto a quanto è stato fatto; sappiamo che le capacità e le qualità dei colleghi avrebbero potuto far proseguire la discussione ancora più a lungo.
Come ha richiamato acutamente il collega Mercurio, questo provvedimento di legge, sostanzialmente, per il prossimo anno scolastico, prevede nel prossimo bilancio un impegno che è pari a quello di un buon calciatore nazionale di serie A. Allora, dobbiamo valutare che, a fronte dell'introduzione di un principio che riteniamo assolutamente positivo, le risorse, come dice la stessa legge "nei limiti delle risorse regionali disponibili", sono inadeguate rispetto all'esigenza. Si è cercato nei limiti di queste limitate risorse di trovare dei criteri che permettono una giustizia distributiva adeguata maggiore. Non è il provvedimento che forse sognavamo, ma è un provvedimento che introduce questo principio nel nostro ordinamento regionale, che riteniamo estremamente positivo e basilare. Il nostro voto sarà favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, se mi è consentito, vorrei aprire il mio intervento con una frase inusuale per un intervento: non mi par vero, non mi par vero che siamo arrivati a questo punto. Se ripercorriamo l'iter di questo disegno di legge, ci accorgiamo di un fatto: innanzitutto, questo Regolamento, ancora una volta, se si può ribadire in questa sede, non fa funzionare l'Aula. Era il gennaio 2001 quando iniziò l'iter, ma voglio ricordare che l'iter rispetto al lavoro di questa maggioranza, che uscì dalle elezioni dell'anno 2000, era iniziato già all'indomani delle elezioni amministrative e regionali proprio dell'anno 2000, quindi, tre anni fa.
E' il 10 giugno 2003, dopo giorni e giorni di sedute consiliari, dopo ore e ore, come ha ricordato il Consigliere Tapparo, dopo aver speso parecchio denaro pubblico, perché l'Assemblea ha un suo costo, oggi, come mi ricorda il Consigliere Gallarini, arriviamo a 41 sedute e, finalmente riusciamo ad approvare un provvedimento, lo diceva il collega Deorsola e io condivido, che non ci esalta e non ci soddisfa al 100% come posizione politica, ma, sicuramente, dà un grosso segnale in termini di crescita democratica e di libertà in questa nostra Regione.
E' valso probabilmente il sacrificio perdere la primogenitura rispetto all'idea originaria, perché la maggioranza aveva valutato che sarebbe stato meno laborioso arrivare con un disegno di legge della Giunta regionale.
Così non è stato, non certo per colpa della Giunta regionale, così non è stato - lo ripeto - per il nostro Regolamento.
Voglio ribadire un aspetto, che è quello che mi piace sottolineare di più in questo momento: sono convinto, come è stato dimostrato in altre realtà dove è stato applicato, quindi, non solo nel nostro Paese, ma a livello europeo, che anche qui si potrà dimostrare che con il buono scuola i figli delle famiglie meno abbienti, in particolare, potranno scegliere qualsiasi di tipo di scuola e qualsiasi tipo di insegnamento in totale libertà. Penso che se passasse anche solo questo semplice messaggio avremo sicuramente fatto il nostro dovere come maggioranza: avremo adempiuto l'impegno assunto con gli elettori tre anni or sono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Nell'arco di queste lunghe riunioni abbiamo già molte volte illustrato la nostra netta contrarietà a questa legge, che si è poi ridotta a ben poca cosa, da un punto di vista di come essa viene scritta. In questa dichiarazione di voto, che ovviamente ribadisce il no fermo e netto alla legge stessa, mi limiterò a ricordare tre motivazioni che, secondo me, sono di grande importanza. Relativamente alla prima, credo che con la votazione di questa legge venga sconfitta anche la democrazia nella nostra Regione.
Sono convinto che esiste una maggioranza forte della popolazione piemontese che è contro questa legge, fatta per pochi. Il fatto che questa sfasatura tra l'opinione degli elettori - i cittadini - e gli eletti avvenga in un momento in cui l'80% del Consiglio invece vota a favore, credo che rappresenti una sconfitta per la democrazia, perché non basta vincere le elezioni o trovare alleanze qui dentro, ma occorre, a mio giudizio, saper interpretare quella che è la reale volontà degli elettori.
Il secondo aspetto è di natura sociale. Questa legge è stata sostenuta dentro e fuori la maggioranza da posizioni ultraliberiste che, giustamente vedono nella sua approvazione un importante sfondamento del sistema pubblico, un attacco forte al sistema pubblico e la possibilità di uno sfondamento ulteriore. L'intervento del collega Palma che mi ha preceduto sotto questo punto di vista, credo sia stato chiaro.
Si dice: entra il mercato, evviva! Io credo, invece, che rappresenti una sconfitta, perché laddove il sistema scolastico è dominato dal mercato, non risponde alle necessità del "diritto all'istruzione", diritto fondamentale. Quel diritto viene negato o viene concesso a pochi sulla base delle possibilità economiche.
Il terzo elemento è sia di natura democratica che di natura più vasta culturale se vogliamo. Questa legge è stata voluta fortemente da chi difende una scuola confessionale, che è la negazione di una scuola pluralistica. Non credo che la proliferazione di scuole con questa caratteristica costituisca l'esempio di un sistema pluralistico, semmai costituisce l'esempio di avere molte scuole non pluralistiche non in grado di dare un insegnamento con queste caratteristiche.
Queste sono le ragioni di fondo che ci hanno portato ad opporci per molto tempo a questa legge e che ci porteranno a continuare la nostra opposizione anche dopo la sua approvazione al di fuori di quest'aula cercando di intervenire facendo un passo indietro per cancellare, in un secondo momento, una legge il cui voto rappresenta sicuramente una pagina nera per il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola, in dissenso rispetto al proprio Gruppo, al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Dovrò votare a favore.



PRESIDENTE

Tutti si aspettano un suo voto favorevole.



CONTU Mario

Presidente, dopo 38 sedute di Consiglio regionale destinate a questo provvedimento, credo che in tre minuti sia difficile provare a fare un ragionamento.
Credo che sia l'unico Consiglio regionale che abbia impiegato tre anni a varare un provvedimento come questo. Vorrei ricordare che questo provvedimento è stato reso possibile perché, per la prima volta nella storia di questo Consiglio, una Conferenza dei Capigruppo ha modificato il Regolamento. Qualcuno dice che lo abbia fatto in sede di accordo politico fuori dall'istituzionalità, qualcun altro sostiene esattamente il contrario. Certo è un dato dal quale bisogna partire.
un provvedimento iniquo, che sottrae 35 miliardi alla scuola pubblica. È un provvedimento che accompagna un'azione messa in campo dal Governo di centrodestra che tende e demolire a picconate la scuola pubblica. E lo fa ben sapendo che l'entità delle risorse messe in campo non è la soluzione dei problemi della scuola privata in questo Paese.
Allora il provvedimento assume tutta la sua caratteristica vera Assessore Leo: una bolla pontificia, un provvedimento curiale, un provvedimento che non ha dignità di legge e che si concretizza per quello che è, una marchetta elettorale.
Allora, una marchetta elettorale non credo che meriti la dignità di provvedimento di legge. Il mio "no" a questo provvedimento di legge, che non ha dignità di disegno di legge compiuto, vuol essere rafforzato da un atto di disprezzo quale quello dell'abbandono dell'aula.
Negli ultimi provvedimenti presi dal Governo Berlusconi il centrosinistra e Rifondazione molto spesso ha ricorso a questo momento alto di denuncia, quella dell'abbandono dell'aula e della non partecipazione al voto, perché questo provvedimento non ha dignità di legge, ha profili di incostituzionalità e non merita di essere nobilitato neanche con un voto contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Oreste.



ROSSI Oreste

Presidente e colleghi, ho sentito centinaia e centinaia di interventi contro questa legge da parte di una parte dell'opposizione, iniziando dalla Commissione Cultura che avevo l'onore di presiedere fino a qualche mese, dove si sono tenute decine e decine di sedute (quindi non solo le 38 sedute di Consiglio) pressoché inutili, perché, di fatto, si è dovuti arrivare allo stravolgimento del provvedimento. Ci soddisfa lo stesso, ma a tal punto si è dovuti arrivare per un ostruzionismo durissimo portato avanti da alcune parti dell'opposizione, un ostruzionismo che non aveva ragione di essere.
Alla fine, cari signori, andiamo a dare un contributo e un aiuto a quelle famiglie che desiderano iscrivere i propri figli in una scuola diversa da quella pubblica e magari fino a ieri non lo potevano fare perché non avevano la possibilità economica. Domani lo potranno fare quindi è un provvedimento di democrazia, di uguaglianza e di libertà che come ripeto, offre la possibilità a chi non poteva, di mandare i propri figli dove più gli aggrada: questa è libertà di scelta.
Non capisco colleghi - mi riferisco, perlomeno, a quella parte dei colleghi di opposizioni che hanno fatto un ostruzionismo durissimo - perch quando vostri rappresentanti, o persone vicino a voi, nel Consiglio regionale di Sanità votano a favore per lo stanziamento di decine e decine di miliardi di vecchie lire per le cliniche private, per le case di cura e gli stessi Direttori Generali vicino a voi fanno convenzioni con cliniche e case di cura private, perché non vi siete scagliati contro queste decisioni? Non è la stessa cosa? Non si va a finanziare, anche in quel caso, privati per far concorrenza al pubblico? Non lo si va a fare per offrire un miglior servizio ai malati, che possono scegliere se andare nella clinica privata - sempre gratis o pagando il ticket - o nella clinica statale o ancora nell'ospedale pubblico? In quel caso non gridate allo scandalo e i vostri rappresentanti in quell'organismo votano per gli stanziamenti di decine e decine di miliardi di vecchie lire all'anno per i privati. Però, in quel caso, va bene e non si alza una parola da quegli oppositori. Invece per la scuola non si può.
Dire che ci può essere pluralità nella scuola non si può. Se uno dice: "È giusto che una famiglia possa scegliere tra scuola privata e scuola pubblica", dice uno sproposito. Anzi, collega Placido, addirittura si denuncia questa legge come iniqua, vergognosa ed ignobile. Allora dite la stessa cosa per i vostri uomini, i vostri rappresentanti, che fanno la stessa cosa con le cliniche private, con le case di cura private, con le convenzioni con i privati. Ma voi usate due pesi e due misure, a seconda delle vostre convenienze, esattamente due pesi e due misure. Questa è una scorrettezza politica, secondo me.
Personalmente sono contento che sia passata questa legge, sono contento che mio figlio - se e quando ne avrò - abbia libertà di scelta, che possa scegliere in che scuola andare, perché mi dispiaceva vedere decine e decine di scuole private che, con il loro bagaglio culturale, d'esperienza, con i loro docenti, dovevano chiudere perché non ce la facevano ad andare avanti.
Ricordatevi bene che ognuno di noi, con le sue tasse, paga anche una fetta di scuola statale, e fino ad oggi coloro che continuavano a pagare la scuola statale, se mandavano il loro figlio nella scuola privata pagavano due volte: continuavano a pagare la statale e si pagavano anche la scuola privata. Domani non sarà più così: pagheranno lo stesso la scuola statale, ma grazie a questa Regione, come altre Regioni guidate dal centrodestra, qualcosa tornerà loro indietro. Credo che sia un diritto sacrosanto di queste famiglie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Colleghi, arriviamo alla fine di questa lunga maratona che, come già ricordato da chi mi ha preceduto, è iniziata quasi due anni fa come maratona di Consiglio, con oltre 40 sedute impegnate nella discussione, 28 giornate d'aula, soltanto nell'ultimo periodo, quello conclusivo, 782 emendamenti presentati, di cui 281 ritirati, quindi circa 500 emendamenti che hanno portato a 170 accorpamenti ed altrettante votazioni.
Il primo dato è questo: quello di una grande tenuta di questa maggioranza di centrodestra, che per tanti anni si era "tirata dietro" l'appellativo di maggioranza debole, che invece, con questa piccola prova di forza - per me non è una prova d'amore, le prove d'amore si fanno con altri soggetti - o con questo piccolo sacrificio, ha dato il senso di una solidità, se non ritrovata, perlomeno rimessa alla luce, rispetto ad un provvedimento fortemente voluto.
Un provvedimento definito un po' a "bandiera", uno di quei provvedimenti bandiera che l'Amministrazione regionale, che questa maggioranza di centrodestra vuole mettere nel proprio carniere, per poi presentarsi, con la forza dei fatti, alle scadenze amministrative regionali.
Un provvedimento che sicuramente è anche di forte contenuto e significato ideologico. Quando in un provvedimento si parla di competizione, perché questo è un provvedimento che mette in una sana competizione la scuola pubblica con la scuola paritaria; quando in un provvedimento si parla di volontà di aumentare gli spazi di pluralismo perché questo è un provvedimento che dà la possibilità alle scuole, non solo a quelle confessionali, ma a tutte le scuole paritarie, di porsi in una posizione meno disagevole rispetto alla scuola pubblica e quindi di aumentare gli spazi di pluralismo nella nostra società; quando in un provvedimento come questo si parla di libertà di scelta educativa, perch diamo un nuovo ruolo a quel nucleo fondamentale che è la famiglia, che anche in questo campo deve avere una voce importante, vedete che questo è un provvedimento che giustamente viene definito anche ideologico. È un provvedimento, per il centrodestra, importante perché segna sicuramente questo mandato amministrativo.
Non accettiamo, però, le provocazioni di chi, di fronte ad un provvedimento di questo genere, ci accusa di voler essere distruttori della scuola pubblica.
Non è così, non lo è perché la nostra è una tradizione rivolta al miglioramento e al miglior funzionamento della scuola pubblica; lo abbiamo dimostrato anche con l'ordine del giorno che abbiamo presentato e lo dimostreremo nei prossimi mesi, dando sempre maggiore attenzione, anche in termini di risorse, alla scuola pubblica.
Complimenti, quindi, non solo all'Assessore Leo, ma a tutta la sua maggioranza per avere raggiunto questo obiettivo. Si diceva: "Non ci pareva quasi vero", ma invece, con uno sforzo e con una grande volontà, mai una volta, su oltre 170 votazioni, è mancato il numero legale; un provvedimento, quindi, dimostrazione di una grande volontà di fare e di decidere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica per il Gruppo dei DS.
Ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Voteremo in modo convinto contro questa proposta di legge, per una serie di ragioni che cercherò di illustrare. Vorrei però prima fare alcune considerazioni rispetto alle cose dette in modo roboante dalla maggioranza.
La prima: "Siamo stati in aula, abbiamo garantito il numero legale e siamo riusciti fare un provvedimento". Ma questo non dovrebbe essere un fatto straordinario, cari colleghi, dovrebbe essere l'assoluta normalità di comportamento di una maggioranza nel corso di una legislatura; farsi vanto di questo è veramente stupefacente. Noi salutiamo felicemente questo ritorno alla normalità di funzionamento delle istituzioni democratiche.
La seconda questione è che io non capisco come questo provvedimento possa essere elemento di grande vanto per una maggioranza. Eravate partiti con un provvedimento, che a nostro avviso era sbagliato, iniquo e farraginoso; siete giunti alla conclusione di questo iter, a circa tre anni di distanza, con un provvedimento peggiore rispetto a quello iniziale. Un provvedimento non solo peggiore rispetto al vostro testo iniziale, ma anche peggiorativo rispetto alla situazione delle altre Regioni governate dal centrodestra che hanno assunto prima di voi provvedimenti come questo anche perché non siete riusciti, o non avete voluto, fare tesoro di un monitoraggio che è avvenuto in quelle Regioni e che ha dimostrato, in larga parte, a partire dalla Lombardia, il fallimento, anche se non completo, per gran parte del provvedimento stesso. Quindi non siete stati neanche in grado di inserire un elemento per migliorare le stesse vostre politiche di centrodestra.
Terza considerazione, collega Palma: questo non è il liberismo o il libero mercato, questo è il più bieco assistenzialismo pubblico nei confronti di una parte di scuole che, a quanto ci dice l'Assessore Leo, non riuscivano, senza questa forma di assistenzialismo, a stare sul mercato (seguo il suo ragionamento sul liberismo, che mi sembra un po' viziato da qualche contraddizione).
Noi quindi votiamo convintamene contro questo provvedimento, anche perché per poterlo votare voi avete dovuto scrivere un testo ipocrita, che nella prima parte afferma che la Regione garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta a tutte le famiglie e a tutti gli studenti e, sulla base della legge n. 62, provvede ad attribuire contributi a tutte le scuole statali e paritarie. Partite da alcuni presupposti, che poi dovete negare in modo peraltro sufficientemente surrettizio, perché sarebbe difficile farlo in modo diverso, attraverso un comma 6, che è una compiuta delega alla Giunta, che qui ci avete spiegato andrà nella direzione, per quanto riguarda le scelte che farete sul paniere, sulla franchigia, sulle fasce di reddito, dell'esclusivo finanziamento al 5% delle scuole piemontesi rispetto alla totalità del complesso degli istituti scolastici.
Tutto questo in un contesto in cui il vostro Ministro della Pubblica istruzione ha tagliato le risorse a tutte le Regioni - c'è una conflittualità aperta in sede di Conferenza Stato-Regioni in questa direzione - in cui vengono annunciate, oltre a quelle della Finanziaria ulteriori misure in questa direzione. Mantenete la legge n. 49, quella sul diritto allo studio, in una condizione residuale per quanto riguarda le risorse, per quanto riguarda l'assunzione di un concetto di diritto allo studio che porti la scuola piemontese e i nostri ragazzi in Europa, a quella sfida, attraverso un processo di formazione permanente che si sviluppi sull'intero ciclo di vita.
Questa è la risposta che date. Pensate di risolvere questo servendoci due ordini del giorno, di quelli che non si negano mai a nessuno e che al loro interno non contengono niente? Guardate, è un'operazione ulteriormente sbagliata e surrettizia! Per queste ragioni, il nostro voto è convintamene contrario, ma abbiamo la convinzione che, qui, come in Friuli, sarà contrario a voi anche il voto degli elettori piemontesi, anche grazie a provvedimenti come questi.
Assessore Leo, concludo rivolgendole una considerazione: pensa che questa sia una grande vittoria per lei questa sera? Stia attento che non sia la pietra tombale sul suo Assessorato e l'ultimo atto che le viene concesso anche dalla sua maggioranza!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Signor Presidente, dopo quest'ultimo intervento della collega Manica credo di poter essere convinto che l'opposizione, se non ha sbagliato tutto, ha sbagliato molto. Innanzitutto, ha sbagliato nei toni, ha sbagliato a fare questa opposizione strumentale e ostruzionistica per due anni e mezzo, ed è rimasta vittima di un impianto di confronto sbagliato che essa stessa ha attivato all'indomani delle elezioni dell'anno 2000 qui, in Consiglio regionale.
Come ha ricordato bene il Consigliere Palma, molte volte ci siamo trovati a confrontarci anche nel merito. Si sarebbe potuto fare una migliore legge o, meglio, una legge in maggior rispetto del ruolo del Consiglio, ma era troppo comodo, avendo fatto questa scelta, così come hanno fatto altre Regioni, come la Liguria, di una legge di un unico articolo, rispolverare, quasi per rinnovare l'ostruzionismo o per cercare di mettere qualcuno o un cappello o una coppola su questa legge, e riportare all'attenzione del Consiglio alcuni elementi di merito. Veniamo accusati di non voler confrontarci, ma niente è più falso.
Ha ragione il Consigliere Botta: noi non siamo a favore di questa o di quella scuola. Innanzitutto, come dice il Ministro Moratti, siamo per la scuola della Repubblica, perché gli anni passano. Non ci deve essere una scuola concorrente all'altra slealmente dove, per forza, la scuola statale deve prevalere e, come abbiamo ascoltato in quest'Aula, la scuola non statale o la scuola cattolica deve essere necessariamente, e noi non lo pensiamo, una scuola di serie B, le due scuole devono far parte di un sistema di istruzione a pari dignità. Forse, è questo che intende il Consigliere Palma quando parla di mercato, la concorrenza tra la scuola libera e dignitosa e, contemporaneamente, la possibilità per le famiglie di scegliere dove inviare i propri figli a scuola - lo dico in modo molto semplice - qualifica la scuola della Repubblica e non la svilisce; su questo si fonda l'errore dell'opposizione.
In questa dichiarazione di voto non abbiamo molto da aggiungere abbiamo parlato per sei settimane, parla il nostro impegno, abbiamo dedicato sei settimane a questo provvedimento, che è stato fortemente voluto da Forza Italia e da tutta la Casa delle libertà. Ha ragione la collega Manica, abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere, comunque viene premiata la nostra determinazione, la determinazione di una Casa delle libertà che si è ritrovata su un punto del proprio programma elettorale coesa e impegnata, mai è mancato il numero legale. Questo lo dovete ammettere, ma lo ammettete, in quanto, comunque, siete persone perbene. Avete perso la sfida che ci avete lanciato: nella sala A all'inizio del mese di maggio di quest'anno, avete sottoscritto con noi un'intesa nella consapevolezza e nella convinzione che mai saremmo riusciti a mantenere il numero legale in quest'Aula. Noi di questo, magari sarà poca cosa, ma con sincerità e con onestà, Presidente Manica, le diciamo che siamo orgogliosi. Siamo orgogliosi anche perché rispettiamo un impegno con gli elettori, ci siamo presentati con un candidato Presidente, il Presidente Ghigo, la Casa delle libertà con una nuova coalizione, con la Lega e il Polo della libertà, con un punto fondante del nostro programma che era proprio la legge sul buono scuola.
Quando una maggioranza di un governo regionale o non regionale mantiene un impegno con i propri elettori fa, anche in questo secondo caso semplicemente il proprio dovere, ma è comunque, dal nostro punto di vista politico, un elemento di credibilità e di grande soddisfazione. Torniamo alla scuola. Certamente, quando ci confronteremo sulla legge n. 49, ma non solo, avremo modo di vedere quanto di buono, a livello governativo, ha fatto il Ministro Moratti. Da oggi la scuola in Piemonte, dal nostro punto di vista, è più giusta ed è più libera. Noi vinciamo una battaglia di libertà, anzi, mi sia consentito, la vince questa sera il Piemonte.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 Consiglieri hanno votato Sì 37 Consiglieri hanno votato NO 12 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari è convocata per giovedì 12 giugno alle ore 12.45.
La parola alla Consigliera Manica sull'ordine dei lavori.



MANICA Giuliana

Non so se è stato informato che questa mattina, in apertura, era stata richiesta per la seduta di giovedì ufficialmente - e, come tale, riconosciuta - una comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio su due ordini di questioni, la prima riguardante la proble matica Di Summa e la seconda riguardante il piano sanitario. Rispetto a questo, ci è stato riconosciuto che la richiesta era stata formalmente espletata nei termini regolamentari e che, come tale, essendo in previsione questa seduta, la mattina di giovedì sarebbe stata dedicata alla comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio e al dibattito su questo. Pertanto chiedo che questo venga rispettato.



PRESIDENTE

Non sono stato informato di questo e devo dare atto che la convocazione del Consiglio per giovedì era soltanto eventuale, nel caso in cui la legge non fosse stata approvata. Propongo di svolgere questa comunicazione martedì 17 giugno.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 00.19)



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