Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.357 del 29/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.09 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Botta Franco, Brigandì Cantore, Casoni, Cavallera, Costa Enrico, Ferrero, Ghigo, Pichetto Fratin Pozzo, Racchelli, e Vaglio.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Mariangela Cotto


PRESIDENTE

Comunico che l'assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta sono state affidate all'Assessore Cotto.


Argomento:

c) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003


PRESIDENTE

Comunico che in data 22 maggio 2003 la Giunta regionale ha trasmesso per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma VII dell'articolo 24 della legge di contabilità, sette delibere approvate nelle sedute del 7 e 14 aprile 2002 allegati a disposizioni presso gli Uffici che riguardano variazioni al bilancio di previsione per l'anno 2003.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà



MARCENARO Pietro

Vorrei chiedere all'Assessore D'Ambrosio di fornirci spiegazioni e documentazione relativa. Nella discussione che si è svolta l'altra sera l'Assessore D'Ambrosio ha comunicato che la Direzione Generale dell'ASL interessata ha assunto un provvedimento di "sospensione cautelativa" questa fu l'espressione usata, nei confronti di alcuni sanitari dell'ospedale di Saluzzo. Oggi le dichiarazione sui giornali affermano che il Direttore Generale avrebbe semplicemente invitato alcuni medici a non occupare certi turni.
Chiedo se per cortesia l'Assessore può fornire i documenti relativi alla questione. Poiché state dicendo tutto e il contrario di tutto, vorrei capire, dai documenti, quali sono quelli formali e le misure prese.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marcenaro, chiede se c'è una comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio. Se l'Assessore D'Ambrosio da un'informativa nell'ambito dell'ordine dei lavori, credo che questo non apra ulteriori elementi di dibattito.
La parola all'Assessore D'Ambrosio sull'ordine dei lavori.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla programmazione sanitaria

Il tempo di avere dalla Segreteria il documento con il quale il Direttore Generale, il dottor Fabbricatore, a scopo cautelativo, ha temporaneamente sospeso, ripeto, sospeso, dalla turnazione in Pronto Soccorso i quattro medici.



PRESIDENTE

L'Assessore D'Ambrosio risponde alla questione incidentale sollevata come ordine dei lavori. In tempi tecnici più brevi possibili consegnerà la documentazione sollecitata.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 2) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti Emendamento rubricato n. 195 presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi Moriconi, Papandrea (e connesso emendamento rubricato n. 544): "La Regione Piemonte garantisce la creazione di un'attività di monitoraggio sull'abbandono scolastico".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione degli emendamenti.



TAPPARO Giancarlo

Riprendiamo il lungo percorso, che ci sta ancora davanti, del buono scuola.
Leggevo una serie di rassegne stampa dei quotidiani nazionali dei giorni scorsi e devo dire che sono sempre più sorpreso e preoccupato del fatto che siamo ancora semplicemente al primo gradino. Un processo che vede una totale possibilità di avere una parità scolastica non solo giuridica ma anche economica. Quindi non solo il buono scuola, ma arrivare ad una profonda trasformazione, con questa Costituzione, senza nessuna modifica della carta costituzionale.
Leggevo un articolo dei giorni scorsi dove oltre ad associare la parità scolastica con la prospettiva di una maggiore qualità della proposta educativa, nemmeno formativa, si pensa a pacchetti di contenuto di alto profilo da offrire alle scuole con l'apporto delle università e dei centri culturali ed editoriali cattolici: contenuti che valorizzano la ricca tradizione culturale e cristiana nelle scuole. Povera laicità della scuola, povero pluralismo che si determina nella scuola nella sua articolazione.
Mi stupisco come i Consiglieri radicali, così sensibili a questi temi spero che non cambino cappello in un'altra occasione, magari sulle cellule staminali - su altre questioni facciano valere i principi della laicità, e qui tacciano rispetto ad un'operazione in corso che può essere di una pericolosità estrema. Qui non c'è l'interesse al mercato, ma l'interesse ad altri aspetti.
In questo emendamento, che opportunamente i Consiglieri hanno presentato, c'è il tema dell'abbandono e della creazione, anche di marginalità, nel processo dell'istruzione. Di questi fenomeni ne abbiamo conoscenze periodiche attraverso studi, attraverso elaborazioni che vengono compiute, ma non abbiamo la possibilità di avere un monitoraggio in tempo reale per applicare le politiche. Mutati mutandis.
L'altro giorno parlavamo della tragica vicenda avvenuta in campo sanitario e sottolineavo come alcuni fenomeni dovrebbero essere visti in tempo reale perché le tecnologie ce lo permettono: anche qui dovremmo avere un collegamento in linea con il processo formativo. Un collegamento che ci permetta di cogliere subito i fenomeni e non solo dopo due o tre anni studi che ci danno l'indicazione dei fenomeni di dispersione scolastica e di accumulo in quell'area che viene chiamata con il termine inglese drop aut, sul quale bisogna intervenire per recuperare coloro che sono "schizzati" fuori dal processo dall'istruzione, della formazione ordinaria.
Tutto si tiene in questo tema.
Avendo lasciato vivere questi emendamenti, si è colto anche la necessità di avere questo intreccio. In questo caso, l'operazione che facciamo oggi non da un millimetro in più di apporto per ridurre quello che è il grave fenomeno della dispersione scolastica, che è uno dei fattori che accumula ritardo nella società; una società che imposta la sua sfida nella conoscenza e che in convegni paludati e in cerimonie prestigiose riempiono la bocca di molti illustri relatori, ma non nella sostanza quando occorre fare delle battaglie per evitare che risorse vengano impegnate in modo non diretto a colpire un grave fenomeno come è quello della dispersione scolastica. Ho commesso un lapsus, ma dispersione e devianza hanno in qualche modo alcune correlazioni.
Il fenomeno della devianza giovanile, attraverso valutazioni statistiche, ha un'incidenza forte in quella parte della società che ha vissuto il fenomeno della dispersione, cioè non si sono completati gli studi, spesso non si è completato nemmeno l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Ecco perché raccomando una particolare attenzione, Assessore Leo.
Perché non aggiungere nel provvedimento il tema del monitoraggio? Magari può essere anche non perfettamente coerente, ma si può aggiungere per dare un segno; monitorare in tempo reale il drammatico fenomeno dell'abbandono che è porta d'ingresso di altri fenomeni sociali disdicevoli, verso i quali noi talvolta, con altri Assessorati, investiamo, non ultimo quello della devianza giovanile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

In questo caso l'accorpamento dei due emendamenti mi sembra sensato perché effettivamente uno è più ampio e più preciso dell'altro, ma affrontano lo stesso tipo di problematica, che è quella di permettere un elemento di valutazione e di monitoraggio su uno degli aspetti importanti del funzionamento della scuola, cioè quanti sono gli abbandoni. Credo che il monitoraggio serva anche a capire un po' meglio le ragioni di questo fatto, di comprenderlo meglio nelle sue modalità; quindi, perché avviene con quali caratteristiche e quali sono le figure in qualche modo più soggette al fenomeno.
Mi pare un tipo di attività complementare importante, che la Regione, a mio avviso, ha tutta l'utilità a svolgere, perché un'azione di questo tipo è importante per capire le politiche complessive da portare avanti sia come Assessorato regionale, ma anche a livello di Ministero per quanto riguarda la formazione e l'istruzione. Tra l'altro, con le competenze che andranno sempre più alla Regione, credo che cominciare ad attrezzarsi sia significativo. Sarebbe interessante capire che rapporto hanno gli abbandoni con il funzionamento concreto del nostro sistema di istruzione; è un abbandono dovuto a cause accidentali, o ci sono degli elementi strutturali che lo determinano? E dentro questi elementi strutturali, quanto incidono i problemi che nascono dal modo in cui funziona il sistema scolastico? Quindi, credo che un'azione di questo genere dovrebbe essere svolta molto più utilmente che un'azione a prescindere - come quella che viene fatta con il buono-scuola - d'intervenire di fronte ad istituzioni scolastiche presentate come istituzioni in difficoltà, e quindi da sostenere. Il concetto della difficoltà dovrebbe essere esteso non alle scuole, ma all'insieme degli studenti e di chi le frequenta, per capire la natura più generale delle difficoltà e se una misura di questo genere sia utile o meno nella direzione di limitare gli abbandoni. Un'attenta valutazione in questo senso porterebbe molto facilmente a dire che il provvedimento in oggetto non serve in quella direzione, e non ha una funzione d'intervento sul fenomeno degli abbandoni e della resa dell'istruzione. Quindi, è utile in sé, ma è utile riflettere su questo elemento anche per capire che tipo di rapporto c'é tra la proposta che noi facciamo e i problemi più generali che conosce l'istituzione scolastica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Sono d'accordo con questo emendamento, che ha come ispirazione la difesa della scuola, e viceversa contrasta nettamente con l'ispirazione della legge; ispirazione ben organizzata come contenuti in questo documento dell'Ufficio Diocesano Scuola di Torino che sto leggendo e continuo a leggere una parte molto interessante.
Do lettura: "Perciò la nostra affermazione di libertà include anche chi non vuole scegliere le nostre scuole. La condizione di parità economica può dare a tutte le famiglie la vera possibilità di decidere. Chi pensa alla richiesta di parità come a una difesa di principi ed interessi particolari sbaglia di grosso.
Non si tratta affatto di contrapporre, l'uno all'altro, degli organismi scolastici concorrenti, ma di trovare una concezione di libertà più inclusiva, la cui scoperta è destinata a riflettersi positivamente su tutti.
Non c'è dubbio infatti che il solo oggetto della richiesta della parificazione tra scuola statale e scuola non statale è la libertà di scelta, anche in termini economici da parte delle famiglie.
Questa concezione di libertà respinge ogni sospetto di voler sottrarre qualcosa ad altri. Chiede di più per tutti, include nella propria richiesta tutti quanti, compresi quelli che oggi sembrano fruire dei maggiori vantaggi, avendo a disposizione dello Stato le condizioni economiche di privilegio.
Infatti, se guardiamo con attenzione il solo punto di vista vero quello delle famiglie, si vede con chiarezza che una maggioranza di famiglie è privilegiata rispetto ad una minoranza. Ma questo privilegio non si fonda né sulla libertà della minoranza né su quella della maggioranza.
Per la prima, la scelta è penalizzata, per la seconda non v'è scelta.
Come si è detto, anche chi preferisce l'istruzione della scuola statale non sceglie veramente. Per ciò, solo l'affermazione di libertà, che deriva dalla parità, contiene i pieni diritti anche di coloro che sostengono l'istruzione gestita dallo Stato." Abbiamo, quindi, materiale a sufficienza per meditare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.
Dopo il Consigliere Placido, se non ci sono altri interventi chiudo le iscrizioni e possiamo passare alle dichiarazioni di voto.



PLACIDO Roberto

Gli emendamenti in questione sottolineano il tema importante - non tanto relativo alla scuola dell'obbligo (se non in maniera marginale) quanto alla scuola superiore - della sensibile percentuale di abbandono (si parla del 9 o 10%) in cui non si vedono segnali di inversione di tendenza significativi.
A questo dato viene collegata la percentuale, assolutamente non soddisfacente e che ci pone agli ultimi posti in Europa, dei ragazzi che si diplomano alle scuole superiori.
Discorso ancora più triste è quello delle lauree universitarie. In Italia, e nel panorama nazionale anche in Piemonte, la percentuale di abbandono riguarda, incredibilmente, anche zone economicamente forti del Paese, sia il nord-ovest, ma anche il nord-est - in quest'ultima, la situazione è ancora percentualmente più grave. A una condizione economica almeno secondo i parametri ufficiali, positiva, dovrebbe corrispondere una percentuale ridotta di abbandono scolastico, e un successo scolastico in percentuali assolutamente positive. Invece ci troviamo, in Piemonte, con una percentuale di abbandoni sensibile.
Un governo regionale dovrebbe porsi seriamente l'obiettivo di capire quali sono le cause che portano all'abbandono scolastico (cause non sono sempre di natura economica, ma spesso anche di natura culturale) e quali interventi porre per ridurlo. E' evidente che interventi in più direzioni si possono attuare utilizzando risorse.
A questo punto arriviamo all'ormai dannoso problema (visto che è più di due anni che ci troviamo a discutere del buono scuola e di quanto ad esso collegato): l'intenzione di destinare risorse così ingenti sul buono scuola, quanto c'è tutta una serie di problematiche legate al mondo della scuola. Mai come in questo momento viviamo una situazione di effervescenza particolarmente all'inizio dell'anno scolastico, in contraddizione con il classico calendario scolastico. Gli ultimi mesi erano sempre stati mesi tranquilli, invece oggi vediamo insegnanti che manifestano e bloccano via Po, sotto la direzione regionale, pronti ad occupare gli istituti.
Ma perché questa effervescenza? La "politica del carciofo" (e sul punto il collega Marcenaro potrebbe darci grandi informazioni a livello sindacale), quella di un provvedimento al giorno, rischia di nascondere il panorama più generale. La riforma Moratti, con tutti gli interventi a seguire, è come la "politica del carciofo": un provvedimento oggi, un provvedimento domani portano la sonnacchiosa - in termini proprio temporali scuola italiana ad un sussulto di movimento, per cui anche gli insegnanti arrivano ad occupare le scuole.
Su un problema così serio, dove servono le risorse, queste non ci sono o sono marginali o assolutamente imparagonabili a quelle che, secondo il punto di vista del "simpatico e ineffabile" Assessore Leo, vuole invece destinare alle scuole private o, come correttamente bisogna chiamarla, alle scuole paritarie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano sull'ordine dei lavori.



MELLANO Bruno

Intervengo, non in termici polemici nei suoi confronti, Presidente Riba, ma per puntualizzare. Nell'altra seduta, il Presidente Cota non ha dato la parola al Consigliere Scanderebech argomentando che non si era prenotato, adesso lei, nel dare la parola al collega Placido, ha detto: "Qui chiudo le iscrizioni".
Ricordo che questo è un precedente che non accetto diventi prassi.
Condivido il suo modo di governare l'aula - anzi lo apprezzo - e nel voler definire il numero degli interventi, ma è una procedura che, a difesa del singolo Consigliere, non accetto.
Le ricordo che non è previsto nel nostro Regolamento il codificare le iscrizione, perché se il collega Placido avesse detto delle cose per me intollerabili, avrei dovuto avere la possibilità di replicare.



PRESIDENTE

La sua considerazione è assolutamente corretta e non possiamo che affidarci ad una procedura che prevede che se non ci sono obiezioni, le proposte di ordinamento dei lavori vengono accolte senza votazione. In questo senso, visto che mi sembrava di avere sollecitato e accolto le iscrizioni, comunque l'osservazione è corretta e la ringrazio che l'ha posta come annotazione, poiché effettivamente non bisogna costituire un precedente che diventi prassi, sotto questo profilo, ma di volta in volta se ci sono proposte di ordinamento dei lavoro e non ci sono opposizioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 195.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 28 Consiglieri votanti 27 Consiglieri ha votato SÌ 1 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
La parola al Consigliere Tapparo, sull'ordine dei lavori.



TAPPARO Giancarlo

Non per fare il tignoso, Presidente, ma ritengo irrituale che valga un principio per tutte le votazioni, potrebbe esserci un emendamento in cui la votazione espressa, così come richiesta dal collega Cattaneo, non sia necessaria.
Chiedo che, di volta in volta, su ogni singolo provvedimento posto in votazione ci sia la richiesta specifica, altrimenti si introduce una prassi un po' strana. Potrebbe anche andarmi bene, ma non vorrei che si introducesse questo principio in modo generalizzato, non è un fatto burocratico, è un fatto politico, potrebbe esserci qualcuno che non è d'accordo e, magari, non lo esprime, essendo in questo momento distratto o non essendo interessato per questo aspetto specifico.



PRESIDENTE

Anche in questo caso la considerazione è del tutto pertinente e appropriata. Come nella precedente considerazione, una proposta di procedura serve se è accolta e se non ci sono considerazioni di altro genere. Visto che le considerazioni ci sono, comunico ai colleghi che avevano ipotizzato di avvalersene che procederemo come in precedenza, con la richiesta di volta in volta.
Emendamento rubricato n. 263 presentato dai Consiglieri Contu, Moriconi Chiezzi, Papandrea (e connessi emendamenti rubricati n. 298, n. 299, n.
300, n. 301, n. 540 e n. 541): "Dopo il comma 1 è introdotto il comma 1 bis: 1 bis - Per le finalità di cui al comma 1 la Regione favorisce la rimozione delle barriere architettoniche nelle scuole di ogni ordine e grado".
Do lettura dell'emendamento rubricato n. 540: Dopo il comma 1 è introdotto il comma 1 bis): "1 bis - "Per le finalità di cui al comma 1 la Regione Piemonte favorisce l'inserimento nelle normali strutture scolastiche dei minori disabili" La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

E' ovvio il significato di questo importante emendamento che si inserisce come molti altri nel sottolineare il fatto che la scuola vive dei grandi problemi a cui, in qualche modo, deve supplire e lo fa parzialmente.
Se andassimo in giro per il Piemonte ci accorgeremmo che non solo siamo in una situazione in cui l'inserimento armonioso di studenti portatori di handicap è lontano dall'essere raggiunto, ma, addirittura, siamo in una situazione in cui il sistema scolastico e i locali non garantiscono nemmeno un inserimento decente. Perciò, ritengo che sia un emendamento meritevole di attenzione per cercare di intervenire.
Tra l'altro, relativamente a questo problema, sarebbe interessante capire la situazione esistente nelle scuole confessionali, che sono quelle che beneficeranno maggiormente della legge presentata, se permettono un inserimento più armonioso o meno. Credo che uno degli elementi di valutazione sia rappresentato dalle percentuali, pertanto, sarebbe opportuno verificare se viene frequentata in percentuale più elevata rispetto alla scuola normale. Tale verifica costituirebbe un indicatore interessante, in quanto se, percentualmente, si sceglie in misura maggiore tale scuola vuol dire che dà garanzie in più, altrimenti, se fosse il contrario, ci si dovrebbero porre dei seri problemi. Da questo punto di vista, se una scuola si trova in una situazione peggiore della scuola pubblica, invece di finanziarla, bisognerebbe pensarci attentamente e dirottare le risorse sulla scuola pubblica, che è più efficace da questo punto di vista.
Credo che un'inchiesta o un monitoraggio ci fornirebbe piuttosto la seconda prospettiva rispetto alla prima, perché, probabilmente, la scuola pubblica è attrezzata meglio per affrontare questa realtà, per contemporaneamente, sappiamo che, nonostante sia meglio attrezzata, ha anche seri problemi per continuare ad offrire il tipo di servizi assistenza e aiuto che finora ha offerto per facilitare tale inserimento, e di anno in anno c'è un taglio dei fondi per questo tipo di attività.
Di fronte a questo taglio, se la Regione Piemonte desse un segnale significativo di inversione di tendenza, decidendo di utilizzare i fondi previsti per questa legge sui buoni scuola per un inserimento più armonioso nell'insieme del sistema scolastico, credo che farebbe un'ottima cosa, che molte famiglie piemontesi apprezzerebbero ampiamente, ma non solo tali famiglie, potrebbe derivarne un apprezzamento più generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il senso di questo emendamento è già stato ritrovato in altri passaggi di queste lunghe sedute, che finora abbiamo vissuto attorno al tema del buono scuola, in cui abbiamo svolto delle valutazioni, ma occorre ritornarci.
L'obiettivo che si pone il buono scuola si estranea completamente, da parte delle forze che lo sostengono, dal cogliere un fenomeno, che certamente non viene aiutato da questa operazione, che concerne le categorie più deboli, che sono quelle più onerose nell'inserimento nel sistema dell'istruzione, così come viene oggi a configurarsi, poi, non so se tra 10-20 anni tale fenomeno avrà una diffusione tale che la scuola premiata dal buono scuola coinvolgerà il 50% della platea degli studenti.
Oggi, siccome non coinvolge questa platea al 50%, il segmento minore toccato dall'operazione buoni scuola rischia di non farsi carico della caratteristica sociale e culturale, ed è anche portatrice di difficoltà e ritardi della società.
Se misurassimo questo fenomeno degli "ultimi", della categoria in disagio, e lo quantificassimo con una certa percentuale, dovremmo vedere riprodursi questa percentuale anche nella scuola che beneficia del buono scuola. Se la scuola che beneficia del buono tocca in Italia una certa percentuale, all'interno di quella percentuale ci dovrebbe essere una quota proporzionale delle categorie "ultime", che, invece, rischiano di scaricarsi nella scuola pubblica.
un tema che meriterebbe senz'altro un approfondimento, una valutazione, o quantomeno delle risposte. La tesi che avanzo potrebbe essere certamente confutata, e siccome sono laico, sono anche pronto a rivedere le mie posizioni e le mie considerazioni in questo caso specifico. Tuttavia questo silenzio, questa assenza di risposte, sia pure brevi, o la non considerazione di un rinvio della trattazione del tema in altro momento, fanno poco sperare.
Ribadisco che questo pacchetto di emendamenti così corposo cerca di segnalare un pericolo e di affrontarlo. Con l'operazione del buono scuola scarichiamo sulla scuola pubblica la parte più difficile dell'universo che frequenta la scuola, e che non si distribuisce - qualcuno oggi usa l'orribile termine "non si spalma" - equamente in tutta l'articolazione della scuola paritaria, della nuova configurazione che la scuola viene ad assumere con questo quadro non sempre felicissimo che è stato dato dalla legge sulla parità scolastica. Ecco perché la sottolineatura che si fa con questa serie di emendamenti non è una cosa oziosa. Si tratta di un tema rilevante, anzi direi quasi drammatico, che meriterebbe una trattazione o quantomeno una presa di appunti da parte dell'Assessore (o delle sue collaboratrici), affinché possano offrire una specie di cahier de doléances per lavorarci in seguito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Questo emendamento, che si riferisce alle problematiche legate all'handicap o alle fasce deboli, si collega idealmente a quello precedente, che riguardava l'abbandono scolastico.
A titolo di curiosità, vorrei chiedere agli uffici se ci sono cifre in proposito, perché mentre si è a conoscenza del numero degli studenti con problemi legati all'handicap che frequentano le scuole statali e pubbliche, non si è a conoscenza (almeno non mi risulta) del numero degli allievi che frequentano le scuole paritarie o private. Quante sono le risorse che si stanziano su questi temi e su questi problemi? E quante sarebbero, invece, le risorse necessarie? In questa situazione di assoluta carenza di risorse, emerge una sproporzione che va da uno a nove, uno a dieci, uno a otto, a seconda del problema.
Vorrei riprendere un argomento che abbiamo utilizzato più volte durante le discussioni in aula e in Commissione. È giusto ricordare che la riforma Moratti - la controriforma Moratti - ha di fatto riportato indietro l'orologio della scuola italiana. L'obbligo scolastico dei 15 anni era stato un innalzamento sofferto, perché l'obiettivo era, come per gli altri Paesi europei, 16 anni. Invece torniamo a 14. Avevamo segnalato, infatti che con l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 15 anni aumentavano sensibilmente le necessità di risorse per il trasporto di chi ha problematiche legate all'handicap e alla mobilità, che i piccoli Comuni in particolare, non potevano assolvere. Ma questo è argomento forte che abbiamo più volte denunciato. Adesso, la controriforma ha riportato indietro l'orologio della scuola italiana e l'obbligo scolastico, se prima era 15 anni, è tornato a 14 anni.
Vi sono, poi, altre questioni, come le centinaia di ragazzi che navigano in questo mare incerto della formazione professionale, o la carenza di risorse, o ancora i 250 sperimentali, i 750 che invece si presume sarebbero interessati a questo provvedimento della Regione Piemonte, che segue supinamente quanto indica il Ministero nazionale. Ma sarà argomento di intervento nei prossimi emendamenti.
In questo quadro di grande difficoltà della scuola statale per mancanza estrema di risorse - ritorniamo a ripeterlo alla noia affinché rimanga non solo agli atti, ma anche nella mente dei colleghi della maggioranza perché a furia di ripeterlo qualcosa rimane! - si intendono assegnare delle risorse incredibili, che saranno disponibili dal prossimo anno. Ma il prossimo anno, con le finanze della Regione, questi 18 milioni di euro peseranno ancora di più. Ma lo vedremo a suo tempo.
Condividiamo questo emendamento perché tende a segnalare un argomento importantissimo che necessiterebbe di risorse adeguate, posto che quelle attuali risultano assolutamente insufficienti. Assistiamo, invece all'intenzione di voler utilizzare 18 milioni di euro per una minoranza che non ha neanche particolari necessità ed esigenze economiche.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 263.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 26 Consiglieri votanti 23 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 265 presentato dai Consiglieri Contu, Moriconi Chiezzi, Papandrea: Dopo il comma 1 è introdotto il comma 1bis "1 bis Per le finalità di cui al comma 1 la Regione favorisce la prosecuzione degli studi oltre la scuola dell'obbligo da parte degli studenti al fine di limitare i fenomeni di abbandono e insuccesso scolastico".
Il collega Riba, mi faceva rilevare che l'emendamento rubricato n. 265 è molto simile all'emendamento rubricato n. 490 che già in precedenza non è stato approvato. Quindi, sarei restio a metterlo in discussione.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Se lei è restio, è una ipotesi, non è completamente contro l'esame di questo emendamento.



PRESIDENTE

Secondo me, è superfluo metterlo in discussione. Chiedevo cortesemente ai proponenti, per rispetto agli stessi, di ritirarlo.



TAPPARO Giancarlo

I proponenti dell'emendamento non sono presenti. È appena arrivato il Consigliere Papandrea.



PRESIDENTE

Il Consigliere Papandrea ritira l'emendamento n. 265.
Emendamento rubricato n. 266 presentato dai Consiglieri Contu, Moriconi Chiezzi e Papandrea: Dopo il comma 1 è introdotto il comma 1bis "1 bis Per le finalità di cui al comma 1 la Regione favorisce iniziative a sostegno degli studenti in situazione di svantaggio sociale sulla base di progetti presentati dalle singole scuole superiori coerenti con il P.O.F.".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Volevo far rilevare che la collega Costa Rosanna, che risulta presente alla votazione anche se non ha espresso un voto, è entrata in Aula a votazione effettuata. Il Consigliere Angeleri può confermare.



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, sarebbe stato ininfluente perché vi era il numero legale.



PAPANDREA Rocco

La Consigliera Costa era davanti a me e la votazione era stata già effettuata perché il dato sullo schermo era fisso. Quando il numero legale è ampio non è fondamentale, ma quando il numero legale è al limite bisogna votare personalmente e non su indicazione. Il voto della Consigliera Costa era presente sullo schermo. È vero che il voto non era influente, ma spero che non si ripeta più.



PRESIDENTE

Consiglieri, vi invito a rimanere seduti al proprio posto, in modo da evitare discussioni sterili.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Devo dare perfettamente ragione al Consigliere Papandrea. Uno dei motivi per cui la maggioranza che sostiene la Giunta regionale chiede puntualmente la votazione per appello nominale non è certamente per far rilevare chi è presente e chi è assente, perché, almeno per quanto riguarda la maggioranza, è assente per altri motivi istituzionali o impegni politici, ma per dare una solennità e una regolarità possibile che deve sempre prevalere su qualsiasi provvedimento da parte dell'Aula.
Condivido che il voto espresso all'ultimo momento deve essere una eccezione, perché è chiaro che nel contempo durante la discussione dei provvedimenti in esame alcuni Consiglieri e Assessori lasciano l'Aula per lavorare negli uffici collegati all'Aula.
Per quanto mi riguarda farò subito presente al mio Gruppo di partecipare in modo più corretto all'espressione del loro voto e credo che i colleghi Capigruppo di maggioranza lo faranno con i loro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 266.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento è simile a molti altri che abbiamo presentato noi e altri Gruppi.
Ritengo che nelle mie illustrazioni precedenti ci fossero già molti argomenti a sostegno di questo emendamento, quindi non intendo illustrarlo ulteriormente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei segnalare ai colleghi che questo emendamento, così come formulato, presenta alcuni elementi contraddittori.
Quando si è elaborata la scelta dell'autonomia scolastica, che ritengo molto innovativa e anche ricca di rischi, si era pensato di corredare questa scelta con i POF. Mi pare che così posto non rappresenti chiaramente la valenza e l'intreccio della cosa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 266.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 25 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Proseguiamo con l'esame degli emendamenti successivi che sono stati accorpati come da elenco in possesso a vostre mani.
Emendamento rubricato n. 297 presentato dai Consiglieri Contu, Moriconi Chiezzi, Papandrea (e connessi emendamenti rubricati n. 302, n. 303, n.
304, n. 606/1, n. 607/1, n. 608/1, n. 609/1, n. 610/1, n. 611/1, n. 613/1 n. 614/1, n. 615/1, n. 616/1, n. 617/1 e 618/1): Dopo il comma 1 è introdotto il comma 1 bis "1 bis Per le finalità di cui al comma 1 la Regione favorisce l'erogazione di contributi ai comuni sedi di autonomia scolastica per permettere l'integrazione e la conoscenza tra identità culturali diverse o minoritarie".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Volevo vedere bene il tipo di accorpamento fatto, perché gli emendamenti mi sembrano molti. Arrivando a discuterne così, mi pare che siano una quantità significativa. Finora abbiamo accettato una prassi di questo genere, però ora vorrei osservarla più attentamente.



PRESIDENTE

Successivamente ci sono degli emendamenti singoli. Non si sono fatti degli accorpamenti a caso. Ad esempio, quello successivo parla del patrimonio idrogeologico regionale; quindi è singolo. Il successivo tratta del patrimonio bibliografico archivistico regionale, ed è singolo. Quindi sono argomenti differenti.



PAPANDREA Rocco

Non era una questione polemica, ma li osserverò. Mi pare che nella nostra Regione il riferimento alle diversità culturali sia importante perché ormai siamo una Regione che, come molte altre, conosce ampiamente il fenomeno dell'immigrazione. L'ha sempre conosciuta; prima era un tipo di immigrazione prevalentemente interna, mentre oggi è un'immigrazione che arriva anche dall'estero, ma sempre d'immigrazione si tratta.
Da questo punto di vista credo che parlare la stessa lingua sia un vantaggio, così come godere degli stessi diritti, ma dal punto di vista dell'impatto con una certa realtà, siamo di fronte a problemi analoghi.
Siamo di fronte a problemi d'inserimento in una realtà fondamentalmente diversa.
Tra l'altro, io sono tra coloro che sono immigrati in Piemonte, e ricordo le difficoltà che si vivevano. Ricordo che dove vivevo io, eravamo praticamente tutti immigrati; eravamo o meridionali o veneti (mi pare che ci fossero persino dei lombardi), però in quella via, in Strada della Pronda in direzione di Grugliasco, praticamente vivevano solo famiglie immigrate. Quindi, ci integravamo tra di noi, ma era più difficile l'integrazione con i piemontesi, perché non vivevano lì; infatti era una zona in cui gli abitanti erano, in modo quasi esclusivo, non piemontesi.
Questo dimostra come, nella storia della nostra Regione, ci sia stato questo problema e perduri; anzi, oggi è ampliato perché siamo di fronte ad un tipo d'immigrazione che presenta differenze, anche linguistiche e culturali, molto più accentuate, con il problema di far convivere queste culture, oltre che di integrarle, con noi cittadini piemontesi, sia quelli che sono nati qui sia quelli che ormai da tempo vivono stabilmente.
Quindi, l'insieme di questi emendamenti, che sottolineano vari aspetti di questa politica necessaria, è importante. Da questo punto di vista il finanziamento alla scuola confessionale va esattamente nella direzione opposta, perché finanziare la scuola confessionale e cattolica, in qualche modo, tende a respingere gli altri.
Un conto è l'integrazione del sistema scolastico laico, quello pubblico, in cui non c'è un elemento che caratterizza la scuola stessa; un conto è finanziare le scuole che sono caratterizzate come scuole confessionali. Questo rende complessa a chi pratica un'altra religione la scelta di questa scuola.
In questo senso ritengo che il finanziamento della legge sui buoni scuola fa proprio a pugni con gli emendamenti presentati e che sono stati accorpati in questo modo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Già in precedenza avevo voluto sottolineare e portare all'attenzione del collega Papandrea, che è l'unico dei firmatari presente in aula, come i piani per l'offerta formativa siano stati concepiti come uno strumento per operare in quell'area di autonomia, di libertà di scelta che le singole scuole trovavano in uno spazio di operatività con l'allora riforma Berlinguer.
Era questo tema che può aprire e che aveva aperto già allora un forte dibattito, perché si rischiava, attraverso un'operatività estremamente aperta, di cambiare fortemente le caratteristiche da scuola a scuola, e quindi avere un sistema scolastico a macchia di leopardo.
Tuttavia ci si accorse che l'incidenza dell'autonomia scolastica poteva operare fino a un certo limite, e poteva essere un fattore di arricchimento, di risposta alla specificità anche territoriale. I POF sono uno strumento, e la critica che avevamo fatto nel primo utilizzo del piano dell'offerta formativa all'Assessore Leo, alla maggioranza e al governo regionale era quella di averlo utilizzato in modo tradizionale, senza offrire spazi a quelle che erano specificità di operatività particolare.
Qui i colleghi introducono il tema delle differenziazioni anche culturali, delle sensibilità diverse alle quali si può dare risposta attraverso gli strumenti dell'offerta formativa.
Questo passaggio mi fa pensare come occorra una regia generale del fenomeno, come la leva del buono scuola, come atto di libera scelta di un percorso di frequentazione della scuola da parte delle famiglie, si estranei completamente da questo fenomeno di ricerca di specificità, se vogliamo anche di una qualità particolare, non vista in puro modo economicistico.
Viene da riflettere molto spesso se l'apertura alla scuola privata che si è fatta sia con la legge di riforma, sia con le spinte che questa maggioranza a livello nazionale e a livello di molte Regioni ha, non dovesse partire da una situazione di scuola pubblica portata al massimo livello di qualità.
Avevo già cercato di fare un esempio di come sia stato "sfasciato" il monitoraggio, il governo, l'attività del collocamento pubblico. Io non sono per una difesa aprioristica del governo pubblico del mercato del lavoro, ma non si può dire che, perché mal funziona, apriamo al privato.
La motivazione principe era questa, ma se i governi erano quelli di non dotarli nemmeno delle minime infrastrutture di unità diffuse sul territorio a livello comunale per il governo del mercato del lavoro, è chiaro che si poteva pensare che c'era qualcuno che remava contro per poi aprire ai privati la gestione del mercato del lavoro: una strada scorretta per arrivare a quella soluzione. Decenni di governo della scuola pubblica, non votati alla ricerca di una grande qualità per la quale tutte le famiglie potevano essere soddisfatte di quella offerta e quindi non cercare strade alternative in scuole private (qualità nella didattica, nella gestione degli orari, in tutti gli aspetti) avrebbero minimizzato la necessità di una scelta alternativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Cercavo di capire dove fosse finita la prima fila di Consiglieri seduta ai primi banchi: pensavo di trovarla presente, fortemente impegnata a sostegno di questa illustrazione degli emendamenti (anche se, come ufficializzato anche nella "Voce del Popolo", siamo in dirittura d'arrivo).
Siamo in dirittura d'arrivo, non siamo in una gara di 100 metri da olimpiadi, ma almeno una gara di mezzo fondo. Tuttavia, una gara di mezzo fondo si espleta se ci sono gli atleti che corrono, ma se rimane solo uno sparuto numeri di Consiglieri diventa, se non una gara di mezzo fondo o di 100 metri, al massimo una gara di 400 metri senza ostacoli.
Il nostro obiettivo non è quello, ormai mi sembra evidente, di non fare passare la legge, ma è di riuscire a porre delle modifiche, a cercare di limitare i danni (non tanto a noi, ormai la scuola l'abbiamo lasciata da tempo). Notiamo nell'Assessore Leo, nella maggioranza e nella Giunta un pervicace rifiuto ad accettare qualsiasi proposta di miglioramento: ma possibile che su tutti i grandi temi, questo è uno di quelli, non ce ne sia uno che vada bene anche alla Curia? A questo punto trattiamo direttamente con via Arcivescovado, troviamo un punto di incontro che limiti una legge così dannosa.
Prima parlavamo dei POF, lo citavamo anche due Consigli fa: i POF non saranno più possibile finanziarli, assistiamo ad una ennesima discriminazione. Con un provvedimento non equilibrato sono stati dati 10 miliardi di vecchie lire al 50%, ma almeno eravamo al 50%, adesso avremmo una discriminazione ancora più grande. Da una parte ci saranno contributi per le scuole paritarie o private che dir si voglia, dall'altro non ci saranno risorse per i POF alle scuole pubbliche statali, non ci sarà più il tempo pieno. Altro che sostegno all'integrazione delle culture diverse delle minoranze! Qui non manca il dolce o il caffè, qui si mette in discussione il primo patto. Questo è un provvedimento marginale sulle risorse complessive, è la controriforma del Ministro Moratti che mette in discussione il funzionamento della scuola statale, così come la conosciamo noi. Aggiungiamo 18 milioni ad una situazione assolutamente preoccupante.
Assessore Leo, prima della fine della discussione, che non sarà oggi ma ormai se ne vede la luce, sarà possibile ottenere questa disponibilità su un emendamento che riguarda una questione sostanziale?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Papandrea ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Conosciamo la mancata disponibilità ad un'altra impostazione che la Giunta ha per questo provvedimento, conosciamo la situazione. Tuttavia penso che l'accettazione di un'impostazione di questo genere, porterebbe a fermasi un attimo e a riflettere. Penso che questo blocco di emendamento sia tra i più difficili da conciliare con la logica della legge. L'avevo già detto in precedenti interventi: questa scelta finanziaria contrasta con un particolare tipo di scuola, con un particolare tipo di cultura contrasta con il fatto che la scuola deve essere aperta a tutti.
Lo dicevo già in altra fasi del dibattito, la scelta di finanziarie la scuola "confessionale", con questo provvedimento, non è una scelta di avere un'istruzione pluralistica, è una scelta di avere più scuole non pluralistiche. Mi sembra, quindi, che permetta un reale diritto della libertà di studio e, da questo punto di vista, gli emendamenti lo sottolineano con più chiarezza.
Ho chiesto di parlare in dichiarazione di voto, avendo colto la critica e la sollecitazione del consigliere Placido sul fatto di essere l'unico Consigliere presente tra i firmatari degli emendamenti.
Per quanto riguarda l'assenza del Consigliere Chiezzi (precedentemente presente) c'è un problema, di tipo personale abbastanza importante, che si protrae da tempo. Negli altri casi non conosco i motivi dell'assenza, ma cerchiamo di supplire intervenendo più volte per ogni emendamento attraverso la dichiarazione di voto (e ringrazio quei Consiglieri che, con i loro interventi, si uniscono alla mia battaglia).
A differenza delle prime sedute, è aumentata la velocità con cui trattiamo il provvedimento, ma continuiamo ad agire affinché ci sia il tempo per l'Assessore Leo e per la Giunta regionale di riflettere sufficientemente per dire: "Ma sì, mi avete convinto, facciamo l'altra cosa. Iniziamo un altro percorso più ricco e più interessante che non quello di concludere questa legge".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino per dichiarazione di voto.



SUINO Marisa

Il blocco degli emendamenti proposti, pur condividendo il motivo che ne ha originato l'accorpamento (trattandosi sempre di materia attinente l'integrazione), presenta sfaccettature che è necessario, almeno a conclusione del dibattito, evidenziare.
Un conto, è parlare di inserimento del rispetto e della tolleranza fra studenti (con una valenza soprattutto etica, educativa, sociale e psicologica, che sono aspetti specifici della componente educativa della scuola), un conto è dire, come i colleghi hanno fatto con l'emendamento n.
617/1, che deve essere garantito l'inserimento alle minoranze linguistiche.
Questo significa ribadire il principio caposaldo del sistema scuola ascrivendo a quella serie di diritti e doveri che sono assolutamente da difendere.
Questione ancora diversa è parlare di attività di carattere artistico e culturale. A tal proposito, a Torino si svolgeranno i "Tre giorni del teatro", rassegna teatrale e artistica sostenuta dalla Regione, con un progetto importante, partita da un concetto ascrivibile alla difficoltà di capirsi ed oggi, a distanza di tre anni, ci auguriamo diventi una delle rassegne sostenute e implementate da parte di questa città e di questa Regione, avendo come valenza la speranza di capirsi (che è un po' anche quello che tentiamo di perseguire noi con questi interventi e con questi emendamenti).
Sono sfaccettature diverse; così com'è diverso parlare di didattica multietnica e multilingua, e parlare di classi multietniche. Chi ha svolto, come me, il mestiere di insegnante, sa bene come sia particolarmente complesso e difficile predisporre un piano di lavoro che risponda alla necessità, da una parte dei valori etici e morali di tolleranza e di inserimento, dall'altra di programmi didattici multilingue per una risposta multidisciplinare (ad esempio, nel campo dell'arte e della cultura) a sostegno di queste realtà diverse. Solitamente siamo tentati di pensare, soprattutto alle realtà europee che hanno differenze, ma, tutto sommato, hanno maggiori punti di similitudine con la nostra cultura, la nostra storia e la nostra impostazione. Così non è su altri versanti.
La didattica multilingue fonda la primaria necessità sul sostegno di iniziative, quali i POF, che non vengono più finanziati. Questo avviene sul versante nazionale, ma avverrà - e sta avvenendo - sul versante regionale dove una serie di necessità della scuola, sia sul versante educativo didattico, sia sul versante didattico-multidisciplinare, non riceveranno più finanziamenti.
Questo è uno dei principali nodi che ci convincono a sostenere questi emendamenti; poiché una delle prime realtà che pagherà le conseguenze di questi tagli pesanti e indiscriminati, sarà proprio tutto il mondo della multietnicità, tutto il mondo degli stranieri, tutto il mondo dei percorsi europei di sostegno allo scambio e allo sviluppo in tal senso.
L'ultimo degli emendamenti, il n. 618/1 non a caso fa riferimento all'integrazione europea. Proprio alla vigilia della reggenza del semestre europeo siamo in presenza di un Governo che dovrà svolgere questo importante ruolo predisponendo - come ha già fatto - pesanti tagli su tutto ciò che nel mondo della cultura e della scuola può dare un vero e reale segnale di integrazione europea.
Dovreste proprio spiegarci questa schizofrenia. E' evidente che le due cose sono tra loro inconciliabili. Dopodiché, cosa succederà nella Conferenza Stato-Regioni? Succederà che il portafoglio dato alle Regioni sarà rinnovato nella sua entità e nella sua ricchezza? Teniamo proprio di no, a giudicare dai segnali.
Questo sblocco di emendamenti, che sosteniamo con voto favorevole, si ascrive proprio all'importante vigilia del semestre europeo da parte dell'Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

A questo proposito volevo evidenziare all'Assessore - non so se gli è sfuggita - la recente dichiarazione del Monsignor Cesare Nosiglia Presidente dell'organismo collegato alla CEI per la scuola, il CNSC (Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica), il quale dice: "In questo quadro, occorre promuovere una campagna di sensibilizzazione attorno al tema della parità, passare ad elaborare concreti pacchetti con contenuto di alto profilo da offrire alle scuole con l'apporto delle università, dei centri culturali editoriali cattolici, contenuti che valorizzino le località - è un po' criptica la cosa - e la ricca tradizione culturale cristiana, ma - udite udite - anche alcuni precisi ambiti di intervento su tematiche particolarmente importanti per la scuola cattolica, ad esempio nell'ambito della bioetica, dell'intercultura, del rapporto tra scienza e fede, della libertà ed etica".
Molte di queste figure insigni, importanti e di spessore, purtroppo non hanno mai la possibilità di avere la meritata notorietà, a causa della struttura piramidale della Chiesa, che, probabilmente, gli ha permesso di resistere due mila anni con uno scarso livellamento (il Papa, i Vescovi e i sacerdoti), ma mi sembrano elementi importanti quelli che vengono detti anche se io, ovviamente, non li condivido.
Cosa si trova in questa affermazione di una autorità, collega Mellano in cui si dice che nella scuola si devono portare anche quegli elementi tipo la bioetica, l'intercultura, il rapporto tra scienza e fede, libertà etica - dice Cesare Nosiglia, Monsignore e capo del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica - e bisogna fare una campagna di sensibilizzare per questo, bisogna, attraverso questo processo, portare nella scuola questa valorizzazione, oltre che della località dice, anche di questa tradizione culturale cristiana, e parla della bioetica? Si tratta di questo: noi diciamo che nel buono scuola non c'è solo un'operazione neutra, ma c'è un'operazione che va a dividere la nostra società, invece di unificarla con la scuola. Invece di ritrovare il pluralismo e la libertà di iscrizione nel crogiuolo degli insegnanti selezionati con pubblici concorsi, noi mettiamo in atto un'operazione nella quale in alcuni settori della scuola avremo maggiormente questo contenuto rispetto ad altri settori, dividendo invece di unificare, riducendo la coesione sociale. Non credo che ancora per molto ci sarà il silenzio della comunità musulmana in Italia, che ormai è forte, strutturata e articolata anch'essa nell'insegnamento vorrà portare ai suoi giovani, che hanno messo le radici in Italia, i valori della tradizione musulmana e islamica.
Allora, la nostra società sarà divisa, siccome non penso che ci sarà un'occupazione generalizzata da parte della cultura e della sensibilità cattolica.
Concludo l'intervento con il noto Pedrizzi che, giustamente, perché si va per lementi logici a questa conseguenza, dice: "Il Governo raccolga l'appello del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica e garantisca una parità scolastica non solo giuridica, ma anche economica", e gli dà man forte Mario Mauro, responsabile scuola di Forza Italia.
Questo è il quadro sul quale il neutro e piccolo buono scuola incomincia a portarci, in quello che adesso è un sentiero e un giorno sarà un'autostrada.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 297.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SÌ 2 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 372 presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: E' inserito il comma 1 bis "La Regione Piemonte garantisce la conoscenza del patrimonio bibliografico e archivistico regionale".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Siamo di fronte ad emendamenti che cercano di far leva rispetto al patrimonio esistente e alla valorizzazione dell'esistente.
La collega Suino nel suo intervento ha fatto notare come nell'accorpamento precedente ci fosse una ricchezza di articolazioni che si poteva anche pensare di affrontare diversamente, penso all'aspetto importante delle minoranze linguistiche, che, in qualche modo, si può anche collegare a questo emendamento. Credo che le scuole situate nelle zone in cui sono presenti minoranze linguistiche dovrebbero essere ulteriormente aiutate in questo senso di valorizzazione del proprio patrimonio presentando queste caratteristiche.
Se guardiamo alla concretezza della nostra Regione, così come essa è in cui una parte delle minoranze linguistiche è presente nelle vallate occitane, e parti di queste vallate corrispondono non solo a minoranze linguistiche, ma anche a minoranze religiose, possiamo riflettere meglio sulla debolezza dell'impostazione presente nella proposta dei buoni scuola dell'Assessore Leo.
E' chiaro che questa proposta di legge pone le comunità, ad esempio comunità della Val Pellice e comunità Valdese, di fronte ad un problema: o accedono all'idea di creare scuole confessionali o vengono discriminate, in quanto non immagino le persone appartenenti a tali comunità così ben disposte nel pensare di iscrivere i propri figli ad una scuola confessionale cattolica, difendono la scuola laica proprio per non trovarsi di fronte a quella situazione. Sinora resistono all'idea di crearsi una propria scuola confessionale; tra l'altro, la scuola cattolica in quelle aree non è neanche presente, o lo è in minor misura. La situazione non riguarda tanto gli immigrati, siano essi buddisti, induisti o musulmani.
Analizzando la storia della nostra Regione, però, emerge come questa legge possa creare un effetto discriminatorio.
La comunità valdese, per non essere discriminata dal punto di vista degli aiuti alla propria comunità, deve scegliere se continuare a perseguire la difesa della scuola laica, e quindi subire una discriminazione, oppure se andare contro la posizione convinta e radicata di non crearsi una propria scuola confessionale. Probabilmente sceglieranno questa direzione, perché se passasse il modello proposto in aula, le minoranze si troverebbero fortemente in difficoltà. sia La scuola pubblica non crea questo tipo di problemi; credo sia questa la valutazione all'origine della difesa, assai intransigente - persino maggiore di quella dei laici - della scuola pubblica stessa.
Gli emendamenti in discussione mirano a difendere il patrimonio territoriale e storico di questa comunità: difesa che solo la scuola pubblica può assicurare. Non credo che la scuola cattolica nutra grande interesse a difendere una cultura - testimoniata magari attraverso archivi in qualche modo in competizione con quella cattolica - e con la scuola confessionale cattolica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Come sempre accade in un dibattito aperto, vi sono posizioni ed emendamenti che si condividono, altri sui quali penso sia legittimo esprimere qualche dubbio.
Destinare risorse a caratteristiche particolari - come sottolineava il collega Papandrea - non ci convince completamente; anzi, non ci convince proprio. Si tratta di problemi che richiedono delle risposte; ed è difficile sostenere che queste vadano reperite pescando nel generale patrimonio del diritto allo studio, sul quale stiamo discutendo. Caro Assessore, persistono molti elementi di ambiguità e di contraddizione che hanno reso, rendono, e continueranno a rendere difficile il confronto.
Ricordando molti di questi aspetti, è emerso il difetto di fondo che rende difficile la discussione: la contraddizione tra intenti reali e intenti dichiarati; tra il confezionare una legge che soddisfi gli aspetti di coerenza costituzionale, e la delega ad una manovra regolamentare per il raggiungimento degli obiettivi veri e propri.
Vi sono altri punti sui quali sarebbe opportuno un approfondimento e una verifica. Nel primo comma dell'articolo , richiamate la legge n. 62 relativamente alla definizione delle "scuole paritarie", quelle alle quali stante il testo attuale, il vostro provvedimento è sostanzialmente destinato. Nella legge n. 62 è delineato meccanismo attraverso il quale si verifica il carattere "paritario" di una scuola.. Tale meccanismo comporta l'adozione di una serie di criteri e quindi l'assunzione di una serie di vincoli - per così dire - che fanno sì che una scuola possa essere considerata all'interno del grande quadro della programmazione pubblica.
Nel momento in cui la Regione assume, con propri provvedimenti, la nozione di scuola paritaria come quella cui indirizzare le proprie risorse non è necessario che la Regione stessa ne verifichi il carattere effettivamente paritario, ovvero se esiste corrispondenza fra la natura di queste scuole, il loro modo di agire, e le scelte pubbliche e i bisogni della comunità? Vorrei porle una domanda, Assessore Leo: cosa pensa di quanto sta capitando alla scuola dell'Adorazione Cadorna, gestita dalle suore dell'Adorazione Perpetua, che occupa le cronache di Torino in questi giorni? Secondo lei è una scuola paritaria - come pure risulta dagli atti quella nella quale si possono licenziare, da un giorno all'altro e senza motivazioni di alcun tipo, insegnanti che vi hanno lavorato per 27 anni? Per la Regione Piemonte questo caso non sollecita una verifica e un approfondimento? Vuole esprimere, per cortesia, la sua opinione su questo punto? Come pensate di affrontare una questione di questo genere? Secondo quanto riportato sui giornali di questa mattina, due insegnanti, preside e vice preside, dopo 27 anni di lavoro improvvisamente e senza motivazioni vengono licenziati. La dichiarazione della persona dotata della massima responsabilità, venuta apposta da Roma per verificare la situazione: "L'interruzione è necessaria, a giudizio legittimo e insindacabile di questa Amministrazione", non solleva, a suo giudizio, qualche dubbio sull'applicazione di quei criteri secondo i quali una scuola viene indicata come "paritaria"? Non contesto ad una struttura privata il proprio diritto di agire secondo criteri insindacabili; contesto il diritto di una scuola privata che insindacabilmente non ritiene necessario rendere trasparenti le proprie decisioni, di richiedere di essere sostenuta da risorse pubbliche. Sono due cose diverse. Naturalmente essere sostenuti da risorse pubbliche è incompatibile, a mio avviso, con l'affermare principi come quelli che qua vengono dichiarati: io a casa mia faccio quello che mi pare. Sì, fai quello che ti pare, ma se la tua casa rimane in un ambito strettamente privatistico. Nel momento in cui, attraverso la richiesta di riconoscimento come scuola paritaria, si vuole entrare nell'ambito della scuola pubblica ci sono dei vincoli incompatibili, a mio parere, con questa dichiarazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

In un mio intervento precedente ho fatto riferimento al fatto che alcune scuole sono occupate dagli insegnanti, ma ritengo che fra gli ex sessantottini di certo non si possono annoverare Preside e Vicepreside dell'Istituto dell'Adorazione Cadorna, che sono presenti in quell'Istituto da ventisette anni e, quindi, hanno resistito e sono passati indenni ai postumi del sessantotto.
Dico questo perché insieme al collega Marcenaro con stupore abbiamo letto sul quotidiano La Stampa che il Preside e il Vicepreside dell'Istituto dell'Adorazione Cadorna rischiano di essere rimossi dal loro incarico, creando agitazione tra le famiglie degli studenti che non penso che possano essere annoverati tra famiglie e studenti Comunisti, visto l'iscrizione a questo Istituto, però minacciano occupazioni e manifestazioni sotto la curia. Manca solo che le famiglie e gli studenti che frequentano le scuole cattoliche, come l'Istituto dell'Adorazione Cadorna, si mettano a manifestare sotto la curia. Assessore, vi è un problema serio.
Ero intervenuto nel merito quando vi fu una trasformazione veloce e repentina di molte scuole private in scuole paritarie, ma per essere una scuola paritaria, quindi rispettare la legge n. 62/2000, bisogna rispondere ad alcuni requisiti: la pubblicità dei bilanci; il fatto di non poter rifiutare iscrizioni discriminatorie verso studenti di altre razze religioni o altro; di rispettare il funzionamento della scuola statale e considerare i contratti individuali di lavoro per personale dirigente e insegnante in riferimento al Contratto Collettivo Nazionale di settore.
Il Contratto Collettivo Nazionale di settore, escludendo l'articolo 18 che riguarda un'altra questione, non prevede assolutamente che un commissario ad acta che arrivi da Roma, seppure sotto le amabili sembianze di Suor Maria Lucia, non possa dichiarare quello che ha detto poco fa il Consigliere Marcenaro: "Possono cacciarli via quando vogliamo".
Semplifico brutalmente quello che ha detto il Consigliere Marcenaro e quello che è riportato sul quotidiano La Stampa di oggi a pag. 45: "Le suore cacciano dall'oggi al domani Preside e Vicepreside".
Assessore, le chiediamo una risposta ufficiale, non per questo la riteniamo responsabile. Aspettiamo di conoscere i risultati dei controlli che chiederemo a tutti i livelli. Vogliamo sapere se le scuole private che hanno chiesto di essere paritarie rispettano i requisiti previsti dalla legge nazionale. Altrimenti, come dire, fatta la legge si trova l'arcano e si passa da scuola privata a paritaria per usufruire delle risorse nazionali che in parte non sono state date alle Regioni.
Si potrebbe paragonare alla mitica azione Tre Monti, a un furto con destrezza delle risorse delle autonomie locali, ad uno sperpero del denaro del Governo Nazionale.
In questo senso, scavalco la Lega che ha rinunciato a quelle che erano le proprie caratteristiche di controllo, a parte la vittoria di Roma che li ha visti contribuire non in maniera determinante ma folcloristica.
Tornando al tema, Assessore Leo, ci aspettiamo una risposta.
Solleciteremo una verifica puntuale su tutti gli Istituti per accertare che rispettino quanto previsto dalla legge nazionale, altrimenti qualsiasi suora, economa o un superiore può permettersi di cacciare dall'oggi al domani un Preside e Vicepreside da una scuola. Al di là che qualcuno dice che l'Istituto dell'Adorazione Cadorna dovrebbe chiudere, scopriamo che anche le suore fanno la pubblicità per rilanciare la propria attività.
Assessore, ci faccia sapere come stanno le cose in questo Istituto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il tema che hanno evocato i colleghi relativo a questa organizzazione ecclesiastica pone in evidenza il nodo del reclutamento nella scuola privata che oggi viene definita paritaria, nel senso che entra nel circuito del rilascio di titoli di studio, assumendo sempre di più l'esame come evoluzione pedagogica-culturale e non come una specie di mannaia o quasi ghigliottina, ma valorizzando, come è giusto e si è acquisito nel corso del tempo, il percorso scolastico che gli allievi vivono.
Abbiamo il primo nodo, forse tra gli unici in Europa, certamente ci sono altre realtà, ma non sono quelle di punta, di avere il corpo insegnante delle scuole private che sono state considerate paritarie non oggetto di un reclutamento così aperto, generale.
Si pone anche il problema degli orari di servizio, perché dovrebbe esserci una base con una certa omogeneità. Se diventa più ambita una scuola dove gli orari sono più comodi rispetto ad altre scuole con orari più impegnativi è chiaro che c'è un problema che dovrebbe essere risolto con l'aspetto della certificazione, del riconoscimento, ma il nodo è questo.
Quando si cita l'esempio della Francia, dove la scuola privata opera e viene finanziata dallo Stato, non si tiene conto che il corpo personale della scuola privata che riceve risorse pubbliche è selezionato attraverso un concorso generale e che ha diritti simili ai docenti della scuola pubblica, quindi le forme di tutela sono sostanzialmente generali, non completamente, ma possono essere definite generali, comunque è molto diverso dal caso che evocavano i colleghi Marcenaro e Placido, leggendo un articolo su un quotidiano nazionale. Questo è il grande nodo.
Poi c'è l'invocazione con cui si dice che la garanzia di un'effettiva parità scolastica non è quella giuridica, è quella economica, nel senso che viene detto: "Dovete dare i quattrini, e come li date alla scuola pubblica li dovete dare anche a noi". Ma non si pone il problema con quale corpo insegnante. Io non mi rivolgo solo alla scuola confessionale, ma anche a quella privata degli interessi economici - per carità, interessi legittimi che vogliono scegliere i loro uomini, delle loro catene dirigenziali liberamente e senza tanti impicci. Oppure poi cacciarli! Tra l'altro, in questo quadro viene evocato ultimamente e frequentemente un noto articolista del Sole 24 Ore, Dario Antiseri, che è uno scrittore di questioni scolastiche, palesemente di parte cattolica, il quale dice: "Eh, ma questi conservatori!". Chi sono i conservatori? Tutti quelli che si oppongono a qualsiasi trasformazione.
C'è da ritornare su un aspetto sociale a quello del tempo del Re Codino? E chi si oppone a un ritorno eventuale di un aspetto sociale all'epoca del Re Codino, è un conservatore; al contrario, è un riformatore.
Chi si oppone che un lavoratore, magari dequalificato, venga affittato messo in leasing, a 50 anni non voluto più da nessuno - quindi, senza nessuna garanzia - mettendolo sul mercato così, chi si oppone a questa barbarie è un conservatore. C'è chi vuole ridurre quelle persone ad una merce, e poi questa merce bisogna andare a consolarla - perché come dice Bush c'è anche l'atteggiamento consolatorio da parte di una spinta forte alle politiche di mercato indiscriminato.
Si finisce così: è conservatore chi non accetta che si diano le risorse finanziarie al pubblico e anche al privato, senza porre a questo privato delle norme in qualche modo di garanzia, visto che producono un bene.
Io non so se sia giusto il valore legale del titolo di studio. Si pu anche discutere su questo aspetto, ma se c'é, è chiaro che chi produce queste cose deve sottostare a una qualche forma di regola.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Mi preme fare una brevissima considerazione, perch i riferimenti alla vicenda dell'Adoration liceo Cadorna, al di là della sottolineata strumentalizzazione dialettica, pongono però un problema vero su cui anche l'Assessore evidentemente dovrà meditare. Perché rischiano di fornire il riscontro o, comunque, un alibi alle argomentazioni che non condividiamo, che riteniamo infondate e pretestuose e che soprattutto non riteniamo feconde per la scuola italiana in genere, ma che questa vicenda rischia di portare in denuncia.
Da quanto leggiamo sui giornali, le varie ipotesi ci sembrano tutte o non oggettivamente percorribili o non soggettivamente congruenti, perch quando si parla di linea troppo laica, si dice evidentemente cosa non vera, o comunque cosa su cui non si può discutere e non ci si può imbattere in tal modo.
Quando si parla anche di mancato conseguimento di obiettivi, in effetti questo viene smentito dalla dichiarazione che, sempre dai giornali apprendiamo essere stata fatta dalla Madre Superiore, Suor Maria Raffaella Pasquali.
Quindi, questa vicenda deve portare alla riflessione e anche ad una presa di posizione, proprio per scongiurare che vicende come queste non giovano non tanto alla scuola singola, che oggi viene travolta dalle polemiche e dalle decisioni, ma non giova neanche sul piano della filosofia di questa legge.
Infine debbo dire - e questo mi pare vada denunciato - che le motivazioni addotte da Suor Maria Raffaella Pasquali non militano per sostenere la scuola non statale cattolica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Come ho detto prima, motivandolo nel mio intervento, dichiaro la non partecipazione al voto su questo punto, perché considero questo uso delle risorse non congruo.
Vorrei approfittare di questa dichiarazione di voto per chiedere all'Assessore Leo con precisione qual è la nostra richiesta sul punto. La nostra richiesta su questo punto non riguarda ovviamente un giudizio ed una valutazione sull'episodio specifico, che riguarda la scuola dell'Adorazione Cadorna, di cui si parla. Partiamo da qui per porvi un problema che è questo: la legge n. 62 agli articoli 2-3-4-5-6 prevede la definizione, in primo luogo, delle caratteristiche delle scuole paritarie, e poi quali sono i requisiti che queste scuole devono avere, i meccanismi di verifica, che riguardano sia l'originario possesso dei requisiti sia la permanenza dei requisiti stessi, come viene definito all'articolo 6. Tutto questo Assessore, naturalmente viene fatto da parte di chi? Viene fatto da parte del sistema nazionale di valutazione, secondo gli standard stabiliti dagli ordinamenti vigenti, e viene poi accertato e dichiarato conclusivamente dal Ministero della Pubblica Istruzione, che stabilisce l'esistenza di questi requisiti, l'originario possesso e successivamente la loro permanenza. La mia domanda è questa: nel momento in cui la Regione Piemonte dispone l'utilizzazione di proprie risorse destinate al finanziamento delle scuole paritarie, voi pensate che l'accertamento dei requisiti debba avvenire solo attraverso questo meccanismo nazionale, o invece pensate che la Regione Piemonte accerta e verifica se le scuole alle quali dà le risorse corrispondono ai requisiti che nell'articolo 1 richiamate, quando richiamate la legge n. 62 per l'individuazione delle scuole paritarie comprese nell'ambito del vostro provvedimento? Lo dico, perché questo cosa comporta? Non penso che la Regione Piemonte costruisca proprie strutture di valutazione, ma questo comporta ovviamente che si proceda ad un'intesa tra la Regione Piemonte e le strutture del Ministero della Pubblica Istruzione, che esistono a livello regionale, e su questa base si stabilisca come queste strutture forniscono alla Regione Piemonte una valutazione aggiornata di queste situazioni. Se è così, vi chiediamo d'introdurre questo punto nella legge che stiamo discutendo, e se pensate che questo sia ragionevole si potrebbe introdurre una scrittura che dica come la Regione verifica il rispetto dei criteri che l'Assessore stesso ha indicato, altrimenti rimane un problema aperto.
Credo di aver spiegato perché sia un problema che riguarda la Regione perché siamo di fronte ad un Ente che mette le proprie risorse e pensare che questo avvenga solo sulla base di un meccanismo di una procedura nazionale, sarebbe come rinunciare ad una verifica indispensabile di quel carattere.
Chiedo, su questo punto, se sia possibile avere una risposta da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Apprezzo il Consigliere Galasso perché, ogni tanto, sente il bisogno magari una volta per seduta, di pronunciarsi, di posizionarsi su temi di una grande delicatezza, anche con uno scontro duro come quello che stiamo conducendo, ma senza pregiudicare i tempi. Anche l'Assessore Leo la volta scorsa ha fatto un breve intervento.
Il tema affrontato è di una delicatezza estrema. Non so se sia sufficiente o meno, o ci voglia qualcosa in più a livello regionale rispetto alla valutazione del sistema nazionale che prevede la legge n. 62 certamente i fenomeni che si manifestano nel momento in cui noi, con questa legge che ritengo sbagliata, metteremo in moto, dovrebbero trovare una forma di sicurezza assoluta. E' un tema delicato che andrebbe approfondito.
Certo, una qualche cautela per evitare che si finanzino situazioni come quella che è stata evidenziata questa mattina, mi paiono necessarie. Credo che sia questa la direzione di attenzione se è vero, spero sempre che non lo sia, che è solo la prima tappa di un processo più esteso che vorrà arrivare ad un intervento generale economico di pari grado rispetto alla scuola pubblica. Questo è il nodo.
Cosa facciamo? Diamo delle risorse pubbliche ad una realtà di cui non sappiamo bene gli orari, non sappiamo bene il personale, non sappiamo quali meccanismi di ricatto potrebbero subire. Personale che potrebbe essere sottoposto ad una forma di pressione che tocca e influenza anche i rapporti di insegnamento con gli allievi, ingenerando una distorsione rispetto a quello che dovrebbe essere il pluralismo che esprime il corpo insegnante.
Pluralismo che, certamente, non c'é perché quando il Vescovo, di cui ho letto prima un passaggio, afferma: "occorre passare ed elaborare concreti pacchetti di contenuti di altro profilo da offrire alle scuole con l'apporto delle università e dei centri culturali editoriali cattolici.
Contenuti che valorizzino le località e la ricca tradizione culturale cristiana, ma anche alcuni precisi ambiti di intervento su tematiche particolari importanti per la scuola cattolica, come la bioetica l'intercultura, il rapporto tra scienza e fede".
Per cui se un insegnante, ad esempio sulla bioetica, non ha la stessa opinione che ha la chiesa cattolica, penso che abbia pochi spazi come insegnante all'interno della scuola cattolica che noi finanziamo con denaro pubblico. Francamente è una strada pericolosa. Si torna indietro, ai primi dell'800. Chiamarci conservatori perché ci opponiamo ad un'operazione del genere, francamente, mi pare un tentativo di ritorno, quasi negare il passaggio della cultura dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese. C' una restaurazione che va in questa direzione e che si materializza nella scuola. Una restaurazione che è antirisorgimentale, antiilluministica antirivoluzione francese, che trova degli elementi attorno ad una visione mitica di un ancienne regime anche nel sistema scolastico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il tema introdotto da Consigliere Tapparo nella discussione dell'emendamento, impone alcune riflessioni.
L'Assessore Leo ricorderà che in occasione di un'assemblea presso alcune scuole superiori nel periodo dell'autogestione, intervenne una studentessa che frequentava la scuola pubblica, dopo un'esperienza in una scuola privata. In genere succede il contrario: chi ha difficoltà nella scuola statale e ha i mezzi e le possibilità, soprattutto nelle scuole superiori, frequenta una scuola privata perché ha la certezza di un canale privilegiato verso l'approdo alla maturità. Questa studentessa, dicevo, nel suo intervento, denunciava le pesanti discriminazioni, nel periodo di frequenza nella scuola privata, su un tema che riguardava l'Inquisizione.
L'insegnante le aveva assegnato un "quattro" al tema perché non condivideva il giudizio critico sul periodo dell'Inquisizione e della Santa Inquisizione. Sono cose che devono fare riflettere.
Negli Stati Uniti d'America, che per certi aspetti viene considerata un modello di democrazia avanzata, la storia d'Europa non arriva nei libri di storia degli studenti americani. Nella riforma della scuola Moratti, il periodo storico, fino alla terza media, si bloccherà all'Impero Romano: ma stiamo scherzando? C'é in atto una revisione. Bisogna stare attenti perché arrivare all'Illuminismo, arrivare alla Rivoluzione francese, arrivare a certi aspetti dell'approfondimento della storia contemporanea, è cosa che pu ahimé, che cosa se non sviluppare la coscienza critica nel libero rapporto anche critico, che deve esistere fra l'insegnante e il discente.
Mi hanno impressionato affermazioni pesanti, ma che sono la spia di un modo di pensare, di un modo di approcciarsi al problema tecnico della scuola, espresse nel corso di un dibattito televisivo dell'Assessore Brigandì il quale diceva: "diciamolo chiaro, la legge sui buoni scuola serve per favorire le scuole private, perché incentivare la frequenza delle scuole private, vuol dire colpire la scuola statale, diretta da un covo di insegnanti che fanno scuola anti-berlusconiana. C'è da restare allibiti: un conto è se viene sostenuto da un cittadino comune che poco conosce il settore, un conto è se tali affermazioni vengono espresse da un Assessore (che forse farebbe meglio a tacere su aspetti che non conosce, ma che sono la spia dell'atteggiamento che la maggioranza tiene sull'azione concentrica condotta da varie Regioni gestite dal centrodestra che hanno già legiferato sul buono scuola, con un obiettivo preciso: colpire, aggredire e disarticolare la scuola pubblica).
Non c'é altra giustificazione: da sempre, la scuola privata è una libera scelta di chi intende favorire, per i propri figli, un percorso educativo di un certo tipo: acritico, confessionale e con determinate caratteristiche. Sono poche le scuole di eccellenza che riescono a separare gli aspetti di compromissione dei saperi e della verità storica.
Oggi, opporsi alla legge sui buoni scuola vuol dire anche testimoniare un qualcosa a difesa della scuola pubblica. Le altre strade, anche quelle ipotizzabili di mediazione, sono una scelta di riconoscere per legge quello già esistente, dando accesso a tutti; altrimenti sono scelte esclusive (come quello messo in campo dall'Assessore Leo).



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 372.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 28 Consiglieri votanti 26 Consiglieri ha votato SÌ 1 Consigliere hanno votato NO 25 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di dichiarare chiusa la seduta, ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Questa mattina ho chiesto all'Assessore D'Ambrosio di avere la documentazione relativa alla sospensione cautelativa dei dottori Bona Lari, Costantini e Giordanengo dell'Ospedale di Saluzzo.
L'Assessore mi dato, molto gentilmente, la lettera con la quale il Direttore generale, dott. Antonio Fabbricatore, comunicava, all'Assessore stesso, che la sospensione era avvenuta. Ho chiesto invece - come le detto prima privatamente e come le chiedo adesso pubblicamente perché resti anche a verbale - di avere copia dell'atto con il quale il Direttore generale assume questa decisione.
Siccome in un'intervista virgolettata il Direttore generale smentisce di aver mai assunto questa decisione, voglio sapere se comunicano a lei una cosa e ne fanno un'altra, o se invece c'è coerenza fra la comunicazione all'Assessore e l'atto che è stato compiuto.
Non possiamo trovarci in una situazione in cui l'Assessore dice che sono stati presi provvedimenti di sospensione cautelativa, mentre invece sul giornale leggiamo: "L'Assessore ha parlato di sospensione, ma in realtà abbiamo solamente chiesto a quei medici di evitare il turno in Pronto Soccorso per due o tre giorni, per aspettare che si calmino le acque. L'avevo fatto anche per garantirli..." eccetera.
Quindi: o c'è un provvedimento o non c'è. Vorremmo conoscere come stanno realmente i fatti e avere documentazione in proposito.



PRESIDENTE

Vorrei precisare che il fatto che l'Assessore D'Ambrosio si sia impegnato a fornire questa copia di documento, è un fatto di carattere politico, ma da un punto di vista procedurale, il Consigliere regionale ha autonomo diritto di accesso, ai sensi dell'articolo 12 del Regolamento.



MARCENARO Pietro

Le cose stanno certamente così, ma il problema che ho posto è perch l'Assessore ha detto delle cose in aula l'altra sera, mentre il Direttore generale ne dice altre. Quindi chiedevo se era interesse dell'Assessore oltre che del Consigliere, verificare che le cose dette corrispondessero a verità.
Per questo motivo lo chiedo all'Assessore, perché immagino che si sia interessato a verificare la verità delle sue affermazioni in aula.



PRESIDENTE

Va bene, resta a verbale questa richiesta.
La seduta riprenderà alle ore 15.00.



(La seduta termina alle ore 13.08)



< torna indietro