Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.353 del 21/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.15 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brigandì, Caramella, Casoni Cavallera, D'Ambrosio, Ferrero, Ghigo, Godio, Marengo, Mercurio, Palma Pichetto Fratin, Ronzani, Rossi Giacomo, Rossi Oreste.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Giampiero Leo


PRESIDENTE

Comunico, altresì, che con decreto n. 44 del 20 maggio 2003 il presidente della Giunta regionale Ghigo, ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vice Presidente della Giunta regionale, per la seduta pomeridiana del 21 maggio 2003, all'Assessore Giampiero Leo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

In merito alL'esame del punto 2) all'o.d.g. "Proseguimento esame disegno di legge n. 252", prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
possiamo riprendere la discussione e gli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 588 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Riba, Suino, Riggio, Ronzani, Muliere, Placido (e connesso emendamento rubricato 589): Emendamento rubricato n. 588 e connesso emendamento rubricato 589 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro, Riba, Suino, Riggio, Ronzani Muliere, Placido: Il comma 1 dell'articolo 1 è così modificato: "Dopo la parola 'garantisce' si inseriscono le parole 'nel quadro delle norme costituzionali ed in base ai criteri fissati dalla legge 62/2000'".
Non essendoci interventi, lo pongo in votazione per appello nominale (come richiesto dal Consigliere Cattaneo ed altri).
Indìco la votazione per appello nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) , mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 588. e connesso emendamento rubricato n. 589.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 25 Consiglieri Hanno votato NO 25 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 610, presentato dai Consiglieri Tapparo e Papandrea: All'articolo 1, comma 1, eliminare "libera".
Non essendoci interventi, lo pongo in votazione per appello nominale (come richiesto dal Consigliere Cattaneo ed altri).
Indìco la votazione per appello nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 610.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 25 Consiglieri Hanno votato NO 25 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 590, presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Riba, Suino, Riggio, Ronzani, Muliere e Placido: Il comma 1 dell'articolo 1 dell'emendamento è così modificato: Le parole "l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa" sono sostituite dalle parole "il diritto all'istruzione e alla formazione".
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Con questo emendamento sostanzialmente noi proponiamo di sostituire il diritto alla formazione a quella che per voi è la libera scelta educativa.
In questo caso, proprio su questo emendamento, vale la pena di riprendere un po' quello che è il ragionamento che caratterizza la vostra proposta.
Voi dite: permettere a tutti di scegliere tra la scuola privata e la scuola pubblica; noi diciamo: rifacciamoci a quello che è il sistema di scuola attuale, che con la legge 62 consente anche alle paritarie di avere pieno diritto nel sistema esistente nel nostro Paese.
Caro Assessore Leo, alla vostra presunta libertà di scelta, noi obiettiamo che la vera libertà deriva dal diritto esistente di una scuola di un sistema pubblico dove tutte le categorie, tutte le famiglie si ritrovano nella stessa condizione di accesso, di formazione, di evoluzione.
Questo è, dal nostro punto di vista, il più grande tra tutti i principi di libertà. Dopodiché, se entriamo un pochino meglio nel merito della vostra idea, della vostra proposta di libertà di scelta, ma che libertà di scelta c'è se le famiglie che si orienteranno sulla scelta nei confronti della scuola pubblica di fatto non riceveranno nessun tipo di contributo, nessun tipo di sostegno? Che libertà di scelta è? Non c'è libertà di scelta in questo.
Sul versante più propriamente professionale, visto che in questo emendamento noi ci riferiamo all'aspetto della formazione, se la maggior parte della popolazione (94-95%) si iscrive alla scuola attuale, alla scuola pubblica, se il 75% degli studenti si iscrive alla scuola professionale, che per eccellenza è la scuola del sistema pubblico, allora con la scelta che voi fate, di fatto andate a definire due serie, due categorie: il cittadino di serie A e il cittadino di serie B. Colui che sceglierà l'istituto professionale, colui che sceglierà la scuola pubblica sarà un cittadino di serie B, dal vostro punto di vista, perché non riceverà sostegno, non riceverà contributi, in un contesto che già fortemente penalizza il sistema di scuola pubblica.
Un altro ragionamento al quale voi fate riferimento è quello del dare a chi già contribuisce maggiormente, a chi più paga. E' un ragionamento assolutamente schizofrenico, questo, perché chi già più paga è, di fatto chi solitamente ha più mezzi. Come non andiamo ad aiutare coloro...
La scelta che voi fate è la scelta di non sostenere le persone che hanno meno. Caro Assessore Leo, mi è piaciuta molto l'intervista che ha fatto il Preside dell'Avogadro, l'amico Rattazzi - e oggi è su alcuni giornali - il quale fa riferimento ad un principio evangelico che penso l'Assessore abbia assolutamente in mente e dovrebbe essere anche in qualche modo a lui cara; fa riferimento all'indicazione evangelica "quod super est date pauperibus", e cioè "ciò che c'è in più venga distribuito a chi ha meno".
Mi sono permessa di recuperare questo libro, che darò in omaggio all'Assessore Leo. Questo libro, che è stato scritto da Ermanno Gorieri e che ha per titolo "Parti uguali tra disuguali", affronta proprio il tema della povertà, della disuguaglianza, delle politiche redistributive nell'Italia di oggi; contiene tutta una serie di dati abbastanza aggiornati sulla situazione delle famiglie della società nel nostro contesto.
Credo che questa lettura, oltre a lenire la lunga attesa nella quale l'Assessore Leo è finito durante questo dibattito e quindi a rendere più piacevole - spero - l'assistenza all'aula in questa fase, credo che contribuirà a fornirle, caro Assessore, degli elementi per rimettere un po' a posto - anche secondo il principio evangelico al quale lei tanto tiene e si ispira - quello che dovrebbe essere un concetto di uguaglianza. Peraltro parola della quale noi riteniamo non si abusi assolutamente e che riteniamo ancora assolutamente pronunciabile.
Il mio tempo è terminato. Concludo solo dicendo che sono permessa anche di farle una dedica, Assessore: in attesa che si attui il suo sogno, le auguro che questa lettura le sia di buon auspicio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

A proposito della collega Suino, che sottolineava i limiti della centralità che viene data con questo provvedimento alla libertà di scelta nell'intervallo per il pranzo ho potuto sfogliare un libro di Piero Gobetti. Mi ha incuriosito e volevo citarne due, tre passaggi, perché mi sembrano significativi, seppure ovviamente collocati nel contesto sia dello scontro politico in cui sono stati scritti (1921) sia nel contesto sociale.
Così recita Piero Gobetti: "Lo sforzo per l'educazione nazionale laica che disordinatamente fu compiuto in Francia durante la rivoluzione incominciò seriamente in Italia soltanto negli anni 1845-1850, e fu il fatto spirituale più significativo del nostro Risorgimento". Le sconfitte del 1948-49, quelle di Novara, furono per noi molto tristi, come piemontesi. Voglio ricordare solo che la Marcia Radescki ricorda la sconfitta dei piemontesi, e quando molti piemontesi si spelano le mani ad applaudirla, mi viene male a pensare alla memoria storica. Anche il concerto in quota, nelle montagne piemontesi, del 15 agosto, a volte si chiude con la Marcia Radescki, e abbiamo perso ogni memoria. Nella mia città ci sono ancora dei ricordi di quei ragazzi che sono morti a Novara.
Così continua il libro: "Le sconfitte del 1848-49 accrebbero il bisogno di serietà interiore, di rinnovamento popolare, di scuola. Soltanto la scuola avrebbe potuto unificare le coscienze". Poi fa riferimento a Bertrando Spaventa, che era un filosofo ed era fratello del grande patriota Silvio Spaventa, e credo progenitore dello Spaventa economista dei nostri giorni.
"La questione specifica della scuola" - sta cercando di interpretare Spaventa - "pur essendo favorevole a tutte le libertà, egli era assai preoccupato per la potenza della Chiesa", e credo che si rinnovi ancora oggi questa potenza.
"La libertà della scuola concessa senza precauzione o limitazioni poteva riuscire un ostacolo insuperabile all'unità della comunità. Questa posizione corrispondeva ad un liberalismo concreto e previdente, ma non fu accettata dal Governo, ancora trepidante ed incerto".
Conclude così: "E perciò è rimasta a noi l'eredità della questione che si ripresenta ora in condizioni ben mutate. Oggi di fronte al Cattolicesimo sta il socialismo e l'opposizione tra le idee non ci può spaventare. Oggi la libertà della scuola, quando si accetti che al di sopra dei singoli sta lo Stato, ma come Stato libertà dei cittadini, il quale solo ha il diritto di esaminare e controllare, non può più produrre nessun monopolio particolaristico di privati individui o associazioni".
Ho voluto ricordare queste parole di Piero Gobetti perché stanno in qualche modo a dire che esiste lo Stato cittadino, lo Stato non "Leviatano", lo Stato non come un dominatore. La scuola ha questo ruolo unificante, e c'è il rischio che altri poteri - non solo religiosi, ma anche sociali, culturali ed economici - possano alterare questo tipo di funzione generale che essa deve avere.
Mi è sembrato utile oggi, dopo oltre 80 anni, ricordare le parole di Piero Gobetti, che è stato un rappresentante del liberalismo rivoluzionario.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA


Argomento: Varie

Comunicazioni del Vicepresidente Riba in merito al ricevimento della delegazione argentina


PRESIDENTE

La ringrazio. Mi permetto di comunicare al Consiglio che il collega Tapparo ci ha fatto fare un "figurone", ricevendo la delegazione degli argentini, ai quali si è rivolto in perfetta lingua castigliana. Qualcuno di noi capisce un po' di catalano, ma solo per l'assonanza con l'occitano e naturalmente non è assolutamente all'altezza.
La ringrazio, collega Tapparo, anche per avere ricordato le caratteristiche della Marcia Radescki; sembra infatti che Strauss, in un primo tempo, volesse dedicare a Radescki quello che poi divenne il Valzer dell'Imperatore.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)""Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Questo punto che stiamo discutendo fa riferimento ad un emendamento molto corto, perché chiede semplicemente di cambiare due parole e precisamente di sostituire le parole "libertà di scelta" con le parole "diritto alla formazione".
Però si riassume in questo modo uno degli aspetti culturali e - se si può usare questa parola - anche ideologici della proposta presentata.
Per quale motivo dico questo? Perché la formulazione che la Giunta e la maggioranza hanno scelto per la loro proposta, cosa suggerisce, se l'analizziamo con più attenzione? Suggerisce semplicemente l'idea che abbiamo vissuto, e viviamo ancora oggi, in un Paese nel quale è preclusa agli studenti e alle famiglie la libertà di scelta. E' un'idea secondo la quale le famiglie e gli studenti vivrebbero in una situazione priva di libertà.
Assessore Leo, questo non è un giudizio sulla scuola; è un giudizio sulla società italiana, un giudizio sulla nostra Costituzione, sul Paese e sulla sua storia. Naturalmente, attraverso questo giudizio, introducete l'idea di un Paese che deve conoscere, vivere e introdurre una radicale rottura rispetto alla storia che fino a oggi ha conosciuto, rispetto al processo istituzionale e i pilastri che hanno governato, fino ad oggi, la propria convivenza.
Questo è l'aspetto più inquietante della vostra proposta: porsi in questi termini di rottura culturale, di una radicale discontinuità - ripeto rispetto alla storia, al linguaggio costituzionale che, attraverso l'evocazione retorica di queste parole - "libertà di scelta" rappresentate come un'epoca priva di libertà, dalla quale finalmente bisogna uscire.
So bene che apparentemente stiamo discutendo di piccole cose, ma, dal punto di vista culturale, questa si presenta come una proposta eversiva, di rottura del quadro istituzionale, di apertura di un nuovo scenario completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto. E questo è un fatto che ci spinge a un contrasto radicale. Voi non accettate l'idea di accompagnare, attraverso delle modifiche, il quadro istituzionale confermando quei principi e quei valori che sono stati per tanto tempo principi comuni.
Con questa legge, rimettete in discussione quel patto e quell'accordo e pensate di innovarlo contro una parte rilevante del Paese. Il fatto ancora più preoccupante è che questa voce non si alza tra quelle forze che sorgono ex novo, da una specie di moto di rinnovamento della società; no, siete voi stessi, coloro che hanno governato fino a ieri e fino a oggi, che hanno ricoperto tutti gli incarichi e gestito tutto, che oggi venite a spiegarci che la libertà incomincerebbe domani, perché fino ad oggi non c'è stata.
Un'altra questione rende il tutto più insopportabile, perch all'elemento di rottura, si aggiunge quel particolare ingrediente italiano che si chiama "trasformismo", "nicodemismo", che vi caratterizza così profondamente: persone abituate e disposte a governare qualsiasi parola, a pronunciare qualsiasi frase, purché a questo corrisponda la continuità sostanziale nell'esercizio della propria capacità di governo.
Tutto questo, Assessore Leo, rende la vicenda preoccupante dal punto di vista delle valutazioni di fondo ed è questo il motivo per cui tali parole sono così importanti.
Riaffermiamo, dunque, attraverso la nostra battaglia, la continuità al quadro costituzionale nel quale siamo, il riferimento ai grandi valori che hanno fatto, fino ad oggi, dell'Italia un Paese libero e della scuola italiana una scuola libera, senza bisogno che questa libertà sia improvvisamente introdotta dall'Assessore Leo e dal suo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Anch'io sostengo questo emendamento, perché, come è già stato detto, corregge l'errore principale presente - secondo noi - nel testo di legge presentato dall'Assessore Leo.
Nel corso di alcuni interventi sostenuti dal collega Galasso specialmente l'ultimo - ho colto una particolare predisposizione nei confronti della scuola pubblica. Il collega ha considerato che gli studenti che frequentano la scuola privata permettono di diminuire il carico sulla scuola pubblica, ma le loro famiglie pagano ugualmente le tasse.
In questo ragionamento rilevo una doppia incongruenza: da un lato l'idea - poco condivisibile da parte mia - che le tasse che tutti i cittadini pagano siano finalizzate a comprare un servizio e non a contribuire, in proporzione alle proprie capacità economiche e finanziarie al funzionamento sociale di uno Stato.
L'altra considerazione è che si pensa che un servizio come quello della formazione possa essere gestito come un'azienda, per cui se diminuisce il numero di coloro che ne usufruiscono, si può pensare di diminuire le spese.
Al contrario, dovremmo avere chiaro che un servizio come quello della formazione non si può giudicare in base al numero delle persone che ne usufruiscono, così come la qualità non si valuta in base a quante persone ne escono "formate", ma in base a quanto quel servizio è universale e serve un maggiore numero di persone.
Occorre capire, poi, quale livello di formazione forniamo e per quanto tempo. Non dobbiamo dimenticare che le società più avanzate parlano ormai di formazione continua, che non si ferma ad un certo periodo della vita stabilito a norma di legge.
Il testo che l'Assessore Leo ci propone, porta avanti un'idea di scuola e di formazione che è in profondo contrasto con quello che dovrebbe essere lo scopo sociale previsto per un'istituzione che deve formare dei cittadini.
Volendo citare un esempio, in questi giorni appare, al riguardo, sugli organi di stampa, la posizione della Gran Bretagna, per cui sembra che il primo Ministro Blair abbia, in parte, un ripensamento sul sistema formativo attuato, che va verso un indirizzo privatistico.
Il fatto che i Paesi che hanno adottato un indirizzo privatistico ne vedano i difetti e pensino di tornare ad una scelta che privilegi il settore pubblico, dovrebbe essere tenuto in maggiore considerazione; invece di arrivare tardi sulla privatizzazione, là dove altri stanno già tornando indietro, sarebbe opportuno optare per una maggiora riqualificazione del sistema formativo pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

L'intervento del collega Marcenaro, come spesso avviene, stimola alcune mie precisazioni, perché ritengo che alcune questioni che sono state poste all'attenzione del Consiglio - ma questo credo sia normale e di garanzia reciproca - non siano certamente condivisibili. Sono ormai alcuni giorni che, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione, si asserisce che stiamo per arrivare al voto - prima o poi lo faremo - di un documento che sembra quasi essere se non eversivo quantomeno pericoloso.
Siamo fortemente convinti che questo documento sia in linea con la nostra politica, dove la persona riveste un ruolo centrale e naturalmente considera la libertà in senso assoluto; l'educazione e l'istruzione sono al centro della nostra azione politica e, conseguentemente - posto che nell'istituzione non siamo opposizione, ma forza di governo - della nostra iniziativa di governo.
Non si tratta di un aspetto che scopriamo oggi, ma era nel nostro programma elettorale. Vi chiedo scusa, perché sembra quasi essere ridondanti, ma è un punto nel quale crediamo. Vogliamo introdurre una libertà per le famiglie nella scelta educativa, ma non in senso assoluto.
evidente che oggi le famiglie possono scegliere se educare i propri figli nella scuola statale o nella scuola non statale, ma è altrettanto logico che quelle famiglie che non hanno la possibilità economica di farlo scelgono la scuola statale, loro malgrado, perché non possono permettersene un'altra.
Ieri avevo citato l'esempio di alcune scuole statali in cui ci sono non dico delle rette mascherate, ma comunque delle spese significative dove il buono scuola, qualora il regolamento della Giunta lo prevedesse potrà certamente intervenire. Quello era il motivo per cui ci siamo confrontati sull'aspetto di mantenere al comma 2 la presenza esplicita del sostegno anche agli studenti delle scuole statali: avevo citato alcune scuole, fra cui la scuola americana, la scuola ebraica e altri istituti.
Sotto l'aspetto della libertà relativa - anche se "libertà" è sempre un qualcosa di assoluto - è chiaro che vogliamo l'approvazione di questa legge per rendere veramente liberi tutti i cittadini piemontesi, a prescindere dal loro reddito e a prescindere dalle loro possibilità.
Ed ecco che arriva l'intervento puntuale del collega Marcenaro, al quale ricordo che, peraltro, siamo stati confermati sempre alle elezioni.
Quando non lo saremo più, chi ci sarà, a prescindere dalle persone, si farà volentieri anche un po' di "palestra di opposizione".
Noi cercheremo, per quanto ci compete a livello di amministrazione regionale, di avere una conferma nel 2005. Poi saranno gli elettori, come sempre, a scegliere, con libere elezioni, il loro Presidente di Regione e conseguentemente, la loro maggioranza di Governo.
Anche la riforma Moratti va in questo senso, perché è chiaro che tutti gli studenti devono essere uguali sotto l'aspetto dell'opportunità e della dignità: su questo non c'é ombra di dubbio. Altra questione è vedere dei percorsi educativi omologati. Su questo non siamo certamente d'accordo perché riteniamo che la diversità delle scelte sia una ricchezza per la società italiana e per la società piemontese. Non a caso, nei 12 anni di ciclo obbligatorio, che oggi si chiama "istruzione-formazione", c'é la possibilità, ad un certo punto, di dividere la parte terminale del percorso dell'istruzione obbligatoria dei 12 anni scegliendo se andare avanti con un percorso classico di istruzione, oppure con un percorso di formazione.
Anche sotto questo aspetto, la Casa delle Liberta - forse è anche per questo motivo che ci chiamiamo così come coalizione - ha introdotto un ulteriore elemento di libertà, ma di vera libertà, perché in passato i nostri ragazzi erano comunque obbligati a fare un percorso di un certo tipo; e anche chi avesse voluto, nell'ambito dell'istruzione-formazione trovare un percorso educativo che potesse insegnare un mestiere - chiedo scusa per il termine - non lo poteva fare. Oggi, grazie al Governo Berlusconi e grazie alla riforma Moratti, questo sarà possibile.
Anche per questo, siamo una coalizione che crede naturalmente nella libertà, e quindi anche nella libertà dell'educazione. Riteniamo che l'iniziativa della riforma nazionale del Ministro Moratti, nonché la nostra iniziativa di dare libera scelta alle famiglie piemontesi di optare per un percorso educativo in piena libertà a prescindere dal reddito, vada in linea con il nostro obiettivo, che è quello di offrire una scuola certamente di qualità, ma anche e soprattutto una scuola libera.
L'intervento del collega Marcenaro, come spesso avviene, stimola alcune mie precisazioni, perché ritengo che alcune questioni che sono state poste all'attenzione del Consiglio - ma questo credo sia normale e di garanzia reciproca - non siano certamente condivisibili. Sono ormai alcuni giorni che, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione, si asserisce che stiamo per arrivare al voto - prima o poi lo faremo - di un documento che sembra quasi essere se non eversivo quantomeno pericoloso.
Siamo fortemente convinti che questo documento sia in linea con la nostra politica, dove la persona riveste un ruolo centrale e naturalmente considera la libertà in senso assoluto; l'educazione e l'istruzione sono al centro della nostra azione politica e, conseguentemente - posto che nell'istituzione non siamo opposizione, ma forza di governo - della nostra iniziativa di governo.
Non si tratta di un aspetto che scopriamo oggi, ma era nel nostro programma elettorale. Vi chiedo scusa, perché sembra quasi essere ridondanti, ma è un punto nel quale crediamo. Vogliamo introdurre una libertà per le famiglie nella scelta educativa, ma non in senso assoluto.
evidente che oggi le famiglie possono scegliere se educare i propri figli nella scuola statale o nella scuola non statale, ma è altrettanto logico che quelle famiglie che non hanno la possibilità economica di farlo scelgono la scuola statale, loro malgrado, perché non possono permettersene un'altra.
Ieri avevo citato l'esempio di alcune scuole statali in cui ci sono non dico delle rette mascherate, ma comunque delle spese significative, dove il buono scuola, qualora il Regolamento della Giunta lo prevedesse, potrà certamente intervenire. Quello era il motivo per cui ci siamo confrontati sull'aspetto di mantenere al comma 2 la presenza esplicita del sostegno anche agli studenti delle scuole statali: avevo citato alcune scuole, fra cui la scuola americana, la scuola ebraiche e altri istituti.
Sotto l'aspetto della libertà relativa - anche se "libertà" è sempre un qualcosa di assoluto - è chiaro che vogliamo l'approvazione di questa legge per rendere veramente liberi tutti i cittadini piemontesi, a prescindere dal loro reddito e a prescindere dalle loro possibilità.
Ed ecco che arriva l'intervento puntuale del collega Marcenaro, al quale ricordo che, peraltro, siamo stati confermati sempre alle elezioni.
Quando non lo saremo più, chi ci sarà, a prescindere dalle persone, si farà volentieri anche un po' di "palestra di opposizione".
Noi cercheremo, per quanto ci compete a livello di amministrazione regionale, di avere una conferma nel 2005. Poi saranno gli elettori, come sempre, a scegliere, con libere elezioni, il loro Presidente di Regione e conseguentemente, la loro maggioranza di Governo.
Anche la riforma Moratti va in questo senso, perché è chiaro che tutti gli studenti devono essere uguali sotto l'aspetto dell'opportunità e della dignità: su questo non c'é ombra di dubbio. Altra questione è vedere dei percorsi educativi omologati. Su questo non siamo certamente d'accordo perché riteniamo che la diversità delle scelte sia una ricchezza per la società italiana e per la società piemontese. Non a caso, nei 12 anni di ciclo obbligatorio, che oggi si chiama "istruzione-formazione", c'é la possibilità, ad un certo punto, di dividere la parte terminale del percorso dell'istruzione obbligatoria dei 12 anni scegliendo se andare avanti con un percorso classico di istruzione, oppure con un percorso di formazione.
Anche sotto questo aspetto, la Casa delle Liberta - forse è anche per questo motivo che ci chiamiamo così come coalizione - ha introdotto un ulteriore elemento di libertà, ma di vera libertà, perché in passato i nostri ragazzi erano comunque obbligati a fare un percorso di un certo tipo; e anche chi avesse voluto, nell'ambito dell'istruzione-formazione trovare una percorso educativo che potesse insegnare un mestiere - chiedo scusa per il termine - non lo poteva fare. Oggi, grazie al Governo Berlusconi e grazie alla riforma Moratti, questo sarà possibile.
Anche per questo, siamo una coalizione che crede naturalmente nella libertà, e quindi anche nella libertà dell'educazione. Riteniamo che l'iniziativa della riforma nazionale del Ministro Moratti, nonché la nostra iniziativa di dare libera scelta alle famiglie piemontesi di optare per un percorso educativo in piena liberta a prescindere dal reddito, vada in linea con il nostro obiettivo, che è quello di offrire una scuola certamente di qualità, ma anche e soprattutto una scuola libera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Stavo leggendo un articolo di Barbiellini Amidei del Corriere della Sera, dal titolo "Scuola: il peso della faziosità", la cui introduzione è molto interessante. Riporta un dibattito apparso di recente su Le Monde in cui si interrogano quattro Ministri a confronto (tutti ex Ministri dell'istruzione, insieme il Ministro in carica) su una questione non da poco: si chiede cosa bisogna mettere al centro della scuola? La conoscenza (o perlomeno i saperi), il docente o l'alunno? In questo dibattito aperto sui giornali e su Le Monde, autorevole giornale francese, manca la famiglia, come se quel Paese avesse da lungo tempo abbandonato l'orgia familistica che pure ha attraversano gli anni Sessanta nel nostro Paese.
Nell'attualità del dibattito della scuola, se un demerito va sicuramente attribuito a Forza Italia, è quello di avere riscoperto in modo fazioso la famiglia come depsiaei depositaria dei saperi e della conoscenza e come depositaria assoluta dei valori educativi, che mai e poi mai, per quanto concerne questo ultimo aspetto, la scuola statale credo abbia mai messo in discussione.
In merito al dibattito attuale nel nostro Paese, in particolare a proposito dei buoni scuola, così com'è stato approvato in otto Regioni, c' un altro assunto che probabilmente bisognerebbe un pochino provare a valorizzare: è vero o no che nell'attuale situazione le scuole, per la maggiore parte cristiane, sono scuole per ricchi? Se dovessimo cercare di dare una risposta a questa domanda, basterebbe guardare i dati reddituali. Ho tentato più volte, anche con il Rettore della Scuola Salesiana, di avere, depurato dai nomi, almeno questo dato statistico.
Il dato attuale è sicuramente di una presenza significativa di redditi medio-alti che frequentano le scuole paritarie e le scuole private. Il problema è: ma se questa è la faziosità dalla quale bisogna liberarsi secondo l'assunto da noi sostenuto che le scuole cristiane sono solo scuole per ricchi, qual è l'elemento di riequilibrio che consente alle scuole cristiane di recuperare un mix sociale che sia più coerente con la propria visione cristiana di integrazione, di rispetto degli altri, di superamento dello svantaggio sociale? Questo è il tema centrale del dibattito sulla scuola circa il rapporto tra le scuole paritarie e le scuole pubbliche.
Qualcuno ha pensato di cavalcare questa situazione aprendo per primo il terreno della parità fra la scuola pubblica e la scuola privata. Oggi i dati confermano - superando l'anomalia tutta italiana rispetto al contesto europeo, di essere un Paese che ha un'unica prerogativa che gli altri Paesi non hanno, dove c'è un Concordato, dove c'è l'ora di religione o le due ore di religione o dove ci saranno altre integrazioni - che su questo aspetto estremamente delicato noi abbiamo perso la vera scommessa. In sostanza, il centrosinistra, pensando di catturare il voto dell'elettorato ha aperto alla parità tra scuola pubblica e scuola privata, dando un colpo mortale alla scuola statale. E questo è il vero motivo della contesa almeno a sinistra, su quello che è un peccato originale che difficilmente oggi si può cancellare né tanto meno mitigare cercando la scorciatoia di rendere meno dirompente la portata della legge sui buoni scuola.



PRESIDENTE

Collega Contu, volevo solo comunicarle, visto che alcuni colleghi si sono distratti, che si è sparsa la notizia che per la seconda volta il Presidente del Consiglio ha fissato le elezioni il giorno in cui l'Assessore Mariangela Cotto promuove la giornata del volontario. La questione non comporta un dibattito, naturalmente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Noi accantoniamo per un attimo la resistenza passiva che ci siamo imposti, anche perché non è nel nostro DNA, ma le considerazioni soprattutto dei Consiglieri Tapparo e Marcenaro, determinano un intervento da parte nostra.
Debbo dire che le espressioni "rottura", "golpe" e i riferimenti archeologici, ma interessanti, del collega Tapparo costituiscono un approccio dotto, ma sbagliato, al problema.
Tutta la nostra proposta, i nostri interventi, che muovono dal concetto e dal principio di libertà di scelta, non intendono affatto demonizzare lo status quo ante; intendono semplicemente proporre una ulteriore apertura che segna il respiro e la vitalità delle società sane.
Perché dico che accantoniamo per un attimo la resistenza passiva? Perché l'andamento di questi lavori mi fa pensare di più alla stanza 22 di Chekov, laddove cerca di individuare il momento vitale di un organismo che se punto, reagisce. Qui noi vogliamo dimostrare - e mi parche che ci si impegni soprattutto da una parte - che questo è un organismo paralitico e che quindi lo si può pure pungere, tanto non risponde.
Perché insisto su questa linea e perché ritengo che l'approccio, pur dotto, sia sbagliato? Perché vi è un conservatorismo intellettuale, neppure un conservatorismo culturale e perché non i valori si vogliono conservare ma si vuole congelare lo sviluppo e i principi che presiedono ai movimenti culturali della società.
Anch'io so che la Marcia Radescki ha quel momento di stimolo storico però se vivessimo tutti i momenti con questi intellettualismi, il nostro sarebbe un Paese paralitico o, meglio, il mondo sarebbe un Paese paralitico. Altro è conoscere, altro è riuscire a metabolizzare, a offrire e a proporre nuove dimensioni, raccogliendo anche quel patrimonio doloroso.
Questo lo dico perché, con la cultura e con l'educazione politica che ho certo quando l'ho appreso ho avuto un momento di sussulto, però ogni volta che sento la Marcia Radescki o, meglio, prima, perché adesso il pensiero l'ho abbandonato, ma in gioventù pensavo che l'idea più bella da realizzare sarebbe stata quella di poter scrivere un romanzo che avesse la cadenza della musica della Marcia Radescki. Era utopia giovanile, ma senza il fascino dell'errore la giovinezza non avrebbe sapore.
Questo per riproporre il problema di come bisogna maturare e proporsi e stando proprio sul tema della scuola, mi sovveniva in mente - mentre i colleghi parlavano - Montaigne, che pure viene citato dalla letteratura liberare come uno che voleva riformare la scuola. In effetti le censure che alla sua scuola Montaigne muoveva non erano le censure di chi voleva una scuola popolare: si doleva che si partisse ad insegnare il latino da rosa rosae per la semplice ragione che, dall'età di quattro anni, aveva un precettore che gli parlava soltanto in latino e che costringeva tutta la servitù a parlargli e a rivolgersi in latino.
Allora che facciamo, rimuoviamo Montaigne dalla nostra cultura solo perché lui aveva quelle fisime? Ne aveva anche altre, però il patrimonio che ci viene è dai suoi saggi. Debbo dire che anche come amministratore Montaigne lasciò molto a desiderare, perché quando scoppiò le peste se ne scappò da Bordeaux e neppure operò la consegna. Ma per questo dobbiamo dare un giudizio storico che deve congelare, deve ingessare Montaigne? No diventa un lievito per la nostra umanità.
Così come anche un autore come Spaventa, debbo dire - e mi piace sotto questo profilo il riferimento del collega Tapparo - che era un autore che noi, quando eravamo ancora MSI, guardavamo con attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Intervengo sottovoce per non disturbare cercando di argomentare l'emendamento che abbiamo presentato, che propone di sostituire le parole "l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa" con le parole "il diritto all'istruzione e alla formazione".
E' evidente che il diritto all'istruzione e alla formazione è garantito se tutte le persone e le famiglie hanno la possibilità di poter usufruire di questo diritto, che passa attraverso la possibilità di poter frequentare le scuole. Parlo delle risorse per i libri di testo, cioè i buoni-libro. I soldi per i buoni-libro, Assessore Leo, dell'anno scolastico 2002/2003, che termina fra qualche giorno, non sono ancora completamente arrivati alle famiglie. Mi auguro che arrivino almeno entro le vacanze, non dico entro il prossimo anno scolastico, perché il Governo trasferisce in ritardo le risorse alle Regioni, che trasferiscono in ritardo le risorse ai Comuni che, a loro volta, trasferiscono in ritardo le risorse alle famiglie. Il risultato è che le famiglie piemontesi meno abbienti non hanno ancora completamente ricevuto i buoni-libro, non i buoni-scuola, e l'anno scolastico è praticamente terminato. In queste condizioni diventa difficile parlare di diritto all'istruzione e alla formazione, perché questo diritto passa attraverso la possibilità di poterlo esercitare. E per poterlo esercitare bisogna avere le condizioni economiche.
Questo accade nella scuola elementare e media, perché già adesso molte famiglie, a proposito di diritto alla libera scelta, non sono in grado di mandare i figli alle scuole superiori, non dico all'Università, che è ancora una complicazione. Altro che obbligati a scegliere! Collega Cattaneo, le sue affermazioni mi sono sembrate uno spot, quasi un consiglio per gli acquisti. Ma lo spot era di basso livello ed era recitato male; è uno spot che non avrebbe superato la soglia minima dell'audience e le aziende non avrebbero pagato gli spazi acquistati.
Dopo i consigli sugli acquisti del Consigliere Cattaneo sul Governo Berlusconi, che mi ha lasciato esterrefatto - e dalle prossime amministrative capiremo come vanno le cose - altro che libera scelta! Assessore Leo, non ho grande preparazione in materia, ma visto che la mia educazione è stata quella cattolica, qualcosa mi rimane. Lei pensa di lasciarli e di portarli i mercanti nel tempio, dando le risorse a chi ha anzi, testuale "noi vogliamo dare a chi più spende". E quindi chi più spende, più ha: voi volete lasciare i mercanti nel tempio, altro che mandarli via! Non è un obbligo scegliere la scuola pubblica, è una libertà, ma molti non sono già in grado adesso di mandare, non i figli alla scuola privata ma di far frequentare loro la scuola superiore. Lasciamo perdere la formazione professionale e non parliamo di Università, nonostante le borse di studio. Perché, Assessore, c'è il problema non di coloro che prendono le borse di studio in Piemonte, ma di quelli che non riescono neanche ad iscriversi all'università, e di conseguenza non riescono a concorrere alle borse di studio. Questo è il quadro, e lo voglio ripetere. Neanche la FIAT paga oltre i 380 giorni, nonostante le difficoltà! Le famiglie meno abbienti non hanno ancora ricevuto i soldi per i buoni libro. In questo quadro di mancanza di risorse, parlare di diritto alla libera scelta educativa, quando non si riesce a garantire il diritto all'istruzione e alla formazione, ci lascia senza parole, anche perché il mio tempo è terminato.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, ha chiesto la parola al Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Solo per dire al Consigliere Cattaneo, il quale, ricordandosi della riforma Moratti, dice che oggi finalmente i ragazzi hanno più libertà, dopo essere stati costretti per tanto tempo a seguire fino a 14 anni la stessa identica strada senza possibilità di scelta, che invece il collega Gallarini ed io - e forse anche il collega Galasso - per ragioni di età abbiamo invece il ricordo di quando i ragazzi potevano scegliere.
Io ho frequentato delle classi nelle quali, alla fine, c'era la possibilità, per i ragazzi come me, che provenivano da famiglie più benestanti e piccolo-borghesi, di andare alla scuola media. Mentre ho visto tanti miei compagni di classe di famiglie più povere finire all'avviamento commerciale e industriale. Spostata di poco tempo, riproponete esattamente la stessa logica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Credo che ogni argomento si divida in teorie, modelli, persone e strumenti. L'intervento del Consigliere Marcenaro - non tanto l'ultimo, ma il precedente - in qualche modo rispecchia questo schema. Però bisogna avere una pazienza costruttiva, perché le cose si possono dire per governare, per dividersi, per cercare consensi in una fase elettorale. Mi sembra che la sede, almeno per quanto mi riguarda, non sia certamente quella della ricerca del consenso. Tendenzialmente potrebbe essere quella di governare, e dati gli strumenti, governare significa confrontarsi.
Non credo che ci sia niente di illegittimo nel sostenere, anzi, sono certo del contrario - e può darsi che una parte della maggioranza la pensi come me - che nella scuola attuale italiana non ci sia abbastanza libertà.
Io lo penso sinceramente, ma potrò essere in errore. Sarà eventualmente altro il momento in cui questo verrà...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Marcenaro)



BURZI Angelo

Ma perché devo fare degli esempi delle cose in cui credo? Sì, ne posso fare cento. E' sufficiente sostenere una tesi, e io la sostengo: sostengo che nell'attuale scuola italiana di oggi - e Torino non è un'eccezione e neanche un esempio - non ci sia sufficiente libertà.
Non ne faccio, peraltro, un modello ideologico di pura disponibilità di diritti, ma un elemento di competizione, perché l'assenza di una dose sufficiente di libertà è elemento che rende la scuola attuale - e gli indici sembrerebbero testimoniarlo - meno competitiva rispetto alla formazione di coloro che la frequentano.
Può darsi che questo non sia condiviso, ma è certamente legittimo.
Se questa maggioranza ritiene di utilizzare questo o altri strumenti l'Assessore Leo ne sta sostenendo uno, il Capogruppo Cattaneo ne ha citato un altro (la riforma Moratti) - che possono essere strumenti possibili migliorabili, eccellenti o discutibili, all'interno di un percorso, questo non significa fare la lezione a nessuno o ridurre il ruolo del settore pubblico; non significa, però, nemmeno accettare che si dica che c'è una libertà di scelta, quando la libertà di scelta c'è solamente per i borghesi che - e tu correttamente l'hai ripetuto un attimo fa - come te e me hanno potuto, per la borghesia della famiglia di provenienza, scegliere.
Uguaglianza è uguaglianza di diritti; la scuola pubblica non è gratuita, ci costa, perché immagino che venga finanziata con una piccola quota, sufficiente o insufficiente, ma comunque significativa, del prelievo fiscale.
Poiché il cittadino versa dei soldi per il proprio diritto alla formazione dei propri figli, noi si vorrebbe, in chiave assolutamente teorica, che questi soldi potessero essere oggetto di una scelta praticabile nei riguardi di più strumenti. Oggi, questa praticabilità non c'è; non c'è nei fatti, non c'è nei principi, non c'è nella praticabilità effettiva, perché chi può scegliere è soltanto chi ha la possibilità di farlo.
Se vogliamo trovare dei motivi per dividerci, ognuno di noi ne pu trovare 30 mila - io sono un lettore abbastanza accurato de Il Foglio, il cui direttore, essendo un transfuga dalle vostre file, è particolarmente velenoso e creativo - ma ritengo che una forza di governo debba cercare dei motivi per unire e non per dividere.
Arrivo all'ultimo tema affrontato dal collega Marcenaro: quello dei transfughi o dei trasformisti o dei nicodemiti. Il collega Marcenaro è Segretario di un Partito che è per me motivo di stima; hanno governato in sede nazionale e governano in una serie di Enti, non soltanto locali secondo un modello visibile.
Noi governiamo secondo il nostro modello, però diventa difficile accettare queste accuse o constatazioni, dimenticando che, nell'ambito della Democrazia Cristiana - ma non tocca certamente a me farne l'avvocato difensore - vi sono state molte divisioni, almeno nelle dichiarazioni riguardo alla questione della formazione della scuola e della libera scelta educativa. Lo chiedo a chi, nell'ambito della storia democristiana, pu darne testimonianza molto meglio di me. Se, invece, vogliamo dire che passiamo il tempo, come maggioranza di centrodestra, a nominare gente di sinistra, stiamo nominando in via consociativa (mettere una croce, se sì o no), dei Sinone, o emuli di Sinone, che si sono infiltrati nelle nostre file (mettere la crocetta se si condivide), o semplicemente stiamo dando non in maniera compartecipata, un segno di apertura nei riguardi di chi pur non appartenendo alle nostre file, riteniamo abbia la professionalità per farlo (mettere una crocetta se si condivide). Ma di queste, una delle tre! Lo stiamo facendo da otto anni e ci comporta anche qualche critica, ma quale delle tre stiamo facendo? Siamo consociativi, subiamo infiltrazioni o siamo aperti?



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo e altri chiedono la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione per appello nominale, (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 590.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 31 Consiglieri Hanno votato sì 5 Consiglieri Hanno votato NO 26 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 607 presentato dai Consiglieri Tapparo, Papandrea (e connesso emendamento rubricato n. 609): Emendamento n. 607 e connesso emendamento rubricato n. 609, presentato dai Consiglieri Tapparo e Papandrea: All'articolo 1, comma 1: Eliminare "delle famiglie e" La parola alla Consigliera Suino, per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Molto brevemente. Uno dei motivi che ha caratterizzato questi emendamenti è dovuto alla scelta metodologica che l'Assessore Leo e questa maggioranza hanno compiuto nella definizione di questo provvedimento. Alcune parole citate nell'ultimo intervento dal Consigliere Burzi sono, da questo punto di vista, assolutamente esplicite.
Un conto è fare riferimento ad un principio di libertà - caro Assessore e gentili colleghi della maggioranza - e, quindi, ad un principio profondamente liberale; un conto è fare riferimento ad un metodo, una scelta che, di fatto, scarica sull'assistenzialismo - null'altro che assistenzialismo - le vostre necessità di carattere di mercato (o chiamiamole come volete).
A cosa facciamo riferimento? Il metodo adottato per questo provvedimento è quello del bonus, del voucher, metodo che, peraltro, si sta diffondendo in diversi settori, in più parti della nostra regione.
Il metodo del voucher cos'è, se non elargire, in termini economici, mai proporzionali a dei criteri e delle reali necessità, un sostegno, quindi fare la carità o poco più? Il metodo del voucher, che, ad esempio, sta venendo avanti nell'ambito della sanità - non ancora qui in Piemonte, ma si dice che siamo prossimi permette al malato terminale di trovarsi nella condizione di ricevere mensilmente una somma pari a 600 o 620 euro. Che cos'é? Stiamo parlando di una condizione particolare, perché parliamo di una terminalità (qui, per la scuola, parliamo ovviamente di risorse, di vita, di giovani, di studenti di scelte di famiglie). Ma quando si pone la questione sul piano economico i problemi insomma... Questa persona terminale si ritrova a ricevere dalla Regione-Stato un contributo, un voucher o una carità di 600 o 620 euro, in cambio di cosa? In cambio della rinuncia al sistema sanitario pubblico: deve rivolgersi, cioè, a un caregiver, perlomeno così lo chiamano. Poi usiamo pure un termine italiano e parliamo di un operatore o di un'agenzia privata o mista che si sostituisce al sistema sanitario pubblico. Ma come si sostituisce? Se ci ritroveremo a ridiscutere altri tipi di voucher, continueremo ad insistere nel dirvi che questa è una modalità errata, perché non rispetta la persona in quanto tale, perché non pone la persona al centro, ma pone l'individuo, perché non è più una scelta di libertà, ma diventa una scelta di costrizione, diventa uno scambio che fa perdere la possibilità a questo individuo di ricorrere a quello che è il sistema nella sua complessità. Lo pone in una condizione di sudditanza e di passività.
Ben diverso era il principio liberale al quale faceva riferimento il Consigliere Burzi prima. Questo è assistenzialismo che, tra l'altro, non si fonda su dei parametri o su dei criteri che garantiscano veramente a tutti quelli che ne hanno bisogno di fruirne. Così non è.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Sarò breve, perché l'intervento del Collega Burzi mi ha confermato l'opinione che, in qualche maniera, avevamo espresso attorno a questa idea del cosiddetto buono scuola. Per quello che ho potuto comprendere, il collega Burzi non ha espresso un giudizio entusiasta sulla proposta del buono scuola, nel senso che la ritiene una piccola cosa rispetto al progetto che la Casa della Libertà - spero non l'Assessore Leo - avrebbe sul tema della scuola. In sostanza - dice il collega Burzi - la scuola pubblica non garantisce la libertà e quindi bisogna introdurre qualche meccanismo nel sistema scolastico che la garantisca. È chiaro che questo ragionamento - lui in qualche maniera lo ha accennato - porta direttamente ad un'altra modalità di intendere il sistema scolastico e lo Stato nel suo complesso, gli altri servizi sociali, come la sanità, il vero buono scuola il vero voucher; questo vuol dire fare uscire dal sistema pubblico alcune categorie di cittadini e spendere per il buono o nella parte pubblica o nella parte privata. È questa la filosofia liberista.
L'opinione che è stata espressa - non so se poi è l'opinione di tutta la Casa della Libertà, ma non credo che sia, per quello che ho capito, la posizione dell'Assessore Leo - nasce contro la scuola pubblica. Pur condividendo la proposta, con le correzioni che ho suggerito, non condivido quell'obiettivo liberista della Casa delle Libertà, se è la posizione della Casa della Libertà, o dell'Assessore Burzi, se è la sua, questo ritenere che la scuola pubblica sia un luogo di non libertà. A questo concetto non credo.
Invece, ritengo questa proposta una modalità da sostenere a fianco della scuola pubblica, che dev'essere pluralista: se non c'é libertà bisogna garantire il pluralismo (questo è un altro ragionamento), ma dev'essere la scuola pubblica.
Ritengo ci sia una modalità per sostenere, a fianco della scuola pubblica, che è importante, altre iniziative come quelle della scuola paritaria. Non condivido assolutamente l'impostazione del collega Burzi perché quella è una modalità che alla fine distrugge lo Stato in quanto tale. Ho voluto esprimere queste posizioni perché non vorrei che si creasse confusione. Il collega Burzi, facendo il suo intervento ha specificato che questa è una modalità. È chiaro che se l'obiettivo finale è quello - non credo, però, che tutta la Casa della Libertà abbia questa opinione evidentemente abbiamo opinioni diverse per quanto riguarda la prospettiva.
Ritengo che la scuola pubblica sia importante e non credo che il contributo rappresenti una modalità che vada contro la scuola pubblica, semmai è un qualcosa che la affianca. Per questo motivo, penso che occorra mettere in atto iniziative di politica regionale e statale a maggior sostegno della scuola pubblica, in modo che sia garantito il pluralismo educativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Siamo arrivati ad un punto del dibattito che potrebbe indurci, da un lato, a proseguire in una fase di sostanziale incomunicabilità, dall'altro a passare ad una fase successiva di interlocuzione vera in questa direzione.
Già ieri ho avuto occasione di sostenere, rispetto alle affermazioni del collega Cattaneo - ho seguito con attenzione anche l'introduzione dei lavori odierni dell'Assessore Leo - come si sia aperto un problema di contraddizione palese all'interno del testo che stiamo discutendo che dev'essere risolto, in una direzione o in un'altra.
Assessore, è molto difficile, attraverso un'operazione non chiara decidere di portare a casa un provvedimento tout-court sul buono scuola, in piena assonanza a quanto hanno fatto le altre Regioni del centrodestra in questo Paese. Se mi permette, rilevo anche che questo provvedimento è un pochino datato come strumento. Tra l'altro, lei ha, non so come chiamarla dal suo punto di vista - la fortuna o la sfortuna di avere avuto dei tempi sufficienti per poter monitorare anche le esperienze altrui e per potere assumere, da quelle esperienze monitorate, alcuni elementi di decisione o di correzione rispetto al testo che voleva proporre.
Se lei intende perseguire, nonostante un monitoraggio che le ha dato alcune informazioni, nonché possibili correttivi, la strada del buono scuola, persegua quella, e lo faccia con un provvedimento esplicito. Abbia il coraggio di fare quello che hanno fatto gli altri: lei intende prendere 18 milioni di euro e darli esclusivamente alla scuola paritaria. È così? Ho inteso male? Quel finanziamento a chi verrà devoluto? Alla scuola paritaria, se ho capito male. Io non sono d'accordo con questo obiettivo ma è una sua intenzione e c'é una maggioranza determinata in questa direzione.
Mi chiedo, però, perché avete vergogna a dirlo. Perché fate questa politica da sepolcri imbiancati? Quella è la decisione? E' un atto chiaro che volete assumere nei confronti della comunità piemontese e di alcuni soggetti: studenti e famiglie? Fatelo, vivaddio, ma fatelo attraverso un provvedimento che non sia ambiguo e falso. Se questa è la strada chiaritene il testo, eliminate gli elementi incongrui (come i primi commi nel provvedimento) ed esplicitate quella delega surrettizia alla Giunta regionale, per compiere un'azione che non osate dichiarare.
Assessore Leo, perché si vergogna a dare 18 milioni di euro alle scuole paritarie? Proprio lei che ci ha affermato che aveva un grande piacere a sentire l'elencazione del documento letto dal Consigliere Chiezzi e che ritiene questo, non solo compito politico, ma una mission del suo Assessorato? Perché si vergogna?



MANICA Giuliana

LEO Giampiero (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Non mi vergogno.



MANICA Giuliana

Allora lo scriva nel provvedimento, lo dica chiaro, non faccia finta di finanziare le scuole statali e le scuole paritarie richiamando, in modo incongruo, la legge n. 62 che invece non applica. Lei fa un'altra cosa.
Lo scriva, espliciti quella delega e dica chiaramente che compie quest'azione.
Di chi ha paura? Di che cosa ha paura? Qual è l'elemento strano? Se qualcuno cerca di occultare le proprie intenzioni e non parla in modo chiaro, a me fa venire un sospetto. Glielo dico proprio francamente.
Sembra quasi che abbia la preoccupazione che in quel provvedimento ci sia qualche elemento di ingiustizia, altrimenti perché non conclamarlo farne una bandiera, visto che in questi termini questo testo ci è stato proposto? Se pensa, allora, che ci sia qualche elemento di ingiustizia, o se ha qualche dubbio di merito, faccia un'operazione diversa: lo modifichi.
Se non fa l'operazione esplicita di dichiarazione, ne faccia un'altra: acceda ad alcune delle nostre proposte di modifica, avvicinandosi il più possibile alla legge n. 62 o ad alcuni elementi della stessa come noi abbiamo chiesto.
Assessore Leo, delle due ipotesi una: o esplicita chiaramente la propria ipotesi di buono scuola, oppure riconosca che alcune delle nostre argomentazioni, relative all'avvicinamento alla 62, hanno un qualche fondamento.
Entri, quindi, nel merito di qualcuna di esse e vediamo quali elementi di modificazione è possibile apporre sul provvedimento.
Lei è arrivato ad un punto in cui, o si continua con questo atteggiamento "all'Antonioni" sull'incomunicabilità massima e completa oppure cerchiamo di entrare in una qualche forma di comunicazione. Lei dovrebbe dirci: è inemendabile - e io lo scrivo chiaro - 18 milioni di euro alle scuole paritarie perché non mi vergogno, è la mia mission.
Questa è una scelta; oppure entra nel merito di alcune delle nostre proposte perché riconosce che elementi di giustizia e di riequilibrio sono da inserire nel testo.
Lei deve semplicemente rispondere a questa domanda. Tutto il resto è come si dice - vana metafisica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Bene ha fatto il Consigliere Saitta, preoccupato di finire nel "tritatutto" del provvedimento, a differenziarsi (così com'è dello spirito e dell'onda che guida la proposta). Il Consigliere Burzi, lucidamente, ha espresso con alcune affermazioni; mentre nel documento letto periodicamente dal Consigliere Chiezzi, credo nell'ultimo passaggio, l'estensore sosteneva la "cosiddetta libertà di insegnamento". Tutti questi punti si sposano: alcuni si riflettono nell'area liberale, altri nell'area più cattolica dello schieramento di centrodestra. In altre parole, la convinzione che nella scuola pubblica non ci sia un livello adeguato di libertà (per loro inaccettabile, insufficiente o inadeguato) a cui occorre trovare una soluzione. E così ci prospettano la soluzione della compartimentazione della scuola e non della sua apertura.
Sarà facile pensare che a questo tipo di scuola confessionale prevalente se ne sommeranno altre (anche scuole di interessi economici) sino ad arrivare a mantenere un ruolo residuale, forse per i più deboli alla scuola pubblica.
un percorso fatto con grande lucidità; del resto il buono scuola è come sostengo da tempo, Consigliere Saitta - essa è solo una piccola parte.
Per la Ministra Moratti, nella sua ambizione controriformatrice, perch ogni cambiamento non può essere chiamato riforma (se uno, per esempio, dà "un calcio nel sedere" allo Statuto dei lavoratori, non si può chiamare riforma), c'è un'operazione che, se la guardiamo storicamente, è un ritorno al passato del sistema scolastico.
Questa è una piccola parte (dovuta anche alla spinta del mondo cattolico: noi le abbiamo sentite queste tesi quando abbiamo organizzato consultazioni, a volte anche informali, in cui ci chiedevano incontri le associazioni dei genitori cattolici), ma poi ci sono altre ambizioni.
Nel mio emendamento c'è proprio un filo conduttore ideologico: perch si propone di lasciare solo "allievo", e non "famiglia e allievo"? Perch si presuppone che l'allievo sia inserito in un'entità. Normalmente, allievi di questa età non vanno a vivere da soli, anzi, ultimamente vanno sempre in minor numero (avendo scoperto la comodità di stare in famiglia).
Questo modo di porre la famiglia, che personalmente ritengo sia un istinto fondamentale ed importante, se viene spinto all'eccesso potrebbe trasformarsi in "familismo", in una chiusura, in uno steccato della famiglia. Allora perché non lasciare all'allievo, che certamente ha un retroterra collegato alla famiglia, questo senso? L'impostazione è la famiglia e nessuno ne vuole negare il valore, ma non possiamo collegarlo in una forma che, portato alle estreme conseguenze vede la società organizzata in cellule familiari. La società è più complessa (direi persino più libera) di una semplice organizzazione come sommatoria di famiglie.
Nel mio emendamento, quindi, ho questo tipo di indicazione, ritenendo che abbia un filo logico, rispetto a quanto è stato espresso dal Consigliere Burzi e da altri colleghi del centrodestra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Personalmente, condivido l'emendamento, in quanto una delle ispirazioni della legge è proprio il fare leva sulla famiglia e sulla sua libertà (quindi non dello studente) di effettuare una scelta.
Lo studente è visto come un soggetto da governare e, difatti, se vi leggo questo testo, ritroverete questa posizione che critico e in forza della quale voterò a favore dell'emendamento.
"Potremmo discutere a lungo...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma visto che lei si è rivolto a me, mi sento di darle una risposta. Lei può leggere il libro che sta leggendo essendo attinente all'argomento, però dovrebbe sempre motivarlo in riferimento all'emendamento. Visto le sue capacità e le sue conoscenze, non le sarà difficile.



CHIEZZI Giuseppe

No, no, difatti stavo dicendo che il pezzo che sto per leggere è proprio attinente, perché l'alunno, il soggetto utente non c'è, e c'è sempre qualcosa che deve governarlo.
Non so se lei era presente, ma lo ripeto perché giova ripeterlo per capire il senso e il tono dell'intervento: questa lettura cerco di svolgerla nel modo più rispettoso possibile e quindi evito volutamente qualsiasi commento, nel senso che penso a rendere rispettoso il testo così com'è, con tutti i riferimenti all'emendamento in discussione. Ma i commenti non è che li ometto in futuro; io ometto la contestualità di commenti durante la lettura di brani, sottolineo anche alcuni aspetti che ritengo meritevoli di particolare riflessione. Quando avrò finito di leggere questo libro, i miei interventi saranno l'esplicitazione della critica che mi sento di rivolgere a questo testo così come ispiratore della legge che la maggioranza ha presentato. Quindi, tralascio ogni commento.
"Potremmo discutere a lungo sulla validità di queste opinioni, ma si può essere portati a pensare che la scuola di Stato sia l'unica erede legittima delle tradizioni politico-culturali del nostro Risorgimento, e da queste abbia tratto la sua ispirazione etica.
Benché sia da escludere che tale cultura possa essere intesa nel modo restrittivo in cui la intendono i sostenitori del cosiddetto laicismo, vi è chi guarda con nostalgia ad essa per sostenere il superiore prestigio della scuola statale rispetto all'altra.
Si tratta di un ideale puramente immaginario, che risulta molto distante dalla realtà della scuola odierna, però si deve ammettere che esso sta alla base di certi diffusi pregiudizi nei confronti delle scuole non statali.
Per me è preferibile tuttavia replicare con un argomento di natura del tutto diversa. Non è legittimo parlare solo di scuola statale quando s'intende fare riferimento all'istruzione pubblica garantita dallo Stato.
E' vero che la scuola gestita direttamente dallo Stato ha una popolazione sette volte più numerosa dell'altra, ma non ha il monopolio dell'istruzione pubblica. Se un settimo degli studenti, dalle materne alle superiori, in Italia frequenta scuole non statali, ciò vuol dire che anche la scuola non statale fa parte dell'istruzione pubblica garantita dallo Stato.
Per ciò bisogna riconoscere che non ha senso attribuire alla scuola gestita direttamente dallo Stato una propria matrice culturale distinta. La scuola non statale appartiene a pieno titolo alla stessa tradizione civile.
Chi volesse fare differenze a questo riguardo, farebbe violenza alla realtà e al diritto, poiché la scuola non statale in Italia possiede piena cittadinanza culturale, nel senso che è frutto legittimo della storia comune del nostro Paese".
Mi fermo qui.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo e altri chiedono la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione per appello nominale, (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 607. e connesso emendamento rubricato n. 609.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 30 Consiglieri Votanti 28 Consiglieri Hanno votato sì 2 Consiglieri Hanno votato NO 26 Consiglieri Non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Passiamo ora agli emendamenti raggruppati dal n. 517 al 524.
Emendamento rubricato n. 517 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea (e connessi emendamenti rubricati n. 518, n. 519, n. 520, n. 521, n. 522, n.
523 e n. 524): Emendamento rubricato n. 517 e connessi emendamenti rubricati nn. 518, 519 520, 521, 522, 523, 524, presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: Al comma 1 dell'articolo 1, le parole: "secondo i criteri e le modalità stabilite nella presente legge" sono soppresse e sostituite dalle seguenti "e la gratuità del servizio di post scuola".
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Questa serie di emendamenti pone all'attenzione dell'aula un altro aspetto, che nei ragionamenti su possibili punti d'incontro, in relazione alla possibilità di distogliere delle risorse che verrebbero destinate attraverso la legge dei buoni-scuola, in via esclusiva alle famiglie evidenzia i numerosi servizi che completano, aiutano ed integrano l'assorbimento del diritto all'obbligo scolastico, che sono i servizi di pre-scuola e post-scuola, le ulteriori opportunità educative, le gite didattiche, i soggiorni presso laboratori (il Laboratorio Mediterraneo guardando all'ambito torinese). Si tratta di una serie d'iniziative che inserite dentro il piano dell'offerta formativa, arricchiscono il progetto educativo della scuola.
Sappia, Assessore - ma lei lo sa benissimo - che questi servizi costano dalle 4-5 mila delle vecchie lire per l'accesso al percorso guidato verso il museo o al percorso di conoscenza dell'arte del cinema, e quindi attraverso le visioni, può essere attraverso il teatro. C'è poi la questione annosa del pre e del post-scuola e, come già dicevo, i soggiorni.
Questi costano tantissimo alle famiglie, e molto spesso proprio per la caratteristica singola del servizio e dell'opportunità che viene data, la contribuzione a questi servizi è a tariffa unica, nel senso che non esistono agevolazioni per le famiglie in maggiore difficoltà o per i redditi bassi.
Com'è possibile dare risposta a questa domanda che insiste e che rischia di minare questo diritto, estendendolo a tutte le famiglie? C'è un modo molto semplice: si rafforzino gli stanziamenti per la legge 49 e nell'ambito della legge 49, vincolando all'assistenza scolastica - perch questo può essere uno degli elementi - alcune possibilità di spesa per il sostegno delle famiglie in difficoltà. Pensate al disagio di quelle famiglie che non possono mandare i propri figli alla gita scolastica: molto spesso questo viene ripartito nei costi in un ambito di solidarietà che regge fin quando il gruppo classe è coeso e che invece incontra difficoltà quando questa situazione coesa non esiste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente. Continuo la discussione avviata, sull'emendamento precedente, con il Consigliere Burzi. Il collega diceva, intervenendo sulla questione della libertà, che nell'attuale sistema della scuola non c'è abbastanza libertà.
Sono stupito da questa affermazione, perché - caro Burzi - non c'è mai abbastanza libertà! Che problema è questo? E' parte dell'idea di libertà il fatto che non ce ne sia mai abbastanza, quindi non può essere questo il problema. Non rappresenta un punto sul quale possa avvenire un confronto e una distinzione, non tra me e lei, ma tra nessuno che abbia un minimo di idea su tale questione.
Il problema non è questo: il problema è che voi introducete - e lo fate con una lucidità politica - un elemento di rivendicazione rispetto ad una rottura di una tradizione, che non è solo quella dell'assetto della scuola italiana, ma è la tradizione di questa Costituzione, di questo equilibrio.
Introducete l'idea di un governo che pretende, attraverso le proprie leggi, di far nascere una libertà che prima non c'era, facendola nascere non come il risultato - come fu nell'esperienza storica (per questo parlo della Costituzione italiana) - di una convergenza, ma come elemento di una rottura con un parte importante del Paese, oltre che dello schieramento politico.
E' assolutamente fuori da me l'idea che questa sia una cosa illegittima, ma per questo motivo uso, non spregiativamente, la parola "eversiva", l'idea di rottura: voi proponete, in questa piccola dimensione un elemento culturale che si propone come una rottura.
Qui, però - e mi rivolgo al collega Burzi, che solitamente sostiene con un certo vigore le proprie posizioni - cade un punto: sulla strada di rivendicazione di questo carattere culturale di rottura, ad un certo punto vi fermate. Non avete il coraggio di percorrerla fino in fondo, di rivendicare apertamente, non negli interventi, ma nel testo della legge che proponete, questo punto.
Proponete una formulazione equivoca, perché da questa pretesa di rottura non avete il coraggio di trarre le conseguenze politiche e istituzionali. Sapete benissimo che la rottura della quale state parlando non si attua con una piccola legge, in un Consiglio regionale; si attua affrontando, nel Paese, un grande dibattito per modificare quegli equilibri fondamentali sui quali le grandi istituzioni, a partire dalla scuola, sono state istituite e costruite.
Poiché sapete di essere in minoranza, rispetto a tale questione, nel Paese - ne sono convinto e penso ne siate convinti anche voi - sfuggite da questo.
L'intervento della collega Manica è stato molto efficace: non c'è solo l'aspetto del sotterfugio istituzionale, di forze che non hanno il coraggio di assumersi la responsabilità di dire chiaramente nella legge quello che vogliono. Lo si dice nel dibattito, è scritto nel verbale di questa discussione, ma viene mistificato nel testo della legge.
Non ve ne assumete la responsabilità, non solo per una ragione di furbizia legislativa; probabilmente voi stessi sentite che c'è un'ingiustizia nell'impianto della legge che proponete. Sapete che vi è un'ingiustizia, resa ancora più grave dal fatto che questo non avviene mentre, contemporaneamente, si aumentano le risorse a disposizione degli altri, ma avviene sequestrando una parte delle risorse - già scarse destinate ad una maggioranza, per darle ad una minoranza.
In molte regioni è stata fatta una prova e si è visto che in nessuna di queste è aumentata la partecipazione alle scuole private, da parte di quelle fasce di reddito più deboli. L'esperienza, pertanto, contraddice quanto voi sostenete.
Per questo motivo, chiedo, non all'Assessore Leo - che, capisco, si muove su un altro piano - ma al collega Burzi, che dichiara questa intenzione: perché non risulta dal testo della legge? Perché presentate una legge che cela questa intenzione sotto un altro testo ed esplicita formulazione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, tornando al carattere di questo gruppo di emendamenti che lei ha voluto raggruppare, essi danno una proiezione più completa, più ampia, alla frequenza della scuola. Sappiamo che oggi la frequenza della scuola ha e richiede, oltre alla didattica normale, che storicamente conosciamo, una ricchezza di attività, di servizi e rapporti che in precedenza non c'erano (almeno, nella mia esperienza scolastica molti di questi aspetti non erano presenti).
E' qui che si misura la scuola innovativa, la scuola che vuole favorire l'equità ed essere anche un fattore di uguaglianza delle condizioni di partenza.
Questi emendamenti forniscono, pertanto, quel supporto legato al meccanismo della formazione, che sottrae il completamento della sensibilità e della cultura (o comunque una parte di esso) che avviene fuori dalla scuola, dove - sappiamo - le categorie più deboli, non solo economicamente, ma anche per appartenenza ad ambienti e situazioni culturali, rischiano di essere in ritardo.
Su questo occorre investire. Ieri accennavo al fatto che il Ministro Martino pensi e chieda di portare le spese militari fuori dal patto di stabilità, come a dire: "Se dobbiamo avere un esercito europeo adeguato non potete tenerci la bardatura del vincolo di stabilità, con la compressione delle spese". Ma se c'è un punto della scommessa che questo Paese - probabilmente anche l'Europa - deve fare, è quello di liberare dai vincoli del patto di stabilità l'investimento nella formazione e nella conoscenza - usiamo un termine più ampio - che è il vero settore di frontiera delle sfide del futuro tra area e area del mondo.
Oggi marchiamo una crisi e - mi ripeto - siamo probabilmente alle porte di una fase deflativa strutturale, che non investe ovviamente solo l'Italia, che non possiamo pensare di utilizzare invocando più flessibilità, operando sulle pensioni, comprimendo la spesa dello stato sociale. Questo è ormai un vicolo cieco, dal quale non passa più la possibile acquisizione di competitività: è la sfida della conoscenza che diventa centrale.
Allora, nella conoscenza, occorre investire. Intanto è opportuno evitare che si formino segmenti sociali, barriere e gruppi, affinch l'opportunità di accesso alla formazione sia ampio e uguale per tutti (uguale come opportunità, come rafforzamenti, come stimoli e come spazi).
Gli emendamenti del collega Contu hanno questo valore. Sebbene nella tecnica di confronto duro che facciamo sia stata spezzettata questa sequenza, si può raggruppare affinché rappresenti quegli elementi di completamento del meccanismo formativo che avviene all'interno dell'aula nel rapporto tradizionale diretto, e trovi, invece, un contesto più ampio di sistema in cui si colloca ogni allievo.
Per fare questo bene, occorre investire; per fare bene questo, non occorre infilarsi in un processo come quello che apre il buono scuola che, come dicevo, è solo un anticipo di un'operazione diversa, che certamente stornerà risorse, creerà distorsioni, porterà avanti delle disuguaglianze e non favorirà il principio di equità.
Dietro alle parole del Presidente del Gruppo di Forza Italia, ma anche dietro a quelle dell'Avvocato Galasso, spesso si intravedono interventi un po' di repertorio, in cui si continua a sostenere che con questa legge si afferma il principio di libertà. Mi sembra, invece, che sia l'affermazione di una controtendenza.
Infatti le opportunità di equità, di pari opportunità per tutti vengono menomate dalla legge che state per approvare.



TAPPARO Giancarlo

PRESIEDENTE



TAPPARO Giancarlo

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire in merito ad alcune affermazioni fatte in particolare dal collega Burzi, col quale avevo avuto occasione anche di incrociare alcuni ragionamenti durante lo scorso Consiglio.
Collega Burzi, questa non è una legge né liberale né liberista. Una scuola liberale come la intende lei (e come, per certi versi, la intendono anche i colleghi radicali), nel senso di scuola privata a tutti gli effetti, non la condivido io. Questa non è una legge di sistema per una scuola come la intende lei. È un provvedimento che va appena oltre il vecchio assistenzialismo.
Questa è un'altra cosa, perché se ci misurassimo su una concezione di scuola come la intende lei, che io non condivido, parleremmo di altro.
Non è un provvedimento che va in quella direzione e le pochissime istituzioni scolastiche private in Italia sono un'altra cosa, non certo un provvedimento di assistenzialismo che assolutamente non aumenta - come dimostrano i dati - il numero dei frequentanti alle scuole private o paritarie, meno che mai nel saldo finale si avvertirà questo 2% o 3% di incremento nella scuola privata. I calcoli fatti da molti sottolineerebbero la necessità di salvare le scuola private, ma questo incremento non avverrà, meno che mai perché dalle classi sociali meno abbienti potranno favorire uno sviluppo di queste percentuali. Non succederà né una cosa, n l'altra.
Mi rivolgo, in particolare, ad una parte dei colleghi della maggioranza: «presentate una proposta di legge che vada in quella direzione, almeno ci si confronterà con due opinioni diverse: chi pensa alla scuola come istituzione, alla scuola pubblica, e chi invece pensa ad un sistema completamente libero e aperto, che vuol dire "sistema di qualità"». Le classi dirigenti, se non si formano come si dovrebbero formare in quella che è la scuola pubblica statale, meno che mai si formeranno nelle scuole paritarie. Escludo da questo i cosiddetti diplomifici o i laurifici, che esistono, e che, per qualche verso, abbiamo rischiato di vederli premiati se questo disegno di legge fosse stato approvato nella vecchia versione, ma che in parte saranno premiati anche in questa, perché non è assolutamente vero che tutte le scuole paritarie rispetto comunque questo percorso avviato alla legge n. 62 - rispondono ai requisiti di scuole di qualità.
Mi auguro quanto prima che il Ministero esegua gli opportuni controlli per verificare se tutti le scuole paritarie che hanno intrapreso il percorso della parità rispondono ai requisiti previsti dalla legge. Ma anche ammesso che sia in questi termini, di sicuro una scuola di qualità come la intende lei non è quella che sarà premiata, tramite le famiglie, da questo provvedimento, che, come ripeto, rientra nelle forme di assistenzialismo al contrario, che dà a chi ha già.
Come abbiamo ribadito più volte, questo è l'aspetto più incredibile.
Un discorso ancora diverso è quello di un intervento strutturale - come nel commercio - rispetto alle scuole paritarie, cattoliche e non, intese come imprese, che in qualche modo svolgono una funzione sociale nella scuola e che possono avere delle difficoltà economiche: ci mancherebbe ancora che fossimo contrari ad intervenire sulle imprese scolastiche che presentano delle difficoltà e svolgono comunque la funzione formativa.
Ma è un aspetto completamente diverso che non si può camuffare con un provvedimento che va verso la libera scelta. Questo è il motivo per cui non volete misurarvi su tali questioni, ma vi rifugiate in una scelta di principio per la libertà di istruzione, che è cosa completamente differente.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo e altri chiedono la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione per appello nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato 517.
e connessi emendamenti rubricati nn. 518, 519, 520, 521, 522, 523, 524.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 27 Consiglieri Hanno votato NO 27 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 525 presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: Al comma 1 dell'articolo 1, le parole: "secondo i criteri e le modalità stabilite nella presente legge" sono soppresse e sostituite dalle seguentie "e la possibilità della prosecuzione degli studi fino ai più alti gradi dell'istruzione".
Non essendoci interventi, lo pongo in votazione per appello nominale (come richiesto dal Consigliere Cattaneo ed altri).
Indìco la votazione per appello nominale (richiesta dal Consigliere Cattaneo ed altri), mmediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 525.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 29 Consiglieri Votanti 27 Consiglieri Ha votato sì 1 Consiglieri Hanno votato NO 26 Consiglieri Non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Ricordo che alle ore 17.30 è stata convocata la Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 17.25)



< torna indietro