Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.352 del 21/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.15 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(La seduta ha inizio alle ore 10.49)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Brigandì Caramella, Cavallera, Costa Enrico, Cota, Deorsola, D'Onofrio, Ferrero Ghigo, Marengo, Pichetto Fratin, Rossi Giacomo, Rossi Oreste, Valvo.



PRESIDENTE

Svolge le funzioni di rappresentante della Giunta il Vicepresidente Casoni.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, prendo la parola perché voglio chiedere un consiglio a lei per capire come sia possibile affrontare una situazione che mi pare ormai stia superando il livello di guardia: non so se dobbiamo mettere una tenda in Consiglio regionale per pretendere che gli Assessori rispondano alle interrogazioni.
Io ho 17 interrogazioni in attesa di una risposta. Mi è stato detto più volte che c'era il problema di non sovraccaricare i lavori del Consiglio, e va bene. Facendomi carico di questa esigenza, che penso sia fondata, ho ritenuto che fosse necessario chiedere che le mie interrogazioni venissero trasformate da interrogazioni a risposta in aula a interrogazioni a risposta scritta, con ciò ritenendo di facilitare il compito e la responsabilità degli Assessori e degli uffici che mi dovevano rispondere.
In data 6 marzo (due mesi fa), ho comunicato questa mia decisione al Presidente del Consiglio, affinché a sua volta la comunicasse agli Assessori competenti. Da allora sono passati due mesi e io ho ricevuto la risposta a 3 interrogazioni; le altre 14, nonostante ormai io sia in attesa di una risposta scritta, non hanno avuto riscontro.
Domando: ma è possibile una cosa del genere? Poiché mi era stato assicurato che c'era un problema soltanto d'aula, e cioè che era difficile iscrivere tutti i documenti all'o.d.g. perché c'era ovviamente da rispettare anche l'esigenza di altri colleghi, ho ritenuto giusto fare questa proposta, chiedendo che gli Assessori mi rispondessero in forma scritta. Se anche questo non serve, allora il problema non è soltanto tecnico: diventa un problema politico di rapporti della Giunta con il Consiglio e di ruolo del sindacato ispettivo.
Poiché ritengo che il Presidente del Consiglio abbia ripetutamente sollecitato gli Assessori competenti a rispondere e questa è la risposta cioè una non risposta, penso che la questione non possa essere affrontata nei termini di una volta e che vada studiata una qualche iniziativa con la quale costringere in qualche maniera gli Assessori a rispondere a queste benedette interrogazioni. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei. Allora, sulla prima parte oggi pomeriggio si svolgerà la Conferenza dei Capigruppo; il Presidente Cota sarà presente e credo che in quella sede debba essere riproposto l'argomento.
Per quanto riguarda le risposte, sto consultando, tramite il Dirigente il Regolamento. Il Regolamento prevede che "alle interrogazioni per cui sia stata chiesta risposta scritta, la Giunta provvede entro 15 giorni dal ricevimento. In caso di mancata risposta nel termine stabilito l'interrogante può chiedere la risposta orale in Commissione". Naturalmente c'è una serie di procedure, ma il problema è soprattutto di natura politica.
L'Assessore D'Ambrosio mi riferisce che, per quanto riguarda le interrogazioni di sua pertinenza, provvederà a fornire la risposta entro la prossima settimana.
Chiede la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, insieme alle doglianze che ha espresso il collega, volevo ricordarle anche la riunione dei Capigruppo, alla quale credo di non poter più partecipare in quanto è stata posta una limitazione ai Consiglieri del Gruppo Misto, per cui è necessario risolvere il problema del nostro status per sapere se c'è un Capogruppo, come ci possiamo rapportare e se siamo Consiglieri sminuiti.
Approfittando della questione delle interrogazioni, voglio dire che si potrebbe affrontare l'argomento insieme a quello di una modifica, magari regolamentare, sul funzionamento del Gruppo Misto; si potrebbe anche introdurre l'aspetto della question time, cioè di sezioni dedicate alle risposte alle interrogazioni molto brevi e molto rapide, in quanto noi non vogliamo delle risposte che durino un quarto d'ora, venti minuti, ma delle risposte puntuali come tempo, magari anche brevi.
Quindi mi permetto di segnalarle, visto che lei parteciperà alla riunione dei Capigruppo, questa mia considerazione, insieme a quella del Consigliere Ronzani.



PRESIDENTE

Collega, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento, "i Consiglieri appartenenti al Gruppo Misto hanno diritto di far parte singolarmente, ove ne facciano richiesta, alla Conferenza dei Capigruppo e a tutti gli organismi consiliari in cui sia prevista la presenza di un rappresentante per ogni Gruppo consiliare, ad eccezione della Giunta per le elezioni". Questo in attesa della ridefinizione di cui il Presidente Cota aveva già parlato in una precedente riunione sul punto.
Per quanto riguarda la question time, evidentemente si tratta di una proposta interessante di metodologia che dovrà essere affrontata nei Capigruppo ed eventualmente definita attraverso una normativa formale.
Chiede la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Presidente, intervengo solo per ribadirle, anche da parte mia, che quanto ha sollevato il collega Ronzani mi riguarda, considerato che qualche giorno dopo, sempre nel mese di marzo (entro la prima decade), accogliendo l'invito che era stato avanzato dal Presidente Cota, anch'io ho rinunciato ad alcune interrogazioni, che sono nell'ordine di una trentina, richiedendo la risposta scritta.
Questa risposta scritta è pervenuta soltanto per una interrogazione da parte dell'Assessore Cavallera - a dire la verità è pervenuta ieri, quindi molto in ritardo, ma perlomeno è pervenuta - mentre tutte le altre sono ancora in attesa di un riscontro. Ripeto, si tratta di una trentina di interrogazioni e interpellanze che abbiamo deciso di presentare per la risposta in forma scritta proprio per favorire l'acceleramento dei lavori dell'aula e quindi per semplificarli in qualche modo, accogliendo la proposta del Presidente Cota.
A questo punto, siamo fuori tempo massimo sotto tutti i punti di vista siamo in ritardo di mesi: è inammissibile che non ci sia segnale di alcuna risposta. Tra l'altro, trattandosi di argomenti che hanno anche una certa pregnanza, soprattutto quelli relativi al mondo della sanità e dell'assistenza, riteniamo che sia anche uno schiaffo proprio nei confronti dei problemi che sollevano questi argomenti e della tempestività che richiedono nella risposta.
Di conseguenza, Presidente, la sollecitiamo cortesemente a porre la questione nella Conferenza dei Capigruppo e nell'Ufficio di Presidenza perché dobbiamo capire se si tratta di una questione politica di rapporti tra la Giunta e il Consiglio. Ovviamente dovremo prenderne le debite conseguenze. Grazie.



PRESIDENTE

In questo momento sto facendo predisporre un elenco delle interrogazioni e interpellanze per le quali è stata richiesta la risposta scritta, per inoltrarlo immediatamente alla Giunta con il richiamo al Regolamento che prevede la risposta scritta entro 15 giorni. La ringrazio.
Chiede la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Anch'io intendo fare alcune considerazioni sul punto che è stato sollevato e posto all'attenzione del Consiglio da parte dei colleghi dell'opposizione.
Riguardo alla Giunta, è presente il Vicepresidente della Giunta regionale e quindi ritengo che sia poi la Giunta a dover dare una propria risposta in aula o oggi pomeriggio in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Per quanto mi riguarda, posso solo fare una considerazione. Il numero delle interpellanze depositato è elevatissimo (alcune centinaia); io, per esempio, sono sottoscrittore a mia volta di due o tre interpellanze, non di più. Sono passati tre anni e non ho avuto ancora oggi il piacere di ascoltare la risposta.
Mi sembra che la Giunta, in una Conferenza dei Capigruppo, avesse dato la piena disponibilità a fornire le risposte alle interpellanze in giacenza in forma scritta, ma i Capigruppo - non i firmatari delle singole interpellanze, ma i Capigruppo dell'opposizione in questo caso - avevano sollevato il problema, optando di preferenza per la risposta orale in aula poi vi è stato un impegno reciproco di Giunta.
Questa situazione si è protratta e si è addirittura appesantita, perch nel frattempo i mesi sono passati e il numero delle interpellanze è ovviamente aumentato.
Voglio innanzitutto sgombrare il campo su un punto sollevato nella giornata di ieri. Oggi ci sarà la Conferenza dei Capigruppo, ancorché in sessione speciale, per l'approvazione del disegno di legge n. 252 relativo ai buoni scuola. Per quanto ci riguarda la maggioranza alla Conferenza dei Capigruppo terrà una posizione favorevole all'inserimento nei Consigli regionali di una o due ore per la trattazione delle interpellanze ed interrogazioni; e si era ipotizzato almeno una volta alla settimana perch sicuramente per alcune settimane saremo ancora impegnati su questo provvedimento.
Su questo mi è parso che ci fosse un equivoco, perché eravamo convinti di chiedere una sessione speciale senza inserire null'altro, se questa avesse avuto una durata di una o due settimane come sembrava all'inizio.
Essendosi protratta ed immaginando un impegno abbastanza intenso del Consiglio per alcune settimane, noi terremo una posizione garantista e corretta. Quindi, non ci opporremo all'inserimento di un'ora o due, o il tempo che il Presidente riterrà, sentita la Conferenza dei Capigruppo, fin dal prossimo Consiglio regionale.
Questo l'ho voluto dire per togliere ogni elemento di polemica, anche se non chiara, ma mi sembrava che, nell'equivoco di una non presa di posizione ufficiale della maggioranza, aleggiasse un po' nell'aula.



PRESIDENTE

La ringrazio. Questo sicuramente è un contributo per potere decidere nella prossima riunione dei Capigruppo un calendario che tenga conto settimanalmente del tempo da dedicare al sindacato ispettivo.
Intanto cerchiamo come Presidenza di rendere utilizzabile il percorso della risposta scritta che non sottrae tempo al Consiglio e consente a chi presenta un'interpellanza di avere l'informazione che gli è dovuta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 500 presentato dal Consigliere Chiezzi: all'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte garantisce la promozione di progetti di ricerca e di sperimentazione didattica".
Prima di passare all'esame di tale emendamento, darei la parola all'Assessore Leo per un'informativa.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Grazie Presidente.
Questa informativa è rivolta in particolare agli interventi del Consigliere Tapparo. Lei giustamente ed opportunamente, Consigliere Tapparo, ha detto che dobbiamo capire in quale quadro ci stiamo movendo qual è la situazione generale e soprattutto se la Giunta, la maggioranza e il Consiglio debbano dedicarsi ad una questione per noi importantissima, ma sicuramente parziale - come abbiamo spiegato - quale la libertà di educazione o non tenere presente il grande contesto generale di riforma.
Ricordo, per onestà, ai colleghi - l'ho detto al Presidente Riba e mi è testimone il Consigliere Palma - che abbiamo scorporato i due provvedimenti perché questo fu chiesto in Commissione dall'opposizione, che chiese tra l'altro di portare a parte quello relativo alla libertà di educazione.
Personalmente accettai quella impostazione, quindi quando mi viene chiesto dai colleghi dell'opposizione il motivo per cui ho fatto ci rispondo che mi avevate convinto che questa era la strada giusta. Questo però non deve esimerci dal lavorare fortemente sul quadro nazionale.
A che punto siamo sul quadro nazionale? Pur nella preoccupazione della delicatezza estrema della situazione e nella complessità che il collega Tapparo tante volte ha evidenziato, posso dirvi che, rispetto al rapporto nazionale, abbiamo fatto un passo avanti, un piccolo ma importante passo avanti.
Faccio questa premessa non per invitarvi a prolungare questi dibattiti in Consiglio, perché tante cose già sono state dette, ma indubbiamente le riflessioni fatte finora sono servite.
Infatti alla Conferenza degli Assessori all'istruzione di tutta Italia ho evidenziato quelle mancanze di fondi che la Consigliera Suino aveva segnalato. A tal proposito, posso annunciare che il Presidente ha scritto una lettera ufficiale, d'accordo con tutti gli Assessori all'istruzione ed avendo parlato con il Ministro Moratti, al Presidente Berlusconi e al Dottor Letta, facendo notare la gravità di queste carenze e di questi fondi che prima erano sempre stati erogati; erano pochi, ma erano sempre stati erogati puntualmente.
Quindi, il Presidente Ghigo ha scritto a nome di tutte le Regioni al Presidente Berlusconi e al Dott. Letta per porre la questione nei termini giusti. Questa è la prima risposta sollecitata che vi dovevo.
Devo dire, collega Suino, che mi sono fatto parte diligente con tutte le Regioni subito dopo la sua segnalazione ed ho ottenuto una riunione a Roma. Altre Regioni si ponevano questo problema mentre altre lo consideravano meno importante.
Invece lei ha ragione, perché è un problema vitale e oltre tutto sarebbe veramente in contraddizione con quanto stiamo facendo. Quindi questo è stato fatto.
Secondo passaggio: inizialmente il Ministro Moratti intendeva presentare alla Conferenza Stato-Regioni i decreti dopo averli fatti passare nel Consiglio dei Ministri - e credo che i Consiglieri Suino Tapparo e Placido siano molto informati su questo.
Mi sono fatto parte diligente come Piemonte, e quindi con le altre Regioni, di chiedere al Ministro Moratti di vedere i decreti prima con la Conferenza Stato-Regioni poi con la Conferenza unificata e successivamente nel Consiglio dei Ministri.
E' stata una questione complessa e un dibattito che ha comportato due o tre riunioni nazionali. Devo dire, se posso esulare un po' dalla totale ufficialità, che nella riunione ho buttato sul tavolo due questioni: innanzitutto il fatto che il Presidente Ghigo è il Presidente delle Regioni e che io rappresentavo la Regione del Presidente delle Regioni; in secondo luogo, certi legami spirituali che stanno a cuore anche al Ministro Moratti.
Quindi, il Ministro Moratti si è fatta convincere più da me che da altri colleghi su questa vicenda ed ha accettato - cosa importante che le altre Regioni ancora non sanno e che sarà ufficializzato giovedì - un tavolo comune politico-tecnico composto da un numero ristretto di Regioni di cui il Piemonte fa parte, e dal Ministero; noi con i nostri esperti ed il Ministero con i suoi, ma con il Ministro presente e con dei Sottosegretari politicamente presenti e delegati.
Voi sapete che questo per due anni è stato rifiutato, cioè il Consiglio dei Ministri decide e poi passa per l'assenso alla Conferenza Stato Regioni. Così è stato finora, e le Regioni hanno protestato. Quindi, ci sarà questo tavolo politico-tecnico, che si è già insediato e che tratterà delle varie tematiche.
Io ho segnalato, essendo stato più volte sollecitato in questo Consiglio, in particolare la vicenda del secondo canale, che se non ha dignità sufficiente, se non ha supporto sufficiente, rischia quello che è stato evidenziato. Quindi, ad esempio, per quanto riguarda i profili professionali, non abbiamo accettato che si decidano i licei e il resto sia residuale, ma che si veda tutto insieme. Ho anche una relazione e vi posso fornire i temi prioritari su cui lavorerà il tavolo.
E' stato costituito il tavolo politico-tecnico - con forte valenza tecnica, ma anche forte valenza politica - Regioni-MIUR-MLPS, presieduto dal Ministro Moratti, ma con all'interno i Sottosegretari Aprea e Viespoli.
I temi prioritari su cui lavorerà il tavolo sono: 1) approvazione Accordo quadro tra Stato, Regioni e Province autonome per l'esercizio del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui alla legge 53/2003 nelle more dell'emanazione dello specifico decreto legislativo (c.d. secondo canale). L'intesa intende gestire l'anno di transizione in relazione all'abrogazione della legge 9/1999 (obbligo scolastico). E' stato predisposto lo schema di Accordo quadro sottoposto ai Ministri all'Istruzione e al Lavoro, e dovremmo lavorare su questo il 28 maggio. Dall'Accordo generale discenderanno poi le singole intese per gestire il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione all'interno dei due sistemi, per l'attivazione di percorsi triennali di qualifiche nel rispetto delle specificità di ogni Regione. Le Regioni invieranno al MIUR le proposte di intese da sottoscrivere nell'ambito dell'Accordo quadro.
Quindi, sarebbe interessante riprendere le Commissioni e potere lavorare su questo. Alcune Regioni tra cui il Piemonte hanno già avviato una sperimentazione 2) bozza decreto delegato sul primo ciclo scolastico già predisposto dal MIUR e da verificare al tavolo con ANCI e UPI 3) Piano programmatico degli interventi finanziari da predisporre da parte del MIUR entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge 53/2003 preventivamente concertato con il Ministero dell'Economia e oggetto d'intesa con la Conferenza Unificata (il piano è legato più in generale al sostegno e al potenziamento dell'intero sistema scolastico). MIUR e MLPS svolgeranno quindi una ricognizione congiunta 4) bozza decreto delegato relativo all'alternanza scuola-lavoro in corso di predisposizione. Il Ministero dell'Istruzione sta predisponendo anche le bozze di decreto relative alla valutazione e alla formazione degli insegnanti. Questa è una cosa importantissima, sulla quale le Regioni vogliono dire la loro opinione 5) decentramento ed attuazione del d.lgs. 112/98 in relazione all'applicazione del Titolo V della Costituzione. Il 28 maggio è prevista un'importante riunione per esaminare le ricognizioni quantitative seguenti: istruzione professionale all'interno del sistema scolastico (MIUR) formazione professionale regionale in tutte le sue articolazioni (Regioni) modalità di assolvimento dell'obbligo formativo (MLPS).
Sono questioni che i colleghi Tapparo e Contu sovente ci hanno segnalato. Condizioni poste e condivise: tempi celeri di attuazione della riforma, adeguati finanziamenti (senza i quali nulla ha senso) concertazione preventiva delle bozze di decreti, condivise modalità per la definizione delle intese e dei curricula, istruttoria congiunta sulle qualifiche spendibili a livello nazionale.
Questo mi pare che, per i colleghi che hanno seguito la vicenda nazionale, rappresenti un significativo cambiamento almeno di metodo perché si è passati dall'atteggiamento di decidere tutto da parte del Governo e andare solo all'approvazione all'atteggiamento di dialogo e di concertazione preventiva con le Regioni e con la Conferenza unificata, ad un lavoro di tavolo tecnico intenso a cui la Regione siederà. Anche grazie, collega Manica, a questi corsi di formazione che sto facendo in questi giorni porterò tante notizie e tanti dati.
Altri temi di rilievo che vogliamo portare all'attenzione del Ministero sono: risorse per l'edilizia scolastica (la collega Suino tante volte ci ha già segnalato questa carenza, quindi, come Regione, abbiamo segnalato il finanziamento della legge n. 23, che era così preziosa); integrazione delle persone in situazione di handicap nei percorsi di istruzione e formazione ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c) della legge 53/2003; organici e ricadute sulla programmazione dell'offerta formativa.
Mi sono prodigato in queste riunioni nazionali, proprio portando la scorta. Da questo punto di vista, ringrazio i colleghi dei loro contributi.
Sono convinto che in questo Consiglio ci siano, nei banchi della maggioranza e della minoranza, della Giunta e dei Consiglieri, competenze importanti per affrontare queste questioni, che sarebbe mio intendimento chiedere al Consiglio, qualora lo ritenesse, di mettere a disposizione per questo lavoro che mi sono preso carico di fare a livello nazionale e che probabilmente, se non ci fosse stato questo dibattito, avrei svolto con meno incisività.
Devo dire che le altre Regioni sono state contente del ruolo del Piemonte; tutte le Regioni, sia di centrodestra che di centrosinistra hanno avuto un rapporto diretto con il Presidente Ghigo e con la Ministra Moratti, ma è emerso soprattutto il bagaglio di informazioni e di valutazioni di questo Consiglio.
I colleghi Contu e Tapparo mi hanno addirittura ceduto il tempo, quindi era un impegno d'onore intervenire. Vi chiedo scusa se ho preso questo tempo, ma volevo dare questo aggiornamento importante per dare l'idea del quadro in cui si stanno muovendo le Regioni e quindi del ruolo a cui saremo chiamati presto come Consiglio.
Il lavoro previsto richiede all'incirca un anno e mezzo, ma ciò non toglie che, se lavoreremo parallelamente, potremo portare, con ordini del giorno e documenti, contributi preziosi alla Conferenza Stato-Regioni che essendo paritaria (come componenti di Regioni del centrosinistra e del centrodestra), conta di portare - e su questo mi sono battuto, fortemente incoraggiato da chi sostiene le intese istituzionali corrette - un parere unico delle Regioni e non per schieramenti.
Desidero ringraziare ancora - l'ho fatto altre volte - tutti i colleghi di maggioranza e minoranza, in particolare i colleghi del Partito Radicale che dall'inizio hanno dato contributi utili per la risoluzione dei problemi, ma da questo dibattito la messa di contributi è servita a me come patrimonio.
Infine desidero ringraziare anche il collega Chiezzi, perché confesso che le sue letture sono per me un balsamo. Il collega Chiezzi ha detto che leggendo questo, capiamo qual è la mentalità dell'Assessore. Ha ragione perché leggendo quello, si comprende. Alcuni colleghi, Consigliere Chiezzi che mi conoscono molto meno di lei, mi hanno fatto obiezioni inconsistenti perché non conoscevano quei documenti, quindi mi hanno dato degli obiettivi che non erano assolutamente miei, perché i miei rientrano in quell'ottica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Mi sembra molto opportuna ed importante la comunicazione fatta dall'Assessore Leo, che ha occupato 12 minuti, fornendo però delle segnalazioni importanti. In qualche modo queste s'intrecciano anche con quanto l'emendamento presentato dai colleghi tende a porre in essere, cioè il fatto di intervenire sulla qualità dell'insegnamento, offrendo una crescita più generale della qualità della scuola, che è anche uno degli obiettivi degli interventi della Ministra Moratti (non voglio chiamarla "controriforma Moratti" e non voglio entrare nella polemica, perché non siamo in un comizio).
Voglio sottolineare, Assessore Leo, che lei deve chiarire con la Ministra se l'intervento di questo tavolo politico-tecnico, al quale lei fortunatamente per noi, parteciperà, è nella fase di preparazione dello schema di decreto legislativo, che poi verrà mandato alle Camere per avere il parere, oppure se lavorerete sullo schema di decreto legislativo...



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Abbiamo compiuto la fase di preparazione.



TAPPARO Giancarlo

Sono molto soddisfatto, ovviamente saranno meno contenti i parlamentari, perché in questo caso il Parlamento esprimerà un parere su uno schema di decreto legislativo che ha già visto una preparazione insieme alle Regioni.
E' una strada importante; se è così - ma deve accertarlo bene, non ne sono convinto appieno - qualche Capogruppo di Camera e Senato potrebbe anche sollevare quasi una questione istituzionale, a meno che questo tavolo politico-tecnico non sia estremamente informale. Se non lo fosse, è chiaro che il parere che esprimono Camera e Senato attorno allo schema di decreto legislativo, prima che diventi decreto legislativo vero e proprio, pu essere una situazione sminuita rispetto al nostro ruolo. Se è così, per noi è molto importante.
Voglio anche dire, Assessore Leo, che quando lei parla in modo infervorato, viene fuori la sua vera anima, mentre, se parla in maniera attenta, tiene conto degli equilibri politici. Quando parla in modo infervorato, viene fuori la sua vera essenza: parla di libertà dell'educazione, come se questa libertà oggi fosse, in qualche modo limitata. L'estensore del documento che ieri il collega Chiezzi ha utilmente letto, ha messo quasi in dubbio che nella scuola pubblica ci sia la libertà di insegnamento, che l'insegnante sia quasi di parte. Invece, la natura della scuola laica e della scuola pubblica sta nel fatto che nel corpo insegnante, selezionato attraverso un concorso, si forma una pluralità e libertà. E' più facile che, con la divisione che si determina tra finanziamento alla scuola confessionale, alla scuola privata orientata e a quel che rimane della scuola pubblica, si creino delle divisioni e degli orientamenti e che la libertà dell'educazione sia minata alla radice.
C'è un qualcosa in più: nella scuola confessionale delle diverse confessioni, nella scuola privata degli orientamenti economici, ci possono essere degli inserimenti di orientamento, che non sono propri dell'insegnamento delle diverse materie, ma sono nel clima, nell'essenza dell'istruzione.
Dunque è bello quando lei parla infervorato, perché viene fuori la sua anima e ci aiuta a capire più da vicino quella che è la diplomazia! Quando lei usa la diplomazia, è ecumenico, ha un messaggio urbi et orbi; quando parla facendosi trascinare dalla sua bella emotività, vengono fuori le cose autentiche e reali e su queste, come lei può capire, ci sono ragioni di divisione, che sono ragioni di fondo.
La ringrazio, comunque, per il suo intervento e per la passionalità che ha messo, perché, ripeto, mi ha dato conferma delle posizioni che sono in gioco in questa discussione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Un apprezzamento per quanto ci ha detto l'Assessore è doveroso. Prendiamo atto che è in corso un cambiamento di metodo, e questo speriamo possa portare buoni risultati al sistema scuola del nostro Paese. Prendiamo atto con soddisfazione di essere stati utili affinch questo avvenisse e che, quindi, vi sia stata, da parte del Presidente della Regione Piemonte e dell'Assessore capofila - diciamo così - per questa materia, una doverosa, ma anche utile, sollecitazione su questi temi.
Si tratta di vedere dove porterà la volontà di cambiamento di metodo perché rimangono ancora in sospeso troppe questioni.
Certo, in questi giorni il Ministro Tremonti ha consentito un piccolo finanziamento sul fondo; si è conclusa la vicenda dei contratti per gli insegnanti, anche se si è conclusa in modo complesso e problematico. Non ha molto senso che questa cifra aggiuntiva non tenga conto dell'equilibrio generale esistente negli altri Stati, perlomeno europei, e, tanto meno, che non sia finalizzata alle pensioni (è una di quelle assurdità che soltanto in questo Paese stiamo toccando con mano!).
Rimangono ancora in sospeso moltissime questioni: è vero che c'è la volontà di mettere mano al Piano di edilizia scolastica (è indispensabile che le Regioni lo segnalino), ma, ad oggi, non risultano esservi intenzioni si tratterà di vedere a quale risultato porterà il percorso - né sul Piano per le zone sismiche né sul Piano per l'edilizia scolastica, che non siano nella misura minima per mutuo, quindi in modo non sufficiente. Così come è ancora da capire come andrà a finire tutta la questione relativa al personale tecnico e al personale ausiliario (uso questo termine improprio per una questione di celerità).
E' comunque un dato positivo e lo sottolineiamo, dicendo che accompagneremo il percorso.
Tornando alla vicenda che ci porta in aula - il provvedimento - lei si è rifatto, Assessore, al cambiamento di rotta che venne suggerito nella Commissione stessa, per cui abbiamo avuto due provvedimenti. Anche prima abbiamo avanzato alcuni suggerimenti, che non vi hanno visti disponibili.
Il ragionamento era: che senso ha, per il Piemonte, che sinora non ha provveduto alla cosiddetta "legge del buono scuola", provvedervi ora, in fase di definizione di una riforma del sistema? Ci diceste che non sapevate quanto tempo sarebbe occorso.
Adesso, a maggiore ragione, il fatto di avere i due provvedimenti disgiunti non aiuta in alcun modo, perché, in questo contesto, è indispensabile capire come si evolveranno i nodi salienti per il sistema della scuola, nel nostro Paese.
Concludo, poiché l'argomento è quello della sperimentazione didattica con una proposta: Assessore, se attualmente, nel nostro Paese, la riforma e la scelta del Ministro Tremonti hanno fatto "saltare" circa 3500 cattedre per il sostegno dell'handicap (questo vuol dire, per una regione come la nostra, dalle 300 alle 400 cattedre certe, e, di conseguenza, altrettanti posti di inserimento nuovi, rispetto a quelli che già esistono), perché non facciamo una scelta, coinvolgendo anche l'Unione Europea in questa operazione? Prendiamo il budget destinato al buono scuola, giriamolo completamente sull'inserimento dell'handicap e sosteniamo le cattedre di inserimento dell'handicap per il Piemonte, che sono una conquista di civiltà e che non possono, in ogni caso, vedere onorato, da parte delle scuole private questo impegno, perché non ne hanno le condizioni e tanto meno la volontà.
Facciamo, in questo modo, un servizio al sistema scuola e al sistema cultura e istruzione in generale.
Aspetto una sua risposta in merito. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Ho perso le prime parole espresse dall'Assessore Leo, ma penso rientrassero nell'ambito del proseguo del suo intervento.
Mi ha fatto piacere sentire ciò che ha detto, a parte la questione del buono scuola. Le pongo alcune domande: lei ha parlato di edilizia scolastica, di riforma, di legge quadro, del rapporto Stato-Regioni o dei ruoli che ci sono stati, interventi, ecc.
Per carità, l'ha detto anche la collega Suino: se siamo utili nella nostra azione, mi ha fatto piacere sentire le cose che ha detto, a parte perché non ci siano equivoci - il buono scuola.
L'obiettivo che ci muove è sempre lo stesso, essere utili, anche se non sempre ci riusciamo.
In merito agli aspetti che lei ha elencato, senza voler riprendere quanto abbiamo affermato nelle scorse sedute rispetto alla copertura o meno delle risorse sul buono scuola (mi farò dare la copia del suo intervento perché passano le settimane e i mesi, ci sarà l'assestamento, il nuovo bilancio, arriveremo nel 2004) mi permetta di dubitare non della sua parola o delle sue intenzioni, ma della realtà con la quale forse si dovrà misurare lei, la Giunta e tutti quanti noi.
Lei sa che i provvedimenti nazionali hanno delle ricadute locali. Si pensi, ad esempio, alle competenze che dovevano passare alle Regioni e che non sono passate. Mi permetta quindi di pensare che forse queste cose non si avvereranno, indipendentemente dalle sue intenzioni e dai suoi auspici nei quali riconosco onestà di intendimenti. Sono convinto che le cose che dice le pensa veramente. Le vorrei pensare anch'io, ma mi permetta di dubitare che avvenga questo passaggio di competenze per esempio sugli istituti tecnici - si tratta di una materia tutta aperta all'interno della riforma - o ancora il passaggio delle competenze sulle scuole private, ma anche sulle scuola statali. Sono passate le competenze minime e burocratiche, come l'orario scolastico o l'eventuale accorpamento, ma non sono passate le risorse, quelle stesse risorse per la scuola privata che ci bloccano in questa sede da settimane. Sono passate le competenze sulla carta, ma sono passate le risorse.
Assessore Leo, in questo caso non ritengo neanche di peccare a pensare male, perché i fatti di questi ultimi mesi e di questo ultimo anno ci confermano che questo Governo nazionale non farà seguire, in maniera concreta, le risorse necessarie (denaro contante, tessera alla mano, come si diceva una volta!) al passaggio delle competenze a riforme effettuate. E lei sa che quando c'é stato da sollecitare l'azione di un Assessore regionale del centrosinistra (anzi forse del mio stesso partito) che non si muoveva celermente non ci ho pensato un attimo, quindi mi permetta di dubitare senza problemi di parte.
Mi auguro di sbagliarmi, perché non sarò contento se queste mie previsioni (questo passaggio di competenze senza risorse) si verificheranno nel 2004. Non sono neanche certo che continui il passaggio di competenze perché dagli atti e dai comportamenti mi sembra di notare un nuovo tentativo centralistico di mantenere competenze già passate alle Regioni e già decise da tempo, solo da attuare.
In questo quadro - dichiarazioni sue - sono convinto che nel 2004 avremo un'inversione di tendenza rispetto al passaggio di competenze. E anche se passeranno, non ci saranno le risorse. Lei si troverà a non avere le risorse, né nazionali né regionali, per fare le cose che molte volte lei e il capogruppo di Forza Italia avete dichiarato di voler fare.
In alcuni casi c'é l'intenzione sincera, in altri mi permetta di dubitarne (non mi rivolgo a lei). Alla base lei non avrà le risorse per fare quello che vorrebbe fare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Assessore Leo, non credo ci sia motivo di dubitare del fatto che lei crede nelle cose che ha detto, e in questo mi associo ai ragionamenti che hanno fatto i colleghi Suino e Tapparo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica (fuori microfono)

un documento sottoscritto dalle Regioni, non sono stato io a....



RONZANI Wilmer

No, ma infatti non lo contesto, volevo assolutamente partire da quell'aspetto: non credo che si possa mettere in discussione il fatto che le Regioni italiane, che vivono tutte la medesima condizione di sofferenza finanziaria per quanto riguarda le risorse che lo Stato ha destinato alla scuola pubblica, non abbiano convenuto su un documento come quello che lei ha ricordato. Da questo punto di vista prendiamo volentieri atto del fatto che le Regioni italiane, indipendentemente dalle maggioranze che le governano, ritengano sia necessario contestare la politica di questo Governo per quanto riguarda il trasferimento delle risorse. Su questo non c'é discussione che tenga, perché siamo d'accordo. Lei, quindi, non ha fatto altro che ricordare un impegno congiunto delle Regioni.
un'iniziativa nei confronti del Governo che riguarda anche altri campi perché l'elenco delle iniziative che le Regioni hanno assunto per contestare la politica dei trasferimenti o i tagli del Governo è, ahimè lunghissimo.



(Intervento dell'Assessore Leo fuori microfono)



RONZANI Wilmer

L'inversione di metodo, Assessore Leo, riguarda altri campi. Posso farle molti esempi nei quali l'iniziativa delle Regioni ha costretto il Governo, quantomeno su un piano metodologico, ad impostare un diverso rapporto con le Regioni.
Rimangono tuttavia dei fatti incontestabili. Il metodo è importante, ma i fatti intanto sono incontestabili. I fatti ci dicono che siamo in presenza di una politica scolastica e di un Governo che decide, per una serie di ragioni, di ridurre le risorse che vengono destinate alle scuola pubblica, come hanno ricordato i colleghi Tapparo, Suino, Placido e tanti altri.
Tutto questo lo registriamo in una situazione nella quale, in un futuro immaginabile, avremo meno entrate e meno risorse regionali e statali, perché la congiuntura negativa che sta investendo l'economia italiana - le ricordo che siamo in presenza di una crescita non soltanto zero ma meno uno - farà sì che il gettito complessivo dello Stato alla nostra Regione il prossimo anno sarà inferiore a quello dell'anno in corso. La conseguenza sarà, pertanto, che avremo, come Regione e come Stato, meno risorse finanziarie. Tutto questo avverrà in un contesto di politica scolastica che sconta la volontà di questo Governo di ridurre le risorse da destinare alla scuola pubblica.
Mentre state facendo questo, a livello governativo e a livello regionale è in corso un trasferimento di risorse dalla scuola pubblica alla scuola privata o paritaria. Questo è il meccanismo che è in piedi: congiuntura negativa, meno risorse statali, meno risorse regionali, tagli alla scuola pubblica in ragione del fatto che è in corso un'operazione di trasferimento di risorse dalla scuola pubblica alla scuola privata o paritaria.
Se questo è il punto, è evidente che dobbiamo prendere atto delle sue affermazioni senza però disgiungerle dal contesto in cui esse si collocano.
Quali sono le prospettive, Assessore Leo? In primo luogo non risolverete il problema delle scuole che volete finanziarie attraverso l'aiuto alle famiglie e ai ragazzi: darete un bonus o un incentivo, ma non risolverete il problema, perché destinate a queste scuole, a queste famiglie e a questi ragazzi risorse che altrimenti dovremmo invece destinare al diritto allo studio per tutti e non per alcuni. Ma non risolveremo il problema di quelle scuole e non garantiremo nessuna libera scelta nei fatti. Avremo fatto, in compenso, un'operazione che definanzia, attraverso un intervento consapevole della Giunta regionale, l'intervento a favore della scuola pubblica, perché noi - come ha ricordato ieri il collega Marcenaro e anche i colleghi Suino e Placido pur avendo un provvedimento che si richiama alla scuola statale e paritaria, nei fatti useremo il regolamento per finalizzare l'aiuto ai ragazzi che frequenteranno alcune scuole, e non tutte le scuole, quelle statali e quelle paritarie.
Ciò premesso, con questo cosa voglio dire? Prendo atto delle cose che lei dichiara; mi sembra però di capire che, al di là delle buone intenzioni, le scelte di politica nazionale e financo le scelte di politica regionale vanno in tutt'altra direzione. Ora, di buone intenzioni sono lastricate le strade, ma in politica contano i fatti, e i fatti mi dimostrano che il Governo centrale e questa Giunta vanno in altra direzione.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire l'Assessore Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Non come replica, collega Ronzani, perché per oggi ho già abusato dei colleghi, però le farò un'altra relazione, la prossima seduta, in cui dimostrerò come il nostro meccanismo e le scelte fatte non tolgono, almeno per la parte regionale, una lira alle risorse dell'istruzione, anzi ne aggiungono, altrimenti quei 35 miliardi non ci sarebbero stati mai sul sistema dell'istruzione, quindi sgravano un po' la scuola statale e dunque sono un vantaggio aggiuntivo.
Infine, ho già in cantiere alcune iniziative per il mondo studentesco collega Ronzani; alcune iniziative concrete in conto capitale, già in cantiere per le scuole pubbliche. Ma non voglio approfittare adesso; lo farò compiutamente in una prossima seduta, in modo da darle dei dati e non delle intenzioni.
Ripeto, rispetto a quello che ho detto prima, non sono soltanto parole: è un accordo col Governo, che è cambiato. Un tavolo politico-tecnico si è insediato e comunque è un fatto nuovo: in politica contano anche queste cose.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sono compiaciuto che l'Assessore Leo abbia ascoltato e meditato sulla frase latina che ho messo a verbale ieri, incisa su una qualche targa, che diceva: "Pro veritate adversa diligere".
L'Assessore Leo l'ha applicata subito, perché nell'intervento di oggi ha ringraziato tutti i componenti della minoranza e non ha ringraziato la sua maggioranza. Volevo spiegare alla sua maggioranza il motivo non di una dimenticanza, ma di una riflessione su un tema così importante: avvicinarsi al vero, cosa fare in un momento di esame di una certa situazione. E l'Assessore Leo ha deciso di prediligere, nella sua risposta, un'attenzione agli argomenti di chi è più o meno distante dalle sue posizioni.
Le posizioni sono più o meno distanti; quella che esprimo, a nome del mio Gruppo, è molto, molto distante: in totale e pieno disaccordo. E qui si può fermare la dialettica politica tra le parti. L'aggiunta che faccio a questo disaccordo - qui potremmo anche uscire da schemi rigidi di dialettiche politiche legate al pronunciamento su un provvedimento - è una fortissima preoccupazione.
Questa preoccupazione che esprimo - la formulerò in modo più serio e meno superficiale alla fine della lettura, quando inizierò il commento di quanto letto - sta proprio in questa impostazione che sto mettendo a verbale, che ha ispirato la legge e per la quale l'Assessore Leo ha confermato la propria posizione di adesione.
A mio parere, c'è una preoccupazione che dentro quella posizione ci siano delle proposte che non sono accettabili all'interno di una società e di uno Stato che intende la funzione educativa come funzione che unisce le varie parti e non che le divide. Su una concezione di questo genere rifletta l'Assessore poi nel suo intervento conclusivo, spero che quando avremo finito gli emendamenti mi dica qualcosa - che in questo un soggetto che governa è lo Stato, l'Assessore Leo mediti e si preoccupi. Io spero che si preoccupi di una impostazione ideologica come quella che sto raccontando attraverso la lettura di questo documento, dove trovo impressionanti certi passaggi di chiusura.
Lo Stato è aperto, è luogo di tutti, e l'istruzione è luogo in cui tutti possono essere istruiti sentendo i vari punti di vista. Nel pezzo che leggerò si continua, viceversa, un ragionamento di totale chiusura integralista. Per come conosco l'Assessore Leo, con i suoi sogni, i suoi impeti e anche la sua genuinità - una genuinità che mi pareva fino ad oggi comprendesse un senso della democrazia molto ampio, erga omnes - penso che questa sua posizione politica e culturale debba sfociare in qualche forma di preoccupazione e di distanza da alcuni passi, da alcuni contenuti ideologici proposti da questo documento. Lo penso sul piano personale questo conta meno - e lo penso sul piano istituzionale: un Assessore in carica deve prendere le distanze da alcuni centri e rassicurare gli amministrati che si amministra in nome di tutti e non in nome di ideologie che vengono proposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Debbo dire che attendevo la risposta dell'Assessore Leo anche perch il dibattito che sin qui si è sviluppato, contrariamente a quanto sostenuto anche da parte dell'opposizione, è un dibattito vecchio, un dibattito che si trascina da due anni e mezzo, un dibattito che rischia di scivolare nel merito del provvedimento sulla contrattazione su autentiche miserie, nell'obiettivo mal celato, anzi rivendicato, di ridurre il danno.
Ma - è questo il fatto nuovo, e qui aspettavo la risposta dell'Assessore Leo - ben altro incombe sul fronte della scuola: la questione della riforma Moratti. Intanto, Assessore, direi di riportare i termini della questione per quello che sono. La legge delega prevede l'emanazione dei decreti attuativi entro 24 mesi dall'approvazione della legge, ai quali si aggiungono 18 mesi per i regolamenti. Quindi, abbiamo sostanzialmente un arco di tempo che all'incirca corrisponde alla durata del Governo Berlusconi. Ora non vorrei avere sbagliato i calcoli, ma non siamo ancora a metà mandato, quindi credo che ci sia una coerenza su questa cosa. Bene ha fatto l'Assessore ad introdurre la sua relazione di aggiornamento sui rapporti con il Ministero sulla questione dell'obbligo formativo e dell'obbligo scolastico, proprio a partire dalla grave scelta operata dal Governo: l'abolizione dell'obbligo scolastico fino a 15 anni di età. La legge Berlinguer è stata abolita e vorrei avere conferma di questo dato. La legge che prevedeva l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 15 anni è abolita con l'approvazione della legge delega. Quindi, di fronte alle Regioni si è posto un dramma: all'improvviso si scopre che la "Cenerentola" del sistema dell'istruzione, che è la formazione professionale, oggi assume una valenza notevole.
Non ricordo, Consigliere Tapparo, se la legge n. 845, cioè la legge quadro sulla formazione professionale, sia del 1978, ma è comunque storicamente datata, perché già dalla sua istituzione si era posto il problema della standardizzazione delle qualifiche.
Arriviamo al problema per quanto riguarda la Regione Piemonte; lei sa benissimo che l'Assessore alla formazione professionale Brigandì ha stanziato 4,9 milioni di Euro per 200-250 ragazzi che frequenterebbero continuando la sperimentazione dello scorso anno, per completare l'obbligo scolastico nella formazione professionale.
Dalle stime fatte dal MIUR e dai nostri uffici della formazione professionale risulta che altri 750 ragazzi sono sostanzialmente "terra di nessuno", in quanto da una parte non obbligati all'obbligo scolastico nelle superiori, e dall'altra espulsi dall'obbligo formativo perché la Regione Piemonte che cosa decide? Assessore Leo, su questo la sfido sulla questione delle priorità, perché anziché utilizzare 18 milioni di euro per dare risposta a questo problema, voi oggi operate un'altra scelta. Alla faccia dell'attenzione alle classi più deboli! Questo è il problema vero ma lo riprenderò successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Interverrò brevemente perché molto è già stato detto.
Devo dire all'Assessore che cerchiamo ripetutamente di riportarci a quello che è il tema basilare della discussione.
C'è un aspetto di forma ed un aspetto di sostanza. L'Assessore ha illustrato la linea di indirizzo sulla quale intende muoversi in questa materia rispetto anche alla riforma della legge nazionale.
Ha giustamente portato gli argomenti e le motivazioni che servono per giustificare e per dare forza al suo ragionamento e all'impostazione che intende seguire.
Non è questo percorso che ci interessa. Quando si parla di tavoli questi possono essere istituiti e possono portare a discussioni più o meno oziose e più o meno lunghe.
Il problema non è nella forma, ma nella sostanza, ovvero quali sono i risultati che si raggiungono con questi tavoli.
Sappiamo, perché è stato detto e non è mai stato smentito, che l'Assessore è profondamente interessato a portare a casa questa legge, che riteniamo - servirà sostanzialmente al sostegno delle scuole private e soprattutto delle scuole cattoliche.
Noi non contestiamo il desiderio dell'Assessore, ma se lo si vuole realizzare con delle risorse pubbliche, dovrebbe rimanere a livello di desiderio.
C'è un altro motivo, che è la base di tutti gli interventi che mi hanno preceduto e a cui l'Assessore non può dare una risposta credibile.
L'Assessore forse è troppo interessato a questo progetto, che vuole realizzare dopo anni e anni nei quali non è mai riuscito a farlo.
Questo desiderio fa sì che non si renda conto di essere complice di un percorso che, di fatto, va a smantellare la scuola pubblica, perché la riforma Moratti farà sì che non esista più una scuola pubblica, ma una scuola privata aperta al pubblico.
Il percorso che sta seguendo l'Assessore Leo è funzionale a questa finalità e quindi le sue affermazioni non ci tranquillizzano, o meglio rappresentano esattamente una sostanza diversa da quella che riteniamo dovrebbe essere perseguita.
In altre parole, visti i danni e i disastri che inevitabilmente produrrà la riforma Moratti, riteniamo che le risorse pubbliche debbano avere un uso sociale e dovrebbero essere utilizzati per riparare ai guasti della riforma Moratti; quindi, per coprire i buchi e i disagi che si creeranno nel sistema formativo pubblico e non utilizzare queste finanze per scuole private.
La relazione dell'Assessore Leo è stata molto interessante, però si è fermata alla forma del problema e non ha dato e non poteva dare risposte riguardo alla sostanza proprio perché la sostanza, cioè gli indirizzi che noi pensiamo siano da perseguire sono esattamente contrari a quelli che vuole perseguire l'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

La comunicazione dell'Assessore, su un aspetto sul quale ritornerò, non contiene novità.
Questo non mi stupisce, così come non mi stupisce che venga ribadita con una certa testardaggine, l'impostazione che ha caratterizzato l'azione della Giunta e dell'Assessore Leo già nel corso degli ultimi tre anni.
Questo è un elemento che ci conferma che dobbiamo continuare che dobbiamo continuare a tentare di farlo ragionare in un altro modo ostacolando il provvedimento.
Sulla parte più generale, credo che il problema sia rappresentato dal fatto che oggi arriviamo ad ottenere un tavolo, ma quando "i buoi sono già usciti dalla stalla". E' vero che ci sono delle cose da delineare, ma il quadro con cui devono essere delineate è già dato. Questo è importante perché finora si era proceduto in modo diverso, con un'azione dal centro molto più decisa, ma quel finora implica gli assi fondamentali della riforma Moratti. Quindi, non è cosa da poco. Il finora, a mio avviso, è l'essenziale, cioè la parte sostanziale. E' vero che in un quadro di questo genere sarebbe meglio poter dire la propria prima, cercando di intervenire in corso d'opera, però arriviamo in un quadro che, a mio avviso, è già sostanzialmente compromesso dalle scelte compiute; di conseguenza, gli atti che si tratterà di applicare possono, al limite, accentuare in una direzione quelle scelte di fondo, ma si muovono dentro quelle scelte di fondo, che ci hanno visto contrari a livello nazionale e ci hanno portato ad un duro scontro sui contenuti della riforma Moratti che non condividevamo, perché non abbastanza in sintonia con le scelte che vengono fatte anche a livello regionale. Qui c'è l'altro aspetto. Il problema è che non basta ottenere un tavolo e un metodo, oppure può anche essere importante questo aspetto, ma è secondario. Se sostanzialmente si condividono una filosofia ed un'ispirazione, diventa un fatto tecnico diventa un fatto tecnico-istituzionale, ma non politico, cioè non sulle scelte politiche. Quello che invece ci preoccupa di quella riforma non è solo il metodo con cui è stato fatto, ma i contenuti specifici della riforma. Poiché ritengo che i contenuti siano, in buona misura, condivisi penso che quel tavolo sia importante, a meno che, in quel tavolo, non si tenti di ribaltare quei contenuti e s'intervenga sui contenuti. Diventa un fatto significativo, non è che voglio sottovalutare il fatto che avere un tavolo che dà un peso diverso alle Regioni sia non ininfluente; tuttavia penso che la cosa debba essere al servizio di scelte politiche, scelte sociali, scelte operative ed economiche che vengono fatte. Queste non mi sembra che vengano, in alcun modo, messe in discussione. Anzi, mi pare che il contributo che dà la nostra Regione con la discussione in corso, in qualche modo, supporti la Moratti nell'operato che essa ha fatto.
Indubbiamente credo che la cosa non sconvolga più di tanto l'Assessore Leo, perché si trova dentro lo stesso campo d'azione, ma per noi che ci eravamo opposti, l'avere semplicemente ottenuto un metodo diverso ci rassicura, perché la battaglia in Consiglio regionale ed anche a livello nazionale era sostanzialmente non di metodo, ma di merito. Era oltre che di metodo, di merito. Su questo rimane tutto aperto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
500.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno risposto SI' 10 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 511 presentato dal Consigliere Chiezzi (e connesso emendamento rubricato n. 514): all'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte garantisce la qualificazione del sistema scolastico in collaborazione con gli organi collegiali della scuola".
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento sostanzialmente è in un contesto di una serie di emendamenti che sono quelli che abbiamo già discusso ieri; emendamenti che profilano un tipo di impostazione diversa di politica rispetto all'istruzione. In parte è la discussione che avevano posto prima anche su temi più generali, come quelli della riforma Moratti.
Noi, a fronte di scelte che la Regione porta avanti e che rientrano nei propri investimenti e nelle proprie decisioni economiche per finanziare la scuola privata confessionale, ribadiamo con una certa testardaggine la necessità, invece, di scelte alternative, che mettano al centro quella che dovrebbe essere la funzione naturale dell'Assessore Leo, cioè essere l'Assessore all'istruzione pubblica e quindi preoccuparsi del suo concreto funzionamento, andando ad individuare laddove ci sono i problemi e intervenire per risolverli, mentre il tipo di opzione che viene fatta è un'opzione diversa.
Noi riteniamo che l'intervento per migliorare e per intervenire sui problemi seri che la scuola pubblica conosce sia essenziale per far sì che essa non solo funzioni, ma funzionando garantisca quel diritto ad una formazione realmente ampia e pluralistica, che è un po' lo scopo fondamentale che deve avere chi di istruzione pubblica si occupa, sia esso Ministro a livello nazionale sia esso Assessore a livello regionale, o anche più in basso. E dovrebbe essere, all'interno delle istituzioni portavoce di un pezzo del mondo ecclesiastico che, da molto tempo, insiste per cercare di intaccare questo meccanismo di scuola pubblica per poter avere delle scuole che vengano finanziate, perché questa è la condizione per cui possono vivere. La libertà che chiedono è una libertà di assistenza, e attraverso questo possono portare avanti i propri scopi.
Questi tipi di scuola, siano esse cattoliche siano esse di altra natura confessionale, non sono pluraliste. Sono delle scuole che fanno delle scelte e hanno delle priorità. Su una serie di questioni ovviamente non possono farlo, perché c'é una contraddizione tra quanto ispira queste scuole e il tipo di insegnamento che viene fatto. Pensiamo al problema della vita, a un insegnamento biologico o meno rispetto alla vita; vi sono cioè, delle questioni estremamente importanti che incidono sul tipo di insegnamento che viene svolto, che - ripeto - non è solo un insegnamento più o meno laico (che è già una questione importante), ma è un insegnamento pluralistico.
L'unico tipo di scuola a cui, giustamente, si può chiedere un insegnamento pluralistico, è la scuola pubblica. Finanziare delle scuole che sfuggono al controllo pubblico, non permette di incidere ed avere la stessa possibilità di controllo su quelle scuole, per non parlare di una serie di altri problemi legati al funzionamento concreto della scuola (la scelta del personale e l'inquadramento dello stesso, ad esempio, che è altrettanto importante come elemento di scelta).
Stiamo, dunque, discutendo una legge che propone di sottrarre delle risorse fondamentali alla scuola pubblica, per finanziare quel tipo di scuola di cui ho detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Parlavo, in precedenza, della distanza e del disaccordo verso un modo chiuso di concepire la scuola. L'emendamento ricorda un soggetto chiamato alla gestione della scuola, che è il genitore. In una scuola statale pubblica anche questo diventa un consesso nel quale si confrontano culture, opzioni, scelte diverse. Questo, fa crescere una coesione nella società; viceversa, sentite cosa c'è scritto su questo testo, al riguardo: "Se questa è la base per garantire un'identità alle scuole, come può lo Stato, l'uomo politico, l'intellettuale o il giornalista, ignorare che tale identità già esiste almeno nelle scuole di ispirazione cristiana? Se, dunque, si cercasse un'evidenza per provare la legittimità dell'affermazione che la scelta della scuola è un diritto, non un privilegio, una tale evidenza si trova già proprio nelle caratteristiche delle scuole cattoliche.
Le scuole cattoliche hanno un'anima ispiratrice, che si traduce in una progettualità educativa condivisa, almeno in linea di principio, da tutti quanti vi insegnano e vi operano, comprese le famiglie.
Ecco, dunque, un caso vero di scelta. La scelta è qualcosa di ben diverso dalla semplice delega: vuol dire affrontare insieme i problemi però sulla base di una decisione libera, di una decisione concreta".
E qui mi fermo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, questo emendamento, che rappresenta una ricerca di maggiore qualità, di elevazione del livello complessivo della scuola pone un'occasione di riflessione nel rapporto tra miglioramento della qualità della scuola e quanto viene evocato dalla proposta di legge sulla libertà di scelta.
Ritengo che non sempre, così come viene presentata, la libertà di scelta riesca a sviluppare e trascinare un incremento di qualità; ritengo che la ricerca della qualità, come i proponenti formulano, la si possa trovare anche all'interno del settore pubblico, della scuola pubblica.
Parlo di settore pubblico, perché estendo quest'argomentazione anche alla sanità, alla previdenza e non solo all'istruzione. Restando all'interno della scelta pubblica, possiamo certamente riuscire ad ottenere una ricerca di qualità che non necessariamente si può ottenere con l'obiettivo che questa proposta di legge cerca di raggiungere, attraverso la cosiddetta libera scelta. Tra l'altro, la ricerca della qualità, che i colleghi cercano di raggiungere con l'emendamento presentato, tocca anche il tema dell'equità. Cioè: è possibile cercare una strada corretta e adeguata per migliorare la qualità, che non alteri l'equità dell'accesso ai servizi. Ho l'impressione che la libertà di scelta non aiuti ad andare in questa direzione, perché uno dei rischi di accesso equo a molte funzioni tradizionalmente pubbliche, non solo quella dell'istruzione, ma anche quella della previdenza e della sanità, ha una propria forza nel carattere universalistico e nel ridurre i rischi di segmentazione fra individui appartenenti a gruppi socioeconomici diversi. Penso proprio che la concessione del buono scuola (ma potremmo anche trovare altre formule di buono in altri servizi) oppure l'attacco al sistema pubblico della previdenza o della sanità vadano proprio in questa direzione: riducono cioè, il grado di equità di accesso, perché proprio la segmentazione che si determina nella società lo impedisce.
La facoltà di scelta relativa al buono scuola potrebbe indurre a sottovalutare il carattere complesso dello svantaggio individuale.
Introduciamo un moltiplicatore di ingiustizia: lo svantaggio individuale non trova, da questa soluzione, una soluzione adeguata.
Anche in tema di politiche per gli anziani (e quindi non solo previdenza, sanità o scuola) si potrebbe pensare al "buono". La tentazione di utilizzare i bonus è un meccanismo applicabile anche in altri settori, e può creare forti danni.
Ho cercato quindi di dimostrare che la libertà di scelta mentre non incide sulla ricerca di maggiore qualità, come qualcuno invece sostiene potrebbe incidere negativamente nell'impianto dell'equità dell'accesso ad alcuni servizi generali, come l'istruzione, la previdenza, la sanità gli anziani e, forse, anche la casa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Tapparo.
Non essendovi altri interventi. indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla) mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 511.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 Consiglieri votanti 27 Consiglieri ha risposto Sì 1 Consigliere hanno risposto NO 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 512 presentato dal Consigliere Chiezzi (e connesso emendamento rubricato n. 515): all'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte garantisce la fornitura di adeguati supporti alle attività di orientamento scolastico".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Con questo emendamento continuiamo questo tentativo di non discriminare le scuole pubbliche. Viceversa questa legge continua ad aver scritto in s una scelta ideologica di uno dei tanti modi di concepire la cultura e l'istruzione. Sentite cosa c'é scritto su questo documento dell'Ufficio Diocesano: "Si deve insistere sul valore di scelta che implica l'esistenza di scuole di ispirazione cristiana, perché l'esempio è sufficiente per attestare questo diritto. L'esempio è sufficiente per attestare il diritto di tutti alla scelta della scuola. Se un milione di famiglie sceglie le scuole cattoliche, dalla materna alle superiori, ciò vuol dire che tale diritto appartiene non soltanto ad esse, ma a tutti, anche ai sei o sette milioni di famiglie che oggi non scelgono la scuola cattolica. Non scelgono, ma hanno il diritto anche loro di scegliere. Ma possono scegliere? Se non possono scegliere perché le condizioni economiche non lo consentono, allora il loro diritto non viene difeso. Non esiste. Lo stato che c'è per garantire la concreta applicazione del diritto non lo garantisce. Per garantirlo, dovrebbe estendere a tutte le famiglie la possibilità di frequentare le scuole non statali. Non lo fa perché le scuole non statali invece costano, e tali famiglie non possono sostenere questo costo. Lo Stato non dà alle famiglie questa possibilità, che è la sola e la vera in cui consista la scelta. Comprendiamo questo ragionamento? Non significa certamente che tutti poi scelgano la scuola non statale, anzi molti non la sceglieranno. Tuttavia, anche chi poi non la sceglierà avrà avuto il diritto di scelta. Oggi questo diritto non lo ha.
Si deve dunque riaffermare il principio che lo Stato deve poter garantire ad ogni famiglia in modo pregiudiziale il diritto concreto ed effettivo di esercitale la possibilità di scelta della scuola statale o non statale, ma basata su una progettualità delle singole istituzioni. Infatti, come dicevamo nel capitolo 4), dato che ogni istituto ha l'obbligo di darsi almeno sulla carta, un progetto educativo proprio, non è affatto impossibile che ogni scuola si doti di un indirizzo educativo visibile e condivisibile da parte delle famiglie. Certamente anche le scuole statali come è mostrato per esempio da non pochi casi di scuole dell'obbligo, dove più forte è stato in questi anni lo sforzo di progettualità fra i docenti".
Meditiamo, colleghi, su questo testo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ancora una volta viene introdotto il tema dell'orientamento scolastico che è sempre tenuto in ombra. Le ricordo, Assessore Leo, che si tratta di un tema importante, che nel corso degli anni ha sempre più perso rilievo ed efficacia. Storicamente vi erano due forme di orientamento: quello scolastico e quello professionale.
L'orientamento potrebbe certamente ridurre la sua efficacia se noi, in qualche modo, dessimo all'istruzione un valore di bene generale associativo, universale. Su questo carattere, siccome lei è molto sensibile alle tematiche degli "ultimi", se forziamo sul problema dei costi, sulla loro razionalizzazione e sulla minimizzazione, sulla liberta di scelta e sulla qualità, rischiamo di scremare, in qualche modo, dall'universo che accede alla formazioni, quelli che sono più difficili da gestire i portatori in qualche modo di difficoltà, perché certamente sono più costosi, stanno con maggiore difficoltà in strutture coinvolte da competizione, e la libertà di scelta potrebbe colpirli in qualche maniera.
Tra l'altro, vorrei citare che in Olanda - patria per eccellenza dei buoni (bonus) - nell'effettuare l'operazione generale di introduzione dei bonus, si sono accorti di come si siano determinate delle difficoltà, che sono state determinate dal meccanismo che ha portato a una forma di selezione dei beneficiari. In sostanza, i più deboli, con un meccanismo esaltato di bonus, sono rimasti "pizzicati" negativamente.
Ovviamente dico questo perché, anche se passa la politica dei buoni scuola, ci sia attenzione anche a questo aspetto. Ma per adesso - poi dal documento che ci leggerà l'Assessore Leo e da altri documenti l'ambizione delle scuole confessionali emerge che è quella di allargare il loro ambito: oggi, salvandosi dalla difficoltà momentanea che tali scuole hanno, quindi non perdendo allievi; domani, aprendo e allargando lo spettro di interventi per avere un'incidenza percentuale maggiore - ho l'impressione che trattandosi ancora di numeri relativamente piccoli, le categorie deboli non si spalmino in modo omogeneo su tutta la scuola. Sarà ancora la scuola pubblica a dover assorbire le categorie con maggiore difficoltà. Ma se oggi è così, domani l'introduzione generalizzata del bonus (buono scuola) andrà guardata con attenzione. Cito l'esperienza del Piano Decker, in Olanda che utilizza in modo diffuso il bonus. Se guardiamo a quell'esperienza forse sarebbe il caso di fare degli studi, dei seminari; magari sarebbe il caso di far fare dei seminari alle illustri collaboratrici che lei ha, che la seguono e vigilano su di lei, qualche volta mettendole anche una mano sulla testa. Si potrebbero studiare, per esempio, i limiti che l'utilizzo dei buoni, in atto da tempo in Olanda con il Piano Decker, ha determinato a causa delle difficoltà che si sono avute nella selezione dei beneficiari.
Se non stiamo attenti, rischiamo di creare delle distorsioni e di colpire gli ultimi in un meccanismo che punta alla qualità. In un meccanismo che punta alla libertà di scelta, rischiamo di colpire l'equità dello strumento, per cui mi raccomando a lei, Assessore, magari alla sua struttura assessorile, per pensare anche all'attivazione di una forma seminariale di studio dell'esperienza europea riguardo ai buoni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Come ha appena provato ad illustrare il Consigliere Tapparo l'orientamento scolastico è una delle questioni fondamentali per quanto riguarda la formazione dei cittadini italiani e piemontesi.
Questo tema sicuramente non sarà risolvibile con questo tipo di proposta che ci arriva dall'Assessore Leo e dalla maggioranza. Com'è stato ripetutamente detto, il testo di legge vorrebbe favorire la libertà di scelta educativa partendo dal principio in base al quale tale scelta è condizionata, ma punta solo in una direzione, ovvero quella di una scuola di indirizzo confessionale principalmente cattolico.
Abbiamo già fatto osservare come, cambiando la situazione, potrebbero cambiare le condizioni e anche l'eventuale offerta sul cosiddetto mercato di scuole confessionali anche di altre forme religiose; ma non è questo il problema. Il problema è che quello che si tenta di far passare come possibilità di scelta, in realtà non lo è. Noi sosteniamo che il principio dei buoni scuola non andrà a risolvere i problemi che quotidianamente si verificano in ambito formativo scolastico. Uno di questi è appunto il problema dell'orientamento scolastico e delle scelte, che condizioneranno il futuro dei ragazzi: una scelta di un certo tipo piuttosto che un'altra determinerà la fortuna o meno anche nel campo della realizzazione dal punto di vista del lavoro.
Noi sosteniamo che questo tipo di dispositivo previsto dall'Assessore non andrà ad aiutare questo momento così delicato nella vita di ogni ragazzo ed ancora meno aiuterà quei ragazzi che dovranno svolgere questa scelta, i quali, tra l'altro, appartengono a categorie deboli e con difficoltà.
Quindi, è chiaro che sosteniamo questo emendamento rispetto ad una proposta di legge che non condividiamo.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 512.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 25 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame degli emendamenti modificativi del comma 1.
Emendamento rubricato n. 605 presentato dal Consigliere Tapparo: all'articolo 1, al comma 1 aggiungere dopo le parole "Regione Piemonte" la parola "non".
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea;ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Credo che la parola "non", non sia provocatoria, ma tenti di esprimere il reale senso della proposta. Abbiamo già detto in altre fasi del dibattito che c'era una contraddizione tra le affermazioni generali e i contenuti reali e specifici della legge stessa. Il "non" dice esattamente che questa legge nei fatti non garantisce, perché non ha come scopo quello di garantire a tutti, ma fa una selezione e delle scelte che vanno esattamente in contrasto ed in contraddizione con la necessità di sostenere il diritto allo studio di tutti.
Mi pare che, in questo, l'emendamento sia preciso e sia una sorta di tentativo di dire la verità. Il reale contenuto della legge emergerebbe se questo emendamento venisse approvato e sarebbe chiara la reale intenzione di questo provvedimento: cioè quella di non sostenere il diritto allo studio, bensì di favorire una parte dei cittadini del Piemonte e una parte delle scuole del Piemonte.
Da questo punto di vista credo che l'emendamento abbia un suo senso ed un suo significato e dovrebbe essere votato soprattutto da coloro che sostengono la legge, perché votando quell'emendamento, chi sostiene la legge ammetterebbe che questa è l'intenzione che si ha. Facciamo una legge che per lo meno sia chiara nei suoi intenti e nei suoi contenuti! E' per questo motivo che ritengo che l'emendamento non abbia nulla di provocatorio; anzi è un emendamento che va accolto ed inserito in legge proprio per darle questo tipo di coerenza che attualmente non ha, in quanto ripeto - oggi c'è una contraddizione forte tra le dichiarazioni di principio ed i presupposti con cui vengono spiegati i contenuti della legge stessa.
Invito dunque i sostenitori di questa legge a l'emendamento per portare chiarezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Morioni; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Mi sembra che questo emendamento sia chiarissimo ed è uno dei motivi dei nostri interventi e della nostra discussione.
Riteniamo che per la Regione Piemonte non sia prioritario tutelare quello che viene definito un diritto di scelta. Tra l'altro bisognerebbe discutere che cosa significa diritto di scelta, come si esplica e tra quali opzioni si può manifestare una scelta.
Il discorso di base è questo: è un diritto di scelta quello di optare per una scuola privata, ad esempio di indirizzo cattolico? In questo caso il diritto di scelta è un diritto costituzionale o non è, invece, un diritto costituzionale il diritto allo studio, quindi alla formazione dei ragazzi e dei cittadini? Noi riteniamo, anche confortati dalla Costituzione stessa, che il diritto fondamentale da garantire a tutti i cittadini sia quello della formazione, e non il diritto di scegliere tra scuole diverse, ancorché con ruolo e status diversi. Il diritto alla scelta viene garantito nel momento in cui nulla ostacola il fatto che possano sorgere delle scuole professionali di diverso indirizzo. Nulla ostacola la scelta che viene effettuata liberamente dai cittadini di servirsi di una scuola piuttosto che un'altra. Questo diritto c'è ed è previsto e garantito dalle leggi italiane. Quindi, riteniamo che il percorso più corretto sia quello di accettare questo emendamento e dare una legge alla Regione Piemonte che rispecchi i veri interessi di tutti i cittadini, e non solo di una parte degli stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Annuncio il voto contrario all'emendamento, perché sostenere la legge in questione comporta un triplice beneficio. La famiglia che sceglie di inviare il proprio figlio alla scuola non statale paga le tasse, e contribuisce al mantenimento della scuola pubblica.
Tra l'altro, inviando il figlio nella scuola non statale, consente un risparmio pro-capite di almeno 7 milioni di vecchie lire, che va a beneficio della comunità nazionale e scolastica. Contribuendo infine a mantenere la struttura della scuola non statale, eroga fondi per l'organizzazione che, a sua volta, spende e paga le tasse. Quindi, ancora una volta si ripropone un circolo virtuoso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ho cercato in precedenza di dimostrare la debolezza delle tesi che adesso, con un triplo salto mortale con avvitamento, il collega ha illustrato. Io non credo che quelli detti siano punti di forza, ma punti di debolezza.
Ho portato l'esempio sulla previdenza, sulla scuola e sulla sanità, ma in certi Paesi si va a privatizzare le carceri. I fenomeni che stanno emergendo in questa logica, quasi di libera scelta degli Stati di scegliere l'una o l'altra soluzione, è la riduzione di tutti i programmi di recupero dei carcerati, con la conseguente crescita delle tensioni nelle carceri stesse.
Certamente i costi si sono ridotti, ma un amministratore non deve avere una pura visione ragionieristica del problema; deve avere una visione anche degli effetti indotti e generali. Prima - ovviamente parlando per ricordarlo a me stesso, perché non pretendo che i colleghi mi stiano ad ascoltare - citavo il piano olandese, che usa proprio all'estremo la libertà di scelta (ripeto, non solo per quanto riguarda l'istruzione con i bonus). Oggi in quel Paese stanno riflettendo, perché ci sono degli effetti indotti e degli effetti indiretti indesiderati, perché ovviamente anche senza che chi usa il buono sia un'anima malvagia, che non tiene conto di niente.
Ci si rende conto che ad aspetti economici magari vantaggiosi, se ne frappongono altri critici che possono intaccare i principi di equità, che sono i principi generali di un ordinamento che, per noi, sono contenuti nella Carta Costituzionale.
Quindi, in qualche modo, quello che state introducendo e che io, con questo piccolo emendamento, cerco di arrestare, è che non avete predisposto un modello, se non quello di soddisfare un'esigenza delle scuole confessionali che vedevano ridursi i loro allievi, e con questi volete creare una forma di controtendenza. E' una forma di controtendenza che per non si limita lì, perché nell'ambizione dell'operazione in corso c'è anche quello di dare un respiro più ampio. E' contro quel respiro più ampio che dico che se fatta in quella forma, si devono studiare delle modalità attuative.
Voi scremate il mercato dell'accesso alla scuola a danno dei più deboli, lasciando in difficoltà coloro che sono più costosi da tenere nel circuito scolastico (ad esempio, i portatori di handicap anche intellettivo) e di tutta una serie di aspetti di cui ci si dovrà fare carico.
Avviene un po' come nella sanità, che ha un doppio binario pubblico privato, dove il privato si tiene la parte alta del panettone, mentre la parte bassa la deve mangiare il pubblico. Basti pensare che il sistema dei Pronto Soccorso è pubblico, perché il privato non lo vuole, in quanto ha delle spese connesse per tenere una struttura di quel tipo che non è un affare.
Per cui nel processo di ampliamento della privatizzazione della sanità si lasciano sempre a carico del pubblico le cose complesse ed onerose che non danno risultati soddisfacenti alla ricerca del profitto del privato. E' questo il senso del mio emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Condivido questo emendamento che ha un'ispirazione di uguaglianza e priorità della funzione della scuola statale pubblica rispetto ad altre scuole di varia impostazione ideologica, confessionale o altro.
Viceversa ci sono altri ragionamenti che vengono proposti, come quelli contenuti nel documento che sto leggendo, e che invitano ad una riflessione non superficiale.
Qui siamo all'inizio del capitolo 9, che ha per titolo "La parità è libertà - anche per chi per chi sostiene la scuola statale".
"E' frequente incontrare delle affermazioni di libertà, sicuramente legittime, ma che hanno questo limite. Esse, nel rivendicare un diritto da difendere o da conquistare, mirano ad escludere tutto ciò che non sembra coincidere con ciò che viene rivendicato.
Si tratta insomma di una visione puramente contrappositiva, sia come paura che nel concedere anche il diritto di ciò che è diverso da sé, venga messo in pericolo quello che si rivendica per sé.
Ciò dipende dal fatto che tale rivendicazione di libertà è unilaterale cioè incapace di vera universalità. L'universalità è invece inclusiva. Noi sosteniamo questa concezione della libertà. Una libertà che sia capace, in quanto universale, di includere nella propria anche quella degli altri.
Oggi la difesa dei diritti di chi frequenta la scuola gestita dallo Stato, consiste nel negare la pienezza dei diritti di quanti scelgono la scuola non statale.
E' vero, molti cittadini sostengono che non solo sia utile, ma anzi preferibile che i propri figli frequentino scuole il cui carattere rispecchi quello composito e, in un certo senso, casuale della società nel nostro tempo. Scuole la cui ispirazione non proviene da un'istanza religiosa, ma dall'istanza che suol definirsi laica".
E con l'ingresso di questa parola nel testo, sospendo la lettura per una nuova meditazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore Leo, voglio riprendere un ragionamento che ho interrotto nell'intervento precedente, per dire che, se il quadro è questo, allora la formazione professionale incomincia ad assumere una valenza diversa.
Rispetto "all'obbligo formativo fino a 18 anni", la cosa auspicabile sarebbe stata quella del biennio "14-16". Lo dico perché so che lei, almeno in virtù del suo passato, nell'ambito del tavolo aperto con il Ministero poi mi sveli la questione delle sole sette Regioni presenti, se è un atto volontario di adesione o se è una scrematura pregiudiziale che il Governo ha fatto...



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

L'abbiamo deciso noi.



CONTU Mario

Bene, l'avete deciso voi: il tavolo permanente è costituito da sette Regioni.
Capisce allora che la questione delle qualifiche, nel contesto europeo e a livello nazionale, diventa fondamentale? Non è possibile che un tornitore venga formato e abbia un attestato di qualifica con 800 ore di corso, a Canicattì, mentre a Pinerolo abbia lo stesso attestato di qualifica con 2400 ore di corso più un anno integrativo! Questo apre una questione irrisolta su chi debba finanziare la formazione professionale.
Vogliamo fare un salto - come da tempo si sostiene - verso l'Europa? Si affermi un principio: la formazione professionale la pagano i datori di lavoro! Questo è il dato comune a livello europeo: sulla formazione professionale e sui costi della formazione intervengano direttamente i beneficiari dell'intervento che lo Stato attua; è chiaro, ponendo dei limiti e con attenzione, ma questa è un'opzione rispetto alla quale il Governo non ha mai fatto delle scelte.
Quindi: standard delle qualifiche, omogeneizzazione degli stessi profili in ambito nazionale ed europeo e definizione di un percorso certo per cui, esaurito il biennio integrato (scuola di Stato e formazione), si possa decisamente operare dopo il sedicesimo anno di età, sino al diciottesimo anno, nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro.
Questo, che è uno schema coerente, consente ai giovani di avere tutte le opportunità: attraverso il biennio, le passerelle tra un percorso formativo e l'altro, dentro la scuola di Stato, e, dopo il sedicesimo anno di età, la possibilità della formazione in alternanza scuola-lavoro, per quelli che hanno scelto il percorso lavorativo.
Ritengo che, al di là della portata della legge 53 (la legge delega) tutta la questione relativa al doppio canale formativo vada riaperta a quel tavolo con il Ministro.
La formazione professionale, sulla quale si erano raggiunti punti di eccellenza nel primo livello di intervento, che era quello della fascia post-obbligo, soprattutto nel Nord Italia, ha caratteri di disomogeneità rispetto al resto del Paese e, soprattutto, ha modificato i propri connotati nella caratteristica degli enti.
La formazione professionale, infatti, non è più prerogativa degli enti storici, quelli che, tradizionalmente, accreditati attraverso la legge 78/2000, col riconoscimento di enti morali, hanno avuto l'autorizzazione ad accedere alla titolarità dei corsi di formazione professionale. Con le leggi intervenute, a legge quadro non modificata, le Regioni hanno incominciato a legiferare dimenticando quella legge quadro, e aprendo un autentico ginepraio, quasi inestricabile, tanto che la Regione Piemonte con la legge 63 del 1995, una legge che vede come proponitore proprio il Governo dell'allora centrosinistra della Regione, apre la formazione professionale al mercato. Apre, consentendo a una miriade di enti, di nuova formazione, di intervenire sul mercato della formazione professionale perché la formazione professionale - lì sì - prima ancora che la scuola, è il mercato e i saperi si vanno ad acquistare come si acquistano le merci attraverso quei soggetti erogatori che nel rapporto standard di qualità accreditamento, ma anche economicità dell'intervento, competono per avere la titolarità dei corsi.
Questa è un'autentica giungla. Gli enti hanno modificato la loro connotazione, si sono modificati i profili professionali del personale, il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale resta sullo sfondo anzi molti sono diventati collaboratori a partita IVA e dovrebbero essere quelli che gestiranno la formazione professionale. Occorre investire in formazione, ma, soprattutto, in formazione di quel personale che dovrebbe andare ad operare proprio sui corsi di primo livello, perché quel patrimonio professionale e di competenze noi lo abbiamo perso in nome della concorrenza e del fatto che, di fronte all'entità dei costi contrattuali bisognava operare altre scelte.
Questo è il quadro attuale della formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo, per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, con questo emendamento voglio rendere aperta la possibilità di utilizzare questo strumento e non rigida e inevitabile lasciando in mano una nostra valutazione permenente. Certamente questo governo, con il segno politico che ha, con la maggioranza che lo esprime utilizzerà questo strumento, ma lasci almeno, in qualche modo, un percorso libero.
Brevemente, in aggiunta alle mie precedenti considerazioni sul rapporto non sempre felice tra libera scelta, buono e risposta a tutte le esigenze del mondo scolastico (anche quello più in difficoltà, quindi alla tutela del principio di equità). Mi pare - ma anche questo lo traggo da approfondimenti che ho potuto fare sul tema dei bonus in vari campi compreso quello scolastico, relativo alla cosiddetta libertà di scelta che non sempre la libertà di scelta è collegata ad un'inevitabile crescita della qualità e dell'eccellenza; a volte, la libertà di scelta crea segmenti e divisioni nei servizi - in questo caso quello scolastico - e porta a logiche di nicchia, a limare sui costi e quindi a ridurre le possibilità di espansione della qualità e dell'eccellenza che si possono trovare.
A conclusione di questo mio breve intervento, collegare quanto avevo detto in precedenza - ho ricordato il Piano olandese, che oggi presenta secondo gli stessi attuatori, delle difficoltà - per ribadire che la libertà di scelta, di per sé, non è una creatrice di qualità e di eccellenza, anzi in certi casi la fa regredire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea, per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non si tratta di una vera e propria dichiarazione di voto, ma di un invito che rivolgo a lei, Presidente. Nella votazione precedente tra i Consiglieri che sostengono il provvedimento erano presenti in 25, di cui 22 della maggioranza. Questo è avvenuto in un contesto in cui una parte dei votanti era sparsa per l'Aula.
Bisognerebbe verificare che chi vota sia effettivamente presente al momento del voto. Non abbiamo chiesto in quel momento una verifica, per visto che i numeri sono stati quelli, mi raccomando affinché chi vota sia presente in aula.



PRESIDENTE

un richiamo che ho già fatto in fase di votazione.



PAPANDREA Rocco

Nella precedente votazione è successo che qualcuno ha detto: "Vota per me".



PRESIDENTE

Ha ragione, ed è un richiamo che ho già formulato durante la precedente votazione.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
605.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 26 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 604 presentato dai Consiglieri Tapparo e Papandrea: all'articolo 1, comma 1 sostituire "garantisce" con "può garantire".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Sarò breve, anche per essere di ausilio ai colleghi, perché a volte questi emendamenti possono apparire un po' criptici non seguendo sempre il filo del discorso.
In sostanza, si rende aperta la soluzione alla possibilità di attuarlo o meno, a seconda dei periodi. Se, come auspico, nella prossima legislatura il centrosinistra sarà al governo di questa Regione potrebbe anche decidere di non utilizzare lo strumento, che, come dicevo non è risolutivo del problema della scuola, ma risolve un problema particolare.



PRESIDENTE

Il Consigliere Contu rinuncia al proprio intervento.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
604.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 27 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
La seduta riprenderà alle ore 15.00, mentre la Conferenza dei Capigruppo è prevista alle ore 17.30. Raccomando la massima puntualità.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.06)



< torna indietro