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Dettaglio seduta n.349 del 16/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 00.11)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Botta Franco, D'Ambrosio Dutto, Ferrero, Mercurio, Pichetto Fratin, Racchelli, Rossi Giacomo Vaglio, Valvo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 3) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso presentati.
Emendamento rubricato n. 226 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea Chiezzi (e connesso emendamento rubricato n. 227): E' inserito il comma 0.1.
"La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per la manutenzione delle aree verdi delle scuole statali di ogni ordine e grado".
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, come atto di buona volontà unilaterale, ritiro gli emendamenti rubricati n. 226 e n. 227.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 226 e n. 227 sono ritirati dal proponente.
Emendamento rubricato n. 205 presentato dai Consiglieri Papandrea Contu e Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati n. 207, n. 419, n. 206 e n. 208): inserito il comma 0.1.
"La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per permettere agli studenti disabili l'accessibilità all'edificio nella piena attuazione della legge 104/1994".
La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, ritiro questi emendamenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Contu ritira l'emendamento rubricato n. 205 e i connessi emendamenti rubricati n. 207, n. 419, n. 206 e n. 208.
Emendamento rubricato n. 204 presentato dai Consiglieri Papandrea Contu e Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati n. 210, n. 212 e n. 211): inserito il comma 0.1.
"La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per permettere l'integrazione e la conoscenza tra identità culturali diverse o minoritarie".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Presidente, ho fatto un gesto di buona volontà, pertanto mi aspetterei che l'Assessore Leo ci aiutasse a rendere più credibile la discussione di merito provando ad interloquire sulla delicata questione dell'integrazione delle diverse culture.
Sono rimasto impressionato, partecipando ad un dibattito televisivo sul tema della sicurezza e clandestinità, dalla posizione espressa da un rappresentante del centrodestra, il Consigliere Comunale Ventriglia.
La cosa che mi ha impressionato non è stata la posizione, abbastanza nota dei partecipanti, ma il tenore delle telefonate pervenute in studio in quanto tutte vertevano su un filo conduttore unico. Devo dire che l'età di chi telefonava rappresentava un fattore fondamentale, in quanto erano soprattutto persone anziane che con una equazione molto semplice accomunavano la propria insicurezza alla presenza di una forte comunità di extracomunitari che per loro significavano pericolo di scippo, di borseggio, sporcizia nella città, furto nelle auto in prossimità dei parcheggi, e via di questo passo.
Assessore Leo, riflettendo su questo aspetto, devo dire che non possiamo permetterci di alimentare questa spirale perversa, cioè che le ragioni di un disagio e di un senso di insicurezza delle persone possa essere - mi appello, Assessore, alla sua onestà intellettuale - alimentato dalle forze politiche e dal coordinatore regionale di Forza Italia.
Chiudendo il dibattito, mi sono permesso di replicare in questo modo.
Assessore Leo, non so quanti anni abbia. Ne ha cinquanta. Anch'io ne ho cinquanta, anche se mi sento molto più giovane, però andiamo verso una età rispetto alla quale non è assolutamente garantito che i nostri figli svolgeranno quei lavori di cura che venivano svolti in una famiglia patriarcale di origine calabrese per una sorta di riconoscenza, nei confronti dei genitori anziani. Ho invitato a fare questa riflessione. Oggi mediamente nelle famiglie afflitte dal problema di come aiutare i propri vecchi, escludendo la scelta della casa di cura, a trascorrere la vecchiaia nel proprio ambiente e nella propria casa, si assiste...
Presidente, è terminato il tempo a mia disposizione, continuer l'intervento dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Proseguo nell'argomentare leggendo il testo già citato.
"Non c'è dubbio 'Carta dei servizi e progetto educativo' rispecchiano quelle peculiarità organizzative e di ordine educativo che rendono ogni scuola una realtà autonoma, ma dobbiamo limitarci a constatare che ogni scuola è peculiare e diversa o questo ci induce a pensare che la spinta ad esprimere la propria identità, giunta dal Ministero oltre a rappresentare una necessaria trasparenza tra i contraenti il patto dell'azione educativa significhi riconoscere che ogni famiglia compie una scelta? Insomma, l'autonomia ce l'ha solo la scuola in quanto istituzione o la possiede la scuola nel suo specifico servizio formativo? La distinzione è importante. Perché nel primo caso la scuola è un ente che esiste indipendentemente dalla volontà della famiglia prima e sopra e fuori di essa. Nel secondo caso, la scuola include già. e sempre, anche le volontà delle famiglie, perché l'istruzione e l'educazione come servizio non possono prescindere da quella.
Noi crediamo in questa seconda interpretazione, cioè che l'autonomia rappresenti un importante riconoscimento del ruolo attivo della famiglia nella scelta del servizio scolastico. Dato che la competenza specifica nell'espletamento di tale servizio non è della famiglia, perché appartiene alla componente dirigente e docente della scuola quale oltre ruolo attivo può avere la famiglia se non quello della scelta della scuola stessa?" Qui termina il capitolo quarto e qui termino il mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Questi emendamenti sono stati accorpati e sono rivolti ai problemi che stanno vivendo realmente e realisticamente molte scuole del Piemonte. Noi conosciamo il fenomeno dell'immigrazione nella nostra regione. Sappiamo che in alcune zone c'è un' immigrazione che rappresenta culture molto diverse tra loro. In alcune valli del Cuneese, e parte delle valli del Pinerolese esiste da un lato una corrente migratoria proveniente dalla Cina e dall'altro una corrente migratoria proveniente dai paesi dell'est europeo.
In particolare le attività sciistiche invernali hanno portato ad esempio alla nascita di una comunità di rumeni che vivono nella zona di Pragelato.
Si parla di una quarantina di ragazzi che frequentano le scuole elementari nel comune di Pragelato. Queste correnti migratorie hanno inevitabilmente e loro malgrado, creato dei problemi, nel senso che abbiamo dei bambini che frequentano le scuole elementari o medie inferiori i quali arrivano nelle nostre aule scolastiche e non sanno nemmeno una parola di italiano. Questi bambini si devono confrontare con i compagni, ma non riescono a comunicare cosa più grave non riescono a comunicare e capire cosa dicono gli insegnanti. Così si creano problemi di comunicazione e di gestione della classe. Dagli ambienti scolastici arrivano delle segnalazioni di problematicità relative a queste situazioni, nota a chiunque abbia effettuato un minimo di indagine sul fenomeno. Conosciuta, anche perché se ne sono occupati in maniera diffusa gli organi di stampa.
Di fronte a questa situazione, gli emendamenti presentati chiedono, se ci sono delle risorse pubbliche disponibili che le stesse vengano utilizzate per risolvere un problema concreto, contingente e presente nella scuola pubblica. Penso che affrontare il problema utilizzando risorse pubbliche per uno scopo pubblico abbia senz'altro una finalità che non possa essere ignorata; finalità che un'istituzione come la Regione Piemonte non può ignorare a favore invece di impegni che, come si è detto, prevedono sostegno alla scuola privata.
Penso che sostenere questo emendamento sia una scelta più che corretta da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Le società veramente evolute sono di tipo multietnico. Esaminando le correnti della storia vediamo come i progressi siano sempre derivanti da una commistione di diverse culture e diverse conoscenze. Mi piace ricordare che la parola tedesca "cultur" ha un doppio significato, ovvero indica cultura e civiltà. L'incontro di diverse civiltà crea una situazione di maggiore conoscenza e di allargamento dei saperi e degli orizzonti. Anche questo è un termine di libertà sicuramente non da poco.
una opportunità che, laddove si voglia cogliere, effettivamente pu dare un segnale di progresso per quello che riguarda la nostra regione.
D'altra parte, non è una considerazione espressa solo da noi, i nostri stessi imprenditori dicono che abbiamo bisogno di moltissimi lavoratori immigrati. Non si può pensare che abbiamo bisogno solo di braccia, perch arrivano delle persone. Pertanto dobbiamo pensare alla loro accoglienza. Il fatto che la commistione delle culture sia una necessità ci viene insegnato anche dalla biologia. I matrimoni, ad esempio, fra consanguinei sono un disastro e le società chiuse sono quelle che favoriscono la segregazione dei geni recessivi che sono quelli che determinano più facilmente le malattie; mentre, al contrario, la biodiversità è il meccanismo che fa crescere sicuramente dei soggetti più forti e più validi complessivamente.
Voglio ricordare che la vecchia dizione "sangue blu" data per i nobili, stava ad indicare la maggiore incidenza nelle famiglie dei nobili che avevano l'attitudine a sposarsi tra di loro, di avere più malattie genetiche, fra cui la famosa tetralogia di Fallot che determinava una commistione del sangue arterioso con il sangue venoso, per cui il sangue dei nobili era prevalentemente blu, perché c'era questo tipo di commistione, ma era un elemento di debolezza e non di forza. La biodiversità sicuramente ci porta ricchezza.
La domanda, che dal punto di vista democratico, dobbiamo porci è la seguente: vogliamo arrivare ad un livello di integrazione, oppure vogliamo continuare un meccanismo di segregazione? Si può fare, con molta ipocrisia quello che fanno molti imprenditori e che sembra che gran parte del centrodestra abbia sposato, cioè da un lato prendere i lavoratori immigrati, dall'altro, attraverso il meccanismo della segregazione costruire un meccanismo di divisione sociale. Per cui questi lavoratori vengono riservati ai cosiddetti lavori delle tre D (dirty, dangerous difficult), cioè i lavori sporchi, pericolosi e difficili, con una quarta D che si aggiunge sempre che sono i lavori dime, cioè quelli da quattro soldi, dime è una parola inglese che significa soldino, persone che lavorano veramente per pochi soldi, nel senso che il meccanismo della segregazione sociale è un meccanismo che consente, di fatto, di avere sempre in qualche modo dei livelli salariali più bassi e consentire a queste persone soltanto di essere delle braccia da lavoro e non dei soggetti sociali.
La sanità che ci ha proposto il centrodestra è la sanità delle tre T: delle tasse, dei tagli e dei ticket e poi se ne è aggiunta una quarta che è quelle delle tangenti.
Assessore, che tipo di scelta facciamo? Una scelta di tipo democratico che vuole che questi immigrati diventino dei soggetti sociali, oppure vogliamo continuare un meccanismo di segregazione sociale accettando le loro braccia, ma non i loro cervelli e la loro cultura?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Il Consigliere Riggio nel suo intervento ha rivelato una cosa che non sapevo, ha sfatato un mito, non pensavo alla definizione di "sangue blu" che ha illustrato il Consigliere Riggio, mi sento rivalutato: che fortuna avere il sangue rosso, anche se i nostri reali di sangue blu non hanno fatto delle belle figure.
Torniamo all'argomento in oggetto. Leggendo le statistiche sugli stranieri vediamo che tra il '97 e il '98 vi erano circa seimila ragazzi iscritti alle scuole che vanno dalle materne alle superiori; nel 2001 erano circa quindicimila, nel 2001-2002 diciannovemila e nel 2002-2003 superavano i ventimila.
In Piemonte, a seconda dei settori, la percentuale di stranieri varia dall'8% al 10%: in Italia ci sono circa duecentotrentamila studenti stranieri, così come vengono definiti.
Da questi numeri si deduce che in Piemonte ci sono circa sessantamila studenti stranieri, dalle materne alle superiori. Con il termine "stranieri" si intende gli studenti di qualsiasi provenienza mondiale.
evidente che con questa progressione dobbiamo pensare ad una politica di integrazione e la scuola diventa elemento fondamentale per la conoscenza della cultura europea che non vuol dire una tentazione egemonica di una cultura sopra l'altra, ma di una integrazione di esperienze e culture diverse. La scuola diventa anche elemento fondamentale per avvicinare le donne straniere alla società occidentale o europea.
Alcuni esempi sono presenti a Torino in particolare, ci sono dei progetti pilota a San Salvario, il cosiddetto "Tappeto Volante", oppure "Provaci ancora Sam" a Porta Palazzo. Abbiamo un esempio di integrazione che prova a rispondere a questa necessità.
D'altronde, insieme al grafico crescente della presenza di studenti stranieri, abbiamo una proiezione della forza lavoro: a fronte di due persone che escono dal mondo del lavoro vi è l'ingresso di ragazzi di diciotto anni. Questi due grafici, insieme all'aumento della presenza studenti stranieri che sono, come dicevo, circa 23 mila rispetto ai 230 mila nazionale, danno l'idea di qual è il problema.
L'Assessore Cotto conosce bene le problematiche: solo il 10% di una parte delle risorse della legge n.49, parliamo di poche decine di migliaia di euro, a Torino vuol dire 87 mila euro, deve rispondere a tutte queste questioni.
Non ci può essere egemonia culturale verso queste persone; la scuola non può essere né l'organizzazione di un'impresa né un'opera assistenziale né un "babysitteraggio" - mi richiamo all'articolo di Barbiellini Amidei ma non può neppure essere usata per campagna elettorale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io credo che un provvedimento sulla scuola dovrebbe avere motivazioni più approfondite rispetto alla dinamica della popolazione, cioè di coloro che fruiscono del servizio scolastico. Come ho detto in altri interventi, il problema della riduzione degli studenti è più generale.
All'interno di questa riduzione vi è una profonda modifica delle caratteristiche dei nuovi giovani.
Vi è una parte crescente di popolazione che è di origine straniera immigrati extracomunitari provenienti da paesi africani e asiatici, e questo crea una sfida notevolissima al sistema dell'istruzione: siamo un Paese che non ha questo tipo di esperienza, l'immigrazione a cui eravamo abituati a confrontarci era interna.
In passato c'è stata una forte immigrazione dal sud Italia verso il nord; attualmente il fenomeno è diverso e molto più vasto. Finché si trattava di persone provenienti da una parte del Paese era evidente l'esercizio del diritto all'istruzione, si ricorreva alla scuola pubblica come punto di riferimento, con una serie di problemi, ma di natura più semplice.
Oggi, invece, abbiamo problemi linguistici molto più complessi e anche una serie di problemi rispetto alla possibilità dei figli degli immigrati di frequentare la scuola. Queste considerazioni dovrebbero far aumentare l'attenzione alla scuola pubblica, come struttura unitaria, che è quella sicuramente più in grado di rispondere a questa esigenza. A meno che non si punti ad avere solo scuole confessionali finanziate italiane, ma anche a favorire un altro modello. Quindi suggerire a queste popolazioni di attivarsi per creare dei propri istituti scolastici di formazione. Credo che questa sia una scelta molto negativa, perché creerebbe certamente una pluralità di scuole ma in ognuna di queste la pluralità culturale non esisterebbe. Se invece pensiamo alla necessità di fornire una scuola che sia un modello di integrazione, allora le scelte dovrebbero essere opposte a quelle che ci vengono proposte dalla maggioranza..
La riflessione suggerita dagli emendamenti presentati permette di vedere in una luce nuova il provvedimento, suggerendo percorsi diversi.
Anche se, secondo me, i percorsi diversi si possono attuare solo con il ritiro del provvedimento in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido sull'ordine dei lavori.



PLACIDO Roberto

Grazie Presidente, non vorrei essere noioso, ma qualche ora fa avevamo pregato la Presidenza di non pensare di "cuocere" l'opposizione con la temperatura della sala, quindi la prego di voler dare disposizioni in proposito.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Colleghi prima di me il collega Riggio e poi il collega Roberto Placido hanno sollevato un problema sul quale deve fare i conti la politica scolastica moderna. In una società che diventa sempre più multietnica è evidente che la politica scolastica deve cercare di risolvere il problema di un'integrazione attraverso innanzitutto lo strumento dell'istruzione.
Integrazione di quei giovani, di quelle famiglie, ma in questo caso parlo sopprattuto di lavoratori extracomunitari che vivono nel nostro Paese. Si tratta di un processo destinato a svilupparsi nel futuro, quindi la politica scolastica non può non tenerne conto, deve anzi mettere in campo quegli interventi che favoriscono l'integrazione per la parte che la riguarda. Altri interventi devono essere naturalmente realizzati - ed alcuni di essi sono stati discussi in quest'aula quando abbiamo discusso di altri provvedimenti - ma certo è che la politica scolastica deve porsi il problema dell'istruzione e dell'integrazione dei figli dei lavoratori extracomunitari. Questo naturalmente per una regione come la nostra ha un significato particolare. Noi siamo una regione che "attrae" mano d'opera dai paesi del terzo mondo, anzi lo abbiamo in questi giorni verificato dai giornali che, in presenza di un fenomeno come quello del saldo negativo della popolazione attiva, la risposta che le società occidentali danno è quella di attrarre mano d'opera da altri Paesi. Naturalmente in questo contesto una politica dell'immigrazione, degna di questo nome, non può non favorire il ricongiungimento familiare, fatto questo che pone alla politica scolastica il problema dell'integrazione dei figli di questi lavoratori.
Tutto questo, però, oltre a costringere coloro che hanno responsabilità di governo - governo nazionale e governo regionale - a misurasi con problematiche assolutamente nuove con le quali in passato la scuola non ha fatto i conti, pone l'attenzione anche su altri problemi. Un problema non di poco conto è come di fronte a queste nuove responsabilità e di fronte a questi compiti, destiniamo alla scuola pubblica - chiamata a vincere questa sfida nuova - le risorse necessarie per favorire i processi di istruzione, d'integrazione dei ragazzi delle famiglie dei lavoratori extracomunitari.
Noi dovremmo in questo momento preoccuparci di destinare alla scuola pubblica risorse sempre maggiori. Siamo di fronte ad una scuola che richiede una maggiore quantità di investimenti e risorse perché tanti sono i problemi che comportano l'inserimento di questi giovani, tanti sono i problemi che comporta la formazione degli insegnanti che devono dedicarsi alla formazione di questi giovani. Noi avvertiamo invece che non è questo l'obiettivo che oggi caratterizza la politica scolastica della nostra Regione e del nostro Paese.
Stiamo assistendo ad una riduzione degli stanziamenti delle risorse a sostegno della scuola pubblica in un momento in cui sarebbe necessario una maggiore politica d'investimenti nella scuola pubblica.
Ecco allora la conferma di come noi, in questo momento, in nome della libertà di scelta - e non ritorno su questo argomento perché altri colleghi hanno ovviamente chiarito il loro punto di vista - avvertiamo la discrasia tra le risorse che dovremmo investire nella scuola pubblica, per far fronte a questo e altri problemi, e il fatto che con il provvedimento in oggetto sottrae risorse alla scuola pubblica. Provvedimento che, ripeto anziché favorire i ragazzi indistintamente nella scelta che faranno finisce per incentivare la scelta da parte di quei ragazzi che sceglieranno di frequentare le scuole paritarie.
Qui c'è la conferma di come si debba, per quanto riguarda le risorse pubbliche, considerare centrale l'investimento nella scuola pubblica anziché nella scuola privata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
204.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 38 Consiglieri Votanti 37 Consiglieri Hanno risposto Sì 7 Consiglieri Hanno risposto NO 30 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 213 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea e Chiezzi: E' inserito il comma 0.1 "La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per la fornitura di adeguati supporti alle attività di orientamento al fine di consentire consapevoli scelte di indirizzo scolastico e per la transizione tra scuola e mondo del lavoro." La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Intervengo sull'orientamento scolastico, che è tenuto spesso in ombra ma che rappresenta invece una componente importante del sistema formativo.
Solo in quest'ultimi anni c'è stato il profondo oblio rispetto ad un impegno, rispetto a lavori sull'orientamento scolastico e sull'orientamento professionale. Tra l'altro l'orientamento professionale è di competenza della Regione. Nell'emendamento dei Consiglieri Contu e Papandrea, è evocata, come ruolo dell'autonomia scolastica, una grande attenzione, un grande spazio all'orientamento scolastico e professionale. Mi sembra una cosa rilevante, direi quasi come l'informatica e l'inglese che fan moda.
Cosa significa questo lavoro dell'orientamento? Certamente non significa fare dei test psicoattitudinali sui giovani per dire loro cosa devono fare se il fabbro, il meccanico, oppure l'informatico, ma in qualche modo è il rapporto con la famiglia, e soprattutto, con l'ambiente esterno. Occorre costruire la dimensione tale che dia al giovane e alla famiglia una capacità di autodeterminazione del percorso futuro del giovane anche dal versante puramente scolastico (vedo entrare l'attento Assessore Brigandì ai problemi dell'orientamento professionale) materia che ha assunto un ruolo assai importante nel passato.
Ovviamente l'emendamento è scarno, magro, asciutto, però io cerco di motivarne il valore. L'orientamento scolastico e professionale, seppure ha delle basi, dei presupposti comuni omogenei, può trovare, proprio su iniziative specifiche delle singole realtà, dove opera l'autonomia scolastica, delle opportunità per muoversi.
Oggi succede questo: qualche volta un direttore d'azienda o qualche funzionario della formazione professionale si reca in palestra o in Aula Magna e parla con i giovani, descrivendo cos'è la fabbrica, il lavoro, il domani, ecc.
Sembrano queste cose molto datate e molto inadeguate, nei casi migliori ci sono le visite nelle fabbriche o negli uffici, visite ad attività economiche. Possiamo pensare invece che l'orientamento, possa trovare un supporto diverso. Non credo che il collega Contu pensi che l'autonomia scolastica autoproduca e determini tutto il percorso dell'orientamento occorre da parte della Regione supportare questo processo, probabilmente anche con dei materiali idonei, probabilmente occorre investire probabilmente siamo in una fase anche sofisticata dell'evoluzione del sistema economico, che richiede dei rapporti e degli interventi nuovi e particolari.
Già negli anni '80 con dei videotape si facevano degli incontri in cui agli allievi si potevano far vedere alcuni percorsi lavorativi. Addirittura nell'Università c'erano degli incontri con degli imprenditori - è successo a De Benedetti e altri - che andavano nell'Aula Magna della facoltà di Economia e Commercio, addirittura anche alla Sorbona è successo, per spiegare in qualche modo gli scenari futuri che, tempo fa, si aprivano all'informatica, oggi saranno altre cose.
Comunque è una materia sulla quale si deve e si può operare.
L'emendamento, quindi, va in una direzione corretta e tocca anche il ruolo della Regione, soprattutto per quanto riguarda l'orientamento professionale.
Aspetto il giorno in cui l'Assessore Brigandì interverrà sulla materia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea, ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Rispetto all'emendamento presentato, mi pare che il Consigliere Tapparo abbia colto abbastanza precisamente quello che è il senso dell'emendamento stesso, che è appunto quello di fornire ai Comuni e alle amministrazioni degli strumenti per un sostegno concreto alle famiglie, ai giovani e per comprendere quello che è il tipo d'evoluzione che possono scegliere rispetto al loro futuro e al futuro dei loro figli.
Si tratta di un'attività importante che deve essere svolta. Con il passare degli anni, a fronte di tagli e quindi di un peggioramento della scuola pubblica, si è andati verso una soppressione di questo tipo di strutture di supporto che però sono molto importanti e che si dovrebbero ripristinare.
Questo nostro emendamento, così come altri, tende appunto a mettere in rilievo la necessità di un forte rilancio del sistema scolastico pubblico bisognerebbe, appunto, focalizzare e concentrare in quella direzione le scarse risorse di cui dispone la Regione e anche le scarse risorse che vengono messe a disposizione dallo Stato. Negli ultimi tempi sono pervenute proteste anche forti dall'interno della scuola.
Non solo c'è un degrado del sistema, ma questo degrado viene accentuato dalle scelte finanziarie che vengono fatte e che tendono a dare meno rispetto al passato, se poi aggiungiamo che questo meno viene poi in parte orientato sul finanziamento d'altri tipi di Scuola che non sono quella pubblica, ci troviamo di fronte ad una situazione molto grave che contrasta con gli emendamenti che abbiamo presentato che tendono, invece, a sottolineare come le scelte dovrebbero essere diverse. Scelte che partono da una presa di conoscenza della situazione attuale, non solo della quantità di scuole che chiudono, ma anche del loro stato concreto, stato molto negativo.
Quando si parla di sistema scolastico non si parla semplicemente in termini stretti della scuola stessa, ma anche di una serie di strutture, di servizi di supporto che dovrebbero essere attivati per favorire un miglior utilizzo, da parte dei giovani e delle famiglie, della scuola stessa affinché i giovani vengano posti in condizione di poter scegliere, nei vari passaggi, il percorso migliore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Quest'emendamento mi sembra particolarmente giusto perché dà una buona interpretazione, secondo il mio punto di vista, del principi di sussidiarietà. Ad esempio sul principio di sussidiarietà , mi permetto di leggere quanto contenuto nel paragrafo 5 del libro già citato, dal titolo: "La richiesta di parità è fondata sulla legge per l'autonomia" che tratta il principio di sussidiarietà .
Ascoltate colleghi.
"La richiesta della parità, sia pure coi limiti dell'interpretazione fatta dal disegno di legge d'iniziativa governativa, risale al principio di sussidiarietà. Esso dice che quanto è prerogativa e responsabilità concreta di persone o gruppi inferiori non può essere gestito da organismi di grado o potere superiore; questi ultimi hanno invece il compito ausiliario di favorire l'attuazione di tali prerogative e responsabilità, oltre a quello di orientarle nel senso del bene comune. Tale principio è stato costantemente rivendicato dalla Chiesa cattolica come patrimonio della sua dottrina sociale per difendere un valore universale, qual è quello della persona singola e della sua libertà rispetto ai poteri costituiti. Secondo il principio di sussidiarietà l'organismo superiore - nel nostro caso, lo Stato come gestore - per rispettare e valorizzare le autonomie dei singoli e dei corpi intermedi, a cominciare dalla famiglia, ha una funzione soltanto suppletiva: si sostituisce, con il suo intervento diretto, come gestore del servizio, soltanto se e quando l'organismo inferiore non possa o non voglia esercitare i compiti e le prerogative che gli competono; ma prima di compiere questa sostituzione, l'organismo che sta al di sopra, nel nostro caso lo Stato, ha il dovere di offrire all'organismo inferiore le condizioni e gli strumenti più propizi, sollecitando addirittura l'inferiore ad assumersi responsabilità e prerogative che gli sono proprie.
Sgravare o privare l'inferiore della responsabilità dell'iniziativa significa disimpegnare i corpi sociali ed indebolire o annullare la tensione etica ed il contributo dell'intelligenza di ognuno. Con la conseguenza inevitabile di abbassare il livello d'efficienza dei servizi stessi, e quindi la loro incidenza sociale." Termino qui il mio intervento: abbiamo materiale a sufficienza per riflettere.



PRESIDENTE

Il Consigliere Riggio ha chiesto di intervenire; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

A proposito di aumento della libertà è importante la questione della soddisfazione sociale, che è uno degli elementi e dei criteri che consente di misurare il livello di libertà delle persone. La soddisfazione sociale è strettamente correlata non solo al fatto di avere o non avere un lavoro cosa assolutamente fondamentale, ma anche dalla qualità del lavoro. Cito sempre dal testo: "Parti uguali fra disuguali", di Ermanno Gorrieri sulla differenza fra alcune caratteristiche di lavori che permettono di dire se questi lavori determinano soddisfazione sociale e viceversa. Tale testo recita: "L'autonomia nell'organizzare la propria attività, la visibilità dei risultati ottenuti, la collocazione nella scala gerarchica, il potere di organizzare e sovrintendere al lavoro altrui, il valore civile e sociale della funzione svolta, le possibilità di carriera, sono sicuramente dei fattori che incidono in termini positivi rispetto al gradimento sociale ed al livello di soddisfazione nell'attività lavorativa".
Ve ne sono degli altri, ma questi diciamo sono i fondamentali. Al contrario ci sono altre caratteristiche che rendono il lavoro particolarmente gravoso, la fatica fisica che non è del tutto scomparsa nella fabbrica moderna ed è presente in una miriade di attività, il rischio di infortuni, l'ambiente di lavoro, il materiale lavorato, l'orario, non c'è nessun accenno che anche i Consiglieri regionali possono fare dei turni notturni. Ho voluto elencare queste differenti qualità del lavoro per dire come la questione dell'istruzione possa essere importante per come noi possiamo agire a livello regionale.
Il libro di Gorrieri prosegue: "...per offrire a tutti i giovani pari opportunità nell'acquisizione di quel bene inestimabile, che è il sapere non basta assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzo, di raggiungere i gradi più alti degli studi - citato direttamente dal testo della Costituzione - nessuno può sottovalutare l'importanza per lo sviluppo economico e per il progresso civile dell'offrire al maggior numero di giovani la possibilità di conseguire livelli culturali e professionali di eccellenza. Ma questo impegno va di pari passo con quello di garantire a tutti i giovani adeguati risultati sul piano dell'istruzione di base attraverso la scuola dell'obbligo intesa come mezzo di formazione generale assicurata a tutti senza dirottamenti precoci verso la formazione professionale." Gorrieri qui sottolinea l'importanza di una formazione generale garantita a tutti, che è fondamentale ed è la premessa per poter fare una scelta. Al contrario il dirottamento precoce verso la formazione professionale, cosa che si verifica nella riforma proposta a livello nazionale e che dovrebbe essere attuata, è un meccanismo pericoloso che gerarchizza ancora di più la società e crea maggiori disuguaglianze e quindi minore libertà: voi che siete la "Casa delle libertà" dovrebbe preoccuparvi non poco. Gorrieri dice ancora "...è il livello e la qualità dell'istruzione ottenuta che mette i giovani in condizioni di compiere libere scelte per il loro futuro, per la loro attività professionale e per la loro collocazione sociale. Anche coloro che scelgono o sono costretti a scegliere la rinuncia al proseguimento degli studi e l'immediato inserimento nel lavoro, saranno avvantaggiati da un buon livello d'istruzione di base, che faciliti le riconversioni e le acquisizioni di quelle nuove abilità, che l'evoluzione tecnologica potrà richiedere".
Non si tratta di un compito da poco e sarebbe opportuno che la Regione la Giunta e l'Assessorato lo mettessero in agenda.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere.



BRIGANDI' Matteo

Presidente, intervengo perché sono stato redarguito dal Consigliere Gallarini, perché ho messo una mascherina, che è semplicemente dovuta al fatto che ho un principio d'irritazione agli occhi, ma questo non mi dispensa dal sentire, con estrema accuratezza, tutto quello che viene detto in quest'aula; anche se sentire quello che si dice in quest'aula è esattamente porsi nella posizione di De Marsico in una delle sue note ultime cause.
Sottolineo alla Presidenza che le citazioni prese dai libri non hanno nulla a che vedere con i commenti fatti in riferimento agli emendamenti non c'è neanche un accenno ai criteri e all'emendamento illustrato. Non c'è un momento d'illustrazione dell'emendamento.
Per questo motivo solleciterei la Presidenza a vigilare sul punto.
Comunque sia chiaro che nulla vuol essere irrispettoso nei confronti dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido, ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie Presidente, ritengo che da un certo punto del pomeriggio a questo momento gli interventi siano stati tutti rigorosamente attinenti all'argomento in discussione.
Per restare nel merito sollevo due questioni: l'importanza dell'orientamento e la formazione professionale. Per quanto riguarda la formazione professionale noi abbiamo avuto modo di segnalare il problema sorto nella sperimentazione: la previsione di mille posti previsti, 250 sperimentali, 5.000.000 euro, però per gli altri 750 mancherebbero le risorse. Si parla di circa 15.000.000 di euro, ossia 30.000.000.000 di vecchie lire.
La Regione, che ne ha competenza, dice che chiederà al Ministero, il quale però sembra abbia già fatto sapere di non avere risorse in merito.
Approfitto della presenza del Presidente della Giunta per segnalare un fatto che è l'ennesima situazione in cui la Giunta contraddice le leggi della Regione Piemonte. La delibera regionale sulla formazione professionale, che ha istituito questi corsi, è andata oltre - noi presenteremo un'interpellanza. La legge n. 63 del 1995 parla del segretariato, che è il passaggio obbligato per poter effettuare poi degli atti delle delibere. La delibera della Giunta su questo argomento non è passata attraverso il segretariato, pertanto noi riteniamo questa delibera stiamo valutando ed eventualmente, ripeto, presenteremo un'interpellanza non è regolamentare, certamente non rispettosa della legge della Regione Piemonte.
Sottolineo che diventa complicato governare in questo modo, non si tratta di fare opposizione dura o ostruzionismo, quando non vengono neanche rispettate le leggi della Regione, diventa oggettivamente difficile lavorare. Capisco l'ora tarda, ci ritorneremo in un momento con meno stanchezza da parte di tutti, ma il problema rimane pesante perché è stata ancora una volta disattesa una legge della Regione.
Governare in questo modo è disprezzare quelle che sono le leggi delle Regione.
Parlavo di due questioni: formazione professionale ed orientamento.
L'orientamento è quanto mai importante perché da questo dipende il futuro.
Manca da parte della famiglia e da parte della struttura scolastica l'informazione corretta affinché alla fine della scuola dell'obbligo una persona scelga, nella maniera migliore, l'indirizzo scolastico nel quale proseguire la propria formazione, che poi darà uno sbocco occupazionale; al di là della preoccupante percentuale di diplomati, laureati e disoccupati nel nostro Paese e nella nostra regione Ora è evidente che sbagliare nella scelta delle scuole superiori e poi ancora dell'università porta ad un abbandono consistente degli studi; a Torino si cerca di supplire con delle iniziative per recuperare i ragazzi che hanno abbandonato il percorso scolastico.
Per questi motivi abbiamo presentato l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi, ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Condivido anch'io l'emendamento, anche se non l'ho firmato.
Il tema della formazione di un individuo è estremamente importante.
Come diceva il Consigliere Riggio la formazione che deve fornire la scuola non è solo un insieme di nozioni e di competenze, ma è una formazione culturale che deve servire a formare un cittadino per i compiti e i ruoli che si troverà ad affrontare nella vita.
La scelta formativa effettuata, in vista anche di un inserimento nel mondo del lavoro, è fondamentale e basilare; deve fornire una conoscenza di base di saperi e di competenze la più ampia possibile. Ricordo che un vecchio medico di famiglia raccontava sempre di un contadino - si riferiva agli anni che intercorrono tra le due guerre mondiali - che affermava con orgoglio di aver studiato al liceo classico, di aver completato la maturità classica.
Noi dobbiamo anche preoccuparci di un inserimento professionale per quei ragazzi che non hanno voglia - non mi riferisco alla possibilità - di completare un ciclo di studi superiore, affinché abbiano comunque un livello di conoscenze tali da permettere di farne dei cittadini in grado di far sentire la loro presenza, la loro partecipazione in una società che si sta evolvendo rapidamente e che quindi richiede ai cittadini un bagaglio di conoscenze sempre più vasto.
Possiamo fare un esempio molto semplice, noi siamo in questi ultimi anni di fronte ad un'evoluzione rapida nel campo scientifico che ha portato, ad esempio, alla realizzazione di quelli che si chiamano "organismi geneticamente modificati". Se ne parla anche oggi sui giornali segnatamente su La Repubblica, a proposito della diffusione di questi organismi in campo agricolo specialmente negli Stati Uniti d'America.
Nel dibattito su "OGM sì o OGM no", come è ovvio viene richiesto sovente il parere dei cittadini. Pertanto è palese che quanto più i cittadini, qualsiasi sia il loro ruolo nella società, saranno preparati acculturati formati in una maniera completa e approfondita, tanto più potranno esprimere una loro opinione che potrà portare a delle conseguenze pratiche importantissime che sono quelle di accettare o meno certi tipi di coltivazioni, certi tipi d'alimenti, cose che poi si riflettono direttamente sulla salute dell'ambiente e delle persone stesse.
L'inserire, quindi, strumenti che possono aiutare questa formazione culturale dei cittadini e degli studenti mi sembra una realtà più che importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu.
Ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie Presidente Intervengo per meglio definire come attualmente si svolge l'orientamento scolastico, per capire quale può essere l'intervento della Regione su una materia così delicata.
Attualmente la modalità più ricorrente è quella di suddividere gli allievi secondo opzioni molto spesso pesantemente influenzate dalle famiglie, fare una visita - quando la si riesce a fare - presso quella scuola e se nella scuola di riferimento superiore esiste un organismo predisposto dal collegio docenti, organizzare un incontro con le famiglie insieme agli studenti per esplicare loro le caratteristiche di quel corso.
Devo dire che nell'esperienza maturata come insegnante nella formazione professionale, ho molto spesso constatato come il primo anno del corso di formazione professionale lo abbiamo dovuto sempre più caratterizzare come un vero e proprio corso di motivazione alla scelta fatta dai ragazzi. Abbiamo scoperto che la scelta non l'avevano operata gli studenti, bensì le famiglie, e molto spesso nella scelta operata dalle famiglie, vi era una sorta di rassegnazione e in molti casi, mi limito ad indicare i casi più problematici dal punto di vista sociale, la scelta era condizionata dal bisogno di garantire, quanto prima, un reddito aggiunto alla famiglia. Famiglie magari in difficoltà economica in un contesto di non supporto sufficiente dal punto di vista socioculturale a sostegno delle difficoltà di apprendimento, e che di fatto aveva come conseguenza una non scelta.
Un primo anno quindi che diventava prevalentemente un anno nel quale si spiegava ai ragazzi perché avevano scelto quella scuola. Il secondo anno diventava un po' più interessante, salvo poi scoprire alla fine del biennio che molti di loro avevano delle residue potenzialità tanto che ci comunicavano la scelta di proseguire gli studi. Quindi a 16, 17 anni, buona parte del loro percorso scolastico era compromesso. La scelta era obbligata non esistendo passerelle tra il sistema della formazione professionale e la scuola superiore di riferimento, sul quale loro avrebbero gradito la prosecuzione degli studi. La scelta obbligata era quella di doversi iscrivere alle scuole serali o alle scuole private per recuperare il tempo perso, i cosiddetti "diplomifici", scelta che molto spesso umiliava ed umilia magari le giuste aspettative di quei ragazzi e di quelle ragazze. Ecco allora forse la soluzione migliore non è tanto quella di potenziare come chiede quest'emendamento e affinare i metodi d'orientamento. Certo la soluzione migliore sarebbe quella dell'innalzamento dell'obbligo scolastico fino ai 16 anni, cioè si potrebbe fare una di quelle scelte da accompagnare a questa lunga discussione sulla legge dei buoni scuola, per i quali questa Regione si impegna, o sollecita il governo, a rivedere tutta la parte relativa all'innalzamento dell'obbligo scolastico. Sarebbe cosa giusta, cosa più coerente e rispettosa dello sviluppo delle cognizioni e delle conoscenze da parte dei ragazzi, in modo da arrivare ai 16 anni, o verso la scelta della prosecuzione degli studi, oppure verso il percorso dell'obbligo formativo.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, possiamo procedere alla votazione.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo Gallarini e Bolla), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 213.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti e votanti 34 Consiglieri Hanno risposto Sì 4 Consiglieri Hanno risposto NO 30 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Colleghi, per dare un ordine ai lavori chiedo se è possibile procedere all'illustrazione di una serie di emendamenti con magari un intervento di replica dell'Assessore Leo e poi alla votazione in sequenza di questa serie di emendamenti.
Do lettura degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 214 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati n. 215, n. 216, n. 217, n. 218 n. 219, n. 220, n. 221, n. 222, n. 223, n. 224, n. 225, n. 228, n. 230): E' inserito il comma 0.1.
"La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per l'elevamento dei livelli di scolarità della popolazione adulta".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Per tutto questo complesso d'organismi emendativi io ho a disposizione i secondi di rito ed anche qualche secondo in più, grazie.
Tutti questi emendamenti hanno in comune un'attenzione ad affermare la priorità della scuola pubblica. Io sono molto convinto di questi emendamenti e lo sono tanto più se mi rileggo quanto l'ufficio diocesano scuola di Torino, ha pubblicato, che è di parere opposto ma lo voglio leggere proprio per rafforzare o per mettere in discussione la mia convinzione, perché sono due mondi diversi.
L'ufficio diocesano, dice: "E' in questi principi che la scuola non statale rivendica il proprio fondamento etico-giuridico. D'altra parte la legge n. 59 del 1997, di cui fa parte l'articolo 21, dedicato all'autonomia delle istituzioni scolastiche e degli istituti educativi, fa esplicito riferimento al principio di sussidiarietà per quanto concerne il rapporto tra centro e periferia in merito alle autonomie locali. Ma si pu ben dire che, proprio per questo, i testi legislativi, le ordinanze, le circolari che hanno avviato, sia pure in maniera insoddisfacente, il processo d'autonomia della scuola, abbiano sollevato in maniera implicita anche la questione del diritto di scelta da parte delle famiglie.
L'articolo 21 della legge 59 recita, nel comma 9, "l'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto di apprendere.
A sua volta il decreto 567 del 1996, che disciplina le iniziative complementari integrative nelle istituzioni scolastiche, recita nell'articolo 1 comma 2 "Le iniziative complementari tengono conto delle concrete esigenze rappresentate dagli studenti e dalle famiglie che si inseriscono negli obiettivi formativi delle scuole". La circolare n 766 del 1997 sull'autonomia organizzativa e didattica, sia pure limitata ancora all'ipotesi sperimentale, nel comma 2 dell'articolo 2 recita: "la sperimentazione è promossa dagli organismi menzionati, anche su richiesta dei comuni, dei genitori, e degli studenti ed è attuata ricercando l'adesione e la collaborazione di tutte le componenti della scuola".
Certo, si può interpretare l'intero processo di autonomia in modo riduttivo, cioè come semplice processo di decentramento, nel nome di maggiore efficienza e di una minore burocrazia senza nessuna vera e profonda revisione del servizio scolastico in se stesso. Ma a questo riguardo è stato giustamente affermato che il decentramento non è un obiettivo, ma solo uno strumento. Anche l'interpretazione dell'autonomia come passaggio dalla gestione statale a quella territoriale, tipo ente locale, non sfiorerebbe il vero problema. Qual è il vero problema dell'autonomia? Non c'è dubbio: il passaggio da un paradigma centralistico ad un altro del tutto diverso; da un sistema istituzionale monocentrico ad uno policentrico verso un sistema pubblico integrato che esige una ridefinizione delle competenze dei soggetti, statale e non statale, che vi partecipano; ridefinendo le regole fra pubblico, privato e sociale.
E' proprio a questo punto che la scelta della scuola da parte delle famiglie diventa un aspetto pregiudiziale. L'autonomia delle scuole non potrà mai essere veramente realizzata che da una duplice condizione: l'effettivo pluralismo scolastico e la possibilità di scelta effettiva offerta da tale pluralismo. Effettiva vuol dire: senza condizionamenti di nessun ordine, compreso quello economico. In caso diverso, l'autonomia delle scuole risulterebbe astratta e formale. L'incidenza della componente familiare rimarrebbe limitata alla scelta dell'indirizzo di studi, ma non avrebbe alcun rilievo significativo per quanto concerne invece i valori educativi. Si faccia attenzione. I valori educativi di una scuola non possono essere concepiti come esterni ai contenuti degli insegnamenti, a tutti i contenuti ed a tutti gli insegnamenti.
Una dichiarazione generica di adesione, oppure di neutralità rispetto a certi valori, è irreale. Non esistono, presi in astratto, nemmeno i valori: esistono le persone nell'azione dell'insegnare e dell'educare. Comunità di insegnanti che perseguono con maggiore o minore consapevolezza progetti culturali il cui riferimenti non sono certo irrilevanti; progetti che possono derivare da mozioni personali, di gruppi di comunità, che possono supporre una ricerca collettiva ordinata o semplicemente una molteplicità di interessi individuali, che possono fare riferimento ad esperienze più larghe di ordine spirituale, politico e intellettuale o semplicemente di vita quotidiana e familiare. Come non ricordare che ogni scuola è in realtà un universo a sé? E come non condividere la tesi, che dando alle famiglie la libertà di scelta si valorizzerebbe innanzitutto il carattere di intenzionalità, di progettualità, cioè l'autonomia di una scuola? E' la fami glia soltanto quella che può identificare veramente la scuola. Ma occorre che la sua scelta non sia più determinata dal caso, o dalla costrizione, ma dalla responsabile libertà."



CHIEZZI Giuseppe

PRESIDENTE:



CHIEZZI Giuseppe

Se non ci sono altri interventi possiamo procedere alla votazione L'Assessore Leo rinuncia alla replica.



CHIEZZI Giuseppe

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Gallarini e Bolla), mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
214.
L'esito della votazione è il seguente: Presenti 35 Consiglieri Votanti 34 Consiglieri Hanno risposto Sì 7 Consiglieri Hanno risposto NO 27 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.



CHIEZZI Giuseppe

Stante le elezioni amministrative la settimana prossima non convocheremo sedute serali e sedute notturne.
Il Consiglio Regionale è convocato per martedì 20 maggio con il seguente del giorno: approvazione verbali sedute precedenti esame proposta di legge sulla mascotte delle Olimpiadi invernali (su questo punto c'è una scadenza).



CHIEZZI Giuseppe

Martedì pomeriggio e mercoledì 21 (convocazione alle ore 10.00 e alle ore 14.30) si proseguirà sull'esame del disegno di legge n. 252.



CHIEZZI Giuseppe

La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 1.48)



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