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Dettaglio seduta n.348 del 15/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 21.33)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caracciolo, Dutto, Manolino Racchelli, Rossi Giacomo, Vaglio.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 252., con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 16 presentato dal Consigliere Tapparo: Prima del comma 1 dell'articolo 1 è inserito il comma 0.1: "La Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto all'istruzione nell'ambito della difesa e valorizzazione della laicità della scuola".
La parola al Consigliere Tapparo, per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, col mio emendamento voglio ribadire l'importanza di difendere il valore della laicità della scuola. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire - oggi non l'avevo ancora fatto - non perché il collega Brigandì, all'inizio della seduta, abbia invitato i colleghi della maggioranza a non intervenire, per evitare di sprecare del tempo, ma semplicemente per fare il punto della situazione.
Ritengo che oggi sia stato fatto un passo avanti, perché - come ha ricordato, in sede di dichiarazione di voto, il collega Marcenaro - si è esaurita questa prima fase degli emendamenti di merito, che ci hanno visti dibattere su alcuni punti, a volte contenuti nelle finalità del disegno di legge n. 252, altre volte collegati ad altri temi, come i trasporti l'edilizia scolastica, le mense.
E' stata una discussione utile, anche se, a fronte di questioni esposte in modo puntuale, abbiamo sempre votato sfavorevolmente, nel rispetto dell'intesa che abbiamo assunto con tutte le opposizioni. Abbiamo deciso di votare contro questi emendamenti perché non sono arrivate proposte di merito condivise dalle opposizioni tutte, con le quali avevamo fatto un'intesa. Questo non vuole dire, Presidente, che successivamente all'approvazione di questo disegno di legge non saremo disposti a confrontarci su questi temi.
Il dibattito è stato interessante: abbiamo già espresso - e la ribadiamo questa sera - la nostra piena disponibilità a calendarizzare un confronto di Commissione, prima, e d'Aula, poi, per una modifica della legge 49, nella sede deputata ad un eventuale incremento del diritto allo studio in senso più generale, così come la legge 62; in assestamento di bilancio è confermato un altro tema importante che è stato sottolineato e sollevato: quello dell'edilizia scolastica.
Non siamo disposti, in assenza di una proposta, anche intesa in termini di limitare il potere regolamentare della Giunta, almeno in sede di prima applicazione, ad accettare questi emendamenti. Questo è ovvio, a meno che le opposizioni tutte, con le quali abbiamo fatto un'intesa, avanzino una proposta sulla quale confrontarci nel merito, rispetto al Regolamento.
Dagli emendamenti presentati dai DS, sono emersi temi interessanti e importanti, come la franchigia, il tetto massimo, le fasce di reddito, ma se vogliamo confrontarci su questi temi, dobbiamo avere una proposta univoca. Se la proposta delle opposizioni non sarà univoca, è chiaro che l'intesa verrà meno.
Come abbiamo dimostrato in questi giorni, siamo disposti ad andare avanti per ultimare questo percorso; siamo disposti a confrontarci, ma nel rispetto di quell'intesa.
Ecco perché anche su questo emendamento voteremo sfavorevolmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, voglio ancora approfondire le ragioni di questo mio emendamento, che non scaturisce da uno spirito laicistico, ma che ribadisce un valore che anche le parti più progressiste della Chiesa riconoscono: la società non può che organizzarsi sulla base di un principio laico. Così dovrebbe essere in quello che è un po' il fulcro che forgia i caratteri della società, cioè la formazione delle persone e l'istruzione.
Sono emendamenti puntuali, specifici, a volte anche di una semplice parola, che - mi rendo conto - possono anche cambiare la caratterizzazione di un'indicazione e di una proposta. Probabilmente, se ci estraniassimo dal dibattito sul buono scuola e affrontassimo il tema della laicità, ampia parte del centrodestra sarebbe d'accordo: oggi non si può negare che i valori della laicità impregnino la società.
Il rischio è che questo meccanismo - che spero si sgonfi nel corso degli anni - possa innescare una situazione che nega il valore della laicità, che è un elemento di universalità e di collegamento tra la gente.
Occorre evitare che la società venga segmentata da un sistema d'istruzione, che seppur rispettoso dei requisiti operativi assegnati a livello ministeriale, rappresentano un determinato stile di vita legato a confessioni, a tendenze culturali, economiche. Anche se con caratteri più leggeri, si afferma una tendenza neoconservatrice accade un po' come in alcune Università, nelle quali si individua una precisa traccia culturale ed educativa (uso "educativa" anche se nell'ambito dell'istruzione non credo sia corretto) - riducendo spazi alla laicità. Ma non avevamo superato le lotte laicistiche di fine '800 inizio '900? Pur non volendo annoiarvi, intendevo tratteggiare alcuni interventi in sede di Assemblea costituente sul tema della laicità. Momenti molto importanti; anche le componenti cattoliche-democratiche erano estremamente aperte rispetto a questo valore, che non si negava.
Ritengo difficile pensare a qualcosa di alternativo ad una società laica, Una società confessionale? Una società divisa in scuole economiche che si confrontano e litigano, tra loro? Naturalmente, possono esserci scuole economiche, organizzazioni religiose, che interagiscono in una società, in un sistema di vita regolato dalla cosa pubblica, dai vari livelli di presenza pubblica, il cui principio è la laicità.
E' per queste motivazioni che raccomando caldamente al collega Cattaneo di convincere i suoi colleghi a guardare con benevolenza e attenzione questo mio emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 16.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 17 presentato dal Consigliere Tapparo: dopo il comma 1 dell'art. 1 è inserito il comma 0.1: "La Regione Piemonte favorisce la configurazione di un sistema di istruzione qualitativamente omogeneo su tutto il territorio del Piemonte minimizzando le disuguaglianze derivanti dal luogo di residenza e dal livello di reddito." La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Grazie, Presidente.
In modo un po' pesante, mi sento invitato degli emendamenti a desistere dalle illustrazioni, soprattutto in omaggio al Presidente Ghigo, che in questo momento, probabilmente, è collegato con Berlusconi; chissà, magari dall'altro orecchio mi può ascoltare.
Con l'emendamento da me presentato vorrei accentuare, con spirito volto a minimizzare le disuguaglianze derivanti non solo dal livello del reddito ma anche dal luogo di residenza, la determinazione di sistemi d'intervento per problematiche diverse dal carattere che assume il buono scuola.
Come tutti sapete, il buono scuola interviene principalmente sul pagamento delle rette scolastiche, non su fattori di limitazione all''accesso e alla scelta della scuola, derivanti dal vivere in modo distribuito sul territorio, in zone territorialmente marginali, non servite da scuole. Per alcuni allievi occorre quindi utilizzare servizi pubblici, a volte estremamente onerosi.
E' questo un tema molto importante. Spesso si enfatizza la montagna sostenendo di volerne favorire lo sviluppo, ma i fattori che minano la possibilità di una sufficiente parità non vengono affrontati nel provvedimento che avete proposto.
In alcuni emendamenti presentati da colleghi DS, c'é stato il tentativo d'indicare questo percorso, ma, anche seguendo il filo degli interventi di gran parte dei colleghi dell'opposizione, si è rilevata questa traccia.
I fattori che emarginano, limitano, disincentivano, riducono la propensione a scelte libere, non derivano soltanto dalla disponibilità economica per la retta, ma anche dal vivere in un certo ambiente, in una determinata realtà.
Quella dei trasporti deve considerarsi come un'area di forte intervento meritevole di affrontare. Per queste ragioni insisto a chiedere all'Assessore Leo un atteggiamento volto a cercare altri strumenti.
Il provvedimento in discussione, con un certo numero di sedute sarà acquisito, ma la soluzione è monca, è parziale. L'Assessore Leo dall'innegabile sensibilità, non può non comprendere che il buono scuola si tratta di uno strumento parziale.
Occorrerà lavorare fortemente sul diritto allo studio.
Personalmente, ritenevo sarebbe stato un lavoro unico, esclusivo, che potesse soddisfare non solo per le famiglie con reddito limitato - che voi avete invocato come fattore di riduzione della libertà di scelta scolastica ma anche il diritto all'accesso alla scuola per molte altre realtà. In alcune Regioni, come la Sardegna, si parla di continuità territoriale: tutti i provvedimenti legislativi sardi sono congeniati in modo tale da non penalizzare chi vive in Sardegna, regione marginale rispetto ai grandi circuiti del continente.
Anche noi dovremmo trovare meccanismi di contiguità: quella territoriale, già la possediamo, vista la mancanza di un mare che ci divide, ma nel nostro sistema di legiferare dovrebbero essere incorporati principi che tengano conto che molti soggetti godono di un minor accesso ai vari servizi, alle diverse realtà, e opportunità, alla cultura. In tutto il processo legislativo occorrerebbe dunque prestare attenzione a coloro che hanno maggiore difficoltà d'accesso alle opportunità, ai servizi, e tutti gli aspetti verso i quali noi operiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente.
Il senso della legge proposta dalla Giunta è quello di favorire la libertà:. questo il senso dichiarato.
In questo caso, si parla di libertà di scegliere il tipo di apprendimento, la sede del proprio apprendimento. L'emendamento che ha proposto il Consigliere Tapparo, allarga l'orizzonte del discorso sulla libertà.
In un libro di Armando Guerrieri si citano le seguenti frasi: "La connessione esistente fra la disuguaglianza nel godimento dei beni disponibili in una società ricca e dinamica e l'esercizio concreto della libertà, sono sotto gli occhi di tutti in stretta correlazione"... "I diritti civili, libertà di pensiero, di espressione, di associazione, di religione, di stampa e i diritti politici che garantiscono ad ogni cittadino parità di peso nelle decisioni della comunità, sono contenuti essenziali della libertà. Sono come l'aria che si respira e costituiscono il presupposto di un ulteriore passo verso la democrazia." Più avanti si dice, cito a memoria: "La riduzione delle disuguaglianze è il principale meccanismo per allargare le libertà".
Mi sembra quanto mai opportuno che, prima dell'articolo 1, ad avviare il discorso dell'articolo 1 della proposta di legge, ci sia un accenno alla diminuzione delle disuguaglianze: obiettivo fondamentale che viene prima della questione della libertà di scelta della scuola. Eliminare, di fatto le disuguaglianze significa costruire il presupposto per la libertà.
Nella fattispecie, l'emendamento che propone il Consigliere Tapparo, fa riferimento a due disuguaglianze particolarmente importanti per la nostra regione e non solo. La prima disuguaglianza è di carattere economico.
L'abbiamo discussa e affrontata diverse volte, stiamo veramente attenti che, invece di allargare la libertà, non la riduciamo nella misura in cui creiamo lo sfascio della struttura pubblica. Più avanti nella lettura dello stesso libro si mette in evidenza come il decadimento dell'intervento pubblico, per quello che riguarda i servizi, sia un'azione che colpisce prevalentemente i cittadini più poveri, quelli che con più difficoltà possono fare ricorso alle strutture private, o con più difficoltà possono districarsi in un percorso che è reso sempre più complesso in una società come la nostra laddove esiste anche un appesantimento di tipo burocratico.
La seconda disuguaglianza, a cui bisognerebbe stare attenti nella nostra regione, è di tipo territoriale. Noi sappiamo molto bene che metà del Piemonte è concentrato in una piccolissima area, quella di Torino e della sua prima e seconda cintura, e l'altra metà, invece, è dispersa in comuni più piccoli. Non riesco a capire quale sia la ratio di questo emendamento che allarga il discorso della libertà e stabilisce la cornice entro cui iscrivere un provvedimento opposto. Voglio credere alla buona fede di chi propone l'emendamento per costruire un allargamento di libertà ma perché non accettare che il presupposto dell' allargamento di libertà debba essere il primo obiettivo che dovrebbe proporsi qualsiasi battaglia per aumentare la libertà, quella di diminuire le disuguaglianze. La disuguaglianza economica e quella territoriale.
Faccio un appello all'intelligenza dell'Assessore Leo e della buona volontà dei pochi Consiglieri della maggioranza che a questo punto continuano a seguire il dibattito, per dimostrare che effettivamente il provvedimento che ci viene proposto è veramente in buona fede per allargare le libertà e non per diminuirle. Se si è veramente in buona fede, non si capisce quale sia il motivo per cui non si debba accettare di combattere la disuguaglianza e dichiarare che l'obiettivo fondamentale sia quello di combattere le disuguaglianze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

L'emendamento n. 17 del Consigliere Tapparo ha l'obiettivo di ridurre o portare al minimo, le disuguaglianze, le differenze che derivano dal luogo di residenza e dal livello di reddito.
Differenze e disuguaglianze che sono maggiormente accentuate se toccate anche dal problema di avere in casa un portatore di handicap o se ci si trova in condizioni che non favoriscano il raggiungimento dell'edificio scolastico, se pensiamo alle scuole superiori. Questo, forse, lo abbiamo già accennato in qualche altro emendamento, riguarda in particolare il passaggio dalla scuola dell'obbligo, dove esiste un problema di trasporto in particolare rispetto ai portatori di handicap - alle scuole superiori.
Non tutti i piccoli comuni infatti sono dotati di istituti superiori offrendo esclusivamente l'istruzione elementare e media inferiore.
Voglio leggere una tabella in cui, in riferimento alla legge n. 49 dell'85, circa quei famosi 11 milioni di euro, rispetto ai 18 milioni di euro sul buono scuola; da cui risulta che la percentuale assegnata al trasporto ammonta al 47%. Di fatto, siamo a poco più di 5 milioni di euro.
Se noi pensiamo al 2002, distribuendo le risorse sulla percentuale del 47 sul trasporto rispetto alle risorse che la Giunta regionale ha stanziato siamo di fronte ad una ripartizione diversa per fasce di comuni naturalmente una quota superiore per il trasporto e per i portatori di handicap. Abbiamo un 22% assegnato ai comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, un 14% per comuni con popolazione fra i 5 e i 20 mila abitanti e un 6% per i comuni superiori a 20 mila abitanti: questo riguardava il trasporto normale. Mentre, per il trasporto di portatori di handicap, siamo intorno al 55%.
Coprire percentuali di un quinto, un settimo, un quindicesimo delle necessità, non significa permettere a tutti gli studenti di poter usufruire di un diritto. Si pensi solo al fatto di potersi recare a scuola: con questo provvedimento non si riduce nemmeno la distanza fra le richieste dei Comuni piemontesi, piccoli e grandi, rispetto alle esigenze. Ogni anno, i Comuni stilano l'elenco delle richieste sui trasporti, sull'handicap, e si vedono ritornare, nella distribuzione relativa alla legge 49 del '85, solo una minima parte.
Diventa difficile sostenere l'equità della legge, quando la stragrande maggioranza dei Comuni piemontesi, amministrati dal centrodestra o dal centrosinistra, non ricevono risposte da parte della Regione - neanche nella misura del 50% - alle loro richieste, magari fosse 50%, in realtà è molto, molto meno).
Questo è il motivo per cui condividiamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, riprendo la lettura del documento edito dall'Ufficio Diocesano Scuola di Torino.
Siamo arrivati a pagina 14.



PRESIDENTE

Siamo all'emendamento n.17.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, che viene agganciato dalla pagina 14.
Leggo: "Ma questo perché il nostro modello di Stato confonde il compito di garantire un servizio generale, con la gestione diretta dello stesso servizio. In Italia Stato e scuola statale sembrano essere una cosa sola.
Ma così non è. La scuola statale è la gestione da parte dell'amministrazione pubblica di un servizio, che lo Stato deve comunque garantire. Ma lo Stato non è semplicemente l'amministrazione pubblica. Il servizio è garantito dallo Stato anche quando quest'ultimo è reso da un ente privato. Lo Stato garantisce, anche quando non gestisce con la propria amministrazione; anche quando riconosce non solo il diritto, ma la funzione concreta svolta da un ente privato, in merito ad un servizio pubblico (come la scuola). E' necessario non confondere lo Stato come soggetto garante dallo Stato come gestore. Guai se i due significati coincidono.
La confusione nasce da un'interpretazione materiale dello Stato, cioè dalla sua identificazione in oggettive istituzioni e strutture, di cui alcune sono certo necessarie, altre invece patologiche". Ripeto quest'ultima frase: "La confusione nasce da un'interpretazione materiale dello Stato, cioè dalla sua identificazione in oggettive istituzioni e strutture, di cui alcune sono certo necessarie, altre invece patologiche".
E qui mi fermo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi, ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

L'interruzione della lettura del Consigliere Chiezzi ci lascia tutti in sospeso su quali possono essere le strutture patologiche messe di fronte a quelle necessarie.
Ho il timore, non avendo letto il documento, che chi scrive abbia in mente di proporci, come strutture patologiche, forse anche la scuola pubblica.
Credo che la lettura di questo testo dovrebbe darci un motivo serio per sostenere l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo perché, più passa il tempo, più avanza la discussione, più il confronto tra quello che deve fare lo Stato nei riguardi dell'istruzione (se utilizzare e finanziare anche le scuole private) assume una profondità e una corposità da dover assolutamente valutare.
Sui servizi essenziali che lo Stato offre (quali quelli relativi alla formazione dei propri cittadini) non possiamo ragionare indipendentemente da cosa c'é alla base dell'intervento dello Stato.
Nel campo dell'istruzione, come dovrebbe essere anche nel campo della salute e nella previdenza sociale, lo Stato utilizza risorse provenienti da finanze pubbliche, ovvero quanto pagato da tutti i cittadini.
Mi sembra inevitabile che le risorse, che arrivano dalla contribuzione di tutti, debbano essere impiegate per costruire servizi utilizzabili da tutti.
Se utilizziamo parte di questa risorsa per sostenere, in forme diverse i buoni scuola (quindi solo una parte di figli di cittadini che frequentano queste scuole) utilizzeremo soldi di tutti a favore solo di una frazione di cittadini. Si dice che con i buoni scuola si sostengono le famiglie e non le scuole private, ma non è questo.
In ogni caso, utilizziamo soldi di tutti solo per una frazione della società.
Solo introducendo emendamenti che eliminano la franchigia, che abbassano il livello di reddito, che aprono l'accessibilità a questi buoni per tutta una serie di servizi adesso non contemplati (quindi facendone un uso collettivo), i soldi di tutti verrebbero di nuovo messi a disposizione dell'intero complesso dei cittadini.
Dato che così non è, perché è stato detto chiaramente che così com'è stata proposta la legge non sarà emendata nel senso che noi chiediamo, è chiaro che si verifica quanto denunciamo: si utilizzano risorse di tutti i cittadini a vantaggio di una parte solo della popolazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Con questo emendamento ho tentato di porre in evidenza una problematica che può avere un carattere più generale e che si può incominciare a verificare e valutare con questo provvedimento.
Ricapitolo per coloro che magari erano presi da altre questioni: quando cerchiamo un principio di parità, quando parliamo di pari opportunità ovviamente in una situazione di evoluzione di queste terminologie, dobbiamo valutare anche i fattori di marginalità che si determinano proprio per la distanza, per gli accessi, per la viabilità, per la caratteristica dei trasporti.
Se volessimo compiere un atto importante di pari opportunità da offrire a tutti, dovremmo sempre verificare questo problema. Non è solo una rete efficiente ed efficace di trasporti o un sistema stradale adeguato; è anche il fatto che i giovani che vivono in luoghi marginali hanno una limitazione: probabilmente godono di una migliore qualità della vita, per un certo aspetto, ma in termini di opportunità (l'accesso al lavoro, alla cultura, all'istruzione, alla salute, ecc.), trovano una limitazione derivante dalle distanze.
Questo fatto fisico esiste, pertanto occorre trovare dei meccanismi che, oltre a una verifica del reddito, tengano conto del fattore distanza.
I colleghi Radicali fanno molto leva sulla libertà di scelta vista più in un'ottica di mercato; anche qui, ad esempio, ridurre le barriere della distanza permette a tutti i soggetti di poter selezionare le opportunità non in base al vincolo della distanza, ma della qualità e di altri aspetti.
Potrebbe essere questo un tema sul quale aprire una riflessione.
Accennavo in precedenza come, negli ultimi anni, nella produzione legislativa della Sardegna, ad esempio, si parli di continuità territoriale. A questo approccio non si è arrivati immediatamente, ma è stato il frutto di un lungo dibattito. Tutti i cittadini sardi che vivono lontani dai grandi centri in cui vi sono delle opportunità che non possono essere riproducibili in Sardegna, chiedono, attraverso il concetto di continuità territoriale, di vedere riconosciuta, in termini economici, in termini non limitativi del reddito delle famiglie, la possibilità di accedere a tale opportunità.
Mi sembra che anche noi possiamo addentrarci su questa tematica. Il mio piccolo e modesto emendamento apre un po' questo scenario a una riflessione: si elaborano dei provvedimenti che danno dei benefici; allora bisognerebbe sempre tenere conto che l'accesso a quei benefici può avere una graduatoria, che è data dalle distanze, dalle difficoltà di comunicazione e da molti altri fattori, soprattutto legati alla territorialità.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bolla Albano, Costa Rosanna) mediante procedimento elettronico, dell'emendamento rubricato n. 17.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 231, presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea e Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati nn. 232 e 209): E' inserito il comma 0.1: "La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica per la rimozione degli ostacoli di carattere economico, sociale e culturale che limitano la partecipazione dei cittadini al sistema scolastico, il pieno sviluppo della persona e l'inserimento nella società e nel lavoro".
La parola al Consigliere Chiezzi, per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Inizio a leggere il capitolo IV, dal titolo: "Lo Stato conosce in anticipo bisogni ed esigenze della persona singola?".
"Appare decisamente superata e moralmente condannabile una concezione dello Stato che gli attribuisca la conoscenza anticipata dei bisogni e delle esigenze delle persone, consentendogli di entrare nella vita di ognuno con una presuntuosa onniscienza.
La pretesa che lo Stato agisca in nome dei singoli, in quanto ne decide le finalità, rappresenta una sostituzione. Ciò può essere la conseguenza del disprezzo elitario di un gruppo di potere che identifichi se stesso con lo Stato, ma, ancora una volta, invece, deve essere riaffermato il carattere non materiale dello Stato.
Lo Stato non può essere un Ente che si sovrapponga ai singoli cittadini né la legittimazione del potere di una parte contrapposta a tutto il resto della popolazione.
Lo Stato è idealmente la volontà di ciascuno in quanto generatrice del bene di tutta la comunità. Soltanto così lo Stato può davvero coincidere con le singole persone, originandosi in esse, non sopra o fuori, o prima di esse". E qui mi fermo.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Sono rammaricato che il Collega Chiezzi legga dei brevi periodi del testo a sue mani, e, interrompendoci rompa quella specie di pathos che si forma all'interno dell'aula. Io, di rimando - siccome l'emendamento del collega ha questa caratura -vorrei, evitando una lettura monotona, leggere alcuni passaggi, commentandoli, dell'Assemblea Costituente., laddove Dossetti ed altri riuscirono a proporre e far approvare un emendamento che poneva che "enti e privati hanno diritto d'istituire scuole ed istituti d'educazione". All'Assemblea parve che questo passaggio potesse determinare la piena possibilità, da parte dello Stato, di finanziare la scuola pubblica. Fu poi presentato un emendamento aggiuntivo, a firma Corbino, un liberale conservatore, Marchesi, Preti - tuttora vivente socialdemocratico - Zagari - grande europeista che ho avuto l'onore di conoscere - Pacciardi, Mario Rodinò, Codignola, Bernini e Badini Gonfalonieri, noto liberale - torinese.
Gronchi, componente dell'Assemblea Costituente, s'irrigidì perch passava con quell'emendamento aggiuntivo, la definizione secondo la quale "gli enti privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti d'educazione - e sembrava il successo, l'apertura - senza oneri per lo Stato". Fu in quel momento cruciale che s'incardinò tale principio, tuttora esistente e vincolante. Già questa mattina avevo accennato come all'interno del centrosinistra, nel momento della discussione della legge sulla parità si era pensato di attenuare questo vincolo.
E dovrebbe essere limitante oggi per il buono scuola; la battaglia dovrebbe essere quella di ricorrere alla Corte Costituzionale.
Opponendosi a questa proposta, nella sua dichiarazione di voto, Gronchi esprimeva la contrarietà del gruppo democristiano dicendo: "perché non arriviamo a pensare utile, opportuno e necessario che non si crei nessun obbligo per lo Stato di venire in aiuto ad enti e privati che intendono istituire scuole ed istituti d'educazione. Collocare un tale divieto in un testo costituzionale è troppo restrittivo e controproducente ai fini stessi dell'educazione": Tengo a sottolineare che usa il termine "educazione" invece d'"istruzione" - termine resuscitato dalla ministra Moratti - e che si è previsto come uno dei primi compiti dello Stato.
Sull'emendamento presentato da Corbino, Marchesi, Preti, Zagari Pacciardi, Codignola, Bernini, Badini, Confalonieri, ci furono naturalmente, anche delle dichiarazioni a favore. Ieri ne ho lette alcune di Malagugini, di Bianca Bianchi e vado ora a recuperare la battuta conclusiva di Codignola, tesa ad attenuare i timori: "...chiarendo ai colleghi democristiani che con quest'aggiunta non è vero che si venga ad impedire qualsiasi aiuto dello Stato alle scuole professionali", che infatti in Regione Piemonte finanziamo direttamente. "Si stabilisce solo che non esiste un diritto costituzionale a chiedere tale aiuto. Questo è bene chiarirlo", e il Senatore Passigli, inserendosi su questa considerazione, nella legislatura passata aveva cercato di presentare una proposta alternativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
In base a quanto detto nella discussione in corso, può essere interessante acquisire l'opinione del testo a firma d'Ernesto Mainardi come rappresentante di scuole private. Testo che include molte delle argomentazioni sentite in quest'aula.
Egli sostiene: "In molti - ed l'elenca coloro che sostengono quest'opinione: CGIL, PPI, DS, SDI, Rifondazione Comunista - parlano d'incostituzionalità dello strumento dei buoni scuola - ma, dice - la Costituzione da una parte afferma che si pone istituire scuole libere senza oneri per lo Stato - finanziamento diretti alle scuole non ci sono, come abbaiamo sentito molte volte in quest'aula - e dell'altra afferma che gli studenti di scuole statali e non statali anno diritto ad un trattamento equipollente. Il buono scuola va appunto in questa direzione rendendo meno gravosa la libertà di scelta del tipo di scuola e rendendola possibile soprattutto con uno sviluppo dei finanziamenti, anche agli studenti con famiglie meno abbienti". Altro argomento di chi contesta il ritiro del ricorso - Verdi, CGIL, CISL, DS - è che si tratta di un attuazione del diritto allo studio discriminante verso chi sceglie scuole statali.
"Bisogna allora leggersi la legge istitutiva del buono scuola continua - approvata dai governi di centro-sinistra che hanno contestato solo la delibera attuativa che non riguarda il diritto allo studio, ma parla d'attribuzione di buoni scuola alle famiglie degli allievi frequentanti le scuole statali e non statali al fine di coprire in tutto o in parte le spese effettivamente sostenute. Si tratta evidentemente di un intervento che vuole riequilibrare in parte il diverso costo economico tra chi sceglie scuole diverse e non solo private. perché, ad esempio, chi sceglie il liceo Manzoni deve pagare molto di più di chi va in un liceo statale? Alcuni - Cobas, UDS, - contestano la franchigia di 400.000 lire il minimo di spesa necessario per ottenere il rimborso. Proprio l'Unione Studenti ha riscontrato che la media delle tasse nelle scuole statali superiori è di 165.000 lire, il che significherebbe un ridicolo rimborso .41.250 lire il 25% dato a tutti - e una spesa burocratica enorme per la distribuzione; è chiaro che la franchigia è sola una logica limitazione ininfluente sui bilanci delle famiglie." Infine si dice che: "Così si favorisce la scuola privata rispetto a quella pubblica e si va verso la privatizzazione della scuola. E' evidente che costoro non riconoscono i diritti dei genitori e degli studenti di scegliere liberamente la propria scuola, come succede in tutti i paesi democratici, e come è riconosciuto dalle dichiarazioni internazionali dei diritti della persona. Contro un simile modo di concepire la società, ed i cittadini, la nostra associazione rivendica i diritti di libertà delle persone e delle loro formazioni sociali."



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Entrando nel merito mi rivolgo, con una certa discontinuità, ai Consiglieri dell'opposizione, a cominciare da quelli del mio Gruppo, ma anche a quelli del resto dell'opposizione. Mi aspetterei dai Consiglieri Radicali, avendo loro una concezione di quello che dovrebbe essere la scuola, una posizione diversa sul buono scuola, avrei piacere di ascoltare dicevo, pur non condividendo alcune scelte, quali siano le loro motivazioni, che tipo di scuola vorrebbero.
Abbiamo un'occasione molto importante, parlo come opposizione, al di là degli interventi volutamente leggeri che io stesso utilizzo quando è il caso, una grande opportunità non tanto per alleggerire la situazione, non tanto per fare dei lunghi elenchi interessanti, ma per la volontà di entrare nel merito. Per i Consiglieri regionali dei partiti di sinistra dovrebbe essere la battaglia di opposizione contro un provvedimento iniquo una concezione diversa da quella che noi intendiamo come formazione e istruzione pubblica. L'invito che rivolgo all'opposizione, ripeto, è quello di entrare rigorosamente nel merito.
Ribadisco il mio invito ai Consiglieri dell'opposizione, a cominciare dai Consiglieri del Gruppo DS che pure lo hanno fatto in maniera assolutamente precisa e puntuale, a non perdere questa occasione, a non dilungarci su segnali che possono essere interpretati diversamente, anche con letture che possono sembrare interessanti, a non perdere occasione di entrare nel merito sulla nostra concezione di difesa dell'istituzione della scuola in quanto tale, contro questo provvedimento iniquo che privilegia solo una minoranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà



MULIERE Rocco

Vorrei cogliere l'occasione che ci è data dalla presenza del Presidente Ghigo questa sera, per fare un riferimento preciso. Questo dibattito rischia dei divari dalle questioni che stiamo trattando, dal disegno di legge in discussione.
Il Presidente Ghigo recentemente è venuto a Novi Ligure in visita alle zone terremotate della provincia di Alessandria. In questa sua visita si è recato nella scuola San Giorgio, una scuola privata che ha subito danni. Una scuola importante per quella città perché presente sul territorio da circa quarant'anni, che ha svolto una funzione molto importante. Una scuola che è stata frequentata non soltanto da un certo ceto sociale, ma anche da figli di lavoratori dell'ILVA, di ferrovieri.
Noi non possiamo parlare, intervenire e pensare di fare qualcosa contro quel tipo di scuola, anche se è di tipo privata. Il problema vero è che oggi quella scuola è in difficoltà, in seria difficoltà, per il calo di iscrizioni. Qui ritorniamo al problema trattato in questi giorni: siamo convinti che questo disegno di legge non sarà in grado di far uscire dalla crisi queste importanti scuole che hanno svolto una funzione fondamentale dal punto di vista educativo, per quanto riguarda la formazione di centinaia e centinaia di giovani di quella zona.
Riferendoci all'esperienza di altre Regioni, abbiamo dimostrato che un disegno di legge così fatto non porterà nessun giovamento e nessun aumento alle iscrizioni. L'Assessore Leo, che non ha ancora risposto in Aula a queste obbiezioni, in qualche colloquio privato ha sostenuto che, però, si è fermata l'emorragia: non sono aumentate le iscrizioni, ma non sono neanche diminuite.
Bene Assessore - e mi rivolgo anche al Presidente Ghigo - noi stiamo discutendo un provvedimento che forse fermerà l'emorragia di iscrizioni, ma che sicuramente non aumenterà le iscrizioni e, per la crisi che stanno vivendo alcune scuole private, il provvedimento non sarà in grado di risolvere i loro problemi. Quella scuola quindi, come tante altre che hanno svolto una funzione importante per la formazione di centinaia e centinaia di giovani, rimarrà in crisi e sarà destinata alla chiusura.
Ecco perché, fermarci un attimo per riflettere sul disegno di legge entrando nel merito per accogliere l'appello delle opposizioni sul cercare di affrontare e risolvere la crisi delle scuole private, è un invito serio.
Il problema è che se questo disegno di legge rimane tale, per quanto riguarda la franchigia, il tetto di reddito ed altre questioni presenti nel disegno di legge, non arriveremo a nessun punto d'incontro.
Penso, invece, che sia utile uscire da questa situazione per arricchire il nostro dibattito ed arrivare ad un disegno di legge, sicuramente non condiviso dalle opposizioni, ma che forse raggiungerà qualche obiettivo presente nelle intenzioni della maggioranza.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Muliere Prima di porre in votazione, vi devo chiedere di fare riferimento, nei vostri interventi, all'emendamento e non alla legge in generale. Non mancherà poi ai colleghi la capacità tecnica di utilizzare concetti generali facendo riferimento all'emendamento.
Conoscere l'emendamento di cui si sta discutendo è una normale esigenza tecnica dello svolgimento delle discussioni.
Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà



RIGGIO Angelino

Faccio esclusivamente riferimento all'emendamento che recita "La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni, sedi di autonomia scolastica, per la rimozione di ostacoli di carattere economico sociale e culturale che limitano la partecipazione dei cittadini al sistema scolastico, il pieno sviluppo della persona e l'inserimento nella società e nel lavoro".
Questo comma, da inserire nell'articolo 1, è quanto mai opportuno e mi ricollego a quanto già detto a proposito della questione della disuguaglianza. La lotta contro la disuguaglianze, com'è espresso in modo illuminante nel libro di Ermanno Gorrieri, "Parti uguali tra disuguali" il principale meccanismo per allargare la libertà (libertà intesa come libertà di scelta del percorso formativo d'istruzione).
Voglio citare quanto espresso da Gorrieri a proposito della distribuzione di quei beni che concorrono a determinare la qualità della vita e che, essendo distribuiti in modo disuguale, concorrono alla disuguaglianza.
In primo luogo pone l'istruzione, l'occupazione, la qualità del lavoro il reddito, il patrimonio, la disponibilità di servizi sociali, la possibilità e le condizioni d'acceso, la situazione abitativa, i contesti ambientali, educativi e relazionali in cui si cresce e si vive, ed altri ancora che bene sono conosciuti ai Comuni che sono titolati - com'è scritto nel comma posto com'emendamento - a fare un intervento.
Mi piace citare ancora, sempre dallo stesso libro, il capitolo intitolato "Istruzione e disuguaglianza". "Il livello di istruzione è fattore fondante dello stato sociale delle persone. Il sapere è fonte d'arricchimento e promozione umana, contribuisce all'acceso a tipi di lavoro qualitativamente migliori ed è, di per sé, fattore di prestigio sociale. La situazione della popolazione italiana registra enormi disuguaglianze, a parte quelle ereditate dal passato, anche fra i giovani che studiano. Adesso è molto vario il numero degli anni di fruizione del servizio scolastico. Particolarmente elevati sono gli abbandoni dopo il primo anno di frequenza della scuola secondaria superiore e dopo qualche anno di università. Le disuguaglianze aumentano ulteriormente se si tiene conto dell'effettivo sviluppo intellettivo e della capacità di acquisizione e i saperi raggiunti da ciascuno, al di là degli anni di frequenza scolastica".
La Regione avrebbe il dovere di intervenire con questo provvedimento per un doppio motivo. Primo, per sanare le disuguaglianze; secondo, per non costruire un meccanismo che è moltiplicatore, a sua volta, di disuguaglianza. Se è vero che una disuguaglianza di base, di carattere economico e sociale, induce ad un minore accesso all'istruzione, a sua volta, un minore accesso all'istruzione ripropone, allarga e dilata gli spazzi di questa disuguaglianza.
Dopodiché, Presidente, se mi è consentito uscire solo un attimo dal tema dell'emendamento - cui mi sono strettamente attenuto - vorrei approfittare della presenza del Presidente della Giunta Regionale, Enzo Ghigo, per chiedergli se può darci spiegazione di quanto è successo oggi al Salone del libro. Come mai non era presente nessun rappresentante del Governo e di quali passi i tre Presidenti della Fondazione...



PRESIDENTE

Questo, però, non è proprio in tema.



RIGGIO Angelino

Ho chiesto se potevo; se non posso mi fermo.



PRESIDENTE

No, perché non é proprio in tema, Consigliere Riggio, le chiedo scusa ma...



RIGGIO Angelino

Benissimo. Mi fermo, però penso che quest'aula dovrebbe interessarsene e il Presidente Ghigo dovrebbe fare un passo insieme altri Presidenti della Fondazione della Fiera del Libro.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? No, allora passiamo alla votazione.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bussola Bolla) mediante procedimento elettronico, dell'emendamento rubricato n.
231.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 35 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 233 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea e Chiezzi: E' inserito il comma 0.1 "La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai Comuni in sede di autonomia scolastica per la qualificazione del sistema scolastico e formativo, in collaborazione con gli organi collegiali della scuola nell'ambito delle rispettive competenze".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questo emendamento rientra nel solco di un dibattito sviluppatosi in precedenza, rispetto al fatto di alimentare la pluralità di presenze sul territorio di sedi dell'autonomia scolastica. Non so se l'autonomia scolastica abbia assunto il carattere di un istituto o abbia semplicemente un carattere funzionale; è comunque uno degli elementi fortemente innovativi che ha dato luogo ad un grande dibattito anche all'interno della sinistra e con i giovani studenti.
A volte, questi, hanno contestato il rischio che, attraverso l'autonomia scolastica, si possa costruire un sistema scuola a macchia di leopardo, con gradazioni di qualità e di caratteristiche. In effetti l'intuizione è molto forte. Infatti attraverso l'autonomia scolastica, si possano inverare il carattere, la specificità, i rapporti economici presenti in una certa zona, comunque non in modo esclusivo, altrimenti c'è il rischio di una formazione con basi autarchiche. Si traggono stimoli per avere un continuum con il lavoro, le attività culturali, le caratteristiche della storia e della memoria di un certo territorio.
Se moderata dal fatto che non si determinino delle disuguaglianze forti, perché certe autonomie scolastiche possono essere più beneficiate dai rapporti che si possono trovare in un Comune, piuttosto che in un altro, la considero una funzione importante.
Attraverso questo piccolo emendamento - senza nulla togliere al contributo dei colleghi - un emendamento non roboante, si chiede che la Regione, attraverso una sua funzione di governo, sappia dosare gli interventi in modo da attenuare le eventuali manifestazioni di disuguaglianza e svantaggio territoriale o di opportunità.
L'autonomia scolastica, infatti, può dispiegare un forte potenziale, ma può anche ingenerare delle disuguaglianze. Il compito però non è quello di eliminare o tarpare le ali all'autonomia scolastica, oppure mettergli le mutande di ferro? No: occorre lasciare che l'autonomia scolastica dispieghi al massimo le proprie potenzialità, esercitando una forte funzione di governo come fattore regolatore e di attenuazione degli squilibri.
In precedenza abbiamo affrontato il problema della discontinuità territoriale, di tutti quei fattori che minano gli elementi di giustizia sociale; in questo emendamento si introduce un meccanismo, che è quello di trovare il fattore di equilibrio. I Comuni sede di autonomia scolastica ricevono un'erogazione, che non è uguale per tutti i Comuni; sarà compito della funzione di governo trovare un meccanismo selettivo che recuperi le situazioni di svantaggio che si sono determinate attraverso questo processo importante, ma rischioso, dell'autonomia scolastica.
Possiamo avere, pertanto, degli elementi e stimoli anche da parte di emendamenti che non hanno una caratura , ripeto, roboante.
E' importante trarre, anche solo dal dibattito, dagli atti del dibattito, dalle riflessioni, alcuni stimoli e considerazioni per legiferare in futuro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Stiamo discutendo degli emendamenti che affrontano la valorizzazione del principio dell'autonomia scolastica e che, sulla base di un'importante riforma che il Governo precedente aveva realizzato in questo Paese interpretandola nello spirito con il quale è stata realizzata, consentendo cioè, alle varie scuole di intervenire sulle differenze di opportunità che si danno agli studenti che quelle scuole frequentano, in ordine alla rimozione di ostacoli che garantiscano il pieno e compiuto esercizio del diritto allo studio.
Volevo fare queste riflessioni perché ritengo che l'opposizione non possa eludere - in un dibattito come questo, su una legge sostituita da un emendamento interamente sostitutivo dei Capigruppo della maggioranza, poi assunto compiutamente dalla Giunta, che modifica in modo consistente il finanziamento e, a nostro avviso, anche l'impostazione del rapporto tra la Regione e l'istituzione scolastica piemontese - dalla possibilità della trasformazione di questo provvedimento in qualche cosa di diverso.
Pertanto, assumere i due elementi che vengono presentati dagli emendamenti (l'autonomia e la valorizzazione del principio di pari opportunità tra gli studenti), rimovendo quegli ostacoli per l'esercizio effettivo del diritto allo studio (ostacoli di ordine territoriale, di ordine economico, legati al reddito, ostacoli legati alla questione dei trasporti e delle mense, legati e determinati da questioni di ordine sociale), ci fa assumere la questione più complessiva di ciò che la Regione oggi dovrebbe fare nei confronti della scuola.
La Regione deve agire compiutamente in direzione di tutti gli istituti scolastici (statali e non statali), con lo spirito di favorire compiutamente il diritto allo studio e non con lo spirito di devolvere dei finanziamenti a una parte minoritaria che frequenta la scuola piemontese consentendo che il corpo complessivo degli ostacoli permanga per l'intera comunità scolastica piemontese.
Se esistono condizioni di non valorizzazione dei principi di autonomia se non esistono provvedimenti che costituiscano una vera, reale politica di pari opportunità nei confronti dell'accesso più compiuto al diritto allo studio, di una formazione che sia permanente, che riguardi il ciclo di vita, ebbene, se non facciamo tutto questo per il complesso della scuola statale piemontese, non è vero che, attraverso l'erogazione di una cifra consistente per la scuola paritaria (più di 18 milioni di euro) affrontiamo il problema della scuola paritaria stessa.
Quegli ostacoli rimarranno, sarà semplicemente un'elargizione sproporzionata di denaro rispetto al complesso dell'istituzione scolastica piemontese, che non risolverà strutturalmente alcuni problemi, tra i quali quelli evidenziati negli emendamenti.
Le questioni che noi abbiamo elencato, l'allineamento del provvedimento allo spirito e ai termini della legge 62, quelle che riguardano il superamento della delega, il paniere, la franchigia, i livelli di reddito, sono ancora tutte intatte e insolute. Se non vogliamo continuare un dibattito tra sordi, che travalichi le ore della notte e quelle della mattina, che superi l'alba, forse sarebbe ora di aprire un confronto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Ringrazio il Consigliere Tapparo che ha illustrato il mio emendamento.
Ribadiamo soprattutto un concetto: restituire linfa vitale alle scuole, sedi anche d'autonomia scolastica; elemento individuato tenendo conto della normativa intercorsa nel frattempo. Aspetto non sempre positivo, quello dell'autonomia scolastica; ma se giustamente equilibrata nella tendenza manageriale dei dirigenti scolastici - che assumono il ruolo di manager - dalla componente vitale della scuola - genitori e insegnanti, può trovare momenti d'equilibrio importanti. In tal senso non so se l'Assessore Leo sia presente - ho lavorato attorno ad una ricomposizione del quadro delle leggi regionali approvate in materia.



PRESIDENTE

Parli dell'emendamento...



CONTU Mario

Con sorpresa ho scoperto che la Regione Puglia ha osato un po' di più (non chi ci sia al governo della regione Puglia, penso sia un governo di centrodestra): pur non condividendo le finalità della legge nazionale n.
62/2000, non ha varato una legge sui buoni scuola, ma ha trovato un modo intelligente di poter aiutare le famiglie che versano in difficoltà, e quindi le sedi d'autonomia scolastica che hanno un'utenza particolarmente disagiata, stanziando la "bellezza" di 17 mila Euro - all'incirca quanto stanziato della Regione Piemonte - per incrementare l'erogazione di rimborsi per l'acquisto di libri di testo e per erogare delle borse di studio - come dice la legge 62/2000 - per un reddito massimo di 15493 Euro circa 30 milioni di vecchie lire.
L'altro giorno in un dibattito televisivo, su Tele Alpi, un telespettatore ha telefonato lamentando proprio questa difficoltà: per poche migliaia di lire aveva superato il reddito-limite di 30 milioni di vecchie lire ed ha pagato la non modica cifra, per garantire l'obbligo scolastico a sua figlia, per i soli libri di testo, di 500.000 vecchie lire. Cifra significativa che è riuscito a mantenere bassa grazie al fatto di aver acquistato libri di seconda mano, al 50% del prezzo di copertina.
La Regione Puglia, governata dal centrodestra, è stata per certi aspetti encomiabile nella sua scelta: non ha seguito la strada perversa dei buoni scuola, ha tentato di contemplare la normativa esistente ed ha messo a disposizione delle risorse. Questo sì che è un modo per aiutare il diritto allo studio! Questa sì che è una risposta, in questo caso, alla componente genitoriale della fascia più debole, che manca delle risorse per garantire il diritto allo studio, in condizioni di parità.
Dunque, in condizioni paritarie, anche se, certamente non in tutto basti pensare alla qualità degli acquisti e dei costi che le famiglie devono sostenere. La questione dei libri di testo e delle borse di studio è però un elemento che deve essere presente nel nostro dibattito. E credo ci possa aiutare ad uscire delle sacche nelle quali ci siamo gettati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Apprezzo lo sforzo del Presidente di richiamare al tema della discussione, anche se la formulazione di un concetto è più ampia della singola parola inserita in un emendamento; il termine "autonomia", ad esempio, si presta di per sé a questo tipo di riflessione.
Sono chiaramente a favore della proposta d'emendamento, anche perch rispecchia una realtà con cui molte scuole devono fare i conti - nel senso economico - nel corso della propria attività, per svolgere il proprio ruolo. Il termine "autonomia" è stato parecchie volte associato alla scuola pubblica, non sempre in modi condivisibili da alcune parti della società italiana - per esempio, anche da me.
Il termine "autonomia" talvolta viene usato con un'accezione e un valore praticamente opposti a quelli attribuiti, ad esempio, all'autonomia e alla libertà dell'insegnamento dei docenti - principio sancito nella Costituzione della Repubblica Italiana. Elemento, che ci riporta al dualismo autonomia dell'insegnante contro autonomia della scuola. In termini più generali, nella sua più ampia valenza sociale, la specificità della professione dell'insegnante trova uno dei suoi caratteri più distintivi, proprio nell'autonomia professionale. Vi è però un'altra accezione che caratterizza il termine autonomia: l'autonomia scolastica così com'é stata più volte proposta nel corso di discussioni anche legislative.
Rispetto all'uso del termine "autonomia" legata alla scuola, occorre rilevare che molto spesso nasce da istanze di tipo economico ed amministrativo.
Allora abbiamo un collegamento tra il problema economico e le scelte che si stanno facendo con la legge, e come si utilizzano le risorse disponibili. Sulla via di una futura riduzione della spesa statale, ad esempio, che secondo alcuni diventerebbe sempre più insostenibile, bisogna ricordare, a questo proposito, che la spesa statale è sostenibile o insostenibile relativamente a che cosa? Alla politica fiscale che fa lo Stato: le spese sono socialmente sostenibili o insostenibili a partire da qual è l'atteggiamento di base che lo Stato decide di assumere.
Se la spesa statale viene definita come insostenibile, l'autonomia pu configurarsi come uno strumento per affidare le scuole al libero mercato per stimolarle ad affermare la propria identità nella concorrenza, a trovare di propria iniziativa fonti di finanziamento. Questo è un uso possibile dei fondi che la Giunta vorrebbe destinare alle scuole, in questa ottica noi potremo aggiustare, aiutare l'autonomia scolastica prevedendo che parte delle risorse di cui noi crediamo di poter disporre, vadano in tal senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Chiedo una cortesia al Presidente: quando annuncia che discuteremo di un emendamento, se può dirci quale sarà l'emendamento successivo, in modo tale che si possa fare una discussione più pregnante e anche più coerente con l'argomento.



PRESIDENTE

Volentieri. Adesso distribuisco un biglietto con il numero degli emendamenti in sequenza che discuteremo.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Contu, ne ha facoltà



CONTU Mario

Non sarei intervenuto, solo perché il Presidente mi ha chiamato più volte all'ordine dei lavori e di rimanere al merito. Il senso di quella mia proposta è che le risorse verrebbero, con questa proposta di emendamento destinate ai comuni. La Regione Puglia ha fatto così, ma, normalmente tutte le previdenze che passano attraverso l'erogazione di borse di studio assegni di studio, la titolarità viene gestita dai Comuni ai quali verrebbero destinati le risorse.
Questo solo per ricordare che il nostro non è un ostruzionismo, come dicono, ma un intervento sul merito.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bussola Bolla) mediante procedimento elettronico, dell'emendamento rubricato n.
233.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 229 presentato dai Consiglieri Contu, Papandrea e Chiezzi: E' inserito il comma 0.1 "La Regione Piemonte garantisce l'erogazione di contributi ai comuni sedi di autonomia scolastica per permettere agli studenti delle scuole statali di ogni ordine e grado di affrontare la conoscenza della disciplina informatica" La parola al Consigliere Contu per l'illustrazione.



CONTU Mario

Sul giornale di oggi c'è una notizia di un'iniziativa del Governo che darebbe un bonus, che verrà recapitato a casa, di 135 euro a tutti i giovani in età vicino ai 16 anni. La cosa mi ha incuriosito e sorpreso perché 16 anni è il primo anno del post obbligo, per certi aspetto l'ho trovata una mossa molto propagandistica perché, forse, l'operazione che bisognerebbe fare è di dare la possibilità alle scuole di completare quel processo di informatizzazione, di conoscenza delle scienze informatiche che era stata già iniziata (mia figlia che frequenta la scuola statale comincia ad acquisire i primi rudimenti della conoscenza dello strumento informatico).
Mi pare, Presidente, e qui rimpiango la mancanza delle inversione dei punti all'odg, che da tempo giacciono delle proposte di legge, qualcuno della minoranza, mi sembra, che sfidano su questo terreno la maggioranza.
E' una proposta di legge che rende attuabile un discreto intervento da pare della Regione Piemonte a sostegno delle scuole affinché tutte le scuole - e non in modo episodico con l'aiuto di Fondazioni, di banche che dimettono i loro apparecchi informatici perché obsoleti e le inviano alle scuole siano dotate di un'aula informatica. Un'aula già a livello delle elementari, un'aula che, a pieno titolo, possa essere utilizzata a turnazione da tutte le classi: quello che, con molta fatica, hanno fatto in regione Piemonte solo alcune scuole che hanno beneficiato di progetti speciali da parte del Ministero. E' un'opportunità: parte delle risorse derivanti dalle attività extrascolastiche per sopperire alle carenze di bilancio.
Tornando al tema dell'informatica, evidenzio molte scuole hanno beneficiato di progetti speciali, come la dotazione di un bilancio aggiuntivo.
La Regione Piemonte potrebbe utilizzare i 36 miliardi di vecchie lire previste per finanziare la legge sui buoni scuola, per dare attuazione ad uno degli impegni assunti dal Governo Berlusconi in campagna elettorale: l'informatica, l'inglese e l'impresa.
Se dimenticassimo l'impresa e ci occupassimo di più dell'informatica e dell'inglese (in questo caso dell'informatica), faremmo cosa buona.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Con l'emendamento, i colleghi suggeriscono all'Assessore e alla maggioranza di prevedere, quando sarà possibile (dal nostro punto di vista potrebbe avvenire contestualmente con una revisione di questo disegno di legge, anche in termini di ampliamento e di ristrutturazione del tessuto portante della proposta) la necessità che vi sia, nei confronti delle autonomie scolastiche e dei Comuni, una seria collaborazione da parte delle Regioni (nella fattispecie da parte della nostra Regione Piemonte) per quanto riguarda la realtà tecnica e l'informatica.
Come mai c'è una serie di emendamenti che si rifanno a questo aspetto? Perché nel frattempo, in queste settimane, il decreto legge n. 212 del 2002 è stato convertito in legge. Ciò significa che ci sono 25 mila/30 mila insegnamenti tecnici (i cosiddetti TP) che per il momento non sanno se all'80%, il loro stipendio verrà congelato per due anni o se verranno inseriti in una sorta di precariato permanente.
A preoccupare, però, non è solo la situazione relativa a questo personale (non so dire quale sia - non avendo ritrovato il dato - la proporzione in termini di lavoratori presenti sul nostro territorio, ma siamo una delle Regioni che ha più sviluppato tutto il settore tecnico professionale), ma è anche l'estrema condizione di bordeline nella quale si ritrova questo settore.
Nel momento in cui abbiamo una riforma che divide - e su questo abbiamo già cercato di richiamare l'attenzione dei colleghi della maggioranza - il sapere dal fare, un'azione di questo tipo può assumere una particolare rilevanza.
Cosa vuole dire in termini pratici? Vuol dire che ci potremmo ritrovare con una dismissione dell'impegno statale su tutto il settore professionale (e su una parte del settore tecnico) proprio nel momento in cui si compie una scelta che, di nuovo, inviterà i ragazzi di 12 o 13 anni a decidere se appartenere al mondo di coloro che lavoreranno precocemente o a coloro che studieranno.
Nel 2003 è stato previsto, da parte del Governo nazionale, l'abolizione di 8 mila progetti di informatica. Contemporaneamente, si prevede una contrazione ulteriore nell'ultimo trimestre di questo anno, relativamente a 450 insegnamenti di testi (sostanzialmente sono gli insegnanti tecnici che hanno, tra le loro funzioni, anche quella predisporre e di istruire il testo informatico) e 2600 TP.
Se dovessi dirla in termini polemici: quel 15% che interessava i Co.Co.Co nella proposta Tremonti, dov'è finito? Si tratta, però, di un discorso più generale. Nello specifico, invece sul settore dell'informatica e della scuola professionale ci deve essere da parte della Regione, un'attenzione che accompagni questa conversione del 212 in legge. Tutto questo avviene in un momento in cui si è deciso di dividere la scuola (diciamo quella dei licei) dalla scuola professionale argomento su cui le scuole private sono direttamente coinvolte, essendo ottime specialiste nel settore professionale cui abbiamo fatto riferimento.
Mi è scaduto il tempo e mi fermo qui. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sostengono con convinzione l'emendamento e quanto vi legger costituisce l'argomento principale alla base di questa mia convinzione.
"Appare assurdo pensare che lo Stato abbia il compito di soddisfare i bisogni e le esigenze degli individui e dei gruppi, intervenendo autoritariamente in prima persona nel merito. Le finalità dei singoli, sia pure presi nella concretezza dei gruppi, delle piccole comunità a cominciare da quella famigliare, possono venire interpretate, non prestabilite in forma autoritaria dal governo dello Stato. Il governo dello Stato stabilisce obiettivi e regole generali cioè soprattutto le condizioni, ma non deve imporre contenuti, valori, programmi; controlla il rispetto delle regole e interviene se queste vengono violate, ma non sostituisce i singoli e i gruppi nel decidere come realizzare i propri fini e valori ritenuti essenziali. Soprattutto opera come garante che tali fini e valori trovino le condizioni migliori per poter essere realizzarti così come i singoli e i gruppi abbiano deciso di realizzarli, nel bene comune.
Questi concetti di libertà, includono la libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie. Infatti tale libertà fa riferimento precisamente al discorso dei fini. Quale argomento rientra nel tema dei fini essenziali della vita più di quello dell'educazione dei giovani? relativamente recente l'iniziativa ministeriale di assegnare a tutte le scuole tutti gli istituti scolastici, l'obbligo di elaborare con tutte le componenti scolastiche, e a nome loro, la carta dei servizi che include il progetto educativo di istituto. E' pure noto che tale iniziativa rientra nell'applicazione del programma delle autonomie, che rappresenta sicuramente il più importante progetto di riforma e modernizzazione dello Stato che sia stato concepito negli ultimi decenni.
Ebbene, cos'altro può significare questa iniziativa? Cos'altro possono significare i risultati che ne derivano, se non il riconoscimento generale che ogni istituzione scolastica rappresenta un particolare progetto differente da ogni altro, sia pure nel rispetto e nell'applicazione delle norme comuni?".
E qui mi fermo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Quando ho letto questo emendamento, per un attimo mi è sembrato di rivivere una scena che avevo già vissuto. Mi riferisco alle famose esternazioni del Presidente del Consiglio, Berlusconi, che attribuisce le sorti future di qualsiasi Paese all'informatica e alla disciplina informatica. Tanto che ha avuto l'idea di proporla per l'Africa come soluzione essenziale per risolvere il problemi che la colpiscono (che riguardano la mancanza di acqua e cibo, oltre che, naturalmente elettricità).
Ebbene - ho pensato - il Presidente Berlusconi pensa di risolvere i problemi dell'Africa con i computer, con la distribuzione forzata di computer alla popolazione. Successivamente, mi sono ricreduto, nel senso che ho interpretato questo emendamento - che sostengo - esattamente per quello che vuole dire, ovvero aiutare gli studenti nell'apprendimento dell'informatica.
E' importante, come elemento formativo e di crescita, imparare l'utilizzo della disciplina informatica; non solo per imparare tecnicamente come questa funzioni per potervi accedere, ma anche per capire quelli che possono essere i trabocchetti che sono nascosti dietro un uso poco accorto della stessa.
Tempo fa una mia conoscente ha stroncato, in una recensione, un testo tecnico, dicendo che la raccolta di dati ed elementi sulla quale si basava quel testo, rifletteva più un approccio superficiale a Internet, che non una buona e doviziosa consultazione bibliografica.
E' proprio questo uno dei principali trabocchetti che sono nascosti dentro Internet. Internet - come dice la parola stessa - è nient'altro che una rete, il cui livello di accessibilità è dato unicamente dal possesso di un computer; c'è, dunque, un primo livello di accessibilità legato alle condizioni economiche, alle possibilità di avere un computer. Il secondo livello è quello di riuscire a compiere delle operazioni elementari, che permettono di accedere alla rete e acquisire i documenti in essa contenuti.
Per questa facilità di accesso alla rete, qualsiasi persona che sia in possesso di questi due elementi, può produrre dei documenti e immetterli nella rete; documenti che saranno fruibili da chiunque abbia a disposizione un computer.
La disciplina informatica diventa, allora, importante per operare uno spoglio, rispetto ai documenti utili e quelli che, invece, non lo sono.
Mi sembra, dunque, buona cosa sostenere questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Questo emendamento rientra nel filone che abbiamo ripreso più volte: quello di allargare gli spazi di libertà.
L'obiettivo di questa legge è quello di allargare le libertà; si parla nello specifico, della libertà di scelta - questa è l'intenzione della Giunta e dell'Assessore: Sul fronte scolastico l'utilizzo dell'informatica è uno strumento fondamentale per allargare gli spazi di libertà.
Attualmente, nel processo d'alfabetizzazione primaria, a fianco alla conoscenza dell'alfabeto e delle tabelline, inevitabilmente, è indispensabile per i giovani, accostarsi all'informatica: Aspetto ancor più importante se consideriamo quello che dovrebbe essere il progetto di rilancio della nostra Regione. Non possiamo pensare di rilanciare la nostra Regione basandoci sulla competizione a livello internazionale per i segmenti bassi del mercato, quelli che, tanto per capirci, sono accessibili anche ai Paesi emergenti del nord-Africa o del sud-America o dell'Est europeo. Saremmo sicuramente perdenti: se il meccanismo è soltanto quello della compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori, saremmo trascinati in una rincorsa verso il basso, che finirebbe inevitabilmente per comprimere le condizioni di vita e di lavoro dei nostri lavoratori. Non solo, determinerebbero una diminuzione della capacità di consumo e d'allargamento del mercato interno: presupposto fondamentale di qualsiasi dignitosa operazione di carattere internazionale.
Occorre puntare ai segmenti alti del mercato. La filosofia c'insegna che l'innovazione tecnologica è un processo di qualità che nasce dalla quantità; la diffusione delle conoscenze informatiche, delle discipline tecnologicamente più avanzate è il principale presupposto per costruire non soltanto un'imprenditoria all'altezza di competere a livello internazionale, ma anche lavoratori addetti a questi processi che siano dei soggetti consapevoli.
E' contraddittorio quanto avviene a livello nazionale - lo ha detto bene la collega Suino -: 8000 progetti d'informatica non avranno seguito per la situazione di gravissimo precariato in cui versano gli insegnanti tecnici. E' sicuramente un peccato.
Il provvedimento previsto dal governo per finanziare l'acquisto di computer è un'opportunità, che può però svelarsi pericolosa se non viene preceduta da un serio intervento sulle scuole. Chiamo in causa l'Assessore Cavallera: penso che non gli sarà sfuggito il fatto che ogni anno, in Italia, vengono distrutte circa 270 mila tonnellate di rifiuti tecnologici.
Nella nostra regione ammontano a circa 20 mila tonnellate; si tratta naturalmente, non solo di computer, ma anche di materiali che possono essere riutilizzati, riciclati; in alcuni casi, si tratta di materiali da un lato estremamente inquinanti e dall'altro molto preziosi, quali l'alluminio, il rame, lo zinco e persino l'oro, contenuti nei rifiuti tecnologici. Varrebbe la pena ottimizzare l'uso di strumenti informatici da un lato, e dell'altro collegarsi con aziende in grado di riciclare questi prodotti, al fine di costruire un percorso virtuoso fra il mondo dell'istruzione ed il mondo dell'economia. Attrezzature tecnologiche che se seminate in modo assolutamente indiscriminato e non governato, possono diventare un problema, possono diventare un rifiuto e non uno strumento di progresso sociale culturale ed economico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Per restare nel merito dell'emendamento presentato, quindi dell'importanza di Internet e dell'informatica...
Ne parlavo poco fa con il collega Mellano, nella scorsa seduta riprendendo alcune notizie più o meno importanti da Internet, avevo citato la notizia secondo la quale Bandiera rossa sarebbe una canzone "cattiva" per poi vederla ripresa il giorno successivo dai più importanti giornali.
In particolare - commentavo con il collega Palma - rilevo lo splendido articolo di Gramellini, che ha modificato questa bella, storica ed importante canzone popolare - non solo della sinistra italiana costruendola su quelle che sono le convinzioni del Presidente del Consiglio.
Questo per dire dell'importanza di Internet e dell'informatica: ognuno ha la possibilità di essere informato su più fronti, e il giorno dopo, sui principali quotidiani, si aprono dibattiti cui ognuno può partecipare in prima persona.
Siamo convinti, al di là degli slogan, Internet, Inglese...
Personalmente, mi sono sempre consultato con i colleghi radicali, che collaborano a questo scambio di informazioni, per non incorrere in qualche errore grossolano; mi devo scusare con la collega Suino, ma faccio ancora fatica a credere alla terza parola: la "I" era proprio "impresa"! I colleghi confermano. A noi sembrava impossibile tale concezione riferendosi al mondo delle scuola: "Internet, Inglese, Impresa" - lo dico senza alcuna prevenzione verso le imprese - a 27 anni ero imprenditore...
Volendo praticare l'Inglese, l'Impresa e Internet - continuo ad insistere sulla parte economica - faccio fatica a pensare come "la Regione può garantire l'erogazione di contributi ai Comuni sedi di autonomia scolastica" - ma anche a quelli non sedi di autonomia scolastica (per certi versi - non vedo il presentatore, collega Contu - questo emendamento è limitativo) - con 11 milioni di euro.
L'obiettivo è quello di fare partire l'informatica dalle Elementari, ma pensiamo alle Medie Superiori: pro capite con la legge n. 49, 6,85 euro a studente: non bastano neanche per i floppy disk! Con 6,85 euro pro capite potremo comprare il pallottoliere! Si trova ancora, forse, in qualche negozio: qualche tempo fa 1000 lire ogni pezzo, l'inflazione determinata dall' euro, ha portato ogni cosa ad 1 euro, al raddoppio del costo. Con 6.85 euro non si può certo acquistare un supporto informatico o favorire l'apprendimento dell'informatica; non si acquista neppure una calcolatrice senza l'euro, quelle oramai in liquidazione, e neanche quelle inviate dal Presidente del Consiglio - per altro di scarsa qualità.
Un collega si chiede quanto saranno costate: un collega del centrosinistra, in Parlamento, che aveva cercato di approfondire i costi le spedizione ed anche l'iter per l'approvvigionamento, si è perso - non essendo né la Cirami e nemmeno qualche onorevole esponente della maggioranza...



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Vicepresidente Riba, vorrei fare una proposta al Consigliere Cattaneo per sentire qualche volta la voce della maggioranza: ritiro due miei emendamenti a fronte di interventi di Consiglieri di maggioranza.
L'Assessore Leo sta per esplodere, ma poiché non vuole proprio immolarsi per il buono scuola, sa che se interviene viene castigato, allora metto a disposizione alcuni miei emendamenti. E' meglio farlo in aula che al mercato degli emendamenti nel corridoio.
Volevo dire qualcosa sulla proposta avanzata dal Consigliere Contu. Mi permetto di avere un po' di memoria storica e raccontare com'è nata la vicenda evocata del finanziamento per l'acquisto dei computer per i giovani. Un'idea nata all'inizio del governo Prodi, che si è sviluppata faticosamente, come avviene in queste cose, e poi si materializza dopo molti anni. In Consiglio regionale ci sono due provvedimenti che possono andare in questa direzione: uno è a firma del Consigliere Ronzani l'altro a firma mia che tendono a supportare l'esigenza del giovane che deve arricchirsi e che non può trovare tutti gli strumenti e le opportunità oppure vuole trovare delle opportunità fuori dall'orario scolastico, un accesso facilitato economicamente a strumenti informatici. Il mio provvedimento supporta i giovani per ridurre i costi, soprattutto per quelli che sono lontani, di collegamenti in rete, di utilizzo di Internet ecc. Se non sbaglio l'Assessore Leo ha indicato l'informatica insieme all'inglese, come uno degli elementi dei POF: di questo ne dobbiamo dare merito.
Qual è il limite della proposta? L'informatica e l'inglese sono diventati una moda da un lato e, dall'altro occorre evitare una semplice indigestione quantitativa dell'accesso all'informatica. Oggi è materia molto particolare, a parte la difficoltà che molti nel settore dell'informatica hanno, perché in Piemonte si è ristretta l'opportunità di lavoro. Pensate solo che la Fiat, nei tagli di risparmio, ha ridotto pesantemente le spese di informatica che era un volano per il sistema del terziario informatico, non solo torinese.
Qual è questo rapporto? L'elemento innovativo è il rapporto tra spazio per l'informatico e ruolo dell'autonomia scolastica. L'autonomia scolastica non è un cliché unico, ma personalizza, in base alle caratteristiche del sistema produttivo di una certa area, delle vocazioni, anche delle capacità di far politica nel rapporto tra attività scolastica, regione, distretto economico in cui si opera e si investe in alcune specificità.
L'informatica è un termine molto vasto, si va dagli specialisti di rete agli hardwaristi capaci di operare più a fondo, semplicemente non utilizzando i programmi, ma sapendo incidere sull'impianto della macchina.
Mi riservo di continuare nel prossimo intervento essendo scaduti i minuti a mia disposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà



MELLANO Bruno

Ho voluto intervenire per riportare all'aula due notizie che ho rintracciato in queste settimane sul tema dell'informatica, sono notizie anche abbastanza divertenti che possono sollevare il clima di quest'ora.
La prima. Un Presidente di provincia indiano avendo a che fare con villaggi inaccessibili a gran parte dei servizi più normali e più comuni come quello delle linee telefoniche, molto seriamente e molto concretamente diceva, in un'intervista ad un giornale internazionale, che riteneva probabile, e possibile, non portare più linee telefoniche, ma puntare direttamente su internet e l'informatizzazione tramite telefono satellitare. E' un dato interessante perché ci conferma tutte le analisi che venivano fatte anche prima, come Internet fosse davvero possibilità di scelta, di incremento democratico e di libertà L'altra notizia, molto interessante accompagnata anche da una simpatica foto, riguardava un villaggio del sud del Laos dove metà del paese pedala su una dinamo collegata a dei computer i quali sono collegati in rete per permettere a quel villaggio, che ha una produzione di riso particolarmente pregiata ma non ha mercato, di vendere il proprio riso tramite Internet. E' un'immagine molto bella che se la ritrovo la porto in Aula: persone che pedalano su cyclette con vicino il computer.
Come si fa, quindi, ad essere contrari ad un emendamento che sottolinea la necessità di puntare sull'informatizzazione? Si può essere contrari semplicemente perché si ritiene che il provvedimento, dopo due anni di calvario, forse riuscirà ad esse re "partorito" da quest'aula ed ha una finalità molto più ridotta: introdurre, nella legislazione regionale piemontese, lo strumento dei buoni scuola. Punto. Tutto il resto, che è ottimo, opportuno, necessario e che deve investire l'Assessore alla New Economy insieme all'Assessore all'Istruzione e alla cultura, è importante, necessario e da predisporre in modo assolutamente urgente.
Non possiamo pensare di farlo con questa legge (che è diventata, per forma e per dimensione, anche una "leggina"), il cui obiettivo, specifico puntuale e unico (che può non piacere, ma secondo noi può essere fecondo ed interessante con degli sviluppi positivi) è l'introduzione dei buoni scuola. Non si tratta di computer o di altro che sono pure auspicabili, ma non con questa legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Bolla, Pozzo, Costa Rosanna) mediante procedimento elettronico, dell'emendamento rubricato n.
229.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

La seduta è tolta..



(La seduta ha termine alle ore 23.58)



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