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Dettaglio seduta n.347 del 15/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.45)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Caracciolo, Cavallera, Di Benedetto, Ghigo e Palma.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

b) Ricorso per dichiarazione di illegittimità costituzionale avverso legge regionale


PRESIDENTE

In data 2 maggio 2003 è stato notificato il ricorso del Presidente del Consiglio dei Ministri - predisposto dall'avvocatura generale dello Stato contro il Presidente della Giunta regionale, per illegittimità costituzionale dell'articolo 22, comma 3, della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge Finanziaria per l'anno 2003) in relazione agli articoli 3, 117 lett. s) e 120 della Costituzione.


Argomento:

c) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali dell'11, 12, 13, 18, 19, 20 e 25 febbraio 2003. Verranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 3) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti. Sospendo brevemente la seduta, per una valutazione degli emendamenti da accorpare.



(La seduta, sospesa alle ore 15.48 riprende alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Adesso discuteremo l'emendamento n. 481 e i connessi emendamenti nn.
482, 483, 484 e 485. Poi, discuteremo l'emendamento n. 486 da solo; in seguito, discuteremo gli emendamenti nn. 487 e 488 accorpati, e, infine l'emendamento n. 480. Possiamo procedere.
Emendamento rubricato n. 481 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Suino, Riba e Ronzani (e connessi emendamenti rubricati n. 482, n. 483, n.
484 e n. 485): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La Regione valorizza una molteplicità di opportunità nel campo formativo atte a costruire e far crescere nel corso di tutta la vita il patrimonio di competenze personali, di carattere culturale, lavorativo e di esperienza.
4. La Regione nell'ambito delle politiche per il diritto allo studio in favore degli adulti finanzia le Province per la realizzazione di iniziative finalizzate a: a) corsi di alfabetizzazione rivolti a stranieri b) corsi di formazione professionale, di specializzazione o di aggiornamento culturale c) attività dirette a favorire il reinserimento dei soggetti che intendano riprendere un percorso scolastico ad eccezione degli studi di tipo universitario, con particolare riferimento alle donne d) attività educative e formative per persone che si trovano all'interno di istituzioni assistenziali sanitarie e detentive e) qualificazione e potenziamento delle attività dei centri territoriali permanenti".
La parola al Consigliere Placido, per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Voglio fare un piccolo excursus sulle questioni che abbiamo espresso nelle sedute precedenti, che ci hanno portati a presentare questi emendamenti, con l'intento - lo ribadisco - di dare un contributo vero, di merito, a questo provvedimento che riteniamo fondamentalmente iniquo.



(Commenti dell'Assessore Leo)



PLACIDO Roberto

Non rientra fra le mie letture quotidiane, ma se l'Assessore avrà la cortesia di fornirmene una copia, dopo "Avanti popolo alla riscossa", posso anche leggere La Voce del Popolo (sempre dalla parte del popolo possibilmente!).
Assessore Leo, se gentilmente mi darà una copia dell'articolo, lo leggerò volentieri, sapendo che La Voce del Popolo è autorevole quotidiano (io stesso l'ho citato in più di un'occasione); quanto mai autorevole pu essere anche la voce della Curia, ma non quella di tutti i cattolici praticanti e non! Con questi emendamenti - dicevo - abbiamo cercato di dare un contributo di merito al provvedimento in esame, che consideriamo iniquo, perché si rivolge, non al 100% degli studenti (ci accontenteremmo anche di meno), ma a una minoranza (il 5,5%) di studenti piemontesi e delle loro famiglie. Non dimentichiamo che i contributi si rivolgono come sostegno alla famiglia per le spese scolastiche sostenute.
Voglio prendere come esempio il punto a) dell'emendamento, non perch abbia una preferenza particolare al riguardo, ma perché sto facendo una verifica di quanto facciano la Città di Torino e la Regione per aiutare il successo formativo e scolastico degli studenti stranieri; si tratta, non più unicamente degli extracomunitari, ma di tutti gli studenti che provengono dalle nazioni che fanno parte della Comunità Europea.
Se si prendono in considerazione le risorse, in assenza di una legge specifica per questo argomento, di fatto viene utilizzata una minima parte della legge 49, che diventa una legge che deve rispondere alle più diverse necessità. Non possiamo che constatare l'esiguità delle risorse sulla legge 49 dell'85; legge innovativa quando fu votata, ma che adesso - dopo 18 anni - andrebbe modificata con quella legge quadro di settore che invitiamo l'Assessore Leo a presentare. Noi stessi stiamo lavorando per presentare un documento che riguardi il diritto allo studio nella maniera più ampia possibile.
Queste sono le nostre motivazioni. Ho voluto citare, Presidente, solo il comma a) dell'articolo 1; gli interventi successivi riprenderanno gli altri commi o ribadiranno le motivazioni che ci hanno portati alla presentazione degli emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Vorrei che l'Assessore Leo rispondesse a stretto giro di posta, perch più che illustrare l'emendamento, gli pongo una domanda. Chiedo, come cittadino piemontese e come modesto uomo di cultura di questa Regione, il motivo per il quale oggi, all'inaugurazione della Fiera del Libro, non era presente alcun rappresentante del Governo piemontese.
E' una questione che mi preoccupa; potrebbe sembrare al di fuori di questo contesto, e forse lo è, però stiamo parlando del futuro della nostra principale risorsa, che è l'insieme dei saperi, la conoscenza esistente in Piemonte.
Tra l'altro, nel fare la nostra battaglia, facciamo una battaglia il più possibile laica, nel senso che non abbiamo assolutamente detto "no" a un finanziamento alla scuola paritaria e non diciamo un "no" a priori.
Quello che chiediamo è che si salvaguardi, nel suo complesso, il sistema formativo, il sistema culturale, l'insieme delle conoscenze e dei saperi che è, prima di tutto, appannaggio, non fosse altro che per una questione quantitativa della scuola pubblica.
Non vedere il depauperamento della scuola pubblica, mentre si opera questo intervento, potrebbe essere pericoloso e potrebbe squilibrare l'intervento stesso. Così come può essere pericoloso e può squilibrare questo tipo di intervento il fatto di non prevedere una possibilità di accesso, che sia garantita soltanto alle fasce più basse della popolazione Se dovessimo mettere dei limiti per accedere a questi finanziamenti di cui parla l'Assessore Leo, troppo alti, si finirebbe per avere un meccanismo da Robin Hood al contrario e, conoscendo, non dico la sua maggioranza, che purtroppo ha ben altre ispirazioni, ma il suo ben noto ecumenismo, penso che questo non sia coerente.
Tornando alla vicenda del Salone del Libro, il Piemonte si è visto depauperare di una serie di risorse. E' di ieri la notizia che un importante gruppo di ricerca del Centro di Candiolo, dopo essere finito sulla copertina di Nature per le sue scoperte, ha deciso di trasferirsi al "San Raffaele" di Milano per poter lavorare con il cosiddetto "Progetto Telethon", che è fortemente finanziato. Questo sta a dimostrare come la questione dei finanziamenti e quello della cultura siano in stretta correlazione e come l'attenzione politica sia lo strumento per poter garantire questa forma di riequilibrio.
Il Salone del Libro è sempre stato un fiore all'occhiello della nostra città e regione; l'atteggiamento di scarso interesse da parte del Governo nazionale, per un'iniziativa che ha importanza, non solo per Torino e il Piemonte, ma per l'intera nazione - come ha richiamato giustamente il nostro Presidente della Repubblica, a proposito dell'importanza di leggere un libro - dimostra uno scarso atteggiamento culturale da parte del Governo, uno scarso rilievo istituzionale a un'iniziativa che, tra l'altro vede la Regione come principale protagonista.
Non vorremmo che questo preluda a una Repubblica di consumatori che vuole privilegiare il ventre della popolazione, piuttosto che la testa.
Chiedo che venga predisposto un ordine del giorno del Consiglio regionale - se l'Assessore Leo se ne fa promotore, siamo pronti a sottoscriverlo - per chiedere che quanto è successo oggi non abbia a ripetersi mai più.
Noi terremo duro per quello che riguarda il Salone del Libro un'iniziativa che ha un rilievo di carattere nazionale, terremo duro affinché il Salone del Libro resti a Torino (hanno già cercato di scipparcelo) e non permetteremo che la cultura venga sminuita da una scarsa rappresentanza istituzionale.
Chiedo all'Assessore Leo o alla Giunta, magari in una pausa del Consiglio, opportunamente dedicata, di predisporre un ordine del giorno che chieda conto e ragione al Governo della sua assenza e pretenda che quanto è successo non abbia più a ripetersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La scorsa settimana, interloquendo con l'Assessore Leo, ho sottolineato come ci dovrebbe essere una differenza tra l'Assessore che si occupa della cultura e l'Assessore che si occupa dell'istruzione; le due materie, se vengono confuse, creano dei problemi. Anche dal punto di vista dell'Assessorato all'istruzione, c'è questo rischio.
E' fondamentale ricercare una scuola che dia una formazione pluralistica, ma mi pare che lo strumento che si profila con il buono scuola, neghi tutto questo.
Cerco di spiegare: potrebbe sembrare che, finanziando altri tipi di scuola, si possa avere un maggiore pluralismo. Ma quale pluralismo porterebbe tutto ciò? Un pluralismo di scuole che non forniscono una formazione pluralistica, ma la possibilità che questi istituti che fanno formazione ci siano.
Abbiamo già detto che oggi si parla di finanziare la scuola confessionale, prevalentemente quella cattolica; si potrebbe seguire questo tipo di esempio e cercare di ottenere finanziamenti per altre scuole, con caratteristiche analoghe, dogmatiche, con un forte corpo di idee che inevitabilmente si cercherebbe di far passare. E' vero che, in questo modo ci sarebbero più tipi di scuole con caratteristiche diverse, ma in ognuna di queste non si farebbe formazione e non si darebbe un'istruzione pluralistica.
Da questo punto di vista, ritengo ci siano dei rischi forti e che la difesa del pluralismo sia solo fittizia. La scuola pubblica, che evidentemente dovrebbe essere una scuola laica, non condizionata da pressioni, è la scuola maggiormente tutelata e più in grado di dare un'istruzione pluralistica; è il modello che corre meno rischi rispetto ad altri.
Anche da questo punto di vista, affrontando uno degli argomenti centrali portato avanti dai sostenitori del buono scuola, c'è un elemento di contraddittorietà forte tra quanto si annuncia e quanto, poi, si rischia concretamene di mettere in campo.
Insieme a questo, ci sono gli altri aspetti: la scuola pubblica - come dicevo - non solo è la più pluralista, ma è anche quella più potenzialmente democratica, perché dà più possibilità a tutti di accedere ai vari livelli di istruzione, indipendentemente dalle condizioni economiche e fisiche (di abitazione, ecc.).
Il finanziamento di un altro tipo di scuola non può assolutamente dare quel tipo di garanzia. Il problema è che già oggi sarebbe necessario riqualificare e rilanciare fortemente la scuola pubblica, invece le politiche che vengono applicate (in questo caso il centrodestra ci da un esempio del tipo di politica sull'istruzione che porta avanti in Regione Piemonte) non tendono a riqualificare e rilanciare la scuola pubblica e l'istruzione per tutti, ma puntano ad introdurre delle modifiche che rischiano di essere estremamente pericolose e dannose per il futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

In questa lunga discussione che dura ormai da tempo non si riesce ad ottenere risposta, dalla maggioranza, su un tema che noi riteniamo fondamentale in questo progetto di legge. Noi riteniamo che si debba discutere di diritto allo studio, diritto per tutti i cittadini di avere la possibilità di accedere ad un buon livello formativo, con quello che è stato definito il diritto di scelta. Diritto di scelta che non viene inteso come la facoltà di esercitare una scelta, ma viene tradotto con la necessità che un'istituzione pubblica, quale la Regione, di fatto sovvenzioni, sostenga un tipo di scelta individuale. Su questo punto la maggioranza non può assolutamente pensare che le risposte che ha finora fornito risolvano il problema Mi ricorda vagamente lo spot sulla riforma della scuola, che va sotto il nome di "Legge Moratti", che recita: "Abbiamo sentito gli insegnanti abbiamo sentito i genitori e gli alunni e abbiamo fatto la riforma". Il modo giusto di presentare quell'argomento era quello di dire: "Abbiamo sentito alunni, genitori ed insegnanti e poi abbiamo fatto esattamente il contrario, o per lo meno, non abbiamo fatto quello che la scuola pubblica si aspettava ". Perché questo è il vero dato di fatto.
Quindi, come al solito, siamo in presenza di una situazione che viene ipotizzata sulla base di un pensiero che si vuole imporre e non si accetta il contraddittorio con quella parte che, invece, sostiene posizioni diverse, posizioni di chi sostiene che la legge non va nel senso di garantire il diritto allo studio, uno dei diritti costituzionali fondamentali che credo il pubblico debba difendere. Pensiamo a quello che è avvenuto in Regioni come la Lombardia ed il Veneto dove leggi simili sono già state varate (ed è uno dei motivi per i quali siamo costretti a questa lunga maratona perché la Regione Piemonte vuole copiare la Regione Lombardia e la Regione Veneto), i dati reali della situazione che si è verificata ci dicono che i timori, i dubbi e le critiche che noi avanziamo a questo strumento legislativo, si sono puntualmente verificati.
In quelle Regioni il contributo regionale, che è stato deliberato per devolverlo alle famiglie sotto la forma di buoni scuola, queste risorse sono state distribuite, per la stragrande maggioranza, non a famiglie effettivamente bisognose, ma a famiglie di reddito medio-alto. Sono state distribuite per l'unico scopo di sovvenzionare il funzionamento delle scuole private senza portare alcun aumento di allievi dal pubblico al privato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo, ne ha facoltà



TAPPARO Giancarlo

In questi giorni si è sentito, ancora una volta, parlare di modifica della Costituzione. Ovviamente quando il centrodestra parla di modifica della Costituzione, in genere, intende anche intervenire sulla prima parte della Costituzione, quella relativa ai principi.
In questo quadro è sospetto che, intervenendo a proporre eventuali modifiche della Costituzione, non si parli mai dell'articolo specifico che come ho letto nei passaggi delle seduta dell'Assemblea Costituente, recita: "Ogni possibilità di costituire una scuola deve avvenire senza oneri per lo Stato". Dunque la libertà di istituire delle scuole esiste, ma questa deve avvenire senza oneri per lo Stato. Il tentativo di modificare questa dizione si è sviluppato dal giorno dopo in cui l'Assemblea Costituente l'aveva approvato. Anche la sinistra democristiana, lo stesso Dossetti, era stato amareggiato da com'era stato sconfitto il fronte cattolico in quel passaggio dell'elaborazione della Costituzione.
Quando, nei lavori preparatori della legge sulla parità si è discusso a lungo in Parlamento, è emerso come in alcuni settori, oggi della Margherita ma anche dei DS, si tentasse di trovare una formulazione diversa a quella "senza oneri per lo Stato". La formula che alcuni, credo il Senatore Passigli, avevano trovato era quella - sembrerebbe una piccola variazione ma invece incide abbastanza nel quadro della nuova legge sulla parità della dicitura "senza obbligo d'oneri per lo Stato". Pensate, erano proprio settori del centrosinistra che, con la legge di parità, con tutte le difficoltà che aveva avuto nel formarsi, avevano capito che, comunque, il dettato costituzionale costituiva ancora una limitazione oggettiva per intervenire, in forma diretta o surrettizia com'è quella dei buoni scuola a finanziare una scuola. C'era stato un dibattito partito, addirittura dall'amarezza di Dossetti dopo l'approvazione di questo articolo della Costituzione. Si era sviluppato nel tempo e non aveva mai trovato, nella Democrazia Cristiana, una volontà di andarvi ad incidere. Negli anni '50,/'60/'70, modificare la Costituzione era un atteggiamento impensabile.
Nel momento in cui si parla di modifica costituzionale, questo aspetto non viene preso in considerazione.
Probabilmente, c'é il convincimento che si sia messo un cuneo in questa frattura - che il buona scuola sta determinando - e non sia più necessario correggere la formulazione del dettato costituzionale che recita: "Senza oneri per lo Stato".
Con quell'impegno - personalmente non lo condividevo, ma era un dibattito che si svolgeva nel centrosinistra, in importanti settori dell'attuale La Margherita - si cercava di trovare qualcosa che permettesse, alla legge sulla parità, di non avere impedimenti formali. Il centrodestra, pur parlando spesso di interventi sulla Costituzione, non si pone questo problema, forse perché è convinta che con questa operazione abbia risolto il problema che la Costituzione poneva come impedimento.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Continuo a sviluppare il tema or ora aperto, in sede di discussione.
Vorrei citare uno studioso di materia di educazione scolastica, Luigi Pedrazzi, che l'anno scorso, in un'importante pubblicazione su Il Mulino (rivista fondamentale di settori cattolici democratici progressisti), pur sostenendo che un intervento sulla Costituzione sarebbe stato opportuno per rendere più agibile il funzionamento della legge sulla parità, si scaglia pesantemente contro i buoni scuola, ritenuto un modo surrettizio e scorretto di intervenire.
Pedrazzi sostiene: "In realtà, in una forma capitalistica matura non è opportuno il buono alle famiglie - demagogico e populista - ma il credito di studio, da restituire successivamente con anni di lavoro e risparmio calcolati in base alla retribuzione ottenuta in forza delle competenze conquistate con lo studio".
Il quadro non è sorprendente; è logico. Settori del mondo cattolico si pongono il problema e vogliono intervenire, con critiche e una certa posizione monopolistica che la "controriforma Corvino" - come viene chiamata spesso anche in settori cattolici aveva chiuso.
La scuola, la più grande impresa italiana, secondo questi settori,00 ha un carattere monopolistica e deve trovare un'apertura. Ma il buono scuola è ritenuto una forma non valida per la dinamicità alla scuola.
Si parla anche di una forma di confronto, di concorrenza, forse anche di competitività (anche se questo termine non è usato in questi settori culturali e politici).
Torno ad una considerazione generale. Utilizzo questo percorso per sostenere che l'impedimento derivante da una applicazione corretta della Costituzione (per quanto riguarda l'elaborato dei nostri Padri Costituenti dizione che tuttora vive "Senza oneri per lo Stato") diviene, anche per operazioni surrettizie, come il buono scuola, un'operazione scorretta che lede la Costituzione stessa.
Il Presidente del Consiglio è ricorso contro uno articolo della Legge finanziaria, mi pare il 28: si va alla Corte Costituzionale anche per niente. Non siamo in grado di esprimere, a qualsiasi livello, una operazione che sappia condannare e sollevare questa forma di finanziamento diretto alla scuola non pubblica, attuata attraverso questa operazione.
Come argomento uso, non un argomento laicistico e chiuso, ma l'argomento costruttivo di chi mette in discussione la posizione monopolistica della scuola pubblica, pur sostenendo populistico e demagogico lo strumento del buono scuola: Occorre modificare l'attuale dizione della Costituzione, trovandone una più conforme, per rendere operativo il buono scuola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Grazie Presidente. Riprendendo lo spunto offerto dal Consigliere Tapparo e facendo riferimento ad un articolo comparso su Il Mulino nel gennaio 2003, vorrei citare un articolo di Alessandro Cavalli e di Paolo Ferrantini.
Assessore Leo, le voglio dedicare questo passaggio che personalmente condivido: "Riconoscere la centralità strategica delle scelte in materia di scuola e formazione e la complessità attuativa delle riforme nel settore non implica, di per sé, la ricerca di soluzioni di bipartisan, nel senso stretto". Non si tratta di perseguire intese politiche che portino necessariamente, a voti trasversali in Parlamento. Ed è del tutto plausibile che la maggioranza porti in aula la sua riforma e se l'approva da sola. Non è, infatti, sulle decisioni ultime che va cercata la convergenza. Vi sono, tuttavia, alcune questioni sulle quali occorre che le parti convengano, che possono costituire il fondamento sul quale sarà possibile, non solo costruire un'ipotesi riformatrice e avviarla a compimento, ma anche correggerne l'impianto in futuro, senza, con questo ricominciare da capo.
Assessore, voglio prendere spunto dall'esperienza, già consumata, della riforma su legge delega della scuola, per fare un'analogia con quanto si sta verificando in quest'aula. Continuo a ritenere che questa legge, così com'è proposta, non sia assolutamente emendabile e che il tentativo di modificarne la sua portata, che non sia nell'ambito di riferimento delle leggi esistenti, sia un tentativo che rischia di annacquare le posizioni e di appiattire questa opposizione sulla logica della riduzione del danno non aiuta a fare chiarezza, togliendo la contesa da un ambito del tutto ideologico, sul fatto che, a Costituzione invariata, nulla oggi consente se non forzando il dettato costituzionale, di procedere ad un finanziamento diretto o indiretto rivolto alle scuole private.
questo il senso della nostra opposizione. Condivido l'impostazione dell'emendamento che, rimettendo in campo la questione delle modifiche intervenute con l'articolo 117 della Costituzione e con la modifica del Titolo V della Costituzione, riconosce nuove e più ampie competenze alle Regioni.
Ritengo che, fra le nuove e tante competenze, riguardo ad una l'azione di questa maggioranza si stia dimostrando assolutamente non all'altezza.
Eppure la Regione Piemonte ha una grande opportunità, che già altre Regioni, anche governate dal centrodestra, stanno praticando: inserire qualsiasi provvedimento che riguardi la problematica del finanziamento indiretto alle scuole private - che noi osteggiamo, naturalmente - dentro una riforma più ampia di varo di una legge quadro sul diritto allo studio che possa raccogliere gli appelli forti che provengono dagli Enti locali dalle famiglie, perché si dia un senso compiuto alle parole "diritto allo studio".
Per questi motivi, esprimiamo il nostro voto a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Presidente, noi non apparteniamo - e cerchiamo di ripeterlo da un po' di tempo - alla schiera esistente - lo constato anche dall'ultimo intervento del Consigliere Contu - dei colleghi che pensano che in fondo per la chiarezza generale, per la comprensione del popolo, valga la regola del "tanto peggio, tanto meglio". Anzi, l'opposizione dovrebbe contribuire ad accentuare e peggiorare i provvedimenti del Governo, perché naturalmente questo renderebbe più chiaro al popolo l'empietà di chi ci governa e ne faciliterebbe la presa di coscienza.
Poiché da tempo abbiamo rifiutato di muoverci in questa logica e cerchiamo di trovare un equilibrio, difficile, tra un'opposizione di principio a una legge che non condividiamo e un tentativo di affermare comunque, dentro un lavoro istituzionale di opposizione, anche altri aspetti, insisto con l'Assessore Leo e i colleghi della maggioranza sul punto che da quando abbiamo incominciato questa discussione continuiamo a sottolineare. In questi emendamenti sottolineiamo un punto: vi chiediamo di aprire la vostra legge anche ad altre considerazioni, di non chiudere la vostra legge in un provvedimento che riguardi solo i ragazzi, le famiglie che frequentano la scuola privata; vi chiediamo di aprirvi e prendere in considerazione anche gli altri problemi della scuola.
Date un segno in questa direzione, perché questo permette di ritrovare quello spazio sul quale si realizzò qualche convergenza in passato, in particolare su uno schema della parità, della legge 62, ecc.
Per questo motivo, non ci rassegniamo al fatto che il risultato del lavoro dell'opposizione sia quello di avere una legge peggiore di com'era all'inizio. Volevo che il risultato dell'opposizione fosse un altro e, per quanto ci riguarda, anche un'espressione e una condivisione limitata - come quella della riduzione del danno - è comunque una questione che prendiamo in considerazione e che preferiamo di gran lunga all'altra ipotesi: quella che i danni pensa di aumentarli.
Ci muoviamo in questa direzione e in questo senso cerchiamo, in primo luogo dall'Assessore, di avere qualche risposta al riguardo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 481.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 486, presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Suino, Ronzani e Riba: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La Regione valorizza una molteplicità di opportunità nel campo formativo atte a costruire e far crescere nel corso di tutta la vita il patrimonio di competenze personali, di carattere culturale, lavorativo e di esperienza.
4. La Regione, nell'ambito delle politiche per il diritto allo studio in favore degli adulti, finanzia le Province per la realizzazione di iniziative finalizzate a: a) corsi di alfabetizzazione rivolti a stranieri b) corsi di formazione professionale, di specializzazione o di aggiornamento culturale c) attività dirette a favorire il reinserimento dei soggetti che intendano riprendere un percorso scolastico ad eccezione degli studi di tipo universitario, con particolare riferimento alle donne d) attività educative e formative per persone che si trovano all'interno di istituzioni assistenziali sanitarie e detentive".
La parola al Consigliere Placido, per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Come nell'emendamento precedente, voglio soffermarmi su uno dei punti che riguarda le Province.
Leggo l'emendamento: "La Regione, nell'ambito delle politiche per il diritto allo studio in favore degli adulti, finanzia le Province per la realizzazione delle iniziative finalizzate a...", ecc. Nell'emendamento precedente ho parlato di corsi di alfabetizzazione rivolti agli stranieri si parla anche di corsi di formazione professionale o aggiornamento culturale.
Prima di entrare nel merito, voglio dire all'Assessore Leo, che prima mi segnalava La Voce del Popolo, che non c'è solo La Voce del Popolo che guarda con attenzione a quello che avviene in Consiglio regionale. Gli organi di stampa, le televisioni pubbliche e private, ma anche quel vasto mondo fatto dalle Associazioni che si occupano di problematiche legate alla scuola, gli stessi insegnanti e le famiglie; mi è capitato - e penso di non essere l'unico - di essere fermato per sapere come stia andando il buono scuola, se passerà o meno.
Il problema non è rispetto ai tempi; la preoccupazione esistente è rispetto al fatto che questo provvedimento passi. Non ho dubbi al riguardo: molto dipenderà dalla maggioranza, come è logico e comprensibile che sia.
Noi rivendichiamo la possibilità di contrastare con fermezza, nel merito, un provvedimento che consideriamo sbagliato e iniquo.
L'ho già detto e lo voglio ripetere: le richieste sono crescenti aumentano le necessità; la stessa legge n. 49 del 1985 è nata per rispondere ad esigenze diverse (si pensi a quanto è cambiata la società e la scuola in 18 anni). Sono aumentate le necessità, in un quadro di riduzione di risorse, di tagli e congelamenti, e l'unico sforzo serio che questa Regione intende fare, economicamente parlando, nel settore della scuola e del diritto allo studio, è quello del buono scuola.
Non è pensabile ritenere che un'opposizione seria - come ritengo sia la nostra - su un argomento come questo dica solo un semplice "no", consideri chiusa la questione, come una pratica burocratica, come una qualsiasi leggina più o meno elettorale, più o meno per categorie importanti, e lasci passare con tranquillità un provvedimento che incide molto, non solo su una minoranza di studenti e famiglie, ma soprattutto, venendo a mancare le risorse che sarebbero indispensabili, sulla stragrande maggioranza delle famiglie e degli studenti piemontesi.
Per quanto ci riguarda, per trovare un punto di incontro occorre che questo provvedimento si rivolga a tutti gli studenti, e non solo a una minoranza di questi. Voglio capire con quale coraggio la Regione pensa di assegnare 188 euro per le borse di studio, in base alla legge 62 del 2000 alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, con un reddito di 10.000 ISEE.
Pongo, pertanto, una domanda all'Assessore Leo, proponendo un punto di incontro: applichiamo l'ISEE prevista per le borse di studio anche a questo disegno di legge. Incominciamo a trovare un punto di incontro vero Assessore! Se il reddito ISEE vale per le borse di studio, perché quello del buono scuola deve essere un parametro diverso? Rispondeteci a questa domanda e noi, volentieri, entreremo nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Continuo la lettura del libro "La parità appartiene al bene comune" (sottotitolo: "Messaggio di libertà rivolto a tutta la scuola"), edito dall'Ufficio Diocesano Scuola Torino.
Siamo al capitolo III: "La scuola non statale svolge lo stesso servizio della scuola statale, dettato da comuni ordinamenti, soggetto a comuni verifiche, obbligato a eguali programmi, condotto con analoghi criteri di partecipazione, egualmente aperto a chiunque ne condivida il progetto educativo".
Non si tratta, allora, di un servizio qualsiasi, come sarebbe la gestione di un'attività produttiva o commerciale. Si tratta dell'istruzione e formazione delle generazioni, ossia del bene pubblico più fondamentale che ci sia. Certo, le scuole non statali oggi devono chiedere allo Stato ed ottenere, un riconoscimento legale per poter svolgere questo servizio.
Ma proprio questo la dice lunga sulla natura del servizio e, di conseguenza, di tale riconoscimento.
Il riconoscimento non è una semplice concessione: una concessione è un semplice permesso che consente di esercitare una certa attività in pubblico, per esempio la licenza di un negozio, di un'azienda, di una professione; il riconoscimento, invece, estende una propria prerogativa quale quella di assegnare titoli di studio con valore legale, sulla base delle capacità operative ritenute conformi alle proprie. Certo, si pu discutere tutto ciò, ma il fatto che conta è che tali capacità operative riguardino il servizio svolto dallo Stato: il bene comune, essenziale universale, dell'istruzione-formazione.
Ebbene, nonostante ciò, manca ancora nel nostro Paese una legge quadro che disponga i termini di questo nuovo rapporto tra Stato e scuola non statale, in modo chiaro e soddisfacente.
La ragione di ciò è semplice: si è detto che la scuola è un compito essenziale cui lo Stato deve provvedere. Ma lo Stato, dal 1861 in qua è centralizzato sul modello francese, dunque la scuola è stata ordinata centralisticamente. Ciò vuol dire che la scuola non statale che preesisteva e continua ad esistere, è finita dentro questo centralismo, con ben poca considerazione del carattere non statale della gestione e tutto ciò che ne discendeva, sia sotto il profilo giuridico che culturale. Peculiarità che doveva essere oggetto di riconoscimento positivo, nel quadro di un sistema pluralistico di scuola.
Dovevano essere fissati con chiarezza i termini distintivi e relazionali tra scuola statale e scuola non statale, ma non fu così.
Sembra, quindi, che la scuola non statale semplicemente esista grazie a una concessione che può essere data e tolta secondo regole assolutamente diverse rispetto a quelle che fanno esistere la scuola statale".
E qui mi fermo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Nell'intervento precedente, il Consigliere Placido ha sollevato il problema dell'utilizzo dei fondi pubblici, e delle finalità di utilizzo.
Come già detto, io sono tra coloro che pensano che l'utilizzo di soldi e di risorse che provengono dall'erario pubblico, dovrebbero essere indirizzate, prioritariamente, per un uso pubblico, quindi verso la scuola pubblica. Qualora, però, si decidesse che la scuola pubblica non ha bisogno di ulteriori investimenti economici - affermazione che io contesto perch come abbiamo già detto ripetutamente, la scuola pubblica è in una grave situazione e avrebbe bisogno sicuramente di supporti anche da parte della Regione - ma se anche così non fosse e si pensasse ad altri utilizzi per una quantità di risorse pari a quei 35 miliardi di vecchie lire disponibili per quest'operazione, credo la Regione potrebbe pensare di utilizzare risorse pubbliche per lo sviluppo, in campo regionale, della ricerca pubblica Dico questo perché la ricerca scientifica e tecnologica in Italia giace su livelli di investimento bassissimi, secondo i dati dell'Eurostat il nostro Paese ha un investimento, per quanto riguarda la ricerca in generale, pubblica e privata, pari a 11.466 milioni di Euro (il dato è assoluto). Il dato ci dimostra quale sia il problema se lo confrontiamo con la Francia, dove l'investimento è più del doppio, in quanto sono 28.319 milioni di Euro, per non parlare del Giappone dove gli investimenti salgono a 102.000 milioni d'Euro e lasciando senza commento il dato degli Stati Uniti il cui valore degli investimenti è di 228.000 milioni di Euro.
Un altro elemento che determina la gravità del problema italiano, per quanto riguarda la ricerca scientifica e tecnologica, è il fatto che l'incidenza di questa voce di spesa sul PIL, in Italia, è del 1,04% e posiziona il nostro Paese, insieme all'Austria, all'ultimo posto tra i Paesi considerati maggiormente sviluppati. Se disarticoliamo i dati tra ricerca pubblica e privata, abbiamo che, più della metà del totale di questa spesa, si deve attribuire alle imprese. Mentre la spesa pubblica, su questo settore, è meno della metà di quegli 11.466 milioni di Euro e quindi classifica il nostro Paese in una situazione di estrema debolezza per quanto riguarda la ricerca scientifica e tecnologica. Questo genera comunque anche un ritardo per la nostra industria e per il nostro sistema formativo. Se la Regione ha risorse aggiuntive da destinare nel campo della formazione, è necessario considerare anche la questione della ricerca scientifica e tecnologica.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Riggio, ne ha facoltà



RIGGIO Angelino

A questo punto degli emendamenti che ripropongono le caratteristiche dell' articolo 1, così come noi lo abbiamo delineato, posso raccontare all'Assessore Leo, se ha bontà di ascoltarmi, un episodio che mi è accaduto quando ero agli inizi della professione medica e facevo il mio lavoro di apprendistato presso il Pronto Soccorso del Mauriziano.
Un giorno arrivò in Pronto Soccorso una persona vittima di un incidente: un politraumatizzato, persona anziana con problemi cardiaci e respiratori. Il ferito aveva avuto un grosso sanguinamento e inoltre presentava numerose fratture, numerose ecchimosi e l'intervento era piuttosto complesso. C'era da intervenire con un atteggiamento di tipo multidisciplinare, scegliendo, in quell'occasione, l'intervento principale da fare. Nel senso che l'intervento fondamentale era quello di sorreggere il circolo perché, diversamente, avremmo perso il paziente. In quella circostanza io ero preoccupato del fatto che il paziente avesse delle vistose ecchimosi e disturbavo letteralmente il mio collega che mi stava istruendo sul fatto che il paziente avesse quelle ecchimosi terribili al volto che lo avevano letteralmente sfigurato. Il mio collega, in quell'occasione mi rispose che quello non era un centro di bellezza, che non dovevamo ricostruirgli la faccia, ma salvargli la vita, cioè non dovevamo pensare prima all'intervento secondario. In quel caso quello che io ponevo era arcisecondario (anche se se per me che uscivo in quei giorni "fresco" dall'Università, quelle ecchimosi mostruose che avevano completamente sconvolto il volto di quel paziente mi avevano allarmato) non era la questione fondamentale. La questione fondamentale era sicuramente il fatto che si trattava di un paziente anziano, con un collasso cardiocircolatorio dovuto alle sue condizioni precedenti ed alle importanti emorragie che aveva avuto e quindi l'obiettivo fondamentale era sostenere il circolo.
Ho raccontato quest'episodio per dire come l'intervento che riguarda le scuole paritarie, sia un intervento che avrà la sua importanza, fatto nel modo e nei tempi opportuni. Sicuramente, come abbiamo dimostrato con gli emendamenti all'articolo 1, la scuola pubblica, nel suo complesso, presenta grossissimi problemi che vanno dalla necessità di finanziare, in modo adeguato, le borse di studio per i ragazzi della scuola pubblica statale e non, dalla necessità di intervenire sui cosiddetti drop out - la dispersione scolastica - da raccordare il servizio educativo scolastico con il servizio formativo e di formazione professionale in generale, da quello di costruire tutta una serie di reti, dal recupero delle professionalità.
Un intervento globale sulla questione del buono scuola alle paritarie lo potrei paragonare ad un intervento di tipo estetico che, appena laureato, mi proponevo di fare nei confronti di un politraumatizzato



RIGGIO Angelino

con problemi di collasso cardiocircolatorio.
Ciò che vogliamo dire - mi rendo conto che entrare nella sostanza diventa sempre più difficile perché l'Aula ormai è inquadrata su due momenti focali: fare passare il tempo da parte dell'opposizione ed essere presente nel momento del voto - è che sarebbe importante che il provvedimento venisse inquadrato nell'effettivo stato reale del nostro sistema educativo e scolastico piemontese.
Intervenire sul secondario indica una precisa scelta politica: privilegiare un determinato settore elettorale, non senza rispondere ad un obiettivo formativo ed educativo. È un peccato. Personalmente, ritengo che manchi una strategia di governo; così come manca anche nella disattenzione rispetto a questo grave fatto istituzionale, che mi permetto di richiamare ancora una volta.
Il fatto che oggi, all'inaugurazione della Fiero del Libro, non fosse presente un rappresentante del Governo, è un atteggiamento che deve spingere la nostra Giunta, e soprattutto il Presidente della Giunta regionale, a levare la voce.
Il Salone del Libro non è una delle tante adempienze cui siamo sottoposti. È una delle nostre scelte politiche fondamentali, visto che per poter suonare questa grande sinfonia (che serve a far crescere questo nostro Piemonte) dobbiamo scegliere quali tasti e quali strumenti privilegiare.
Le risorse che abbiamo deciso di privilegiare - o che almeno dovremmo privilegiare - sono quelle della cultura e della formazione.
Questa disattenzione, quindi, è un peccato mortale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Avevo intenzione di proseguire il mio ragionamento sulla contraddittorietà delle intenzioni che si hanno quando si prosegue con una legge, ma interventi che mi hanno preceduto mi hanno stimolato ad affrontare un altro argomento: qual è il tipo di iniziativa che stiamo portando avanti, come Rifondazione Comunista ed altri Gruppi, sul provvedimento e quali sono i suoi fini? Secondo noi, il fine è tentare di far scattare un meccanismo che finalmente porti, dopo tre anni, al ritiro del provvedimento.
Non è una questione di principio che vale per tutte le proposte in discussione. Nei giorni passati, anche su temi relativi la riduzione del danno o il miglioramento di un testo, vi è stata la condivisione di tutti ma in questo caso non lo condividiamo. Le ragioni sono varie: probabilmente c'è un'impostazione più generale che ha portato la nostra forza politica in Parlamento, a votare contro tutte le proposte finora sollevate, anche quelle sul finanziamento alle scuole paritarie. Ritenevamo che facesse già parte di un meccanismo che metteva in discussione la scuola pubblica e contrastava con i principi della Costituzione.
Questo è un argomento che riprenderò successivamente.
Al di là di questo, c'é uno specifico del testo. Riteniamo - e mi pare che la discussione che si sta svolgendo lo dimostri - che il testo non sia sostanzialmente modificabile. L'atteggiamento della maggioranza è accettare alcuni elementi di modifica, ma marginali: la sostanza deve rimanere uguale.
C'è un punto, non di contenuto ma di metodo di governo, che ci preoccupa molto: la delega, la non definizione precisa, nel lavoro legislativo in Aula, dei contenuti della legge. Sul punto, quindi riteniamo necessario ottenere un risultato. Una volta ottenuto, l'argomento vale su qualsiasi proposta, anche su quelle che potremmo condividere. Ci batteremmo per la stessa metodologia. È una questione di metodo di elaborazione e di principio, perché affida all'Aula una sua centralità nell'elaborazione delle proposte, rifiutando il concetto di delega. Tutto questo, però, non c'entra con i contenuti della legge che - ripeto - la maggioranza ritiene poco modificabili, se non con aspetti marginali e profondamente negativi.
Il danno che si arreca nel varare la legge è di gran lunga superiore sui principi, che non gli effetti di limitazione che si potrebbero avere.
Questo è uno dei primi aspetti.
Temiamo, altresì, che il danno che si crei aprendo questa breccia (che si inserisce su brecce già aperte) rischi di essere travolto rispetto ad una possibile volontà di limitazione del danno medesimo.
In parte è ciò che già sta accadendo. In passato, le proposte, sia a livello nazionale sia a livello di una serie di Regioni, di accettare l'idea del finanziamento della scuola paritaria, non hanno appagato gli appetiti di chi voleva di più. Avere accettato quel terreno ed essere andati in quella direzione, non ha evitato che si perseguisse, lo stesso un obiettivo più ampio da parte di quelle forze che già allora si accontentavano di quello come primo sfondamento, ma che poi volevano continuare oltre.
Riprenderò il ragionamento successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Ringraziamo l'Assessore Leo per seguire ormai da giorni e giorni il dibattito; capiamo che ascoltare tutti gli interventi, cercando di seguirli con attenzione, non è facile, però, Assessore, oltre che seguire dovrebbe ogni tanto darci qualche risposta. Ci dica qualcosa; sono state poste domande (ancora oggi l'intervento dei Consiglieri Placido e Marcenaro) e lei dovrebbe, ogni tanto, interloquire con la minoranza per cercare, non solo di vivacizzare, ma di uscire da questa situazione un po' difficile discutendo e confrontandoci.
Nel dibattito dell'altro ieri avevamo posto domande in riferimento all'esperienza di altre Regioni sul punto, in particolare modo in Lombardia, chiedendole che risultati ha dato l'esperienza della Lombardia.
Anche il Consigliere Contu, raccogliendo la mia domanda, ci forniva di alcuni dati interessanti, che ci fanno capire come l'esperienza della Regione Lombardia non abbia dato risultati positivi, perché se non c' stato aumento delle iscrizioni nelle scuole private è chiaro che quel provvedimento non è un provvedimento che ha dato dei buoni risultati.
Mi chiedo, Assessore: se ripetiamo quella esperienza, quel provvedimento tale e quale (mi pare sia simile a quello della Lombardia nei principi) e non aumentiamo le iscrizioni nelle scuole private, qual è allora l'obiettivo che vogliamo raggiungere? Se dopo un'esperienza come quella di una Regione importante, come la Lombardia, i risultati sono questi, forse occorre riflettere ulteriormente e cambiare l'impostazione di questo disegno di legge.
Oggi, il 5% della popolazione studentesca del Piemonte frequenta le scuole private; se quella percentuale rimane tale, vuol dire che abbiamo fallito.
Assessore, da questo punto di vista, occorre un minimo di confronto lei dovrebbe dimostrare che il disegno di legge della Regione Piemonte è diverso da quello della Regione Lombardia, perché, se è simile, vuol dire che anche in Piemonte andremo incontro a un fallimento.
Rischiamo di spendere 35 miliardi in un anno e credo che l'obiettivo della Giunta sia quello di finanziare questa legge, se verrà approvata ogni anno. Finanziare ogni anno una legge che non dà dei risultati positivi è una questione sulla quale l'Assessore deve fornire qualche risposta.
Mi auguro che l'Assessore incominci a rispondere e a interloquire con la minoranza, in modo che questo dibattito, non solo diventi più interessante, ma dia anche qualche risultato positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Voglio provare a entrare nel merito e discutere con il collega Papandrea, riguardo alle osservazioni che ha svolto. Se si trattasse di altre persone, probabilmente si potrebbe anche non rispondere; ho conosciuto molte persone che, quando facevano un altro mestiere, spiegavano che le trattative erano così pericolose che, se non ci si andava, si evitava il pericolo che finissero male, ma so che il collega Papandrea non la pensa così.
Perché bisogna entrare nel merito e perché bisogna provare a modificare alcuni punti di questa legge: c'è una ragione che solo chi non abbia esaminato il tipo di legge che ci troviamo di fronte e la sua struttura può ignorare. Non siamo di fronte a una legge coerente, nel suo testo, con la volontà che la sottende. In altre parole, è una legge che esprime la volontà politica di dare una serie di risorse esclusivamente o fondamentalmente o prevalentemente alle famiglie e ai ragazzi che frequentano la scuola privata. Poiché questo non lo si può sostenere nella legge stessa, perché la Costituzione italiana lo impedisce (non ci pu essere una legge che dice che i soldi vanno solo ai ragazzi delle scuole private), lo fa definendo, attraverso il regolamento (prima espresso ed esplicitato, oggi delegato alla Giunta), delle condizioni che tentano di aggirare il dettato costituzionale e di costruire delle condizioni. Queste sono quelle barriere che impediscono l'accesso ai ragazzi che frequentano la scuola pubblica e che sarebbero in condizioni di accedere, perché, se le risorse fossero distribuite secondo questa logica, andrebbero certamente anche alle famiglie della scuola privata, ma in una parte minore, perché la loro distribuzione equivarrebbe, più o meno, alla proporzione esistente.
Per questo motivo domando al collega Papandrea, prima ancora di chiederlo alla Giunta: il fatto che il paniere sia composto in un certo modo, oppure no, è questione irrilevante? Il fatto che la franchigia ci sia, oppure no, è questione irrilevante? Il fatto che ci siano o meno dei limiti di reddito, è questione irrilevante? Se stiamo affrontando una discussione e guardiamo di quale legge stiamo parlando, sappiamo che è in questo modo che entriamo nel merito.
Diversamente, la nostra sarà una discussione che non affronta la contraddizione di fondo della legge, che - ripeto - è una legge che non pu dichiarare quello che vuole fare e costruirlo indirettamente surrettiziamente, attraverso il regolamento.
Per questo motivo bisogna entrare nel merito, perché il regolamento e quei criteri sono esattamente il modo in cui avviene l'operazione politica.
Se ci si rifiuta di entrare nel merito, si fa un'operazione sbagliata e vuol dire che non si ha capito il senso della discussione che stiamo facendo.
Chiedo, pertanto, una riconsiderazione su questo punto e contemporaneamente, dico all'Assessore Leo e alla Giunta che la condizione per avere un rapporto positivo con noi è quella di ristabilire un rapporto di corrispondenza fra le intenzioni dichiarate e i testi. Quello che non vogliamo è un'operazione che si configuri come un'operazione di raggiro delle leggi fondamentali, un'operazione nella quale, nell'impossibilità di costruire una cosa adeguata ai fini, si segue una strada che consideriamo non solo sbagliata, ma anche ingannevole.
Ma mi pare che un'analisi del testo sia chiara. Ho fatto questa analisi dando una risposta al collega Papandrea, ma la stessa domanda la rivolgo a voi, colleghi della maggioranza: andiamo su un piano nel quale le intenzioni vostre, che sono del tutto legittime, siano dichiarate; un piano in cui le cose che scrivete nella legge possano essere dette espressamente perché corrispondono anche formalmente ai principi costituzionali, e aprite un confronto! Voi conoscete le nostre posizioni; gli emendamenti li abbiamo scritti e li abbiamo precisati rispetto a quanto ho detto, in modo che li possiate leggere e apprezzare o disprezzare, ma valutare e fornire una risposta nel merito.
Non c'è nulla, nella discussione che stiamo affrontando, che non sia finalizzato a verificare, sui punti che ho ricordato, se ci sono degli spazi di confronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ho l'impressione che il buono scuola venga vissuto in Italia, nelle varie realtà che seguono i problemi della scuola, come un fatto ormai acquisito.
un rattoppo che serve a salvare un po' di scuole confessionali, per riequilibrare la perdita di allievi che si sta manifestando. Pertanto stare a ricamare su un elemento - non so se chiamarlo un istituto (spero non assurga mai a questo ruolo) - è una perdita di tempo, perché è una cosa che probabilmente poi passerà in un quadro più ambizioso.
Qual è il quadro più ambizioso? È che siamo alle porte dell'elaborazione dei decreti legislativi di attuazione della cosiddetta "Riforma Moratti". Ed è lì il grande nodo in cui giochiamo la partita vera tra l'altro in modo molto depotenziato per l'intervento parlamentare perché sappiamo benissimo che i decreti legislativi sono ormai scarsamente influenzabili dall'intervento del Parlamento. Sarebbero più influenzabili da un intervento delle Regioni, che su una materia così di frontiera con lo Stato, come l'istruzione, e in campo c'è anche l'istruzione professionale.
Ed è lì che la partita è grossa. Mentre noi stiamo qui a dilungarci su questo tema, a livello nazionale è in corso una grande operazione che dovrebbe preparare le basi per i decreti legislativi. Lì capiremo, per esempio, il ruolo che viene ad assumere la Regione in materia di formazione professionale; lì capiremo che incidenza abbia ancora l'autonomia scolastica, in un quadro di rivisitazione profonda attuato dalla "controriforma Moratti" (così la chiamo io, ma è solo un problema nominalistico).
In questo contesto, l'Assessore Leo, che ha la regia di questi fatti non ci dice nulla; non chiedo di sospendere i lavori affinché l'Assessore Leo ci spieghi, ma che si inserisca tranquillamente e serenamente nel dibattito, parlando in questo senso.
Sono convinto che il buono scuola venga considerato come un'operazione che serve per un po' e che un giorno, probabilmente, nel ciclo della politica, sarà sostituito con qualcosa di più strutturale e organico, in una dimensione, con tutta probabilità, nazionale. Credo sia uno strumento di transizione.
Perché, allora, dobbiamo andare a una mediazione, a non dire che rifiutiamo questo modello e che vogliamo capire come la Regione incida nella trasformazione della scuola, come il Piemonte si ponga, insieme alle alte Regioni, nell'intreccio tra formazione professionale e scuola? Vogliamo lasciare allo Stato la scuola elitaria e assumere, come Regione, gli altri tipi di scuole? Se questo è il percorso, possiamo controbilanciare quel tipo di logica.
A livello nazionale, sul problema della scuola, c'è grande preparazione, competenza e attenzione; sulla formazione professionale, c'è mediamente - non dico in termini puntuali, persona per persona, ma mediamente - minore attenzione, minore competenza e minore capacità di collegarla in un disegno complesso e complessivo, come ci viene oggi proposto ed era già presente nell'elaborazione della legge Berlinguer.
Sarebbe questo il tema sul quale dibattere ore e ore! Sul resto, va bene, approvatevelo questo buono scuola! Lo state per avere; poiché è una cosa che andrete a sbandierare a destra e a manca. Nel mio piccolo cerco di farvi pagare un prezzo politico, in questa vostra vittoria! Andrete in giro dicendo: "Abbiamo fatto una conquista per la libertà", che francamente è una questione su cui dirò nel corso della notte, leggendo dei passaggi che mi sono preparato, laicamente, per allietarvi le ore notturne! La sostanza è questa, Assessore: si inserisca qualche volta nel dibattito; non nel dibattito basso, delle piccole cose sul buono scuola, ma nel dibattito alto: dove sta conducendo la Regione in materia scolastica!



PRESIDENTE

La parola la Consigliere Papandrea, per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Interloquisco con il Consigliere Marcenaro, come ho fatto precedentemente: probabilmente, la divergenza non sta nei contenuti delle nostre affermazioni, ma in una valutazione di quello che accade o che accadrà.
Il fatto che io lo ascolti e gli risponda, ma che non ci sia l'Assessore Leo né la maggioranza, dimostra un atteggiamento di non interesse al cosiddetto "tavolo delle trattative".
Sono convinto che la contraddizione sia nelle enunciazioni che non si possono dire, ma che si cerca di realizzare con il provvedimento. Ben venga un'azione che, attraverso una discussione di merito, demistifichi questo tanto è vero che sosterrò una serie di emendamenti.
Ritengo che l'Assessore Leo, che adesso mi sta ascoltando attentamente in tutte le ore di lavoro che seguiranno non arriverà a dire: "Mi avete convinto, riformulo il provvedimento in modo che...". Sono convinto che il debito che avete contratto e le promesse che avete fatto vi vincolino in modo tale per cui, alla fine, il provvedimento dovrà uscire con determinate caratteristiche (potrà avere qualche miglioramento e, in quel caso, ben venga).
Secondo me, l'Assessore vuole fare una compensazione. Quando ci ha parlato dei costi della scuola pubblica, le intenzioni erano chiare.
Anch'io sono convinto che le intenzioni, che si rilevano dagli interventi sostenuti, debbano essere mistificate nella presentazione del testo, perch si è costretti a dire che non è un provvedimento esclusivamente dedicato a qualcuno, e si cerca il modo per far passare questo, ma, alla fine, quello che si vuole è esattamente rovesciare i rapporti e le percentuali.
Per questo motivo, pur apprezzando e sostenendo un'iniziativa che tende a demistificare e dire che il provvedimento potrebbe avere altre caratteristiche, la mia valutazione è che questo sforzo non sarà accolto.
Contemporaneamente, sto cercando di capire se è possibile far emergere un ripensamento, lavorando sulle contraddizioni che vedo all'interno della maggioranza, affinché il provvedimento si incagli nuovamente e venga ritirato.
Faccio questo con chiarezza, così come è stato chiaro l'Assessore quando ha detto cosa intende fare.
E' questa la ragione che spiega il nostro atteggiamento testardo e costante, per dimostrare che intendiamo realmente raggiungere il risultato di non far nascere questa legge. Questo è l'obiettivo che ci prefiggiamo e continuiamo a esplicitarlo e portarlo avanti.
Ritengo utile, in questo percorso, mettere a nudo tutte le debolezze di questo disegno di legge. Alla fine le differenze non sono enormi, perch penso che anche da parte dei colleghi dei DS, quando vedranno che non c'è la disponibilità a migliorare il corpo della legge, ci sarà un atteggiamento di resistenza ferma, come c'è stato finora.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bolla e Cantore) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n.
486.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno risposto Sì 2 Consiglieri hanno risposto NO 28 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 487 presentato dai Consiglieri Manica, Muliere Suino, Marcenaro, Riba e Placido (e connesso emendamento rubricato n. 488): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La Regione nell'ambito delle politiche per il diritto allo studio in favore degli adulti finanzia le province per la realizzazione di iniziative finalizzate a: a) corsi di alfabetizzazione rivolti a stranieri b) corsi di formazione professionale, di specializzazione o di aggiornamento culturale" La parola alla Consigliera Suino, per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Si riconosce, nello specifico, la necessità di un accorpamento a seguito di una logica che è stata seguita correttamente nella presentazione degli emendamenti.
Permettetemi di fare due ragionamenti aggiuntivi: uno è quello che facevano i miei compagni di Gruppo negli ultimissimi interventi, cioè la constatazione che i buoni scuola, applicati in altre Regioni, di fatto hanno corrisposto ad una crescita, ad un aumento dal 3 al 4,5% che consente, ad alcune realtà scolastiche, una certa autonomia maggiore e una certa difesa (parliamo delle scuole private).
Una cifra certamente sproporzionato considerata l'ingente cifra destinata al 5% del potenziale della popolazione, se in Piemonte diventerà il 5% o si attesterà sul 3,5%, così come è stato in altre Regioni, è ancora tutto da verificarsi. Questo è il primo ragionamento.
Il secondo ragionamento è che il buono scuola, così congeniato, è concepito come una sorta di strumento di devoluzione in un momento nel quale si va a disegnare l'intero assetto della scuola, l'intero sistema scolastico nazionale con quella che viene definita la pseudo riforma Moratti. Siamo nella fase in cui si "costruiscono" dei decreti legislativi in questo contesto. Quel pezzo soltanto, in sé, è un pezzo che poggia su una sola gamba, che non è né una vera devoluzione, né, tanto meno salvaguarda il sistema, nella sua compiutezza. Un sistema che prevede le scuole pubbliche e private con regole, con paletti, con un intreccio molto forte e molto fitto di regole comuni, già esistenti sul nostro territorio regionale e nazionale, disciplinato da una legge di riforma vera e disciplinato da una legge, la n.62 del 2000, che già ha riconosciuto pari dignità per tutta una serie di aspetti. In questo ragionamento generale noi diamo valore aggiunto, dal nostro punto di vista, ad un principio sbagliato che la maggioranza di centrodestra sta perpetuando anche qui in Piemonte, dopo averlo già realizzato in altre regioni italiane, che è quella di contribuire, attraverso queste forme, ad uno smantellamento di uno dei capisaldi del sistema della democrazia nel nostro Paese. Noi siamo convinti che vadano dedicate tutte le forze e gli sforzi possibili ed immaginabili, per salvaguardare le grandi quattro questioni: la scuola quindi la scuola pubblica, la sanità, quindi la sanità pubblica, la previdenza e la rete di servizi sociali.
Queste quattro conquiste sono quelle che consentono a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro grado culturale, dal loro grado d'istruzione e dal loro portafoglio di approcciarsi alla vita sociale, alla vita formativa, alla vita sanitaria con lo stesso punto di partenza.
Questo è, dal nostro punto di vista, il dovere precipuo, principale che si pone al di sopra di tutte quante le altre priorità, per tutte le istituzioni: di fatto così non è. La partita vera che si sta giocando a livello nazionale sui decreti legislativi, è una partita che sta fortemente indebolendo il sistema pubblico, ecco perché noi ci accaniamo in questo modo nel tentativo di convincere la maggioranza a incontrarsi, per lo meno a metà strada, sulle nostre posizioni. Soltanto provvedimenti di questo tipo smantellano il sistema pubblico e danno una differenza minima di possibilità aggiuntiva ad un mondo che, comunque, il mondo del privato, in assenza di quel resto del sistema importante, evoluto, sviluppato in questi anni, da solo non potrà reggere né la concorrenza né i nuovi problemi che avanzeranno.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Tapparo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Volevo solo denunciare se c'è una strategia sottile sul condizionamento d'aria. E' chiaro che con un condizionamento gestito in questo modo, la nostra dura e ferma azione può finire, verso le prime ore del mattino come un uovo sodo.
Francamente non so se il Presidente abbia una regia sul funzionamento del condizionatore d'aria che, almeno qui, in questo settore, non dà nessun flusso di aria. Chiedo, visto che staremo qui varie ore, che sia azionato maggiormente.



PRESIDENTE

Provvederemo a fare ciò che il Consigliere Tapparo chiede, tuttavia ci tengo a dirvi, poiché staremo parecchie ore in aula, che abbasseremo i gradi di temperatura ma il sistema viaggia in automatico per mantenere i gradi impostati. Ragion per cui avremo momenti di immissione di aria e altri di sospensione. Adesso abbiamo provveduto ad abbassare i gradi quindi ad immettere aria nell'emiciclo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'emendamento rubricato n. 487, e connesso emendamento rubricato n. 488, il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Inizio con una piccola appendice, attendendo il prossimo numero per avere qualche spunto da La voce del popolo. Assessore Leo, per riconfermare il rapporto di reciproca stima e collaborazione esistente, prima le ho chiesto di avere copia dell'articolo di cui leggo - tralasciando alcune parti - "L'attuale impegno della maggioranza, dopo due anni di sonnolenza è la cessazione del pesante ostruzionismo condotto fino a ieri dalle opposizioni".
Come si fa per il Sindaco Chiamparino, che viene "usato" quando conviene e non quando firma lettere come Presidente dell'Anci per segnalare una necessità di tutte le scuole piemontesi, non si deve utilizzare la voce del popolo a giorni alterni. La voce del popolo dichiara: "L'attuale impegno della maggioranza, sonnolenta fino adesso, è la cessazione del pesante ostruzionismo", se mai c'è stato, perché ci troviamo in una fase di dibattito senza forme di ostruzionismo. Chi ha avuto occasione di seguire su Internet, sui giornali o sulle agenzie di stampa, in questo momento l'ostruzione esiste in Parlamento, da parte dei deputati della Lega, sulle quote latte.
Quello è ostruzionismo; quello che stiamo facendo noi è un'altra cosa: è una discussione di merito sui buoni scuola.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare; diamo all'Assessore Leo, quando sarà il premio della sua vita, il buono scuola, e l'ostruzionismo a chi effettivamente lo sta attuando: la Lega in Parlamento.
Entrerò nel merito nel prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

L'argomento in discussione è un provvedimento importante che vede contrapporsi posizioni diverse, quasi inconciliabili.
Il Regolamento potrebbe essere, al limite, un po' "incipriato", ma non può avere una modifica sostanziale, altrimenti discuteremmo di un altro provvedimento, con altra natura e caratteristiche più generali.
E' un provvedimento che rende impossibile, per il modo in cui è stato concepito, una propria modifica. Esso comporta un altro provvedimento la cui disponibilità, da parte della Giunta regionale, è di abbellimento e non di stravolgimento totale del medesimo. Tutto ciò avviene in una forma di confronto duro che cerca di utilizzare, da parte nostra e di altre forze dell'opposizione, la possibilità di ottenere, attraverso una discussione in Aula, risultati, quale quello di non fare vedere la luce a questo tipo di provvedimento, per le ragioni prima ricordate.
Questo deve essere accettato dalla maggioranza: sta dentro le regole.
Per la prima volta dall'inizio di questa legislatura, si è lavorato a lungo su un provvedimento senza mai far mancare il numero legale.
Questo è significativo; vuol dire che forse anche la maggioranza si è resa conto che se vuole "portare a casa" i provvedimenti, deve partecipare alle riunioni, anzi, alle votazioni.
In passato si erano illusi che, avendo la maggioranza, avevano il diritto di governare e di convocarci alla fine dei cinque anni per dire: "In questi cinque abbiamo vinto, abbiamo governato, questi sono i provvedimenti che nel frattempo abbiamo deciso di far passare". Non è così.
Non é un funzionamento democratico di quest'Aula. I provvedimenti vanno approfonditi e discussi ascoltando la debole - in termini numerici minoranza. Non potete pretendere tutto e che ci "incerottiamo" anche la bocca. Nella precedente legislatura è successo che i cinque minuti di tempo a disposizione per intervenire sono stati fatti stando in silenzio. Non lo abbiamo mai chiesto, però, se si accettasse un comportamento del genere potremmo anche prendere in considerazione l'idea di metterci il cerotto.
Non vogliamo essere incerottati; vogliamo esprimerci, lo facciamo liberamente e senza ripetere, su provvedimenti importanti, quanto è avvenuto in questi giorni al Senato. Un'importante legge è stata bloccata con metodi consentiti dal Regolamento del Senato, ma che qui - per fortuna non ci sono e quindi non si possono usare. Sappiamo che, se sarete determinati come siete stati finora, ad un certo punto questa discussione troverà una fine, ma dovrete dimostrarlo e non potete pensare che ci sia da parte dell'opposizione, alcun atteggiamento accondiscendente.
Più di quanto abbiamo concordato una settimana fa, non siamo disposti a fare; siamo disposti a fare quanto stiamo facendo, con il più possibile di accettazione delle regole e di funzionamento dell'Aula stessa.
Credo che questo sia un interesse di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Prendo la parola per qualche breve considerazione perché ritengo doveroso qualche accenno puntuale.
Riprendendo l'intervento del Consigliere Placido, considero non apprezzabile espungere da un articolo o da un documento qualche passaggio che può essere piegato a fini propri, perdendo di vista il contesto e il pensiero generale. Tant'è che io, dall'articolo apparso su La Voce del Popolo, non vado ad espungere "...l'attuale impegno della maggioranza dopo due anni di sonnolenza...", per dire che Alleanza Nazionale non è mai stata sonnolenta, che è sempre stata attiva e operosa, così come non vado a puntualizzare se la voce della maggioranza si debba limitare alle autorevolissime voci dei colleghi Cattaneo e Leo, ma anche a quella di AN.
Questo, per dire che il messaggio che contiene il documento esaminato dal Consigliere Placido è un messaggio indicativo, che va colto nella sua essenza.
Non possiamo abbandonarci né andare a sottolineare le diversità esistenti all'interno della maggioranza e dell'opposizione; ritengo sia esercitazione inutile, quella di andare a sottolineare la crisi che travaglia l'opposizione, il dramma in cui versa l'opposizione.
Il problema è che la crisi rischia di essere una crisi dell'Istituzione, se non si riesce a operare convenientemente.
Il messaggio più significativo sta in quello che potrei definire mutuando da un linguaggio giudiziario, "il dispositivo di questo articolo" e il dispositivo di questo articolo del giornale sta nella parte conclusiva, come tutti i dispositivi: "Nuovi segnali di ostruzionismo nelle file dell'opposizione, a questo punto, avrebbero puro scopo dilatorio".
Tenuto conto che si tratta di un giornale della Curia, dove le parole vengono utilizzate con la piuma, dire che questo avrebbe un puro scopo dilatorio, vuol dire che vi snerva, vi devitalizza, vi dice che non c'è alcun motivo, che vi è una pretestuosità che diventa immorale, sotto questo aspetto.
Se devo tradurre il pensiero e il concetto dell'articolo del giornale è questo; per poi dire che, tornando ad un esame più serio, non vi è stata mai sonnolenza da parte della maggioranza. Diciamo che, purtroppo - ma questo come Istituzione - siamo stati insensibili alle punture che ci venivano dall'urgenza di dover provvedere e, invece, non provvediamo.
Il collega Marcenaro ha ragione - e apprezzo la sua considerazione nel dire che non intende seguire la strada dell'empietà del "tanto peggio tanto meglio"; voglio anche dire che l'unico modo per riscattarsi da questa immoralità dell'inazione o della scarsa azione, o comunque del non pervenire a un risultato, sta nell'affrontare con maggiore rigore la vicenda.
Pertanto, il merito va a tutta la maggioranza, in particolare all'Assessore Leo e al Presidente Cattaneo, che si sono fatti portavoce di questa linea, che è la linea della fermezza e del rigore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Non so quale sia la strada del "tanto peggio, tanto meglio" - Consigliere Galasso - la mia impressione è che questa sia una legge che non lascia spazio di manovra.
L'alternativa a questa legge è quella di applicare le leggi esistenti.
Su questo ci sarebbe la nostra opposizione, ma se voi applicaste la legge 62/2000 e innalzaste il tetto per l'accesso alle borse di studio, fareste una cosa degna.



GALASSO Ennio Lucio

Vi opponete su una cosa inutile.



CONTU Mario

Se voi, utilizzando le leggi esistenti, innalzate il tetto per l'accesso alla gratuità dei libri di scuola, fate cosa cristiana, coerente con la missione alla quale dite di esservi ispirati quando avete proposto questa legge.
Se la legge sui buoni scuola è una legge che consente alle famiglie meno facoltose di togliere dal limbo della sola scuola per ricchi, le attuali scuole paritarie - perché pare siano frequentate solo da ricchi allora la strada da perseguire è semplice: si agisca sul reddito e si riconosca il diritto all'assegno di studio e alla borsa di studio, a prescindere dalla scuola scelta, alle famiglie con un reddito al di sotto dei 30 milioni. Si agisca, cioè, realmente nell'indirizzo, nella volontà di favorire il diritto allo studio, consentendo anche ai figli che provengono da famiglie che non hanno condizioni socio-economiche elevate, di raggiungere i più alti gradi dell'istruzione. Voi, su questo, fareste cosa giusta.
La scelta di un premio per le famiglie che iscrivono i loro figli alle scuole private è un atto indecente.
Dove si può agire per mitigarla? Si può agire solo sul regolamento attraverso l'azione sul reddito e sull'eventuale franchigia.
Non ci sono altre storie! Chiudetevi in una stanza e buttate via la chiave, perché questo è il rischio, se si vuole salvaguardare il principio che non va permesso il finanziamento, anche indiretto, alle scuole private perlomeno non in questi termini! Si usino gli strumenti di legge ordinari, che sono presenti e che danno ampia possibilità per poter aiutare realmente e concretamente le famiglie ma soprattutto quei ragazzi che hanno difficoltà economiche e il cui aiuto economico potrebbe consentire loro di competere, di partecipare, senza discriminazione di sorta, con i loro coetanei perché verrebbe meno - almeno per quanto concerne il diritto allo studio - la barriera del reddito e delle scarse risorse economiche.
Questa strada si può seguire. Sono curioso di vedere come questo braccio di ferro potrà tradursi in un punto di intesa fra le opposizioni e la maggioranza. Noi attendiamo che questo punto di intesa ci sia.
Nel frattempo, per farlo raggiungere, ci siamo privati di uno strumento regolamentare: abbiamo inserito, a regolamento invariato, nuove regole in modo improprio che alterano il sistema delle regole stesse.
Quando questo avviene in sede non idonee, non è un atto di democrazia ma è un atto assolutamente illiberale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà



MULIERE Rocco

Vorrei chiedere al Consigliere Galasso che cosa c'é di immorale nel contrastare un disegno di legge che noi riteniamo, così com'è impostato sbagliato.
Lo stiamo facendo a norma di Regolamento e il fatto che si continui a chiedere delle risposte che non vengono date e il fatto che si continui a chiedere "entriamo nel merito" per poter cambiare questo disegno di legge non è un obiettivo legittimo da parte dell'opposizione? Credo che non ci sia nulla di immorale.
Se parliamo di moralità, ci sono delle priorità molto più importanti rispetto a quello che stiamo discutendo.
Quando negli emendamenti che stiamo illustrando parliamo di dare la possibilità alle Province, e quindi dare alla Regione un ruolo importante per quanto riguarda, come abbiamo detto, l'organizzazione di corsi di alfabetizzazioni rivolti a stranieri, corsi di formazione professionale di specializzazione o di aggiornamento culturale, attività dirette a favorire l'inserimento dei soggetti che intendano riprendere un percorso scolastico ad eccezione degli studi di tipo universitario, con particolare riferimento alle donne, qualificazione e potenziamento dei centri territoriali permanete, forse rispetto a quello che noi stiamo discutendo queste sarebbero delle priorità vere.
Vorrei ancora ritornare su un'altra questione che riguarda la competizione. L'Assessore Leo ha parlato un paio di volte in questo dibattito e noi dobbiamo fare riferimento alla relazione che ha fatto un paio di anni fa nel presentare questo disegno di legge, all'inizio delle relazione l'Assessore Leo affermava che la scuola di stato è un grande patrimonio che va protetto, tutte le scuola statale e non statali possono migliorare, sotto lo stimolo della competizione, fornendo, nel contempo, un servizio pubblico.
Si dice che sia una competizione leale, se noi diamo questa opportunità, come viene detto, alle famiglie che vogliono iscrivere i propri figli nelle scuole private, con un finanziamento di 35 miliardi che, in qualche modo, è la stessa cifra che noi dovremmo utilizzare, se tutto va bene, anche per finanziarie la legge sul diritto allo studio che prevede il finanziamento per i trasporti, le mense e quant'altro. Si dice che si una competizione leale, visto che i numeri sono questi, ma rispetto alle risorse soltanto il 6% frequenta le scuole private, mentre il resto degli studenti piemontesi frequenta la scuola pubblica.
Non mi pare che questa sia una competizione leale, non mi pare che diamo a tutte le famiglie e a tutti gli studenti le stesse opportunità.
Quando si parla di competizione, dobbiamo mettere tutti sullo stesso piano, allora, quando si parla di competizione in un libero mercato, se diamo le stesse opportunità a tutti bene, altrimenti diventa difficile parlare di competizione e parlare di pari opportunità che vengono date a tutte le famiglie.
Ecco perché entrare nel merito del provvedimento potrebbe aiutarci per quanto ci riguarda, a migliorarlo. Quando parliamo di franchigia quando parliamo di reddito e di altre questioni che abbiamo sollevato nel dibattito, significa cercare di migliorare un provvedimento che noi, così come impostato, riteniamo sbagliato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Abbiamo chiuso il dibattito generale.
La parola al Consigliere Placido per dichiarazione di voto.



PLACIDO Roberto

Ringrazio il Consigliere Tapparo che ritengo fra i colleghi quello di maggiore esperienza e di grande capacità, e quindi sono anche un po' emozionato da questo suo cedermi l'apertura delle dichiarazioni di voto.
L'intervento del Consigliere Galasso, che se non è presente in aula a ribadire la non sonnolenza del Gruppo di Alleanza Nazionale, al momento completamente sguarnito, mi ha ricordato alcune questioni. Io voglio ricordarne solo una parte. E' vero, gli articoli non si espungono come ha detto, ma non ho voluto leggerlo tutto perché non mi piace leggere testi anche perché non sono un bravo lettore. Però si leggono dall'inizio alla fine, compreso il titolo, e io l'ho voluto leggere perché ci sono affermazioni che magari non tutti avrebbero condiviso. A partire dal titolo: Regione, buono scuola: dopo l'ostruzionismo, presto la nuova legge. Sul "presto" è tutto relativo, presto è mezza giornata, come qualche giorno. E poi termina con quello che ha detto il Consigliere Galasso che voglio ripetere: nuovi segnali di ostruzionismo nelle file dell'opposizione avrebbero puro scopo dilatorio. Ma noi non siamo di fronte a fatti nuovi.
Quando l'estensore, non penso il cardinale in persona, ha scritto questo articolo dal titolo fino alla fine, ha indicato come, ai fini dell'ostruzionismo o opposizione sonnolenta, 250 emendamenti. Alla fine della fiera discutiamo, invece: meno di 250 emendamenti e con una serie di emendamenti, concordo con l'opposizione che li ha presentati, che vengano accorpati. Non ci sono fatti nuovi di aggravamento o aggiunte considerevoli di emendamenti ai 250.
Prendo per buono, dall'inizio alla fine, l'articolo apparso su La voce del popolo e anticipo che, dopo aver citato tante volte La voce del popolo per bilanciare il centrosinistra, farò riferimento, per un po' di interventi, anche a L'Unità. Altrimenti ci sarebbe un pericoloso cedimento verso il centro. Visto che, politicamente, in questa direzione non ci possono essere dubbi da parte di nessuno, dovrò far riferimento ad alcuni articoli, in particolare uno, apparso su L'Unità (non su questo provvedimento che è praticamente impossibile, il fondo è segnato, sarà un provvedimento iniquo che penalizzerà la maggioranza delle famiglie e degli studenti piemontesi), dopo aver citato per tante volte La voce del popolo citerò con piacere L'Unità che male non fa.



PRESIDENTE

Naturalmente il voto era a favore, perché era una dichiarazione di voto.
La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Voto a favore, a maggior ragione dopo aver sentito l'intervento del Consigliere Placido. C'è solo un aspetto che mi divide rispetto al Consigliere Placido perché è stato un po' critico con il settimanale La voce del popolo. In effetti, per dimostrare che non sono un laico per partito preso, seguo attentamente anche la stampa cattolica e devo dire che, La voce del popolo, è un giornale assai qualificato. L'altro giorno ho letto un grande articolo, una grande apertura di questo giornale che diceva più o meno così; "basta con l'ubriacatura da turismo": ve lo consiglio, è in prima pagina, è un pezzo importante che ho raccolto nella mia rassegna stampa. Quell'articolo indica che in quella sede c'è un fermento di dibattito, di elaborazione, non trascurabile. Non condivido, ovviamente, la posizione sul buono scuola però, certamente, c'è una ricchezza di capacità di porsi sui problemi sociali non indifferente.
L'altro aspetto che mi ha preoccupato, è la chiusura dell'intervento un po' da comizio, del Consigliere Galasso quando dice: "noi siamo per la linea della fermezza e del rigore". La linea della fermezza mi ricorda la vicenda Moro. La linea della fermezza, del rigore: abbiamo visto dove finita, cosa c'è dietro alzando il coperchio di quella linea. Concludere l'intervento del Consigliere Galasso con quelle parole, credo che non dia forza alla vostra posizione, ma debolezza ed ambiguità. Quella che è stata la regina delle linee della fermezza e del rigore si sono manifestate con il rapimento e l'omicidio Moro.
Credo che qui facciamo degli sforzi, ognuno ci mette quello che può, a volte anche con qualche nota leggera cerchiamo di togliere drammaticità alla situazione. Per certi versi è drammatica, ma questa è la caratura della nostra democrazia, lo vedo anche nei rapporti interpersonali, quella caratteristica che aveva il dibattito in certi momenti della storia delle assemblee parlamentari, dove temi che erano di frontiera, che dividevano come questo, trovavano una dialettica aspra, a volte anche dura nei rapporti tra le persone, estrema in certi casi. Purtroppo la nostra storia parlamentare, in certe fasi drammatiche, lo dimostra. Qui abbiamo tutti i termini della tranquillità per poter approfondire.
A me pare che si individui - ecco perché chiedevo all'Assessore Leo di dirci qualcosa - il fatto che questo sia uno strumento piccolo, che serve per un'operazione, perché è in gestazione un' operazione ben più grande più importante, più rilevante che si sta sviluppando. Ma perché non approfondiamo, ad esempio, il rapporto tra il buono scuola e lo stesso giovane di una famiglia che sceglie il percorso nella formazione professionale: che cosa si trova in questo percorso? Quali sono gli ostacoli? Le possibilità di scelta? Il meccanismo di finanziamento pubblico? Dovremo un po' scavare perché porteremo omogeneità al rapporto tra scuola e formazione professionale.
Concepire la Formazione Professionale come un mondo a se stante separato, pensate, nel campo della formazione in alternanza scuola lavoro o nell'istituto dell'apprendistato che era stato prima espropriato delle ore di formazione che erano viste, dal legislatore di allora, come momento culturale, di arricchimento per non fare permanere ultimi questi ragazzi e che oggi è stato restituito in 120 ore: come si colloca il tema di oggi come si coniugano queste cose? Possibile che noi dobbiamo stare a vedere un aspetto che è inemendabile, una cosa che ve la potete prendere e tenere, perché stanno arrivando cose di caratura più grande, per me preoccupanti, sulle quali sarebbe giusto rivendicare che la Regione ci dica qualcosa. Spenderci mezz'ora, complessivamente, di qui alle otto di domani mattina per fare chiarezza su queste cose, non è una grande pretesa che si può chiedere al governo regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sono convinto che le differenze all'interno della maggioranza che sostiene il provvedimento, quelle contraddizioni possono nuovamente manifestarsi. E' questa la ragione di fondo che ha fatto si che per tre anni il provvedimento non sia passato. Dietro al sostegno, apparentemente forte, di questa proposta in quell'ampia maggioranza che non comprende solo le forze che sostengono il Presidente Ghigo, credo ci siano delle motivazioni fortemente diverse. Dentro quelle motivazioni diverse, c'è anche un certo fastidio nei confronti del provvedimento, così come esso è concepito. C'è un atteggiamento generale, di chi ritiene che questo non sia, comunque, una priorità e che la testardaggine dell'Assessore Leo abbia portato a far perdere molto tempo alla Giunta e all'Aula. Questo fa sì che provvedimenti con iter più semplice potessero passare e, nello stesso tempo, provvedimenti percepiti come più importanti. Dall'altro, ci sono motivazioni diverse tra chi è a favore della legge. Si va dai sostenitori ultraliberisti di una concezione di finanziamento alla scuola privata e la distruzione di un sistema di scuola pubblica che dovrebbe essere messa in competizione con un sistema forte di scuole private; ad atteggiamenti quali quelli dell'Assessore Leo, che rispondono a pressioni di un pezzo di istituzioni scolastiche legate alla chiesa: le uniche realmente presenti in modo diffuso sul territorio.
Il provvedimento dell'Assessore Leo si limita a sostenere questo e non almeno nella sua testa, ad ampliare il discorso.
Credo che molti Consiglieri della sua maggioranza lo ritengano un utile "Cavallo di Troia" per aprire le strade a un qualcosa molto più ampio e devastante.
Su questo, Assessore, dovrebbe riflettere e stare attento a non prestarsi a questa operazione, anche se temo che, inconsapevolmente, lo faccia.
D'altro canto, il provvedimento ha, tra i suoi sostenitori, anche la Lega, che vede, nella distruzione del sistema statale di scuola pubblica statale, un buon risultato.
Hanno altri obiettivi, coniugano il liberalismo con un altro scopo più particolare; però credo che le diverse motivazioni, presenti all'interno della maggioranza, possano, ad un certo punto, portare a contraddizioni che apriranno margini di manovra, attualmente non individuabili, che metteranno in discussione il concetto stesso di legge. Se venisse fatto in questa serie di sedute, alla fine il risultato sarebbe definito e non avremmo più una ripresentazione.
Per questa ragioni continuiamo ad insistere nel nostro atteggiamento: partecipiamo alla discussione sugli emendamenti presentati, non solo nostri, sostenendoli con interventi e con voti che possono essere, di volta in volta, sostanzialmente favorevoli, anche se in alcuni momenti possono essere solo di partecipazione.
In questo caso, dopo aver verificato la presenza in aula del numero sufficiente di Consiglieri della maggioranza, sarà un voto favorevole.
La speranza, in ogni caso, è che le contraddizioni prima ricordate che possiamo riprendere in interventi successivi, soprattutto per convincere l'Assessore Leo della pericolosità dell'operazione in atto portino al fatto che nelle prossime sedute qualcosa di nuovo avvenga.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Sto seguendo attentamente il dibattito ed esprimo voto contrario a questi due emendamenti accorpati. Il problema è che nessuno di voi - tranne il Consigliere Muliere - ha citato o tentato di argomentare gli emendamenti. Nessuno. Avete tenuto solo un discorso generale, in alcuni casi anche generico, su cui voglio esprimere una sottolineatura.
Il riferimento del Consigliere Papandrea all'utilizzo di interventi muti (fuori da questo dibattito mi ha detto che il collega Pasquale Cavaliere, il compianto collega Pasquale Cavaliere, era arrivato, nel suo ostruzionismo d'Aula, anche a provocare con argomentazione muta su un emendamento), avrebbe posto alla Presidenza in generale (non a quella di turno) la conduzione dei lavori dell'Aula.
Personalmente credo - mi riaggancio all'intervento del collega Placido che ha voluto richiamare la figura compianta di Carpanini - che se oggi Carpanini fosse presente e governasse questo dibattito, avrebbe avuto qualcosa da dire sulla conduzione dei lavori, richiamando, almeno formalmente, le espressioni di voto su un testo di emendamento e alcuni Consiglieri che, tra una battuta sul calcio e una considerazione generale ci intrattengono.
Questo per spiegare il voto negativo a due emendamenti di un legittimo ostruzionismo che usano - e secondo me abusano - di un Regolamento che la maggioranza e la minoranza insieme avrebbero dovuto avere il coraggio di cambiare perché non garantirebbe, neanche a questa minoranza nel momento in cui diventasse maggioranza, di poter governare l'Aula.
Basta - come lo dimostrano gli atti - un qualsiasi "cavallo pazzo", un qualsiasi Consigliere che ritenesse un vulnus l'argomento in discussione per bloccare i lavori d'Aula.
Voto contro questi emendamenti, che non mi sono stati illustrati perché li ritengo di puro ostruzionismo e non volti a cambiare e migliorare la legge. Sono volti molto di più a quanto espresso dai colleghi Contu e Papandrea: il primo, spera che la legge sia la peggiore possibile per poter gettare l'anatema sulla maggioranza allargata di questo provvedimento; il secondo, spera che qualcosa faccia rinsanire questa maggioranza per ritirare, dopo tre anni, il provvedimento.
Mi auguro che ci sia la volontà di andare fino alla fine e di votare il provvedimento, non ritenendolo quel disastro che ci avete più volte raccontato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo

Ringrazio il Consigliere Galasso per il suo intervento, soprattutto per aver dato spunto alla minoranza per proporre le proprie argomentazioni (quindi credo di interpretare anche il sentimento della minoranza nel ringraziamento di questo utilissimo intervento).
Devo invece scusare la mia persona perché credevo che questa maggioranza avesse un'intenzione precisa, specifica e diretta a portare a fondo questa legge. Fare ostruzionismo a sé stessa non è un'idea che posso condividere.
Il problema è kafkiano. Siamo di fronte ad una situazione piuttosto strana: sappiamo tutti che il provvedimento, ove veda la luce (cosa che mi auguro) è in ogni caso condiviso da tutti quanti, minoranza compresa perché è evidente, facendo leva su quanto testé detto - e da me condiviso da parte del Consigliere Mellano: abbiamo un Regolamento che prevede di proporre un infinito numero di emendamenti e una tenuta di numero legale da parte della maggioranza (cosa che non è della minoranza); essendo in 20 nella minoranza, credo che dei turni di due ore ciascuno, ove ci fossero delle convocazioni ad oltranza, riuscirebbero a coprire abbondantemente l'arco delle 24 ore, ivi compresi i problemi di carattere fisiologico.
Evidentemente, se questa non è la strada scelta dalla minoranza, non si può che trarre argomento nel dire che la minoranza stessa condivide il provvedimento o permette che questo esca, e comunque vuol far vedere che fa un'opposizione dura. Logica vorrebbe che nell'opposizione dura si alzasse e dicesse alla maggioranza tutto quello che c'è da dire, di tutto e di più.
Abbiamo già trascorso una notte qui! Il ripetere continuamente le stesse argomentazioni e ripeterle in modo che appaiono oggettivamente anacoluto, li porta a questa situazione kafkiana. O la minoranza è qui per dire: "Voglio esprimere la mia opinione, poi votate come vi pare", oppure deve dire: "Io non voglio realizzare questo provvedimento e faccio un ostruzionismo brutale".
Questa sorta di ostruzionismo brutale, che limita, però, gli emendamenti, mi crea una situazione di disagio, che non riesco a interpretare.
Pensavo che la maggioranza qui presente avesse l'unico onere, non essendoci dispute nel merito - nessuno ha discusso se occorra istituire dei corsi di alfabetizzazione rivolti a stranieri, o di formazione professionale o di aggiornamento culturale, come chiedevano gli emendamenti (io non ho sentito una parola su questo) - di presenziare votare e mantenere il numero legale.
Su questo mi sono sbagliato, perché l'intervento del collega Galasso mi ha fatto capire che non è così: la maggioranza sta facendo ostruzionismo a se stessa.
Non interverrò più, ma non pensino, gli altri signori della maggioranza, che io anteponga il voto ai miei bisogni fisiologici!



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione degli emendamenti nn. 487 e 488. Si procede con una sola votazione perché i due emendamenti sono stati accorpati; è pertanto un emendamento unico, comprensivo di tutti gli elementi indicati nell'uno e nell'altro documento. In altri casi, si tratterebbe di una votazione per parti separate, ma per gli emendamenti questo non è previsto per parti separate si può votare solo il dispositivo, non le parti emendative.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Bolla, Albano Bussola e Deorsola) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 487.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 Consiglieri hanno risposto Sì 6 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 480, presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Suino, Placido, Riba e Muliere: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La Regione valorizza una molteplicità di opportunità nel campo formativo atte a costruire e far crescere nel corso di tutta la vita il patrimonio di competenze personali, di carattere culturale, lavorativo e di esperienza".
Questo emendamento è l'ultimo della prima serie, intendendosi, per prima serie, gli emendamenti che propongono la sostituzione dell'intero articolo. Successivamente, passeremo a un gruppo di emendamenti che prevedono l'iscrizione di nuovi commi all'articolo stesso.
La parola alla Consigliera Suino, per l'illustrazione.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. A conferma del fatto che già nelle dichiarazioni di voto alcuni colleghi esprimevano lo sforzo che cerchiamo di caratterizzare con il nostro lavoro, che non ha assolutamente una funzione esclusivamente dilatoria, ma si sforza e cerca di entrare nel merito - laddove e quanto è possibile - cercando di argomentare, tenuto conto di un contesto.
La grossa differenza, per noi, sta proprio in questo: non riusciamo a leggere il provvedimento esclusivamente come un unicum, a sé stante, ma lo collochiamo all'interno di un contesto: quello dei decreti legislativi della legge nazionale, di una riforma in corso, di una Costituzione (agli articoli 34 e 181) vanificata.
Assessore Leo, per la scuola pubblica non c'è una lira! Questo è l'assioma dal quale partiamo ed è chiaro che questo fa la differenza.
Per la scuola pubblica non c'è una lira, e argomento con qualche esempio: è stata ridotta l'offerta formativa, i famosi crediti formativi sui quali si è impostata una parte significativa della cosiddetta "Riforma Moratti"; la stessa Ministra, oggi si è guardata bene dall'onorare la città di Torino e "Il Salone del Libro", non presenziando, perché probabilmente la cultura è un'altra cosa! Vi è una riduzione dell'offerta formativa - dicevo - ma viene anche tolto l'obbligo formativo e vengono tagliate le istituzioni scolastiche (il personale, le autonomie), perché è certo che né il provvedimento cosiddetto "del buono scuola" né i decreti legislativi, che sono ora in predicato hanno l'intenzione di sostenere l'autonomia scolastica. E' esattamente l'opposto.
Tutto questo rende più insicuro il futuro della scuola, della scuola tutta, perché la scuola italiana - caso mai non vi fosse ancora chiaro, ve lo ripetiamo - è un sistema complesso, globale, che comprende, al suo interno, la scuola pubblica e la scuola privata, ma che consente a tutti i cittadini di questo Stato di avere lo stesso approccio, lo stesso punto di partenza, indipendentemente dalle condizioni culturali, di istruzione sociali ed economiche ci ciascuno.
Non interveniamo sempre nel merito, ma qualche volta lo facciamo, e allora si risponda nel merito, mosso dall'intento di ostacolare lo sviluppo della scuola pubblica. E' questo il vero dato ed obiettivo, per svariati motivi: per onorare uno scambio elettorale, perché ci sono delle necessità motivi anche legittimi, ma scardina il sistema pubblico. E' questo l'assioma dal quale noi partiamo. Altro che questione puramente dilatorie non sono dilatorie, sono essenziali dal nostro punto di vista, sono l' "A B C " assoluto di un sistema e di una democrazia. Dal vostro punto di vista no, quindi per voi sono questioni dilatorie.
Consigliere Galasso, quando lei definisce la nostra opposizione amorale, può darsi che siano questioni di punti di vista. Dal nostro punto di vista, non è assolutamente amorale, probabilmente non lo abbiamo capito bene, magari lei farà una replica e ci espliciterà. Dal nostro punto di vista è assolutamente doveroso, è doveroso a maggiore ragione nel momento in cui si è convinti che, essendo la coperta molto stretta, le risorse vanno centellinate, e quindi la nostra scelta non sarebbe stata organizzata in questo modo, ma organizzata in un complesso di leggi vigenti che si chiamano Costituzione e legge n. 62.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire i Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Ho molta stima del Consigliere Mellano e mi piace interloquire perch noi non abbiamo detto che questa legge sarà chissà quale sconquasso o chissà quale disastro. E' una legge sbagliata, che contraddice i fini che dovremmo avere come istituto regionale e il lavoro che dovrebbe svolgere l'Assessore utilizzando le risorse che ha a disposizione il suo assessorato, che non sono appannaggio del suo piccolo feudo che è l'assessorato all'istruzione e alla cultura. Sono risorse dei cittadini che devono essere utilizzate secondo la logica del buono padre di famiglia.
Ho già ricordato quell'episodio che mi è capitato quando facevo l'apprendista in pronto soccorso, di come fosse sbagliato intervenire su questione affatto marginali, come un ematoma rispetto ad un collasso cardio circolatorio.
Potrei fare un altro esempio. Sempre nel periodo del mio apprendistato avevo un collega un po' "stupido", un po' donnaiolo ed io rimasto stupefatto dall'atteggiamento che aveva assunto rispetto alle persone che erano in coda al pronto soccorso (allora non c'era quel meccanismo di selezione delle urgenze). Questo medico aveva dedicato un tempo esagerato ad una giovane donna che aveva un disturbo da nulla e, al contrario, si era dedicato in modo estremamente superficiale e assolutamente secondario,di fronte di una persona anziana che in quel momento, secondo la mia opinione, stava rischiando la vita.
Da Omero in poi gli esempi ci aiutano a capire qual è il senso della realtà e delle cose. Esiste un principale ed esiste un secondario Consigliere Mellano. Di fronte ad una scuola pubblica che, oggi, è in una situazione di grande difficoltà, l'intervento per garantire le pari opportunità agli studenti - indipendentemente dagli handicap che subiscono di carattere economico, sociale, culturale fisico mentale - è sicuramente prioritario, rispetto alla libertà di scelta, all'interno della scuola pubblica tra la scuola statale e quella paritaria. Posto che, secondo il mio punto di vista, sempre di scuola pubblica si tratta, ma questo aspetto della libertà di scelta, risulta essere affatto marginale rispetto alla questione fondamentale. In assenza o con la scarsità di risorse che abbiamo in questa finanziaria nazionale e in quella regionale, è l'atteggiamento del buono padre di famiglia ad intervenire prioritariamente su questo. Sempre quel mio collega diceva: "anche il mal di testa di quella giovane signora è malattia, anche quello necessitava di un intervento medico terapeutico di pronto soccorso". Sicuramente, tuttavia esiste un principale ed un secondario. Noi, come operatori sanitari dovevamo comportarci in altro modo.
Alla stessa maniera, di fronte ad una situazione di grossa difficoltà del nostro sistema scolastico educativo, qual è la scelta prioritaria? Forse e è vero che siamo anche un po' ripetitivi. Questo è il nodo del contendere che abbiamo voluto mettere nelle diverse formulazione dell'articolo 1. Se vogliamo fare una legge sull'istruzione, vogliamo tenerci ad un intervento di carattere minimale, che interviene sul secondario oppure vogliamo avere un atteggiamento da buono padre di famiglia e intervenire sul principale? Dopodiché noi non escludiamo, la nostra è una opposizione responsabile, di entrare nel merito delle questioni secondarie purché, anche queste, siano trattate secondo giustizia. Secondo un atteggiamento corretto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Noto che le dichiarazioni di voto successive alla mia non si sono discostate dalle caratteristiche che aveva la mia dichiarazione di voto.
Nel merito non sono intervenuti neanche i Consiglieri di maggioranza, per hanno rimproverato noi di non essere entrati nel merito, si sono accodati a quel determinato comportamento. Quindi "si predica bene, ma si razzola male".
Questo dimostra che, sostanzialmente, il dibattito avviene con caratteristiche analoghe, che c'entrano con la discussione in atto. Ciò che mi da più fastidio di una serie di interventi, è quando si interviene dai banchi della maggioranza per spiegare come si dovrebbe fare opposizione. Io faccio opposizione, ma non cerco di dire a quelli della maggioranza come governare. Crea una certa sensazione di fastidio l'essere giudicati per il modo in cui si fa opposizione.
Noi facciamo opposizione come sappiamo farla, con le nostre modeste capacità. L'emendamento in questione è un emendamento che potrebbe persino essere accolto se l'Assessore Leo lo leggesse con attenzione, la discussione non avviene con le caratteristiche di dire "entriamo nel merito degli emendamenti". Esprimo una serie di principi assolutamente ragionevoli. Forse perché il nostro emendamento mantiene quel richiamo alla centralità del sistema pubblico dell''offerta formativa che è sul territorio regionale che, invece, non trova all'interno della maggioranza delle convinzioni sufficienti.
Credo che una parte della maggioranza ritenga il punto 1 di questo emendamento superato. Ritiene che bisognerebbe andare oltre, bisognerebbe andare ad un sistema competitivo dell'istruzione.
Condivido le considerazioni espresse dal Consigliere Riggio sul modo in cui si imposta il problema, in tutte le discussione svolte fino ad ora non ho mai trovato un argomento che dicesse bisogna finanziarie la scuola privata, la scuola confessionale perché è migliore, è più efficiente ed efficace di quella pubblica. Quella è inefficace, questa è molto più efficace, dobbiamo fare una scelta di razionalità, investire là dove c'è maggior efficienza. Uno degli argomenti classici dei liberisti è sostenere che il privato sia migliore, più competitivo, quindi da sostenere.
Conseguenza di questo pensiero è la vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat passate sotto le mani della Fiat abbiamo visto quali sono stati i risultati, insieme a tutti i problemi legati alla Fiat.
Anche la competitività, in settori merceologici, è una pura ideologia ma nel caso della scuola sarebbe duro da poter sostenere un argomento di questo genere. Nel caso della scuola credo che la superiorità del sistema pubblico, nei confronti degli altri, sia evidente ed è all'origine del fatto che, alla fine, è il sistema che viene più adottato, non è solo un problema di costi. Anche tra chi ha la possibilità di mandare i propri figli alla scuola privata, alla fine, se guardassimo anche solo quel settore della popolazione, ci accorgeremo che a larga maggioranza sceglie il sistema pubblico, perché è un sistema che da delle garanzie migliori, è più efficace. Abbiamo un sistema pubblico che dovrebbe essere migliorato sicuramente, ma dimostra la sua superiorità ed è lì che si dovrebbe investire e renderlo ulteriormente più efficace ed efficiente. Invece il sistema pubblico viene boicottato, si tolgono risorse e si investono le stesse nella scuola privata, si fa assistenza alla scuola privata e contemporaneamente, si ostacola il funzionamento della scuola pubblica e attraverso questo peggioramento, si cerca di incrementare la competitività di quella privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del Consigliere Mellano ancora una volta, con tutta la simpatia che ho nei confronti dei Consiglieri, non perde occasione di fare il primo della classe indicando agli altri come si dovrebbero svolgere e portare avanti i lavori d'aula.
Consigliere Mellano, è singolare la concezione che avete voi di quello che è lecito, quello che è corretto, pronti a trovare qualsiasi accordo sulla condivisione di qualche vostro punto, su qualche vostra opinione, che ritengo legittima, ma mi permetto di non condividerla, sia qua che in altri livelli. Il modo di condurre le battaglie dei Radicali - a cominciare dal massimo esponente, Pannella - nelle aule parlamentari, consiliari e fuori dalle aule parlamentari è noto a tutti gli italiani. Lezioni di questo genere, personalmente, non sono disposto ad accettarle, con tutta la simpatia che c'era e che rimane. Se il Consigliere fosse stato presente a tutte queste lunghe e noiose sedute, avrebbe avuto l'occasione di ascoltare quante volte i Consiglieri dell'opposizione sono entrati nel merito del provvedimento, cercando, con capacità (molta o poca quella dipende dalle competenze di ognuno di noi) di modificare un emendamento che noi riteniamo profondamente iniquo.
Abbiamo fatto un elenco, che è agli atti, lunghissimo, a volte pedante noioso, ancora nell'ultimo intervento, di merito, che ho fatto in quest'aula ho indicato all'Assessore Leo come mai, per due provvedimenti che riguardano la stessa materia (il buono scuola e la borsa di studio) uno, la borsa di studio, si rivolga alla scuola pubblica statale, alla pubblica paritaria, l'altro solo alla scuola paritaria.
Dico questo, ben conoscendo l'attenzione che i Consiglieri Radicali prestano all'aspetto sociale: sulla borsa di studio il tetto è 10 mila euro in termini ISEE e questo provvedimento si propone, almeno nelle dichiarazioni, di avere un tetto di 120 milioni. Consigliere Mellano questo è merito: è merito generale, è merito specifico. Senza le risorse in un quadro di diminuzione di risorse, diventa difficile garantire la scuola per tutti.
Volendo mantenere fede a quanto avevo detto in un precedente intervento in cui ribadivo che avrei citato non solo La voce del popolo, ma anche L'Unità, mi permetto di citare un articolo apparso su L'Unità di oggi che riguarda la sanità (ma può riguardare anche la scuola) che dice: "L'intenzione è di trasformare diritti e bisogni collettivi, in consumi individuali da sottomettere alle regole del mercato". Questa è uno degli aspetti che ci dividono. Voi siete per il libero mercato senza controllo noi per un'altra cosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere.
Ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

L'intervento sia del Consigliere Mellano, che del Consigliere Brigandì che di altri - è inevitabile quando si discute dello stesso argomento da almeno cinque sedute - hanno aperto un confronto sul come fare opposizione.
E' legittimo che la maggioranza, o altri membri dell'opposizione, possano intervenire e intervengano sul tipo di opposizione che si sta attuando in Consiglio regionale. Credo che sia legittimo, e penso anche produttivo per l'opposizione fare opposizione pensando poi domani di essere al governo. Non è certo facile perché non sia siamo all'opposizione e stiamo utilizzando norme regolamentari che vi vengono date, forse anche con qualche elemento di forzatura (è innegabile), cercando di fare uno sforzo per intervenire sul merito: situazione non facile quando si conducono quattro/cinque o sei sedute di Consiglio regionali sempre sullo stesso argomento. Lo stiamo facendo perché vogliamo far capire alla maggioranza probabilmente non ci riusciremo - che fatto in questo modo il provvedimento è sbagliato; non risolve i problemi e le questioni che invece, anche da parte della maggioranza, si vorrebbero affrontare.
Stiamo cercando di farlo capire alla maggioranza, ma probabilmente non ci riusciremo. La questione del reddito (tuttora posta dal Consigliere Placido) è determinante, ma non ininfluente rispetto a quelle poste in quest'aula (ormai da più sedute), sulla possibilità a tutti gli studenti di frequentare, con stesse opportunità, la scuola pubblica o la scuola privata. Bisogna farlo equiparando le opportunità.
Con il provvedimento diamo più opportunità a chi vuole frequentare le scuole private e meno a chi vuole frequentare quelle pubbliche. Sulla questione del reddito e della franchigia, anche se nel disegno di legge non si parla di un contributo a chi frequenta le scuole private, viene - io aggiungo falsamente - detto che si vuole affrontare la questione del diritto allo studio. Non è vero. Non è assolutamente vero. Questa è la questione, ma allora vogliamo discutere, o no, sulla questione del reddito? Sulla franchigia? Se lo facciamo possiamo risolvere la questione. Ci saranno opinioni differenti - ed è giusto che ci siano - ma ci saranno anche obiettivi diversi. È chiaro, però, che se vogliamo affrontare la situazione in questi termini, occorre modificare il merito della questione.
Stiamo cercando di farlo capire, in modo testardo, alla maggioranza. Non so se saremmo in grado di riuscire in questo obiettivo preposto, però sarebbe utile. Se riuscissimo a cambiare il merito del provvedimento ed uscire dal Consiglio regionale con una proposta che davvero possa dare le stesse opportunità alle famiglie piemontesi con una base di partenza uguale (magari in proporzione, dato che stiamo parlando di chi frequenta scuole private e paga rette maggiori rispetto a chi frequenta la scuola pubblica e con le tasse di iscrizione ha un costo minore), allora occorre, in base al reddito delle famiglie, fare proposte in percentuale. Cerchiamo di ragionare nel merito della questione. Se davvero entriamo nel merito, forse si riesce ad uscire da una fase in cui diventa difficile, anche per noi avere un confronto all'interno dell'Aula.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Per seguire il filo del discorso del Consigliere Mellano che ci invitava ad entrare nel merito dei vari emendamenti in discussione, ho cercato, nell'ambito di questo emendamento, di scavare e approfondire ci che viene posto al comma 3 e che apre lo scenario della formazione permanente.



PRESIDENTE

Però non c'é la sua firma su questo emendamento.



TAPPARO Giancarlo

Cosa vuol dire?



PRESIDENTE

No, può intervenire, ma dato che lei ho detto: "Io ho cercato con questo emendamento....



TAPPARO Giancarlo

No, "in questo emendamento".



PRESIDENTE

Chiedo scusa.



TAPPARO Giancarlo

Cercherò di approfondire l'emendamento augurandomi - come avevo già detto - di interpretare fedelmente il volere degli estensori.
Si apre lo scenario della formazione permanente che, come sanno coloro che seguono questi temi, è un aspetto diverso dalla formazione continua cioè dalla formazione di riqualificazione all'interno delle aziende, su cui è fortemente impegnata la Regione con il Fondo sociale europeo.
La formazione permanente - formazione per tutta la vita - è di arricchimento professionale-tecnologico e di sostegno per l'evoluzione della società (basti pensare ai percorsi di vita lavorativa in un giovane che oggi saranno più numerosi rispetti al passato).
Ma allora, in questo sistema, dove si inserisce il buono scuola, che cosa ne è della formazione professionale? Come si articola? Come si struttura? Proprio in questi giorni a livello nazionale, probabilmente con un tavolo di confronto Governo-Regioni, si stanno valutando i contenuti dei decreti legislativi di attuazione della legge delega del Ministro Moratti sulla scuola, in cui si parla anche di formazione permanente (il cosiddetto secondo pilastro del futuro sistema di istruzione).
Sarebbe bello che l'ideatore, il teorico o lo stratega di questo strumento (che mi pare inadatto e inutile perché serve per una funzione molto limitata) commentassero - ho cercato di interpretare l'emendamento sottoscritto dai colleghi - dicendo: "Guarda che il buono scuola nell'ambito di questa evoluzione della formazione e - se fossi l'Assessore Leo - andando a parlare con il Governo che sta elaborando i decreti legislativi, perchè esso possa anche essere uno strumento che agisce e si pone nel sistema della formazione permanente".



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Non so se l'Assessore Leo sia il depositario, il teorico dello strumento buono scuola; non so se c'è qualcun altro che, in termini teorici, abbia capito. La domanda che ho posto, Assessore Leo, è questa: la formazione permanente, come i colleghi dei DS evocano, come si colloca? Anche nel progetto Moratti è prevista la possibilità graduale - perché è un progetto colossale e innovativo - che una singola persona possa fare un percorso di vita e, ogni tanto, avere l'opportunità di un aggiornamento perché c'è un'evoluzione economico-sociale forte. Ebbene, è possibile che una persona scelga di fare l'aggiornamento, ad esempio, in una scuola paritaria? Mi pare che coloro che hanno vissuto la scuola paritaria nell'elaborazione della legge non la considerino come un momento marginale per salvare il salvabile, ma come un qualcosa che cresce e che pu alimentare il percorso della formazione permanente. Capisco che il discorso sia un po' teorico, ma - Assessore - se lei si trova al livello del tavolo nazionale, è bene che queste cose le conosca! Si può accedere alla scuola paritaria, per poter avere quella quota di arricchimento che la formazione permanente dà, come diritto a un bagaglio di riqualificazione nella propria vita? Se è così, lo strumento che state preparando è uno strumento poco flessibile, poco capace di rispondere a una prospettiva di quel genere.
Ho l'impressione che l'esperienza dei buoni scuola sia una tappa, una situazione che andrà ad esaurimento, perché, se è vera la volontà di intervento che è presente nella legge Moratti (che non condivido, ma che so contenere dei punti forti), avete bisogno di altri strumenti di intervento! Questi sono pannicelli caldi, non servono molto! Capisco che in Italia, dopo due anni di buoni scuola, si sia invertita la tendenza delle iscrizioni alle scuole private e ci sia, su questo, una grande soddisfazione, ma il disegno deve essere più ambizioso. Il metodo del buono scuola non ce la fa, non regge a un disegno ambizioso; è poca cosa. Non capisco perché vi ostiniate a tenere duro rispetto a uno strumento che potete approvare con comodo: se non è oggi, sarà tra qualche settimana!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu, per dichiarazione di voto.



CONTU Mario

Brevemente, per dare continuità all'intervento del collega Tapparo.
Assessore, sulla formazione permanente si fa molta retorica, perch manca un elemento che considero estremamente importante: i centri territoriali per l'educazione degli adulti dovrebbero essere lo strumento operativo in cui il mondo della scuola, il mondo delle imprese e le Organizzazioni Sindacali investono e rafforzano la loro azione; la debolezza strutturale degli investimenti rispetto al PIL, su un terreno così importante come quello della formazione, vede necessariamente protagoniste le Regioni.
E allora, Assessore, diventa quasi retorico ricordarlo, ma tutti i soldi che verranno destinati (potranno essere 20, 35 o 36 miliardi) per la finalità specifica che voi indicate nella vostra proposta di legge, in quota parte sono stati scippati nell'ambito della formazione permanente.
Se le risorse non sono infinite, bisogna usare con maggiore raziocinio quelle disponibili. Ciò che vi imputiamo è di voler attuare, per una questione di parte puramente di stampo elettorale, una scelta che non raggiungerà l'obiettivo che vi siete prefissati.
Vi sono due considerazioni da fare, Assessore: la prima è che non ci sarà incremento di iscrizioni. Si rassegni a questa idea, perché l'unico risultato tangibile sarà, tutt'al più, il mantenimento dell'esistente. Si consentirà e si permetterà, a chi è già iscritto nelle scuole paritarie, di avere un sostegno economico e in questo sta il tornaconto puramente utilitaristico.
L'altra considerazione è che, non essendoci questo dato di fondo e non avendo risorse infinite - Assessore Leo - ben presto i beneficiari, che ahimè - sono per il 90% espressione di scuole confessionali, presenteranno il conto, perché quel finanziamento rappresenterà una vera e autentica miseria. Non consentirà di raggiungere gli scopi prefissati, se non quelli meno confessabili, cioè quelli di dare risposte a un elettorato rispetto al quale si cerca il consenso.
Per questo motivo, insistiamo col dire che l'unica strada da percorrere, alla luce delle nuove competenze della Regione, e soprattutto in relazione alle innovazioni intercorse con la riforma introdotta dalla legge delega della Ministra Moratti, si possa operare verso una legge che inquadri tutta la problematica del diritto allo studio: dall'accesso delle famiglie più povere e dei soggetti che hanno un contorno di svantaggio sociale, la possibilità di accedere ai livelli più alti dell'istruzione e dall'altra, quello di incentivare, valorizzare, sostenere e difendere le opportunità di formazione permanente. Anche questo è un indice del grado di sviluppo o di ripresa della nostra regione. Tutti sappiamo quanto ne abbia bisogno, stante l'attuale situazione di crisi che alcuni settori, in particolare il secondario, e quello della trasformazione, attraversano nella nostra regione.
Per questo noi esprimiamo un voto favorevole a questo emendamento, che è finalizzato a sottolineare la necessità di incrementare le risorse per la formazione permanente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro, per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Per dichiarazione di voto e a favore dell'emendamento che abbiamo presentato e per sottolineare che questo è l'ultimo degli emendamenti sostitutivi dell'articolo 1, poi diventato articolo unico nelle intenzioni della maggioranza della legge che stiamo discutendo.
Come abbiamo già detto, il senso degli emendamenti sostitutivi del primo articolo era duplice: da un lato riguardava il merito, cioè l'esigenza di sottolineare la nostra proposta, di un disegno di legge che non si limitasse alla semplice questione del buono scuola delle scuole private, ma che ampliasse il campo di intervento della legge ricomprendendo l'insieme delle famiglie, degli studenti quindi aprendo un terreno attraverso questa prima serie di emendamenti che richiamando sostanzialmente sia il dettato costituzionale sia la legislazione nazionale e, in particolare, la legge n. 62, indicasse la traccia sulla quale volevamo lavorare.
Naturalmente, come abbiamo già detto, e come sempre avviene in qualsiasi battaglia di emendamenti e d'aula, il senso di questa serie di emendamenti è anche preparatorio di una discussione di merito che avverrà con altri emendamenti che abbiamo presentato alla legge. Emendamenti che richiamano le questioni che numerose volte abbiamo sollevato in questa discussione e sulle quali, da adesso in poi, si concentrerà, senza escludere apporti, l'azione del nostro Gruppo per verificare, in qualche modo, la disponibilità della maggioranza ad un confronto su questi temi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo, Bolla Albano, Bussola e Manolino) mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 480).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno risposto Sì 6 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 15), presentato dal Consigliere Tapparo: Prima del comma 1 dell'articolo 1 è inserito: il comma 0.1: "La Regione Piemonte favorisce la crescita della coesione sociale anche mediante la riduzione dei condizionamenti derivanti dal livello di reddito della famiglia per la frequenza scolastica e universitaria e contemporaneamente, limitando la segmentazione confessionale, di interessi economici organizzati e di tendenze culturali organizzate dell'istruzione scolastica e universitaria"


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Placido ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Se ho ben capito il Vicepresidente Riba aveva indicato alle 19.45 il termine dei lavori della seduta pomeridiana. Considerando che non è presente il Consigliere Tapparo, chiedevo se non fosse possibile anticipare la chiusura. Se non fosse accolta la richiesta, va bene, non c'è nessuna intenzione dilatoria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà



CATTANEO Valerio

Non voglio entrare nel merito della richiesta del Consigliere Placido naturalmente sarà il Presidente del Consiglio a prendere una decisione, ma voglio, a nome dell'intera maggioranza, esprimere una considerazione.
Il Consigliere Tapparo è sempre stato presente in aula, è uno dei colleghi più puntuali in questa attività di ostruzionismo e di presentazione di emendamenti, (un'attività legittima, che abbiamo sempre rispettato, personalmente ho anche risposto, nel merito, ad alcuni emendamenti e alcuni riflessioni che il Consigliere Tapparo ha svolto in aula), tuttavia se era così importante che il Consiglio dovesse confrontarsi su questo emendamento, il Consigliere Tapparo poteva rimanere in aula, come ha fatto nei giorni scorsi, e sicuramente avremo anche risposto nel merito. Mi sembra che abbia presentato una serie sufficiente di emendamenti per avere poi la possibilità, in futuro, di ritornare a farci partecipe delle sue considerazioni e delle sue riflessione.
Per quanto ci riguarda chiederemo di andare avanti secondo l'ordine.



PRESIDENTE

Anch'io la penso come il Consigliere Cattaneo, nel senso che il Consigliere Tapparo ha presentato una serie di emendamenti sapendo che gli emendamenti erano in discussione quindi andiamo avanti.
Certamente sospendo la seduta alle 19,45 quindi non vado oltre questo termini che avevamo concordato.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu sull'emendamento rubricato n. 15; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Tanto per dare atto al Consigliere Tapparo, che è sempre presente in aula, e per il modo cordiale con la quale si sta svolgendo questo confronto: non capisco le ragioni di questa mancata disponibilità tuttavia ne prendo atto.
Una serie di emendamenti presentati dal Consigliere Tapparo sono in linea con un ragionamento di fondo che, sostanzialmente, è quello di verificare e capire nel dibattito di merito quali siano oggi gli strumenti più idonei per dare piena attuazione al dettato costituzionale. Il dettato costituzionale, da questo punto di vista l'articolo 34 è sicuramente inequivocabile nella sua lettura: "E' obbligo dello Stato la rimozione di tutti gli ostacoli di natura sociale ed economica che sono di ostacolo alla promozione umana ..." e dall'altra, ma questo è un altro articolo della Costituzione, quello più generale, l'affermazione più importante che viene fuori dal lavoro egregio svolto dalla costituente secondo cui "anche ai ragazzi con minori possibilità economiche deve essere data la possibilità e l'opportunità di raggiungere i più alti gradi dell'istruzione".
Leggi come quelle dei buoni scuola, già approvate da dieci Regioni due del centrosinistra (che hanno mitigato la loro applicazione, gli effetti e il dispiegarsi degli effetti di quella legge) e otto governate dal centrodestra, hanno proprio questo effetto, quello di contrastare questa possibilità. Faccio solo una considerazione: l'attenzione che la scuola deve avere, e questa attenzione la può avere solo la scuola di Stato, deve coinvolgere i giovani e come dice Tullio De Mauro in un suo documento (il quale ha raccolto firma di esponenti della cultura, non tutti riconducibili, come si dice, all'area di pensiero schierati a sinistra) nel patto propone di stringere, con chi opera nel mondo della scuola, con gli operatori, con gli amministratori, con il legislatore, fa un'affermazione importante e sostiene: "quanto ai giovani, l'azione educativa deve coinvolgerne non uno di meno, se è possibile, ma uno o una di più. L'Italia non è in condizione di rinunziare ad alcuna delle capacità di cui sono portatori i bambini e bambine, ragazzi e ragazze, tutti e tutte svantaggiati o no, vanno portati a sviluppare al massimo le loro potenzialità e comunque a soddisfare l'obbligo dell'istruzione".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà



PLACIDO Roberto

Leggo per intero l'emendamento così provo a restare nel merito rigorosamente: "La Regione Piemonte favorisce la crescita della coesione sociale anche mediante la riduzione dei condizionamenti derivanti dal livello di reddito della famiglia per la frequenza scolastica e universitaria e, contemporaneamente, limitando la segmentazione confessionale, di interessi economici organizzati e di tendenze culturali organizzate dell'istruzione scolastica e universitaria".
Ricordo che la Regione Piemonte non detiene il primato positivo con il minor numero di abbandoni scolastici o il maggior numero di successi a tutti i livelli. Una delle problematiche più serie è sapere quanto influisca la condizione economica di una famiglia sul successo scolastico di uno studente e sull'abbandono.
E' innegabile - ed è un aspetto che ci dovrebbe far riflettere indipendentemente dal buono scuola - che uno dei veri problemi della scuola è il condizionamento economico. Quanto influisce il livello economico della famiglia nel successo scolastico di uno studente? Ma ancora di più: quanto incide il livello economico della famiglia sul fatto che uno studente possa continuare gli studi dopo la scuola dell'obbligo (limitiamoci alla scuola dell'obbligo in maniere generica in questo momento di trasformazione) e quanto incide nella scelta di un eventuale proseguimento scolastico dopo la scuola dell'obbligo? Quali sono, per entrare maggiormente nel merito di questi argomenti (è una richiesta che pongo all'Assessore Leo e che presenterò anche a seguito di questo dibattito) gli interventi economici dell'Assessorato regionale per favorire il non abbandono scolastico e rimuovere le cause sociali ed economiche che portano le famiglie ad iscrivere i propri figli, dopo la scuola dell'obbligo, alla formazione professionale, invece di iscriverli alle superiori o all'università, sapendo che siamo la Nazione che ha il maggior numero di laureati a livello europeo, dietro la Spagna, il Portogallo e la Grecia? E' questa la motivazione che ha convinto il Consigliere Tapparo a presentare un emendamento che tende ad investire risorse per a rimuovere le cause che portano a quanto detto prima.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Prima di trattare una questione di carattere più metodologico, vorrei riferirmi alla critica espressa sull'assenza del Consigliere Tapparo.
Nessuno di noi era a conoscenza della possibilità di procedere all'accorpamento di vari emendamenti, quindi è implicito che se avesse ricevuto le informazioni del caso, si sarebbe ritrovato a disposizione come ha sempre fatto in tutti gli altri casi. Non ha, comunque, molto importanza questo aspetto.
L'importanza dei tre emendamenti accorpati, nn. 15-16-17, riguarda due questioni fondamentali. La prima, è relativa alla coesione sociale, quindi l'aspetto più economicistico della scelta; la seconda, è relativa all'abbandono scolastico.
Il fatto, in sé, del provvedimento che porterete nelle prossime ore a conclusione, è un fatto rilevante per certi aspetti, ma ininfluente rispetto alla necessità del sistema scuola, sia pubblico sia privato.
Il dato reale è che si continua a far prevalere una scelta di carattere economicistico su tutto il resto (e questo vale sia per il mondo della scuola sia per il mondo della sanità sia per le grandi scelte che man mano incontreremo a proposito della liberalizzazione dei servizi e così via).
Dal nostro punto di vista, in questo modo si limita l'accesso agli studi (studi nella fattispecie, ma potremmo traslarlo, tra qualche settimana, sulla vicenda dei servizi sociali o sul piano sanitario) per un numero sempre più grande di ragazze e di ragazzi nella nostra Regione che nonostante goda di un buon sistema economico, di una buona rete di servizi e di un buon contesto, continua ad essere una Regione con un alto livello di abbandono e di dispersione.
Questi due fenomeni continuano ad incidere in modo significativo sugli strati più popolari e modesti (chiamiamoli come vogliamo) della nostra popolazione.
La vostra scelta ci porta ad avere un Paese che sarà, nel giro di non molto tempo, meno istruito e meno capace di sfide internazionali. Diventerà il Paese più povero nel contesto europeo al di là delle questioni di cui si parla in questo momento. Ma sono scelte (sull'istruzione o sulla salute) che incidono e incideranno profondamente restringendo le opportunità per tutti. Ecco perché sosteniamo che un pugno di soldi mirati in questo modo, smantellano un sistema e aprono una voragine di aumento di precarietà, di povertà e, quindi, una maggiore capacità di investire (perché l'investimento si ha soprattutto sulle nuove generazioni, sul sostenere il ricorso alla scuola, sul sostenere la formazione, sul sostenere tutte le famiglie e sostenendo il sistema pubblico che certamente dialoga ed è in rete con quello...
Mi scusi, Presidente, essendo scaduto il tempo a mia disposizione termino qui il mio pensiero, avendo altre occasioni per riprenderlo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 15.
Il Consiglio non approva.
Dichiaro chiusa la seduta che riprenderà alle ore 21.30.
C'era la possibilità di inserire un punto, ma mi pare non esserci convergenza di tutte le forze politiche, quindi non ve l'ho annunciato e riprenderemo con l'ordine giorno previsto, quindi con i buoni scuola.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle h. 19.40)



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