Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.346 del 13/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 15.17)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Botta Franco, Cantore Casoni, Cota, Cotto, Ghigo, Pozzo e Rossi Giacomo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Assegnazione temporanea delle funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale all'Assessore Ugo Cavallera


PRESIDENTE

Con decreto n. 41 del 12 maggio 2003, il Presidente della Giunta regionale Ghigo ha attribuito, temporaneamente, le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale, per la seduta pomeridiana all'Assessore Ugo Cavallera.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 2) all'o.d.g., già iniziato nella seduta antimeridiana del 15 aprile 2003, con il proseguimento della discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 473 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Suino, Placido, Riba e Ronzani: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione, in attuazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali in materia di diritti degli uomini, delle donne e dei fanciulli, pone la persona al centro delle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo ad ognuno per tutto l'arco della vita l'accesso a tutti i gradi dell'istruzione, in condizioni di pari opportunità, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. Al fine di consentire l'effettivo esercizio dei diritti di cui al comma 1, la Regione e gli Enti locali sostengono la valorizzazione dell'autonomia dei soggetti e la qualificazione e il rafforzamento dell'offerta formativa per renderla più rispettosa dei ritmi di apprendimento, favorendone l'articolazione nell'intero territorio regionale, con attenzione alle aree deboli e alla montagna. La Regione e le Province, nell'ambito dell'offerta finalizzata alla formazione del cittadino, valorizzano altresì la cultura del lavoro, anche attraverso la promozione di percorsi caratterizzati dall'intreccio fra apprendimenti teorici ed applicazioni pratiche.
3. La presente legge disciplina l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite e delegate alle Regioni e ai Comuni in materia di interventi per il diritto allo studio".
La parola al Consigliere Tapparo, per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, dopo l'ultimo intervento delle 13.30, dove specificavo che il confronto con la posizione della maggioranza non può essere emendato trattato con rattoppi, voglio continuare la mia riflessione sul fatto che dietro al buono scuola c'è un minimo di storia e credo che la memoria storica non possa essere trascurata, non solo in questo campo, ma in tutte le discipline.
Molto spesso, anche con il passaggio di Consiglieri da una legislatura all'altra, nelle diverse Assemblee elettive, si assiste a fenomeni veramente curiosi, dove quasi si ricomincia da capo o non si tiene conto del lavoro di sedimentazione che si è determinato attorno alle diverse tematiche nei diversi campi.
Dopo aver cercato di richiamare il dibattito dell'Assemblea Costituente, sul rapporto fra scuola privata e scuola pubblica, e soprattutto sul concetto di libertà che era allora dibattuto tra libertà di insegnamento e libertà della scuola, voglio sottolineare il nodo che si trovarono i costituenti, che considero il riferimento più ampio e approfondito, perché ha anche stabilito nella Carta costituzionale i criteri per rapportarsi su questa disciplina. E' il problema delle qui chiamate sovvenzioni, cioè il finanziamento della scuola privata.
Cito sempre Codignola, ma più avanti citerò anche Malagugini, che sono stati tra i più importanti interpreti, della sinistra, di questi provvedimenti e di questi articoli della Costituzione, che si rapportavano con il tema della scuola. Dice Codignola: "Ho sentito dire che non è vero che i democristiani chiedono sovvenzioni dallo Stato per l'insegnamento privato. Mi sono molto meravigliato di ciò perché, se non sbaglio, a parte tutta la pubblicistica a questo riguardo, nel progetto proposto dall'On.
Moro in sede di sottocommissione, all'articolo 2, ultimo comma, è detto che lo Stato concederà sussidi alle scuole private, in ragione del numero dei frequentanti e del rendimento didattico accertato negli esami di Stato. Non mi rifaccio affatto a delle richieste evasive, ma a richieste formali presentate dall'On. Moro, immagino per conto della Democrazia Cristiana" ecc. ecc.
Codignola, un rappresentante della sinistra all'Assemblea Costituente dice ancora: "Dobbiamo opporci in modo categorico a questa richiesta perché essa significherebbe, nel tempo, il crollo della scuola statale".
Come a dire: se tu alimenti un processo che all'inizio allarga gradualmente, poi, in modo ampio, attenta alla solidità e all'ampiezza della scuola.
Dai banchi dei deputati della Costituente si sente dire: "Nei Paesi che danno le sovvenzioni, come l'Olanda, le scuole non sono crollate", e un maligno della sinistra risponde: "Sì, ma in Francia le ha date Petain".
Continua Codignola: "Risponderò anche a questo; faccio osservare che questo crollo della scuola statale è già in atto. Quando ci siamo liberati dal fascismo, una delle cose che sentivamo più urgenti era quella di riportare la libertà nella scuola, che era stata compressa". Concludo questa parte poi ci sono altri sviluppi: "Oggi sarebbe un delitto contro lo Stato pensare di stornare le poche risorse finanziarie che sono a disposizione a favore della scuola pubblica e dirottarle verso la scuola privata". E' come dire che, in una situazione di difficoltà della scuola, se si stornano delle risorse, anche se apparentemente non sono prelevate subito da un capitolo di spesa diretto, in qualche modo si indebolisce l'impianto della scuola stessa.
Proseguirò alternando ad altre considerazioni questo lavoro importante che si è svolto sulla scuola nell'Assemblea Costituente del 1947.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Continuo la lettura - ritengo - educativa del documento dell'Ufficio Diocesano Scuola Torino. Leggo testualmente: "Analogo discorso va fatto per la scuola materna, dove lo Stato, di fronte a circa 4500 miliardi spesi per le scuole statali che accolgono il 54% dei bambini scolarizzati, di età tra i 3 e i 6 anni, destina alle scuole non statali, comunali e autonome, che accolgono il restante 46% degli alunni unicamente 186 miliardi".
Va precisato che al sussidio del Ministero della Pubblica Istruzione destinato alle scuole materne non statali si aggiungono, in molti casi anche i contributi delle Regioni e dei Comuni, che in media però coprono complessivamente solo il 30-40% dei costi di gestione. Sulle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole materne autonome, nella quasi totalità di ispirazione cristiana, viene così a gravare, attraverso la retta di frequenza, oltre il 50% dei costi reali, mentre nelle scuole statali e in quelle comunali il costo è zero o limitato al parziale rimborso della refezione scolastica.
E' chiaro perciò che una parte cospicua della popolazione non è in grado oppure non sopporta l'idea di aggiungere una spesa così alle tante che è già obbligata a sostenere (pensiamo specialmente alle famiglie dove c'è più di un figlio a carico).
A questo punto, non può esservi dubbio che esiste nel nostro Paese una richiesta implicita, una richiesta ideale che viene da quanti risultano di fatto esclusi dalla possibilità di frequentare una scuola non statale. E il fatto che non sia possibile calcolare a quanto ammonta il numero degli esclusi significa che esso virtualmente include chiunque, cioè tutti.
Ma veniamo all'altra domanda: chi è il beneficiario della proposta della parità? Chi pensasse che i beneficiari siano gli enti gestori delle scuole non statali, sbaglia. Non sono le gestioni scolastiche a trarre beneficio da una legge che prevede un investimento finanziario da parte dello Stato; è del tutto sbagliato dire: "Lo Stato finanzierà la scuola non statale". I beneficiari sono tutti coloro che oggi sostengono i costi della frequenza scolastica nelle scuole non statali e - cosa più rilevante ancora - sono coloro che oggi non possono sostenere tali costi, rinunciando in partenza alla possibilità di scelta. Segno un asterisco vicino a questo passo: finito di leggere il libro, voglio tornare con un commento.
Capitolo 2. La richiesta d'intervento comprende tutte le famiglie. Si pensa forse che la richiesta di parità, se intesa come intervento finanziario da parte dello Stato, sia questione limitata a modificare il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e gli enti gestori delle scuole non statali? Non è così. La richiesta di parità non consiste in una semplice convenzione tra potere pubblico e alcuni interessi privati, essa è una questione che, toccando la scuola, fa riferimento al fondamento stesso della società: la famiglia. Mi fermerei qui, perché altrimenti interrompo dei concetti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Ho un compito difficilissimo, dopo le emozioni che ha suscitato l'intervento del collega Chiezzi.
Questo emendamento, Assessore Leo, si differenzia dagli altri su un elemento, che dal nostro punto di vista è quello di evidenziare l'importanza che la scuola tutta, il sistema scuola continui ad essere strumento di cultura del lavoro e quindi di intrecciare quello che è l'aspetto dell'apprendimento più teorico a quella che è invece un'applicazione pratica.
Perché abbiamo sottolineato questo aspetto, che tra l'altro inerisce abbastanza al mondo di una serie di private che più di altre hanno una competenza maggiormente legata agli aspetti professionali o simili? Perch siamo convinti che quanto sta avvenendo nella nostra realtà e nel nostro Paese sta invece fortemente dividendo in due grandi blocchi di scuola: la scuola del sapere dalla scuola del fare. Questa è una divisione che, dal nostro punto di vista, ci riporta drammaticamente indietro, perlomeno agli anni '50. E' un po' come se si volesse ignorare il cambiamento che di fatto c'è stato in questo mondo negli ultimissimi anni. Facendo il paragone con le industrie, si potrebbe dire che ci viene riproposto una sorta di modello "fordista", dove la cultura e l'ideologia della separazione la fanno abbastanza da sovrana e da padrona tra colui che è addetto a pensare colui che è addetto a comandare, colui che è addetto ad eseguire.
Noi avevamo superato abbondantemente questa divisione, e questo valeva per tutti: per i figli degli operai e per i figli dei professionisti; un tutt'uno di offerta che, non dividendo tra il sapere e il fare, offrisse quindi un intreccio di predisposizione teorica e di applicazione pratica.
Così non è più. In particolare, siamo in presenza, con la suddivisione in due tipi di scuole (licei e professionali), di un principio di differenza che torna ad essere in qualche modo evidenziato come una sorta di destino. Ed è brutta questa cosa. Noi la rifiutiamo, perché ci siamo abituati negli ultimi anni ad avere una società e un sistema scuola che non predestinava in qualche modo i ragazzi in base al ceto, all'origine alla provenienza, ma a tutti veniva offerto un bagaglio di una certa globalità, di una certa ricchezza.
Certo, le condizioni della vita, della famiglia, economiche, ecc. ti condizionano strada facendo, ma in teoria hai un approccio che è uguale per tutti, in onore ad un principio dell'uguaglianza che continua ad essere un principio di riferimento per noi significativo.
Così non è più e allora, torno a uno degli argomenti coi quali abbiamo concluso nella mattinata, il famoso sondaggio, il primo rapporto sulla scuola dell'Eurispes, che afferma essere la riforma un percorso di ripresa in un sistema che ancora oggi risulta arretrato. Peccato che questo rapporto così indipendente e autorevole, quello dell'Eurispes, sia stato stilato su commissione e con la partecipazione di Liberal, Ferdinando Adornato per l'esattezza, che nel 1999 era colui che con Letizia Moratti aveva scritto l'ipotesi di riforma che è diventata decreto in questo Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

E' il terzo tentativo che faccio di leggere il comunicato stampa della CGIL, conto, prima della fine della seduta, di poterlo leggere. Solitamente intervengo a braccio, senza leggere, non potendo creare le mozioni che crea il Consigliere Chiezzi con le sue letture. Non essendoci l'Assessore Brigandì, rimando la lettura dell'ordine del giorno della CGIL prima della fine della seduta e mi ricollego a quanto diceva la Consigliera Suino circa il sondaggio Eurispes del mitico Ferdinando Adornato, che è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunisti Italiana.
Non c'è categoria peggiore degli "spretati". Devo riconoscere che il centrodestra, si affida sempre agli spretati: vuoi al buon Crespi, con cui eravamo insieme nella FGCI mentre ora me lo ritrovo in Data Media, vuoi al mitico Ferdinando Adornato che, da segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunisti Italiani, a contribuito a realizzare una pubblicazione che si chiamava Futura (verso cui sono creditore perché feci disciplinatamente l'abbonamento - senza riceverne mai una copia - e per questo vi dico di fare attenzione). La pubblicazione non arrivò alla fine della durata dell'abbonamento ma cessò prima e io sono ancora in credito verso Adornato di alcune migliaia di lire. E' un po' come per il finanziamento alla legge n. 49, i 35 miliardi dell'85 corrisponderebbero ai 35 milioni di euro di adesso mentre invece sono solo 11 milioni di euro.
Ripeto, non c'è categoria peggiore degli spretati e voi vi affidate a questi signori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà



GALASSO Ennio Lucio

Diciamo subito, ricordando un autore russo come Lermontov, che la sofferenza "è una generosa semenza che le anime ardenti gettano nei solchi degli orizzonti lontani perché la primavera fiorisca domani" Parafrasando il Consigliere Placido debbo dire che gli ex comunisti sono irredimibili, mentre invece il Consigliere Chiezzi è persona di qualità perché vuole smentire Robert Musil che dice e invoca "Signore, date un'anima anche agli ingegneri".
Mi pare che l'impegno del Consigliere Chiezzi nella lettura attenta, e anche con un tono da lettore sobrio e serio, rivaluti il documento sui buoni scuola. Quello che non mi è chiaro, poi magari ritornerò sul tema quando avrò colto questo processo emendativo-redentivo del Consigliere Chiezzi, quello che non mi è chiaro, dicevo, se vuole semplicemente smentire Musil, oppure, ben consapevole della supplica di Musil, vuole avviarsi sulla strada per dotarsi di un'anima. I riferimenti che ha fatto sono stati assolutamente puntuali, ha colto il cuore del problema.
Questo disegno di legge è rivolto a tutti ed è rivolto in particolare a coloro che, bisognosi, vogliono poter scegliere: questo mi pare un messaggio serio, che noi, Assessore Leo, dobbiamo raccogliere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera D'Onofrio; ne ha facoltà



D'ONOFRIO Patrizia

Con il buono scuola viene senz'altro attuato il pluralismo formativo con l'immissione del principio della competizione all'interno del sistema dell'istruzione, in modo da permettere a tutte le proposte formative di offrirsi alla scelta dei cittadini.
La competizione, però, non vuol significare guerra, ma autentica collaborazione per raggiungere gli scopi comuni.
Competizione e pluralismo sono due concetti che costituiscono il segno distintivo dell'occidente. La scienza, ad esempio, progredisce attraverso la competizione tra le varie teorie. La democrazia, poi, è competizione tra progetti politici da sottoporre alla scelta dei cittadini attraverso le elezioni. E ancora, l'economia di mercato è competizione di beni e servizi a vantaggio del consumatore.
Contrariamente a quanto ha sostenuto la collega Suino stamattina a sostegno della uniformità del sistema educativo centralizzato, e contro il fritto misto alla piemontese, alla bombarda, alla veneta, vi é da dire che l'uniformità elimina la competizione e impedisce l'innovazione.
In tutti gli altri Paesi europei vi è una presenza ben più estesa della scuola privata, sia confessionale che laica. In Francia, ad esempio, gli studenti delle scuole private sono il 20% del totale, mentre in Italia sono meno nel 7%. Ma un'eccessiva prevalenza della Mano Pubblica implica che la libertà di istruzione, che è un valore fondamentale riconosciuto da tutte le Costituzioni dei Paesi occidentali, viene di fatto limitata severamente.
Mi sento di dire che sono infondate tutte le accuse mosse contro lo strumento del buono scuola, perché il buono non lede le qualità della scuola, ma le promuove con una sana competizione. Non favorisce una scuola di classe, ma la libertà di scelta per tutti. Considera i genitori persone responsabili e non individui in balia dello Stato. Non è uno strumento da magliari, come qualcuno ha sostenuto, ma è quel sostegno alle libertà dei cittadini.
Infine, come si può considerare discriminante per gli studenti delle scuole pubbliche? Questi hanno una scuola gratuita perché pagata dallo Stato e devono pagare solo i libri.
Come si fa considerare privilegiato chi sceglie la scuola non statale, che, oltre ai libri, deve pagare milioni per tutto il resto? Sarebbe discriminato chi ha la scuola gratis se altri ricevono un sostegno pubblico e vedono riconosciuto il loro diritto all'uguaglianza di trattamento? Direi proprio di no.
Quindi, per non condividere il buono scuola, occorrono ben altre argomentazioni, che tuttavia non ci sono.
Laddove il buono scuola è stato attuato, notevoli sono stati i benefici qualitativi, anche se ammetterlo, se oscurati da paraocchi ideologici, diventa difficile.
Apprezzo il senso di responsabilità che oggi ha dimostrato la minoranza sul problema della copertura finanziaria. Devo dire che la copertura finanziaria ci sarà. Come ha annunciato il collega Cattaneo, oggi pomeriggio l'Assessore al bilancio Pichetto relazionerà su questo punto. La maggioranza, poi, non sarebbe così stolta da accanirsi sull'approvazione di questa legge qualora non avesse la certezza di poter reperire la copertura finanziaria. Come già è stato evidenziato dal collega Godio, se l'opposizione fosse certa del contrario, sarebbe suo interesse contribuire all'approvazione di questa legge per esporre la maggioranza ad una figura inelegante. Vi ringrazio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Approfitto della presenza dell'Assessore Pichetto, che ci ha raggiunto in aula per spiegarci in che modo la Giunta intende affrontare la questione della copertura finanziaria di questo provvedimento, per porgli due quesiti.
Abbiamo chiarito, una volta per tutte, che la Giunta ha di fronte a s due strade: la prima è quella di modificare, con assestamento di bilancio il bilancio della Regione, e quindi prevedere in quella sede la copertura finanziaria con la quale finanziarie il provvedimento che stiamo discutendo; la seconda è quella di immaginare questo intervento con una legge finanziaria.
Il collega Cattaneo ha sostenuto che la Giunta e la maggioranza ritengono che la sede propria per intervenire sul versante della dotazione finanziaria di questo provvedimento è l'assestamento di bilancio. Domando all'Assessore Pichetto se così sarà. Questa è la prima domanda che gli pongo.
La seconda domanda, invece, è di merito: posto che la Giunta regionale intende utilizzare l'assestamento per intervenire, vorremmo sapere dall'Assessore al bilancio dove intende reperire le risorse per finanziare la legge sui buoni scuola, non con un'indicazione generica, ma con un'indicazione abbastanza precisa. Si tratta di mobilitare risorse non indifferenti. La Giunta e la maggioranza intendono farlo qualora sarà approvato questo provvedimento, ed è inevitabile indicare in che misura l'Amministrazione regionale intende finanziare la sua attuazione. Vorremmo avere, su questo punto, però, una garanzia e un'assicurazione.
L'indicazione del modo con il quale la Giunta intende reperire le risorse per finanziarlo, serve non soltanto per assicurarci che questo provvedimento abbia una copertura, collega D'Onofrio, ma soprattutto per avere la garanzia che non verranno sottratte risorse alla scuola pubblica perché è evidente che si tratta di questione politica non di poco conto.
L'Assessore Leo ha sempre sostenuto che l'intervento riguardante il finanziamento della legge sui buoni scuola sarebbe stato a costo zero per la scuola pubblica. In altri termini, ha sostenuto che la Giunta si sarebbe adoperata per reperire risorse aggiuntive con le quali finanziare questo intervento di politica scolastica.
Vorremmo avere la garanzia che il finanziamento con il quale renderete possibile l'attuazione di questa legge non avverrà, in ogni caso, a scapito della scuola pubblica, che, come ricordava la collega Suino poc'anzi, è soggetta ad una serie di tagli che hanno riguardato la politica del governo centrale. So bene che non posso fare carico di questi tagli a questa maggioranza. Tuttavia, conterà pure il fatto che, generalmente, si va verso un taglio delle politiche che riguardano le scuole pubbliche. È un dato di fatto, è una costante della politica del centrodestra, e riguarda innanzitutto la politica nazionale. Proprio per questo, dovremmo avere la garanzia che, almeno sul piano regionale, non si prenderà la decisione che noi riterremmo grave, in questo caso - di finanziare questo provvedimento riducendo gli interventi e le risorse con le quali si intende finanziare la scuola pubblica della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi.
Ne ha facoltà



MORICONI Enrico

Era rimasto da sviluppare ancora il tema relativo al sondaggio argomento su cui il Consigliere Cattaneo ha dimostrato molto entusiasmo ma che, essendo solo un sondaggio, e quindi non un'analisi obiettiva, resta una legittima attesa da parte dei cittadini e dei genitori italiani.
Tutti sappiamo che alla domanda: "Lei pensa che suo figlio avrà dei vantaggi dall'imparare la lingua inglese fin dal primo anno", la maggioranza dei cittadini italiani, non essendo a conoscenza delle problematiche relative alla difficoltà di imparare, in una giovane età, una seconda lingua, e trattando i propri figli come "pacchi" (pacchi amorosi per restare nel tema della giornata), risponderà sicuramente di sì.
Ben diverso è fare un'analisi, che si potrà attuare solo dopo l'applicazione e la dotazione di strumenti di valutazione che siano oggettivi e non semplici sensazioni delle persone.
Altro punto rimasto in sospeso - anch'esso oggetto di soddisfazione da parte del Consigliere Cattaneo e di altri colleghi della maggioranza - è la possibilità di usufruire di computer nelle scuole.
Sulle prima, questa affermazione mi ha ricordato un déjà vu, una cosa già vissuta. Durante la Conferenza Internazionale Rio + 10 di Johannesburg dove si analizzavano i gravi problemi di una parte di popolazione (circa un 1 miliardo e 200 mila persone non hanno accesso all'acqua e sono costretti a vivere con meno di un dollaro al giorno di reddito, situazione in cui si calcola che muovono trenta milioni di bambini ogni anno per mancanza d'acqua e per le malattie correlate) la prima affermazione del Presidente Berlusconi, giunto ad Johannesburg, è stata che per il superamento della crisi dell'Africa bastava usare la diffusione del computer: soluzione che avrebbe risolto i problemi della fame e dell'ingiustizia nel mondo.
Fatte salve le diversità di clima e di scenario in cui ci troviamo a pensare (la scuola è questione ben diversa dal problema della fame del mondo) le affermazioni sul computer sembrano esattamente dello stesso tenore. Come si pensa di poter risolvere il problema della fame del mondo con il computer, senza sapere bene da quale popolazione venga distribuito e gestito (popolazione che non ha all'accesso, all'acqua e all'energia elettrica)? Allo stesso livello, come si pensa di risolvere i problemi della scuola con un'accessibilità ai computer, in una situazione di scuola pubblica dove sovente le strutture essenziali, meno costose e meno tecnologiche, sono obsolete e decadenti (quando scarsamente o poco utilizzabili)? Tutto questo accalorarsi per un sondaggio, presentato questa mattina sui giornali, equivale alle affermazioni del Presidente Berlusconi sul risolvere il problema della fame del mondo con l'utilizzo del computer (forse pensa che il computer si possa anche mangiare!).
Noi affrontiamo questo problema e questa discussione sulla scuola esattamente nello stesso modo: di fronte alla grave crisi della scuola pubblica, pensiamo di intervenire aiutando le scuole private.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale; passiamo alle dichiarazione di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

La Consigliera D'Onofrio ci ricordava che la competizione aiuta e fa crescere l'offerta. E' sicuramente vero; ma è una regola che vale per il libero mercato e, invece, discutendo di scuola, dovremmo riferire dati precisi.
Questa mattina, in un mio precedente intervento, ricordavo i dati della Lombardia rispetto alla propria esperienza sull'applicazione dei buoni scuola.
Assessore Leo, è stata fatta una verifica, da parte nostra, su quell'esperienza? Si è verificato se vi é stato un incremento delle iscrizioni - e se sì in quale misura - alle scuole private in Lombardia dopo l'applicazione dei buoni scuola? E' un elemento rilevante; come credo sia anche opportuno verificare se c'é stato un aumento del livello qualitativo, perché è chiaro che ci pu essere un aumento della domanda se dall'altra parte c'è un aumento del livello di qualità offerto dalle scuole private.
Oggi le scuole private sono in crisi perché c'è un forte calo di iscrizioni. Tutto questo avviene, non solo per una questione economica, ma perché assistiamo ad un calo della qualità di queste scuole.
Poiché ci sono esperienze in altre Regioni, sarebbe opportuno che l'Assessore ci riferisse gli esiti di queste esperienze, per fare utili confronti nel momento in cui discutiamo una legge non più una novità nel nostro Paese.
Da questo punto di vista l'Assessore non ha dato nessun contributo.
Sono stato fatti riferimenti generali, tutti quanti stiamo parlando di filosofia, ma occorrerebbe parlare di questioni concreti. Una di queste potrebbe esser quella posta da noi stamattina: la copertura finanziaria.
Sarebbe opportuno che, dopo il voto di questo emendamento, l'Assessore Pichetto potesse riferire all'Aula, rispetto alle intenzioni della Giunta regionale sulla copertura finanziaria di questa legge.
Ritengo che dovremmo uscire da questa fase del dibattito ed entrare maggiormente nel merito, come tutti abbiamo chiesto: da un lato, affrontare le questioni finanziarie; dall'altro, verificare, come ha detto nel suo intervento il collega Marcenaro, ripreso anche dal collega Cattaneo, se ci sono dei punti d'incontro. Se non ci sono, bisogna entrare maggiormente nel merito, ma occorre affermare in quest'aula se la maggioranza è disponibile a rivedere e cambiare il merito di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Assessore Leo, leggevo oggi una notizia sul giornale, riguardante un problema importante, che ha interessato a lungo il Consiglio regionale (ultimamente un po' meno, ma sicuramente molto nelle legislature precedenti): l'Alta Velocità.
Probabilmente, l'averla nominata così non ha portato fortuna, per riguarda un provvedimento sul quale si è discusso a lungo e sono state ascoltate molte opinioni. Più volte ho sostenuto, non solo che fosse un'opera non necessaria, per cui si gonfiavano i dati per giustificarla, ma anche che fosse un'opera abbastanza dannosa.
Sostenevo che i tempi dell'Alta Velocità erano tempi molto lenti - e su questo sono contento di aver avuto ragione - però questi tempi lenti hanno permesso di valutare meglio l'insieme.
Chi diceva che sarebbe stata una catastrofe non realizzare quell'opera oggi viene smentito, perché non credo, ad esempio, che la crisi dell'auto sia legata all'assenza del collegamento ad Alta Velocità con Parigi.
In questo Consiglio regionale io ed altri colleghi abbiamo più volte sostenuto che l'Alta Velocità non era necessaria . Oggi ho letto su La Stampa una dichiarazione del Ministro De Robbien - che, tra l'altro appartiene al centrodestra, quindi dovrebbe essere più vicino all'attuale Governo nazionale e locale - il quale sostiene che "La linea ferroviaria Torino-Lione è antieconomica tecnicamente, non si può attuare nei tempi prestabiliti, non è strategica e rischia di costare enormemente. In ogni caso, entro il 2015 non ce ne sarebbe necessità".
Il Ministro francese propone - come abbiamo spesso fatto anche noi di valorizzare e utilizzare le reti attuali, investendo per migliorare quelle esistenti.
Ho fatto questa lunga premessa, perché le due questioni possono essere collegate, non solo per la necessità di riflettere a lungo, ma anche come tipo di approccio. Sull'Alta Velocità ci siamo trovati a buttare via risorse, perché abbiamo finanziato, per anni e anni, ricerche e studi che rischiano di essere vanificati, e tantissimi soldi che, se fossero stati utilizzati per il miglioramento delle linee esistenti, avrebbero già dato dei risultati. In più, non abbiamo portato avanti una politica di miglioramento dell'esistente, perché c'era un progetto di cambiamento più drastico e radicale: volendo realizzare qualcosa di nuovo, non si è intervenuti per migliorare l'esistente.
Ritengo che, sulla scuola, si potrebbe verificare una situazione analoga. Da anni - almeno 2 o 3 anni - discutiamo di buoni scuola, invece di discutere come inserire quelle risorse in una politica strutturale sulla scuola.
Ogni anno attuiamo questa politica dell'accantonamento e poi ci troviamo, all'ultimo momento - e spero che anche quest'anno avvenga la stessa cosa - ad avere quella quantità che non è stata inserita in un'idea di programmazione, rispetto al sistema scolastico pubblico attuale. Spero che anche quest'anno, comunque, quelle risorse vengano utilizzate.
Quello che è venuto a mancare in tutti questi anni è stata la capacità di programmare quelle spese dentro a dei progetti, arrecando un grande danno.
Assessore, rifletta sull'Alta Velocità, perché alla fine verrà fuori che se ne potrà fare tranquillamente a meno. Si abitui, anche lei, all'idea che quelle risorse non ci sono, si occupi di quello che può gestire attualmente e lo gestisca al meglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo, per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, continuo sul filo della valutazione che ho svolto per quanto riguarda il finanziamento della scuola non pubblica, che aveva sollevato un forte dibattito nell'Assemblea Costituente e uno dei rappresentanti più autorevoli della tendenza che si opponeva al finanziamento alle scuole non pubbliche sosteneva che, facendo un'operazione del genere, si sarebbe danneggiata la scuola pubblica, che già allora - e credo ancora adesso - soffriva di scarsità di risorse.
Tutte le operazioni che la Moratti sta facendo rispondono, da una parte, a un disegno che pone al centro l'educazione, più che l'istruzione dall'altra parte, è un disegno a cui è costretta, per gli indirizzi di contenimento della spesa, a ridurre l'operatività della scuola.
Vediamo il meccanismo delle 18 ore che cosa significa, così come tutta una serie di interventi accessori che servivano soprattutto alle categorie più deboli, nel senso che le categorie forti sono dotate di ambienti e di mezzi in cui figli trovano gli stimoli, i supporti e le condizioni per poter reggere anche se la scuola riduce e restringe gli spazi d'intervento.
Voi avete questo slogan "accrescere la libertà", mentre l'operazione Moratti sta riducendo gli spazi di accesso all'istituzione da parte soprattutto delle categorie più deboli. Siccome le risorse non sono illimitate, in questo momento quelle a disposizione sono decrescenti ampliare la spesa verso la scuola privata evidentemente vorrebbe dire indirettamente, non in modo meccanico, danneggiare la scuola pubblica, che è già in condizioni precarie.
Dice ancora Codignola: "La scuola, attraverso le sovvenzioni diventerebbe in realtà un campo di passioni politiche, perché se le sovvenzioni si dovessero dare alle scuole cattoliche, noi non potremmo evitare che altre forze politiche e altre tendenze chiedessero sovvenzioni per le proprie scuole".
L'apertura del buono scuola alla scuola confessionale e poi alla scuola degli interessi economici aprirà anche alla scuola musulmana e ad altre tendenze e quindi quella che noi cercavamo di far diventare una sede di aggregazione, di omogeneità, di coesione della società, diverrà una sede di divisione e di separazione molto pericolosa.
In precedenza (nel '47) nel dibattito si diceva: "Ma in Olanda c'è il finanziamento alla scuola privata", addirittura c'era il buono scuola. E si dice ancora nell'intervento: "Poc'anzi un collega democristiano accennava la soluzione data da altri Paesi a questo problema". Dice ancora Codignola: "E' vero che ci sono altri Paesi come l'Olanda, per esempio, dove si verifica questo, i cittadini olandesi ricevono il buono scuola. Ma l'Olanda è un Paese in cui le confessioni religiose sono nettamente distinte tra protestanti e cattolici di pari peso e in qualche modo in Olanda si vuole garantire che una la confessione religiosa non prevalga sull'altra, mentre non mi pare che anche i democristiani più decisi pensino sul serio che altre scuole religiose, ebraiche o protestanti, possano in Italia rappresentare per essi un pericolo".
Poi c'è tutta una trattazione della parificazione, e si va a concludere sostanzialmente esaltando il tema della libertà dell'insegnamento come sede fondamentale della libertà nella scuola.
Personalmente credo che ritornare a guardare le carte in cui si è formata la nostra Costituzione sia importante per non fare delle scelte avventate.
Penso che la scelta che facciamo potrà avere in futuro delle gravi conseguenze.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Noi voteremo a favore di questo emendamento che abbiamo presentato insieme ad altri nel contesto generale di una serie di emendamenti di merito che vogliono mettere in evidenza alcuni rilievi rispetto al complesso dell'ex subemendamento, diventato poi emendamento sostitutivo dell'intero corpo della legge presentata inizialmente sul buono scuola e diventa sostanzialmente un nuovo articolo 1 unico.
A nostro avviso, vi è un'incongruenza tra i primi commi, il comma 1, in cui diciamo che "la Regione garantisce l'esercizio al diritto alla libera scelta educativa", ecc., e il comma 2, in cui affermiamo che "la Regione provvede ad attribuire contributi all'educazione scolastica, alle famiglie di tutti gli alunni che frequentano scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado di istituzioni statali e di istituzioni paritarie riconosciute dalla legge 62". Il contributo è erogato ovviamente nei limiti delle risorse regionali ed è complementare, cumulabile con altri previsti dalla normativa.
Tra questi commi, il comma 6 demanda ad un Regolamento definito dalla Giunta che deve determinare i limiti di reddito, le quote percentuali di copertura, l'importo massimo differenziato, le spese di frequenza da classificare come ammissibili, le procedure e i termini di inoltro delle richieste; si configura come un complesso di delega alla Giunta.
In sostanza, con i primi commi, fino al comma 5, sembrerebbe delinearsi, rispetto al primo provvedimento, un corpo di proposta che dovrebbe stare maggiormente dentro ai termini della legge 62. Invece il corpo del comma 6, che opera una compiuta delega alla Giunta, ripristina nei fatti la logica del buono scuola, perché non definendo i redditi, non definendo il paniere, non definendo la franchigia, non definendo gli importi massimi differenziati per le varie scuole, nei fatti consente la reintroduzione di un finanziamento a senso unico nei confronti delle sole scuole paritarie, il 4% degli istituti piemontesi, mentre non solo il 95 frequenta la scuola pubblica, ma addirittura l'1% fa parte di quella scuola privata non ricompresa dal provvedimento.
Le voglio chiedere, Assessore Leo: non le sembra che per il 4% delle scuole, eliminate quelle pubbliche e quelle private, 35 miliardi di vecchie lire, cioè 18 milioni di euro, siano un po' tanto, siano più di quanto lei sta serenamente, con la sua serenità e beatitudine, devolvendo all'intero complesso della scuola piemontese da quando io sono in questo Consiglio regionale e cioè da almeno due legislature o quantomeno una e mezza inoltrata? Sto parlando dell'intero complesso della scuola piemontese partendo dalle materne e arrivando alle università, Assessore Leo.
Non le sembra che ci sia, in questo provvedimento, vagamente, un dubbio notturno visto che lei è un sognatore? Non le sfiora mai che ci sia una certa sproporzione? E che forse lei svolgerebbe ugualmente il compito meritorio, cui si è dedicato, con spirito da crociato, dall'inizio di questa legislatura, anche se devolvesse una cifra un po' più paritaria? Anzi, nel regno dei cieli le sarebbe reso maggiormente merito perch fortunati gli ultimi se i primi sono onesti, lei capisce che se i primi sono disonesti, per gli ultimi, cioè la scuola pubblica, rimane veramente poco.
E' per questa ragione che, anche da un punto di vista laico, mi rivolgo a tutto il suo spirito religioso che ha permeato, dal suo punto di vista, l'intero corpo del provvedimento. Essendo noi, in una istituzione laica, ovviamente, dobbiamo badare al complesso della struttura piemontese a cui guardiamo, al complesso dell'istituzione, al complesso delle famiglie, al complesso degli studenti pur rispettando, in modo assolutamente certo e con grande attenzione, anche il suo fervore religioso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Contu; ne ha facoltà



CONTU Mario

Assessore Leo, il Consigliere Muliere le ha formulato delle domande che, sicuramente, sono in possesso degli uffici: io non so se lei se ne priva di una risposta perché non vuole essere partecipe del dibattito. La domanda che le ha rivolto il Consigliere Muliere era: quali benefici ha comportato in Lombardia la legge sui buoni scuola che ormai è operante da tre anni? Qui cominciano le sorprese. Fornisco alcuni dati che lascio alla riflessione dell'Assessore. Quest'anno la Regione Lombardia ha stanziato 100 miliardi, di fatto ha erogato 36 milioni di euro, quindi circa 68 miliardi di vecchie lire. Hanno beneficiato del buono scuola 46 mila studenti: il 99,1% dei beneficiari appartiene alle scuole paritarie e private tout court, lo 0,2% alle scuole statali (c'era una franchigia da 400 mila lire) e lo 0,7% alle civiche che pagano una quota un po' maggiore di iscrizione (circa 500 mila lire ed è per questo che rientrano). Il dato sorprendente è che in tre anni non si è registrato incremento di iscrizioni nelle scuole private: questo è il dato sconvolgente. Questo, Consigliere Muliere, dimostra che veramente questa è l'erogazione di un benefit, di un premio, giustificato, la necessità di rilanciare il ruolo delle scuole paritarie ed è un provvedimento che ha solo una finalità: evitare che ci sia la fuga. Una fuga di ricchi.
Pensate che nella Regione Lombardia, con l'introduzione dell'ISEE non esteso a livello patrimoniale, ma a quello reddittuale, hanno beneficiato del buono scuola anche redditi fino a 172 milioni di lire. Qui sta tutta la vergogna. Voi potete abbassare quel tetto, introdurre delle regole diverse ma c'è una regola dalla quale non potete prescindere che è quella della franchigia: la franchigia è il vero killer dell'accesso al beneficio da parte degli studenti delle scuole statali.
Sono ansioso, Assessore, se, come più volte preannunciato dal Consigliere Cattaneo, voi vi vorrete misurare in aula proponendo anche un regolamento attuativo. Un regolamento attuativo non può prescindere da due parametri: il primo è il limite di reddito per l'accesso, il secondo è la franchigia. Se così non è, i risultati che dicevo prima sono esattamente ribaltati: il 99,1 % dei beneficiari sarebbero, se non c'è la franchigia gli studenti delle scuole statali, e lo 0,7 e lo 0,2% ribaltati, sarebbero quelli delle paritarie e quello 0,1% delle scuole civiche per quanto di residuo ancora c'è. Stiamo parlando di grandi numeri, Assessore, per sappia che gli iscritti alle scuole private in Lombardia sono il 7,52 contro un 7/8% delle nostre scuole. In percentuali assolutamente similari per quanto riguarda la Regione Piemonte dove la popolazione scolastica è poco meno della metà di quella lombarda. Questi sono dati, io aspetto e attendo con ansia - forse è il motivo che mi spinge a partecipare con assiduità alla celebrazioni di questo rito - quando, nel punto di caduta l'Assessore vorrà proporre all'aula il regolamento attuativo che sarebbe l'unica cosa che lo metterebbe al riparo dall'inevitabile ricorso al TAR sulla legittimità della legge. Attendo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 473.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 474 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Suino, Ronzani e Riba (e connesso emendamento rubricato n. 475): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritari (nella definizione data alla legge 62/2000, art. 1 comma II), nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita, la Regione e gli Enti locali ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto dal d.lgs 112/1998 promuovono interventi volti a: a) favorire il successo scolastico e formativo di tutti, con prioritaria attenzione a che è a rischio di abbandono scolastico b) favorire il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa attraverso interventi prioritari diretti agli strati della popolazione con bassi livelli di scolarità, con particolare attenzione alle zone in cui l'ubicazione dei servizi comporti per gli utenti situazioni di particolare disagio c) favore il coordinamento e la collaborazione tra le diverse offerte educative e formative nel rispetto delle autonomie e delle identità pedagogico-didattiche e culturali, della libertà di insegnamento, delle libertà di scelta delle famiglie e degli studenti".



PRESIDENTE

Il Consigliere Galasso ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà



GALASSO Ennio Lucio

Presidente, va bene accorpare gli emendamenti n. 474 e n. 475, ma mi pare che gli emendamenti 476, 477, 478 e 479 sia possibile accorparli tutti.



PRESIDENTE

Consigliere Galasso, sono stati accorpati dalla presidenza in questo modo. Fino a quando non ho l'opportunità di conferire con chi gli ha accorpati, cioè il Presidente Cota e il Vicepresidente Riba, non sono nelle condizioni di dirle di accorparli di ufficio. Farlo seduta stante mi mette in difficoltà perché dovrei prendere il tempo per leggerli, invece procediamo con l'illustrazione. Non sono nelle condizioni di intervenire nel merito se non ho potuto leggerli completamente, capisce? L'Ufficio di Presidenza ha già svolto questo lavoro accorpandoli in questo modo. Capisco che vi possano essere interpretazioni differenti.



GALASSO Ennio Lucio

a), b) e c) sono uguali in tutto, d) è uguale. Comunque...



PRESIDENTE

Ho compreso, ma se vuole intervenire nel merito, lo dovrà fare in un momento differente.
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione dell'emendamento.



SUINO Marisa

Presidente, la ringraziamo per la spiegazione che ha fornito, anche se non chiarisce i dubbi su questi accorpamenti, in quanto, come stiamo facendo notare di volta in volta sia al Presidente Cota che al Vicepresidente Riba, si tratta di accorpamenti che comprendiamo nella metodologia e nella tecnica, ma non nel merito.
Accettiamo, comunque, il criterio di usare un po' di buonsenso da entrambe le parti e non stiamo a richiederle di entrare nel merito di ciascun emendamento. Accettiamo queste sintesi che, in base ad un criterio di buonsenso, vengono applicate.
Nel caso specifico, si tratta di due emendamenti che affrontano questioni nuove nel merito (nuove nel senso che non abbiamo ancora affrontato con emendamenti precedenti): il successo formativo scolastico per tutti e di tutti, la libertà di insegnamento e la sperimentazione didattica.
Nel forbito intervento della collega D'Onofrio è stato evidenziato soprattutto l'aspetto relativo alla competizione, che comprendiamo sia assolutamente caratteristico dei tratti salienti dell'idea di società che ha il governo di centrodestra. Va sottolineato, tuttavia, che il contesto nel quale ci ritroviamo con un'inevitabile coniugazione tra la cosiddetta legge di riforma nazionale e il provvedimento locale e regionale del Piemonte sul buono scuola, genera una condizione di ulteriore precarietà trasformando quello che era sino a poco tempo fa un diritto, in una domanda individuale: la scuola, cioè, diventa un servizio a domanda individuale.
Sinora, in questa Repubblica e in questo Paese, era stato previsto un sistema scolastico che riconoscesse a tutti il diritto di fruire di questo bene. Dal nostro punto di vista - i voucher esprimono un valore aggiunto negativo a questo disegno - si va disegnando una sorta di progetto di scuola minima per un Paese che, a nostro giudizio, sta raggiungendo dei minimi pesanti e paurosi sotto più punti di vista.
L'istruzione è uno di quegli elementi portanti che rischia di essere ridotto a merce. Il ragionamento fatto sulla competizione, applicato così come viene applicato in questo contesto e in questo Paese, diventa mercificazione.
La separazione che viene ingigantita tra fasce deboli e fasce forti non porterà arricchimento, tantomeno culturale e sociale, al nostro Stato. Per di più, la separazione tra fasce deboli e fasce forti viene presentata come unico strumento per rispondere al mercato, quando così non è, perch al mercato si può rispondere con altri sistemi e con altri meccanismi. Noi lo ripetiamo in presenza di una legge e di una riforma già esistente (legge n. 62) che, invece, nelle vostre priorità vede come prima necessità lo smantellamento. Ciò che sta avvenendo in questo Paese e nelle Regioni con una presunta devoluzione è proprio l'annullamento dell'autonomia scolastica, il forte condizionamento dell'autonomia degli enti locali insomma lo smantellamento del sistema pubblico. Tutto questo, anche nella logica che caratterizza un po' la vostra idea di società, non favorirà il mercato, ma soltanto una divisione più feroce fra le fasce forti e le fasce deboli.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Vorrei ricordare che dopo che il Consiglio regionale è partito, non è mai mancato il numero legale. Sono ormai le cinque, stiamo di fatto discutendo il terzo emendamento, vuol dire che anche quella disponibilità che avevamo dato è stata mantenuta. Non chiediamo sconti, perché siamo impegnati da quattro o cinque sedute di Consiglio in cui non è mai mancato il numero legale. La maggioranza è sempre stata presente.
Però, a fronte di quella richiesta di un atto di sensibilità, il mio orientamento - non me ne voglia, collega Papandrea, ma lo volevo dire proprio per non tirare la pugnalata a fine giornata - è quello di richiedere, come maggioranza, la conferma della seduta serale e della seduta notturna. Mal che vada, il collega Papandrea non parteciperà alla discussione e alla votazione di due o tre emendamenti su 180. Direi che si tratta di poca cosa.
Il mio Vicepresidente di Gruppo vicario Emilio Bolla ha fatto i conti e mi diceva poc'anzi che, con la media di lavoro che abbiamo, se l'opposizione mantiene ancora questo atteggiamento irresponsabile ed ostruzionistico, saremo ancora impegnati per circa 25 o 30 Consigli regionali, grossomodo 180 ore.
Noi, con grande impegno e con grande determinazione, daremo questa prova d'amore (verso il provvedimento, naturalmente, e non verso l'opposizione), e quando potremo, su qualche provvedimento a voi caro, non dico che vi restituiremo la pariglia, ma vi faremo soffrire un pochino proprio per imparare a stare da una parte e dall'altra, anche se abbiamo comunque la presunzione di rivincere le elezioni del 2005.
Forse è giusto che la maggioranza sia sottoposta a questo. Noi continuiamo, comunque, con grande serietà e con grande impegno. A voi la responsabilità di far lavorare la gente la sera e la notte, a voi la responsabilità di bloccare i lavori del Consiglio regionale per i giorni che riterrete opportuno. Di merito ne ho sentito poco, al di là di una dichiarazione di intenti e di annunci. Io stesso (e l'ho fatto volutamente meno male che ci sono gli atti del Consiglio) ho introdotto alcuni elementi di merito - di merito vero e non di merito strumentale - e non ho ancora sentito, o meglio ascoltato, una vostra posizione su quello che ho detto.
Come abbiamo più volte ribadito, siamo indisponibili a stravolgere l'impianto di questa legge, la cui finalità è quella di riconoscere la libertà, la centralità della persona e della famiglia, così anche la riforma Moratti, che molti hanno criticato, volendo dare la libertà alle famiglie per la scelta educativa.
Non è una legge di incremento del diritto allo studio. Siamo disposti a confrontarci sulla legge n. 49 e sulla legge n. 62 al di fuori dell'impianto di questa legge. Non siamo disposti a fare né inciuci n accordi. Vi era un'intesa, forse la prima, con tutte le opposizioni presenti in una riunione. Poi, altri hanno non dico cambiato, ma modificato ampiamente le carte in tavola. Nonostante questo, siamo determinati ad andare avanti, nel rispetto - e questo lo vogliamo dire - di tutte le opposizioni. L'unico punto che vede una convergenza delle opposizioni al provvedimento (provvedimento sostenuto, oltre che da questa maggioranza, la Casa delle Libertà, che rivendica il diritto di governare, anche dai colleghi de La Margherita e del Gruppo Radicale) è il limitare la potestà regolamentare della Giunta.
Abbiamo stipulato un'intesa con tutte le opposizioni proponendo proposte di merito: siamo disposti a confrontarci sul tetto massimo; siamo disposti a confrontarci sulle fasce di reddito; siamo disposti a confrontarci su un'abolizione parziale della franchigia; ma siamo indisponibili a togliere tout court la franchigia. Vogliamo un provvedimento che garantisca la libertà della scelta educativa e non un provvedimento demagogico per dare poco a tutti.
Questo non serve, non è nelle finalità della nostra legge.
Siamo disposti a confrontarci sulla legge del diritto allo studio distribuendo i soldi a chi ha più bisogno: chi più paga di più, chi ha più figli e chi guadagna di meno.
Ultima considerazione sulla questione del finanziamento.
Lo abbiamo già detto: se ci dovesse essere una quota parte di quest'anno, la troveremo sull'assestamento su cui - spiegherà meglio l'Assessore Pichetto quando interverrà - con un atto vi diremo come; se invece, come sembra, la posta di bilancio fosse necessaria solo a partire dal 2004, sceglieremo un'altra via. Daremo comunque una risposta puntuale pur di sgombrare il campo da questo falso confronto di merito: noi diciamo che ci sono i soldi e voi, come sempre, dite che non ci sono; noi diciamo che crediamo in questa legge che è nel nostro programma elettorale e voi dite che siete contrari.
Sono posizioni politiche legittime, rispettabili e fortunatamente divergenti, altrimenti non si capisce come mai noi siamo maggioranza e abbiamo vinto le elezioni e voi, dell'opposizione, le avete perse.
Se, però, si vuole discutere di vero merito, occorre modificare anzitutto il metodo: in tutte queste ore abbiamo, di fatto, votato solo due emendamenti. Abbiamo di fronte uno scenario di trenta giorni di impegno che non ci spaventata, ma la responsabilità di bloccare i lavori del Consiglio regionale è totalmente in capo all'opposizione.
Almeno questo, Consigliere Tapparo (visto che questa mattina c'è stato un richiamo alla serietà, al coinvolgimento degli Uffici e ai maggiori costi), ci sia consentito poterlo denunciare e ci sia consentito di poterlo far sapere ad ogni singolo piemontese che, dopo una conoscenza di questa o quella posizione, fare una propria valutazione ed avrà una propria idea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Mi hanno riferito che durante la mattinata una serie di interventi si sono soffermati sul meccanismo di copertura finanziaria di questo disegno di legge. Colgo l'occasione dell'inizio della discussione su un nuovo emendamento per chiarire, per una ragione di correttezza, qual è il percorso di finanziamento della norma.
Probabilmente è la prima volta che ci troviamo in aula con un norma su cui applicare, in modo completo, la nuova procedura che questo Consiglio regionale si è dato, per una corretta applicazione sia della legge 7/2001 sia dell'articolo 30 della legge 2/2003.
La corretta procedura prevede che i finanziamenti delle norme avvengano nell'ambito delle norme finanziare: quindi bilancio, assestamento di bilancio e relativa legge finanziaria.
Sentendo, oltre l'Assessore Leo (che personalmente ringrazio), anche la direttrice responsabile della gestione, la dott.ssa Marchiori, il dottor Lesca e gli Ufficio del Consiglio (anche per avere un confronto di percorso giuridico, svolgendo io un ruolo politico e non di esperto tecnico) ho riformulato, volendolo spiegare depositandolo, l'articolo finanziario, nel senso che va "costruito" con questa nuova regolamentazione.
Mutuando una frase di un collega - frase che mutuo ma mi è costata un caffè di diritti d'autore - le norme virtuose valgono per tutti e non servono solo per impedire alle maggioranze di fare stupidaggini.
In questo caso, quindi, le norme virtuose devono servire sia per la maggioranza sia per l'opposizione.
La formulazione dell'articolo finanziario sarebbe questo: per l'attuazione della presente legge è prevista una spesa di 18 milioni di euro e il finanziamento, previsto a decorrere dall'anno 2004 (perché mi si dice che comunque le procedure vanno fino al 2003 consumandolo) trova copertura, nella legge di bilancio, attraverso l'istituzione di apposita spesa nell'ambito dell'UPB 32011, da finanziarsi con le modalità di cui all'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001 n. 7 "Ordinamento Contabile della Regione Piemonte" e dell'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003 n. 2 "Legge finanziaria per l'anno 2003".
In questo modo l'articolo finanziario prevede la spesa; prevede il richiamo all'UPB di competenza, la n. 32011; prevede il capitolo dell'UBP (quindi l'automatica istituzione di un capitolo nell'ambito dell'UPB) e prevede il meccanismo di copertura.
Viste le eccezioni sul divieto costituzionale di leggi "allo scoperto" faccio presente che la legge in discussione è coperta da un preciso meccanismo normativo che questo Consiglio regionale si è dato e, se si dato queste norme, a maggior ragione, è la prima volta che andiamo in applicazione, perché è la prima volta che ci troviamo nell'ambito del Consiglio regionale con una norma post approvazione della legge 2 del 2003 quindi lo applichiamo.
Quando il Consiglio regionale deciderà di modificare in un altro modo il proprio ordinamento contabile, il proprio meccanismo di procedere, o si torna al vecchio sistema o se ne fa uno più innovativo.
Pertanto, la norma è finanziariamente a posto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Siccome non ho il testo della formulazione dell'emendamento letto dall'Assessore, volevo sapere se è una riformulazione o se ha letto il testo originario.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

una riformulazione.



MARCENARO Pietro

Chiedo pertanto di averne una copia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie Presidente. Il Consigliere Cattaneo ha definito, quello dell'Assessore Pichetto, un atto generoso; io, più che un atto generoso, lo considero un dovere dell'Assessore, quello di fornire, a precise e insistenti richieste dell'opposizione, alcune informazioni sulla copertura finanziaria della presente legge.
Ho chiesto di intervenire dopo aver ascoltato l'intervento del Presidente Cattaneo; in realtà, ero impegnato a leggere le ultime informazioni su Internet riguardo alle affermazioni del Presidente del Consiglio, Berlusconi, che ha definito Bandiera rossa una canzone piena di cattiveria. Lui l'ha chiamata Avanti popolo, ma i giornali riportano che in realtà, si riferiva a Bandiera rossa, una canzone della tradizione socialista che Carlo Tuzzi scrisse agli inizi del Novecento.
Ho proseguito nella ricerca e pare che essa derivi da una canzone lombarda, cantata probabilmente, anche dal nonno del Cavaliere, perch parlava di una certa Ninetta, ma su questo bisognerebbe approfondire la questione.
Ma venendo al tema, Presidente Cattaneo, nelle sedute passate abbiamo cercato disperatamente di entrare nel merito ed è singolare sentirsi dire pur nello sforzo quasi sovraumano ed impossibile di essere simpatico e cordiale (gli riesce proprio male): "Atto generoso nel fornire la copertura al provvedimento". E' da diverse sedute che cerchiamo di entrare nel merito ed è singolare sentirsi dire: "Noi vi sfidiamo ad entrare nel merito".
Sono agli atti una serie incredibile di interventi, svolti da parte di tutto il Gruppo dei DS, sul merito. Il merito è (recito a memoria, non vorrei dimenticare qualche pezzo): il provvedimento delega, i libri di testo, le mense, i trasporti, il reddito, la franchigia.
Questo è il merito sul quale siamo pronti ad entrare, non tanto un appello più o meno sentito ("vi sfidiamo ad entrare nel merito")! Saranno agli atti 40 o 50 interventi nei quali vogliamo entrare nel merito entriamo nel merito, ma entriamoci completamente e non solo per una parte!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo, per fatto personale.



CATTANEO Valerio

Grazie Presidente. Poiché il collega ha detto, con una nota quasi offensiva nei miei confronti, che il tentativo di entrare nel merito mi riesce oltre tutto molto male, voglio semplicemente dire che non accetto questa considerazione. Siamo sempre entrati nel merito e rimando questa accusa all'opposizione dei DS, che non vuole entrare nel merito.
Ho detto in tre precedenti occasioni che siamo disposti ad entrare nel merito, ma che siamo indisponibili a stravolgere il provvedimento, perch questo non è un provvedimento in materia d'incremento di diritto allo studio. Ci confronteremmo volentieri sulla modifica della legge 49 e della legge 62, ma questo provvedimento ha un'altra finalità.
Siamo d'accordo a tenere conto dell'unico punto sul quale vi è un'intesa con le opposizioni, che rispettiamo tutte: limitare, in sede di prima applicazione, il potere regolamentare della Giunta.
Io ho parlato di tetto massimo, di fasce ed, eventualmente, di una non applicazione della franchigia per i redditi bassi. Nessuno, Presidente, sul vero merito compatibile con le finalità di questo provvedimento, mi ha ancora replicato su qual è la proposta di tetto massima, qual è la proposta di divisione delle fasce, quale possa essere eventualmente il reddito minimale su quale non applicare la franchigia. Non uno, ci sono diversi verbali.
Quindi chi non entra nel merito non siamo noi, coerentemente con le finalità, ma sono loro che pestano acqua nel mortaio, che continuano a dirci che non ci sono i soldi, mentre l'Assessore Pichetto ha dimostrato esattamente il contrario, come avevamo già detto venerdì e questa mattina.
Se entrare nel merito vuol dire che noi dobbiamo tirarci giù le braghe Presidente, e stravolgere la nostra legge, cambiandone le finalità, facendo un minestrone, inserendovi i trasporti, le mense e quant'altro, allora siamo indisponibili. Questo l'abbiamo detto ed è la base con la quale, con una forma di rispetto su tutte le posizioni, abbiamo fatto quell'intesa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cattaneo. Naturalmente lei ha ribadito un'indicazione che peraltro era stata riproposta nei suoi interventi e gliene do atto.
Proseguiamo con l'intervento del Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Presidente, prima, quando è intervenuto il Consigliere Placido, è successo lo stesso incidente che sta accadendo adesso: il tempo non era stato azzerato e il collega ha iniziato l'intervento a 1 minuto e 35 secondi, per cui il tempo a sua disposizione avrebbe dovuto scadere a 6 minuti e mezzo. Io l'avevo fatto notare, però lei, Presidente, non se n'è accorto; lei sa che normalmente guardo e sto attento, per cui volevo semplicemente evidenziarle quanto è successo. Adesso il timer non parte, mi abbuoni una ventina di secondi.
Svolgo prima una considerazione sugli interventi e sul tempo. Il nostro Regolamento dice giustamente che gli interventi sono di 5 minuti e lì si ferma, anche perché se dovesse introdurre delle ulteriori specificità, cioè che i 5 minuti devono essere utilizzati per dire delle cose intelligenti delle cose furbe, ci dovremmo fermare sempre per interpretare gli interventi e capire se le cose che si dicono stanno dentro il Regolamento o no.
Il Regolamento dice che si può parlare di un argomento per 5 minuti punto. Personalmente trovo non piacevole il fatto che ogni tanto facciamo il commento ai vari interventi come delle maestrine o dei maestrini, che diamo il voto: hai fatto un bell'intervento, non hai fatto un bell'intervento. Noi siamo qui per intervenire su un argomento con le nostre idee, le nostre posizioni, che possono essere condivise o meno ovviamente quando sono condivise vengono valutate meglio, quando non sono condivise vengono valutate in termini più negativi. D'altro canto, i 5 minuti sono sempre quelli e ognuno è libero di utilizzarli come meglio crede, anche dicendo pochissime parole.
Ricordo che, ad un certo punto, nella precedente legislatura eravamo arrivati ad un assurdo: il Consigliere Cavaliere chiese quanto tempo era a sua disposizione, gli si rispose 5 minuti e lui per 5 minuti non disse nulla; passarono i 5 minuti e aveva svolto il suo intervento.



(Commenti in aula)



PAPANDREA Rocco

E' come dico io: quella volta non disse nulla e passò il tempo. Credo che non sia stato un buon precedente, quindi non lo seguo e cercherò di parlare nei 5 minuti a mia disposizione.
Parlo innanzitutto di un aspetto legato all'intervento che ha svolto l'Assessore Pichetto. Credo che nei due anni precedenti uno dei motivi per cui, ad un certo punto, ci siamo trovati in questa situazione e la maggioranza ha sostenuto con minore calore il provvedimento, facendo sì che alla fine non passasse, fu il fatto che lo stesso suo sostenitore numero uno, cioè l'Assessore Leo, non era del tutto convinto.
Finché l'Assessore Leo aveva la possibilità di usare il "malloppo" anche in altro modo, o comunque di usarlo, era interessato al provvedimento, ma diceva: "In ogni caso posso operare, posso fare e quindi pure se non passa il provvedimento, mi va bene". Adesso gli hanno messo una trappola: "Se non passa la legge, quei fondi non li puoi usare". Questo è il motivo della nuova fortissima determinazione dell'Assessore Leo e di una parte della maggioranza.
Credo che il problema si potrebbe anche risolvere ripristinando la situazione degli anni precedenti. Quei soldi lì, ad un certo punto comunque vengano utilizzati, vengono utilizzati nell'istruzione e, se non passa il provvedimento, c'è un altro percorso. Penso che in questo modo saremmo più liberi e probabilmente avremmo un Leo più disposto a dialogare riflettere, ragionare e anche ad accettare l'idea che il provvedimento non passa. Perché - ripeto - è un provvedimento limitato, come ricordava il Consigliere Cattaneo, non è un provvedimento di riordino, è un provvedimento specifico, ma nella sua specificità è estremamente inaccettabile proprio perché quella specificità ne fa apparire tutti gli aspetti più negativi: il fatto di selezionare chi deve essere aiutato, e in questo caso si tratta in modo quasi totale, se non fortemente prevalente di coloro che frequentano le scuole con l'alibi di voler sostenere le scuole confessionali.
Credo appunto che questa nettezza di scelta renda ancora di più, per noi, non condivisibile e non accettabile questo tipo di provvedimento e interveniamo per sottolinearlo, per ricordarlo e per far sì che si possa evitare di giungere a compiere questo atto sicuramente infelice.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Mi rivolgo all'Assessore Pichetto, perché la questione che lui ha posto merita di essere approfondita; per questo lo inviterei a un attimo di attenzione.
L'Assessore Pichetto dice, se non ho capito male, che le risorse con le quali finanziare questa legge verranno reperite durante la discussione sulla legge finanziaria del 2004. Il discorso non fa una grinza: noi in quella sede decideremo di finanziare, attraverso l'UPB che l'Assessore Pichetto ha indicato, la legge sui buoni scuola.
Quindi rispetto alle due ipotesi in campo, quella di intervenire con l'assestamento di bilancio e quella, viceversa, di intervenire con la legge finanziaria, l'Assessore Pichetto annuncia che la Giunta intende finanziare questo provvedimento, prevedendo un apposito stanziamento in sede di legge finanziaria.
Pichetto, tu hai detto: "Troveremo lo stanziamento per questa legge in sede di legge finanziaria 2004"; hai escluso una delle due ipotesi, quella che fosse l'assestamento la sede in cui trovare questo stanziamento. Noi scegliamo di indicare la posta in bilancio con la legge finanziaria e tu indichi l'UPB 32011.
Tuttavia voi decidete di finanziare questa legge nel 2004 non perch ve lo impone l'articolo 30 della legge finanziaria, perché francamente quell'articolo non impone niente; l'articolo 30 stabilisce che noi dobbiamo, tutti gli anni, il primo gennaio, verificare con legge finanziaria quali sono quelle leggi che riteniamo di finanziare.
Questa norma, che è stata proposta in Commissione dal Consigliere Palma, aveva un obiettivo, se ho capito bene: disboscare la giungla delle leggine. Lo strumento con il quale tentiamo di fare questa operazione, è quello di fare in modo che ogni anno, sicuramente nel 2004, noi si abbia un quadro delle leggi che eventualmente possiamo finanziare per capire quali vanno finanziate e quali no.
Oggi possiamo tranquillamente sostenere che la legge che stiamo discutendo, verrà finanziata il 1 gennaio 2004 unicamente perché questa legge non incide, subito, sul bilancio. Può utilmente essere finanziata a partire dal 2004, unicamente per questa ragione. Voi decidete di spostare e di finanziarla, con la finanziaria del 2004 unicamente per questa ragione.
Se la legge avesse avuto effetti immediata, voi non potevate non trovare subito la copertura finanziaria, non c'è niente da fare e non c'è articolo del Consigliere Palma che tenga.
Quell'articolo pone un'altra questione. Se noi dovessimo approvare, in futuro, leggi con le quali pensiamo di fare subito un intervento e che sono esecutive immediatamente, dovremmo immaginare, fin da subito, qual è la copertura finanziaria che diamo al provvedimento, altrimenti diventa una legge titolo, che non può essere applicata. Aggiungo un'altra questione. Si dice pensiamo di finanziare il provvedimento con l'UPB n. 31... ecc., il capitolo dell'assistenza scolastica, mi sembra ragionevole immaginare che quella possa essere la sede nella quale reperire le risorse, quello che non si è detto è: le risorse che noi reperiamo in questo capitolo pensiamo di destinarle alla politica dei buoni scuola in termini aggiuntivi a ci che noi oggi spendiamo per quanto riguarda la scuola pubblica, o andremo all'utilizzo di questa UPB immaginando una redistribuzione delle risorse? Così immaginando, noi un intervento di questa entità (35 miliardi) per finanziare i buoni scuola, scontiamo un fatto Assessore Pichetto. Scontiamo il fatto che sì abbiamo trovato la copertura finanziaria, sì l'UPB, sì le risorse, ma le risorse che noi utilizziamo per finanziare i buoni scuola sono risorse che in tutto o in parte riducono gli stanziamenti che destiniamo alla scuola pubblica. Questo è un punto sul quale non si è dato un chiarimento.
L'Assessore Leo ha sostenuto che in nessun caso le risorse con le quali si pensa di finanziare i buoni scuola saranno risorse che finiscono per ridurre la quantità, il volume delle risorse destinate alla scuola pubblica: questo è punto che vorrei venisse chiarito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Un'osservazione fatta, precedentemente, dalla Consigliera D'Onofrio merita, a mio parere, una specificazione, una risposta.
La Consigliera D'Onofrio ha fatto un intervento tutto a favore del concetto della competizione: è una visione della vita, della società, che fa riferimento a concetti di base, fa riferimento a concezioni della vita tutta centrata sull'idea che la competizione sia la madre della vita stessa. Invito la Consigliera D'Onofrio a verificare il fatto che ci sono molti sociologici che mettono in dubbio il concetto della vita come competizione continua tra gli esseri più forti e più deboli. Purtroppo l'idea della competizione dove i più forti sono destinati a sopravvivere a spese dei più deboli, è un'idea che, solitamente, si rifà a quelle ideologie che, normalmente, vengono definite, in termine generico, "di destra". Ideologie che tendono più a basarsi sulla supremazia di un uomo sull'altro, piuttosto che ad un concetto della vita basato sulla solidarietà e la collaborazione. Il tipo di discorso proposto dalla Consigliera D'Onofrio preoccupa ancora di più di quanto già non ci preoccupi la legge.
Ancora di più fa sorgere dubbi sul percorso che stiamo affrontando su questo progetto di testo legislativo. Condivido l'opinione di quanti hanno affermato che il testo non si può, oggettivamente, emendare e ottenere quello che dovrebbe rappresentare per tutti quelli che credono in una società solidale, in una società che dia la possibilità a tutti i cittadini di avere il diritto ad una formazione scolastica egualitaria.
Egualitaria nel senso che ci sia l'uguaglianza per tutti i cittadini di accedere ad un buon livello di istruzione. Se noi immaginiamo anche la possibilità di emendare la legge operando, come diceva il Consigliere Cattaneo, sulle fasce di reddito, sul tetto massimo e sul tetto massimo della franchigia, noi otterremo sicuramente un dispositivo di legge leggermente diverso da quello di cui stiamo parlando (anche se su questi punti specifici non c'è traccia nel testo che stiamo esaminando). Anche se noi pensiamo di lavorare su questi principi reali e concreti, non si otterrebbe comunque una legge che tutela e difende quello che è per noi il diritto basilare, ovvero il diritto di tutti i cittadini ad avere un accesso alla scuola pubblica, ed avere un accesso ad un diritto, ad una formazione che sia libera e al più alto livello possibile, compatibilmente con le risorse che lo Stato può mettere in campo. Questo è il problema di base che alcuni di noi vedono nella legge, e per il quale pensano che non sia possibile un'opera emendativa del testo, ma che la strada migliore non possa che essere il ritiro del testo di legge e passare ad un'ipotesi, come era stata avanzata precedentemente, di altro tipo, ovvero di utilizzare le risorse in altra maniera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Intervengo per ribadire due concetti. Non vedo il collega Cattaneo, ma siccome ha sollevato alcune questioni, pensavo di rispondere alle sue precedenti affermazioni che, per quanto ci riguarda, riteniamo prive di significato.
Il collega Cattaneo ha detto: "Rendete esplicite le vostre proposte".
Vorrei riassumerle, perché, come abbiamo detto molte volte, queste proposte sono esplicitate negli emendamenti che stiamo discutendo e le potete valutare in quanto sono a vostre mani. Esse riguardano, in primo luogo, i criteri di attribuzione del contributo. Noi vi proponiamo che i criteri di attribuzione del contributo siano quelli previsti dalla legge n. 62, che non è una generica legge sul diritto allo studio, ma che è una legge di parità.
Vi chiediamo di individuare le voci che costituiscono il paniere e le indichiamo in specifici emendamenti, proponendovele, naturalmente, sia nel loro insieme che in modo articolato, nella convinzione che si debbano considerare le spese relative al materiale didattico, ai trasporti e alle mense, oltre che alle tasse di frequenza e di iscrizione.
Specifichiamo, inoltre, quali sono, a nostro parere, i limiti da fissare per l'accesso a questo contributo. A tal riguardo, abbiamo presentato una serie di emendamenti che indicano, in primo luogo, un limite di 10.000 euro pro-capite. Altri emendamenti, invece, come si una usa fare, tendono a spostare questo limite in alto, sempre nell'idea di una proposta che riguardi e concentri questa spesa sulle fasce più deboli.
Sottolineiamo il fatto che crediamo che debba esserci un rapporto inversamente proporzionale fra l'entità del contributo e lo stato economico delle famiglie.
Infine, chiediamo che la legge sia modificata nel senso di non fissare alcuna franchigia per quanto riguarda la possibilità di percepire un contributo. O, al limite, vi proporremo di fissare quella franchigia indicata nella legge n. 62, che mi pare che sia di 50 euro. Si tratterebbe quindi, di una franchigia sostanzialmente bassa.
Su tutti questi punti noi aspettiamo delle risposte. Non è vero che non abbiamo avanzato delle proposte. Come vedete, ne abbiamo presentate e attendiamo delle risposte per capire l'evoluzione di questo confronto.
Vorrei infine chiedere all'Assessore Pichetto una precisazione: è stato depositato dall'Assessore un emendamento la cui forma tecnica non è chiara. Da come è stato scritto, si evince che il progetto di legge di cui stiamo parlando, che originariamente era costituito da un unico articolo diventa un progetto di legge di due articoli, separa, cioè, l'articolo finanziario dal resto della legge.
Per una migliore comprensione dello stesso, chiedo qual è la struttura anche perché abbiamo presentato degli emendamenti in una logica che prevedeva che gli emendamenti erano chiusi.
Se dobbiamo riproporre gli stessi o adeguarli, abbiamo bisogno saperlo.
Vi chiedo un chiarimento in merito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Dopo la reprimenda e il concione del Capogruppo di Forza Italia Valerio Cattaneo, ripeto a me stesso che queste sue indicazioni non tengono conto che una parte dell'opposizione non ritiene utile emendare il provvedimento. Anzi, vorrei che il tetto di reddito sia il più alto possibile, in modo che si dimostri, come avviene anche in alcune realtà che le famiglie a reddito basso che possono beneficiare di provvedimenti analoghi, sono le meno toccate. Cioè non gli si modifica la propensione ad una eventuale scelta verso la scuola paritaria.
Perché, quindi, non entriamo nel merito? Entro nel merito dicendo che ci sono delle alternative diverse per affrontare il nodo del reddito come limitazione a poter scegliere una scuola confessionale o comunque paritaria o una scuola pubblica. Ho più volte ricordato - però, come dico, non ha alcuno rilievo e lo dico a me stesso, libero dalle reprimenda e dai concioni del collega Cattaneo - che bisognava tentare di percorrere altre strade.
L'Assessore Leo queste strade non le ha volute percorrere.
Probabilmente ci lavorerà subito dopo aver approvato questo provvedimento con la scelta di lavorare sul diritto allo studio. Vedremo allora cosa farà. Può anche darsi che un buon lavoro sul diritto allo studio permetta di depotenziare la forza e il valore del buono scuola.
Sarebbe interessante - probabilmente questi dati, oltre alla Curia Vescovile di Torino, li ha anche l'Assessore Leo - capire nelle altre Regioni, nel primo e nel secondo anno di funzionamento del buono scuola che cosa è successo veramente.
Certamente si incrementeranno le scelte verso la scuola paritaria. Ma sarebbe opportuno capire questa modifica in che categorie sociali è avvenuta o in che livelli di reddito si è manifestata. Abbiamo il vantaggio di poter lavorare su questo provvedimento con delle esperienze in corso. Perché non studiare e approfondire come si sta movendo l'opportunità aperta dal buono scuola in alcune Regioni con gli effetti sociali. Forse voi che avete proposto questo provvedimento potreste tararlo meglio. E forse noi, avendo questi dati di conoscenza del fenomeno potremmo avere un conforto o meno rispetto alle nostre tesi.
Però, in qualche modo, noi entriamo - o almeno io entro - nel merito del provvedimento dicendo che così com'é può trovare delle alternative, e si spiegano queste alternative.
Lo faccio, ovviamente, da un versante di lettura laico, negando il vostro valore della libertà di scelta che tanto enfatizzate, che è solo propaganda, e lo faccio ribadendo il pericolo di una divisione a compartimenti stagni della società.
I 230.000 giovani di origine musulmana che frequentano la scuola italiana e che ben presto cresceranno, potranno essere una tentazione anche per quel mondo a chiudersi e a fare la propria scuola utilizzando il sistema della scuola paritaria. Sarebbe una iattura. Noi abbiamo bisogno di contaminazione dei rapporti tra diverse culture per una crescita della coesione sociale. Abbiamo bisogno di cementare, in qualche modo, le relazioni tra i diversi settori sociali della società, anche quelli divisi dal livello di reddito.
Vado contro ai principi della sinistra classista con questa mia considerazione perché potrei dire: "Volete dividere la società rigidamente in classi, in settori? Ben venga; da questa divisione si genereranno quelle tensioni che potranno dare alimento a espressioni politiche!". Io ritengo che questa concezione sia sbagliata.
Voglio ancora dire al collega Cattaneo che c'è dialettica anche se non c'è condivisione su una funzione emendativa specifica al provvedimento che la maggioranza propone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, continuo la lettura: "Se, invece, si restringe il discorso alla Pubblica Amministrazione e alle gestioni private delle scuole, si stravolge il problema e non si arriverà mai a comprenderne la portata, perché si confonde il piano dei mezzi con quello dei fini.
La Pubblica Amministrazione e la gestione privata sono solo dei mezzi la loro condizione è funzionale, invece il soggetto che costituisce la causa e il fine della richiesta di parità è la famiglia.
E' un concetto ormai acquisito nel campo della pedagogia, quello della centralità del soggetto educativo - l'alunno - nel contesto dell'insegnamento, cosa che in concreto significa che la scuola ha l'alunno come fine, con l'implicazione diretta dei genitori e cioè della loro responsabilità morale ed economica.
Si noti bene che alunni e genitori, in questo caso, non costituiscono due realtà distinte in ordine di successione; la realtà concreta è la famiglia, la cui volontà gioca il ruolo fondamentale in tutto questo.
Riconoscendo che il punto di partenza nella questione della parità è la famiglia, in quanto la questione della parità investe la responsabilità parentale dell'educazione dei figli, tutelata dalla Costituzione, ma anche considerata un dovere primario dalla stessa Costituzione, e la responsabilità dei giovani in ordine ai loro stessi fini, allora si potrà affrontare il problema con la serietà che esso contiene e senza falsare i suoi termini.
All'origine vi sono i diritti e i doveri dei cittadini in ordine all'istruzione e all'educazione dei figli. L'educazione scolastica non pu assolutamente prescindere dall'educazione familiare, anzi, vi è un piano fondamentale costituito dalla vera educazione primaria: quella familiare.
Esso si nutre di quei valori della vita che la famiglia detiene e custodisce, trasmettendoli nel rapporto affettivo.
Oggi, questo piccolo universo in cui comunque ogni bambino compie le sue prime fondamentali esperienze di conoscenza della realtà, è fortemente minacciato, non solo dall'invadenza dei media, ma altresì dalla solitudine del privato, dall'esasperazione dell'individualismo. Tuttavia, rappresenta pur sempre il patrimonio culturale primario di ciascuno.
Di questo fondamento è articolazione e sviluppo il piano della cultura secondaria, ossia della cultura che appartiene all'esperienza scolastica del bambino che cresce e diventa uomo. La cultura scolastica rappresenta infatti, il piano della consapevolezza razionale, che dispiega e affronta in forma di problema quei contenuti di intonazione prevalentemente emotiva e affettiva che la famiglia apre alla prima esperienza del fanciullo". E qui mi fermo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 474.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 476 presentato dai Consiglieri Manica, Muliere Suino, Marcenaro, Ronzani e Placido (e connesso emendamento rubricato n.
477): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte, al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritari (nella definizione data dalla legge 62/2000, art. 1 comma 2), nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita la Regione e gli Enti locali, ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto dal d.lgs. 112/1998 promuovono interventi volti a: a) favorire il successo scolastico e formativo di tutti, con prioritaria attenzione a chi è a rischio di abbandono scolastico b) favorire il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa attraverso interventi prioritari diretti agli strati della popolazione con bassi livelli di scolarità, con particolare attenzione alle zone in cui l'ubicazione dei servizi comporti per gli utenti situazioni di particolare disagio c) favorire il coordinamento e la collaborazione tra le diverse offerte educative e formative nel rispetto delle autonomie e delle identità pedagogico-didattiche e culturali della libertà di insegnamento, delle libertà di scelta delle famiglie e degli studenti d) favorire e sostenere la promozione di progetti di ricerca e sperimentazione didattica mirati ad un generale elevamento della qualità del servizio scolastico e formativo e) favorire la creazione di centri di reti permanenti di programmazione fra: istituzioni scolastiche e rispettivi organi collegiali; enti locali servizi socio-sanitari, culturali, ricreativi, sportivi; terzo settore, con particolare attenzione all'associazionismo, al fine di progettare sul territorio interventi integrati in ambito educativo-didattico e della prevenzione del disagio sociale".
Spiego l'accorpamento: si tratta di due emendamenti che hanno gli stessi punti. L'emendamento n. 477 ha un punto in più, ma, dovendosi mettere in votazione l'emendamento più lontano, che comprende anche tutto l'emendamento precedente, i due emendamenti devono essere proceduralmente accorpati.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Continuo a leggere: "Dalla famiglia comincia e nella famiglia continua anche nel tempo scolastico, l'educazione globale della persona umana. La scuola deve integrare e completare l'azione educativa della famiglia.
Sarebbe un grave errore permettere una più o meno esplicita contrapposizione tra cultura familiare e cultura scolastica, tra valori della famiglia e valori della scuola".
Il collega mi chiede di ripetere quest'ultima frase e la ripeto: "Sarebbe un grave errore permettere una più o meno esplicita contrapposizione tra cultura familiare e cultura scolastica, tra valori della famiglia e valori della scuola. Ecco perché è dalla famiglia che occorre partire per impostare correttamente il problema della parità.
Occorre riconoscere a tutte le famiglie il diritto e il dovere di esigere una coerenza di fondo tra i valori culturali in cui ciascuna crede e quelli trasmessi dalla scuola, ma ciò può realizzarsi solo con la possibilità di scelta libera della scuola".
Rileggo queste ultime due frasi: "Occorre riconoscere a tutte le famiglie il diritto e il dovere di esigere una coerenza di fondo tra i valori culturali in cui ciascuna crede e quelli trasmessi dalla scuola, ma ciò può realizzarsi solo con la possibilità di scelta libera della scuola".
E qui mi fermo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Svolgo una parte dell'intervento su un problema di metodo. E' vero che si tratta di due emendamenti, di cui uno contiene l'altro, ma esiste una differenza dei due documenti che può portare a una mia differenziazione di voto, quindi a una valutazione diversa degli emendamenti stessi.
Eccepisco, ma posso capire, sulla modalità di discussione; quello che non comprendo, però, è la modalità di votazione, perché non mi pare che un voto possa valere per due emendamenti. Noi ultimamente...



PRESIDENTE

Mi scusi, la interrompo un secondo. Il meccanismo è questo: il secondo emendamento ha tutti i contenuti del primo, più uno. A questo punto ammettendo il secondo viene ammesso anche il primo e votando il secondo qualora respinto o qualora accettato, si ricomprende anche il primo.
Se ci fosse una frase diversa nei due emendamenti, ma se in uno ci sono tutte le frasi contenute nell'altro più una...



PAPANDREA Rocco

Però io posso essere contrario al secondo, quello più ampio, proprio perché c'è quella parte in più e quindi potrebbe essere che, con quella parte in meno, io voti il primo.



PRESIDENTE

Può chiedere la votazione per parti separate. Sugli emendamenti, per non l'abbiamo mai fatto.



PAPANDREA Rocco

In un emendamento può essere contenuta una frase che è l'elemento che mi porta a respingere l'emendamento stesso, mentre invece, rispetto a un'altra formulazione, che non comprende quella frase, potrei essere d'accordo.
Il fatto è che esistono due emendamenti; non eccepisco sulla discussione, ma sono più perplesso sul voto, perché questa diversità pu portare a un giudizio diverso nel voto. Poi approfondirò meglio la questione, perché altrimenti si è obbligati in qualche modo a fare due emendamenti, di cui uno contenente esclusivamente la parte in più; in sostanza un emendamento più un altro che comprende solo la frase in più.
Va bene, comunque approfondirò per capire se è così o meno. Tuttavia mi pare che, essendo emendamenti, la differenza abbia anche un significato un valore; poi può darsi che mi sbagli.
Se respingiamo una determinata cifra, non abbiamo respinto tutte le altre che stanno sotto, che sono minori. Evidentemente, se respingiamo una determinata cifra, respingiamo anche quelle - perché partiamo dell'ultima più alte, ma non mi sembra che se si chiede un incremento di spesa di 1 milione, il respingere questa cifra comporti che non si voti neanche la spesa di 900 mila. Un'interpretazione di questo genere farebbe sì che respingendo l'emendamento più lontano - nel caso di emendamenti finanziari si respingono tutti, perché tutti gli altri sono superiori e la cifra più lontana contiene tutte le altre.
Mi sembra una cosa non del tutto chiara, perché normalmente su altre questioni non ci comportiamo in modo analogo, ci comportiamo con una differenza, perché ci è già capitato di respingere emendamenti che chiedevano una cifra X e poi però di accoglierli per metà, ma la cifra X contiene anche la metà. Il ragionamento che lei mi sta facendo in qualche modo dovrebbe valere anche in quel caso, e in quel caso è evidente che non è così.
Credo che la stessa evidenza esista anche nel caso di questi emendamenti. Allora posso capire la discussione unica perché sono molto simili, mentre il voto unico mi lascia molto perplesso. Ripeto, pur non condividendo, posso capire la discussione unica, perché ci vedo una razionalità; nel voto unico molto meno, perché credo proprio di poter votare diversamente. Mentre le argomentazioni posso scegliere di concentrarle solo su un punto o sull'insieme, nel caso del voto credo che ci sia un problema di differenziazione.
Comunque riflettiamoci su un attimo, niente di drammatico. Anche perch credo che di emendamenti ne abbiamo ancora parecchi da discutere e quindi nel corso di queste discussioni, potremo valutare meglio questo aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Quanto ha appena letto il Consigliere Chiezzi sull'importanza da alcuni attribuita alle famiglie e sulla coerenza di fondo nella scelta educativa riporta, per altri versi, parte del discorso che avevo sollevato precedentemente e riconferma parte delle considerazioni che avevo già esposto relativamente al fatto che, oltre tutti i punti negativi che noi individuiamo in questa proposta di legge, dobbiamo riconoscere che vi è anche questa idea per la quale è la famiglia che deve decidere il percorso formativo dei propri figli, senza riconoscere a questi ragazzi lo status di individui in grado di scegliere conformemente alle loro idee il proprio destino formativo.
Come è già stato affermato - ma non ci sono state risposte su questo punto - il percorso formativo riguarda diverse età della vita delle persone, si va dalla fase infantile fino alla fase adolescenziale e oltre ed è chiaro che queste diverse fasi corrispondono ad una diversa consapevolezza e a una diversa capacità di scelta dell'individuo, del ragazzo studente. Quindi ecco che la facoltà della famiglia nel determinare la scelta formativa del figlio, se ha un senso in determinati periodi della vita del ragazzo, diventa inconcepibile ad altri livelli di età. D'altronde questo viene confermato da che cosa? Ad esempio dai dati che ha letto precedentemente il Consigliere Contu: tre anni di applicazione della legge in Lombardia non hanno determinato lo spostamento che si pensava di scolari dal pubblico al privato.
Non c'era bisogno dei dati; i dati non possono che confermare le valutazioni che si possono semplicemente fare sulla base dell'analisi della situazione che si crea. Non basta pensare di garantire un supporto economico perché avvenga automaticamente questo spostamento. Lo spostamento avviene in base ad una serie di caratteristiche e di momenti decisionali tra i quali anche la personalità del ragazzo, che deve scegliere se andare in una scuola pubblica o in una scuola privata. Se in età infantile la scelta dei genitori non può essere contraddetta dal ragazzo, ecco che quando arriviamo ad un'età superiore, la scelta viene fatta dal ragazzo non solo in base ad un concetto economico; è chiaro che, anche se la famiglia vorrebbe ad esempio indirizzarlo in una scuola privata, il ragazzo può scegliere autonomamente il proprio percorso formativo, per cui questa offerta economica potrebbe non ottenere il risultato sperato. Ma questo già solo in base a una valutazione teorica, poi confermata dai riscontri pratici, per cui questa legge va oggettivamente nella direzione di non ottenere quello che invece vorrebbe ottenere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà



RIGGIO Angelino

La formulazione dell'articolo 1, così come viene proposta in questo emendamento, fa rilevare il ruolo che deve avere la Regione come artefice di una rete di collegamento fra il sistema di istruzione primaria, quello che è garantito dalla scuola pubblica intesa come scuola statale e paritaria, e il complesso delle attività formative che contribuiscono a creare il diritto di cittadinanza, il cittadino nella sua piena capacità di esercitare le proprie funzioni critiche e di intervento sociale.
Quello che si mette in evidenza è questo: oggi esistono, a fianco alla scuola pubblica, una serie di attori che sono veramente importanti, come possono essere gli Enti locali, le strutture di formazione professionale le associazioni di volontariato, le associazioni no profit, le associazioni culturali a qualsiasi genere e titolo. Queste Associazioni sono in grado di costruire delle interrelazioni che il più delle volte sono su base volontaristica fra la scuola e ognuna di queste realtà.
Devo dire che, per esperienza personale, avendo ricoperto la carica di Assessore alla Cultura al Comune di Nichelino e poi di Sindaco, questi momenti di interrelazione fra la scuola pubblica e il tessuto sociale, sono estremamente fecondi. Lo abbiamo visto in tantissime circostanze. Ricordo come noi avessimo un parco nel nostro territorio assolutamente sconosciuto e dimenticato: il parco del castello di Miraflores da cui ha preso il nome il quartiere di Mirafiori e poi la fabbrica più importante della Fiat. La valorizzazione di quest'area verde è stata possibile attraverso un percorso molto complesso che ha visto affiancarsi associazioni di volontariato associazioni ambientaliste, le scuole, l'ente locale, in un progetto in cui alla fine non è stato estraneo nemmeno l'istituto di Metronomia del CNR che ha contribuito a salvare e salvaguardare quest'area di grandissimo pregio ubicata alle porte di Torino.
Ho voluto portare questo esempio, ma gli esempi sono tantissimi, basta ricordare, sempre per restare nel mio ambito, il ruolo grossissimo che hanno avuto le scuole, insieme alle parrocchie e alle organizzazioni sindacali, rispetto ad un'altra vicenda che ha assunto caratteri nazionali come la vicenda Viberti.
Quello che ci piace della formulazione dell'articolo 1, che alla fine ricalca sempre le questioni che riguardano le pari opportunità che devono essere garantite agli studenti, è il ruolo di costruttore di reti che la Regione può e deve svolgere. Un ruolo importante in cui la Regione collega una serie di altre politiche.
Se ne parlava proprio ieri in VIII Commissione con l'Assessore Vaglio a proposito delle politiche della sicurezza: un sistema di sicurezza, non è un sistema che riguarda alcuni settori specifici che sono quelli della repressione e prevenzione, ma è un sistema che, alla fine, attraversa tutte le politiche. Questo potrebbe valere altrettanto, e ancora di più, per la materia che mi è più familiare, che è quella della sanità, dove, in realtà per quello che riguarda il prodotto salute, questo non è legato esclusivamente all'attività in senso stretto dell'assessorato alla sanità o alle politiche sanitarie, ma attraversa, nel suo complesso, tutte le politiche.
Ecco che la Regione, facendosi attore di questa rete, pu interrelazionare la scuola pubblica con tutti gli attori sociali e favorire quel processo di formazione del cittadino che l'abbiamo già detto, ma non ci stancheremo mai di ripeterlo, è la principale risorsa della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Sono rimasto molto affascinato dalle letture che il Consigliere Chiezzi ci fa di un documento della Curia. Mi ricorda un po' quei frati giovani che venivano costretti a fare le letture della vita dei santi nei refettori dei collegi. E' un fatto bello per la nostra Assemblea. Anch'o tento di fare qualche volta, delle letture, naturalmente vado in altri documenti.
Penso che gli stenotipisti che hanno lavorato in quel lontano 21 aprile 1947, di cui ho il testo, scrivessero su una macchina di un mio conterraneo canavesano, il sistema di scrittura Michela.
Ho sempre parlato di Tristano Codignola come un sorprendente e importante interprete di questa battaglia nella Costituzione per la difesa della scuola pubblica.
Un altro personaggio, di cui leggerò solo poche righe, che interpret quella battaglia, fu Malagugini. Malagugini aveva una grande barba bianca che si notava nei congressi del Partito Socialista, ai tavoli della Presidenza oppure nelle prime file. Malagugini pagò durante il fascismo duramente, quindi era un interprete importante.
Malagugini, nel 1947, nell'assemblea Costituente disse: "Nel lontano 1926 un Ministro fascista, alla caccia di pretesti per allontanare dalla scuola gli spiriti liberi affermava, tra l'altro, che il mio passato politico di fervente sovversivo" era l'accusa che si faceva a Malagugini "non offriva nessuna garanzia di fedele adempimento dei miei doveri scolastici, "Malagugini era insegnante", ebbene, in una lettera che il tempo ha ingiallito ma che io conservo con orgoglio, rispondevo (pi riaffermando la mia fede incrollabile nella idealità socialista che poteva come può essere, mal servita dagli uomini o magari bestemmiata dai partiti ma è pur sempre luce nuova che sorgerà dove l'usato tramonterà) che nella scuola io non avevo e non avrei mai portato l'eco delle battaglie politiche o, peggio, il fermento delle passioni di parte".
Malagugini sosteneva che proprio la libertà dell'insegnamento fa si che chi la interpreta, si spoglia della sua posizione di parte e considera la sacralità della libertà dell'insegnamento. Ed è in quella libertà che si ritrova il pluralismo. Malagugini, in conclusione, fa una battuta e dice: "Si ha l'impressione che fino a quando lo Stato era tutto e completamente nelle mani dei ceti privilegiati e delle forze conservatrici da parecchi degli attuali assertori di libertà e di autonomia che vi erano nel dibattito nell'assemblee, come in questa Assemblea Costituente, o, meglio dai loro naturali e legittimi predecessori, si facesse ogni sforzo per consolidarne l'autorità e difendere la sovranità in tutti i suoi attributi, compresi quelli della scuola".
Quando c'era un pieno dominio del controllo della scuola - dice Malagugini - allora non c'era la battaglia per trovare degli spazi alternativi, perché la scuola, com'era configurata, garantiva. Ma in una situazione diversa, aperta, in cui la libertà di insegnamento fertilizzava in qualche modo il dibattito e la crescita della formazione culturale dei nostri giovani, ecco che nasce - e lo dice Malagugini questa necessità di prevedere una strada aperta anche per il finanziamento della scuola privata.
Dopo le suggestive letture del collega Chiezzi, anch'io ho voluto citare alcuni passaggi che mi sembravano più significativi del dibattito nell'Assemblea costituente in quel lontano giorno dell'aprile del 1947.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Vorrei fare una riflessione con l'Assessore Leo sul vero motivo del contendere, che riguarda la libera scelta educativa, che non si coniuga bene con le libertà di cui si fa garante la scuola pubblica. Queste libertà investono prevalentemente il dovuto rispetto alle diversità culturali, alle diversità del credo religioso, alle diversità delle culture del variegato mondo che frequenta la scuola pubblica.
La scelta di utilizzare, in modo sorprendentemente disinvolto, il disagio sociale come leva attraverso la quale si consente anche alle famiglie meno abbienti di esercitare la libera scelta educativa, mi auguro scompaia da questo dibattito, perché nelle otto Regioni (di cui sei governate dal centrodestra) che hanno approvato la legge sui buoni scuola non vi è traccia di quello che voi avete auspicato e proclamato con intenti all'interno di questo disegno di legge. Non vi è travaso. Cioè il riconoscimento di un beneficio, nell'ambito del diritto di studio e della libera scelta educativa, anche alle famiglie più deboli sul piano del reddito per il pagamento delle spese relative al diritto allo studio non si è tradotto nell'incremento dell'iscrizione alla scuola privata.
Questo è l'elemento dirimente. Poi si possono trovare degli escamotage che indorino un pochino la pillola, sostenendo che sulle piccole cifre attraverso una gradazione della franchigia, si può anche permettere a qualche studente della scuola pubblica dei redditi più bassi di avere un riconoscimento per le spese effettivamente sostenute.
Originariamente, fra le spese effettivamente sostenute, ricordo che erano previste quelle relative alla quota di iscrizione e quelle relative alle rette. Su questo non c'era storia. Potremmo incrementarle con la mensa scolastica, ma già le famiglie che frequentano la scuola pubblica se sono di basso reddito usufruiscono delle agevolazioni previste dagli Enti locali che erogano questo servizio. Anzi, al di sotto di una certa soglia se seguiti dai servizi sociali, è prevista la gratuità. A partire da un certo reddito abbiamo una quota mensile di 50.000 lire.
Se qualcuno crede di poter utilizzare questo elemento per indorare la pillola e far passare il principio della libera scelta educativa, si abbia il coraggio di affermarlo. Non prendiamoci in giro! Si usino altri strumenti ordinari. Basterebbe che sulla legge n. 49 - meno demagogici - si incrementino le risorse per gli enti locali ponendo un vincolo in relazione alla destinazione (cosa che la Regione può imporre agli enti locali se sono stanziamenti aggiuntivi). In tal modo si raggiungerebbe lo stesso scopo. Evitiamo quella trafila penosa di chi deve richiedere.
Inoltre, non è ancora detto, visto che parliamo di agevolazioni, che per avere un servizio non si debba contestualmente applicare l'ISE. Pensate quale meccanismo perverso si deve mettere in campo per avere il beneficio di 50.000 lire o di 100.000 lire. Tanto vale, allora, che la legge che andiamo a proporre sia improntata alla massima chiarezza e soprattutto che non sia immiserita da operazioni per le quali ognuno possa dire e cantare vittoria in relazione a qualcosa, perché poi a parlare saranno le cifre e i numeri. Vogliamo capire di cosa stiamo parlando, perché se stiamo parlando di aiutare il 50% o 60%, a seconda del limite di reddito, delle famiglie che hanno figli iscritti alle scuole private è un conto; se stiamo parlando di altro, usiamo altri parametri. Sarebbe più dignitoso per tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Con il collega Ronzani ragionavo sull'aspetto della parte finanziaria del provvedimento di cui stiamo discutendo e mi incuriosisce un passaggio: potrei aver capito male, sicuramente il collega Ronzani è più preparato in materia, avendo la responsabilità nella Commissione bilancio per il nostro Gruppo. Provo ad esplicitare la mia perplessità o i miei dubbi in materia.
Se è vero che questo provvedimento sarà operativo e verrà utilizzato a partire dal gennaio 2004, mentre nel 2003 non ci sono risorse sul fondo indistinto per le nuove leggi, esiste un problema. Ritenendo che questo provvedimento inciderà, in termini di risorse, sui capitoli o sulle UBP che riguardano i provvedimenti legati alla scuola in quanto tale, sorgono alcune curiosità. Si tratta di risorse aggiuntive o verranno utilizzate risorse già esistenti sulle varie leggi per il diritto allo studio o comunque in materia scolastica? evidente che le risorse aggiuntive e le risorse esistenti delle leggi che riguardano il mondo della scuola in quanto tale sono due cose completamente diverse. Non voglio pensare a questo secondo aspetto (attendo, a tal proposito, una precisazione da parte dell'Assessore Leo e dall'Assessore Pichetto), perché comporterebbe un'accelerazione in senso negativo: come abbiamo ribadito più volte, stiamo assistendo alla riduzione, all'esaurimento, alla consunzione delle risorse destinate al diritto allo studio - in particolare la legge n. 49 del 1985 - per dirottarle e utilizzarle su altre questioni, compresa un'interpretazione estensiva dei POF (anche di questo abbiamo avuto occasione di discuterne parlando del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Qualcuno l'ha interpretato come due milioni e mezzo di euro in più anche per le scuole pubbliche - nell'intenzione del proponente erano tutti e cinque i milioni di euro (vecchi dieci miliardi) solo per associazioni e mondo della scuola privata - e due milioni e mezzo di euro (cinque milioni) sono andati impropriamente ad associazioni culturali, di buon o pessimo Governo, e non alla scuola pubblica come avrebbero dovuto essere destinati in partenza.
Questo è un aspetto.
Vi è un'ulteriore curiosità sulla quale vi invito a riflettere. Poi entrerò nel merito di alcune questioni specifiche che riguardano l'emendamento di cui stiamo parlando adesso e quelli successivi.
Mi voglio prendere la responsabilità, senza coinvolgere i colleghi del Gruppo, di non essere stato sufficientemente chiaro nei numerosi interventi di questi giorni.
Quando sentiamo dire che, passato questo provvedimento, ci saranno investimenti di risorse sulla legge 49, sulla legge 62 e sull'edilizia scolastica, se sul provvedimento in questione ci può essere interpretazione a partire dal 1° gennaio 2004, allo stato dell'arte, assestamento compreso stante la situazione finanziaria della Regione, c'è un accantonamento del 5% sulle borse di studio universitarie e per la sanità. La stessa situazione vale per l'assistenza scolastica; non ci sono risorse per la formazione professionale e mancano 15-20 milioni di euro per le borse di studio legate alla legge 62. Ma dove andate a prendere le risorse, una volta approvato questo provvedimento, per dare risposte quanto mai attese dall'ANCI, dalle scuole, dalle fasce più deboli della popolazione? Pensate di fare i "Robin Hood" al contrario, togliendo ai poveri per dare ai ricchi?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Mi pare che continuiamo a muoverci su un terreno di disadattamento, perché, da un lato, abbiamo il Consigliere Chiezzi, che pensa di poter dare un contributo richiamando un documento della Curia e non affrontando il tema che qui ci occupa; dall'altro, abbiamo il Consigliere Tapparo, che va a svellere dai ricordi il Malagugini, per riproporre un tema che oggi verrebbe definito agevolmente - non da oggi, ma da almeno 40 anni a questa parte - di mero qualunquismo.
Porterò brevissimi messaggi, sia sull'idea di paralisi - andandola a mutuare da Chekhov - sia sul tema del rapporto tra Istituzione civile e fede religiosa - andandola a mutuare da Tommaso D'Aquino, tutto questo non per fare dell'archeologia, ma per affrontare il tema dell'entropia istituzionale che ci indica il De Rita, studioso attuale e attento dei gravi problemi che affliggono le Istituzioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Voteremo a favore di questo emendamento, perché tende ad evidenziare insieme ad altri che abbiamo presentato, il corpo di una proposta alternativa al maxi emendamento, così possiamo chiamare l'emendamento che ha sostituito il sub emendamento e che è interamente sostitutivo del testo della legge in articolo unico, come un testo da modificare profondamente.
Abbiamo già avuto occasione di dire come, in particolare nella parte relativa ai principi enunciati nei primi commi, che sembrano richiamare la legge 62, ci sia un'ampia contraddizione tra questo e il comma successivo il comma 6.
Per quanto riguarda il regolamento che dovrebbe normare questa erogazione di fondi agli istituti scolastici statali e non statali all'interno della nostra regione, vi è una compiuta delega alla Giunta. Il meccanismo della delega è questione che metteremo fortemente in discussione, in particolare su un provvedimento di questa entità qualitativa, oltre che quantitativa.
Dietro quella delega in bianco si possono celare elementi che contraddicono i commi precedenti (i commi 1, 2, 3 e 4). In particolare l'abbiamo richiamato più volte - saremmo interessati, non solo al superamento di un processo di delega in bianco, inserendo nel corpo della legge gli elementi di definizione, ma vorremmo intervenire su alcuni elementi di definizione: le fasce di reddito a cui va questo contributo e l'entità dello stesso, in modo relativo al minor reddito che il nucleo familiare in oggetto ha; la questione della franchigia.
Due elementi come questi modificano sostanzialmente il provvedimento perché, nel caso di una scelta, verrebbero escluse le scuole statali, e nel caso di una scelta diversa, queste verrebbero ricomprese insieme alle scuole paritarie, quindi saremmo dentro al quadro della legge 62. Quindi: la delega, il paniere, la franchigia, le quote di reddito, il passaggio a un meccanismo come quello delle borse di studio, che ci pare un elemento significativo, inserito all'interno della legge 62.
Vorremmo capire, inoltre, la relazione tra questo provvedimento e una più complessiva assunzione di decisioni sul diritto allo studio, di modifica della legge 49 e soprattutto di adeguamento degli stanziamenti in questa direzione. Su questo, vogliamo elaborare il corpo di una proposta e a questo tendono gli emendamenti che stiamo presentando.
Sull'emendamento in oggetto - ripeto - il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto.



MORICONI Enrico

Quanto stiamo discutendo è un argomento che va a toccare uno dei punti più dirimenti di questa proposta di legge.
Possiamo pensare, per estensione, a quello che succede nel campo della scuola materna, dove ci sono molte scuole di tipo privato, sostenute dai Comuni, che effettivamente svolgono un ruolo, riconosciuto, di supporto alle famiglie (parlo di famiglie perché le scuole materne si rivolgono a una fascia di età che naturalmente non è ancora in grado di esercitare un motivato diritto di scelta).
Queste scuole offrono alle famiglie un servizio che copre tempi più lunghi, nel caso in cui, ad esempio, entrambi i genitori svolgano un'attività lavorativa. Il sovvenzionamento delle scuole materne private è stata una strada perseguita, ma poteva legittimamente essere perseguita un altro tipo di strada, ovvero potevano essere aumentate le risorse a disposizione della scuola pubblica, che avrebbe potuto, ad esempio assumendo più personale, garantire anch'essa la possibilità di orari più lunghi, e in questo caso ad esempio avrebbe permesso di assumere personale che avrebbe avuto anche determinate garanzie per quanto riguarda il diritto al lavoro.
Questo per sostenere il fatto che noi comunque abbiamo sempre davanti la possibilità di scegliere due strade: una strada è quella di rafforzare il sistema pubblico, l'altra strada - quella che con quella legge si vuole seguire - invece è di far interagire il sistema privato con il sistema pubblico.
Quando si parla di opera emendativa riguardante questa legge, il problema che ne deriva è se il portato emendativo va a costruire una legge che serve a coprire le spese che affrontano nel percorso scolastico tutti gli studenti, sia quelli che frequentano le scuole pubbliche sia quelli che frequentano le scuole private. Se noi costruiamo un percorso emendativo che prevede il sostegno per tutti gli studenti, anche per quelli che vanno nelle scuole pubbliche, seguiamo un certo di percorso che, come si è detto rientra pienamente in quanto è previsto dalla legge nazionale n. 62. Se invece costruiamo una legge che, come quella che stiamo discutendo, è finalizzata esclusivamente al sostegno degli alunni che vanno nella scuola privata, diamo luogo ad un sistema di sostegno che riveste un profilo che a mio giudizio, è un profilo di ingiustizia.
Credo che nei discorsi sull'emendabilità o meno di questa legge, il tema fondamentale sia quello di capire se, come noi dell'opposizione, si pensa a tutti gli studenti e a tutte le scuole o se invece, come sembra che finora pensi la maggioranza, si vuole costruire una legge utile solo per gli alunni che frequentano la scuola privata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Voteremo a favore di questo emendamento. Lo dico anche perché nel corso del precedente intervento non avevo esplicitato questa indicazione.
Volevo dire al Consigliere Galasso che mi pare che le letture fatte dal Consigliere Chiezzi, ma anche le altre, siano di estremo interesse. Le letture del Consigliere Chiezzi hanno strettamente a che fare con la discussione in atto, perché esprimono la posizione dei committenti della legge nei confronti della legge medesima. Lì si esprime la posizione di chi quella legge l'ha chiesta, l'ha voluta e se ne spiega ampiamente il perch quindi c'è un rapporto stretto con la discussione che stiamo facendo. Così come mi pare abbia anche un rapporto stretto alla nostra discussione il riferimento al come nella nostra Costituzione si era discusso del problema del finanziamento alla scuola. I buoni scuola, essendo una forma di finanziamento, ovviamente hanno un rapporto abbastanza stretto.
Credo che le due letture siano utili e ci permettano, per motivi diversi, di spiegare la nostra opposizione alla legge e anche il motivo per cui sosteniamo una serie di emendamenti che non solo la modificherebbero ma la renderebbero altra cosa. In questo caso, appunto, una legge che diventa altro, che non diventa il buono scuola per alcuni e in particolare per coloro che frequentano le scuole private, potrebbe diventare una proposta interessante anche per noi.
Sappiamo che il percorso intrapreso non è questo; il percorso intrapreso è esattamente quello che veniva richiesto nel testo che ripetutamente il Consigliere Chiezzi ha citato, cioè una richiesta di arrivare finalmente ad una legislazione di sostegno alla scuola confessionale. E mi pare che da parte dell'Assessore Leo abbiamo una totale condivisione di quell'impostazione e quindi la presentazione di una legge che risponde a quel tipo di esigenza.
La legge ha avuto tutte le modifiche, i percorsi che ben conosciamo, ma alla fine, anche nella sua forma essenziale con cui è stata presentata ultimamente, con un emendamento che cerca di sintetizzarla in modo estremo, non abbiamo un prodotto diverso; il prodotto, anche se in modo più scheletrico, resta lo stesso e quindi rimane anche la stessa la nostra opposizione a questo tipo di legge.
Il tentativo che stiamo facendo è quello di far riflettere per intraprendere un percorso diverso da un totale stravolgimento della legge stessa, per andare ad affrontare le cose in termini nuovi, con una legge che affronti più il problema del sostegno alla scuola nel suo complesso e non quanto è previsto qui.
Quindi, per questi motivi, voteremo a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 476.
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, non ho avuto indicazioni per quanto riguarda il calendario per giovedì pomeriggio, sera e notte, per cui, se non ci sono modifiche proposte, per il momento resta in vigore la convocazione.
Per quanto riguarda invece questa sera, se non vi sono obiezioni proseguirei con un ulteriore emendamento che ritengo si possa chiudere verso le 19; dopo potremmo aggiornare la seduta.
Probabilmente il lavoro svolto non è stato moltissimo, ma sicuramente è stato di ottima qualità. Ma questa è una frase che ho tratto da Fenoglio che diceva: "La terra non era molta, ma era di ottima qualità".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente. Come maggioranza, riteniamo - peraltro lo avevamo annunciato dicendo che non vogliamo pugnalare nessuno alla schiena - che visto l'andamento dei lavori, legittimo sia da una parte che dall'altra ritengo confermato la calendarizzazione dei lavori della seduta serale e della seduta notturna, anche perché credo che non arrecheremo alcun danno al Consigliere Papandrea, che per altro con grande correttezza e serietà ha posto il problema questa mattina, perché, mal che vada, non parteciperà alla discussione e alla votazione di un paio di emendamenti.
Quindi avrà sicuramente avrà altre occasioni, soprattutto al suo rientro nella nottata, per portare all'attenzione del Consiglio il proprio puntuale e molto utile contributo alla discussione generale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Spero sia l'ultima volta in cui c'è una convocazione serale del Consiglio. Prendo questo come impegno. Ripeto, abbiamo un campagna elettorale che riguarda tutti. Faccio notare che in quella riunione avevo posto esattamente questo problema, citando proprio la data del 15. Prendo atto che spesso ci viene chiesto un impegno, ma non si tiene conto degli altri.
Mi rammarica il fatto che per le partite ci sia un trattamento diverso.



PRESIDENTE

Garantisco la mia estraneità al mondo delle partite, più che altro tenevo conto della quantità del lavoro, già svolto, che ci consente di permettere un po' di serenità per la serata.
In questo caso c'è l'unificazione degli emendamenti 478 e 479 vi assicuro che sono nell'ambito delle ragioni per cui avevamo proposto gli accorpamenti.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 478 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Suino, Placido, Riba e Ronzani (e connesso emendamento rubricato n. 479): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1 1. La Regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. Al fine di arricchire e potenziare l'offerta formativa delle istituzioni scolastiche, espressa nei piani dell'offerta formativa dalle stesse elaborati la Regione e gli Enti locali sostengono, attraverso la concessine di contributi in particolare: a) la realizzazione di integrazioni curricolari ed extra curricolari atte a personalizzare i percorsi e a corrispondere alle caratteristiche sociali e produttive del territorio b) l'estensione della cultura europea anche attraverso il sostegno alla realizzazione di scambi transnazionali, allo svolgimento di periodi formativi presso enti, istituzioni o imprese di altri paesi europei, alla predisposizione di materiali didattici, alla formazione dei docenti c) l'educazione alla cittadinanza, con particolare riferimento ai valori della legalità, alla sicurezze, alla tolleranza, all'intercultura d) la diffusione delle tecnologie informatiche per il miglioramento della didattica, per i collegamento degli utenti che vivono in zone disagiate o in montagna" La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Continuo la lettura.
Capitolo III: "Il servizio svolto dalla scuola non statale è un bene pubblico.
Si può confondere, forse, la richiesta di parità tra scuola statale e scuola non statale con una rivendicazione di carattere economico. Ma allora qualcuno potrà osservare: rivendicazione basata su che? Lo Stato è un Ente di carattere pubblico, mentre le scuole non statali sono, comunque, delle imprese private. Non sembra giusto, dunque, mettere lo Stato sullo stesso piano di gestione di carattere privato. Tuttavia questo modo di pensare solleva delle forti obiezioni: non si può e non si deve confondere la gestione di un servizio, con il servizio stesso. Dal punto di vista della gestione, certo che vi è differenza tra lo Stato e gli enti gestori delle scuole non statali, ma non vi è un contenzioso che riguardi la forma gestionale in quanto tale poiché è pacifico che esista storicamente una gestione del servizio scolastico da parte dello Stato e una gestione dello stesso servizio da parte di enti e persone fisiche private. D'altra parte questi ultimi garantiscono la trasparenza e la pubblicità di gestione e di bilancio. Il problema è altro. Il problema concerne il riconoscimento del servizio offerto dalla scuola non statale. Si tratta dello stesso servizio reso dalla scuola dello Stato, non vi è dubbio". Rileggo queste ultime due frasi : "Il problema concerne il riconoscimento del servizio offerto dalla scuola non statale. Si tratta dello stesso servizio reso dalla scuola dello Stato, non vi è dubbio.
Esso oggi dipende dalle funzioni istituzionali dello Stato perché è ritenuto essenziale alla comunità. Esso è considerato un bene fondamentale della persona e chiama in causa uno dei compiti più vitali che oggi spettino alla società civile, quello di formare le generazioni.
Un grande dovere stabilito dalla Costituzione"



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 478.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato Sì 4 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 18.36)



< torna indietro