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Dettaglio seduta n.343 del 08/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 21.00)



PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa Enrico, Cotto, Galasso Ghigo, Manolino, Racchelli, Rossi Giacomo e Rossi Oreste.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 252 prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Eravamo rimasti agli emendamenti n. 451 e 452, precedentemente accorpati dal Presidente Riba.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Presidente, vorrei sollevare una questione di metodo: non ho nulla in contrario che lei li accorpi come emendamenti sostitutivi. Ma siccome esistono dei punti che differenziano un emendamento dall'altro, le chiedo di prendere semplicemente questi punti e di trasferirli in emendamenti integrativi successivamente, perché ci sono questioni di merito. Non ho nulla in contrario, quindi, che come emendamenti sostitutivi lei li accorpi, ma esistono punti che differenziano un emendamento dall'altro.
Pertanto le chiedo semplicemente di trasferire questi punti in un emendamento integrativo in una successiva fase di discussione.



PRESIDENTE

L'unico punto che diverge è il punto 3), "l'integrazione delle persone disabili in condizioni di svantaggio individuale e sociale definiti ai sensi della normativa vigente si realizza anche mediante la partecipazione attiva delle famiglie e delle associazioni nelle parti sociali delle cooperative sociali, nonché dei soggetti e del terzo settore". Se viene respinto, viene respinto anche questo comma.
Sui disabili ci sono, comunque, altri emendamenti integrativi vostri.
Se viene respinto l'emendamento, la riproposizione di questo comma sarebbe un ne bis in idem, perché è stato respinto l'emendamento.



MARCENARO Pietro

La questione è questa: se vengono proposte quattro cose, può darsi che tutte e quattro non siano approvate, oppure due sì, una sì... Cioè c'é una graduazione, diciamo così. Non è che il più contiene il meno. Questo concetto vale per le pere o per le mele, ma in politica a volte non è così, nel senso che è possibile trovare un livello di intesa sul punto perché comporta modifiche minori di un altro, eccetera.
Vorrei che fosse approvato un emendamento che mi cambi tutto il punto ma se non riesco ad avere questo, cercherò di averne uno che magari cambi un po' meno, ma che comunque lo modifichi.
Questo è il modo in cui si cerca di procedere per gradi ad un tentativo di miglioramento di un testo.
Naturalmente la decisione spetta a lei. Era solo per chiarire il senso del mio intervento.



PRESIDENTE

molto semplice: lei me lo riformula in altro modo come emendamento integrativo.
Emendamento rubricato n. 453 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Riba, Suino, Ronzani (e connessi emendamenti rubricati n. 451 e n. 452): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione, in attuazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali in materia di diritti degli uomini, delle donne e dei fanciulli, pone la persona al centro delle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo ad ognuno per tutto l'arco della vita l'accesso a tutti i gradi dell'istruzione, in condizioni di pari opportunità, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. Al fine di consentire l'effettivo esercizio dei diritti di cui al comma 1, la Regione e gli Enti locali sostengono la valorizzazione dell'autonomia dei soggetti e la qualificazione e il rafforzamento dell'offerta formativa per renderla più rispettosa dei ritmi di apprendimento, favorendone l'articolazione nell'intero territorio regionale.
3. La Regione Piemonte favorisce la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che determinano l'evasione dell'obbligo scolastico, la ripetenza, lo scarso rendimento, l'emarginazione e l'abbandono scolastico.
4. L'integrazione delle persone disabili e in condizioni di svantaggio individuale e sociale, definito ai sensi della normativa vigente, si realizza anche mediante la partecipazione attiva delle famiglie e delle associazioni, delle parti sociali, delle cooperative sociali, nonché dei soggetti del terzo settore.
5. Gli stranieri immigrati godono dei diritti di cui al comma 1 in condizioni di parità con i cittadini italiani; a tal fine la Regione promuove l'adeguamento dell'offerta formativa alle loro specifiche esigenze nelle modalità organizzative, nelle metodologie e nei contenuti, anche attraverso attività di mediazione culturale.
6. La presente legge disciplina l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite e delegate alle Regioni e ai Comuni in materia d'interventi per il diritto allo studio." La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione dell'emendamento.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
L'aspetto preminente che caratterizza questo emendamento è l'attenzione che, obbligatoriamente, riteniamo debba essere dedicata al settore dell'invalidità o disabilità, in particolare dell'handicap, settore che è stato abbondantemente e doverosamente sostenuto, seguito, strutturato e potenziato nel sistema pubblico a tutti i livelli di scuola (quindi dalla scuola materna, con una particolare specificità sulla scuola elementare e sulla scuola media inferiore, perché lì c'é la necessità di un supporto didattico, di un supporto psicologico e di un supporto proprio alla crescita del bambino o bambina, ma anche negli altri livelli di scuola).
Il sistema pubblico ha saputo garantire un'ottima rete di sostegno doverosamente per l'inserimento dei bambini handicappati. Così non è analogamente sul versante della paritaria (non parlo nemmeno della privata mi limito alla paritaria), perché, di fatto, il rapporto che viene privilegiato in quest'altro sistema, anche per necessità, pone la questione economica al primo posto: costa troppo e, quindi, non aggiungo quell'insegnante, non creo le condizioni per... Anzi, quante volte ci è capitato di sentir considerare, pur da ottime realtà scolastiche: "Si rivolga alla scuola pubblica ".
Aver citato questo tipo di fattore è una pregiudiziale che poniamo.
certamente una delle questioni che la legge n. 62 del 2000 ha, in qualche modo, garantito, perché tra i requisiti richiesti alle scuole paritarie vi è anche l'inserimento vero e serio dei ragazzi handicappati.
Ma sappiamo, poi, che la logica è diversa, e non per altri motivi: grande onore alla scuola salesiana o all'attività didattica e pedagogica che gli oratori svolgono, ma si tratta proprio di un'impostazione diversa, perch una risponde alle necessità della collettività, preoccupandosi di un progetto formativo oltre che di inserimento, l'altra risponde ad esigenze e a logiche anche di economia, di bilancio e di sopravvivenza, motivo per il quale siamo qui che ci dibattiamo su questo tema.
Venendo ad una delle questione che l'Assessore poneva in una delle sue cordiali risposte che ha fornito nel pomeriggio, ci sono due argomentazioni di fondo che ci impongono di continuare questo tipo di ragionamento e di tentativo di convincimento nei vostri confronti: Una è certamente di principio, che non è ideologica, l'altra è di sostanza.
Quella di principio: come dicevamo nel pomeriggio coi colleghi, quali sono state le quattro grandi conquiste che l'Europa democratica ha saputo realizzare? Il sistema pubblico della scuola, il sistema pubblico della sanità - o salute, se preferiamo così chiamarlo - il sistema della previdenza e il sistema della rete dei servizi socio-assistenziali. Sono quattro grandi conquiste. In queste conquiste sono andati a collocarsi tutta un'altra serie di rivoli e di aspetti, tra cui anche i soggetti ai quali noi ci rivolgiamo e quindi il mondo del terzo settore, il mondo del privato no profit e così via.
Come abbiamo detto con una battuta in Commissione, sarebbe diverso fare l'elenco delle realtà che necessitano di questi aiuti. Si fa un elenco quindi una delibera e procediamo a dire, nei confronti di queste realtà: "Interveniamo economicamente per la struttura, per il sostegno, per l'adeguamento alla legge n. 626, per le varie cose, perché lo riteniamo giusto". Inserire questo aspetto nel sistema della scuola pubblica significa sgretolare un qualcosa di acquisito, di importante e di grande valore, che ha raggiunto il nostro Paese insieme ad altri dell'Europa.
In sostanza, poiché la "coperta è stretta", i fondi che decidiamo di mirare a questo tipo di scelta, inevitabilmente li sottraiamo al sistema generale - il sistema pubblico - che comprende anche queste realtà.
La fatica di alcune famiglie - sapendo di rivolgermi ad un elemento ritenuto importante anche da voi - sta diventando sempre più pesante. Le famiglie normali oggi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese sostenendo le spese nel sistema ordinario. Quanto stiamo chiedendo a queste famiglie, in termini di cure e di assistenza? Basti pensare a come si sconvolge la loro vita nel momento in cui si ritrovano con un anziano o con un minore da sostenere in modo privilegiato, sia in termini economici sia in termini sociali, affettivi ed emotivi.
Quante donne rischiano di perdere il loro posto di lavoro per far fronte a questo tipo di necessità? Occorre difendere i quattro portanti capisaldi della democrazia e delle istituzioni: il sistema pubblico della scuola; il sistema pubblico della sanità; il sistema pubblico della previdenza sociale; il sistema pubblico della rete dei servizi soci-assistenziali, per tutelare tutti, non solo i meno o i più.
Sul ragionamento delle disuguaglianze, dell'esclusione e della povertà ci ritorneremo, avendo, anche su questi temi, un concetto un po' "strano" quasi a trottola: una sorta di grossa pancia dove tutti hanno raggiunto il benessere, ma in cui si notano due picchi: i più in alto e più in basso.
Non è così. Il mondo sta andando in un altro senso, quindi è importane difendere questi capisaldi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

L'emendamento presentato tratta un argomento estremamente delicato.
Mentre nel sistema pubblico - che ha come massa critica, per il suo carattere dimensionale, l'elemento di intervento a sostegno dei disabili ciò può coesistere, in un sistema paritario di dimensioni minori (ed è lo stesso modello che si riproduce nella sanità, dove, ad esempio, una serie di servizi costosi non vengono affrontati dal privato: basta pensare ai DEA o ai Pronto Soccorsi che richiedono una dimensione e un carattere di un certo tipo di intervento) e molto difficile. C'è il rischio che sino a quando non avviene un'integrazione o non cambiano i rapporti di oggi, ci sia sempre solo una sede in cui l'inserimento di disabili non trova un'adeguata collocazione; salvo che non si muti il meccanismo - come credo alla lunga si tenterà, dopo questo primo passaggio del buono scuola tentando di far finanziare direttamente le scuole paritarie.
Solo allora (ma sempre con una dimensione particolare perché non ci possono essere realtà puntiformi) si potrà intervenire in questo senso.
un'altra anomalia che la legge nazionale non affronta - e forse non avrebbe neanche potuto affrontare - perché richiede, da parte della Regione, una capacità di progettualità e di intervento particolare.
Questa proposta di legge (espressa attraverso il processo emendativo dell'Assessore Leo e con il passaggio successivo dell'emendamento di maggioranza) compie un'ulteriore limitazione a questi problemi. Invece di lavorare su una legge più ampia, di respiro, più armonica e che costi il tempo necessario, si demanda il tutto al principio della delega all'Esecutivo, per portare a casa il risultato con dieci righe.
Personalmente, la ritengo una brutta strada - praticata, ahimè, anche dai Governi in Parlamento - che certamente non esalta il ruolo delle Assemblee elettive; ruolo che con questo tipo di scelta viene mortificato.
chiaro che con questi comportamenti il collega Cattaneo, forse non volutamente, ha limitato la nostre prerogative. Con qualche riga di testo in più, rispetto all'Assessore, ha delineato il progetto, demandando l'operatività reale e la costruzione degli elementi (non solo accessori) ad un secondo momento, addirittura peggiore rispetto alle leggi delega dove c'è un minimo di possibilità di intervento del Parlamento. In questo caso però, saremmo completamente emarginati come Consiglio regionale.
Quando chiedevo, in queste lunghe giornate di discussione all'Assessore Leo di fare uno sforzo, cercando di costruire elementi di un sistema e non portare a casa un pezzo di qualcosa per "venderlo" poi come un successo, era per dare organicità al testo.
Il senso del mio emendamento è introdurre una problematica che, così com'è formulata nella vostra proposta, non trova nemmeno un riferimento.
un tema estremamente delicato. Non ho il pregiudizio di pensare che la scuola paritaria non sia in grado di svolgere un compito adeguato in questo ambito, dico solo che il problema esiste, ed esiste per aspetti dimensionali.
C'è un limite oggettivo, da parte della scuola paritaria, nell'operare in questo campo; ma avremo tempo di riprendere questo argomento, cercando di apportare ulteriori aspetti ed elementi di riflessione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Questa sera siamo ancora una volta soddisfatti, per una serie di motivi.
A dispetto di quanto era stato previsto dall'opposizione, ancora una volta siamo riusciti a partire in orario e siamo qui a garantire il numero legale, non formale ma sostanziale, con una maggioranza - e un Assessore competente e titolare del disegno di legge - determinata, convinta e disponibile - com'è giusto che sia - ad un confronto di merito.
Siamo particolarmente soddisfatti perché questo ci è stato riconosciuto in un intervento - che ho molto apprezzato - del Consigliere Papandrea (capogruppo del Gruppo forse più ostile al provvedimento) non con un apprezzamento o una gentile affermazione, ma sotto l'aspetto politico.
Anche noi abbiamo apprezzato la disponibilità dell'opposizione a cambiare registro - mi sia concesso questo termine - da una posizione ferma di contrarietà al provvedimento, ad una disponibilità di un percorso finito e di confronto.
Vorrei rispondere al collega Tapparo.
Non siamo arrivati con un emendamento interamente sostitutivo di un testo di 14 articoli - a firma dell'Assessore Leo, poi subemendato dai Capigruppo della Casa delle Libertà - dopo un giorno o due di discussione nel merito di una legge, peraltro più organica, che avevamo presentato ormai più di 30 mesi fa. Siamo arrivati lì - come lei ben ricorda - dopo un percorso di impegno d'aula forse meno intenso rispetto a quello di questa sessione (questo l'abbiamo riconosciuto con lealtà e correttezza), ma con un impegno lungo, di mesi di lavoro in aula e in Commissione. Siamo tornati in VI Commissione qualche settimana fa per confrontarci sul merito, senza riuscire a licenziare un provvedimento alternativo al testo originario e all'emendamento sostitutivo della Giunta e dei Capigruppo della maggioranza. Questo, dopo una parentesi impegnata, da parte della maggioranza, ma anche dell'opposizione, che ci ha visti affrontare ancora una volta in Commissione - anche ripassare, mi sia consentito dirlo - la materia per riavviare questa sessione convinta e certamente più nobile alta e costruttiva per il Consiglio regionale.
Questa non è una legge - come ho sentito dire in alcuni interventi - a favore o a sostegno della scuola privata, della scuola cattolica, della scuola non statale. Quelle scuole non hanno certamente bisogno di un sostegno economico per stare in piedi, perché stanno in piedi grazie alla grande volontà di persone che offrono un servizio sociale forse privato (dal vostro punto di vista), ma in un sistema pubblico. Con questo disegno di legge vogliamo dare un contributo a quelle famiglie, perché la famiglia e l'individuo sono al centro della nostra politica. Vogliamo dare la possibilità e la libertà a tutti i piemontesi di poter scegliere il percorso educativo dei propri figli, richiamandosi ai valori e agli ideali o a quanto ognuno - famiglia e individuo - vuole richiamarsi, a prescindere dal proprio reddito. Molti cittadini e molte famiglie piemontesi hanno questa libertà; altre, invece, non ce l'hanno per questioni economiche e non possono scegliere il percorso di una scuola alternativa alla scuola statale semplicemente per un limite di questo genere. Sappiamo che questo non è risolutivo, ma con questo disegno di legge, e soprattutto con il buono scuola, vogliamo aiutare le famiglie e gli studenti a scegliere liberamente il proprio percorso scolastico.
La collega Manica ha introdotto un elemento interessante e ha riproposto due domande precise alla maggioranza. Risponderemo a queste domande, che chiedono quanto sia disposta - la maggioranza - ad intervenire nel merito della legge per limitare la delega alla Giunta regionale e se sia disponibile a modificare il testo della legge per garantire un coinvolgimento della Commissione nella fase di applicazione del Regolamento. Sono due domande interessanti e sono l'essenza del dibattito vero che avremo la possibilità di svolgere questa sera, questa notte e certamente nei giorni che ci vedranno altrettanto impegnati, come lo siamo stati in questa sessione incominciata l'altro ieri. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Negli emendamenti sottoposti emerge il perché della difesa del sistema pubblico dell'istruzione, che è l'unico sistema al quale si può chiedere di garantire il diritto all'istruzione a tutti, non solo a chi si trova in condizioni economiche svantaggiose. Garantire questo è complesso, oltre che costoso. Chi ha o ha avuto dei figli che vanno a scuola sa come questo problema sia, non solo complesso, ma sempre più messo in discussione: alcune scuole pubbliche incontrano delle difficoltà, perché i tagli che la scuola pubblica ha ricevuto rendono difficili gli inserimenti.
Evidentemente, si può insistere affinché questi avvengano rispetto ad una scuola pubblica, mentre rispetto ad una scuola privata il problema è diverso. Infatti, una scuola privata che si sceglie di frequentare pu anche rispondere: "Noi quel servizio non lo offriamo".
Bisognerebbe riflettere quando si parla di libertà di scelta, perché è un argomento complesso; un conto è permettere a qualcuno di fare una scelta alternativa a quello che lo Stato garantisce a tutti (mettendo quest'ultimo in condizione di farlo funzionare), un altro conto è parlare di libertà di scelta pensando - come faceva il Consigliere Cattaneo - che ognuno possa fare quello che vuole, senza dare alcun valore al sistema pubblico dell'istruzione.
Considero fondamentale, se vogliamo che questo diritto venga garantito a tutti, che il sistema pubblico esista e che sia l'unico sistema sul quale si investe, permettendo ad altre strutture di esistere, ma di vivere in altro modo (ad esempio grazie al volontariato). Oggi, invece, pur essendoci dei problemi nella scuola pubblica, la cui soluzione non si è in grado di garantire, si fanno delle scelte che finanziano altre strutture che non appartengono al sistema pubblico. Si fa una scelta politica pesante, che va contrastata. Un'ultima considerazione: la Consigliera Suino ricordava i pilastri della conquista dell'Europa; purtroppo, alcuni di quei pilastri sono già stati pesantemente smantellati ed attaccati.
Effettivamente, la scuola è ancora un punto abbastanza fermo, ma anche in questo ambito ci sono degli attacchi. Paradossalmente, gli unici pilastri che sopravvivono sono quelli legati alle armi, sia l'esercito sia la polizia, dove c'è un investimento; anche il nostro Paese, nel momento in cui effettua dei tagli in tutte le direzioni, riesce a trovare dei soldi per mandare alcune migliaia di militari all'estero, non si capisce bene su quale scelta di programmazione, se non quella fatta da Bush, quando ha deciso di fare una guerra.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio regionale all'operatore della Rai Guido Gravero


PRESIDENTE

Colgo l'occasione per salutare, a nome di tutti, l'operatore della Rai Guido Gravero, che, come sapete, si è particolarmente distinto nella sua attività di giornalista nella recente guerra in Iraq.
Siamo lieti di riaverla fra noi: ben tornato!


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Anche nel dibattito di questa sera, ho sentito qualcuno muoversi nell'ipotesi che stiamo svolgendo una discussione dall'esito predeterminato, nella quale stiamo lentamente consumando un rito che ci porterà, prima o poi, ad uno sbocco definito.
Vi dico francamente che se fossi convinto di questo, per rispetto a voi ma anche a me stesso, cercherei di abbreviare rapidamente questo rito e di arrivare a questa conclusione predeterminata. Se questa discussione invece, avvenisse in questa forma, utilizzando gli spazi che abbiamo concordato, è perché siamo convinti che esistano le possibilità di intervenire sul provvedimento che stiamo discutendo per modificarne le caratteristiche e per adeguarle a quelle che noi riteniamo essere le soluzioni più corrette. Dico questo non solo fidando naturalmente nella capacità di discussione, di persuasione, di confronto e di dialogo che è propria del dibattito che si svolge in un'assemblea legislativa come quella alla quale tutti partecipiamo, ma lo dico anche per quella capacità di convinzione che esercitano i fatti che ogni giorno mettono in evidenza davanti a ciascuno di noi e davanti all'opinione pubblica e alle convenzioni dei cittadini piemontesi la realtà che si svolge.
Non potete dimenticare, Assessore, colleghi della Giunta, del Consiglio e della maggioranza, che ci troviamo di fronte, ogni giorno, a contraddizioni che fanno emergere quanto gravi siano, a mio parere, le scelte della vostra politica. Questa mattina naturalmente i giornali titolavano sull'incapacità della Regione Piemonte di offrire una soluzione su un terreno come quello che riguarda le scelte di formazione dei ragazzi che a 14 anni indicano la loro preferenza per la scuola piemontese. Sono 750 ragazzi per i quali non siete in grado di fare una proposta e di avere le risorse a disposizione. Ma ogni giorno c'è una questione diversa.
Noi muoviamo per questa attività di convincimento, ma anche per una pressione che deriva dal fatto che, a nostro parere, nel tempo e in un confronto di merito, le contraddizioni delle vostre scelte penso siano destinate ad emergere.
Vorrei ribadire, quindi, che ci muoviamo con queste intenzioni: cercare un dialogo e verificare le condizioni, qualora esistano, per un confronto che non sia solo il consumare un rito.
Nel corso della discussione attendiamo su questi aspetti un' interlocuzione, una risposta o una posizione. Su questi punti noi vi chiamiamo a rendere conto in un dibattito pubblico. Vi poniamo delle domande: ritenete o no che questioni che riguardano i trasporti, i libri di testo, le mense, cioè le spese che tutte le famiglie sostengono, con difficoltà, per mandare i loro ragazzi a scuola, si debbano affrontare con questa legge per tutti? Se vi è questa disponibilità, allora c'è uno spazio di dialogo, in caso contrario lo spazio di dialogo si chiude.
Ritenete o no che vada posto un limite decente, visto che demagogicamente parlate di povertà che volete sostenere, alle fasce di reddito prese in considerazione da questa legge? Noi vi proporremo degli emendamento che prevedano non più di 10.000 euro annui pro-capite. Se volete parlare di redditi che riguardino le fasce medio/basse di questo si tratta. Se invece voi, dopo tutta la demagogia sulla povertà, proponete dei livelli di reddito familiari oltre i 100 milioni annui, capiremo, insieme ai cittadini, di cosa state parlando.
Volete o no considerare dei livelli di franchigia accettabili? Ritenete di prevedere una franchigia solo per coloro che, pagando alte tasse di iscrizioni, possono partecipare ed escludere tutti quelli che stanno al di sotto di questo? È un'altra domanda alla quale dovete rispondere.
Aspettiamo delle risposte su questi punti. E sulla base di queste risposte, se sono 200 gli emendamenti presentati, avremo 200 ore di discussione da svolgere in quest'aula, nelle quali naturalmente il Capogruppo Cattaneo potrà verificare la tenuta della sua maggioranza, al di là del notevole sforzo di cui noi diamo atto e anche di qualche risultato ottenuto nelle prime ore di questo confronto. Vedremo. Naturalmente è la capacità di durata che poi determinerà il risultato.
Queste sono le nostre proposte. Su queste vi chiediamo un confronto.
Ci sono scuole in difficoltà, come chiedeva poc'anzi la collega Suino? Ce ne sono. Ci sono scuole cattoliche in difficoltà? Noi annunciamo, in questa sede, la disponibilità ad un provvedimento che intervenga a sostegno di queste scuole, ma in modo esplicito e trasparente, così come si interviene su un problema di natura culturale o di natura produttiva ritenendo che ci siano degli aspetti importanti per tutti, ma fuori da una confusione che non provoca chiarezza.
Attendiamo queste risposte. Se si avvierà un confronto su questi punti per quanto ci riguarda potremo intravedere una via di dialogo; altrimenti misureremo la vostra tenuta in quest'aula e fuori da quest'aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Anch'io colgo l'occasione degli emendamenti - mi pare che il dibattito stia assumendo questa modalità di svolgimento - per precisare, con chiarezza, le posizioni per prefigurare poi, nel momento in cui si entrerà nel merito, un dibattito veramente importante.
Rispetto alle considerazioni già svolte nelle ore passate, volevo aggiungere che il tema mi pare ormai quello che è stato delineato negli ultimi interventi. Il Gruppo DS in modo particolare ha rilevato come ci sia un problema di coerenza con la legge n. 62, la legge sulla parità. Ma essendo questa la strada, che peraltro non condivido totalmente (condividevo, per la verità, l'impianto precedente e non questo costituito da un unico articolo, perché era all'interno della legge n. 49 e all'interno della legge n. 62, quindi sarebbe stato possibile calibrare meglio gli interventi per la scuola pubblica e per la scuola paritaria) credo che qualche riflessione più precisa si possa aggiungere in ordine al rapporto con la legge n. 49 e con la legge n. 62.
Mi pare che la proposta che viene formulata con l'emendamento acquisisca una parte del dibattito avvenuto l'anno passato.
Innanzitutto vi è questa scelta importante che è stata compiuta.
L'accoglimento di una critica severa, avvenuta da più parti qui in aula, è che gli interventi della Regione devono riferirsi soltanto alla scuola paritaria; mentre la modalità con cui sono stati accolti altri rilievi critici, mi pare abbastanza generica, quindi richiede una precisazione.
La strada prescelta dalla maggioranza è di delegare alla Giunta regionale la definizione delle modalità del contributo all'educazione scolastica (preferisco chiamarlo così, invece che buono scuola).
C'è il riferimento ad un successivo strumento della Giunta regionale.
C'è stato sicuramente qualche miglioramento e qualche precisazione seppure molto generica, rispetto alla proposta iniziale; ma ritengo che occorra definire con più precisione la delega, avendo in Consiglio la possibilità, attraverso il confronto, di definirla.
In questo modo si semplifica il lavoro della Giunta: più elementi della delega si definiscono in questa fase, più alla Giunta viene facilitato il lavoro successivo, nel senso che si riduce la discrezionalità, anche se obiettivamente, nella modalità di strutturarlo non può che esserci una necessità della Giunta di poter organizzare il sistema.
Il problema è questo.
giusto che sia stato fatto riferimento, per quanto riguarda il buono scuola e il contributo all'educazione scolastica, alle famiglie in condizione di maggior svantaggio. E' un riferimento condivisibile perché dà la possibilità, alle famiglie che non possono fare questa scelta, di intervenire. Chi può fare questa scelta, ed ha un reddito elevato, la scelta l'ha già compiuta; mentre occorre consentire a chi vuole compiere questa scelta (poi non è detto che la compia) e non può farlo, di poterla fare.
L'indicazione mi sembra molto generica, quindi sarebbe utile una precisazione: qual è il tetto massimo di reddito da considerare? Seconda questione. Nelle indicazioni dell'emendamento c'è il riferimento ad un meccanismo che tiene conto delle fasce, quindi occorre precisare come e quali devono essere le fasce.
Il terzo problema riguarda le spese, oggetto per il calcolo del contributo. Nella proposta iniziale della Giunta regionale - parlo del disegno di legge n. 252 - il riferimento riguardava le spese dell'istruzione, senza però avere un'indicazione precisa di quali dovevano essere le spese. Qui c'é una precisazione: "Le spese che vengono considerate sono le spese della frequenza e dell'iscrizione".
Personalmente ritengo, pur essendo convinto della bontà e della necessità di procedere, che occorra compiere una riflessione di questo tipo: nel primo e nel secondo comma si fa riferimento al fatto che il contributo all'educazione scolastica debba riguardare le scuole statali e le scuole paritarie.
All'articolo 2 c'è scritto: "La Regione provvede ad attribuire contributi nelle istituzione scolastiche statali e nelle istituzioni scolastiche paritarie".
Questa affermazione di principio - condivisibile - deve avere la possibilità di esplicarsi, altrimenti sarebbe stato scritto: "Contributo scolastico a favore delle istituzioni scolastiche paritarie".
Non è così; quindi occorre che questa possibilità si possa esplicare.
I riferimenti fatti nel dibattito iniziale sono risultati utili secondo il mio parere, perché si era arrivati ad un punto di discussione seria: riguardavano la migliore precisazione delle spese rimborsabili per intervenire - se si decide che è questo lo strumento - anche nei confronti della scuola pubblica (allora si era detto, ad esempio, per le spese di trasporto).
un tema delicato: o si interviene con questo strumento, o se ne studia un altro. Non credo - e questa è la nostra posizione - che questa proposta possa nascere contro la scuola pubblica.
Nel momento in cui si fa una scelta occorre anche, o attraverso questo strumento, o attraverso altri strumenti che devono essere decisi e definiti in questa fase, cercare di affrontare questioni oggi esistenti: penso al trasporto per la scuola media superiore che oggi non è oggetto di intervento e di contributo da parte della Regione, a differenza, ad esempio, della scuola media inferiore.
I temi in linea essenziale sono questi, ma in ogni caso, per quanto ci riguarda, anche la condivisione di questa idea non nasce contro la scuola pubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Il Consigliere Saitta ha esplicitato, in modo molto lucido, tutti i punti di possibile accordo nel merito del provvedimento. Se ho bene inteso quanto espresso può essere così sintetizzato.
Occorre sostenere le scuole paritarie che svolgono funzione pubblica occorre trovare un punto di equilibrio nell'utilizzo di queste risorse, ma soprattutto, non bisogna spogliare di prerogative il Consiglio regionale e fissare paletti nella definizione delle modalità con cui verranno erogati i contributi (un tetto di reddito o le eventuali fasce).
Manca, comunque, un altro elemento di ragionamento che spiazza tutta la nostra discussione. L'Assessore Leo, accogliendo una nostra richiesta, ha detto che occorre andare verso una ridefinizione della legge n. 49, legge madre. Nelle nostre proposte di legge abbiamo giocato la scommessa.
La discussione sta andando avanti, ma guardi che il percorso non è nell'epilogo, sostanzialmente diverso da quel percorso. Qualcuno ha sollevato l'obiezione: non affrontiamo la legge quadro sull'istruzione, non tocchiamo la legge n. 49, facciamo un atto separato.
Oggi, invece, si fa un ulteriore passo avanti dicendo: "Si aiutino direttamente le scuole paritarie, si separino i due provvedimenti, non si usino in modo strumentale le famiglie".
Questa mi pare la discussione di merito che si sta facendo.
Sul punto abbiamo le nostre riserve, che sono influenzate da questi dati che le fornisco, Assessore, ma che lei conosce molto bene (non so se sono quelli che ha citato il Consigliere Placido) e che credo diventino argomento dirimente per tutti.
Come contribuisce la Regione per il sostenimento della sua popolazione scolastica? Per l'acquisto di libri e materiale didattico per gli alunni delle scuole elementari: 2,08 euro pro capite, a parte la gratuità, che è altra cosa; per l'acquisto di libri e materiale didattico per gli alunni delle scuole medie inferiori: 18 euro pro capite; per l'acquisto di libri trasporto e mensa per gli studenti delle scuole medie superiori: 6,85 euro all'anno pro capite; per le scuole dell'obbligo (questo grida vendetta!): 8,18 euro di contributo all'anno pro capite.
A cosa servono le nostre discussioni, se le cifre con le quali ci misuriamo sono queste? Dobbiamo porre al centro della discussione l'aiuto alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole paritarie, o si dovrà proporre il problema di come affermare il diritto allo studio integrando queste cifre e dando il sostegno alle famiglie per garantire loro e ai loro figli il diritto all'istruzione? Questi sono i punti sui quali ci dobbiamo misurare e che fanno giustizia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Mi sembra, Presidente, che con gli ultimi interventi e con una prima parziale risposta del collega Cattaneo alle questioni che avevamo posto in chiusura di serata, il dibattito incominci ad incanalarsi maggiormente sulle questioni di merito. Abbiamo detto sin dall'inizio che il corpo degli emendamenti compiutamente sostitutivi dell'emendamento di Giunta avevano lo scopo di porre l'attenzione su una questione di merito: sull'incongruenza che a noi pareva esserci, tra i primi commi del subemendamento, che definiscono che la Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa di famiglie e studenti, che provvede ad attribuire contributi all'educazione alle famiglie che frequentino la scuola primaria o secondaria delle scuole statali e delle istituzioni paritarie e che il contributo è erogato nei limiti delle risorse regionali disponibili a parziali coperture, ecc. Dal comma 6 in avanti si delegava tutta questa vicenda, che, per quanto riguardava i primi commi, poteva anche essere dentro i termini della legge 62, ad un regolamento di Giunta e quindi ad un processo di delega che doveva determinare, dai limiti di reddito alle quote di copertura, l'importo massimo per ordine e grado, le procedure e i termini di inoltro delle istanze.
Ci sembrava che, tra la prima parte, che avanzava alcune dichiarazioni di principio, e questa seconda parte del processo di delega ci fosse la reintroduzione di un meccanismo diverso. Adesso, dopo l'intervento del collega Saitta, che ha una posizione parzialmente diversa dalla nostra, e la nostra proposta più complessiva di revisione dell'emendamento da voi presentato, siamo forse nelle condizioni di incominciare una discussione di merito.



(Commenti del Consigliere Cattaneo)



MANICA Giuliana

Voglio dire al collega Cattaneo di non avere questo atteggiamento autolesionista e dichiarare, davanti all'aula tutta, che io lo ascolto sempre! Vogliamo capire - dicevo - se, arrivati a questo punto, con una serie di emendamenti compiutamente sostitutivi dell'emendamento di Giunta, prima di passare a quelli sostitutivi sui commi, ci sono le condizioni per incominciare ad affrontare i termini del superamento del processo di delega in modo più articolato, dentro a quali ambiti e con quali caratteristiche.
Più superiamo il processo di delega alla Giunta in direzione di un riassestamento di questo provvedimento sui termini della legge n. 62, più questa proposta è vicina alla proposta che i Democratici di Sinistra avanzano stasera, così come nelle sedute precedenti.
Ci sono alcune proposte parzialmente diverse dalla nostra, che hanno una diversa gradualità: le proposte avanzate dal collega Saitta, che hanno una certa gradualità, e le nostre, che ne hanno una superiore, ma che entrano nel merito. Spetta alla maggioranza decidere; siamo alle 22.31 di una seduta serale e poi notturna, che si protrarrà quanto si protrarrà e successivamente valuterà se mantenere solo questa seduta o se aggiornarla.
Noi continuiamo ad illustrare gli emendamenti, cercando di capire se è opportuno passare ad una fase di esame di merito maggiore delle proposte o se è arrivato il momento di comprendere se la vostra proposta è assolutamente blindata ed impermeabile a qualsiasi possibilità di emendamento, o se contiene qualche possibilità di emendabilità. Si tratta di capire quali sono l'ambito e i termini, poi ognuno farà le proprie valutazioni. Ritengo che sarebbe utile per tutti e per il dibattito stabilire che siamo a questo punto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di questa sera e devo dire di essere rimasto favorevolmente colpito da alcuni di questi, perché entrano finalmente nel merito, cercano di dare un contributo che noi possiamo anche non condividere del tutto, ma sul quale si può impostare un ragionamento.
Il collega Saitta ha detto: "Smettiamola con questa manfrina e cerchiamo di trovare un possibile accordo; c'è il problema del tetto massimo, il problema della franchigia, il problema della delega" - il vero problema è quello della delega - "che non sappiamo quali limiti possa avere perché il testo oggi è generico".
Allora, ascoltando gli interventi dei colleghi Saitta e Manica, mi verrebbe volentieri da dire: sediamoci intorno ad un tavolo e cerchiamo di verificare qual é l'ipotesi di accordo per evitare di stare qui alcuni giorni a discutere, invece di occuparci di altri aspetti altrettanto importanti per questa Regione.
Caro Antonio Saitta e cara Giuliana Manica, c'è un problema che deriva dagli interventi che ho sentito successivamente. Questo Consiglio regionale ha discusso per più di trenta mesi di questa materia, di un disegno di legge più volte portato in Commissione e in quest'aula, un disegno di legge che era compiuto, che aveva tutte le determinazioni, tutti i limiti prestabiliti, che è stato modificato non certo per volontà nostra, ma perché obbligati da un Regolamento che non ci consentiva neanche di arrivare in aula a discutere serenamente e democraticamente. Ebbene, oggi da parte di un'opposizione che ha sempre voluto costruire, emerge una volontà di discussione. Ma la discussione poteva esserci prima! Caro amico Antonio Saitta, non ti ho visto così impegnato nel disegno di legge precedente. Posso accettare la proposta che oggi formuli - parlo ovviamente a nome del mio Gruppo, parlo come cattolico e come persona che ci tiene a rispettare i patti con gli elettori - ma dev'essere una proposta della minoranza. Non può essere una proposta parziale; né può essere, dopo trenta mesi, una proposta che chiede nuovamente di sfogliare la margherita perché qui di petali non ce ne sono più e - consentitemi - non c'é più neanche lo stelo della margherita. Naturalmente non vi è alcun riferimento al collega Saitta che è rappresentante di questo bel fiorellino. Dico questo per sintetizzare la posizione.
Con questo, e lo abbiamo dimostrato più volte in questi trenta mesi (non c'é bisogno di ribadirlo anche in quest'aula), non siamo per arrivare ad una posizione contrapposta in tutto e per tutto. Mi pare che anche l'intervento del collega Cattaneo poc'anzi abbia risposto in maniera collaborativa e non certo di chiusura.
Consentitemi: intendiamo affrontare un ragionamento serio e definitivo ma quando avremo terminato di ascoltare in quest'aula interventi di retroguardia, come quelli del collega Contu di pochi minuti fa. Soltanto in quel momento, probabilmente, saremo disponibili a ragionare, ad aprire un dialogo e a verificare quali possibilità reali ci sono di far passare questo provvedimento che legittimamente chiediamo come maggioranza e quindi lasciare finalmente spazio ad altri provvedimenti sicuramente importanti che i cittadini piemontesi aspettano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Entrando nel merito, pur non avendo ascoltato tutti l'intervento di tutti i colleghi, si dimentica, senza volere fare della dietrologia, che la situazione ha subìto un'evoluzione. La stessa proposta della Giunta è mutata: all'inizio, eravamo di fronte ad un testo che prevedeva una franchigia rivolta alle sole scuole private (allora si chiamavano così) che, di fatto, escludevano tutte le scuole pubbliche statali. Era congeniata in modo tale da destinare questo provvedimento esclusivamente alle scuole private e copriva solamente la tassa di iscrizione e la retta.
Questa era la partenza. È cambiata la situazione e ci troviamo di fronte ad un testo che prima era legato alla legge n. 49, mentre adesso lo si lega alla legge n. 62. Lo si lega alla legge n. 62 nella dichiarazione di intenti. L'Assessore aveva dichiarato, al di là della citazione di principio, che l'obiettivo sono solo le scuole paritarie, con una delega che non chiarisce. Allora, vogliamo entrare nel merito? Intanto Assessore Leo - faccio un breve passo indietro - i trasferimenti dell'ultimo quadrimestre dello Stato sulle scuole paritarie sono bellamente saltati colleghi della maggioranza, distratti e disattenti: parliamo di 4 milioni di euro per le scuole paritarie che lo Stato si è mantenuto e non ha trasferito alla Regione Piemonte. Questa è la vostra attenzione al problema delle paritarie? Fateveli ridare. Non ve li daranno, perché sono volati via. Questo è il primo problema: si tratta di 4 milioni di euro collega Deorsola, che non torneranno più. Le risorse sono l'aspetto centrale.
Continuo a insistere sulle cifre. Per tutta una serie di voci Assessore Leo, le scuole pubbliche ricevono il 14%, il 12% il 20% del necessario. Gli studenti che hanno 15 anni, handicappati, con quali risorse possono frequentare una scuola superiore? Non mi interessa se paritaria o statale, collega Deorsola. Con quali risorse? I Comuni, i piccoli Comuni, non le hanno. Questa è la realtà: non ci sono le risorse.
Allora, il problema non è penalizzare la scuola paritaria, ma non si può neanche non tener presente le condizioni generali dell'istituzione statale. Vogliamo dare un contributo alla scuola paritaria? Come ha ribadito il collega Marcenaro - ma è stato detto in molte occasioni - un conto sono gli interventi strutturali, come fossero l'artigianato o l'industria, insomma un settore in crisi, diversa è, invece, questa situazione.
Qual è il problema? Si vuole intervenire? Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Saitta. La vecchia proposta prevedeva una franchigia dell'1% e non il paniere. Allora perché non si interviene sui trasporti per tutti, per gli handicappati in particolare, sulla mensa e sulle attività didattiche? La franchigia: eravamo scandalizzati per i 140 milioni della prima proposta, adesso scopriamo che l'obiettivo è 120 milioni. Questo è un intervento per i poveri, per gli ultimi o per chi ha risorse? Siamo disponibili ad entrare nel merito e a discutere seriamente, ma la proposta è una legge delega di un emendamento che rimanda alla Giunta a chi destinare queste risorse. Entriamo nel merito e verifichiamo a chi veramente dovrebbero andare, a chi ne ha necessità. Non vogliamo assolutamente penalizzare la paritaria, ma non ci può essere neanche una penalizzazione contraria, Assessore. Questo è il problema e noi siamo pronti a discuterne.
Non è un problema di tenuta della maggioranza o di tenuta dell'opposizione in una prima muscolare, che ci può impegnare tutta la notte.
Siamo pronti nel merito con proposte serie. Vi sfidiamo a misurarvi sulla serietà delle proposte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Ferme restando tutte le osservazioni sulle strutture del provvedimento attendiamo ancora una risposta dall'Assessore Leo sull'articolo 1 relativamente alla questione delle intenzioni della definizione.
A questa Giunta regionale, sta più a cuore la necessità di dare a tutti quanti le stesse opportunità, o consentire la libertà di scelta fra scuola pubblica e scuola paritaria? L'Assessore sa che esistono numerosi problemi di handicap sociale che bloccano, di fatto, l'accesso alla scuola nei suoi livelli superiori.
E' un peccato, perché man mano che si procede in una società sempre più deindustrializzata, le risorse principali sono il genio e l'intelligenza delle persone all'interno della Regione.
L'insieme del sapere e delle conoscenze è, alla fine, l'elemento che più qualifica. Ce ne accorgiamo, drammaticamente, rispetto alla vicenda FIAT, dove il processo di deindustrializzazione colpisce in modo piuttosto pesante. Alla fine, però, se malgrado tutto abbiamo ancora un po' di fiducia, nel nostro Piemonte rimane un diffuso tessuto del sapere attraverso il Politecnico e i Centri di Ricerca.
Investire sulla formazione, allargando la base di rappresentanza a tutta la popolazione piemontese, diventa una linea strategica. Per fare questo, però, occorre invertire nella piramide individuata dall'Assessore Leo: all'inizio del percorso scolastico, la stragrande maggioranza degli iscritti alle scuole appartengano agli strati sociali più poveri e alla fine, invece, si assiste ad un rovesciamento della situazione con una grossa selezione.
Come si interviene per impedire i violenti fenomeni di dispersione scolastica? Ciò che l'emendamento tratta, in particolare, è la questione del sostegno all'handicap. Questo Governo si è qualificato in modo piuttosto pesante per limitare il sostegno all'handicap ed abbiamo diversi Comuni che hanno scuole in grande difficoltà.
Vi richiamate sempre al valore della famiglia: posso testimoniare essendo una situazione che conosco, che vedo e che vivo - che in una famiglia, quando c'è la tristezza di un bambino con un handicap, la situazione coinvolge l'intera famiglia. Non avete idea di quanto si possa fare se questa famiglia non viene lasciata sola.
Quando ero ancora studente di medicina si diceva che i bambini con la sindrome di Down, arrivano ad un livello di intelligenza massima di 5-6 anni. Abbiamo notato che con un adeguato sostegno, il livello di intelligenza arriva tranquillamente ai 15 anni (tutti quanti avrete visto il film "Jonny stecchino" con Benigni e quel bravissimo attore).
La possibilità di sostenere i giovani con handicap è un impegno morale cui un onesto e cattolico Assessore non può assolutamente sottrarsi.
Non riesco a capire, quindi, la resistenza ad accogliere l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brigandì; ne ha facoltà.



BRIGANDI' Matteo, Assessore regionale

Intervengo brevemente per evitare di fare ostruzionismo alla stessa maggioranza.
Mi pare stupido che in questi tre anni di permanenza, su problemi di questo genere, ci si debba ridurre a fare una farsa notturna spendendo denaro pubblico.
Sono stanco, ho mangiato, ho un certo tipo di pesantezza e vorrei pregare i colleghi di un particolare. Che non azzecchino i congiuntivi pazienza, è un fatto normale; ma gli aggettivi dimostrativi no. Lo ripeto a me stesso, pregando tutti quanti di usarli.
Quando sento un Consigliere della minoranza dire: "questa maggioranza" mi chiedo: "se quella minoranza è maggioranza, io cosa sono diventato?". E mi preoccupo.
Gli aggettivi dimostrativi sono tre: questo, codesto e quello.
"Questo" si adopera quando il soggetto di cui si sta parlando è vicino a chi parla e lontano a chi ascolta; "codesto" quando è vicino a chi ascolta e lontano da chi parla; "quello" quando è distante sia da chi ascolta sia da chi parla.
Pregherei i Consiglieri della maggioranza e della minoranza - ma soprattutto quest'ultimi - che quando parlano di maggioranza dovrebbero specificare: codesta maggioranza. Se dicono "questa maggioranza" penso che qualcuno abbia trasmigrato da un partito all'altro (cosa possibilissima nella confusione).
Se ci si riferisce alla minoranza, si dice "questa minoranza", sempre se chi parla è la minoranza; mentre, quando ci si rivolge alla Giunta regionale, se si è maggioranza si può dire "codesta Giunta " (se si ritiene non accomunarsi con l'idea generalizzata della Giunta regionale) altrimenti si deve dire "codesta Giunta " e ciò valga anche per la minoranza.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Non ho ben capito l'attinenza dell'intervento che mi ha preceduto.
possibile stabilire precedenti per cui, effettivamente, discutendo si parla del contenuto dell'emendamento.
L'emendamento, invece, riguardava l'argomento in discussione, il problema del diritto allo studio, di come viene garantito, di come ci siano modi diversi per approcciarsi a questo. Mi pare che la questione più rilevante sia il problema dei disabili: problema sicuramente importante e di grande rilevanza, non solo sociale. E' il motivo per cui voteremo a favore di questo emendamento, che mi pare delinei un altro modo di affrontare i problemi rispetto alla proposta avanzata dalla maggioranza e dall'Assessore Leo.
D'altro canto, mi aspettavo un intervento dell'Assessore Leo - che era stato annunciato, dicendo che sarebbe intervenuto dopo la pausa - ma forse anche l'Assessore ha mangiato molto e ha delle difficoltà ad intervenire forse la sua attenzione si è ridotta rispetto alla fase precedente, in cui era molto attento. In questo momento lo vedo più in difficoltà, ma spero che nell'arco delle prossime ore - perché il lavoro si prospetta lungo intervenga, portando ulteriori contributi e precisazioni rispetto alle proposte che ha sentito.
La dichiarazione di voto è dunque favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo, per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, da circa un'ora alle carrozzerie di Mirafiori si sono chiuse le votazioni per il rinnovo (dopo tanti anni) dei rappresentanti. In questi tempi erano in discussione anche i problemi di organizzazione del lavoro, anzi, la nuova dirigenza FIAT parla del problema della produttività. Credo che codesta maggioranza tenga molto all'approvazione di questo provvedimento, che tocca tutti noi, e, dopo un'ora e mezza di interventi rispettabili, ma francamente di repertorio, non legati all'emendamento, dovrebbe essere preoccupata perché in due ore abbiamo prodotto un solo emendamento. Poiché ce n'è un certo numero, non so! Anche se l'avvocato Cota, nostro esimio Presidente, cerca sempre di comprimere un po' i lavori, gli emendamenti sono 200, fate voi i conti, anche con tre sedute alla settimana, arriviamo a un'epoca che fa stramazzare per terra l'Assessore Leo, che vorrebbe, già da ieri, approvato questo provvedimento.
Tornando a bomba, lasciando ad altri momenti i discorsi di respiro e tornando ai temi specifici che l'emendamento propone, per i quali ovviamente darò un voto favorevole, torno a dire che la soluzione, così come viene prospettata, salvo che l'Assessore Leo non tiri fuori il coniglio dal cilindro, trovando una soluzione che estranei la nostra Assemblea, lascia scoperto questo tema. Mi piacerebbe molto sentire l'Assessore Leo esprimersi sulle diverse tematiche generali, poi magari anche in modo più preciso.
Ho sempre richiamato costruttivamente l'Assessore a dare una sistematicità a quello che facciamo. Stasera abbiamo sentito delle cose straordinarie e sorprendenti sulla crisi delle scuole private; in questo caso, come operiamo rispetto a quanto dice l'emendamento, sull'integrazione delle persone disabili che richiedono una procedura di sostegno particolare nel sistema scolastico? Io ho provato a dire che in un sistema scolastico che - non lo dico per penalizzarlo - quantitativamente è quello con minore massa critica, una equivalenza dell'integrazione delle persone disabili sia nel sistema della scuola pubblica sia in quello della scuola paritaria diventa più difficile, ma certamente l'Assessore Leo avrà delle idee in merito. L'emendamento cerca di parlare di questo aspetto, perch l'intervento che vogliamo fare non è di manutenzione alla proposta dell'Assessore Leo, ma è di integrazione ed arricchimento. E' questo il senso dell'interrogativo che pongo. Ovviamente, ogni dieci ore c'è una fase di interventi di repertorio - e sono ammissibili - ma dovremmo tentare di lavorare per costruire il progetto.
Come dicevo all'Assessore Leo, ogni tanto, non subito, ci dia delle risposte. Sono convinto che lui in molti casi ha delle risposte; in altri ha bisogno di un nostro, se non aiuto, certamente suggerimento o proposta (qualche volta possono anche essere suggestioni inaccettabili per le sue posizioni, però rappresentano il modo di operare). Un emendamento non è l'astrazione e questo è legato ad aspetti specifici, sui quali dichiaro di essere favorevole.
La mia non vuole essere una critica ai vari interventi; voglio solo rilevare i ritmi di produttività di questa Assemblea, anche se questo a me non preoccupa; è a codesta maggioranza che deve preoccupare!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola per dichiarazione di voto.



DEORSOLA Sergio

Grazie, Presidente. Brevemente, per rilevare come, dopo numerose ore di discussione, abbiamo fatto un passettino avanti. Così come all'inizio dei lavori della giornata rilevavo che era stato superato un limite (che era quello di non riuscire ad entrare nella materia concreta), ritengo che dagli ultimi interventi si possa individuare una disponibilità anche da parte delle minoranze su questo punto a condividere alcuni limiti. Quando questo lavoro di approfondimento sarà possibile, non è ancora dato saperlo con precisione, almeno a mia valutazione, ma sicuramente la richiesta di una puntualizzazione della delega credo sia da valutare se questo è condiviso o almeno non osteggiato. Credo che debba essere valutato come un fatto positivo dalle minoranze.
Mi auguro che nel prosieguo della discussione questi spunti che mi pare di cogliere possano trovare una concretizzazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi, per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il collega Deorsola ha ragione nel dire che abbiamo fatto piccoli passi in avanti. In realtà, abbiamo fatto senz'altro piccoli, forse anche piccolissimi, passi in avanti dal punto di vista quantitativo, ma abbiamo fatto, invece, rilevanti passi in avanti dal punto di vista qualitativo perché non mi ricordo in quest'aula di aver potuto discutere in questo modo di istruzione con colleghi che la pensano come me e con colleghi che la pensano diversamente da me. Sono ancora convinto che al termine di questa lungo confronto noi avremo messo alle nostre spalle una messe di argomenti, di posizioni e probabilmente anche di registrazioni di posizioni di ciascuno in relazione a quanto ricevuto come critica, di grande rilevanza politica e culturale, perché stiamo parlando di istruzione in termini seri.
Penso, quindi, che questa sia un'occasione da cogliere in pieno e da non perdere, da non trasformare in momento stanco e ripetitivo.
un'occasione per parlarci e dirci tutto quello che pensiamo, tutto quello che di diverso c'é nei due schieramenti. Sono convinto che si tratti di concezioni, a parte quelle che possono confondersi tra l'uno e l'altro schieramento, antitetiche, radicalmente diverse e prospettano due modi d'essere della società italiana.



CHIEZZI Giuseppe

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Dopo due anni e mezzo...



CHIEZZI Giuseppe

la prima volta, dopo due anni e mezzo, che voi siete presenti in aula, anche la Diocesi l'ha capito e l'ha scritto su tutti i giornali.
Finalmente siete presenti in aula ed essendo presenti in aula finalmente possiamo discutere dei temi di merito. Finché scappavate, o consentivate ad alcuni dei vostri di scappare, il tempo passava metà a discutere e metà ad aspettarvi. Adesso, se Dio vuole, siamo qui con voi - per adesso presenti in numero sufficiente per determinare.



CHIEZZI Giuseppe

CATTANEO Valerio (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Abbondante, abbondante!



CHIEZZI Giuseppe

Abbondante... dovreste essere in 40! Adesso siete 32 o 33; è un numero sufficiente per dire che c'è una maggioranza che vuole governare.
Permettetemi di dire che questa è una situazione nuova, perché sui buoni scuola non è mai stato così.
Approfittiamone, quindi, per continuare a parlarci, senza aprire polemiche o cercando di individuare contraddizioni nell'ambito dei proponenti della legge o di chi la sostiene dal punto di vista della maggioranza. Visto che all'interno dell'opposizione le posizioni sono diverse, ritengo sia utile aprire dei colloqui, almeno con chi ci sta, nei confronti delle posizioni che vengono espresse dai banchi dell'opposizione. Mi riferisco, ad esempio, al collega Saitta.
Caro collega Saitta - dico così tanto per svegliarci - legga la legge n. 62: è inutile dire, "cadendo dal pero", che adesso il sistema nazionale non è più quello di prima.
Certo, non è più quello di prima. Il tema della legge n. 62, che personalmente non avrei mai votato, non nega che in questa legge il sistema educativo nazionale di istruzione sia composto da scuole statali e da scuole paritarie o private. Il collega Saitta, se volesse veramente dire tutto, non dovrebbe tralasciare l'inciso che sta nella prima riga della legge n. 62 che recita: "Adesso il sistema nazionale è composto da scuole statali e da scuole paritarie private". Dovrebbe specificare che dopo le prime parole, c'é scritto: "Fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione".
Allora, questo riferimento all'articolo 33 non è del tutto ininfluente perché nei suoi vari commi stabilisce che la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione, gli enti hanno diritto di istituire, senza oneri e via dicendo.
Non omettiamo questo aspetto, perché è un elemento di sofferenza che va esplicitato. Nelle interpretazioni che si danno alle leggi, nella gestione delle stesse e nella formulazione di nuove leggi interpretando la Costituzione, di certo è possibile un'interpretazione che tenda a dire: "basta con questa storia 'senza oneri per lo Stato'", ma sarebbe anche ben possibile un'interpretazione che dica: "vige ancora la norma costituzionale 'senza oneri per lo Stato'". Per cui, chi vorrà farsi le scuole private se le faccia, se le paghi e si trovi chi è in grado di accedervi.
Ringrazio comunque il collega Saitta. Di tempo ne abbiamo ancora tanto e senz'altro cercherò di entrare in colloquio con lo stesso.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 453.
Il Consiglio non approva.
La logica per esaminare gli emendamenti è di partire dal più lontano allorché gli emendamenti contengano esattamente gli stessi punti.
Purtroppo, mi è impossibile realizzare quest'operazione in maniera completa perché ci sono degli emendamenti che scompongono i diversi punti La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie Presidente. Torno sempre un attimo indietro. Questi due anni ci hanno portato a discutere, tra accelerazioni e frenate, del problema legato alla scuola. Se non altro un aspetto positivo ce l'ha questo buono scuola: ci fa discutere...



PRESIDENTE

No, no, chiedo scusa un attimo, abbia pazienza un attimo.



PLACIDO Roberto

Presidente, è possibile un minuto di sospensione?



PRESIDENTE

Va bene, sospendiamo per un minuto ma qui in aula.



(La seduta, sospesa alle ore 23.13 riprende alle ore 23.17)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Emendamento rubricato n. 455 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Placido, Riba, Suino e Ronzani (e connesso emendamento rubricato n. 454): L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. Sono oggetto specifico della presente legge, in conformità al dettato costituzionale ed alle finalità fissate dallo Statuto della Regione Piemonte le azioni che favoriscono: a) la promozione e la qualificazione di interventi per il diritto allo studio in favore degli alunni delle scuole appartenenti al sistema nazionale d'istruzione e delle agenzie formative, nel rispetto delle autonomie e delle identità pedagogiche, didattiche, della libertà d'insegnamento e della libertà di scelta educativa delle famiglie b) la realizzazione di un'offerta di servizi e di interventi differenziati volta ad ampliare i livelli di partecipazione delle persone ai sistemi dell'istruzione e della formazione c) il raccordo delle istituzioni e dei servizi educativi, scolastici formativi, socio-sanitari, culturali, ricreativi d) il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa attraverso interventi prioritariamente diretti agli strati della popolazione con bassi livelli di scolarità.
2. La Regione Piemonte favorisce la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che determinano l'evasione dell'obbligo scolastico, la ripetenza, lo scarso rendimento, l'emarginazione e l'abbandono scolastico sostenendo con propri interventi finanziari il sistema della scuola pubblica.
3. La Regione e gli Enti locali, Province, Comuni, Comunità montane perseguono le finalità della presente legge e programmano gli interventi assicurando la partecipazione delle autonomie funzionali e delle reti di scuole di cui all'articolo 21 della L. 59/1997 nonché degli organi collegiali delle scuole e territoriali e delle rappresentanze delle scuole non statali." La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Faccio un ulteriore passo indietro.
All'origine, la nostra proposta di legge prevedeva una sostituzione completa della legge 49/85. Allora era una proposta innovativa, ma dopo diciotto anni riteniamo, se non fosse per una rigidità delle percentuali con le quali destina risorse dalla Regione Piemonte alla legge 49 necessiterebbe di una modifica. Il provvedimento della Giunta modificava in parte, la legge 49 in quel punto; oggi ci troviamo con un provvedimento che fa riferimento alla legge 62.
Senza ripetere quanto già espresso da chi mi ha preceduto, la legge 62 ha il merito - secondo il nostro punto di vista - di aver ragionato "nel sistema" per creare un sistema della scuola pubblica, costringendo contribuendo e favorendo le condizioni, affinché alcune scuole private possano garantire un servizio standard uguale in tutto il paese (pubblicità dei bilanci, accogliere qualsiasi iscrizione, gli organi collegiali, i contratti collettivi, i programmi, eccetera).
Questo è, in assoluto, uno degli aspetti positivi della legge 62.
L'impressione che abbiamo è che l'obiettivo principale della Giunta sia di assegnare 18 milioni di euro alle scuole paritarie (allora private) rispetto alle quali sono pronti a: primo, fare riferimento alla modifica della legge 49 per poi redigere un "emendamentone" che l'abbandona trasformarla in 252 ed ora fare riferimento, come dichiarazioni di intenti solo alla 62, ma dichiarando ufficialmente che, in realtà, le risorse le vogliono assegnare solo alla scuola paritaria con un andamento "a zig zag": accelerate, frenate, interruzioni, vacanze e prove di maratone consiliari.
Questo obiettivo, Assessore, non è il nostro. Siamo pronti - lo ripeto a contribuire a risolvere il problema, ma non con una legge delega che non copre le voci del paniere ed istituisce - forse - una franchigia.
Sarebbe opportuno che a questo punto l'Assessore Leo ci togliesse questa curiosità, dicendoci se c'è o meno questa franchigia e quali cifre copre (se solo la retta o anche trasporti, l'handicap, la mensa, i viaggi extrascolastici ed altre attività). In questo modo riusciremmo ad entrare nel merito.
Se l'obiettivo è prendere o lasciare i diciotto milioni solo per le scuole paritarie, allora si riesce ad avere un discorso serio di contenuto di meriti, altrimenti non si può pretendere di non voler entrare nel merito e che l'opposizione accetti, supinamente, silenziosamente e sommessamente l'intenzione della maggioranza.
Chiedere questo mi sembra obiettivamente troppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Sempre rimanendo nel merito dell'emendamento proposto, che si rapporta con il precedente, il sistema della scuola paritaria in Piemonte dovrebbe essere un microcosmo che introduce i rapporti, gli equilibri, le opportunità e le presenze che ha il macrocosmo della scuola privata. Non deve essere, com'è nella sanità, un cosmo privato che prende le parti più convenienti, scaricando quelle più onerose al pubblico. In precedenza ho fatto l'esempio dei soggetti più deboli che avendo un maggiore costo a persona per essere seguiti nel sistema scolastico, vengono sempre catapultati nel sistema pubblico. Capisco che si tratta di un problema non semplice, essendo "piccoli" i numeri del sistema paritario ed essendo difficile riprodurre i caratteri del sistema maggiore, ma segnalo il problema all'Assessore (di modo che se lo ponga come elemento di riferimento se vuol fare crescere, dato che ha l'ambizione di far crescere la scuola paritaria) che se diventerà una cosa elitaria, non tanto per il reddito ma perché non "imbarca" le diversità della società, allora questa scuola paritaria farà poca strada.
L'emendamento, sempre proseguendo in questo senso, parla della realizzazione di un'offerta di servizi differenziati, volti ad ampliare il livello di partecipazione e d'interazione delle persone, nel sistema di formazione. Non è facile: mentre in un sistema grande questo lo si pu realizzare, perché ci sono grandi numeri, nel sistema più piccolo è importante darlo come scenario di riferimento, perché solo in questo modo il progetto diventa ambizioso e non opportunistico, per dare un po' di fiato magari alla scuola confessionale. Se, invece, ha un disegno più alto, allora si misura, anche se non subito, ma in prospettiva, con questi problemi.
L'emendamento aggiunge, in uno dei punti della sua articolazione: "Il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa attraverso interventi prioritariamente diretti agli strati della popolazione con basso livello di scolarità". In questo caso, la scuola paritaria si fa carico di una parte di quei problemi derivanti dal drop out, quelle condizioni di grande durezza che il sistema dei giovani presenta. Capisco che questo non sia possibile attuarlo subito o non sia possibile in forte misura, ma deve stare all'interno del progetto e non ci deve essere una differenziazione perché questo è l'emendamento importante, che individua una serie di punti che, se precisati, anche come impegno, danno una caratura di un certo tipo al progetto. Se, invece, si sta in silenzio, si ha l'impressione che questa scuola voglia imbarcare solo persone che non danno problemi; sembra che una volta risolto il problema del reddito, con il buono scuola, coloro che danno problemi, coloro che sono devianti, che sono in difficoltà, vengano destinati alla scuola pubblica.
Sono sicuro che lei non abbia questa convinzione, ma sono anche convinto che lei non possa attuare quel progetto in un piccolo cosmo qual è la dimensione della scuola paritaria. Lei deve dire: "Intendiamo dare un contenuto a questi problemi, non subito, non sarà possibile da domani, ma certamente la scuola paritaria si misurerà e darà risposte anche a questo problema".



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Grazie, Presidente. Voglio giustificare due ore di assenza, dovuta ad un impegno istituzionale con Telesubalpina, un sistema mediatico che non potete accusare di essere particolarmente appartenente all'area della sinistra; all'area della corretta informazione certamente sì, e non credo sia un'accusa. Doveva essere presente al programma anche il collega Angeleri; l'ho scusato, dicendo che era precettato per questa riunione del Consiglio. C'era sicuramente una grande attesa per capire, proprio dal collega Angeleri - io non so se sono stato un esegeta sufficiente dei suoi punti di vista, ma ho cercato di essere onesto - come mai non si vogliano dare questi soldi alle scuole cattoliche, che rappresentano un'istituzione così necessaria e benemerita del nostro panorama formativo! La distorsione nasce proprio qui, cioè dall'idea che ci sia qualcuno che vuole disconoscere il contributo e il valore che le scuole cattoliche hanno nel panorama formativo e della cultura complessiva, anche del panorama democratico del nostro Paese. Diventa un po' difficile, ma assolutamente fondamentale, assumere anche questo aspetto, perché non c'è da parte nostra, almeno da parte del mio Gruppo, alcun disconoscimento di questa importante funzione. Non ho difficoltà a riconoscere questo e a dire che tutti i periti agrari della provincia di Torino provengono dalla scuola dei Salesiani di Lombriasco, riportando una formazione di tipo tecnico professionale sicuramente apprezzabile. Magari non si possono fare altri confronti, perché c'era solo quella scuola nella zona, ma non ho ragione di disconoscere che sia una formazione apprezzabile.
La questione non è di questa natura, tant'è che, proprio con la legge 62, abbiamo concorso a riconoscere che la scuola pubblica è formata dagli istituti statali e dalle scuole non statali che adottano gli stessi programmi, le stesse metodologie e regole. Se di questo si tratta, e nella misura in cui si tratta, prima o poi dovrete arrendervi a considerare le cose dall'altro punto di vista: quali sono le eventuali esigenze di questo tipo di scuole, per poter concorrere e continuare a rimanere degli istituti formativi che, non potendo più usufruire del volontariato come in passato possano continuare ad essere dei soggetti della formazione? I miei colleghi tutti (il Segretario Marcenaro, il Capogruppo Manica e gli altri) hanno ripetuto in questo dibattito, e non solo qui, che su questo argomento la nostra disponibilità c'è; sono le proposte che mancano.
Quello che si vuole fare è mettere a disposizione 35 miliardi, dandoli alle famiglie, cioè ai consumatori, alla domanda, al mercato, per poter inserire, non il mantenimento di quel settore formativo che c'è e che eventualmente ha delle esigenze che possiamo considerare, ma una domanda di mercato alla quale possa rapportarsi un'offerta di mercato. Quindi, nuove scuole, nuovi istituti, sulla base di un mercato di 35 miliardi - che non è poco - possono insediarsi e diventare coloro che offrono al mercato la propria prestazione professionale. "Vieni da me, vieni in marina: diventerai tecnico e girerai il mondo!". Magari fossero slogan così neutrali - lo dico perché ho visto che ho sollevato l'interesse della parte genovese del Consiglio regionale! Ricordo che un Preside di una scuola del mio paese, o - come ha voluto dire oggi il collega Papandrea - della mia lontana valle, un Preside che si picca di essere un esponente significativo del mondo conservatore, ma di scuola pubblica, in un recente dibattito (di cui posso fornire) si è schierato contro questo tipo di operazione e finanziamento, dicendo: "Devono ancora dimostrarmi che io, che utilizzo i metodi del sistema privatistico nel pubblico, io che sono un manager pubblico, non sono capace di formare la migliore scuola di questo mondo! Certo è che se devo mettermi in concorrenza con qualcuno, a cui il destinatario è capace di portare dei soldi, e quindi si apre un mercato, il mercato non è più selezionato sulla base della capacità, ma della promozione, della capacità di indurre la scelta. A quel punto, siamo tagliati fuori, sia io, manager di scuola pubblica statale, sia i Salesiani e tutti gli altri".
Assessore Leo, si vuole decidere a discutere in questi termini della questione? Lei è disponibile e, come sempre, particolarmente gradevole però dovremmo tornare a discutere su questo punto! Non può mettere 35 miliardi a disposizione di un mercato che non si sa come andrà a finire!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato quanto è stato detto nel corso degli ultimi interventi. Mi chiedo come possa l'Assessore Leo rispondere in maniera precisa alle domande che gli vengono formulate senza fare quella che è la cosa più semplice e più diretta, ovvero accettare gli emendamenti di cui stiamo discutendo. Se siamo concordi nel sostenere che i problemi fondamentali di tutta la scuola siano quelli dell'abbandono scolastico, dei fallimenti e dello scarso rendimento, come recita l'articolo, e la soluzione a tali problemi rappresenti la finalità di questa legge, Assessore, non ci sono altri mezzi per risolvere questo problema se non accettare gli emendamenti che, di volta in volta, vengono sottoposti alla vostra attenzione da parte dell'opposizione.
L'Assessore sa bene che tra le cause che vengono individuate per quanto riguarda l'evasione dell'obbligo scolastico, oltre ai problemi legati alla qualità e alla consistenza del bagaglio culturale trasmesso dalla famiglia, oltre all'influenza esercitata dalla posizione sociale e dallo status culturale delle famiglie nello strutturare le aspettative dei giovani nei confronti degli studi, vi è il fattore rappresentato dal livello di reddito della famiglia in rapporto ai costi della scuola, che sono da intendere sia come costi diretti per le spese di istruzione (libri trasporti, tasse, mense, eccetera) sia come mancato guadagno derivante dal non svolgere un'attività lavorativa remunerata.
E' così evidente che per le famiglie appartenenti alle fasce di reddito basso o medio/basso la frequenza dei figli alle scuole medie superiori e naturalmente all'università comporti dei costi diretti e indiretti assai più pesanti e, quindi, meno sostenibili. Questi sono dati. Se a ciò si aggiunge la considerazione che il basso livello di reddito è fortemente e direttamente correlato con la dotazione del capitale culturale familiare ne consegue che la probabilità di raccogliere insuccessi scolastici è più elevata per quanti appartengono alle fasce di reddito più basse che per coloro che godono di un livello di reddito più alto. L'altra conseguenza è che il rischio che si corre ad investire nell'istruzione sarà più alto per coloro che hanno livelli di reddito e di capitale culturale minore e più basso per coloro che, invece, si trovano nella situazione opposta. Questo significa che lo studente con famiglia a basso reddito e con un bagaglio culturale limitato, di fronte ai primi e probabili insuccessi scolastici tenderà ad abbandonare la scuola o a ripiegare verso scelte scolastiche meno rischiose. Questo è esattamente il problema che si evidenzia con l'emendamento che viene sottoposto alla vostra attenzione. Con la realizzazione di quello che viene chiamato "buono scuola", non si pone rimedio a questa tendenza. Per farlo occorre, invece, come prevede l'emendamento, sostenere con interventi finanziari in capo alla Regione il sistema della scuola pubblica.
Questa è la strada che chiediamo di intraprendere. A questo deve rispondere l'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, Signor Presidente.
Vorrei insistere sugli aspetti che illustravo poc'anzi. Mi rivolgo all'Assessore Leo, anche se la questione non lo riguarda direttamente: la convinzione (proveniente da più parti, per essere sinceri) che questa fosse la serata nella quale, con un po' di precipitazione drammatica e di sceneggiata finale, interrotte le richieste di inserimento di nuovi punti all'o.d.g., si passasse, attraverso l'emendamento, il subemendamento e la cancellazione di tutti, alla definitiva approvazione della legge purtroppo, per via del golpe, decade e questa scenata non si pu realizzare. Siamo costretti, quindi, oggi e nei giorni successivi, a svolgere una discussione di merito alla quale mi pare ci stiamo tutti apprestando, delineando un quadro di proposte da mettere in campo per un confronto significativo.
Noi lo abbiamo fatto, e non solo il nostro Gruppo, con una serie di interventi, delineando un campo di iniziative e di punti sui quali attendiamo delle risposte.
Abbiamo detto di cosa si tratta. A questo punto, cosa pensate voi e cosa pensiamo noi è abbastanza chiaro. Come diceva qualcuno, si tratta di due posizioni radicalmente diverse.
A nostro giudizio, vi muovete nettamente al di fuori del quadro della legge n. 62. L'unico richiamo alla legge n. 62, come diceva il Consigliere Placido, riguarda la definizione delle scuole paritarie: "Sono scuole paritarie - è scritto nel testo che avete presentato - così come definite dalla legge n. 62". Per il resto, come voi sapete, la legge n. 62 prevede contributi a tutte le famiglie, a tutti i ragazzi, nel rispetto dell'articolo 33 della Costituzione. Infatti, la legge n. 62 non prevede finanziamenti della scuola, avviene senza oneri per lo Stato, e i contributi sono dati alle famiglie sulla base di una serie di criteri definiti e fissati per le famiglie attraverso la definizione e la fissazione di una franchigia molto bassa, che consente l'accesso in modo equilibrato.
Abbiamo anche spiegato perché vi abbiamo chiesto di interrompere un'argomentazione che consideriamo demagogica. Non si può dire che i ragazzi che vanno alle scuole pubbliche costano 10 o 12 milioni. Non ci sono 10-12 milioni per i ragazzi che frequentano le scuole pubbliche; c' però uno Stato che ha il dovere costituzionale di dare la possibilità di formazione a tutti i ragazzi; c'è uno Stato che ha l'obbligo di istituire scuole su per le montagne anche quando ci sono solo due persone; c'è uno Stato che deve pensare a tutti, compresi - come lei, Assessore Leo, sa benissimo - i ragazzi che frequentano le scuole private, che in qualsiasi momento hanno il diritto di lasciare quelle scuole e chiedere allo Stato di dare a loro una formazione.
E' un loro diritto. Non è vero che chi frequenta la scuola privata perde il diritto di avere, dallo Stato, un'offerta formativa. Ci mancherebbe altro: sarebbe come dire ai bambini che non avranno più diritto a frequentare la scuola pubblica. E' un'idea pazzesca della società, basata sul fatto che c'è chi ha il diritto di scegliere la scuola pubblica e chi la scuola privata. No, c'é uno Stato che offre a tutti una scuola pubblica e una possibilità di formazione.
In sintesi: muoversi nel quadro della legge 62, verificando tale affermazione con una serie di punti che non ci stancheremo mai di ripetere (dal paniere alla franchigia, al livello delle fasce di reddito).
C'è un problema che riguarda la scuola cattolica in particolare o le scuole private di particolari valori? Istituzioni culturali della Regione istituzioni sociali della Regione; istituzioni morali della Regione che hanno e vivono una situazione di difficoltà? Se ne discute esplicitamente e vediamo in quali forme e con quali mezzi rispondere a questa domanda.
Non c'é nessuna posizione che dica: "No, non ci interessa la scuola cattolica". Non è così. La scuola cattolica fa parte dell'articolazione plurale della vita culturale e delle stesse strutture informative, solo che il tutto è stato reso più difficile da una discussione sproporzionata in cui sono stati messi in campo "enormi" principi per una legge relativamente modesta nelle sue destinazioni, ma in assenza di qualcuno che affronti il quadro nazionale, come sarebbe necessario fare.
Se qualcuno vuole portare avanti una proposta innovativa, lo faccia, ma in un quadro comprensibile e realistico. Oggi avete oggi una maggioranza forte nel Paese, provate ad usarla, invece che per difendere i vostri eccellenti imputati, a discutere problemi che riguardano la gente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

La prima domanda è rivolta a lei, Presidente, poiché c'é qualcosa che non è chiaro nel percorso di questi emendamenti. Non che lei voglia comportarsi come "Il gatto con gli stivali", cercando di fare il furbo rispetto al percorso degli emendamenti, viaggiando quattro a quattro o cinque a cinque saltando quanto era stato previsto, ma lo schema fissato pare non essere rispettato. Per cui: o si definisce con chiarezza gli emendamenti che saranno discussi, oppure, passare di colpo dall'emendamento 451 al 458 (a meno che non ci sia una contestazione e allora si torni indietro) è una cosa...



PRESIDENTE

No, no, chiedo scusa, siamo al 455..



RIGGIO Angelino

Lo so, siamo al 455, ma solo perché abbiamo contestato il fatto che si fosse passati al 458. O è il chiaro il metodo con cui si intende procedere (e a questo punto sono chiari gli emendamenti che andremo a discutere) oppure la qualità del nostro ragionamento e del nostro dibattito patirà.
Sembra quasi che si stia facendo una finzione. C'è stata la grande concessione della maggioranza di dire: "Va beh, sfogatevi, dite quello che dovete dire, vi dedichiamo un po' di tempo, non vi ascoltiamo nemmeno l'impressione, fondamentalmente, è questa - non accetteremo nulla, se non qualche inezia per giustificare un accordo dell'ultima ora; è passato un tempo sufficiente perché si possa fare un accordo indecente", e via.
Se l'idea è fare una sceneggiata come questa, risparmiamocela. Se invece vogliamo andare nella sostanza, vorrei che l'Assessore Leo rispondesse ad una domanda: perché continuiamo a votare senza che l'Assessore dica se accetta o meno gli emendamenti e perché li rifiuta? Questa è la questione.
L'impressione, Assessore, non è che lei voglia dare i soldi agli studenti che frequentano le scuole paritarie, non volete darli agli studenti che frequentano le scuole pubbliche. Non volete dare i soldi per riequilibrare quel meccanismo che impedisce agli studenti che appartengono agli strati meno fortunati della popolazione, dal punto di vista economico sociale, culturale, di handicap fisici o mentali, di avere le stesse opportunità.
Questa è l'essenza.
Non è vero che volete dare i soldi agli studenti delle scuole paritarie: non volete darli agli studenti delle scuole pubbliche. Se non c'é l'intenzione di superare questo meccanismo perverso che taglia seleziona, crea dispersione scolastica e distruzione della principale risorsa in Piemonte (perché le intelligenze delle persone - e ce ne accorgiamo più andiamo avanti - sono la più grande risorsa che abbiamo) allora volete solo farvi ascoltare da quei due individui, nemmeno seduti negli scranni del pubblico, affinché vi garantiscano quello spicchio di elettorato.
La ritengo una operazione vergognosa in cui non si dice neanche: "Vogliamo dare i soldi agli studenti delle scuole paritarie". La sostanza è che veramente non volete dare soldi a chi frequenta la scuola pubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Non sono sfuggiti a nessuno gli interventi dei colleghi Marcenaro Placido, Lido Riba e Riggio. Seguendoli attentamente è possibile cogliere un elemento di forte novità. In ogni caso, nessuno può sostenere che questa discussione si sia svolta sulla base di vecchi stereotipi: da una parte, un centrodestra impegnato ad affrontare questa questione; dall'altra, un centrosinistra che gli proponeva le vecchie posizioni sull'atteggiamento da tenere sulle scuole paritarie private.
Non è più così. Partiamo dall'assunto che la legge sulla parità stabilisce che l'istruzione, il diritto allo studio possano e debbano essere garantiti dalle scuole non statali e dalle scuole paritarie private le quali fanno parte, sulla base di alcuni requisiti, ad un medesimo circuito del sistema di istruzione pubblica.
Partendo da questo punto, queste scuole entrano a pieno titolo nel sistema nazionale pubblico di istruzione, solo a determinate condizioni e con certi requisiti.
Il collega Marcenaro sostiene che vi siano alcune di queste scuole paritarie e private - come tali riconosciute - che hanno un problema di sofferenza. Affrontiamo questo problema intervenendo sul lato dell'offerta, non sul lato della domanda . Assessore Leo, c'è un'altra impostazione rispetto alla sua, radicalmente diversa. C'è un problema che riguarda il funzionamento e la vita di queste scuole che una legge nazionale considera paritarie o di parità o comunque private paritarie e che quindi devono, per conto dello Stato, contribuire a garantire un diritto, quello all'istruzione? Affrontiamo il problema. Risolviamo il problema di questa scuola, se ho capito bene collega Marcenaro. Mi sembra un'impostazione lineare, corretta, che smonta anche una parte dei ragionamenti della maggioranza. Noi non neghiamo il fatto che il problema esiste. Abbiamo dei punti di riferimento, innanzitutto una legge che stabilisce che queste scuole sono dentro un sistema pubblico.
Non inventiamo la politica dei vaucher, perché la politica dei vaucher è un'altra cosa.
In nome della libera scelta, io disarticolo il sistema pubblico d'istruzione, che la legge sulla parità invece codifica individuandone i due soggetti (scuola non statale e scuola paritaria privata) come titolari del diritto. Noi non siamo d'accordo su questo ma è questo l'oggetto del contendere. Non date un'immagine caricaturale della nostra posizione. Lo Stato ha garantito per anni, attraverso gli strumenti della convenzione tra i Comuni e le scuole materne, che le materne private garantissero un servizio. In un Comune il Sindaco riteneva che, anziché garantire quell'offerta di servizi attraverso la mano pubblica, fosse possibile garantire quella medesima offerta attraverso la mano privata. Garantire che quell'offerta fosse non una cosa separata ma dentro un contesto di politica unitaria, era una convenzione, in quanto il pubblico decideva la politica di quell'istituto. Il nodo è esattamente questo. Non mi interessa chi garantisce in certi casi, mi interessa il contenuto di cosa quel servizio offre a quel cittadino, a quel giovane, a quel ragazzo. Voi fate un'altra scelta, per questo dico - Assessore Leo - che è il caso di "cambiare di spalla il fucile". La vostra impostazione deve essere completamente rovesciata. Voi date un po' di soldi alle famiglie che non hanno problemi di reddito - diciamo la verità, quelli che hanno bisogno non avranno questo tipo di agevolazione. Come diceva la collega Suino si sceglie di favorire un avvicinamento a queste scuole paritarie e private. Questa impostazione deve essere cambiata perché se il riferimento è la legge 62, Assessore Leo l'assegno lo si deve garantire a tutti i ragazzi, perché non ci possono essere alunni di serie A e alunni di serie B. Il problema che pone il collega Cattaneo si risolve non intervenendo sulla domanda, ma - ripeto sull'offerta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che in questi due giorni sia accaduto un fatto unico nella legislatura: per due giorni non è mancato il numero legale, nonostante le molte ore di riunione. Mi chiedo se essendo nel giorno di maggio più caldo da due secoli a questa parte ci sia un rapporto tra le due cose. In ogni caso penso che una giornata, sicuramente molto calda, unito a ore e ore di lavoro, fa sì che la nostra concentrazione non sia al massimo. Non mi stupisce che in questo momento i lavori avanzino stancamente e vi sia una certa difficoltà ad ascoltare questi argomenti ripetitivi. Non mi aspetto tra l'altro, che nelle prossime ore cambi qualcosa di sostanziale; non mi sembra che in un clima come questo, anche in un momento di stanchezza possa profilarsi qualcosa che non sia la conclusione del tempo che dedicheremo alla discussione attualmente. Non ho capito bene perché, avendo abbastanza chiaro che non eravamo di fronte ad un percorso finale si siano scelte queste modalità di discussione, ma ci siamo e quindi facciamo la nostra parte. Si sta verificando una sorta di ripetizione di argomenti più di tipo generale che non di tipo particolare, ma d'altro canto il provvedimento è molto stringato, non esprime grandi concetti, dà un'idea di fondo abbastanza semplice, dopodiché si cerca di rispondere.
Mi pare si stia andando nella direzione del cosiddetto vaucher, di cui parlava il Consigliere Ronzani. Alla fine, cioè, l'unica cosa che c'è dietro è un vaucher non dato a tutti, ma ad alcuni, con l'idea che si possa arrivare ad un fortissimo indebolimento della scuola pubblica e dei finanziamenti alla scuola pubblica, che è la forma concreta con cui questa idea di ridimensionamento può andare avanti. Anche questo modo di operare abbastanza povero da un punto di vista delle proposte che vengono fatte elaborate e messe in discussione, e il fatto che si avanzi anche nel campo della scuola, non su un progetto generale ma su cose molto parziali, di cui questa legge è un pezzo, mi fa riflettere: praticamente aumentano i poteri alle Regioni, in particolare in questo campo. Purtroppo giungono in un contesto in cui la capacità operativa delle Regioni, o almeno della nostra Regione, è sicuramente scarsa. Mi pare questo un elemento che dovrebbe farci riflettere, cercando di introdurre un cambiamento, far sì che si incominci a lavorare e operare in modo diverso, più ampio. Se abbiamo più poteri significa che dobbiamo avere una capacità di esplicare la nostra azione in modo diverso. Non vedo, però, segni in questa direzione, nel tipo di proposte che ci sono, che obbligano, anche nella parte di proposta emendativa, a un'azione non eccessivamente efficace, Se si deve modificare un testo breve, o se ne costruisce uno globalmente diverso, oppure se si tenta di intervenire, le possibilità d'azione sono relativamente scarse.
Questo è il contesto in cui avviene la nostra discussione; credo che da qui a quando finiranno i lavori non accadrà nulla di nuovo, quindi dobbiamo tenerne conto, magari anche per vedere come riprogrammarli per la prossima fase.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato al n. 455.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 00.05)



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