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Dettaglio seduta n.342 del 08/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(Alle ore 15.00 il Vicepresidente Riba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Botta Franco Maria Cotto, Ghigo, Mellano, Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 252, di cui al punto 2) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 445 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Riba, Ronzani e Muliere: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1 1. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritarie (nella definizione data dalla legge 62/2000, articolo 1 comma 2) nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita la Regione e gli Enti locali promuovono interventi volti a: a) promuovere gli ostacoli di ordine economico sociali e culturali che si frappongono al pieno godimento di tali diritti b) favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile c) garantire agli utenti la qualità del sistema dell'istruzione in costante rapporto con il mondo del lavoro, della cultura e della ricerca.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali".
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Questo emendamento è idealmente collegato a quelli precedenti che abbiamo illustrato. L'obiettivo è quello di garantire a tutti, non solo ad una parte, la possibilità di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, favorire la prevenzione e il recupero del disagio giovanile e garantire la qualità del sistema dell'istruzione. Per fare ciò sono necessarie le risorse, in particolare sulla legge n. 62. Solo un anno fa sulla legge n. 62 c'era divisione non solo all'interno dell'opposizione, ma anche all'interno della stessa maggioranza. Non dimentichiamo che l'attuale testo, al di là della forma, dell'articolazione, nella precedente versione era rivolto alle scuole private, non solo a quelle paritarie. Mentre la modifica, che in alcuni non è ancora così chiara, anche fra la maggioranza si rivolge non solo alle scuole private, ma anche alle scuole paritarie.
Nel momento in cui si trova un punto di incontro, ci si divide sui destinatari delle risorse.
Entro nel merito. Le borse di studio, indicate nella legge n. 62, si rivolgono alle scuole statali e alle scuole paritarie: un passo ufficiale di riconoscimento, che è cosa diversa dalle norme previste dall'ultima finanziaria che permettono una minima detrazione fiscale rivolta solo alle scuole paritarie. Nel momento in cui troviamo un punto di incontro incredibilmente, dobbiamo assistere all'intenzione di privilegiare solo una parte, solo quel famoso 5% che beneficerebbe di una cifra ingente di 18 milioni di euro. Non si possono rimuovere questi ostacoli, non si pu favorire la prevenzione e il recupero del disagio giovanile, non si possono garantire a tutti le stesse cose, senza le necessarie risorse. Ne parlavamo prima dell'importanza delle risorse, della famelicità da parte di alcuni settori nel drenare risorse da tutti gli altri Assessorati, e l'Assessore pensa di utilizzare una parte così importante per una minoranza. Non siamo in grado di sostenere l'Assessore nella sua comprensibile battaglia di avere maggiori risorse per la cultura, in quanto tale, e per l'istruzione nello specifico: un segnale in controtendenza che non va verso l'universo del mondo della scuola e verso l'universo degli studenti. Questo potrà sembrare noioso, ma noi siamo pronti a ripeterlo per 200 emendamenti, al di là del merito, perché questo è un aspetto fondamentale sul quale non abbiamo intenzione di venir meno.



(Brusìo in aula)



PLACIDO Roberto

Come per le regole del calcio, l'Assessore cerca di sovvertire le regole del mondo della scuola destinando ingenti risorse solo ad una minoranza. Noi, sperando di avere non l'arbitro Moreno ma un arbitro imparziale, proseguiremo per 200 emendamenti nel tentativo di non fare passare il provvedimento e, se possibile, di modificarlo in senso positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà



TAPPARO Giancarlo

Con questo emendamento i Consigliere del Gruppo DS, introducono un concetto che ha dato luogo, sul ruolo della funzione della scuola, a molte valutazioni. Ed è il punto c) dell'emendamento, quando si parla del rapporto fra l'istruzione, mondo del lavoro, cultura e ricerca. Da quando la scuola ha assunto un carattere di funzione generale, possiamo considerare che siamo alla fine del 700, si è sempre dibattuto tra una specie di utilità etica, civica oppure anche mercantile della scuola e quella che può essere un aspetto di arricchimento generala di una comunità che non si può misurare dal puro beneficio economico.
Tra l'altro, all'inizio dell'800, quando le masse di proletariato in Gran Bretagna erano fortemente concentrate nelle zone di Manchester e di Londra, si diceva che l'istruzione più ampia doveva servir loro solo a leggere, scrivere e " fare di conto" - si usava questa formulazione perché nella loro funzione riproduttiva quegli elementi erano essenziali per poter capire, nel rapporto di lavoro, cosa stava succedendo. Questo rapporto ha portato, in qualche modo, all'affermazione di un rapporto scuola-Stati totalitari. Vi era un legame con una specie di funzione etico/civica della scuola, cioè di una scuola che predeterminava e ancorava i giovani al sistema di regole e di valori che un Leviatano o un regime totalitario aveva.
Ovviamente condivido il senso di questo emendamento, ma se potessimo dire che l'istruzione consiste nella formazione di quel substrato di sensibilità, di cultura, di capacità di relazioni sociali che non possono trovare una misurazione sull'utilità etica, né su un'utilità in termini di merce, né in una logica mercantile, sarebbe preferibile. Tuttavia questo è un tema molto aperto. Anzi, il collega Leo sa benissimo che l'autonomia scolastica è stata elaborata per migliorare l'efficienza e il rapporto con il territorio vale a dire, con le caratteristiche socio-economiche di un territorio. Se questo aspetto viene spinto all'estremo - una parte della critica per esempio degli studenti che abbiamo sentito andava in questa direzione - si crea una scuola utilitaristica, legata all'esigenza mercantile, di organizzazione e di relazione del lavoro. In effetti sarebbe una cosa limitata.
Infatti, nel canale della formazione professionale, qualora diventi un canale di pari dignità alla formazione scolastica, dovremmo pensare ad arricchire quel tipo di formazione anche degli elementi diversi della specifica professionalità.
Oggi i corsi di formazione professionale sono molto legati al rapporto con l'attività professionale da svolgere. Nella riforma dell'apprendistato l'introduzione delle 120 ore obbligatorie di formazione extralavoro già prevedono di offrire al giovane apprendista una cultura polivalente.
Ricordiamo, Assessore, che anche la formazione in alternanza scuola-lavoro entra all'interno del circuito formativo professionale. Dunque, si dovrà anche pensare, trattandosi di spazi che possiamo regolare noi come Regione di arricchire la formazione dei giovani che seguono il canale della formazione professionale anche di elementi che vanno al di là della pura professionalità Mi pare quindi utile l'emendamento che è stato presentato. Forse bisognerebbe trovare il modo di ampliarlo e di arricchirlo. Spero che altri elementi possano permettere di fare questo tipo di lavoro. Non ho letto tutti i 400 emendamenti che abbiamo di fronte, ma mi pare che questo possa essere un elemento utile per poter procedere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliere Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
La differenza implicita che tentiamo di esprimere in questo emendamento rispetto ai precedenti si concentra su due aspetti: la garanzia che deve essere riconosciuta a tutti gli utenti della scuola e la qualità del sistema di istruzione, cercando di far sì che questa qualità nel sistema di istruzione si rapporti e si coniughi in una positiva sinergia con il mondo del lavoro, con il mondo della cultura e con il mondo della ricerca.
La legge n. 62 alla quale facciamo riferimento esplicita una serie di criteri e di requisiti ritenuti indispensabili per definire il rapporto di collaborazione riconosciuto in questo Paese tra la scuola statale e la scuola paritaria. Ma che cosa richiede? Richiede che la scuola non statale si possa onorare del termine di paritaria ad una serie di condizioni, ad esempio un progetto educativo in armonia con i principi costituzionali del nostro Paese, un piano di offerta formativa rispondente a quelle che sono le norme e le regole vigenti, un'attestazione della titolarità della gestione e la pubblicità dei bilanci. In sostanza, dice: "No ai diplomifici". Questo è un distinguo fondamentale importante, che, con il vostro provvedimento, si rischia di non tenere nella dedita considerazione. Dopodiché, altri sono i requisiti: locali e arredi confacenti, attrezzature didattiche idonee, funzionamento degli organi collegiali, iscrizione alla scuola per tutti gli studenti che ne avanzino la richiesta ma in possesso di un titolo di studio valido per quel tipo di scuola e quindi - va ancora oltre - l'applicazione delle norme vigenti anche per il personale e per i lavoratori dipendenti, e dunque il rispetto di quelli che sono i diritti contrattuali per questo personale (insegnante, assistenti e così via). Si tratta quindi di un tentativo esistente, applicato da una legge di Stato, di onorare quelle che sono le norme vigenti e, con questo, andare a riconoscere la dignità di una scuola che statale non è, ma che accetta lo stesso sistema di regole e, quindi, si pone nel tentativo di offrire una scuola e un sistema di qualità. Questo è l'obiettivo che si è data la legge n. 62, avvalendosi di un sistema che si collochi e coniughi a pieno titolo con quello che è il mondo del lavoro.
Con uno slogan potremmo dire: con l'emendamento n. 445 noi vi stiamo dicendo "No ai diplomifici"; con l'emendamento n. 445 noi vi stiamo dicendo di tutelare comunque le famiglie che operano una scelta in quella direzione, scelta che non dev'essere fuorviata ma deve inserirsi all'interno di un sistema pubblico, che in Italia e in questa Regione è già fatto da due corni: uno al 95%, basato sulla rete pubblica di scuola pubblica, che è la scuola di eccellenza, la scuola di qualità, la scuola alla quale va garantito il massimo appoggio, la scuola che può fare formazione e può far rete, e quel 5% che si chiama scuola paritaria.
Il resto non esiste, è un'altra cosa. È quella cosa alla quale invece, voi dedicate la priorità delle vostre intenzioni e quindi il merito e l'obiettivo principale di questo provvedimento.
In sostanza, è un altro emendamento che ha lo scopo di significarvi la scommessa che vogliamo continuare a fare su un sistema di istruzione e di formazione professionale moderno, di eccellenza, non basato su un assioma fondamentale di iniquità qual è il provvedimento che voi proponete, che si rivolge a tutta la popolazione e che offre opportunità a tutti i cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

L'intervento della collega Suino ha chiarito, a mio giudizio, un punto della nostra discussione che mi sembra sottolinei le diversità d'impostazione che si stanno confrontando in questa discussione.
Innanzitutto ha chiarito che, per quanto riguarda il Gruppo dei DS, non vi è una pregiudiziale ideologica nei confronti della possibilità di finanziare le scuole private, purché abbiano certi requisiti, quelli previsti dalla legge sulla parità. Questo è un primo punto. Non siamo in presenza di un Gruppo che contesta in termini ideologici una scelta, ma cerca di ricondurre questa scelta dentro uno schema e dentro la legislazione nazionale, quella che ha regolato i rapporti fra scuole private e scuole statali, cioè la legge sulla parità. Questo è un primo punto di discrimine.
La proposta che la Giunta fa prescinde dall'esigenza di avere come quadro di riferimento la legge n. 62 e stabilisce, d'ora in avanti, il principio che potranno ottenere i finanziamenti le scuole private a prescindere. Voi capite che è un'altra linea, non solo perché creiamo un precedente. Noi finanziamo con risorse pubbliche un'istruzione della quale ci disinteressiamo e della quale non ci poniamo, come potere pubblico, un potere pubblico, che ha in capo la responsabilità di garantire l'istruzione come grande fattore unitario. Non ci poniamo il problema di verificare e garantire che quei ragazzi possano frequentare scuole che abbiano dei requisiti che noi consideriamo fondamentali per garantire un certo livello d'istruzione.
Questo è un punto fondamentale, colleghi e Assessore Leo. Lei dovrebbe invece rivendicare per primo questa esigenza. Nel momento in cui la sua Giunta mette risorse pubbliche a disposizione di una politica scolastica delle scuole private, come può lei non porsi il problema di verificare che quelle risorse, che andranno a finanziare quelle scuole, vengano spese non per garantire - come diceva la collega Suino - diplomi facili, ma per elevare l'istruzione pubblica dentro un sistema unitario? Lei non fa questa scelta; lei decide di finanziare a prescindere. Siamo in presenza, da questo punto di vista, di due filosofie completamente diverse: c'è chi è dell'opinione - come noi - che si possano prendere in considerazione finanziamenti alle scuole private, ma all'interno di una legge di sistema (abbiamo un accordo, abbiamo una legislazione nazionale); c'è invece chi dice viceversa: "Io do un contributo alle scuole private, ma non mi pongo il problema, nonostante questo contributo venga dato dalla Regione - cioè da chi dovrebbe governare insieme allo Stato - di verificare in che misure queste risorse serviranno a produrre istruzione e qualità". Questa mi sembra una scelta che, dal punto di vista legislativo e politico, non ha alcuna giustificazione, se non quella - ma qui non c'entra più la politica e non c'entra il governo della Regione - di accattivarsi la simpatia di qualche gruppo sociale, di strizzare l'occhio a qualche gruppo, pensando che per questa via sia possibile scambiare un po' di finanziamenti alle scuole private con qualche consenso elettorale. Ma qui significa abdicare una funzione di governo, significa rinunciare a porsi il problema del governo della società piemontese, nella fattispecie della politica dell'istruzione.
C'è però un secondo problema, Assessore Leo, e la prego di dedicarmi un attimo di attenzione. Lei in quest'aula - insisto su questo punto anche se altri colleghi hanno più argomenti di me per sostenere questa opinione sostenne che mai e poi mai noi avremmo fatto una politica di questo tipo sottraendo risorse alla scuola pubblica. Io non condivido l'impianto della sua legge, ma potrei convenire su un punto, cioè sul fatto che voi, avendo una grande disponibilità di risorse, decidiate di non modificare gli stanziamenti per la scuola pubblica e, al tempo stesso, decidiate di prevedere lo stanziamento per la scuola privata. Qui sta succedendo il contrario. In quest'aula, quando governava il centrosinistra, io mi sono sentito moltissime volte fare le rampogne su questo punto.
Allora, "onori e oneri". Lei, Assessore, ha lo stesso colore politico del Ministro all'Istruzione, e in questo momento il suo Ministro all'Istruzione sta tagliando le risorse alla scuola pubblica, e stiamo disinvestendo e depotenziando tutti quegli interventi sul fronte della scuola pubblica che erano essenziali (penso alla sperimentazione e agli insegnanti di sostegno): è strategico per una scuola che vuole dare dignità ai ragazzi. Voi non fate questo, non fate la polemica con il Governo e in più le poche risorse che avete - in ogni caso sempre in riduzione decidete di impiegarle in parte per fare un'operazione che obiettivamente depotenzia l'esigenza di rilanciare la scuola pubblica, che rimane l'obiettivo e l'asse della politica regionale.
Per queste ragioni penso che voi dobbiate, da questo punto di vista valutare seriamente la possibilità di modificare l'impianto della legge che stiamo esaminando.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Come diceva il collega Ronzani precedentemente, noi abbiamo presentato un corpo di emendamenti sostitutivi all'articolo 1 come emendato con il maxi e il mini emendamento che è stato presentato, e che quindi sostituisce integralmente il testo precedente. Riteniamo che l'emendamento sostitutivo, che rimane il corpo compiuto della legge che stiamo discutendo, abbia al suo interno alcune problematiche e soprattutto debba essere ampiamente rivisto in alcune direzioni. La prima direzione, rispetto alla quale riteniamo che debba essere rivisto, è che non solo parte da un presupposto nella relazione e nel finanziamento e nella relazione tra scuole statali e scuole paritarie, che è quello del finanziamento compiuto in direzione di una sola di queste due scelte scolastiche ed educative nello stesso tempo sottraendo risorse al resto degli istituti scolastici statali dei vari livelli e dei vari ordini di scuola. In più, si configura al momento in cui fa una scelta di fondo, come una proposta compiuta di delega alla Giunta di tutti i criteri e della definizione degli stessi. Per cui se apparentemente, nei primi commi dell'emendamento, si parla di un finanziamento alle scuole statali e paritarie, che sembra equamente rivolto ai due tipi di istituto, nella parte che costituisce compiuta delega alla Giunta dei criteri, è facile comprendere come la scelta verso la quale ci si orienta sia compiutamente la scelta iniziale, quella del buono-scuola che va in un'unica direzione.
Ho sentito più volte in quest'aula l'Assessore Leo riproporre un ordine di ragionamento. L'ordine di ragionamento che l'Assessore Leo è che per la scuola statale vengono stanziati per ogni studente "x" fondi; per la scuola privata una cifra infinitesimale rispetto a quella stanziata per il resto degli istituti scolastici.
Il problema è di ordine diverso, Assessore. Lei dovrebbe partire dal numero di istituti scolastici presenti all'interno della realtà piemontese, dal numero degli studenti che frequentano gli stessi e delle famiglie interessate. Quindi, ovviamente dal punto di vista delle spese lei si renderà conto che se il 95% degli studenti frequenta gli istituti statali dei vari livelli, l'ordine di spesa per gli insegnamenti equivale al 95%; non per una scelta prioritaria, ma perché il 95% delle famiglie ha scelto quel tipo e quella caratteristica di struttura.
Questo ragionamento, su cifre assolute (così come lei le ha fornite) che prescindono dalle percentuali di partecipazione ad una scuola piuttosto che ad un'altra, ha significato ben diverso dalla media dei "polli di Renzo".
Un calcolo fatto in questo modo è molto più approssimativo della media dei "polli di Renzo".
Pertanto, rimane il nostro ordine di ragionamento: state dentro al corpo della legge n. 62; sostituiamo questa delega, così amplia e indefinita, assegnata alla Giunta regionale, con una serie di altri elementi che riguardino il reddito ed altre problematiche; sostituiamo la logica dei buoni scuola con borse di studio che, non solo sono un'erogazione di fondi, ma sono elemento che individua, premia ed intervenie sulla qualità del lavoro degli studenti.
Questa è la ragione per cui continuiamo a presentare emendamenti di merito con questa caratteristica: vogliamo modificare l'impostazione dell'emendamento. Ce ne saranno altri che riguarderanno i commi o delle vere e proprie proposte di modifica.
Il corpo del ragionamento è, sostanzialmente, questo.
Ringrazio l'Assessore Leo per quello che ha già avuto occasione di dirci al termine della mattina di oggi e per quello che vorrà dirci oggi rispetto le nostre ulteriori argomentazioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 445.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 446 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Riba, Suino: L'art. 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte finalizza la propria normativa e la propria attività amministrativa nelle materie dell'istruzione e della formazione professionale alla valorizzazione della persona e all'innalzamento dei livelli culturali e professionali, attuando qualificate azioni di sostegno ai percorsi dell'istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione tra loro; assume altresì l'ordinamento nazionale dell'istruzione a fondamento della presente legge e indirizza le proprie azioni alla qualificazione del sistema nazionale di istruzione, e in particolare della scuola pubblica nel proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La presente legge detta la disciplina dell'esercizio da parte della Regione e degli Enti locali delle funzioni amministrative relative all'istruzione ed alla formazione professionale, componenti fondamentali del sistema formativo".
Emendamento rubricato n. 447 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Ronzani, Marcenaro, Riba, Suino, Muliere: L'art. 1 è così sostituito: "Articolo. 1.
1. La Regione, in attuazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali in materia di diritti degli uomini, delle donne e dei fanciulli, pone la persona al centro delle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo ad ognuno per tutto l'arco della vita l'accesso a tutti i gradi dell'istruzione, in condizioni di pari opportunità, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità e l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali".
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Presidente, il primo comma introduce due elementi diversi, in quanto...



PRESIDENTE

Devo essere onesto, li ha accorpati il Vicepresidente Riba ieri quindi...



SUINO Marisa

Allora mi rivolgo al Vicepresidente, ricordandogli che nell'emendamento che ha contribuito a scrivere - il primo comma del 447 introduce l'elemento della Carta dei Diritti, quindi si rifà all'impostazione europea, mentre...



PRESIDENTE

Allora cominciamo dal n. 446, va bene.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente.
Nell'emendamento n. 446 - che tento di illustrare - manteniamo la struttura già impostata nei precedenti emendamenti: quindi con riferimento agli artt. 33-34 e 177 della Costituzione e, contemporaneamente, alla legge 62/2000.
A differenza dei precedenti emendamenti (e qui mi rivolgo all'Assessore Leo che, con cortesia, segue questo dibattito, facendoci onore e confortandoci) con questo sottolineiamo l'aspetto relativo alla formazione professionale. Non a caso, infatti, abbiamo cercato di farlo presente in questi giorni ai media (credo sia comparso oggi su qualche giornale un riferimento a questa nostra segnalazione, più che denuncia vera e propria).
In che senso? Noi contestiamo il fatto che ci stiano impegnando e investendo soldi significativi - come la cifra che prevede la legge - su una partita che riguarda meno del 5% della popolazione. In sostanza, se le famiglie scelgono di iscrivere i propri figli a scuole private, è una scelta che possono onorare, ma che ne pagheranno le conseguenze nel bene e nel male. Non gli viene vietato, ma dovranno provvedere direttamente.
Noi ci preoccupiamo dell'intero sistema nella sua chiarezza.
Qual è il problema? È che la vita sta tremendamente aumentando nei costi. La gente normale lo sa; le mamme e i papà normali, che vivono con uno stipendio normale, sanno perfettamente che sta diventando pesante e difficile onorare tutta una serie di impegni che riguardano i costi della scuola e del mantenimento della vita quotidiana.
A fronte di un'impostazione di questo tipo, vedere, sul versante della formazione, la scelta di portare da 250 a 1000 gli iscritti nella formazione professionale, va benissimo; peccato che i soldi stanziati dal Governo Berlusconi siano soldi che onorano, a male pena, la quota dei 250 iscritti alla formazione.
Allora che tipo di scelta facciamo? Destiniamo una cifra che consentirebbe di arrivare ai mille iscritti per la formazione professionale, con i soldi che stiamo stanziando su questo provvedimento iniquo. Contemporaneamente, dovremmo dire a questi 750 nuovi iscritti che per loro i soldi non ci sono o che dovranno, con un'operazione di assestamento, reperire i fondi in altri cespiti.
Questo è l'assioma, ovviamente coniugato con il ragionamento che facevamo prima. Non è pensabile, da una parte, tagliare le borse di studio incidendo con tagli pesanti sul welfare a livello nazionale e locale e dall'altra, destinare una cifra così significativa di denaro pubblico (quindi di patrimonio pubblico) per una parte che corrisponde, con generosità, al 5% della popolazione, a fronte di una difficoltà oggettiva che la gente normale, con un lavoro e uno stipendio normale, vive di giorno in giorno sempre più pesantemente.



PRESIDENTE

Devo confermare la correttezza dell'operato del Vicepresidente Riba nel senso che l'emendamento 446, se respinto, impedisce di mettere in votazione l'emendamento 447, in quanto i primi due commi che caratterizzavano il 446-447 sarebbero già respinti dall'emendamento 446.
Non avrebbe quindi alcun senso porlo in votazione.
Di contro, non posso mettere in votazione prima il 447 perché l'ordine prevede che venga posto in votazione l'emendamento a partire da quello che è interamente sostitutivo, rispetto ad altri che sono parzialmente sostitutivi. Devo mettere in votazione il "più" che comprende anche il "meno". Non ci sono grossi problemi per gli altri.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà



CONTU Mario

Intervengo su questo emendamento perché anche l'Assessore avrà letto i giornali di oggi. Sottolineo solo un dato sul quale riflettere: l'Assessore sa che, sostanzialmente, il Governo Berlusconi ha, di fatto, annullato l'innalzamento dell'obbligo scolastico. Guardate che cosa strana succede: quando non vi era l'obbligo scolastico a 15 anni, normalmente, i ragazzi che transitavano nella formazione professionale erano circa 13 mila: una bella cifra, Consigliera Suino. Oggi, invece, apprendiamo dai giornali che di questi 13 mila ragazzi, solo 1000 hanno scelto il doppio canale nella percentuale del 65% ragazze e 35% ragazzi. Le loro famiglie, in questa fase delicata della loro età, hanno scelto il doppio canale formativo: l'iscrizione nei corsi di formazione professionale.
Cosa mi permette di dire tutto questo? Che gli istituti statali rientrano nelle aspettative delle famiglie. Non è vera la storia che si racconta secondo cui ci sono ragazzi e ragazze che a quell'età sono delle pietre, sono ingessati, che non hanno capacità residue. La natura mi insegna che anche da una pietra può sbocciare un fiore. Se l'Assessore è attento ai fenomeni naturali, sa che il vento è uno di quegli agenti che trasportando terra e semi, è in grado di far sbocciare dalle pieghe di una pietra, un fiore. E' questo segno di speranza che non va reciso subito nelle giovani generazioni, cioè la possibilità di accedere ai livelli più alti dell'istruzione, in condizione di parità con i loro coetanei: un diritto che deve essere affermato e deve essere affermato con forza.
Allora cosa c'entra tutto questo con un altro diritto che voi sostenete come tale, quello della libera scelta educativa? C'entra molto.
Voi spacciate per libera scelta educativa una forma mascherata di assistenzialismo che si rivolge alle famiglie più deboli. Una parte di quelle famiglie alle quali voi vi rivolgete, le date un approdo sicuro e l'approdo sicuro qual è? Un insegnamento di tipo confessionale. Per il 95 la condizione di riscatto della loro condizione, se è questa la platea alla quale vi rivolgete, è che non li aiutiamo a superare le loro contraddizioni materiali, ma li invitiamo ad alleviare le loro difficoltà girando, con una partita di giro, un importo variabile di 2,3,4 milioni a seconda del reddito familiare, affinché le dirottino per sostenere la scuola privata. Ma quale logica perversa è quella di utilizzare, in nome della libera scelta educativa, le difficoltà socio economico delle famiglie per finanziare, in modo indiretto, le scuole private? Non regge questo impianto, Assessore, è debole. Quelle risposte al bisogno di formazione, un bisogno di formazione che non è parziale, ma una visione della scuola più ampia, una visione della vita più ampia, più laica, più improntata a che cosa se non all'integrazione, al rispetto e alla tolleranza reciproca che solo la scuola pubblica può dare? Pongo la questione della tolleranza e del rispetto che sembrano in antitesi con la missione educativa, di una scuola di tipo confessionale. Il limite di quella proposta educativa sta nella esclusività., nel chiudersi all'interno dei propri dogmi, delle proprie certezze, della propria fede e veicolare attraverso che cosa se non un segnale di separatezza rispetto agli altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà



CHIEZZI Giuseppe

I Consiglieri che mi hanno preceduto hanno illustrato con argomenti molto convincenti alcuni aspetti che conseguono all'approvazione della legge e alle contraddizioni e irrazionalità della stessa. Oltre a questo rimane un problema di carattere generale sul quale è utile ragionare soprattutto con l'Assessore Leo, perché penso sia chiaro a tutti, anche a tutta l'opposizione che è pure divisa su altre cose, che se riuscissimo a convincere l'Assessore Leo, è cosa fatta. Convinto l'Assessore Leo, li abbiamo convinti tutti. Il motore di partenza è proprio la concezione dell'Assessore Leo.
Vorrei fare qualche piccola considerazione su questo nocciolo fondante degli argomenti che l'Assessore Leo e i suoi amici d'aula continuano a proporci, che è quello relativo alla garanzia della libertà di scelta. E' qui che bisogna ragionare. Se ragionando uno vede che ha ragione, si conferma nella propria opinione, ma se vede che ha torto, comincia a pensare qualcosa di diverso. Prima abbiamo ragionato sul patto elettorale mi sembra che l'Assessore condividesse che il rispetto del patto elettorale non è una frase di valore assoluto, ma di valore relativo.
Ragioniamo sul diritto a vedere garantita la propria libertà di scelta. In cosa consiste, in uno Stato, la garanzia di una libertà di scelta? E nel nostro Stato in cosa consiste? La nostra Costituzione è tutta riferita a garanzie di libertà, anche delle libertà di scelta. La nostra Costituzione non tratta delle libertà di scelta in termini metafisici, in termini astorici, parla di libertà di scelta, nella società che si intendeva organizzare dopo la caduta del fascismo sulla strada della democrazia in un sistema ad economia di mercato. di mercato. Non è che la Costituzione parli in generale di libertà e di scelte. Parla diffusamente delle libertà che in Italia i costituenti hanno deciso di organizzare nella Costituzione.
Anche la proprietà privata è una libertà riconosciuta nella nostra Costituzione, ma è riconosciuta in un certo modo. In altre Costituzioni è scritto diverso; in altri sistemi economici e sociali è ancora diversa. La nostra Costituzione ha detto che la proprietà privata è un diritto che va gestito all'interno di una coesione sociale che tenga conto che la proprietà privata contenga sempre una finalità pubblica di interesse generale e quindi abbia un rilievo sociale. Una proprietà privata gestita in modo da non aver ricadute sociali è una libertà che non è prevista dalla nostra Costituzione.
Arriviamo alla libertà di garantire la libera scelta della funzione educativa. La nostra Costituzione la garantisce in pieno. La nostra Costituzione, in più articoli, parla del diritto alla crescita della persona, del diritto all'espressione di ogni tipo di idea, di professione religiosa, di opzione culturale e via dicendo. In riferimento alla scuola dice che lo Stato organizza una scuola pubblica in cui accedono liberamente tutti e in cui si può anche liberamente non accedere.
Presidente, ho terminato i cinque minuti, non mi ferma?



PRESIDENTE

Si, ha terminato. Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Oltre agli aspetti che sono già stati illustrati nei primi interventi vorrei riprendere gli aspetti più generali contenuti nella nostra discussione e che stanno fanno da base al nostro dibattito. Questa mattina vi sono stati molti interventi da parte dei banchi del centrodestra. Da questi interventi - mi riferisco, in particolare, a quelli della Lega - è emersa, in modo netto, una posizione che l'Assessore Leo, invece, nega, ma che affiora nettamente dai sostenitori del provvedimento che l'Assessore porta avanti.
Immagino che l'Assessore ascolti con attenzione tutti gli interventi anche quelli dei Consiglieri di maggioranza, della Lega in particolare che non mi sembra gli siano particolarmente amici. Quando ricordano il suo ecumenismo, infatti, mi pare che lo facciano con un po' di dispiacere non per apprezzarlo, ma per sottolineare, semmai, una sorta di "cartellino giallo".
A parte questi aspetti, mi pare evidente che nelle posizioni della Lega non emerga tanto la difesa delle scuole confessionali tra virgolette, ma la difesa di un principio di competitività dei sistemi e del fatto che occorra, nel nostro Paese, mettere i cittadini nella condizione di poter scegliere tra un sistema pubblico e uno privato di istruzione mettendo in competizione gli stessi. Si tratta, quindi, di un sistema privato inteso in senso lato, tanto è vero che spesso in questi interventi si richiama il fatto che chi ha i soldi e si può comunque permettere di scegliere le scuole che vuole, spesso non frequenta le scuole confessionali, ma sceglie sulla base di criteri propri di efficienza di quelle scuole, magari di presunto alto livello che possa offrire delle garanzie nel corso della vita.
Abbiamo sentito dire: "Vogliamo che tutti abbiano quelle possibilità".
Ma non è vero, non si vuole offrire a tutti quelle possibilità, perché gli stessi personaggi sostengono che esistono dei problemi di tagli a livello di bilancio di Stato. Allora, mi si deve spiegare come si può dare ai "poveri" la possibilità di accedere a qualsiasi livello di istruzione desiderato. Questa è la frottola che si racconta in aula per cercare di difendere una posizione.
Nei fatti, si sa benissimo che non si farà quello. Al limite, passasse quella concezione, si darebbero un po' di soldi a tutti: ai ricchi serviranno ad alleviare un po' le loro spese (perché gli daranno un piccolo premio non necessario), mentre ai poveri quelle risorse sicuramente non gli consentiranno di accedere a buoni livelli di istruzione privata. Ma qual è l'altra faccia della medaglia? Nei fatti, viene distrutto il sistema pubblico della formazione, perché viene a mancare il finanziamento e quindi non lo si rende competitivo, non lo si rende in grado di svolgere quel ruolo di copertura complessiva del territorio nazionale per garantire a tutti un livello di istruzione minima che sia comunque sufficientemente elevato.
Le posizioni della Lega non mi stupiscono, sia per il liberismo che hanno spesso portato avanti, ma anche perché dietro a molte delle loro politiche, la distruzione dei sistemi nazionali - quello sanitario e quello di istruzione - è funzionale anche ad una loro visione politica.
Uno Stato che è un forte erogatore di diritti, è uno Stato forte e credibile nei confronti dei cittadini. Uno Stato debole, che invece fa pagare le tasse e contemporaneamente non è in grado di fornire diritti e servizi, viene mal sopportato dalla comunità e facilita le politiche di disintegrazione dell'unità nazionale dello Stato, che la Lega, in qualche modo, continua a perseguire.
Non dimentichiamo che pochi giorni fa ha continuato a ricordare ancora Pontida e i loro pseudoparlamentini padani, e così via.
Presidente, anche il mio tempo è stato ampiamente usato, quindi mi interrompo anch'io dopo cinque minuti e trenta secondi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere



BRIGANDI' Matteo

Telegraficamente, a nome personale, perché non è presente il mio Capogruppo ma immagino di esprimerlo anche a nome del Gruppo, intendo esprimere il sentimento di stima e di affetto che lega me personalmente al mio vecchio compagno di scuola e il gruppo all'Assessore Leo.



(Commenti della Consigliera Manica)



BRIGANDI' Matteo

Sì, eravamo a scuola insieme, perché eravamo entrambi poveri e frequentavamo la scuola statale. Però abbiamo avuto l'intelligenza entrambi di non essere coinvolti nei seminari di gruppo e in tutte quelle manifestazioni che premiavano alcuni colorati politici, oggi in cattedra, e altri no.
Sempre telegraficamente perché non voglio fare ostruzionismo a me stesso, volevo solo precisare che, sia o non sia, è stata osservata anche da parte della sinistra una situazione di coerenza politica, cosa che non si vede quando si parla di uno Stato forte. Coloro che hanno i capelli bianchi ricordano le posizioni della sinistra di 30 anni fa, e forse sullo stesso tema (Stato, Nazione e Patria) i compagni non parlavano nello stesso modo.
Ultima questione: io di diritto costituzionale non capisco nulla. Mi pare però di avere letto da qualche parte che la proprietà privata ha una funzione pubblica soltanto in alcuni tipi di società, ed esattamente nelle S.p.A., e in altri tipi di proprietà. Comunque, mosso dalla curiosità, a proposito di proprietà privata, stamattina ho comperato una scatola di profilattici. Vorrei sapere nei successivi interventi quale funzione pubblica possa avere questo mio acquisto, per il quale io ho una proprietà privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido.
Ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Abbiamo scoperto le frequentazioni dell'Assessore Leo che, oltre ad essere salvato dal Segretario Nazionale Fassino, era anche compagno di scuola dell'Assessore Brigandì, e che non partecipavano ai seminari della sinistra. E' notorio che lei ha scelto altri seminari, ma non gliene facciamo una colpa.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Accolgo volentieri i vostri aiuti, colleghi, ma il fatto che l'Assessore Leo è un democratico e non si rivolge solo a una parte, è confermato dal collega Galasso. C'è solo qualcuno che lo vede strabico a sinistra, ma non è assolutamente vero; ha due occhi, anzi potrei dire che semmai, ha uno strabismo non di Venere ma verso destra. Ma questa è ancora un'altra cosa.
Entrando nel merito dei progetti n. 446 e 447 devo dire due cose.
L'abbiamo già detto e lo formalizzeremo, anche perché così misureremo le intenzioni reali di questo governo regionale, indipendentemente dal Governo nazionale, se c'è comunanza o meno - lo ricordava molto bene il collega Ronzani. Sulla legge n. 62, sulle borse di studio mancano 4,8 milioni di Euro; il 2001 all'80%, il 2002 al 65%; quindi, manca un 20% e un 35%.
Presenteremo un ordine del giorno, affinché il governo regionale intervenga pesantemente e pressantemente sul Governo nazionale per far sì che incomincino ad arrivare le risorse dovute. Questo fatto s'inserisce in un discorso più generale di mancanza di risorse per avere tutte le borse di studio universitarie senza problemi, così come tutte le borse di studio della legge n. 62; ma non solo in parte, non i 188 euro, non i 600 dell'anno scorso, ma neanche i 500 previsti dalla Regione Piemonte in un primo momento. Se poi ci saranno delle variazioni positive, io ringrazio e sarò soddisfatto e contento.



PRESIDENTE

Concluda, grazie.



PLACIDO Roberto

Perché?



PRESIDENTE

E' finito il suo tempo.



PLACIDO Roberto

Quando ho iniziato l'intervento, non ha azzerato il tempo.



PRESIDENTE

Ha ancora mezzo minuto.



PLACIDO Roberto

Come ho ancora mezzo minuto? Non siamo mica al mercato!



PRESIDENTE

Ha mezzo minuto perché il tempo è partito a due minuti.



PLACIDO Roberto

Ma questo lo dice lei!



PRESIDENTE

Lo dico io, perché l'ho visto io!



PLACIDO Roberto

Azzeri l'orologio, perché voglio recuperare il mio tempo.



PRESIDENTE

Non ho azzerato, però le dico che ha ancora circa un minuto. Concluda il suo intervento.



PLACIDO Roberto

Io non voglio un secondo in più, ma neanche uno in meno. Non c'è niente di male a distrarsi e a non aver azzerato il tempo, ma pretendo di avere i miei 5 minuti a disposizione.



PRESIDENTE

Io le sto dando i suoi 5 minuti.



PLACIDO Roberto

Certo, ma me li dia interi.



PRESIDENTE

Cerco di darglieli interi. Concluda.



PLACIDO Roberto

Grazie.
Stavo dicendo che se poi ci sono delle notizie da parte degli uffici dell'Assessore che modificano questa mancanza di risorse sulle borse di studio della legge n. 62, siamo i primi ad essere contenti. Ma dalle notizie che abbiamo noi, questo è lo stato dell'arte.
Dopodiché voglio riprendere quanto ha anticipato la collega Suino. Non è una polemica formazione professionale-borse di studio, perché sono due cose diverse, ma mancano 15 milioni di Euro sulla formazione professionale.
In una previsione di mille ragazzi che vogliono iscriversi alla formazione professionale e ai corsi, essendocene solo 250, che costano 5 milioni di euro, e prendendo per buona la previsione della Regione, non vogliamo dire che la previsione è per difetto, ma per 750 bambini e ragazzi con le relative famiglie mancano 15 milioni di Euro. E la responsabilità della formazione professionale non è dello Spirito Santo, non è del Comune e nemmeno della Provincia o del Governo nazionale; è della Regione.
Quindi, assumetevi le vostre responsabilità. Se non ci sono le risorse come farete? Abbiate almeno il coraggio di dire alle famiglie nell'incertezza e nel navigare a vista in questo porto delle nebbie, di iscrivere i figli nella scuola pubblica, dove c'è garanzia di formazione perché la possibilità di lavorare inizia a 15 anni.
Quindi, trovate le risorse. Non ci sono sulla legge n. 62 le borse di studio, non ci sono sulla legge n. 49, non ci sono neanche da altre parti nemmeno per la formazione professionale. Ma dove sono i soldi? Solo per il buono-scuola? Incomincio ad avere dei dubbi che non ci siano nemmeno per questo grande desiderio dell'Assessore Leo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente.
Noi accompagniamo la discussione sempre con vigilanza discreta e precisiamo. Rispondendo ed entrando in rapporto dialettico con l'opposizione, per evitare che il diritto resti un'enunciazione, bisogna garantire l'esercizio del diritto stesso. Proprio per questo c'è la nostra proposta di legge.
La finalità sociale della nostra proposta è perseguita, proprio perch si consente alla famiglia l'esercizio del diritto di scegliere una scuola diversa da quella che lo Stato offre, ma pur sempre - la scuola non statale s'intende - svolgendo un ruolo e un servizio pubblico in sintonia con la legge n. 62 del 2000.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

L'emendamento in discussione, come è stato approfonditamente illustrato dall'opposizione, indica le nostre preoccupazioni su questo progetto di legge e come pensiamo debba essere strutturato, da parte dello Stato e della Regione Piemonte, un sistema formativo.
Le ultime parole del Consigliere Galasso non sono, a mio modo di vedere, assolutamente collegabili con gli argomenti che stiamo affrontando.
Il diritto di scelta che lui accampava non può essere una formula garantita dallo Stato e dall'Ente pubblico.
Nel mio precedente intervento ho tentato di illustrare come la facoltà di scelta dell'individuo consista nel poter assumere decisioni tra più opzioni, che devono però rientrare, allo stesso titolo, nella piena disponibilità dell'individuo; in altre parole. nella propria libera possibilità di realizzarle.
La libertà di scelta individuale non può e non potrà mai essere garantita dallo Stato. I cittadini possono e devono richiedere che la loro facoltà di scelta non venga impedita, qualora sia nella loro possibilità accedere a questa scelta. Richiedere una libertà che non rientra nella loro disponibilità, non è un diritto.
Per meglio comprendere, questa mattina abbiamo fatto l'esempio della mobilità. Il diritto è garantito dallo Stato attraverso il funzionamento dei mezzi pubblici. In questo modo, lo Stato garantisce un diritto fondamentale dei cittadini: lo spostamento. Lo Stato, però, non può e non potrà mai garantire il diritto allo spostamento dei cittadini fornendo loro un'automobile privata, individuale o un biglietto gratuito.
Questo è un concetto palese e semplice, non recepito da parte della maggioranza con la quale c'é una specie di incomunicabilità. Come opposizione non possiamo pensare che l'Ente pubblico, con soldi pubblici garantisca un diritto che non risulti essere tale, nel senso che lo Stato fa il suo dovere nel garantire il diritto alla formazione con la predisposizione di scuole pubbliche.
Noi contestiamo proprio questa visione che cambia la scelta individuale in un diritto che deve essere sostenuto dallo Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Il Consigliere Cattaneo, nei suoi numerosi interventi su questo disegno di legge, ha ricordato che con questa legge stiamo pensando ad un sostegno alle famiglie. Questo è il senso che ha voluto dare il Consigliere Cattaneo: sostenere le famiglie nelle spese per iscrivere i propri figli a scuola. Leggendo il disegno di legge, ed essendo stato precisato che si pone una franchigia all'interno di questa proposta, è evidente che il contributo andrà soltanto a chi si iscriverà alle scuole private, superando quella tassa di iscrizione.
Nel momento in cui si destina una quantità elevata di risorse (credo non sufficienti per raggiungere gli obiettivi posti dall'Assessore Leo) si sottraggono risorse dalla legge attuale che sostiene il diritto allo studio. Quanto espresso in precedenza dai miei colleghi, in particolar modo dal Consigliere Placido, ha messo in evidenza la questione della mancanza di risorse. Domande cui occorre rispondere: bisogna affrontare sia la questione del sostegno alle famiglie sia la questione dal sostegno del diritto allo studio. Se mancano risorse, poiché le destiniamo al finanziamento della legge in discussione, non andiamo nella direzione indicata dal Consigliere Cattaneo.
La questione delle risorse va affrontata e richiede risposte precise.
Non dobbiamo sottrarre risorse importanti per sostenere il diritto allo studio e quanto affermato dalla collega Suino è questione sulla quale occorre riflettere attentamente.
Nella difficile situazione economica che stiamo vivendo, molte famiglie, che mandano i propri figli nella scuola pubblica, hanno difficoltà a sostenere le spese che devono affrontare durante l'anno per l'acquisto dei libri, per le spese di trasporto e per le spese delle mense scolastiche. Nel momento in cui ci poniamo l'obiettivo, giusto, di sostenere le famiglie non possiamo non affrontare queste questioni. Le leggi vigenti che si pongono questo obiettivo, non possono essere impoverite, dal punto di vista delle risorse, per favorire una piccola parte importante, che non vogliamo sottovalutare, che decidono di iscrivere i propri figli nelle scuole private. Non possiamo fare una discriminazione al contrario. Sciogliamo questo nodo, troviamo le risorse per finanziare le leggi che abbiamo già in Piemonte per sostenere il diritto allo studio, nello stesso tempo affrontiamo anche la questione. C'è una questione di merito che sono le questioni che abbiamo continuamente sollevato su questo disegno di legge e che continueremo a sollevare nella presentazione dei nostri emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà



TAPPARO Giancarlo

Il contributo dei Consiglieri con questo emendamento, va nella direzione di dare sostanza a quello che, come ho avuto occasione di dire in altri interventi, assume il carattere di una legge delega, cioè di una legge madre che poi dovrà essere regolata, attraverso altri provvedimenti in questo caso della Giunta regionale, senza più possibilità di significativo intervento da parte del Consiglio regionale.
Nel comma 1 i Consiglieri mettono in evidenza come sarebbe opportuno inserire questo discorso nel quadro generale dei livelli di intervento, per quanto riguarda l'istruzione, sia nel percorso scolastico che professionale. Qui se ne evoca l'integrazione. Sarebbe bello che l'Assessore Leo potesse, pur comprendendo anche se non condividendo ricavare una piccola nicchia di intervento scolastico con l'obiettivo del buono scuola; ogni tanto, approfittando delle molte ore che abbiamo a disposizione, l'Assessore potrebbe dire qualcosa ad esempio in che ambito colloca questa iniziativa, che rapporto ha con l'impianto generale dell'istruzione per la parte di competenza del livello regionale.
Noi ci troviamo dinnanzi ad un sistema che evolve. Pensiamo che non molto tempo addietro si parlava di educazione oggi, invece, usiamo il termine istruzione. Il termine "educazione" derivava dalla vecchia cultura che considerava la scuola come sede di educazione a valori di una certa società e a stili di vita di quella società.
L'istruzione è qualcosa che tocca l'autonomia della conoscenza, che tocca la necessità di dotare i giovani di strumenti, di capacità critica che sono un'evoluzione rispetto ad una visione tradizionale.
Potremmo anche sollevare dei dubbi sul fatto che una scuola non pubblica, non della collettività, ma una scuola che fa riferimento a sistemi di interessi - seppur mediati da vincoli di programma, di tempo di studio, di regole comuni per avere una soglia minima che certifichi la correttezza - sottragga quel compito necessario che dovrebbe avere l'istruzione di fornire autonomia della conoscenza.
Parlo di una scuola confessionale e una scuola dei grandi interessi economici - magari votata al pensiero unico neo liberista oppure al pensiero neo conservatore, per carità, tutti legittimi - tuttavia mi sembra curioso finanziare famiglie che pagano una retta in quelle scuole dove certamente, si rispetteranno i programmi scolastici, ma il sub strato culturale, o confessionale di una delle varie confessioni (evocavo anche quella musulmana), oppure gli interessi economici sono intenzionati a far vivere ed a inculcare una serie di elementi e di valori.
Lo svilupperò in seguito l'argomento dell'autonomia, della conoscenza e della costrizione che si ha con l'iniziativa rispetto alla massimizzazione di questo obiettivo.
L'emendamento può assumere un carattere importante per correggere questo percorso che l'Assessore Leo, con l'emendamento del Consigliere Cattaneo, ha predisposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il consigliere Contu; ne ha facoltà



CONTU Mario

A differenza degli altri emendamenti presentati, questo emendamento non riguarda la legge n. 62 del 2000, ma riguarda, in senso più generale, la materia dell'istruzione e della formazione professionale.
Le novità introdotte dalla legge n. 62 legittimano, oggi, la scelta fatta nell'usare il termine: "sistema nazionale di istruzione". Anche se rischia di diventare improprio perché, un po' come per la sanità, il rischio è che, con le novità introdotto con la modifica del titolo V della Costituzione, noi assisteremo a 21 modelli di istruzione. La Regione Emilia Romagna ha già fatto da apri pista (in quella Regione condividiamo anche responsabilità di governo) e sostanzialmente ha aperto il sistema della legislazione concorrente in materia di istruzione. È questo che ci preoccupa molto nel momento in cui non si colloca nella giusta dimensione e nella giusta posizione il ruolo che dovrebbe svolgere la formazione professionale.
Se non si riapre con forza il discorso dell'innalzamento dell'obbligatorietà della scuola, è evidente che inciampiamo in meccanismi come questi. Immaginiamo che l'obbligo scolastico sia elevato a 16 anni: sarebbe un dato di grande civiltà, perché porterebbe il nostro Paese vicino ad altri Paesi europei, ma soprattutto legittimerebbe l'obbligo formativo dai 16 ai 18 anni. Ed è nell'ambito dell'obbligo formativo che si potrebbe determinare il sistema di integrazione fra l'istruzione pubblica e il sistema della formazione professionale che, notoriamente, è gestito da enti privati. Attraverso l'obbligo formativo l'alternanza scuola-lavoro e il bisogno di formazione continua, si determinerebbe, ma solo da quell'età in poi, un mix interessante di opportunità che vengono date ai giovani nell'arricchire il loro bagaglio e la loro formazione di conoscenze e soprattutto, la loro formazione professionale. Sarebbe certamente un dato di civiltà. Su questo le Regioni possono giocare un ruolo importante.
Ma così non è, e allora assistiamo a pasticci come quelli di cui oggi hanno riportato ampiamente i giornali, dove, dal livello sperimentale dell'anno precedente realizzato in due Regioni (la Lombardia ed il Piemonte), assistiamo oggi ad un'estensione della domanda che esiste su quel tipo di corsi, di fronte ad opportunità proposte di soli 250 posti su 1.000 richiedenti. Mi auguro che non ci siano le risorse per dare risposte ai 750 richiedenti e che a loro sia data, invece, l'opportunità di una pari opportunità coi loro coetanei che frequentano la scuola pubblica.
Questo sarebbe un dato estremamente importante.
In merito a questo emendamento voteremo favorevolmente, anche perch non pone limiti di età, ma la lascia molto indeterminata (nei tre commi mi pare che vi siano, soprattutto, dichiarazioni di principio).
Esprimiamo dunque il nostro voto favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.



MANICA Giuliana

Approfitto della presenza accanto a me del Capogruppo di Forza Italia Cattaneo, perché mi stavo chiedendo, al di là della pregevole attenzione che l'Assessore Leo sempre riserva ai nostri interventi, se non stiamo facendo, per caso, un lavoro inutile in tutto questo confronto, cercando nel merito di dimostrare con le proposte sostitutive dell'art. 1 che, in un certo tipo di logica, dev'essere cambiato e soprattutto deve essere rivisto quel processo di delega alla Giunta, perché finora non stiamo ricevendo alcun riscontro significativo da parte della maggioranza (al di là del pregevole intervento dell'Assessore Leo di questa mattina) in ordine alle problematiche e alle argomentazioni che fino a questo punto abbiamo svolto.
Sarebbe di un qualche rilievo capire, dalle forze di maggioranza rispetto alle problematiche e alle osservazioni che abbiamo svolto fino a questo momento in ordine al processo di delega o alle proposte che abbiamo fatto, se è possibile aprire su questo terreno una forma di interlocuzione. Abbiamo svolto un lavoro di merito corposo e compiuto passando attraverso proposte diverse, come la proposta di sostituzione complessiva dell'articolo per porre in evidenza, al massimo livello, la problematica, oppure proposte di sostituzione dei singoli commi dell'emendamento sostitutivo del testo iniziale della legge, così come depositato in aula, e ancora proposte di correzione ancora più parziali.
In questa prima parte relativa alla sostituzione completa dell'articolo e dei singoli commi, sarebbe importante, ad un certo punto, capire se ci sono possibili interventi o interlocuzioni da parte della maggioranza per rendere più produttiva la nostra discussione, anche perché questo aiuterebbe noi nell'illustrazione degli emendamenti al fine di non evidenziare più alcune problematiche e soffermarci su altre, ma anche per comprendere i temi di merito sui quali dev'essere maggiormente approfondito il confronto.
Ho voluto fare questo intervento arrivati a questo punto dell'illustrazione e ad un certo punto del pomeriggio per comprendere se possiamo passare ad una forma di dialogo o se dobbiamo continuare ancora, e non so per quanto tempo, con una forma non dico di completo monologo ma di più solitaria illustrazione degli emendamenti stessi, o se ci fosse qualche elemento di interlocuzione.
So che l'Assessore Leo interverrà nuovamente nel pomeriggio, perché già mi ha preannunciato di essersi annotato alcune problematiche e di essere pronto a fornire una serie di dati utili al dibattito.
Nell'esprimere il nostro voto favorevole a questo emendamento, rinnovo anche questo invito ad un'interlocuzione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 446.
Il Consiglio non approva.
Dichiaro decaduto l'emendamento rubricato n. 447.
Procediamo ad esaminare l'emendamento rubricato n. 448.
Emendamento rubricato n. 448 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Ronzani, Marcenaro, Muliere, Suino: L'art. 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione, in attuazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali in materia di diritti degli uomini, delle donne e dei fanciulli, pone la persona al centro delle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo ad ognuno per tutto l'arco della vita l'accesso a tutti i gradi dell'istruzione, in condizioni di pari opportunità, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritarie (nella definizione data dalla legge 62/2000, art. 1 comma 2) nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita la Regione e gli Enti locali ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto dal d.lgs 112/1998 promuovono interventi volti a: a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociali e culturale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti b) favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile c) garantire agli utenti la qualità del sistema dell'istruzione in costante rapporto con il mondo del lavoro, della cultura e della ricerca".
La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione.



SUINO Marisa

In questo emendamento - è una caratteristica delle nostre azioni politiche e sociali - riponiamo al centro la persona e, quindi, ripartiamo da un ragionamento questa volta però estendendoci su una considerazione anche doverosa di quelle che sono le convenzioni internazionali esistenti a favore del diritto di uomini, donne e fanciulli nelle pari opportunità dando un rilievo di particolare pregnanza, dal nostro punto di vista, per il conseguimento del successo scolastico e formativo, come tappa indispensabile nell'evoluzione della persona. Quindi, la persona è al centro della nostra attenzione.
Perché richiamo soprattutto questo aspetto? Perché è allarmante, dal nostro punto di vista, cogliere come i tagli che si stanno scaricando sul welfare scolastico, a livello nazionale, sono pesanti. E sarà inevitabile che questi tagli si portino dietro anche un appesantimento da parte del sistema scolastico regionale, nonostante la volontà del buon Assessore Leo.
E' di questi giorni la denuncia, ad esempio, relativa alle lunghe liste d'attesa. In questo caso non riguardano la sanità, dove abbiamo toccato dei livelli di vergogna, ma riguardano gli asili e il sistema della scuola primaria, dell'educazione primaria. Vengono bloccate le iscrizioni anticipate, c'è poco personale, il personale viene assunto in misura non proporzionale alla domanda.
La situazione torinese è già stata denunciata ed è abbastanza emblematica di per sé, perché ci ritroviamo ad avere una presenza di quasi 3 mila bambini in lista d'attesa per i nidi ed una presenza massiccia di bambini in lista d'attesa per le materne.
Quindi, siamo nell'ordine della fascia di età che peraltro la vostra Ministra Moratti ha voluto anticipare ed estendere, perché è stata una scelta proprio di questo Governo l'estensione dell'età, aprendo ai bambini di due anni e mezzo la possibilità di fruire del sistema scolastico. E mentre questo avviene, che cosa succede? Aumenta il numero dei bambini nelle classi - tra parentesi è argomento sul quale male fanno gli amministratori a non riflettere, perché l'aumento del numero di bambini per classe incide pesantemente sulla qualità del servizio.
Nella proposta didattica educativa aumenta il numero di bambini in lista d'attesa, si ha un peggioramento dal punto di vista qualitativo della mensa; mensa che è stata aumentata del 70%. Questa è la realtà: si ha da una parte un aumento del 70% della spesa per la mensa - quindi, bene essenziale e primario; per cui le famiglie fanno sempre più fatica.
Contemporaneamente ci sono delle liste d'attesa tremende.
Quindi, qual è la risposta? Nonni e baby-sitter. Sì, però bisogna averli e bisogna avere i soldi per mantenerli. Quindi, cosa fai? Te ne stai a casa? In un contesto di questo tipo, con una riforma che è stata voluta dal Governo, noi di fatto andiamo a dire che prendiamo una parte cospicua di denaro pubblico - quindi 36 miliardi per dirla in lire - e la destiniamo ad una parte. Comunque sia il ragionamento nelle proporzioni, Assessore, è una scelta selettiva rispetto alla necessità di potenziare e di sostenere un sistema che parla a tutti, soprattutto alle mamme che non perdono il posto di lavoro per farsi carico dell'educazione - magari anche di qualità dei loro bambini.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.
Ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Credo che se una critica possa essere mossa all'impianto di questa legge, essa consiste nel fatto che questa legge è viziata di ideologismo. E il fatto che siamo noi a rimproverare a lei un'impostazione come questa, è quanto meno singolare.
Difatti voi ci avete per molti anni insegnato, ad esempio, che bisogna impiegare le risorse pubbliche nel segno dell'efficienza, della produttività e della verifica dei risultati che si conseguono. In questo caso siamo in presenza di un provvedimento che impiega una quantità non indifferente di risorse pubbliche (35 miliardi), e le impegna a prescindere, indipendentemente dai risultati che si vogliono conseguire.
Credo che, in questo momento, l'Assessore Pichetto stia pensando al rischio di un incontro romano; perché l'Assessore Pichetto è andato a Roma a sostenere che il Governo avrebbe dovuto stanziare 5 milioni di Euro per favorire forme di sussidio a lavoratori della filiera auto e tessile, che non hanno la cassa integrazione.
L'Assessore Pichetto è tornato da Roma con il sacco vuoto, nel senso che il Governo gli ha risposto che quelle risorse non soltanto non possono essere impiegate per la filiera del tessile, ma che non ci sono neppure per dare il sussidio ai lavoratori dell'auto. Lo dico perché attraverso questi episodi misuriamo la distanza che esiste tra i provvedimenti di cui stiamo discutendo in quest'aula e la situazione sociale concreta della Regione anche in relazione alla scuola, Assessore Leo.
Lei non può non sapere che siamo in presenza di un taglio ai trasferimenti statali, di minori risorse per l'edilizia scolastica, di un taglio alle politiche di sperimentazione, di un taglio ai trasferimenti sugli asili nido, di un taglio alle risorse per la formazione e quant'altro.
In questo contesto, nel quale assistiamo ad una politica che non consentirà alla Moratti di attuare la sua riforma - perché è una riforma che non può essere realizzata con queste risorse che vengono ridotte per quanto riguarda la scuola italiana - il Piemonte che cosa decide? Il Piemonte, di fronte al fatto che bisognava mettere in campo una politica e delle risorse per impedire che i tagli operati dal Governo potessero contribuire al declassamento della scuola pubblica, e per invertire questa tendenza e puntare su una sua forte riqualificazione, decide di impiegare 35 miliardi per finanziare non le scuole non statali private ma parificate ma le scuole private, a prescindere.
E qui, Assessore Leo, posso risponderle su una questione. Lei prima ha fatto alla collega Suino un esempio per quanto riguarda la sanità pubblica asserendo che in questo caso noi finanziamo, anche attraverso gli strumenti degli accreditamenti e delle convenzioni, le cliniche private. Lei però ha detto una cosa con cui sta dando ragione a noi. Perché quando voi con le risorse pubbliche finanziate la sanità privata, finanziate solo quelle strutture private che hanno i requisiti, e vengono finanziate attraverso lo strumento della convenzione, che presuppone un accertamento di standard e di condizioni che giustificano l'intervento.
Voi state finanziando le scuole private a prescindere da questo indipendentemente da questo. Difatti la sfida che vi lanciamo è esattamente tra chi dice "Benissimo, assumiamo, come punto di riferimento, la legge n.
62 che stabilisce i requisiti che devono avere le scuole private; ma allora è possibile discutere di un intervento che riguardi le scuole statali e non statali purché parificate".
Voi, invece, immaginate un intervento che non segua la logica della 62 e che preveda una serie di contributi assegnati, indipendentemente dalla qualità, dal risultato, dall'efficienza, dalla qualificazione di quel tipo di scuola.
Qui c'è una differenza fondamentale, Assessore Leo, perché se non ci fosse stata questa discussione, molto più rapidamente avremmo avviato questo dibattito ad una conclusione unitaria.
Il punto di differenza è proprio questo: c'è chi dice "Non siamo pregiudizialmente contrari all'idea di dare un contributo alle scuole private purché siano quelle parificate" (il che vuol dire che hanno certi requisiti e quindi si fa riferimento ad una legislazione nazionale che stabilisce questi principi e questi requisiti) e chi, come lei, immagina un provvedimento che si ridurrà, o tradurrà, nella decisione di finanziare o dare un po' di contributi alle scuole private.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Mi dispiace non aver potuto ascoltare, per motivi personali e familiari, la replica di questa mattina dell'Assessore Leo, poiché gli emendamenti da noi presentati pongono problemi da cui è difficile prescindere.
L'atteggiamento che deve avere chi governa è quello di un buon padre di famiglia: non è proprietario di risorse, le ha prese in prestito dai nostri genitori per restituirli ai nostri figli.
Così si dice parlando del mondo in generale e, in particolare, vale per chi governa. Deve saper amministrare con giudizio le proprie risorse avendo consapevolezza che l'essenza della politica è la scelta, il decidere, sapendo che se si spendono i soldi in un verso non rimangono risorse per altro.
L'Assessore Leo - in generale la Giunta e la maggioranza di centrodestra - combatte questa battaglia difendendo il principio della parità di accesso alla scuola.
Libertà di scelta: credo sia questa l'essenza.
Si tratta di stabilire, però, se questa libertà di scelta è tra principi e la priorità. Sicuramente, le principesse del Congo hanno una situazione di disparità rispetto alle donne ben abbienti dell'Europa o del mondo Occidentali (ad esempio nell'acquisto di profumi). Se però dobbiamo intervenire per sostenere un Paese del Terzo Mondo, la preoccupazione principale penso debba riguardare qualcosa di più importante e sostanziale come l'accesso al cibo e ai farmaci.
Questo emendamento pone l'accento sulla questione della pari opportunità dei cittadini, per quanto riguarda l'accesso all'istruzione.
L'Assessore Leo non può chiudere gli occhi di fronte al fatto che, oggi come oggi, l'accesso all'istruzione non viene concesso in pari modo agli studenti.
una situazione evidente agli occhi di chi vuole vedere; chi non vuole vedere può pensare che per problemi di carattere genetico o per microcefalia endemica, i figli dei lavoratori (persone a più basso reddito) non riescano ad accedere, se non per piccola minoranza, a livelli più alti dello studio.
In realtà, sappiamo che esistono condizioni di contesto sociale culturale ed economico su cui è indispensabile intervenire; condizioni che vanno dalla necessità di acquistare libri fini alla possibilità di avvicinarsi alle sedi scolastiche, alla possibilità di poter vivere in prossimità di queste sedi e di poter avere accesso ai nuovi strumenti della conoscenza e della comunicazione, senza i quali non si può dire che esista alfabetizzazione.
Oggi l'alfabetizzazione non c'è soltanto per la capacità di leggere e di scrivere. Esistono tutte queste difficoltà che, per chi si trova nelle classi più abbienti, sono addirittura opportunità in più, sono un handicap al contrario: li fa arrivare primi nella corsa della vita.
Il ruolo di chi governa è fare in modo che tutti quanti abbiano le medesime opportunità. La domanda che pongo all'Assessore Leo è se il principio di consentire pari opportunità abbia, secondo la sua opinione, la prevalenza rispetto alla libera scelta.
una precisa domanda che le pongo. Mi rendo conto che tanti Consiglieri le avranno posto altrettante domande, ma sono sicuro che lei essendo così cortese, risponderà a tutti. Qual è la sua scala di priorità? Secondo il nostro emendamento la scala di priorità mette al primo posto la parità delle opportunità. È d'accordo o no? Qual è il parere della Giunta regionale su questo emendamento?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Si dice che l'Assessore Leo sia un Assessore ecumenico. Non credo che il termine "ecumenico" non sia del tutto corretto; sarebbe meglio usare il temine "pluralista". Un Assessore pluralista.
Personalmente, non ho motivo di pensare che non sia così, anzi, credo che nella sua attività di Assessore alla cultura abbia una visione corretta e svolga un'attività corretta. Non ha una visione di cultura dominante da promuovere piuttosto che altre, al servizio della politica.
L'Assessore, pur essendo un uomo di forti convinzioni, ritiene che la cultura sia un bene in cui ci si deve confrontare. Ci ricorda molto spesso che fin da giovane ha avuto delle idee, le ha sostenute con vigore anche andando contro corrente.
Questo gli fa onore; bisogna anche essere pronti a cambiare idea, ma per farlo occorre esserne convinti. Finché non è convinto, fa bene a non cambiare e a mantenere la propria opinione, sempre, comunque, con un spirito di disponibilità al confronto.
In questo, credo che ci siano temi in cui la pluralità delle idee sia un bene e, quindi, su certe questioni non è possibile determinare il giusto o il meno giusto: si deve favorire un confronto che vada avanti.
Da questo punto di vista è stato un bene avere un Assessore con queste caratteristiche, tanto è vero che è riuscito anche ad essere Assessore in Governi con colori diversi. Di questo sono meno convinto che sia giusto perché insieme al pluralismo apprezzo anche una certa coerenza, almeno politica. Dico tutto: le cose che penso in modo positivo e quelle che mi convincono meno. C'è un elemento che non mi convince: l'Assessore Leo deve saper distinguere quando è Assessore alla cultura e quando è Assessore all'istruzione. Sono due ambiti diversi: la cultura merita quel tipo di attenzione e comportamento che lui segue, mentre l'istruzione pubblica deve avere come primo compito quello della difesa della stessa, la difesa di quel patrimonio secolare che altri Assessori hanno avuto il compito di amministrare prima di lui e che altri ancora continueranno ad amministrare.
Il compito principale dell'Assessore Leo dovrebbe essere quello di impegnarsi e battersi affinché l'istruzione pubblica raggiunga i punti di massima eccellenza. Di questo dovrebbe preoccuparsi principalmente compiendo le proprie scelte amministrative e politiche! Ogni tanto invece, incappa nell'errore di confondere l'Assessorato all'istruzione pubblica con l'Assessorato alla cultura, diventando, con i propri sogni ecumenico e pluralistico, quando non dovrebbe esserlo. Dovrebbe essere uomo di parte, rispetto a quello che è il suo ruolo. Ripeto: il suo ruolo è quello di Assessore all'istruzione pubblica di questa Regione; dovrebbe verificare innanzitutto qual è lo stato dell'istruzione pubblica individuare le priorità, le esigenze fortissime della stessa Se l'Assessore Leo si impegnasse con attenzione in questo senso dimenticando un po' il proprio sogno e il problema del pluralismo, andando a verificare la situazione, ritirerebbe il provvedimento, dicendo che, non essendo illimitate le risorse e non essendo lui uno di quei santoni indiani che riescono a far uscire le monete dalle mani, o cose di questo genere.Deve concentrare le risorse nella difesa dell'istruzione pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Riprendo l'intervento precedente, in quanto sono stato frettoloso rispetto alle risorse della legge n. 62 e voglio correggermi, affinch resti agli atti. Quando ho detto che sono state date delle risorse, dal 65 all'80%, per gli anni 2001/2002, intendevo le risorse della legge 62 che il Governo nazionale destina alle Province (7 milioni alla Provincia di Torino e 14 milioni alle altre Province della regione), per le scuole paritarie.
Sono state erogate, dunque, per gli anni 2001/2002, risorse dal 65 all'80%.
Mancano circa 5 milioni di euro all'appello; è evidente che sono risorse destinate alle Province, ma il peso, la responsabilità e l'autorevolezza del Governo regionale per un problema che riguarda tutte le Province piemontesi e tutte le scuole paritarie è quanto mai importante. In questo senso rinnovo, se non l'ordine del giorno, l'invito. Chiedo un intervento ufficiale dell'Assessore Leo verso il Governo nazionale, per ristabilire correttamente la situazione (lo dico perché può essere fonte di confusione anche con alcuni colleghi dell'opposizione). Il panorama della scuola è cambiato; possiamo dire che, su 100 studenti piemontesi, il 93,5% frequenta la scuola statale, il 5,5% frequenta la scuola paritaria e l'1% frequenta le scuole private (come si intendevano una volta, per capirci).
Questo provvedimento, al di là della dichiarazione di principio iniziale, si rivolge dichiaratamente alla scuola paritaria, quindi a quel 5%. Per questo motivo, non possiamo essere d'accordo e abbiamo presentato questo emendamento.
Continuerò ad esporre il ragionamento nella discussione del prossimo emendamento, lasciando al collega Ronzani il compito di entrare nel merito della dichiarazione di principio che voi fate nell'emendamento, ma che non viene confermata dal vostro intendimento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

E' assai importante ascoltare l'intervento dell'Assessore Leo, a questo punto del dibattito che mi pare abbia sviscerato, seppure solo una parte certamente una parte significativa della vicenda, forse anche con qualche confusione da chiarire. Mi aspetto un intervento di respiro da parte dell'Assessore Leo. Sono emersi dei punti importanti che tutti abbiamo colto.
Com'è collocato il ruolo dell'intervento, nel sistema più generale della scuola e dell'istruzione in cui la Regione ha una competenza rinnovata, per l'intreccio con la formazione professionale. Mi ricorda molto quando le televisioni private venivano chiamate "libere", anche quelle di Berlusconi. La differenza era fra la televisione di Stato e le televisioni libere: un paradosso. Anche questo appello alla libertà di scelta dovrebbe essere meglio chiarito e definito, capirne il significato il carattere perché oggi c'é una limitazione a questa libertà. Il nostro investimento nel campo dell'istruzione è menomato da questo limite di libertà, se è così bisogna dirlo chiaramente. Stiamo facendo delle operazioni che la vecchia Democrazia Cristiana non avrebbe nemmeno osato abbozzare. La vecchia Democrazia Cristiana quando aveva un potere, se non assoluto, molto ampio, anche per rispetto dei suoi alleati laici (social democratici, repubblicani e liberali) non osava quanto in questi anni di Seconda Repubblica si è osato fare con una Democrazia Cristiana solo più virtuale.
Il Consigliere Angeleri quando inizia i suoi interventi si definisce sempre "un democristiano", ma è un meccanismo virtuale, non esiste più quel partito. Dovrebbe cercare di fare uno sforzo che vada al di là dello slogan; lo abbiamo sentito fare con passione e obbedienza da parte di alcuni Consiglieri della maggioranza che concludono con un pistolotto per garantire la libertà di scelta.
A me piacerebbe che una persona come l'Assessore Leo - che ha spessore e storia, che è anche smaliziato e sa come gira il mondo, soprattutto perché frequenta i cardinali e i vescovi e non solo i parroci - ci spiegasse la più sottile strada che non può essere "lasciamola ad altri lo slogan, la libertà di scelta".
In questi anni e negli anni che ha governato, in modo molto ampio, la Democrazia Cristiana abbiamo leso quello che è il lievito di istruzione e di cultura che si dà alla società, oppure è un'altra la lettura che bisogna dare? Temo ci voglia un colpo d'ala per spiegarla non elettoralisticamente per fare propaganda.
In questo sono molto aperto, credo che ci sia un filo conduttore importante che sostiene la proposta dell'Assessore Leo. Non la condivido per una ragione di fondo, ma posso rispettarla di più se è meglio costruita. Ritengo che oggi sia costruita in modo propagandistico, grezzo a volte quasi provocatorio.
Mi aspetto adesso una risposta dell'Assessore Leo che dia la traccia della sostanza per aggiungere qualcosa in più alla vicenda.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

A questo punto della discussione intendo dare un contributo più completo per il proseguo dei lavori - che so non essere brevi - dei prossimi giorni. Martedì mattina intendo venire in aula con una relazione anche sul discorso della scuola, per svolgere un lavoro organico rispetto a tutti gli stimoli ricevuti. Chiedo venia se non lo faccio adesso, ma merita uno sforzo, merita una riflessione, merita un impegno particolare.
Ai Consiglieri che sono intervenuti per ribadire la doveroso, giusta, e per me anche piacevole attenzione, rispondo che sicuramente uscirò da questa tornata, spero, integro psicologicamente, ma sicuramente arricchito.
Tutti gli interventi che ha fatto il Consigliere Tapparo sulla formazione per me, sono preziosi. Non sono Assessore alla formazione professionale però mi aiuta a comprendere meglio le interconnessioni, il doppio canale.
Cercherò di trarre il massimo beneficio per portare il contributo della Regione Piemonte, per la scuola complessiva, a livelli il più possibile di eccellenza, ma non totalizzanti. Capisco la posizione coerente del Consigliere Papandrea, del Consigliere Contu o del Consigliere Tapparo, ma quando si parla di scuola pubblica, oggi, non si parla solo di scuola statale. Il Consigliere Saitta lo ha spiegato molto bene, i Consiglieri dei DS dovrebbero condividere, poi ci saranno discrasie fra la maggioranza, fra la minoranza, però il dato è che il sistema della scuola pubblica è sia quella statale che non statale, paritaria.
Non ripeto quello che ho detto questa mattina, colgo solo quell'accenno che mi ha fatto il Consigliere Riggio, molto sentito, al richiamo del buon padre di famiglia. Il buon padre di famiglia, anzitutto, non discrimina fra i due figli, e quindi non vuole discriminare sul figlio che va alla scuola non statale.
Alla Consigliera Manica, che insieme al Consigliere Placido e al Consigliere Marcenaro mi hanno fornito spunti per lavorare, rispondo che è già partita una mia lettera al Governo e al coordinamento delle Regioni per intervenire su quanto avete segnalato. Una segnalazione utile e preziosa.
Un buon padre di famiglia, caro Consigliere Riggio, non discrimina.
Le cifre dicono che oggi, lo studente della scuola statale riceve, come trasferimenti dallo Stato, il 98% dei finanziamenti e il 2% la scuola paritaria, che è pubblica anch'essa. Quindi ogni studente della scuola statale riceve come trasferimento dallo Stato (/le scuole statali complessivamente) il 98% dei finanziamenti e il 2% la scuola paritaria, che è pubblica anch'essa. Ogni studente della scuola statale, quindi, riceve dallo Stato 7,2 milioni, mentre ognuno della paritaria 2 milioni (meno di un terzo). Fatta l'ipotesi che venga approvato il buono scuola e che non aumenti il 5% degli studenti (noi speriamo che aumenti un po', ma facendo anche l'ipotesi che rimanga al 5.5%), questo 5.5% avrebbe, cari colleghi solo il 3.1% delle risorse. Quindi, come diceva al collega Cattaneo, mi sono accorto, dai vostri interventi, che devo chiedere che i 35 miliardi debbano essere aumentati per arrivare alla parità, per arrivare al 5 perché anche col buono scuola saremmo al 3.1% per il 5.5% degli studenti.
Viceversa, al 97% o 98% per il 94% degli studenti. Rimarrebbe, quindi, una sperequazione a svantaggio della scuola non statale. Collega Riggio pensavo di lavorare, quindi, in questo senso.
So che non siete d'accordo, sarei del vostro partito se fossimo d'accordo! Ritengo sociale la scuola non statale, la ritengo importante, e ritengo, altresì, che si coniughi la parità con la libertà di scelta.
Credo, in coscienza, che questi soldi siano spesi bene.
Vorrei farvi notare che per questi 35 miliardi sono state fatte almeno 35 miliardi di proposte di utilizzo diverse: per la formazione, per l'istruzione, per la sanità... Se una signorina fosse corteggiata da così tanti uomini, le direi di non scegliere nessuno per evitarne di offenderne troppi!



(Commenti in aula)



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Rispetto all'intervento del collega Papandrea, ribadisco che vogliamo lavorare per un'istruzione pubblica eccellente (nella pubblica è prevista anche la non statale) e pluralista. Questo è il nostro indirizzo e riteniamo che questo intervento la renda più pluralista.
In merito ad una battuta brillante del collega Placido - è intervenuto anche il collega Brigandì raccontando i tempi dell'università - ci tengo a dire che non è che non andassi ai seminari della sinistra, perché ho fatto tanti seminari di confronto e di dialogo con Livia Turco...



PRESIDENTE

Assessore Leo, resti sul binario principale dei buoni scuola!



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Nego di essermi confuso, ho le idee chiarissime. Quando il collega Papandrea ha detto che la scuola pubblica garantisce tutti ed è maestra di pluralismo, sono d'accordo sul fatto che tutte le scuola debbano essere maestre di pluralismo, ma come si ricordava il pluralismo deve essere proprio insito e convinto, perché non ci deve essere elemento di propaganda né nella scuola non statale né in quella statale.
Vorrei raccontare un episodio dell'università che ricordava poc'anzi il collega Brigandì: durante una lezione in aula magna, un luminare della sinistra disse: "Facciamo un'indagine statistica prima dell'esame: alzi la mano chi non è marxista" e io la alzai subito. Su 900 fui l'unico ad alzare la mano. Il professore disse: "Ma se fosse così, saremmo già al governo da un pezzo. Mi sembra un po' strana questa indagine statistica".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Visto il programma che abbiamo di fronte, vorrei raccomandare al Presidente, e naturalmente richiedere all'Assessore, se alcuni di questi interventi (che sono, a mio giudizio, così vivi e carichi di interesse) fossero collocati nel punto giusto fra la mezzanotte e le otto assicurerebbero, anche in quel momento, che tende di più al sopore della nostra discussione, una certa vivezza e una certa vivacità.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Al collega non marxista Leo, nonché Assessore, vorrei rispondere che sono cambiati rapidamente i tempi, perché se adesso si facesse questa prova, qui dentro sarebbe dura! Battute a parte, vorrei cercare di confutare, Assessore, una sua tesi statistica che mi ricorda molto Trilussa. Lei prende quanto investe lo Stato e il bilancio dello Stato per l'istruzione pubblica, lo divide per il numero dei frequentatori e il risultato è 12 milioni, vero? Ma lì dentro c'é una serie di investimenti, di spese, di infrastrutture, di patrimonio pubblico che non può essere equiparato. Non si può dire: "Ma lì ne date 12 milioni e a noi ne date molti meno; bisogna equilibrare questo rapporto".
Se questo discorso lo facessimo per la sanità, andremmo a finire veramente molto male. Assessore, oltre a non essere marxista, avrebbe dovuto frequentare l'esame di statistica con maggior profitto!



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Ho preso 30 e lode!



TAPPARO Giancarlo

Allora era proprio perché era un cattolico integralista colui che le ha fatto l'esame! Colleghi, l'Assessore Leo - non posso usare il termine che comunque comincia per "m" - ha questa storia dei 12 milioni a testa per allievo che frequenta la scuola pubblica, mentre piange che la scuola privata non ne ha quasi, e quindi il rapporto è 98% di spesa alla scuola pubblica e 2 all'altra. E' un esempio insussistente, perché se questo lo applicassimo in tutti gli altri comparti ci porterebbe in un vicolo cieco, in una strada che non ha significato. Oggi il nodo sarebbe intanto potere avere un grado di controlli.
Cito sempre l'esempio francese, dove esiste anche una scuola paritaria significativa. Tra l'altro, la Francia arriva da una storia di scuola cattolica molto forte.
Se ricordate, nel libro "Il rosso e il nero", era Julienne che frequentava la scuola e l'unica dialettica che trovava all'interno del sistema di formazione era quella tra giansenisti e papalini. Era l'unica dialettica e pluralismo presente nella prima metà dell'800 in Francia dopo la restaurazione, dopo la fase post-napoleonica.
Dobbiamo riuscire, anche nella scuola paritaria, ad avere degli elementi trainanti maggiori rispetto a quelli presenti oggi, ad esempio nella selezione degli insegnanti, nel pluralismo e nella dialettica altrimenti cadiamo nel meccanismo previsto dalla Costituzione, che prevede la libertà dell'istruzione, ma non con il denaro della collettività. Quello serviva ad alimentare l'insegnamento generale in cui si ritrova il pluralismo al proprio interno.
Forse nel corso della notte e degli altri giorni calendarizzati potremo anche parlare del carattere e del peso del pluralismo nella scuola e nell'insegnamento. Della sua lunga storia mi diffonderò nelle parti più morte della notte per raccontarvi alcuni passaggi della conquista della scuola laica in molti paesi d'Europa, compresa la cattolicissima Spagna.
Volevo solo con questo intervento confutare l'esempio che l'Assessore porta con grande entusiasmo, dicendo che ogni giovane che frequenta la scuola pubblica costa 12 milioni, mentre per gli altri sono a disposizione meno risorse. Mi sembra un approccio non corretto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Riprendo il ragionamento che avevo iniziato nell'intervento precedente perché mi pare che in parte sia stato compreso dall'Assessore Leo e in parte no. Ovviamente è importante che chi ci amministra si preoccupi che nel funzionamento ottimale di una scuola pubblica, essa sia anche una scuola pluralista nell'insegnamento che dà.
Questo è un conto, cioè garantire che il tipo di formazione d'insegnamento e di cultura che passa dentro gli istituti scolastici abbia quelle caratteristiche. Ed è positivo se quella sua preoccupazione si estende l'insieme delle strutture scolastiche, sia pubbliche che private.
Per quelle pubbliche intendo quelle di proprietà pubblica, di proprietà dello Stato. E' vero che esiste un certo ruolo dello Stato su tutte, per poi nei fatti, quindi dove effettivamente lo Stato esercita un suo ruolo primario, è fondamentale l'indirizzo. E' scuola pubblica nel senso che dipende dallo Stato e dalle sue istituzioni.
Il problema è che Leo è Assessore a questa scuola, ma non all'istruzione in generale, perché non può andare a dettare legge nell'insieme delle istituzioni che fanno formazione. Quelle su cui ha competenza lo fa, sulle altre lo possono prendere come un utile suggerimento. Invece nella scuola pubblica lui ha un ruolo fondamentale, e avere preoccupazione che questa funzioni, sia efficace e che serva ai cittadini è fondamentale.
Se facessimo un giro insieme per il Piemonte, per i quartieri di Torino e per le città più piccole, si accorgerebbe che ci sono enormi problemi.
Conosco delle vallate in cui sono state chiuse delle scuole per problemi economici, o solo perché quell'anno era nato un bambino in meno dell'anno precedente.
Quindi, la scuola è stata chiusa e dei bambini di 5-6 anni sono obbligati ad alzarsi prestissimo, a prendere dei mezzi per andare a scuola ad una qualche decina di chilometri, anche con temperature rigide. Perch è stata fatta questa scelta? In passato si teneva conto di situazioni particolari, e magari in un determinato paese veniva tenuta aperta la scuola, anche se il numero dei bambini non era sufficiente. Invece i tagli che arrivano fanno sì che questo non si possa più fare, e quindi viene chiusa.
Mentre si fa questo, quindi mentre i tagli agiscono, la Regione con i suoi fondi potrebbe intervenire, dicendo che il mantenimento di quella struttura è fondamentale e che quindi supplisce con i suoi fondi affinch rimanga aperta. Invece non lo fa ed utilizza i fondi in altro modo, in modo, a mio avviso, molto meno corretto e a quei bambini non dà altra scelta se non quella di prendersi il pulmino al mattino molto presto e fare una vita di sacrificio.
Succede poi che quelle famiglie preferiscono abbandonare il paese e andare a valle, cercare un lavoro in un altro posto per evitare dei sacrifici eccessivi ai bambini. Quindi, sono disposti ad abbandonare il posto in cui hanno vissuto a lungo per fare scelte di questo genere, che tra l'altro contrastano con altri aspetti della politica che la Regione porta avanti quando dice che vuole promuovere le aree disagiate. Però da una parte dice certe cose, dall'altra ne fa altre, e non c'è quel coordinamento necessario.
Credo che se anche sull'istruzione ci fosse un coordinamento con certe opzioni, probabilmente le priorità dell'Assessore Leo sarebbero diverse da quelle che ha avuto finora, e invece di dare la priorità ai suoi sogni darebbe la priorità al sonno di una serie di persone, permettendo anche a loro di sognare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Nel mio intervento precedente dicevo che la Costituzione garantisce in più punti la libertà di scelta, anche in campo educativo.
L'articolo 34 recita: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli hanno diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi".
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio assegni alle famiglie ed altre provvidenze. La libera scelta è garantita.
Si garantisce in pieno l'esercizio; così come la Costituzione garantisce l'esercizio di molte altre libere scelte e diritti.
A questo punto occorre fermarsi, perché da qua in avanti si compiono scelte politiche. Non si parla di garanzie e di libere scelte: queste ultime si fermano nel momento in cui nel nostro Stato vi sono leggi - e vi è una Costituzione - che non impedisce, in alcun modo, la libera scelta del sistema educativo.
In questo si trova la garanzia; tutto il resto sono scelte di convenienza, di opportunità o di interesse politico. E' una differenza non da poco: l'Assessore Leo ed altri tendono a far discendere, meccanicamente l'esigenza di garantire la scelta di libertà educativa con la scelta di finanziarla.
E' questione diversa. Non si discute dell'esistenza della libera scelta o se debba essere garantita - perché è garantita, è libera, è scelta - ma il passo di decidere di finanziare, tra le tante libere scelte garantite dalla Costituzione, una di queste, è questione del tutto politica che non ha in sé una ragione che sta sopra le parti. No. Se si sceglie, sta in una parte di ragione che si vuole sostenere; non sta sopra le parti.
Quanto espresso in precedenza dal Consigliere Galasso non corrisponde al dato di fatto ed è fuorviante: il confronto politico deve - e spero avvenire proprio su questo.
La questione non è che deve essere garantita; c'è una parte di società legata alla conduzione delle scuole cattoliche, che ha effettuato pressione affinché riesca, trovandosi in difficoltà economiche, ad uscirne.
Se è così, Assessore Leo, discutiamo di questo con chiarezza e senza equivoci. Affrontiamo il tema della libera scelta di una Giunta regionale di centrodestra di prendere i soldi di tutti i contribuenti per destinarli alle famiglie che scelgono di iscrivere i propri figli a scuole per le quali si richiede un'iscrizione talmente onerosa che la situazione di classe di alcune di esse non permette.
questo il punto. Non si dica: "Si deve garantire", poiché lei decide che una parte dei soldi dei contribuenti vada a soddisfare la libera scelta di famiglie che vogliono iscrivere i propri figli in luoghi troppo onerosi rispetto al livello di reddito della famiglia stessa.
Se vale questo ragionamento, allora vale anche per mille altre libere scelte che le famiglie compiono tutti i giorni.
Non ha, quindi l'aura dell'apolitico e della garanzia in astratto. Voi siete dentro una scelta politica: non c'é nessuna astrazione che sia assoluta.
State dentro questa libera scelta politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Come abbiamo cercato di spiegare ripetutamente, uno dei punti della discussione riguarda il concetto della manifestazione della libertà di scelta.
Garantire la libertà scelta non può significare altro che "non impedirla".
La libertà di scelta garantita dallo Stato sta nel fatto che i genitori possono scegliere, per i propri figli, un qualsiasi tipo di scuola privata.
Lo Stato deve fermarsi lì; non c'é alcun nesso tra il garantire una libertà di scelta e finanziarla come si vorrebbe con questa legge.
Vorrei provare a fare un ragionamento per ipotesi.
Immaginiamo una situazione nella quale le scuole, che possono oggettivamente usufruire di questo disegno di legge, siano scuole private islamiche. Ritengo che molti, tra coloro che in questo momento difendono la libera scelta (nel senso in cui l'abbiamo illustrata in precedenza: non solo impedire la scelta, ma sostenerla economicamente) avrebbero grossi problemi a continuare a sostenere la bontà di questi ipotesi. Si direbbe ad esempio, che questo tipo di scuola potrebbe influenzare i ragazzi e prepararli verso un indirizzo che ad alcuni potrebbe non piacere.
Si può allora adottare questo ragionamento per quanto riguarda la scuola cattolica? Se pensiamo che un finanziamento ad una scuola privata islamica possa creare le basi per un condizionamento dei ragazzi che non condividiamo, ugualmente possiamo dire che lo Stato laico deve investire denaro per garantire un'istruzione pubblica e laica e coloro che pensano che per i propri figli sia meglio una scuola confessionale, devono sostenere l'onere di provvedere a questo indirizzo educativo.
La libertà di formazione è tuttora garantita dallo Stato, il quale deve permettere, per tutti i cittadini, la libertà di esprimere le diverse idee presenti nella società. Questa è la libertà di formazione, questa è la libertà di scelta educativa che lo Stato deve garantire; lo Stato non pu sostenere economicamente una formazione specifica che, oltretutto, esula dai propri compiti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 448.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 462 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Ronzani, Marcenaro, Muliere, Suino, Riba e Riggio (e connessi emendamenti rubricati n. 463, 461, 460): L'art. 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte indirizza le proprie azioni di qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo, mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio.
2. Le norme generali e i principi fondamentali sull'istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, definiti a livello nazionale ai sensi dell'articolo 177 della Costituzione, costituiscono la base sulla quale la Regione organizza e sviluppa le proprie politiche in tali materie, in modo che siano garantite le pari opportunità, l'uguaglianza formale e sostanziale nell'esercizio dei diritti dei cittadini e la valorizzazione degli Enti locali e funzionali.
3. La presente legge detta la disciplina dell'esercizio da parte della Regione e degli Enti locali delle funzioni amministrative relative all'istruzione ed alla formazione professionale.
4. La Regione favorisce il proseguimento degli studi laddove vi si frapponga la mancanza di mezzi economici".
Questi emendamenti sono stati accorpati perché hanno lo stesso contenuto; sono stati invertiti i commi, ma, nel merito, le argomentazioni sono le stesse. Il Vicepresidente Riba li ha pertanto accorpati.
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Ci scusi per l'imbarazzo, ma, non avendo avuto un'informazione da parte sua né da parte del Vicepresidente Riba sugli accorpamenti, ci troviamo in una difficoltà oggettiva. E' comprensibile e certamente accettabile il metodo che è stato utilizzato, perché è evidente che si basa sulla formulazione dell'emendamento della Giunta. Di conseguenza, non potevamo che presentare emendamenti che si autoescludono un po' a vicenda.
La nostra difficoltà deriva dal fatto che, pur con un posizionamento forse parziale, perché ci si deve rifare all'art. 1, comma 1 e commi derivati, c'è una differenza nel merito che ha caratterizzato tutta la nostra impostazione emendativa. Pertanto, il blocco di emendamenti che avevamo in programma riguarda un altro aspetto della garanzia del sostegno al sistema pubblico. Fa riferimento, cioè, ai Comuni e agli Enti locali.
Ecco perché c'era un certo imbarazzo; recuperiamo, comunque, il merito anche attraverso questa impostazione che non avevamo previsto.
Sosteniamo - e l'intervento che l'assessore Leo ha cortesemente svolto attenua solo in parte questi nostri dubbi e perplessità - che la difficoltà nella quale si vengono a trovare attualmente i Comuni nell'applicazione di un welfare scolastico municipale, che dia sostegno al sistema pubblico della scuola (dall'asilo nido e scuola materna agli Atenei all'Università), sia già pesante attualmente. Lo diventerà ancora di più le denunce che abbiamo letto in questi giorni sui vari organi d'informazione lo confermano - e si accelererà ulteriormente nel momento in cui avremo gli effetti della riforma Moratti, attualmente vigente. Una riforma che dovrà varare con una certa urgenza - entro giugno - il primo decreto applicativo; un decreto che probabilmente potrebbe prevedere l'assunzione di docenti esterni per l'insegnamento delle materie non obbligatorie, che prevederà di contenere fortemente il monte ore e che prevederà un ulteriore blocco di accettazione delle domande ai vari livelli di ogni ordine e scuola. Sarà importante sapere cosa diranno i Ministri dell'UDC a tale proposito, ma anche la Conferenza Stato-Regioni, Assessore Leo, dove la nostra Regione è significativamente e positivamente protagonista. Tornando al discorso precedente, è evidente che i nostri Comuni si trovano in una difficoltà fortemente aggravata dal combinato disposto tra la legge di riforma nazionale e l'applicazione - così succedesse - della vostra legge. Tagli pesanti sull'accettazione delle domande, tagli sul personale, tagli sui costi delle colonie, tagli e aumenti pesanti sul sistema mensa, sono la realtà quotidiana alla quale non è sufficiente porre rimedio ricorrendo a dei buoni o meno buoni "riccometri" a partire dai due DPCM di memoria storica. Riccometri che non hanno potuto porre un freno né all'abbandono scolastico nelle superiori significativo pesante, né alla fatica sempre più diffusa tra le famiglie normali a sostenere l'impegno scolastico nei confronti dei loro figli.
Questo è un dubbio che non può non vederci impegnati a richiedere un'attenzione maggiore, e quindi uno spostamento di una destinazione di fondi, al sostegno della rete, al sostegno del sistema, al sostegno degli Enti locali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

L'Assessore Leo non si è comportato da buon padre di famiglia nella risposta alla domanda che avevo rivolto. Mi ha ricordato un po' quei papà poco preparati i quali, di fronte a quel periodo stupendo della crescita dei loro figli quando ogni cinque minuti chiedono "perché", messi di fronte alla loro ignoranza, oppure ai loro fastidi, (sicuramente non all'amore del figli che dovrebbe essere la preoccupazione principale), rispondono "perch è così" oppure cambiano discorso.
Assessore Leo, per centrare di nuovo la questione, lei mi ha risposto dicendo che il suo obiettivo è quello di mettere sullo stesso piano chi frequenta la scuola parificata e chi la scuola statale. La domanda che le avevo rivolto era di tipo diverso: ci sono due principi, il primo é quello di garantire a tutti quanti pari opportunità. A tutti, indipendentemente dallo stato sociale, dal livello di cultura, dalle condizioni di handicap fisico, mentale o sociale che sussiste a priori affinché tutti abbiano pari opportunità. Questo è un principio.
L'altro principio, quello a cui lei si richiama, è quello di garantire la libertà di scelta tra la scuola statale e quella parificata. La domanda era: quale di questi due principi è prevalente? La risposta, secondo il mio punto di vista, è che dovrebbe essere prevalente il principio di garantire pari opportunità, poiché oggi le pari opportunità non sono consentite.
Esiste un fatto incontrovertibile, indiscutibile: c'é una piramide che ha la sua base larga alle elementari, negli strati sociali più handicappati della popolazione - dal punto di vista fisico, mentale e sociale - che si stringe sempre di più verso gli strati più alti dell'istruzione rovesciando la situazione per cui gli strati privilegiati hanno un vantaggio alla fine di percorso di studi. La domanda che rivolgo e che rivolgo in altro modo perché, caro papà, mi devi rispondere "è cosi perch ...", la domanda, dicevo, è: il provvedimento modifica la dinamica della piramide di cui ho parlato? Grazie a questo provvedimento l'Assessore, in quanto buon padre di famiglia, usa denaro pubblico non suo. Ahimè, questa è una Giunta in cui si lavora ognuno per conto proprio, distribuendosi il gruzzolo, e ognuno lavora secondo dei piccoli feudi. Manca un processo sinergico fino al punto che il Presidente Ghigo spara a zero su l'Assessore D'Ambrosio, in un clima che non è sicuramente dei più belli perché in una Giunta bisognerebbe che si lavorasse concordemente.
Il problema non è che uso fa del suo gruzzolo l'Assessore Leo, ma: questi 35 milioni contribuiscono a modificare la famosa dinamica, oppure no? Questa è la domanda essenziale a cui l'Assessore non ha dato risposta.
Dire che, a questo punto, si vuole mettere sullo stesso piano chi vuole andare alla scuola parificata e chi alla scuola statale, non risponde al problema fondamentale. Assessore, non giochiamo sui fraintendimenti dicendo che, addirittura, oggi come oggi, arrivano più soldi a chi frequenta la scuola pubblica. Se applicassimo un principio di questo genere per la sanità quanti soldi dovremo dare alla Clinica Cellini, al CDC? Devo dire che l'Assessore D'Ambrosio ci sta lavorando parecchio, tant'é che, per quello che riguarda la cardiochirurgia, ha limitato molto i posti letto e gli interventi per la struttura pubblica, per favorire quella privata.
Ditelo apertamente che questa è la vostra strategia, ditelo apertamente che l'obiettivo non è fare in modo che tutti quanti abbiano le medesime opportunità, ma che i figli del dio maggiore, che maggiori opportunità avevano, ne abbiano ancora di più.
Questo sarà il risultato. Dimostri che non è così Assessore.



PRESIDENZA DEL SEGRETARIO BOTTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

In questa lunga discussione è importante interloquire con l'Assessore e con tutte le forze di maggioranza. Con l'Assessore in particolare perch sappiamo che, all'interno delle le forze di maggioranza, anche se lo sostengono tutti convintamente, non c'é la stessa forte determinazione. E' l'Assessore l'anima di questa proposta, la vera forza motrice che c' dietro alla proposta anche se, nella maggioranza, ci sono alcuni Consiglieri più in sintonia con lui e altri meno. Un'azione di dialogo con l'Assessore Leo può portare al fatto che, se cominciamo a fare breccia sulle sue convinzione, tentiamo di convincerlo, può darsi che più facilmente otteniamo dei risultati.
Un risultato potrebbe essere quello di dire: "Assessore, lei sta commettendo un errore, questo errore ha una serie di spiegazioni, è un errore importante, quindi la invitiamo a riflettere per dire: rinuncio torno ad una elaborazione più sistematica, non solo parziale, non chiudo un provvedimento in questo modo e, nel frattempo, mi impegno affinché una serie di altri aspetti della scuola vengano affrontati e userò queste risorse per intervenire sul territorio piemontese con altre priorità".
Mi pare che l'Assessore sia il più convinto di tutti, insieme ad una parte della maggioranza, anche perché da molto tempo lo sostiene, da molto tempo hanno a cuore quella parte di mondo della scuola che è legato alla chiesa cattolica. Altri Consiglieri, nella maggioranza, sono meno convinti perché i motivi per cui sostengono questo suo provvedimento sono molto più variegati e complessi. Credo che nella sua maggioranza ci siano ancora dei nostalgici della scuola pubblica (penso ad alcuni di provenienza laica) mentre altri sono dei liberisti convinti, dei liberisti ultrà, che mirano a far saltare il sistema attuale della scuola pubblica con l'idea di dare via libera al privato. Pensano che la scuola sia un diritto che vada trattato come una sorta di merce, messo in campo, cioè, con spirito competitivo. D'altro canto, i liberisti pensano che la merce governi tutto non sto dicendo nulla di blasfemo.
Come dicevo prima, in parte questo aspetto è condiviso dalla Lega.
Sicuramente oggi la Lega subisce molto queste pulsioni liberiste, anche se ci mette un qualcosa in più di suo: oltre a smantellare la scuola pubblica infatti, anche l'aspetto nazionale gli crea un notevole fastidio e quindi, da un lato, mira ad aprire il mercato a questo settore interessantissimo, che per oltre un secolo è stato escluso dagli affari dall'altro anche la sua caratteristica di spirito nazionale pensa che sia una cosa artificiosa e cerca di smantellarlo.
Per cui, caro Assessore Leo, rifletta: ha una compagnia che non è delle migliori nelle sue intenzioni e il percorso che vorrà avviare potrà portare a risultati ben diversi rispetto a quelli che si prefiggeva nel suo progetto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Vorrei tornare su un punto che ha impegnato anche il mio intervento di prima, invitando l'Assessore Leo a seguirmi un attimo, perché vorrei fare con lui un ragionamento.
Nel comma 1 di questo articolo, sosteniamo che potranno accedere ai finanziamenti previsti da questa norma gli studenti che frequentano le scuole statali e le scuole private paritarie. Su questo non la contesto: con questa norma stabiliamo, cioè, che potranno utilizzare - in teoria, poi in pratica non sarà così - i benefici che prevede questa legge sia gli studenti che frequentano le scuole statali, sia gli studenti che frequentano le scuole private purché parificate. Siamo d'accordo su questo? Questo l'ha detto prima lei, quando mi ha interrotto durante la discussione. Lei diceva, giustamente, che la norma fa riferimento alle scuole previste dalla legge n. 62, che sono le scuole statali e private paritarie.
Dove sta, allora, il problema o l'inghippo? Se davvero volessimo interpretare lo spirito e la lettera della legge n. 62, dovremmo, a cascata, stabilire che possono accedere ai finanziamento e ai contributi previsti da questa legge tutti gli studenti delle scuole a cui facciamo riferimento nel comma 1, questo è il punto. Se così fosse, la questione sarebbe chiarissima nei suoi termini generali: una volta che stabiliamo i soggetti interessati, le scuole statali e quelle private ma paritarie dovremmo coerentemente stabilire che tutti gli studenti che frequentano queste scuole possono accedere ai finanziamenti previsti da questa legge.
Mi segue Assessore Leo? Ma non è così, e le chiedo di confermarmi se è così o meno. Dove sarà l'inghippo? Nel fatto che voi, attraverso il regolamento attuativo di questa legge, per esempio l'indicazione del livello del reddito che consentirà o meno di accedere ai finanziamenti operate una discriminazione, nel senso che, di fatto, accederanno ai finanziamenti previsti da questa legge soltanto gli studenti che frequentano le scuole private, benché paritarie. Questo è il punto Assessore Leo, perché se non è così, cioè se potessimo consentire a tutti gli studenti di accedere a questo finanziamento, i 35 miliardi non basterebbero, e lei lo sa benissimo. Quindi voi sì nel comma 1 di questa norma fate riferimento agli studenti di tutte le scuole - statali, private e paritarie (legge n. 62) - ma non siete coerenti e conseguenti rispetto a questa impostazione, perché se lo foste, dovreste stabilire una norma che consenta quindi a tutti gli studenti che frequentano di queste scuole di poter accedere ai benefici che la legge prevede. Ma sapete in partenza che non lo farete, perché la vostra filosofia e il vostro retropensiero (anche se non è tanto un retropensiero) è quello di fare in modo che il Regolamento consenta in verità soltanto agli studenti che frequentano le scuole private di accedere al finanziamento. Qui allora esiste una contraddizione, Assessore Leo, rispetto alla legge n. 62.
Se non è così, se voi immaginate, cioè, un Regolamento che stabilisca pari diritti per tutti gli studenti, sia quelli che frequentano le scuole statali, sia gli altri, è del tutto evidente che i 35 miliardi non sarebbero sufficienti.
In verità, voi pensate ad un intervento legislativo su questo materia con l'obiettivo specifico di favorire una tipologia di studenti e di famiglie, quelli che frequentano le scuole private benché paritarie Mi sbaglio Assessore Leo? No. Questo è il punto.



(Commenti dell'Assessore Leo fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Allora emerge la questione che la legge n. 62 non c'entra nulla. Voi la state contraddicendo apertamente, perché fate sì un riferimento formale alla legge n. 62 dicendo che potranno accedere al finanziamento gli studenti delle scuole statali e private paritarie, ma nei fatti con questa legge voi finanziati soltanto i secondi e non i primi. Se è così l'inghippo e la furbizia ci sono.
Allora, quando prima sostenevo che in verità solo nominalmente facciamo riferimento alla legge n. 62, affermavo una verità assoluta scontata, evidente e chiara. Questa legge, diciamo così, ha una norma che dice in via teorica che potranno accedere al contributo tutti ragazzi, ma nei fatti potranno accedere al finanziamento soltanto quelli che vanno alle scuole private, benché paritarie. Prendo atto che è così, perché se non fosse così, i 35 miliardi non basterebbero.
Lei, Assessore, in verità ha pensato alla legge in funzione all'aiuto da offrire a queste famiglie e a questi ragazzi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parole il Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Alcuni interventi, che si sono succeduti nella serie di emendamenti affrontati nel pomeriggio, stimolano certamente alcune considerazioni, in particolare l'intervento della Consigliera Manica di circa un'ora fa riguardo alla presentazione dell'emendamento, dove sollecitava un confronto di merito.
Non ultimo quello del collega Ronzani che ha introdotto degli elementi di merito anche interessanti che, tra l'altro, sono stati riproposti nella loro articolazione con qualche elemento in più; anche questi stimolano alcune considerazioni.
Inoltre, vi è anche l'intervento del Consigliere Papandrea quando ha detto: "Lei, Assessore, è solo, è l'unico che s'impegna su questo disegno di legge".
In merito vorrei fare alcune considerazioni. Anche altri Consiglieri della maggioranza lo hanno fatto, certo in modo parsimonioso, perché è un piacere ed è interessante ascoltare gli interventi. E non lo dico in termini di mancanza di rispetto verso i colleghi dell'opposizione, perch riconosco che una serie d'interventi sono stati fatti per occupare il nostro lavoro e anche per rafforzare la presenza e lo stimolo a rimanere in Consiglio regionale.
Do atto però che nella battaglia dell'opposizione a questo disegno di legge sono stati anche introdotti da parte di tutti elementi di discussione rispetto al passato. Nel merito siamo disposti a discutere, lo abbiamo fatto e lo facciamo.
Certo l'Assessore, che è titolare del disegno di legge, ha un ruolo da protagonista. Non potrebbe che essere così, perché è il titolare della proposta di legge, ma anche noi non vogliamo certamente sottrarci ad un compito proprio del Consiglio, e quindi sentiamo la responsabilità del confronto.
Relativamente alla questione posta dal collega Ronzani, che ha citato la legge n. 62 - ma da altri colleghi è stata anche citata la legge n. 49 la maggioranza ribadisce la disponibilità a confrontarsi in una fase successiva per una riforma complessiva, che non può che avvenire, a nostro giudizio, successivamente ai decreti applicativi della riforma che vi è stata.
Ecco perché siamo convinti che la legge n. 252 debba avere una sua strada autonoma, essendo un punto del nostro programma elettorale, ma anche una scelta - questo ci sia concesso - quanto meno trasparente e chiara.
Infatti noi non ci siamo mai sottratti né alle nostre responsabilità n alla nostra linearità di percorso e convinzione politica riguardo al sostegno della libera scelta educativa alle famiglie, mettendo al centro della nostra politica scolastica la famiglia e l'individuo.
Quindi, non è che vogliamo favorire questa o quella categoria di scuole, o che lo vogliamo fare in modo surrettizio - com'é stato detto - ma in un modo chiaro e trasparente. L'Assessore puntualmente ricordava in alcuni interventi anche i dati del sostegno economico per la scuola statale e la scuola non statale, anche riequilibrando e, in un certo senso, non contestando, ma riportando con l'oggettività dei dati, la differenziazione dell'impegno sulla scuola pubblica e la scuola privata.
Quando si parla di pari diritti di tutti gli studenti, ricordo che nel dibattito di ieri, in modo più puntuale, l'Assessore ricordava che comunque uno studente che frequenta la scuola pubblica costa ai contribuenti e allo Stato all'incirca 12 milioni all'anno di vecchie lire. Certamente non solo per il costo scolastico, ma anche per alcuni servizi, come il trasporto, il rimborso dei libri e quant'altro. Non è che vogliamo mettere in concorrenza questa o quella scuola; l'impianto della nostra legge è chiaro, e sull'impianto delega avrò modo di tornare.
Vogliamo dare la libertà di scegliere il percorso educativo alle famiglie, anche a quelle famiglie che hanno condizioni di reddito non sufficienti rispetto ad altre, che hanno già fatto questa scelta in forza di maggiori disponibilità economiche.
Quindi, non c'è nessun inghippo per sostituire le scuole private, ma semplicemente un progetto di legge chiaro e una posizione politica cristallina del gruppo della Casa delle Libertà a sostegno della libera scelta educativa, con la centralità dello studente e delle famiglie nella nostra politica scolastica.
Chiudo con questa riflessione, collega Papandrea. Non è corretto dire che l'Assessore è solo e che è l'unico che ci crede. La maggioranza con i fatti sta dimostrando da alcuni giorni la determinazione a confrontarsi su questo provvedimento, a rimanere in aula ed affrontare un percorso che insieme abbiamo delineato in modo utile, reciprocamente responsabile e rispettoso tra opposizione e maggioranza in Consiglio regionale.
E' chiaro che più andremo avanti, più avremo la possibilità di confrontarci sul merito vero, perché - mi sia concesso - questa serie di emendamenti interamente sostitutivi dell'articolo, non voglio dire che sono fotocopia, ma sono molto simili. Quindi, non è facile confrontarsi sarebbe più facile un discorso organico di discussione generale, ma arriveremo sicuramente a quella fase quando sarà il momento.
Quindi, massimo impegno, collega Papandrea, massima determinazione, non annunciata o enunciata, ma questa - non me ne voglia e sia onesto come lei lo è - dimostrata sul campo con la serietà, l'impegno e la disponibilità ad andare avanti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ho l'impressione, anche sentendo adesso il collega Cattaneo che insiste sulla questione che ogni allievo che frequenta la scuola pubblica costa 12 milioni all'anno, ci sia dietro un filo dello sviluppo della nostra iniziativa che non si ferma al buono-scuola, cioè a finanziare la famiglia che poi paga la retta, ma che ci sia, in qualche modo, in voi il meccanismo che porta poi a richiedere il finanziamento diretto della scuola non pubblica. Quasi a dire: la scuola pubblica costa 12 milioni all'anno e quindi gli si danno quei soldi, mentre noi poverini ne abbiamo di meno.
Se la libertà deve essere quella, alla fine dovremo equilibrare un po' questi rapporti.
In effetti, questi documenti - uno l'ho lasciato depositato alla Presidenza - in cui si dice "badate che questo è solo il primo atto dell'operazione", cioè questa parte di mondo confessionale più oltranzista mi ricordano con nostalgia il cardinale Ruffo. Si dice esplicitamente che il buono-scuola è solo l'antipasto, collega Ronzani.
Non abbiamo fatto il test d'intelligenza al Consigliere Valerio Cattaneo, ma credo sia di sufficiente e media intelligenza, ma ci dobbiamo preparare al fatto che questo provvedimento impegna la maggioranza a bloccare, facendo i conti alla mano, altra operatività per quattro o cinque settimane, lavorando tre giorni alla settimana.
Se c'è un impegno, ovviamente legittimo, a impegnarsi e quindi a non fare altro, ci deve essere un qualcosa che va al di là solo di compiacere il cardinale o un po' di parroci o un po' di suore.
C'è un disegno molto più grande, altrimenti francamente sarebbero delle persone che mi farebbero pensare un po' sulla loro strategia politica. Non so chi ha tirato fuori - in quale riunione oltranzista e fondamentalista lo avranno sentito - questo esempio dei 12 milioni. Certamente io l'ho colto a volte, in alcuni passaggi con i più oltranzisti.
E' il segno - colleghi dell'opposizione - che qui stiamo facendo una battaglia che è la prima di una serie di passaggi che occorrono per evitare che ci sia una débacle completa dell'impianto della scuola pubblica.
Badate che siamo solo all'antipasto, alla premessa. È una strada pericolosissima, altrimenti sarebbe impiegabile. Ad una persona, come il Consigliere Cattaneo, che impegna la maggioranza a lavorare per 10-15 giorni bloccando l'operatività di tutti gli Assessori, dovremmo porci, come opposizione, interrogativi su questo processo.
Finito l'ostruzionismo a tempo indeterminato - come la presentazione reiterata di richieste di iscrizione di nuovi punti all'o.d.g. (su cui nessuno può "fare le pulci" fosse anche per emendamenti di piccole variazioni) occorrerà continuare il lavoro sino alla fine.
Mi auguro che non ci siano, strada facendo, tentazioni su aggiustamenti, altrimenti si perderebbe di vista il senso di questa operazione (non limitata al buono scuola) e non si spiegherebbe questa enfatizzazione a denunciare il fatto che costano 12 milioni. Arriveremmo poi anche alla sanità. Poiché ci sarà anche lì la logica della libera scelta, qualcuno potrà dire: come mai, nella struttura pubblica costa "X" lire all'anno e quella privata riceve solo? Trattandosi di una strada pericolosa, su cui occorre confutare e contrastare con una opposizione estremamente forte, leale, ma rigida occorre livellare questi rapporti.
I nostri emendamenti non sono pretestuosi; sono quello che sono ed è qui conduciamo la nostra battaglia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Sottolineo come nel corso della discussione si siano puntualmente presentati, da parte dell'opposizione, punti di criticità verso questo progetto di legge. L'Assessore Leo non può esimersi dal rispondere adottando ciò che secondo lui va nel senso di rassicurare e contrastare le nostre osservazioni. Credo, invece, che non ci sia una risposta alle nostre domande.
L'unica risposta possibile e seria sarebbe ritirare la proposta di legge come noi, ripetutamente, chiediamo all'Assessore.
Questo emendamento, in particolare, sottolinea uno dei problemi più attuali: il sistema formativo. Quando nel comma 1 si sottolinea che la Regione Piemonte dovrebbe indirizzare le proprie azioni per la qualificazione del sistema di istruzione, garantendo il diritto ad ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo mantenendo la centralità della scuola pubblica nell'offerta formativa sul proprio territorio, si pone proprio l'accento su una delle negatività che evidenziamo e che trovano riscontro in dati inoppugnabili.
In particolare, l'intervento della Regione Piemonte si inserisce all'interno di ciò che avviene nel campo dell'istruzione in Italia dove la situazione vede una percentuale del PIL, dedicata alla spesa pubblica (i dati che ho si riferiscono all'anno '98) del 4,8%. È una percentuale che posiziona l'Italia, nel confronto con i Paesi dell'OCSE, su livelli intermedi di investimento.
Si può tradurre anche in un dato: in Itala, la percentuale del PIL destinata alla spesa pubblica è del 4,8%, valore ben lontano dal 6,8 o dal 6,6% del PIL investito, come spesa per l'istruzione, dalla Danimarca e dalla Svezia.
E' un discorso facilmente comprensibile se pensiamo, ad esempio, ai sistemi formativi della Danimarca e della Svezia che puntano molto su sistemi di formazione continua dei propri cittadini, basandosi sull'idea che il cittadino debba essere seguito per tutta la vita e che quindi sia necessario istituire momenti formativi.
Altro elemento richiamato al primo comma: "Il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico formativo". Analizzando le spese per allievo, sempre relative all'anno 1998, è possibile notare come l'Italia si colloca in maniera molto diversa in relazione ai diversi cicli di insegnamento. Mentre il confronto internazionale vede il nostro Paese collocarsi, per quanto riguarda l'area formativa, su posizioni intermedie, la spesa per allievo relativa all'educazione terziaria (pari a circa sei mila dollari) colloca l'Italia alle ultime posizioni della graduatoria, con valori superiori solo a quelli della Spagna e della Grecia.
Non solo mi sembra dimostrata la non correttezza delle affermazioni dell'Assessore, ma per quanto riguarda l'educazione terziaria, come pubblico spendiamo poco, molto poco rispetto ad altri Paesi europei. E' questo uno dei motivi per i quali riteniamo più opportuno investire risorse pubbliche per il sostegno alla scuola pubblica, invece di investire risorse pubbliche per una legge sui buoni scuola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Gli interventi che mi hanno preceduto, in particolare quello del collega Ronzani, sono stati molto interessanti anche quelli che tendono ad alleggerire la situazione possono essere utili e l'intervento dell'Assessore Leo è stato assolutamente interessante, anche per i termini di alleggerimento della discussione, senza venir meno alla questione della quale stiamo discutendo.
In questi due anni il provvedimento è cambiato; prima si rivolgeva alle scuole private, mentre adesso viene utilizzata la legge 62 e le scuole che una volta erano considerate private adesso sono considerate paritarie. E' stato modificato il famoso articolo 1, comma 7, rivolto esclusivamente alle scuole private, tagliando fuori tutte le scuole pubbliche. Questo cambiamento ha coinvolto molte scuole; alcune di propria sponte, compresi alcuni istituti religiosi, altre un po' meno spontaneamente, ma non voglio entrare nel merito di questo aspetto, perché non è mia competenza verificare se tutte le scuole abbiano i requisiti richiesti dalla legge.
Questo è stato il grande cambiamento; l'Assessore, puntualmente, ci ha consegnato il Regolamento in Commissione, dove venivano elencate le intenzioni. Siamo, dunque, di fronte ad un'intenzione dichiarata. Quella che dichiara il collega Ronzani - ed ha ragione - è una questione di principio nell'emendamento, che fa riferimento alla legge 62, quindi alle scuole statali e paritarie. Non possiamo essere un'Assemblea elettiva che concede al Governo una delega in bianco su argomenti così importanti, senza sapere bene cosa si vuole fare. Non possiamo assolutamente concedere una delega di questo tipo su un argomento come questo, sapendo che c'è una dichiarazione chiara e precisa di destinare le risorse alla scuola paritaria. Questo non lo condividiamo. C'è, poi, una contraddizione di fondo (voglio contribuire a quanto sosteneva il collega Ronzani, perché è una dichiarazione di principio). Dall'inizio dell'emendamento alla legge 62, quindi alla scuola pubblica statale, alla scuola paritaria, perch tutte ormai sono pubbliche, di fatto le intenzioni sono quelle di preoccuparsi di tutti gli studenti, di tutti i figli del buon padre di famiglia; dopodiché, ci sono figli e figliastri. Ci troveremo di fronte ai figliastri, che sono quelli della scuola statale...



(Commenti dell'Assessore Leo)



PLACIDO Roberto

Figli prediletti, ma voglio entrare anche su questo, Assessore Leo perché non si può non tener conto della scuola statale come istituzione e della scuola paritaria o privata come servizio. Non è pensabile confondere questo: la scuola statale è un'istituzione e chi ha una tradizione socialista, di sinistra, laica (penso al compagno Caracciolo), non può che non condividere questo! Questa è la differenza, sulla quale non potremo assolutamente essere d'accordo, che non vuol dire - Assessore - di non destinare risorse a chi svolge un servizio. Certamente, nel momento in cui il settore pubblico non è in grado di fornire un servizio completo, ad esempio per le scuole materne dell'infanzia, occorre destinare contributi alle scuole materne dell'infanzia private, che mantengono un reddito di risparmio (stiamo parlando tra persone che si occupano di queste materie)! Per il resto delle scuole (elementari, medie e superiori), il problema non esiste: l'istituzione statale è in grado di fornire tutte le risposte possibili e la differenza tra istituzione e servizio è fondamentale. Questa è la differenza che ci divide, Assessore Leo, dopodiché - lo voglio ripetere fino alla noia - capisco, ma non posso condividere questo comportamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Grazie, Presidente. Il Consigliere Placido ha ricordato la questione della disomogeneità dell'offerta formativa sul territorio nazionale.
D'altronde, bisognerebbe chiedersi come mai nella città di Torino le scuole materne municipali sono 89, quelle convenzionate 54 e quelle statali 52.
C'è stata una gravissima latitanza dello Stato e gli Enti locali, in primis, e il privato (al 99% confessionale) hanno sopperito al venir meno di un obbligo di legge preciso, che lo Stato e il Governo avevano, nel momento in cui la scuola dell'infanzia e la scuola materna sono state considerate scuola primaria o, per lo meno, di prescolarizzazione. Tutto questo non è avvenuto; ritengo che il legislatore - e penso al legislatore di centrosinistra - quando ha posto il problema della legge 62 avesse un obiettivo preciso: completare il panorama dell'offerta, equiparando il servizio offerto dal privato - allora non paritario - a quello erogato dal pubblico. Questo credo sia il vero problema e il motivo di grande divisione, e mi rivolgo al Consigliere Placido più che all'Assessore Leo come elemento di riflessione. Mi sembra assomigli tanto alla vicenda della privatizzazione del settore dell'energia elettrica, quando lo Stato è arrivato ad elettrificare anche gli angoli più angusti del nostro Paese (credo che l'ultimo atto di elettrificazione di un piccolo borgo sperduto sia avvenuto proprio nella regione Piemonte) e ad un certo punto, sulla base di norme comunitarie, ecc., si è pensato di affidare al privato la gestione dell'energia elettrica.
Proviamo a spostare l'argomento al campo dell'istruzione pubblica.
Pensate sia differente? E' differente nelle forme, ma non nei contenuti. Lo Stato ha coperto l'offerta del servizio pubblico per i vari gradi di istruzione e oggi, desolatamente, deve abbandonare - estremizzo il concetto il proprio patrimonio, perché, nel momento in cui si fissa il principio che si incentiva il sostegno alla scuola privata mediante il pagamento delle rette alle famiglie che scelgono quel tipo di percorso, si determina l'esodo e l'abbandono della scuola pubblica. Una scuola pubblica dove lo Stato ha investito risorse in formazione, in strutture, in sussidi didattici, in attrezzatura didattica. Questa era la questione che andava contrastata fin dall'inizio, per non metterci in contraddizione, nel momento in cui ci troviamo in difficoltà nel contrastare una legge che nei suoi principi, è ispirata ad una legge del centrosinistra. Non spostiamo il motivo del contendere! Il motivo del contendere è molto semplice: ci sono delle risorse, sottratte alla fiscalità locale, alle tasse dei cittadini, che, anziché essere utilizzate per le scuole paritarie, devono essere utilizzate per la scuola pubblica. Questo è un motivo di grande chiarezza! Perché lo Stato dovrebbe intervenire sulle scuole paritarie? Perché dovrebbe incentivare una scuola che non è la sua? Questo è il vero problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Non posso rinunciare a questi interventi con i quali cerco di liberare le anime laiche dentro la maggioranza. Cerco di convincerle e di dare una forza affinché si liberino dal guinzaglio che le hanno messo per sostenere questo provvedimento che, sono sicuro, parecchi Consiglieri di maggioranza subiscono senza alcuna convinzione. E' chiaro a tutti che la scelta di approvare una legge che finanzia le scelte ideologiche dei singoli, è una delle scelte più pericolose che ci possano essere in questa società. Eppure viene compiuta da un Assessore che, forse, non ha questo obiettivo nel proporre una legge di questo genere, ma ne ha un altro. L'Assessore Leo ha dichiarato di avere l'obiettivo di risolvere i problemi economici delle scuole cattoliche. Sono stupito della sua scelta.
Non so se l'Assessore non si accorga di quello che sta facendo, se lo sottovaluti, ma di certo ritengo che questo sia un elemento di svolta profonda, di carattere politico negli assetti delle scelte di governo nazionale e locale. Non mi risulta che prima di ora ci si fosse sporti sino a questo punto, di dare voce a chi ritiene che i soldi dei contribuenti debbano essere spesi per sostenere libere scelte ideologiche di privati.
L'Assessore Leo ha piantato la sue radici in un terreno nel quale si trovano queste spinte e questi ragionamenti, spinte e ragionamenti antistatutali. Stiamo finanziando una ideologia che vede lo Stato come un nemico. Cercherò di dimostrare con i fatti nei prossimi interventi questo elemento.
Non so ve ne siate accorti, Consiglieri, che stiamo dando voce ai settori più oscurantisti, dal punto di vista di uno stato moderno e democratico, che ci sono nel nostro Paese. Vi proporrò dei testi che illustrano queste posizioni. Posizioni che tendono a smantellare il ruolo dello Stato nella pubblica istruzione. L'obiettivo è questo. Se l'Assessore voleva salvare le scuole cattoliche, poteva farlo in tanti modi: ha scelto il modo peggiore. L'Assessore non finanzia la scuola cattolica, ma una ideologia privata. E' un fatto parecchio diverso. Non da i soldi alle scuole salesiane, l'Assessore da i soldi in virtù di un'asserzione che il diritto alla libera scelta educativa sia un diritto da finanziare con il denaro di contribuenti. Questo è l'inizio dello spappolamento dello Stato ed è l'inizio di una prima vittoria di chi sostiene che lo Stato non deve avere un sistema educativo, non lo deve avere perché questo è il tema, e che i sistemi educativi si gestiscono e si organizzano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Solo per completare il ragionamento iniziato precedentemente. Sulle ragioni vere che giustificano oggi l'esistenza della scuola privata - che ha piena legittimità ad esistere, tutelata dall'articolo 33 secondo cui chiunque può aprire sul territorio nazionale proprie scuole, ma senza ricevere oneri dello Stato - incombe solo un problema. E' vero quello che si diceva prima che la legge n. 62 da enormi possibilità, ma si può portare alle estreme conseguenze quel ragionamento iniziato dal Consigliere Cattaneo, e che avete riproposto, secondo cui visto che un allievo costa allo Stato 10 milioni allora tanto vale dare alle famiglie 10 milioni di lire e scelgano sul mercato dell'istruzione? Si può portare alle estreme conseguenze questo ragionamento? Allora scuole paritarie, scuole private tout court, scuole statali si mettano in concorrenza fra di loro con i bonus da spendere nella scuola che meglio si sceglie. A me sembra una demenzialità, perché si aprirebbe il mercato dei saperi. Allora ben venga questa proposta di emendamento sulla quale esprimiamo voto favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 462.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 10 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri Non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 450 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Ronzani, Marcenaro, Riba, Suino (e connesso emendamento rubricato n. 449): L'art. 1 è così sostituito: "Art. 1.
1. La Regione, in attuazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali in materia di diritti degli uomini, delle donne e dei fanciulli, pone la persona al centro delle politiche dell'istruzione, della formazione e del lavoro, garantendo ad ognuno per tutto l'arco della vita l'accesso a tutti i gradi dell'istruzione, in condizioni di pari opportunità, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l'inserimento nel mondo del lavoro.
2. La Regione indirizza, in applicazione del comma precedente, le proprie azioni alla qualificazione del sistema dell'istruzione ed in particolare della scuola pubblica nel proprio territorio.
3. Gli interventi della Regione e degli Enti locali, in applicazione di quanto previsto al comma 1 sono mirati ad innalzare il livello d'istruzione di tutti, almeno fino all'assolvimento dell'obbligo formativo con il conseguimento di un diploma o di una qualifica professionale, a sostenere in particolare i percorsi educativi e formativi, fin dalla prima infanzia dei ragazzi in condizioni di svantaggio personale, economico e sociale nonché a prevenire l'abbandono scolastico, favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile.
4. La presente legge disciplina l'esercizio delle funzioni amministrative trasferite e delegate alle Regioni e ai Comuni in materia d'interventi per il diritto allo studio".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Dedico le prime righe di questo intervento al Consigliere Cattaneo che mi sta disturbando. Prima, durante la votazione, il Consigliere Cattaneo ha chiesto la votazione per appello nominale. Alcuni colleghi di minoranza si stavano domandando il motivo per cui il Consigliere Cattaneo chiedeva l'appello nominale e si agitava così tanto. Provo a dare un'interpretazione: il collega Cattaneo ha in mano un grosso disco, dentro il quale c'é una robusta fettuccia che termina con 40 capi; è il suo guinzaglio. Quando chiede la votazione per appello nominale, schiaccia quel bottone che tira il guinzaglio, tira a sé i 40. E' il suo modo di dire "Tutti dentro" a coloro che sono fuori. È così, schiaccia il bottone e il guinzaglio...



PRESIDENTE

Anch'io ho un bottone che serve per chiamare i Consiglieri.



CHIEZZI Giuseppe

No no, ma lui ha il bottone del comando della maggioranza.
Dicevo, per non fare torto a nessuna forza politica responsabile di questo tentativo di assalto allo Stato costituzionale, come è stato costruito dal 1945 fino ad oggi e di cui l'Assessore Leo è responsabile (spero che possa meditare in questi termini), che questo assalto avviene oggi in presenza di una convergenza ideologica profonda. Non sono convinto che quella dell'Assessore Leo sia una convergenza di questo tipo.
Si tratta, piuttosto, di una convenienza che deriva dai suoi sogni di bambino. Da questo punto di vista, è anche simpatico e comprensibile un bambino che sogna e poi raggiunge i suoi sogni. Come non vederlo con simpatia, anche se sbaglia! Diversa è, invece, l'intenzione ideologica che sta dietro a tre settori del Polo (più uno che è un po' dentro e un po' fuori): il mondo degli affari, rappresentato dal Berlusconi, il mondo della chiusura verso i diversi, rappresentato dalla Lega, e il mondo del darwinismo sociale, rappresentato dai Radicali. La Lega, dall'inizio del suo nascere dava del "terrone" alla popolazione del meridione italiano o continua ancora con i suoi accenni razzisti. Uno Stato costituzionale che cerca di costruire negli anni una forte coesione sociale che non c'era, e comunque dove c'era di rafforzarla, dato che nella coesione sociale dello Stato italiano c'erano le genti che provenivano dalle varie Regioni e dato che oggi, nella coesione dello Stato italiano, oltre alle genti che sempre vengono mal tollerate si aggiungono le genti provenienti da altri Paesi con altre culture e con altri colori della pelle o con altre religioni capite che avere di fronte uno Stato del genere, che organizza un sistema educativo nazionale nel quale si rispettano le differenze e il valore educativo, e dove lo Stato garantisce, con i concorsi pubblici nell'assunzione degli insegnanti, la libertà più assoluta di insegnamento di ogni punto di vista, rappresenta proprio il nemico da battere.
Allora, la chiusura di questa fase progressista e progressiva, che andava avanti dal 1945, è ben vista dalla Lega, che comincia a dire: si finanzino le ideologie di ciascun settore sociale; si finanzi oggi l'ideologia della famiglia cattolica, che vuole dare un'educazione scolastica cattolica alla propria parole.
Si capisce che ci sia un'obiettiva convergenza. Ma mentre lo si capisce bene nella Lega, che ha questo progetto di spezzamento dello Stato italiano e di disgregazione della società in aree omogenee che si confrontano o si scontrano, questa chiusura angusta, si capisce molto meno nell'Assessore Leo: lui vuole solo finanziare le scuole cattoliche.
Assessore Leo, la invito a valutare questo elemento, perché queste adesso mi sono limitato alla Lega - non penso siano le sue compagnie.
Comunque d'ora in poi lo saranno. Assessore Leo, se non ritira questo disegno di legge, sarà accompagnato sempre...



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

L'emendamento n. 450 è nel solco degli emendamenti sostitutivi all'art.
1, cioè all'articolo unico con cui avete sostituito il provvedimento precedente. In questo scorcio di serata, che si avvicina alla prima sospensione per continuare poi con la seduta notturna, potrebbe essere forse il momento per tirare un po' le fila sul dibattito su questi emendamenti e per capire - lo dico al Capogruppo Cattaneo, al Capogruppo di Alleanza Nazionale e alla Lega - se è possibile fare una riflessione su queste argomentazioni.
Vedo che l'Assessore Leo in questo momento non è in aula, ma glielo possiamo consentire, perché la sua presenza è stata tale in queste giornate sui banchi della Giunta e nella puntualità con cui ha risposto alle argomentazioni e alle richieste che facevamo che va senz'altro ringraziato in questa direzione. Quindi non è certamente un appunto che gli volevo muovere.
In merito all'emendamento n. 450, che è un emendamento sostitutivo complessivo che precede quelli sostitutivi parziali di alcuni commi nonché quelli di modifica ancora più parziale che abbiamo presentato successivamente, volevamo capire se era possibile passare da quei concetti enunciati nei commi 1 e 2 dell'emendamento presentato dalla Giunta, in cui si afferma di voler assumere i principi della legge n. 62 e quindi di finanziare, per quanto riguarda le politiche di istruzione e di formazione, le scuole statali e le scuole paritarie così come definite dalla legge n. 62 e dai criteri che essa determina nel suo articolato, ai commi successivi, al comma terzo, in cui si dà una delega compiuta alla Giunta, all'interno della quale si intravedono le linee di un finanziamento di tutt'altro tipo, fondato sul buono scuola, legato esclusivamente alle scuole paritarie. Abbiamo ben capito, Assessore Leo, che non sono le scuole private tout-court, che rappresentano oggi solo l'1% nel patrimonio delle scuole e dell'istruzione piemontese, ma parliamo di quel 4% e di un complessivo 5%, quindi le scuole paritarie, che rappresentano, invece quelle scuole che rispondono ai requisiti definiti dalla legge n. 62.
Vorremmo capire se i concetti espressi nei primi due commi sono delle questioni incielate oppure se sono delle questioni che hanno una qualche sostanza, in quanto si determinano nel comma successivo.
Innanzitutto, la questione della delega riveste un ruolo centrale? Sostanzialmente questo emendamento, che sembrava teso ad evitare un numero di emendamenti considerato troppo alto, dal punto di vista tecnico questa sortita non ha avuto effetto. Anzi, una proposta di delega implica ed impone ad un'opposizione la presentazione di un numero maggiore di emendamenti.
Qualora fosse una questione di principio e una convinzione della maggioranza, noi saremmo profondamente contrari al principio della delega.
Saremmo invece per fissare dei principi che, nostro avviso, deve fissare il Consiglio, e quindi direttamente dentro questo testo; tali principi devono anche essere verificati da un lavoro della Commissione.
Spesso noi quando abbiamo definito una parte relativa ai criteri abbiamo definito criteri e principi che il Consiglio definisce, così come eventuali ulteriori elementi regolamentari, che però la Giunta deve obbligatoriamente portare nella Commissione competente. Qui non ci troviamo davanti a nessuna delle due fattispecie.
Per proseguire la discussione su questi emendamenti sarebbe importante che ci fosse dalla Giunta e dalla maggioranza un pronunciamento innanzitutto sulla questione relativa al principio di delega. Lo manteniamo così? Ampio e indiscriminato? Era una ragione tecnica, è una ragione di principio? E' possibile ragionare sul principio di delega? Come, in quali ambiti e su quali contenuti? E' una questione non di poco conto per continuare la discussione sugli altri emendamenti, che come dicevo sono anch'essi elementi compiutamente sostitutivi dell'intero emendamento presentato in aula e di cui discutiamo come del testo base. Gli altri sono elementi di ordine maggiormente esplicativo.
Quindi, chiedo se il pronunciamento sulla questione relativa alla delega lo vogliamo operare adesso, prima dell'interruzione, o se può essere un promemoria e una legenda per la riapertura del Consiglio dopo la pausa per la cena.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Innanzitutto vorrei fare una precisazione al Consigliere Cattaneo su quanto intendevo dire quando sostenevo che l'Assessore Leo fosse il vero motore di questo provvedimento. Lo intendevo in una sua eccezione e in una sua lettura.
Avevo detto non che la maggioranza non vuole questo provvedimento, ma dentro la maggioranza ci sono molti modi di leggere il provvedimento, e non tutti i modi corrispondono al modo dell'Assessore Leo. Non tutti sono convinti che questo provvedimento debba essere, come finalità, limitato al sostegno delle scuole confessionali. Penso che una parte di voi abbia delle ambizioni più ampie, anzi sostenevo che talvolta si apre la strada a dei percorsi che non sono quelli che ci si prefigge, ma che sono ben più consistenti e ben più alti.
Quindi, dicevo che, dentro la maggioranza, soltanto non c'è oggi la volontà di non portare avanti questo provvedimento, bensì ci sono degli aspetti più complessi. Mentre per quanto riguarda la Giunta, noto una straordinaria disattenzione, perché la Giunta ha delegato l'Assessore Leo e poi ognuno di loro fa altro.
Ci è stato detto da tre anni a questa parte che è uno dei provvedimenti fondamentali del governo del Piemonte, e poi la Giunta pensa che questo sia il provvedimento dell'Assessore Leo e che se la debba vedere lui, insieme alla maggioranza che lo sostiene. Credo che poi sull'applicazione ci troveremo di fronte ad un comportamento più complesso.
Questo è uno degli elementi che ci preoccupa, ed è uno degli elementi per cui, per noi, l'obiettivo di non fare passare la legge resta fondamentale, cioè l'obiettivo che, all'interno del percorso che ci siamo dati e nelle sedute che dedicheremo ad esso, maturi la convinzione che questa legge non s'ha da fare o che si rinvii dentro una legge più organica, per far sì che per lo meno scompaiano le ambiguità presenti contenute dentro la questione della delega, ma anche dentro le diverse pulsioni e i diversi punti di vista di chi la sostiene.
Pensiamo che la genericità che presenta oggi la legge permetta questi aspetti, cioè permettano da una parte all'Assessore Leo di dire che vuole andare perché deve vedere come realizzare il suo sogno; ma dall'altra parte, altri, che sono meno scaldati sul suo sogno, pensano alle potenzialità collegate al fatto di dare un'ulteriore picconata al sistema pubblico dell'istruzione e un ulteriore elemento di apertura alla scuola privata; quindi, lo smantellamento di un sistema completo.
Su questo punto, nell'interlocuzione con l'Assessore Leo voglio chiedergli se è veramente convinto che per ottenere questo risultato, che è il suo sogno, debba favorire delle cose che innescano dei processi molto più vasti.
Penso che questa mia preoccupazione forse non è proprio del tutto senza orecchie dentro la maggioranza. Lo spero, e sono convinto che ci sono forze che hanno la preoccupazione di non lasciare aprire la scuola alle pressioni liberiste e alle pressioni del mercato. Quindi, sono convinto che ci siano forze, anche dentro la maggioranza, che forse sono più preoccupate, o almeno esprimono un livello di preoccupazione se non analogo al mio, ma che in qualche modo va nella stessa direzione.
Anche questo può far sì che ci sia un ripensamento e un momento di riflessione che possa portare, entro qualche ora o qualche seduta, a rinviare il tutto ad una revisione più ampia, e che, per il momento, ci si accontenti di sistematizzare l'insieme delle politiche sulla scuola statale che, in questo periodo, si sono già molto modificate a livello statale e regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Collega Cattaneo, non si capisce, visto che c'è un termine certo di questa vicenda, come mai ci sia un tale accanimento, come succede per l'approvazione di un bilancio, che ha una scadenza. Credo che potremmo tranquillamente programmare il nostro percorso, perché sappiamo che andremo alla sua approvazione, ma lo potremmo spalmare in un tempo ragionevole anche per fare un percorso adeguato e corretto.
Nei corridoi molti Consiglieri, sia del gruppo di Forza Italia che della maggioranza, mugugnano. Io so perché, probabilmente questo gioco sembrava trionfale, nel senso di dire: "Diamo la spallata, domani mattina abbiamo portato a casa il risultato". Voi portate 20 emendamenti a casa.
So che per regolare le vostre lotte intestine avete persino mandato l'Assessore D'Ambrosio al ristorante cinese, e non vi è riuscita l'operazione di farlo fuori così.



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

L'incubazione è rapida, ha fatto esplodere gli anticorpi.
Ho notizia che questa sera il Capogruppo di Forza Italia vi porta in pizzeria...



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

Ragionevolmente credo che si possa dire: poiché avete portato a casa il risultato, delineatelo e rendiamo più ragionevole questo nostro discorso.
L'Assessore Leo - sempre al telefono con il Cardinale o il Segretario comincia ad avere, collega Gallarini, un occhio vitreo.
Questo è un po' preoccupante.
L'Assessore è apparentemente tollerante - ha la tolleranza di chi vince ma non vorrei che nel cuore della notte, amareggiato del fatto che si vada avanti alla media di un emendamento ogni due ore, gli venissero delle tentazioni.
Avete presente le raffigurazioni di Torquemada con l'occhio vitreo? L'Assessore Leo incomincia ad avvicinarsi a questi aspetti. Già ieri sera ho evocato la "catasta" in Piazza Castello, dove c'è una lapide per terra vi consiglio di visitarla perché è una testimonianza importante - con una targa di bronzo che ricorda un valdese bruciato in quel punto.
L'importante, Assessore, è che lei non abbia i fiammiferi in tasca.
Il nodo che le voglio puntualizzare è il fatto di aver tenuto celato il tema dell' orientamento scolastico: il rapporto della famiglia che sceglie una scuola con l'orientamento scolastico e con l'operatività degli insegnanti.
Svilupperò successivamente questo importante tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Dato che la discussione si sta focalizzando sul concetto di scuola statale e di scuola paritaria, vorrei spostare l'attenzione verso un aspetto assolutamente non secondario.
C'è un lungo elenco di contributi di risorse che mancano. Sembra quasi un "rosario" che si potrebbe snocciolare da parte della scuola statale: mancano risorse sull'edilizia scolastica; sull'adeguamento e sulle norme della legge n. 626; su problematiche sismiche (penso al collega Muliere che nel disinteresse generale, compreso di chi parla, è intervenuto l'altro giorno sul terremoto dell'alessandrino); mancano risorse nei piccoli Comuni (avevamo presentato un emendamento dove sarebbe stati necessari venti milioni di euro in Piemonte per adeguare le scuole dei piccoli Comuni città di Torino a parte).
(In questo caso, caro collega Godio, l'ora legale coincide con l'ora padana e quindi non c'è problema, ringrazio il Presidente: in un momento di democrazia, il collega Godio mi dice: "Non ti concedere, nel prossimo intervento, più di minuti e mezzo").
Mancano, quindi, risorse sulla legge n. 626 nella parte "borse di studio" e per quanto riguarda le scuole paritarie, anche se sono governative, sui trasferimenti dalla Regione alla Provincia.
In tutto questo scenario di risorse mancanti o che vengono accantonate (pensiamo alla sanità; forse l'Assessore Pichetto dovrà diventare come il mago Silvan e tirare fuori qualche coniglio dal cilindro) siamo qua con l'intenzione di destinare 18 milioni di euro per il 5%.
Mi sorge un dubbio, Assessore Pichetto: ci sono veramente questi 18 milioni, a meno che non si voglia ricorrere in un esercizio di grande fantasia, oltre il mago Silvan, a stampare carta moneta? Mi ricordo un bellissimo film di Totò e Peppino De Filippo "I falsari", in cui stampavano le vecchie dieci mila lire e le appendevano con le mollette (non so se riuscirete a trovare una quadra sulla moneta federale, voglio proprio vedere che tipo di moneta!).
A parte questa battuta, se non ci si mette a "battere moneta" (come si diceva una volta), a coniare, non so se questi diciotto milioni ci sono veramente.
Non condividendo il fatto che vengano destinate, in mancanza di tutto ciò che ho elencato, ad una piccola minoranza, inizio a credere che non ci siano nemmeno per l'obiettivo per il quale presentate questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Questo emendamento sottolinea il problema che teniamo a rappresentare, sulla necessità che la Regione garantisca, con risorse proprie, l'attuazione dei diritti sanciti dalla Costituzione, in merito al diritto di formarsi durante tutto l'arco della vita, per tutti i cittadini del Piemonte. L'emendamento auspica, poi, implicitamente che l'Assessore e la maggioranza recepiscano la situazione che le scuole piemontesi vivono attualmente. La nostra regione è caratterizzata soprattutto in certe zone (penso alle zone della Val Pellice o alle zone vicine ai Comuni di Barge e Bagnolo), da un consistente flusso di immigrazione di cittadini di provenienza cinese, attratti in queste località dal lavoro nelle cave di pietra. Se i colleghi della maggioranza prendessero visione della situazione esistente in queste scuole, vedrebbero che i giovani allievi cinesi che frequentano le scuole pubbliche hanno grosse difficoltà di apprendimento, a causa della mancanza di insegnanti d'appoggio, gli intermediatori culturali per questi cittadini, che sono cittadini a tutti gli effetti perché sono persone che vivono, lavorano e producono ricchezza per i piemontesi, proprietari delle cave. Gli insegnanti che si trovano a operare in quelle scuole lamentano fortemente la mancanza di risorse, il fatto che il loro lavoro vada incontro a notevoli difficoltà che si ripercuotono anche sui ragazzi italiani.
L'insegnante non può abbandonare il proprio ruolo di educatore, quindi è tenuto a svolgere un ruolo formativo anche nei riguardi di quei bambini che hanno difficoltà di comprensione della lingua italiana; pertanto, devia inevitabilmente gran parte del pro prio tempo in questo compito. Ne discende che avrà meno tempo da dedicare all'intera classe. Questa è una situazione tipica che andremo a vivere sempre più frequentemente: ci saranno altre zone con flussi di immigrazione, con persone che andranno a lavorare e non parleranno la nostra lingua, situazioni che potremmo risolvere con un migliore livello di formazione e investendo delle risorse in questo campo prevedendo insegnanti d'appoggio e intermediazioni culturali. Per far questo ci vogliono delle risorse, quelle risorse che chiediamo siano impegnate nella scuola pubblica e non nella scuola privata.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 450.
Il Consiglio non approva.
Comunico che la seduta serale avrà inizio alle ore 21.30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19.55)



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