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Dettaglio seduta n.341 del 08/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota, Ghigo, Mellano, Pedrale Racchelli e Rossi Giacomo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Proseguiamo con la discussione dell'articolato e degli emendamenti al disegno di legge n. 252, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 443 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Ronzani, Muliere e Suino: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo. 1.
1. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritarie (nella definizione data dalla legge 62/2000, articolo 1, comma 2) nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita, la Regione e gli Enti locali ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto dal d.lgs 112/98 promuovono interventi volti a: a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociali e culturale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti b) garantire agli utenti la qualità del sistema dell'istruzione in costante rapporto con il mondo del lavoro, della cultura e della ricerca".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Riprendiamo questo lungo lavoro sul disegno di legge regionale n. 252 che vede opposizione e maggioranza, con una certa volontà, quanto meno confrontarsi nel merito del provvedimento in modo attivo. Ieri abbiamo lavorato fino a mezzanotte, ma riprendiamo con rinnovato vigore.
L'emendamento n. 443 - e sono dispiaciuto che non sia stato illustrato nel merito e che non vi siano ancora interventi, ma presumo che ci saranno presto sia da parte dei colleghi della maggioranza che dell'opposizione - è una modifica importante, che introduce, grazie al Gruppo dei DS, uno di quei temi rispetto ai quali ci eravamo dichiarati aperti a confrontarci con disponibilità sincera: la questione della legge n. 62/2000, così come ripresa dal comma 1 e, come vedremo da altri emendamenti, anche dalla legge n. 49.
Riteniamo che il disegno di legge n. 252 sia importante e pensiamo non corretto - così come abbiamo ascoltato e poi arriverò a parlare anche delle leggi n. 62 e n. 49 - che sia stato definito propriamente un disegno di legge a favore delle scuole private, delle scuole cattoliche, cioè della scuola di parte, per tenere in piedi una scuola alternativa o concorrente forse con la scuola pubblica.
Anzitutto ha ragione - e mi spiace che non sia presente - il Consigliere Saitta, quando ricorda che la scuola non statale, la scuola privata, è comunque una scuola a pieno titolo ed è inserita nel sistema di scuola pubblica. Di conseguenza, è chiaro che riteniamo questo estremamente importante e quindi non ci sembra corretto fare una differenza tra pubblico e statalismo.
Noi siamo per il servizio pubblico, non siamo certamente contro, e non sicuramente solo sull'aspetto dell'istruzione, ma su tutti i servizi alla persona e le controprestazioni ai cittadini. Ma se all'interno di un sistema pubblico vi è una differenziazione o vi è un coinvolgimento di organizzazioni non statali, purché sia in un sistema pubblico e di pubblico accesso, non abbiamo alcuna difficoltà, anzi riteniamo che sia certamente una differenziazione di pregio e di valore. Ecco perché, a nostro parere, non è corretto definire questa legge un appoggio alle scuole private o quant'altro.
Semplicemente è una legge di libertà, che vuole mettere le famiglie piemontesi - avendo nella nostra politica come centralità e linea guida la famiglia e l'individuo - in condizione di scegliere un percorso educativo in libera scelta.
Il tema introdotto dall'emendamento della collega Manica e del Gruppo DS è interessante. Da parte nostra, certamente non vi è un atteggiamento di chiusura, quindi siamo disponibili a confrontarci sulle leggi nn. 62 e 49.
Non siamo contrari ad una modifica della legge n. 49, così come non siamo contrari - e la Giunta ha già previsto un'importante risposta proprio in occasione dell'assestamento di bilancio riguardo all'edilizia scolastica a confrontarci sulla questione di una gestione delle risorse in materia di diritto allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere segretario Botta Marco, che interviene in qualità di Consigliere.



BOTTA Marco

Riprendendo la maratona interrotta ieri sera a mezzanotte, ci risulta significativo ed importante intervenire, riaprendo il discorso di ieri dove tutta una serie di interventi, in particolare del centrosinistra, ha messo sul tavolo delle argomentazioni che in questa giornata - ed eventualmente nelle giornate successive e necessarie all'approvazione del provvedimento - porteremo avanti.
Devo dire che quella di ieri è stata una giornata comunque fruttuosa ed interessante, anche se poi gli interventi del centrosinistra sono stati molto differenziati. Siamo partiti dall'intervento del collega Chiezzi velato da slogan quasi propagandistici relativamente al collega Moriconi che oggi ritorna chiamandolo a lottare con noi, come se fosse presente, e quindi richiamando dei vecchi slogan politici cari al centrosinistra - per arrivare a momenti di maggiore forza propositiva, legata ad interventi che però davano l'idea quasi di una battaglia che si volesse compiere in difesa di una scuola privata, ma di una scuola privata di tipo confessionale.
Questa idea, secondo me, va respinta, perché qui nessuno intende fare una battaglia in difesa di un unico tipo di scuola privata, men che meno di una scuola privata confessionale. Forse non è noto a voi che ormai la scuola privata ha una sua configurazione varia, dove il momento religioso è sicuramente un momento importante, ma dove esiste anche una variegata tipologia di scuole private, naturalmente parificate, di tipo laico, che svolgono un'opera significativa nella nostra comunità.
Altro argomento che noi intendiamo non condividere, cercando di metterne in rilievo la non esattezza, è quello del grande progetto, della grande macchinazione che starebbe dietro la politica generale del centrodestra, in particolare quella sull'istruzione, laddove si dice e si parla che questa legge è uno di quei provvedimenti che andrebbero a portare alla distruzione della scuola pubblica statale.
Anche qui una chiara presa di posizione di principio: il centrodestra e in particolare Alleanza Nazionale, non è per la messa in discussione del sistema pubblico né sul discorso scuola né sul discorso sanità e su tanti altri momenti. Anzi, il momento pubblico rimane per noi assolutamente centrale, soprattutto per quanto riguarda la scuola, dove ad esempio il grande sforzo compiuto dal Governo con la riforma Moratti mette bene in luce l'attenzione che il Governo e le forze politiche che lo sostengono hanno voluto rivolgere per ridare slancio e vitalità a una scuola che rimaneva ingessata.
E' evidente che il concetto fondamentale su cui noi vogliamo agire con questo provvedimento (e con altri provvedimenti) è quello - come già è stato ricordato anche stamattina - di dare la libertà di scelta.
Comprendiamo che sia difficile, per chi ha una costruzione mentale culturale, politica di altro tipo, accettare che le persone possano scegliere liberamente se andare in una scuola pubblica o in una scuola privata, accettare che ci sia un regime di sana concorrenza tra pubblico e privato, accettare insomma che sia ridata al cittadino la possibilità di svolgere completamente la sua funzione di scelta educativa. Eppure il nostro provvedimento va in quella direzione: la direzione di mettere al centro dell'attenzione la famiglia come momento fondamentale su cui si basa la nostra società.
L'emendamento presentato dai colleghi DS, in linea di principio, dice cose interessati, ma è un emendamento assolutamente di principio; lo valuteremo con grande attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il collega Rossi Oreste; ne ha facoltà.



(Commenti dai banchi dell'opposizione)



ROSSI Oreste

Presidente, perché dovrei rinunciare? Almeno in apertura, penso che un intervento lo si possa anche fare.
Comunque ai colleghi che prima ridevano con Botta, dicendo: "Finalmente cominciate a lavorare", voglio ricordare che, per lavorare come stanno lavorando loro, facendo perdere giornate e giornate di lavoro a un'assemblea importante come quella del Consiglio regionale, forse è meglio non lavorare affatto. Forse è questo il motivo che ieri ci ha portato come Gruppo della Lega, a fare un solo intervento in tutta la giornata, non perché non avessimo voglia di lavorare, ma appunto perché cercavamo di lavorare il più possibile, cercando di eliminare la montagna di scempiaggini che avete presentato ieri, tanto per intenderci, per poter arrivare al più presto possibile all'approvazione di un provvedimento in cui questa maggioranza e in cui la Lega Nord credono fortemente e per poter fare anche altre cose, cercando di dare una redditività a questo Consiglio e non fare semplice, mero, inutile ostruzionismo, che fa perdere ore di lavoro a tutti, mentre sul territorio regionale ben altre sono le necessità e le richieste della gente.
Il problema di questo Consiglio, come tutti gli altri Consigli, Camera e Senato compresi, è che purtroppo non c'è pubblico, perché se la gente vedesse come si perdono le ore, come si perdono i giorni, come si parla di "aria fritta" spesso e volentieri, forse capirebbe che c'è anche un modo diverso di fare politica.
Ma andiamo all'argomento. Io credo che quando si continua ad attaccare la scuola privata, religiosa o di altra fonte che sia, veramente si fa un errore, perché da sempre la Regione, come i Comuni e le Province, finanzia qualunque intervento, dalla mostra fotografica per passare a Hiroshima Mon Amour, che prende centinaia di milioni ogni anno, ai centri sociali, agli eventi artistici, ai monumenti, ecc. Non capiamo perché coloro che fanno cultura, coloro che promuovono l'istruzione, religiosi o laici che siano non debbano essere aiutati nel momento in cui le famiglie non sono in grado, per il costo delle rette, di mandare i loro figli in quelle scuole.
La Regione dice: "Interveniamo per aiutare le fasce più deboli" - in particolare, perché ci sarà comunque un tetto per cui si potranno prendere o non prendere i contributi - "aiutiamo le famiglie a poter scegliere liberamente se andare in una scuola statale o se andare in una scola privata". Bene, la sinistra, che dovrebbe proprio aiutare le fasce che oggi non hanno i soldi per mandare i figli alla scuola privata, dice: "No perché è una legge di classe". Non è vero. E' una legge di classe quella che esiste oggi, che impedisce a chi non è ricco di mandare il figlio nella scuola privata, perché chi è miliardario il figlio lo manda nella scuola privata, lo manda anche al college americano; invece voi di sinistra, pur di dire no, pur di far finta di essere anticlericali per accontentare una parte del vostro elettorato, vendete il no al buono scuola, il no alla parità scolastica, che è un diritto sacrosanto di chi fa quel lavoro e di chi vuol mandare i figli in queste scuole.
Vi faccio due esempi reali, di città magari non molto grosse: Novi Ligure e Tortona. Esistono istituzioni religione, gli Orionini, che gestiscono l'unica scuola di ragioneria e l'unica scuola di geometra questo vale sia per Tortona che per Novi; a Novi in più gestiscono l'unica scuola di perito chimico e l'unica scuola di perito agrario. Ebbene, queste scuole stanno per chiudere perché non ce la fanno più, col passivo che hanno, visto che hanno un numero di studenti limitato considerati i costi per l'iscrizione, ad andare avanti. Chiuderanno. Bene, secondo voi facendo chiudere queste scuole, diamo un servizio ai cittadini e ai ragazzi di Novi Ligure e di Tortona, che si troveranno senza delle scuole fondamentali come geometra e ragioniere e dovranno prendere la corriera e farsi 30 chilometri ogni giorno per andare ad Alessandria a scuola o rinunciare ad andarvi? Oppure pensate che ci costi di meno mettere in piedi un istituto statale da geometra, da ragioniere, da perito chimico, da perito agrario? Avete idea di quanto ciò verrebbe a costare alla comunità rispetto a un aiuto alle famiglie perché possano mandare liberamente i loro figli a queste scuole private? Cosa volete ottenere? Veramente a volte non riesco a capire qual è il vostro obiettivo: quello di far chiudere le scuole religiose, di far sparire un pezzo della nostra storia, della nostra cultura, della nostra identità, solo per poter dire: "Abbiamo fatto un danno a loro"? Ma in campagna elettorale i voli ai preti glieli andate a chiedere! Io ricordo una volta per tutte che il Vescovo di Alessandria - faccio anche nome e cognome - sull'organo della diocesi, il giorno prima del voto (elezioni politiche 1996), ha scritto: "Il voto all'Ulivo è come un atto di fede". Ecco, i voti glieli andati a chiedere, ma nel momento in cui c'è da aiutare le famiglie a mandare a scuola i loro figli con libera scelta, andate a battervi contro. E' una vergogna!



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Oggi, riprendendo il lavoro dopo una giornata come quella di ieri abbiamo finalmente radicato il provvedimento nella sua sostanza, cioè siamo finalmente arrivati - con ritardo, ma l'importante è esserci arrivati - a discutere nel merito di questo provvedimento. Mi pare dunque opportuno ribadire le ragioni per le quali noi sosteniamo il provvedimento ricordando anche come all'inizio della legislatura il nostro Gruppo avesse presentato una propria proposta di legge, che poi abbiamo ritirato per favorire - certo noi pensavamo in tempi molto più rapidi - l'esame e - ci auguriamo, anzi ne siamo convinti - l'approvazione di questo provvedimento.
"La possibilità di scelta della scuola: un cammino di libertà" scrivevamo ormai più di due anni fa per illustrare il nostro provvedimento, e credo che sia ancora quello il punto importante.
Ieri abbiamo avuto modo di constatare come un'interpretazione, che poteva essere condivisa o meno (ma che sicuramente provocava problemi in una parte dell'aula) è stata abbandonata per permettere il confronto. Su questo confronto intendiamo proseguire; intendiamo sostenere il provvedimento, dando la possibilità alla famiglie di scegliere quale modello educativo intendono offrire ai propri figli. Non è un sostegno ad una parte specifica, ma è la possibilità, per le famiglie, di scegliere il modello educativo per i propri figli.
In questo senso siamo contrari alla proposta emendativa formulata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido.
Ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

A seguito delle interessanti sollecitazioni - finalmente! e di ci ringrazio il collega Cattaneo che temevo non avesse il dono della voce espresse dalla maggioranza, è impossibile non intervenire.
Prima di entrare nel merito dell'emendamento, vorrei sottolineare alcune espressioni interessanti espresse dal Consigliere Rossi relativamente alla "questione culturale". Riconosciamo all'Assessore Leo al di là del buono scuola, una grande attenzione alla cultura (riconosciuta pubblicamente più volte): il che non significa però, essere esente da qualche "peccatuccio", ed essere nella condizione di poter "scagliare la prima pietra".
Non bisogna confondere tra fare cultura e tentare operazioni culturali. Vorrei citarne una: la grande mostra su Demetrio Cosola a Chivasso...Vedo l'Assessore D'Ambrosio, che è indigeno di quelle parti sorridere: ha capito bene che cosa si potrebbe andare a verificare...
Diventa difficile trovare cultura da una certa parte: capiamo quindi il sostegno a "tentativi" di operazioni culturali. Speriamo che i tentativi riescano, ma se si volesse approfondirne la lista, siamo pronti a farlo non ho citato che quelli più clamorosi, che hanno destato anche l'attenzione degli organi di stampa.
Situazione identica per la parte anticlericale, e lo dice un non credente che fa parte del secondo partito cattolico italiano. Ci sono molti più anticlericali nella maggioranza, dichiarati e convinti, che vivono questa situazione con grande difficoltà perché il problema - ripeto - non è erogare contributi ad attività imprenditoriali in difficoltà... Nutro forte considerazione per le scuole cattoliche, che svolgono una precisa funzione sociale.
Come ha detto lucidamente il segretario regionale, Consigliere Marcenaro, il problema non è dare un sostegno imprenditoriale ad attività che svolgono una funzione sociale - Orionini, Salesiani, ecc., il problema è un altro. Non ci opponiamo a un contributo che sarebbe, comunque, di gran lunga inferiore ai 18 milioni di euro - motivo del contendere - e lo siamo da molto tempo, non da oggi.
Capisco l'Assessore Leo (l'ho dichiarato privatamente e pubblicamente): al suo posto mi sarei comportato allo stesso modo, ma dovete riconoscerci la nostra perplessità. Nel vostro programma c'è questa cambiale in bianco che cercate di onorare; nel nostro c'è la difesa della scuola come istituzione, della scuola pubblica e della paritaria in termini non discriminatori, riconosciuti dalla legge 62: ma non si può passare da un concetto di parità ad un concetto di privilegio assolutamente iniquo. Con questa legge si dà vantaggio a chi é già avvantaggiato.
Vi ricordo uno slogan del Presidente Berlusconi: "occuparsi degli ultimi".
Voi - e lui lo sa - vi occupate dei primi, non degli ultimi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'osservazione che sul tema della formazione scolastica occorra mantenere un equilibrio di ragionamento per evitare che la vicinanza molto stretta tra interessi politici e scelte di carattere ideologico e convinzioni religiose, è dimostrata dall'intervento del Consigliere Rossi.
Il Consigliere Rossi ha proprio parlato in termini elettorali, con accuse alle parte avversaria e con notevole astio verso una confessione religiosa che ad Alessandria - è stato citato dal Consigliere Rossi - avrebbe svolto un appello, secondo lui, a favore dell'Ulivo.
Il tema è molto contiguo e mi rimane l'impressione, cercando di dimostrarla coi fatti, che oggi tutti quanti dobbiamo trattare un tema che parte dall'esigenza di una parte della maggioranza di corrispondere a promesse elettorali. Le promesse sono quelle fatte personificando la questione dall'Assessore Leo.
A mio parere, il vero tema in discussione oggi è soprattutto nella maggioranza. l'Assessore Leo e altri Consiglieri di provenienza democratico cristiana, ma in particolare proprio l'Assessore Leo, avevano promesso di dare un contributo alle scuole cattoliche. Vi è una famosa intervista che esibisco all'aula dal titolo "Contributi alle private: il sogno della mia vita . Il buono scuola secondo l'Assessore Leo". Invito tutti i Consiglieri, se vogliono copia dell'intervista, a leggerla per intero il testo perché è un'intervista assolutamente genuina. Qui non si nasconde nulla, l'Assessore Leo dice: "Sono al settimo cielo. Molto scuole cattoliche rischiano di chiudere, per sopravvivere hanno bisogno di almeno un 2% di iscritti in più. Noi, con il buono scuola, assicuriamo un aumento del 5 o 6% e le salviamo tutte".
Questo è il motivo che sorregge la scelta di presentare il disegno di legge in oggetto e non è un buon motivo di interesse generale corrispondere al sogno di un Assessore e di un' area ristretta della maggioranza, di fare in modo, con una legge che da contributi alle famiglie, di salvare le scuola cattoliche. Se questo è il tema, riflettano anche le componenti laiche della maggioranza, se la strada prescelta sia una strada congrua oppure no. Ritengo che la strada prescelta sia molto pericolosa perché ha fatto emergere ideologie molto pericolose. Il fatto di ripetere che la garanzia della scelta di libertà educativa sia il motore per trasferire risorse economiche dei contribuenti ad una parte minoritaria della popolazione, è una scelta tutta pericolosa e tutta di carattere ideologico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Nella lunga discussione che faremo sui buoni scuola avremmo occasione di sviluppare molti temi sollevati dai sostenitori della proposta, temi critici come quelli sollevati dal Consigliere Saitta che ha argomentazioni interessanti con cui intendo dialogare in un altro momento e anche altre argomentazioni che sono state sollevate questa mattina dai banchi del centrodestra.
Volevo replicare al Consigliere della Lega che rischia di sembrare un disco stonato, che non si è accorto di quanto avvenuto e continua a parlare di ostruzionismo.
La prima considerazione che faccio è questa. Mi pare poco decente l'intervento del Consigliere nel momento in cui lo stesso e altri esponenti della maggioranza intervengono per portare argomenti, ma anche per evitare che sia arrivi rapidamente ad una votazione. In questi interventi riprendere l'argomento dell'ostruzionismo, quando si ha una maggioranza di nuovo in difficoltà, mi pare esagerato. Ieri, alla fine, abbiamo deciso un percorso, abbiamo deciso di eliminare dalla discussione alcuni strumenti previsti dal Regolamento quale quello dell'inversione dei punti all'o.d.g.
che agli occhi di molti sembrano ostruzionisti, e abbiamo deciso di entrare nel merito. Si è anche detto: fissiamo un tempo per la presentazione degli emendamenti e quelli che ci sono verranno discussi.
Adesso pretendere che non si discutano, mi pare un po' troppo.
Replico al Consigliere Rossi, Consigliere della Lega: forza politica abituata ad utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione, ovunque si trovi compreso il boicottaggio all'Assessore Leo in questa legislatura, in molte occasioni. Mi pare poco decente, da parte del Consigliere, fare un intervento di questo tipo in un momento in cui si era concordato un metodo per affrontare la legge che prevede di discutere i punti inseriti.
Mi dispiace, dovrete mettervi l'anima in pace, armarvi della pazienza necessaria: questi emendamenti verranno illustrati, sostenuti e argomentati non solo da un Consigliere, ma anche da più Consiglieri della minoranza anche con lo scopo di vedere se il tempo porta consiglio e far sì che, alla fine, succeda il miracolo e l'Assessore Leo rinuncia al suo sogno.
Un'altra considerazione è la concezione del diritto allo studio per i cittadini italiani. I cittadini hanno tutti il diritto al trasporto che una società civile deve garantire. Non necessariamente la garanzia di un trasporto pubblico che permetta la mobilità, diventa un diritto alla limousine.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Alcuni Consiglieri, intervenendo in attesa del raggiungimento del numero della maggioranza, ci hanno accusato di non avere un'idea chiara che, in qualche modo, riconosca la libertà di opinione e di scelta e soprattutto, di non comprendere di voler ostacolare la scelta nei confronti delle scuole cattoliche.
A dire il vero, solo una parte della maggioranza ha interpretato questi sentimenti, un'altra parte ha avuto toni e modalità ben diverse. Infatti il nostro emendamento sancisce il principio del diritto di ogni persona ad accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo. Il nostro emendamento sancisce il principio del diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita e si rifà alla necessità di rimuovere gli ostacoli di carattere sociale ed economico che si frappongono al raggiungimento di tale obiettivo. Allora, abbiamo un'idea talmente convinta della libertà, e quindi della liberta di scelta di scuola e di opinione, che vogliamo che questa opportunità sia garantita a tutti i cittadini.
Don Milani diceva: "Niente è più ingiusto che fare le parti uguali fra disuguali". Cosa significava? A cosa si rifaceva questo monito? Ridurre le disuguaglianze è il presupposto per ampliare il diritto alle libertà. Questo è il concetto: ridurre le disuguaglianze.
Siamo convinti, e lo ribadiamo, che la vera riduzione delle disuguaglianze la si ottiene se, con pervicacia, tenacia e convinzione, si difende il sistema che è uguale per tutti, dove tutti si possono ritrovare con le pari opportunità.
Siamo convinti che il modello che state proponendo non insiste sull'aspetto della qualità del sistema. Non per niente, colleghi della maggioranza, in questo emendamento ci rifacciamo all'articolo 1, comma 2 della legge n. 62. Il tempo è tiranno, ma vorrei leggervi un passaggio: "Si definiscono scuole paritarie a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzati da requisiti di qualità ed efficacia". Ecco il concetto: una scuola che garantisca qualità, una scuola che garantisca a tutte le famiglie di poter accedere, un sistema pubblico collettivo e l'impegno delle istituzioni a fortificare, a rendere più significativo e incisivo, ad investire su quel sistema, perché solo investendo sul sistema della scuola pubblica garantiamo formazione, sviluppo, insomma garantiamo quello che dovrebbe essere, tra l'altro, uno degli assiomi di questa maggioranza. Siamo convinti che il dinamismo economico e il dinamismo sociale possano svilupparsi di pari passo, ma bisogna essere convinti di questi due aspetti.
Allora non facciamo demagogia, cari colleghi di maggioranza, quando diciamo che la vostra scelta favorisce le classi povere. Non è assolutamente vero. Per favorire l'abbattimento delle disuguaglianze in modo reale, in termini di investimento formativo, culturale, educativo e sociale ai giovani del nostro Paese, dobbiamo investire sul sistema pubblico. Poi è chiaro, chi più di me lo ricorda e lo dice, ma avr occasione in futuro di tornarvi, essendo forse una dei pochissimi insegnanti in questa istituzione.
Convinti di questo, proponiamo ai colleghi di far proprio il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Presidente e colleghi, intervengo su questo emendamento anche per chiarire, dal nostro punto di vista, il senso della fase che si sta aprendo nel confronto e nella discussione.
La nostra opinione è che si sia concluso nella giornata di ieri un primo tempo e che adesso si apra un secondo tempo nel quale conviene che le forze politiche e i Gruppi consiliari chiariscano gli obiettivi che si propongono in questa discussione.
Emendamento per emendamento, chiariremo quali sono gli obiettivi che ci proponiamo sui singoli punti, o perlomeno tenteremo di chiarire il senso complessivo della nostra iniziativa che unifica i diversi aspetti di questa battaglia sul progetto di legge che stiamo discutendo.
Fermo rimanendo il giudizio generale sul quale ci si confronta naturalmente il confronto su questo giudizio generale è più forte su quegli articoli (come i primi) nei quali si dichiarano gli obiettivi attraverso i quali si enunciano le premesse e gli aspetti valoriali che influenzano e determinano la struttura di queste cose.
Contemporaneamente, preso atto dell'esistenza di posizioni diverse naturalmente cercheremo di fare emergere le nostre - vi è qualcos'altro che fa parte della discussione di questo progetto di legge, sul quale tenteremo di intervenire sulla base di una linea che abbiamo più volte annunciato e dichiarato in questa discussione. Questa linea ha come punto di riferimento la legge n. 62, un elemento che riguarda l'insieme delle scuole pubbliche e private, che punta ad affermare, attraverso questo strumento, una linea di diritto allo studio per tutti i ragazzi e per tutte le famiglie, senza discriminazione fra chi partecipa ad una scuola o ad un'altra, che punta ad affermare un principio che consideri la condizione sociale come la chiave fondamentale di interpretazione di questa situazione e che costruisca, quindi, gli strumenti, attraverso una battaglia in aula, per modificare questa legge in questa direzione.
Qual è il primo punto che ci proponiamo per fare questo? Il primo punto che ci proponiamo prevede di andare oltre alla struttura legislativa alla quale avete pensato e che proponete con questo articolo primo. Per andare in questa direzione, ci proponiamo, cioè, di superare il carattere di legge delega e di affermare, invece, nel corso della discussione, senza rinviarli alla deliberazione della Giunta, tutti o alcuni fondamentali criteri e principi che indirizzino e caratterizzino la legge che stiamo discutendo.
Questi principi sono in larga misura quelli che cercavo di annunciare cioè quelli che riguardano gli aspetti fondamentali che caratterizzano e segnano questa legge, perché è evidente che non sarebbe la stessa, come sa l'Assessore e come sanno gli altri Consiglieri. Questa legge potrebbe mutare se si modificasse il cosiddetto "il paniere" che viene preso in considerazione per fissare le spese che vengono rimborsate. Se parliamo di tasse di iscrizione parliamo di una cosa, se parliamo di libri, di trasporti o di mense parliamo di altre cose. Sappiamo che questa legge nonché la platea a cui si rivolge - è destinata ad essere una cosa diversa a seconda che si preveda o meno, ad esempio, una franchigia, oppure a seconda del livello di franchigia di cui si parla (anche nella legge n.
62 c'é una piccola franchigia ragionevole). Sono tutti aspetti che faranno la differenza concreta; faranno sì, cioè, che questa sia una legge per il diritto allo studio di tutti i ragazzi e di tutte le famiglie oppure, al contrario, che sia una legge rivolta solo ad una parte e che, su questa base, seleziona .
Per quanto ci riguarda, questo è il contenuto del problema che poniamo al centro di questo secondo tempo, e sul quale chiediamo un confronto e una discussione per ricercare, attraverso un trasparente ed esplicito confronto di merito nel dibattito consiliare - a questo servono gli emendamenti - le possibilità di andare verso soluzioni che, in tutto o in parte, tengano conto delle nostre posizioni, perché come ho detto ieri, non siamo una forza politica che pensa che si possano contrapporre, che non si possano tenere insieme battaglie di principio, battaglie che riaffermano le identità culturali e anche obiettivi parziali.
Noi siamo una forza convinta che queste due cose, un'opposizione istituzionale debba cercare di tenerle insieme e di coniugarle. In questo modo ci comportiamo e questo è il senso della linea emendativa che abbiamo proposto e che tende - lo ripeto - ad affrontare nella discussione in aula senza rinviarli alla delega alla Giunta, alcuni degli elementi che caratterizzano e connotano in un senso, in una direzione o nell'altra la legge che stiamo trattando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Rispetto alle argomentazioni che sono state presentate finora da parte della minoranza, vorrei sottolineare un punto in particolare. Ovvero che da parte di tutti coloro che propongono questo disegno di legge sul buono scuola, quindi da parte della maggioranza, viene in fondo dato per scontato che il meccanismo che hanno pensato sia un meccanismo che può funzionare. E su che cosa è basato? E' basato su un sostegno alle famiglie.
Credo invece che uno degli argomenti che dovremmo considerare, nel momento in cui affrontiamo questa proposta di legge, sia proprio questo punto, perché in fondo il sistema che prevede il sostegno alle famiglie salta, di fatto, la figura di quelli che poi sono i veri fruitori della scuola e dell'insegnamento scolastico: i ragazzi.
Questo sistema individuato, di fatto, porta a considerare i ragazzi come "pacchi", che possono essere indirizzati da parte delle famiglie in una scuola piuttosto che in un'altra e quindi devono accettare supinamente le scelte dei genitori. E' chiaro che ci saranno delle situazioni in cui soprattutto per l'età dei ragazzi, è obbligatorio che le scelte della famiglia siano prioritarie rispetto a quelle del ragazzo come individuo.
Credo che, nel momento in cui arriviamo ad un'età oltre quella dell'obbligo della scuola elementare - pensiamo alle scuole medie, primarie e secondarie a questo livello non sia giusto non considerare i ragazzi per quello che sono: sono degli individui in grado di esprimere i loro pensieri e soprattutto di formulare le loro scelte.
Il sistema a cui sta pensando l'Assessore Leo, di fatto, non permette ai ragazzi di esprimere la loro individualità di soggetti e di persone.
Porto un esempio concreto, avendo ascoltato quanto affermava il Consigliere Rossi, il quale parla così proprio perché è convinto che sia prioritaria e fondamentale la scelta che fa la famiglia. Quindi, la famiglia decide di mandare un ragazzo nelle scuole medie secondarie in una determinata scuola privata, anziché in una pubblica, e il ragazzo in questo caso, secondo il Consigliere Rossi, è obbligato ad accettare la scelta della famiglia: l'individualità e la possibilità per questo ragazzo di esprimere la sua libera scelta formativa, non vedo come possa essere rappresentata. In questo caso, si rappresenta invece la decisione della scelta formativa della famiglia, che di fatto la impone al proprio figlio.
Di conseguenza, quando si parla di libertà di scelta a proposito di questo disegno di legge, è una libertà di scelta che parte dal presupposto che sia sicuramente prioritaria la posizione della famiglia rispetto a quella del ragazzo come individuo, vuoi magari per scelte confessionali vuoi per il buono scuola, visto che si fanno delle ipotesi economiche. Si pensa che non andare in certe scuole private sia solo una scelta di tipo economico perché ci sarebbe un'insufficienza di risorse; ecco che il motivo della scelta ricade totalmente sulla famiglia, mentre la libertà di scelta, del ragazzo, viene totalmente ignorata. Quindi, anche in questo caso, siamo di nuovo in presenza di quello che succede frequentemente in quest'aula, in cui si fanno delle affermazioni che però non sono sostenute da atti concreti.
Mi sembra che su questo punto si sia dibattuto poco. Si immagina che la libertà di scelta per motivi economici, nel momento in cui proponiamo una legge di questo tipo, vada nel senso dell'evoluzione che immaginiamo.
Perché? Perché alla base c'è questo concetto forte: la famiglia che determina il momento della scelta..



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Nell'intervista letta poc'anzi dal Consigliere Chiezzi, l'Assessore Leo faceva un'affermazione importante, sulla quale mi pare giusto riflettere. L'Assessore affermava che ci sono scuole private in difficoltà e che quindi bisogna approvare questa legge per salvare quelle scuole ed evitarne la chiusura.
Molte di queste scuole private, in particolare quelle cattoliche, hanno una storia importante ed hanno svolto una funzione importante nei territori della nostra Regione. Molti si sono formati in quelle scuole ed hanno evitato a tanti studenti di andare in altre città, perché quella particolare disciplina non era prevista dalla scuola pubblica. Quindi hanno avuto una funzione di supporto importante da questo punto di vista.
Ora il problema, almeno per quanto mi riguarda, è che questa legge così com'è fatta, non raggiungerà l'obiettivo che si è posto l'Assessore Leo. Anche approvando questa legge, non si eviterà la chiusura di quelle scuole private - quelle di cui ha parlato tante volte nei suoi interventi la Consigliera Suino - che hanno svolto e svolgono una funzione davvero importante nel campo della cultura e dell'istruzione.
Penso davvero che questa legge non aiuterà ad evitare la chiusura di molte scuole private, in primo luogo perché stiamo parlando di risorse non sufficienti e, in secondo luogo, perché oggi anche nella scuola si gioca molto sulla qualità, che è divenuta un fattore determinante. Se voi pensate che con un po' di soldi si eviterà la crisi in cui sono entrate le scuole private, vi sbagliate: c'è un discorso qualitativo. Le famiglie che hanno la disponibilità economica non mandano più i propri figli nelle scuole private perché c'è questo problema della qualità, quella qualità che in passato in alcune scuole private era invece garantita. Oggi quella qualità in quelle stesse scuole private, non è più garantita e quindi le famiglie soprattutto quelle che hanno la disponibilità economica, cosa fanno? Mandano i propri figli in altre scuole, perché in altre scuole - mi riferisco alla scuola pubblica - comunque si garantisce ancora una qualità elevata; non so fino a quando, ma oggi si garantisce ancora questo livello qualitativo.
Quindi il problema non è soltanto economico; il problema è anche del livello qualitativo. Se in alcune scuole si assumono insegnanti che magari non hanno vinto il concorso pubblico e vanno poi a insegnare nelle scuole private, voi capite che una famiglia fa un ragionamento molto semplice e non manda il proprio figlio in quelle scuole, perché - ripeto - c'è un livello qualitativo più basso rispetto ad altre scuole.
Oggi il problema non lo si affronta e non lo si risolve con questo vostro disegno di legge. Nelle riflessioni che abbiamo fatto in aula e che sono state fatte anche questa mattina, mi pare che si possa discutere per trovare delle soluzioni che vadano nella direzione di affrontare alcune questioni e raggiungere alcuni obiettivi. A noi pare che, così com'è stato presentato il disegno di legge, gli obiettivi che voi enunciate - molti di questi noi non li condividiamo, ma non è una chiusura ideologica, e lo abbiamo dimostrato - non li raggiungerete.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Credo che il punto centrale del provvedimento riguardi la questione della libera scelta educativa, e la libera scelta educativa, come viene presentata, per certi aspetti, in una stagione di diritti, sembra affascinante, perché chi è che potrebbe dire no ad un'idea di libertà? La stessa vicenda dell'articolo 18 la dice lunga: ampi strati e organizzazioni importanti oggi scelgono il si perché non si può dire no ai diritti.
Allora il tentativo che farei è cercare di dimostrare come la libera scelta educativa di libero non abbia proprio niente, perché il presupposto dal quale parte è sostanzialmente il seguente. Assessore Leo, se ho capito bene, la legge si rivolge soprattutto alle famiglie meno abbienti e destina loro una prospettiva di libertà. Quale occasione migliore di dire: "Ti do un contributo perché tu liberamente possa scegliere la scuola che più risponde agli indirizzi educativi della famiglia"? Ma qui casca l'asino Assessore Leo, perché la famiglia destinataria degli aiuti, anche nell'ipotesi che si mantenessero quei livelli reddituali per poter accedere al beneficio, di tutto ha bisogno, meno che, in una partita di giro, dare i soldi alla scuola privata, che ne sarebbe la vera beneficiaria. Perch l'unica libertà verrebbe garantita dalla scuola pubblica, che per sua natura è plurale, per sua natura è rispettosa delle culture di tutti e che soprattutto svolge una funzione formativa che è finalizzata all'integrazione, anche - Consigliere Angeleri - soprattutto delle famiglie più deboli.
Oggi molte famiglie meno abbienti che frequentano le scuole private beneficiano da parte della scuola di rette agevolate. Questo è l'altro argomento, e a sostegno di questo argomento le scuole paritarie, le scuole private dicono: "Non metteteci in questa condizione, perché la condizione nella quale ci state mettendo è quella di essere solo ed esclusivamente una scuola per ricchi. Date la possibilità, attraverso il pagamento delle rette alle famiglie meno abbienti, di fare un'opera di integrazione sociale". L'integrazione sociale non si opera in questo modo l'integrazione sociale si opera rimuovendo gli ostacoli di natura economica e sociale che consentano anche ai figli provenienti dalle famiglie meno abbienti di raggiungere i più alti gradi dell'istruzione. E i costi dell'istruzione non sono solo le rette, questo è il problema vero; i costi dell'istruzione sono i sussidi didattici, le gite d'istruzione, le mense, i trasporti e tutte quelle ulteriori opportunità educative che nell'ambito dell'offerta formativa, vengono messe a disposizione degli utenti delle varie scuole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Abbiamo appena ascoltato un intervento che definire conservatore e di retroguardia sarebbe sicuramente un complimento; lo faccio, così almeno il collega Contu lo incassa ed è soddisfatto.
Intervengo perché voglio proprio esprimere in questa sede - a parte l'intervento del Consigliere Contu che relego ad una battaglia conservatrice e di retroguardia - dopo due anni e mezzo di discussione indefinite che hanno portato forse più ad acerbare gli animi che a costruire un vero e proprio provvedimento al servizio dei cittadini grande soddisfazione.
Devo ammettere, comunque, che da entrambe le parti sono stati compiuti errori: l'errore della maggioranza, probabilmente, è stato dettato da un'indeterminazione che ha avuto nell'essere convinta su questo provvedimento. Mi sento di ammettere questa parte, pur facendo parte dei più convinti, ma dobbiamo anche riconoscere che c'è stata, in particolare in alcuni interventi, una scarsa visione della democrazia che in quest'aula ci dovrebbe essere. Nel dibattito sul buono scuola, sia in aula sia in Commissione, abbiamo parlato di tutto tranne che del merito.
Detto questo, avendo oggi definito il livello di contrapposizione, si è in grado di costruire un documento e di lavorarlo con la collaborazione di una parte dell'opposizione. Esprimo, quindi, soddisfazione per essere giunti ad un punto iniziale.
vero, io mi accontento di poco, ma mi accontento di essere ritornati a fare politica in quest'aula e a ragionare sui contenuti e non sui dogmi come qualcuno ha voluto, ancora in quest'aula, ribadire negli ultimi interventi.
Esprimo il mio parere di democristiano: abbiamo presentato una legge sociale, una legge che era ed è attenta ad un valore preponderante in questa società: il valore della famiglia e della solidarietà, punto fondamentale nella costruzione di questo nostro Paese e della Repubblica.
Con questa legge diamo un'opportunità in più alle famiglie di scegliere liberamente, al pari della stragrande maggioranza dei Paesi europei.
Per una volta non siamo i primi, siamo gli ultimi, ma cerchiamo di arrivare anche noi allo stesso tipo di scelte che altri Paesi europei, già da parecchi anni, hanno adottato al loro interno.
una scelta politica; e quello che chiediamo all'opposizione è di poter esercitare, nel pieno delle nostre forze, il nostro mandate, il mandato che ci hanno assegnato gli elettori e che ha fatto sì che in quest'aula ci fossero quaranta Consiglieri di maggioranza e venti Consiglieri di opposizione.
Esprimiamo soddisfazione nell'essere usciti da un dibattito sterile che aveva riservato ad alcuni di noi, me compreso, una insoddisfazione ad entrare in aula e a disquisire non di questa materia.
Siamo per questa libertà di scelta e per dare opportunità a tutte le famiglie piemontesi di scegliere liberamente. Starà a noi capire le realtà che meritano di essere scelte, ma questo vale per le realtà private come per le realtà pubbliche.
Vorrei concludere con una nota, che potrebbe apparire come polemica, ma è un dato di fatto.
Il Consigliere Contu parla di obiettività, di serietà della scuola pubblica, ma potrebbe essere contemplato che l'Assessore all'Istruzione Oliva, Assessore serio e corretto della Provincia di Torino contemporaneamente in un'altra realtà svolga il ruolo di Preside di una scuola?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo per dichiarazioni di voto; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

I punti di intervento per liberare le famiglie dal condizionamento del reddito per fare una scelta scolastica, sono solo un aspetto del problema che trattiamo: ci possono essere altre soluzioni rispetto alla proposta dell'Assessore Leo. Una famiglia ha limitazioni di reddito che non derivano solo dal fatto di pagare una retta (che non dovrebbe essere molto elevata perché altrimenti significherebbe frequentare una di scuola di elite e non si può pensare che il momento pubblico possa finanziare questo tipo di scuola) ma perché è sempre più gravata, rispetto al passato, di tutta una serie di spese di base e accessorie che vanno aumentando nel tempo.
Oggi un ragazzo ha esigenze educative che richiedono una strumentalizzazione molto onerosa: pensiamo solo alla differenza tra la nostra vita da ragazzi e quello di un studente di oggi in materia informatica, per le esigenze di navigazione su Internet o ad altri aspetti (non voglio dilungarmi sui viaggi, ma quando andavo a scuola, al massimo mi portavano a vedere l'armeria reale o il museo egizio, forse la Sacra di San Michele, oggi si va in Inghilterra, in Svezia, Capo nord, Egitto, ex Jugoslavia).
C'è, quindi, un impegno molto più forte che grava sulle famiglie.
Torno a ripetere: se si alza il livello di sostegno alle famiglie nell'affrontare le spese scolastiche (sussidi didattici, mense, trasporti ed altre esigenze educative) si toglie il condizionamento di reddito, nel senso che queste sono spese sulle quali l'intervento pubblico toglie la presa che possono avere sulle famiglie che non hanno un reddito elevato.
Non può essere questa una soluzione anche meno confessionale? Dico confessionale in modo rispettoso, nel senso di dire: liberiamo tutte le famiglie sino ad una certa soglia di reddito, da questi condizionamenti di cui dicevo e poi sarà il mercato dell'offerta, della qualità ecc, a lasciare uno spazio. Evitiamo che sia una filiera di appartenenza o vocazione più confessionale a ricevere il beneficio per frequentare, in modo predeterminato, questo tipo di scuola. La legge nazionale prevede anche che abbiano pari dignità. Nel filone della formazione professionale anche la presenza confessionale svolge, da decenni, in modo egregio, un compito formativo significativo che non può essere contestato e che si pu verificare ogni giorno dal punto di vista della qualità. Ma non predeterminiamo il tutto. Tutte le famiglie, tutti gli allievi verrebbero liberati dal condizionamento del limitato reddito e faranno poi una scelta più autonoma.
C'e qualcosa in più, la retta, che non può essere a carico del pubblico. Costituzionalmente sono convinto che non sia possibile. Abbiamo liberato la famiglia da molti condizionamenti di "enne" milioni di lire non si tratta di qualche decina o centinaia di migliaia di lire. La famiglia può fare nella scelta verso il privato, rispetto alla scelta pubblica, quello sforzo che è molto meno oneroso, rispetto alla condizione attuale. Perché non percorrere questa strada sulla quale, probabilmente, si farebbe un'opera meritoria sulla generalità? Non neghiamo l'esigenza che viene posta anche dai Consiglieri della maggioranza, diamo una soluzione alternativa. Non c'é una chiusura ma una proposta alternativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Manica per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Ieri sera, ormai eravamo a tarda ora, era complesso confrontarci e seguire l'ordine dei nostri interventi e poter interloquire con i ragionamenti, ma l'Assessore Leo mi ha aveva detto che avrebbe risposto ad alcune argomentazioni che avevamo svolto. Avevo cercato di dire che i nostri emendamenti di merito, in particolare il n. 442 e il n. 443 che riteniamo di una certa importanza, si inseriscono dentro ad una logica.
Quando un Paese fa la scelta del servizio sanitario nazionale e della scuola pubblica come elemento sostanziale e portante, la relazione possibile con le altre parti del sistema, quelle che si caratterizzano per quanto riguarda la sanità in regime di convenzione e quelle che si caratterizzano per quanto riguarda la scuola come strutture di carattere paritario - quali la legge n. 62 le definisce, stabilendo anche dei criteri in questa direzione - non possono essere la parte prevalente del sistema.
Se si attacca in modo eccessivo la parte relativa al welfare e si fa decadere quella parte pubblica, che è la scelta prioritaria che un paese ha fatto, non si riesce a mantenere neanche l'altra. Per operare una scelta di questo tipo, Assessore Leo, il centrodestra lo sa, dovrebbe fare un'operazione diversa sui cui non saremmo d'accordo, ma che è un'operazione che forze compiutamente liberiste possono anche fare: superare questi due elementi, questi due momenti - quello della sanità e quello della scuola - come servizio sanitario nazionale e come istituzione pubblica in questa direzione. E' possibile, potete anche mettere mano alla Costituzione qualora lo riteniate. Compiere surrettiziamente questa operazione non è solo grave nei confronti della struttura del welfare, ma è qualcosa che non porterebbe risultati neanche a quelle parte a cui voi vi riferite e che esistono nel sistema italiano nella misura in cui si relazionano in un certo modo alla parte pubblica.
Per questa ragione noi continuiamo, con una certa insistenza, a richiamare i termini della legge n. 62 rispetto alla scelta che avete fatto esclusivamente relativa al buono scuola. Ed è per questa ragione che noi in particolare, nel merito, insistiamo su alcune cose: la riduzione della delega e dei termini di quella delega in bianco alla Giunta che viene assunta attraverso i termini dell'emendamento che qui viene presentato. In realtà un emendamento sostitutivo del testo precedente che tende ad intervenire su alcuni elementi che vanno dalla franchigia, e quindi dall'assunzione anche di altre spese oltre alle semplici spese di iscrizione, ma che riguardano anche mense e trasporti e quindi il complesso del mondo della scuola e le parti relative ai livelli di reddito. Quanto più riusciremo a superare elementi di delega e quanto più riusciremo ad avvicinare questo testo allo spirito e alla logica della legge n. 62, tanto più, a nostro avviso, svolgeremmo un ruolo importante per quanto riguarda la scuola pubblica, ma anche la scuola paritaria in Piemonte.
Non contestiamo che alle linee guida e ai fondi della legge n. 62 ci possa essere una norma regionale che aggiunga, non è questo il punto. Sono le caratteristiche del provvedimento, l'elemento su cui vogliamo discutere.
Questa è la ragione per cui il nostro Gruppo sta compiutamente intervenendo su questo emendamento, e uno di quegli emendamenti di fondo che tendono a riproporre questa logica e questi contenuti.
La seconda cosa che ci pare di difficile accettazione è che tutte le problematiche relative al diritto allo studio e relative ad una modifica della legge n.49 - so che l'Assessore ne sta discutendo in sede di rapporto Stato-Regioni - è che la Regione Piemonte ha anche un ruolo guida nella definizione dei termini nuovi del diritto allo studio.
Tutto questo sta dentro ad una politica dei due tempi, per cui oggi, i termini di quella delega con quelle caratteristiche (al di là o al di qua dello spirito della logica della legge n. 62) e tutta la parte relativa allo studio fa parte di un secondo tempo. Noi sappiamo qual è la situazione complessivamente della Giunta per quanto riguarda le risorse e lo stato di bilancio.
Ci pare di aver capito che quello è un bilancio dentro al quale raschiare ancora qualche cosa e produrre una variazione significativa in questa direzione, così almeno ci ha detto fino all'altro giorno l'Assessore al Bilancio, è cosa complessa. L'Assessore capisce che unire il processo di delega e lo spirito del provvedimento ad una politica e ad una logica dei due tempi sul diritto allo studio conoscendo anche la situazione finanziaria del bilancio regionale, ci lascia fortemente perplessi. Questa è la ragione per cui riteniamo che su emendamenti come questi debba essere fatto un dibattito il più ampio possibile in Consiglio regionale e si debbano ottenere elementi ulteriori.
Questa è la ragione per cui su argomenti come questo l'intero Gruppo interviene e chiede alla maggioranza che si apra un'interlocuzione su questi punti. Attendo anche la replica dell'Assessore Leo così come aveva annunciato che avrebbe fatto ieri sera.



PRESIDENTE

Abbiamo già chiarito che l'Assessore Leo non può più intervenire perch siamo in dichiarazione di voto, interverrà sul punto successivo.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 443.
Il Consiglio non approva.
Esaminiamo ora l'emendamento rubricato col numero 444, che contiene alcune affinità con l'emendamento precedente.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Analizziamo solo i nostri? Non era prevista una sorta di alternanza?



PRESIDENTE

Nell'ordine di esame occorre discutere per primi tutti gli emendamenti sostitutivi dell'intero articolo; successivamente passeremo all'esame degli emendamenti sostitutivi del primo comma.
Gli emendamenti sostitutivi dell'intero articolo sono stati presentati tutti dal Gruppo DS.
Emendamento rubricato n. 444 presentato dai Consiglieri Manica, Placido Marcenaro, Ronzani, Suino e Riba: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritarie (nella definizione data dalla legge n. 62/2000 articolo1, comma 2) nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita, la Regione e gli Enti locali ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto d.lgs n. 112/98 promuovono interventi volti a: a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociali e culturale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti b) favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile".
La parola al Consigliere Placido per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Visto che prima c'é stato un fraintendimento, cedo la parola per il primo intervento al collega Tapparo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Visto che non è prevista la figura del Viceministro o del Sottosegretario, sarebbe auspicabile che l'Assessore Leo vivesse e partecipasse più attivamente, non solo telefonando alla Curia, ma anche interloquendo con noi.



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

Effettivamente è un po' invidia la mia. Mi consenta, Presidente, questa nota di rammarico del mio basso livello di accesso alla Curia. Se mi vedono passare dal portone di Via Arcivescovado, credo che l'usciere abbia ordine di farmi correre! una parte giusta che svolge un cardinale laico come Leo, perché è un cardinale mancato, però può essere annoverato come un cardinale laico, e svolge una funzione egregia che rispetto ed invidio, ma che ovviamente dal mio punto di vista, contrasto dialetticamente.
Assessore Leo, con la sua operazione impone - diventando successivamente prassi - il meccanismo della legge delega, senza che ci sia una modifica statutaria. Cioè facevamo una bella frittata con questa operazione. Siccome ovviamente volete portare a casa il risultato, e noi cerchiamo, perlomeno dal mio punto di vista, di farvelo raggiungere il più tardi possibile, la soluzione proposta dall'Assessore Leo introduceva il principio della legge delega, che è un meccanismo estremamente delicato nonché pericoloso, perché sottrae al Consiglio regionale la possibilità di intervenire in una sufficiente articolazione di una legge. Infatti la critica che, a livello nazionale, viene mossa all'uso troppo frequente delle leggi delega - devo dire lo faceva anche il centrosinistra - è che si generano degli schemi di decreti legislativi sui quali il Parlamento pu esprimere solo più un parere senza intervenire in modo emendativi. Sarebbe accaduta anche qui la stessa cosa: si approvava una "legge madre" sul buono scuola - a parte che non è stato normato questo aspetto nello Statuto non avremmo più avuto la possibilità di intervenire nel dettaglio di questa costruzione.
Il grande risultato che la maggioranza ha ottenuto è stato quello di riuscire, in qualche modo, a rendere questa "legge madre", cioè una legge delega, un qualcosa di più articolato. Sarebbe molto bello che l'Assessore, avendo da un lato la certezza sul numero degli emendamenti incominciasse ad utilizzarne qualcuno.
Anche l'emendamento proposto dal Consigliere Cattaneo, che ha seguito la proposta Leo, ha il carattere della legge delega. Pertanto, sarebbe auspicabile trovare un punto di equilibrio tra una legge troppo articolata forse eccessivamente articolata - e una troppo striminzita che mortifica, in qualche modo, le nostre prerogative di consiglieri.
A noi manca la figura di un relatore che dica qualcosa su ciò che proponiamo. In questo caso, dovrebbe essere l'Assessore Leo a farlo mentre segue attentamente il dibattito, cioè ad intervenire dicendo ad esempio: "Questa proposta la possiamo recuperare", "Questa c'é già ed è compresa" oppure "Questa é una prerogativa della Giunta e non la voglio lasciare", o altro ancora. Evitiamo che diventi prassi un meccanismo che voi o un' altra maggioranza un giorno potrà utilizzare anche per altri importanti provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Come dicevo poc'anzi, mi sembrava doveroso che il primo intervento lo facesse il collega Tapparo.
Riprendendo proprio una sua battuta sui rapporti con la Curia, a me basta che l'Arcivescovado si trasferisca vicino a casa mia, mi accontento! La nuova sede, come penso il nostro cardinale Leo sa, si trasferirà da Via Arcivescovado in quel di Madonna di Campagna! C'è anche la "Madonna" quindi non posso che essere tranquillo da questo punto di vista a confermare quanto diceva il collega Rossi: "Ecco, poi ci votano". Ci credo gli diamo pure la casa! A parte gli scherzi, continuiamo a battere sulla legge n. 62, in particolare sul comma a) e b). Li vorrei leggere affinché se ne comprenda bene il significato: "Rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile".
Partirei proprio da questo secondo punto.
Il disagio giovanile è un aspetto riconosciuto da tutti, che assume sempre più dimensioni numericamente importanti. Si tratta di un problema serio che dovrebbe essere affrontato con delle risorse. Ma non si riesce a capire la sproporzione delle risorse che vanno in questa direzione insieme a quelle finalizzate alla rimozione degli ostacoli affinché i diritti siano goduti pienamente. Assessore, questo è uno dei nodi.
Mi auguro di essere smentito, ma mi risulta che non vi sia alcuna disponibilità, da parte della maggioranza, di ragionare nel merito, come stiamo cercando di fare noi, per migliorare un provvedimento come quello che avete presentato. Al di là dell'aspetto di delega, del quale non se ne parla nemmeno, possibile che non possa essere perfettibile? Assolutamente solo alla paritaria per chi ha già risorse, trascurando tutti gli altri problemi, che sono numerosi, e trascurando la grande maggioranza della popolazione scolastica (il 95% della popolazione scolastica piemontese) compresi i figli della base popolare della Lega che frequentano la scuola pubblica, che al 60% è contraria a dare finanziamenti? Ma non alle scuole cattoliche, ma ci mancherebbe. Ci mancherebbe, l'ho detto prima: abbiamo votato la legge sugli oratori che politicamente è più impegnativa di un contributo ad alcune scuole cattoliche che, viste come imprese necessitano di risorse.
Non è questo il problema. E' che voi pervicacemente insistete, senza nessuna disponibilità, per un impegno preso - un patto segreto di sangue ma secondo me neanche tutta la maggioranza ha partecipato a questa cosa. Ed è successo che autorevoli partiti della vostra maggioranza siano stati tenuti all'oscuro di emendamenti. Siccome non tutti hanno partecipato, vuol dire che autorevoli rappresentanti della maggioranza sono stati tenuti all'oscuro.
Assessore Leo, la invito a riflettere, perché la testardaggine a volte non è una caratteristica positiva. Il volere assolutamente non deflettere da quello che era l'obiettivo, non è possibile. Tra l'altro, in una situazione come quella che abbiamo davanti, con le risorse che non sono sufficienti sulla legge n. 62, noi confermiamo la nostra disponibilità.
Mancano risorse sulla legge n. 62, sulle borse di studio che vanno a tutti. Ma perché non le rifinanziate? Con quale coraggio pensate di dare 188 euro agli studenti e alle famiglie? Perché le borse di studio della legge n. 62 sono anche sostegno alle famiglie. Quindi, da una parte 188 euro e dall'altra 1000-1500 euro, perché quello sarà l'ammontare dei buoni scuola, 7-8 volte tanto. Con tutta la buona volontà, è una cosa non comprensibile e non condivisibile. Per questo continuiamo ad insistere su questo aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Grazie, Presidente. Qui c'è un clima e una situazione un po' singolari. Tra ieri ed oggi abbiamo avuto modo di raccogliere contributi seri e significativi. Debbo dire che una prima riflessione mi farebbe dire che, posto il problema ieri nei termini in cui lo ha offerto il Consigliere Ronzani, è quello il nocciolo su cui discutere. Stamattina è stato ripreso dal Consigliere Marcenaro e da altri.
Non voglio affliggere la discussione ad una mera questione metodologica, un po' per pudore e per non incorrere in quella sanzione drastica che Colletti attribuiva a chi si poneva problemi di metodologia che secondo lui era "la scienza dei nullatenenti". Il problema pragmatico metodologico è stato vestito con una certa nobiltà dall'intervento del Consigliere Marcenaro che, in definitiva, dice che si possono porre questi problemi in quei termini, ma senza trascurare giustamente e correttamente gli elementi culturali e di principio.
Io dico: confrontiamoci e stabiliamo come confrontarci su questo, per evitare che la disponibilità al confronto, l'accettazione e la provocazione del confronto non diventino un ulteriore momento, un ulteriore passaggio per la perdita di tempo che prima denunciava il Consigliere Angeleri.
Cara collega Suino - a suo parere c'è stato un imbarazzante metodo e una forzatura - anche a tutto concedere che tutto ciò sia vero, non possiamo non rilevare che ci si è mossi da una constatazione di un ostruzionismo insopportabile. Prima sono state tentate tutte le vie del confronto dialettico, quindi si è giunti all'iniziativa dell'Assessore Leo e poi si è pervenuti a quel rimedio offerto dal Consigliere Cattaneo, da me e da altri della maggioranza.
Noi prendiamo atto dello sforzo sul piano della correttezza dialettica tuttavia non dobbiamo renderlo falso. E allora io ho atteso e non ho preso subito la parola sul punto, proprio perché volevo vedere come si articolava il dibattito. Constato che l'emendamento n. 442, il 443 e il 444 di cui stiamo discutendo, e gli altri che seguono, che cosa sono? Sono un po' un rigiocare sulle stesse parole.
L'emendamento n. 442 si articola in a), b) e c); il n. 443 si articola in a) e b), che sono nient'altro che a) e c) del n. 442; il n. 444 si articola in a) e b), che altro non sono che a) e b) sempre del n. 444.
Siccome i problemi che avete sollevato sono problemi seri, su cui ci si pu confrontare, perché spalmare e avvilire la discussione in questo modo? Stabiliamo come affrontarlo e quanto tempo ci occorre, grosso modo, senza fare i farmacisti del tempo.
Non è possibile muoverci su questo. Perché? E' un dibattito a cui assisto oramai da due anni, elementi di novità non ce ne sono. E' evidente che, per quel che dicevo prima - e quindi con il pudore con cui mi avvicino al termine metodologia, ma con cui anche voi si siete avvicinati - dobbiamo trovare il modo per affrontare seriamente il problema. Non possiamo avvilire il dibattito su una discussione all'infinito, che è fortemente reiterativa, senza portare nessun contributo, se non l'avvilimento dei lavori di quest'aula. Questo è quello che voglio dire, e concludo.
Voglio ricordare al Consigliere Contu che le sue iniziative, in effetti, hanno portato ad un mero attentato alla moralità del lavoro legislativo. Stiamo facendo uno sforzo, e allora concretizziamolo andando a verificare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Caro collega Galasso, l'esercizio della democrazia si concretizza anche così. Perché sottrarsi alla dialettica d'aula? Perché non interloquire nella sede propria, e non pensare invece che la soluzione dei problemi avvenga per via extra-istituzionale, piegando anche i Regolamenti d'aula a volontà altre? Questo è il vero problema. Perché se poi, pur di raggiungere lo scopo, si fa il vero attentato alla democrazia di forzare il Regolamento, di introdurre modifiche forzose nel Regolamento, allora questo è il vero vulnus democratico.
Se le regole sono regole di garanzia, lo sono per tutti, e allora l'intervento del Consigliere Galasso mi permette di dire che oggi, in quest'aula, sicuramente le prerogative istituzionali di tutti i Consiglieri sono state messe pesantemente in discussione.
Non si modifica il Regolamento in sede di Conferenza dei Capigruppo neanche formalmente convocata. Una sede informale dei Capigruppo decide di apportare una modifica al Regolamento: questo è il vero attentato alla democrazia consiliare che si è consumato in quest'aula.
Qualcuno ha detto che il Consigliere Contu si voleva sottrarre alla discussione di merito. Ebbene, il Consigliere Contu, come tanti altri Consiglieri, ha prodotto miriadi di atti su questa materia. All'inizio della discussione sul disegno di legge n. 252 ho proposto 8 eccezioni procedurali e di illegittimità costituzionale. Ho argomentato a sufficienza quanto iniqua, illiberale - è paradossale quello che dico - e contraria ai principi di libertà sia una legge che viola in modo palese la Costituzione che viola in modo determinante e preciso la Costituzione. D'altronde, la stessa produzione di legislazione ordinaria, la riforma Moratti, di fatto abolisce l'obbligo scolastico e lo sostituisce con un generico diritto dovere all'istruzione.
Allora forse è di queste cose di merito che dobbiamo parlare. Invece cosa sicuramente più grave, Assessore Leo, lei sottrae alla dialettica consiliare la discussione di merito, delegando la potestà regolamentare all'esecutivo. E' paradossale che in questo vulnus democratico nel quale si rafforzano gli esecutivi, oggi si parli anche di portare il numero dei Consiglieri da 60 a 80. Maggiormente si attenta alla capacità degli eletti di poter proporre le leggi, di poterle discutere, di poterle approvare perché tutta la potestà regolamentare è data in capo agli esecutivi e le assemblee consiliari sono spogliate delle loro prerogative. E si festeggia tutto questo pensando successivamente di aumentare anche la rappresentanza diffusa.
Forse bisognerebbe fare un passo indietro, Assessore Leo; lei dovrebbe restituire a quest'aula il diritto di definire i criteri, le modalità e i beneficiari di questo disegno di legge. Abbiate questo coraggio; abbiate il coraggio di misurarvi sui limiti reddituali, sulle caratteristiche degli accessi, sulle eventuali incompatibilità, sulla franchigia, ecc.
Soprattutto avete bisogno di fare una disamina attenta, e noi vi possiamo dare un contributo notevole su quelli che sono i veri costi dell'istruzione.
Tutto questo dovete affrontarlo, dovete avere il coraggio di farlo.
Voi, invece, vi nascondete dietro una legge delega. Non è dignitoso per quest'aula, non è dignitoso per chi la propone; sicuramente si limitano i diritti dei Consiglieri di poter discutere nel merito.
Che questa discussione sia finta è altrettanto vero, è inutile che ce lo nascondiamo. Si continua, si procede nel dibattito; avrà pure un termine, ma io mi auguro che questo dibattito non abbia più termine e che la legge sui buoni scuola non venga approvata. Lo dico con molta chiarezza perché qualsiasi emendamento a quella legge la giustifica, qualsiasi emendamento dà il via alla libera scelta educativa, e questo, francamente per quanto mi riguarda, è assolutamente inaccettabile.
Ci siamo battuti contro la legge 62/2000, che è legge dello Stato bisogna evitare però che, oltre all'applicazione di questa legge dello Stato, si vada avanti finanziando in modo indiretto le scuole private e quindi di fatto aggirando la Costituzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea.
Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Ho ascoltato il Consigliere Galasso e penso che la discussione sia servita a fare una lettura attenta degli emendamenti. In prima battuta potrei rispondergli così: gli emendamenti che hanno tre punti, se vengono ridotti a due, togliendo un punto, può darsi che ricevano una valutazione diversa da parte della maggioranza e che in quel modo possano essere accettati. Quindi si danno varie possibilità di riflettere sull'argomento e questo è un primo aspetto.
In secondo luogo, sicuramente nella scrittura dei nostri emendamenti abbiamo dovuto metterci una certa fantasia, ma ci siamo trovati di fronte a un'attività, da parte della maggioranza, anch'essa molto complessa: prima un emendamento dell'Assessore Leo, praticamente cancellava la legge dicendo: "Date tutto il potere a me" (per una cosa così, ci vuole fantasia); poi un altro emendamento, molto più articolato, manteneva i principi della legge.
Come minoranza, siamo di fronte alla necessità di sviluppare un'attività emendativa che ci permetta di far riflettere la maggioranza e che ci permetta di portare avanti, avendo dato delle certezze, il nostro tentativo - del mio Gruppo e di alcuni altri Gruppi di minoranza - di far sì che questo provvedimento non ci sia. Noi abbiamo garantito che il percorso è quello, però non rinunciamo alla possibilità di dire: "Questo provvedimento noi non lo vogliamo e quindi, utilizzando il tempo che abbiamo, vi portiamo a riflettere fino a che si possa raggiungere anche questo obiettivo". Lo abbiamo detto e lo ribadiamo.
Da questo punto di vista, la discussione è seria, autentica, vera, non è finta né ha un percorso certo e finito. Mi pare comunque che si stia restituendo all'aula un'abitudine che aveva perso: discutere realmente sui provvedimenti, confrontandosi seriamente. Secondo me, in questo caso stiamo restituendo all'aula un certo ruolo, molto più che in altri momenti in cui la legge o la si fa o non la si fa. No, qui stiamo entrando nel merito, e gli sbocchi possibili sono vari; voi, ovviamente, avete in testa uno sbocco del tutto lecito, ma noi ne abbiamo un altro, per cui credo che si tratti di un'attività utile.
Innanzitutto rispondo, ritenendolo corretto, al Consigliere Contu facendogli presente che, come già è capitato in altre sedute, le richieste di inserimento di nuovi punti all'o.d.g. decadono venendo meno i requisiti di cui all'articolo 51 comma 4 del Regolamento: la controfirma deve avvenire da parte di un rappresentante di un Gruppo consiliare, il Capogruppo, o da tre Consiglieri.
Quindi, essendo stata tolta la firma alle precedenti richieste di inserimento di punti all'o.d.g., vengono meno i requisiti di cui all'articolo 51 comma 4.
Con riferimento, invece, al diritto di presentare emendamenti meno di 24 ore prima della seduta (personalmente ho inteso adottare un'interpretazione estensiva, nel senso che la legge è ritornata in aula e quindi ho inteso una nuova calendarizzazione, senza basarmi su quella di sei mesi fa, e quindi le 24 ore partivano da ieri) la presentazione è ammessa soltanto dal Capogruppo o da tre Consiglieri regionali.
Per questo motivo, tutti gli emendamenti non presentati da un Capogruppo o da tre Consiglieri regionali sono inammissibili.
Per quanto riguarda l'istanza presentata dal Consigliere Tapparo relativamente al problema della legittimazione del Gruppo Misto a presentare emendamenti (attraverso il suo Capogruppo che non c'è), il Presidente ritiene che non possa esservi violazione surrettizia della disposizione di cui all'articolo 80 comma 2, nel senso di dare questo potere a qualsiasi Consigliere all'interno del Gruppo Misto, altrimenti chiunque collega uscirebbe da un Gruppo per avere il privilegio di Capogruppo. Nel contempo, però, tutti gli esponenti del Gruppo Misto non sono formalmente Capigruppo.
Occorre normare questo aspetto; quindi mi premunirò di sottoporre, al prossimo Ufficio di Presidenza, una proposta di integrazione del Regolamento tale per cui il Gruppo Misto avrà un suo rappresentante con le funzioni di Capogruppo (come succede alla Camera o al Senato).
Mi sento, quindi, di rispondere in questo modo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non vorrei che lei avesse commesso "un errore di sbaglio" destituendo il Capogruppo e Presidente del Gruppo Verdi, Consiglieri Moriconi, che non ha assolutamente ritirato la propria firma. Fermo restando a verbale che vengo privato di una prerogativa, oggi il Presidente Moriconi è in congedo e non ha ritirato la propria firma in calce all'inversione.
Le chiedo formalmente di procedere, nel rispetto del Regolamento, alla discussione delle inversioni e delle immissioni di nuovi punti all'o.d.g..



PRESIDENTE

C'é stato un preciso impegno, in sede di Conferenza dei Capigruppo, del Consigliere Chiezzi (che ha parlato anche a nome del Consigliere Moriconi) quindi non ho dubbi sulla buona fede del Consigliere Chiezzi, Consigliere stimato da tutti noi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Mi corre l'obbligo precisare che allo stato attuale, ancorch condividiamo (il sottoscritto e gli altri firmatari del subemendamento) il percorso delineato dal Presidente del Consiglio regionale, non è ancora formalmente ritirato. Questo a scanso di ogni dubbio.
E' chiaro, invece, che se l'interpretazione è che gli inserimenti di nuovi punti all'o.d.g. sono decaduti e si incomincia con il nuovo testo (tenendo conto anche dei 320 emendamenti su cui l'opposizione si è impegnata a contenere l'ambito del merito della discussione) per quanto ci riguarda, l'emendamento della Giunta regionale è formalmente ritirato e il testo, quindi, diventa quello emendato.
Questo è il punto. Se lei, Presidente, intende cominciare con l'inserimento di nuovi punti, non si pone alcuna questione; altrimenti tutto continua come lei ha spiegato e come, peraltro, abbiamo concordato nella riunione dei Capigruppo politica cui tutti hanno partecipato.
Confermo la versione che lei ha riferito all'aula, essendo stato presente come altri colleghi Presidenti di Gruppo; così come è stato assunto l'impegno, in quell'alveo, di non presentare eventuali articoli aggiuntivi o altro, ma di arrivare, alla fine di questo o di altre sessioni, ad una soluzione al processo legislativo, mettendo in condizione il Consiglio regionale di votare un provvedimento - uso l'articolo indeterminato - che potrebbe essere, eventualmente, arricchito da contributi presentati dalle varie opposizioni.
Riguardo alla questione relativa al Gruppo Misto, condivido il problema. Da parte nostra c'è la massima disponibilità a confrontarci su un'eventuale modifica regolamentare, ma ritengo che al momento non vi sia dubbio che gli appartenenti al Gruppo Misto non siano Presidenti di Gruppo perché, come più volte abbiamo evidenziato ad inizio legislatura, essi sono invitati, per un fatto di mera cortesia e di disponibilità istituzionale doverosa della Presidenza del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, alla Conferenza dei Capigruppo, ma non hanno ruolo di Presidenti di Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Nel corso delle riunioni pomeridiane dei Capigruppo, come Gruppo DS abbiamo espresso alcune osservazioni.
Primo. Su un provvedimento del genere, con la determinazione con cui è stato portato avanti, con le proprie caratteristiche e con il problema di compattezza (problema della maggioranza) le opposizioni possono concedersi la possibilità di avere sfumature di opinioni al loro interno in questa direzione, dentro un percorso che tende a modificare, compiutamente o non compiutamente, una proposta di legge che non condividono.
Dentro a questo c'è un dibattito sul merito.
Come più volte ho avuto occasione di dire, se fossimo stati, rispetto a questa problematica, dentro all'alveo di una ridiscussione compiuta di una proposta sul diritto allo studio e sulla formazione permanente che riguardasse il Piemonte (tutte le scuole, gli studenti e le famiglie) avremmo avuto un atteggiamento diverso; tant'è che abbiamo presentato una proposta di legge in tal senso.
Nel corso della discussione sulla legge è emerso chiaramente, pur in tempi successivi, frammezzati e frapposti ad altre discussioni, che la finalità non è variata. Ci sono due visioni che si confronto: mi sembra quasi inevitabile che sia difficile arrivare ad una sintesi. L'unica possibile, per quanto riguarda la minoranza, sarebbe il ripensamento su questo testo e il suo ritiro. Questo nostro fine è sicuramente rappresentato in maniera chiara.
In particolare, per quanto riguarda l'emendamento in discussione, esso rappresenta una diversità di visione, quella contrapposizione che si riflette in quest'aula in quanto l'emendamento sottolinea la necessità di rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che si frappongono al pieno godimento dei diritti e di favorire la prevenzione e il recupero del disagio giovanile. Problemi che si stanno verificando nella società italiana e quindi anche nella società piemontese.
Conosciamo il fenomeno dell'abbandono scolastico e sappiamo come questo sia frequentemente collegato a problemi di disagio e di ordine economico sociale e culturale, come noi sosteniamo nell'emendamento.
Ho iniziato il mio intervento parlando dell'intervista dell'Assessore Leo e dalla sua presa di posizione a favore delle scuole cattoliche che l'Assessore non smentisce. Abito in una zona a prevalente impostazione valdese: la Chiesta Evangelica Valdese non è assolutamente concorde con questo progetto di legge. Si tratta di una confessione, si tratta di un'idea religiosa che gestisce anche scuole e l'Assessore, si ricorderà quando è venuto in audizione a parlare della proposta di legge, ha tenuto una posizione che è esattamente condivisibile rispetto alla nostra laica.
Anche la Chiesa Valdese, benché abbia da gestire delle scuole e bench anche le stesse non operino sicuramente in condizioni di prosperità economica, ritiene che il concetto fondamentale sia quello di garantire un'istruzione libera per tutti e che il sostegno a scuole confessionali non rientri in quelle finalità che la Chiesa Valdese ritiene di perseguire da parte di un'istituzione quale il Consiglio regionale del Piemonte.
La nostra sollecitazione è che presentiamo questi emendamenti per entrare nel merito e per riportare la discussione su quello che, a nostro avviso, è il primo problema fondamentale, cioè il diritto allo studio per tutti e non a questa forma di libera scelta che secondo noi non è una libera scelta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo per la replica



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Non credo, in un intervento solo (ci sarà opportunità di farne altri) di poter interloquire sulle tante questioni poste. Le questioni sono molte e meritano un dibattito approfondito.
Ringrazio i Consiglieri che hanno posto le varie questioni, non le considero assolutamente non degne di un'attenzione meno che doverosa.
Come abbiamo impostato la questione adesso consente di dare al dibattito una funzione. Nel clima precedente non avrebbe avuto senso intervenire.
Comprendo - ovviamente non condivido - le osservazioni dei Consiglierei Moriconi, Tapparo e Contu quando sostengono, soprattutto il Consigliere Moriconi, che sono due visioni diverse. Sono due visioni diverse e forse ha ragione il Consigliere Contu nel dire che gli emendamenti sono un riconoscimento di una visione in cui, mi auguro, ci si possa trovare. Sono due visioni diverse che vedono una differenza storica.
Non ho la presunzione di arrivare a sintesi, quello che non riuscirono a fare De Gasperi e Togliatti o Moro e Berlinguer: non ho questa presunzione. Anche se nel filone di De e Moro mi riconosco totalmente quello che ha letto ieri il Consigliere Saitta l'ho citato negli anni decine di volte, dai tempi del liceo o quando nel movimento studentesco sostenevo già queste posizioni.
Quando il Consigliere Chiezzi sostiene che si tratta di una cosa che viene da lontano, non è mero accorgimento strumentale degli ultimi tempi non lo è per il Consigliere Galasso, non lo è per me, non lo è per tutti coloro che vengono da un pensiero cattolico sociale. E' una convinzione profonda, come facilmente intuirete. Al liceo ero presidente del Movimento Studentesco della Calabria, figlio di insegnanti di scuola statale insegnanti non credenti che mi hanno esentato dall'ora di religione: tutto questo non mi portava, certo, a prendere posizioni di convenienza. E' una convinzione profonda, come è profonda la convinzione dei Consiglieri che si contrappongono a questa visione. Ha detto bene il Consigliere Moriconi: sono visioni diverse. Grazie a dio che nella società esistono visioni diverse, altrimenti sarebbe, in un caso o nell'alto, regime.
Venendo su alcuni elementi di merito, non pretendo di convincere nessuno ma non credo neanche che sia inutile il dibattito. La nostra intenzione è primo di una legge di libertà e non a caso c'é il contributo importantissimo dei Consiglieri del Gruppo Radicale che sono una forza di libertà. Seconda cosa, un'esigenza di giustizia sociale.
Vorrei ricordare al Consigliere Placido e alla Consigliera Suino che non è vero che lo Stato non da nulla alla scuola statale e noi vorremo dare privilegi ad una minoranza. Non è vero. Lo Stato da ad ogni studente della scuola statale, tramite la contribuzione fiscale generale - e concordo con la Consigliera Manica che non bisogna venir meno a quello e che non dobbiamo assolutamente demolire le centralità della scuola statale e nemmeno della sanità statale - 12 milioni ad ogni studente. Noi cosa proponiamo? Di dare di 3 o 2 milioni di vecchie lire agli studenti della scuola paritaria, quindi, come ha detto il Consigliere Saitta, di una scuola ormai pubblica come l'altra. C'è la scuola pubblica statale e la scuola pubblica paritaria. Per la scuola pubblica lo Stato eroga 12 milioni, per la scuola paritaria noi proponiamo di erogare 2, 3, o 4 milioni a partire dai ceti più bassi.
Ripeto, lo Stato eroga, dirlo adesso sembra di cattivo gusto, al figlio del più ricco capitalista italiano che decidesse di mandare il proprio figlio al liceo Alfieri, 12 milioni; per la scuola pubblica paritaria noi proponiamo di erogarne 2, 3 o 4 a partire dai ceti più bassi. Dirlo adesso è magari di cattivo gusto, ma lo Stato eroga, al figlio del più ricco capitalista italiano che frequenta il Liceo Alfieri, 12 milioni per andare alla scuola statale. Invece, all'operaio cattolico che voleva andare alla scuola statale non eroga nulla. Quindi noi riteniamo di fare come ha detto il collega Angeleri, un'operazione di giustizia sociale.
Questa è una nostra profonda convinzione.
Sul discorso del metodo concordo con il collega Papandrea. Abbiamo ridato al Consiglio una funzione che, da forzature eccessive dall'una e dall'altra parte, poteva essere negata. Però, come ha detto il collega Chiezzi, la responsabilità va al 50%: la maggioranza poteva non cercare scorciatoie, ma perché la minoranza ha cercato in ogni modo di impedire.
Io credo e ribadisco che sia un diritto della maggioranza, che in questo caso è più ampia della Casa della Libertà (arriva, se non ho fatto male i conti, a 46 Consiglieri su 60 rispetto alle dichiarazioni raccolte), se è convinta ed è convincente, esercitare il proprio ruolo. Volevo specificare questo aspetto. Ci saranno mille obiezioni, ma questa è la nostra convinzione.
Alla collega Manica vorrei dire che condivido che un attacco alla centralità della sanità pubblica o della scuola pubblica (anche l'altra è pubblica, intendiamoci), sfaserebbe il sistema. Il collega Chiezzi stesso ha ricordato che il mio obiettivo di massima è portare un 5% o 6% in più alla scuola paritaria, non un 500% o 600% in più. Quindi non ci sarebbe nessuno sfasamento. Ci sarebbe soltanto una possibilità di un pluralismo più concreto legato alla libertà di scelta delle famiglie.
Il collega Chiezzi ha sostenuto che le liberta sono un elemento ideale.
A suo tempo, avevo sentito, dalle posizioni marxiste di quando ero giovane, che senza il dato economico la libertà rimane abbastanza teorica.
Come ragionevolmente diceva poc'anzi il Consigliere Contu, la libertà di scelta della legge n. 62, che condivido, ci ha aperto la strada. Per senza il dato economico, che libertà sarebbe? Sarebbe puramente teorica e astratta. Il dato economico lo consideriamo, quindi, un completamento di questa libertà.
Ringrazio il collega Placido per avere detto: "Al suo tuo posto, fossi stato un "cat.cat". (cattolico cattolico) avrei fatto la stessa cosa". Lo ringrazio, la lealtà è reciproca, e comprendo lo sforzo opposto.
Spero di poter dimostrare coi fatti che quando la legge sarà attuata aumenteranno le presenze di famiglie meno abbienti in quelle scuole perché la famiglia ricca comunque sceglie quello che vuole, non ha bisogno di questa legge.
La collega Manica mi ha chiesto: "Perché i due tempi?". Come vedete, ho cercato di essere attentissimo a tutte le osservazioni. I due tempi sono indispensabile. Prima della riforma Moratti presentai una proposta complessiva della legge n. 49. La collega Manica mi darà atto che in Commissione mi fu suggerito dall'opposizione variegata, dai Radicali e dai DS, di fare due provvedimenti staccati, dicendomi che altrimenti il provvedimento sulla parità avrebbe inquinato il discorso di una riforma complessiva. Mi convinse questo ragionamento. Adesso mi rendo conto della necessità, dopo la Moratti, di una riforma complessiva regionale. Per ne stiamo parlando alla Conferenza Stato-Regioni - questo potrà iniziare dopo l'emanazione dei decreti attuativi della Moratti. Come facciamo a fare una riforma complessiva senza i decreti attuativi? Ho chiesto ed ottenuto che la Regione Piemonte faccia parte del tavolo ristretto di Regioni che con l'Emilia Romagna ed altre, lavorerà ad un'ipotesi di decreti attuativi, al passaggio alle Regioni, eccetera. In quella sede io porter e quindi li considero tutt'altro che inutili - i suggerimenti globali su una riforma del diritto allo studio che vengono da tutti i colleghi che sono intervenuti e che sono suggestioni assolutamente utili. Da questo punto di vista, ribadisco l'impegno.
Il collega Tapparo mi ha chiesto di iniziare a lavorare su questo e martedì è partita la Commissione nazionale (anch'io ne faccio parte). Certo potrò parteciparvi solo quando avremo finito, per ora posso mandare funzionari e rappresentanti, ma intendo portare le risultanze e i contributi di questo dibattito, per poi presentare al Consiglio regionale una proposta complessiva di riforma.
stato detto, inoltre, che c'è troppa delega: ci vorrebbero più paletti e maggiore sostanza. Su questo si può ragionale, mentre non sono d'accordo - altrimenti non avrei portato avanti questa battaglia - a stravolgere l'impianto di base della legge.
Fra una posizione e l'altra, quindi, tutto quello che è accoglibile rafforza la mia convinzione, e vedo bene ciò che restituisce ruolo al Consiglio. Eravamo arrivati a quella soluzione radicale anche per il Consiglio.
Ancora due veloci annotazioni: il collega Moriconi ha sostenuto che i valdesi non vogliono i soldi per la scuola valdese. Ma per gli ospedali valdesi altroché se li vogliono! Allora, mettiamoci d'accordo: il criterio di libertà e partecipazione o vale dappertutto o non vale; è un po' troppo comodo volerli dove sono in deficit e non volerli dove non lo sono. Comunque, accettato il principio dell'otto per mille, accettato il principio della contribuzione alla sanità, mi pare che sia una posizione intermedia.
E veniamo alle osservazioni sulla socialità che sollevavano poco fa i colleghi Placido e Suino. Con questo, spero non di avere dato assolutamente convinzione, ma almeno di avere dimostrato che ascolto con grande attenzione.
Ho scritto allo Stato per avere quei fondi che mancano e il giorno 15 se non sarò in aula, incontrerò il Sottosegretario e il Ministro.
Ho contattato, inoltre, la Regione Campagna, visto che lei mi aveva detto di attivarmi e ho promosso un incontro/scontro col Governo il 20 sulla questione della legge La Loggia dei beni culturali. Ho chiesto alla Campagna, Regione capofila per l'istruzione (non siamo invece la Regione capofila per i beni culturali), di fare altrettanto.
La sua sollecitazione mi è servita per dire alla Regione capofila che il Consiglio del Piemonte è preoccupato. Faremo dunque questa riunione.
Rispetto alle prospettive di riforma generale, da martedì ci sarà questo tavolo di cui farà parte anche la Regione Piemonte e ci batteremo sui decreti attuativi affinché rispecchino il più possibile le previsioni di questo Consiglio e, successivamente, per una legge complessiva, come a suo tempo aveva consigliato la gran parte dell'opposizione in Commissione.
Ripeto, la collega Manica sa che sto dicendo una cosa vera.
Il collega Chiezzi - e concludo con una battuta - citava la mia intervista apparsa su Repubblica. Ebbene, non solo questa è veritiera, ma facevo già questa intervista sul giornale del liceo, sul giornale degli studenti.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Dicevo, collega Chiezzi, che quello che dici che ho citato è corretto: lo dicevo già sul giornale studentesco al liceo. Allora la situazione non era tanto facile: sono figlio di due insegnanti statali! Ringrazio dunque i colleghi Galasso, Cattaneo, Angeleri e tutti coloro che stanno intervenendo con tanto vigore e impegno a mio sostengo.
Il collega Placido dice: "Avete fatto un patto segreto che adesso volete attuare". Rispondo: "Abbiate pazienza, o ha ragione Placido o ha ragione Chiezzi". Ma come fa ad essere un patto segreto, quando - come diceva il Consigliere Chiezzi - l'abbiamo annunciato? Quindi non è un patto segreto. L'avevamo detto già in campagna elettorale, collega Manica. Il Capogruppo Cattaneo ha giustamente dichiarato ai giornali che è un dato di moralità rispettare il patto elettorale.
Non rispettare il patto elettorale è la cosa di cui i politici sono sempre accusati, vero, collega Cattaneo?



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione

Io sostengo la bontà e la moralità. Se si tratta di un buon patto, è anche morale rispettarlo, collega Manolino.
Credo che il patto elettorale, come i patti che si prendono, se sono nobili, sia da rispettare fino in fondo. E' come il patto di matrimonio: davanti alla chiesa è un patto che io ho preso per tutta la vita, è un patto che io considero nobile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo dibattito ha avuto, dal mio punto di vista, un buon inizio. Sono molto soddisfatto: finalmente c'è un confronto di merito e finalmente possiamo confrontare due punti di vista radicalmente diversi.
Ci sono due questioni che mi preme approfondire, e da questo dibattito, che durerà quel che durerà, penso che, se continuiamo in questo modo, costruiremo in Consiglio un'iniziativa democratica rilevante, nel senso che abbiamo tutto il tempo per lasciare ai verbali un confronto di merito su un problema parecchio importante.
Queste discussioni che avviamo - io ho apprezzato molto anche gli interventi che non condivido, perché sono dei contributi seri che fanno crescere tutti noi - fanno crescere la Regione, fanno crescere anche chi avrà voglia di andarsi a leggere i verbali. In sostanza, stiamo facendo una delle discussioni più utili che ho visto effettuare in questi due anni e mezzo, e dato che abbiamo tutto il tempo per approfondirla, penso che alla fine potremo anche scrivere un bel libro.
Su questa questione, caro Assessore Leo, ci sono due impostazioni molto diverse, e dal mio punto di vista anche intransigenti, perché sui due argomenti che finora abbiamo affrontato, quello della cosiddetta libera scelta educativa e adesso quello sollevato dall'Assessore Leo in un modo che penso sia essere corretto, quello del rispetto del patto elettorale, ci sono degli equivoci che sarà bene chiarire.
Parto dal secondo aspetto; il primo è già stato trattato ieri, quello di una libera scelta educativa. Approfondiamo cosa vuol dire questo e in che modo occorre legiferare attorno all'ideologica affermazione "libera scelta educativa".
Sul patto elettorale, l'Assessore Leo dice: "I patti elettorali vanno rispettati". No, no e poi no. L'affermazione che io faccio un patto elettorale e poi devo rispettarlo, non è sempre valida: dipende dal tipo patto elettorale che viene fatto.Se qualcuno fa un patto elettorale con la mafia per assegnare, se dovesse essere eletto Assessore, tutti gli appalti alle ditte mafiose, cosa significa? Non è che possa venire in un'aula e dire: "Colleghi, io ho fatto il patto elettorale di affidare tutti i miei appalti alla tal ditta, e voi capite bene che devo onorarlo". No.
Queste questioni di principio sono importanti. Non si può dire: "Ho fatto un patto e adesso lo rispetto", perché non è detto che si debba rispettarlo; lo si rispetta in quanto si attribuisce un valore positivo pubblico a questo patto, però la polemica non è se i patti elettorali debbano essere rispettati o meno, perché la risposta non è sì in modo assoluto: dipende dai patti. Ci sono anche patti elettorali che non possono essere rispettati perché iniqui, oppure patti elettorali che magari vengono rispettati pur senza essere denunciati.
Allora contesto la validità di questo patto elettorale stipulato dall'Assessore Leo con le scuole cattoliche, perché? Perché ritengo che sia un patto che contraddice un'impostazione costituzionale che assegna al servizio pubblico scolastico un ruolo dello Stato preciso, quello di tirar fuori una nazione dalla miseria e dall'ignoranza attraverso un ruolo educativo dello Stato, basato sul principio del rispetto delle differenze.
Questa impalcatura, che è stata anche democratico-cristiana, è quella che ha costituito una scelta; i costituenti potevano farne un'altra, ma hanno fatto una scelta che ha detto: "La nostra società crescerà attraverso il confronto in sede pubblica e quindi di diritto universale all'istruzione di tutte le concezioni etiche, religiose, politiche e culturali".
La nostra Costituzione ha rotto con il fascismo anche su questo tema.
La nostra scuola è di tutti, è pubblica, e lì dentro potranno dire e pensare tutto quello che credono.
Gradirei poi dall'Assessore Leo una risposta positiva almeno su questo perché gli accordo si fanno passo passo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi, per dichiarazione di voto



MORICONI Enrico

Due considerazioni in dichiarazione di voto. Delle discussioni che abbiamo fatto precedentemente, sia in Consiglio che in Commissione nell'ambito di questo testo legislativo, ho qui un documento in cui alla tabella 1.4 si dice: "Sussidi, contributi e sovvenzioni statali alle scuole non statali riconosciute paritarie di ogni ordine e grado delle scuole delle Province piemontesi (anno finanziario 2000)". Da questo risulta che i sussidi, contributi e sovvenzioni statali ammontano nell'anno 2000 a 53 miliardi e 624 milioni delle vecchie lire. Quindi, era un po' inesatta, se non errata - se ho ben capito - l'affermazione dell'Assessore quando diceva che gli istituti non statali non ricevono delle sovvenzioni statali.
Volevo sottolineare il fatto che le scuole non statali hanno già dei sussidi, contributi e sovvenzioni, come recita il documento che abbiamo a disposizione. Di conseguenza, i fondi che si andrebbero ad erogare sarebbero un'aggiunta a quelli che arrivano già dalla fiscalità pubblica.
Anche questi fondi aggiuntivi che andremo ad erogare, comunque arriverebbero sempre dalla fiscalità pubblica.
Una piccola considerazione sulla libertà di scelta. Bisogna ricordare che la libertà è una facoltà di scelta dell'individuo, che può applicarla nelle decisioni individuali e nel dar corso a decisioni in alternativa tra più opzioni possibili, che però rientrano nella piena disponibilità dell'individuo, nella sua libera possibilità di realizzarla o meno. In altre parole, com'è già stato detto, si può dire che i cittadini possono e devono richiedere che le loro scelte siano effettuate senza che nessuno dall'esterno - in questo caso lo Stato - ne limiti la possibilità.
Ovvero, i cittadini possono e devono chiedere che eventualmente i loro figli possano frequentare le scuole private. Ma proprio il senso della libertà della scelta sta nella facoltà dei cittadini avere la possibilità economica di garantirsi la scelta. In questi termini, la libertà di scelta non può essere assoluta, ovvero rivolgersi all'oggetto invece che al principio.
L'esempio che è già stato fatto è questo: lo Stato garantisce, tra il resto, la libertà di movimento, quindi deve garantire la disponibilità dei mezzi pubblici. Ma lo Stato, nel garantire la libertà di movimento, non garantisce certo la proprietà dell'automobile individuale. Questo è l'esempio che, secondo noi, illustra bene il progetto di legge su cui stiamo discutendo. Lo Stato, in questo caso, garantisce la libertà di movimento, in quanto deve essere pubblico, e quindi garantisce che esista un servizio pubblico, e non certo un servizio privato. Ugualmente, per la scuola noi crediamo che lo Stato debba garantire il diritto alla formazione, ma che non sia nella prerogativa dello Stato - tra l'altro, in questo senso andrebbe anche interpretata la nostra Costituzione l'obbligo di garantire una scuola privata.
In questo senso voterò a favore di questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi scuso con i colleghi, ma era per interloquire con l'Assessore Leo che ha interloquito con noi. Su due punti, in particolare, il suo intervento era ricco di spunti. Il primo è questo: io non sono un credente ma ho rispetto per le istituzioni religiose, tant'è vero che verso l'8 per mille ad una chiesa, cioè alla Chiesa Valdese. A me pare un po' improprio l'accostamento che l'Assessore Leo fa tra l'istituzione e la sanità. Io sono convinto che la sanità, così come l'istruzione, sia un diritto quindi, va trattata nello stesso modo. Personalmente non ho il minimo dubbio su questo, però credo che già alla nascita dello Stato italiano ci fosse un sistema d'istruzione nazionale e una scuola nazionale. Mentre mi pare che il rapporto tra gli ospedali e un sistema sanitario nazionale si sia costruito molto più nel tempo, anche attraverso cose che si sono stratificate. A livello di istruzione, una delle caratteristiche essenziali di qualsiasi tipo di Stato (liberale, di destra o monarchico) è sempre stata quella di avere un sistema d'istruzione nazionale che fosse una delle basi fondative della nazione, così come si considera la salute un diritto e non un qualcosa di acquisito. Quindi c'è voluto molto più tempo, e nel percorso dell'acquisizione si sono trovate delle situazioni stratificate tra cui le opere come quelle del Mauriziano o gli Ospedali Valdesi.
Siamo in un contesto in cui si devono mettere insieme realtà abbastanza diverse, ed equipararle va fatto con più attenzione. Nell'intervento dell'Assessore Leo c'è una concezione della scuola che mi vede radicalmente contrario; e non è solo dell'Assessore Leo. Infatti dice: "Allo Stato lo studente della scuola pubblica costa 12 milioni; negli altri posti costa meno". Ma lo Stato non dà dei soldi agli studenti: garantisce un sistema pubblico per la formazione e per l'istituzione. E lo garantisce ovunque, anzi lo garantiva - perché sono arrivate concezioni di taglio - nel più piccolo paese, per cui anche chi si trovava in una situazione molto svantaggiata, aveva la scuola materna, la scuola elementare, la scuola media. E lo garantiva a tutti, su tutto il territorio nazionale; permetteva che in tutto il territorio nazionale - anche nelle vallate di Riba o nei paesi dell'Aspromonte, vicino a dove sono nato io ci fosse la presenza di scuole e garantiva che gli insegnanti andassero ad insegnare. Questa è una cosa che evidentemente costa, ma costa molto il servizio che si garantisce a tutti; non è la prestazione che si dà ad ogni singolo. La scuola privata, invece, si guarda bene dall'avere una diffusione così capillare.
Le due questioni sono incomparabili perché si garantisce a tutti l'esercizio di una possibilità di istruzione pubblica ad un livello minimo relativamente elevato. La scuola privata "fa quello che può", avendo una logica di necessità di finanziamento, ma non possiamo unire i due aspetti.
Quando si fanno paragoni sul costo, si fa l'operazione di unire due aspetti che non possono essere messe in discussione. L'esercizio del diritto di studio, inteso come diritto di fondo, viene legato a problemi di disponibilità di fondi, quindi viene "mercificato".
Insistere sui costi sembra voler smantellare il sistema pubblico portandolo a snaturerà il diritto all'istruzione.
Voterò, quindi, in modo favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CONTU Mario

L'emendamento proposto dal Gruppo DS è assolutamente votabile se depurato di un particolare: chi ha detto che dobbiamo fare una legge per sostenere le scuole paritarie? Chi l'ha detto? Non è mica obbligatorio.
L'ha detto il Vescovo; è per questo che esprimo voto di dissenso al collega Papandrea.
La legge n. 62/2000 ha aperto il sistema della parità pubblico-privato nel nostro Paese e su quel varco l'Assessore Leo, insieme ad altri dieci Assessori di altre Regione italiane governate dal centrodestra, ha proposto la legge sui buoni scuola.
Non può essere votabile una legge che dice: "Diamo i contributi e li diamo alle scuole statali e paritarie perché il sistema pubblico dell'istruzione è costituito, non più da quel sistema che abbiamo conosciuto, ma dal sistema dell'istruzione che accomuna le scuole private le scuole paritarie e le scuole pubbliche, perché si chiama sistema dell'istruzione".
Per noi questo è inaccettabile.
L'emendabilità del suo provvedimento, se configurato in questo modo, ci mette in difficoltà.
Il Consigliere Papandrea ha fatto "un errore di sbaglio". Si è confuso non ha letto bene l'emendamento parlando nella foga, perché legge 62/2000 è stata fortemente da noi osteggiata. Abbiamo votato contro e, coerentemente con questa impostazione, riteniamo che a livello regionale, se si vuole operare la scelta di aiutare le scuole private lo si faccia, si individuino gli strumenti di legge ad hoc, si diano i contributi, si aggiri la Costituzione, ma non si mischi il sacro con il profano, perché sono ancora affezionato all'idea del sistema pubblico dell'istruzione.
Lo Stato deve alle proprie scuole - solo ed esclusivamente alle proprie scuole, che sono le scuole di tutti - risorse e cure.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 444.
Il Consiglio non approva.
Il Consiglio è riconvocato alle ore 15.00.



(La seduta termina alle ore 13.21)



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