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Dettaglio seduta n.340 del 07/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 21.16)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori con il punto 4) all'o.d.g.: Proseguimento disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)".
Colleghi, sto facendo un lavoro di riordino degli emendamenti che sono stati presentati entro le ore 20.15. Questo lavoro, mi occuperà la serata pertanto lascerò la Presidenza al Vicepresidente Riba. Nel contempo, vi farò pervenire gli emendamenti visionati.
Ad ogni modo, ho già preso visione e sistemato tutta la parte degli emendamenti che, ragionevolmente, dovrebbero occupare la serata: si tratta di un emendamento soppressivo dell'emendamento interamente sostitutivo e di altri emendamenti interamente sostitutivi dell'articolo 1, così come formulato, dando per scontata l'intesa al ritiro del precedente emendamento.
Procederò, quindi, alle normali operazioni di verifica e, se necessario, di accorpamento, come sempre succede per quanto riguarda gli emendamenti.
L'intesa prevedeva un numero finito di emendamenti presentati e quindi ricevibili in prima fase (ce ne sono circa 330); con un normale lavoro di accorpamento dovranno scendere di numero.
Vi informo, inoltre, che alcuni emendamenti sono stati esclusi perch ai sensi dell'art. 80, comma 2, del Regolamento, essendo stati presentati dopo l'inizio della seduta, indetta sempre ai sensi dell'art. 80, comma 1 non hanno le firme di tre Consiglieri o le firme di un Capogruppo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Contu sull'ordine dei lavori.



CONTU Mario

Ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori per comunicare all'aula che non ho assolutamente ritirato le circa 300 inversioni/iscrizioni nuovi punti all'o.d.g. presentate. Dico questo, Presidente, e vorrei che ne restasse traccia nel dibattito d'aula, perché oggi la Conferenza dei Capigruppo ha compiuto un atto assolutamente improprio di violazione regolamentare in relazione al termine stabilito per la presentazione degli emendamenti. Mi spiego meglio.
In tutte le riunioni di Capigruppo alle quali ho partecipato, emerge un dato comune che ha sempre caratterizzato le nostre discussioni: non è consentito alla Conferenza dei Capigruppo attuare modifiche di Regolamento. Su questo tema e su questa legge sono previste più sedute.
Non siamo ancora entrati nel merito del provvedimento, in quanto formalmente non siamo ancora all'articolo. 1, né tantomeno siamo in presenza di una discussione di merito.
evidente che siamo in presenza di un grave atto, Presidente, perch a Regolamento immutato alla Conferenza dei Capigruppo non è dato operare questa scelta. La Conferenza dei Capigruppo può, in accordo con il Presidente, e solo in occasione della sessione di bilancio, assumere decisioni in relazione alle modalità di presentazione degli emendamenti.
Non è prevista altra fattispecie, pertanto non mi sento assolutamente vincolato da questa scelta e chiedo che vengano rispettate le prerogative dei Consiglieri nell'esercizio del loro mandato elettivo.
Presidente, lei si è già fatto una volta artefice della sottrazione di queste prerogative. Formalmente è avvenuto un deposito delle immissioni di nuovi punti all'o.d.g. su argomenti che si ritiene abbiano priorità rispetto all'argomento in questione. La richiamo al suo ruolo di Presidente come garante dei lavori dell'aula affinché si proceda in questa direzione e sciolga i miei dubbi sulla possibilità di fissare un termine per la presentazione degli emendamenti, ma con un riferimento di Regolamento e soprattutto con un riferimento preciso ad un precedente d'aula di disegno o di proposta di legge che abbia conosciuto questo iter del tutto particolare.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Contu.
Sempre sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente, questa sera, presentando un certo numero di emendamenti con l'unica firma del sottoscritto, come per tutto il periodo di questa legislatura in cui sono stato al Gruppo Misto, me li sono visti respingere con la motivazione che dovevano avere tre firme dei Consiglieri o almeno la firma di un Capogruppo.
Non c'é cosa peggiore che cambiare le regole in momenti cruciali. Se questo tema fosse stato trattato in una situazione normale potrei anche capire che il nostro Regolamento non regoli la vita del Gruppo Misto. Tra l'altro, il Gruppo Misto dovrebbe avere un suo Capogruppo: avrei potuto avere un Capogruppo (o esserlo io stesso) con la possibilità di potermi rivolgere allo stesso, oppure fare io un atto, senza avere limitazioni come invece vengo ad avere in questo momento perché sono un Consigliere nudo sotto questo punto di vista. Devo peraltro ringraziare alcuni colleghi, come Papandrea e Chiezzi, che hanno gentilmente firmato una parte dei miei 164 emendamenti che questo pomeriggio mi sono impegnato a scrivere. Si tratta di emendamenti di merito. Me ne hanno firmati, se non erro, circa 120, cioè un numero abbastanza significativo, e per questo li ringrazio.
Vorrei dire ad alcuni colleghi che siamo qui per approvare - non so se oggi, domani o quando - la legge più importante, in senso politico, di tutta la legislatura. Che questa approvazione avvenga in una situazione di lacerazione - potrei dire: "Guardate avete cambiato delle cose che sino ad ieri erano diverse" - è un fatto grave per il valore di questa stessa legge che voi proponete, alla quale, come maggioranza, date un grande valore significativo.
Ho già detto che sin dall'inizio di questa legislatura avevo dei dubbi sull'utilizzo della versione dell'ordine del giorno, e con modalità che potesse ripetersi all'infinito. Sugli emendamenti di merito non ritengo ci possano essere limitazioni, tanto più nuove regole di comportamento proprio in un momento specifico. Io ho dovuto fare le acrobazie! Anche se una parte dei miei emendamenti probabilmente non verranno accettati, è un fatto profondamente ingiusto.
Lei, Presidente, dovrebbe in questo caso essere accorto: questa legge che è importante (io peraltro la contesto, ma so essere importante) dovrebbe essere approvata senza lacerazioni.



PRESIDENTE

Innanzitutto rispondo, ritenendolo corretto, al Consigliere Contu facendogli presente che, come già è capitato in altre sedute, le richieste di inserimento di nuovi punti all'o.d.g. decadono venendo meno i requisiti di cui all'articolo 51 comma 4 del Regolamento: la controfirma deve avvenire da parte di un rappresentante di un Gruppo consiliare, il Capogruppo, o da tre Consiglieri.
Quindi, essendo stata tolta la firma alle precedenti richieste di inserimento di punti all'o.d.g., vengono meno i requisiti di cui all'articolo 51 comma 4.
Con riferimento, invece, al diritto di presentare emendamenti meno di 24 ore prima della seduta (personalmente ho inteso adottare un'interpretazione estensiva, nel senso che la legge è ritornata in aula e quindi ho inteso una nuova calendarizzazione, senza basarmi su quella di sei mesi fa, e quindi le 24 ore partivano da ieri) la presentazione è ammessa soltanto dal Capogruppo o da tre Consiglieri regionali.
Per questo motivo, tutti gli emendamenti non presentati da un Capogruppo o da tre Consiglieri regionali sono inammissibili.
Per quanto riguarda l'istanza presentata dal Consigliere Tapparo relativamente al problema della legittimazione del Gruppo Misto a presentare emendamenti (attraverso il suo Capogruppo che non c'è), il Presidente ritiene che non possa esservi violazione surrettizia della disposizione di cui all'articolo 80 comma 2, nel senso di dare questo potere a qualsiasi Consigliere all'interno del Gruppo Misto, altrimenti chiunque collega uscirebbe da un Gruppo per avere il privilegio di Capogruppo. Nel contempo, però, tutti gli esponenti del Gruppo Misto non sono formalmente Capigruppo.
Occorre normare questo aspetto; quindi mi premunirò di sottoporre, al prossimo Ufficio di Presidenza, una proposta di integrazione del Regolamento tale per cui il Gruppo Misto avrà un suo rappresentante con le funzioni di Capogruppo (come succede alla Camera o al Senato).
Mi sento, quindi, di rispondere in questo modo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Non vorrei che lei avesse commesso "un errore di sbaglio" destituendo il Capogruppo e Presidente del Gruppo Verdi, Consiglieri Moriconi, che non ha assolutamente ritirato la propria firma. Fermo restando a verbale che vengo privato di una prerogativa, oggi il Presidente Moriconi è in congedo e non ha ritirato la propria firma in calce all'inversione.
Le chiedo formalmente di procedere, nel rispetto del Regolamento, alla discussione delle inversioni e delle immissioni di nuovi punti all'o.d.g..



PRESIDENTE

C'é stato un preciso impegno, in sede di Conferenza dei Capigruppo, del Consigliere Chiezzi (che ha parlato anche a nome del Consigliere Moriconi) quindi non ho dubbi sulla buona fede del Consigliere Chiezzi, Consigliere stimato da tutti noi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Mi corre l'obbligo precisare che allo stato attuale, ancorch condividiamo (il sottoscritto e gli altri firmatari del subemendamento) il percorso delineato dal Presidente del Consiglio regionale, non è ancora formalmente ritirato. Questo a scanso di ogni dubbio.
E' chiaro, invece, che se l'interpretazione è che gli inserimenti di nuovi punti all'o.d.g. sono decaduti e si incomincia con il nuovo testo (tenendo conto anche dei 320 emendamenti su cui l'opposizione si è impegnata a contenere l'ambito del merito della discussione) per quanto ci riguarda, l'emendamento della Giunta regionale è formalmente ritirato e il testo, quindi, diventa quello emendato.
Questo è il punto. Se lei, Presidente, intende cominciare con l'inserimento di nuovi punti, non si pone alcuna questione; altrimenti tutto continua come lei ha spiegato e come, peraltro, abbiamo concordato nella riunione dei Capigruppo politica cui tutti hanno partecipato.
Confermo la versione che lei ha riferito all'aula, essendo stato presente come altri colleghi Presidenti di Gruppo; così come è stato assunto l'impegno, in quell'alveo, di non presentare eventuali articoli aggiuntivi o altro, ma di arrivare, alla fine di questo o di altre sessioni, ad una soluzione al processo legislativo, mettendo in condizione il Consiglio regionale di votare un provvedimento - uso l'articolo indeterminato - che potrebbe essere, eventualmente, arricchito da contributi presentati dalle varie opposizioni.
Riguardo alla questione relativa al Gruppo Misto, condivido il problema. Da parte nostra c'è la massima disponibilità a confrontarci su un'eventuale modifica regolamentare, ma ritengo che al momento non vi sia dubbio che gli appartenenti al Gruppo Misto non siano Presidenti di Gruppo perché, come più volte abbiamo evidenziato ad inizio legislatura, essi sono invitati, per un fatto di mera cortesia e di disponibilità istituzionale doverosa della Presidenza del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, alla Conferenza dei Capigruppo, ma non hanno ruolo di Presidenti di Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Nel corso delle riunioni pomeridiane dei Capigruppo, come Gruppo DS abbiamo espresso alcune osservazioni.
Primo. Su un provvedimento del genere, con la determinazione con cui è stato portato avanti, con le proprie caratteristiche e con il problema di compattezza (problema della maggioranza) le opposizioni possono concedersi la possibilità di avere sfumature di opinioni al loro interno in questa direzione, dentro un percorso che tende a modificare, compiutamente o non compiutamente, una proposta di legge che non condividono.
Dentro a questo c'è un dibattito sul merito.
Come più volte ho avuto occasione di dire, se fossimo stati, rispetto a questa problematica, dentro all'alveo di una ridiscussione compiuta di una proposta sul diritto allo studio e sulla formazione permanente che riguardasse il Piemonte (tutte le scuole, gli studenti e le famiglie) avremmo avuto un atteggiamento diverso; tant'è che abbiamo presentato una proposta di legge in tal senso.
Se rispetto a questa problematica fossimo stati nell'alveo della legge n. 62 - dato che non abbiamo posizioni diverse quando siamo al Governo e quando siamo all'opposizione - oltre a non contestare un testo del genere avremmo addirittura potuto votarlo. Siccome si è scelta un'altra strada, la nostra contrarietà di merito è forte e netta, essendo un capovolgimento dell'impostazione. Sono 35 miliardi di vecchie lire solo al 5% degli studenti e delle famiglie e a un certo numero di scuole, mentre con la legge 49 si destinano circa 20 miliardi di vecchie lire al complesso delle problematiche relative al diritto allo studio, riguardanti l'intero corpo del Piemonte. Con l'ultima Finanziaria, in seguito alle decisioni del Ministro Moratti e per i voti del Parlamento, questa camicia diventa più stretta e le Regioni stesse hanno protestato in questa direzione.
La nostra preoccupazione, pertanto, cresce. E' una battaglia di merito, riguardante la possibilità di avere una distribuzione equa dei fondi e possibilità di accesso in tutte le scuole del Piemonte, per tutti gli studenti e le famiglie, nella percentuale in cui esse si rappresentano.
Questo è il merito e noi faremo una battaglia di emendamenti di merito per riportare ad un rilancio delle problematiche del diritto allo studio dentro l'alveo della legge n. 62.
E' una proposta alternativa, che delineiamo come se fossimo al governo.
Se fossimo al governo di questa Regione, avremmo assunto questa posizione.
Riguardo al metodo: come principio, non saremmo intervenuti, ma avremmo fatto solo battaglie di merito. La questione del maxi emendamento, per sovverte le possibilità e le prerogative del Consiglio di emendare testi rimane l'unica possibilità degli articoli aggiuntivi, e questo è chiaro.
Riteniamo che, indipendentemente dal merito del testo, questo rappresenterebbe un vulnus sul lavoro del Consiglio e sull'attività legislativa di quest'aula. Saremmo stati disponibili ad intraprendere battaglie di principio, tutte quelle consentite dal Regolamento, fino al ricorso al TAR.
L'accordo raggiunto, per cui si rinuncia all'uso di questo strumento ma deve essere un fatto esplicitato - ci consente di passare alla presentazione degli emendamenti di merito e di rinunciare ad altre forme e prerogative previste dal Regolamento.
Abbiamo presentato un'ottantina di emendamenti di merito, dei quali una parte è il corpo dell'alternativa di proposta e l'altra sono elementi di chiarificazione.
Sulla base di questo e delle affermazioni espresse, chiedo alla maggioranza e al Presidente Cattaneo di formalizzare il passaggio dal sub emendamento all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Non ho sentito l'intervento del collega Cattaneo ma, se corrisponde a quanto è stato detto nella riunione dei Capigruppo, il collega Cattaneo dovrebbe aver detto che, in presenza di un passaggio a un confronto politico sul merito del testo in esame - non so nemmeno più come chiamarlo - quel tentativo di anestetizzare l'aula dai suoi poteri sarebbe stato accantonato con il ritiro dell'emendamento all'emendamento. Penso abbia detto questo.
Parlo anche a nome del collega Moriconi, di cui porto i saluti, perch ha un problema familiare e non può essere presente in aula, ma abbiamo concordato tutti i passaggi della nostra posizione politica.
Io e il collega Moriconi, ma anche altri colleghi, come il Consigliere Papandrea, abbiamo elaborato una strategia politica di opposizione, che costringerà finalmente questa maggioranza a dimostrare - se sarà in grado di farlo, io sono ancora convinto che non sarà in grado - di voler approvare, in modo fermo e serio, questa proposta di legge.
Per due anni e mezzo la maggioranza non è stata capace; adesso annuncia un nuovo tentativo. Bene, diciamo che, passando all'esame di merito possiamo finalmente incominciare la nostra vera battaglia di opposizione con una maggioranza che finalmente esiste.
Respingo al mittente tutti gli addebiti assoluti verso una minoranza che in questi due anni e mezzo ha impedito! No, non abbiamo impedito un bel niente; siete voi che non siete stati al vostro posto di lavoro, per difendere le vostre idee! Noi siamo stati qua, per due anni e mezzo, a difendere le nostre idee e finora l'abbiamo spuntata. Adesso voi dite: "Ci siamo"; in effetti, sono due giorni che straordinariamente siete più presenti. Bene, incominciamo la nostra battaglia dall'emendamento n. 1. Non so quanti siano: 100, 200, 300; dal mio punto di vista cambia poco, perch il tentativo di opposizione ferma che conduciamo è quello di dire: "Va bene, siete una maggioranza, avete presentato una legge, finora non siete riusciti ad approvarla, adesso tornate a dire di essere coesi e compatti.
Lo vedremo! In tutto il tempo necessario per discutere gli emendamenti svilupperemo gli argomenti, non perdiamo la speranza di convincervi tutti né di convincere alcuni di voi, che hanno molti tentennamenti su questo provvedimento. Rincominciamo una battaglia, nel tentativo di bloccare questo disegno di legge per la vostra incapacità di sostenerlo. Le firme come ho detto - sono quelle del collega Moriconi e del sottoscritto.
Rinnovo i saluti del collega Moriconi, che non è presente per problemi familiari.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Avendo seguito con attenzione e partecipazione la Conferenza dei Capigruppo e concordando con le decisioni prese a tale riunione, formalizzo il ragionamento fatto, annunciando il ritiro dell'emendamento della Giunta.



PRESIDENTE

E' stato ritirato il seguente emendamento.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Leo.
"Articolo 1 1. La Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie e degli studenti secondo le modalità stabilite nel regolamento di cui al comma 2, provvedendo ad attribuire contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle Istituzioni scolastiche statali e nelle Istituzioni scolastiche paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62.
2. Le modalità d'intervento regionale nell'educazione scolastica e l'importo massimo erogabile sono determinati con regolamento della Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare.
3. Agli oneri previsti dalla presente legge, quantificabili in euro 18.075.991,00 si fa fronte secondo quanto disposto dall'articolo 8 della l.r. 7/2001 ed all'articolo 30 della l.r. 2/2003".
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Preso atto del ritiro dell'emendamento rubricato n. 1 - come annunciato presentiamo un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1.
Questo, anche preso atto del dibattito e degli interventi relativi all'ordine dei lavori che si sono succeduti, che ritengo abbiano portato un chiarimento politico e istituzionale all'intero Consiglio regionale, quindi anche ai colleghi che non hanno partecipato alla riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo in sede politica.



PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente subemendamento rubricato al n. 2, che diventa emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Galasso Costa R. Angeleri, Rossi O. Mercurio.
Interamente sostitutivo all'emendamento integrativo nuovo articolo 1 della Giunta regionale: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie e degli studenti secondo i criteri e le modalità stabilite nella presente legge.
2. La Regione provvede ad attribuire contributi all'educazione scolastica alle famiglie degli alunni che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado nelle Istituzioni scolastiche statali e nelle Istit0uzioni scolastiche paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62.
3. Il contributo è erogato, nei limiti delle risorse regionali disponibili a parziale copertura delle spese sostenute e documentate relative alla frequenza e all'iscrizione, nonchè per gli alunni portatori di handicap quello per il personale insegnate di sostegno.
4. Il contributo di cui al comma 3 è complementare e cumulabile con gli altri previsti dalla normativa statale e regionale in materia di diritto allo studio e all'assistenza scolastica.
5. Le modalità di attuazione del contributo regionale all'educazione scolastica e l'importo massimo erogabile sono determinati con regolamento della Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare.
6. Il regolamento deve determinare inoltre: a) il limite di reddito complessivo imponibile del nucleo familiare richiedente in modo da favorire l'esercizio effettivo del diritto alla libera scelta educativa per le famiglie in condizioni di maggiore svantaggio economico e per le quali l'incidenza della spesa scolastica sul reddito complessivo sia più elevata b) la quota percentuale di copertura delle spese da articolare in più fasce proporzionali a corrispondenti livelli di reddito c) l'importo massimo differenziato per ordine e grado di istruzione e maggiorato per gli alunni in situazione di handicap o in condizioni di particolare svantaggio economico d) le spese di frequenza da classificare ammissibili ai fini dell'assegnazione del contributo e) le procedure e i termini di inoltro delle istanze.
7. Agli oneri previsti dalla presente legge, quantificati in euro 18.075.991,00 si fa fronte secondo quanto disposto dall'articolo 8 della l.r. 7/2001 ed all'articolo 30 della l.r. 2/2003".
Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo chiedere: avete notizie del Presidente Ghigo? Questa sera verrà? Non è un elemento marginale. Il Presidente Ghigo, che trarrà benefici elettorali da questa legge quando sarà approvata, abbia almeno la cortesia di partecipare alla battaglia per sostenerla. Per assenza del Presidente Ghigo, intendo un'assenza visibile e rilevante.
In questi due giorni di Consiglio il Presidente Ghigo è comparso un paio di volte per qualche decina di minuti, ma almeno si è fatto vedere. Se non si fa neppure vedere, apre un problema politico ulteriore. Così com' presente la maggioranza, parlo a nome del Consigliere Cattaneo, deve esserci anche il Presidente Ghigo presente ai nostri lavori. Oggi, domani e tutte le volte che discutiamo.



PRESIDENTE

Voglio darle una buona notizia, Consigliere Chiezzi. Il Presidente Ghigo è a Roma perché, come tutti sapete, domani é convocata la Conferenza dei Presidenti. Il Presidente Ghigo mi ha anticipato che prenderà un aereo perché vuole restare con noi nella seduta notturna.
Ricordo che gli emendamenti aggiuntivi di un articolo, li ho intesi per coerenza organica, come emendamenti aggiuntivi di comma, quindi collocati in testa al comma 1.
Proseguiamo con la discussione dell'articolato e degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 252.
Emendamento rubricato n. 18 presentato dal Consigliere Tapparo (e connesso emendamento rubricato n. 441): "L'emendamento integrativo all'art. 2 del disegno di legge n. 252 'Nuovo articolo 1 è interamente abrogato'" La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Ho proposto l'abrogazione dell'intero emendamento integrativo perch c'é una forzatura sul piano procedurale. E' un peccato che un provvedimento, da me non condiviso ma che, ripeto, reputo di grande importanza, nasca attraverso una serie di strati, di modi di procedere che certamente non danno a questa normativa, quella necessaria apertura e chiarificazione. Con gli emendamenti tenteremo di dare un contributo in questo senso. Sarebbe stato meglio azzerare la situazione, perdere un giorno o una settimana in più dinnanzi ad un meccanismo che ha fissato il numero degli emendamenti, c'é una scansione del tempo che non può essere perfettamente precisata, ma che comunque è temporalmente limitata.
Dinnanzi a questa opportunità, mi rivolgo anche ai Consiglieri della maggioranza, infatti poteva essere questo un momento nel quale fare una operazione, anche di contenuto, di tecnica legislativa più organica, più serena, investendo una settimana di tempo in più attraverso meccanismi non di tecnica emendativa, non voglio usare un termine pesante, un po' sbrigativa, che i Consiglieri hanno adottato con il sub emendamento.
Spero che i Consiglieri della maggioranza si rendano conto che è avvenuto un fatto, non condivido questa imposizione di tetto agli emendamenti, ma tant'é, ora c'é. Il senso della mia proposta è quello di fare un passo indietro e così poter ridefinire il percorso. Nel lavoro svolto, lo verificherete negli emendamenti presentati, c'é anche un tentativo costruttivo di poter arricchire l'impianto della proposta. Se alla fine di tutta la vicenda il prodotto è questo, è chiaro che coloro che vedono la questione dall'esterno, ne saranno sconfortati.
Nell'interesse di tutelare la nostra assemblea perché ciò che essa "produce" non sempre ha in tutti una spiegazione analitica, di iter faticoso. Inviterei il Consigliere Cattaneo - che è infervorato nella strategia con l'Assessore Leo, ma ormai les jeux sont fait e quindi è inutile cercare di fare qualcosa in più - se non è il caso di prendere in considerazione questa proposta che io cerco di interpretare attraverso un meccanismo abrogativo: ridefinire e dare organicità all' impianto complessivo delle norme. Anche se approvassimo alcuni emendamenti, pure quelli presentati dalla minoranza, sarebbero sempre rattoppi che non darebbero quella organicità necessaria che sarebbe utile per un provvedimento di questo rilievo.
Torno a dire che non lo condivido, ma capisco che, a livello politico sia un provvedimento tra i più importanti, se non il più importante, che approveremo in questa legislatura.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi rendo sicuramente conto del modo in cui si è lavorato nelle ultime ore, pertanto comprendo che possa esservi sfuggito qualcosa. Rilevo che vi era un ulteriore emendamento, rubricato n. 440, che proponeva la soppressione dell'articolo 1. L'emendamento, a firma del sottoscritto e del Consigliere Chiezzi, è stato condiviso anche da altri.



PRESIDENTE

Siccome era antico, è stato sostituito dalle nuove proposte. Pertanto era stato indicato come ritirato.



PAPANDREA Rocco

No no no, è nuovo.



PRESIDENTE

Ha ragione, si è trattato di un errore.



PAPANDREA Rocco

Era solo una precisione. Come ripeto, mi rendo conto che il modo in cui si è lavorato nelle ultime ore può avere creato questo tipo di problema.
Lo dicevo anche perché questo emendamento esprime meglio di altri la nostra posizione. Poiché il nuovo articolo 1, nei fatti, sintetizza la legge (diventa la legge), e la richiesta di abrogarlo corrisponde sostanzialmente, alla volontà di non sostenere la legge e di esprimerne la totale opposizione.
Il modo più rapido per concludere la discussione su questa legge è l'approvazione degli emendamenti che i Consiglieri dei DS, il collega Tapparo e le altre forze dell'opposizione hanno presentato, perché, per una serie di ragioni che abbiamo ampiamente discusso nel corso di questi anni lo riteniamo un provvedimento fortemente negativo, del quale non se ne sente la necessità. Si tratta di un provvedimento che potrebbe creare dei problemi anziché risolverli. Per noi era una legge inaccettabile sin dall'inizio.
Nonostante la riformulazione sintetica della legge attraverso questo emendamento, che peraltro migliora la proposta emendativa dell'Assessore Leo - con la quale si diceva drasticamente: "Datemi tutto il potere, poi farò io" - persistono alcuni aspetti che vanno in quella direzione. In particolare, malgrado una serie di paletti, perdura la delega della Giunta di fissare sostanzialmente gran parte dei criteri con cui questa legge verrà applicata.
A nostro giudizio, questa nuova formulazione rende ancora più inaccettabile la legge e cercheremo, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, all'interno un percorso concordato, di far riflettere la maggioranza, in modo tale che questa legge non veda definitivamente la luce, perché penso che nonostante la pervicacia e la fede dell'Assessore Leo, dopo due o tre nasate, magari ad un certo punto si renderà conto che proporre certi aspetti non va bene, ma perseverare è sicuramente peggio.



(Commenti dell'Assessore Leo fuori microfono)



PAPANDREA Rocco

Non abbiamo la stessa pazienza dell'Assessore Leo che dice "77 volte 7"; credo sia un numero altissimo, che vada sicuramente oltre tutti gli emendamenti che abbiamo presentato. C'é un estremismo dell'Assessore Leo nel numero che non abbiamo seguito.
All'interno del percorso concordato, utilizzando i mezzi che ci offre il Regolamento, cercheremo di far riflettere su quanto avviene e di risvegliare nuovamente l'attenzione dell'opinione pubblica sui lavori che svolge il nostro Consiglio. Speriamo di poter arrivare ad un risultato utile: per noi, come ribadisco, l'utilità è rappresentata dalla non approvazione di questa legge.
Poche ore fa, se non erro, il Consigliere Tapparo aveva descritto una lettera che aveva ricevuto dal tono quasi vagamente minaccioso, con la quale si diceva che si stava osservando l'operato dei Consiglieri. Non credo che sia questo il modo di partecipare dell'opinione pubblica.
Piuttosto sarebbe opportuno consentire all'opinione pubblica di partecipare alle discussioni e di rendersi conto del nostro processo decisionale. Far sentire la voce dell'opinione pubblica nelle prossime settimane rappresenterà un ulteriore mezzo per cercare di ottenere il risultato che continuiamo a prefiggerci, quello di non far nascere una legge che riteniamo assolutamente negativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghi, rilevo che al momento sono presenti in aula solo venti Consiglieri di maggioranza, anzi ventuno, l'ultimo è sulle scale che corre in aula.
Se pensate che questo sia il modo che vi consenta di portare a casa questa legge...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Il Presidente Cota sta valutando gli emendamenti.



CHIEZZI Giuseppe

Questo può essere un primo segnale positivo per noi, che dimostra che non reggerete di certo alla battaglia sulla quale vogliamo impegnarvi con un certo numero di emendamenti.
A tal proposito, volevo chiarire una questione, perché il collega Tapparo ha detto una cosa che non corrisponde ai fatti e che può essere anche fuorviante. Non so quanti emendamenti ci siano. So che non c'é stato nessuno condizionamento - né questo poteva essere in alcuno modo accettato - sul numero di emendamenti. Nessuno ha imposto niente. Gli emendamenti potevano essere cento, duecento o duemila. Il numero di emendamenti dipende da una libera scelta politica autonoma di coloro che li hanno sottoscritti, che corrisponde al numero sufficiente e necessario per condurre una battaglia che, possibilmente, dimostri che la Giunta e la maggioranza non sono in grado di sostenere le proprie idee.
Ci possono essere opinioni diverse se per dimostrare questo servano 50 100 o 100 mila emendamenti. Personalmente, se si interviene bene con 100 emendamenti, è sufficiente per capire se tengono o no (e se tengono su 100 forse tengono anche su 200). Dato che si è detto "contingentamente, fissato il tetto", voglio precisare che non c'era nessun tetto agli emendamenti e nessuno poteva pretenderlo o imporlo. C'è un numero di emendamenti finito e nel termine "finito" c'è il senso di una battaglia di democrazia di opposizione e di democrazia insieme. Continuo a pensare che ci sia un numero finito che ci consentirà di non approvare la legge, dovuto allo sfilacciamento che la maggioranza ha nelle proprie fila e che per qualche momento riesce ad occultare con manovre disciplinari, ma che a lungo penso - mostrerà nuovamente la corda.
Abbiamo presentato questo emendamento abrogativo perché continuiamo a pensare che sia una scelta inaccettabile destinare le risorse dei contribuenti per coprire le scelte che una strettissima minoranza di cittadini piemontesi compie in ordine alle decisioni sulla scelta dell'istituzione scolastica alla quale assegnare i propri figli.
Non è possibile che di fronte ad un provvedimento di questo genere si possa, almeno da un punto di vista di sinistra, acconsentire; tanto più quando questa scelta corrisponde, in modo palese, a promesse elettorali su temi delicati come la formazione e l'educazione.
Non si tratta di temi qualunque; qui non si fabbricano panettoni, si costruiscono cittadini. L'attività di costruzione educativa dei giovani è un attività delicata nella quale il collegamento tra interessi politici elettorali e scelte ideologiche, è molto stretto. Può veramente diventare uno svergolamento della gestione delle risorse di tutti.
Questo concetto, che meglio svilupperò nei prossimi interventi, è molto pericoloso. Sono particolarmente preoccupato di questo fatto perch l'educazione dei giovani è un fatto a sé molto delicato e specifico su cui non si può scherzare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Si segni la data di oggi 7 maggio, Assessore Leo, perché si sancisce il via libera alla sua legge. Lo si raggiunge sulla base di un accordo politico extraistituzionale. Oggi non c'é stata una Conferenza dei Capigruppo; c'è stato un accordo politico tra le varie forze politiche rappresentate in questo Consiglio regionale, collega Chiezzi.
Occorre prendere atto della realtà: abbiamo deciso di simulare l'opposizione. E' stato definito il numero degli emendamenti, gli emendamenti hanno un termine, l'impegno del centrodestra è di mantenere le posizioni e, come nei migliori giochi di società, l'epilogo è già scontato.
Ma mentre nei giochi di società c'è chi vince e c'è chi perdi, qui è già sancito chi vincerà: vincerà la maggioranza di centrodestra che porterà a casa il risultato che si prefiggeva.
Possiamo scherzare, possiamo giocare, ma questi 200 emendamenti ci aiutano a discutere del merito. Vorrei anche ricordare che ormai sono due anni che ne discutiamo. L'Assessore Leo è venuto meno ad un impegno che si era assunto: una legge quadro sul diritto allo studio. Oggi c'é un atto di resa da parte delle opposizioni; tanto vale segnalarlo.
E' un atto di resa inequivocabile. Ci sarà la pantomima nei prossimi giorni: non sarà domani, faremo le nottate, sarà la prossima settimana, ma altri importanti adempimenti attendono quest'aula.
Occorreva eliminare un intralcio e la legge sui buoni scuola sicuramente è un inciampo. Credo invece, Assessore Leo, che i principi non siano negoziabili. Avrei preferito che nello scontro d'aula la maggioranza di centrodestra portasse sino in fondo il suo progetto dando la possibilità all'opposizione di cadere in piede. Sarebbe stato più legittimo e soprattutto, sarebbe stato più chiaro nei confronti dei nostri elettori.
Questo elemento consociativo, in quanto alla base c'é un accordo consociativo ed extraistituzionale tra le forze politiche rappresentate in questo Consiglio, segna un punto inequivocabile: la vicenda dei buoni scuola è segnata. E' segnata. Non mi sottrarrò al gioco di società, come nei migliori giochi, ma interverrò prendendo coscienza che l'atto che di si sta consumando qui dentro non aiuta a fare chiarezza in politica. Ho esaminato con attenzione l'emendamento presentato dalla maggioranza, il quale pone, al secondo comma, una questione molto importante: il richiamo alla legge sulla parità scolastica (legge che il nostro Partito ha fortemente e ferocemente avversato e che ha rappresentato l'apertura a tutte le leggi sui buono scuola).
Ha rappresentato l'apertura in Emilia Romagna; è stata ripresa dalla Toscana ed oggi otto Regioni governate dal centrodestra hanno già la legge sui buoni scuola. Questa del Piemonte era un'anomalia determinata da varie cause e fattori. Oggi ci avviciniamo e siamo al primo dei 200 emendamenti con un epilogo già scontato. Lo dico con molta amarezza, perché per fare questo si è forzato il Regolamento e, per quanto mi riguarda, sono state limitate ai Consiglieri alcune prerogative istituzionali.
Io ne prendo atto, sapendo che comunque oggi, per quanto riguarda la posizione del nostro partito, devo segnare un punto di arretramento rispetto a quella che era la nostra posizione. E' cambiata la linea, e quindi la nostra posizione, per quanto mi riguarda, sarà assolutamente coerente con questo cambiamento di linea.



PRESIDENTE

Grazie, collega Contu. Ma non sia così sconfortato all'inizio di 400 emendamenti: siamo ancora lontani dal momento culminante del finale travolgente; quindi, possono ancora succeder parecchie cose.
La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Incominciamo finalmente il percorso utile a tutti noi per vederci finalmente operativi nel nostro ruolo, nella nostra funzione di Consiglieri regionali e quindi per confrontarci sul merito di un disegno di legge di fatto presentato dal governo regionale e che in questi anni ci ha visti impegnati a vario titolo, anche ultimamente in Commissione e in aula. E' vero che non abbiamo avuto la possibilità di confronto organico, ma certamente su alcuni tempi importanti - anche fuori da questo disegno di legge, come la 49, la 62, l'edilizia scolastica e quant'altro - un confronto di metodo è stato, da ogni punto di vista, estremamente utile.
Anch'io voglio fare alcune considerazioni prima di entrare nel merito anche perché condivido un po' la previsione del Presidente per cui avremo tante altre occasioni per entrare nel merito nei prossimi giorni; di conseguenza, come primo intervento, voglio portare, per quanto possibile un ulteriore chiarimento.
Primo, al Consigliere Chiezzi. Guardi, Consigliere, lei non ci fa mai sconto neanche ormai sulle assenze temporanee, nel senso che basta che un Consigliere sia andato ai servizi igienici, al bar o sia fuori, e subito: "Ah, vi ho contati, siete solo 22-23". Al riguardo, mi sia consentito evidenziare al Consiglio regionale - ed è stato già ricordato e anche riconosciuto dall'opposizione, questo ci fa piacere, magari insieme anche al lancio di una sfida interessante dal nostro punto di vista, e poi dir qualcosa - che la maggioranza è compatta su questo provvedimento, compatta nella sua configurazione politica, compatta con una sua presenza questa sera. In queste ore, anche nel momento in cui la discussione era inevitabilmente sterile perché trattavamo l'inserimento di nuovi punti all'o.d.g., la maggioranza è stata presente con un numero legale qualificato, infatti siamo 33 Consiglieri regionali presenti e ciò è motivo di soddisfazione perché possiamo dimostrare all'onor del mondo il convincimento, la serietà e l'impegno della Casa delle Libertà su questo provvedimento.
Qui mi corre l'obbligo di dire, anche a nome degli altri colleghi tifosi del Torino che siedono in Consiglio regionale, che noi sentiamo un po' di più la responsabilità, Consigliere Chiezzi, ancora un po' ebbri di questo grande successo (abbiamo portato 50.000 persone in piazza domenica scorsa), e anche gli juventini che ieri sera sono stati privilegiati - ma che gli juventini siano privilegiati è noto - hanno visto la loro partita con tranquillità. Questa sera sono presenti anche molti colleghi tifosi dell'Inter e del Milan, mentre è in corso una partita importante, e allora Consigliere Chiezzi, sia umano rispetto a questi 4-5 valorosi eroi Consiglieri regionali che sono nella saletta stampa a guardare uno scorcio di partita, anche perché siamo al primo emendamento su 330 presentati.
E poi, guardi, ha ragione il collega Valvo: quando lei parlava contando i colleghi della maggioranza, le devo dire che era da solo insieme - se non ricordo male - alla collega Suino, perché i miei informatori, che mi ragguagliano sulla situazione delle sale di contorno all'aula principale, mi hanno riferito che a guardare la partita c'erano anche molti colleghi dell'opposizione, almeno 5 riconoscibili (non so a cosa si riferisse con questo attributo).
Credo che questa sia una serata speciale e che ci sia anche una situazione particolare - prima scherzavo un po', ma adesso riprendo l'intervento con la serietà dovuta, chiedendo scusa ai colleghi per aver divagato prima - e dunque bisognerebbe tener conto di questo; di conseguenza, penso che sia quanto meno ingeneroso evidenziare un'assenza dei colleghi di maggioranza, che peraltro è smentita nei fatti dalla reale presenza - collega Chiezzi - di 33 Consiglieri regionali, tra cui il collega Cavallera che è appena arrivato dall'aeroporto, alcuni colleghi che avevano degli impegni e li hanno annullati e quant'altro.
Per quanto riguarda l'assenza del Presidente Ghigo, lei sa che il Presidente Ghigo, nonostante lo spettacolo indecoroso che abbiamo dato perché ci siamo confrontati due giorni sul nulla, ovvero sull'inserimento di nuovi punti all'o.d.g., è stato presente; tornerà, vedremo.
Noi siamo - e chiudo - fermamente convinti su questo provvedimento estremamente convinti ed impegnati sul percorso che deve, dal nostro punto di vista, portare necessariamente all'approvazione. Qui, caro Contu, non è stato fatto nessun "inciucio" ed alcun accordo: è semplicemente stata fatta un'intesa politica su un percorso alternativo rispetto a quello che aveva sollecitato la vergogna, la condanna di parte dell'opposizione, che era quello del subemendamento - definito impropriamente tale - interamente sostitutivo, a fronte - e credo che quella sia stata però la partenza per arrivare ad un punto di confronto, per arrivare ad un'intesa, questo sì di una disponibilità, di un confronto finalmente serio e di merito.
Rispetto a quanto avevamo detto questa mattina - ricordo che avevo fatto una proposta in questo senso - abbiamo ritenuto di dare fiducia a questa opposizione, poiché abbiamo registrato un clima diverso, una disponibilità di serietà diversa su questo provvedimento; di conseguenza accettiamo volentieri la sfida che in modo simpatico, ma anche in modo estremamente chiaro, ci lancia il Consigliere Chiezzi, perché siamo d'accordo su una cosa: certamente arriveremo oggi, domani, venerdì, non so quando, ad approvare questa legge, con la nostra presenza, con la nostra disponibilità a confrontarci sul merito come avevamo detto e con il nostro impegno. Noi questo impegno lo dimostreremo, mantenendo in aula sempre il numero legale; so che le procureremo un grande dispiacere, Consigliere Chiezzi, ma non ce ne voglia, non c'è nulla di personale.



PRESIDENTE

Atteso che il consociativismo di cui parlava il Consigliere Contu è di natura esclusivamente calcistica, secondo le dichiarazioni registrate, e considerato che sono stati concessi a tutti alcuni minuti di integrazione in quanto si trattava del primo emendamento, in seguito, naturalmente dovremo rispettare i tempi.
La discussione su questo emendamento è conclusa.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Anzitutto ribadiamo il nostro voto favorevole. Abbiamo evitato un percorso che ci avrebbe portato ad un momento di golpe istituzionale tentare di forzare le regole per far approvare un provvedimento.
Nello stesso tempo abbiamo affrontato la discussione con un numero di emendamenti frutto di una discussione, di una valutazione collettiva, che riguarda il provvedimento e che potrebbe essere, in futuro, indicativo di un metodo. Questo numero di provvedimenti permette all'opposizione di portare avanti un'attività all'interno dell' assemblea, tale da verificare in modo effettivo, quell'elemento che abbiamo varie volte sottolineato: la maggioranza non è in grado di sostenere il provvedimento perché al suo interno non è intimamente convinta, ne è convinta solo una parte.
Così come si è impostato il lavoro, da una parte abbiamo sgombrato il campo da un elemento che era quello che ricordavo prima, dall'altro da una polemica, che non ci sarà più nel corso delle prossime sedute, di ostruzionismo o meno. Si tratta di un numero di emendamenti certi e chiari che si devono discutere uno a uno e votarli. Non ci sarà più una polemica sterile su chi fa il suo lavoro e chi no, lo stiamo facendo tutti. Pensiamo che, facendo questo lavoro, il risultato finale possa essere identico a quello che è il contenuto di questo primo emendamento, cioè l'abrogazione dell'emendamento e la non approvazione della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei rincuorare il compagno Contu. Il Consigliere Contu ha fatto delle dichiarazioni di scarsa convinzione, cioè di aver scelto, con questo modo di agire, una strada che non lo convince. Questo è comprensibile.
Tuttavia, Consigliere Contu, la battaglia comincia adesso. Adesso iniziamo la battaglia vera di un confronto delle idee su un tema che noi vogliamo contrastare con tutte le nostre forze. E' questo il momento di iniziare a lavorare sul serio per contrastare, con argomenti di merito, scelte sbagliate e non si inizi con la sensazione che si perderà: perché dobbiamo perdere se le nostre idee sono giuste? Perché dobbiamo perdere se le nostre idee passano anche attraverso il campo della maggioranza? Sappiamo che tutte le formazioni culturali, politiche e laiche hanno parecchi dubbi su questa legge. Il Consigliere Contu ha già parlato parlerà e sono sicuro che lotterà insieme a noi per farvene vedere di tutti i colori durante la discussione di questi emendamenti.
Lo rincuoro solo nel senso che se anche il compagno Contu ha pensato di intravedere un'altra strada, una strada diversa da questa non c'è, le battaglie in democrazia si vincono con il confronto delle idee, con il confronto di merito che noi abbiamo portato alle estreme possibilità di durezza che sono estreme, ma non infinite. Non è dato che in democrazia una dialettica politica possa vincere o perdere, così come voleva fare la maggioranza, con atteggiamenti golpisti.
Se c'é un atteggiamento golpista, l'istituzione si ferma e muore e l'istituzione non può morire né per un verso né per l'altro. In democrazia si vince con il confronto. Abbiamo ritenuto che questo confronto, per vincerlo, abbisognasse di una battaglia di emendamenti molto corposi che sono quelli che abbiamo presentato. Se noi pensassimo di vincere in democrazia un confronto di merito con una battaglia infinita, porteremmo ad una concezione dell'istituzione assolutamente strumentale e paralizzata nell'agire. Sarebbe di nuovo, anche per quel verso, una sorta di marchingegno astratto, di puro regolamento con il quale si cerca di vincere una battaglia politica e culturale delle idee.
Le battaglie si vincono nel rispetto dell'istituzione. L'istituzione è uno dei beni che la sinistra penso debba difendere con le unghie e con i denti da tutti coloro che la dispregiano, la calpestano e la violentano in tanti modi. L'istituzione è un Ente di democrazia preziosissimo, che noi dobbiamo difendere anche quando facciamo battaglie durissime. Battaglie con argomenti di merito.
Ho usato queste parole perché sono sicuro che l'opposizione sarà compatta nel dare forza ad ognuno di questi emendamenti. La forza della nostra battaglia è quella di impegnarci, di argomentare e di svelare attraverso questo nostro impegno che non esito a dire molto imponente, se non colossale. E' un impegno molto e molto imponente. Siamo convinti speriamo di trovarci con la forza delle cose che ci danno ragione, che forse già dalla prima votazione - non voglio illudermi - sulla base dei presenti, il numero legale è già fallito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo;ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Ho detto "qualche volta", perché mi sembra che le preoccupazioni del vostro capo sul fatto che vi sia un po' di movimento al centro potrebbero rendere gli Assessori a vita, perché si perpetuano con una collocazione un po' di qua e un po' di là.
Oggi ho visto in una ripresa televisiva l'Assessore Leo con dietro ovviamente, un crocifisso grande, sembrava quello delle processioni a Cordoba nell'Andalusia; c'era anche una bandiera, la voce di sottofondo diceva che era del Piemonte, ma a me sembrava...



(Commenti del Consigliere Cattaneo fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

Ho detto "qualche volta", perché mi Ho detto "qualche volta", perché mi sembra che le preoccupazioni del vostro capo sul fatto che vi sia un po' di movimento al centro potrebbero rendere gli Assessori a vita, perché si perpetuano con una collocazione un po' di qua e un po' di là.
Oggi ho visto in una ripresa televisiva l'Assessore Leo con dietro ovviamente, un crocifisso grande, sembrava quello delle processioni a Cordoba nell'Andalusia; c'era anche una bandiera, la voce di sottofondo diceva che era del Piemonte, ma a me sembrava...



LEO Giampiero, Assessore all'istruzione (fuori microfono)

Era la bandiera italiana!



TAPPARO Giancarlo

Non era quella del Piemonte! Non si capiva, perché sembrava quella dello Stato del Vaticano. Dietro aveva una pila di libri.
una sorta di paradosso: la scrivania di Leo - potremmo sospendere un attimo i lavori per andare subito a vedere com'é - era sormontata da due montagne di libri, con un crocifisso enorme e una bandiera alle spalle! E' tremendo! Allora mi chiedo perché Leo compie un'operazione del genere che gli pregiudica la costruzione? C'é una spiegazione.
Questa mattina ho ricevuto da un'organizzazione cattolica un'indicazione del tipo "Vigiliamo sul comportamento dei Consiglieri".
Spero che non siano inserite le fotografie dicendo "Questi i cattivi" oppure che non si pensi a qualche falò in Piazza Castello. Quando ho fatto il Parlamentare e Roma dormivo vicino a Piazza Navona, quindi passavo sempre vicino alla statua di Giordano Bruno e nutrivo qualche preoccupazione.
Queste organizzazioni - ma lo si era già rilevato prima, durante i dibattiti - sostengono che il provvedimento che approviamo sia l'antipasto, l'inizio.
A quella parte dell'opposizione che mostra un atteggiamento più possibilista di quello che posso esprimere io, vorrei far rilevare che questo non è ciò che portano a casa e che li soddisfa, ma è l'inizio di un disegno. In queste associazioni che spingono per il buono scuola è detto esplicitamente.
L'Assessore Leo, pregiudicando la sua storia (quando scriveranno la storia dell'Assessore Leo si dirà: "Leo, una strada tracciata tra il Piemonte e la Calabria"), ha voluto mettere questa macchia nera costretto, in qualche modo, da una situazione di forte pressione che rasente l'integralismo. Ho lasciato agli atti del Presidente Cota questo messaggio che ho ricevuto, che è poco rassicurante. All'interno di questo messaggio vi sono dei contenuti fondamentalisti, forti e preoccupanti, dei quali dovremmo tenerne conto.
Per questa ragione avevamo presentato, a suo tempo, un emendamento che tendeva ad agevolare il futuro della vita di Leo, a lasciare senza macchie la descrizione del suo percorso di vita, quando gli storici scriveranno della sua storia. Ed era un contributo che lui dovrebbe apprezzare. La mia proposta andava in questo senso.



PRESIDENTE

In qualche modo, è stata anche una promozione della mostra che è in corso, dove l'Assessore Leo, come lei giustamente ha detto, occupava uno spazio molto piccolo in mezzo ad una montagna di libri e alle bandiere di tutte le nostre istituzioni.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Vorrei cominciare con una lode all'Assessore Leo che, in mezzo a quei libri, si sentiva piccolo, così come una cultura di un certo tipo vuole rispetto alla dimensione così grande dell'infinito e dell'infinità di Dio.
Capisco che lei l'abbia fatto per questa ragione e si sia seppellito di libri e tirato in testa il crocifisso in omaggio a tutto questo.
Rispetto le osservazioni mosse dal collega Cattaneo sulla determinazione dell'aula oltre che della sua presenza, ma come avevo ribadito poc'anzi, ci fosse stata in questo provvedimento un po' meno ideologia - perché una cosa è il suo rapporto con l'infinito e con l'eternità di Dio, altra cosa è il trasportare tutto questo all'interno di un'aula istituzionale - e un po' più di intervento legislativo che guardasse alla concretezza delle condizioni sociali, non saremmo in queste condizioni.
Il problema più grosso che avevamo di fronte era che avendola condotta in modo così ideologico, l'unica vera saldezza granitica che in quest'aula si deve determinare, ma per forza e per scelta, è quella della maggioranza. Ed essendo una maggioranza sovrabbondante - va oltre 40 su 60 perché ci sono variegate posizioni all'interno della minoranza (c'é una posizione dei colleghi Radicali che è di un certo tipo, di altre forze) questa articolazione non solo ce la possiamo consentire, anzi è una ricchezza. È così ricca e così articolata che ce la possiamo consentire fino al punto che, magari votando in Parlamento la legge n. 62, qua si possono dire altre cose. Io no, perché quando il mio Partito l'ha votata là in quel modo io qui la difendo nello stessere modo, essendo all'opposizione. È un'articolazione che, grazie alla vostra scelta, fino all'estremo limite dell'incoerenza, l'opposizione si può consentire.
Perché la scelta ideologica porta inevitabilmente a questo. Questa è la ragione del nostro confronto oggi.
Essere passati al merito della questione, ritengo sia un aspetto di grande importanza: infatti, questa complessa serie di emendamenti (ne condivido una parte, mentre su altri esprimo delle posizioni articolate) consente un confronto.
Da quest'aula, se sarete così determinati come dite, cosa di cui dubita la voce del popolo, perché la voce del popolo esprime un'equa ripartizione di responsabilità, sostenendo che vi é stata un'opposizione che ha fatto la sua parte, ma anche una maggioranza che ha avuto una convinzione veramente bassa in ordine a questa legge; altrimenti non saremmo qui, per più di due anni, con 46 voti su 60 Consiglieri, davanti a 300 "ridicoli" emendamenti di merito, ma avreste travolto la Polonia.
Avreste vinto sul fronte russo dove non sono riusciti né Napoleone n Hitler. Avreste superato i traguardi napoleonici e il fronte russo sarebbe stato vostro. Invece, nonostante questi numeri e questi equipaggiamenti non ci riesce riusciti perché manca la vostra convinzione (adesso oltretutto, "avete" anche Putin e quindi il fronte russo è espugnato nei fatti).
Qualora non ce la faceste - lo dico come se fossero presenti i giornalisti de L'osservatore romano" e de "La voce del popolo" - avremmo combattuto, sul terreno della legge n. 62, una battaglia coerente e non ideologica che avrebbe dato soldi sia alle scuole statali sia alle scuole paritarie.
Non ce la farete con questa campagna ideologica e sarà tutta vostra la responsabilità.
Dopodiché, procediamo pure con un confronto di merito sugli emendamenti (alcuni che condividiamo di più e altri di meno) con l'intento di avanzare una proposta alternativa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 18.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 2 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 442 presentato dai Consiglieri Manica, Marcenaro Riba, Suino, Riggio, Placido: L'articolo 1 è così sostituito: "Articolo 1.
1. La Regione Piemonte al fine di rendere effettivo il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo statali e paritarie (nella definizione data dalla legge n. 62/2000 articolo 1, comma 2) nonché il diritto all'apprendimento per tutto l'arco della vita, la Regione e gli Enti locali ai sensi degli articoli 2, 3, 33 e 34 della Costituzione e nel rispetto di quanto previsto dal d.lgs 112/1998 promuovono interventi volti a: a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico sociali e culturale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti b) favorire la prevenzione ed il recupero del disagio giovanile c) garantire agli utenti la qualità del sistema dell'istruzione in costante rapporto con il mondo del lavoro, della cultura e della ricerca".



TAPPARO Giancarlo

Volevo segnalarle, Presidente, che l'abrogativo dell'articolo è stato fatto; ora, se non sbaglio, siamo nell'abrogativo dei commi.



PRESIDENTE

I parzialmente sostitutivi e modificativi li trattiamo in seguito adesso passiamo a quelli sostitutivi di tutto l'articolo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi.
Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il campo della formazione scolastica è quello che più si presta ad accostare interessi politici con scelte ideologiche e convinzioni religiose, ossia le convinzioni legate alle scelte di confessione religiosa.
E' un campo di grande delicatezza che, nel modo in cui viene affrontato dalla società, ne caratterizza la propria natura.
Si può dire: ma lo Stato deve avere, in sé, anche una funzione educativa? Io penso di sì, penso che l'organizzazione di uno Stato debba contenere in sé una scelta educativa. Ma in cosa consiste la scelta educativa di uno Stato? Anche qui ci sono diverse risposte; c'è chi può sostenere che la scelta educativa deve essere la scelta educativa che fa capo - Assessore Leo, che parlotta con altri - ad uno Stato che ritiene di scegliere un'educazione con un'impronta ideologica o con un'impronta legata a una scelta di confessione religiosa. Ci può essere la scelta di un'attività educativa dello Stato in questo senso.
La nostra Costituzione, viceversa, è nata non rifiutando una scelta educativa dello Stato, ma dicendo che la scelta educativa del nostro Stato, che fa capo alla nostra storia, doveva consistere nel rispetto delle culture e delle fedi differenti. Il cardine del ruolo educativo che la Costituzione ha assegnato allo Stato è questo. Lo troviamo in decine di articoli della nostra Costituzione: lo Stato deve avere una funzione educativa e la funzione educativa dello Stato che abbiamo costruito, anzi che ci hanno regalato coloro che lo hanno costruito, è quella di educare al rispetto delle culture e delle fedi differenti, perché la convivenza civile che questo Stato organizza e auspica è quella fondata sul rispetto reciproco.
Se stiamo lì dentro, e penso sia difficile sostenere il contrario capite che un provvedimento come questo, che consegna a un apparato istituzionale, la Regione Piemonte, il compito di scegliere ideologicamente una finalizzazione di risorse pubbliche a favore di chi compie scelte di carattere confessionale è una scelta che contraddice il quadro costituzionale, lo contraddice alla radice; lasciamo stare l'articolo 33 ("senza oneri per lo Stato"), guardiamo alla sostanza: dobbiamo costruire uno Stato non confessionale, che educa al rispetto delle diverse posizioni. Questa legge confligge in modo esplicito con i principi costituzionali che riguardano il tema dell'educazione al rispetto reciproco di tutte le differenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, questo è un primo emendamento che pone una questione di principio e dalla cui lettura, se i colleghi hanno avuto la pazienza di leggerlo, si evince il carattere alternativo della proposta che noi avanziamo durante questa discussione.
Noi assumiamo come riferimento la Costituzione e la legge 62, una legge dello Stato italiano, e prevediamo il finanziamento non per un gruppo di scuole, per alcune categorie di cittadini, ma per le scuole statali e non purché paritarie. Ora, siccome si discute tanto di come affrontare questa battaglia, qui c'è un primo punto di discrimine tra noi e voi altri: voi immaginate un intervento che preveda finanziamenti per alcune scuole; noi immaginiamo, ancorando la nostra politica scolastica alla Costituzione e alla legge 62, un intervento che stia dentro questa logica e questo contesto. Sono due impostazioni completamente diverse: noi stiamo dentro una politica, dentro una legislazione, dentro i principi costituzionali voi, da questo punto di vista, compiete una forzatura.
Ecco allora la prima questione che pone un problema di visioni diverse, Assessore Leo, con le quali affrontare questa questione. Se voi vi foste mossi su questa base e aveste assunto come asse la legge 62, la legge sulla parità, avreste trovato in questo Consiglio regionale una discussione e una disponibilità che oggi, per questa impostazione che date alla legge, non potete trovare. E qui rispondo anche al collega Contu facendo una riflessione di carattere generale. E' evidente che io preferisco discutere dell'emendamento all'articolo 1 che non della "nutella", come si è fatto nei giorni scorsi, perché penso che, sfidando la maggioranza su questo terreno e indicando un articolo che disegna un'alternativa per quanto riguarda l'intervento relativo alle scuole, io abbia la possibilità di manifestare su questo terreno i limiti della proposta che avanza questa maggioranza di governo della Regione Piemonte.
Questo è il punto.
Naturalmente mi rendo conto, caro collega Contu - te lo dico per la franchezza con la quale sono abituato a discutere di queste questioni - che si misurano due diverse concezioni del ruolo dell'opposizione: quelle di chi, in sostanza, si è posto il problema in questo momento di impedire che con un atto di forza regolamentare, la maggioranza imponesse una discussione che di fatto provocava la caduta degli emendamenti e impedisse una discussione di merito, e quindi di chi si pone il problema di competere con la maggioranza sul terreno del merito per dimostrare - ripeto che era possibile un'altra legge e una migliore legge che si ponesse insieme il problema di conseguire l'obiettivo del diritto allo studio, ma che lo facesse non perdendo di vista alcuni principi di fondo, cosa che voi invece con questo provvedimento abbandonate totalmente. Un'altra concezione invece del ruolo dell'opposizione - collega Contu, io penso - è quella di chi, in sostanza, ritiene che si debba svolgere un'azione di contrasto purché sia alle politiche di una maggioranza, in questo caso di governo del centrodestra e che, tutto sommato, pensa che tanto peggio sia tanto meglio. No, io non penso che sia così e penso che noi abbiamo tutto l'interesse a dimostrare, viceversa, che la legge con la quale voi tentate di parlare a una parte della società piemontese sia una legge sbagliata, ma io posso farlo con tanta maggiore forza e con tanta maggiore credibilità nella misura in cui dimostro che se io fossi in quei banchi farei un'altra legge, cioè non mi limiterei a svolgere un'azione di contrasto, punto e basta.
Qui c'è un punto, secondo me, Contu, di differenza fondamentale; qui non si tratta di essere forti o deboli, consociativi o no, perché 400 emendamenti non sono uno scherzo. Io non parlerei di golpe, Contu, lo dico anche ai compagni del mio partito; io ho imparato a usare le parole giuste al momento giusto, il golpe è un'altra cosa e se noi sbagliamo a usare le parole, quando poi c'è il golpe per davvero, non sappiamo più che parole usare.
Eravamo in presenza di una forzatura regolamentare grave, noi l'abbiamo contrastata e finalmente possiamo discutere del merito, e io penso che questa sinistra abbia tutto da guadagnare da una discussione di merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Condivido queste ultime considerazioni del Consigliere Ronzani; penso anch'io che nella scorsa giornata siamo stati in qualche modo obbligati a intervenire su una serie di tematiche importanti per sottolineare come ci fossero argomenti sicuramente urgenti che meritavano l'attenzione di questa assemblea e l'eventuale discussione anche con priorità rispetto a questa legge, però ovviamente il concetto di priorità è un concetto che ognuno di noi può interpretare diversamente.
La maggioranza ha più volte ribadito che questa era una priorità intrinseca che stava all'interno di scelte di fondo e che andavano oltre le priorità che emergono dalla realtà concreta, quindi ci sfida ad affrontare questo tipo di tematica.
Entrando nel merito del tema è evidente che ci confronteremo a tutto campo, lo si è sempre saputo e stasera verrà confermato. Affrontiamo una discussione sul sistema scolastico, su quale debba essere la sua funzione perché, nei fatti, quando si interviene con proposte che forzano l'attuale forma istituzionale del sistema dell'istruzione, si va in quella direzione.
Questo emendamento illustra alcuni elementi del perché sia fondamentale che continui a essere pilastro del nostro sistema formativo, la scuola pubblica. In una situazione in cui le risorse non sono illimitate, bisogna concentrare le risorse sulla scuola pubblica e non distribuire risorse riservate all'istruzione per finanziare altri tipi di scuole, che sono del tutto lecite, e possono essere scelte dai cittadini (elemento su cui non c'é dubbio e nessuno vuole mettere in discussione). Quando cittadini fanno quel tipo di scelta, non possono essere trattati allo stesso modo dei cittadini che si rivolgono alla scuola pubblica. Alcune indicazioni che sono contenute in questo emendamento, lo ribadiscono.
E' evidente che il rimuovere ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che si frappongono al pieno godimento del diritto allo studio non può che essere una priorità che si danno le scuole finanziate dallo Stato che mettono al centro lo studio come diritto da garantire a tutti quindi non possono non essere vincolate da elementi di finanziamento, di sopravvivenza. La scuola statale deve avere questa caratteristica, deve avere l'obiettivo di garantire a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche sociali e culturali di partenza, il diritto allo studio che vuol dire non solo di poter accedere alla scuola, ma anche intervenire in modo appropriato rispetto a figure sociali e culturali che si trovano in situazioni svantaggiate. A maggior ragione quando si parla di recupero del disagio giovanile o di altri aspetti collegati.
Una scuola deve non solo permettere l'iscrizione e la frequenza, ma anche che quella frequenza sia utile. Adottare una serie di misure concrete, di sostegno, a che tutti quanti quelli che frequentano la scuola siano messi in condizione di farlo in modo proficuo per cui alla fine escono da quel percorso scolastico in condizioni il più possibile alla pari degli altri. Devo dire che, purtroppo, negli ultimi anni, si è ridotto il finanziamento alla scuola nel suo insieme, molto di più alla scuola pubblica. Una parte delle risorse sono già state dirottate al sistema non pubblico, quindi il sistema pubblico non è in grado, già oggi, di garantire questi elementi. Opporsi ad un provvedimento che peggiora ulteriormente questo tipo di situazione della scuola pubblica, è fondamentale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Se l'emendamento precedente proponeva, o tentava, di presentare un'impostazione di carattere abrogativo, questo entra nel merito partendo da riferimenti per noi fondamentali. Che cosa cerchiamo di farvi comprendere? (Anch'io, in parte, riprendo il tema affrontato dal Consigliere Contu).
Siamo profondamente affezionati al sistema di regole, alle regole, alla democrazia e al dialogo che devono caratterizzare un sistema, un paese, le istituzioni, la politica. Per usare un termine caro ai competenti, ragazzi della sinistra giovanile che fa parte del nostro partito: un sentimento costituzionale. Siamo affezionati a questi aspetti, siamo affezionati a quella che è la cornice e i pilastri di questo nostro Paese, di questa nostra democrazia. Entrare nel merito che cosa significa per noi Assessore Leo e Consiglieri della maggioranza? Significa aver superato una imbarazzante pagina e metodo che voi stavate tentando di imporre in questa assise. Il ricorso ad una procedura, chiamiamola anomala per cortesia reciproca, una procedura, un sub emendamento, o come lo vogliate chiamare che, nella fattispecie, ci avrebbe, di fatto, impedito di arrivare ad un merito e, nel futuro, avrebbe costituito una pericolosa prassi alla quale rifarsi in tantissime altre occasioni. Questa è la prima questione.
Questione dirimente, perché questione che avrebbe inibito qualunque possibilità di dialogo e di confronto, che è cosa diversa da forme di consociativismo o similari. Dialogo e confronto sono il sale delle istituzioni che avrebbero creato un precedente, un vulnus (in questo caso legittimo parlarne), difficilmente non ripetibile in altre circostanze.
Seconda questione: la legge delega. Entriamo nel merito anche perch tenteremo, tentiamo con questi emendamenti, di convincervi della necessità di dotarvi delle condizioni per presentare una legge, che sia una legge quadro. Una legge quadro ancorata a dei principi. Per noi il principio di riferimento è il diritto allo studio per tutti. All'interno di questo principio e di una legge esistente in questo Paese, mi riferisco alla legge n. 62, il riconoscimento anche di quelle scuole paritarie, che non sono le private dell'1% esistente in questa nostra realtà. Non sono le scuole private che non hanno regole, che non rispettano regole né nelle assunzioni dei dipendenti, né nei diritti che vengono espletati nei confronti dei dipendenti e delle famiglie.
Noi ci rivolgiamo a quello che è la sostanza, il merito dal nostro punto di vista e che dimostreremo divergere dalla vostra impostazione e dalla vostra cultura nei confronti della scuola, poiché fortemente convinti che il carattere pubblico e laico dell'istruzione sia un fondamento.
Fortemente convinti, quindi questo sarà il motiv principale e sostanziale dei nostri emendamenti, fortemente convinti che sia necessario investire sulla formazione: una formazione che riguardi tutte le giovani generazioni presenti nel nostro Paese, una formazione che riguardi il sistema e l'impianto pubblico, perché avvertiamo la necessità, al fine di dare prospettiva e sviluppo futuro a questo Paese, di investire sulle famiglie attraverso l'asse portante del sistema della scuola pubblica, della scuola laica, della scuola aperta, della scuola frequentata da tutti, i figli dei ricchi e i figli dei poveri, gli handicappati e gli stranieri, ci vanno le diversità che diventano risorse, sinergia e ricchezza.
Ecco perché abbiamo accettato di entrare nel merito, per confrontarci nel merito e per cercare, dal nostro punto di vista, di convincervi a rimodulare questo provvedimento che, così com'è, sarebbe e sarà iniquo e ingiusto. Sarà soltanto un cash che, in qualche modo, verrà pagato ad una parte, minima peraltro, forse molto potente ma minima, ingiusta e iniqua e che non darà quindi una risposta sociale, una risposta in termini di investimento culturale e istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Colleghi, il contributo che i compagni del Gruppo dei DS hanno portato facendo riferimento, ad esempio, alla formazione permanente e all'apprendimento in tutto l'arco della vita, pone all'Assessore Leo il problema di dare organicità a tutto l'impianto della formazione scolastica e professionale.
Stiamo procedendo, proprio perché le circostanze e lo scontro politico a volte impongono di non poter dare organicità adeguata, nella costruzione del sistema scolastico del futuro, a mio giudizio in alcuni punti regredendo: tutto viene chiamato "riforma", ma in certi casi si regredisce.
Pongo un quesito all'Assessore Leo: se analizziamo l'organizzazione del sistema della formazione professionale, che dovrebbe diventare il canale parallelo a quello scolastico (dovremmo tentare di renderlo di pari dignità e di pari rilevanza di quello scolastico), vediamo un ibrido delle figure professionali. Stiamo assistendo ad uno scontro di principio nella formazione professionale.
Praticamente, da quando è avvenuto il trasferimento della formazione professionale dallo Stato alle Regioni, con il sistema delle convenzioni io stesso, come l'Assessore alla formazione professionale, finanziavo la Casa di Carità, i Salesiani, eccetera, anche se con un carattere diverso e, ovviamente, con un principio dove non si pone la libertà di scelta, che voi enfatizzate molto. Ahimè, coloro che accedevano alla formazione professionale erano costretti ad una scelta, vuoi per l'abbandono del percorso della scuola superiore perché non ce la facevano oppure perché la famiglia era in difficoltà. Noi - mi rivolgo all'Assessore Leo che probabilmente, è più afferrato nel percorso scolastico che in quello professionale - dovremmo tentare di rimuovere questo aspetto.
Si innesta una sfida tradizionale che è quella di rendere sempre più dignitosa la formazione professionale che adesso, con la nuova legge nazionale nella scuola, corre parallelamente alla formazione scolastica. Va ricordato che noi ci troviamo, sancito dalle norme, a dover operare con la formazione continua e la formazione permanente. Mentre qui stiamo combattendo una battaglia che dura giorni e giorni, che impegna risorse e tempo, facendo magari una cosa rabberciata perché spinti a tirar fuori un risultato, ci troviamo in mano il compito di progettare in modo sistemico la formazione scolastica, quella professionale, la formazione continua e la formazione permanente.
La formazione continua è quella di riqualificazione, mentre quella permanente, come dice la proposta dei colleghi dei DS, è quella della formazione intermittente per tutto il corso della vita, presupponendo che siano necessari momenti di riadeguamento delle conoscenze proprio per le grandi trasformazioni che subisce culturalmente la società.
Per questo motivo continuo a dire, malgrado lo sforzo che nel buono scuola si fa, la sfida non sarebbe da giocare con questa intensità. La sfida è, come lei e la sua maggioranza pensate di porre in un sistema unico, il rapporto tra formazione scolastica, formazione professionale formazione continua, formazione permanente e tutto questo legarlo in un modo organico? In questo contesto occorre credere ad una grande e forte battaglia che ci impegna. Sappiamo che qui lo scontro è fra due principi di interpretazione sul finanziamento alla scuola confessionale. Va da s che questa cosa si risolverà cercando di farla il meno peggio possibile.
Ma la tappa successiva, Assessore, non è rispondere alle sollecitazioni che magari le stanno già arrivando, di considerarlo come un pezzo di strategia (quella del buono scuola), ma di vedere cosa faremo in questi ultimi due anni dell'impianto formativo, che è di competenza della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente.
In quest'atmosfera un po' strana, in cui tutti quanti stanno semplicemente a guardare quanto tempo passa tra un intervento e l'altro senza soffermarsi sui contenuti - è sinceramente un peccato - vorrei ringraziare l'Assessore Leo per lo sforzo che compie nell'ascoltare e nel seguire il dibattito. Questo è sicuramente lodevole.
Vorrei dire all'Assessore (ma lo faccio in senso amichevole) che sono un po' stupito per questo provvedimento. L'Assessore Leo, infatti, sempre così ecumenico, sembra avere quelle braccia grandi che rassomigliano un po' al grande porticato di San Pietro. Questa proposta di legge ritagliata per uno spicchio così sottile della comunità piemontese, è abbastanza sorprendente.
L'Assessore cerca sempre di essere, a modo suo, e secondo il suo modo di vedere (sicuramente con onestà) cerca di essere giusto. Se si vuole essere giusti e intervenire veramente sulla questione dell'educazione e della formazione dei giovani nello studio (senza andare a scomodare Don Dilani e la scuola di Barbina), l'Assessore Leo sa meglio di me che dall'inizio alla fine del corso scolastico avviene il rovesciamento di una piramide: all'inizio del corso di studi, gli strati sociali più bassi sono la stragrande maggioranza; alla fine diventano una esigua minoranza.
Sarebbe stato giusto investire risorse - specialmente in un anno particolare in cui le risorse della Regione sono poche e si prevede che per diversi anni questa sarà la situazione - per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che si frappongono al pieno godimento del diritto allo studio, secondo quant'è previsto nella Costituzione e nella legge dello Stato, la n. 62. Sarebbe stato più corretto e a questo punto ci sarebbe stata la possibilità, da parte dell'Assessore Leo, di essere un grande diretto di orchestra capace di agire su tutte le note e su tutti gli stiramenti. Non si capisce perché bisogna suonare esclusivamente una nota e il piffero della scuola privata.
Voglio raccontare all'Assessore Leo - che sappiamo essere molto sensibile su queste questioni - un aneddoto di questi giorni. In seguito alla vicende della SARS, le scuole private americane hanno annunciato che non accoglieranno studenti provenienti dalla Cina. È un'azione di una gravità inaudita che non sarebbe mai stata possibile in un sistema basato sulla scuola pubblica. Una scelta di questo tipo, razzista antiscientifica, discriminatoria e con nessuna base, dal punto di vista delle conoscenze mediche e sanitarie razionali, è assolutamente impossibile. Vale la pena di sostenere quell'unica nota e dibattere sul "piffero" della scuola privata, quando c'é tanto da fare per garantire il diritto allo studio a tutti i giovani piemontesi?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Intervengo sull'emendamento per sottolineare che non esistono solo due posizioni, ne esiste una terza che cerco di spiegare.
I colleghi del gruppo DS fanno riferimento alla legge 62 e con l'emendamento c'é un'indicazione specifica, con riferimento al diritto studio, che i meccanismi del diritto allo studio debbano valere sia per le scuole pubbliche che per le scuole private.
E' sicuramente condivisibile, essendo una legge che abbiamo voluto tutti come centrosinistra; ma è diverso, collega Riggio, dal riferimento che prima faceva alle scuole private. Un giudizio positivo su questa modalità - e in generale sul principio del buono scuola - non è un giudizio su un buono scuola che va alle scuole private, ma alle scuole paritarie che sono, come si legge nella 62 "Sono scuole paritarie quelle che stanno all'interno del sistema integrato pubblico e che hanno un progetto educativo in armonia con i principi della Costituzione". Vuole dire che devono garantire a tutti l'accesso come dato fondamentale, ma anche coerente con i principi in termini generali.
Parliamo, quindi, di un qualcosa di diverso rispetto alle scuole private in generale.
Il riferimento alla legge 62 è condivisibile, ma aggiungo un elemento in più - ed è per questo che mi asterrò.
La legge 62 definisce l'obiettivo della parità e dell'integrazione da raggiungere attraverso il buono scuola e altri strumenti che possono essere definiti anche a livello locale. Le scuole paritarie debbono avere oggi un trattamento particolare per garantire la parità effettiva.
Il riferimento potrebbe essere fatto, perlomeno per affrontare il tema alle famiglie, nel senso che la libertà di scelta educativa, garantita dalla nostra Costituzione, per essere effettiva deve essere supportata da un punto di vista economico. Mi pare logico. Quindi quella libertà, per essere garantita, richiede anche un intervento di carattere economico. È un discorso diverso dal secondo comma dell'articolo 33 della Costituzione: la garanzia alla libera scelta educativa.
Un impianto complessivo, con riferimento alla 62, deve partire dalla legge 59, la legge Bassanini, e dal decreto legislativo di applicazione.
Ricordo ancora che il decreto applicativo della legge 59, il n. 1122 nel momento in cui definì le deleghe alle Regioni (stiamo parlando del '98) scrisse "Ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, sono delegate alle Regioni le seguenti funzioni amministrative"; ed elenca i contributi alla scuola non statale.
Questo è lo strumento normativo sul quale alcune Regioni, anche di centrosinistra, con modalità diverse deferirono le modalità del buono scuola o del contributo, sulla base della 59, della 112 e dell'elemento aggiuntivo più importante, la 62.
La legge 62, avendo superato le verifiche di costituzionalità, fa cadere molte osservazioni che stiamo facendo (e che molto spesso vengono accampate qui), in quanto la 62 prevede la possibilità di dare finanziamenti alle scuole paritarie e la 59 prevede la possibilità di dare finanziamenti alle scuole paritarie. È perfettamente coerente con un quadro di carattere costituzionale, altrimenti le questioni costituzionali sarebbero nato al momento dell'approvazione della 59, della 112 e della 62.
La linea del Gruppo DS la condivido, ma dovrebbe essere meglio sviluppata. Non voglio banalizzare le questioni, dato che stiamo discutendo di scuola e di scelte educative, ma alcune volte (e non è la posizione del Gruppo DS) emerge la posizione di dire che si vuole finanziare la scuola confessionale.
Ancora una citazione di Moro - poi non ne farò più - sempre al momento in cui si discusse dell'articolo 33. Rispetto a chi, in qualche maniera sosteneva che la scuola cattolica sarebbe stata una scuola chiusa, che avrebbe limitato la libertà, lui ribatteva che, accanto alla scuola pubblica, ci dovevano essere anche altre scuole, cioè non doveva esserci solamente la scuola pubblica. Davanti alla Costituente, sosteneva che "in fondo, dare una fede al principio della vita significa formare un'anima forte per una vita dura. Noi sappiamo che nessuna educazione chiusa riesce a sottrarre l'anima del fanciullo a questo flusso perenne della vita".
Poneva questo interrogativo: "Credete davvero che gli uomini restino sempre con le idee che hanno ricevuto in un dato momento e che, per un'esigenza spontanea, non le mettano in discussione?". Quanti sono coloro che si sono formati nelle scuole cattoliche e poi hanno messo in discussione il fondamento del principio educativo che hanno ricevuto in quelle scuole? Ciò a dimostrazione che questo tipo di scuola, quella che viene definita scuola confessionale, di per sé, garantendo la libertà educativa, non è una scuola chiusa, ma aperta, altrimenti non si spiegherebbe che cos'è capitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Uno dei pochi aspetti positivi è che, al di là delle diversità, riusciamo a entrare nel merito; tra l'altro, sono convinto che, se non si dovesse votare per schieramenti, il risultato del voto sarebbe decisamente diverso, perché le condivisioni sulle grandi linee di cui adesso parlava il collega Saitta, con alcune differenziazioni nello specifico che esistono nel centrosinistra, sono altrettanto evidenti e ancora più forti nel centrodestra, solo che una sorta di centralismo democratico - lo dico sapendo di cosa parlo - molto forte non porta i colleghi della maggioranza a differenziarsi nel merito.
Entrando nel concreto, una delle questioni che ci portano a sostenere quello che noi stiamo dicendo - lo hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, e utilizzo parole non mie, l'aspetto positivo è che rimangono agli atti - è che esiste una differenza di fondo fra l'intendere la scuola come istituzione e l'intendere la scuola come servizio. Noi intendiamo la scuola come istituzione, altri colleghi la intendono come servizio. Non è una differenza di poco conto: intesa come servizio, si pu andare a servizio pubblico o privato; intesa come istruzione, non c'è l'istruzione pubblica e l'istruzione privata, c'è solo l'istituzione.
Questa è una delle differenze fondamentali.
Venendo alle distinzioni fra scuola pubblica, scuola statale e scuola paritaria, approfitto per dire che la semplificazione mi porta - come ha portato il Consigliere Riggio e altri colleghi - dopo anni di distinguo fra scuole pubbliche e scuole private, a non aver ancora assimilato il fatto che esistono oramai tre tipi di scuole: le scuole del sistema pubblico statali e paritarie, e le scuole private, che in Piemonte sono l'1%; quando parliamo di scuole private, quasi sempre intendiamo le scuole che adesso sono paritarie, e su questo non c'è una grande differenza.
Ma qui voglio entrare nel merito, e il merito è sostanziale, perch nell'emendamento che abbiamo presentato c'è una differenza fondamentale. La legge 62 riconosce gli interventi, le borse di studio alle scuole statali e alle scuole paritarie, ma le riconosce a tutte così come il buono scuola o la borsa di studio dell'Emilia Romagna (come alcuni citavano), tant'è vero che le percentuali vanno con assoluta precisione agli alunni e agli studenti che frequentano sia le scuole statali che quelle paritarie. Al riguardo, voglio fornire alcune cifre, perché le cifre rendono molto più delle parole.
Le borse di studio della legge 62 alle scuole statali e paritarie per il Piemonte - lo sa molto bene l'Assessore, e mi scuserà se lo interrompo mentre parla senz'altro di cose importanti con il Capogruppo Cattaneo, ma sono convinto che nel merito questa è una crociata, anche se, Assessore Leo, mi creda, non penso di svolgere la parte del feroce saladino, perch la nostra è una crociata altrettanto nobile, poi negli anni a venire si vedrà quale era quella giusta - hanno portato a presentare l'anno scorso 11 mila domande. Sono cifre che l'Assessore conosce, ma mi rivolgo ai colleghi: sono stati distribuiti, con 6 milioni e mezzo di euro, 250 euro alle elementari, 660 alle medie e 1064 alle superiori. Con le stesse risorse, quest'anno ci sono 29.900 domande, tre volte tanto, e cosa succede? Che le risorse sono 188 per le elementari (passando da 254 a 188 euro), 188 per le medie (passando da 660 a 188 euro), 324 per le superiori (passando da 1064 a 324 euro): questo è il sostegno, la borsa di studio data alla scuola statale e alla scuola paritaria, quando la Giunta regionale del Piemonte aveva indicato come tetto 500-750 euro. Questo è il problema.
Questo è il motivo per cui - lo dicevo stamattina - il Sindaco Chiamparino, come presidente dell'ANCI, ha invitato la Regione Piemonte a rifinanziare questa legge; questa legge che vuol dire, colleghi e Assessore, finanziare la scuola statale e la scuola paritaria, che è cosa ben diversa dal pensare di finanziare esclusivamente la scuola paritaria.
Questa è la differenza.
Noi non siamo contrari - lo dico senza polemiche, e termino Presidente - a quest'accelerazione verso la scuola paritaria. Fino a 6 mesi fa, parlavamo di scuole private e, nel vecchio intendere, il provvedimento era rivolto alle scuole private; adesso si parla di scuole paritarie, fermo restando - mi auguro che ci siano - i controlli su questi passaggi, che per il momento do per buoni, anche perché tocca a qualcun altro verificare se tutte le scuole rispondono ai vari requisiti: bilancio, possibilità di iscriversi, organi collegiali, contratti collettivi, ecc.
Il punto fondamentale - vi ritornerò nei prossimi emendamenti - è questa grande differenza: la Regione Piemonte riduce di un terzo le risorse per le scuole e le borse di studio ai redditi ISEE 10 mila euro a famiglia (stiamo parlando di soglie molto basse), portandole a 188 euro. Ebbene questa non è una borsa di studio, Assessore Leo, è un'elemosina nel senso peggiore del termine. Pensate di arricchire chi ha già risorse, questo è il punto fondamentale, penalizzando l'istituzione scuola a vantaggio della scuola come servizio. Questa è la cosa fondamentale che ci distingue.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Mi è sembrato interessante l'intervento del collega Saitta, così come altri in cui si è cercato di sviluppare un ragionamento, anche se mi rendo conto - l'ho detto più volte - che le ore notturne non favoriscono l'attenzione al confronto di merito; d'altronde, abbiamo sperimentato più volte come la stanchezza naturale, oggettiva dei Consiglieri renda difficile la gestione dei lavori d'aula (mi sembra anche fisiologico) malgrado alcuni si sforzino, a ore come questa, di fare un ragionamento avendone ancora la forza e la volontà. Cercherò di farlo lo stesso, perch mi sembra apprezzabile il tentativo del collega Saitta di entrare nel merito di un ragionamento.
Una prima considerazione, che forse tutti potremmo condividere: quando uno Stato, sulle due grandi questioni del welfare, scuola e sanità, fa la scelta del servizio nazionale dell'istituzione, rende fondamentale l'elemento pubblico. Vi sono naturalmente eventuali elementi privati convenzionati o paritari che si vogliano dire (convenzionati se parliamo di sanità e momenti come questi se parliamo di scuola). Tali elementi privati Assessore Leo, possono vivere, pur in una scelta "pubblica", nella misura in cui non si "smonti" il servizio principale, quello pubblico, nazionale statale.
Gli inglesi direbbero la "private school", perché la "private school" in Inghilterra è la più pubblica scuola che esista. Se si "smonta" il principio del servizio sanitario nazionale e della scuola pubblica, non vive più nessuna scuola paritaria, non vive più nessuna struttura convenzionata in sanità.
Pertanto voglio dire alla destra - voi siete il centrodestra, siete il liberismo in questo Paese in Europa - state molto attenti a condurre l'attacco oltre una certa misura al servizio pubblico del welfare nella sanità e nella scuola. Se lo condurrete oltre un certo livello distruggerete anche quegli elementi che ritenete di libero mercato, che volete salvaguardare. Attestarsi sulla legge n. 62, oggi, tutto sommato, se ci ragionate, è un'operazione che avrebbe anche per voi una qualche saggezza. Forse implicherebbe qualche soldo in meno di rimborso diretto alle famiglie o direttamente alle scuole, sarebbe magari qualche soldo in più in borse di studio. La borsa di studio punta allo studente, alla sua qualificazione, alla sua formazione nel momento della scuola e alla sua formazione come elemento permanente e, se volete, un po' alla meritocrazia che, forse, nel campo scolastico, alla destra potrebbe interessare.
Guardate che quella norma e quell'equilibrio della legge n. 62 consente il finanziamento di entrambe, in modo paritario, senza "smontare" il servizio principale e fare decadere quello privato che non può che vivere in rapporto a quello principale. Se si vuole fare un'altra scelta - cosa possibile, siete al governo, avete la maggioranza, avete anche la possibilità, lo abbiamo fatto con altri numeri di cambiare il Titolo V della Costituzione, abbiamo fatto un referendum confermativo - potete anche tentare il cambiamento costituzionale su questo punto. Non vi è scandalo, è un ordine di battaglia politica in cui si decide che il servizio scolastico, che l'istituzione scolastica, non è più fondata su un principio statale, ma in una concorrenza paritaria tra altri due elementi. Se volete fare questo, allora il vostro provvedimento sul buono scuola avrebbe un senso.
Fuori da un contesto come questo, mantenendo l'assetto che lo Stato oggi ha in questo momento sulla scuola e sulla sanità, un provvedimento come il vostro rischia di mettere in discussione. Mettendo in discussione il servizio pubblico, si mette in discussione anche la possibilità di sopravvivenza del sistema paritario.
Ho voluto fare questo ragionamento perché partendo da un punto di vista diverso, quello di chi non metterebbe mai in discussione la scuola statale voglio assumere le vostre ragioni e proprio assumendo le vostre ragioni voi correte il rischio di "smontare completamente l'orologio senza poterlo più rimontare". Guardate che Freud quando faceva questa affermazione parlando della psicanalisi e conoscendone i rischi, sosteneva una cosa fortemente a ragion veduta. Del resto, essendo una persona che non solo leggeva i menu, ma sapeva anche cucinare, si potrebbe dargli un po' di credito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio i Consiglieri che sono intervenuti, in particolare il Consigliere Saitta, che sulla vicenda, per ragioni storiche e politiche, ha una sensibilità diversa da quella di un altro pezzo del centrosinistra.
Bisogna meditare sulla decisione di finanziare scelte a favore delle scuole cattoliche.
Insieme al Consigliere Saitta vorrei ragionare su un elemento. La Democrazia Cristiana in tutti gli anni del dopoguerra, dopo avere scritto insieme ai laici, ai socialisti e ai comunisti, la Costituzione "fondativi" della nostra Repubblica, ha avuto ampi margini di autonomia nella gestione del potere. Ci sono stati anni in cui la Democrazia Cristiana ha veramente compiuto le scelte che riteneva più congrue per i propri obiettivi politici e di ordine sociale, riuscendo anche ad aggregare a sé altre forze.
Svolgendo, come diceva Gramsci, una secca egemonia nell'azione di governo ritagliando per se ministeri e quindi competenze che riteneva vitali e fondanti all'interno dello Stato, tra queste l'istruzione.
La riflessione che si potrebbe fare è: in tutti quei decenni in cui la Democrazia Cristiana ha avuto la possibilità di determinare le scelte fondamentali senza ostacoli, in tutti quegli anni, mai la Democrazia Cristiana si è spinta in una direzione di compressione dello sviluppo del sistema educativo pubblico nazionale. Non lo ha mai fatto. Questa è una scelta sulla quale sarebbe bene riflettere. Da parte del centrodestra di adesso, c'è, viceversa, la messa in moto di questo tentativo? Ritengo di si. Da parte di certi settori del centrodestra c'é proprio la volontà di smontare il sistema educativo nazionale pubblico. Così come c'é il tentativo di smontare il Contratto Nazionale di Lavoro sul territorio italiano.
State attenti perché se guardiamo al solo sistema scolastico, dato che il sistema educativo pubblico vive di fiscalità generale, state molto attenti voi sognatori, perché le scelte portano a delle logiche che hanno una forza cogente che, forse, va al di là delle intenzioni di chi le ha evocate, perché iniziate una strada nella quale la parola d'ordine della libera scelta educativa va oltre un principio difeso dalla Costituzione: oggi c'é libera scelta educativa per tutti, perché si possono liberamente iscrivere i figli alla scuola pubblica o scegliere di iscriverli alla scuola privata.
In queste nostre società basate sull'economia di mercato, ogni scelta è legata alla condizione della classe sociale di appartenenza. Non esistono le scelte, ma esistono le scelte garantite. E tutte le scelte sono garantite. Poi ci sono le scelte che posso realizzare e le scelte che, pur garantite, non posso realizzare. Per esempio, dovrei trascorrere sei mesi al mare perché ho bisogno di respirare iodio, ma non ho i soldi per andarci e pertanto rinuncerò.
State attenti, perché se mobilitate una situazione nella quale dite che permettete questa libera scelta educativa con erogazioni di denaro pubblico, ricordatevi che questa scelta porterà come successiva conseguenza - non lo si dice adesso ma nascerà dopo - che quelle famiglie che affrontano le spese per le scuole private chiederanno di togliere dalla fiscalità pubblica la quota di fiscalità che loro continuano a pagare per mantenere i figli degli altri nel sistema pubblico educativo. State attenti! Forse, la Democrazia Cristiana questo pericolo l'aveva intravisto e mai si era spinta in questa direzione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 442.
Il Consiglio non approva.
Prima di riaggiornare i lavori d'aula a domani mattina alle ore 10.00 ricordo che domani, alle ore 09.30, sarà convocato il Comitato di Solidarietà.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 23.51)



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