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Dettaglio seduta n.334 del 15/04/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.27)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bolla, Bussola, Casoni, Deorsola Ghigo, Marcenaro e Rossi Giacomo.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)" (rinvio)


PRESIDENTE

Mi è stato riferito che devo fare una precisazione. Oggi c'è stata la relazione del Presidente della Commissione competente, il Consigliere Cattaneo, sul provvedimento assegnato in Commissione con il termine di 15 giorni. Il termine è scaduto, il provvedimento ritorna in aula quest'ultima lo calendarizzerà. Oggi non è in discussione il provvedimento sarà compito della Conferenza dei Capigruppo calendarizzare il provvedimento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Desidero dare, in pochissimi minuti, un contributo alla lettura di questa decisione. Ho evitato di intervenire prima dell'interruzione, ma ripensandoci, ho ritenuto opportuno esprimere il mio pensiero relativamente l'interpretazione.
La mia impressione è che il Regolamento sia abbastanza generico quando, mi sembra al secondo comma, si dice: "entro il termine prefissato la Commissione riferisce all'aula". La mia interpretazione è: poiché il contenuto del "riferisce all'aula" è il più vasto possibile - il Regolamento non può fare un elenco - la Commissione potrebbe riferire all'aula che: ha terminato i lavori; non ha terminato i lavori; intende proseguire. Insomma, riferisce all'aula quello che crede.
Secondo il mio punto di vista, non è automatico il ritorno all'aula con il "riferisce all'aula". La Commissione potrebbe anche riferire che i lavori stanno proseguendo: ma, a quel punto, il Consiglio regionale cosa deve fare di fronte ad una relazione di questo genere? Deliberiamo di rinviare in Commissione la legge? A me sembra una procedura un po' strana di andirivieni.
Ho voluto sommessamente fare presente che, dal mio punto di vista, per tornare in aula, ci vuole un voto della Commissione, la relazione è un'altra vicenda. Lo do come contributo, nulla di più.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Comunicazione della Giunta regionale in merito all'evento sismico dell'11 aprile 2003 nel Tortonese


PRESIDENTE

Procediamo con il punto "Comunicazioni della Giunta regionale regionale sull'Evento sismico dell'11 aprile 2003 nel Tortonese".
C'è stata un'informativa tecnica dell'Assessore e degli Uffici a tutti i Consiglieri in Sala Viglione anche con la proiezioni di diapositive.
Ritengo giusto che l'Assessore Ferrero faccia una comunicazione di natura istituzionale all'aula durante i lavori del Consiglio regionale. Anch'io come ho detto in apertura di seduta, sono stato in visita ai comuni colpiti dal sisma e ho raccolto alcune testimonianze ed esigenze che trasmetterò a fine seduta.
La parola all'Assessore Ferrero



FERRERO Caterina, Assessore protezione civile

Abbiamo avuto modo, attraverso la proiezione di una serie di slide preparate dall'Arpa, di dare una inquadratura complessiva di dati relativamente all'evento.
Una scossa sismica di magnitudo 4,8 della Scala Richter, una situazione di difficoltà del territorio complessivamente coinvolto che prevalentemente riguarda il tortonese, ma che ha una estensione abbastanza consistente. I Comuni colpiti sono stati 67. I dati che vi fornisco sono stati raccolti nelle ultime ore, quindi sono in continuo divenire perché si stanno concludendo e stanno continuando le verifiche da parte degli Uffici regionale e provinciali relativamente l'evento.
I dati che abbiamo raccolto sono: 67 Comuni colpiti, 47 dei quali hanno segnalato danni. I danni complessivamente segnalati (quindi compresi anche strutture private) sono circa 3300. Ci sono 230 edifici inagibili parzialmente e totalmente e circa 270 abitanti evacuati. Quando parlo di abitanti evacuati parlo di persone che sono state alloggiate o nelle strutture predisposte dai comuni prevalentemente colpiti, immagino Serravalle Scrivia piuttosto che Novi Liguri, più altri soggetti che hanno trovato posto presso case di amici o parenti. Quindi non sono tutti completamente collocati nell'ambito delle strutture di emergenza che sono state predisposte per questa situazione.
L'evento è stato immediatamente monitorato dall'Arpa, le strutture della Protezione Civile, insieme agli Uffici tecnici della Regione Piemonte, si sono attivati per fare un primo importante lavoro che adesso è quello che attiene alla verifica dei danni attraverso una procedura di priorità. La prima è relativa all'individuazione delle difficoltà, dal punto di vista della staticità, per quanto attiene gli immobili di rilevanza pubblica (le scuole, le sedi comunali, le chiese, tutto quanto attiene luoghi di passaggio pubblico). In un secondo momento le abitazioni private.
La situazione è in divenire perché alcune strutture hanno mostrato una serie di problemi nelle ore successive all'evento. La Regione Piemonte attraverso gli Uffici delle opere pubbliche, servizi sismici e uffici della Provincia di Torino, hanno costituito un gruppo di tecnici che suddividendosi le zone della provincia colpita, stanno terminando la verifica dei danni. In questo momento non siamo nelle condizioni di dare una quantificazione di massima relativamente alla portata dei danni che sicuramente saranno ingenti e consistenti.
Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, si è recato in provincia di Alessandria a fare una serie di sopralluoghi nell'ambito dei comuni maggiormente colpiti: Sant'Agata Fossili, Serravalle Scrivia, Novi Ligure e altri comuni che sono tra quelli attorno o costituenti l'epicentro dell'evento.
Il Presidente Ghigo, nella giornata immediatamente successiva l'evento, ha inviato la richiesta di stato di emergenza al Governo Nazionale che, presumibilmente entro la settimana, nel prossimo Consiglio dei Ministri, assumerà questo atto.
Questo comporterà sul territorio, dal punto di vista degli interventi anche economici, una serie di attività legate intanto al primo intervento quindi tutto quello che attiene al sostentamento delle persone che adesso sono fuori casa; i pronti intervento che le Amministrazioni comunali hanno dovuto porre in essere per risolvere tutta una serie di problemi attinenti la sicurezza e poi, in un secondo momento, tutto quanto atterrà il discorso della costruzione.
Parallelamente al documento più tecnico, abbiamo realizzato un altro documento importante che non attiene tanto a questo evento, ma a quello che è in fase di attuazione e discussione a livello nazionale sul discorso della classificazione sismica.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha portato avanti un ragionamento legato all'approvazione di una ordinanza, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, avvenuta il 20 marzo 2003 (l'ordinanza n. 3274). Ordinanza molto importante perché dà il via a tutta l'attività di riclassificazione sismica attesa dalle Regioni. Dal punto di vista della sua applicazione, stante una serie di problemi che a livello nazionale si sono verificati, con questa ordinanza si attiva sostanzialmente la procedura.
Viene proposta una nuova classificazione che, per quanto riguarda la nostra Regione, estende l'interesse dal punto di vista sismico su tutto il territorio regionale e suddivide lo stesso in quattro zone: la più estesa che è quella residuale per certi versi, è la zona 4, di minore interesse rispetto alle altre tre; poi individua altre tre zone, che sono quelle di rilevanza più consistente dal punto di vista delle norme da applicare in quei territori relativamente all'adeguamento delle costruzioni esistenti e alle regole per costruire il nuovo.
Come potrete vedere nelle cartine che vi abbiamo indicato, questa classificazione evidenzia che sicuramente la Regione Piemonte dovrà fare degli approfondimenti, delle riflessioni, in quanto, per esempio, per quanto attiene all'ultimo evento, quello di qualche giorno fa, alcuni dei Comuni colpiti sono già inseriti nell'ambito della cosiddetta zona 3, altri sono ancora nella zona 4.
Quindi questa è la dimostrazione che la classificazione fatta dal Governo, con i criteri che erano stati stabiliti in fase di prima attuazione, dovrà essere rivista, per ricomprendere tutta una serie di Comuni all'interno delle zone di maggiore interesse, che attualmente sono in zona 4.
Lo stesso ragionamento è legato all'evento dell'agosto 2000, che dovrà essere ricompreso nell'ambito di questa classificazione.
A questo punto, le attività dovranno essere sostanzialmente parallele: una legata alla gestione dell'evento e dell'emergenza che è in corso, con delle prossime ordinanze di Protezione Civile, che ci mettono nelle condizioni di avere norme e risorse per poter far fronte all'evento in quanto tale; parallelamente, ci dovrà essere un'attività altrettanto importante e interessante, direi fondamentale per il prosieguo della gestione di questa materia, di adeguamento di questa classificazione alle nostre esigenze, con un'approfondita verifica degli edifici esistenti e lo studio delle norme per le nuove costruzioni. Queste sono le due importanti attività sulle quali ci si dovrà concentrare nei prossimi mesi.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Innanzitutto, in apertura del mio intervento, vorrei ringraziare l'Assessore Ferrero e l'Assessore Cavallera per la tempestività con la quale sono intervenuti nelle zone colpite dall'evento sismico dell'11 aprile. Credo che la Giunta sia intervenuta tempestivamente, insieme agli altri Enti: la Provincia di Alessandria e i Comuni.
Devo dire che, anche in questo caso, come in altre situazioni calamitose, la collaborazione tra le diverse istituzioni è stata importante, per dare sicurezza e risposte immediate alle richieste provenienti non soltanto dalle famiglie, dai cittadini colpiti dalla calamità, ma anche dalle istituzioni, in particolar modo da quelle più piccole.
Desidero mettere in rilievo il ruolo dei Sindaci, anche dei piccoli Comuni, che in questi giorni sono stati un punto di riferimento. Dovremmo riflettere, alla luce di queste esperienze, sul ruolo dei piccoli Comuni che è un ruolo importante. E ciò è stato dimostrato anche in questi giorni.
Sindaci di piccoli Comuni colpiti dal terremoto, come Sant'Agata, Carezzano ed altri, sono stati un punto di riferimento per le famiglie e per i cittadini. Questo è un fatto importante, così come - ripeto - è stato un fatto importante la collaborazione tra le diverse istituzioni. E' senz'altro un elemento positivo che ci rassicura, nella speranza - anche se ormai siamo abituati agli eventi calamitosi - che non ce ne sia più bisogno. In ogni caso, l'intervento e la sicurezza con la quale sono intervenute le istituzioni ed anche la Protezione Civile rappresentano un elemento di soddisfazione.
Oggi, dopo la relazione dell'Assessore Ferrero, dobbiamo riflettere e augurarci che il Governo approvi la richiesta fatta nell'immediato dalla Regione per quanto riguarda il riconoscimento di stato di emergenza e di calamità naturale. Spero che, vista l'entità dei danni provocati dal terremoto di venerdì, il Governo approvi subito, nel primo Consiglio dei Ministri, tale richiesta. Questo è il primo auspicio e non soltanto un auspicio, visto che in questi giorni ci saranno dei contatti prima della riunione del Consiglio dei Ministri per un esito favorevole da parte del Governo.
Inizialmente, sembrava che questa scossa fosse di lieve entità, ma in realtà è stata del settimo grado della scala Mercalli, quindi di una certa rilevanza; fortunatamente, è stata di breve durata e forse questo ha limitato i danni e soprattutto ha impedito che ci fossero delle persone colpite in maniera grave. E' stato davvero un miracolo che nessuno, a parte due persone che oggi stanno meglio, sia rimasto ferito o addirittura vittima dell'evento calamitoso.
Personalmente penso che la preoccupazione fondamentale che hanno i Comuni sia quella delle risorse per la ricostruzione e soprattutto per intervenire su quegli edifici pubblici che hanno subito un danno notevole: scuole, luoghi di culto, palazzi municipali come quello di Novi Ligure, di Sant'Agata, di Gavi e di altri Comuni. In particolare, mi riferisco alle scuole elementari di Serravalle, Gavi, ecc.
Penso che anche le famiglie abbiano un'analoga preoccupazione, per cui è necessario che si diano delle informazioni chiare su come ottenere i risarcimenti per eseguire i lavori di ripristino e delle notizie certe sulla loro entità. Credo che questo sia un elemento importante per dare sicurezza alle famiglie colpite dall'evento sismico dell'11 aprile.
Molti si sono già attivati e i tecnici sono intervenuti per verificare i danni; adesso è necessario un intervento sul Governo affinché sia data una risposta chiara. Anche perché la preoccupazione che abbiamo tutti qual è? Naturalmente che le risorse sono poche e che bisogna ancora intervenire sulle calamità verificatesi negli anni scorsi (terremoto del 2000, alluvioni, ecc.), e questa è una preoccupazione reale.
Le altre questioni, Presidente, che vorrei mettere in evidenza sono le seguenti. E' già stato chiesto, nella riunione di domenica, a cui hanno partecipato gli Assessori Ferrero e Cavallera, era quella di posticipare i termini per la presentazione delle osservazioni in merito al progetto del Terzo Valico. Molti Comuni interessati dal sisma sono altresì interessati al passaggio della Linea ad Alta Capacità. Se non erro, il termine fissato per la presentazione delle osservazioni è l'11 giugno. Oggi i Comuni colpiti dal sisma e interessati al passaggio del Terzo Valico e della Linea ad Alta Capacità sono occupati a fare altro: devono infatti dare risposte per quanto riguarda la calamità dell'11 aprile. Pertanto, spero che la loro richiesta alla Regione venga accolta e che ricevano al più presto una risposta.
L'ulteriori richiesta avanzata sempre dai Comuni è il posticipo dei termini relativi ad altre leggi nazionali e regionali. È in scadenza, per esempio, il bando relativo alla legge n. 4 sul turismo, a cui sono molto interessati i Comuni di quell'area.
Spero che l'Assessore prenda nota anche di questa richiesta, con la quale i Comuni chiedono il posticipo dei termini di queste leggi nazionali o regionali.
Presidente - e concludo il mio intervento - ho appreso con soddisfazione che anche lei ha visitato le zone interessate dal sisma.
Però, se lei è intervenuto in qualità di Presidente del Consiglio, sarebbe stato utile avvisare anche gli altri Consiglieri della Provincia di Alessandria, e non soltanto il collega Rossi, perché forse, assieme al Presidente del Consiglio, sarebbe stata opportuna anche la presenza di altri Consiglieri.
Se lei, invece, è andato in altra veste, è altra questione, ma i giornali hanno riportato che il Presidente del Consiglio regionale si è recato in visita ai luoghi del sisma. Sarebbe stato opportuno ricevere una telefonata, come Consiglieri della Provincia di Alessandria, per partecipare insieme a lei a questa visita.



PRESIDENTE

Effettivamente, mi sono recato in quelle zone tornando da Firenze perché ho trovato mezz'ora di tempo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi Oreste.
Ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Innanzitutto volevo rispondere all'ultima battuta del collega Muliere ricordando al medesimo che quando una persona, specialmente nel caso del Presidente Cota, decide all'ultimo momento di recarsi in visita a delle popolazioni o a dei territori, normalmente non informa l'intero Consiglio come d'altronde non hanno fatto gli altri Assessori che si sono recati in quelle zone. Io, come del resto credo anche lei, Consigliere Muliere, non sono stato invitato né dall'Assessore Cavallera né da altri Assessori quando si sono recati sui territori alluvionati. Ma penso che siano modalità normali. Aggiungerò che neanche il Vice Presidente della Provincia Borioli ha informato i Consiglieri provinciali - io sono Capogruppo della Lega Nord per la Provincia di Alessandria - quando si è recato a trovare i Sindaci dei Comuni alluvionati, né quello di Novi n quello di Sant'Agata Fossili. Per cui, ritengo che sia una normale prassi durante le emergenze. Credo che in quei casi il protocollo salti. È valso per la Provincia di Alessandria, e vale ovviamente per la Regione Piemonte perché l'intervento dev'essere tempestivo e non subordinato a lettere di inviti o avvisi a sessanta Consiglieri, più gli Assessori.
Entrando nel merito della questione - ricordo che sono già intervenuto anche ieri in qualità di Capogruppo della Lega Nord nella Provincia di Alessandria ribadendo le stesse cose - chiederei delle garanzie per i nostri terremotati. In questo, devo dire che il mio movimento politico mi ha seguito in pieno, perché noi, come Lega Nord, riteniamo che non si possano trattare i terremotati in modo differente da come sono state trattate nel nostro Paese - inteso Italia - altre popolazioni colpite da eventi calamitosi. E scendo nel particolare.
Quando si è verificato l'altro terremoto - stiamo parlando del 2001 che ha colpito le Province di Alessandria e Asti, gli aiuti economici sono stati riconosciuti solo ed esclusivamente a coloro che erano stati colpiti come abitazione, da ordinanza di sgombero, ovvero le case inagibili, che sono indubbiamente una percentuale minimale rispetto al totale dei danni.
Se una persona è stata colpita nei suoi beni, noi riteniamo che debba avere un riconoscimento danni almeno uguale a quello che è stato riconosciuto sia agli alluvionati del 1994, sia ai danneggiati della Regione Calabria: stiamo parlando di settembre e ottobre 2000, per intenderci parliamo del Decreto Soverato, trasformato in legge l'11 dicembre 2000 (legge n. 365). Questo credo che sia uno dei più recenti interventi di ristorno dei danni.
Specifico altresì che all'articolo 4 - Interventi urgenti a favore delle zone della Regione Calabria danneggiate da calamità idrogeologiche di settembre e ottobre 2000 - è riconosciuto un contributo a fondo perduto del 100% del danno riconosciuto per le abitazioni principali distrutte o non ripristinabili; per ogni altra unità immobiliare ad uso abitativo distrutta e non recuperabile è assegnato un contributo fino al 75% del valore dei danni subiti; per unità immobiliari gravemente danneggiate è assegnato un contributo fino al 75% del valore dei danni subiti e fino al 50% per le altre unità immobiliari ad uso abitativo.
Ricordiamo che alle imprese industriali, artigiane, e altre, è riconosciuto un fondo perduto del 40%, più un contributo sottoforma di prestito di un ulteriore 35% dei danni con un tasso dell'1.5% (parliamo di allora).
Inoltre, alle imprese che hanno subito danni per mancanza di attività viene riconosciuto, in base alle dichiarazioni di redditi, qualora ci sia stato un mancato introito causa evento calamitoso, un 60% a fondo perduto sul valore dei danni subiti.
Alle imprese artigiane e a tutte le altre imprese fino a venti dipendenti viene riconosciuto un contributo sempre sui danni, tenuto conto anche delle scorte, parti pari al 75% del valore dei danni subiti.
Credo che questi siano dati che assolutamente non possiamo non tenere in conto ed è fondamentale che alle nostre popolazioni colpite da terremoto sia riconosciuto un contributo almeno pari alle altre imprese o agli altri privati che hanno subito eventi calamitosi, che siano abitanti in Calabria (parliamo di Soverato, anno 2000) o i privati colpiti dall'alluvione del 1994, i quali, di fatto, hanno avuto il ristorno dei danni subiti comunque (ricordo che abbiamo giustamente pagato anche le cantine alluvionate o i garage), e non come si è verificato per i terremotati del 2001, sempre nelle Province di Alessandria e Asti, che invece si sono visti ristornare i danni solo se colpiti da ordinanza di sgombero dell'abitazione perch inagibile.
Noi chiediamo che la Regione si faccia portavoce presso il Governo affinché sia riconosciuto pari trattamento ai nostri terremotati, che ieri con tanta umiltà, abbiamo visto sui tetti a sistemare i danni o a spalare cemento per cercare di chiudere le crepe e così via. Quella è gente che merita di essere aiutata.
Non meritano una distinzione tra cittadini di serie A e di serie B dove per serie A si intende chi ha la casa inagibile e per serie B chi ha subito dei danni che molte volte, pur non comportando l'inagibilità della casa, ammontano a decine e decine di milioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Albano; ne ha facoltà.



ALBANO Nicoletta

Grazie, Presidente.
Concludo il ciclo degli interventi dei colleghi della provincia di Alessandria. Il mio intervento vuole dare atto alla Giunta regionale all'Assessore Ferrero, all'Assessore Cavallera e al Presidente Ghigo della tempestività con cui è stato affrontato l'evento sismico in provincia di Alessandria, che ha avuto il suo epicentro sicuramente nella zona del tortonese, ma che ha riguardato anche il novese e parte del territorio circostante, compresa la stessa città di Gavi.
Non sono stati riscontrati danni a persone, ma se si considera che ad oggi i Comuni che hanno segnalato danni ammonterebbero a 89, comprendiamo come vi sia sicuramente una situazione di difficoltà in tutta la provincia. Pare che addirittura i danni superino 100 milioni di Euro quindi mai come in questo caso si rende necessaria una concretezza e una tempestività particolare.
La nostra è una provincia che ha già vissuto, per tutto il corso dell'anno, degli eventi sfortunati, dalle piogge alluvionali, alle trombe d'aria, alle grandinate, insomma tutta una serie di criticità che hanno comportato delle difficoltà anche per gli operatori economici oltre che per i singoli cittadini.
Mi auguro - ma ne sono certa - che il Governo centrale accolga al più presto la richiesta del Presidente Ghigo.
Per quanto riguarda le percentuali del danno, non posso che concordare con il collega Rossi. Infatti, non soltanto le percentuali del danno devono essere elevate ai privati, ma anche per gli Enti pubblici. Pensiamo a tutti gli edifici pubblici lesionati in questi piccoli Comuni, che si trovano con il Palazzo Comunale chiuso - faccio riferimento al Comune di Gavi, dove sono residente - la Biblioteca Civica chiusa, l'Asilo chiuso, le Scuole totalmente inagibili, per cui si rende necessario trovare un altro luogo dove mandare a scuola i bambini.
Se la percentuale di danno non è elevata, non possiamo chiedere ai piccoli Comuni un esborso finanziario tale da comportare una criticità per il loro bilancio.
Il plauso mio personale va ai Sindaci - come ex collega lo posso dire che hanno affrontato l'emergenza veramente in modo ammirevole. Una volta tanto, credo che sia il caso di dire che la Protezione Civile ha funzionato: i funzionari regionali e i volontari si sono mossi bene; hanno portato una prima risposta importante a questo tipo di emergenza.
Quello che posso ancora augurarmi, come Gruppo politico, è che la burocrazia venga eliminata il più possibile in una situazione di questo genere e che ci sia un'accelerazione massima delle procedure per offrire i primi interventi, anche di tipo finanziario, perché sebbene i danni alle persone siano stati minimi, si pensi al disagio di quelle numerose famiglie senza casa, che hanno dovuto sistemarsi presso parenti, amici o nelle tendopoli. O ancora si pensi ai servizi pubblici, quelli proprio legati alla quotidianità, che in alcuni casi sono ancora sospesi.
Mai come in questo caso, quindi, deve esserci l'unità di tutte le forze politiche e l'accelerazione massima per avere un primo compendio finanziario a queste situazioni di disagio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente. In effetti, come alessandrina, era opportuno che intervenisse prima la collega Nicoletta Albano.
Non essendo della zona colpita e non avendo testimonianze personali da riportare in quest'aula, intervengo in qualità di osservatore esterno del caso sismico in discussione.
Non intendo, dunque, intervenire sulla prima parte dell'intervento dell'Assessore Ferrero, bensì sulla seconda, quella che la stessa ha definito "azione fondamentale".
Tempo fa, in quest'aula, su richiesta dei Gruppi di opposizione, si è svolto un importante dibattito sul problema sismico, in occasione purtroppo, di un altro evento sismico che ci ha particolarmente turbato, in quanto è andato ad investire delle scuole, sensibilizzando fortemente le istituzioni.
All'epoca - ricordo benissimo il mio intervento - il livello nazionale aveva bloccato da tempo la definizione dei criteri, e non sembrava in prospettiva avere soluzioni positive. Rispetto a quel dibattito, dalla discussione odierna emerge un dato positivo, che l'Assessore Ferrero ha opportunamente voluto fornirci: si tratta dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003 per la nuova classificazione dei Comuni in base al rischio sismico.
importante perché, a mio giudizio, il Consiglio si deve sicuramente attivare, essere presente ed essere sensibile ai problemi del territorio (in questo caso del territorio colpito nell'ultimo evento sismico). Ma il compito primario di quest'aula, della nostra attività istituzionale e delle Commissioni è proprio mirato ad un discorso di lunga prospettiva. Non possiamo soltanto accontentarci, come fanno legittimante i Consiglieri della zona, di portare le specifiche e puntuali richieste ed esigenze del territorio. Questa istituzione ha compiti di ben più grande responsabilità. Dobbiamo riuscire a far tesoro di questi criteri, definiti con molto ritardo dal livello nazionale, trasformandoli in azioni operative.
Durante la precedente discussione emerse che i Comuni sismici del Piemonte ammontavano a 41 e ci si chiedeva che cosa occorresse fare.
Qualcuno sosteneva che occorreva declassificare quei 41 Comuni perch erano in fascia 2, ovvero in fascia molto alta di rischio, pertanto con vincoli precisi e puntuali nella costruzione.
Vedo con piacere che la proposta di riclassificazione sismica secondo l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri mantiene in fascia elevata i 41 Comuni, ed estende ad un certo numero di Comuni finora esclusi la fascia terza (fascia a rischio medio). Occorre contemplare questa proposta anche con il fatto che tutta quella serie di Comuni recentemente colpiti non risultano ancora classificati se non in quarta fascia, quindi con un rischio molto basso e soprattutto con delle prescrizioni vincolistiche molto basse.
In questa fase è opportuno - questo è il compito, l'onere e l'onore di questo Consiglio regionale - riuscire a dare delle risposte di certezza e di garanzia ai cittadini.
Certo è opportuno valutare quale impatto può avere questa classificazione sulle norme e sui vincoli di costruzione edilizia, ma occorre farlo sapendo che magari alcune scelte non troppo popolari e un po' pesanti nel lungo periodo vanno a vantaggio dei cittadini.
Sono pertanto assolutamente favorevole al fatto che questa riclassificazione consideri ancora di grado elevato i 41 Comuni del pinerolese e della Provincia di Cuneo, che in questi anni si sono attivati grazie anche al Settore Sismico della Regione Piemonte (attualmente passato all'ARPA), che aveva seguito con grande attenzione e dispendio di energie proprio la fase autorizzativa delle costruzioni degli edifici.
Come dicevo allora, sono fermamente convinto che dobbiamo andare a vedere cos'é successo in quei Comuni - sono 41, sono definiti, sappiamo le regole che abbiamo dato e sappiamo i controlli che abbiamo fatto - per potere comprendere, da quel campione, come muoversi e quali benefici trarre da quell'esperienza per gestire il territorio, gli altri 1200 Comuni della Regione Piemonte.
un primo passo tardivo che il livello nazionale è riuscito ad attuare dopo mesi di polemiche e di contrasti. Abbiamo la responsabilità di gestire questi criteri e, ovviamente, mi riprometto di leggerlo con più attenzione, approfondendo soprattutto la relazione dell'ARPA.
Ritengo che il dibattito odierno sia stato positivo, in quanto abbiamo in mano questo documento, che rappresenta uno strumento di lavoro che va ben oltre la criticità dell'evento sismico del momento. E' grave e certamente, occorre intervenire con urgenza ed efficacia, ma il secondo documento, relativo ai criteri e alla gestione generale del territorio rispetto al rischio sismico, è uno strumento importante della discussione e del lavoro di questo Consiglio.
Ringrazio e apprezzo il lavoro, che so essere sempre molto attento degli Assessori Ferrero e Cavallera, però, la valutazione sarà conseguente all'attività concreta che riusciremo a fare rispetto a questi criteri senza scocciatori e senza andare, in qualche modo, incontro a tutte le richieste degli Enti locali, che vorrebbero, quelli colpiti certamente, avere tutti giustamente riconosciuti i danni. Rispetto a coloro che in questo momento si sentono in zone felici, non avendo mai registrato elementi di crisi sismica, magari dovremo procedere ad un'imposizione di vincoli alle costruzioni, come ci impone la stessa ordinanza ministeriale, in particolare nella costruzione di edifici pubblici. Certo sarà una fase non popolare dei lavori di questo Consiglio, ma assolutamente necessaria ed opportuna, sulla quale si misurerà la capacità di governo del territorio di questa Giunta e di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Marco Botta, che interviene in qualità di Consigliere.



BOTTA Marco

Intervengo per unire la mia voce a quella dei colleghi e per esprimere l'apprezzamento che è generale nei confronti dell'attività della Regione e di tutti coloro che sono stati impegnati in queste prime giornate legate a questo evento, che si è rivelato più grave di quello che in un primo momento poteva apparire. Le notizie che ci arrivavano in Molise - dove per un destino infausto eravamo presenti a portare contributi per la ricostruzione di quelle terre, per loro sfortuna, molto più colpite da un terremoto di 15 - 20 volte più intenso rispetto a questo che ha colpito le zone dell'Alessandrino - nelle prime ore, erano più confortanti, invece con l'andare avanti nel tempo si è visto che anche questo terremoto (che ha colpito principalmente i 60-67 Comuni dell'Alessandrino, ma non solo) ha causato danni.
I colleghi hanno già riferito sulla necessità chiara che domani o dopodomani, come lei ha già riferito in riunione tecnica al Consiglio dei Ministri, si assumano quei provvedimenti che ci aspettiamo e che sicuramente verranno assunti. Però, devo riportare al Consiglio l'apprezzamento generale scaturito nelle varie riunioni svoltesi nelle giornate di sabato e domenica, alle quali era presente anche il dottor Bertolaso - è un punto un po' di tutti i Comuni - relativamente alla prontezza ed all'efficacia del nostro sistema di Protezione civile che, a detta anche del dottor Bertolaso, costituisce un esempio da imitare.
E' evidente che queste settimane e questi mesi saranno importanti, che i 100 milioni di euro di danni che appaiono da un primo conteggio dovranno essere valutati con grande attenzione. Questo è un primissimo conteggio ed è necessario che tanto il Governo nazionale quanto il nostro Governo regionale riescano ad intervenire per alleviare quello stato di profondo disagio e profonda incertezza che ha colpito un po' tutta la popolazione soprattutto coloro ubicati nei centri rurali risentono di questo difficile momento.
L'appello è di assistere, come è già successo in occasione di altri eventi, questa parte del Piemonte, ma non ce n'è bisogno, in quanto conosciamo la sua attenzione, la sua voglia di lavorare e di restare vicino a questa ennesima brutta pagina che colpisce, nostro malgrado, il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Intervengo per svolgere due considerazioni. La prima è di carattere politico e costituisce un'attestazione di stima nei confronti della Giunta regionale nelle persone dell'Assessore Ferrero e Cavallera che puntualmente, ancora una volta, hanno dimostrato di avere una struttura efficiente, che penso difficilmente si possa trovare in altre realtà istituzionali.
Questo dimostra che non solo questa Regione è attrezzata, ma dimostra anche la capacità dei dirigenti di affrontare emergenze così come abbiamo visto, purtroppo, in passato. Parlo dell'alluvione del 16 ottobre 2000 parlo, ad esempio, del terremoto dell'agosto 2000 che aveva, anche questo danneggiato in una zona limitrofa a questa, alcune strutture private, ma anche pubbliche.
Ovviamente, quanto è stato detto è più che condivisibile, l'invito è a proseguire in questa direzione e a non sottovalutare quanto si è verificato.
Relativamente alla seconda considerazione, questo sistema elettorale ci fa verificare tutto il suo limite, è sufficiente osservare coloro che sono intervenuti, guarda caso, provengono tutti dalla realtà territoriale che è stata oggetto di questa disgrazia. Pare che rispetto ad un'Aula un po' disattenta, questo ci debba far riflettere e debba, ma è un invito al Presidente del Consiglio, far capire quanti sono i limiti di questo nostro sistema elettorale.
Era una considerazione che, forse, poco ineriva con la questione odierna, ma, essendo stata affrontata in modo corretto e dovuto, era giusta questa attestazione, ma era anche giusto richiamare questo aspetto, visto che dovremo lavorare anche in un'altra direzione.



PRESIDENTE

Dichiaro esaurito il punto ed evase le richieste di comunicazione pervenute.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 28: "Norme per il recupero funzionale dei rustici nonché delle superfici e dei volumi ubicati ai piani terreni, seminterrati ed interrati".


PRESIDENTE

Proseguiamo con la discussione generale sul disegno di legge n. 28, di cui al punto 4) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Il dibattito iniziato la scorsa settimana e che oggi ci accingiamo a proseguire, è un dibattito interessante. Stiamo discutendo di una norma specifica, di una norma, diciamo settoriale, molto particolare che affronta un aspetto specifico del governo del territorio della Regione, un aspetto di nicchia.
Il dibattito che abbiamo affrontato la scorsa settimana ha allargato la propria attenzione all'intera problematica del governo del territorio e all'intera problematica delle leggi regionali in materia di urbanistica.
Allora cosa dire di un Consiglio regionale che dal 22 novembre 2001, quando in modo forse un po' occasionale, qualcuno ha detto un po' precipitoso, ha approvato l'articolo 1 della legge urbanistica e poi si è fermato? Si è fermato perché, contrasti, opposizioni, in qualche modo anche velati e striscianti ostruzionismi, hanno fatto sì che questa importante legge di riforma, ritenuta opportuna e necessaria da molte parti, anche se con visioni diverse e contrapposte, una legge generale, unica importante di ridiscussione di che cosa è successo nel nostro Piemonte, venisse bloccata in Commissione e che per anni non se ne discutesse più.
Hanno ragione quei Consiglieri che criticano questo disegno di legge partendo dal fatto che si tratta di un disegno di legge che sarebbe stato giustamente e opportunamente, più utile discutere all'interno di un contesto generale, da discutere magari dopo l'approvazione della legge urbanistica regionale o all'interno della legge urbanistica stessa. E' anche vero che il Consiglio così lavora e così funziona, per cui occorre che noi stessi Consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, facciamo un piccolo esame di coscienza per capire quanto forti possono essere le nostre critiche contro questo provvedimento, quale forza possono avere le nostre critiche, quando tutti insieme, ciascuno per la propria quota di responsabilità, abbiamo bloccato in Commissione per anni la legge generale.
Non sono un tecnico del settore per cui ogni volta che devo parlare cerco di documentarmi e di approfondire prima.
Ritengo che il disegno di legge n. 28, sia un disegno di legge non condivisibile, che porti molti problemi e apra molte questioni e non dia risposte pertinenti al governo del territorio. Comprendo, anche se non condivido, che la Giunta regionale che non riesce, anche per propria incapacità e per propria indecisione, a fare una riforma complessiva scelga una scorciatoia, la strada apparentemente più facile, cioè fare tante piccole leggine di piccolo intervento, di risposta specifica e settoriale a interessi specifici, a richieste specifiche, scelga apparentemente la strada più facile, ma, in qualche modo, perdendo sia la strada generale per tornare a casa che tempo, anziché recuperarlo. Tanto è vero che anche i lavori di Commissione, svolti su questo specifico provvedimento, sono stati defatiganti e lunghi.
Nel momento in cui si tenta di normare, con una piccola legge un intervento specifico, ovviamente, emergono talmente tanti problemi addentellati con il governo complessivo del territorio che, alla fine neanche l'obiettivo di fare più velocemente, almeno una parte della riforma generale, è ottenuto. Voglio dare atto ai Consiglieri di maggioranza all'interno di questa critica, che è una critica anche dura rispetto a come vengono condotti i nostri lavori, che, in effetti, alcune delle strutture peggiori, delle strutture più gravi, forse le peggiori sono state almeno in parte corrette. Ricordo le molte critiche e osservazioni sollevate dagli Enti locali, ho sottomano l'osservazione che proprio il Comune di Fossano aveva fatto in sede di audizione rispetto a quel fenomeno che, soprattutto nella pianura piemontese, cuneese in particolare, è rappresentato dalle grandi costruzioni in cemento armato o in prefabbricato che sono diventate la costruzione tipica della nostre campagne, i rustici tipici delle nostre campagne. Almeno quello siamo riusciti ad eliminarlo dal provvedimento.
Prima non si faceva riferimento, nel disegno di legge della Giunta regionale, rispetto al destino dei grandi capannoni prefabbricati o in cemento armato, adesso, per fortuna, l'articolo 2 li esclude esplicitamente da un intervento di recupero e di riconversione funzionale del territorio.
In questa sede occorre anche dire che c'é qualche contraddizione rispetto alle politiche generali della Giunta e della Regione. Da un certo punto di vista andiamo, in "tutte le salse" e in tutti i modi, a tentare di vendere un'immagine del Piemonte che è sempre di più una immagine che difficilmente corrisponde alla realtà. Ho tentato di immaginare, di prefigurare che cosa potrebbe succedere alla cascina di mio nonno nella campagna fossanese. La cascina di mia nonna è composta dalle classiche due stanze più due, più un portico lunghissimo con una grande campata di tetti in cotto: diventerà una villetta a schiera. I nuovi proprietari potrebbero sicuramente decidere di ristrutturala in modo tale, nel pieno rispetto della normativa: una villetta a schiera. E' certo che viene conservato il patrimonio immobiliare e valorizzato ulteriormente, ma è anche chiaro che quella non sarà più l'immagine, il paesaggio, la struttura tipica della campagna piemontese, ma diventerà un'altra cosa.
Come si può giudicare questo disegno di legge? E' chiaro che le finalità espresse nell'articolo 1 sono condivisibili, le condividono tutti.
Anche Italia Nostra, tanto per citare un'autorevole associazione ambientalista sensibile e puntuale, esprime un parere favorevole rispetto ai principi. Come si fa a non essere d'accordo sul fatto che occorre economizzare sull'utilizzo del territorio, occorre sicuramente ridurre l'impatto delle nuove cubature, delle nuove cementificazione del territorio piemontese. Dall'altro punto di vista è anche vero che, una deroga come questa legge dà all'intervento in deroga ai piani regolatori e alle disposizioni comunali, rischia di incentivare (non sono dell'opinione di alcuni Consiglieri che vedono nella pianificazione comunale una garanzia e una certezza di buono operare), rischia di creare, accanto ai disastri fatti dai Comuni all'interno dei loro autorizzati Piani regolatori comunali, di incentivare un ulteriore degrado delle nostre campagne e dei nostri territori. Però - è vero - le premesse sono giuste e condivisibili e ci devono far ragionare rispetto alle nostre politiche urbanistiche e del territorio.
E' per quello che hanno ragione - ma solo per quello - coloro che chiedono una valutazione complessiva di quello che è stato. Che cosa è stata la famosa legge urbanistica regionale di cui tante volte parliamo? La famosa legge Astengo ci ha però dato quella cosa che io l'altro giorno definivo come un obbrobrio rispetto al Comune di Grinzane Cavour, cioè abbiamo ottenuto che, in base alle autorizzazioni comunali, abbiamo tante belle strade provinciali, comunali e statali con una serie di edifici industriali o commerciali che hanno distrutto il Piemonte, quel Piemonte in qualche modo da cartolina, quel Piemonte da immagine della pubblicità, che andrebbe tanto bene da vendere in giro agli stranieri, ma che poi, quando arrivano, forse con qualche difficoltà riuscirebbero a riconoscere e a orientarsi.
Allora, un giudizio critico, nonostante il lavoro fatto in Commissione lo ripeto - un giudizio critico e negativo rispetto al provvedimento perché è un provvedimento che in qualche modo finisce poi per travisare le sane e opportune premesse in una gestione che rischia di essere invece anzi, a nostro parere lo sarà sicuramente - negativa del territorio.



PRESIDENTE

Comunico che i Consiglieri Angeleri e Galasso rinunciano a svolgere i loro interventi.
La parola il Consigliere Segretario Botta Marco, che interviene in qualità di Consigliere.



BOTTA Marco

Nella continuazione del dibattito iniziato la scorsa settimana, il nostro voleva essere un apporto naturalmente a favore di questo provvedimento, che riteniamo importante e che va in quella linea, in quella traccia già evidenziata nella passata legislatura nella legge che ebbe grandissimo successo e che ancora oggi rimane una piccola ma significativa pietra miliare della normativa regionale, quella del recupero dei sottotetti. Lo spirito di questa normativa si inserisce su quella scia e, a mio avviso, risponde ad una serie diversa di richieste, di necessità provenienti in particolare dai territori rurali.
Innanzitutto, con questa normativa noi impediamo l'utilizzo ulteriore di territorio - non è cosa da poco - ed è una presa di posizione che si inserisce anche in un quadro di tutela dell'ambiente che dovrebbe fare onore poi alla Regione Piemonte. Infatti, il recupero di queste superfici a fine abitativo, a fini artigianali e commerciali evita che nuove costruzioni, nuove unità di tipo immobiliare vengano a gravare su un territorio che dispone di possibilità di recupero importanti.
Inoltre, diciamo che la normativa in parola costituisce un'occasione importante per rivitalizzare una serie di immobili rurali che invece, non dico che sarebbero destinati all'abbandono, ma che avrebbero evidentemente delle difficoltà ad essere riusati così come sono. E' un nuovo modo anche di incentivare la permanenza in territorio agricolo e rurale di popolazione, in particolare giovane, che può, con una spesa evidentemente limitata, continuare a utilizzare un patrimonio già esistente.
Devo anche dire, perché adesso è difficile ricominciarlo, che il dibattito dell'altra volta aveva apportato dei contributi molto alti d'ordine generale, e in particolare con riferimento alla nostra legge urbanistica, la famosa elegge n. 56, che come tutti sappiamo da molti mesi è sul punto di essere sostituita da una nuova legge urbanistica.
Dobbiamo dire che la passata legge urbanistica sicuramente aveva molti pregi, rispondeva alle esigenze di quel momento storico, cioè di quegli anni '70-'80 che avevano determinate necessità, anche di ordine, di dare un'organicità di sviluppo del territorio. Oggi, però, sappiamo e tutti condividiamo la necessità di andare oltre quella regolazione, quella normativa urbanistica e non per altro da ormai più di due anni giacciono in Commissione e hanno già avuto un primo esame altri provvedimenti che superano evidentemente la legge n. 56 del 1977.
Uno degli argomenti che è stato portato da chi non è favorevole alla normativa che stiamo esaminando è il discorso che con questa normativa la Regione scipperebbe o sostanzialmente toglierebbe ai Comuni la possibilità di intervenire o si sovrapporrebbe ad essi, limitando quindi la possibilità ai Comuni stessi di regolare come essi ritengono più opportuno la materia urbanistica.
E' già stato posto in rilievo l'altra volta invece che ciò non è vero in quanto un articolo specifico, uno degli ultimi articoli del provvedimento che andiamo ad esaminare anzi delega proprio ai Comuni l'individuazione delle zone su cui applicare o meno la normativa che stiamo discutendo.
Devo quindi respingere con grande forza l'obiezione di chi appunto sostiene che la normativa che andiamo a discutere rilancia nel modo peggiore il centralismo regionale. Non è vero, colleghi Consiglieri, è una lettura distorta di questo provvedimento; anzi, ripeto, questo provvedimento dà un contributo, dà un'occasione di sviluppo a tanti Comuni rurali, non obbligandoli ad uniformarsi alla normativa, ma dando la possibilità di scelta.
Io ritengo che il Consiglio regionale farà cosa buona quando, alla fine di questo iter, riuscirà ad emanare questo provvedimento; teniamo presente che comunque ci riferiamo a rustici iscritti al catasto per fini agricoli e residenziali e che anche questo tipo di ristrutturazioni a cui saranno interessati, saranno sottoposte a concessione edilizia.
Tutto ciò per dire che, evidentemente, lo spirito della legge mira ad offrire occasioni di sviluppo al territorio ma non di liceità di ogni intervento. Ciascun intervento verrà regolato secondo l'interesse del Comune e secondo regole precise.
Ritengo, dunque, che sia una normativa che vada a supportare una migliore regolazione del territorio e credo che non possa che trovare un pieno accoglimento da quest'aula. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente.
Vedo che non è in aula il Geometra Manolino.
Presidente, protesto perché il primo firmatario di questa proposta di legge non è in Aula!



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

No, è della Giunta.



CONTU Mario

Ah, è della Giunta? Ma è il relatore!



PRESIDENTE

No, il relatore è il Consigliere Gianluca Godio.



CONTU Mario

A proposito dei sottotetti, cade proprio a fagiolo la precisazione del Consigliere Cattaneo, perché questa legge richiama la legge regionale n.
21 del 1998, quella dei sottotetti. A quella fa riferimento questa legge.
In primo luogo, Presidente, questa legge stravolge tutti gli strumenti urbanistici in vigore. Si creerà un bel paradosso: potremo infatti avere nuclei residenziali in piena zona agricola.
Io non so se si possono emanare delle leggi in contrasto con la norma urbanistica, ovvero la legge n. 56. Questa legge, infatti, entra in aperta violazione con l'articolo 25 della legge n. 56 - legge sulla tutela e sull'uso dei suoli - in particolare per quanto concerne le norme per le aree destinate ad attività agricole.
chiaro che siamo in presenza di una situazione nella quale l'uso dei suoli non è più un aspetto o una condizione disponibile. Questa legge, nel tentativo di aumentare la rendita parassitaria, cosa fa? Recupera, chiude e amplia, dal punto di vista della capacità residenziale, tutto quello che è possibile chiudere, ridefinire e contenere. Ma non solo.
Assessore, credo che abbiamo commesso un errore, perché avremmo dovuto porre delle questioni o delle eccezioni di legittimità rispetto a questa legge, perché entra persino in contrasto con le norme sui condoni edilizi quelli relativi al 1985 e al 1994..
Vorrei ricordare, inoltre, che sempre la legge Tognoli, la n. 122 del 1989, riconosce il concetto di pertinenza - pertinenza ai fini residenziali come lo spazio da destinare al ricovero delle autovetture. Qui, invece si fa un bel "minestrone" e sulla pertinenza inventiamo un bell'incremento degli indici di residenzialità. Ma soprattutto va in deroga a che cosa, se non all'impianto del Piano Regolatore? In primo luogo perché si determina un aumento sicuro del carico urbanistico, senza che però vengano definiti gli altrettanti carichi aggiuntivi necessari per i servizi.
Vedo che il Vicepresidente Riba sorride; forse è una sua modalità di esprimere una certa ironia, perché credo che egli stesso contrasti un atto come questo.
Il vero problema è questo: se si pensa al condominio di Via Principe Amedeo n. 27, per esempio, con sessanta alloggi e con un bel piano piloti nel quale la Giunta dimentica i cinque principi dell'architettura e pensa di chiudere tutto questo piano, si recuperano delle belle superfici, che trasformate in volume, capite quali bei risultati si ottengono in termini di incremento della residenzialità. Questi sono i problemi che pone questa legge.



GODIO Gianluca

In positivo o in negativo?



CONTU Mario

Certamente in negativo.



GODIO Gianluca

Per quale motivo?



CONTU Mario

Perché va in deroga agli indici di edificabilità di quelle zone sanciti dal Piano Regolatore. Può una legge della Regione Piemonte andare in deroga ai Piani Regolatori vigenti? Può una legge andare in deroga alla legge quadro, che è la legge sui suoli? Allora si abbia il coraggio di dirlo: si facciano dei riferimenti specifici e si specifichi che quella non è legge sovraordinata, e a quella legge si può andare in deroga.
Mi pare di non aver trovato, relativamente a questa legge, ambiti di deroga rispetto alla legislazione esistente.
Vi sono, inoltre, gli aspetti storici e ambientali che vanno assolutamente tutelati: la legge n. 56 del 1977, all'articolo 24, norma in modo inequivocabile questa materia. E ci sarà da ridere - o da piangere! rispetto alle altezze utili e rispetto alle destinazioni d'uso degli immobili recuperati in questo modo. La vorrei anche vedere cimentarsi su edifici che hanno connotazioni ben precise in relazione agli abbattimenti delle barriere architettoniche, perché non sono tutti aspetti disgiunti.
Vi è, inoltre, almeno dal punto di vista architettonico, una modifica di tipo strutturale degli ambienti montani che non va assolutamente trascurata, perché dal punto di vista urbano va assolutamente tutelato l'aspetto paesaggistico che si è definito nel tempo.
Le finalità della legge sono chiare, da un lato, ridurre il consumo del suolo e, dall'altro, attraverso l'utilizzo normato da questa legge, si esalta la rendita, si incrementano gli indici di residenzialità e si violano le norme e le leggi di riferimento. Questo disegno di legge non esprime una finalità chiara, vale a dire lo sviluppo di un assetto urbano coerente sia dal punto di vista ambientale che della creazione di quelle condizioni minime che giustifichino quell'incremento. È una legge che si presenta come un grande regalo agli speculatori e questo è il dato dal quale dovremo partire.
Non è una legge che fa onore a questa Regione, anche se potrebbe essere coerente con la filosofia di questa maggioranza di governo. Credo che sia e rappresenti un grave precedente i cui guasti difficilmente sono recuperabili, perché ciò che si mette in campo e i facili consensi ai quali approda questa proposta di legge certamente saranno il vero contrasto per qualsiasi governo che auspichiamo possa subentrare al Governo di centrodestra nella prossima Legislatura.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Questa proposta di legge si presta ad alcune considerazioni di base nell'ambito del dibattito generale di tipo ambientale, difatti nelle note che accompagnano la presentazione si cerca di presentare questa legge come avente delle caratteristiche di tipo ambientale. Le finalità di limitare il consumo del suolo, favorire il contenimento dei consumi energetici rientrano, come tutti concordiamo, nell'ottica di quelle che sono finalità di tipo ambientale, in verità, come già per altre leggi, ci troviamo a verificare che questa Giunta di centrodestra è piuttosto abile a giocare con le parole, nel senso che, mentre afferma di voler raggiungere un obiettivo, in verità pone le basi per raggiungere l'obiettivo opposto.
Un esempio tipico di questo genere lo si può ritrovare nelle parole che ho ascoltato poco fa. Si è affermato che questa legge propone di garantire uno sviluppo del territorio, in realtà, questa legge favorirà una maggiore antropizzazione del territorio e sappiamo che in Italia, e il Piemonte non fa eccezione, il problema della antropizzazione del territorio è uno dei problemi più preoccupanti dal punto di vista ambientale.
Sappiamo che la dispersione e la diffusione delle case costruite sul territorio e non sempre abitate in modo continuativo, rappresenta uno dei grandi problemi. L'applicazione di questa legge produrrà non l'effetto di arrivare ad un contenimento dei consumi energetici, come viene detto, ma piuttosto un aumento nella produzione di anidride carbonica o, comunque, un aumento del consumo energetico. Pertanto, ottenere la riduzione del consumo energetico attraverso l'isolamento termico delle abitazioni poste al primo piano costruite sui pilotis fanno riflettere su come siano state costruire queste case e che case abbiamo fornito ai cittadini che ci hanno abitato se adesso per ottenere un migliore isolamento dobbiamo costruire sotto dei vani abitabili. E' una proposta abbastanza curiosa per ottenere un risultato energeticamente valido.
L'altro fatto che va a stravolgere del tutto l'obiettivo di risparmio energetico è che, come è stato spiegato precedentemente, questa legge favorirà l'aumento di una delle caratteristiche peggiori dal punto di vista urbanistico nel nostro Paese, ovvero la dispersione delle strutture abitative sul territorio, che rende problematica la gestione del trasporto pubblico. Se abbiamo strutture urbanistiche concentrate a livello centrale è ovvio che il servizio pubblico può garantire l'efficienza e raggiungere l'obiettivo più facilmente, invece se vi è una dispersione, come quella che si può vedere normalmente sul nostro territorio, sfido chiunque a realizzare un servizio pubblico efficiente che garantisca la mobilità a tutti i cittadini dispersi in una miriade di case individuali situate in modo frazionato e diffuso sul territorio.
Questo testo inevitabilmente favorirà l'aumento dell'antropizzazione e della dispersione, perché il primo risultato che potrebbe indurre e indurrà sarà il recupero. Difatti si pone l'obiettivo del recupero di strutture non più utilizzate, ma queste strutture saranno state abbandonate nel corso del tempo perché, evidentemente, la vita, il traffico, il commercio e la situazione abitativa avevano fatto sì che non fossero più congrue con lo sviluppo e lo svolgimento della vita. Utilizzando nuovamente queste abitazioni e unità produttive, perché sono previste anche attività produttive, si andranno a incrementare i movimenti, creando da un lato un aumento dell'antropizzazione, dall'altro, un'ulteriore complicazione del problema del trasporto; in ogni caso, causerà un aumento del consumo di risorse energetiche, producendo un fenomeno negativo dal punto di vista dell'inquinamento e del consumo di risorse producendo fenomeni negativi a livello più vasto.
Riteniamo che questo progetto di legge, come molti altri proposti da questa Giunta di centrodestra, non sia assolutamente utile alla nostra Regione. Certamente, sappiamo che è difficile riuscire a far ragionare chi pensa di perseguire degli obiettivi fidando esclusivamente sulla preponderante forza numerica dei Consiglieri presenti. E' inutile continuare a ricordare le proporzioni presenti all'interno di questo Consiglio.
Se si volesse ragionare in termini di utilità, credo che la cosa migliore sarebbe un ripensamento su questo testo e il suo ritiro, sarebbe la scelta più utile alla nostra Regione. D'altra parte, qual è il vero scopo di questo testo? Non è certo il recupero del volume esistente, in quanto il volume esistente fa già volumetria e, quindi, può essere recuperato dal proprietario.
Il vero senso di questo testo legislativo è quello di permettere il cambiamento dell'utilizzo e, in alcuni casi, prevedere un utilizzo produttivo, laddove non sia previsto dallo strumento urbanistico in vigore.
Credo che sia proprio questo il vero obiettivo, neanche tanto nascosto della proposta, non già un intento ambientale e non già un intento di risparmio energetico o di suolo. Poi, non si comprende perché in questo testo di legge si parli di risparmio di suolo, ma non venga assunto quale obiettivo primario in tutte le altre azioni. Qui parliamo di risparmio di suolo e, in altre occasioni, aggrediamo terreni agricoli, anche di pregio per proporre l'insediamento di strutture o pesanti infrastrutture.
Il giudizio complessivo su questo testo non può che essere assolutamente negativo per i motivi che abbiamo esposto. Ripeto, da un punto di vista ambientale, non può assolutamente essere spacciato come un testo che si pone problemi di tipo ambientale, proprio per i motivi che ho cercato di illustrare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Il disegno di legge n. 28 arriva in Aula dopo una lunga discussione in II Commissione, a cui era stato assegnato il 13 giugno 2000. Certamente da quella data ad oggi in II Commissione non abbiamo discusso esclusivamente di questo provvedimento, perché, data la sua corposa struttura, sarebbe stato un po' difficile, anche con la più grande fantasia, ma dal momento in cui è stato calendarizzato la discussione è stata piuttosto consistente.
Come Gruppo dei Democratici di sinistra, non abbiamo alcuna opposizione pregiudiziale ad un provvedimento che voglia davvero recuperare funzionalmente delle strutture già esistenti, per non occupare nuovi e ulteriori spazi, per non occupare in modo devastante o maggiormente influente di quanto non lo siano già oggi parti del territorio.
Non è certamente questa la nostra posizione, tant'è che su provvedimenti che, a nostro avviso, avevano una loro razionalità, come il provvedimento sui sottotetti (non il provvedimento del Consigliere Manolino che riguarda un condono preventivo, ma quello presentato dal collega Saitta nella scorsa Legislatura), molti Gruppi di opposizione, tra cui il nostro si trovarono d'accordo con quel provvedimento, in quanto recuperava spazi all'interno di strutture già esistenti, consentendo quel recupero, senza l'occupazione di spazi ulteriori, soprattutto in aree fortemente urbanizzate o all'interno delle grandi città o delle aree metropolitane.
Detto questo, riteniamo che questo provvedimento in particolare presenti qualche problema. Un primo problema è di ordine generale: avrebbero avuto senso alcuni provvedimenti stralcio come questo se fossimo stati all'inizio della Legislatura precedente e stessimo intraprendendo il cammino per una nuova legge urbanistica, rivedendo completamente la normativa piemontese.
Noi abbiamo una legge urbanistica importante (la n. 56), redatta da un grande urbanista, quale il professor Astengo, che in Piemonte ha ottenuto dei risultati, dotando tutti i Comuni di Piani regolatori e dando regole al nostro territorio, ma oggi, a trent'anni di distanza, occorrerebbero strumenti innovativi che, dal punto di vista della semplificazione delle procedure, consentano alle Amministrazioni comunali e alle varie realtà nel nostro territorio di poter procedere con maggiore celerità (oggi, per una variante di Piano regolatore alcuni Comuni aspettano magari un anno e mezzo o due). Voi capite che, oggi, i processi di modificazione dei territori e la velocità di alcuni processi economici non sono più coerenti rispetto a strumenti che non facciano della semplificazione e dello spostamento verso il basso di alcuni momenti e di alcune decisioni un elemento dirimente.
In questa direzione, ci si è mossi, ci siamo mossi anche noi, con la presentazione come Gruppo di questo testo.
La prima questione che si pone è come non sia più possibile, arrivati a questo punto, procedere, attraverso l'assunzione di strumenti e di disegni di legge parziali che intervengano su questo corpo di materie, senza assumere, invece, una decisione di ordine generale per quanto riguarda la legge.
Il provvedimento ci pare particolarmente insufficiente, anche dal punto di vista della sua strumentazione. Il provvedimento riguarda diverse tipologie di edifici, riguarda: il recupero dei rustici esistenti a scopo residenziale; il recupero dei piani terreni di edifici per destinarli ad abitazioni oppure ad attività direzionali; un terzo tipo di recupero riguarda seminterrati e interrati per destinarli ad attività direzionali commerciali, produttive, artigianali, ecc.
L'ordine di interventi che la legge consente è un ordine piuttosto consistente, di una certa rilevanza e di una certa consistenza che pu modificare, strutturalmente, in alcune realtà (penso ad alcuni piccoli comuni di cui il Piemonte è così ricco), le caratteristiche degli edifici di una serie di queste realtà. Non è una cosa di poco conto che può essere assunta con una leggina al di fuori della razionalità di uno strumento urbanistico di caratteri più vasti. Inoltre interviene su diversi tipi di destinazione che riguarda abitazioni, attività direzionali e commerciali.
Anche per quanto riguarda le destinazioni, è piuttosto ampio l'indirizzo della legge.
Solo grazie ad una lavoro compiuto in Commissione di un certo rilievo si è potuto, in alcuni articoli, in particolare penso agli articoli 3 e 4 introdurre delle limitazioni, delle delimitazioni del campo, che riguardano le problematiche e le zone a rischio idrogeologico e idraulico che sono certamente delle limitazioni e delle delimitazioni che, con un dibattito e un lavoro lungo in Commissione, si è riusciti a determinare, ma che non risolvono quella perplessità di fondo che avevamo.
Un provvedimento come questo, ha una vasta dimensione perché interviene su tipologie di edifici e su strutture di ambito molto vasto, non interviene su piccoli rustici qualsiasi situati chissà dove, è qualcosa di molto più consistente. Le destinazioni sono di tipo vario e complessivo.
Se a questo aggiungiamo il fatto che ci apprestiamo a discutere un'importante "legge Manolino" sul condono preventivo della costruzione di sottotetti abusivi, voi capite che ci stiamo incamminando in una direzione particolare. Ci stiamo incamminando nella direzione per cui si è, nei fatti, rinunciato allo strumento urbanistico e alla razionalizzazione dello stesso; una grande legge di programmazione non è il terreno che la Regione sceglie, si scelgono questi interventi, con queste caratteristiche tutte spezzettati, che modificano consistentemente pezzi strutturali di parti abitative consistenti dei nostri comuni e del nostro territorio.
Pensiamo che non si possa più procedere in questo modo, che bisogna fare un'altra operazione e che non era opportuno presentare questa legge come abbiamo cercato di dire in vari modi in Commissione, e che trova una nostra contrarietà anche nel dibattito in aula.
Per quanto riguarda l'espressione di voto che avremo alla fine del provvedimento, esprimo la nostra forte contrarietà di metodo e di merito.
Mi riservo in fase di dichiarazione di voto, di esplicitare meglio il voto del Gruppo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale. La parola all'Assessore Botta per la replica.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Desidero ringraziare tutti i Consiglieri che sono intervenuti sia in sede di dibattito generale che nel lungo iter che si è svolto in sede di Commissione.
Ho colto dall'ultimo intervento della Consigliera Manica - al di là delle obiezioni di carattere generale sul fatto che arriviamo con una legge puntuale, una legge che interviene sul realizzato - ho colto, dicevo, una serie di passaggi che ritengo positivi, ancorché critici. Così non è per le obiezioni sollevate dal parte dei Consiglieri del Gruppo Comunisti Italiani, del Consigliere Chiezzi, già intervenuto nella seduta scorsa e in altri interventi e dei Consiglieri Moriconi e Contu.
La proposta di legge, intanto per chiarire, è una proposta che la Giunta ha presentato già nella scorsa legislatura nel momento in cui si era affrontato il tema del recupero dei sottotetti, quindi dei volumi esistenti degli immobili della nostra regione. Una legge che, come è già stato ricordato dal relatore, il Consigliere Godio, ha dato frutti positivi.
Voglio ricordare che solo nel Comune di Torino, ma non solo, (presto presenteremo un monitoraggio che ha svolto l'assessorato sull'applicazione della legge n. 21 del '98) dicevo, solo nel comune di Torino circa un terzo delle concessioni rilasciate, riguardano il recupero di sottotetti. Andrei piano prima di dire si tratta di una legge fortemente connotata di aspetti negativi.
Capisco le obiezioni che pone il Consigliere Chiezzi, nella sua visione diversa dalla nostra, che assegna un ruolo quasi assoluto alla pianificazione e al Piano regolatore. Non vogliamo disconoscere il ruolo e il compito che deve assolvere il Piano regolatore nell'approvare le scelte che una città si da attraverso il confronto con l'Amministrazione regionale preposta al controllo. Voglio ricordare, mi riallaccio a quanto dicevo poc'anzi, che il disegno di legge già presentato nella scorsa legislatura era agganciato alla legge n. 21 e non fu presentato su nostra iniziativa ma su iniziativa di Consiglieri dell'allora opposizione e tutt'oggi opposizione. Fu un'occasione nella quale, si disse, "vediamo di approfondire il discorso del recupero dei rustici e di altri volumi ubicati nei piani terreni, seminterrati e interrati".
Credo che, dopo un'ampia consultazione, un ampio e approfondito lavoro in Commissione con il contributi di tutti i Gruppi, si sia arrivati ad un testo affinato, nel quale vi sono tutta una serie di pesi e contrappesi che consentiranno ai cittadini piemontesi che, è vero, hanno la proprietà di immobili, ma sono una larghissima parte dei nostri cittadini che possono cogliere un'occasione, un'opportunità che viene offerta alle amministrazioni comunali in deroga ai Piani regolatori.
Questa deroga, intanto, non viene imposta per legge, ma viene data la facoltà alle Amministrazioni comunali di utilizzare questo strumento evitando, per esempio, alle amministrazione, di mettere in piedi una variazione, una modifica al proprio Piano regolatore per arrivare, in tempi più rapidi, a consentire il recupero di quei fabbricati, di quei spazi esistenti - e insisto - che diversamente non sarebbero recuperabili in tempi brevi.
Quindi, in questo senso mi permetto di dire che ritengo invece utile cogliere il significato positivo della proposta di legge oggi all'attenzione dell'aula del Consiglio regionale, per affermare che noi non disconosciamo il valore del Piano regolatore. Nello stesso tempo, a fronte di un'esperienza positiva quale quella del recupero dei sottotetti, nata in deroga ai Piani regolatori stessi, diciamo che si tratta di uno strumento che i Sindaci, le Amministrazioni comunali hanno e avranno nel momento in cui questa legge potrà dispiegare i suoi effetti. I Comuni saranno liberi quindi non compressi, assolutamente non costretti all'applicazione, come prevede una norma di chiusura e come già prevedeva la legge regionale n. 21 del 1998 per quanto riguarda i sottotetti - di escludere l'applicazione della stessa.
La Giunta è disponibile; ho visto una serie di emendamenti, ovviamente non quelli che tendono ad un'abrogazione tout-court delle norme, ma quelli che hanno un apporto positivo, che ritengo possano essere esaminati e anche accettati nell'affinare ulteriormente la proposta di legge.
In questo senso, inviterei a fare un ragionamento meno ideologico e sicuramente più pratico e positivo, considerando in questa chiave una legge che interviene sul realizzato, su quello che già c'è, evitando la dispersione e l'abbandono, e non già un'ulteriore antropizzazione già esistente nelle nostre campagne. Non andiamo ad insediare nuove costruzioni: diamo la possibilità di recuperare una parte di immobili a fini abitativi, a fini parzialmente commerciali, a fini artigianali sostenendo anche una forma di risparmio energetico.
Quindi, non mi sembra un'operazione negativa; non vedo assolutamente la devastazione che qualcuno ha evocato, per cui ritengo che questa chiave di lettura possa essere interpretata in termini positivi, come un aiuto per il nostro territorio, non certo come una devastazione, tanto meno come una deturpazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 1.1) Emendamento rubricato n.10 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "L'articolo 1 è soppresso".
1.2) Emendamento rubricato n.11 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi: "All'articolo 1, il comma 1 è soppresso".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Anche le proposte più chiare devono essere sostenute, perché ci potrebbero sempre essere dei ripensamenti che, viceversa, in questo caso non si sono prodotti.
Gli interventi svolti in aula a sostegno totale e acritico della legge, zeppi di bugie, non hanno dato modo di capire se vi è la possibilità di influire sulla convinzione che ha la maggioranza di portare a termine quella che la scorsa volta ho definito una "porcata" di legge.
La replica dell'Assessore ha fatto altrettanto, sia pure con argomenti un po' più calibrati e, almeno nel tono, impostati da sobrietà di atteggiamento. Però rimane il fatto che penso che sia ben difficile riuscire a sostenere che questa legge è prioritaria rispetto alla nuova legge urbanistica, che giace depositata in due proposte di legge (un disegno e una proposta di legge) in Commissione. Stento a riuscire a capire questa scelta, perché dare la precedenza ad una legge di questo tipo mirata ad un piccolo problema, significa fermare l'attenzione su un tema molto marginale, anziché impostare una buona volta il discorso sulla nuova legge urbanistica, alla quale tanto tenete.
Un collega prima si chiedeva: "La legge urbanistica è ferma, la nuova legge urbanistica, le nuove leggi urbanistiche sono ferme! E' due anni che sono ferme! Come mai?". Lo chiedo anch'io: come mai sono ferme in Commissione? A cosa è dovuto il fatto che le leggi urbanistiche presentate dalla Giunta e - mi sembra, se non sbaglio - dal Gruppo dei DS sono ferme in Commissione? Portatele avanti! Sono state fatte le consultazioni: perché non si discutono quelle? Sono ben favorevole ad iniziare una discussione sulle nuove leggi urbanistiche! Non è di certo responsabilità del mio Gruppo né di altri Gruppi di opposizione se i provvedimenti sono fermi! Viceversa, voi portate in discussione una legge che compie un'azione molto pericolosa. Voi, con questa legge, realizzate una somministrazione coatta di una droga nella gestione delle trasformazioni dell'ambiente costruito. Voi inoculate droga, inoculate il vantaggio della rendita sulle trasformazioni urbane.
E' veramente stupefacente che abbiate il coraggio, dopo avere inoculato la droga in vena, di dire che, chi vuole, la può rifiutare. Ma andate a vedere chi ha la droga inoculata in vena: è difficile rifiutarla! E questa è una droga che crea una dipendenza istantanea. Il giorno della messa in vigore di questa legge è istantanea ed è molto difficile uscire da questa tossicodipendenza urbanistica, molto difficile. Voglio vedere qual è il Sindaco che, avendo nelle sue vene, per merito della Regione Piemonte inoculata la droga della rendita per tutti i fabbricati del suo Comune voglio vederlo - caro Galasso - quel Sindaco che prova a togliersi dalla vena, che fine fa, nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Voglio proprio vedere qual è il Sindaco che dice: "No, no, i miei rustici... Per carità! Non se ne parla nemmeno!" e va in Consiglio Comunale con una deliberazione in cui rifiuta la droga. Voglio vedere quanti sono i Sindaci che fanno questo atto! Quindi, la legge è veramente quella che ho detto la volta scorsa, cercher di non ripetermi, è quella.
Non si emanano leggi di questo genere: è mostruosa! Proprio per questo motivo, il primo colloquio che propongo alla maggioranza è quello reciso di dire di no: abroghiamo questo articolo 1.
Svolgiamo la discussione sulla legge urbanistica, ma abbandoniamo la volontà di gestire in questo modo le trasformazioni del tessuto edilizio esistente.



PRESIDENTE

Dopo l'intervento urbanisticamente proibizionista del Consigliere Chiezzi, darei la parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Volevo fare un intervento telegrafico, naturalmente a difesa e a sostegno non della legge, ma dell'articolo 1, del quale il collega Chiezzi ne chiede la soppressione.
Senza fare riferimenti così paradossali, che peraltro suscitano l'ilarità dell'Aula, prendo atto di essere uno che fino a qualche anno fa per motivi professionali, ha fatto il "drogato", come sostiene il collega Chiezzi, anch'egli drogato perché lui stesso professionista tecnico ed ingegnere oltre che politico. Ma se questa è droga, ben venga questo tipo di droga! Quando il Consigliere Chiezzi parla di legge urbanistica dicendo che si tratta di "droga leggera", vorrei semplicemente puntualizzare che un conto è una legge urbanistica che dia gli indirizzi ai Comuni su come vengono allestiti, redatti e predisposti i Piani Regolatori (parliamo quindi, di controllo territoriale e di normazione del suolo e delle modifiche dello stesso); ben diverso, invece, è quanto previsto da questa legge, in particolare dall'articolo 1, dove non si parla di Piani Regolatori né di modifiche del suolo, ma si ha un unico e grande scopo articolato, che è quello di limitare il consumo del suolo, favorire il contenimento dei consumi energetici e integrare la residenza con attività compatibili.
Io non sono d'accordo col collega Chiezzi non per una linea politica ma per una questione pragmatica, parlando tra tecnici, quando dice: "Voglio vedere qual è il Sindaco che, avendo la possibilità di fare queste cose non le fa".
Caro collega, la libertà di un Sindaco - di qualunque colore sia - di beneficiare di un provvedimento che gli permette di regolamentare l'utilizzo del proprio territorio al fine di limitarne il consumo, se è un amante del proprio territorio, nessuno gliela nega. Ma nessuno lo obbliga a "drogarsi", come dici tu. Compie semplicemente un'opera che va nel senso del risparmio energetico e territoriale (a tal proposito credo che il collega Moriconi possa essere d'accordo su questo articolo 1), perché se tutte le articolazioni di legge avessero queste finalità, non avremmo più il problema neppure dei piani territoriali provinciali o sovracomunali o regionali, perché si verificherebbe un'automatica limitazione del suolo con un recupero costante del patrimonio edilizio esistente, che è il punto e la guida fondamentale di cui tutti gli urbanisti vogliono riempirsi la bocca ogniqualvolta parlano di modifiche legislative.
Detto questo, non posso che essere d'accordo sulle modalità di stesura e sulle finalità di questo articolo 1. Quindi, direi che non solo non va soppresso, ma credo che sia prioritario addirittura limitare il consumo del suolo prima ancora di normare con la necessaria e quantomai importante legge urbanistica, che decide e definisce i parametri su come vengono fatti i Piani Regolatori che regimentano le modifiche del suolo.
Esprimo, dunque, piena concordia per lo spirito e l'iniziativa dell'Assessorato, nonché per questa legge, che non definisco assolutamente una droga ma un toccasana per tutti i cittadini piemontesi, che avranno l'opportunità di dimostrare la loro benevolenza nell'ambito del territorio in cui vivono, cercando a loro volta di limitare il suolo e di non tentare di espandere la costruzione e l'attività edilizia indiscriminata.
Sono quindi favorevole a questo articolo 1.



PRESIDENTE

Stavamo discutendo soltanto dell'emendamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Galasso.
Ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Presidente, se riuscissimo a formulare una norma che consenta di limitare il consumo del tempo, ritengo che sarebbe la più feconda e la più sapiente, non solo di questa legislatura.
Allora, in via di garbata eleganza - Presidente, mi rivolgo a lei vorrei richiamare l'attenzione sui primi emendamenti proposti: discuterli ad uno ad uno, ritengo che sia uno spreco di tempo - non dico dell'intelligenza, quella per chi ce l'ha - e non mi pare che giovi sempre alla dignità di quest'Aula.
Io insisto su questo tema. Ricordo sempre una citazione di Colletti secondo il quale a volte le Aula Assembleari sono delle "imponenti fabbriche del nulla". Mi pare che su questa strada si continui ad insistere. Auspico, però, che ci si allontani da questo cammino.
Vorrei soltanto osservare che nell'intervento del Consigliere Chiezzi vi è confusione sul concetto di sovranità e a chi spetta la sovranità. Vi è assoluta assenza del principio di sussidiarietà, inteso in senso verticale ed orizzontale, e soprattutto - mi riallaccio a quanto dicevo poc'anzi non ho avvertito nessun anelito volto ad interpretare o a contraddire le finalità dell'articolo 1, cioè di limitare il consumo del suolo, favorire il contenimento del consumo energetico ed integrare la residenza con attività compatibili. A mio giudizio, questo è il senso che dev'essere assolutamente denunciato.
Tuttavia, lo ripeto ancora una volta, Presidente, per la sua saggezza e per la sua esperienza, credo che sarebbe opportuno dedicare maggiore attenzione agli emendamenti, che mi sembrano sostanzialmente ripetitivi.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Galasso. Naturalmente ho preso atto delle sue affermazioni, ma abbiamo una griglia interpretativa secondo la quale applichiamo...



(Commenti del Consigliere Galasso fuori microfono)



PRESIDENTE

No, il primo recita: "L'articolo 1 è soppresso", mentre il secondo recita: "Il comma 1 dell'articolo 1 è soppresso".



VALVO Cesare



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, questo emendamento rappresenta la realizzazione di quanto ho affermato nel corso della discussione generale su questo testo di legge. Le finalità previste dall'articolo 1, di cui giustamente chiediamo l'abolizione, non rispondono assolutamente ai percorsi, alle strade e alle iniziative che si mettono in atto per raggiungere queste finalità. Viene detto che si vorrebbe raggiungere, attraverso queste tre azioni, un risparmio territoriale. In verità, come ho cercato di dire precedentemente invece di un risparmio del territorio, si otterrà un'antropizzazione maggiore, non fosse altro per il fatto che si interviene su strutture chiaramente non utilizzate. Invece, si instaura un sistema per il quale diventa di nuovo incentivante la loro utilizzazione.
Ecco che quello che può sembrare un risparmio di territorio si trasforma nella realizzazione di una serie di costruzioni disperse sul territorio; è ovvio che in questo caso si pensa ai rustici dispersi sul territorio e non nei centri abitati. Abbiamo già detto che i rustici costituiscono volumetria e possono essere recuperati in ogni momento. Se quelli eventualmente presenti nei centri abitati non sono stati recuperati è perché chiaramente non era conveniente e non rispondeva agli interressi di alcuno perseguire questa opera di recupero. Invece, con questo disegno di legge, il recupero viene incentivato e, in un certo qual modo, favorito.
Siccome abbiamo detto che si permette una destinazione d'uso a carattere produttivo, ecco che recupereremo i rustici dispersi sia sul territorio e sia nei centri abitati, creando delle motivazioni, affinch ciò che finora non è stato recuperato possa essere recuperato; quindi costituirà sicuramente un aumento della antropizzazione del territorio.
Precedentemente, non mi è stata fornita una risposta, ma credo che sia difficile individuare una risposta in grado di contestare quanto affermo.
La realizzazione di costruzioni disperse sul territorio inevitabilmente, creerà dei problemi di tipo energetico e dal punto di vista del trasporto. Non è possibile realizzare e gestire funzionalmente un trasporto pubblico che possa servire i bisogni di una popolazione molto dispersa sul territorio. In questo caso, i rustici che recupereremo sul territorio saranno caratterizzati dalla presenza di soggetti che inevitabilmente, si rivolgeranno al mezzo di trasporto privato e non, per ovvie ragioni, al mezzo di trasporto pubblico.
E' chiaro che un maggiore utilizzo del mezzo privato, invece del mezzo pubblico, provocherà un problema di tipo energetico, che ormai conosciamo bene, e come dimostrato non c'è bisogno di specificare ulteriormente l'impatto ambientale dei trasporti pubblici rispetto ai trasporti privati.
Questo disegno di legge opera esattamente in senso contrario rispetto alle sue finalità di tipo ambientale. Quindi, dal punto di vista ambientale, oltre che a tutte le altre valutazioni di tipo urbanistico questo disegno di legge non soddisfa un'analisi di tipo ecologista.
L'emendamento che propone l'abrogazione di questo articolo 1 va nel senso di ristabilire un criterio a difesa dei caratteri di tipo ambientale.



PRESIDENTE

Do atto che gli emendamenti 1.1) e 1.2) hanno lo stesso contenuto pertanto verranno votati congiuntamente.
La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e colleghi, intervengo molto brevemente per alcune considerazioni.
Questo articolo 1 sulle finalità riassume l'intera filosofia di questa legge e soprattutto nel richiamo, utile e importante, definisce se non altro alcune priorità sulle quali, se ci fosse coerenza e omogeneità di azione, questa Giunta si dovrebbe impegnare nel limitare il consumo del suolo. Abbiamo parlato di questo anche recentemente nella Commissione che si occupa della riforma delle leggi sulla caccia, laddove proprio questa Giunta ci chiede di ridiscutere, per esempio, i parametri di concessione delle autorizzazioni per le aziende turistico-venatorie o faunistico venatorie, perché i parametri che indicano un 15% dell'intero territorio agro-silvo-pastorale sono diventati troppo stretti rispetto al fatto che continuiamo a mangiarci terreno e il territorio agro-silvo-pastorale.
Certo, definire questa quale priorità è un dato importante dal punto di vista dello scriverlo sulla carta, l'unico problema è che poi si declina con una normativa di legge che, a nostro giudizio, è non solo molto criticabile, ma addirittura negativa. Obiettivamente, credo che questi problemi siano portati dallo stravolgimento della normativa e dell'argomentazione, già ampiamente criticabile rispetto all'attuazione concreta. Credo davvero che i dubbi e i problemi, posti in modo così colorito dal collega Chiezzi rispetto alla capacità che un amministratore locale deve avere nel rispondere alle esigenze e alle richieste del territorio, frenando dove occorra frenare e autorizzando dove occorra autorizzare, siano delle perplessità vere, fondate. L'Assessore dice: "i Comuni, in base all'articolo 6 comma 1, hanno la facoltà, con motivata deliberazione del Consiglio comunale, entro 180 giorni, di non estendere questo provvedimento sul loro territorio". Davvero credo sia un facile profeta chi, in questa sede, ci dice che nessun sindaco avrà la capacità di escludere delle zone impedendo così, ai propri cittadini, di utilizzare una possibilità che la legge gli dà di valorizzare, quindi di implementare, una risorsa, anche attraverso l'utilizzo di case, di strutture, di pertinenze di pochissimo valore che vengono trasformate in una rendita fondiaria non indifferente.
Obiettivamente, questo dibattito ci dovrebbe portare a valutare più attentamente gli impatti che sul territorio questa legge ha, richiamando che l'opportunità l'abbiamo avuta anche in Commissione. Spero che si ritorni in Commissione a discutere della legislazione urbanistica generale e, in quella sede, fare una valutazione complessiva di cosa è successo al nostro Piemonte, anche con questo tipo di leggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Sostengo questo emendamento perché penso abbia una sua logica. In questo emendamento sono contenuti generici principi che vengono negati dal testo della legge.
Il primo capoverso dell'articolo sostiene delle cose, i punti a) b) e c) dicono che le cose che abbiamo scritto non servono a nulla, sono un puro abbellimento per giustificare una logica che è l'opposto di quei principi indicati. Ci sembra utile abolire questa contraddizione che la legge contiene (in realtà noi vorremmo abolire tutta la legge).
Altre due considerazioni. Mi è sembrato molto interessante l'intervento del Consigliere Chiezzi quando ha paragonato la dipendenza da droga con la dipendenza dai benefici che possono introdurre una serie di leggi e regolamenti. Non mi pare che questa affermazione possa essere letta in chiave antiproibizionista. Il fatto di concepire pericolosa una droga, non vuol dire che si diventa proibizionisti; sono contro l'uso di determinate droghe pesanti, ma un altro discorso è pensare di combattere il fenomeno con il proibizionismo.
In questo caso noi, con la legislazione, diventiamo dei produttori di droghe, con la legislazione diventiamo produttori della materia prima che poi viene spacciata. Siamo contrari a far sì che il Consiglio regionale diventi produttore non di sostanze, ma di qualcosa che tende ad intossicare.
La seconda considerazione che volevo fare era relativamente alle affermazioni sul tempo sostenute dal Consigliere Galasso che mi sembravano interessanti, ma che non sono riuscito ad afferrare appieno. Non riesco a concepire la limitazione del tempo. La giornata è di 24 ore, ho una vita che durerà non so bene fino a quanto, ma non posso limitarla, posso solo usare quel tempo. Posso consumarlo diversamente il tempo, ma non lo posso limitare.
Anche quando non parlo consumo tempo, che può essere considerato intelligente o meno, ma è un consumo.
La limitazione del tempo mi pare non sia auspicabile, prima o poi arriverà il fatto che non abbiamo più tempo a disposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Passo ad un'altra questione toccata da diversi interventi che è una delle clamorose bugie che dicono alcuni sostenitori del provvedimento compresa la legge. Mi riferisco alla frase che recita "Al fine di limitare il consumo di suolo". Una bella frase, una frase buona che è stata messa ad arte per confondere le idee e per piacere agli astanti. Chi può dirsi contrario alla limitazione del consumo di suolo? Nessuno. Ma questa è una bugia.
La legge, che consente di utilizzare i rustici come meglio si crede per qualsiasi tipo di attività, produce consumo di suolo e in un modo ambientalmente sconveniente. I rustici, per lo più, sono ubicati in campagna. Per rustico si intende un fabbricato in zona esterna alle zone urbanizzate: il rustico sta in campagna. Decidere, come fa questa legge soffocando la libertà dei comuni, che in ogni rustico si può realizzare un supermercato, cosa vuol dire? Vuol dire che, dato che la legge continua a dire che dove sorge un supermercato deve esserci un parcheggio nelle misure previste dall'articolo 25, allora non è vero che quel rustico, che adesso è un po' macilento, diventando un supermercato, evita il consumo di suolo.
Vicino a quel rustico, che è situato in una zona qualunque e non prevista, come supermercato, dai Piani regolatori, bisogna realizzare una parcheggio per una superficie pari alla metà o al 100% della superficie di vendita. Poiché si è detto che il rustico è ubicato in campagna in mezzo ai prati, i prati vicino al rustico saranno consumati dal pietrisco bitumato che dovrà essere disteso per permettere le quote di parcheggio previste dalle leggi ...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Chiezzi, le ricordo che i rustici sono utilizzabili solo a scopo residenziale.



CHIEZZI Giuseppe

Nella legge c'é di tutto, Presidente: rustici, interrati, seminterrati centri direzionali, nelle cantine: posso fare 10 esempi.
Questa legge cambia le destinazioni d'uso di luoghi inutilizzati ovunque essi siano - entro i rustici, a pianterreno, a piano seminterrato e a piano interrato - per attività, come quelle direzionali, che richiedono ampie superfici a parcheggio, che probabilmente sono superfici destinate a tale uso - così si dice - che in parte possono essere monetizzate, e via dicendo.
Quindi, non è vero quello che dite! E' proprio una cosa fastidiosa sentir dire: "Vogliamo limitare il consumo di suolo". Macché! Voi volete semplicemente utilizzare, inoculare la droga della rendita urbana a forza nel tessuto comunale.
Però il consumo di droga - almeno, questa è la mia opinione - è un fatto di libera scelta. Chi vuole farsi una pera in un braccio, se la faccia, ma non capisco perché la si vada a fare nel braccio di un altro.
Se un Sindaco vuole utilizzare nel proprio strumento urbanistico tutte le leve della rendita urbana, si tratta di gestione del territorio da parte di un Comune: la competenza urbanistica sull'utilizzo edilizio dei fabbricati è del Comune. La Regione, invece, non ha la competenza urbanistica di decidere cosa si fa nei rustici di tutto il territorio piemontese, perch quella - ripeto - è una competenza del Comune e non della Regione, la quale ha la competenza di fare urbanistica territoriale, di fare il Piano territoriale e di controllare i Piani territoriali della Provincia.
Quindi questa è un'invasione delle competenze, dei poteri del Comune.
Se un Comune vuole affermare nel proprio Piano regolatore, dopo averli censiti, che i rustici diventano un'altra cosa, lo può fare, lo pu decidere utilizzando lo strumento della rendita, in quanto quella comunità ha eletto un Sindaco: il Sindaco ha i poteri di gestione urbanistica presenterà un Piano regolatore e lo farà approvare dal Consiglio comunale.
Questa invece è un'attività forzosa, che scavalca il Comune e lo obbliga a tenere una legge valida sul proprio territorio, a meno che non si voglia sfilare la siringa dal braccio, ma non vedo il motivo per cui qualcuno voglia "piantare" la siringa nel braccio di un altro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Muliere ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Come Gruppo DS abbiamo presentato altri emendamenti sull'articolo 1.
L'emendamento soppressivo del Consigliere Chiezzi pone una questione evidenziata anche nell'intervento - di principio e di metodo. Il Consigliere ha detto che, se i Comuni vogliono recuperare i rustici e il Piano regolatore di quel Comune lo prevede, è possibile farlo. Difatti lo ricordavo nell'intervento che ho svolto in sede di dibattito generale ci sono moltissimi Comuni che in questi anni hanno previsto nei propri Piani regolatori il recupero di rustici. E così è avvenuto.
Ora, se avessimo posto soltanto la questione dei rustici, si poteva discutere se questo era giusto o meno. Purtroppo, nella discussione che c'è stata in Commissione, si sono aggiunte altri elementi che, secondo me hanno stravolto il senso della legge. Infatti, nelle lettere b) e c) dell'articolo 1 si prevede il recupero e l'utilizzo dei seminterrati e delle superfici occupate da pilotis. Ve le immaginate quelle superfici recuperate a residenza?



(Commenti in aula)



MULIERE Rocco

No, non sotto, quelle costruite su pilotis. Allora, se si intende recuperare quelle superfici per fare attività condominiali o altro, va bene; ma che vengano occupate per fare residenza, mi pare una contraddizione. Lo stesso discorso vale per i seminterrati destinati ad attività direzionali. Al riguardo, abbiamo presentato un emendamento per correggere questi elementi.
Pertanto, l'emendamento soppressivo mi permette di suggerire di rivedere l'intero articolo 1. In quel caso possiamo ragionare, perché la questione che interessa, fondamentalmente, è quella dei rustici. Le questioni che si sono aggiunte successivamente hanno complicato, e io credo anche stravolto, il senso della legge.
Siamo all'articolo che riguarda le finalità; penso che, da questo punto di vista, andrebbe fatto un ripensamento, e lo dico in termini positivi.
L'articolo 1 potrebbe dunque essere rivisto complessivamente, in modo da seguire l'indirizzo vero che poteva avere questo disegno di legge proposto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.1) e 1.2).
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.56)



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