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Dettaglio seduta n.324 del 18/03/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



(La seduta ha inizio alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Chiezzi, Costa Enrico Deorsola, Ghigo, Leo, Moriconi, Pichetto Fratin e Rossi Giacomo.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame disegno di legge n. 464: "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della società EXPO Piemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 464, di cui al punto 4) all'o.d.g. Avevamo concluso la discussione generale, quindi proseguiamo con l'esame dell'articolato.
Abbiamo provveduto a duplicare il Protocollo d'Intesa, che ora verrà posto in distribuzione.
ART. 1 Ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente.
Vorrei un interlocutore della Giunta rispetto all'articolo 1 Non pretendo nemmeno la presenza dell'Assessore competente, ma almeno uno che interloquisca con me rispetto alle cose che sosterrò.



PRESIDENTE

Ha perfettamente ragione, anche se insistiamo sempre che il relatore possa essere l'interlocutore, e in ogni caso il relatore è presente. In attesa che ci raggiunga l'Assessore, è comunque presente il Vicepresidente della Giunta e altri Assessori.
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Iniziamo così, ma non continuiamo così.
Come abbiamo già evidenziato nell'intervento in sede di dibattito generale sull' articolo 1, ci troviamo di fronte ad un provvedimento le cui finalità, strumentalmente alle quali viene predisposta la costituzione di una società a partecipazione regionale, sono sostanzialmente riassorbite nelle previsioni dell' articolo 2 della legge n. 7/1991 di costituzione di EXPO 2000 S.p.A., che prevede che l'ente fieristico EXPO 2000 - cito testualmente - "ha lo scopo di gestire e sviluppare, anche per conto terzi e anche territorialmente, le attività, le strutture e i servizi espositivi e di promozione; di promuovere la migliore collocazione".
Posto che qualcuno della Giunta interloquisca con me su questo caso trattandosi di un disegno di legge non d'iniziativa consiliare, ma d'iniziativa della Giunta regionale, bisognerebbe comprendere per quale ragione, rispetto a un obiettivo di promozione commerciale realizzato attraverso la costituzione di un polo fieristico che rientra tra le finalità costitutive di EXPO 2000, anziché delegare alla struttura costituita le attività propedeutiche rispetto alla costruzione di questo centro, si sceglie di costituire una nuova società di costruzione e sostanzialmente di gestione di questo centro.
Se le leggi servono a qualcosa, la legge n. 7/91 dice che - e lo ripeto, visto che è tornato l'Assessore competente - "l'ente fieristico EXPO 2000 ha lo scopo di gestire e sviluppare, anche per conto terzi, e anche territorialmente, le attività, le strutture ed i servizi espositivi e di promozione". Ci troviamo di fronte ad un caso che rientra perfettamente fra le finalità di EXPO 2000.
Voglio ora fare una seconda puntualizzazione rispetto a quanto sosteneva l'Assessore nel suo intervento. E' perfettamente inutile ed assolutamente non convincente per noi continuare ad illustrare le nobilissime ragioni che spingono la Regione a partecipare finanziariamente a un progetto di questo tipo.
Questo non è un argomento in discussione, qui non stiamo discutendo se la Regione debba o meno partecipare alla costruzione di un polo fieristico a Valenza. Quello che stiamo discutendo è se la Regione deve partecipare a questo progetto con lo strumento più vecchio, più compromesso e, dal punto di vista gestionale, sicuramente meno adeguato per realizzare le finalità di questa legge.
Quindi tutte le motivazioni alte e condivisibili, retoricamente illustrate da numerosi Consiglieri circa l'assoluta necessità di partecipare a questo progetto, nulla dicono circa la scelta degli strumenti che la Giunta regionale ha adottato per realizzare questo intervento.
Terza puntualizzazione all'Assessore, con una richiesta benevola di documentazione nei suoi confronti. Evocare rispetto a questa proposta di legge la finanza di progetto significa non avere capito la proposta di legge, ma non avere neanche capito la finanza di progetto, nel senso che la finanza di progetto non è la costituzione, anche attraverso il ricorso al capitale privato, di una società di costruzione e gestione di un qualunque intervento di carattere immobiliare. E', in un caso, un bando pubblico (articolo 19 della legge n. 109) rispetto al quale l'amministrazione pubblica aggiudicatrice si impegna a corrispondere eventualmente un prezzo al concessionario della struttura stessa, oppure (articolo 37 legge n. 109) un'attività promossa dall'investitore privato, rispetto alla quale l'amministrazione pubblica si limita a garantire l'iter autorizzativo.
La costituzione di una società mista pubblico-privato (fondazioni Comuni, Province, Regioni ed investitori privati) non è una finanza di progetto, ma è semplicemente una società mista di costruzione e gestione di un polo fieristico. Lo è giuridicamente e - lo ripeto - la finanza di progetto (articolo 14 legge finanziaria appena approvata, articoli 19 e 37 della legge n. 109) è quella cosa. Questa è una società mista di capitale pubblico e di capitale privato.
Quarta puntualizzazione: l'Assessore legga il provvedimento. Non è affatto scritto che non esiste una responsabilità gestionale della società che si incarica di costruire questo intervento. C'è scritto, in maniera molto esplicita nell'articolo 3, che, fra le modalità di gestione di questa società, c'è anche la possibilità di dare in locazione, quindi in gestione questo intervento a società o istituzioni private, che ovviamente sono tenute a rispettare la finalizzazione legislativa che noi diamo con questo provvedimento.
Quindi, dal punto di vista amministrativo, la costituzione di una società di questo tipo è la costituzione di una società di costruzione e di gestione di questo intervento, con tutti gli oneri che civilisticamente ne derivano, e che sempre civilisticamente derivano alla Regione Piemonte dalla partecipazione in una struttura societaria.
Ricordavo prima - e bisogna essere facili profeti per comprenderlo che in tutte le società, nessuna esclusa, a cui la Regione ha scelto di partecipare con proprio capitale nella compagine sociale, la Regione è sempre stata chiamata successivamente ad intervenire, con aumenti di capitale, o per finanziare l'investimento o per ridurre l'indebitamento.
Non esiste un solo caso di società a partecipazione regionale, in cui la Regione non sia dovuta successivamente intervenire per incombenze di carattere gestionale in senso lato.
Quindi, se il problema della Regione è quello di assicurare lo start up di un'impresa economica di questa natura, gli strumenti non sono quelli della costituzione di una società di gestione, ma sono, da una parte, la scelta del meccanismo della finanza di progetto e, dall'altra l'assicurazione, con capitale regionale o con capitale di Finpiemonte, di contributi o agevolazioni alla società che eventualmente si costituisse con questa finalità.
Ultimo punto: c'è una convenzione fra la Regione, le fondazioni, gli Enti locali e l'imprenditoria valenzana. La domanda è la seguente: perch questa società non si è costituita? Non è che la Regione prenda atto della costituzione di una società e, aderendo alle sue finalità, scelga di partecipare al capitale sociale; la Regione decide, in via legislativa, la costituzione di una società, sulla base di una convenzione che non assicura che gli altri soggetti convenzionati sceglierebbero necessariamente di applicare, qualora la Regione costituisse una società di questo tipo.
Assessore Racchelli, sarebbe la prima volta che, di fronte ad un aumento del capitale sociale, i soci privati rinuncino al diritto-dovere di aumentare il capitale sociale della società e alla Regione Piemonte spetti invece, il compito di finanziare direttamente ed esclusivamente il costo dell'indebitamento oppure il costo dell'investimento! Per tutte queste ragioni, cosa volete fare? Volete fare tutte le cose belle che avete detto? Volete aiutare l'imprenditoria valenzana? Volete favorire lo sviluppo e l'internazionalizzazione di un territorio? Avete decine di strumenti giuridici, tutti meno onerosi: scegliete casualmente quello che giuridicamente è più vincolante, perché l'Assessore Brigandì avrà un'altra delle sue partecipate sotto il proprio governo, con tutto quello che questo inevitabilmente comporta; ricordiamo che la legislazione nazionale e quella regionale mettono a disposizione ulteriori strumenti per la realizzazione di interventi di questo tipo.
Ultimo punto, e concludo: bisogna capire se la finanza di progetto è un articolo di una legge finanziaria o uno strumento di governo per la nostra Regione. Lo ripeto: se non si usa la finanza di progetto rispetto ad un'iniziativa di assoluto rilievo economico, che necessariamente dovrà avere un equilibrio economico-finanziario, pena lo sperpero del denaro pubblico, per quale ragione non si sceglie subito la partecipazione e il coinvolgimento di un investitore privato che, diventando concessionario farebbe gravare innanzitutto su di sé, e non sulle casse pubbliche, il rischio di un'impresa di questa natura?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Grazie, Presidente e colleghi. Come diceva Oscar Wilde, non sono le domande ad essere indiscrete, ma le risposte. E, allora, per collegarmi spero prudentemente - all'intervento precedente, voglio dire che ha ragione il collega Muliere, quando illustra e specifica, perché è importante la domanda sociale che da quel territorio arriva a questo Consiglio regionale e su quella domanda sociale davvero diamo per scontata, per buona e accettabile la lettura che il Consigliere Muliere fa e ci riporta in quest'aula, ma è la risposta che questa Giunta e questo Consiglio si apprestano a formulare che è davvero indiscreta, inadeguata e inaccettabile.
Spero sia inaccettabile anche per quegli esponenti del centrodestra che si dicono più compiutamente liberali e liberisti, proprio quelle persone che nelle sedute precedenti, quando abbiamo parlato di partecipazione quando abbiamo affrontato i casi Consepi e MIAC, hanno saputo differenziare il loro voto da quello del Gruppo, dall'indicazione di partito. Il problema è che, anche in questo caso, soprattutto in questo caso, la forma è sostanza.
Quella risposta, quell'articolo 1, quelle finalità li stiamo per scrivere in una legge della Regione Piemonte! E, allora, ha ragione il collega Tapparo quando ci richiama ad una legge che non ha alcuna visione organizzativa, anche di prospettiva, rispetto alla gestione di un settore delicato come quello della promozione, attraverso le strutture espositive di un settore (si parla di un settore orafo, ma poi si allarga ad un intero settore territorialmente definito, come Valenza, e tutta quella parte della provincia di Alessandria).
Voglio leggere le finalità dell'articolo 2 della legge regionale n. 1 del 25 febbraio 1991, perché rimanga agli atti e non ci siano infingimenti: "L'ente fieristico" - in questo caso EXPO 2000 - "ha lo scopo di gestire e di sviluppare, anche per conto di terzi e anche territorialmente" - quindi è già una previsione di una destinazione territoriale diversa da quella che poteva essere quella torinese - "le attività, le strutture e i servizi espositivi di promozione".
Forse occorre arricchire questo dibattito di qualche valutazione in più: l'Assessore Racchelli sosteneva che EXPO 2000 è un'esperienza che porta a dire di avere avuto una gestione negativa, con degli elementi di negatività. Dall'altro punto di vista, il collega Muliere parlava di una fase storica in cui le strutture fieristiche si stanno privatizzando.
Proprio per questo motivo, in un momento in cui il mercato e le sue esigenze, la storia, che anche da Torino autorevolmente ci dovrebbe insegnare qualcosa, vanno verso strutture private, che hanno interessi e forti capacità gestionali e innovative, noi facciamo non un passo indietro ma due, tre, quattro passi indietro per andare a promuovere un'iniziativa specifica, settoriale, che risponde a delle domande opportune, sicuramente condivisibili, ma con delle risposte inadeguate.
E allora, richiamavo prima quanto è stato detto sullo start up; siamo qua ad affrontare una legge che di start up non parla, limitando e mettendo dei paletti, dando una via d'uscita alla Regione, quando le cose fossero partite e opportunamente implementate da quella realtà sociale che vogliamo andare a incentivare, altrimenti l'analisi è che quella realtà sociale deve essere assistita con forme di assistenzialismo che assolutamente non fanno parte della mia visione politica, ma spero anche della maggioranza di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente e colleghi, ho letto velocemente il protocollo d'intesa che l'Assessore ci ha fatto avere, che sicuramente aggiunge qualche elemento informativo ai pochi elementi contenuti nella relazione.
E' molto più chiaro l'obiettivo che si vuole raggiungere. Devo dire che questo protocollo d'intesa - d'altronde non poteva essere diversamente non contiene una motivazione e una giustificazione della scelta che la Regione Piemonte vuole compiere rispetto a questa scelta: la scelta della società.
Le cose che avevo chiesto nell'intervento precedente, erano di una spiegazione, di una dimostrazione che, tra le strade possibili per raggiungere l'obiettivo della valorizzazione dell'attività fieristica a Valenza, per questo comparto importante e produttivo, la strada prescelta fosse la migliore rispetto ad altre.
Questa spiegazione non esiste, così come non c'é nessun piano finanziario che consenta di capire quale sarà l'impegno finanziario della Regione Piemonte, per i prossimi anni. Non è che la vicenda si conclude soltanto con questo conferimento iniziale. Partecipare ad una società, vuol dire farsi carico anche dei costi, del funzionamento della società e degli investimenti futuri. Non credo, anche se tutto fosse riferito soltanto alla parte immobiliare, che tutto si concluda soltanto nella parte edilizia, c' qualcosa di più.
Potrebbe anche essere questa una modalità: la società realizza in concessione con il finanziamento da parte della Regione. Una modalità possibile, perché è stata scelta quella di una società. Continuo ad attendere questa spiegazione. Non mi pare, Assessore, che sia vero quello che lei ha detto nel suo intervento relativamente al fatto che la società si occuperebbe soltanto della costruzione dell'edificio, della struttura fieristica. L'articolo 2, ma anche il Protocollo d'Intesa, parla di progettazione, esecuzione della struttura fieristica, nonch dell'iniziativa che si era resa utile a promuovere la migliore collocazione sui mercati nazionali e internazionali dei prodotti piemontesi. Viene previsto un giusto compito di promozione della produzione locale, che viene fatta nel valenzano.
E' qualcosa di più, lo trovo anche logico, sarebbe anche più interessante un impegno della Regione Piemonte. Mi pare che sia stata costituita una società apposita, quella per la promozione dei prodotti piemontesi, in ogni caso non è vero quello che ha affermato l'Assessore che la società sarebbe soltanto interessata alla costruzione, alla parte immobiliare, c'é qualcosa di più, specificato bene all'articolo 2, ma anche nel Protocollo d'Intesa, all'articolo 1. Nell'articolo 2 si parla di organizzazione e gestione delle manifestazioni fieristiche.
Concludo per evitare equivoci. La domanda del territorio è un'esigenza condivisibile. Concordo sul fatto che bisogna dare una risposta alla domanda proveniente da quella zona del territorio e la Regione sicuramente, ha competenze per poterlo fare. E' giusto che la Regione metta a disposizione delle risorse per raggiungere quell'obiettivo, il problema, e concordo con le valutazioni espresse dai Consiglieri del partito Radicale, è capire se questa sia la soluzione più conveniente per la Regione Piemonte, ma complessivamente più conveniente. Questa modalità alla fine, impegnerà tantissime risorse negli anni avvenire che, invece potrebbero essere utilizzate per altre attività.
Poi c'é un ragionamento di comparto più complessivo. Credo che siano state dimenticate le esperienze negative delle Regione in tema di attività fieristica. Mi pare che l'Assessore Racchelli abbia vissuto la fase di cosa era capitato a Torino della gestione pubblica e cosa è capitato quando è subentrato il privato. Si ricorderà perfettamente la ricapitalizzazione della società fieristica con il fatto che era previsto un futuro eccezionale da parte di un'attività fieristica diretta a gestione pubblica e poi che cosa è capitato quando venne Cazzola: sono stati svenduti completamente i marchi. Il settore è notevolmente modificato, la risposta che l'Assessore da, mi sembra una risposta parziale ad un problema più complessivo che non è inquadrato nei cambiamenti che sono avvenuti in questo settore.
Mi riservo di esprimere una valutazione una volta che l'Assessore ci esporrà il perché di questa scelta e soprattutto dopo avere un quadro preciso degli impegni finanziari per i prossimi anni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere.
Ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Rispetto alle finalità che si propone questo disegno di legge, c'é una accordo sostanziale da parte di tutto il Consiglio. Si tratta di intervenire in una situazione particolare della nostra regione, che è il distretto orafo di Valenza.
Una situazione che vorrei venisse compresa da tutti i Consiglieri davvero particolare per la sua configurazione: il numero altissimo delle piccole imprese che compongono quel distretto, la qualità, la professionalità e la storia di quella città.
A tale proposito vorrei rispondere brevemente al Consigliere Rossi che forse ha dimenticato, forse non conosce la storia di quella città e l'intervento delle amministrazioni pubbliche che hanno fatto diventare Valenza quella che è oggi. Basta vedere l'area artigianale della città che rappresenta qualcosa davvero di straordinario, dal punto di vista dell'efficienza, dal punto di vista urbanistico, dal punto di vista dei servizi che ha messo a disposizione delle aziende artigianali. Ecco perch le affermazioni del Consigliere Rossi sono prive di fondamento. Il Comune ha lavorato, al di là del colore politico dell'amministrazione attuale o di quelle passate, ha contribuito notevolmente, insieme alle organizzazioni sociali e di categoria di quella città, a fare diventare Valenza un punto di riferimento a livello mondiale nel settore orafo.
Basta entrare in città per capire qual è stato l'impegno di tutti gli enti locali, non soltanto dell'amministrazione comunale, ma anche della Regione, della Provincia e degli istituti bancari. Guardate che le Fondazioni quando mettono dei soldi, anche in questa società che si sta costituendo, non sono qualcos'altro rispetto alla società civile e agli enti locali che compongono una provincia. Ecco perché credo che noi possiamo discutere se sia opportuno o meno costituire la società.
Vorrei fare una riflessione da questo punto di vista. Le questioni dette, spiegate e presentate dal Gruppo Radicale senz'altro hanno un fondamento, non abbiamo delle belle esperienze da questo punto di vista.
Bisogna tener conto del confronto che non va avanti da poco tempo; dietro alla proposta di costituzione della società c'é un lavoro che viene avanti da anni, che ha coinvolto le Associazioni orafe, gli Enti locali, gli Istituti bancari, le associazioni di categoria che hanno riflettuto sul che fare per dare una risposta competitiva alla crisi che oggi coinvolge tutto il settore orafo e la città di Valenza. Noi dobbiamo riflettere su questo possiamo avere dei dubbi sulla costituzione della società, ma dobbiamo tener conto che è l'approdo di un lavoro che va avanti da anni. La non partecipazione della Regione a questa società, che viene costituita sulla base di un protocollo d'intesa, verrebbe letta in modo estremamente negativo, come un disinteresse da parte della Regione.
Comprendo le perplessità, ma in questa situazione di crisi la non partecipazione della Regione potrebbe essere letta negativamente e avere delle ripercussioni negative sul disegno di legge che oggi stiamo discutendo e sul quale stiamo riflettendo.
In conclusione, Assessore, è evidente che, nonostante questa società come indicato nel protocollo d'intesa, sia finalizzata alla costruzione, è però determinante il contributo della Regione Piemonte a far sì che quel centro fieristico diventi un centro fieristico introdotto in una rete più ampia. Deve coinvolgere tutti i centri fieristici della Regione Piemonte inserendolo in una politica della Regione Piemonte, affinché quel centro fieristico non sia finalizzato soltanto alle due mostre orafe che hanno luogo ogni anno, ma diventi davvero qualcosa che vada oltre e che possa lanciare Valenza, attraverso il settore orafo, anche nell'attività fieristica della Regione Piemonte.
Il contributo che può dare la Regione da questo punto di vista sarà e deve diventare determinante.
Ecco perché vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi partendo dalle riflessioni importanti che ogni Gruppo ha svolto relativamente alla situazione che stiamo vivendo e al lavoro che c'è dietro questa proposta.
E' un lavoro importante, che ha coinvolto tutti gli Enti che hanno firmato quel protocollo d'intesa e, oggi, è atteso con interesse da quelle migliaia di lavoratori e da quelle 1.300 imprese che costituiscono il distretto orafo di Valenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei che il collega Muliere, che rispetto e ritengo che dia un importante apporto al Consiglio regionale, possa cogliere il senso di alcuni nostri modesti contributi, non per mettere un bastone tra le ruote ad una necessaria azione di sostegno e di supporto ad un distretto importante, ma per dimostrare che, intanto, così come il provvedimento è presentato, manifesta limiti rispetto all'impianto normativo nel quale noi operiamo. Così com'è, praticamente, non interviene nemmeno nella politica espositiva, ma si occupa della costruzione di edifici, alla quale questi interessi privati possono accedere attraverso risorse regionali predisposte dalla normativa regionale vigente e dal DOCUP. Dunque questi privati potrebbero costruirsi questo edificio attraverso risorse regionali predisposte da un impianto normativo esistente. La Regione Piemonte, poi ci deve mettere del suo nella parte di iniziativa promozionale e non nell'edificio. Su quella, cioè la parte promozionale, si deve misurare.
Assessore, è allarmante il fatto che lei non si muova minimamente nell'ambito e con riferimento della legge quadro, che è stata votata da questa Assemblea. Essa è operante e fa parte del corpo legislativo, nel quale sono indicati gli spazi e il respiro da dare; non c'è alcun accenno spero di non sbagliare, al riferimento normativo. Tra l'altro, con la legge della costituzione di EXPO 2000 del 1991 si interveniva anche sulla precedente legislazione del 1987 in materia, proprio per permettere questo tipo di operatività, certamente con legge, ma comunque nell'ambito di questa legge quadro, che nelle finalità indica che tale politica fa parte di un'azione generale.
Lei, Assessore, si troverà "n" distretti che, dopo che lei avrà fatto questa operazione, legittimamente, se lei non lo farà per tutte assegna delle gerarchie sbagliate. Molti rivendicheranno la stessa operazione, ma allora lei costruisce un'altra politica e un'altra logica rispetto a quella sulla quale come legge quadro noi abbiamo il riferimento. Ad esempio, la zona di Omegna, per la sua specificità di produzione, perché non deve avere un centro espositivo o la floricoltura...



(Commenti in aula)



TAPPARO Giancarlo

No, manca ancora un'idea, sono i beccucci in argento alle fontane delle valli del nostro egregio Assessore. La valle con i beccucci d'argento alle fontanelle potrebbe essere l'ultima trovata...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Vi invito a proseguire tenendo conto che parliamo di una fiera, ma non siamo ancora alla fiera vera e propria.



TAPPARO Giancarlo

Egregio Presidente, sarebbe la "fera" quella che lei dice, che è diversa, in qualche modo.
O lei recupera questo, secondo me, spostandola dalla dimensione puramente immobiliare, oppure dicendo che quella è la politica regionale e la dominia, l'ente regionale, noi; altrimenti, l'apporto è marginale.
Se il collega Muliere ha problemi della nostra non presenza, facciamola magari simbolica, ma poi diamo la garanzia che ci impegniamo nel riempimento dei contenuti delle politiche di promozione.
Questo potrebbe essere il senso, e forse l'attesa, che quel distretto si aspetta. Così come è congegnato, il sistema scatenerà tutti i tipi di domande, non voglio dire di appetiti, in una formulazione che sfuggirà a qualsiasi logica di politica di programmazione e, allora, verranno fuori numerose situazioni da gestire.
Volevo rassicurare il collega DS della Provincia di Alessandria: noi non stiamo cercando di danneggiare una legittima azione, ma vogliamo che la Regione possa in qualche modo atteggiarsi in una forma diversa o, in questo caso, prendendo in mano la situazione, a questo punto la fa e diventa un riferimento regionale, oppure riducendo di molto, dando una partecipazione che non possa negare che la Regione in qualche modo è entrata in campo, ma così, trascurabile, anche perché questa società che si è ipotizzata nel protocollo l'intesa non si chiama EXPO Piemonte, ma Expono.



(Commenti fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

No, qui c'è scritto "Expono".



(Commenti fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

Credo che l'acronimo di Expono stia per Expo nord ovest.



(Commenti fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

Se lo avete cambiato, allora ci dia un documento valido e non uno superato.
Lei può benissimo recuperare il ruolo e il rapporto dicendo che inserirà la politica di promozione in quel contenitore, sulla quale la Regione Piemonte si spende.
Per quanto riguarda il guscio, ci sono vari strumenti di intervento per risorse pubbliche, attraverso una legislazione molto articolata e in più quella di utilizzo dei fondi comunitari, per i quali possono andare a determinarsi. Tra l'altro, c'è una ricchezza enorme di soggetti (Casse Fondazioni, Camere di Commercio) che per quattro soldi non credo siano in difficoltà, perché non devono neanche metterli loro, ma devono predisporre dei progetti che gli permettano di attingere alla legislazione regionale in materia di politica industriale o economica.
In primo luogo, sarebbero necessari dei rattoppi a questo provvedimento per, in qualche modo, legarlo all'impianto di una norma preesistente. E' curioso che noi ci dotiamo delle famose leggi quadro tanto invocate dal Presidente Ghigo, affermando che esiste uno scoordinamento nella legislazione e poi quando le leggi quadro sono a disposizione, la prima legge che si va ad attuare non la cita nemmeno.
Il secondo aspetto riguarda la creazione del recupero un altro rattoppo, affermando che l'operazione di Valenza si colloca in un disegno generale in cui la logica di EXPO 2000 dovrebbe avere un qualche significato per dare in mano uno strumento di guida di orientamento della Regione.
Le leggi dei grandi numeri, come le leggi elettorali, rendono del tutto indifferente l'Assessore e la maggioranza su questi aspetti; ma occorre un minimo di correttezza nel processo legislativo, altrimenti smentiamo le logiche sulla necessità di leggi quadro di riferimento in cui muoverci.
Ho presentato emendamenti cercando di "aggiustare" la normativa, non potendola cambiare radicalmente, per dargli un significato più completo.
Spero che l'Assessore, in sede emendativa, possa essere aperto - non dico comprensivo - riflettendo sull'esperienza che i Consiglieri cercano di darle in questa produzione legislativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere.



BRIGANDI' Matteo

Sto molto attento al fattore estetico - anche se con me la natura, più che madre, è stata matrigna - quindi intervengo da questo posto, con il berretto del Consigliere regionale appartenente al Gruppo della Lega Nord.
Innanzitutto, intervengo sulla questione di competenza.
Ricopro il ruolo di Assessore alle partecipate, quindi ho competenza sulle società partecipate già costituite, non su quelle da attuare che invece, come abbiamo visto, sono di competenza dell'Assessore Racchelli.
Il mio compito è vigilare sulle società partecipate esistenti.
D'altronde, il fatto che questo aspetto venga riportato in Consiglio regionale, significa che tale organo è sovrano per la costituzione, la modifica e l'estinzione di questo tipo di società.
Detto questo, voglio dare il plauso all'Assessore Racchelli per avere gestito, in maniera esemplare, la costituzione di questa società che mi trova perfettamente in linea: la specificità dell'arte orafa valenzana necessità di un supporto.
Ci sono alcune specificità nella nostra Regione: eno-gastronomiche FIAT, orafa. E' ora che questa Regione si liberi dalla monocultura FIAT per aiutare un'attività che ha i suoi spazi nel mondo. E' un atto doveroso da parte della Regione.
L'impegno assunto dalla Regione è un impegno grosso e più importante fra tutti coloro che hanno contribuito per la creazione di questa società.
A tal proposito, mi sembra inutile, e forse anche dannoso, l'accanimento con cui la sinistra cerca di bloccare questo...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Muliere)



BRIGANDI' Matteo

Posso finire collega? Grazie.
Di bloccare o, comunque, rallentare questo provvedimento, dando contributi di poca o nulla importanza. Voglio specificare, ad esempio, che il Comune di Valenza ha dato un contributo pari agli onori di urbanizzazione. Questo significa dare un contributo pari a zero, perché se l'opera non si realizzasse, o se si realizzasse in un posizionamento diverso, il Comune di Valenza otterrebbe un risultato utile economico pari a zero.
Non ha neanche pregio affermare che ci sono altri enti cui il Comune può fare riferimento, quali le Casse di Risparmio, perché sono enti a cui possono fare riferimento tutti, anche i singoli cittadini, quindi non si può ritenere questo un fatto pregevole.
Sono, quindi, fiero di preannunciare il voto favorevole del Gruppo politico cui ho l'onore di appartenere, a questa iniziativa che porterà luce e ricchezza nella città di Valenza.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ad una delegazione del Governo del Bangladesh


PRESIDENTE

Desidero informare il Consiglio che è in visita alla nostra Regione, ed assiste ad una parte dei nostri lavori, una delegazione del Governo del Bangladesh, guidata da Mister Mohammed Anwarul Kabir Talukder, Ministro delle Finanze e della pianificazione del Governo del Bangladesh.
I Consiglieri regionali del Piemonte vi danno il benvenuto, sperando che questa esperienza possa avere un seguito. Immagino che molti dei nostri colleghi saranno particolarmente interessati, avendone l'occasione, di visitare il Bangladesh e ad incontrare il vostro Governo e la vostra amministrazione.
Grazie e buon soggiorno nella nostra Regione.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Disegno di legge n. 464 "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della società EXPO Piemonte S.p.A." (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo con il disegno di legge n. 464 "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della società EXPO Piemonte S.p.A.".
Dichiaro chiuso il dibattito generale.
La parola all'Assessore per una replica.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale e internazionale

Mi rivolgo, innanzitutto, al Consigliere Saitta, per dimostrare la nostra buona fede. Dato che non ero presente in Commissione, mi sono attivato per leggere l'articolo 2 "L'oggetto sociale che comprende l'attività di progettazione, esecuzione definitiva e di realizzazione di una struttura fieristica espositiva", provvedendo a presentare un emendamento per stralciare la seconda parte del comma, volendo essere coerenti con un'impostazione che definisce un ruolo esatto e specifico senza smagliature e sbavature, di un progetto che vuole essere un progetto di start up e non di gestione.
Non vogliamo assolutamente riproporre il modello di EXPO 2000, un progetto di gestione delle fiere che andava a promuovere e gestire il sistema fieristico torinese, oltre che regionale. Vogliamo costruire facendo la nostra parte di partner, un contenitore che sia funzionale per la crescita economica e sociale d'impresa, non solo di quell'area, ma della nostra Regione. Ma qual è il motivo? In tutta Italia i contenitori fieristici vedono la partecipazione forte degli enti pubblici, delle associazioni. In quasi nessun ente di gestione è rappresentata in maniera predominante la parte pubblica, perché crediamo che la promozione delle fiere sarà organizzata secondo un programma regionale, per cui anche questa struttura dovrà comunque essere collegata con degli ideali anelli ad un'altra, secondo una politica regionale sulle fiere che verrà sviluppata dall'Assessorato alle Fiere e dagli Assessorati competenti (Artigianato Industria, Commercio, Turismo).
Indubbiamente fa parte di un altro progetto, dove i privati dovranno investire, i sistemi locali dovranno investire e dove la Regione potrà anche investire, attraverso i fondi destinati alle fiere, ma mai essere partner di gestione.
Altra risposta che voi vi aspettate. Io non ho sposato un modello. Noi sappiamo che per partecipare ad una società dobbiamo fare una legge. Il dibattito che è stato lungo, approfondito ed analitico - direi a volte quasi eccessivo - con i nostri partner istituzionali (Comune di Valenza Provincia di Alessandria, comunità locali), i nostri partner economici (banche, fondazioni) e i nostri partner privati ci ha portato ad individuare una forma societaria in cui noi partecipiamo in una percentuale che non è neanche di maggioranza, ma sensibilmente sotto la metà della maggioranza.
Ci sono dei modelli migliori? Può darsi, e io non sto a sindacarli. Ma noi vogliamo costruire un involucro, non vogliamo fare altro. Tant'è vero che, rispetto all'osservazione che ha fatto il Consigliere Saitta in Commissione - di cui mi faccio carico come azionista - ho già provveduto a presentare un emendamento. Perché? Perché quando si gestisce il sistema fieristico locale, si costruisce un involucro, come facciamo ad Asti. Ad Asti recuperiamo l'enofila e creiamo un centro fieristico della Provincia di Asti, adatto alle dimensioni di quella Provincia, adatto ad una realtà locale che è quella, ed è come abbiamo fatto in altre parti della nostra Regione.
Certo, sono micro-realtà, che non sono costruite come il Lingotto per ospitare fiere di carattere internazionali o mondiali, cioè fiere che hanno una partecipazione di centinaia e migliaia di persone, come può essere la Fiera di Milano o la nuova Fiera di Rho. Sono realtà che si sposano e che si plasmano sul tessuto economico, sociale ed imprenditoriale di un'area ben circoscritta, nella condizione di essere partner e realizzare una partnership con il sistema regionale e interregionale. Questo è il progetto; può piacere o meno, e possono essercene di migliori, ma non lo abbiamo deciso da soli. Perché noi da soli non avremmo costruito questo involucro, da soli non avremmo potuto realizzare questo tipo di progetto da soli non saremmo andati da nessuna parte.
Siamo partner di un progetto che finalmente ha mobilitato il sistema locale e il sistema di imprese. E' la prima volta che un sistema di imprese partecipa con somme del genere e si dichiara disponibile ad una gestione rischiando in proprio. Noi abbiamo creduto in questo progetto, e crediamo di realizzarlo.



PRESIDENTE

Passiamo agli emendamenti.
1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: "L'articolo 1 è soppresso".
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Mi rendo conto che questo rischia di diventare un dialogo fra sordi, e la cosa mi dispiace abbastanza. Capisco anche la leggerezza di un dibattito che vede un'opposizione tutto sommato contenuta e politicamente non così qualificante. Però o l'Assessore Racchelli spiega per quale ragione è meglio questo strumento rispetto ad altri strumenti che la legislazione regionale mette a disposizione, oppure la semplice constatazione che ha scelto uno dei tanti strumenti possibili - casualmente quello più compromissorio politicamente e meno adeguato, dal punto di vista economico a configurare un equilibrio economico-finanziario dell'impresa che si deve realizzare - getta, come direbbero alcuni colleghi del centrosinistra delle luci inquietanti su questa operazione.
Il problema non è che, in linea teorica, la Giunta non poteva costituire una società mista, a stragrande maggioranza di capitale pubblico perché dobbiamo considerare capitale pubblico anche quello della Provincia e dobbiamo considerare capitale di comunità quello delle fondazioni. Gli investitori privati che entrano in questa impresa con un capitale di rischio sono molto pochi. Dire che poteva farlo perché poteva farlo, non è una risposta. Poteva farlo a tal punto che la Regione lo fa da 25 anni, e da 25 anni la Regione ha sostanzialmente sulle "croste" decine di società partecipate che vengono costituite e rispetto alle quali la sola attività del Consiglio regionale è quella di rifinanziarle.
Quindi, il problema non è che tutte le scelte sono legittime e questa essendo legittima come tutte le altre, è preferibile semplicemente perch deriva da un accordo che ha stipulato con una serie di attori locali.
Quello di cui dovrebbe rendere conto a questo Consiglio - Assessore, glielo ripeto per l'ennesima volta - è perché questa scelta è finalizzata alla costruzione di un polo espositivo, quindi di un'attività essenzialmente economica - che deve avere un equilibrio economico, che deve necessariamente comportare, per averlo, l'ingresso di un capitale di rischio assicurato da investitori privati - utilizzando la stessa logica con la quale RTP è stato realizzato come duplicazione politico-settoriale di CSI.
Questo è il problema politico che le poniamo, perché dire che le pentole sono diverse dai fiori, le produzioni orafe sono diverse dalle maglie, e quindi ciascuna abbisogna della propria società che costituisce il polo espositivo settoriale, è esattamente fare quello che avete fatto quando di fronte ad una diversa settorializzazione - ripeto - politica e disciplinare dell'attività del sistema informativo regionale, questa Regione, anziché implementare la società veicolo che aveva costituito, ha scelto al contrario di duplicarne la natura, costituendo una successiva società, che noi vediamo passare qui dentro essenzialmente per rifinanziarla e per salvarla dal fallimento.
Quindi, Assessore Racchelli, la risposta che ci deve istituzionalmente dare - poi lei può continuare a ridere per tutto il pomeriggio e per me non cambia assolutamente nulla - è per quale ragione, rispetto ad un'iniziativa di questo tipo, lei ha scelto di non utilizzare quegli strumenti che la sua Giunta ha chiesto di inserire nella legislazione regionale e che si prestano per essere utilizzati esattamente per iniziative di rilevanza economica di questo tipo. E' chiara la domanda, Assessore Racchelli? Non è che esistono tante alternative. Esiste anche l'alternativa di costituirla in economia o di finanziare gli enti locali, esistono tante alternative; il problema è perché si sceglie un modello di questo tipo.
Il motivo per cui chiediamo la soppressione dell'intero articolo 1 è per una ragione di coerenza qualunquistica, che ha contraddistinto il nostro Gruppo rispetto a tutte le iniziative che riguardano le società partecipate. Essendo noi legati, in maniera politicamente intransigente, ad un modello secondo il quale la partecipazione del capitale pubblico in iniziative di carattere economico è giustificato unicamente a quello che in termini di scuola si chiama un fallimento del mercato. L'assenza di operatori interessati a realizzare, soprattutto sul piano infrastrutturale una serie di opere che servono al benessere e allo sviluppo della comunità ogni qualvolta entra il capitale pubblico in un'iniziativa di carattere economico, che rientra negli interessi diretti degli operatori privati e a cui gli operatori privati dovrebbero provvedere direttamente corrispondendo in larga misura ai propri interessi, non solo l'intervento del capitale pubblico è ingiustificato istituzionalmente, ma è, in termini economici, corruttore anche politicamente, perché diventa un meccanismo abbastanza noto e utilizzato nel nostro Paese, di socializzazione delle spese di operatori privati che traggono il vantaggio da questo tipo di iniziative, scaricandone l'onere sulla spesa e sul bilancio pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Abbiamo cercato di tenere conto della discussione che è avvenuta e cerchiamo di tenere conto di questa discussione per contribuire a trovare delle soluzioni che, da un lato, siano coerenti con un processo che ha investito forze rilevanti (come risulta dalla stesura della convenzione) e dall'altro, tenga conto degli orientamenti e della coerenza con una politica che - siamo convinti - debba ridurre e soprattutto ricondurre nelle forme appropriate l'intervento pubblico.
La nostra opinione non è la stessa che ha espresso il collega Palma cioè non riteniamo che l'intervento pubblico in economia si realizzi solo di fronte al fallimento del mercato. A noi pare non sia così. Forse, anche in questo caso esiste un problema di politiche pubbliche che si configurano sempre più come un aspetto essenziale, soprattutto in una situazione che caratterizza il Paese e la nostra regione; mi pare che tutti convergano nell'affermare che la competitività non è legata solo alle qualità e alle caratteristiche e capacità delle singole imprese, ma anche alla qualità dei sistemi territoriali, alla loro capacità di rappresentare una risorsa aggiuntiva che consenta lo sviluppo. Qui siamo esattamente di fronte a questo: dotare un sistema territoriale, come quello orafo valenzano, di un'infrastruttura.
Per questa ragione, vorremmo una soluzione che tenga conto di questa scelta e orientamento e della convenzione che ha portato a questa soluzione. Per questo motivo, riteniamo che oggi, in questo quadro, la scelta della società sia necessaria.
Esprimo, quindi, un'opinione diversa da quella contenuta nell'emendamento, laddove chiede di sopprimere l'articolo 1.
Poiché la discussione fra di noi non può avvenire emendamento per emendamento, ma occorre capirci sul senso della direzione che vogliamo dare, preannuncio che concordo sulla possibilità di delimitare la partecipazione della Regione a questa società e di delimitarla alla scelta della costruzione, escludendo qualsiasi partecipazione diretta della Regione nella gestione del polo fieristico. Dico contemporaneamente che intendiamo sostenere il polo orafo attraverso altri strumenti, non perch ci sia un disimpegno della Regione rispetto alle politiche distrettuali, ma perché, attraverso le vie e le strutture delle politiche distrettuali realizziamo un sostegno che non intendiamo come un'iniziativa assistenziale, ma come un moltiplicatore di energie imprenditoriali che di quello hanno bisogno. E' come se qualcuno dicesse che costruire una strada o un'autostrada è un'iniziativa assistenziale: no, una strada o un'autostrada non sono un'iniziativa assistenziale, ma servono allo sviluppo. Allo stesso modo, per lo sviluppo in quella zona servono determinate infrastrutture, con queste caratteristiche.
Ritengo giusto, pertanto, dire di delimitarne il carattere, ma mi pare questo l'ambito nel quale possiamo cercare una soluzione, che tenga conto delle diverse preoccupazioni e cerchi di fornire una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mellano.



MELLANO Bruno

Brevemente per commentare le parole dell'Assessore Racchelli. Ritengo che questo Consiglio non possa accettare la logica, peraltro molto stringente, dell'Assessore Racchelli, ribadita da altri colleghi, per la quale ciò che arriva in aula oggi è il prodotto di un lavorio, di un'attività, di una rete di rapporti e, pertanto, è un atto necessario e necessitato. Questo è quanto è stato concordato con altri soggetti, quindi il Consiglio si trova a dover ratificare un provvedimento.
Forse ho esagerato, ma l'impostazione dell'Assessore, che dice: "Prendere questo oppure saltare dalla finestra", non può essere accettata.
Noi continuiamo a porre l'attenzione critica sulle forme della risposta che questo provvedimento imposta, ma, proprio perché si può partire da una condivisione generale dell'esigenza del territorio, non necessariamente si deve condividere la risposta e non necessariamente questo Consiglio deve condividere una proposta. Questo è un disegno di legge, è una proposta che la Giunta presenta al Consiglio; sarebbe interessante, dopo aver visto il balletto del collega Brigandì, che è intervenuto come Consigliere della Lega, sentire lo stesso collega Brigandì in quanto Assessore alle partecipate. Cosa ci dice rispetto a un'ennesima formalizzazione di una società partecipata? Sarebbe interessante sentire anche quei colleghi (che non vedo seduti ai banchi di maggioranza) che, a seguito del voto di questo Consiglio sulla dismissione delle partecipate, si sono venduti in tutte le sedi possibili ovviamente, essendo Consiglieri di maggioranza sono anche molte le sedi in cui è possibile vendere un successo ottenuto in un dibattito d'aula motivando e giustificando la loro presenza liberale e liberista in questo Consiglio, perché si era ottenuto un atto importante che andava verso le dismissioni delle partecipate. Sarebbe interessante sentire i colleghi Marengo, Costa e Burzi, che in parte abbiamo sentito stamattina, perch obiettivamente la logica per cui "si prende questo, perché questo passa il convento", è la logica per cui - permettetemi la battuta - in provincia di Cuneo abbiamo le autostrade fatte a zeta, perché quello passava il convento.
A me, questo, non è mai piaciuto.



PRESIDENTE

Gli interventi sono terminati.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1.1), sul quale la Giunta ha espresso parere contrario.
Dichiaro non valida la votazione per mancanza del numero legale.
La seduta viene pertanto sospesa (ex art. 52, comma 4 del Regolamento).



(La seduta, sospesa alle ore 16.56 riprende alle ore 17.26)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dobbiamo ripetere la votazione sull'emendamento 1.1)



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1.1), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Mellano e Palma: L'art.o 1 è sostituito dal seguente art. 1: "Art. 1 (Oggetto) 1. La Regione promuove con gli enti pubblici e privati, rappresentativi degli interessi locali coinvolti, la costruzione di una struttura fieristica con l'obiettivo di favorire la valorizzazione nazionale e internazionale delle produzioni orafe delle imprese che operano nel distretto industriale di Valenza e lo sviluppo economico e sociale del territorio".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma, ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Prima di illustrare l'emendamento in oggetto, mi sembra che il Consigliere Marcenaro avesse sollecitato una mediazione attorno al testo di un emendamento proposto dal Gruppo Radicale, un emendamento all'articolo 2 che tende a neutralizzare la possibilità di utilizzare la partecipazione societaria della Regione Piemonte, come strumento indiretto di finanziamento della gestione del polo fieristico e quindi a limitare questa partecipazione nella fase di costruzione e di avvio dell'opera.
L'accettazione o meno da parte della Giunta di un emendamento di questo tipo, modifica la strategia emendativa del provvedimento essendo l'emendamento a cui faccio riferimento, su di un articolo successivo, ma concepito come alternativo rispetto all'alternativa globale (finanza di progetto e quant'altro) delineato negli altri emendamenti.
Se è possibile, su questo, comprendere l'orientamento della Giunta prima di iniziare la discussione. Se la Giunta volesse semplicemente evidenziare qual è il proprio orientamento rispetto a questo punto, magari altri emendamenti in discussione cadrebbero. Se l'orientamento della Giunta fosse contrario anche a quella proposta di mediazione, continueremmo la discussione di tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Palma ha chiesto un orientamento della Giunta sulla proposta di emendamento.
La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale e internazionale

Mi pare di essere stato sollecitato ulteriormente rispetto ad un emendamento che sposa la filosofia per la quale la Giunta condivide il progetto, attraverso questo disegno di legge. Forse quello che c'é scritto non è abbastanza chiaro.
Ogni comma aggiuntivo che chiarisca il fatto che questa società è costituita solo ed esclusivamente per la costruzione di un contenitore fieristico e che non ha nessun tipo di possibilità o di finalità per la gestione di politiche di sviluppo fieristico, è accettato. Tenete presente che questa società ha degli oneri a carico che sono quelli di gestione ordinaria del contenitore stesso. Presentato un emendamento e io sono qui per riceverlo.



PRESIDENTE

L'emendamento 1.2) è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
1.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Botta Marco, Bussola, Rossi Oreste e Albano: Al posto della denominazione "Expo Piemonte S.p.A" , in tutto il disegno di legge è inserita la denominazione "Expo Valenza-Piemonte S.p.A.".
L'emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
1.4) Emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Muliere, Ronzani e Marcenaro: Emendamento aggiuntivo.
Al comma 1 dell'articolo 1 dopo le parole "del territorio" aggiungere le parole "nel quadro di un articolato sistema espositivo regionale".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 1.4), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
1.5) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: Alla fine del comma 1 dell'articolo 1 dopo "Expo Piemonte S.p.A" aggiungere "quale componente di un sistema fieristico e di promozione commerciale regionale" Possiamo considerarlo assorbito Consigliere Tapparo? L'emendamento 1.5) è assorbito dall'emendamento 1.4).
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 1, nel testo emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 2 2.1) Emendamento presentato dai Consigliere Palma e Mellano: L'articolo 2 è soppresso.
L'emendamento 2.1) è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
2.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Botta Marco e Angeleri: Articolo 2, comma 1 sopprimere da "nonché" a "piemontesi".
2.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: L'articolo 2 è sostituito dal seguente articolo 2: "Articolo 2 (modalità di realizzazione) 1. La Regione promuove la realizzazione della struttura esperendo prioritariamente il ricorso alle modalità previste all'articolo 19, secondo comma della legge 109/1994 e all'articolo 14 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2, ovvero, in via subordinata, assicurando forme di contribuzione e credito a società, istituzioni o fondazioni appositamente costituite ai fini della realizzazione della struttura fieristica.
2. In ogni caso, la Regione non partecipa né direttamente né indirettamente alle attività di costruzione o di realizzazione della struttura, né alla compagine sociale della società che si costituisce a questi fini, secondo la previsione di cui al comma 1" L'emendamento 2.2) si riferisce alla soppressione del periodo che recita: "nonché ogni iniziativa che si riveli utile a promuovere la migliore collocazione sui mercati nazionali e internazionali dei prodotti orafi piemontesi". Questo comma sarebbe soppresso.
Questo periodo del comma 1 è soppresso.
Il parere della Giunta regionale è favorevole.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Se ho ben capito, perché non l'ho trovato nella copia degli emendamenti, si propone di cancellare la frase dopo "espositiva, nonché" fino a "piemontesi"? Penso che, invece, sarebbe...



(Commenti in aula)



MULIERE Rocco

Questo esula dalla gestione, ma significa che la Regione è impegnata a promuovere anche attraverso altre iniziative.
In ogni caso, ritengo che l'emendamento che abbiamo presentato successivamente possa entrare nella logica che è espressa nella frase che cancelliamo. Insomma, noi, qui, al di là della gestione, abbiamo un impegno a promuovere.
In ogni caso, se il presentatore, che è il Consigliere Marco Botta ritiene che l'emendamento, che poi abbiamo firmato insieme, possa accogliere al suo interno anche il senso di questa frase che era nell'articolato, non mi oppongo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Capisco la perplessità del Consigliere Muliere, però, è un problema di lettura delle intersezioni di emendamenti. Visto che questo diventava oggetto sociale della società, allora, da una parte, c'è la politica di promozione che non inerisce con la società che viene costituita, che ha unicamente la finalità di costruire questa cosa.
Nell'altro emendamento viene recuperato un impegno complessivo da parte della Regione su questo tema non collegato direttamente alla società costituita. Mi pare di poter così riassumere il complesso degli emendamenti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2.2), sul quale la Giunta ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Dichiaro ritirato l'emendamento 2.3).
2.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Muliere, Ronzani e Marcenaro: Emendamento aggiuntivo.
Al comma 1, all'articolo 2, dopo le parole "fieristiche espositiva" aggiungere le parole "polifunzionale".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2.4) sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
2.5) Emendamento presentato dai Consiglieri Muliere, Ronzani e Marcenaro: Emendamento aggiuntivo.
Al comma 1, dell'articolo 2, dopo le parole "orafi piemontesi" aggiungere le parole "e delle altre produzioni".
2.6) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo.
Emendamento integrativo.
Alla fine del comma 1 dell'articolo 2, aggiungere dopo "orafi piemontesi" le parole "e comunque utile a funzioni espositive per altri settori economici" Non ci sono più le parole "orafi piemontesi", perché sono state soppresse.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Naturalmente, avendo eliminato le parole "orafi piemontesi", non si pu aggiungere, però, ritengo che comunque considerare quel centro fieristico impegnato a promuovere non soltanto la produzione orafa, ma anche altre produzioni, che va nel senso di un centro fieristico polifunzionale come abbiamo detto, sarebbe utile, solo che adesso avendo tolto questa frase non so...
Chiedo una breve sospensione per vedere se posso modificare l'emendamento.



PRESIDENTE

Va bene la seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.47 riprende alle ore 16.50)



PRESIDENTE

L'emendamento 2.6) del Consigliere Tapparo recita: "E' comunque utile anche a funzioni espositive per altri settori economici", è sempre dopo le parole "orafi piemontesi" che sono state soppresse.
Effettivamente, il termine "polifunzionale" è già stato approvato.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei solo evidenziare, anche all'Assessore, che il termine "polifunzionale" potrebbe trarre in inganno, nel senso che "polifunzionale" potrebbe dire che è un contenitore che serve per iniziative di promozione per spettacoli, per incontri di pugilato. Piuttosto, bisognerebbe recuperare o la parte che il collega Muliere diceva o quella che ho detto io, oltre alla centralità che il settore orafo ha in questo distretto anche altre attività che nella Provincia di Alessandria, o comunque in quell'area più vasta del distretto specifico orafo, potrebbero portare all'attenzione con iniziative promozionali, magari di taglio locale. Mentre le iniziative orafe dovrebbero avere un livello internazionale come attrazione logica, ci possono essere altre mostre, altre iniziative e altre promozioni che hanno un bacino di riferimento più limitato.
Quindi, non credo che il "polifunzionale" possa assorbire quanto propone il collega Muliere e quanto propongo io. "Polifunzionale" è la funzionalità di quel contenitore.
Noi diciamo che non è solo per l'industria orafa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale e internazionale

Vorrei richiamare l'attenzione sul comma per come è stato steso, che rappresenta completamente la logica per la quale questo contenitore viene realizzato.
Ve lo leggo: "L'oggetto sociale ricomprende l'attività di progettazione, esecuzione e definitiva realizzazione di una struttura fieristica espositiva polifunzionale", quindi è per tutti ed è funzionale anche ad altre attività. Più completo di così non potrebbe essere.
Una struttura fieristica espositiva rappresenta la struttura per fare le fiere per tutti; polifunzionale significa che deve essere costruita con delle finalità che siano fruibili da altri settori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Il Consigliere Muliere ritira l'emendamento 2.5) La parola al Consigliere Tapparo sull'emendamento 2.6)



TAPPARO Giancarlo

Torno a dire che una dichiarazione di questo genere, aggiungendo "polifunzionale", non vuol dire che si apre a tutti i settori. La polifunzionalità è data dalla funzione del contenitore che, come dicevo può servire per un'azione promozionale, per tante altre cose, ma è il contenitore che è polifunzionale.
Noi diciamo che è non dedicato alla funzione centrale del settore orafo, ma oltre al settore orafo tocca tutti gli altri settori produttivi.
La mia è un'impressione, poi può anche darsi che nel corso di utilizzo della legge si determini questa limitazione ed incongruenza, ma mi auguro che non sia così.
Torno a dire che "polifunzionale" è legato alla caratteristica fisica del contenitore; invece il riferimento alla pluralità dei settori dà il senso più preciso di una funzione non concentrata solo di promozione, e non solo per l'industria orafa. Quindi, mantengo l'emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 2.6), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto sull'articolo 2.



TAPPARO Giancarlo

Quando si arriva semplicemente alla funzionalizzazione della norma e non è più un problema di maggioranza o di opposizione, i richiami che vengono fatti, anche per esperienza, sono in termini costruttivi. Non c'entra nulla la contrapposizione.
Torno a dire che, così formulato, l'articolo 2 potrà ingenerare problemi, e siccome la norma tendenzialmente è strutturata intorno alla questione degli orafi, ci potrebbero essere legittimamente delle limitazioni di operatività di questa struttura ad altri settori, solo con il termine "polifunzionale".
Per questa ragione richiamo l'attenzione dei colleghi, anche di maggioranza, sul fatto che non sono semplicemente problemi di funzionalità della norma a ergere gli steccati tra maggioranza e opposizione.
Pregavo di prestare attenzione perché, così com'è, ho l'impressione che già la funzione di coordinamento dovrebbe intervenire, a meno che politicamente l'Assessore non faccia una dichiarazione.
Gli atti informativi di una legge hanno un certo peso, torno a dire per quando eventualmente si ingenereranno dei contenziosi, e sono convinto che questa formulazione è una formulazione non chiara, che può determinare del contenzioso.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 3 3.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: "L'articolo 3 è soppresso".
Tale emendamento è stato ritirato dai proponenti.
3.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: L'articolo 3 è sostituito dal seguente articolo 3: "Articolo 3 (Mandato a Finpiemonte) 1. Ai fini delle operazioni di cui all'articolo 2 la Giunta regionale è autorizzata a conferire mandato senza rappresentanza ai sensi degli articolo 1703 e seguenti del Codice Civile, all'Istituto finanziario regionale piemontese - Finpiemonte S.p.A.
2. Il prezzo riconosciuto all'eventuale concessionario, ovvero il contributo corrisposto alla società finalizzata alla realizzazione della struttura fieristica non può comunque superare il 33% del costo complessivo di costruzione.
3. Le modalità di provvista dei mezzi finanziari occorrenti, la definizione dei limiti del mandato ed ogni altro aspetto del rapporto contrattuale intercorrente tra la Regione ed il suo mandatario, trovano disciplina in appositi provvedimenti amministrativi che dovranno specificamente prevedere l'attivazione di verifiche periodiche sull'ottemperanza dell'operato di Finpiemonte S.p.A. alle istruzioni regionale".
Tale emendamento è stato ritirato dai proponenti.
3.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Al comma 2 dell'articolo 3 è aggiunto il seguente periodo: "La suddetta partecipazione è limitata alla fase di costruzione e di avvio dell'opera e non può comunque comportare ulteriori oneri per la Regione per le attività di gestione economico-finanziaria del polo fieristico".
L'emendamento 3.3) è ritirato e sostituito dal seguente: 3.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma, Mellano, Botta Marco Muliere e Ronzani: Al comma 2 dell'articolo 3 è aggiunto il seguente periodo: "La partecipazione è limitata alla fase di costruzione e di avvio dell'opera e non può comunque comportare ulteriori oneri per la Regione per le attività di gestione economico-finanziaria del polo fieristico. La Regione Piemonte è impegnata nel sostegno e nella promozione del distretto orafo di Valenza attraverso la partecipazione e il finanziamento delle politiche distrettuali e delle sue strutture organizzative".
La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Con questo emendamento si tenta, da parte nostra, in qualche misura di limitare e di puntualizzare la portata di questo provvedimento, escludendo ulteriori oneri per la Regione rispetto alle attività di gestione economico finanziaria dell'opera che verrà realizzata; quindi, dell'attività fieristica in senso stretto.
Nella ripresentazione recepiamo un subemendamento presentato dal Gruppo DS e dal Consigliere Marco Botta, che individua nelle politiche di sostegno e di promozione della politica industriale dei distretti lo strumento e anche il volano per potenziare e finanziare le politiche distrettuali e le strutture organizzative dei distretti.
Su questo emendamento, sul quale mi pare ci sia la convergenza unanime del Consiglio, si pone solo un problema, non rispetto all'emendamento, ma rispetto all'articolo, in relazione alla previsione finanziaria contenuta nell'articolo 5. Da una parte si dice, nella relazione della legge, che questo intervento costa sostanzialmente 19 milioni di euro; dall'altra parte, si prevede che la partecipazione regionale non possa superare la soglia del 50%.
Lo stanziamento che è iscritto sul bilancio pluriennale e sul bilancio di esercizio del 2002, con una riduzione dell'UPB relativa ai provvedimenti in approvazione, prevede la destinazione di circa 6 milioni di euro quindi, un terzo rispetto al costo dell'opera. Allora la cosa che bisogna capire complessivamente rispetto a questo articolo e all'individuazione del 50% è se si ritiene che il vincolo normativo del 50% sia il tetto massimo oltre il quale la Regione non intende dare o sia una previsione di ulteriore finanziamento di questo intervento.
Ci troviamo di fronte ad una relazione che dice che costa 19 milioni di euro, ad una previsione legislativa che dice che l'impegno della Regione non può superare il 50% del capitale sociale di EXPO Piemonte S.p.A.
ritenendo - immagino - che il finanziamento dell'operazione sarà realizzato con il ricorso al capitale sociale di EXPO Piemonte S.p.A.. Quindi, il problema è capire se dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento di capitale anche rispetto alla costruzione, oppure l'individuazione di questa cifra di 6 milioni di euro, che corrispondono ad un terzo della previsione di spesa già tiene conto di altre forme di partecipazione di capitale da parte di soggetti privati.
Non so se l'Assessore ha compreso la questione. Ho parlato sull'emendamento 16 bis) e poi ho allargato le considerazioni. L'unico problema da puntualizzare è che, se costa 19 e stanziamo 6, e prevediamo che non possiamo arrivare oltre al 50%, ma fino al 50%, bisogna capire se questa previsione finanziaria già tiene conto del piano di partecipazione in qualche misura già concordato con gli altri attori, oppure ci dobbiamo aspettare un ulteriore aumento di capitale, su cui dovremmo riflettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Abbiamo aggiunto una considerazione, frutto di un confronto utile del resto il dibattito in aula serve anche a questo - per precisare meglio quanto è stato detto più volte, anche dall'Assessore.
L'Assessore dice che siamo impegnati nel finanziamento della costruzione del centro e non nella gestione. L'emendamento iniziale del Gruppo Radicale tende a specificare l'intenzione della Regione - ed è chiara la formulazione - non nella gestione, ma nell'appoggio, nel contributo al distretto orafo - è quello che abbiamo detto tutti, in tutti gli interventi - attraverso le strutture del distretto orafo, che non ha nulla a che fare con il centro fieristico.
Tengo a marcare quest'aggiunta all'emendamento iniziale del Gruppo Radicale, perché dobbiamo dire ai valenzani che la Regione non si impegna nella gestione (lì ci dovranno pensare loro), ma si impegna a contribuire allo sviluppo del distretto orafo.
Ritengo sia un messaggio che si può accogliere, pertanto prego l'Assessore di riflettere e accogliere l'intero emendamento, come è stato presentato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale ed internazionale

Chiedo di votare l'emendamento per parti separate, perché la seconda parte è di indirizzo. Noi siamo impegnati a sostenere il polo alessandrino e valenzano nel suo complesso, non prevediamo certamente un centro fieristico per sostenere gli orafi; sosteniamo gli orafi e tutto il resto altrimenti basta prevedere una sala esposizioni per gli orafi e il problema è risolto.
Piuttosto, presentate un ordine del giorno, ma non inseriamo un articolo di legge di questo genere; non me la sento.



PRESIDENTE

Faccio una proposta: o lo inseriamo come ordine del giorno collegato oppure, se la Giunta accoglie il secondo comma dell'emendamento come impegno politico, come raccomandazione, togliendolo dalla legge, vale come raccomandazione alla Giunta.
Prego, Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Concordo sul fatto di considerare la seconda parte come impegno politico; mi va bene anche di togliere "di avvio", lasciando: "la suddetta partecipazione è limitata alla fase di costruzione dell'opera...", ecc.



PRESIDENTE

L'emendamento riformulato recita: Al comma 2 dell'art. 3 è aggiunto il seguente periodo: "La partecipazione limitata alla fase di costruzione dell'opera e non pu comunque comportare ulteriori oneri per la Regione per le attività di gestione economico-finanziaria del polo fieristico".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 3.4), come emendato.
Il Consiglio approva.
3.5) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: Emendamento sostitutivo All'articolo 3, comma 2, sostituire "50%" con "33,3%".
La parola al Consigliere Tapparo, per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Su questo punto ho presentato due emendamenti, pertanto illustro anche l'emendamento successivo. Non è così scontato, sia per quanto riguarda il protocollo d'intesa sia per un'indeterminazione della norma, che quel centro assuma un ruolo aperto strutturalmente a tutti i settori produttivi.
Dare alla Regione la possibilità di avere il 51%, oppure ridurre in modo non marginale, ma assai significativo, considerando queste garanzie la nostra presenza potrebbe avere un senso. Soprattutto il 51% potrebbe avere una ragione, perché nel protocollo di intesa si dice: "Abbiamo una struttura fieristica a Valenza, ma è configurata in modo tale da non essere ammessa per iniziative internazionali, per una serie di limitazioni strutturali", secondo me non solo strutturali. Se bisogna pilotare questo passaggio, è bene avere una presenza forte, oppure ridurla.
Voglio anche segnalare, colleghi, che l'intesa non è fatta con l'associazione delle imprese, Federapi o Federpiemonte, ma è fatta specificamente con il settore orafo. Se l'intesa ha un valore, la possibilità degli altri settori di inserirsi in questo gioco rischia di essere un po' subordinata. Poiché sono convinto che ci sia una futura limitazione alla possibilità di operare a 360 gradi, la proposta del 33,3 vuole significare: "Vada come vada, la Regione dà un contributo, punto e basta".
L'emendamento successivo prevede di arrivare al 51%, perché siamo convinti che si debba tenere in mano il bandolo della matassa almeno per una certa fase. Pertanto, il mio gioco tra un minimo e un massimo è legato a questa logica.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 3.5), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
3.6) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: All'articolo 3, comma 2, sostituire "50%" con "51%".
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 3.6).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 3, come emendato.
Il Consiglio approva.
ART. 4 4.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: L'articolo 4 è abrogato.
L'emendamento 4.1 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
4.2) Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: Emendamento integrativo e sostitutivo.
Al comma I dell'articolo IV sostituire "agli indirizzi generali" con "alla politica espositiva e, più in generale, di promozione dei prodotti e dei servizi del Piemonte in Italia e a livello internazionale" La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione



TAPPARO Giancarlo

Si tratta di un'azione, di un intervento che recupera gli indirizzi regionali specificando per le politiche espositive, di promozione sui prodotti e sui servizi. Questa struttura opera, o dovrà operare, per tutta l'articolazione economica e dei servizi e può essere una raccomandazione forse abbondante e importante.
E' un'azione che viene fatta per il mercato interno, quello italiano e, soprattutto, per il mercato internazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli per il parere della Giunta



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale e internazionale

Capisco le affermazioni del Consigliere Tapparo e le condivido, ma in un altro progetto di legge. Questo è un progetto per costruire un contenitore. Non ci sono altre finalità. Ripeto, le affermazioni del Consigliere Tapparo le condivido, ma potrebbero essere oggetto di un'altra legge, magari quella sull'attività di promozione dei prodotti piemontesi e Made in Italy nei confronti del mercato internazionale. E' un'attività che ha una grande interferenza positiva sul sistema produttivo nella nostra regione.



PRESIDENTE

L'emendamento 4.2 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ART. 5 5.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano L'articolo 5 è soppresso.
L'emendamento 5.1 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
5.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: L'articolo 5 è sostituito dal seguente articolo 5.
"Articolo 5 (Disposizione finanziaria).
1. Per l'attuazione della presente legge è stanziata nella unità revisionale di base (UPB) n. 08042 del bilancio pluriennale 2002-2004 la somma di euro 6.197.500,00 per l'esercizio 2003.
2. Alla copertura della spesa si provvede, per l'esercizio 2003, mediante pari riduzione delle somme attribuite all'UPB n. 09012 (Fondo speciale per oneri derivanti da provvedimenti legislativi in corso)" La parola al Consigliere Palma



PALMA Carmelo

Vorrei riproporre sulla norma finanziaria una questione che l'Assessore Racchelli prima non ha colto. Nella relazione del provvedimento c'é un'ipotesi di costo complessivo dell'operazione di circa 19 milioni di euro. Nel protocollo d'intesa si prevede una capitalizzazione della società EXPO Piemonte di 16 milioni di euro, nella proposta di legge prevediamo 6 milioni di euro di partecipazione alla società, come previsto nel protocollo d'intesa, da parte della Regione Piemonte e una previsione massima di partecipazione in percentuale inferiore al 50% delle spese di realizzazione dell'opera.
Bisognerebbe capire: se la società è capitalizzata per 16 milioni di euro e la previsione di spesa è di 19 milioni di euro chi mette gli altri 3 milioni di euro? Evidentemente non un attore locale che partecipa al capitale di EXPO Piemonte. Bisogna capire se la previsione del 50%, è una previsione a cui la Giunta regionale ritiene di dover arrivare, ovvero se ritiene che la previsione contenuta in questa legge sia esastiva dell'impegno nel capitale sociale, quindi anche nel finanziamento, della costruzione dell'opera che la Regione prevede. Se voi prevedete una capitalizzazione di 16 milioni di euro, rispetto ad un costo dell'intervento di 19 milioni di euro, e tutti gli attori sono coinvolti nella compagine societaria, gli altri 6 miliardi da dove immaginate che arrivino?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli per il parere della Giunta.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale ed internazionale

La differenza deriva da un finanziamento al quale la società accederà e che verrà pagato attraverso la redditività dell'attività di gestione. Non prevediamo altri soldi. Devo dire, prima mi è sfuggito, che avremmo potuto scrivere esattamente la percentuale che rappresenta quel tipo di capitale.
L'intenzione è quella di mantenere questa percentuale.



PRESIDENTE

L'emendamento 5.2 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
5.3) Emendamento presentato dalla Giunta a firma dell'Assessore Racchelli: Riformulazione dell'articolo finanziario "Articolo 5 (Disposizione finanziaria) 1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata nello stato di previsione della spesa del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2003 la spesa (Oneri derivanti dalla partecipazione alla costituzione di Expo Piemonte S.p.A.) da iscrivere nell'Unità revisionale di base UPB 08042 (Programmazione e statistica Rapporti con società a partecipazione regionale - Titolo II Spese di investimento) del bilancio di previsione 2003, pari a euro 6.197.500,00 in termini di competenza e di cassa.
2. All'onere di cu al comma I si provvede, per l'anno 2003, riducendo di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa la dotazione dell'UPB 09012 (Bilanci e finanze Bilanci- Titolo I spese di investimento) del bilancio di previsione per l'anno 2003. Il presente provvedimento costituisce integrazione dell'elenco (Fondi speciali) allegato al bilancio ove viene aggiunta la voce "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della società Expo Piemonte".
La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore coordinamento delle politiche di promozione nazionale e internazionale

La riscrittura dell'articolo finanziario, oggetto di un'analisi della I Commissione, destina i fondi sul bilancio 2003 dall'UPB relativa al fondo globale e lo carica sull'UPB relativa agli investimenti e alle partecipazioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento 5.3) Il Consiglio approva Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'articolo 5, nel testo emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento al titolo presentato dai Consiglieri Palma e Mellano: Il titolo del ddl n. 464 è sostituito dal seguente: "Costruzione di una struttura fieristica nel distretto industriale Valenzano" L'emendamento è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto sull'intero testo il Consigliere Palma; ne ha facoltà



PALMA Carmelo

Malgrado le correzioni apportate al provvedimento, non possiamo che esprimere un voto negativo per le ragioni che ci hanno portato, fin dall'inizio della discussione del provvedimento, a suggerire strade più innovative da una parte per realizzare l'intervento e, dall'altra, per coinvolgere contrattualmente gli operatori privati che, in una qualche misura, ne sono interessati e ne sono sostanzialmente gli unici o i principali beneficiari. Si è scelto, ancora una volta, rispetto ad un intervento pubblico che comporta una spesa non particolarmente rilevante limitata unicamente al cofinanziamento di una infrastruttura, tutto sommato, limitata, sia nella sua consistenza e sia nella sua finalità, alla costituzione di un'ulteriore società a partecipazione regionale con una forma di immobilizzazione di una parte del patrimonio pubblico francamente, difficilmente immaginabile in una logica di redditività e con un insieme di vincoli normativi particolarmente significativi. Per cui sostanzialmente, questa sarà una partecipazione che ci trascineremo per i prossimi 35 anni, anche qualora la società non dovesse costruire, come è già successo per altre società a partecipazione regionale, l'opera per la quale era stata costituita la società stessa e che le era stata affidata come finalità esclusiva con un insieme di vincoli convenzionali o consortili che legheranno la Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria e il Comune di Valenza alle Camere di Commercio e alle Fondazioni bancarie.
Uno dei problemi che si pongono, ne approfitto per la dichiarazione di voto conclusiva, innanzitutto all'Assessore Brigandì come Assessore alle partecipazioni, è se noi dobbiamo continuare a predicare bene in alcuni provvedimenti, provvedimenti di scenario, provvedimenti che immaginano come il provvedimento che abbiamo approvato da qualche mese, una sfrondatura sostanziale dell'insieme delle partecipazioni regionali, ad esempio, attraverso l'eliminazione del ricorso sistematico alla subpartecipazione, qui ci troviamo di fronte ad un ennesimo caso di subpartecipazione, continuando a razzolare male rispetto a ciascun singolo intervento che la Regione si trova a finanziare. Se devo elencare gli interventi di finanziamento in conto capitale che la Regione assicura ai propri partner istituzionali e ad un insieme di attori privati nel corso degli ultimi tre mesi, ho l'impressione che su 7 - 8 interventi abbiamo costituito almeno 4 o 5 società. Ne abbiamo costituita una per il marketing agricolo, ovviamente, abbiamo rifinanziato il MIAC, siamo intervenuti con l'ennesimo aumento di capitale su CONSEPI, in questo caso siamo nella stessa logica di società che costituiremo, di cui dovremo pagare in quota parte oneri di gestione, anche sostanzialmente consistenti, e che ci trascineremo in una galassia di partecipazioni e subpartecipazioni che non ha nulla da invidiare al sistema di partecipazioni incrociate della galassia Mediobanca.
Allora, soprattutto per l'Assessore Brigandì, si dovrebbe capire se c'è un punto di freno rispetto a questa tendenza e abbiamo una politica di rientro da questo sistema delle partecipazioni, senza scoprire ogni volta che quell'intervento è esattamente l'intervento di eccezione che conferma la regola che ci siamo dati di non acquisire più partecipazioni societarie ma, semmai, dismettere quelle che abbiamo acquisito, scegliendo altre strategie di intervento e non procedere a questo meccanismo paradossale o di autonomizzazione di settori della Pubblica Amministrazione, attraverso meccanismi di autority o di agenzia, o addirittura di societarizzazione di parti della Pubblica Amministrazione. Questo è un caso di specie assolutamente esemplare in cui, anziché fare una determinazione dirigenziale di finanziamento di un intervento infrastrutturale, decidiamo addirittura di costituire una società per realizzare in proprio l'intervento infrastrutturale stesso.
So perfettamente che queste sono parole al vento, perché so perfettamente che la costituzione delle società non risponde unicamente alla finalità dell'intervento per cui le società sono costituite, ma risponde ad una logica assolutamente vecchia ed inefficiente, ma assolutamente solida nei suoi risvolti politici di mercato elettorale.
Questa è l'ennesima società che noi costituiamo, che significa l'ennesima società con un Consiglio di Amministrazione, l'ennesima società con un Presidente, l'ennesima società con una struttura amministrativa. Ce ne sono adesso non so se il Consigliere Burzi non se le ricorda - parecchie decine all'interno della Regione Piemonte, la minor parte delle quali partecipate direttamente della Regione, la gran parte delle quali partecipate indirettamente da Finpiemonte.
Dobbiamo chiederci se noi, oltre ad essere produttori di interventi pubblici e infrastrutturali, dobbiamo anche essere produttori di Consigli di Amministrazione, di Presidenze, di strutture amministrative e così via.
Su un elemento il rilievo che abbiamo mosso è incontestabile: se questa attività si fosse realizzata attraverso una previsione normativa che inserisse questo, secondo le disposizioni generali, in un programma di opere pubbliche e questo intervento fosse stato realizzato attraverso un finanziamento regionale semplicemente determinato da un dirigente, noi ci saremo risparmiati ampiamente un Consiglio di Amministrazione, un Presidente e una struttura organizzativa.
Per tutte queste ragioni, spero - è una speranza di periodo ipotetico di terzo tipo - che questo possa essere l'ultimo dei provvedimenti assolutamente eccezionali che continua a contraddire la regola che ci siamo dati. In caso contrario, ci ritroveremo a fare questi interventi che siano o no relativi a imprese e a società partecipate, che sono approvate bipartisan da questo Consiglio regionale, come questo, oppure solamente da una parte del Consiglio regionale, come è avvenuto nel caso di altri interventi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Assessore e colleghi, credo che avremmo potuto raggiungere lo stesso risultato dando uno spazio di operatività alle capacità presenti sul territorio per poter autoprogrammare il proprio sviluppo. La Regione ha una tastiera estremamente vasta di leggi che permettono di operare e la prima ondata dei patti territoriali avrebbe potuto vedere questo aspetto, in particolare il patto specifico di quella zona; poi ci sono le voci del DOCUP, i vari assi e le varie misure che avrebbero potuto dare questi spazi. Quindi, in qualche modo, avrebbero rappresentato un contributo tangibile delle risorse regionali verso un obiettivo autonomamente determinato, proprio come scelta di autosviluppo, da parte di quella realtà locale; invece, noi facciamo una società.
E' chiaro che questo rappresenterà il meccanismo delle ciliegie, una tirerà l'altra, e non potremo negarci a processi e a spinte che si determineranno in questo settore. Potremmo scommettere che il limite del 50% sarà utilizzato al massimo (49,9); si accettano scommesse, sarà molto vicino.
Quindi, si metteranno molte risorse e non ci sarà la possibilità di guidare questo processo. E' vero che potremmo avere altri strumenti, in quanto il contenitore è una cosa e la politica espositiva è un'altra, ma è questa la strada più giusta? I limiti di Valenza, rispetto a Vicenza e ad Arezzo, non possono essere recuperati pensando che sia decisivo il gioco di un contenitore, è una politica che si deve determinare, e anche un'idea diversa.
Mi rivolgo al collega Muliere, che è un Consigliere della Provincia di Alessandria: oggi, o sei forte, relativamente alla capacità di proiezione internazionale, ma innovativo e non in sovrapposizione a quello che fa già Vicenza o Arezzo, allora puoi far emergere Valenza, altrimenti, Valenza rischia di essere giorno per giorno in una condizione di marginalità. Per fare questo, ci sono delle politiche che possono arricchire quella che è l'azione specifica per il settore orafo.
Ovviamente non sono uno specialista del settore orafo, ma l'azione propulsiva della Regione, quella sì che sarebbe necessaria, anche con delle risorse; è quella, per esempio, di abbinare all'esposizione orafa altri aspetti (servizi, modalità e sistemi di attrazione), per attrarre clientela qualificata per la mostra di Valenza - spero internazionalizzata - al fine di saldarla con un circuito enogastronomico; saldarla con altri elementi cioè dare un valore aggiunto.
Capisco che all'Assessore queste cose interessano poco, ma parliamo, in qualche modo, per arricchire quei pochi che ascoltano. Se noi faccessimo il modellino in piccolo di Vicenza e di Arezzo, avremmo probabilmente fatto poca strada; avremmo messo il titolo "Mostra internazionale dell'oreficeria di Valenza" e il giorno dopo ci accorgeremmo che il risultato non cambia rispetto al giorno prima. Quindi, lì le risorse della Regione possono essere impegnate fortemente. Parlavo, ad esempio, della saldatura per dare un valore aggiunto nuovo al settore, per cercare di inserirlo in un contesto diverso, per qualificare in qualche modo quelli che sono gli arrivi internazionali, magari dagli Stati Uniti, magari dai paradisi fiscali, magari da nuovi Paesi, magari dalla nuova Russia con le grandi divisioni sociali e quindi i grandi arricchimenti; per questo dicevo che sarebbe stato importante rendere marginale la questione del contenitore lasciare risorse, attraverso altre strade, da acquisire dalla capacità di autosviluppo locale.
Invece, rassicurare il sistema degli interessi attorno al settore orafo e cercare, con questa discussione, di far vedere che esiste una volontà di giocare da parte della Regione una grossa sfida in questo senso, è la politica della promozione, è il contesto di legge quadro nella quale abbiamo collocato questa cosa, è la non casualità, è un'azione organica.
Questa azione organica noi cerchiamo di darla con vari strumenti.
Vorrei soffermarmi sulle modalità di operatività del documento unico di programmazione economica. Se noi da questo documento volessimo dare una forza propulsiva maggiore all'azione di promozione, dovremmo trovare in alcune misure che stanno all'interno del documento unico di programmazione delle risorse comunitarie. Dovremmo lì forzare - come purtroppo in questa tornata non è stato fatto - l'opportunità, da parte degli interessi più o meno distrettuali che si caratterizzano nel Piemonte, di una forza per potersi muovere. Anche in questo senso il silenzio è totale. Questa è una leggina che viene fatta per soddisfare un legittimo interesse che avrebbe con maggiore rispetto e dignità per quello stesso interesse, potuto trovare risorse attraverso un meccanismo di autodeterminazione delle sue scelte, e non passare attraverso questa discussione.
Sappiamo che domani, dopo l'approvazione di questa legge, ci sarà già qualcuno che andrà a pavoneggiarsi, ci sarà qualche comunicato stampa che comunicherà che arrivano risorse. E' per questa ragione che darò il mio voto di astensione.
Voglio ancora dire che quella comunità e quel sistema di interessi avrebbero potuto trovare queste risorse con maggiore rispetto per quelle forze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Noi voteremo naturalmente - dico naturalmente per il contributo alla discussione da parte del nostro Gruppo - a favore di questo disegno di legge.
Naturalmente non risolveremo la crisi che sta attraversando la città di Valenza e il distretto orafo; tuttavia, il messaggio che possiamo lanciare ai lavoratori del distretto orafo, alle centinaia di imprese del distretto orafo, è un messaggio importante. Un messaggio che può permettere a quelle aziende di guardare al proprio futuro con più ottimismo, soprattutto in questi giorni estremamente negativi e preoccupanti per il nostro futuro e purtroppo, per l'economia nazionale e anche della città di Valenza (infatti quello che si lavora a Valenza è l'oro, che è soggetto al clima internazionale che si viene a creare).
Il messaggio che possiamo lanciare è importante. Noi chiudiamo soltanto una prima fase, cioè la Regione insieme ad altri soggetti contribuisce a far nascere il nuovo contenitore, il nuovo palazzo delle mostre della città di Valenza, che abbiamo detto deve diventare un centro fieristico.
Vorrei rivolgermi anche al collega Tapparo, perché proprio nel mio intervento stamattina ho detto che il centro fieristico non si deve rivolgere soltanto al mondo orafo. Il centro fieristico di Valenza pu avere un futuro se dà una risposta al distretto orafo, ma soprattutto se riuscirà a diventare un polo di attrazione, un centro fieristico che promuove altri prodotti e altre attività, che a loro volta promuovano il territorio della Provincia di Alessandria e dell'intero Piemonte. Noi dobbiamo andare verso questa operazione.
Voglio dire un'altra cosa. Se ripetiamo vecchie strade, è chiaro che rischieremo di andare incontro ad un fallimento, perché c'è bisogno d'innovazione e di idee. Ecco perché la Regione Piemonte e la Giunta regionale non possono limitarsi - come facciamo oggi con questo disegno di legge - a finanziare la costruzione del centro fieristico.
La Giunta regionale deve mettere in campo un'idea, una politica, che io non vedo, una politica che coinvolge più in generale la politica che fa la Regione per lo sviluppo della piccola e media impresa. C'è bisogno di invertire la tendenza da questo punto di vista; non possiamo limitarci soltanto a dare delle risorse. Ecco perché c'è bisogno, da parte della Regione, di mettere in campo delle idee e una politica innovative.
Oggi abbiamo compiuto una prima parte di questo processo, se guardiamo al distretto orafo di Valenza; da domani, però, inizia un lavoro molto più impegnativo, che non si deve limitare soltanto a dare dei finanziamenti seppure importanti, ma deve mettere in campo una nuova politica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere.



BRIGANDI' Matteo

Prendo la parola per dichiarazione di voto, anticipando che voterò in maniera favorevole a questo provvedimento.
Non posso esimermi dal prendere la parola per controbattere le argomentazioni direttamente rivoltemi dal Consigliere Palma, che hanno una loro valenza.
Ritengo che questa sia una società che nasce, come ha detto il collega sulla scorta di un evento eccezionale e con delle considerazioni e speranze che consistono nel considerare il fatto che questa società potrebbe avere un incremento, dal punto di vista societario e comunque alla proprietà dell'immobile. Questo è inserito nell'ambito della politica generale delle partecipate, come evento eccezionale.
Ritengo che la generalità della politica sulle partecipate non sia volta ad una prolificazione indiscriminata a evidenti fini di bassa cucina stiamo valutando, all'interno e all'esterno di Finpiemonte, l'esatta portata di tutte le società: c'è un termine che hanno adoperato i tecnici (credo si chiami "new diligence") e sono già stati stanziati i denari per svolgere questo tipo di attività, nel senso che la Giunta ha già accordato a questo Assessorato la possibilità di fare queste verifiche.
Dico da subito che abbiamo pensato di mettere in liquidazione una delle società partecipate; abbiamo intenzione di vendere, su tre società, la quota della Regione perché serve a poco. Tutto questo è in studio e fermento per il fatto che sono Assessore da tre mesi, quindi è complicato cercare di capire.
La linea politica e l'indirizzo è esattamente questo, per cui - e concludo - ritengo che questa società si trovi in controtendenza, cioè sia un fatto eccezionale che soddisfa determinate esigenze del Consiglio e della Regione. Per questo motivo, voterò a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente. Naturalmente per annunciare il voto favorevole del Gruppo di Alleanza Nazionale rispetto a questo disegno di legge, avviato stamattina, forse con qualche problema, ma chiarito nel corso del dibattito.
E' un provvedimento importante, dovuto alla tenacia dell'Assessore Racchelli - al quale vanno i nostri ringraziamenti - e all'intelligenza dell'assente Assessore Cavallera, i quali probabilmente, quando due anni e mezzo fa iniziarono ad interessarsi del problema del polo fieristico valenzano, non pensavano di dover compiere un percorso così lungo, ma anche così partecipato.
Volendo mettere in rilievo un elemento di grande importanza di questa legge, è quello di avere una condivisione di percorso ampissima, una trasversalità rispetto a un problema, alla volontà di affrontare e risolvere un problema che fa onore a tutti i partecipanti.
Sicuramente Valenza verrà rilanciata dalla costruzione di questo palazzo mostre. E' stato chiarito che la Regione si interesserà soltanto alla costruzione, ed è giusto così perché il territorio ha le capacità di gestire questo palazzo, sia rispetto alle mostre orafe sia alle altre mostre di settore.
Qualcuno ha sollecitato altri provvedimenti per il settore orafo, ma non possiamo dimenticare che questa Amministrazione regionale si è spesa e si spenderà ulteriormente nei confronti dello stesso. Non possiamo dimenticare la legge sui distretti, la legge sui consorzi export, che portano a Valenza dei finanziamenti importanti, o l'opera di promozione che la Regione attua, attraverso accordi quadro con l'Istituto Commercio Estero, a favore di Valenza.
Non si tratta, dunque, di un provvedimento singolo, un provvedimento tampone o un provvedimento che non si innesta in un quadro di sistema, ma tutt'altro. Ribadisco l'apprezzamento verso questa legge e l'impegno che il sistema territoriale di Valenza saprà sicuramente portare a termine, con rapidità ed efficacia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Una breve dichiarazione di voto. Assessore, esprimo il mio voto contrario al provvedimento, con una motivazione molto semplice: pur apprezzando l'impegno dei Consiglieri interessati ad un problema territoriale, non può sfuggire a nessuno che la nostra discussione ha posto il problema della priorità di spesa. Non si comprende come l'esecutivo, portatore di una proposta di legge, possa impunemente applicare il progetto di finanza all'unità spinale del CTO e trovi, invece le risorse per un'iniziativa, pur meritoria, come questa, che valorizza attraverso gli spazi espositivi, un'economia locale che necessita di una vetrina importante.
Il mio voto contrario parte solo ed esclusivamente da questa considerazione.
Prendo atto che oggi si trovano le risorse per sostenere questo tipo di intervento, mentre si delega al privato un bene pubblico come quello della sanità, dagli esiti imprevedibili, per quanto riguarda l'unità spinale, con l'esternalizzazione di tutti i servizi ausiliari al comparto di supporto alla sanità.
Per queste ragioni, esprimo il mio personale voto contrario a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Indìco la votazione per appello nominale, mediante procedimento elettronico, sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 Consiglieri hanno votato SI 32 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 378: "Modifica agli articoli 14, 23 e 26 del Regolamento interno del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della deliberazione n. 378, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Il provvedimento che il Presidente vuole mettere in discussione adesso non è un marginale, ma di un certo rilievo. Perché, solo per guadagnare qualcosa, facciamo la relazione oggi e la discussione un'altra volta? Diamogli organicità e dignità. C'è una relazione, si apre il dibattito generale, poi ci saranno gli emendamenti e si chiude. Mi sembra che, per guadagnare 10 minuti, "castriamo" quello che deve avere un certo respiro.
Ripeto, questo non è un provvedimento minore, per cui se ne fa un pezzo oggi e un pezzo la prossima volta. Non perdiamo molto: lasciamogli questo carattere di provvedimento importante.



PRESIDENTE

Consiglieri, facciamo la relazione oggi e il dibattito lo rimandiamo alla prossima volta. In apertura di discussione, devo comunicare che alcuni degli emendamenti presentati sono inammissibili: vi spiego qual è il criterio per la valutazione di ammissibilità o inammissibilità degli emendamenti.
Il primo criterio è che gli emendamenti non devono insistere sul Regolamento del Consiglio regionale, ma devono insistere sulla proposta di modifica del Regolamento al Consiglio regionale. Essendo prevista una specifica procedura per le proposte di revisione del Regolamento disciplinata dall'articolo 18 del Regolamento stesso, si può emendare la proposta di modifica, ma non il Regolamento.
Da tale principio discende un ulteriore criterio che la Presidenza applica nella valutazione di ammissibilità degli emendamenti: l'emendamento, insistendo sulla proposta di modifica, può riguardare soltanto quegli articoli che sono oggetto della proposta di modifica del Regolamento. Poiché la proposta di modifica collega tutti gli articoli non ritengo difficile che ci possano essere altri articoli collegati, non inseriti in questa proposta di modifica.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Intervengo molto brevemente, per capire il criterio applicato dal Presidente che trovo corrispondente e di garanzia rispetto al lavoro di esame del provvedimento. Mi diventa difficile, nel momento in cui parliamo di numeri di Commissioni per questioni legate ad un testo coordinato, non potere aprire per gli articoli che sono strettamente collegati. Riguardando il lavoro istruttorio del provvedimento, emerge una volontà abbastanza diffusa, da parte di tutti i Gruppi politici, di riduzione del numero delle Commissioni. Uno degli articoli richiamati, insiste proprio sulla questione del numero delle Commissioni: come fa, in termini di testo coordinato, a non toccare gli altri articoli che sono strettamente connessi con la modifica che viene apportata? Non so sia chiaro il mio punto di vista. Ritengo legittima l'interpretazione regolamentare del Presidente, nel senso che vi salvaguardia rispetto alla proposta di deliberazione che dice dobbiamo insistere nella modifica di alcuni articoli. Tuttavia, chiedo l'interpretazione autentica. Se, naturalmente, l'articolo 14, l'articolo 23 e l'articolo 26 sono collegati ad altri articoli, mi sembra improbabile la non ammissibilità di questi emendamenti.



PRESIDENTE

Valuterò caso per caso. Prendo atto della sua richiesta.
Gli emendamenti sono stati presentati ad horas, dunque li valuterò con calma, uno per uno; comunque confermo il criterio che ho testé illustrato.
La parola alla Consigliera Costa, relatrice della deliberazione.



COSTA Rosa Anna, relatrice

Premesso che l'organizzazione strutturale del Consiglio ed, in particolare, delle Commissioni, come scritta nello Statuto regionale e nel Regolamento interno del Consiglio regionale, risente di un quadro istituzionale in cui il vecchio articolo 117 della Costituzione attribuiva alla Regione una funzione legislativa ripartita in poche materie. Premesso che la legge costituzionale n. 3 del 2001 ha riscritto la potestà legislativa regionale attribuendo sempre più al Consiglio regionale una funzione di "Parlamento" regionale. Considerato che, in questo contesto sempre più fondamentale sarà il ruolo istruttorio delle Commissioni consiliari permanenti nell'iter di approvazione delle leggi regionali che a seguito di questo nuovo ruolo è necessario procedere ad una completa ed organica ridefinizione organizzativa e funzionale delle Commissioni e del Consiglio. Rilevato che le modalità di esercizio di queste nuove funzioni sono strettamente connesse al più ampio ragionamento che sta operando la Commissione Statuto sul ruolo e le funzioni degli organi della Regione Consiglio regionale, Giunta regionale e Presidente della Giunta. Ritenuto che la necessità di rivedere l'assetto organizzativo del Consiglio ed in particolare delle Commissioni non possa attendere i tempi dell'articolata riscrittura dello Statuto e conseguentemente del Regolamento. Ritenuto pertanto, di procedere, limitatamente per questo secondo periodo di legislatura, ai sensi dell'articolo 23, comma 3, ad un ampliamento dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni stesse, così da iniziare a permettere una più efficace ripartizione delle competenze tra i suoi componenti. Valutato di approvare l'allegata proposta di deliberazione di modifica al Regolamento interno del Consiglio Regionale con la quale intervenendo sugli articoli 14, 23 e 26, si aumentano il numero dei Vicepresidenti delle Commissioni, da uno a due, riservando alla minoranza l'espressione di almeno un membro dell'Ufficio di Presidenza della Commissione stessa, si propone al Consiglio regionale di approvare l'allegata proposta di modifica agli articoli 14, 23 e 26 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ai fini dell'organizzazione dei lavori, chiedo quanti sono gli iscritti a parlare sulla discussione generale. Facciamo come al Parlamento: discussione generale un giorno e votazione a proseguire.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Signor Presidente, è praticamente un anno che la discussione su questo punto è iniziata - però, Presidente, mi deve ascoltare - e come ben ricorderà la Presidente Costa è proprio nella seduta n. 6 della Commissione Regolamento, del 25 marzo 2002, che è stata affrontata la questione del numero delle Presidenze delle Commissioni. Relativamente a quella occasione, più di un intervento organico sulla opportunità o meno di questo provvedimento, citerei tratti del verbale per vedere come i Gruppi politici e i vari componenti della Commissione si fossero espressi e qual era la loro opinione in materia di riorganizzazione delle Commissioni.
Il primo contributo lo diede nel suo intervento il Consigliere Palma che si dichiarò d'accordo sulla necessità della riduzione delle Commissioni permanenti e propose all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale un accorpamento delle materie. Anche il Consigliere Tapparo sostiene la riduzione del numero delle Commissioni - parla, ad esempio, di cinque o sei e sottolinea la necessità di individuare un accordo più ampio per restituire funzionalità anche ai lavori dell'Assemblea. Il Presidente Cota sottolinea e sostiene la necessità di una riduzione delle Commissioni che porti ad una razionalizzazione dei lavori, impegnandosi a sua volta a presentare una proposta, che credo sia una delle tante proposte successivamente presentata dallo stesso. Il Consigliere Cattaneo rivela che l'esperienza della VII Legislatura, con la presenza di otto Commissioni permanenti più le Commissioni speciali e la Commissione Statuto, ha evidenziato, nel prendere atto di questa analisi, la presenza di numerosi problemi di organizzazione dei lavori e suggerisce di sveltire l'esame delle problematiche all'oggetto per poter arrivare al rinnovo dell'Ufficio di Presidenza e delle Presidenze delle Commissioni con la nuova normativa.
La proposta è estremamente interessante perché potrebbe ventilarsi la possibilità che il numero delle Commissioni si sposti dall'attuale numero ad un minimo di quattro e ad un massimo di sei, tenendo conto di alcune peculiarità nell'accorpamento delle materie.
Qui si colloca la motivazione del mio intervento, partendo dall'analisi delle proposte formulate in Commissione Regolamento, e nasce la proposta di costituire un Ufficio di Presidenza. Si tratta di un Ufficio di Presidenza che, in un mutato quadro del numero delle Commissioni, ridotte nel numero e accorpate per materie, possa giustificare non solo nell'equilibrio che si potrebbe determinare per un Ufficio di Presidenza, che già nella norma dovrebbe essere di garanzia nell'avere al suo interno la maggioranza e l'espressione della minoranza, ma, soprattutto, ricorda che questa novità potrebbe indubbiamente sveltire e migliorare l'iter legislativo delle leggi in esame nelle varie Commissioni. Quindi, un Ufficio di minoranza come riequilibrio del ridotto numero delle Commissioni.
Noi, Presidente, siamo sempre partiti da questo dato, c'è un ampio ventaglio di dichiarazioni di intenzioni di volontà che sono rapportabili a tutti i Gruppi e hanno un unico denominatore comune: si può provvedere e pensare, Presidente Costa, alla riduzione del numero delle Commissioni, con l'eccezione del Consigliere Deorsola, che, sostanzialmente, chiede di delegare la materia all'Ufficio di Presidenza. Tutte le forze e i Gruppi politici rappresentati in Commissione mi pare che siano legati, con qualche riserva, da un filo condutture: ridurre il numero delle Commissioni costituire l'Ufficio di Presidenza allargato del quale facciano parte anche l'Ufficio di Presidenza.
Ho sempre pensato, ed ero affezionato a questa idea, che l'Ufficio di Presidenza, se costituito, potrebbe rendere più vitale l'apporto da parte delle Vicepresidenze, anche nella logica dell'alternanza nella gestione delle varie materie accorpate nell'ambito delle Commissioni ridotte.
Questo era il dato dal quale noi eravamo partiti e il percorso successivo, che attraversando numerosissime sedute di Commissione sicuramente, si è rivelato irto di ostacoli.
Presidente, credo che non possa non concordare sul fatto che si sia trattato di un atto di scarso galateo istituzionale, che poi ha portato ad un autentico colpo di mano da parte della maggioranza. Il contesto dove era nata l'istituzione delle Commissioni con le Presidenze e le Vicepresidenze a inizio Legislatura, era di ben altra portata politica: metteva in discussione i rapporti tra minoranza e maggioranza, poneva il problema della necessità in una gestione democratica della vita consiliare e anche la possibilità che le minoranze potessero avere il riconoscimento di qualche Presidenza di Commissione.
Tutto questo non si è verificato e il rinnovo ha rappresentato certo un vulnus democratico pesante, perché considero quell'atto compiuto dal centrodestra un atto di arroganza. Sarebbe più grave se la legittimazione a questo atto di arroganza provenisse da una sorta di accordo bipartisan chiamiamolo così - questo dovrebbe essere il termine - che bilanciava questo atto di arroganza con il riconoscimento delle Vicepresidenze duplici allargate alla rappresentanza della minoranza.
E' questo che noi dobbiamo inserire nei nostri ragionamenti e nelle nostre valutazioni su questa proposta di deliberazione. Noi abbiamo legittimato un atto di arroganza istituzionale - noi no, almeno una parte delle minoranze - chiedendo come contropartita un contentino. Qui lo dico e qui lo nego, ma per chi conosce la modalità nella quale si costruiscono gli ordini del giorno e con la quale si organizzano i lavori credo che il ruolo del Vicepresidente sia sempre stato un ruolo assolutamente secondario che non pensiamo di poter riequilibrare con una presenza con una presenza tanto che il mio Gruppo - ma credo anche altri Gruppi - ha già espresso il suo disinteresse ad una gestione di questo tipo.
Do atto di una gestione equilibrata delle Commissioni; do atto al Consigliere Cattaneo, nella gestione pro-tempore della V Commissione, di non aver posto il problema di non dare priorità di esame all'aula e ai lavori della Commissione, ereditandoli, viste anche le proposte della minoranza.
Quindi, Presidente, credo che occorra tornare al motivo della contesa politica che si era innescata all'inizio della discussione sulla questione della modifica dei Regolamenti e del numero delle Commissioni, perch questo era il dato dal quale eravamo partiti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Questo provvedimento arriva dopo un lungo dibattito che abbiamo avuto sia in Commissione Regolamento che in altre sedi in ordine alla possibilità di adeguamento di parti del nostro Regolamento per renderlo più attinente ad una possibile funzionalità del Consiglio.
Noi riteniamo che una modifica complessiva del Regolamento contestualmente al dibattito sullo Statuto e agli altri adempimenti della fase costituente, sia un'operazione che deve conoscere una riscrittura complessiva e organica, per giungere ad un testo che diventi valido per la prossima legislatura.
Questa è un'affermazione che abbiamo fatto più volte in più sedi dichiarando una nostra disponibilità a discuterne in modo coerente e contestuale ad altri provvedimenti.
Abbiamo però convenuto, come centrosinistra e come opposizione, anche con altri Gruppi dell'opposizione e della maggioranza, che fosse utile e possibile in Commissione Regolamento rendere alcuni degli articoli del Regolamento attuale più adeguati ad una funzionalità dei nostri lavori. In particolare, ci eravamo soffermati su una problematica relativa alle Commissioni. In effetti, il numero delle Commissioni che noi abbiamo in questa fase è eccessivo, perché se alle otto Commissioni permanenti aggiungiamo le Commissioni speciali che sono state successivamente costituite, otteniamo un calendario dei lavori che non consente approfondimenti veri dei testi di legge e delle importanti deliberazioni che dobbiamo esaminare con i tempi e i modi adeguati e i dovuti approfondimenti.
Avevamo convenuto in molti che la riduzione del numero delle Commissioni fosse una questione importante per migliorare la funzionalità dei nostri lavori. Questa era una proposta a cui noi, come Gruppo dei Democratici di Sinistra - condivisa da altre forze del centrosinistra tenevamo particolarmente per una razionalizzazione dell'attuale testo dello Statuto.
In questo contesto avevamo affrontato altre problematiche che potevano essere viste all'interno del Regolamento; eravamo poi arrivati a una discussione che riguardava quattro o cinque punti. Ma voglio rimanere alla problematica relativa alle Commissioni, perché è quella di cui l'attuale provvedimento, l'attuale proposta di deliberazione del Consiglio si occupa attraverso la modifica degli articoli 14, 23 e 26 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Avevamo sostenuto che, in difformità alle legislature precedenti e in difformità a quanto avviene in molte, se non nella quasi totalità, delle Regioni italiane, negli Uffici di Presidenza delle Commissioni dovesse essere garantita una presenza pluralistica delle forze che siedono all'interno del Consiglio, perché in quell'ambito gli Uffici di Presidenza sono le sedi dove il pluralismo istituzionale si deve realizzare nel modo più articolato ed importante. Ricordo che nelle Commissioni l'Ufficio di Presidenza presiede alla determinazione dell'o.d.g. delle stesse e all'interno della complessiva funzionalità dei suoi lavori, consente uguali diritti alle maggioranze e alle minoranze nella discussione dei provvedimenti.
Abbiamo ribadito questa esigenza pluralistica anche al momento in cui all'avvicendamento - dopo i due anni e mezzo - e alla rideterminazione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni questa questione si è posta.
In sostanza, noi avremmo preferito che questi due criteri si potessero realizzare entrambi e compenetrare: una riduzione delle Commissioni e una presenza pluralistica negli Uffici di Presidenza.
Abbiamo verificato come ci sia stata una difficoltà vera da parte della maggioranza, una sua impossibilità - forse incapacità, possiamo dire ad arrivare in questa fase a una modifica che avesse questi caratteri sostanziali. Rimane tuttavia, dal momento in cui noi abbiamo riconfermato le otto Commissioni nel numero che avevano all'inizio della legislatura, un nostro intendimento che può riguardare il futuro rispetto alla riduzione, e rimane aperta - perché così è rimasta - la questione di una vicenda pluralistica all'interno degli Uffici di Presidenza. Questa proposta non la risolve, per noi, nel modo migliore possibile, quello che avremmo ritenuto più adeguato e più opportuno, cioè degli Uffici di Presidenza così come erano stati definiti dal Regolamento e costituiti Il recupero del principio pluralistico lo riteniamo una questione di grande importanza; soprattutto riteniamo una questione di grande importanza il fatto che questa decisione sani un vulnus di pluralismo istituzionale che era stato inferto all'interno di questa legislatura.
Questa norma di estensione degli Uffici di Presidenza è norma che sana questo vulnus, ma che rimane valida solo per questa legislatura successivamente sia la vicenda di una organizzazione diversa delle Commissioni per numero e per materia sia la vicenda del pluralismo degli Uffici di Presidenza saranno garantita in modo e con organizzazioni diverse, che noi demandiamo alla scrittura definitiva di un Regolamento che ne abbia le caratteristiche organiche.
E' con questo spirito che abbiamo affrontato la discussione in Commissione Regolamento, e io riprendo qui in aula un ordine di ragionamento che più volte abbiamo fatto in Commissione Regolamento e precedentemente a questa proposta di modifica relativamente alla proposta di modifica stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente Cota, lei premette che un tema di una certa delicatezza come questo si riduca a una discussione di qualche Consigliere; allora francamente il rispetto che io ho per lei, questa sera cala di un po'.
Capisco che la cosa le sia indifferente, però certamente è grave che lei tenga nascosto un tema così, quando in questa seduta serale sono presenti solo quattro gatti e tanto poi non si vota.
A parte questo, cercherò di motivare serenamente le mie ragioni, perch ritengo che sia sbagliata e dannosa per il ruolo della nostra assemblea e per il valore delle assemblee in generale questa scelta che si sta per compiere.
Intanto non corrisponde al vero che abbiamo un carico di lavoro maggiore che in qualche modo giustifica un'attenzione di architettura istituzionale delle Commissioni per tenere conto di questo aspetto. Chi come me, ha esperienza di com'erano le vicende del passato, sa che il carico di lavoro dei Consiglieri era molto più grande; molte materie che oggi non vediamo quasi più (cito solo la formazione professionale) erano oggetto di lunghe e approfondite discussioni: la formazione del piano corsi, l'elaborazione dei profili professionali, una serie di aspetti che non vediamo, o vediamo, in modo molto sintetizzato.
La costruzione di questa relazione di accompagnamento è, francamente non corrispondente a verità, se c'é solo un minimo di memoria storica. E' impensabile che un ruolo più forte e più pieno sia recuperato con una riforma dello Statuto, non credo, non ci sono le condizioni. Mentre avviene la discussione sullo Statuto ci sono "enne" situazioni che si stanno determinando, che dimostrano che non c'é la volontà. E poi si pensi al meccanismo presidenziale, un meccanismo in cui si è costruito un sistema che ha depotenziato alla radice il ruolo delle assemblee elettive. Infine si dice che i tempi della riforma dello Statuto sono troppo lunghi e allora facciamo questa operazione, a metà strada, per poter adeguare le cose. Ad esempio, le riforme con lo Statuto sono troppo lunghe e si potrebbero operare per stralcio introducendo il Consiglio della Autonomie. Ci sono delle argomentazioni che vengono utilizzate e stiracchiate da una volta all'altra. Poi si dice: "L'ampliamento dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni stesse, così da iniziare a permettere una più efficace ripartizione delle competenze tra i suoi componenti". Ci vuole un bel coraggio per fare questa affermazione. Se è proprio l'arrivo dei documenti molto più ridotto nelle competenze, non fa stare in piedi minimamente un'argomentazione di questo genere.
La tutela dell'assemblea elettiva? Abbiamo 60 Consiglieri dei quali 30 hanno incarichi nelle Commissioni di merito o nell'Ufficio di Presidenza.
Poi ci sono altri 10 Consiglieri che fanno parte della Commissione Regolamento, della Commissione Statuto, della Giunta per Elezioni, della Commissione Nomine, della Commissione Olimpiadi, arriviamo così a 40 Consiglieri, se si aggiungono i 12 membri di Giunta, si arriva a 52.
Carlo V quando si trovò in una condizione di questo genere e aveva al El Escorial una folla enorme di gente d'onore davanti a sé, disse "todos caballeros". Quasi tutti i Consiglieri dell'assemblea, salvo tre o quattro ricopre qualche incarico. Questo, letto dalla comunità piemontese, non giova al ruolo e al prestigio della nostra assemblea. Non è una soluzione che salvaguarda quello che potrebbe, e dovrebbe essere, uno dei discorsi centrali che viene condotto all'interno della Commissione Statuto. C'é una contraddizione: mentre nella Commissione Statuto formalizziamo questo nostro tentativo, non c'é atto della Giunta, non c'é nostro comportamento che vada in una direzione contraria. Non ho mai visto uno sforzo da parte della Giunta - non citiamo la sanità, un emblema di sottrazione di spazi e di competenze al Consiglio regionale - ma ci sono altre numerose circostanze e altre numerose situazioni nelle quali, se ci fosse stata una convergenza di valorizzazione del ruolo dell'assemblea elettiva, ci sarebbe stato un qualche segnale. Invece dove lo recuperiamo, nel modo peggiore aumentando qualche "caballeros", come avrebbe detto Carlo V, ma questa è una non soluzione.
Voi sapete che un Vicepresidente di Commissione conta un grado in più dell'acqua fresca, sapete tutti che, al di là dell'integrazione di emolumento, il ruolo del Vicepresidente non è di grande attenzione, di grande inserimento nel processo legislativo.
A meno che qualcuno non si soddisfi della patacca e se lo faccia anche scrivere sul pigiama: "Sono Vicepresidente di Commissione".
Capisco che ci possa essere, in un contesto di poche Commissioni, un Ufficio di Presidenza rafforzato, ma si potrebbe superare tranquillamente con una modifica Statutaria nella quale un Vicepresidente viene assegnato all'opposizione e quindi, a quel punto, ne basterebbe uno.
Qualcuno potrebbe fare riferimento alle assemblee nazionali, ma quelle sono assemblee molto più grandi dove due Vicepresidenti e due segretari hanno senso.
Il pluralismo istituzionali di cui la Consigliera Manica invocava attraverso questa soluzione, il recupero di un vulnus che si è determinato lo si recupererebbe, politicamente, dalla maggioranza che potrebbe, essa stessa, con atto proprio, ripristinare questo pluralismo istituzionale nelle Commissioni, ma poi lo si fa magari più in là, quando si riesce ad attuare una riforma organica con un numero minore di Commissioni.
Sono convinto che sia necessario un solo vice Presidente anche con un numero minore di Commissioni, ma, qualora se ne vogliano nominare due pazienza. Un Vicepresidente potrebbe essere assegnato, in modo vincolante all'opposizione: in questo modo ci sarebbe un ripristino stabile e strutturale di un quadro pluralistico nelle Commissioni.
Mi dispiace molto che si arrivi a queste determinazioni senza fare una particolare polemica, che si faccia un'operazione che non giova alla nostra immagine e che non recupera un ruolo all'assemblea elettiva. Ed è per questo che la discussione doveva essere affrontata, a garanzia che non abbiamo nulla da nascondere sotto i tappeti. Si doveva affrontare la questione in un'ora della giornata in cui l'attenzione era massima. Perch affrontare il dibattito nel momento finale della giornata un po' per il rotto della cuffia? Mi sembra anche questa un'occasione persa per valorizzare il ruolo del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Alcune considerazioni sulla proposta di deliberazione a firma di buona parte dell'Ufficio di Presidenza.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi di chi mi ha preceduto, in effetti, è stato riportato parte della storia, o degli impegni, che ci hanno portato, nella giornata di oggi, a confrontarci sulla proposta di deliberazione (forse la prima modifica regolamentare significativa di questa legislatura).
Tuttavia voglio fare alcune considerazioni. Noi, in Commissione, quando dico noi intendo la maggioranza e l'opposizione, quindi i Consiglieri regionali, con la Presidente Costa abbiamo lavorato non senza uno stimolo sia da parte del Presidente del Consiglio regionale sia da parte dell'Ufficio di Presidenza, per cercare di introdurre, in questa fase della legislatura, una modifica regolamentare non corposa, ma significativa, che andasse nella direzione di migliorare il funzionamento dell'aula, dei lavori del Consiglio regionale (sia in Commissione che in aula), per cercare di dare un nuovo vigore legislativo al Consiglio regionale del Piemonte.
Ci siamo confrontati su quattro o cinque ambiti che avevamo delineato insieme: la questione delle interrogazioni ed interpellanze, relativamente alla loro trattazione in presenza o in assenza del numero legale; la questione della presentazione degli emendamenti 24 ore prima, per dare una maggiore funzionalità; la questione della riforma del numero delle Commissioni e della composizione dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni. Non siamo riusciti a trovare un punto di incontro, pertanto faccio una considerazione, collega Contu: qui non c'è un'intesa bipartisan né un inciucio né nulla di non chiaro che non sia già emerso da dichiarazioni politiche, da prese di posizioni politiche chiare all'interno dell'istituzione regionale.
Ho detto in più occasioni, a nome della maggioranza e soprattutto a nome del Gruppo che presiedo, che condividiamo questa modalità provvisoria non a caso, l'articolo 3 prevede l'immediata entrata in vigore (pertanto se sarà approvata la deliberazione, bisognerà eleggere un ulteriore Vicepresidente), ma prevede anche il termine della vigenza di questa modifica (che non sia più confermata per l'VIII legislatura, ma che sia conclusa con la legislatura in corso). Su questo, farò alcune considerazioni più avanti.
In occasione del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni permanenti, abbiamo detto che avremmo proceduto, e abbiamo chiesto di procedere, con le vecchie regole e che - così come abbiamo fatto, per scelta, ad inizio legislatura - avremmo confermato otto Presidenti e otto Vicepresidenti di maggioranza.
Ci siamo assunti, in allora e lo ribadiamo oggi, la responsabilità politica; ci siamo confrontati, ci sia almeno riconosciuto che l'abbiamo detto e fatto con chiarezza e con le motivazioni che non sto a ripetere perché tutti abbiamo vissuto l'insediamento nella prima fase e nella fase del rinnovo.
Ci siamo detti favorevoli alla modifica regolamentare per l'istituzione di una seconda Vicepresidenza; abbiamo detto - e lo ribadiamo - che l'unica modalità in questa legislatura anomala, dove vi è una maggioranza di 40 Consiglieri su 60 e vi sono delle tensioni politiche, all'interno e all'esterno del Palazzo, delle quali non possiamo non tenere conto, è quella di allargare l'Ufficio di Presidenza.
Lo abbiamo detto, abbiamo responsabilmente assunto l'impegno di sostenere questo provvedimento in Consiglio regionale, lo stiamo facendo e lo faremo. Non abbiamo chiesto né chiediamo nulla. Riteniamo di fare un investimento istituzionale, che possa portare, da un lato, con il coinvolgimento istituzionale delle opposizioni tutte nell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni permanenti, una maggiore funzionalità delle stesse, una maggiore tutela della propria posizione e quindi un'accelerazione del processo legislativo.
Certo, sarebbe stato meglio arrivare ad una riforma più corposa del Regolamento e all'introduzione di due, tre o quattro membri nell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni, con l'istituzione, a lato, di un secondo Vicepresidente e del Consigliere Segretario, ma con una riduzione del numero delle Commissioni. Questo non si è potuto fare; auguriamoci che si possa realizzare con una modifica regolamentare più complessiva, che potrà avere una propria operatività e vigenza solo a partire dall'VIII legislatura.
Voglio porre all'attenzione dell'aula una riflessione: dobbiamo confrontarci - e lo vedremo all'articolo 3 - sulla possibilità di limitare la vigenza alla VII legislatura. Sono favorevole ad un confronto, perch bisogna porsi un interrogativo: ci saranno le condizioni per cambiare il Regolamento? Non lo so; se oggi dovessi dare una risposta, sarei più propenso per il no, ma questo lo capiremo andando avanti, da qui a fine legislatura. Non vorrei che il lacciolo della vigenza a questa legislatura che mi vede d'accordo, ma fortunatamente abbiamo ancora qualche giorno per riflettere - portasse i Consiglierei regionali dell'VIII legislatura a riproporre la vigenza per quella legislatura, almeno in una prima fase della deliberazione 378.
Svolgo, ora, alcune considerazioni di carattere politico: ho già detto che non vi è alcun accordo e scambio; c'è un convincimento, un'assunzione di responsabilità politica e istituzionale, confermando il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni permanenti. Non siamo contrari a questa modalità e non abbiamo niente da chiedere, perché è l'unica modalità per coinvolgere le opposizioni all'interno dell'Ufficio di Presidenza delle Commissioni permanenti stesse.
Ho ascoltato non senza imbarazzo l'intervento della collega Manica, la quale ha detto che non è l'optimum, però che quasi lo si accetta. Insomma non subite questa scelta o questo provvedimento, perché alla fine non dovete esprimere ed esternarci la vostra sofferenza! Se avete un ripensamento, abbiamo il tempo per parlarne, quindi lo voglio prendere, non dico in tono scherzoso, perché non voglio essere irriverente, ma quantomeno ironico, come giudizio sul provvedimento.
Dobbiamo ricordare, come Gruppo e come maggioranza, che ci siamo assunti la responsabilità di introdurre lo spoil system, ad inizio legislatura e in fase di rinnovo. Con altrettanta determinazione e altrettanto convincimento, abbiamo eletto un Vicepresidente, espressione della minoranza, nell'Ufficio di Presidenza, quindi nel Consiglio regionale: il collega Riba (ma poteva essere anche un'altra persona, non faccio un discorso personale). Nessuno ci obbligava a fare questo, perch il nostro Regolamento prevede la presenza obbligatoria nell'Ufficio di Presidenza di almeno un membro di minoranza, quindi poteva bastare il Consigliere Segretario Questore. Nel giugno 2000 eravamo e siamo tuttora 40 Consiglieri di maggioranza su 60, e facemmo la scelta, non di concedere, ma di eleggere un Vicepresidente del Consiglio regionale espressione della minoranza; abbiamo rinnovato quella elezione, quindi abbiamo dato la possibilità alla minoranza di esprimere un candidato e di vedere eletto un Vicepresidente di minoranza, tutelato dalla minoranza dallo Statuto e dal Regolamento, quindi, a quello di Questore che era sufficiente, anche qualche mese fa. Almeno in quel caso ci sia riconosciuto che abbiamo voluto, come scelta politica e responsabile, garantire sì una presenza pluralista nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio della minoranza, ma anche una presenza di garanzia e di qualità, non per concessione, ma per scelta politica, altrettanto chiara come quella che abbiamo operato nel rinnovo delle Commissioni confermando i Presidenti e i Vicepresidenti espressione della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Signor Presidente e colleghi, concordo sul fatto che doveva essere garantito uno spazio adeguato alla discussione che stiamo svolgendo, anche se parliamo di piccole cose, però, in ogni caso, si tratta di una modifica al Regolamento. Come è stato richiamato da alcuni colleghi, è l'unica modifica che finora è stata fatta, quindi, poteva essere anche un'occasione per svolgere una riflessione più compiuta sui problemi che abbiamo di fronte e, relativamente alle modalità, mi pare inadeguate, poterle risolvere, perché questa risposta non mi pare sia adeguata ai tanti problemi che abbiamo registrato e, mi pare, condiviso.
E' chiaro che, dal punto di vista della operatività del Consiglio, la grande questione che abbiamo di fronte concerne al riduzione del numero delle Commissioni, questo è il grande tema. Ripeto degli elementi noti, ma si è constatato che il numero delle Commissioni è eccessivo e non consente di lavorare con la dovuta attenzione e con il tempo che occorrerebbe, c'è una sovrapposizione delle riunioni di Commissione e Commissioni spesso formali vengono convocate in pochissimo tempo tra una riunione e l'altra.
Il problema vero è questo: l'operatività del Consiglio è ridotta per il numero eccessivo delle Commissioni ed è chiaro che questa risposta è inadeguata.
La constatazione circa il numero eccessivo delle Commissioni mi pare sia condivisa anche dalla maggioranza, nel senso che è stato ripetuto da diversi componenti della maggioranza che il problema principale è questo però, non possiamo fare altro che constatare che la maggioranza non ha avuto la capacità, dopo averlo constatato, di ridurre il numero delle Commissioni, che era la soluzione vera e principale al problema.
La seconda questione è relativa ad alcune questioni sollevate dal collega Cattaneo poco fa, il quale, con una certa cortesia, ha detto che ci siamo assunti la responsabilità politica di garantire. No, qui il problema è relativo a come uno concepisce il pluralismo. Recentemente, ho organizzato un convegno sulla sanità mettendo a confronto Regioni diverse si parlava di sanità, ma dialogando con i miei colleghi di altre Regioni parlo della Toscana, dell'Emilia, della Lombardia, della Liguria e del Veneto, ho saputo che i Vicepresidenti delle Commissioni sanità, quindi lo suppongo anche per le altre Commissioni, in quanto si è trattato di un fatto veramente casuale, appartengono alla minoranza.
Questa è una modalità che garantisce veramente il pluralismo d'altronde le Commissioni sono organo del Consiglio e, in qualche maniera sarebbe logico che ci fosse addirittura anche il Presidente di minoranza nulla lo vieta, ma almeno il Vicepresidente di minoranza, come si verifica in altre Regioni.
La nostra preoccupazione deve concernere lo strumento di garanzia. Non può essere soltanto un componente della maggioranza a convocare le Commissioni e a decidere l'ordine del giorno, ma deve esserci anche un rappresentante della minoranza, affinché si costruisca insieme l'ordine del giorno e si eviti che ci sia un privilegio dell'iniziativa legislativa soltanto in capo ai Consiglieri della maggioranza.
Questo è l'obiettivo che dobbiamo, in qualche modo, perseguire nel momento in cui metteremo mano in modo serio al Regolamento e allo Statuto perché, alla fine, è un problema di democrazia.
La maggioranza ha deciso di non adottare questo criterio, che non so se è diffuso in altre Regioni, ma sicuramente questa appropriazione, completa di tutto, cioè diciamo dell'Ufficio di Presidenza, così come è previsto attualmente dallo Statuto, Presidente e Vicepresidente, è un fatto che ritengo sul piano della correttezza democratica criticabile. Si poteva garantire la presenza della minoranza subito, invece c'è stata questa completa acquisizione di posizioni di Presidente e Vicepresidente.Questo continua a costituire un problema, quindi, la risposta che oggi viene data è minimale, è una piccola cosa all'incapacità complessiva della maggioranza ad affrontare il problema di una presenza della minoranza in un Ufficio di Presidenza, così come era previsto. La maggioranza ritiene che non ci sia altra soluzione a che, nell'Ufficio di Presidenza, il Presidente sia della maggioranza e il Vicepresidente della minoranza, se proprio la minoranza vuole essere presente, si allarga l'Ufficio di Presidenza e si consente tale presenza.
Tale soluzione la considero una sorta di riduzione del danno, mi pare che il giudizio possa essere questo. Non so se sarà così, forse, ha ragione il collega Tapparo; in ogni caso, non credo che sia soltanto un problema di indennità, perché, ormai, il problema non è esclusivamente quello.



(Commenti fuori microfono)



SAITTA Antonio

E' sufficiente fare i conti, non è un problema di questo tipo.
Forse, è l'illusione - non so se è questa l'illusione, se poi saremo in grado veramente di farlo, dipende anche dalla maggioranza che cosa intende concedere - di partecipare, per lo meno, alla costruzione dell'ordine del giorno.
Ritengo questa risposta incompleta, che non affronta tutte le questioni che abbiamo di fronte.
Credo che questa sia l'unica e l'ultima modifica al Regolamento, in quanto abbiamo constatato che altro non si può fare. Siamo partiti con grandi idee, per responsabilità di tutti, non sono solo problemi della maggioranza, ma anche della minoranza, ora viene fuori questa piccola cosa e vedremo cosa capiterà. D'altronde avevamo anche ragione quando abbiamo detto che la questione del Regolamento era complessa, perché legata anche alla questione dello Statuto.
Per cui, anch'io constato che c'è un'enfasi nella relazione. Il riferimento ai poteri degli organi che qui viene citato mi sembra un modo per ricordare un problema, ma, sicuramente, questo non modifica il rapporto tra esecutivo e legislativo, e oggi non abbiamo - ha ragione il Consigliere Tapparo - una situazione in cui l'attività legislativa è un'attività pesante, il problema è diverso. E' una piccola risposta, dopo aver constatato che la maggioranza ha rinunciato a fare ciò che hanno fatto altre Regioni, che perlomeno l'unica Vicepresidenza appartenesse alla minoranza, che sembrava logico. Quindi, è una modalità che vedremo come utilizzare, che considera per lo meno di partecipare ad una piccola cosa.
Concludo queste riflessioni un po' disordinate su questa proposta di deliberazione che è stata presentata dall'Ufficio di Presidenza, che, per vivo con questo spirito, cioè di una cosa minimalista, non la enfatizzo perché mi sembra che stiamo navigando su bassi fondali, bassissimi fondali.
La risposta avrebbe dovuto essere molto più adeguata e più all'altezza del compito legislativo, che qui è stato richiamato e che vuol dire innanzitutto ridurre il numero delle Commissioni. Questo avrebbe dovuto essere il significato e avevamo la possibilità di applicarlo, la possibilità c'era; è chiaro che, contemporaneamente, la maggioranza aveva anche chiesto di rispondere ad altri problemi sul funzionamento del Consiglio. Su questo posso dire che, per quanto riguarda me e gli altri amidi della Margherita, eravamo dell'opinione di procedere ad una modificazione delle procedure per consentire all'Assemblea di decidere con maggiore incisività, perché, obiettivamente, ci sono dei meccanismi che devono essere innovati. Non siamo riusciti a farlo per responsabilità completa, ma, per quanto riguarda questo aspetto, il problema è diverso c'è una risposta. E' un tentativo per risolvere una risposta scarsamente rispettosa del pluralismo che deve essere il principio ispiratore di tutti gli organismi del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Signor Presidente, mi situo nella linea tracciata dal Presidente Cattaneo, anche nelle pieghe delicatamente umoristiche che ci ha offerto.
Dopo avere ascoltato gli interventi dei colleghi, siccome sono un amante di Pirandello, non se se scegliere come tema "Così è se vi pare" quasi tutti i titoli vanno bene, c'è anche "Ma non è una cosa seria" diciamo semplicemente che recitiamo a soggetto.
Dico che l'esordio della relazione della Consigliera Costa puntava l'attenzione sull'ormai obsoleto Regolamento, nella parte in cui è abolito il vecchio articolo 117, che non solo attribuiva funzioni legislative limitate, ma era misurato su una società preindustriale. Quindi, direi che quella parte era già vecchia quando era nata; ora è tutto molto diverso.
Però giova soprattutto muovere dal contestare i rilievi e in punta arroganza e in punta correttezza democratica. Mi pare che si abbia un'idea un po' asfittica della correttezza democratica. Diciamo subito che lo spoil system è praticato in tutti i sistemi di grande stabilità e di alternanza pur con le dovute differenziazioni. Qui non vi è ancora una maturità adeguata, non per difetto dell'istituto, ma per incapacità di cogliere che il governo è un momento non di rottura con una parte della comunità, ma l'interprete della continuità di tutta la comunità.
Questo mi pare il nodo della vicenda, non soltanto per questa modesta proposta di deliberazione - e mi viene in mente Giuseppe Berto. Dobbiamo vedere di guidare la transizione e la trasformazione del costume in alvei più sereni. Esasperare la contrapposizione tra un momento cosiddetto di "rigore" dello spoil system e lo spirito e le soluzioni su un terreno bipartisan, obbedisce ad una rude logica della conflittualità permanente e ad ogni costo. E' un tarlo pernicioso che conseguentemente si pone su un piano di irrispettosità delle funzioni, quando si banalizza il ruolo dei Vicepresidenti.
Bisogna operare per provare a rimettere il confronto politico su sentieri meno impervi e - devo dire - anche meno ipocriti e - aggiungo anche più leali.
Ecco perché, pur non condividendo la temporaneità della vigenza, di cui all'articolo 3 della proposta, e pur auspicando sul punto una riflessione sento di poter condividere e sostenere le ragioni esposte dalla Consigliera nella sua relazione. Vedremo se il dibattito non indurrà, come tutte le persone di spirito libero, a dover modificare questa mia convinzione e questo mio orientamento.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Volevo solo sapere se prima della seduta di martedì prossimo sarà convocata una Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale, non essendoci altri interventi. La discus sione generale su questo punto riprenderà con le votazioni martedì.
E' fissata la riunione dei Capigruppo per giovedì alle ore 13.00, per programmare le sedute, che nella prossima settimana saranno più di una perché abbiamo più provvedimenti da discutere.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19.51)



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