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Dettaglio seduta n.323 del 18/03/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Brigandì, Cavallera Chiezzi, Costa Enrico, Ghigo, Moriconi e Pichetto Fratin.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2048 inerente a "Programmazione visite istituzionali alle Case di Riposo"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 2) all'o.d.g. "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo l'interpellanza n. 2048, presentata dai Consiglieri Manica Suino, Riggio e Placido.
La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

L'iniziativa "Case di Riposo aperte" è stata voluta dall'Assessorato alle politiche sociali affinché questi enti aprano le porte ai cittadini alle istituzioni comunali, al mondo della scuola e a quello dell'associazionismo e del volontariato in modo che tutti possano condividere la vita degli ospiti.
L'obiettivo è di far emergere i problemi legati alle strutture approfondirli e dare le migliori soluzioni possibili nell'ottica di azioni di contrasto alla solitudine delle persone; si vuole insomma far sì che le case di riposo diventino un luogo meno chiuso e che specialmente nelle piccole realtà possano essere considerate un luogo di incontro e di aggregazione per tutta la comunità.
Nell'anno 2002 la prima edizione ha avuto luogo il 20 gennaio ed ha avuto come leit motiv l'invito ai Sindaci a tenere un Consiglio comunale aperto nelle Case di Riposo; la seconda, nel 2003, il 26 gennaio, ha visto l'invito agli amministratori pubblici a leggere il giornale agli anziani nelle Case di Riposo.
Va tenuto presente che l'iniziativa non si esaurisce nel giorno che simbolicamente viene indicato, in quanto il senso dell'evento vuole durare per tutto l'anno, con l'organizzazione di numerosi appuntamenti per sensibilizzare la comunità verso un'idea diversa di Casa di Riposo.
E' quindi in tale ottica che vanno viste le visite del Presidente Ghigo e del Presidente del Consiglio regionale Cota a due Case di Riposo in Torino e Novara: testimonianze di un'attenzione dell'istituzione regionale alle problematiche degli anziani e come potente strumento di comunicazione di tale attenzione.
Non esiste infatti un programma ufficiale di presenze istituzionali di amministratori e Consiglieri regionali di maggioranza né conseguentemente esistono modalità o criteri con cui tali visite vengono effettuate.
Sarebbe infatti estremamente gradita la partecipazione di tutti i Consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, che testimonino con la presenza nelle Case di Riposo, la propria adesione ad una iniziativa priva di connotazione di parte, ma volta esclusivamente a puntare i riflettori sulle problematiche inerenti una fascia particolarmente debole della popolazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Ci riteniamo in parte soddisfatti, Assessore; le chiediamo la risposta scritta, considerato che la prima firmataria dell'interpellanza non è presente in aula.
Le motivazioni di sostanza sono state soltanto sfiorate nelle sue risposte, Assessore, in quanto certamente c'era e c'è un problema di rappresentanza, ma non crediamo che sia questa l'occasione, al di là di una scelta di immagine e poco di sostanza, nella quale la Giunta, l'Assessorato o in questo caso l'Assessore si presenta nelle Case di Riposo, magari con alcuni Consiglieri di maggioranza al seguito. Riterremmo molto più corretto che vi fosse, come lei però ha lasciato intendere, una presenza istituzionale locale e quindi i Sindaci del territorio, i vari rappresentanti delle comunità, dei consorzi, ecc., che sono poi il tessuto vero e reale, al di là dell'Assessorato regionale, che gestisce di fatto i rapporti.
Allora, se questa iniziativa è nata con lo scopo di richiamare una maggiore attenzione degli Enti locali e metterli nella condizione, anche attraverso strutture e organizzazioni regionali, di poter gestire un ruolo e una presenza più significativa nelle Case di Riposo, questa iniziativa può anche essere utile e apprezzabile. Così come era partita, l'abbiamo ritenuta assolutamente sbagliata, perché, al di là di una scelta di immagine e di "codazzi" vari di maggioranze e di Consiglieri vari che si precipitavano al seguito dell'Assessore, non ci pare che abbia avuto altra funzione.
E' evidente che, dal nostro punto di vista, queste cose dovrebbero nella scala valoriale, comparire agli ultimi posti nelle scelte, caro Assessore Cotto, perché le Case di Riposo hanno certamente bisogno di essere più protagoniste, ma il protagonismo vero lo dobbiamo garantire attraverso i finanziamenti che diamo ai Comuni, attraverso le iniziative vere, i posti letto che si riempiono e i non posti letto fantasma. Al di là delle scelte che sono state compiute in occasione del bilancio moltiplicando giustamente i vari posti letto, sappiamo che esistono disposizioni ben chiare, da parte della sanità e dell'assistenza, tendenti a non riempire tutti quei posti.
La necessità oggi è di dare risposte su due fronti. Innanzitutto riempiamo i posti che esistono nelle case di riposo, creiamo dei percorsi di sostegno e d'incentivazione agli enti locali. Dopodiché puntiamo seriamente sulla domiciliarità. L'immagine costruiamola su questi aspetti ma dopo aver fatto questo tipo di scelte di sostanza e non soltanto di vernissage. In ogni caso, la ringraziamo e ci riteniamo in parte soddisfatti della sua risposta, di cui chiedo il testo scritto. Grazie.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Spesa socio - assistenziale - Personale socio - assistenziale

Interrogazione n. 1763 inerente a "Diminuzione del personale ed aumento dei posti letto nelle strutture per anziani autosufficienti e parzialmente autosufficienti"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1763 presentata dal Consigliere Rossi Giacomo, cui risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Le strutture per anziani destinate agli anziani autosufficienti e parzialmente autosufficienti si identificano, per definizione, nelle residenze assistenziali, cioè presidi collettivi che forniscono agli ospiti prestazioni di tipo alberghiero, servizi specifici di carattere assistenziale, attività di tipo culturale e ricreativo, nonché prestazioni dirette a recuperare e migliorare l'autosufficienza. Sono destinabili alle residenze assistenziali cittadini adulti ed anziani in condizioni psico fisiche di parziale autosufficienza, in condizione cioè di compiere con aiuto le funzioni primarie. Lo standard di personale con qualifica di assistente domiciliare e dei servizi tutelari viene attualmente espresso dal rapporto personale/anziani parzialmente autosufficienti assistiti calcolato sulla base dei seguenti parametri: 1) ore di lavoro giornaliere, riferite ad un'unità di personale assunta a tempo pieno, che presta la propria attività su 365 giorni l'anno per 4 ore al giorno.
Tale dato risulta dal seguente calcolo: 36 ore settimanali per 52 settimane, uguale a 1872 ore annue, convenzionalmente ridotte a 1460 ore effettive di lavoro tenuto conto dei periodi di ferie, festività soppresse festività infrasettimanali, recuperi, malattie. 1460 ore diviso 365 giorni è uguale a 4 ore al giorno.
2) tempi medi delle prestazioni necessarie per soddisfare le esigenze di assistenza diretta all'ospite, tenuto conto dei diversi gradi di parziale autosufficienza degli ospiti e delle relative presenze all'interno della struttura. Partendo inoltre dal presupposto che un anziano (tenuto conto della parziale autosufficienza e di quanto ciò implica in relazione alle prestazioni da assicurare) richieda 60/70 minuti al giorno di assistenza da parte dell'assistente domiciliare e dei servizi tutelari, lo standard relativo a tale figura professionale si quantifica nel rapporto di 3 assistenti ogni 10 anziani parzialmente autosufficienti.
Il rapporto numerico personale/anziani parzialmente autosufficienti pu ovviamente subire variazioni in relazione: 1) agli orari del rapporto di lavoro del personale dipendente (personale a tempo pieno, personale a tempo parziale) 2) alla presenza di personale convenzionato (cioè messo a disposizione da ASL e Consorzi Socio Assistenziali), di personale religioso, di volontari tenuto conto delle ore di servizio effettivamente prestate dallo stesso personale. In ogni caso devono comunque essere garantiti i minuti giornalieri di assistenza richiesti per ogni ospite parzialmente autosufficiente mentre l'organizzazione dei turni di presenza degli operatori è di competenza delle singole strutture. Inoltre anche il D.M.
308 del 21 maggio 2001 all'art. 5, lettera c) prevede che, all'interno delle strutture a ciclo diurno e residenziale, sia garantita la presenza di figure professionali sociali e sanitarie qualificate, tenendo conto delle caratteristiche e dei bisogni dell'utenza ospitata. La diffusa e crescente domanda di qualità e di miglioramento delle prestazioni offerte alle persone ospitate nei presidi socio assistenziali non può prescindere da un'adeguata valutazione del personale qualificato, che rappresenta una risorsa fondamentale da tenere in considerazione sia da un punto di vista numerico, sia da un punto di vista della qualità professionale.
Si assicura, comunque, che nel momento in cui sarà approvato il disegno di legge n. 407 "Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali" si procederà a predisporne i provvedimenti attuativi, compresi quelli relativi agli standard strutturali e gestionali delle residenze per anziani, saranno attentamente valutate le richieste avanzate nell'interrogazione, avendo sempre a mente la necessità di assicurare un'ottimale qualità della vita delle persone ospitate nelle strutture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi Giacomo.



ROSSI Giacomo

Ringrazio l'Assessore Cotto per la risposta che mi ha fornito. Ho presentato questa interrogazione perché è da 17 anni che amministro una casa di riposo a Magliano Alpi. Ci sono molte difficoltà e volevo sapere se era possibile risolverle. Tali difficoltà sono relative al personale, in quanto c'é un assistente ogni tre anziani. Questo ci porta a fare pagare una retta di circa un milione 500 mila di vecchie lire. La grossa difficoltà che incontriamo è che i pensionati sono in gran parte pensionati coltivatori diretti che percepiscono 700-800 mila lire di pensione. Parlo ancora di lire. C'é quindi una difficoltà a pagare delle retta così elevate. Anche l'integrazione delle ASL non tutte le volte interviene. Per questo motivo ho presentato l'interrogazione. Volevo sapere se c'era qualche possibilità di arrivare a rimediare questa retta o con un'integrazione della ASL o della Regione. Ringrazio l'Assessore per la risposta.


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Interrogazione n. 1865 inerente a "Finanziamenti alle attività svolte dal gruppo Abele di Torino" e interrogazione n. 1869 inerente a: "Gruppo Abele e Associazioni collegate"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1865, presentata dai Consiglieri Manica, Riggio, Suino e all'interrogazione n. 1869 presentata dal Consigliere Galasso, inerente lo stesso argomento.
La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Ho a mie mani anche l'interrogazione 1869 del Consigliere Galasso sullo stesso argomento. In relazione all'interrogazione relativa al finanziamento di attività svolte dal Gruppo Abele di Torino, si segnalano i progetti attuati in questi anni.
Progetto "Costruzione di una rete per interventi di sostegno finalizzata al rientro dignitoso dei migranti dal Marocco".
Questo progetto presentato dall'Associazione Gruppo Abele è stato finanziato con il Programma 99 degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari. Allora era Assessore il collega D'Ambrosio. Costo del progetto L. 340.000.000. Contributo assegnato L. 190.400.000. In data 17 luglio 2002 il Gruppo Abele ha presentato la relazione finale e la rendicontazione economica da cui risulta che la spesa effettivamente sostenuta è stata di L. 146.535.434 lire e pertanto si è proceduto ad una riduzione del contributo concesso a L. 102.574.804.
Dal 2002 si è attivata una collaborazione con l'Associazione Gruppo Abele per affrontare le problematiche connesse allo sfruttamento sessuale e alla tratta di esseri umani.
Su questa tematica sono stati attuati due progetti attraverso il cofinanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità (ai sensi dell'art. 18 del D.Lgs. 286/1998) e della Regione Piemonte.
A fine 2002 è stata presentata nuova istanza di finanziamento al Dipartimento per le Pari Opportunità per un nuovo progetto dal titolo "Intinforma" attualmente all'esame degli Uffici Ministeriali per la valutazione definitiva.
Progetto "Reinserimento sociale di persone straniere immigrate vittime di abuso e sfruttamento".
Questo progetto è stato presentato dalla Regione Piemonte al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed è stato attuato nel 2001/2002.
Costo complessivo: L. 282.000.000, di cui 185.500.000 a carico del Dipartimento per le Pari Opportunità e L. 96.500.000 della Regione Piemonte.
Nel progetto si indicava l'Associazione Gruppo Abele quale soggetto attuatore dell'iniziativa e con D.D. n. 229 del 29.06.2001 veniva stipulata un'apposita convenzione.
In data 28.08.2002 è stata inviata dal Gruppo Abele la relazione e la rendicontazione economica finale che è successivamente stata trasmessa dalla Regione Piemonte al Dipartimento per le Pari Opportunità, secondo le modalità previste dal bando.
Le azioni realizzate sono state: corsi di formazione di primo livello e corso di formazione permanente per operatori del settore sostegno e messa a disposizione di strutture di accoglienza elaborazione materiale informativo testi "Questa è la legge" e "L'Italia delle Opportunità 2" e video inserimenti lavorativi attivazione di un tavolo di concertazione.
Progetto "Opportunità" Il progetto "Opportunità" è stato presentato dalla Regione Piemonte al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ai sensi dell'art. 18 del D. Leg. 286/1998 nell'anno 2001.
Costo complessivo: Euro 108.455,95, di cui Euro 75.919,16 a carico del Dipartimento per le Pari Opportunità e Euro 32.536,79 della Regione Piemonte.
Nel progetto si indicava l'Associazione Gruppo Abele quale soggetto attuatore dell'iniziativa e con D.D. n. 121 del 19.06.2002 veniva stipulata un'apposita convenzione.
E' iniziato nel 2002 e terminerà l'8 aprile 2003.
Il progetto si articola nelle seguenti azioni: attività di formazione e sensibilizzazione per gli operatori sociali, dei servizi pubblici, del privato sociale, delle forze dell'ordine e di volontari messa a disposizione delle diverse realtà locali che intendono affrontare le problematiche dello sfruttamento di un'equipe che accompagna le nuove iniziative elaborazione di materiali informativi e formativi di supporto alle varie realtà l'attivazione di uno sportello giuridico gestito in collaborazione con l'Associazione Studi Giuridici sull'immigrazione che fornisce consulenza giuridica ad associazioni, gruppi ed enti locali che operano o vogliano attivarsi sul tema consolidamento della rete territoriale.
Con il programma degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari di cui alla L.R. 64/1989, è stato inoltre finanziato il progetto "Reinserimento lavorativo e ambientale per donne immigrate straniere vittime della tratta", presentato dall'Associazione Gruppo Abele per un importo di Euro 101.363,31.
Nel settore penitenziario è stato finanziato al Consorzio Abele Lavoro un progetto mirato all'inserimento lavorativo di persone detenute presso la Casa Circondariale di Torino Vallette.
Il progetto prevede di avviare all'interno dell'Istituto un'attività di "Raccolta differenziata e sterilizzazione dei rifiuti sanitari e ospedalieri all'interno della Casa Circondariale Vallette di Torino".
Il contributo assegnato per l'avvio dell'attività, che nel giro di qualche anno dovrebbe autofinanziarsi, è stato di L. 160.000.000.
Il progetto, che ha ottenuto le necessarie autorizzazioni provinciali e un finanziamento dalla Compagnia San Paolo, è tuttora in corso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 1917 inerente a: "Richiesta di fondi a favore dei servizi vincenziani"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1917 presentata dal Consigliere Giordano.
La parola all'Assessore Cotto, per la risposta.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

In relazione all'interrogazione del Consigliere Giordano, si precisa quanto segue: il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con decreto dell'8.02.2002, "Ripartizione per settori di intervento delle risorse finanziarie affluenti il Fondo Nazione per le Politiche Sociali anno 2002" ha individuato i fondi destinati alle persone che versano in situazione di povertà estrema e alle persone senza fissa dimora, pari, per la Regione Piemonte, a Euro 663.449,00 con D.G.R. n. 66-6728 del 22.07.2002 la Giunta regionale ha stabilito di assegnare i suddetti fondi agli Enti Gestori delle funzioni socio assistenziali e ha individuato i criteri per il riparto con D.D. n. 307 del 6.11.2002, valutati i piani progettuali presentati dagli Enti Gestori, sono stati assegnati gli importi relativi; in particolare, al Comune di Torino è stato assegnato un importo pari a Euro 262.217,78.
Si informa, inoltre, che per quanto attiene il sostegno a iniziative di volontariato previste dall'art. 14 della L.R. n. 38/1994, a partire dall'anno 2000 tale funzione è stata delegata alle Province con L.R. n.
5/2001.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore Cotto.
La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Presidente e Assessore. Vorrei chiedere all'Assessore cosa è stato previsto, per l'esercizio nuovo, per i senza fissa dimora. Mi sembra che nella Finanziaria non sia abolito nulla.
Può darci qualche spiegazione in merito a questo problema così annoso? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

In effetti, nei nuovi finanziamenti statali, per ora ancora oggetto di dibattito e controversia, non è stato stabilito alcun finanziamento per i senza fissa dimora.
Di conseguenza, gli enti gestori dovranno provvedere con fondi propri con i fondi regionali oppure con gli altri fondi statali.



RONZANI Wilmer

Quali fondi statali, che non ci sono?



COTTO Mariangela, Assessore delle politiche sociali e della famiglia

Quando ci saranno. Su questo, purtroppo non so ancora rispondere. Voi sapete benissimo che la Finanziaria ha deciso di prelevare, dal Fondo statale per il sociale, finanziamenti per l'assegno di maternità: una decisione assunta dal Parlamento. Il Presidente delle Regioni, con gli Assessori regionali alle politiche sociali, sono contrari, vogliono che il finanziamento statale, che ha portato alla Regione Piemonte l'anno scorso 67 miliardi, non venga limitato nell'importo: su questo le trattative sono in corso.
Il Presidenti Ghigo ha chiesto un tavolo di concertazione con il Ministro Tremonti e con il Ministro Maroni: mai come in questa occasione tutte le Regioni sono state così unite. Aspettiamo il tavolo di concertazione, aspettiamo di conoscere se il finanziamento statale sarà ancora di 65 miliardi, come stabilito dalla Finanziaria di tre anni fa collegata alla legge n. 328, oppure se sarà diminuito nell'importo.



PRESIDENTE

Consigliere Giordano, lei è già intervenuto poiché non è previsto, da Regolamento, che si utilizzi questo metodo, lo faccio solo perché capisco che a volte c'è la necessità di assumere qualche informazione in più.
Consigliere Giordano, la faccio intervenire ma poi non posso più fare replicare l'Assessore Cotto.
La parola al Consigliere Giordano



GIORDANO Costantino

Intanto volevo ringraziare l'Assessore Cotto, che, come sempre, nei limiti a lei attribuiti di quello che può fare. Tuttavia volevo sottolineare come la politica di questa Giunta si mostra inadeguata nei confronti di un "giocattolo" complesso come la gestione della Regione Piemonte. E' evidente che risultano tantissimi costi, spese ed investimenti in termini di rappresentanza, ma per le persone che soffrono, che hanno effettivamente bisogno, non c'é nessun stanziamento.


Argomento: Corsi e scuole musicali

Interrogazione n. 2069 inerente a "Chiarimenti in merito alla gestione economica della scuola di Alto Perfezionamento musicale Città di Saluzzo"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2069 presentata dai Consiglieri Angeleri, Costa R.A., Deorsola, Dutto, Mercurio, Tomatis Toselli e Valvo.
Risponde l'Assessore Leo



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo

E' una interrogazione urgente che merita una risposta urgente per le segnalazioni che gli interroganti fanno con grande precisione, dovizia di particolari e molto rigore. Ringrazio ancora gli Uffici per avermela trasmessa in via urgente perché non abbiamo seguito, Consigliere Angeleri la prassi solita, proprio per rispondere rapidamente come era doveroso fare.
In risposta all'interrogazione relativa alla Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo si forniscono i seguenti elementi di risposta: il bilancio consuntivo relativo alle attività svolte e alle spese sostenute nell'anno 2001 dal Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo, presentato in data 5 marzo 2003 (prot. n.
3720/32) all'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte dell'attuale presidente, Marcello Rota, presenta un deficit di L. 113.411.072 (Euro 58.571,93). Poiché l'attuale Consiglio di Amministrazione ha approvato in data 5.12.2002 il bilancio dell'esercizio finanziario 2001, al momento attuale non è stato ancora ultimato e pertanto presentato all'Amministrazione regionale il bilancio consuntivo dell'anno 2002. Nella relazione sulla gestione allegata al bilancio 2001 si legge peraltro che "il CdA prevede per l'esercizio 2002 una perdita in formazione di circa 70.000,00 euro, con riserva di precisarne l'esatto ammontare nel minor tempo possibile".
Con riferimento alle attività formative previste per l'anno 2001/02 dalla relazione sulle attività svolte e dal bilancio consuntivo presentati dal nuovo CdA si rileva che il Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo ha realizzato quanto previsto nel documento "Contenuti operativi del programma 2001-2002" presentato dall'Assessorato alla Cultura il 7 novembre 2001 (prot. n.21018) e, in particolare: n. 1 corso per "Tecnici del suono e di registrazione", con 20 allievi; n. 1 corso per "Tecnici di musica interattiva per le arti digitali" con 20 allievi; n. 5 corsi di "Perfezionamento orchestrale" con complessivi 90 allievi anziché gli 80 previsti; n. 1 corso di "Perfezionamento in musica antica" con 20 allievi; n. 1 corso di "Perfezionamento musicale in musica da camera" con 20 allievi.
In merito a quanto evidenziato al punto c) dell'interrogazione si precisa che le dimissioni del personale dipendente della scuola vengono rilevate nella relazione sulla gestione allegata al bilancio 2001 del Consorzio laddove si parla espressamente di "...enorme danno derivante dalla diaspora di tutto il personale dipendente su Torino e su Saluzzo" nonché nella nota allegata allo stesso bilancio redatta, su nostra richiesta, dall'Amministratore Delegato del Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo, rag. Giuseppe Scolaro, che meglio evidenzia tutte le vicissitudini legate alle sei persone che erano dipendenti della Scuola nell'anno 2001. Nella stessa nota e nella relazione sulla gestione allegata al bilancio 2001 viene inoltre evidenziata la scelta del precedente CdA di affidare un fornitore esterno la gestione dei servizi amministrativi, contabili e di progettazione delle attività formative, in precedenza gestite interamente alla Scuola, tramite rapporti di consulenza con varie ditte, tra cui il Consorzio ESACO Formazione, cosa questa che avrebbe comportato un aumento delle relative voci di spesa del 358% rispetto al 2000, con un costo complessivo di L. 239.746.697.
Con riferimento a quanto evidenziato al punto d) dell'interrogazione e in particolare, alla "mancata presentazione dei rendiconti di spesa agli Enti finanziatori", si precisa che il bilancio consuntivo del Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo relativo all'anno 2001 è stato inoltrato all'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte in data 5 marzo 2003, come già evidenziato al punto a).
Il ritardo nella presentazione dello stesso è stato motivato, nel consuntivo dell'anno formativo 2001/2002 pervenuto il 29 gennaio 2003, con la difficoltà, da parte del nuovo CdA entrato in carica il 25 settembre 2002, a fornire una ricostruzione contabile, amministrativa, fiscale finanziaria e gestionale degli esercizi 2001 e 2002.
In merito al mancato pagamento dell'IVA, nella richiamata relazione sulla gestione al bilancio 2001, si segnala "il mancato pagamento dell'IVA periodica nei mesi in cui le liquidazioni facevano emergere un debito, per tutto il periodo a far data dal gennaio 2001 al 16/09/2002".
e) Con riferimento a quanto evidenziato al corrispondente punto e) - forte esposizione della Scuola verso le banche e i fornitori e mancato pagamento dei compensi agli insegnanti - nella già richiamata relazione sulla gestione al bilancio 2001 il CDA segnala che "a fine settembre 2002 la Società Consortile presentava un indebitamento presso la banca affidataria (CR Saluzzo) pari a circa 375.000 euro" e che "da una prima valutazione i debiti verso terzi ammontavano a oltre 160.000 euro...fra cui quelli verso il personale dipendente e i collaboratori continuativi". La stessa relazione segnala altresì una "gestione preferenziale nei pagamenti di particolari prestazioni", concetto ribadito anche nella nota del 4 marzo 2003 dell'Amministratore Delegato del Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo, ragionier Giuseppe Scolaro, che dichiara che "il Consiglio precedente aveva operato pagamenti in via preferenziale, soddisfacendo esigenze di professionisti incaricati dallo stesso e la società fornitrice dei servizi amministrativi, mentre non risultavano onorati gli impegni nei confronti dei docenti". Alla stessa nota è allegato l'elenco delle docenze che risultano tuttora da pagare.
f) Il CDA, a conclusione della propria relazione al bilancio 2001, ritiene necessario sottoporre a una Assemblea, convocata in sede straordinaria, le "opportune valutazioni in ordine alla necessità di azioni di tutela della Società, con l'eventuale approvazione di azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori coinvolti nella gestione del periodo 2001/2002".
g-h) Alla luce dell'attività finora espletata dal Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo ma, non meno, delle criticità relative alla sua gestione 2001-2002 evidenziate dal nuovo CDA, si rende quanto mai necessaria una valutazione in merito all'opportunità da parte della Regione Piemonte di proseguire nel sostegno finanziario a tale progetto formativo. Tale valutazione non può prescindere da un attento esame sia degli esisti - in termini artistici e finanziari - della passata attività che dei programmi formativi che la Scuola intende realizzare nel corso dell'anno 2002/2003, programmi peraltro ad oggi non ancora pervenuti all'Assessorato alla cultura.
Il recesso della Città di Saluzzo e della Provincia di Cuneo dal Consorzio Scuola di Alto Perfezionamento Musicale Città di Saluzzo costituiscono in tal senso ulteriori elementi di riflessione, così come la mancata attivazione di un reale sistema di rapporti con le altre istituzioni musicali operanti in ambito regionale, che avrebbero consentito una piena valorizzazione delle potenzialità della Scuola e un suo più soddisfacente radicamento e sviluppo non solo in ambito Saluzzese e Cuneese. Problema, questo, riferibile non solo agli anni di presidenza del Professor Soria, ma anche a quelli precedenti.
Merita altresì approfondita considerazione il fatto che il CDA, pur sottolineando la possibilità di un concreto risanamento gestionale della Società nell'arco di 12-18 mesi, è determinato, nel caso in cui i soci non ritenessero di dover intervenire nel ripianamento del deficit e di ricostruzione del capitale sociale, "ora completamente eroso", a prendere le opportune iniziative per richiedere all'Autorità Giudiziaria il fallimento della Società.
Dai dati contenuti nella risposta si evincono due elementi: in primo luogo, è del tutto evidente l'importanza dell'interrogazione e la necessità di affrontare questa vicenda e, in secondo luogo, il rigore con cui i miei Uffici, mi permetto di dire, hanno seguito la vicenda con attenzione e rigore.
Quindi, metto a disposizione questa risposta e tutti gli allegati al collega Angeleri e agli interroganti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, quanto abbiamo appena ascoltato in quest'Aula non dipende assolutamente dall'Assessore, che ringrazio per l'attenzione e la solerzia con cui ha risposto; sono fatti di una certa gravità che esulano secondo me, dalle competenze dell'Aula stessa.
Voglio ricordare che alcune sensazioni io le avevo già avute dopo che quest'Aula, nell'anno 2000, aveva approvato, proprio alla scadenza del mandato, la legge che finanziava la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo; allora presiedeva il collega firmatario dell'interrogazione, il collega Presidente Deorsola. Immediatamente dopo l'approvazione decisa in questa Aula - in quanto volevamo che Saluzzo potesse basare il suo rilancio anche su un'importante sede di eccellenza come la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale, che da anni lavorava proprio nella sede della Città di Saluzzo - si è riscontrato un interesse molto strano nei confronti della Scuola; dopo la promulgazione della legge, si è improvvisamente resa vacante la Presidenza della Scuola, che è stata riempita con l'insediamento di un certo Professor Giuliano Soria.
Nel suo primo intervento, il Presidente insediato aveva testualmente detto: "Non intendo invadere o colonizzare la realtà locale piombando dall'esterno, ma voglio assumere in prima persona la responsabilità dell'intellettuale, che ha il dovere di lavorare per il territorio". Il curriculum del Professor Soria, secondo alcuni, non consentiva dubbi sulle sue capacità di operatore culturale, per cui c'era stato un impegno a rilanciare l'istituzione, certo ancora prestigiosa, ma, a detta di quella dichiarazione, ormai ripiegata su se stessa.
Vorrei ricordare che, nonostante la legge sia entrata in vigore nell'anno 2000, fino alla vecchia gestione la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale era un utile stramento e svolgeva un ruolo riconosciuto a livello nazionale un po' da tutti.
Immediatamente dopo l'insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione, con un sistema che non riesco a definire in quest'Aula con la gestione del Professor Soria, da quando è subentrato fino al 25 settembre 2002, si sono verificate alcune cose - così come lei, Assessore mi ha detto in quest'Aula - preoccupanti, anche da un punto di vista, lo dico con molta chiarezza, giudiziario.
Quando lei mi dice che c'è stata una gestione preferenziale - lei ha letto la relazione fornitale dalla Scuola stessa - lo ritengo un fatto particolarmente grave. Quando lei mi dice che ci sono dipendenti, cioè dei docenti, che non sono stati pagati e che aspettano da oltre due anni di essere pagati: si è preferito svolgere altri pagamenti. Sono fatti estremamente gravi.
Oltretutto, pur essendosi svolto tutto correttamente nella scuola come lei ha ribadito - essendo stati svolti regolarmente i corsi - lei ha aggiunto che la scuola ha bisogno di docenti. Ma se i docenti, continuano a non essere pagati, dovendo anche loro vivere, saranno costretti a prendere provvedimenti nei confronti della scuola stessa.
Quando lei, Assessore, dice che purtroppo esiste una difficoltà a ricostruire il passato di questi quasi due anni di bilancio di gestione del prof. Giuliano Soria, afferma una cosa molto grave: vuol dire che la gestione finanziaria affidata all'esterno ha comportato un aumento dei costi del 358%? Non oso definire quanto mi è stato detto.
La invito a consegnarmi - ringraziandola per la sua disponibilità - la relazione scritta; il consiglio che posso darle è che essa venga esaminata in un'aula non di tipo politico. I fatti sono estremamente gravi.
Come mai le ho chiesto una risposta in termini urgenti? Perché la Regione Piemonte ha dichiarato che la scuola è un punto di eccellenza e ha legiferato su questa attraverso la legge 32/2000.
Versiamo soldi: 600 milioni all'anno per cinque anni. Sono impegni non di poco conto; sono impegni che presuppongono una risposta e presuppongono rispetto ad un intervento in termini di investimento per la città di Saluzzo, un ritorno che, con la gestione di questi due anni, è sicuramente un ritorno fallimentare.
Mi auguro che il nuovo Consiglio di Amministrazione (che mi risulta stia riprendendo con fatica tutta la documentazione) possa rimettere i corsi a posto, sopperendo alla situazione creatasi. Ci deve essere, da parte dell'Istituzione regionale, una preoccupazione.
Quello che le chiedo, Assessore, è che da parte sua ci sia un controllo nei confronti della scuola che, a questo punto, non è solo di gestione, ma di effettivo rilancio.
Sono convinto che il nuovo Consiglio di Amministrazione lo possa fare anche se con mille difficoltà. Dall'altra parte, chiedo che chi ha gestito per due anni una scuola di questo tipo arrivando - guarda caso - quando la Regione aveva deliberato uno stanziamento di 600 milioni annui per cinque anni (gestendo, quindi, una realtà solida: oggi dice che a bilancio ci sono più di 500 mila euro di deficit) non possa beneficiare di finanziamenti regionali su altre realtà (cito, per esempio, il premio Grinzane Cavour).
Le chiedo, Assessore, di controllare: non possiamo buttare via soldi pubblici in questa maniera.
La invito, quindi, a prendere la documentazione e a portarla nelle sedi opportune.


Argomento: Trasporti su ferro - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1691 inerente a "Linea ad alta capacità Torino-Lione e le sue possibili ricadute negative per la popolazione del territorio regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1691 presentata dal Consigliere Giordano.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

L'interrogazione del consigliere Giordano ineriva sul fatto che un aumento del traffico dalla strada alla ferrovia potrebbe avvenire solo con interventi politici-amministrativi tesi ad ostacolare o interdire il traffico stradale con il contemporaneo sussidio di quello ferroviario.
Quindi, in sostanza, il concetto espresso riguarda un trasferimento del traffico stradale su rotaia.
L'interrogazione verte sul carattere di assoluta essenzialità e indispensabilità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione; sulle sue ricadute in termini economici, sociali ed ambientali sul territorio regionale e sulle forme di ristoro contemplate per le popolazioni danneggiate dalla costruzione della linea stessa.
L'interrogante premette, nei suoi quesiti, alcune considerazioni che non sono del tutto condivisibili e richiedono, pertanto, qualche precisazione. In particolare, egli afferma che la linea ad alta capacità Lione-Torino, Trieste-Lubiana, può risultare strategica per il nostro Paese solo a condizione che possa trarre i traffici di transito e consentire il trasferimento su rotaia di una parte considerevole degli attuali traffici su gomma.
Rileva, poi, che gli attuali scambi tra i Paesi dell'est e le regioni dell'Europa sub-occidentale sono di circa 1,5 milioni di tonnellate annue pari ad un traffico medio di circa 300 tir al giorno; ed anche se triplicassero nei prossimi 30 anni, arrivando a circa mille unità al giorno, continuerebbero ad essere del tutto marginali rispetto al traffico che si verifica attualmente sull'asse Torino-Trieste, pari, in media, a varie decine di migliaia di veicoli pesanti al giorno.
Osserva che il forte trasferimento dalla strada alla ferrovia potrebbe avvenire solo con interventi politici-amministrativi tesi ad ostacolare e interdire il traffico stradale e a sussidiare quello ferroviario, ma giudica tali interventi inopportuni sotto il profilo economico.
Per quanto riguarda l'inquinamento, il beneficio della nuova linea ferroviaria sarebbe marginale, in quanto il progressivo rinnovo ed adeguamento del parco automezzi alla normativa Euro 4 produrrebbe, anche nell'ipotesi di raddoppio dei transiti transfrontalieri, la riduzione di circa l'80% delle attuali immissioni inquinamenti.
Infine, l'interrogante teme che, per effetto della progressiva deindustrializzazione, il territorio regionale possa diventare un corridoio di transito del traffico merci senza ricadute in termini di insediamenti prodottivi e di creazione di posti di lavoro, mentre la realizzazione dell'opera potrebbe arrecare grave pregiudizio agli insediamenti abitativi lungo la sua direttrice.
Occorre premettere - quindi come considerazioni a queste argomentazioni che la nuova linea ad alta capacità, a differenza di quanto si sostiene non servirà soltanto al traffico di estremità tra i paesi dell'est e i paesi dell'Europa sud-occidentale, ma, adeguatamente supportata, servirà anche e soprattutto ai traffici intermedi, cioè i trasporti.
Per quanto concerne il Piemonte, in particolare l'area torinese, si sottolinea che l'azione condotta dall'Assessorato è intesa a modificare comunque il progetto presentato da RFI per inserire, nella rete ad alta capacità, anche il polo logistico di Orbassano. Dato che il progetto RFI bypassava, sostanzialmente, Orbassano ha accettato di inserire, invece, la bretella che collega Orbassano, indipendentemente dalla realizzazione di eventuali altri poli logistici nell'area.
Altra importante funzione che dovrebbe essere affidata alla nuova linea è quella dell' autostrada Ferroviaria, ossia il trasporto dei TIR su ferrovia, che non può essere svolto sulla linea storica, se non in forma del tutto marginale, per diversi motivi che sostanzialmente si riferiscono alle caratteristiche infrastrutturali della linea stessa (forte pendenza che è fonte di grande consumo di energia e di mezzi frenanti e di forte impiego di locomotori e personale, obsolescenza delle infrastrutture sagoma ridotta delle gallerie) e di esercizio (intensità della circolazione, promiscuità dei traffici, sviluppo del traffico passeggeri regionale e metropolitano).
Si riconosce che il trasporto ferroviario dei TIR comporta costi di esercizio alti rispetto alla quantità di merce trasportata per effetto della tara eccessiva (costi peraltro alquanto ridotti sulla nuova linea rispetto a quelli sulla linea esistente), ma si ritiene che sul piano economico più generale, oltre che su quello sociale, esso abbia una sua intrinseca validità in un periodo transitorio, seppur lungo, in vista di una progressiva ulteriore containerizzazione della merce.
L'attuazione di interventi politico-amministrativi tesi a ridurre il traffico stradale pesante, di cui si ha già un esempio al Monte Bianco, e a produrre il trasferimento alla ferrovia, potrebbe rivelarsi necessaria in un prossimo futuro per motivi di sicurezza, di impatto ambientale e di saturazione delle infrastrutture stradali. Occorre dunque che le infrastrutture ferroviarie siano tempestivamente adeguate per far fronte alle future esigenze.
I dati ufficiali (ISTAT e RFI) pongono in evidenza che: il traffico merci globale attraverso l'intero arco alpino è stato, nel 2000, di oltre 135 milioni di tonnellate, di cui il 67% su strada e solo il 23% su ferro dal 1970 al 1995 il traffico transalpino ha avuto un incremento del 90 per quanto riguarda le merci su ferrovia e del 1100% per quanto riguarda quelle su strada per quanto riguarda i valichi stradali dell'arco alpino occidentale (da Ventimiglia a Chiasso), un'indagine condotta nel 1995-96 ha messo in luce un transito medio giornaliero di 9400 veicoli pesanti/giorno corrispondenti a circa 49 milioni di tonnellate/anno di merce sul medesimo arco alpino il traffico ferroviario corrisponde a circa 29,5 milioni di tonnellate/anno di merce (dati RFI-ISTAT). In particolare al valico ferroviario del Frejus si sono registrati in media negli ultimi anni più di 9 milioni di tonnellate/anno di merce, di cui 6,2 in importazione e 2,8 in esportazione, pari a circa il 30%.
In sostanza, dei 78,5 milioni di tonnellate di merce che attraversano il versante occidentale dell'arco alpino, attualmente circa il 62% transita su strada e solo il 38% circa su ferrovia. E ciò evidentemente avviene perché la ferrovia non è in grado di offrire alla clientela servizi quanto meno analoghi a quelli stradali.
Il traffico ferroviario delle merci all'attivazione della nuova linea AC è stato stimato da più parti in circa 19 milioni di tonnellate/anno cumulativamente al valico ferroviario del Frejus e a quello della nuova linea, in uno scenario di crescita economica media.
Da questi dati deriva il giudizio di indispensabilità della linea AC Lione-Torino collegata, attraverso la Gronda Merci di Torino, alla linea AC Torino-Milano.
Il rischio, paventato dall'interrogante, che il territorio regionale possa essere interessato soltanto dal traffico merci in transito senza che si abbiano positive ricadute in termini di nuovi insediamenti produttivi e di creazione di posti di lavoro è assolutamente infondato in quanto anzitutto, come si è detto, la linea AC non sarà una linea passante, ma una linea interconnessa con le infrastrutture esistenti, e poi perché è universalmente noto che la infrastrutturazione con reti di trasporto è fonte di attrazione di attività economiche e costituisce il presupposto indispensabile per lo sviluppo economico-sociale del territorio. In tal senso, è logico che la modifica di interconnessione con Orbassano rappresenta un'opportunità offerta dalla nuova linea ferroviaria rispetto a quest'area.
Non è da sottovalutare, al riguardo, anche la componente di traffico passeggeri , che certamente si incrementerà con la realizzazione delle linee AC per effetto della riduzione dei tempi di viaggio.
Proprio per assicurare il maggior beneficio alla Regione e per evitare danni ambientali, è in corso di svolgimento, dal maggio scorso, un "tavolo tecnico-politico", promosso e presieduto dal Vicepresidente della Giunta in cui si confrontano, con cadenza settimanale, tutti i rappresentanti degli Enti territoriali interessati, RFI e LTF.
Il tavolo ha lo scopo di valutare tutti gli aspetti dell'opera compresi quelli oggetto dell'interrogazione, e di proporre le necessarie varianti al progetto presentato unilateralmente da RFI. Esso completerà i lavori nelle prossime settimane e con la presentazione a RFI di concrete proposte che serviranno di base all'apertura della Conferenza dei Servizi con le procedure previste per la legge obiettivo.
Nello specifico, per quanto riguarda la realizzazione della "tangenziale ferroviaria" si segnala che il tratto Settimo S. Didero è realizzato in parte in galleria artificiale e parte in tunnel.
Quest'ultima parte attraverso il Musinè dalla pk 22+645 (Val della Torre) alla pk 43+775 (S. Didero) con una breve interruzione tecnica fra il km 34+370 e 35+018 (Caprie) e pertanto non crea pregiudizi agli insediamenti abitativi.
Per la tratta da Settimo a S. Didero pk 0,00 (inizio cintura Torino Lyon) alla pk 22+645 la Regione Piemonte ha proposto un diverso tracciato che prevede il passaggio in galleria in corso Grosseto a Torino, eliminando oltre 11 km di linea superficiale da Venaria a Settimo T.se, risolvendo alla radice ogni problema di impatto; per i restanti tratti nella piana torinese sono in corso incontri con i Comuni interessati al fine di minimizzare le restanti criticità.
Con riferimento ai quesiti posti dall'interrogante, le ricadute positive attese in termini economici, territoriali ed ambientali sono le seguenti: miglioramento del trasporto locale sulla linea storica con l'attivazione del servizio ferroviario metropolitano che consentirà, con il cadenzamento frequente e il rapido collegamento su Torino, di favorire il trasferimento e l'insediamento in bassa valle di attività produttive e residenzialità oltre al semplice miglioramento del servizio pendolari sostanziale eliminazione del trasporto merci lungo la ferrovia storica oltre alla limitazione quantitativa del traffico complessivo, che verranno istradati sulla nuova linea AC, con conseguente riduzione degli impatti ambientali nei centri abitati attraversati dalla linea storica, in quanto oggi tutti i traffici passano sulla linea storica esattamente al centro dei paesi. Si evidenzia che l'impatto della linea in galleria (40 km su 47 complessivi per la Valle Susa) in fase di esercizio è praticamente trascurabile. Ciò comporterà per la Valle anche una valorizzazione degli immobili lungo la ferrovia storica possibilità della riduzione del traffico su strada ed autostrada, con trasferimento di consistenti quote merci dalla gomma al ferro. Come sopra già espresso, l'attivazione di qualsiasi politica di incentivazione/disincentivazione del traffico su gomma può essere fatta solo successivamente alla realizzazione di una alternativa modale quale è la linea ferroviaria AC. Ovviamente, per porre anche delle regole che obblighino un trasporto su una modalità piuttosto che un'altra, occorre che ci sia la capacità di questa infrastruttura a supportare quello che viene richiesto. E' inoltre in via di conclusione la realizzazione del terminal ad Orbassano dell'autostrada ferroviaria con il sistema Modalhor, che consentirà di avviare sin da oggi il trasporto dei mezzi pesanti su ferrovia, ma che in futuro solo grazie alla nuova linea AC potrà essere sensibilmente potenziato riducendo altrettanto sensibilmente il traffico merci stradale, sino a 4.000 camion al giorno.
Per quanto riguarda le forme di ristoro, saranno concordate e valutate con in Comuni attraversati dalla nuova linea e interessati dai relativi cantieri proprio sulla base dei danni economici e territoriali effettivamente dovuti all'intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Grazie, Assessore; le chiedo il favore di fornirmi la risposta scritta.
Per la verità, per ora mi ha un po' chiarito il discorso del ristoro di chi subisce il danno; tuttavia alcune cose non mi sono chiare e quindi legger attentamente la risposta che lei gentilmente mi avrà fornito.
Non sono ancora riuscito a capire il discorso sulla Gronda Nord, che parte da Settimo e va a Bussoleno, entrando nel primo tunnel (mi sembra che i tunnel siano tre). La linea storica, dove viene intercettata? Fino a che punto viene utilizzata la linea storica e da che punto viene costruita quella nuova? Altrimenti non riesco a capire il discorso delle portate. Ad ogni modo, penso che le risposte che mi ha dato siano abbastanza accettabili.
Sotto il profilo dell'inquinamento, l'Università di Torino ha effettuato degli studi relativamente alla tratta Milano-Lione. In termini di inquinamento e considerando che le nuove vetture Euro 4 inquinano molto meno, ossia ci vogliono 15 vetture di quelle che stiamo utilizzando adesso per fare una vettura Euro 4. L'Università sostiene che, in termini d'inquinamento atmosferico, la riduzione è irrisoria, cioè dell' 0,8. E' vero questo o no, in base agli studi che lei ha? La ringrazio dell'attenzione.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il punto in merito alle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento:

Richiesta di inversione argomenti all'o.d.g


PRESIDENTE

Comunico all'Aula che è pervenuta una richiesta d'inversione di argomenti all'o.d.g. a firma della Consigliera Manica.
La leggo testualmente: "Con la presente si richiede di invertire la priorità di discussione dei punti all'o.d.g. della seduta consiliare di martedì 18 marzo, anteponendo il punto n. 6) "Proposta di deliberazione n.
378: 'Modifica agli art. 14, 23 e 26 del Regolamento interno del Consiglio regionale" al punto n. 5) "Esame degli ordini del giorno n. 696, n. 723 e n. 727".
Essendo pervenuta questa richiesta di inversione dell'o.d.g., prima di affrontare il punto in merito alle nomine, lo porrei in votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Se ho capito, Presidente, la richiesta della collega Manica è solo d'inversione del punto finale?



PRESIDENTE

Sì, è soltanto l'inversione del punto finale, cioè di passare il punto 6) al punto 5).



MELLANO Bruno

Io avevo capito - e lo dico pubblicamente alla collega Manica - che ci fosse una richiesta d'inserimento immediato del punto 6), anticipando anche quei punti, inseriti d'autorità dal Presidente Cota, come il punto 4) che era ben lungi dall'essere al punto 4) nelle sedute precedenti, e che invece diventa adesso uno dei primi punti in discussione.
Noi saremmo stati favorevoli all'inversione dell'o.d.g. se ci fosse stata una richiesta di discussione immediata del punto 6). Se si tratta di fare solo una parziale modifica, siamo contrari.
Il problema è: perché discutere il punto 3) e il punto 4) che non erano previsti dal precedente o.d.g., ma era integrato così dal Presidente Cota quando occorre esaurire l'o.d.g. che avevamo, senza l'introduzione di punti nuovi, come quello per esempio delle nomine o come quello di EXPO, che è al punto 4)? Pertanto, non c'è un voto favorevole del gruppo Radicale su tale inversione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cattaneo.



CATTANEO Valerio

Credo che l'inversione proposta dal Capogruppo dei DS sia in linea con l'impegno che era stato a suo tempo assunto nella Conferenza dei Capigruppo, cioè quello di affrontare, alla ripresa dei lavori d'aula successivamente alla sessione di bilancio, la questione della modifica regolamentare inerente all'allargamento delle Commissioni di un membro, e quindi prevedendo le due Vicepresidenze.
Invito il collega Mellano - che forse non ha letto la richiesta di inversione - a rivedere la sua posizione. Chiedo anche al Presidente, non dico un'interpretazione autentica che potrebbe dare solo la Consigliera Manica, ma un suo parere. La richiesta, comunque, è stata scritta in modo corretto e quindi, dal mio punto di vista, è evidente che l'o.d.g.
rimarrebbe il seguente, se il Consiglio regionale riterrà di invertirlo: al punto 3) le nomine, al punto 4) il disegno di legge n. 464 inerente a



EXPO Piemonte S.p.A., e solo il punto 6) invertito con il punto 5).



PRESIDENTE

In effetti, è così.



CATTANEO Valerio

Quindi, noi siamo a favore e credo anche i colleghi radicali, che hanno parlato contro, ma che forse non avevano letto bene la richiesta di inversione, perché in testa rimane comunque il disegno di legge n. 464 rispetto alla modifica regolamentare.
Se è così, e lei me lo conferma, voteremo a favore.



PRESIDENTE

E' così, e credo anche d'interpretare la volontà del Consigliere Mellano che, intervenendo nel merito, ha dimostrato di comprendere invece, lo spirito di proposizione di inversione dell'o.d.g.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'inversione dei punti all'o.d.g.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Grazie, Presidente. Il Consigliere Mellano, nell'intervenire contro questa inversione, ha sollevato un problema a cui la Presidenza dovrebbe dare risposta. Abbiamo chiuso l'ultima seduta del Consiglio regionale con il Presidente che, recependo una serie d'indicazioni dell'aula circa un ordine di priorità di discussione dei provvedimenti, vedeva indubbiamente al primo posto la discussione sugli ordini del giorno relativi alla Centrale di Magliano. A tale proposito, si era assunto il compito di convocare il Consiglio regionale, tenendo ovviamente fermo un o.d.g. che può essere modificato nei suoi punti unicamente dalla Conferenza dei Capigruppo. Sostanzialmente al primo punto all'o.d.g. dopo le nomine del Consiglio regionale, abbiamo un provvedimento che si è materializzato in questo punto, senza essere stato compreso negli o.d.g. dei Consigli precedenti, a cui il Presidente si doveva necessariamente attenere.
Essendo licenziato dalla Commissione stava nell'elenco dei punti all'esame dell'Aula. Non stava al primo punto in discussione e, soprattutto, questa iscrizione contrasta con l'impegno che il Presidente aveva assunto in maniera molto chiara di dare priorità alla discussione dei diversi ordini del giorno relativi alla Centrale di Magliano.
Bisogna dunque intendersi: se non si riunisce la Conferenza dei Capigruppo è evidente che l'o.d.g. si trascina di seduta in seduta. Se si convoca la Conferenza dei Capigruppo, ovviamente i Capigruppo possono modificare l'ordine di priorità dei provvedimenti.
Una modifica presidenziale dell'ordine di priorità dei provvedimenti obiettivamente, non mi sembra molto coerente neppure dal punto di vista regolamentare. Quindi, chiederei al Presidente d'aula in questo momento di motivare l'iscrizione presidenziale di questo punto, che non era stata minimamente concordata in sede di Conferenza dei Capigruppo; nel contempo chiedo al Presidente di non rispondermi che consultazioni informali della Presidenza con alcuni Capigruppo avevano registrato una convergenza. Questa sarebbe una risposta di gran lunga peggiore di nessuna risposta.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Palma. Anche questo, nello specifico, è un punto all'o.d.g. dei precedenti Consigli regionali. Le posso soltanto comunicare quanto ho appreso anch'io, cioè della convocazione del Presidente che ha deciso di esperire un o.d.g. dei nostri lavori, inserendo anche il punto in merito al disegno di legge n. 464.
Non posso far altro che riferire le sue considerazioni e invitare il Presidente a darle una risposta molto più corretta di quella che le posso dare io. Non avendo formulato personalmente l'o.d.g., non sono nelle condizioni di darle una risposta in modo compiuto. Sussiste comunque l'opportunità da parte dei Consiglieri regionali di chiedere le inversioni dei punti all'o.d.g. e, se non vi è l'unanimità da parte dell'Aula, si è sempre provveduto a porle in votazione.
So che il Presidente Cota è in Consiglio e che tra poco scenderà in aula, quindi credo che sia anche utile poterle fornire questo chiarimento.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 3) all'o.d.g.: "Nomine".
Ha chiesto la parola il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Per dichiarazione di voto. Preannuncio il solito atteggiamento di non partecipazione al voto del Gruppo Radicale, alle prime tre schede.
Prendo atto adesso che vi è una votazione riguardante i Consiglieri regionali. Il Gruppo radicale ha sempre detto di non partecipare alla votazione delle nomine in cui sia prevista una nomina ad un soggetto esterno, mentre partecipa laddove è prevista l'elezione di un Consigliere regionale, come atto interno al Consiglio. Voglio dire pubblicamente che il nostro Gruppo non è stato contattato da nessun Gruppo dell'opposizione per concordare una posizione comune su questo voto. Pertanto, se c'è ancora un margine di tempo, gradiremmo ricevere un'indicazione di voto da parte dei Gruppi di minoranza, per poter partecipare pienamente alla votazione.
Diversamente, voteremo scheda bianca.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Mellano, per aver consolidato, nel merito quanto aveva riferito nelle precedenti sedute di Consiglio.
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

"Ordine Mauriziano" (Art. 9, L.R. n. 1596/62) Collegio dei Revisori nomina di 1 membro effettivo e 1 supplente


(Il Consigliere Segretario Botta effettua l'appello nominale)



(Si effettua lo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dichiaro non valida la votazione, ai sensi degli articoli 52 e 70 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento: Nomine

"Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali" (art. 4, comma 3, L.R. n. 30/2001 e art. 5 Statuto - Collegio dei Revisori - nomina di 3 membri effettivi e 2 supplenti


(Il Consigliere Segretario Botta effettua l'appello nominale)



(Si effettua lo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dichiaro non valida la votazione, ai sensi degli articoli 52 e 70 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento: Nomine

"Agenzia per la promozione internazionale di Torino e del Piemonte I.T.P." (art. 7 Statuto) - Consiglio di Amministrazione - designazione di 2 membri


(Il Consigliere Segretario Botta effettua l'appello nominale)



(Si effettua lo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dichiaro non valida la votazione, ai sensi degli articoli 52 e 70 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento: Nomine

"Premio Internazionale Piemontesi nel Mondo" (ex L.R. 4/11/1992 n. 46) Commissione Giudicatrice - nomina di 3 Consiglieri regionali


(Il Consigliere Segretario Botta effettua l'appello nominale)



(Si effettua lo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Poiché nessuno dei candidati ha riportato la maggioranza richiesta dichiaro non valida la votazione, ai sensi degli articoli 52 e 70 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Scusi, Presidente, penso sia mancato il numero legale.



PRESIDENTE

Collega, la votazione ha visto presenti 17 Consiglieri su 27; non è mancato il numero legale, perché, di fatto, i Consiglieri erano presenti ma hanno deciso di non votare, come spesso capita.



PAPANDREA Rocco

La votazione corrisponde ad una verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Se non viene richiesto, non è una verifica del numero legale.



PAPANDREA Rocco

La votazione corrisponde ad una verifica del numero legale!



PRESIDENTE

Infatti, la votazione è stata rimandata, applicando il comma 4, art.
52, del Regolamento, che recita: "Il Presidente, qualora abbia accertato" e ho accertato quello che lei sostiene - "l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito" - in questo caso le nomine - "sull'oggetto in esame ad una successiva seduta".
Passiamo quindi al punto successivo all'o.d.g.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

La votazione ha visto presenti soltanto 17 Consiglieri su 27...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Se non viene richiesto non è una verifica del numero legale.



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

La votazione è una verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Vuole che faccia la verifica del numero legale?



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

La votazione è una verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Infatti la votazione viene rimandata. Applico il comma 4 dell'art. 52 che recita "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta.
Passa quindi ad altro argomento dell'o.d.g. o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti qualora lo richieda un gruppo consiliare".
Intendo passare al successivo punto all'ordine dei nostri lavori.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Disegno di legge n. 464 "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della Expo Piemonte S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 464, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Gallarini, relatore.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Il disegno di legge prevede la partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della Società, denominata Expo Piemonte S.p.A.
finalizzata alla realizzazione del Centro Espositivo del Nord Ovest di Valenza. L'intervento è legato alla necessità di creare un nuovo Centro Espositivo per la commercializzazione sui mercati nazionali ed internazionali dell'oreficeria e della gioielleria, in considerazione dell'obsolescenza dell'attuale impianto fieristico valenzano.
L'evoluzione concorrenziale dell'offerta fieristica e l'oggettiva obsolescenza delle strutture espositive di Valenza potrebbero prefigurare il declino delle attività espositive in Valenza. Il conseguente "vuoto" verrebbe rapidamente colmato dall'offerta nazionale ed internazionale a discapito dell'attuale collocazione nella Provincia di Alessandria e nella Regione Piemonte. Occorre inoltre tener conto dell'alta competitività rappresentata dai concorrenti del distretto orafo di Vicenza per la vicinanza geografica dell'edificando Polo Fieristico milanese. La Provincia di Alessandria e le vicine province piemontesi non dispongono di centri fieristici adatti al settore. Si rende indispensabile pertanto configurare un nuovo centro fieristico su basi polifunzionali, sia per assicurare la frequenza e la continuità dell'utilizzo delle risorse che per fornire servizi alla domanda potenziale di una vasta area del territorio regionale.
L'attività del nuovo Centro fieristico sarà caratterizzata dalla polifunzionalità e da manifestazioni fieristiche rivolte al settore orafo.
La partecipazione regionale a questa società, esclusivamente fondiaria avrà il compito di realizzare il nuovo Centro e in particolare di: acquisire la proprietà del terreno; porre in essere tutti gli atti per la costruzione dell'opera; effettuare la gestione immobiliare degli immobili di sua proprietà locando gli stessi a soggetti che organizzano manifestazioni fieristiche. Per il reperimento delle fonti finanziarie è stato prefigurato un concorso della Regione Piemonte con il sistema economico del territorio, comprendente Enti pubblici, Fondazioni bancarie Banche e la categoria orafa del distretto valenzano.
Il disegno di legge in esame descrive all'articolo 1 le finalità della Società e indica all'articolo 2 l'oggetto sociale della Società. La Società Expo Piemonte S.p.A. opera esclusivamente come società immobiliare affidando a terzi locatari l'organizzazione e la gestione delle manifestazioni fieristiche e di tutte le altre attività che si svolgeranno nel Centro Espositivo.
L'articolo 3 prevede la modalità di partecipazione della Regione Piemonte all'iniziativa: viene stabilito di avvalersi dell'istituto finanziario piemontese - Finpiemonte S.p.A. - che avrà mandato senza rappresentanza. Vengono demandati a successivi provvedimenti amministrativi tutti gli aspetti concernenti il rapporto contrattuale tra la Regione Piemonte e Finpiemonte S.p.A.: le modalità di provvista dei mezzi finanziari, la definizione dei limiti del mandato, l'attivazione di verifiche periodiche della Regione sull'operato di Finpiemonte S.p.A.
All'articolo 4 sono indicati i controlli che la Regione Piemonte dovrà effettuare su Expo Piemonte S.p.A., in quanto Società partecipata.
Infine l'articolo 5 indica le disposizioni finanziarie, che prevedono che la quota a carico della Regione Piemonte sia pari a Euro 6.197.500 stanziate sulla UPB 08042 del bilancio pluriennale 2002-2004.
Alla copertura della spesa si provvede per l'esercizio 2003, mediante pari riduzione delle somme attribuite all'UPB n.09012.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RIBA



PRESIDENTE

Apro la discussione generale. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Credo che sia giusto fare qualche riflessione sulla crisi che sta attraversando la città di Valenza e il suo distretto orafo, per accompagnare l'approvazione di questo disegno di legge della Giunta.
C'é una crisi dovuta al persistere di fattori congiunturali: la difficoltà dell'economia, in particolare dell'economia statunitense, la bassa crescita dell'Europa, il rischio di guerra di queste ore. Tutto ci fa si che la fase del settore orafo e della gioielleria, non solo continua ma rischia di divenire una crisi acuta mai attraversata dalla città di Valenza. Questa situazione richiede un'analisi seria e risposte immediate soprattutto risposte forti, capaci di affrontare tale situazione, pena un pesante ridimensionamento del distretto di Valenza. Valenza e il suo distretto hanno avuto successo soprattutto per la qualità della manodopera dell'intero processo produttivo e della filiera delle lavorazioni esterne.
Le aziende più strutturate hanno introdotto nuove tecnologie al fine di innovare il processo produttivo e il prodotto, ma oggi occorre ragionare non solo sul mutamento della situazione economica generale e sulla attuale congiuntura sfavorevole, ma sui fattori che vanno oltre. Per esempio l'ingresso di nuovi attori come le grandi case di moda, oltre che i marchi storici della gioielleria mondiale, o sulla dimensione e struttura familiare dell'impresa, l'esigenza di incrementare le proprie conoscenze (gestione, marketing, comunicazione), la disponibilità di risorse finanziarie e altri numerosi fattori. Un atteggiamento passivo di fronte ai problemi rischia di vanificare rapidamente le forti tradizioni e le sensibilità del settore, la sua capacità di reazione, la propensione al cambiamento, la capacità di crescere e la disponibilità di rivedere i modelli di impresa. Oggi, a Valenza, tutti sono coinvolti dal terzista al produttore e distributore in proprio, all'impresa che produce per le marche a quelli che tendono ad affermare la propria marca, al sistema distributivo all'ingrosso e al dettaglio.
E' necessario sviluppare azioni che devono essere rivolte ad incrementare la creatività, la qualità, l'introduzione di nuove tecnologie nel processo produttivo, le specifiche competenze di gestione delle imprese, in particolar modo del marketing e della comunicazione.
L'iniziativa del nuovo Palamostre, di grande rilievo per la città di Valenza, può essere una grande occasione, ma deve essere chiaro che il Palamostre non deve diventare un contenitore nuovo. C'è bisogno di un approfondimento sulle attività da svolgere al suo interno, da affiancare alla fase di progettazione tecnica, che dovrà iniziare al più presto.
Anche nel sistema fieristico ci sono forti cambiamenti, basta vedere cosa sta succedendo all'Ente Fiera di Milano, e le strutture fieristiche si stanno privatizzando. E' stata approvata recentemente una legge quadro nazionale sul sistema fieristico nazionale, ci vorrebbero anche delle risposte da parte della nostra Giunta regionale, da questo punto di vista.
L'Italia è ben piazzata a livello internazionale nel business fieristico, anche se altri Paesi stanno investendo molte risorse e noi, da questo punto di vista, stiamo marcando, anche se siamo in buona posizione dei ritardi.
Ora, la proposta del Palamostre di Valenza, che si realizzerà sulla base - come si diceva nella relazione - di un protocollo d'intesa siglato dalla Cassa di Risparmio di Alessandria e Torino, dalla Provincia di Alessandria, Camera di Commercio, Comune di Valenza, l'Associazione orafa il Finorval e la Regione, è una grande opportunità.
La domanda che ci dobbiamo rivolgere è la seguente: il centro espositivo va rivolto ed indirizzato solo ad aiutare la categoria orafa? Credo di no. Il centro dovrà avere le potenzialità di un vero e proprio centro fieristico.
Il concetto della polifunzionalità presente nella relazione e non nell'articolato è estremamente importante. Bisogna realizzare un centro polifunzionale che ospiti una pluralità di eventi e che si avvalga di una promozione molto professionale, che sia collegata alla rete di altri centri propulsori di attività; si deve evitare di percorrere strade vecchie e prive di contenuto innovativo. Vanno ricercate nuove specificità ed eccellenze, se si vuole avere la possibilità di emergere dal pantano delle numerosissime fiere a vocazione spiccatamente mercantile.
Solo in questo modo si potrà avere e garantire un ritorno dell'investimento, altrimenti, si rischia un fallimento, tenendo conto che è prevedibile che per i primi 7 - 8 anni non sarà possibile raggiungere il pareggio.
Il centro può rappresentare uno straordinario volano per costruire una rete di infrastrutture indispensabili per la Città. Il Comune di Valenza ha predisposto gli strumenti urbanistici e idee da affiancare alla costruzione del nuovo Palamostre, ad esempio, idee come quella del Museo del gioiello per dare un respiro nuovo alla Città di Valenza.
Termino chiedendo che la Regione - anche se l'Assessore Racchelli non ha ascoltato una parola di quello che ho detto - svolga un ruolo decisivo al rilancio del distretto orafo e non si limiti al seppur importantissimo finanziamento per la costruzione del centro.
Il Presidente della Regione veneta Galan ha dichiarato che il progetto Vicenza è un progetto vincente. La Regione Piemonte che cosa dice rispetto al bilancio del distretto orafo e della proposta relativa alla costruzione del nuovo centro fieristico? La Giunta regionale ha una sua idea sul rilancio del distretto orafo di Valenza? Mi auguro che anche in questa occasione emergano volontà politiche e soprattutto, idee capaci di contribuire a far uscire dalle difficoltà il distretto orafo della Città di Valenza, che è un distretto molto importante per l'economia della Provincia di Alessandria, ma credo per tutto il territorio della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Palma.



PALMA Carmelo

Spero che l'Assessore Racchelli abbia chiaro che noi qui non stiamo discutendo della realizzazione di una struttura fieristica che può servire agli interessi, ampiamente legittimi, dell'industria orafa valenzana.
Stiamo applicando un paradigma regionale assolutamente inossidabile neppure messo in discussione da altri provvedimenti regionali che pure su questa materia sono stati adottati.
Stiamo applicando il paradigma per il quale ad un intervento, che si reputa necessario, corrisponde una società, che non è necessaria, e corrisponde un CDA, che è ancora meno necessario, ma contribuisce in maniera doviziosa a rifornire il mercato elettorale di quanti sostengono l'intervento, costituiscono la società e, bontà loro, nominano anche i membri del Consiglio d'Amministrazione della società stessa.
Non ci prendiamo in giro, qui non stiamo discutendo della creazione di un polo fieristico a Valenza; stiamo discutendo della costituzione, con capitale regionale, di una società avente come solo fine la costruzione di un palazzo, esattamente come si è verificato per altre società regionali: la Regione ha costituito una società per costruire un distributore, ha costituito una società per costruire un mercato, ha costituito una società per altri interventi. Qui, noi costituiamo una società, non finanziamo un intervento, per rispondere ad una esigenza reale e legittima della comunità valenzana, scegliendo una strada che - su questo vorrei delle risposte puntuali, Assessore Racchelli - dal punto di vista patrimoniale è inconsistente. Questa partecipazione non è smobilizzabile, né si tratta di un investimento disinvestibile in maniera molto semplice nel corso dei prossimi anni, per la semplice ragione che maturando, presumibilmente, a fronte di un accordo consortile e di una convenzione con gli Enti locali inevitabilmente, vincolerà la Regione non solo a continuare a partecipare al capitale della compagine sociale, ma anche, inevitabilmente, a partecipare agli aumenti di capitale che, non ho nessun dubbio, sono pronto a scommetterci tutto quello che volete, prima della fine della Legislatura saremo chiamati ad approvare proprio relativamente a questa società che è stata costituita.
Per di più, costituendo una società, rendiamo molto vincolante, dal punto di vista normativo, il sostegno che la Regione stessa porta a questo intervento e lo rendiamo enormemente oneroso dal punto di vista gestionale in quanto, costituendo la società e avendo la società l'incarico di costruire e gestire l'edificio, magari dandolo in locazione, alla Regione Piemonte, in quota parte, spetterà un onere, che è anche gestionale rispetto a questa società.
Sorgono spontanee una serie di domande: noi abbiamo approvato, grazie anche alla spinta del nostro Gruppo, degli strumenti innovativi per favorire la partecipazione privata nelle opere pubbliche, che sono anche strumenti di verifica preventiva della potenziale redditività dell'opera che si vuole realizzare, alludo alla finanza di progetto. Se non si fa la finanza di progetto su un'opera di questo tipo, su cosa si vuole fare la finanza di progetto? Se non si fa la finanza di progetto rispetto ad un intervento che dovrebbe avere un equilibrio economico certo, nel senso che non si tratta di costruire un ospedale, che comunque va costruito, si tratta di costruire un polo fieristico che o funziona o chiude.
Sicuramente, lo strumento della finanza di progetto, quindi di un capitale di rischio privato che intervenire nell'iniziativa scommettendo sulla sua bontà e sulla sua redditività, sarebbe stato lo strumento più congeniale.
Avete scelto di non utilizzarlo.
Per altro verso, sempre attraverso Finpiemonte avevate la possibilità di concedere agevolazioni rispetto al credito, oppure, come Regione, di concedere contributi rispetto ad intese o società che si costituissero a tal fine. Non avete scelto neanche questa strada.
Invece di destinare, in conto capitale, sei milioni di euro per la costruzione dell'impianto, avete preferito finalizzarli per la partecipazione della Regione a questa società, inserendoli nella norma finanziaria. Tenete presente che il limite del 50% non tutela nessuno; il problema non è il livello percentuale di partecipazione al capitale sociale di una società, ma è capire l'equilibrio economico e finanziario della società stessa. Anche una partecipazione inferiore al 50% del capitale potrebbe comportare, con gli oneri gestionali che inevitabilmente deriveranno per la Regione, la necessità, da parte della Regione, di provvedere, di qui ai prossimi mesi, ad ulteriori aumenti di capitale.
Ulteriore punto. Non partecipate ad una società già costituita, ma addirittura, ne promuovete un'altra. Pur non trovandovi davanti ad un consorzio di industriali orafi valenzani o ad un consorzio pubblico o privato (enti locali o fondazioni industriali) che scelgono la strada della società impegnandosi a costruire un impianto, decidete, per legge, di costituire una società, indipendentemente dal fatto che vi aderiscano o meno gli enti locali o le fondazioni, o da quale sia il livello di impegno di capitale di rischio che, ad esempio, investitori privati possono investire nell'iniziativa.
Ve la cantate e ve la suonate da soli, semplicemente inventando una società che non esiste.
L'ultimo punto, su cui chiederei un chiarimento all'Assessore Racchelli, riguarda un mandato ed una finalità che la nostra legislazione assegna a EXPO 2000. Se non abolite l'articolo 1 della legge 7/91, che precisa che l'unico strumento per realizzare questi interventi è EXPO 2000 e che ulteriori partecipazioni di questo tipo sono acquisibili da parte della società che la Regione ha già costituito a tali fini, mi dovete spiegare perché costituite un'altra società, quando ce n'è già una che ha come finalità, proprio quella di promuovere la politica fieristica nella nostra Regione.
Non parliamo di aspetti che non c'entrano; non parliamo della necessità di costituire un polo fieristico valenzano; non parliamo di tutto quello che non c'entra rispetto ad un provvedimento che non dovrebbe discutere lei, Assessore Racchelli, ma l'Assessore al bilancio o l'Assessore alle partecipazioni. Occorrerebbe spiegare perché, a fronte di un intervento di questo tipo, la Regione sceglie, per l'ennesima volta, di costituire una società.
Con i nostri emendamenti abbiamo cercato di dare qualche suggerimento in merito, ma a questo punto le strade da percorrere sono due: o si ricorre agli strumenti previsti dalla legge Merloni in ordine alla finanza di progetto (recepiti anche nella legge finanziaria regionale all'articolo 14) o si contribuisce, in forma diretta o indiretta attraverso Finpiemonte, a società esterne, quindi non partecipate dalla Regione, che eventualmente si costituissero a tale fine. E' chiaro che la partecipazione della Regione a questa società non è, né una garanzie rispetto all'esito dell'iniziativa (il bilancio regionale è pieno di società partecipate che fanno "schifo" dal punto di vista economico e "ribrezzo" dal punto di vista politico) n circa la possibilità di assicurare un accordo tra enti locali, fondazioni ed investitori privati: accordo che in questo momento non c'è. Non si pu per legge, costituire una società che loro stessi non sono stati in grado di costituire.
Prima della discussione sugli emendamenti - che temo sarà lunga vorrei che l'Assessore Racchelli desse delle risposte, per lo meno plausibili (come direbbe il nuovo Presidente della RAI) rispetto ai punti da me sollevati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Il nostro Gruppo, nutrendo perplessità sulla proposta di legge, si asterrà.
Ci sono alcuni aspetti da sottolineare: il primo riguarda le partecipate. Da molto tempo chiediamo alla Regione di adottare una politica sulla partecipate, cioè un progetto che affronti i problemi.
Ogni tanto si arriva in aula con una ricapitalizzazione, con un intervento e, ogni volta, da parte nostra si solleva il problema di chiedere una visione organica. Anche oggi manca e, da questo punto di vista, condivido il fatto che l'assenza degli Assessori di riferimento sia un problema. Sarebbe utile discutere con l'Assessore al bilancio e con l'Assessore alle partecipate, in particolar modo con l'Assessore al bilancio, essendosi già in passato occupato di fiere, esposizioni e società, prospettando una politica diversa da quella oggi annunciata dall'Assessore Racchelli. Quando si dismisero le quote di EXPO 2000 l'Assessore spiegò che l'intervento della Regione era sull'attività fieristica che avveniva con adeguati strumenti di selezione e di finanziamento delle strutture medesime e che, da questo punto di vista, non era necessario un intervento su EXPO 2000, su cui ogni tanto si interveniva (quando i privati erano abbastanza interessati a comprare si vendeva e quando volevano uscire si interveniva con una politica, oggetto di molte discussioni in quest'aula).
L'allora Assessore al commercio precisava che era loro intenzione intervenire, non più attraverso società con le caratteristiche analoghe a quella che oggi ci viene proposta, ma con nostri finanziamenti annuali e programmi di finanziamento che, selezionando ed intervenendo, operavano una politica sulle attività di promozione: fiere ed esposizioni.
Ci troviamo di fronte a una totale assenza di politica - ed è una delle ragioni che ci porta ad astenerci - ma nello stesso tempo teniamo conto (altrimenti il nostro voto sarebbe stato contrario) delle sollecitazioni che arrivano dal territorio. Tali sollecitazioni ci portano a tenere un atteggiamento meno ostile, ma non ci convincono ad appoggiare il provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano; ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Se mai ci fosse qualcuno che avesse voglia di analizzare i lavori svolti durante questa legislatura regionale, certamente vedrebbe un gran lavoro sull'aspetto sanitario, sui grandi problemi relativi alla sanità, ma anche un notevole ritorno e discussione in quest'aula, collegata alle nomine e alle partecipate, sulla presenza e sul ruolo che la Regione Piemonte e che questo Consiglio vuole avere all'interno delle partecipazioni regionali.
Ne abbiamo discusso più volte e - come ricordava il Capogruppo Palma siamo anche arrivati a decisioni importanti ed innovative. Però un conto sono le dichiarazioni, un conto è la prassi; un conto è il modo di operare quotidiano, un conto sono le soluzioni che questa Giunta e, purtroppo questo Consiglio vanno a dare alle situazioni concrete. Dico purtroppo, per sottolineare ancora una volta che siamo di fronte ad un'insoddisfacente risposta rispetto ad un problema anche importante.
Il collega Muliere - che è stimatissimo da parte mia ma anche da parte dell'intero Gruppo Radicale - ha giustamente posto l'attenzione sul dato della sostanza di quello che sta dietro, ma ha trascurato di dire che a quei problemi si dà una risposta, ed è la forma della risposta che noi siamo chiamati a discutere qui. Non è in discussione la necessità di quella zona di dotarsi di una nuova, efficiente ed efficace struttura espositiva ma il problema è come ottenere quella struttura che è qui in discussione.
La proposta che ci viene ancora una volta "spiattellata" dalla Giunta e purtroppo sarà avallata anche da gran parte dell'opposizione di centrosinistra, è una risposta vecchia e sbagliata. Siamo qui, ancora una volta, a costituire una società, una fondazione che deve gestire, con un Consiglio d'amministrazione, la costruzione di un edificio.
Il collega Muliere diceva che non deve essere una struttura vuota. Non sarà vuota, perché avrà comunque un ufficio di rappresentanza, un Presidente, un Vicepresidente e un Consiglio d'amministrazione. Questa è la cosa peggiore, perché quel tipo di risposta ha un'appetibilità a quest'aula, a questi partiti, proprio perché dà quella risposta, e non tanto perché garantisce un funzionamento, un risultato e un'efficacia di risposta, ma perché garantisce un'efficacia di risposta per il sistema dei partiti.
Abbiamo discusso molte volte sul fatto che le partecipazioni regionali devono essere riviste, devono essere ridotte e finalizzate ad interventi costruttivi, ad un obiettivo e ad un risultato. Abbiamo detto più volte anche molti esponenti del centrodestra, che occorre rivalutare la posizione della partecipazione regionale, magari limitandosi allo start-up. Si dice molto spesso che dobbiamo riconoscere ed avere come Regione un ruolo di spinta e di partenza, e poi ci tiriamo indietro.
Il problema è proprio questo: da questa formulazione di disegno di legge non si può neanche ipotizzare una presenza temporanea di partenza della Regione per garantire lo start-up, per garantire la spinta iniziale e che le cose si mettano in modo, ma si va all'identificazione di un altro soggetto istituzionale, che da anni questo Consiglio si trascina dietro.
Magari, tra qualche anno ci sarà anche l'ennesima votazione, in cui il Consiglio - un Consiglio disattento - non avrà i nomi da inserire in quelle strutture, come abbiamo visto dieci minuti fa nelle votazioni, peraltro anche molto importanti, che erano in discussione prima. Avremo l'ennesima fondazione, e ciò varrà per l'EXPO di Valenza, ma sicuramente tra breve presenterete in aula la fondazione della Marcia di Saluzzo: abbiamo avuto l'ennesimo aumento di capitale per il mercato di Cuneo.
Prima, il collega Palma citava l'intervento più volte rifinanziato del distributore della Valle di Susa, quello che doveva essere, ampollosamente nei nostri atti, l'Ente che doveva fare - partendo da un distributore della Valle di Susa - attività di informazione e di consulenza per la sicurezza stradale.
Il Presidente di turno di questo Consiglio oggi sa benissimo che quella realtà esaurisce la sua funzione all'interno del Comitato di gestione di quella fondazione, e se ci sono delle Province - come la Provincia di Cuneo che fanno attività di prevenzione e di informazione sulla sicurezza stradale, invitano i soggetti dell'Emilia Romagna. Perché sono talmente accreditati, talmente conosciuti a livello regionale, che se c'è una Provincia attiva su questi temi, invita soggetti esterni.
Davvero è opportuno un esame di coscienza su quello che andiamo a fare: un ennesimo scatolone, un ennesimo contenitore che non sarà vuoto purtroppo, perché sarà pieno di interessi e di appetiti. Sarà un ennesimo scatolone che dovrà costruire una struttura.
Al di là del fatto che abbiamo già altre strutture con le stesse finalità (EXPO 2000), occorre valutare se questa è una soluzione adeguata al risultato. Noi siamo un po' scorati nel vedere che, ancora una volta anche su questo, si va a costituire il partito unico della spesa pubblica.
Anche su questo si va a discutere...



(Commenti del Consigliere Marcenaro)



MELLANO Bruno

No, sto parlando io, e commento favorevolmente il fatto che il Segretario del principale partito di centrosinistra, si appresta a votare favorevolmente, ed è significativo che voterà favorevolmente questo scatolone vuoto, che non sarà vuoto, perché sarà pieno anche dei loro uomini.
Commento favorevolmente che questa cosa non passi in sordina, non passi come decisa all'ultimo minuto da un Ufficio di Presidenza, che non si convoca neanche per cambiare l'o.d.g. di discussione di questo Consiglio ma è convocato alla carta per votare l'ennesima partecipazione regionale prima delle centrali, su cui tutti spendono ampie parole sui giornali.
Prima della Centrale di Magliano Alpi, prima degli interventi di modifica del Piano territoriale regionale, deve passare la "leggina" per costruire un'importante struttura - come diceva il Consigliere Muliere - necessaria ed importante perché necessaria. Però la si deve costruire così, con queste forme, con questi modi, con questo destino.
Questi quattro articoli sono già un destino in sé. Sappiamo già che cosa succederà, perché ce lo insegna la storia. Succederò che, come per il MIAC, ci chiederanno il settimo aumento di capitale; succederà come il distributore della Valle di Susa che, se deve fare attività formativa e di informazione sulla sicurezza stradale, lo fa in Valle di Susa con quel distributore, e in Provincia di Cuneo vengono i colleghi dell'Emilia Romagna, che sono evidentemente più bravi e più capaci dei nostri gestori del distributore della Valle di Susa.
Il problema è questo, colleghi: miliardi come bruscolini. Sei milioni di Euro, tanto per gradire, non si negano a nessuno, e tanto meno si negano ad una parte della Provincia piemontese, che ha evidentemente qualche santo in paradiso e che è stato così capace di costruire quella rete e quella sensibilità interna a questo Consiglio per portarci con estrema urgenza ad una votazione estremamente negativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente e colleghi. Devo dire che gli interventi che mi hanno preceduto hanno sollevato una serie di problematiche. Mi fa piacere la condivisione dell'importanza dell'iniziativa, sulla quale mi pare siamo tutti d'accordo. Che Valenza rappresenti uno dei distretti più importanti del Piemonte, uno di quelli che danno anche più riconoscibilità alla nostra Regione, è un fatto assolutamente certo e noto. Nella costruzione di un distretto maturo, come è quello di Valenza, accanto al momento produttivo che è un momento essenziale, ci deve essere anche un momento di commercializzazione. Pensate, colleghi, che a Valenza operano 1.365 imprese di produzione, la più alta percentuale del Piemonte, seconda solo a Torino per numero di imprese di produzione, unitamente a circa 500 imprese di commercializzazione. In sostanza, i distretti insegnano che, per essere tali, devono avere sia un momento produttivo - e questo c'è con l'ampiezza con la vastità che ho appena ricordato - sia un momento di commercializzazione, che Valenza ha già, perché già oltre vent'anni fa a Valenza dagli orafi veniva costruito un centro espositivo; centro espositivo che oggi noi, con questa legge, riteniamo di dover far rivivere in forma più moderna, più attuale, più legata ai tempi, in modo tale da poter continuare ad accettare e magari vincere quella sfida competitiva con gli altri grandi centri orafi che naturalmente non stanno a dormire.
Colleghi, Valenza è, rimane e probabilmente rimarrà per i prossimi anni, la capitale incontrastata a livello mondiale per la produzione della gioielleria, cioè di quella particolare oreficeria connotata dalla presenze di pietre preziose. Non è un caso che a Valenza arrivi l'80% delle pietre preziose che vengono importate nel nostro Paese, anche se la concorrenza a livello nazionale e internazionale rispetto a questo centro che ritengo dia lustro e celebrità a tutto il Piemonte, è una concorrenza estremamente forte.
Non è un caso, colleghi, che due mesi fa la Regione Toscana abbia investito 150 miliardi sul sistema espositivo regionale, e non è un caso che di questi 150 miliardi 25 vadano ad Arezzo, uno degli altri distretti orafi del nostro Paese; non è un caso, colleghi, che la Regione Veneto veda in Vicenza e nel distretto vicentino il motore di un sistema fieristico che ormai è diventato motore di un'intera città e di una parte importante di quella Regione.
Ora il discorso è se accettare le sfide che arrivano - mi fermo solo al discorso nazionale, ma il sistema fieristico ormai è un sistema veramente globalizzato - oppure se fare in modo che questo bacino industriale possa avere gli strumenti per continuare a lavorare e a rafforzarsi.
E' vero che il distretto di Valenza è un distretto produttivo; è vero che il distretto commerciale verrà rafforzato da questa realizzazione; è vero che quel distretto è anche un distretto di formazione grazie alle scuole che contiene (la meritoria scuola della Regione Piemonte, che adesso non si chiama più così, ma per intenderci; l'Istituto Statale d'Arte), ma è altrettanto vero che rappresenta un centro culturale importante con l'abbozzo del Museo Orafo già oggi operante, grazie agli investimenti sulla cultura del gioiello che sono stati fatti in questi anni dalle Fondazioni ma dalle stesse realtà locali con la prospettiva del Museo d'Arte Orafa forse il primo Museo complessivo che l'Italia potrà vantare e che speriamo vada di pari passo con la realizzazione di questa struttura espositiva.
Bisognerà fare di più per Valenza; bisognerà dare a Valenza anche quel polo tecnologico che è il quarto corno di ogni distretto industriale veramente significativo che lavora per durare. Qui è chiaro che il Consiglio regionale e la Giunta regionale dovranno trovare le cifre per un nuovo successivo impegno.
Non vi voglio dire, perché lo sapete, qual è il ruolo di Valenza a livello di produzione di reddito, qual è il ruolo di Valenza a livello di export piemontese, però, senza voler rubare l'intervento a chi per la Giunta sosterrà le ragioni di questo disegno di legge, non posso non fare una riflessione rispetto ad alcuni passaggi, quelli più politici, dei colleghi radicali.
Ma veramente, colleghi, ritenete che il territorio di Valenza, con una partenza dal basso, dal Comune, dalla Provincia, dalle Fondazioni, dal sistema bancario locale, dalle associazioni di categoria, dalle quali promana l'idea di questo progetto che è stato raccolto, accettato e condiviso dalla Regione, davvero ritenete che tutti questi attori sociali e della vita economica di quella parte di Piemonte abbiano fatto tutto questo per avere un posto nel Consiglio di Amministrazione? Mi sembra una lettura francamente povera, francamente limitata, francamente demagogica.
Mille altri avrebbero potuto essere i modi, i tempi, le occasioni.
Io non contesto la vostra idea, la vostra progettualità circa il fatto che si potesse fare qualcosa di diverso, per carità, d'altronde siamo qui per parlarne.
L'Amministrazione regionale, forte anche della condivisione di tutti questi attori, ha scelto una via; poteva sceglierne scelta un'altra, non c'è dubbio, ma quando mi si viene a dire che tutto questo viene fatto per riuscire a mettere sul piatto tre, cinque, sette posti in un ipotetico Consiglio di Amministrazione, ecco mi cascano un po' le braccia.
Di fronte ad argomentazioni serie, siamo qui per ribattere con argomentazioni serie; di fronte ad argomentazioni - mi spiace dirlo, perch ho grande stima del Gruppo Radicale - che sfiorano la pura demagogia, devo dire che questo disegno di legge è importante per una realtà importante che sta vivendo un momento difficile e che deve essere rilanciata, e non mi sembra che meriti uno scadimento di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Con questa proposta, non si capisce quanto ci sia di politica espositiva e strategia. Quale scelta viene operata? Si fa una scelta pezzo per pezzo, specializzandola e isolandola, oppure si dà un respiro complessivo? Nella storia della Regione, a partire dagli anni '70, con la "Promark" che tendeva a dare, nei limiti di allora, delle politiche espositive abbiamo iniziato una dimensione regionale. La Regione, poi, ha partecipato attivamente (c'è una legge) alla formazione e fondazione di EXPO 2000, dove ricordo perché ero presente - si diceva di non evitare di isolare e segmentare le politiche espositive, ma di racchiuderle in una politica generale che potesse dare forza e massa critica, evitando che la Regione Piemonte inseguisse, distretto per distretto, bacino per bacino, delle iniziative espositive particolari.
Questo non per sottrarre, attraverso il principio di sussidiarietà, la capacità forte che hanno i distretti industriali (non ultimo quello di Valenza), ma per cercare di sedimentare una forza più ampia che dovrebbe avere la Regione, anche come capacità di porsi sui mercati internazionali e come necessità che un distretto può avere per se stesso.
La politica che attuiamo non ha nulla di respiro strategico: è una politica del contenitore. Può essere una scelta giusta, non la confuto dico solo che bisogna dichiarare che la strategia della Regione si caratterizza, attraverso questa operazione, per la presenza di contenitori e, poi, quando ci saranno necessità successive, dei finanziatori. Infatti malgrado questa ricchezza locale che il collega richiamava, sono pronto a dimostrare che tra qualche anno ci chiederanno nuovamente un apporto per questa iniziativa. Non si tratta di un'operazione una tantum, di start up dell'iniziativa. Se è così, dovrebbe essere il collega Brigandì a trattare il problema, perché si tratta di una partecipazione: si danno un po' di risorse, si fa il contenitore e non si interviene nella caratterizzazione della politica.
Bisognerebbe capire, inoltre, se questa è avocazione specifica per il settore orafo, oppure se ha una polifunzionalità - come dice la relazione e serve a favorire lo sviluppo economico e sociale del territorio, e non la filiera del settore orafo. Bisognerebbe dirlo! Non mi scandalizzo se ha come mi sembrerebbe giusto - un carattere più generale; ciò che stona, in questa iniziativa, è il fatto di essere sospesa nel vuoto. Non si capisce perché la promuova il Vicepresidente della Giunta, che ha la delega per quanto riguarda la materia espositiva, e non si capisce quale politica espositiva stia dietro questa proposta.
E' la scelta di ogni distretto industriale? Potrebbe anche essere una scelta giusta, ma bisogna dichiararla, in modo da avere, ad esempio anche per EXPO 2000, dei comportamenti coerenti.
Abbiamo deciso di segmentare gli interventi della politica espositiva del Piemonte. La considero una scelta sbagliata, anche nei confronti di Valenza, perché viene a mancare quel motore di spinta regionale che è una strategia, magari a rete, magari che non mortifichi e valorizzi le energie locali, ma che sappia tenere e concatenare il tutto dentro un'iniziativa politica.
Sarei molto scettico, se così fosse, di stare dentro solo attraverso il contenitore. Ho ragione di pensare che viene fatta un'operazione su Valenza, che si danno "semi-chiavi in mano" le risorse per qualcosa, e che poi, le energie locali opereranno.
Quelle energie locali necessitano di qualcosa in più, per confrontarsi con i mercati internazionali ed i nuovi spazi che la riforma costituzionale offre alle Regioni sui mercati internazionali; pensate alle forme di rapporto più diretto con le Regioni (l'ICE, l'istituto del Commercio con l'Estero), quindi ci sono delle opportunità che certamente la Regione saprebbe manovrare ed orientare meglio.
Perché questa scelta? Io non la demonizzo, ma ritengo che, rispetto a quanto ha detto l'Assessore, dovrebbe essere vestita da una politica, un respiro strategico, una spiegazione, altrimenti rischia di essere una cosa troppo isolata e specifica, perdendo delle opportunità.
Pertanto, non c'è da parte mia un'opposizione di principio, ma una denuncia dell'insufficienza di questa proposta, della contraddittorietà della sospensione nel vuoto, di non prefigurare quello che può avvenire in futuro. Tra due o tre anni, dinnanzi ad esigenze o difficoltà, ci chiederanno di mettere altri quattrini, di ricapitalizzare, e noi lo faremo in una situazione che non sarà espressione di una strategia e di una politica, ma di una sollecitazione emergente dagli ambienti locali.
Cosa vogliamo fare? Abbiamo aperto - Assessore - un grave vulnus al Piemonte: il Salone dell'auto che non c'è più! Facciamo questa operazione in una situazione in cui, proprio la mancanza di elementi particolari, strutturali, ecc., hanno giustificato lo spostamento del Salone dell'auto, che rappresenta una delle sconfitte oltre a Mirafiori o alla chiusura dell'Olivetti. Sono questioni che toccano la mia generazione, per le quali mi assumo delle responsabilità bestiali perché di fronte al passato e al futuro devo essere responsabile di alcuni fatti che sono accaduti, tra i quali proprio la scomparsa del Salone dell'auto.
Un Assessore dovrebbe tremare di fronte a questi eventi e non fare spallucce e andare alla prossima sagra del peperone (con massimo rispetto per il peperone, ovviamente), pensando che possa essere, non complementare ma sostitutiva, di fatti drammatici che sono avvenuti! In conclusione, chiedo quale straccio di strategia di politica espositiva ci sia dietro tutto questo. E' un piccolo enclave, al quale si dà una risposta? Come lo si colloca rispetto al deficit di politica che ha nella perdita del Salone dell'auto, un altro elemento: il fatto che perdiamo posizione rispetto a Vicenza e a Verona? Verona rappresenta una piazza che, sul piano del numero e delle iniziative espositive e di qualità, di taglio internazionale, sta superando il Piemonte, e il Veneto ha altre sedi forti, oltre a Verona, di esposizione.
Mi dico, allora, che c'è qualcosa di drammatico! Cogliamo questa occasione per dire - Assessore - che questa è una scelta, perché è un modulo di una strategia più generale. Io posso non essere d'accordo, ma rispetto una politica.
Non sono rispettoso, invece, di un'assenza, di un vuoto, di un fatto locale che mortifica anche Valenza, perché la toglie da un contesto di politica più generale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Ho chiesto la parola perché sono stato colpito dalla carica di odio e di arroganza qualunquista dell'intervento del Consigliere Mellano. Un intervento che mi ha fortemente colpito e che ho trovato fuori dal limite di quello che accetto in una discussione, senza reagire e senza rispondere.
Il Consigliere Mellano dovrebbe avere comprensione verso ex comunisti che sono duri ad adeguarsi ai problemi del libero mercato e che piano pian si rendono conto dei premi che la contemporaneità pone nel gestire le proprie innovazioni. Il Consigliere dovrebbe essere più paziente con noi e forse più esigente verso i suoi amici liberali ai quali "regge il sacco" tutte le volte, meno che quando si tratta di chiedere una qualche coerenza sui principi che loro da tempo professano.
L'arroganza principale non è rispetto alla discussione in Consiglio regionale, l'arroganza principale del Consigliere Mellano e il cuore del suo qualunquismo, sta nel suo totale disinteresse rispetto a problemi che da un territorio, da una situazione, da un pezzo del Piemonte, emergono.
Bisogna trovare il modo per stabilire un equilibrio fra risposta al problema e altre questioni, come quelle che indubbiamente esistono, di evitare una proliferazione di società. Questo punto non esiste. Esiste semplicemente una campagna qualunquista in cui l'unico aspetto che compare lo hanno già detto altri Consiglieri, è la voglia della politica di inventarsi dei contenitori finalizzati a se stessi e fuori da qualsiasi rapporto.
Il Consigliere Muliere lo ha detto con una certa chiarezza i problemi sono sue: il momento che sta attraversando la città di Valenza, della quale siamo consapevoli e, al tempo stesso, l'importanza e il punto molto delicato di passaggio in questa situazione. Un passaggio il cui esito è fortemente incerto. Rispetto a questo passaggio, da questo territorio emergono due domande: una domanda di sostegno, di risorse, l'altra non è solo una richiesta di soldi, ma la richiesta di una politica di strumenti in grado di sostenere questo territorio in questo passaggio.
Se a questi problemi esistono soluzioni migliori di quelli che vengono prospettate, sulle quali anch'io penso che sia legittimo avere dei dubbi allora si apre un confronto, una ricerca, una discussione e si cercano le soluzioni migliori. Se, invece, siamo di fronte ad un'altra cosa, penso che quest'altra cosa vada semplicemente denunciata per quello che è: un'arroganza qualunquista, incompetente e combattuta per quello che è.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sul dibattito generale, il Consigliere Rossi Oreste; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La situazione di Valenza è sicuramente molto particolare. Pensiamo alla capacità artigianale che ha quella città da cui deriva il miglior prodotto orafo, ma non solo orafo, anche pietre preziose, di tutta Italia.
Valenza è una città strana, una città isolata (le strade per raggiungerla sono pessime), mancano hotel di un certo rilievo, manca una fiera orafa che sia degna di tale nome perché quella esistente è limitata e ridotta.
Personalmente applaudo all'iniziativa della Giunta regionale ad avere finalmente pensato in grande per Valenza.
Il Consigliere Tapparo accennava ad altre realtà che hanno già pensato in grande, "bagnando anche il naso" a Valenza, come Arezzo o Vicenza: altri grandi centri di lavorazione orafa in Italia. Centri che si differenziano da Valenza perché sono amministrate da amministrazioni comunali che hanno saputo e voluto lavorare per il loro territorio. A Valenza, invece l'amministrazione comunale, per quanto riguarda il settore orafo, ha sempre brillato per assoluta negligenza.
Quando si è trattato di affrontare altre situazioni - penso che la l'Assessore D'Ambrosio conosca, ad esempio, la vicenda legata all'ospedale Mauriziano - l'Amministrazione comunale di Valenza ha solo saputo scusatemi l'espressione - "sputare" sulla Regione Piemonte che ha avuto il grande merito di prendersi sulle spalle un ospedale decotto, carico di debiti, di proprietà dell'Ordine Mauriziano, solo per lasciare in quella città un presidio ospedaliero. Il Sindaco e la sua amministrazione hanno gettato esclusivamente fango sulla Regione Piemonte. Anche in questo caso che si parla di investimenti, di decine di miliardi per il settore orafo, e non solo (il progetto prevede la realizzazione di un centro polifunzionale), si prevede la realizzazione di hotel, si prevede la possibilità di utilizzare il centro non solo per mostre orafe, ma anche per altre iniziative, il Comune di Valenza continua a brillare di negligenza: il Comune in questo grande progetto investe zero lire.
Il Comune di Valenza mette gli oneri di urbanizzazione e i Consiglieri sanno bene che gli oneri di urbanizzazione non sono valutabili: se quel grande centro non dovesse essere realizzato il Comune di Valenza prenderebbe zero lire di oneri. Se si realizza il progetto e il Comune rinuncia agli oneri, di fatto, non esce una lire dalle casse del comune.
Ricordo che la Regione Piemonte investe 12 miliardi di vecchie lire; la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria 4,5 miliardi; la Cassa di Risparmio S.p.A. 2 miliardi; la CRT di Torino, fondazione, 4,5 miliardi la Provincia interviene con una "elemosina" di 1 miliardo di vecchie lire e l'Associazione orafa investe 6 miliardi di vecchie lire. Il Comune di Valenza: 0 lire. Rinuncia a farsi pagare gli oneri di urbanizzazione.
Quella amministrazione comunale vuole l'interesse della sua città, di 1300 imprese orafe, vuole rilanciare Valenza, oppure vuole solo ed esclusivamente fare speculazione politica visto che fra un anno si andrà a votare? Devo ringraziare la Regione Piemonte perché ha avuto il coraggio insieme ad altri enti, di investire su Valenza nonostante un atteggiamento politicamente scorretto del comune. Auspico che questa grande operazione voluta dalla Regione Piemonte e finanziata in massima parte dalla Regione che insieme all'associazione orafa valenzana sono i due principali finanziatori dell'iniziativa, sia realizzata al più presto possibile.
Valenza ha bisogno di essere rilanciata perché il settore sta soffrendo: è una città isolata dal punto di vista della comunicazione (poteva pensarci la Provincia a realizzare nuove strade); isolata dal punto di vista dell'iniziativa dell'amministrazione comunale, può trovare il suo rilancio solo in questa grande opera che si realizzerà grazie alla Regione Piemonte. Grazie alla Giunta che ha ideato e progettato e portato avanti un progetto di questa importanza non solo per Valenza, ma per l'intera provincia di Alessandria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mellano, ne ha facoltà.



MELLANO Bruno

Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire per fatto personale.



PRESIDENTE

Me lo esplica il fatto personale.



MELLANO Bruno

Credo che abbia sentito il precedente intervento del Consigliere Marcenaro e nel momento in cui lo stesso accusa me in particolare - non si tratta tanto di demagogia o di toni sbagliati, quelli sicuramente sono veri, l'elenco delle accuse politiche le accetto tutte, in quanto, in fondo, non sono un grande oratore, per cui alcuni interventi possono essere più felici e altri meno - di tenere il sacco di qualcuno, devo dire che obiettivamente, privatamente e fuori chiederò a cosa si riferiva. A questo punto, ho un sospetto e me lo tengo, perché non voglio assolutamente innescare né polemiche né querele, però, ho un sospetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Siccome capisco dalle parole del Consigliere Mellano che si riferisce alla sua funzione di Presidente della Giunta delle elezioni, rispondo che non mi sfiorava neppure l'idea di riferirmi alla funzione di Presidente della Giunta delle elezioni del Consigliere Mellano. Parlo semplicemente di un fatto politico, cioè del rapporto che c'è in questa Assemblea sul merito delle politiche tra Radicali e centrodestra, e parte liberale del centrodestra, di questo ho parlato.



PRESIDENTE

Credo che abbia fatto bene a chiarire almeno questa parte che era riferita alle istituzioni.
Proseguiamo il dibattito generale.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

E' puramente casuale che intervenga adesso in quanto, che sia ben chiaro, non c'è nessun riferimento a nessuno degli interventi precedenti.
Non sono della Provincia di Alessandria, pur essendo la mia famiglia nata a 16-17 km da Valenza Po. La crescita tumultuosa di Valenza Po, che ormai risale ad un periodo di almeno 35-40 anni fa, ha rappresentato l'origine dell'impoverimento, vissuta evidentemente dai pavesi dell'imprenditoria che trovava prima nell'agricoltura la sua finalizzazione e che, poi, ha trovato a Valenza Po un modo diverso di concretizzarsi.
Credo che due commenti su questa ipotesi di legge valga la pena svolgerli. Credo che sia corretto avere estremamente attenzione per un polo produttivo che ha delle difficoltà, che dipendono da tante ragioni, alcune delle quali spero episodiche. E' evidente che l'11 settembre, che troppi di noi hanno in altra sede dimenticato, ha causato per tutta l'area dell'esportazione del dollaro delle significative contrazioni e il mondo di Valenza ha sempre visto questi mercati come un mercato non dico principale ma certamente non secondario di destinazione della loro attività; questa contrazione colpisce loro come altri mercati.
Il fatto che la Regione riservi attenzione a queste realtà produttive è non solo corretto e meritorio, ma si concretizza in uno stanziamento significativo, mi pare di aver visto circa 12 miliardi di lire per l'anno 2003, è un investimento significativo. Qui, però, si fermano i fatti certamente positivi e sulla modalità conseguente qualche commento deve essere svolto. Non ho avuto la possibilità di seguire questo disegno di legge in Commissione e sono abituato a pensare che chi è stato assente sia colpevole, quindi, se non so, la responsabilità è mia e adesso vedrò se avrò tempo e capacità per un approfondimento, ma non sono affatto convinto che la creazione di una società sia necessariamente il veicolo migliore. E' nota la mia posizione, che è identica a quella che avevo quando ero Assessore, e credo che di strumenti societari questa Regione, direttamente o indirettamente, ne possieda o ne controlli o ne gestisca già un numero più che sufficiente per l'espletazione delle sue politiche, quindi, spero e credo che la Giunta abbia modo di riflettere se la partecipazione sia davvero l'unico modo per concretizzare questa attenzione.
Vista l'attenzione che gli altri ipotetici partner hanno posto a questa iniziativa, chiedo alla Giunta, data l'attenzione che la stessa pare porre attorno ai temi del projet financing, se queste tematiche siano state espletate e se sia stato verificato se davvero non esista nel contesto qualche forma di partnership, non tanto per ridurre l'onere, quando per ridurre la necessità che la Regione, una volta entrata in una società, ivi rimanga nel tempo senza che il suo ruolo possa essere direttamente espletato, se non mediante la designazione di rappresentanti.
Siccome la legge, alla fine del suo articolato, prevede una copertura unicamente per il 2003, se ho visto bene, mi permetto solo di segnalare che per la legge 7 le coperture di legge devono essere garantite sul pluriennale e non soltanto per un esercizio. Credo che il bilancio questo lo recepisca e pongo l'attenzione sul fatto che se 6 milioni di euro probabilmente, servono per la costruzione dell'edificio, immagino, essendo soci, che ci sarà anche la necessità di una corresponsione alla gestione della società, che non credo possa partire in pareggio. C'è da fare qualche verifica, non tanto dal punto di vista formale, ma dal punto di vista sostanziale, su quella che sarà poi la gestione della società una volta passata.
Concludo: l'attenzione è doverosa e corretta, continuo a pensare che forse, un po' più di creatività avrebbe potuto portare la stessa attenzione a qualche forma meno matura di esercizio della propria funzione amministrativa e legislativa rispetto alla partecipazione ad una società ma l'approfondimento lo rinvierei a fasi successive.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Signor Presidente e colleghi, ho trovato di grande interesse le considerazioni del collega Burzi, che riprende una vecchia riflessione da noi svolta negli anni passati circa le società a partecipazione regionale.
Mi pare che ad un certo punto fosse prevalsa, al di là delle posizioni che ogni forza politica ha avuto attorno a questa problematica, l'opinione di avere un atteggiamento di grande prudenza e attenzione nel momento in cui la Regione decideva di costituire una nuova società. Si era arrivati alla conclusione di essere prudenti perché le esperienze precedenti di partecipazione regionale - il Consigliere Burzi non le ha richiamate, ma potrei richiamarne tantissime - sono state al limite interessanti per il raggiungimento dell'obiettivo politico, ma non c'è stato modo di far sì che la Regione ne uscisse fuori, una volta raggiunto l'obiettivo; la Regione è sempre rimasta lì anche nelle successive fasi di gestione.
Non nomino ora le tante società che, realizzate per raggiungere un obiettivo, sono ancora in piedi e, dal punto di vista politico, non si ha la forza di cancellarle.
Questo era il termine del dibattito e della riflessione degli anni passati.
Io non sono in grado di valutare se la scelta che si sta operando sia quella più utile, ma occorrerebbe dimostrarlo anche rispetto alle modalità alternative di intervento. È stato detto - lo ripeto e lo condivido - che non è solo attraverso la partecipazione societaria che la Regione pu intervenire per raggiungere l'obiettivo; lo può fare anche attraverso finanziamenti o altre società. Non è detto che sia utile ed interessante costituire una nuova società.
In ogni caso, nel momento in cui si sceglie una strada o l'altra (anche se è stata decisa dalla Giunta regionale) occorrerebbe avere un quadro economico pluriennale per capirne le prospettive. Qui c'é un'indicazione riferita soltanto al 2003, invece sarebbe necessario approfondire qualche ragionamento in ordine, non solo alla realizzazione (che non è annuale e quindi richiederebbe un'idea degli impegni anche per gli anni successivi) ma anche in ordine alla gestione.
Non credo che la Regione abbia deciso di partecipare a questa società soltanto per costruire l'immobile. C'è un obiettivo più alto, ma per capire il significato della scelta che la Regione sta compiendo bisognerebbe avere un piano economico e finanziario anche per gli anni futuri.
Concordo sull'obiettivo della valorizzazione della realtà industriale ed artigiana fortemente interessante per il Piemonte (e non solo), ma occorrerebbe esplicitarlo chiaramente, non essendo state adottate soluzioni più flessibili e più utili. In ogni caso, sarebbe necessario avere un quadro economico e finanziario che non si limiti ad ipotizzare sei milioni per questo esercizio e rimandare al futuro le ulteriori considerazioni.
Questo deve essere fatto, altrimenti compiamo una scelta al buio.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
La parola all'Assessore Racchelli per la replica.



RACCHELLI Ettore, Assessore regionale

Ho ascoltato con interesse gli interventi dei Consiglieri e il problema emerso della mancanza di una politica generale rispetto all'ambito fieristico, o la considerazione relativa al fatto che la Regione Piemonte entri in un meccanismo che ripropone l'esperienza di EXPO 2000 (esperienza negativa dal punto di vista della gestione), non sono oggetto della legge che oggi portiamo all'attenzione del Consiglio regionale, dopo averne seguito l'iter nell'ambito della Commissione compente.
I presupposti della legge sono diversi: sono strutturali e sono frutto di una politica che ha voluto adeguare il sistema territoriale, periferico e provinciale delle strutture, ad una corretta partecipazione e ad una necessità di carattere economico che le imprese e i sistemi produttivi locali hanno all'interno delle dinamiche di sviluppo, sia delle aree di riferimento sia dei rapporti interprovinciali, interregionali e nazionali.
Perché si è scelto di intervenire, facendo e fungendo da start up? Perché vogliamo trovarci, oggi, nella situazione di realizzare questo tipo di start up: aiutare le economie locali a sviluppare un loro processo di crescita in capo allo promozione.
In altre parole, funzione di contenitore.
Si ha una realtà fieristica - e lo vediamo spesso nelle nostre province fortemente limitata e collocata in ambiti che, dal punto di vista della logistica e della fruibilità dei servizi, vengono fortemente penalizzati: molte fiere si sviluppano sotto tendoni, altre su strutture precarie ed altre, addirittura, senza servizi essenziali. Ritengo, invece, che un livello di produzione alta e medioalta, che la nostra Regione è in grado di offrire, renderebbe assolutamente necessaria la funzionalità. È stato quindi, intrapreso un percorso che ci ha portato, in varie province della nostra Regione, a realizzare, in partenrship con il sistema locale (quindi con le economie locali) questo tipo di strutture.
L'odierna proposta di legge riguarda la costruzione di questo polo fieristico di Valenza che ha trovato la condivisione di tutti, dopo aver discusso, valutato e disarticolato una scelta per analizzarla meglio con i soggetti nostri partner.
In questa scelta, la Regione Piemonte non è il soggetto che impone ad altri la realizzazione o la costruzione di un qualcosa "calato dall'alto" ma abbiamo dei partner significati, in questa avventura, di carattere locale.
La Provincia di Alessandria, ad esempio, che intravede, nel polo espositivo di Valenza, la possibilità di dotare Alessandria di uno spazio espositivo, non solo per le arti orafe (mercato e produzione di nicchia sia pure di alta qualità), ma di una struttura polifunzionale finalizzata alla promozione e alla valorizzazione di sistemi produttivi di quell'area e non solo (essendo Valenza posizione in una localizzazione territoriale e geografica significativa, per un rapporto interregionale, soprattutto nelle produzioni agricole, qui sono menzionate). Ci sono Comuni che, grazie agli investimenti di carattere regionale, destinano ad altre cose gli oneri di urbanizzazione, mentre il Comune di Valenza ha deciso di destinare gli oneri di urbanizzazione, che derivano da questo investimento, al progetto medesimo.
E' un segnale di attenzione.
La Camera di Commercio, seppure con una cifra minima, dà una partecipazione sinergica alla realizzerà, nella provincia di Alessandria del recupero e della ricostruzione del Palazzo Speria.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria; la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino; la Cassa di Risparmio di Alessandria. Si tratta di un sistema bancario che opera a stretto contatto con il sistema produttivo dell'aera e che sostiene, dal punto di vista degli investimenti e delle risorse economiche, il sistema produttivo di un'area significativa della nostra Regione che ha deciso di partecipare. Se sommiamo le tre componenti bancarie, si supera di gran lunga, addirittura raddoppiandolo, l'intervento regionale.
Qualcuno ha parlato di projet finance e di altri strumenti. Sono favorevole, anche se di fatto operiamo in un projet finance anomalo.
Abbiamo deciso di attuare questo tipo di struttura con questa società, ma la Finorval è un'associazione di orafi valenzani che inserisce una forte e significativa cifra a questa iniziativa: sei miliardi.
Facciamo due passi indietro. A seguito delle molte affermazioni espresse - di cui me ne dolgo - sono disposto a consegnarvi il protocollo d' intesa di modo che, nella riapertura della seduta pomeridiana, molte perplessità emerse troveranno una giusta dimensione e una ricollocazione all'interno di un discorso che ha grosse e profonde radici di carattere politico, economico e promozionale.
Altro aspetto che rivendico: costituiamo una società in cui chiediamo a Finpiemonte di parteciparvi, ma se tratta di una società prettamente immobiliare che non ha nessun compito di gestione e alcun ruolo per gestire fiere o fare promozioni per creare, con altri presupposti, ciò che invece EXPO 2000 ha creato.
La domanda che ci siamo posti è se è giusto che un ente come la Regione faccia da start up per realizzare, in Piemonte, strutture significative in ambiti provinciali, per dare un palcoscenico alle economie locali per essere promosse o per farsi conoscere. E' giusto che la Regione Piemonte partecipi alla gestione degli enti fiera? Crediamo che la Regione Piemonte non debba partecipare alla gestione degli enti fiera, ma debbano essere dati al mercato. Questa società, di fatti, ha il compito solo di realizzare il contenitore, quindi un compito immobiliarista, e di dare a terzi la gestione delle fiere per la valorizzazione dei prodotti non solo orafi, ma anche agroalimentari e industriali di quell'area e non solo di quell'area.
Credo che questi dati debbano essere fatti propri da tutto il Consiglio; penso che questo protocollo d'intesa debba esservi consegnato in maniera che lo possiate leggere e far sì che nel prosieguo della discussione pomeridiana abbiate degli elementi più chiari per potere insieme, fare una serena valutazione dei vari articoli.
Vi dico anche, avendo letto gli emendamenti, che sono nell'ottica di accettare le modifiche che il Consigliere Muliere ha proposto, perché fanno parte della valutazione politica, della scelta politica della Giunta nel campo fieristico e quindi in tal senso condivisibili.
Chiedo agli altri Consiglieri che hanno presentato emendamenti e che non disponevano degli elementi che oggi ho rappresentato di fare una valutazione del protocollo d'intesa e di considerare se mantenerli o meno.
Ovviamente li discuteremo insieme e ognuno avrà la posizione che meglio penserà di poter rappresentare, ma a mio parere sono comunque frutto di una non valutazione del protocollo d'intesa siglato con i nostri partner a livello territoriale.



PRESIDENTE

La ringrazio. Possiamo dunque fotocopiare e distribuire questo documento.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.34)



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