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Dettaglio seduta n.321 del 11/03/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 10.21)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Cantore, Caramella, Casoni Cavallera, Dutto, Pozzo e Rossi Oreste.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Variazioni di bilancio

c) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2002


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 4 e 10 marzo 2003, ha trasmesso per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'art. 24 della legge regionale n. 7/2001, n. 10 deliberazioni di variazioni al bilancio (allegati a disposizione presso l'Ufficio Aula)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Proposta di deliberazione n. 404: "L.r. 32/2001. Relazione della Giunta delle elezioni sulla istruttoria della valutazione di insindacabilità nell'ambito di un procedimento penale, nei confronti del Consigliere Valerio Cattaneo" (Iscrizione ai sensi art. 3, comma 2, legge regionale 32/2001)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 404, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Angeleri sull'ordine dei lavori.



ANGELERI Antonello

Chiedo scusa, forse, non avendo fatto la riunione dei Capigruppo, mi sono perso una parte dell'ordine dei lavori: il sindacato ispettivo questa mattina non si fa?



PRESIDENTE

Alle ore 14.30, c'è sulla convocazione.



ANGELERI Antonello

Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Comunque era specificato nella convocazione: il punto 2) verrà esaminato nella seduta pomeridiana.
La parola al Presidente della Giunta delle elezioni, Mellano.



MELLANO Bruno

Signor Presidente e cari colleghi, su richiesta del Presidente del Consiglio regionale, Roberto Cota, la Giunta delle elezioni ha effettuato l'istruttoria sulla valutazione di insindacabilità concernente il Consigliere regionale Valerio Cattaneo, relativamente al procedimento penale n. 1410/3, pendente presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Torino.
Il procedimento è stato originato da una querela sporta dal Consigliere regionale Pietro Marcenaro per alcune dichiarazioni rese dal Consigliere regionale Valerio Cattaneo nel corso della Conferenza stampa del 23 dicembre 2002, convocata dai Consiglieri regionali della Casa delle libertà durante una pausa dei lavori dell'Assemblea.
Nella seduta del 17 febbraio 2003, la Giunta delle elezioni, dopo aver valutato attentamente i documenti e i materiali prodotti e trasmessi dal Presidente Cota e dopo aver ascoltato il Consigliere querelato, Cattaneo aveva deciso di richiedere al Consigliere regionale Marcenaro copia della querela, che è stata depositata in data 18 febbraio 2003 ed inviata, come tutti gli altri materiali concernenti questo caso di valutazione di insindacabilità, ai componenti della Giunta delle elezioni.
Tra l'altro, voglio sottolineare che si tratta di una procedura che abbiamo sempre adottato, l'idea di fornire, preventivamente, tutti i Consiglieri, nel momento della convocazione, di tutti i documenti debitamente in busta riservata, affinché possano con attenzione e con il tempo necessario essere valutati dai Consiglieri componenti la Commissione Giunta delle elezioni.
Dalla querela si evince che all'origine della vicenda vi è un articolo del quotidiano La Repubblica, pubblicato in data 24 dicembre 2002, nel quale viene attribuita al Consigliere Cattaneo la seguente dichiarazione: "Marcenaro (Segretario regionale DS) prende due pensioni CGIL, senza aver pagato i contributi". Il reato per il quale si chiede di procedere è quello di cui all'art. 595 del Codice Penale.
Dopo ampia discussione in due sedute della Giunta delle elezioni, la stessa ha deciso, a maggioranza, di formulare questo parere per i lavori del Consiglio: "Considerato che non rientra tra le competenze della Giunta delle elezioni il compito di procedere a verificare la fondatezza e la verosimiglianza dei rilievi mossi dal Consigliere Cattaneo nell'espressione delle proprie opinioni, ma unicamente di verificare la loro stretta e coerente relazione con i contenuti degli atti tipici, si propone al Consiglio regionale di ritenere che il comportamento del Consigliere Cattaneo rientra sia nella legge regionale n. 32/2001, sia nel quarto comma dell'art. 122 della Costituzione, avendo lo stesso Consigliere Cattaneo legittimamente posto in essere comportamenti che possono senz'altro definirsi prodromici e/o conseguenti agli atti tipici del mandato consiliare".
Per riassumere e per semplificare, la Giunta delle elezioni, a maggioranza, ha deciso, come nei tre precedenti casi, di ritenere insindacabile le opinioni espresse dal Consigliere Cattaneo all'interno di un'espressione di opinioni che sono direttamente connesse all'attività consiliare e chiede a quest'Aula di votare per l'insindacabilità delle opinioni espresse.
Credo che la Giunta delle elezioni abbia anche in questo caso fatto con attenzione e con cura il proprio lavoro di istruzione di un parere motivato all'Aula; ovviamente, spetta all'Aula votare il parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro.



MARCENARO Pietro

Signor Presidente e cari colleghi, innanzitutto, volevo ringraziare il collega Mellano, Presidente della Giunta delle elezioni, e chiarire che nelle argomentazioni che io porterò non vi è nulla che mette in discussione la sua conduzione imparziale e il senso istituzionale che ha caratterizzato il suo lavoro e quello della Giunta delle elezioni. Vorrei, però, provare a porre alcune questioni per almeno illustrare al Consiglio regionale i problemi che, a mio parere, la decisione che viene proposta comporta.
Credo che i fatti siano abbastanza semplici e chiari, peraltro certificati anche dal verbale della Giunta delle elezioni: alla conclusione del dibattito, che tutti ricordano, quello avvenuto qui sulla famosa questione degli aumenti delle retribuzioni, il Consigliere Cattaneo, fuori da quest'Aula - sottolineo questo punto, sul quale ritornerò - e fuori dalla discussione, in una Conferenza stampa, ha semplicemente fatto affermazioni che io considero lesive della mia onorabilità e che credo qualsiasi persona e chiunque di voi considererebbe lesive della propria onorabilità. Mi ha accusato, come risulta dal verbale, di ricevere, senza aver versato i contributi, due pensioni dalla CGIL, cosa che per quanto mi riguarda, naturalmente qualcuno di voi può sorridere di questa questione costituisce un'accusa seria e grave di una appropriazione che, come per ciascuno di noi, credo valga non solo sul piano pubblico e politico, ma vale per quello che vale l'onorabilità di qualsiasi persona, come una questione che ha rilievi pubblici e privati che riguarda la propria posizione pubblica e riguarda al tempo stesso la propria famiglia.
Ora, conosco due modi per affrontare questo problema. Normalmente, di fronte ad una questione del genere, quando una persona dice: "Ritengo offesa la mia onorabilità, rivendico il diritto di tutelarla", si hanno due possibilità. Primo, dire: "No, quello che ho detto è vero", di sostenerlo e di provare; secondo, dire: "Mi sono sbagliato, mi sono lasciato trascinare da un impeto polemico, mi dispiace, ne chiedo scusa".
Queste sono le due posizioni che normalmente, di fronte a casi di questo tipo, considero e penso debbano essere adottate.
Ovviamente, sdrammatizzo perché non voglio esagerare e calcare la mano più di tanto, ma siamo in una situazione che mi ricorda i tempi della mia adolescenza quando mi capitava, giocando con altri ragazzi, di litigare e c'era sempre qualcuno che diceva: "Chiamo mio papà che fa il vigile".
La soluzione della vicenda è, e rimane, semplice e rettilinea: di fronte ad un'accusa che offende l'onorabilità di una persona - e sfido chiunque a dire il contrario - si dimostri o si abbia il buon senso (per non usare parole esagerate come "coraggio") di chiedere scusa affermando di essersi sbagliati.
Esiste, però, un problema che va oltre il buon senso.
Ci troviamo, per la posizione proposta dalla Giunta per le Elezioni, in un evidente caso, a mio parere, di contraddizione tre due diritti. Non sto parlando di arbitrio; non sto dicendo che la posizione della deliberazione proposta dalla Giunta per le Elezioni sia arbitraria, dico solo che esiste una contraddizione tra due diritti.
Da un lato c'é un diritto costituzionale, che riconosco e al quale mi inchino, alla tutela dei giudizi espressi da un Consigliere regionale nell'esercizio delle sue funzioni (anche se si potrebbe discutere a lungo se ciò sia avvenuto nell'esercizio delle proprie funzioni, ma non voglio soffermarmi sul punto), ma mi pare difficile negare che esista un pari diritto alle tutela dell'onorabilità delle persone offese. Non dico n superiore né inferiore, un pari diritto alla tutela dell'onorabilità della persona offesa, tanto è vero, Presidente del Consiglio regionale e Presidente della Giunta per le Elezioni, che il nostro Regolamento, al terzo comma dell'art. 60, prevede le forme nelle quali questo diritto possa essere tutelato, cioè quando l'onorabilità di un Consigliere regionale sia stata lesa nel corso di una discussione.
Testualmente recita: "Quando, nel corso di una discussione il Consigliere sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli pu chiedere al Presidente del Consiglio di nominare una Commissione d'inchiesta, la quale indaghi e giudichi il fondamento dell'accusa".
Il nostro Regolamento prevede che in caso di una messa in discussione di lesione dell'onorabilità nel corso della discussione, ci sia uno strumento al quale ci si può rivolgere per essere tutelati. Il nostro Regolamento, quindi, riconosce il fatto che esistono due diritti e riconosce il fatto che esista un diritto del Consigliere regionale alla tutela della propria onorabilità, quando avvenga nel corso della discussione.
Poiché questo caso, come risulta dal verbale della Giunta per le Elezioni, non è accaduto nel corso della discussione, ma fuori dall'aula chiedo a voi che cosa devo fare per difendere la mia onorabilità. La mia onorabilità è difesa dentro la discussione e mi è negato di difenderla fuori da quest'aula? Eppure, nel corso della discussione dove il Consigliere regionale esercita la propria funzione, e laddove è fuori discussione che il Consigliere eserciti la propria funzione, è prevista una tutela. Ma solo in quel caso, fuori dalla discussione com'è possibile questo fatto? Io l'ho fatto attraverso l'art. 495 del Codice Penale, cioè attraverso una querela per diffamazione.
Come sapete - soprattutto i legali tra di voi - all'art. 596 il Codice Penale prevede due fattispecie: la prima, con il comma 2, prevede: "Quando l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la persona offesa o l'offensore possono, d'accordo, prima che sia pronunciata sentenza, deferire ad un giurì d'onore di giudizio sulla verità del fatto medesimo", cioè che sia possibile ricorrere, per cose avvenute fuori dalla discussione, ad un giurì d'onore che dica della veridicità delle accuse fatte. Al comma successivo, invece, è stabilita la possibilità di concedere ampia facoltà di prove, cioè quella formula che permette di entrare nel merito.
Ho ricorso al Codice Penale negli articoli in cui consentivano che la discussione potesse avvenire e che i fatti potessero essere provati. Questo è la modalità dei due diritti: la tutela dell'esercizio della propria condizione da parte di un Consigliere regionale e, al tempo stesso, la tutela l'onorabilità di chi si sente offeso.
Concludo con questa domanda: cosa devo fare? Come può, un Consigliere regionale che sente offesa la propria onorabilità (a meno che non lo riteniate un problema), tutelarla, nei diversi ambiti nei quali gli importa tutelarla? Personalmente, come credo ciascuno di voi, voglio tutelare il mio buon nome rispetto alla mia famiglia e al cerchio di relazioni più esterne.
Ritengo di avere questo diritto; quindi chiedo a voi come posso tutelarlo e rivendico una soluzione che non affermi un diritto escludendone un altro. Ripeto: rivendico la possibilità di una soluzione che non affermi un diritto escludendole un altro. La soluzione che proponete mi chiude la bocca.
Dal punto di vista personale non ho più nulla da chiudere; ho fatto tutto quello che potevo fare. Se una persona, alla quale ho chiesto ragione delle sue parole, invece che spiegarmele, invece di dire con semplicità e con onestà se esse corrispondevano al vero o se, come può capitare, si era sbagliato, si nasconde dietro un istituto, come l'insindacabilità (o addirittura con un voto a maggioranza), è come dire che forse un giorno ci troveremo di fronte al fatto che chi dispone di una maggioranza ha più diritto degli altri di difendere la propria onorabilità, introducendo un principio molto pericoloso. Io posso essere tranquillo e soddisfatto perch quello che dovevo fare l'ho fatto; ho provato in tutti i modi a difendere dicendo che quelle accuse corrispondevano al vero e ho cercato le forme per dimostrarlo.
Mi viene impedito e negato; in questo modo ho difeso me stesso, ma c'è un problema che la difesa di me stesso non risolve e che intendo riproporre in questa discussione, anche per ragioni più generali. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente. Voglio sottolineare che il collega Cattaneo Capogruppo di Forza Italia, ha manifestato certe dichiarazioni prese dai giornali, quindi il collega Cattaneo non ha fatto altro che riprendere dai giornali quanto ha detto.
Per quanto riguarda l'aspetto giuridico, non sono un avvocato, pertanto non entro nel merito, però se noi Consiglieri regionali non abbiamo più il diritto di esercitare la nostra funzione istituzionale e politica, allora è grave, collega Marcenaro, indipendentemente dai colpi di maggioranza o di minoranza. Si tratta di tutelare anche il diritto di parola che esiste per ogni Consigliere regionale, in queste aule e nelle sedi appropriate.
Esiste, poi, un altro aspetto di quei giorni, molto delicato e più importante, dal punto di vista penale: alcune dichiarazioni svolte dalla Consigliera Manica, dichiarazioni che sono a verbale. Infatti, in quella stessa mattinata avevo sollecitato il collega Marcenaro, come capo partito di riprendere la collega, per le dichiarazioni molto più gravi, dal punto di vista penale, svolte nei confronti di tutta la maggioranza.
Ripeto: in quelle ore si è consumato un fatto molto più grave nei confronti della maggioranza, soprattutto dal punto di vista politico e istituzionale. La collega Manica ha fatto delle affermazioni (trascritte nel verbale) gravissime, sotto l'aspetto penale e politico.
Che peso hanno, collega Marcenaro, quelle dichiarazioni nei confronti di tutti i Consiglieri regionali? Se la politica è l'arte del pensiero, se i Consiglieri regionali hanno diritto di esprimere le proprie ragioni e opinioni, liberamente e prive di equivoci, anche perché - ripeto - il collega Cattaneo ha ripreso esattamente quanto era scritto sui giornali, mi chiedo cosa c'entrino i colpi di maggioranza e i colpi di minoranza. Stiamo perdendo tempo su un fatto e su un precedente gravissimo per le istituzioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Cari colleghi della maggioranza e, naturalmente, in modo particolare dell'opposizione, apprezzo lo sforzo che si sta facendo per condurre questa discussione in un clima di serenità, severità e rigore. Ritengo occorra avere presente - se mi permettete - come supplemento di responsabilità nei confronti di noi stessi, che l'esercizio di una funzione di autoattribuzione di una grande responsabilità di giudizio sul nostro rigore, sui nostri atti, debba essere una scelta che si svolge con rigore e grande consapevolezza.
Anche il Presidente ha notevoli nozioni giuridiche e penso che una sua valutazione possa essere di conforto (non in questa sede).
Leggo l'art. 2 della L.R. n. 32 del 19/11: "I Consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni".
E' alla portata di chiunque capire che un conto sono i giudizi e un conto sono le affermazioni. Non credo che su questa materia ci sia spazio per opinare o per incertezze interpretative; quando si esprime un giudizio può essere un giudizio anche pesante, ma riguarda un'opinione che si ha e che la legge consente di esprimere, proprio perché il giudizio fa parte di un confronto nelle sedi politiche, soprattutto nelle sedi politiche legislativamente tutelate, come la Regione e il Parlamento.
Ritengo non sfugga a nessuno che le affermazioni sono una cosa diversa dai giudizi, perché le affermazioni si giudicano da sole e possono essere chiaramente false.
E' vero o no, colleghi avvocati? Qui non siamo nella fattispecie dell'espressione di un giudizio; siamo nella fattispecie di un'affermazione che risulta non veritiera. Se vogliamo, possiamo usare dei termini diversi io voglio usare i termini con assoluta prudenza, visto che ne è già mancata, ma è chiaro che se i fatti non sono veri e sono utilizzati, non per completare o sottolineare un'opinione, ma per contestare la trasparenza, il rigore, la moralità, l'etica della persona a cui si attribuisce un fatto falso, potete controllare tutta la legislazione, ma non troverete da nessuna parte un elemento di tutela di una fattispecie di questo genere.
Colleghi avvocati, in questo caso non è interpellata quella funzione di trovare, attraverso i cavilli, le sottigliezze interpretative, un elemento di alterazione del fatto. Il fatto è chiaro: al collega Marcenaro sono state attribuite delle circostanze false, che non sono circostanze nelle quali il collega si trova. L'ha detto anche il collega Marcenaro, in un intervento di cui voglio sottolineare la serenità, perché si interpella il Consiglio regionale di fronte al confine, alla portata e alla discrezionalità dell'uso di una funzione, che è stata attribuita a tutela di una funzione che può essere delicata e che il Consiglio ha il dovere di utilizzare con tutto il rigore del caso. Se noi non utilizzassimo con grande rigore e parsimonia questa esclusione dal diritto, non viviamo nel Medioevo in cui c'era il diritto d'asilo, il legibus assoluto, la figura del Principe, ecc, viviamo in uno stato di diritto, dove i diritti sono tutelati. Si parla espressamente di voti e di opinioni e le opinioni sono tutt'altra cosa. La differenza tra "opinione" e "affermazione" non è soltanto di ordine semantico, ma di ordine giuridico, chiaro e politicamente imprescindibile. Il Consigliere è stato richiamato per le opinioni o le affermazioni non veritiere espresse all'interno di quest'aula: vige la sovranità dell'aula che ha, sotto questo profilo, anche una sovranità di tipo giudicante rispetto i propri atti. Al di fuori di quest'aula ci troveremo nella fattispecie in cui nessuno potrebbe attribuire un atto falso ad un Consigliere perché ne porterebbe le conseguenze, ma lo può fare fuori dall'aula, invocando l'estensione di un diritto che, Consiglieri, non è neanche ventilato dalla legge che stiamo richiamando. Si parla di opinioni, non si parla di affermazioni non vere non si parla di attribuzioni false finalizzate a ledere l'onorabilità, la trasparenza, l'immagine e la figura. In politica questo sì è un elemento la lesione della personalità può rappresentare una atto di indebolimento non voglio usare il termine di imbarbarimento, ma certo di grande complicazione delle relazioni. Perché non utilizzare quella che, almeno in Piemonte, la possiamo definire regola dei galantuomini e dire: "mi sono sbagliato". Mi è capitato in questi quindici anni di doverlo dire più di una volta, mi sembra che non sia successo assolutamente nulla. Ma questo vuol dire alzare il livello, vuol dire stabilire che si possono commettere degli errori e che si possono rimediare con la stessa buona fede con la quale si sono commessi, ma non alziamo le barriere utilizzando delle prerogative che sono da utilizzare con la parsimonia, il rigore e la solennità che la gente vuole che gli amministratori usino quando si tratta dei propri privilegi e prerogative.
Non pensate che la gente dica: "sono questioni tra di loro". Sono questioni che attengono procedure esterne al Consiglio, da cittadino a cittadino. Da cittadino a cittadino non si utilizza di un privilegio.
Anch'io ringrazio la Commissione e il Presidente per lavoro svolto. E' un lavoro difficile e prego vivamente la maggioranza di non voler, in questo caso, utilizzare la prerogativa dei numeri per affossare l'esercizio di un diritto a vedere riconosciuta la verità intorno ad un fatto gravemente lesivo e imbarazzante. La lesione è anche in funzione della personalità, se si attribuiscono pesantemente ad un Consigliere elementi di non trasparenza, di non onestà rispetto a ciò che è il senso della sua vita, il ruolo nel quale si è misurato con tutta la propria energia, la propria onestà e il proprio impegno, lo capite anche voi che siamo in un campo che deve assolutamente essere considerato con grande rigore. Anch'io chiedo che questo dibattito prenda atto che le tutele sono per l'esercizio delle prerogative e non per l'esercizio di arbitri, che si tutelino le opinioni che la legislazione non mette a riparo da affermazioni inesatte, sbagliate volontariamente o involontariamente, e che in questi casi ci sono le modalità. Se non si vuole riconoscere l'errore, si consenta ad un organo esterno a ciò proposto, di approfondire e di capire se l'errore c'é stato con quella ampia facoltà di prova che rimuove ogni forma di sospetto di voler utilizzare o, tanto meno, abusare, di un diritto di tutela.
Spero che questo dibattito non si svolga con una conclusione lasciata ai numeri, ma con un confronto nel quale esprimiamo fino in fondo ciò che intendiamo per il senso del limite dell'esercizio di una prerogativa che ci è assegnata per svolgere la nostra funzione e non per compiere atti arbitrali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Palma; ne ha facoltà.



PALMA Carmelo

Penso che in questa discussione si stiano confrontando argomenti da una parte molto seri, dall'altra, alludo a quello dell'ultimo intervento del Consigliere Riba, sostanzialmente insostenibili dal punto di vista giuridico, anche sulla base dei precedenti che quest'aula ha maturato come proverò brevemente ad illustrare.
La questione molto seria è quella posta dal Consigliere Marcenaro. Il Consigliere Marcenaro pone una questione che lo riguarda soggettivamente oggi, ma che lo riguarda istituzionalmente come Consigliere regionale ritenendosi più tutelato da un Regolamento del Consiglio regionale che consente, rispetto alle sedute dell'aula, di tutelare l'onorabilità dei Consiglieri, piuttosto che da una norma costituzionale, e dalle sue applicazioni regionali, che non consente neppure il ricorso ad un giurì d'onore rispetto a dichiarazioni palesemente false rilasciate da un Consigliere.
Il conflitto fra diritti, è un conflitto che in qualche misura si configura per i Consiglieri regionali, ma si configura a maggior ragione per tutti i cittadini italiani, per quei cittadini che non sono Consiglieri regionali, che non hanno gli strumenti politici, di comunicazione, di iniziativa per tutelare almeno indirettamente la propria onorabilità rispetto alle affermazioni, alle opinioni e ai giudizi sui quali noi siamo costantemente chiamati a giudicare l'insindacabilità o meno delle opinioni espresse dai Consiglieri regionali. Se esiste una norma costituzionale di questo tipo, è una interpretazione che mi sento di dare, che la nostra legislazione regionale ha dovuto recepire, non è dovuto assolutamente al fatto che si sia ritenuto prevalente il diritto del Consigliere regionale ad esprimere opinioni rispetto al diritto del Consigliere regionale, o di qualunque cittadino, a tutelare la propria onorabilità, quanto piuttosto che si sia riconosciuto un interesse pubblico prevalente nella tutela dell'esercizio del mandato istituzionali, ivi comprese le opinioni, i giudizi e le affermazioni espresse all'interno del mandato istituzionale.
L'insindacabilità del Consigliere regionale, ricordo un ordine del giorno approvato su proposta mia e del Consigliere Brigandì insieme all'approvazione della legge di disciplina di questo istituto, la richiesta di insindacabilità dell'opinione, non è una prerogativa del singolo Consigliere, ma una prerogativa dell'assemblea che rappresenta un interesse pubblico che la nostra Costituzione considera prevalente a tutelare l'esercizio del mandato istituzionale, a fronte di altri diritti che civilisticamente e penalisticamente, al di fuori di questa misura di salvaguardia, troverebbero nella sede giurisdizionale la propria forma di tutela.
Il problema che pone il Consigliere Marcenaro, è un problema serio dal punto di vista politico e istituzionale, ma non è un problema diverso da quello che potrebbe porre qualunque cittadino italiano, non solo il Consigliere Marcenaro, fatto oggetto di affermazioni, giudizi od opinioni da parte di un Consigliere regionale.
Su questo ci possiamo dividere. C'è chi ritiene, all'interno di quest'Aula, ricordo l'intervento del Consigliere Contu, a proposito della legge di applicazione della disposizione costituzionale, che l'insindacabilità dei Consiglieri regionali e dei parlamentari sia un istituto sostanzialmente feudale e di privilegio riconosciuto a quanti ricoprono un mandato istituzionale. Io ho un'opinione del tutto diversa ritengo che sia un meccanismo di tutela, innanzitutto della volontà popolare, prima che dell'integrità dell'Assemblea; su questo, ovviamente si può discutere.
Se il quadro costituzionale, e per noi istituzionale, rimane questo non possiamo che considerare le affermazioni nei confronti di qualunque Consigliere regionale, da parte di un Consigliere regionale, alla stregua delle affermazioni nei confronti di qualunque cittadino da parte di un Consigliere regionale.
Visti i precedenti, ritengo, in questo caso, di dover riconfermare un giudizio di insindacabilità, come ho già fatto nei casi precedenti ritenendo e sottolineando che questo caso è sicuramente meno grave di quelli che ci sono stati sottoposti dalla Giunta delle elezioni e meno difficile da giudicare in termini giuridico-istituzionali, nel senso che noi abbiamo già giudicato insindacabile una dichiarazione rilasciata nel corso di una manifestazione pubblica in cui un Consigliere regionale - vado a naso - dava del tangentista, sostanzialmente, ad un cittadino italiano.
Abbiamo riconosciuto insindacabile un'iniziativa giudiziaria di Consiglieri regionali di opposizione ritenendola - secondo me ha ragione funzionalmente connessa alla loro attività istituzionale, perché riprendeva e riproduceva, sostanzialmente nella stessa forma, il contenuto di un atto tipico, il contenuto di un'interrogazione, il contenuto di una mozione.
Ora ci troviamo di fronte ad una dichiarazione, del tutto irrilevante ai nostri fini, se sia vera e se sia falsa, di un Consigliere regionale che riproduce, se non per la differenza del riferimento diretto al Consigliere Marcenaro, io ho guardato i verbali, argomentazioni ampiamente ripetute dallo stesso Consigliere nel corso del dibattito istituzionale. Il nostro compito, la nostra "giurisdizione" lì si ferma, noi non dobbiamo capire e giudicare se è vero o se è falso. Io, per evitare equivoci e per essere chiari, affermo subito che ritengo false le affermazioni del Consigliere Cattaneo. Ritengo che, da questo punto di vista, il Consigliere Marcenaro abbia ragione a rivendicare la tutela "pubblica" della propria onorabilità però, il nostro compito non é giudicare se sia vero o se sia falso quanto è affermato da un Consigliere regionale, ma semplicemente ed unicamente se questo sia connettibile, in termini logici, funzionali ed istituzionali con atti connessi all'espletamento del proprio mandato.
Se noi abbiamo, nel caso dell'esposto di alcuni Consiglieri regionali giudicato questa cosa connessa, del tutto disinteressandoci del fatto che fosse vera o che fosse falsa l'accusa esposta in sede giudiziaria da parte dei Consiglieri regionali nei confronti di un cittadino italiano, o, in un altro caso, abbiamo giudicato insindacabile un giudizio di un Consigliere regionale che dava del tangentista ad un altro cittadino italiano, del tutto disinteressandoci, e giustamente disinteressandoci, se fosse vera o se fosse falsa questa affermazione, a maggior ragione, in un caso di questo tipo, è assolutamente, dal mio punto di vista, obbligato un atteggiamento coerente rispetto a quello che abbiamo tenuto nei casi precedenti.
La distinzione che fa il Consigliere Riba è una distinzione inconsistente non solo perché è contraddetta da tonnellate di giurisprudenza su questa materia, che immagino doviziosamente il Consigliere Brigandì potrebbe illustrare a quest'Aula, ma perché è anche in contraddizione con l'atteggiamento che lo stesso Consigliere Riba e gli stessi Consiglieri, che adesso ritengono sindacabile il giudizio del collega Cattaneo, hanno tenuto in altre occasioni.
Cosa vuol dire che un'opinione è diversa da un'affermazione, diversa da un giudizio? Non è diverso nulla. Si tratta sempre del contenuto di una dichiarazione, affermazione e opinione che è insindacabile, non perché vera o perché è falsa, ma perché è connessa funzionalmente all'espletamento del mandato consiliare. Da questo punto di vista, è del tutto irrilevante che l'affermazione faccia riferimento ad una condizione di fatto (il tizio è un tangentista) o faccia complessivamente riferimento alla qualità di una persona (il tizio è una persona riprovevole).
Ripeto: da questo punto di vista, o noi teniamo un atteggiamento coerente e conseguente rispetto a quello che abbiamo già assunto oppure ci disponiamo a ribaltare la nostra "giurisprudenza", però sulla base di motivazioni che dobbiamo in una qualche misura fondare. L'unico rilievo serio su questo punto è quello del collega Marcenaro, che, però, pone in discussione l'istituto dell'insindacabilità dei Consiglieri regionali, non pone il problema di questo caso, perché non è il problema di questo caso, è il problema del conflitto fra diritti, evidentemente configgenti, il cui conflitto deriva dal riconoscimento di un superiore interesse pubblico alla difesa delle prerogative dell'Aula consiliare e di ciascuno dei propri componenti.
Per tutte queste ragioni, confermando l'impostazione che ho tenuto in tutti gli altri casi che sono arrivati all'esame di quest'Aula, annuncio che voterò per l'insindacabilità del Consigliere Cattaneo, pur ritenendo assolutamente in coscienza che il Consigliere Cattaneo ha detto il falso che non è vero che il Consigliere Marcenaro prende due pensioni, ma non ritenendo che questo sia oggetto del giudizio di sindacabilità che noi dobbiamo esprimere all'interno di quest'Aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, ho chiesto la parola a titolo personale perch resto dell'opinione che il voto che ciascuno di noi dovrà esprimere sul parere espresso dalla Giunta delle Elezioni, presieduta dal Consigliere Mellano, debba essere svincolato da ogni logica di schieramento. Sulla vicenda dobbiamo esprimere un voto sulla base di un libero convincimento.
I fatti sono quelli che hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto.
Sono state espresse affermazioni, nei confronti di un nostro collega non importa se di maggioranza o di minoranza, in questo caso si tratta del collega Marcenaro, durante una conferenza stampa. Si è trattato di accuse gratuite che si configurano - ahimè - come una calunnia e offensive nei confronti di un nostro collega.
giusto ritenere che queste calunnie e accuse abbiano colpito la sua onorabilità? Penso di sì. Se ciascuno di noi impronta la propria attività politica, sociale e sindacale, come credo molti di noi facciano, a un certo rigore morale, è evidente che un'affermazione come quella rappresenta e costituisce un danno gravissimo.
Ho cercato in questi mesi e anni, occupandomi di politica, di comportarmi con un certo rigore, pertanto non deve succedere che in un'Assemblea elettiva, autorevole come la nostra, si dicano cose che non hanno alcun fondamento e che, anzi, rappresentano un'accusa gratuita, una calunnia, come prima ho ricordato.
Purtroppo, non sarà né la prima né l'ultima volta che in quest'aula verranno rivolte ai colleghi, della maggioranza o della minoranza, accuse di questo genere.
E' successo al Consigliere Cattaneo di andare molto fuori dalle righe e di passare da una polemica, che va sempre mantenuta sul piano politico, ad una polemica che in questo caso è trascesa trasformandosi in un'offesa e in una calunnia; ma capiterà anche ad altri.
Intanto, vorrei esprimere una prima considerazione, un invito che innanzitutto, pongo a me stesso: occorre mantenere una certa sobrietà nel linguaggio e nella polemica politica tra di noi. Se andiamo fuori dalle righe, scendendo addirittura su un terreno scivoloso con accuse che assumono un carattere infamante e grave, tutto si rifletterà negativamente sul ruolo dell'Istituzione che noi rappresentiamo in quest' aula e fuori dall'aula.
Di fronte a questa vicenda, personalmente pensavo che la via maestra fosse: o provare che le accuse erano fondate, e che quindi il Consigliere Cattaneo si era assunto la responsabilità di mettere in luce una contraddizione, un problema che riguardava il Consigliere Marcenaro (dimostrando che esprimeva queste affermazioni dentro un contesto e che erano fondate); oppure (via che personalmente ritengo la più giusta per affermare ed improntare i rapporti tra di noi su un piano di lealtà, di chiarezza e di trasparenza, e che io ho fatto molte volte) di dire: "Mi sono sbagliato, collega Marcenaro, ho detto una cosa non vera, ti chiedo scusa. Ti chiedo scusa".
Molte volte la polemica politica ci porta a trascendere, ad uscire dalle righe, ma noi dovremmo offrire una lezione di stile e di comportamento dicendo: "Mi sono sbagliato, ti chiedo scusa".
Ciò che invece non può essere fatto perché sbagliato - lo dico con molta onestà intellettuale e senza alcuna polemica - è che questa vicenda che poteva essere tranquillamente risolta seguendo quella che ho indicato come la via maestra, venga risolta trincerandosi dietro l'istituto dell'insindacabilità, usato, a mio parere, in questo caso in maniera impropria. Non viene usato a tutela dell'esercizio di una propria funzione ma per coprire e non rispondere ad un comportamento sbagliato che, invece come ho già ricordato, dovrebbe essere quello di rivolgere le proprie scuse, in questo caso al Consigliere Marcenaro.
Ritengo, Presidente e colleghi Consiglieri, che in nessun caso l'istituto dell'insindacabilità, che abbiamo introdotto nel nostro Ordinamento, può e deve significare libertà di calunniare. Non è giusto.
Non è giusto e in nessun caso deve rappresentarlo. Guai a noi se passasse la logica che, poiché esiste un istituto che ci tutela, questo ci autorizza a dire tutto ciò che pensiamo, calunniando una persona, sia esso un cittadino o un collega.
E' profondamente sbagliato, sia sul piano etico sia sul piano politico e se dovesse capitare - perché può capitare - nel vivo della polemica politica, che può essere molto dura, abbiamo uno strumento, che non è l'istituto dell'insindacabilità, ma è la lealtà sulla quale improntare i rapporti.
Personalmente, non credo che il pronunciamento di quest'aula, che mi auguro sia sgombro da ogni logica di maggioranza e di opposizione interromperà il procedimento aperto in sede giudiziaria. Non lo credo. Il nostro voto non interromperà, eventualmente, il procedimento. Il Magistrato è libero di proseguire oppure no. E' libero di proseguire oppure no.
In questo caso si tratta di un pronunciamento sull'insindacabilità.
E' un'opinione personale che mi sono fatto e che, sono convinto corrisponda a verità. Per questo motivo sono dell'idea che la via maestra non sia quella di impegnare il Consiglio in una discussione e in un voto che certifichi che quell'affermazione è insindacabile, ma quella più consona, più corretta e più giusta di fare in modo che questa vicenda venga risolta nell'unico modo possibile: riconoscendo che in quella discussione si era commesso un errore, esprimendo affermazioni sbagliate e calunniose.
Un atteggiamento del genere avrebbe rappresentato, non solo un esempio importante per l'aula e per coloro che seguono la discussione fuori di qui ma un elemento di forza e non di debolezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brigandì, che interviene in qualità di Consigliere.



BRIGANDI' Matteo

Innanzitutto, ringrazio il Consigliere Marcenaro della sensibilità che dimostra nel presidiare tutti gli interventi, nonostante sia parte in causa, e poi vorrei raccontare un episodio.
Visitando le tombe degli zar, una donna anziana raccontava che su ogni tomba c'era una corona d'argento. Al momento di un avvenimento - che non ha definito rivoluzione - queste corone d'argento sono sparite e vendute ai capitalisti per comprare del pane al proletariato. Una di queste corone è stata ritrovata in un mercatino, restaurata e donata ai discendenti degli zar. La vecchietta sottolineava come l'ipotesi sovietica fosse poco attendibile.
Inattendibilità che non può che essere data all'impostazione del problema da parte delle minoranze.
Il Consigliere Palma ha inquadrato esattamente il problema giuridico al punto che mi trovo a dover fare constatazioni giuridiche su fatti abbastanza chiari; il mio è, e vuole essere, un mero intervento di carattere puramente e squisitamente politico.
Ho dimenticato, parlando di questo episodio, del fatto che ho esercitato ed esercito la professione di avvocato.
E' evidente che ci sono questioni stridenti, "da paura": dov'erano i Consiglieri di minoranza quando ad un signore è stato detto: "No alle Olimpiadi dei mariuoli, la sinistra vuole nominare un condannato per corruzione con sentenza definitiva"? Per togliere ogni dubbio al Vicepresidente Riba: "mariuoli" può essere un giudizio, "condannato a sentenza definita" è un fatto; lui in quell'occasione ha votato per l'insindacabilità.
più che sufficiente il grande contrasto. Il problema della mia dignità, come la difendo se non con questa strada? E la dignità di Artusi con quale strada poteva essere difesa? Forse che la dignità di un Consigliere regionale è un privilegio personale per chi occupa il seggio di Consigliere regionale, rispetto alla dignità di un terzo, oppure la dignità dei singoli cittadini del popolo italiano è uguale? E' evidente che la Costituzione ammette diritti contrastanti. Faccio un esempio, fra tutti (l'esempio più caro alla sinistra): il diritto di sciopero. È chiaro che ammette il diritto di sciopero, il diritto alla proprietà e alla libera negoziazione; è evidente che andare a definire il diritto di sciopero non è altro che cercare di trovare un equilibrio fra questi due diritti compromessi, così come il diritto alla dignità e il diritto all'onore.
Detto questo, vorrei esprimere alcune considerazioni che mi paiono evidenti.
La difesa che ho sentito oggi sul diritto all'onorabilità credo appartenga all'art. 49 del Codice Penale, signor Presidente. Infatti, leggo una denuncia-querela, presentata dal Consigliere Marcenaro, nella quale si scrive che il fatto di cui ci si occupa è relativo a delle affermazioni che il Consigliere Cattaneo ha fatto in una conferenza stampa, alla presenza di Tizio, Caio, Sempronio e Filano, tant'è che vengono portate a testi: Tropeano, Trabucco, Botto e Miora.
Vorrei sottolineare che la querela non è presentata nella forma della diffamazione a mezzo stampa, cioè dell'effetto divulgativo che le parole del Consigliere Cattaneo hanno avuto nel momento in cui ha parlato con i giornalisti; ci si lamenta soltanto del fatto che il Consigliere Cattaneo l'abbia detto a quattro persone, non a cinquecento mila o un milione (quanti sono i lettori di tutti quei giornali)! Il contenuto della querela è questo, signor Presidente! Il capo d'imputazione è questo: averlo detto a quelle quattro persone.
Diventa, quindi, complicato pensare che ci sia questo fatto sotto.
In base al principio excusatio non petita accusatio manifesta, ho sentito dire: "Vado a chiamare papà, che fa il vigile".
Credo sia l'esatta definizione di quello che è successo, signor Presidente e colleghi, perché abbiamo un altro dato storico: una querela presentata a distanza di pochi giorni, sortisce l'effetto di convocare le parti per cercare un tentativo di conciliazione. Di più: il tentativo è stato rinviato ad un secondo tentativo, non previsto dal Codice.
Nella mia esperienza, non ho mai visto giustizia tanto celere, se non quanto in questo caso. Dire che non ho mai visto una giustizia tanto irrituale, mi sembra eccessivo (l'ho già vista), però certamente questa biconvocazione o triconvocazione è un fatto del tutto anomalo.
C'è, poi, un altro dato oggettivo da esaminare: il capo degli accusatori di tutto il Piemonte l'ho conosciuto, perché il suo nome appariva sotto il simbolo dell'Ulivo, nell'ultima campagna elettorale politica: c'era tanto di Ulivo e tanto di nome sotto. In base ad un principio che la dottrina del nesso causale definisce, questo potrebbe far venire un qualche dubbio che non posso non esprimere in questa sede, perch qui e adesso sono pagato proprio per dire esattamente quello che mi passa per la testa, quindi vedo esattamente questi dati, che non possono non essere collegati.
Di più: se ci fosse stato un dubbio sulla mancanza di nesso causale quindi sull'esistenza di un nesso casuale, questo dubbio mi sarebbe stato definitivamente chiarito dal Consigliere Ronzani, il quale, nel suo intervento ha detto: "Il giudice non interromperà il processo". Come lo sa il collega Ronzani, che il giudice non interromperà il processo? Ce lo dà come dato storico, perché non dice: "Potrebbe interrompere il processo".
Noi sappiamo - e lo sappiamo in maniera chiara - che se quest'aula voterà per l'insindacabilità, il giudice avrà due strade davanti: sollevare il conflitto di attribuzione o archiviare il processo, se vuole restare nella legalità, ancorché vi siano dei precedenti dove il giudice ha continuato a fare il suo processo tranquillamente. Spero non sia questo il caso, ma è evidente che il giudice sarà posto davanti a un dilemma che ritengo molto chiaramente risolvibile.
E' risolvibile sulla base delle stesse argomentazioni citate dalla sinistra, quando la Consigliera Suino e altri erano imputati, e quello era l'unico caso - lo rammento a tutti - in cui si parlava di calunnia; negli altri casi, si parlava di diffamazione.
Dicevo, Presidente: come si fa a sapere questo? Io non posso che dare una lettura politica; questa è una querela che persegue fini politici e nessun altro fine, perché se avesse perseguito dei fini d'onorabilità imperseguibile, ex art. 49 del Codice Penale, avrebbe dovuto querelare anche i giornalisti.
Non è stato querelato il giornalista a monte, quindi è evidente che il fine non è quello di tutelare l'onorabilità, ma quello di proporre una proposizione politica. A questa proposizione politica non si può che rispondere con un voto; per la prima volta, e non contrasta la maggioranza con i suoi precedenti, ma contrasta l'opposizione con i suoi interessi precedentemente risolti in certo senso, forse si avrà una giustizia di maggioranza o di minoranza. Io mi auguro di no, cioè mi auguro che i Consiglieri di minoranza adoperino gli stessi criteri che hanno adoperato quando si è votato sull'insindacabilità per Consiglieri di minoranza.
In ogni caso, evidentemente, queste considerazioni politiche chiare e nette non possono che essere rassegnate all'aula. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Ho votato contro l'insindacabilità del Consigliere Cattaneo nella Giunta per delle Elezioni e credo sia doveroso intervenire in aula per cercare di spiegare, anche se con difficoltà, questo mio giudizio.
Il ruolo della Giunta delle Elezioni è un ruolo difficile, perch questa Commissione, composta da noi Consiglieri, è chiamata a giudicare se l'atto compiuto dal Consigliere Cattaneo sia sindacabile o meno, se faccia parte del ruolo e del compito che viene attribuito al Consigliere regionale senza entrare nel merito, senza giudicare quelle affermazioni e senza dare una valutazione sulla veridicità o meno di quelle affermazioni. Non è un compito semplice, non è facile soprattutto in una situazione come questa che coinvolge due Consiglieri.
Ringrazio anche il Consigliere Brigandì per l'intervento svolto, ha ribadito cioè che aveva affermato nella Giunta per le Elezioni. Quella Giunta non ha potuto lavorare in modo sereno, non ha potuto giudicare quello che dovevamo giudicare in modo sereno. Le affermazioni sostenute dal Consigliere Brigandì in aula, e che sono pienamente legittime in questa sede, erano inopportune e sbagliate all'interno della Giunta per le Elezioni. Quella serenità che dovevamo avere nel giudicare l'insindacabilità o meno di un Consigliere è venuta meno proprio perch quel dibattito è diventato, soprattutto per responsabilità del Consigliere Brigandì, un dibattito politico a cominciare dalle sue affermazioni, del rapporto tra la sinistra e la Magistratura e la capacità della sinistra di manipolare l'azione dei giudici. E' chiaro che quando si entra in questo terreno, che è estremamente delicato, diventa difficile giudicare serenamente. Se il dibattito diventa politico, è difficile non dare un giudizio politico. Questo è un aspetto che va sottolineato perché l'aula ha la legittimità, ha il dovere di fare valutazioni politiche, la Giunta per le Elezioni non lo ha mai fatto, e non lo doveva fare nemmeno questa volta.
La Giunta per le Elezioni, invece, questa volta ha dovuto condurre anche un dibattito politico. Questa è una strada pericolosa che non ci aiuta a decidere.
Il ragionamento che ha fatto il Consigliere Palma ha un fondamento giuridico, istituzionale, e io credo che le valutazioni fatte dal Consigliere Marcenaro, con estrema serenità, abbiano dimostrato come un Consigliere abbia gli strumenti, in questo caso non strumenti dovuti dal Regolamento perché quelle affermazioni non sono state fatte in aula, ma fuori quindi mi chiedo: che cosa doveva fare il Consigliere Marcenaro se non quello che ha fatto? E' vero che la via giudiziaria non aiuta il dibattito e il confronto politico, l'ho ribadito nel dibattito nella Giunta per le Elezioni e lo voglio ribadire in aula, ma non aiuta fare affermazioni false su un altro Consigliere. Ripeto, credo che questo non aiuti il dibattito politico.
Poiché non lo abbiamo potuto ribadire nella Giunta per le Elezione perch non dovevamo entrare nel merito, ma lo si può dire in aula, il Consigliere Cattaneo in quella conferenza stampa ha sostenuto delle affermazioni false e, giustamente, il Consigliere Marcenaro ha reagito per le motivazioni che ha portato nel dibattito lo stesso Consigliere Marcenaro.
Lo dico con molta sincerità: questa mattina mi aspettavo un intervento del Consigliere Cattaneo. Ognuno di noi può esprimere un giudizio personale sul fatto che bisognava richiamarsi all'insindacablità o meno, ma io mi aspettavo che il Consigliere Cattaneo questa mattina in aula dicesse: "In quella Conferenza ho fatto alcune affermazioni, mi sono reso conto che erano sbagliate". Sarebbe stato un atto significativo, al di là del voto che dobbiamo esprimere. Sarebbe stato un atto politico, e non soltanto politico, ma per i rapporti che dobbiamo avere in quest'aula. Sarebbe stato significativo, sarebbe stato importante: purtroppo l'intervento del Consigliere Cattaneo non c'é stato e di ciò me ne rammarico ...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Costa Enrico)



MULIERE Rocco

L'atto di correttezza poteva essere quello di assistere al dibattito intervenire e poi uscire dall'aula. Scusate se esprimo con sincerità quello che penso. Prima delle valutazioni giuridico istituzionali, ci sono anche rapporti di correttezza dal punto di vista umano. Se si instaura un altro clima, non aiuta il dibattito politico, non aiuta i rapporti e le correttezze istituzionali in quest'aula, ognuno fa quello che ritiene, il Consigliere Cattaneo ha ritenuto non esserci, non faccio valutazioni di merito. Auspicavo un suo intervento in quest'aula. Le valutazioni politiche sono state sostenute non in quest'aula, sono state sostenute nella Giunta per le Elezioni e quelle valutazioni politiche pesano, non sono un'altra cosa rispetto a quello che stiamo discutendo, purtroppo. Questa è un responsabilità che non potete attribuire a chi sta parlando, ma a chi ha fatto quelle valutazioni politiche. Questo è un terreno estremamente delicato, il problema si poteva risolvere in un altro modo. Si poteva risolverlo in modo, ritengo, logico proprio perché quelle affermazioni, al di là del giudizio dell'insindacabilità, sono affermazioni sbagliate e false. Ripeto, si poteva risolvere in un altro modo e non lo si è fatto.
Oggi dobbiamo esprimere un giudizio sull'insindacabilità, dovevamo discutere di questo e ne stiamo discutendo. Dubbi che ho espresso anche all'interno della Giunta per le Elezioni, e che ribadisco in aula sull'insindacabilità non soltanto perché quelle affermazioni fatte nella conferenza stampa sono state giudicate da molti in continuità al dibattito in aula. Ritengo che ciò non sia vero anche se riferimenti nel dibattito più generale sono state fatte dal Consigliere Cattaneo, ma le affermazioni fatte nella conferenza stampa sono totalmente slegate al dibattito che noi abbiamo svolto in quest'Aula, anche seguendo un ragionamento del Consigliere Riba che mi ha preceduto.
Ecco perché credo che questi dubbi permangano, purtroppo, anche alla luce del dibattito di questa mattina e, come ho fatto nella Giunta delle elezioni, anche questa mattina voterò contro l'insindacabilità del Collega Cattaneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, inizio il mio intervento con una considerazione che ha fatto poc'anzi il collega, che apprezzo per i suoi interventi in Aula per la sua linearità e per la sua coerenza, ma che, ovviamente, non posso condividere.
Per quanto mi riguarda, questo non è un dibattito politico e sono convinto, come il collega Muliere, del fatto che discutere questa mattina di questo non aiuti a lavorare in maniera serena.
Questo è anche il risultato di una sinistra o, meglio, di una parte della sinistra fortemente in crisi, talmente in crisi che deve appellarsi a questo tipo di discussioni per far parlare di sé.
Sarebbe semplice l'altra considerazione della crisi di una parte della sinistra, vedendo i giornali degli altri giorni, quando hanno pubblicato che grazie ad una parte di questo Consiglio regionale il bilancio sarebbe passato e avrebbe dato un impulso veramente vitale, perché, se fosse stato per questa maggioranza o per questa Giunta, i risultati sarebbero stati di nessuna importanza.
Ho visto che siete convinti, siete anche convinti quando raccontate delle stupidaggini, perché lì sopra avete raccontato anche delle stupidaggini e voi lo sapete.
Veniamo alla discussione di oggi.



(Commenti fuori microfono)



ANGELERI Antonello

Io uso altri metri, ognuno usa i metri che è abituato ad usare, che la cultura che ha ricevuto e che gli è stata inculcata gli insegna.
Vede, Consigliere Marcenaro, mi sembra tanto la storia del lupo e dell'agnello: uno prima fa la querela e poi arriva in Aula e, attraverso un tono pacato, direi dimesso, chiede a quest'Aula: "Come posso farmi giustizia?".
Io vorrei capire da quale parte sta questa sinistra, o una parte di questa sinistra, perché, da una parte, alcuni hanno un tono forcaiolo, come spesso verifichiamo non solo in questa Aula, dall'altra parte, nel momento in cui uno viene toccato, improvvisamente, chiede aiuto e appello affinch si possa fare giustizia.
Se vuole, Consigliere Marcenaro, la giustizia, o quale giustizia gliela spiego io. Per esempio, vuole che le faccia un esempio che mi riguarda? Vuole, ad esempio, che le ricordi quando, all'indomani della mia condanna in primo grado, in quest'Aula, in questa Legislatura, esattamente il 20 ottobre 2000, qualcuno, che rispondeva al nome di Giuliana Manica intervenne all'inizio del dibattito per chiedere al Presidente del Consiglio quali provvedimenti prendere nei miei confronti? Vuole che le ricordi queste cose? Vuole che lo ricordi a lei, Consigliere Ronzani quando ci invita alla sobrietà in quest'Aula? Svolgo solo queste considerazioni: quando ci si chiede di essere sereni nel giudizio all'interno di quest'Aula, voglio solo ricordare al collega Riba che noi siamo convinti di quello che abbiamo votato all'interno della Giunta delle elezioni. Noi non usiamo due pesi e due misure, noi siamo per un'unica linea che abbiamo sempre manifestato sulla giustizia, la manifestiamo in Commissione e la ribadiamo all'interno di questo Consiglio regionale, così come all'interno di questo Consiglio regionale l'abbiamo ribadita più volte su altri casi.
Mi dispiace che, per la prima volta, questo dibattito riguardi, invece due Consiglieri regionali, non era mai accaduto in quest'Aula, è la prima volta che questo si verifica.
Caro, Vicepresidente Riba, noi non eserciteremo la prerogativa data dagli elettori, cioè noi non eserciteremo la legge dei numeri, perch almeno per quello che riguarda il mio Gruppo, siamo convinti, è la storia che parla, noi non dobbiamo dimostrare niente e non abbiamo comportamenti soprattutto diversi su questi versanti.
Non voglio dilungarmi, anche perché su questo argomento non credo che si debba dare più di tanto spazio. E' chiaro, è palese, non penso ci sia altro da dire oltre al fatto che voteremo per l'insindacabilità del collega e amico Valerio Cattaneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente, ho anch'io vissuto all'interno della Giunta delle elezioni, per la verità in sostituzione di un collega, una sola seduta, ma sono uscito da quella seduta con la coscienza a posto, dal punto di vista della comprensione di quale fosse l'argomento in gioco e di quale fosse il problema di fronte al quale si trattò di votare, prima, in Commissione Giunta delle elezioni e, oggi, in Aula.
Personalmente, al di là del fatto che si dice "l'intervento è politico" o "l'intervento non è politico", personalmente, intervengo certo esprimendo le mie convinzioni e non posso neanche dimenticare che siedo in questa Aula, in quanto sono stato eletto, milito in Forza Italia e mi trovo ad esaminare una questione che riguarda il mio Capogruppo Cattaneo e il Consigliere Marcenaro, che è sicuramente il punto di riferimento della minoranza, quantomeno dal punto di vista politico; poi, la geografia della minoranza la conosciamo, sappiamo che alcuni si possono anche non riferire al collega Marcenaro, ma sicuramente non è questo il caso.
Il Consigliere Angeleri ha detto prima che questo è il primo caso - e anch'io che sono qui da diversi anni non ne ricordo di analoghi - in cui si discute di insindacabilità o meno per una questione sollevata e avvenuta tra due Consiglieri regionali. Certo, è vero, però, caricherei ancora di più, nel senso che non sono due Consiglieri regionali a caso, scelti in ordine alfabetico o tirando i dadi, ma uno è il Capogruppo del partito di maggioranza relativa, quindi, all'interno di questa Aula, è il Capogruppo dell'intera maggioranza, l'altro è, se non il Capogruppo dell'intera minoranza, sicuramente il punto di riferimento dell'intera opposizione.
Il caso è ancora più serio, ancora più pregnante e ancora più spiacevole, perché confesso che non avrei mai immaginato, e provo un certo disagio, di intervenire su una questione di questo genere.
Sull'insindacabilità non ho mai avuto dubbi; addirittura, quando abbiamo esaminato la questione con il Presidente Mellano e i colleghi, ho ritenuto inutile - scusate la presunzione - leggere la querela, in quanto la sostanza era chiara. Una situazione più insindacabile non può esserci: si sospende il Consiglio per 10/15 minuti (quindi all'interno, non dell'aula, ma del Palazzo), si indice una Conferenza Stampa in cui il Capogruppo di maggioranza - così come quando i Capigruppo di minoranza indicono analoghe Conferenze - esprime valutazioni, svolge considerazioni.
Il Vicepresidente Riba ha sottilizzato sui vocaboli, ma in questo Palazzo ognuno di noi è chiamato a fare politica, e quando interviene si esprime in virtù del mandato conferitogli dagli elettori e non perch passava per caso in via Alfieri ed è stato invitato dal commesso ad entrare in aula.
Piccola parentesi: apprezzare la sensibilità per la quale il Capogruppo Cattaneo oggi non è presente in aula, non significa condannare il Consigliere Marcenaro che ha ritenuto, liberamente, di partecipare al dibattito. Do atto al Consigliere Marcenaro di aver svolto un intervento molto pacato; dal punto di vista della pacatezza e dell'equilibrio, non mi sento di rivolgere apprezzamenti. Ritengo, però, che il collega Marcenaro abbia sbagliato a ricorrere alla Magistratura. E' un mio parere lo esprimo con molta pacatezza, con molta serenità.
In quest'aula sediamo per un mandato politico e le opinioni che esprimiamo sono sempre riconducibili alla politica - e mi fa piacere che il collega Mellano, anche in Commissione, non abbia avuto dubbi al riguardo.
La posizione espressa dal Consigliere Mellano, senza alcun dubbio e tentennamento in Commissione prima e in aula poi, dovrebbe far riflettere.
Il Consigliere Marcenaro sostiene: "Cerchiamo di non far valere solo i numeri, in quest'aula"; deve fare riflettere il fatto che il Consigliere Mellano non siede in virtù dei numeri a Presidente della Giunta per le Elezioni (è stato scelto un Consigliere di minoranza e di opposizione appunto perché la Commissione rappresenta una garanzia); non siede perché i 40 voti hanno convogliato il loro consenso sulla sua Presidenza, ma per ragioni opposte. Il fatto che un collega come Mellano, stimabile per il proprio equilibrio e per le opinioni espresse in questi due anno e mezzo di mandato, senza alcuna esitazione dica: "Sì, ritengo che sia insindacabile" dovrebbe far meditare anche il Consigliere Marcenaro. Posso capirne l'amarezza, ma non il comportamento che lo ha portato a rivolgersi altrove sapendo che si trattava di un Consigliere punto di riferimento della minoranza, o di molta parte di essa, e del Segretario Regionale di un Partito che è il Partito di maggioranza relativa all'interno della minoranza. Sottovaluterei la sua intelligenza politica se ritenessi che in quel momento non ha valutato cosa rappresentasse quella querela dal punto di vista politico.
Quando si sostiene che il collega Cattaneo oggi avrebbe dovuto essere in aula o, comunque, chiedere scusa o atteggiamenti di altro tipo, dico anche che la politica, e quel Regolamento letto dal Consigliere Marcenaro regola la vita dell'Istituzione, all'interno della cornice nella quale l'Istituzione si esprime. Quando la politica chiede aiuto a poteri esterni ad essa, personalmente resto molto deluso. Ritengo, altresì, che atteggiamenti di questo genere non facciano bene alla politica.
Certo, a seconda dei casi, ognuno di noi può esprimersi liberamente sul potere giudiziario, se però si assume una certa posizione, questa deve mantenere la stessa lunghezza d'onda, in tutte le situazioni.
Se si fosse risolta la questione all'interno della cornice nella quale la stessa è nata, probabilmente tutti avremmo fatto cosa migliore. Giudico un errore, dal punto di vista politico, essersi rivolti all'esterno, e non aver mantenuto il tutto nell'ambito interno alla politica. Il fatto che, o per questioni emotive o, come qualcuno ha detto, per questioni politiche (può essere una causa di tutte queste motivazioni) si sia inteso ricorrere ad altro potere, penso sia stata una dichiarazione di resa della politica nei confronti di poteri che molte volte critichiamo, ma a cui ricorriamo e personalmente non riesco a capirne i motivi.
Ritengo, quindi, che il voto di insindacabilità, che per quanto mi riguarda esprimerò con piena convinzione di coscienza, senza alcun dubbio e senza alcuna zona d'ombra, vada in due direzioni: la prima, ovviamente nei confronti del collega Capogruppo Cattaneo (e mi sembra che sia anche pleonastico da dire); la seconda nel senso di una riconquista dell'autonomia della politica all'interno di quest'aula e nella cornice nella quale ci esprimiamo come Consiglieri regionali. Quando ci arrendiamo, perdiamo in autorevolezza e, ogni volta che la si perde diventa sempre più difficile riconquistarla.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

L'intervento del Consigliere Angeleri mi ha fatto venire in mente una battuta: "Sei uno specialista: questo ti deve essere assolutamente essere riconosciuto". In un attimo, il collega Angeleri è riuscito a mettere insieme un po' di emozioni, un po' di provocazioni e quindi, pur essendo partito, nel suo ragionamento, con l'intento lodevole di mettere pace, un po' di scivoloni ha provocato una qualche reazione da questi banchi.
Quando il collega si richiama alla cultura, alla storia (forse usando anche impropriamente termini un po' eccessivi), rispondo in modo molto più semplice e modesto, dicendo che certo, era semplicemente risolvibile la vicenda, riconoscendo che ci si era sbagliati. Era semplicissimo, forse troppo semplice, troppo di buonsenso, troppo modesto: bastava dire: "Mi sono sbagliato" e null'altro sarebbe accaduto.
E' evidente che quel "mi sono sbagliato", che poteva essere formulato ed espresso in molti modi non è sinora stato detto; è, quindi, evidente che ci si ritrova in una situazione imbarazzante.
Riconosco al Presidente Mellano di avere esercitato al meglio il ruolo di Presidente della Giunta delle Elezioni; sono tra i membri di questa Commissione e mi sono trovata anch'io nell'imbarazzo al quale faceva riferimento il collega Muliere. Per me, poi, è un doppio imbarazzo, avendo già vissuto, come parte imputata, una situazione analoga, anche se mi corre obbligo di ricordare al collega Brigandì - che sovente cita quel caso come si trattasse di una questione assolutamente diversa. In quel caso si presumeva vi fosse un esborso di soldi - che peraltro c'è - tutelato con un articolo nella Finanziaria e nel bilancio, nei confronti di una realtà; dal nostro punto di vista, si richiedeva un controllo, puntuale e preciso, su come venisse svolto quell'esborso economico di denaro pubblico e su come venisse esercitato nei confronti della parte in causa (in questo caso, si trattava di animali, ma si può trattare di altre realtà).
Vi è - dicevo - una difficoltà della Giunta delle Elezioni, perch abbiamo chiesto tempo e abbiamo chiesto che si tentasse, attraverso il supplemento di tempo, almeno di qualche giorno, un'ulteriore fase conciliativa. L'abbiamo richiesto come Consiglieri di minoranza e abbiamo insistito perché ci pareva la cosa più logica; è un po' quella sorta di Gran Giurì o di Commissione d'Inchiesta alla quale faceva riferimento il collega Marcenaro.
In parte perché non si poteva e in parte perché non si è voluto, questa funzione conciliativa non è stata esercitata. Va riconosciuto che in quella seconda seduta della Giunta delle Elezioni vi sono stati toni molto forti che hanno chiamato in causa argomenti di svariata natura, quindi collegamenti con la giustizia o con casi precedenti.
Dal mio punto di vista, c'è anche una questione di etica e una sorta di preoccupazione per la responsabilità che abbiamo in un caso come questo.
Vedete, è pur vero che ci si può permettere di esaltare queste vicende perché trattasi di Consiglieri; questo diritto non è così esercitato o perlomeno, non è esercitato se trattasi di persone che Consiglieri non sono.
Questa è una preoccupazione che noi, a partire dal nostro Segretario e collega, ci siamo posti. E' certamente una questione di etica, però - amici della maggioranza che avete saputo, nel caso precedente, esercitare una scelta in funzione della vostra coscienza e non in funzione del numero e della forza dei numeri o della forza muscolare - nel caso specifico, le quattro persone, i quattro cittadini ai quali il collega Angeleri faceva riferimento, cioè quelle quattro persone alle quali il collega Cattaneo ha detto quelle frasi che noi riteniamo sbagliate, scorrette, erano quattro giornalisti e la sede era quella della conferenza stampa! Questo fa la differenza, se permettete; non era una libera espressione, magari la frase in più che scappa incontrando il collega in corridoio, o un cittadino in corridoio; era un'affermazione detta in una conferenza stampa convocata! Poi, è comprensibile che sfuggano delle parole; non vogliamo pensare che la persona che è stata scelta sia, non per niente, il Segretario regionale di un partito, e che quindi si sia voluto esercitare maggiormente quest'azione nei suoi confronti. Ma se è comprensibile che sfuggano delle parole - e io sono assolutamente persona che, in altri casi, ha riconosciuto e si è scusata per un eccesso di tono emotivo o di termini - è altrettanto vero che il buonsenso e il senso del limite, se non si vuole ricorrere a un eccesso di ruolo, di funzione e di forza muscolare o numerica, dovrebbe far dire a chi si è un po' troppo allargato: "E' falso, ritiro quanto ho detto perché non è vero". Semplicemente perché non è vero; o si è in grado di dimostrarlo, oppure non è vero! Cosa rimane di tutta questa vicenda? Rimane certamente un rapporto spiacevole e delicato, complesso e difficile, che non aiuta lo svolgimento dell'attività ordinaria di questo Consiglio. Rimane un conflitto di diritti, con tutta la sua gravità.
Poi, ripeto, i semplici cittadini, che non sono Consiglieri probabilmente non si trovano nella circostanza e fattispecie di poter esercitare una tutela di questo conflitto di diritti, ma noi sì. Ecco perché l'etica vorrebbe anche la sua parte, e questo vale per tutti.
Rimane - dicevo - un conflitto di diritti, perché quanto è stato detto corrisponde a un falso. Falso che non è stato ritirato o smentito, e si è proceduto. Certo, l'argomento era attinente e conseguente ad argomenti che abbiamo sviluppato in quest'aula, ma nel merito si è esercitata un'espressione falsa e si è fatto riferimento a un qualcosa che vero non è.
Era facile ricorrere al buonsenso, ma non si è voluto farlo. Ecco perché, pur apprezzando l'essenza del collega - come peraltro facemmo noi e certamente farà il Consigliere Marcenaro nella seconda parte del dibattito - avremmo apprezzato molto di più che la stessa intelligenza, lo stesso buonsenso fosse stato esercitato qualche ora prima, dicendo: "E' falso, nel merito è falso, è stato un eccesso emotivo, che capita in politica, ma riconosco che così non è".
Avremmo, così, potuto evitare di utilizzare il nostro tempo in questo modo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Non ho nessuna difficoltà a dare un voto favorevole alla proposta di deliberazione della Giunta per le Elezioni e ritengo che sarebbero bastate poche parole perché la proposta venisse approvata all'unanimità dal Consiglio regionale.
E' stato richiamato da più parti che ci troviamo di fronte a due diritti, entrambi tutelati dalla nostra Costituzione. Due diritti che non confliggono tra di loro e uno dei due non è più forte o più importante dell'altro. Entrambi sono tutelati dalla Costituzione ed entrambi lo sono perché il diritto all'onore è tutelato direttamente dalla Costituzione così come direttamente è tutelato il diritto di espressione del Consigliere regionale, della stampa ecc. Giornalmente vengono condannati dai nostri tribunali giornalisti (e meno male, pagano ancora poco) che ledono l'onore di qualunque cittadino. Nell'equilibrio della nostra Costituzione, non c' un bene più importante dell'altro. La libertà è più importante dell'onore ma cosa me ne faccio della libertà se nono ho l'onore e viceversa? C'é un equilibrio di beni, tutti importanti e tutti preziosi.
Le difficoltà che aleggiano in questa poca atmosfera che abbiamo in aula, non derivano dal fatto tecnico di dire sì all'insindacabilità del Consigliere Cattaneo. Lo dico con molta tranquillità, e l'ho detto anche per altri casi che non riguardavano Consiglieri regionali, ma persone esterne al Consiglio che sono state citate per casi molto più gravi. Non ci troviamo di fronte ad un conflitto, a due beni della vita in contraddizione, a due diritti entrambi tutelati che confliggono, ma a due beni, due diritti costituzionali che entrambi vanno difesi. Si difende il diritto del Consigliere Cattaneo, e guai se non fosse così, ma non perch io appartengo alla maggioranza come è stato detto da qualche Consigliere della minoranza, non perché è più importante dell'altro diritto, ma perch oggi, all'o.d.g. abbiamo l'insindacabilità di un Consigliere regionale.
Siccome si è giustamente discusso anche del problema a cui facevo cenno prima, anch'io voglio dire la mia: premesse le cose che ho detto prima perché incontriamo questa difficoltà? Incontriamo questa difficoltà perch il diritto di espressione del Consigliere Cattaneo, non è rivolto contro un quilibet, (forse non avremmo dato tutta questa importanza). Se ci fosse stato il signor Pautasso ad essere stato diffamato, non importava a nessuno. Non esprimo, così come è stato fatto in quest'aula, il giudizio che il Consigliere Cattaneo abbia diffamato.
Non so se sia diffamazione, secondo me il Consigliere Cattaneo ha espresso una sua opinione che può essere diffamazione, ma può anche non esserlo. Non possiamo essere noi a decidere se sia o non sia diffamazione.
Non possiamo deciderlo noi, anche senza l'insindacabilità.
Dove voglio arrivare con questo ragionamento? Voglio arrivare al fatto che quest'aula può benissimo concedere all'unanimità l'insindacabilità ad un Consigliere regionale. Altro è il discorso che ci troviamo di fronte al capo della maggioranza e al capo del partito più importante della minoranza: questa vicenda è senza precedenti. Siccome siamo entrati in politica, è giusto che ognuno si esprima anche politicamente. Un errore non si corregge con un altro errore e il Consigliere Cattaneo ha sbagliato credo, in buona fede. Chiunque lo può ricordare: quando si è tenuta la conferenza stampa, intervenni solo per dire al Consigliere Cattaneo che le notizie apparse sui giornali erano false e lo dissi in presenza di tutti i giornalisti e i Capigruppo di maggioranza. Il Consigliere Cattaneo mi fece vedere il giornale perché in quel momento era in buona fede nell'aver affrontato quell'argomento, in quei termini.
C'é un problema di insindicabilità che va affrontato nei termini in cui la Giunta per le Elezioni ha proposto, allora non serve il ragionamento che ho sentito da parte del Gruppo dei DS, non valgono niente quei ragionamenti. O votate per l'insindacabilità, in quanto credete al dettato costituzionale, oppure non votate: o vale o non vale. Questo ragionamento deve valere sempre, non soltanto quando si tratta di un quilibet.
Potrei capire e capisco un atteggiamento del Gruppo DS che dice "va bene, l'insindacabilità è un conto, però rimane il problema". Il Consigliere Marcenaro, con molta tranquillità ha detto "ditemi come mi devo difendere" perché non c'é dubbio che si senta colpito nell'onore, ed è tutelato costituzionalmente. L'ho detto prima e lo ripeto: in buona fede il Consigliere Cattaneo ha fatto un errore, che non si corregge con un altro errore, cioè rivolgendosi alla Magistratura. La diffamazione, ammesso che ci sia, e io ritengo che non ci sia, viene fatta da un Consigliere esattamente, specificatamente, dal capo della maggioranza nel corso di un dibattito politico molto cruento. Più va avanti la questione e più scade l'istituzione.
Votiamo all'unanimità, che ci sono tutte le condizioni di insindacabilità, e votiamo un ordine del giorno in cui prendiamo atto, in cui diciamo che non è vero che il Consigliere Marcenaro gode di due pensioni, ecc: non gode neanche di una e spera di andare in pensione quando sarà il momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente, mi fa particolarmente piacere avere la fortuna di poter intervenire dopo il collega Mercurio che, non casualmente, perché è una sua piacevole e utile a tutti noi abitudine, almeno di questa Legislatura, ha fatto un intervento misuratissimo. Invito coloro che eventualmente, non avessero potuto seguire con attenzione, che alcuni hanno certamente posto, a rileggersi l'intervento, perché, pur nella sua brevità tocca tutti i temi, e sono molti nell'occasione di oggi.
Ne voglio sottolineare solo alcuni: la legge sulla insindacabilità, la quale, lo si può constatare con molta tranquillità, è applicabile nel caso odierno, è una legge della Regione, datata gennaio 2001 - come mi ha ricordato il Consigliere Mellano - in applicazione di un dettato dell'art.
122 della nostra Costituzione. Può darsi che non sia la legge migliore possibile per la Regione Piemonte, ma il nostro compito è fare leggi e di questo dobbiamo farci carico. Se io adesso dicessi che i nani di Biancaneve, come voi tutti ben sapete, erano sei e si chiamavano Tullio Ostilio, Numa Pompilio e credo che con una certa fatica potrei arrivare almeno a sei dei sette re di Roma, direi una sciocchezza, ma da questa sciocchezza potrei trarre la conclusione, a mio avviso, ineludibile, che il Consigliere Riggio non capisce nulla di sanità e che agisce in tal senso per puri interessi personali.
Cito il Consigliere Riggio in quanto è medico, ma credo che potrei portare molti esempi, molti in questa Legislatura sono già avvenuti, come anche nella scorsa Legislatura. Stupisce che l'alzheimer colpisca in maniera così selettiva alcune persone, colpendone la memoria in momenti molto particolari; stupisce questa attenzione alle persone, al rispetto della politica quando conviene, stupisce e preoccupa.
Capisco l'amico Marcenaro se si è sentito leso come persona. Mi trattengo a stento, siccome ho deciso che qui la politica è più importante delle persone, di fare una ricca serie di esempi. Lo capisco, capisco anche la difficoltà che ha nel non sapere come difendersi, ma qui sta l'errore amico Marcenaro, che è uguale all'errore del Consigliere Cattaneo; l'ha detto con chiarezza il Consigliere Gallarini.
Qui ci sono due persone che hanno comunque ruoli importanti per quest'Aula, uno è il capo del partito di maggioranza relativa, quindi, in qualche modo, assimilabile ad un riferimento, non dico l'unico, ma certamente è un riferimento politico della maggioranza, l'altro è il capo del partito di governo, oggi all'opposizione, più rilevante della minoranza, certamente, lo ha detto con chiarezza il Consigliere Gallarini la geografia delle parti è mutevole, ma è comunque un riferimento fondamentale della minoranza. Si tratta di riferimenti di maggioranza e minoranza di un Ente che fa leggi, e qui i casi personali, abbiate pazienza, "devono" e non "non possono" arrivare in seconda linea.
Quando il Segretario Marcenaro si chiede come fa a difendersi, è comprensibile, è condivisibile, ha tutta la mia solidarietà personale, come persona, non ce l'ha come politico, perché noi dobbiamo fornire delle risposte.
Guardate che il caso dei sei nani (il primo è Tullo Ostilio), in Aula si è verificato cinquanta volte e temo di dover dire che non è neanche così sorprendente che sia avvenuto in maniera sistemica in conferenza stampa vuoi avvenuta in questa sede, vuoi avvenuta nelle sedi dei Gruppi.
Abbiamo deciso che ciò sia totalmente insindacabile? Lo abbiamo deciso.
Questo comporta uno scadimento della politica, su questo non ho dubbi. Se accettiamo che un ragionamento politico si basi sul fatto che i nani erano sei e che il primo si chiami Tullio Ostilio, chiunque lo dica, chiunque lo abbia detto, sarebbe bene che non lo potesse più dire senza essere semplicemente richiamato al rispetto dei fatti, non delle opinioni.
Guardate che paghiamo tutti, guardate che ci ridurremo a vedere programmi come Rai Educational, come è capitato a me ieri sera ad un'ora molto tarda, in cui il direttore Minoli intervistava tre giornalisti (Pierluigi Battista, Franchi del Corriere della sera e Barbara Palombelli) che con soave lievità dicevano, nel 2003, che dall'anno 1990 agli anni 1992 1993-1994 la classe giornalistica italiana ha perso la grande occasione di esercitare il proprio ruolo critico. Loro dicono, relata refero, non esprimo opinioni personali, che si sono limitati in quella fase ad essere un organo di comunicazione della Magistratura e che questo ha comportato dei danni per la loro deontologia, per il loro metodo di lavorare e, perch no, anche alla politica. Noi stiamo stati chiamati dagli elettori a rappresentare la politica nella Regione e non vorrei che, di nuovo, tra dieci anni, i nostri eredi ci dicessero cosa avremmo potuto fare.
Il Segretario regionale dei DS pone il problema che non sa come difendersi personalmente: credo che il Segretario regionale dei DS e il Capogruppo debbano dare a loro stessi, rappresentando una parte dell'elettorato, alla Giunta, che ci governa, e al Consiglio, che noi rappresentiamo, un contributo di risposta.
Credo che il suggerimento che ci dava il Consigliere Mercurio abbia una sua oggettività: poniamo un punto ricostituendo l'unanimità su una legge che abbiamo fatto noi, quindi, non ce la troviamo neanche quale eredità.
Leggete la legge, se questa legge non è applicabile in questo caso francamente, non lo so quando lo sia - il che ci esula, non ci risolve il problema di merito che ha posto il Consigliere Marcenaro, perché non lo risolve. Se i nani erano sei, e questo è accettabile, questo pone dei problemi al nostro dibattito. Poi, risolviamo nelle sedi di competenza quanto deve essere risolto.
Certo che qui non si discute di due persone, ma di due Consiglieri regionali e dei due ruoli che costoro ricoprono, per libera elezione, nei loro Gruppi, che li pone nella circostanza di avere delle responsabilità per l'Ente, e questo Ente fa leggi o modifica le leggi che non condivide più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Signor Presidente, non posso non nascondere l'imbarazzo ad intervenire in questa discussione, visto che solo l'unico Consigliere di quest'Aula che ha votato contro una guarentigia e contro l'insindacabilità dei Consiglieri.
Non mi sottraggo al dibattito, perché credo che oggi sia in discussione una questione di democrazia. Sarebbe grave se oggi quest'Aula si dovesse dividere sul voto di una questione di insindacabilità. Preciso meglio: a quest'Aula non è dato di affrontare il merito di una questione, ma, per quel poco che ho compreso, quest'Aula deve discutere se le dichiarazioni siano avvenute nell'ambito dell'esercizio delle proprie prerogative.
Credo che questo sia il tema, in quanto il merito è scontato in questa vicenda ed è alla portata delle accuse mosse attraverso i mezzi di informazione. Ho ragione di credere che il Consigliere Marcenaro abbia avuto piena soddisfazione senza dover sfidare a singolar tenzone il Presidente Cattaneo, perché i giornali, il giorno successivo, hanno riportato l'altra verità, quella del Consigliere Marcenaro. Questo è un privilegio raro che ai cittadini comuni non è dato.
Voglio ricordare un'esperienza personale: anni fa, nell'anno 1997, il Consigliere Borghezio mi accusò sui giornali in relazione ad una condanna passata in giudicato, ma distorcendo l'esito di quella sentenza. Io attivai la procedura di querela; il Consigliere Borghezio, attraverso i giornali cittadini, invocò l'insindacabilità; il Presidente della Giunta delle autorizzazioni a procedere, On. Violante, avocò a sé la richiesta e il procedimento, e la Giunta all'unanimità votò che cosa se non la difesa di una guarentigia, cioè la difesa data ai Parlamentari di poter insultare e di poter portare discredito utilizzando una prerogativa.
La mia impressione è che siamo in presenza di un uso distorto di questa prerogativa consiliare e parlamentare. L'origine dell'immunità e dell'insindacabilità ha ben altri valori che riguardano la tutela delle espressioni politiche e fu la sinistra ad invocarla, furono i comunisti ad invocare questo atto. Poi, nel tempo, questa legge è stata sufficientemente vilipesa e sufficientemente oggetto di atti di pirateria.
Oggi, quello che può succedere in quest'Aula ha delle similitudini incredibili con il caso del collega Moriconi. Badate bene che nel caso del collega Moriconi gli strumenti erano analoghi, era la diffamazione a mezzo stampa. Va dato atto al centrodestra che, in quella occasione, non fece prevalere la questione di parte, si parlava del lupo italiano, si poteva far diventare quella questione di tipo procedurale una contesa politica e il centrodestra allora non lo ha fatto.
Il Consigliere Botta, dal quale mi separa un abisso sul piano delle opinioni politiche, recentemente è stato oggetto di un atto di diffamazione chiamiamolo così - a mezzo di un sito internet. Sporgendo querela nei confronti del direttore di questo sito internet si è fatto latore di una richiesta, essendo parte in causa e avendo coinvolto l'Ufficio di Presidenza in una risposta ad un quesito sulla legittimità o meno di una spesa utilizzando i fondi dell'Ufficio di Presidenza. Do atto al Consigliere Botta che, in quella occasione, su quella richiesta, capì su quale posizione di privilegio si era collocato, lui che godeva dell'insindacabilità e il cittadino che diventava oggetto di querela, e ritirò la querela.
Mi auguro che oggi, al termine di questo nostro dibattito ci sia un colpo di scena e che in questa Aula torni ad essere protagonista la politica e che il Consigliere Marcenaro prenda atto che, probabilmente, i toni erano elevati, ma che tutto si suo può ricondurre ad una dialettica seria, evitando l'imbarbarimento. L'unico imbarbarimento in cui credo è la linearità delle posizioni politiche che noi esprimiamo all'interno di questa Aula e l'unico giudizio può essere espresso dagli elettori che ci giudicano rispetto al nostro operato. Invece, su questa vicenda si carica politicamente rischiando di avere oggi un deficit di democrazia.
L'istituto dell'insindacabilità è un privilegio e io oggi non parteciperò al voto coerentemente con il voto espresso in occasione dell'approvazione di questa legge e coerentemente con il voto espresso in occasione di tutti i casi di insindacabilità che sono stati discussi in questa sede. Credo che debba tornare ad essere sovrana la politica e per questa ragione mi auguro che, al termine di questo dibattito, il Consigliere Marcenaro possa offrirci un colpo di scena con il ritiro della querela, sarebbe uno schiaffo per tutti noi perché avrebbe il coraggio di sottrarre questa contesa alla logica degli schieramenti e delle appartenenze. Il fatto è oggettivo, questo è uno dei casi di insindacabilità che sul piano del profilo presenta sicuramente aspetti similari a quello del Consigliere Di Benedetto e a quello degli altri Consiglieri per i quali quest'Aula ha espresso un voto all'unanimità.
Se oggi facciamo questo, vuol dire che restituiamo dignità e autorevolezza a questa Aula, perché la nostra autorevolezza non la riconquistiamo, anche quando ci sono dissidi al nostro interno rivolgendoci al giudice terzo o, anche quando qualcuno si sente offeso da dichiarazioni rese ai giornali nell'ambito dell'esercizio del proprio mandato consiliare, a persone terze quali arbitri o per avere una restituzione, ma quando si ha il coraggio di affrontare la situazione viso a viso e di chiarirla nelle sedi e nei luoghi dovuti.
Questa è una sede nella quale oggi questo chiarimento è possibile farlo. Auspico che, veramente, oggi si torni a parlare di politica fuori dalle appartenenze, facendo un passo in avanti verso la ricomposizione di una questione che, lo dico umilmente e da un punto di osservazione privilegiato, di non partecipazione al voto, possa farci tornare a discutere di quanto abbiamo all'o.d.g., non ultima la questione delle Vicepresidenze, che sarà oggetto certo di dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giordano.



GIORDANO Costantino

Signor Presidente e signori colleghi, sicuramente la vicenda all'o.d.g.
che stiamo discutendo è imbarazzante per tutti i Consiglieri all'interno di quest'Aula, in quanto stiamo parlando di un procedimento penale, che francamente nulla ha a che vedere con la politica di quest'Aula, anche se mi metto nei panni della persona offesa che sicuramente ha ricevuto l'offesa.
Comprendo bene lo stato di imbarazzo, proprio perché ci troviamo dinnanzi a due grosse personalità politiche e qualunque cosa che si pu dire favore o sfavore rischia di toccare quella che è la loro immagine.
Personalmente sono un po' imbarazzato perché anch'io ho usufruito dell'insindacabilità in occasione della vicenda del lupo italiano.
Sicuramente, voterò a favore anche se mi sembra che questo sarà un voto non palese per una questione di correttezza e per una questione di chiarezza.
Certamente questo istituto non deve permettere a tutti coloro che sono in quest'aula di insultare oppure di ricevere indebitamente insulti che non fanno parte della politica.
Il procedimento penale a mio giudizio non appartiene a quest'Aula ed il collega Marcenaro ha altri strumenti utili per difendersi e per dimostrare ai cittadini di questa Regione e di questa Città che non usufruisce di due pensioni e che non si è approfittato di nessuna legge.
Il collega Cattaneo, invece, sa benissimo di aver sbagliato.
Sono convinto che ci troviamo di fronte a due persone che hanno due tessuti politici squisiti e che la questione si potrà risolvere con una stretta di mano.
Restituiamo a quest'aula l'attività politica, perché siamo stati eletti per fare politica e non per esaminare procedimenti penali.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Presidente e colleghi, noi centristi siamo da sempre molto attenti alle prerogative dei Consiglieri. Pertanto, come nelle precedenti occasioni anche in questa, seguendo la proposta del Presidente della Giunta delle Elezioni, voteremo per la non sindacabilità delle espressioni usate dal collega Cattaneo, che hanno dato origine all'iniziativa giudiziaria del collega Marcenaro.
Questo, non per appartenenza alla maggioranza (perché in casi diversi la situazione si riferiva a colleghi della minoranza), ma per una convinzione: la convinzione che il ruolo del Consigliere debba trovare pochissimi freni e ostacoli.
Se andiamo a ripercorrere la vicenda, quelle dichiarazioni (che peraltro riprendevano dichiarazioni già formulate in aula), che vennero pronunciate in questo Palazzo, non in aula, si ascrivono a pieno titolo all'attività specifica del Consigliere. Questo - ripeto - non per appartenenza alla maggioranza, ma perché siamo estremamente attenti alla difesa delle prerogative degli eletti, come chi ad altro livello (quello parlamentare) rappresenta le nostre idee.
Il nostro voto sarà, dunque, per l'insindacabilità delle parole del collega Cattaneo.
A margine, voglio aggiungere un'ulteriore considerazione. Mi sarei augurato che questa vicenda non venisse portata all'attenzione della Magistratura e di quest'aula. In questo senso, se ci sono degli spazi di ricomposizione, mi auguro si segua questa strada. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Su questioni come questa si interviene a titolo personale; non esiste una posizione di schieramento o di partito, perché si affronta una tematica delicata.
Innanzitutto, sono abbastanza preoccupato ed esprimo un rammarico: il Consigliere Cattaneo poteva risolvere il problema alla radice, ammettendo di avere esagerato ed alzato i toni. In questo modo, avrebbe risolto rapidamente il problema.
Esprimo, poi, la mia solidarietà nei confronti del Consigliere Marcenaro, perché ritengo sia vittima di un'accusa falsa. Questo va detto con chiarezza.
Nello stesso tempo, ritengo che il problema dell'insindacabilità sia una questione spinosa e mi pare che anche il Consigliere Marcenaro si sia reso conto della complessità della questione. Per questo motivo ho maturato l'idea di non partecipare al voto, e spiego la motivazione di questa decisione.
Ritengo che si debba stare attenti; facciamo bene a chiedere di essere tutelati, ma faremmo molto meglio a non abusare di quelli che possono diventare dei privilegi. Certe prerogative, se usate eccessivamente diventano tali. Non vorrei che nelle prossime settimane ci trovassimo ad insultarci o accusarci reciprocamente di nefandezze, sapendo che comunque c'è la questione dell'insindacabilità.
Proprio per il ruolo che svolgiamo, dobbiamo prestare maggiore attenzione alle nostre affermazioni e capire fino a dove esprimiamo un'opinione, un giudizio, e quando, invece, superiamo quel confine.
Ritengo che le opinioni non siano sindacabili, né per i Consiglieri n per i cittadini; tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni.
Altro discorso è fare delle affermazioni precise. E' possibile definire in un certo modo una classe politica o dei politici; accusarli, ad esempio, di avere partecipato ad una precisa operazione è cosa diversa. Si dà lo stesso contenuto alla frase, ma si aggiunge un elemento in più.
Quando si fa un'affermazione precisa, occorre che questa risulti vera.
In quel caso, non ci sono più due verità, ma una sola: o l'affermazione è vera, o non lo è. Un conto è un'opinione, sulla quale si può sfumare o si possono accettare delle divergenze, mentre, se si accusa qualcuno di un fatto preciso, per esempio di usufruire di un vantaggio, si fa un'affermazione precisa, non più generica.
Per la complessità della materia, dunque, non parteciperò al voto.
Un'ultima considerazione: forse abbiamo legiferato con una certa leggerezza. Forse non abbiamo riflettuto abbastanza rispetto al fatto di avere delle leggi regionali specifiche e non una normativa che valga per tutti i Consigli regionali.
E' una considerazione autocritica che faccio, perché ho votato anch'io la legge, ma sono preoccupato perché si interviene con una legislazione specifica su questioni che hanno questo spessore (non si tratta di gestire una rete ferroviaria, ma di una questione che ha a che fare con i principi fondamentali).
Questo è un ulteriore motivo che mi porta alla decisione di non partecipare al voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Costa Enrico; ne ha facoltà.



COSTA Enrico

Il dibattito di oggi ha assunto toni particolarmente interessanti e punti di riflessioni che "fanno bene" a quest'aula, al rapporto tra colleghi e alla valutazione che dobbiamo svolgere in prospettiva. Sono state espresse molte affermazioni, quindi si corre il rischio di apparire ripetitivi nell'intervenire fra gli ultimi, ma vorrei soffermarmi, in particolar modo, sul nucleo della discussione: l'intervento del Consigliere Marcenaro.
Il Consigliere Marcenaro, querelante, quindi colui che ha avviato l'iter che ha portato a discutere, nella seduta di oggi, di insindacabilità, ha svolto un intervenuto serio, equilibrato e ricco di spunti di riflessione che, però, non ritengo di condividere per quanto riguarda l'aspetto finale, il loro epilogo, le loro conclusioni. In sostanza, mi è parso di sentire un intervento che ha voluto distinguere due aspetti: uno, l'insindacabilità, intesa, in molte parti, de iure condendo e un altro relativo ai rapporti istituzionali tra colleghi.
Sono due aspetti molto diversi e partirei proprio da quest'ultimo.
Condivido sul fatto che i rapporti istituzionali tra colleghi debbano essere risolti in modo diverso da come oggi li affrontiamo (magari attraverso una votazione di insindacabilità e non una valutazione di merito) ma devono anche essere risolti in modo diverso rispetto al ricorso alle aule da Tribunale.
E' chiaro che affrontare una questione partendo da una querela, da un avvio del procedimento, dal vedere un nostro collega, in particolare il mio Presidente del Gruppo, iscritto nel Registro degli Indagati (seppure del Registro del Giudice di Pace) pone la discussione in termini che vengono ad essere meno sereni.
giusto che il rapporto tra colleghi sia risolto in modo diverso rispetto ad un dibattito sull'insindacabilità, ma è anche giusto che sia risolto in modo diverso dall'affrontarlo in un'aula di Tribunale.
Il ricorso alla Magistratura non mi convince; non mi convince in questo caso (laddove il ricorso alla Magistratura è un atto di parte, un atto a querela di parte); non mi convince in questioni dove vicende prevalentemente politiche vengono risolte pensando che si possa, in certe circostanze, influire ed incidere sui giornali o sull'opinione pubblica presentando ricorso alla Magistratura.
Al prospetto, invece, l'insindacabilità. Com' è stato affrontato dal collega Marcenaro e quali spunti di riflessione sono stati posti? Sono stati posti due spunti di riflessioni.
Il primo aspetto è legato alla ratio di questo istituto. E' un privilegio, è una prerogativa? Perché sorge questo diritto prevalente rispetto ad un diritto di un privato? Sorge perché in seguito ad una riflessione, ad una valutazione, ad un approfondimento di livello istituzionale o di livello giurisprudenziale, si è ritenuto che un determinato diritto privatistico dovesse soccombere di fronte a prerogative attribuite a soggetti in quanto componenti di organismi rappresentativi nell'ambito dei quali non dovessero, in un certo senso, entrare interferenze di altri poteri.
E' un aspetto importante.
Il secondo aspetto è legato al ruolo del querelante che, anche in questo caso, è un Consigliere regionale.
Nell'ambito dell'insindacabilità, taluni parlano di privilegio, dal punto di vista passivo dell'Ente, dell'Istituzione, del rappresentante l'Ente, ma facciamo attenzione a non farlo diventare un privilegio e una prerogativa anche dal punto di vista attivo, dal punto di vista del querelante che, se Consigliere regionale, deve risolvere la questione in altre sedi, quali Giurì d'onore o simili.
Questo è importante perché consente di affrontare la questione in termini diversi, in termini che siano più connaturali all'aula e all'ordine del giorno che stiamo affrontando. Non si tratta di procedere a colpi di maggioranza; si tratta di valutare un comportamento e determinate affermazioni non nel merito, ma nel contestualizzarle rispetto all'esercizio di un mandato da parte di organi rappresentativi, valutando se sono state pronunciate determinate parole nell'esercizio delle proprie funzioni.
In sostanza, cosa dobbiamo analizzare? Dobbiamo analizzare un nesso di interdipendenza tra la situazione verificatasi in quella data, le parole del Consigliere Cattaneo e l'esercizio delle funzioni: una connessione logico-causale.
Ritengo che a questo punto ricorrano pienamente i presupposti per una pronuncia di insindacabilità: il tempo era il tempo di aula (a livello cronologico); si era in una pausa dei lavori; come collocazione spaziale eravamo addirittura in una sala del Palazzo del Consiglio regionale e vi era un nesso argomentativo molto stretto (con la discussione all'ordine del giorno in quei giorni).
Oggi, la nostra funzione non è valutare se l'insindacabilità sia giusta o sbagliata, se sia modificabile o equa, se sia una prerogativa o un privilegio, ma valutare soltanto se in questa circostanza si possa ritenere insincadabile il comportamento del Consigliere Cattaneo. La mia risposta è sì.
Mi rendo conto dell'insoddisfazione di un querelante che, a fronte di una valutazione che non entra nel merito dei fatti, la ritenga asettica e scevra di contenuti che possano dare soddisfazione, però questo è il compito affidato all'aula. Potremmo sicuramente discutere, de iure condendo, dell'insindacabilità; potremmo sicuramente affrontare il problema dei rapporti tra colleghi, ma questo è un aspetto che oggi non possiamo e non dobbiamo fare.
Concludo riallacciandomi al discorso del Consigliere Muliere, sempre molto corretto nelle proprie affermazioni, per evidenziare che oggi il Consigliere Cattaneo non è presente in aula, né per assenza volontaria n per un mancato rispetto nei confronti dell'aula. Il comportamento del Consigliere Cattaneo non è inerte, è un comportamento improntato al rispetto di Consiglieri che devono valutare un comportamento; sappiamo che è opportuno avere una certa libertà di azione, sfuggire a certi condizionamenti, a certe amicizie e fare una valutazione serena. Questo ha improntato la scelta del Consigliere Cattaneo di non partecipare ai lavori d'aula. Bisogna sicuramente prendere atto del suo rispetto per l'assemblea.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Sono vere le dichiarazioni fatte dal Consigliere Cattaneo oppure quelle ribadite dal Consigliere Marcenaro che sono di segno diametralmente opposto? E' un quesito non di poco conto. Il Consigliere Palma dice, e io sono d'accordo, che non spetta a noi stabilirlo, ed è vero. Resta il fatto che tale affermazioni hanno avuto una risonanza ed un eco nell'opinione pubblica talmente forte, checché ne pensi il Consigliere Brigandì, data anche l'importanza politica dei Consiglieri Cattaneo e Marcenaro che certamente hanno danneggiato, e di molto, l'onorabilità di quest'ultimo.
Questo spiega il coinvolgimento dell'iter giudiziario, unica istituzione destinata a dare un giudizio di merito per cui trovo gratuite certe insinuazioni da parte di qualche Consigliere della maggioranza che ha intravisto, in questa circostanza, un responso politico preventivo. La gente ha il diritto di sapere da che parte sta la verità. E' questo ribadisco, non è compito nostro, ma della Magistratura. Sindacabilità o insindacabilità? Non mi sembra sia questa la chiave dirimente qualsiasi sia il nostro giudizio, dato anche il rapporto numerico degli schieramenti. La via giudiziaria farà, comunque, il suo corso.
Da parte del Consigliere Cattaneo, a mio avviso, ci doveva essere una iniziativa di chiarimento ufficiale che se ci fossero stati equivoci tutto, comunque, sarebbe finito lì, una volta chiarito, e sarebbe stato risolto tutto alla radice del fatto. Personalmente, ho vissuto questa esperienza insieme ad altri Consiglieri e malgrado l'insindacabilità espressa dal Consiglio, ho subito l'iter giudiziario conclusosi con l'archiviazione. Ma quanta ansia ho vissuto in quei giorni! E' stata rinviata parecchie volte la votazione e ogni volta incontri su incontri, quasi all'ultimo si è fatta per fare un favore personale a noi.
Come volevasi dimostrare a proposito di insindacabilità, forse, continuiamo a perdere tempo. Siccome è stata messa in chiave politica, io voterò contro l'insindacabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Con l'insindacabilità abbiamo più tutela. Nella storia del Parlamento questa tutela ha una forte valenza, ma dovremo avere anche più responsabilità.
Il rapporto, l'interfaccia tra una tutela maggiore di cui non beneficiamo, deve corrispondere ad una responsabilità. Purtroppo il Consigliere Cattaneo da un lato ha espresso un falso e, dall'altro, ha politicamente inferto un colpo basso, sotto la cintola, di estrema gravità che cercherò di spiegare.
Il falso perché accusa un Consigliere di un fatto che non esiste: il Consigliere Marcenaro non percepisce una pensione. Il Consigliere Marcenaro ha coperto con i contributi una parte della sua vita lavorativa e, per una parte del suo percorso di vita, per scelta di una legge nazionale, ha avuto i contributi figurativi. Come oggi, per esempio, attraverso una forma surrettizia di finanziamento pubblico ai partiti, attraverso il rimborso delle spese elettorali, ci sono spese coperte, magari, per stampare manifesti o per pagare persone che svolgono attività di sostengo e di supporto ad un partito politico o a un movimento. Credo che faccia parte di una scelta che l'organizzazione pubblica ha indicato: coprire con i contributi figurativi, che a partire dal '92 si sono ridotti come durata l'attività svolta come sindacalista riconoscendo nella legge un certo tipo di funzione. Così come il riconoscimento delle spese pubbliche elettorali copre un certo tipo di attività.
Credo che ci siano persone, anche in Forza Italia che, in qualche modo indirettamente, ricevono da quelle risorse pubbliche un beneficio economico con il quale pagano anche i contributi. C'é una gravità - oltre ad una falsità perché si sostiene una elemento non corretto - anche politica.
Dov'é il limite, a mio parere, del Consigliere Marcenaro ma di tutto il centrosinistra? Di non aver compiuto, quando il giornale ha fatto una lunga campagna, citando anche il nome del Consigliere Marcenaro, contro i contributi figurativi per i sindacalisti, di non aver compiuto, dicevo un'azione politica per mettere a nudo, per smentire. Anche il centrodestra ha dei sindacalisti, sia nel sindacato vicino ad Alleanza Nazionale sia in quello di Forza Italia, andategli a spiegare questo aspetto dei contributi figurativi dei quali beneficiano anche loro! C'era una contrapposizione politica da compiere. Credo che il Consigliere Cattaneo avrebbe dovuto spiegare meglio dopo. Tuttavia ritengo che sia sbagliato, da parte del Consigliere Marcenaro, ricorrere alla Magistratura. Sono sempre stato molto restio a cercare un altro potere o un altro ordine, come alcuni Consiglieri del centrodestra dicono, per fare giustizia. Così segniamo una debolezza del nostro organismo, perché non è capace ad autoregolare e trovare delle forme di sanzione interna.
A me spiace che il Consigliere Cattaneo non sia presente perché poteva essere questa l'occasione per riconoscere una grave scorrettezza compiuta prevalentemente politica. Se fossi il Consigliere Marcenaro ritirerei la querela caricandola politicamente del comportamento tenuto dal Consigliere di Forza Italia.
Ci troviamo dinnanzi ad una situazione in cui l'insindacabilità c'entra poco, è una squisita questione politica, dove il collega Cattaneo ha tenuto un comportamento estremamente scorretto, perché ha utilizzato argomentazioni false - quello che il collega percepisce - e ha utilizzato una polemica che è veramente, per il momento che è stata utilizzata, senza senso e non aveva ragione d'essere.
Oggi ci potrebbe essere non una conciliazione diretta tra i due, ma uno spostamento nella politica di questa situazione con un riconoscimento da parte del Consigliere Cattaneo del grave errore compiuto e da parte del Consigliere Marcenaro di riportare all'interno del percorso del Consiglio regionale questo tipo di problematica, ritirando la querela.
Auspico che in questi ultimi minuti possa giungere qualcosa di nuovo magari l'ingresso del Consigliere Cattaneo, sarebbe un fatto positivo per recuperare quella maggiore responsabilità di cui dicevo. Non possiamo fare leva sulla maggiore tutela e giocarcela all'interno di quest'Aula, perch qualcuno prima ha avuto e poi potrebbe averne bisogno dopo, quindi rimane in piedi tutto questo meccanismo. Oggi dobbiamo spostare questo discorso sul tipo di responsabilità politica che abbiamo e vi è un livello oltre il quale c'é un limite e se non c'è questo limite non possiamo pensare di avere la tutela, perché se funziona a colpi di maggioranza è ancora più grave.
Se la tutela funziona a colpi di maggioranza e trova una scorrettezza nella dimensione politica, in ogni Legislatura la maggioranza potrà impadronirsi di un meccanismo perverso, potrà riversare di tutto sulla posizione e ricorrere alla insindacabilità.
Vorrei citare un esempio che mi ha interessato direttamente. Tra i Senatori ero uno di quelli sempre presente, credo il decimo, ma un giorno durante una votazione - in Senato le votazioni non funzionano come in quest'Aula che ci sono i secondi che scorrono - il Presidente Mancini dopo pochissimi secondi chiude di colpo la votazione, io sono arrivato un attimo in ritardo ed è mancato il numero legale su un provvedimento estremamente delicato. Il giorno dopo sul giornale è apparso l'elenco degli assentisti tra i quali c'era anche il mio nome. Un Consigliere Comunale replicò il fatto che il Senatore del suo collegio era assenteista. Io non potevo prendermela con quel Consigliere, dovevo prendermela con il giornalista ma, in particolare, con il giornale che ha segnalato un fatto che doveva essere visto in un contesto e non estrapolato in una forma che ci danneggiava.
Anche nel nostro caso, per la dimensione politica, il silenzio del centrosinistra sulla campagna apparsa su Il Giornale, organo sostanziale di Forza Italia, è stata inspiegabile, per cui il Consigliere Cattaneo ha estrapolato da questo elenco il nome del Consigliere Marcenaro e ha riportato delle affermazioni, tra l'altro falsamente, perché ha inserito una valutazione diversa rispetto alla quale il collega Marcenaro e noi non siamo stati in grado politicamente di controbattere questo aspetto, che è di estrema scorrettezza.
La cosa che attenderei è che il collega Cattaneo entrasse in quest'Aula e ammettesse il fatto che è andato oltre a quello che è il duro confronto politico e, dall'altro lato, il collega Marcenaro riconducesse nell'ambito della nostra responsabilità questa questione, non affidando ad un altro potere la situazione che si è creata.
Se la situazione resta invece in questi termini, non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Apprezzo i toni pacati del dibattito, non sempre però gli argomenti sono adeguatamente doviziosi.
Devo rilevare un equivoco di fondo che finisce per turbare i contenuti degli interventi, soprattutto da parte dei membri dell'opposizione.
L'istituto dell'insindacabilità o della immunità, che è l'omologo e storicamente sorge prima, non costituiscono un privilegio del singolo nascono storicamente come difesa dal principe, come difesa dal potere e dai condizionamenti. Se cogliamo questo primo aspetto storico e culturale rilevante possiamo entrare subito nel vivo del tema che oggi ci interessa che è il provvedimento della Giunta per le Elezioni, laddove il Presidente Mellano evidenzia che non rientra fra le competenze della Giunta per le Elezioni il compito di verificare la fondatezza e la verosimiglianza dei rilievi mossi, ma unicamente di verificare la loro stretta e coerente relazione con i contenuti degli atti tipici. Di questo concetto, la seconda parte è più rilevante e qualificante. È stato già toccato questo argomento da parte dei colleghi, ma il nodo vero è tutto qui.
Posto così il problema, dobbiamo procedere ad una ulteriore riflessione per ricondurre la discussione negli alvei corretti da un punto di vista normativo, istituzionale e politico.
Non è vero che ci troviamo di fronte al diritto del Consigliere Marcenaro e al diritto del Consigliere Cattaneo sic et impliciter, ci troviamo a due livelli di legittimità dei diritti e di tutela, ma mentre il primo, quello che riguarda il Consigliere Marcenaro è un profilo individuale, ovviamente legittimo e sacrosanto, il secondo quello che riguarda il Consigliere Cattaneo è un profilo che va oltre la persona perché riguarda il Consigliere Cattaneo in quanto membro dell'Assemblea. La prerogativa viene prima dell'introduzione dell'esame specifico dei contenuti concreti della vicenda, e a questo punto apro una parentesi: gli unici che parlano di falsità sono quelli che non hanno assistito alla conferenza stampa.
Senza entrare nel merito possiamo dire, anzi evidenziando l'atteggiamento del Consigliere Cattaneo, che se fosso vero, e non è assolutamente dimostrato che sia vero, si è trattato di un affidamento e come si è soliti dire in termini giuridici, c'è il principio dell'affidamento che ha operato in Cattaneo, come poteva far rilevare l'intervento del Consigliere Tapparo, cioè sono stati pubblicati dei dati sui giornali che non hanno avuto né smentita né alcuna iniziativa, ma non entriamo nel merito. Il problema è nel merito e il nodo da affrontare concerne la necessità. Con il suo comportamento il Consigliere Cattaneo non tutela un privilegio personale, ma tutela il privilegio dell'Assemblea quindi il privilegio della istituzione, anche se il fatto è avvenuto adiacente all'Aula.
Relativamente all'altro profilo sollevato, si dice che la maggioranza non deve fare una questione di numeri. Ancora una volta devo dire che, da un lato, il dibattito in Aula smentisce radicalmente questa proposizione e questa insinuazione che si vuole muovere e, dall'altro, la maggioranza dimostra di essere assolutamente coerente con una condotta che - ripeto non è condotta ispirata alla tutela dei singoli Consiglieri, bensì ispirata alla tutela e alla salvaguardia dell'interesse della istituzione.
Possiamo dire che, per certi versi, la prerogativa che qui si intende affermare, e che viene affermata - e fa bene il Consigliere Cattaneo a non offrire sul punto alcuna mediazione - è una prerogativa che riguarda l'istituzione attraverso un diritto che, sostanzialmente, è meno disponibile di quello squisitamente individuale.
Anche il riferimento al Giurì all'art. 60 del Regolamento, lungi dallo smentire la validità di quanto andiamo affermando, ne rafforza i contenuti.
Il Giurì rappresenta ancora una volta la supremazia dell'istituzione e dell'Assemblea, quindi esige che la soluzione venga individuata all'interno dell'istituzione. Né si può dire, come fa il Consigliere Ronzani: "non è vero" o "ti chiedo scusa", in primo luogo perché, lo ribadisco ancora una volta, non è assolutamente provato quello che ha detto il Consigliere Cattaneo e, in secondo luogo, se anche fosse vero, la scelta operata dal Consigliere Marcenaro non gli dà tempo, in quanto colloca il confronto immediatamente su un terreno diverso. Nel momento in cui colloca il confronto su un terreno diverso è evidente che fa sorgere il dubbio di una possibile, anche involontaria, strumentalizzazione politica, quindi una esasperazione della polemica politica, servendosi di uno strumento assolutamente legittimo, ma che si è posto fuori dagli alvei istituzionali e dal confronto politico nell'Aula.
Quindi, quando affermiamo di votare per l'insindacabilità, lo facciamo sicuramente svincolati dalla logica di maggioranza, in quanto è coerente con quanto sinora fatto e oggettivamente in linea con quello che è l'istituto, da un punto di vista storico, culturale e istituzionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Naturalmente, premetto che nel corso del mio intervento svolgerò una dichiarazione di voto, che è contraria, come già era stata espressa all'interno della Giunta da altri rappresentanti del mio Gruppo, e non è una dichiarazione a nome del Gruppo. E' una dichiarazione individuale, in quanto non penso che possa esistere alcun vincolo, disciplina di maggioranza o di opposizione, e neanche di singolo Gruppo, su una materia come questa. In questa parte, concordo con il collega Galasso, le caratteristiche dell'istituto stesso richiamano un voto profondamente libero, profondamente individuale, di assoluta coscienza e convinzione personale rispetto ad una tale materia.
Come avete visto, questo ordine di discussione, anche da parte dei vari interventi dell'opposizione, si svolge in un clima di assoluta correttezza e di confronto di merito, senza alcuna forma di esasperazione né nei toni né nelle forzature sui contenuti; credo che l'Aula lo debba registrare in questa direzione.
Tornerei a due questioni su questa vicenda che mi paiono di carattere molto importante.
La prima questione - in questo sono molto d'accordo con lui - l'ha sollevata il collega Marcenaro nel suo primo intervento ed è relativa alla contraddizione tra i due diritti. C'è il diritto alla tutela del Consigliere nell'esercizio delle sue funzioni, quindi il fatto che opinioni di tipo politico non possano essere censurate, permettendo un ordine di tutela, di libertà e di possibilità nel modo più ampio di espressione di opinioni politiche da parte del Consigliere. C'è anche un altro diritto che è di uguale valore, relativo alla tutela della onorabilità delle persone offese, che, come molti in questa Aula hanno ricordato, è un diritto fondamentale all'interno del nostro ordinamento.
Come questi due diritti del caso di cui stiamo discutendo potevano essere entrambi fatti valere e tutelati? Sono d'accordo che dalla lettura dell'art. 60 e del suo terzo comma derivi una possibilità di questo tipo. Un collega, in questo caso il collega Marcenaro, ma poteva essere chiunque altro di noi, poteva esercitare tale possibilità solo nel caso in cui alcune affermazioni che ledessero la sua onorabilità, e che non fossero veritiere, avvenissero nel corso di una discussione in sede consiliare. In questo caso, il nostro Regolamento prevede che il Consigliere possa richiedere una Commissione d'inchiesta a tutela della sua onorabilità per l'accertamento della verità o della non verità delle affermazioni e per la valutazione della lesione dei suoi diritti di onorabilità. Questo comma è talmente preciso che assegna addirittura un termine e prevede che le conclusioni di quella Commissione siano pubbliche, comunicate addirittura al Consiglio. Per cui qualora il fatto sussistesse, ridistabilizzando condizioni di onorabilità sarebbe elemento pubblico e solenne in una sede consiliare. La questione che qui si pone è cosa dovrebbe fare un Consigliere regionale (nella fattispecie il collega Marcenaro, ma poteva essere chiunque altro) nel momento in cui accuse, che ledano in modo sostanziale la sua onorabilità vengano fatte in una sede che non è la sede dell'aula nel corso di una discussione, ma è, com'è avvenuto in questo caso, durante una Conferenza Stampa e di cui il Consigliere stesso apprende solo successivamente dai giornali.
Sono affermazioni precise, per come sono state espresse all'interno della Conferenza Stampa, virgolettate ed attribuite precisamente a chi le aveva dichiarate. Non sono un giudizio del giornalista. I giornalisti in questo caso non c'entrano; sono dichiarazioni virgolettate.
Se non fossero state rilasciate, il Consigliere Cattaneo si sarebbe comportato in un modo molto semplice: il giorno dopo mandava due righe ai giornali scrivendo: "Avete travisato il mio pensiero, io non intendevo dire le cose che voi avete scritto". Chiamare in causa i giornalisti in questa direzione non ha alcuno senso. Il collega Cattaneo, non correggendo le affermazioni virgolettate, afferma, nei fatti, che esse corrispondevano precisamente alle dichiarazioni da lui espresse.
A questo punto cosa può fare un Consigliere, non potendosi avvalere della possibilità datagli dal Regolamento perché la conciliabilità tra i due diritti è impossibile? Ritengo, quindi, che il modo di procedere del collega Marcenaro fosse l'unica strada da intraprendere per la difesa del suo diritto alla tutela dell'onorabilità.
Detto questo sulla questione di carattere generale che riguardano i problemi dell'insindacabilità e della contraddizione tra i due diritti vorrei ora esprimermi sul merito della questione.
La questione poteva essere affrontata dall'interessato, con grande efficacia per l'aula e per la risoluzione del problema, in modo molto semplice: verificato che le affermazioni da lui espresse non corrispondevano alla verità e che erano state espresse in un contesto di dibattito teso con eccessiva ed estrema leggerezza, il comportamento più semplice in casi come questi (è capitato a tanti di noi di sbagliare e di avere espresso, in alcune occasioni, affermazioni affrettate, sbagliate non veritiere che, come tali, si sono verificate) è dire: "Ho sbagliato chiedo scusa al collega per le affermazioni che ho fatto, stavano dentro ad un contesto di un certo tipo, sono state fatte in questi termini, ma sono affermazioni sbagliate, non veritiere, non corrispondono, da questo punto di vista, alla verità dei fatti".
Questa era una strada possibile; era una strada assolutamente praticabile; era una strada che avrebbe messo il confronto, in questo caso tra due colleghi, nella direzione più giusta: da un lato tutelava l'onorabilità di una persona offesa e, dall'altro lato, ristabiliva la verità dei fatti in questa direzione.
Molte volte riconoscere un errore e chiedere scusa non è atto di debolezza, è atto di forza personale e dell'adempimento di un ruolo istituzionale, soprattutto se si ha una responsabilità istituzionale all'interno di un aula. Non è un atto di debolezza, è un atto rilevante, un atto che può anche ricevere un riconoscimento adeguato, se compiuto in modo netto e con queste caratteristiche.
Questa è la mia opinione, non come Capogruppo dei DS, ma come Consigliera Giuliana Manica all'interno di quest'aula.
Il mio sarà un voto negativo, mentre il voto dei singoli colleghi del mio Gruppo sarà il voto che loro, individualmente, decideranno di esprimere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Pierluigi

Sarò breve, in quanto gli interventi, comparati tra loro, dei Consiglieri Contu, Palma e Brigandì, hanno chiarito molto bene la vicenda.
Non entro, quindi, sugli aspetti giuridici, in quanto questi tre interventi, in particolare gli ultimi due citati, hanno offerto una chiarezza assoluta, ma mi soffermo su affermazioni sentite da qualche esponente dell'opposizione: diritto su diritto.
Il collega Marcenaro ha aperto questo dibattito con la comparazione tra due diritti: il suo diritto ad avere tutela e il diritto del Consigliere Cattaneo, da lui riconosciuto, alla tutela riconosciutagli in quanto Consigliere regionale nell'esercizio delle proprie funzioni.
Questo è il nocciolo di tutto il dibattito: diritto e diritto.
Mentre il collega Cattaneo gode di un diritto che l'aula ha convenuto non a colpì di maggioranza o di voto, ma nella sua totalità (meno coerentemente, il Consigliere Contu che su questa vicenda ha sempre abbandonato l'aula al momento del voto, in grande coerenza con una posizione che ebbe ad evidenziare allorché entrammo nella discussione della "leggina" varata ai fini dell'applicabilità della norma costituzionale), il Consigliere Marcenaro invoca un privilegio.
Con l'affermazione: "Essendo io Consigliere regionale voglio che mia consentita l'azione giudiziaria", sta invocando un preciso privilegio: quello del Consigliere regionale rispetto ai cittadini, mentre giustamente quell'azione giudiziaria - dico giustamente perché così avete votato - non doveva essere data al Presidente dell'Associazione Lupo Italiano piuttosto che ad altri soggetti.
Ecco la grande contraddizione di un intervento moderato, legittimo e in parte condivisibile, ma molto contradditorio sul punto: lei ha invocato un privilegio. A fronte di un diritto che lei stesso ha riconosciuto in altre occasioni, questa volta ha invocato, sulla propria persona, un privilegio.
Un privilegio che non le aspetta perché non è questa - come non lo è mai stata - la cultura dell'aula.
Non possiamo, quindi, seguirla su questa linea di ragionamento Do atto alla Consigliera Manica di aver evidenziato un dato positivo: è stato un dibattito civile, con toni sicuramente civili, con interventi legittimi, tutti molto apprezzabili. Apprezzo un po' meno l'intervento dell'amico Tapparo, che ha voluto portare nel merito una situazione che non era da valutare in quel senso. Il suo intervento non era certamente incivile, ma fuori tema di discussione.
Voglio dire all'amico Caracciolo che, quando questa maggioranza andò ad esprimersi sul caso che ebbe a riguardarlo, non andò ad esprimersi con favore personale (il collega ha detto: "Quasi un favore personale"). Non era assolutamente un favore personale, non lo era per me e non lo era per quelli con cui all'epoca parlai: era un'assoluta e precisa convinzione.
Non c'è mai stato, dunque, favore personale e l'ha rilevato anche il collega Contu, parlando di una grande coerenza di questa maggioranza che laddove avrebbe potuto sollevare il caso politico e usare i voti di maggioranza contro i minori voti della minoranza, non l'ha mai fatto perché questa maggioranza ha, sul punto, una convinzione che la porta ad esprimersi in modo assolutamente univoco, in una direzione (dirò, poi quale, ma credo sia palese).
Ritengo che la coerenza di quest'aula tutta, di un'opposizione e di una maggioranza, debba far sì che si vada in una certa linea di voto, sulla base di quanto esposto dal Presidente Mellano. La coerenza, però, è un fatto soggettivo; non si può obbligare alla coerenza, non si può obbligare la gente a credere che la coerenza sia ciò che dice l'altro.
Su un punto, però, vorrei contestare alcuni interventi svolti dalla sinistra, in particolare dal collega Marcenaro, in apertura del suo intervento, che ho apprezzato molto. Caro Marcenaro, l'aver portato la situazione nello stato in cui è, è stata una scelta tua. Premesso che ben potevi usare il Regolamento, perché le frasi imputate al collega Cattaneo in conferenza stampa furono dette dal medesimo, in aula, fatta salva l'enunciazione del nome (quindi poteva benissimo essere usato l'intervento di Cattaneo, in pieno dibattito, in applicazione dell'articolo invocato) fu una tua scelta quella di non perseguire tale strada. Oggi sostieni che quella scelta fu impossibile; no, era assolutamente possibile! Non solo: una querela ha 90 giorni di tempo per essere presentata; i tempi con i quali tu hai esercitato il tuo diritto di presentare querela hanno fatto venir meno la possibilità di andare a quel dibattito che oggi viene invocato. E' facile dire: "Mi metto sul piedistallo, poi impugniamo la spada e duelliamo, tu sotto e io sopra, come antichi cavalieri senza macchia". No, non bisognava salire sul piedistallo; c'erano i tempi e i modi per non farlo.
Non so se tu sia stato leso, non conosco così a fondo l'oggetto del contendere da poter dire se il Consigliere Cattaneo abbia sbagliato o meno ho letto un giornale, non so cosa lui abbia detto a questo giornale e non mi interessa saperlo. Di certo, non possiamo uscire dal dibattito con dichiarazioni forti, dicendo: "Cattaneo ha sbagliato". "Cattaneo ha sbagliato" può essere un oggetto di discussione; sicuramente non possiamo prenderlo come teorema, come dogma, come qualcosa di indiscutibile.
Mi auguro veramente che queste situazioni - comunque le si guardi brutte - non succedano più. Mi auguro che quest'aula non sia più investita di un caso come questo, ma soprattutto mi auguro che l'opposizione capisca che, laddove si è posto un principio condiviso, uno dei pochi principi condivisi di questa legislatura, non si può far venir meno la condivisione solo perché un proprio esponente ne diventa soggetto.
Questo è l'elemento fondamentale di richiamo che rivolgo a tutti i colleghi.
Concludo dicendo che la maggioranza voterà favorevolmente sull'ipotesi di insindacabilità prospettata dal Presidente Mellano e voterà, non secondo la logica dei colpi di voto o dei colpi di maggioranza, ma nell'assoluta convinzione che è un voto giusto, coerente, cosciente; un voto di civiltà un voto giuridicamente valido.
Sotto tutti questi profili, la maggioranza esprimerà il voto nel senso positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marcenaro, per dichiarazione di voto.



MARCENARO Pietro

Apprezzo la scelta del Presidente Cattaneo di non essere presente a questo dibattito, anche se è diversa dalla mia, forse perché diverse sono le posizioni in questa discussione. Non c'è, da parte mia, alcun rilievo da muovere su questo punto.
Parlando per dichiarazione di voto, a titolo personale, dichiaro la non partecipazione al voto.
Faccio, poi, alcuni brevi rilievi. Il primo: vedo anch'io gli aspetti contraddittori di questo dibattito, ma non credo che si tratti di una vicenda che ha avuto gli stessi rilievi di altre volte. Francamente, non credo a quanto è stato detto nel corso della discussione.
Ho letto con attenzione i verbali; si è affermato in aula che esistono sindacalisti che hanno tenuto un certo comportamento; successivamente facendo nome e cognome si indicano fatti specifici. Se nel primo caso si è di fronte ad una opinione che si può contestare o meno, nel secondo caso c'è un Codice Penale che considera in modo diverso determinati fatti.
Da questa discussione - pacata, di confronto e di merito - è emerso che non ho trovato una sola persona che abbia sostenuto la veridicità delle accuse che mi sono state mosse. In quello che ha detto il Consigliere Marengo, può darsi ci sia qualcosa di vero: di fronte ad una normativa che abbiamo costruito, forse sono nella contraddizione di chiedere un privilegio. Riconosco di esercitare un diritto e un potere, anche solo attraverso questa discussione, che un qualsiasi cittadino, nella stessa condizione, non avrebbe potuto esercitare. E' ovvio che da questa discussione, per il solo fatto che la stessa sia avvenuta, ho una risposta al problema che volevo affrontare: la tutela legittima della mia onorabilità, che un altro cittadino non avrebbe avuto.
Dovete darmi atto che questo è stato possibile solo attraverso il ricorso all'azione giudiziaria, diversamente, questa possibilità non l'avrei avuta. Infatti, a mio parere, in questo caso, il III Comma dell'art. 60 del Regolamento non era applicabile - sempre che il nostro Regolamento venga rispettato.
Francamente vi assicuro, e vi prego di credermi, che in quello che ho fatto non c'è stata una intenzione politica. Ciascuno di noi ha una formazione politica e poi risponde a qualcos'altro. Non c'è solo quello che ci hanno "inculcato" - uso un termine che ha usato il Consigliere Angeleri nella testa i nostri partiti. Per quanto mi riguarda c'è anche quello che mi ha "inculcato" mio padre, mia madre, l'educazione, il senso di sé che ciascuno ha e il modo in cui si reagisce di fronte a cose del genere.
Potete crederci o meno, ma questa è la realtà che mi ha portato a prendere certe decisioni e a difendermi da accuse che considero infondate. Potrei fare una specie di confessione: non ho difeso solo la mia onorabilità, ma anche il mio posto di lavoro. In un partito come il mio se si pensa che qualcuno percepisce una pensione senza aver versato i contributi, corre il rischio di essere licenziato. Può darsi che sia stato anche mosso da una banale difesa del mio posto di lavoro. Questo è un problema serio.
Per queste ragioni penso che ci sia una questione da affrontare e risolvere. Questa questione, secondo me, consiste esattamente in quello che ho cercato di dire all'inizio. Nel fatto che il problema della tutela dell'onorabilità della persona deve trovare una soluzione. Naturalmente trova una soluzione dentro i limiti della politica, ma la trova anche altrove. Qualcuno ha citato Fedro, ma in questo caso il "Superior stabat lupus, longeque inferior agnus" mi pare sia abbastanza chiaro. Io non ho insultato nessuno; non ho accusato nessuno di rubare le pensioni senza aver maturato i contributi; non ho accusato nessuno di aver violato non so se delle leggi, ma le regole sulle quali si basa la convivenza. Non l'ho fatto.
Da questo punto di vista, tutto può essere verificato e discusso. Si può discutere dell'opportunità di una reazione o meno. All'inizio di questa storia c'è un'accusa ingiustificata che, non a caso, nessuno è in grado di dimostrare. Rimango a disposizione di chiunque voglia dimostrare la veridicità di quell'accusa offrendo a tutti la più ampia facoltà di prova e l'accesso a qualsiasi documentazione che possa dimostrare la veridicità dei fatti.
La politica ha diritto di decidere tante cose. Nella politica sono nato, cresciuto ed è una campo che amo, ma alla politica non do il diritto e il potere di decidere se è vero o no che percepisco due pensioni. Questo non lo decide la politica, ma è decisa sulla base di una verifica dei fatti: o è vera o non è vera.
Da questa discussione emerge se quelle affermazioni erano o non erano vere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, l'Assessore Brigandì che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà



BRIGANDI' Matteo

Signor Presidente, credo, ancora una volta, che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e che la giustizia sia uguale per tutti.
Questo dato fa sì che ognuno deve essere posto sullo stesso piano qualsiasi posizioni egli occupi.
Noi abbiamo letto - e la sinistra ha votato - una dichiarazione di questo tipo: "No alle olimpiadi dei mariuoli. Il centrodestra, d'accordo con il centrosinistra, vuole nominare un condannato per corruzione, con sentenza definitiva, ad un anno".
A fronte di questa dichiarazione un certo Claudio Artusi ha intentato causa sostenendo una cosa ben più facilmente accertabile, cioè se c'era o meno una sentenza di condanna passata in giudicato. Il Consiglio regionale glielo ha inibito, con le proposte della sinistra, dicendo che si trattava di una dichiarazione resa nell'esercizio delle proprie funzioni. Ancora una volta si trattava di un volantino distribuito dal Consigliere Di Benedetto.
Abbiamo discusso, abbiamo ridiscusso, ridiscusso ancora una volta: non ho sentito nessuno che mi spiegasse per quale motivo il signor Claudio Artusi non avesse diritto a ritenere che non era mai stato condannato penalmente. Che è l'accertamento più semplice del mondo, certamente più semplice che accertare se qualcuno prende o non prende più pensione, o se gli sono stati accreditati o meno dei contributi al fine di percepire più pensione. Questo è il dilemma.
Un dibattito in aula, dove il limite del discorso, centrato da tutta una serie di interventi e se, è possibile, più esattamente dal Consigliere Galasso, è un meccanismo dove si discute di metodo e non di merito.
Il merito non è stato deciso. Personalmente cosa percepisce il Consigliere Marcenaro di pensione, non interessa nulla. Se si vuole conoscere qual è il mio pensiero, posso dire che la penso esattamente come il Consigliere Cattaneo, perché ho fiducia nel Consigliere Cattaneo qualsiasi pensiero il Consigliere abbia avuto.
Tuttavia, non possiamo pensare di lavarci la bocca in aula dicendo: "come avete visto, avevo ragioni". Il "come avete visto avevo ragione", è un pensiero che deve essere pronunciato da una sola persona: il giudice.
Egli, nella sentenza, potrà dire se è bianco o nero, e basta, nessun altro. Qui non si può più discutere di metodo. Posto che il giudice abbia giurisdizione, potere che non ha e che deve essere negato, così come è stata negata la giurisdizione nel caso di Artusi, così come è stata negata la giurisdizione nel caso in cui dei Consiglieri non solo si sono limitati a dire delle cose ingiuriose nei confronti degli altri, ma addirittura hanno attivato la Magistratura affinché iniziasse dei procedimenti penali.
Altro che diffamazione, che è un reato che si punisce con una ammenda o con qualche giorno di condizionale, stiamo parlando di calunnia, che è un reato ben più grave e serio e che non è contro la persona, ma è un reato contro lo Stato. Queste cose devono essere dette in questi termini, né si pu pensare di devolvere - lo dico in maniera chiara, perché mi pare che questo concetto non sia stato capito bene - prove, pensieri ed istanze politiche alla falange armata dei DS, che si chiama Magistratura.
Presidente, per questi motivi voterò in conformità e in coerenza a quanto richiesto dal Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Presidente, continuo ad apprezzare il tono pacato con cui il Consigliere Marcenaro espone la questione, ma si continua a privilegiare un aspetto personalistico tutto da provare di fronte ad un istituto di tutela delle prerogative che non sono disponibili nel senso proprio.
Si dà per acclarato cosa che non è qui affrontata, si elude il problema principale. Nessuno ha sostenuto la veracità di quello che ha detto il Consigliere, il problema è che non ci siamo affacciati sul terreno del contenuto, ma su quello squisitamente istituzionale.
Apprezzo sempre i riferimenti alla moralità e dei partiti e delle storie personali, quindi su questo non posso che sintonizzarmi. Devo dire però che la maggioranza e io in prima persona restiamo fedeli ad una interpretazione che è stata applicata nei confronti di membri dell'opposizione, una interpretazione che tutela la istituzione e, quindi su questo alveo e in questa linea continuiamo.
Per quanto riguarda i richiami di sobrietà, voglio ricordare, senza ombra di polemica, che il dibattito avvenuto in quella occasione e immediatamente precedente alla conferenza stampa è stato in alcuni momenti odioso.
Concludo dicendo che l'auspicio è che da questo dibattito civile si tragga alimento per coltivare sobrietà, correttezza e senso istituzionale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso lo spazio dedicato alla dichiarazione di voto.
Procediamo con la votazione, ai sensi dell'art. 66, comma 3, a scrutinio segreto. La scheda per la votazione reca: "Insidacabilità del Consigliere regionale, Valerio Cattaneo" (Art. 122 della Costituzione.
Iscrizione ai sensi art. 3, comma 2, l. r. 32/2001).
Informo che votando "sì" si vota per la insindacabilità e votando "no" contro la insindacabilità.
Nomino scrutatori i Consiglieri Giordano e D'Onofrio.
Prego il Consigliere Segretario Pozzo procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Pozzo procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la votazione.
Procediamo allo spoglio.



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente:



PRESIDENTE

presenti 48 Consiglieri votanti 43 Consiglieri hanno votato SI' 36 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri schede bianche 1 Non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La seduta riprenderà alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.09)



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