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Dettaglio seduta n.319 del 04/03/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VIPRESIDENTE TOSELLI



(Alle ore 10.19 il Vicepresidente Toselli comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.50)



(La seduta ha inizio alle ore 10.59)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brigandì, Cantore, Costa Enrico Cota, Deorsola, Ferrero, Ghigo, Pedrale, Pichetto Fratin, Racchelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Questioni internazionali

Interpellanza n. 1780 della Consigliera D'Onofrio inerente a "Preoccupanti collegamenti tra malavita e fondamentalismo islamico"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1780, presentata dalla Consigliera D'Onofrio.
Risponde l'Assessore Assessore Cotto.



PRESIDENTE

COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione



PRESIDENTE

In merito a questa interpellanza, pur considerato con la dovuta attenzione e condividendo la preoccupazione per le problematiche evidenziate, si rileva come la Regione Piemonte non abbia competenze ad intervenire sul fronte del controllo e della repressione dei fenomeni segnalati.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Cattaneo ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Volevo sottolineare una situazione imbarazzante per il Consiglio regionale, in quanto sono le ore 11.00 e la seduta è stata aggiornata di mezz'ora per la mancanza del numero legale, ancorché presenti circa una ventina di Consiglieri assegnati alla maggioranza consiliare e paradossalmente, non presenti gli interpellanti delle interpellanze e interrogazioni che oggi sono all'ordine del giorno.
Questa è una situazione anomala, perché la Giunta è presente in Aula e si sa a quali interrogazioni e interpellanze deve rispondere. Alla Conferenza dei Capigruppo i Presidenti dei Gruppi sono presenti e spesso viene evidenziata la carenza del numero legale e l'esigenza di destinare un tempo più ampio al sindacato ispettivo, una situazione che non ci vede d'accordo anche per il ruolo del Consigliere regionale, però è anomalo che spesso interroganti e interpellanti non sono presenti in Aula e la Giunta che è presente e pronta non è messa in condizione di rispondere alle interrogazioni.
Il mio intervento non vuole introdurre polemiche o fare la predica a nessuno, ma chiedo alla Presidenza, ancora una volta, di sollecitare i Gruppi, in particolare dell'opposizione, a cui aderiscono i Consiglieri regionali che di norma presentano interrogazioni e interpellanze, ad essere presenti almeno quando vengono trattate le loro interrogazioni e interpellanze.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare, anche da parte nostra la sua cortese Presidenza a far presente ai colleghi della maggioranza, che non vedo così numerosi in Aula - mi pare che il numero minimo che per Regolamento deve essere garantito è di 25 Consiglieri - ad essere presenti.
Abbiamo la difficoltà di un lungo elenco di interrogazioni, peraltro Consigliere Cattaneo, questa volta non conoscevamo in anticipo le interrogazioni che dovevano essere trattate, forse si è confuso con le scorse settimane. Per questa seduta è stato deciso dal Presidente senza l'accordo della Conferenza dei Capigruppo, quindi abbiamo visto sul momento le interrogazioni e interpellanze poste all'ordine del giorno, ma scorrendo questo elenco diventa imbarazzante da parte della minoranza constatare come siano presenti un paio degli Assessori che dovrebbero rispondere ad alcune di queste interpellanze, mentre ne mancano ben tre, quattro, cinque, sei degli altri e non li colgo presenti né in Aula né all'esterno; quindi, un invito anche da parte nostra, come minoranza, alla cortese Presidenza di fare presente alla maggioranza di garantire il numero che, peraltro, mi pare che già questa mattina, come tutte le altre volte, la seduta non sia iniziata in tempo utile, ma rinviata di mezz'ora perché mancava il numero numero che deve essere garantito in primis dalla maggioranza.



PRESIDENTE

E' difficile per l'Ufficio di Presidenza gestire il momento delle interrogazioni e interpellanze: a volte non ci sono i Consiglieri interroganti, altre non ci sono gli Assessori per le risposte. Non è una questione di maggioranza o di opposizione, semplicemente credo che vada rimarcata la dovuta sensibilità di ogni singolo Consigliere ad essere presente in apertura di seduta al di là che i lavori inizino con le interrogazioni e le interpellanze, quindi con sindacato ispettivo piuttosto che con un provvedimento.
Vi richiamo ad una maggiore attenzione ai lavori del Consiglio.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 1889 dei Consiglieri Papandrea e Contu inerente a "Richiesta contributi economici ai congiunti di persone non autosufficienti ultra sessantacinquenni"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1889, alla quale risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore delle

politiche sociali e della famiglia Nonostante il fatto che la materia del concorso degli utenti al costo dei servizi - in particolare degli anziani ultrasessantacinquenni e dei disabili - necessiti di ulteriori precisazioni normative e che rientri nell'autonomia dei singoli enti erogatori il dare attuazione a livello locale al decreto legislativo 109/1998 (modificato dal decreto legislativo 130/2000), questa amministrazione si apprestava a predisporre una nota esplicativa destinata a richiamare i principi contenuti nel citato decreto.
L'emanazione di tale norma è stata al momento sospesa avendo, il coordinamento delle Regioni, avanzato al Governo la proposta di aprire un tavolo tecnico e politico, diretto a chiarire i criteri relativi al concorso della spesa da parte degli utenti.
In attesa dell'accoglimento e della realizzazione di quanto sopra, si è ritenuto opportuno organizzare un momento pubblico di approfondimento della materia, che si svolgerà in data 5 marzo 2003 (approfitto, visto che il 5 marzo è domani, per ricordare ai Consiglieri regionali che è molto gradita la loro presenza a questo convegno che si svolgerà in corso Stati Uniti n.
23 domani pomeriggio alle ore 15,00) e al quale potranno partecipare tutti i soggetti interessati, compresi gli enti gestori delle attività socio assistenziali. Tra i relatori avremmo il prof. Resegotti, Presidente del Consorzio Monviso Solidale e il prof. Santanera, Presidente del CSA.
Data la problematicità della suddetta materia è infatti opportuno ascoltare le ragioni dei portatori dei diversi interessi per poter ottenere una ampia condivisione delle soluzioni da adottare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi pare di aver capito, dalla risposta dell'Assessore, che il tipo di problema sollevato risulta condiviso o, perlomeno, ci si rende conto dei problemi creati e della necessità di intervenire.
Le informazioni offerte dall'Assessore sono sicuramente utili, ma più che un approfondimento occorre intervenire, tempestivamente, per sanare la situazione creatasi.
Se possibile, chiedo copia della risposta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 1938 dei Consiglieri Chiezzi, Contu, Papandrea e Suino inerente a "Informativa sulla convenzione tra Ministero, Prefettura e Croce Rossa, per la gestione del centro di permanenza temporanea di Corso Brunelleschi a Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1938, alla quale risponde l'Assessore Cotto.



COTTO Mariangela, Assessore alle politiche per l'immigrazione e l'emigrazione

Pur considerando con la dovuta attenzione e condividendo la preoccupazione per le problematiche evidenziate, così come già sottolineate nell'altra risposta, si rileva come la Regione Piemonte non abbia competenza ad intervenire sul controllo dei fenomeni segnalati.
L'articolo 22 del Decreto del Presidente della Repubblica, 31 agosto 1999, n. 394. "Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286", disciplinando il funzionamento dei centri di permanenza temporanea e assistenza stabilisce, infatti, che è il prefetto della provincia in cui è istituito il centro a provvedere all'attivazione e alla gestione dello stesso, anche mediante la stipula convenzioni con l'ente locale o con soggetti pubblici o privati (che possono avvalersi dell'attività di altri enti, di associazioni del volontariato e di cooperative di solidarietà sociale), nonché ad individuare il responsabile della gestione del centro, ed a disporre i necessari controlli sulla sua amministrazione e gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

L'interpellanza è scaturita dalla visita effettuata al centro di attenzione di corso Brunelleschi, dove sono state segnalate pesanti problematiche per la condizione di detenzione, di autentica detenzione, in quello che viene chiamato, in modo eufemistico, Centro di accoglienza temporanea. Tutto è meno che un centro di accoglienza. La sua caratteristica di tipo strutturale rimanda più ad una condizione prossima a quella dei lager, perché i recinti con le grandi inferiate e le baracche dentro evocano tempi che non sono assolutamente compatibili con una civiltà moderna. Le problematiche relative all'inserimento di soggetti altri sono invece, più ampie. Esaminerò con molta attenzione la disamina redatta dagli Uffici perché ci risulta che questo aspetto venga contrastato; la possibilità di accesso di soggetti, come quelli delle cooperative, è invece una realtà non sempre praticata. Attendo di visionare con attenzione la risposta per gli opportuni approfondimenti e chiedo copia della risposta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Difesa idrogeologica

Interpellanza n. 1964 dei Consiglieri Moriconi e Papandrea inerente a "Indagine geognostiche eseguite dalla Società Cementir nel monte Bruzeta"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 1964, presentata dai Consiglieri Moriconi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Laratore.



LARATORE Giovanni, Assessore alle attività estrattive

I quesiti posti dall'interrogazione costituiscono lo sviluppo di quanto già esposto nella precedente interrogazione n. 1726 dei Consiglieri Moriconi, Contu, Papandrea e Chiezzi. In quell'occasione gli interroganti aveva chiesto chiarimenti in merito ad una richiesta, fatta dal Settore regionale competente, affinché la concessionaria provvedesse ad approfondimenti nell'area di miniera per accertare la presenza di amianto e ad inviare, tra l'altro, anche le stratigrafie dei sondaggi eseguiti negli anni 1984 e 1985. E' da sottolineare che la suddetta documentazione non era ricompresa nell'archivio trasferito dal Distretto Minerario al Settore competente.
Dall'esame delle stratigrafie, consegnate in occasione della riunione in data 3 dicembre 2002, del Tavolo Tecnico, istituito presso la Prefettura di Alessandria, è emersa la necessità di procedere ad approfondimenti di ordine geologico e stratigrafico. I sondaggi eseguiti negli anni 1984 e 1985 erano finalizzati al dimensionamento dello stesso e alla caratterizzazione del giacimento per definire se il materiale potenzialmente oggetto della concessione, potesse essere classificato marna da cemento. Come sottolineato nell'interrogazione non era stata valutata la potenziale presenza di amianto né in termini assoluti né quantitativi.
Di conseguenza, non era stata esaminata o considerata la presenza di pietre verdi, ancorché di limitate dimensioni, le quali potenzialmente possono ricomprendere mineralizzazioni asbestiformi.
D'altra parte, i campioni di materiale, a suo tempo prelevati, non sono più disponibili.
Per queste motivazioni, il Tavolo Tecnico nella riunione del 3 dicembre 2002 ha deciso di procedere all'esecuzione di tre sondaggi, da eseguire nelle vicinanze di quelli già a suo tempo eseguiti per tarare le stratigrafie già prodotte e per fornire elementi significativi tali da consentire la caratterizzazione geologica e petrografica anche dei limi delle sabbie e delle argille precedentemente segnalate.
Con provvedimento in data 30 dicembre 2002, il Settore competente ha prescritto alla Cementir l'esecuzione di tre sondaggi verticali, eseguiti secondo le norme della buona tecnica, di cui due già individuati con il provvedimento stesso e all'interno dell'area di coltivazione; il posizionamento del terzo dovrà essere individuato a seguito dei risultati dei primi due.
Nel corso dei sondaggi dovranno essere eseguite prove di permeabilità in materiali sciolti e in roccia nel caso in cui venga riscontrata la presenza di falde.
Inoltre, sono previsti campionamenti della copertura sterile, in quanto anche la parte sterile, a copertura del giacimento, può contenere pietre verdi dovuti a rimaneggiamenti orogenetici. Dalle carote dei sondaggi e dai terreni di copertura saranno prelevati campioni per le analisi finalizzate alla ricerca di fibre asbestiformi.
A conclusione della campagna geognostica, la concessionaria dovrà predisporre relazione e stratigrafie con la descrizione del materiale sondato e la relativa interpretazione geologica.
In relazione alle ultime analisi, per quanto concerne la presenza di fibre asbestiformi nell'area di coltivazione della miniera e nelle pertinenze, si rileva quanto segue: i risultati prodotti da Cementir, in data 20 settembre 2002, a seguito di richiesta del 13 giugno 2002, hanno segnalato la presenza di fibre in campioni prelevati lungo la strada di accesso alla miniera; è da sottolineare che il suddetto tratto di strada dovrà essere adeguato al transito dei mezzi di cava e pertanto si dovrà intervenire con operazioni di movimento terra Le analisi, eseguite dall'ARPA - Centro Amianto - sui cinque campioni superficiali, prelevati in contraddittorio con la concessionaria in data 31 ottobre 2002, hanno segnalato la presenza di tracce di amianto (tremolite) solo per quanto riguarda il campione n. 2, prelevato nell'impluvio del Rio Frascio posto al confine dell'area di coltivazione. Sui restanti quattro campioni, di cui uno lungo la strada di accesso alla miniera, non è stato riscontrata la presenza di amianto.
Poiché la risposta è precedente all'inizio dei lavori e dei sondaggi aggiungo che il primo sondaggio è stato ultimato ieri e oggi si visionano i campioni e si individuerà il luogo ove effettuare il terzo sondaggio, così come previsto successivamente si dovranno compiere i prelievi del materiale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Dalla risposta dell'Assessore si evince che si tratta di un problema che abbiamo più volte sollevato. Il problema concerne l'apertura di una cava in questa vallata, che già ne aveva conosciuta una della Cementir, nel frattempo esauritasi.
Tra l'altro, l'apertura di questa cava interrompe l'acquedotto esistente, che è di ottima qualità, e costringe la popolazione all'approvvigionamento dell'acqua da un acquedotto diverso, sicuramente di qualità diversa e minore.
Questa ragione, insieme ai problemi seri che pone in una vallata che non ha sicuramente una grande vocazione produttivo-industriale, ha creato all'interno della popolazione una forte preoccupazione in resistenza.
Teniamo conto che ci troviamo nei pressi di Gavi, che ha una produzione significativa di vino (è un vino tra i più noti del Piemonte). La resistenza della popolazione ci ha coinvolti e interessati relativamente ai problemi della salute, ma anche in merito a problemi più generali, che abbiamo sollevato.
In questa vicenda, ad un certo punto, si sono presentate anche delle forzature governative del precedente Governo e di quest'ultimo, che hanno modificato in corso d'opera quelle che erano le deliberazioni, che praticamente, avrebbero impedito, senza queste modifiche, che si andasse avanti; la stessa Regione si è trovata in contrasto con le scelte governative. La Regione aveva chiesto sull'acquedotto un via che non è mai arrivato, così come lo chiede sulla miniera stessa; tra l'altro, in questa vicenda c'è anche un intervento dell'Unione Europea.
Ritengo necessario approfondire gli aspetti specifici della tutela della salute, sollevati dal problema amianto, ma, a mio avviso occorrerebbe anche una valutazione più ampia dell'efficacia economica di questa impresa e dei danni che essa crea.
Da una parte, abbiamo trovato nella Regione un'attenzione nel seguire la vicenda, però forse occorre qualcosa in più, una determinazione ancora più forte, anche perché ci troviamo di fronte a dei poteri economici forti che hanno fatto sentire in varia forma la loro voce.
Teniamo conto che la ricaduta economica complessiva di tutta questa vicenda, soprattutto in termini occupazionali, è modesta. Anche una volta che sarà riavviato l'impianto industriale di Arquata, non è detto che si creerà una grande occupazione.
Dall'altra parte, per il luogo in cui è collocato, probabilmente, una volta che quell'impianto sarà avviato, creerà parecchi problemi. Ci sono stato più volte e so che a fianco si vuole costruire un centro commerciale.
Una volta che lo stabilimento riprenderà, non so quanto saranno compatibili le due strutture e quali danni creerà l'impianto alla struttura commerciale e non solo, soprattutto per quanto riguarda l'emissione di polveri e il traffico che determina. Per questo credo che forse un'attenzione a far sì che non si realizzi sia un interesse comune.
In ogni caso, è chiaro che la salute dei cittadini è importante, quindi la questione amianto ha una sua specificità e una sua importanza; di conseguenza, credo che la Regione debba continuare ad avere la massima attenzione possibile, affinché non si abbassi la guardia su questo terreno.
Se poi il Consigliere Moriconi, che insieme a me ha seguito la vicenda anche in loco, vuole aggiungere delle considerazioni personali, credo che sarebbe utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Anch'io ho seguito la vicenda della Val di Lemme e vorrei aggiungere alcuni particolari alle cose già dette, evidenziando alcuni dubbi che ancora mi rimangono.
In questa lunga vicenda abbiamo vissuto dei momenti particolari; ad esempio, a un certo punto c'è stata una deliberazione della Regione Piemonte che invitava la ditta che doveva fare i lavori, a sospenderli.
Sulla sospensione dei lavori la popolazione del luogo aveva dimostrato interesse, ma si era verificato ben presto che questa deliberazione non aveva un'efficacia pratica, perché non diceva esplicitamente d'interrompere i lavori, ma rivolgeva soltanto un invito, che la Cementir poteva accogliere o meno. Difatti non è stato accolto.
In seguito a questo fatto, si sono registrati dei momenti di forte tensione, durante i quali sono intervenute le Forze dell'Ordine per permettere la prosecuzione dei lavori, di fronte alla mobilitazione spontanea dei cittadini del posto.
E' stato già detto che abbiamo sollevato delle perplessità sul fatto che alcuni lavori siano fatti all'interno di un sito di interesse comunitario (SIC). E' per questo che sono stati fatti degli atti a livello di Comunità Europea.
Però il problema che interessa specificamente l'Assessore Laratore è che, in questo momento, non è ancora del tutto chiaro se siamo in presenza di un livello di marma cementizia tale per poter parlare di cava o di miniera. Questo porterebbe ad una diversa procedura autorizzativa.
L'Assessore Laratore è a conoscenza di questo fatto; ciò nonostante, le pratiche e i lavori proseguono, senza valutare complessivamente la situazione.
Una delle preoccupazioni maggiori che vengono espresse, e che noi raccogliamo, è proprio la situazione relativa alla presenza dell'amianto.
L'Assessore ha presentato il quadro della situazione; sono stati effettuati tre sondaggi, un sondaggio deve ancora essere effettuato e alcuni dati mancano ancora.
La perplessità presente nelle popolazioni è relativa al fatto che l'area di cava o di miniera è un'area molto estesa, quindi due o tre sondaggi non bastano a chiarire la situazione stratigrafica e l'eventuale presenza di amianto.
In ogni caso, se rileviamo la presenza di amianto, come procediamo nel corso dei lavori? E' inimmaginabile pensare, ad esempio, che vengano adottate delle misure precauzionali.
Io stesso - e l'ho già detto in aula - quando sono andato ad assistere ai lavori della costruzione dell'acquedotto, ho potuto verificare come le prescrizioni di prevenzione, che prevedevano di bagnare tutte le rocce verdi, di dotare gli operai di mezzi di sicurezza, sotto i miei occhi, in un caso specifico, non sono state osservate. Siccome si stava solo asportando e non si stava rompendo nulla, la benna di un'escavatrice aveva spaccato sotto i nostri occhi una roccia, che ha prodotto una nuvola di polvere; in quel caso, la roccia non era stata bagnata e nessun operaio presente era dotato di maschera. Ma se andiamo ad aprire una miniera di estrazione, dobbiamo pensare che tutti gli operai siano sempre tutelati e garantiti dal punto di vista della sicurezza della salute.
Noi chiediamo che la Regione presti particolare attenzione all'iter di questi lavori, perché in questo momento non ci sembra che siano garantite tutte le condizioni di sicurezza sia per i lavoratori sia per gli abitanti del luogo.


Argomento: Problemi energetici

Richiesta d'iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno nn. 696 presentato dai Consiglieri Ronzani, Muliere, Suino, Manica, Riba, Placido Tapparo e Papandrea su "Indirizzi per la politica energetica della Regione Piemonte" e il n. 727, presentato dai Consiglieri Mellano, Costa Enrico Rossi Giacomo, Toselli, Dutto e Tomatis su "Progetto di realizzazione di centrale termoelettrica nel Comune di Magliano ALPI"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tomatis; ne ha facoltà.



TOMATIS Vincenzo

Noi abbiamo presentato, un paio di giorni fa, due ordini del giorno: il n. 696, presentato dai Consiglieri Ronzani, Muliere, Suino, Manica, Riba Placido, Tapparo e Papandrea su "Indirizzi per la politica energetica della Regione Piemonte" e il n. 727, presentato dai Consiglieri Mellano, Costa Enrico, Rossi Giacomo, Toselli, Dutto e Tomatis su "Progetto di realizzazione di centrale termoelettrica nel Comune di Magliano ALPI" Chiedo, visto che c'è una certa urgenza, se possono essere iscritti all'o.d.g. e posti in discussione.



PRESIDENTE

Per l'iscrizione sono necessari 41 voti.
Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta d'iscrizione.
Il Consiglio approva all'unanimità.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 1827 dei Consiglieri Caracciolo, Tomatis, Costa R. Deorsola inerente a "Fenomeno alcolismo tra i giovani"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1827, alla quale risponde l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alle politiche giovanili

Ho chiesto - e ringrazio il Presidente Toselli per averlo calendarizzato e concesso - di discutere questa interrogazione particolarmente importante e meritoria, perché tratta un argomento delicato e in crescita.
Innanzitutto, approfitto per comunicare ai Consiglieri, che la volta scorsa hanno sollecitato il rispetto dei tempi, che è già ad un esame preventivo della Consulta Giovanile e che, come promesso, entro marzo arriverà in Commissione. Ho chiesto di discuterla prima di andare in 6 Commissione perché in quella sede presenterò ulteriori particolari ed iniziative sul fenomeno dell'alcolismo.
Oltre ai membri della 6 Commissione, gradirei che fossero presenti anche i Consiglieri Caracciolo e Tomatis, avendo loro sollecitato l'argomento.
Do lettura di quanto abbiamo messo in cantiere da attuare.
L'Esecutivo è a conoscenza del fenomeno, non soltanto per l'indagine svolta dall'Università di Torino, a cui si fa opportunamente riferimento nell'interrogazione e alla cui presentazione erano presenti i nostri uffici, ma anche attraverso il monitoraggio costante attuato tramite l'Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze, nonché dei dati nazionali elaborati dall'Osservatorio nazionale.
Da anni nella regione gli studi sui comportamenti a rischio per la salute rappresentano un impegno crescente - e che vogliamo aumentare ulteriormente, specie alla luce di queste sollecitazioni - per ricercatori insegnanti, operatori sanitari e sociali.
Relativamente alle iniziative di informazione/sensibilizzazione, la Regione Piemonte ha dato avvio a significativi progetti che si riferiscono in particolare ai giovani.
L'obiettivo che accomuna tutti i progetti è quello di proporre modelli di salute e la consapevolezza dei rischi che l'abuso di alcolici comporta.
A tal fine sono stati realizzati interventi che consentono di raggiungere il maggior numero di giovani in contesti e con mezzi di comunicazione differenziati per incidere profondamente sugli stili di vita.
Si fa inoltre presente che la problematica legata all'abuso degli alcolici è particolarmente impegnativa da affrontare in termini di sensibilizzazione, in quanto si tratta di una "sostanza" nei confronti della quale la "tolleranza sociale" è molto elevata rispetto ad esempio alle droghe. C'è una condanna minore, un'attenzione minore, una sensibilizzazione minore; quindi ritengo molto importante averlo richiamato, da parte dei Consiglieri Caracciolo e Tomatis, perché in realtà, come loro sanno, i morti per alcool sono superiori ai morti per droga.
L'approccio alla problematica ha portato alla identificazione di una strategia comune, tra Regione Piemonte, Educatori Sanitari delle Aziende Associazioni che si occupano di alcologia, che prevede: la considerazione della salute nella sua eccezione più ampia di benessere l'accrescimento dell'informazione e la motivazione della popolazione generale per l'acquisizione di stili di vita sani l'uscita della logica "quantitativa del bere" per affrontare la consapevolezza dei propri comportamenti e dei rischi conseguenti alle proprie scelte.
Nell'ambito di questo quadro generale, l'impegno della Regione Piemonte e degli operatori dei servizi ha prodotto numerose esperienze pilota che vogliamo adesso rafforzare.
Già nel 1998 era stata realizzata, nell'ambito del Piano degli interventi regionali per i giovani, la campagna "Giovani e alcool a Biella: un intervento di comunità", condotta applicando un modello di prevenzione dell'abuso e dei comportamenti a rischio dei giovani connessi al consumo di bevande alcoliche, già sperimentato dall'Osservatorio permanente sui giovani e l'alcool in altre aree pilota a livello nazionale.
Nell'anno 2000 è stato prodotto un cd-rom, destinato alle scuole intitolato Messaggi in bottiglia, tuttora utilizzato nelle scuole del Piemonte, che riporta informazioni deragliate sugli effetti degli abusi di alcool e anche di sostanze stupefacenti. Vorrei portare l'aggiornamento di questo in Commissione, per avere un parere autorevole e tecnico, da parte dei colleghi della Commissione e degli interroganti, sulla campagna da noi predisposto.
La problematica dell'abuso di alcolici è stata inserita, in collaborazione con la Presidenza della Giunta regionale, all'interno della campagna (gennaio 2001) più generale sulle dipendenze con lo slogan "Io non mi sbronzo io vivo" e inserito nel documentario Io arrivo da Giove, nonch nel cd-rom Io arrivo da Giove. Credo che abbiate visto sui muri delle città questo manifesto, studiato proprio per raggiungere, psicologicamente, i giovani..
Sempre in collaborazione con la Presidenza della Giunta regionale, nel mese di aprile (quindi dopo la vostra interrogazione) è stato organizzato l'Alcool Prevention Day, nell'ambito del quale è stato organizzato un incontro con i giovani delle scuole, sono stati distribuiti appositi materiali promozionali e informativi nei pub del Piemonte in collaborazione con l'Epat riportanti lo slogan "io non mi sbronzo io vivo", sono state presidiate per due sere le piazze Vittorio e San Carlo a Torino attuando la distribuzione di materiale informativo, la prova del palloncino, la proiezione del documentario e il contatto diretto con giovani e meno giovani.
Nel 2001 è stato dato avvio, ed è tuttora in corso, il progetto Alcool Cinema e Spot, in collaborazione con la Città di Torino, destinato alle scuole secondarie superiori, in cui è trattata la problematica dell'alcool in relazione al cinema e agli spot pubblicitari. Avete presente, per esempio, la pubblicità dei whisky che fanno vedere come la vita è brillante, geniale e come persone di successo bevono quel whisky particolare, eccetera.
Sta per concludersi il corso di formazione destinato ai formatori delle scuole guida di tutto il territorio regionale dal titolo Alcool e guida.
Come segnalate voi nell'interrogazione, gli incidenti stradali e gli incidenti dopo l'uscita dalle discoteche derivano molto dall'abuso di alcool e dalla connessione con le droghe.
Sono stati organizzati, infatti, oltre venti incontri articolati in quattro giornate di formazione tenute da medici, psicologici,sociologi, che prendono in considerazione, in particolare, il rapporto "rischioso" tra alcool e guida. Al termine delle giornate viene consegnato un kit contenente dei materiali informativi che i formatori potranno utilizzare destinando al tema dell'alcool un rapporto alla guida uno degli incontri con gli allievi, per la maggior parte diciottenni.
Per l'anno 2003 (vorrei esaminarlo dettagliatamente in Commissione, ma intanto ne do un anticipo adesso) la Regione Piemonte ha predisposto un progetto specifico relativo alla prevenzione dell'abuso degli alcolici che prevede: la valorizzazione dei lavori svolti dalle scuole sul tema la ripresa in termini di campagna pubblicitaria del tema degli alcolici la costruzione di una rete di prevenzione in collaborazione con l'Epat e il Silb (Società Italiana Locali da Ballo) nei locali della notte (discoteche pub, altro) e la messa in atto di azioni che prevengono o proteggono i giovani dai rischi correlati dall'abuso di alcool l'organizzazione per il mese di maggio di un convegno Internazionale sull'alcologia a Torino l'organizzazione, in concomitanza con il convegno, dell'Alcool Prevention Day.
Attraverso le azioni sopraesposte la Giunta regionale dimostra di aver da tempo dedicato un costante impegno nel monitorare e nel combattere con azioni concrete il fenomeno, le cui problematiche vengono considerate nell'interrogazione; pare anzi importante sottolineare come nel fronteggiare questo problema la Regione Piemonte sia all'avanguardia rispetto ad altri contesti regionali.
Devo aggiungere che solo ieri abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti del Ministero dell'Educazione e del Welfare per ampliare questo discorso. Pare che il Ministero sia intenzionato a considerare il Piemonte luogo di sperimentazione, anche perché - lo dico al Presidente Toselli - la Consulta Giovanile del Piemonte è l'unica esistente, quindi anche presente nei comitati nazionali; pertanto, si può svolgere un lavoro che mi sembra da aver potuto documentare già corposo, ma messo sulla direttiva per diventare veramente importante e proficuo. Un altro aspetto da considerare è l'arrivo di molti giovani dall'Est Europa che sono abituati all'uso di alcool e che contribuiscono a incrementare questo problema. Ho voluto dare per tempo la risposta per avere indicazioni e suggerimenti per procedere insieme su questo lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, Assessore. In ottobre avevamo presentato questa interrogazione in seguito a notizie pubblicate sul quotidiano ed ad indagini svolte dall'Università di Torino, dove risaltava che in Piemonte il 38,1% degli alcolisti è rappresentato da giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni contro una media nazionale del 3,1%, in un trend che ha visto raddoppiare la dipendenza da alcool dei giovani piemontesi nel periodo compreso tra il 1994 e il 2000, quindi, un triste primato. Noi siamo stati colpiti da questa notizia e abbiamo investito subito l'Assessorato e il Consiglio regionale.
Assessore, voglio ringraziarla perché ha preso seriamente questa nostra interrogazione. Bisogna dire che in ambito culturale e familiare non è mai stata considerata seriamente questa problematica, perché c'è una tolleranza quasi assoluta nei confronti dell'alcool. L'alcool dà ebbrezza e allegria non considerando che questi sono falsi rimedi, in quanto l'alcool deprime i centri della corteccia celebrale facendo entrare in azione i centri sottocorticali, ma da questo si passa ad una vera dipendenza, con tutti i problemi che lei ha elencato.
Noi aspettiamo di affrontare questo problema in Commissione, anche se mi ritengo soddisfatto della risposta, che dimostra la sua grande sensibilità, serietà e preparazione in questo campo ed evidenzia la sua etica politica che colloca il suo lavoro in una missione di onestà trasparenza e impegno specie verso la politica giovanile.


Argomento: Controlli amministrativi: argomenti non sopra specificati

Interpellanza 1990 dei Consiglieri Contu e Papandrea inerente a "Requisiti minimi e controlli esercitati dalla Regione sull'applicazione del finanziamento dal Fondo Nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni di locazione"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1990, presentata dai Consiglieri Contu e Papandrea.
La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

In ordine all'interpellanza n. 1990, si ritiene necessario sottolineare, in via preliminare, che in ordine al primo quesito posto finalizzato a "... sapere quali sono i criteri fissati ...", non viene indicato il provvedimento di riferimento.
Dalla prima applicazione dell'istituto introdotto dall'articolo 11 della legge 431/98, infatti, si sono susseguiti quattro provvedimenti e più precisamente: deliberazione del Consiglio regionale 21 dicembre 1999, n.
596-16518, deliberazione del Consiglio regionale 13 febbraio 2001, n. 137 5625, deliberazione della Giunta regionale 15 ottobre 2001, n. 30-4135 e infine, deliberazione della Giunta regionale del 18 novembre 2002, n. 10 7688.
Ciò osservato, può dunque escludersi che i quesiti dell'interpellanza d'oggetto siano riferiti all'ultimo provvedimento poiché, a tutt'oggi, i Comuni sono ancora alle fasi iniziali delle attività di loro competenza.
Per quanto attiene ai criteri fissati, si rammenta che il Consiglio regionale, con la deliberazione del 21 dicembre 1999, aveva individuato i seguenti requisiti di accesso al fondo in parola: reddito annuo imponibile complessivo del nucleo familiare non superiore alla somma di due pensioni integrate al minimo INPS, rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti non inferiore al 14 reddito annuo imponibile complessivo del nucleo familiare non superiore al limite vigente per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), della legge regionale 28 marzo 1995 n. 46, rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti non inferiore al 20%.
Il Consiglio regionale, successivamente, con deliberazione del 13 febbraio 2001, aveva stabilito che la concessione, agli aventi titolo, dei contributi, era assoggettata al possesso dei seguenti requisiti minimi riferiti al nucleo familiare del richiedente: reddito annuo imponibile complessivo non superiore alla somma di due pensioni integrate al minimo INPS con riferimento all'importo fissato per l'anno 2000, pari a complessive lire 18.743.400, rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti superiore al 12 reddito annuo imponibile complessivo non superiore ai seguenti limiti rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti superiore al 18%.
(Segue una tabella che prevede il numero di componenti del nucleo familiare, a seconda se siano due o tre persone, fino a cinque o più persone, e i corrispettivi limiti di reddito in lire).
Il terzo provvedimento, assunto dalla Giunta regionale il 15 ottobre 2001, a seguito della competenza ad essa attribuita dalla legge regionale 24 gennaio 2000, n. 6, così come modificata dalla legge regionale 3 settembre 2001, n. 22, aveva stabilito i seguenti requisiti minimi riferiti al nucleo familiare del richiedente: reddito annuo fiscalmente imponibile complessivo non superiore alla somma di due pensioni integrate al minimo INPS con riferimento all'importo fissato per l'anno 2000, pari a complessive lire 18.743.400 (euro 9.680,16), rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti superiore al 12 reddito annuo fiscalmente imponibile complessivo non superiore ai seguenti limiti (in applicazione della normativa sull'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata) rispetto al quale l'incidenza del canone di locazione risulti superiore al 18%.
Per la motivazione più sopra illustrata, quindi, non si richiamano i requisiti minimi dei richiedenti il contributo, esercizio 2002, approvati dalla Giunta regionale il 18 novembre u.s..
In ordine al secondo ed ultimo quesito formulato con la sopramenzionata interpellanza, ossia "...se esistono controlli sull'applicazione delle normative deliberate...", si fa osservare quanto segue.
L' articolo 11 della legge 431/98 e, soprattutto, il Decreto Ministeriale 7 giugno 1999 dispongono che alla Regione competa la individuazione dei requisiti minimi dei richiedenti e, qualora concorra con risorse proprie ad incrementare le risorse statali assegnate, la facoltà di introdurre ulteriori articolazioni delle classi di reddito o soglie di incidenza del canone sul reddito più favorevoli rispetto a quelle indicate dallo stesso Decreto Ministeriale.
In capo ai Comuni, nei confronti dei quali - è bene precisare - non vi è un obbligo giuridico, ma una semplice facoltà di aderire all'iniziativa, che intendono dar corso alle procedure per consentire ai propri cittadini residenti di ottenere il contributo per l'affitto, è demandata la competenza ad approvare ed emettere il relativo bando di concorso, a raccogliere e istruire le domande, a comunicare alla Regione il fabbisogno totale riscontrato.
Sulla scorta della citata comunicazione, la Regione provvede al riparto e all'erogazione delle risorse disponibili che, infine, i Comuni liquidano ai propri richiedenti aventi titolo.
Per concludere, si fa rilevare che le domande vengono raccolte e istruite dal Comune, il quale, per partecipare al riparto e all'erogazione delle risorse, è tenuto esclusivamente all'inoltre, secondo modalità e termine indicati dalla Regione, della più volte citata comunicazione. Appare pertanto, evidente, che gli Uffici della Regione non esercitano controlli sulle singole domande, raccolte e depositate presso le Amministrazioni comunali, competenti dunque ad esercitare su di esse ogni controllo ritenuto opportuno e/o necessario.
A tale proposito si evidenzia che nel corso dei numerosi Convegni organizzati su tutto il territorio regionale per illustrare, anche quest'anno, ai Comuni il provvedimento e gli indirizzi tecnico-procedurali è stata costantemente richiamata l'importanza dell'esercizio dei controlli al fine di verificare la veridicità delle dichiarazioni presentate dai richiedenti, ritenendo che le risorse disponibili debbano sostenere quei cittadini, e quelli soltanto, in possesso dei requisiti previsti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Ringrazio l'Assessore per l'ampia risposta e mi limito ad esporre una considerazione, con un impegno fattivo in Commissione. Ho già avuto modo di denunciare una situazione al quanto preoccupante. Lei sa che le problematiche legate allo sfratto hanno avuto un impulso notevole; sempre più abbiamo una popolazione anziana che si ritrova, da un giorno all'altro priva dell'alloggio (per le note procedure) e non sempre si è in grado attraverso l'emergenza abitativa, di riuscire a dare questa risposta. Molto spesso interviene la famiglia e assistiamo ad un fenomeno che sarebbe opportuno indagare e comprendere, per la quale coppie di anziani, o anziani singoli, non sono più titolari di contratto, ma il mercato delle locazioni impone, ad uno dei congiunti, di assumere quel contratto come seconda casa.
E' evidente che la titolarità del contratto è condizione senza la quale non è possibile erogare aiuti; quindi occorrerebbe stare moto attenti e verificare se ci sono ampi spazi di manovra nella potestà legislativa della Regione, per arginare questo fenomeno che sta diventando estremamente preoccupante: il rigetto della domanda da parte di anziani che, purtroppo non sono titolari e non hanno titolo a partecipare, pur versando in condizioni economiche disagiate.
Questa crea una discriminazione e la pregherei, Assessore, nei modi ritenuti da lei più opportuni, di indagare su questo aspetto per vedere se ci sono le condizioni per introdurre correttivi.
Chiedo copia della risposta



PRESIDENTE

Do brevemente la parola all'Assessore Botta solo per fare chiarezza non essendo consentito dal Regolamento.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'edilizia residenziale

Intervengo per raccogliere la richiesta sollecitata dal Consigliere Contu e per assicurare che faremo tutto quanto potrà essere fatto da parte dell'Amministrazione regionale, percorrendo le strade normative e finanziarie in questo senso.
Ricordo che, la settimana scorsa, in occasione dell'approvazione del bilancio, è stato approvato all'unanimità da parte del Consiglio regionale un ordine del giorno, che ho molto apprezzato, nel quale si chiedeva che 13 milioni di euro venissero reperiti nel bilancio regionale. Credo che, in questo senso, si potranno reperire queste risorse attraverso i residui destinati prioritariamente proprio all'edilizia sociale, costituendo un ulteriore sollecito da parte del Consigliere interrogante. Ribadisco che il Consiglio regionale in questo senso si è già espresso, poi, in Commissione potremo approfondire nel dettaglio i problemi che lei ha sollevato.



PRESIDENTE

Credo che la questione sia, di fatto, chiarita.
Dichiaro chiuso il sindacato ispettivo.


Argomento: Questioni internazionali

Dibattito su "Questione Iraq" ed esame ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Passiamo ora al dibattito sulla "Questione Iraq" e all'esame degli ordini del giorno collegati, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Informo che i documenti vi sono stati consegnati sono gli ordini del giorno presentati alla Presidenza. Sono già stati numerati da questa Presidenza e vi verranno riconsegnati una seconda volta con i numeri in ordine per la votazione, che avverrà successivamente; li richiamo chiedendo all'Aula di espletare il dibattito generale, ivi compresa la presentazione degli ordini del giorno.
Desidero richiamarli insieme per verificare che ci siano tutti pertanto, colleghi, vi chiedo un attimo di attenzione: ordine del giorno n.
705, a firma del Consigliere Chiezzi e altri; ordine del giorno n. 706, a firma del Consigliere Marcenaro e altri; ordine del giorno n. 709, a firma del Consigliere Contu e altri; ordine del giorno n. 710, a firma del Consigliere Chiezzi e altri.
Dichiaro chiusa la presentazione di ulteriori ordini del giorno.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

E' solo per programmare i lavori; se diamo libertà, invito tutti i Consiglieri a presentare gli ordini del giorno.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Era solo per aiutarci. Mi sembra che tutti i Gruppi abbiano presentato un ordine del giorno. Se, invece, mi indicate la volontà di presentarne altri, è sufficiente dirlo, per permettermi di tenere aperta ancora un momento la presentazione.
Collega Marcenaro, siccome il suo Gruppo ha firmato degli ordini del giorno, mi sembra che valgano gli ordini del giorno che il suo Gruppo ha presentato. Se il suo Gruppo decide di presentarne un altro, lo fa presente.
Credo che sia anche una questione di correttezza riferire all'Aula la chiusura o meno della presentazione degli ordini del giorno, per aiutare il dibattito complessivamente e per farvi avere i documenti, affinch attraverso la numerazione, possano essere visti da tutti ed edotti nell'espletamento del dibattito, della presentazione e della votazione finale. Mi sembra che la Presidenza dimostri correttezza rispetto a tutti i Gruppi consiliari.
L'ordine del giorno n. 710, a firma del Consigliere Chiezzi e altri...



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

E' superato



PRESIDENTE

Se mi dite gli ordini del giorno superati, perché ce ne sono anche altri che io richiamo e voglio sentire i proponenti se li dichiariamo superati o no, quindi vi lascerò intervenire.
Proseguiamo: ordine del giorno n. 711, a firma dei Consiglieri Saitta Manica e altri; ordine del giorno n. 712, a firma del Consigliere Palma e altri.
Poi, ci sono altri ordini del giorno che non sono ancora stati numerati perché sono arrivati questa mattina: uno è a firma del Consigliere Cattaneo e altri; un altro è a firma del Consigliere Papandrea e altri; e uno è a firma dei Consiglieri Marcenaro, Manica e altri.
Altri documenti forse possono essere dichiarati superati: il n. 71 del 27 luglio 2000 credo che possa essere superato, essendo a firma dei Consiglieri Mancuso, Ghiglia, Valvo, Botta e Salerno.
Sto richiamando mozioni e ordini del giorno relativi all'Iraq; si tratta di materiale in giacenza e avremmo piacere di comprendere se possono essere dichiarati superati, direi di sì.
Questo lo diamo per superato.
Poi, ce n'è un altro del Consigliere Rossi, che diamo per superato perch risale all'ottobre 2000 e perché il Consigliere Rossi ha firmato l'ordine del giorno con la maggioranza.
Diamo per superato anche quello a firma del Consigliere Giordano e altri, è datato febbraio 2001.
Diamo per superato anche quello a firma del Consigliere Contu e altri, del 12 giugno 2002.
In questo modo abbiamo definito gli ordini del giorno superati, che non erano rubricati o pervenuti nello specifico in questo dibattito.
Il Consigliere Papandrea mi stava dicendo che diamo per superato l'ordine del giorno n. 710, a firma del Consigliere Chiezzi e altri, del 15 febbraio 2003.
L'ordine del giorno n. 709 non è superato.
Quindi, rimangono gli ordini del giorno n. 705, 706, 709, 711 (è una mozione) e 712; quelli arrivati questa mattina a firma del Consigliere Cattaneo e altri; quelli a firma del Consigliere Papandrea e altri; quelli a firma dei Consiglieri Manica, Marcenaro e altri.
La parola al Consigliere Palma



PALMA Carmelo

Oltre all'ordine del giorno n. 710, che si riferisce all'adesione alla manifestazione che si è tenuta un mese fa, anche l'ordine del giorno n.
711, nel dispositivo, richiamava quella manifestazione e le motivazioni di adesione.
Visto che i proponenti di questo ordine del giorno hanno presentato altri due o tre documenti sul punto della guerra - essenzialmente il gruppo DS e una parte del centrosinistra - immagino che i documenti successivi siano aggiornati rispetto a quello, e che quello possa darsi per superato.



PRESIDENTE

La prima firmataria è la Consigliera Manica, ma mi pare che il Consigliere Marcenaro possa darci l'opportunità di dichiararlo ritirato.
Difatti, mi conferma che è ritirato.
Quindi, facendo il punto della situazione, rimangono in vita gli ordini del giorno nn. 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea, sull'ordine dei lavori.



PAPANDREA Rocco

Vista la discussione che ci stiamo avviando a svolgere, che ritengo importante, e l'assenza di alcuni primi firmatari di ordini del giorno nonché una presenza abbastanza ridotta della Giunta, chiedo se è possibile anticipare la pausa e riprendere i lavori alle ore 14,30, in modo da svolgere i lavori con la presenza degli assenti.
In particolare, penso al Consigliere Chiezzi, che si è assentato per motivi familiari, ma che alle ore 14,30 sarà sicuramente presente.



PRESIDENTE

Se lei formalizza la richiesta, la mettiamo in votazione. In ogni modo preferirei fare un dibattito generale, onnicomprensivo dell'illustrazione dei documenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Questo non sarà un dibattito rapido e da affrontare in modo frettoloso.
Se vuole raggiungere questa organicità tra illustrazione da parte dei presentatori dei documenti e il dibattito, ho l'impressione che la dobbiamo tirare molto in avanti.
Quindi, o mettiamo in conto che si sfonda l'intervallo di pranzo e si termina alle ore 14 o alle ore 15, oppure riprendiamo nel pomeriggio. A meno che non lo spezziamo in due parti: l'illustrazione dei documenti in questa ora che rimane e successivamente il dibattito. Però sappiamo che quando si fa così, si depotenzia fortemente il dibattito.
Vorrei segnalare che, vista la rilevanza del tema, e anche i giorni critici in cui ci troviamo, sarebbe bene che anche la rappresentanza della Giunta sia adeguata, nulla togliendo ovviamente ai quattro Assessori presenti, soprattutto all'Assessore Leo.



PRESIDENTE

Volevo solo ricordare che la Presidenza intendeva procedere con il dibattito generale, unendo la presentazione degli ordini del giorno, e successivamente reintervenire per le dichiarazioni di voto sui singoli documenti. Mi sembrava corretto muoverci in questa direzione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Io sono contrario; purtroppo, per motivi personali, oggi pomeriggio non sarò presente. Quindi, avendo programmato i lavori in questo modo, vorrei che per una volta i Capigruppo potessero essere un riferimento per quest'aula.
Dopo di che, sappiamo benissimo che le cose cambiano in corso d'opera ma gradirei che il dibattito iniziasse adesso. Poi, se dobbiamo spostare la pausa del pranzo dalle 13.30 alle 14.30, non penso che sia un problema per nessuno.
Personalmente, chiederei di seguire le indicazioni date nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Procediamo con il dibattito generale e la presentazione degli ordini del giorno; nel primo pomeriggio, ci saranno le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

La discussione su questo punto, a mio parere, deve avvenire con l'ampiezza necessaria, senza limiti di alcun tipo, che non siano ovviamente quelli previsti dal Regolamento. Però esistono molte mozioni ed ordini del giorno ed è indubbia la volontà di intervenire da parte di molti Consiglieri.
Poiché a questo punto all'o.d.g. segue una questione che ha dei termini di scadenza - per determinazioni che devono essere assunte entro un determinato periodo - volevo dire, a titolo esclusivamente personale, che se l'aula lo ritenesse necessario, non mi opporrei ad un'inversione dell'o.d.g. per affrontare per primo il punto successivo, in modo da avere la possibilità di trattare senza ulteriori pressioni il tema della pace.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galasso.



GALASSO Ennio Lucio

Io propenderei - tenuto conto che abbiamo già tutti gli ordini del giorno, che hanno anche un corredo motivazionale congruo - di mantenere l'illustrazione e il dibattito in un unico intervento. Dopodiché, si votano singolarmente.
Ovviamente, al dibattito possono partecipare tutti, ma illustrare i documenti e poi aprire il dibattito comporterebbe semplicemente una reiterazione degli argomenti, sicuramente pregevoli, ma ridondanti.



PRESIDENTE

Direi che possiamo iniziare il punto all'o.d.g. adesso, ed ovviamente iniziare con il dibattito generale.



(Commenti del Consigliere Marcenaro)



PRESIDENTE

Consigliere Marcenaro, la conclusione è la votazione degli ordini del giorno. Se non si arriva alla votazione degli ordini del giorno, il punto iscritto per i lavori odierni non è di fatto concluso. Questo mi sembrava il modo migliore per proseguire i lavori nella mattinata. Vediamo all'ora di pranzo a che punto siamo; eventualmente sospendiamo per la pausa e riprendiamo il dibattito nel pomeriggio, dal punto in cui si è interrotto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tomatis sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TOMATIS Vincenzo

Visto e considerato che non c'è una convergenza sulla discussione visto che l'ordine del giorno sulla centrale di Magliano è argomento molto più veloce di quanto non lo possa essere il dibattito sull'Iraq, chiedo prima della chiusura dei lavori della mattina, di analizzare questi due punti all'o.d.g. ed, eventualmente, iniziare il discorso sulla guerra in Iraq nel pomeriggio.



PRESIDENTE

Mi sembra, invece, che ci sia trovata una convergenza da parte dell'aula e quindi possiamo proseguire con l'ordine dei nostri lavori.


Argomento: Questioni internazionali

Dibattito su "Questione Iraq" ed esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo.
Ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Noi socialisti condividiamo l'universale aspirazione alla pace, diffusa nel mondo e soprattutto in Europa. Questo nuovo sentimento ha radici antiche nella storia del movimento socialista. Per questo viviamo con trepidazione, ansia e preoccupazione questi momenti che scandiscono il tempo della pace e il tempo della guerra. Noi crediamo che sia ancora possibile raggiungere l'obiettivo di disarmare il regime di Saddam attraverso mezzi pacifici. Positiva è l'azione che è stanno svolgendo la Germania e la Francia, con il sostegno della Russia e della Cina, affinch si dia ancora tempo al lavoro degli ispettori.
Siamo convinti che pace e sicurezza sono le facce della stessa medaglia.
Non ci convince, infatti, l'idea che l'attacco militare ipotizzato dall'amministrazione Bush appartenga alla categoria delle guerre imperialiste. Non fu in senso stretto imperialista neppure quella del Vietnam, che è stata e resta nella nostra memoria come "un sporca guerra".
Se si vuole oggi la pace, non si può ignorare come gli Stati Uniti percepisco il pericolo rappresentato dal fondamentalismo islamico di tipo terroristico. La volontà dell'amministrazione americana di intervenire militarmente in Iraq nasce da un forte sentimento di insicurezza. Gli Stati Uniti hanno scoperto, dopo la tragedia dell'11 settembre, di essere vulnerabili: il suolo americano non è più al riparo dalla guerra. Il terrorismo, come si è visto, può colpire all'improvviso chiunque e dovunque.
Non si può comprendere la diversità di atteggiamento tra l'opinione pubblica americano e quella europea sulla guerra, se non si capisce lo choc che hanno subito gli Stati Uniti.
La guerra asimmetrica mette più paura di quella tradizionale: è tra avversari in cui uno è visibile e l'altro è invisibile. La trasformazione di un nemico invisibile, com'è il terrorismo, in un nemico visibile, com'è Saddam, è in fondo il modo come il Presidente Bush rassicura che l'America non è impotente di fronte al nuovo pericolo. Felipe Gonzales nell'ultima riunione a Roma del Consiglio dell'Internazionale Socialista ha affermato che il terrorismo non presenta solo aspetti che richiedono la guerra tradizionale, ma soprattutto elementi che richiamano, su scala mondiale, la necessità di usare mezzi simili a quelli adottati nella difesa della sicurezza interna ad ogni singolo Stato. Ecco perché noi non crediamo che l'apertura di un fronte di guerra in Iraq, per quanto possa essere vincente, contribuirà davvero a ridurre il reale pericolo del terrorismo.
La sconfitta dell'Iraq può accendere ancora più il fondamentalismo nel mondo islamico e creare condizioni di maggiore insicurezza nel mondo, se l'azione militare viene condotta come se fosse una guerra americana.
Noi non abbiamo dubbi che Saddam costituisca una costante minaccia per la pace e la sicurezza nel mondo. Il disarmo del regime irakeno è un obiettivo essenziale da perseguire, che è condiviso dalla comunità mondiale. Per questo, lo SDI, con tutti i suoi rappresentanti istituzionali, ha firmato con convinzione l'appello di Marco Pannella per arrivare all'esilio del dittatore di Bagdad. Al Consiglio Nazionale dello SDI, tenutosi a Roma qualche giorno fa, Boselli, Pannella e Angeletti, cioè Socialisti, Radicali e Uil, hanno sancito una identità di vedute sul comune riconoscimento che per difendere la pace bisogna più presto arrivare attraverso l'ONU, al disarmo dell'Iraq. A livello locale, a tal proposito i giovani e brillanti colleghi radicali, come apprendiamo dalla televisione, stanno adoperandosi in tale direzione, peccato non avvertano la mancanza della nostra compagnia.
La gestione del caso Saddam deve restare nelle mani delle Nazioni Unite. Il punto principale che ci divide da tutti quelli che in questi giorni stanno manifestando per la pace, è il ruolo dell'ONU.
Noi individuiamo nello slogan no alla guerra senza "sé", né "ma" un forte equivoco che riguarda il ruolo dell'ONU: i manifestanti scendono in piazza con una parola d'ordine che consideriamo sbagliata perché vuole significare che si può essere d'accordo con le Nazioni Unite solo se le Nazioni Unite sono d'accordo a non autorizzare la guerra a Saddam. Si tratta di una posizione simmetrica ed equivalente a quella che è stata finora sostenuta dall'amministrazione americana: l'ONU conta solo se autorizza la guerra. Condividiamo pienamente quanto ha detto il ministro degli esteri tedesco Fischer "L'unica autorità che può scegliere l'opzione militare è il Consiglio di Sicurezza". Al di fuori della ragione dell'ONU c'è solo la ragione del più forte. Solo la comunità internazionale pu assumersi la responsabilità di un intervento militare in Iraq; non possono farlo da soli gli Stati Uniti. La scelta non è solo tra pace e guerra, ma tra un governo mondiale dei conflitti affidato alle Nazioni Unite e un dominio unilaterale degli Stati Uniti sulle sorti del pianeta. Se l'ONU autorizzasse l'intervento armato in Iraq, noi considereremmo legittima la guerra. Noi ci uniremmo i questo caso alle proteste, ma rispetteremmo anche nel caso in cui non condividessimo le decisioni, i dettami dell'ONU. Noi scenderemo in piazza e ci uniremo ai cortei pacifisti contro la guerra solo se questa fosse dichiarata unilateralmente da parte degli Stati Uniti, non scenderemo mai in piazza contro l'ONU.
La discussione che si è accesa sulla pace e sulla guerra, sul ruolo dell'ONU e su quella degli Stati Uniti, sui nostri legami con l'Europa e sul nuovo modo di concepire le nostre alleanze come la NATO, sulla nostra politica mediterranea e sul compito di pace che spetta all'Italia nel cercare di risolvere la tragedia israeliana-palestinese è destinata a segnare i rapporti tra maggioranza e opposizione, ma anche a ridisegnare le caratteristiche dell'Ulivo come forza di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Presidente e colleghi, è chiaro che viviamo un momento cruciale.
Alcuni analisti neutrali prevedono che l'evento bellico possa scoppiare nel giro di due o tre settimane e sarebbe un evento che potrebbe cambiare molte prospettive all'operatività delle istituzioni sovrannazionali.
Temo che la scelta degli Stati Uniti sia influenzata da aspetti che vanno al di là di quella giusta ricerca di sicurezza che ogni Paese deve considerare come centrale, ma sia anche influenzata da fattori economici.
Alcuni Commentatori di area democratica negli Stati Uniti paventano il rischio che le scelte condotte dal Governo Bush possano determinare dei processi che caratterizzano una forma di imperialismo che certamente sarebbe di grave nocumento alle istituzioni sovranazionali.
La lotta al terrorismo deve essere centrale, ma non possono essere scelte che sovrastano il diritto internazionale, come la guerra preventiva la cosiddetta guerra giusta, la guerra umanitaria. Quando il regime di Saddam si serviva di armi di sterminio di massa, ed era noto a tutti, noi democratici avevamo sollevato questo problema, ma non era stato sollevato nel mondo occidentale non vi fu nessuna attenzione e non c'era la necessità di una guerra umanitaria o di un intervento umanitario.
chiaro che il problema delle armi di sterminio di massa costituisce soprattutto in mano a regimi autoritari, un problema grave. Forse il problema relativo alle armi di sterminio di massa è più grave nella Corea del Nord che nell'Iraq, pur considerando il regime di Saddam sanguinario che ha, sia con le popolazioni sciite sia con le popolazioni curde commesso dei gravi assassini di massa, mai denunciati a tempo debito.
Oggi il ruolo dell'ONU potrebbe venire messo fortemente in discussione perché l'atteggiamento degli Stati Uniti è del tipo: "O ci date carta bianca per questo intervento, oppure lo facciamo autonomamente". Se così fosse, l'ONU perderebbe qualsiasi credibilità.
Credo che sarebbe uno dei fatti più gravi che determina la guerra oltre, ed è l'aspetto primario, i sacrifici di vite umane tra la popolazione civile, ed è una minaccia che potrebbe far tornare indietro la storia, perché toglierebbe un ruolo importante all'ONU che riesce ancora a svolgere molte funzioni importanti. La stessa Unione Europea cambierebbe la sua natura e il suo ruolo.
Credo che, per esempio, la ricerca degli Stati Uniti di un baricentro più a Est nell'Alleanza Atlantica potrebbe essere un aspetto che mette un cuneo tra i nuovi Paesi che dovrebbero entrare nell'Unione Europea e i Paesi fondatori dell'Unione Europea stessa.
Credo che sia sbagliato il protagonismo della Francia, perch attraverso questa operazione, che può avere degli elementi condivisibili cerca di influenzare il processo di allargamento e di trasformazione dell'Europa, nel momento in cui si sta lavorando alla Carta dell'Europa e si stanno rivedendo le forme della sua organizzazione. Dunque il ruolo che assume la Francia, importante per certi aspetti, può segnare anche un aspetto della lotta attorno al tipo di trasformazione istituzionale che deve subire l'Unione Europea anche di fronte all'allargamento che, come dicevo, può essere minato dagli eventi e oltre all'ONU, porsi a rischio la natura e il carattere, non direi l'unità, dell'Unione Europea.
Anche la stessa Alleanza Atlantica, che storicamente ha svolto un ruolo rilevante, può uscire da questa situazione trasformata e potrebbe essere anche positivo che se ne trasformi il ruolo e che se ne cambi il carattere della sua natura che si era determinata con il confronto fra i blocchi e la guerra fredda.
In questo quadro passa in ombra, e in questi giorni i fatti in Israele lo indicano, quello che è il necessario impegno che l'Europa deve dedicare al processo di pacificazione in Medio Oriente, attorno al conflitto tra Israele e il popolo Palestinese e alla determinazione di una soluzione che possa far riconoscere l'esistenza di una entità statale palestinese democratica. È un impegno più generale verso la democratizzazione di quei regimi del mondo che fino a ieri erano comodi, perché funzionali al sistema dei grandi interessi. Voglio ricordare che tutto il Medio Oriente non ha alcuna forma democratica e mai nessuno ha sollevato questo problema, mentre oggi, dopo il regime Saddam, si pensa alla democratizzazione di quel Paese.
un aspetto importantissimo.
Anch'io ritengo che il superamento del regime di Saddam debba avvenire attraverso un processo democratico, vorrei sperare che questo processo possa avvenire non con un protettorato americano che ricorda i vecchi caratteri del colonialismo.
Il ruolo del Parlamento italiano e dei parlamenti regionali in questa materia è molto meno accentuato se non come testimonianza e spinta ideale però il ruolo del Parlamento Nazionale in questa delicata vicenda che, come dicevo, potrebbe determinarsi a giorni, deve essere forte ed ampio e credo che qualsiasi aspetto che possa configurare un sostegno logistico o, peggio ancora, un sostegno operativo alla guerra deve trovare in una sede propria che è il Parlamento, il luogo dove determinare la posizione italiana. Direi di più. Anche lo schieramento che ha scelto su cui posizionarsi il governo italiano, avrebbe dovuto necessitare di un ampio e approfondito dibattito in sede parlamentare. Le scelte fatte, magari camuffate con atteggiamenti che guardano un po' alla chiesa, un po' ad Aznar, magari un po' a Putin hanno creato un elemento di confusione. Nella sostanza, oggi, il governo italiano è allineato con i Paesi più oltranzisti che appoggiano il governo americano: dal governo inglese, al governo spagnolo, che vengono considerati da Bush come le colonne portanti. Tuttavia non ancora complete perché nel ranch del Texas il Presidente Berlusconi non è stato ancora ammesso, così come, invece, Blair e Aznar hanno trovato udienza (pare che il ranch di Bush sia come la villa di Berlusconi dove si svolgono le riunioni determinanti per il futuro dell'umanità).
Così come abbiamo esposto la bandiera Tibetana, svolgendo una funzione importante, credo che esporre la bandiera della Pace sia un fatto importante di cui questo Consiglio deve assumersi appieno la scelta e la responsabilità. Oggi, nel nostro piccolo, potremmo dire: questo dibattito può segnare l'orientamento della massima assemblea del Piemonte.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Volevo far rilevare che in un momento in cui svolgiamo un dibattito di questa importanza, che guarda alle sorti della pace, che riguarda una vicenda importantissima per la storia d'Europa, del mondo, che riguarda la nostra stessa vicenda personale, dicevo, noi svolgiamo un dibattito in aula, in gran parte soprattutto per i banchi della maggioranza semideserta. Per i banchi della Giunta, oltre alla pregevole presenza dell'Assessore Leo, potremmo dire la stessa cosa: mancano il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta. L'opposizione, invece, mi sembra presente al gran completo. Praticamente tutti presenti, tranne uno o due assenze per ragioni di impegni famigliari, personali ecc.
Mi chiedo se questa sia la condizione per continuare a fare un dibattito di questo rilievo e di questa importanza. Vorrei ricordarvi anche la richiesta del Pontefice: la giornata di domani sarà una grande giornata che ancora determina degli elementi di mobilitazione e presenza che vogliono scongiurare, in questo ultimo scorcio di tempo, le possibilità di una guerra.
Non so se sia dignitoso per il Consiglio regionale del Piemonte proseguire un dibattito in queste condizioni: chiedo che la presidenza verifichi una diversa possibilità di presenza nell'aula, sia dai banchi del Consiglio che in quelli della Giunta e della Presidenza.


Argomento: Questioni internazionali

Dibattito su "Questione Iraq" ed esame ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

Mi permetta Consigliera Manica: la dignità che lei ha richiamato credo sia intrinseca ad ogni singolo Consiglieri e anche la sensibilità nell'essere presenti ad un dibattito, su una questione così prioritaria in questo momento per il Paese. La Presidenza non può farsi carico se non invitare i Consiglieri, che sono all'esterno dell'emiciclo, di rientrare in aula.
Non può neanche far scongedare gli assenti che non erano nelle condizioni di seguire i nostri lavori. Vedo però attenti i Consiglieri presenti e questo mi sembra un segno positivo: evidentemente sono gli unici Consiglieri che hanno una sensibilità particolare. Non possiamo far altro che proseguire rispetto alle presenze, che saranno le stesse anche oggi pomeriggio. Oggi proseguiremo i nostri lavori sempre in merito a questo tema e con la stessa presenza in aula.
Invito i Consiglieri all'esterno a ritornare in aula al fine di seguire con attenzione il dibattito.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Godio; ne ha facoltà



GODIO Gianluca

Presidente, non possiamo che considerare la situazione attuale a livello internazionale, come difficile e forse epocale. Non potrà certo sfuggire a nessuno che l'Europa occupa una posizione di alto rischio e di enorme responsabilità nello scenario mondiale. Le conseguenze non saranno certo insignificanti sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico.
Tuttavia, va detto che l'Italia bene sta lavorando nel tentativo di evitare a tutti i costi un conflitto dai risvolti imprevedibili ed immaginabili. Un conflitto voluto da un dittatore senza scrupoli che, per chissà quali motivi, negli ultimi decenni, ha assunto una posizione radicale e provocatoria con una inutile corsa agli armamenti e con una consistente e proficua sperimentazione in campo nucleare. Un dittatore che ha trascinato il suo Paese nella fame e nella povertà, facendogli assaggiare ripetutamente l'amaro boccone della guerra.
Dall'altra parte, il Presidente di uno Stato potente come gli Stati Uniti profondamente intaccato nell'orgoglio e nel cuore dai tragici avvenimenti dell'11 settembre e fermamente convinto ad usare la forza contro le insidie di un nemico invisibile qual è il terrorismo fondamentalista islamico e contro tutti i suoi sostenitori. Questo è l'intricato scenario internazionale.
Il compito dell'Europa, e dell'Italia nello specifico, non può che essere quello democratico, propositivo e pacifista tenuto negli ultimi mesi. Un compito difficile, ma non impossibile, volto a ricondurre Saddam Hussein sulla strada della ragionevolezza per evitare conseguenze ancora più disastrose per il popolo iracheno e, forse, per tutti i popoli coinvolti nel conflitto. Per questo motivo, nulla deve rimanere intentato a cominciare dal coinvolgimento delle nazioni arabe moderate che non possono non avere voce in capitolo in merito ad alcune importanti decisioni che intaccheranno direttamente il loro futuro. Ormai l'unica soluzione possibile per il bene della stabilità politica del Medioriente sembra essere l'eliminazione politica del dittatore iracheno, fomentatore della guerra contro l'occidente. Non vogliamo che la crisi irachena si trasformi in una crociata anti Islam e non solo per paura di potenziali terroristi fanatici, ma anche perché l'Europa, e soprattutto l'Italia, non hanno bisogno degli stati arabi per avviare una politica economica internazionale supportata dalle solide fondamenta della pace, della stabilità politica e della cooperazione tra gli Stati.
La credibilità del nostro Paese a tal proposito, proviene anche dal fondamentale ruolo ricoperto dal nostro esercito come garante della pace nel mondo nei punti di massima tensione internazionale. Un impegno militare, e non dimentichiamo anche economico, all'interno delle Nazioni Uniti: organismo nel quale crediamo vada riposta maggiore fiducia soprattutto da parte degli Stati Uniti. Organismo che, con abilità e tempestività, si è sempre adoperato affinché possa prevalere la pace e la libertà dei popoli sulle sopraffazione e l'ingiustizia dei tiranni.
Recentemente, il Presidente Ciampi ha detto che la pace va difesa anche con la forza delle armi, è una frase ricca di significato e non una frase fatta, perché rende onore ai numerosi soldati italiani impegnati in tutto il mondo per salvaguardare la pace e ribadisce l'impegno per una pace a tutti i costi, una pace propositiva che invita a ricercare, con le armi della diplomazia e per mezzo di una linea di condotta unitaria dell'Europa e dell'ONU, qualsiasi soluzione alternativa alla tragica e insignificante guerra; una pace nel nome dei popoli coinvolti e troppo spesso vittime di decisioni di altri; una pace che non è quella con i paraocchi, sterile e inconcludente, di quelli che sanno soltanto ciò che vogliono, ma che non hanno la più pallida idea di una alternativa possibile.
La pace non si compra, tanto meno viene fuori dal nulla. La pace non si ottiene invadendo con la forza le basi militari e neanche bloccando un treno carico di armi. La pace non è soltanto di alcuni e, di sicuro, non è di coloro che sfilano in un corteo con l'effigie di un soldato mercenario sudamericano che con grande merito - bisogna pur dirlo - lottava comunque per la liberazione dei popoli oppressi da una dittatura.
La pace è un valore, un sentimento, un'esigenza, un'idea sulla quale si può e si deve fondare la società del futuro.
Sarebbe facile lavarsene le mani optando per la guerra come ricetta per tutti i mali o per la pace sterile di chi non sa e non sa cosa vuole; di certo c'è ancora tanto lavoro da fare.
La nostra tradizione e i nostri costumi ci impongono di mettere da parte l'istinto e di impegnarci in ambito internazionale per svolgere un ruolo di mediazione, supportato da valide opzioni alternative, al fine di evitare un possibile conflitto che provocherebbe conseguenze imprevedibili.
Per questo motivo, ho deciso personalmente di aderire alla proposta del Papa di un digiuno di penitenza e di una riflessione nella giornata di domani, affinché un coro di "no alla guerra" sia supportato dall'impegno di tutte le risorse disponibili, con il massimo impegno e in tutti i modi possibili, sia simbolici e sia politici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica, anche se resta un'esile speranza che la guerra non sia inevitabile. La guerra è stata decisa dall'Amministrazione degli Stati Uniti da molti mesi e mi pare evidente che non ci sia stato nulla che finora abbia fatto cambiare atteggiamento a questo Governo. La volontà di intervenire occupando militarmente quella zona, trasformandola in una sorta di protettorato, mi pare che costituisca la vera motivazione; dietro c'è un'impostazione più generale da parte del Governo imperiale degli Stati Uniti, a fronte della crisi della mondializzazione, di utilizzare la guerra come strumento di governo dei conflitti e di imposizione del proprio ordine a livello mondiale.
Credo che di questo si tratti e sia di giorno in giorno più evidente.
Il fatto stesso che sia mutato l'obiettivo della guerra che gli Stati Uniti dichiaravano ne è una prova. Inizialmente, si trattava di disarmare il regime iracheno; oggi, si tratta di cacciare Saddam. Quindi, non è più lo stesso obiettivo e anche il disarmo di Saddam pare non possa evitare questo intervento.
Primo ho detto che c'è un'esile speranza e, in seguito, riprenderò il discorso.
Ritengo inaccettabile la scelta del Governo degli Stati Uniti, ma ritengo altrettanto inaccettabile che questa scelta possa avvenire sotto la copertura dell'ONU, esiste un ricatto evidente: "Agiremo da soli, se non ci date copertura".
Credo che un'eventuale copertura dell'ONU non cambi la sostanza, la guerra non muterebbe di segno, avrebbe le stesse caratteristiche e, per questo motivo, la nostra posizione è ferma e determinata: no alla guerra punto e basta, senza se e senza ma. Riterremmo gravissimo che l'ONU accettasse di fare propria la visione in cui si interviene nel mondo per sostituire i Governi del mondo.
Non abbiamo alcuna simpatia, e non l'abbiamo mai espressa, per il regime di Saddam, lo riteniamo uno dei regimi sanguinari di questo mondo non so se il peggiore, ma, sicuramente, non ci interessa stilare una classifica, assolutamente inaccettabile come regime. Nonostante questo riteniamo inconcepibile che nel mondo qualcuno intervenga per cambiare i regimi che non vanno bene, costituirebbe una caduta e una barbaria. L'ONU non contiene queste indicazioni nella sua Carta fondativa e una questione di questo genere sarebbe una trasformazione inaccettabile dell'ONU.
Se l'ONU o il Governo degli Stati Uniti decidessero che il Governo cinese possa costituire una minaccia per il mondo, avendo armi di distruzione di massa - mi pare che ne abbia qualcuna in più di Saddam, ma lo dico così, banalmente, e anche una possibilità molto più concreta di minacciare i propri vicini e il mondo intero - si penserebbe di cambiare tale Governo con un intervento dell'ONU o con un intervento di Bush? Questo porterebbe ad una situazione di guerra mondiale con la distruzione del mondo stesso.
Questa è la logica che sottende le azioni del Governo americano; per questo motivo, credo che non si possa in alcun modo condividere questa impostazione e non si possa neanche individuare un alibi dietro il pretesto che deve essere l'ONU a decidere.
Su questo terreno, come richiamato nel nostro ordine del giorno, la settimana passata, una dichiarazione molto netta da parte del Ministro degli esteri della Santa Sede ha fatto notare che l'intervento di sostituzione di un Governo costituisce una violazione della Carta dei diritti dell'uomo e della Carta dell'ONU stesso; la lista rischierebbe di essere senza precedenti.
C'è un elemento surreale di ipocrisia che mi sorprende, l'ho sentito anche nell'intervento che mi ha preceduto e mi è venuto in mente l'editoriale di Scalfaro su La Repubblica di domenica: "Chi crede che Saddam minacci il mondo? Dove sono le portaerei e le armate di Saddam che minacciano il mondo? Chi crede che uno Stato, attorniamo da un'imponente macchina da guerra, che rischia di aggredirlo, anzi, che lo sta quotidianamente aggredendo con bombardamenti che colpiscono anche la popolazione civile e tutte le installazioni militari che hanno, possa costituire una minaccia per il mondo?".
Credo che le motivazioni per la guerra siano altre, si dichiarino le reali intenzioni. Così come non sono credibili quelle associazioni tra il terrorismo di Al Qaeda e Saddam. Entrambi sono stati amici dell'America, ma a modo loro, senza essere amici tra di loro, ed entrambi sono stati usati in vari momenti dai Governi americani, ma, sicuramente, non hanno mai dimostrato un accordo reciproco.
Credo che questo sia un elemento da sottolineare e ulteriore per affermare che questa guerra debba essere respinta.
C'è un esile filo di speranza che ci fa dire che, forse, questa guerra alla fine, nonostante tutto, non si farà e va fatto di tutto perch effettivamente questo si verifichi. Il fatto stesso che oggi siamo qui a discuterne costituisce un elemento che va in quella direzione. Molti pensavano che si sarebbe presa una decisione molti mesi prima. Oggi siamo ancora in una fase in cui la decisione finale e drammatica può non essere presa.
Abbiamo visto come il Parlamento turco non sia andato incontro alla richiesta del suo Governo, e anche questo è un elemento che frena.
Credo che, dietro l'atteggiamento prudente di una serie di Stati e di Parlamenti, ci sia un elemento forte ed importantissimo, che è il grandioso movimento contro la guerra sviluppatosi in questi mesi e che non ha assolutamente precedenti nella storia degli ultimi decenni.
Sicuramente le valutazioni sul fatto che erano presenti 100 milioni di persone possono essere esagerate, ma abbiamo assistito alla mobilitazione di decine di milioni di persone in contemporanea. Ed è una mobilitazione che continua con una sensibilità diffusa: basta circolare per Torino e per le altre città per rendersi conto di come il segno della pace e la volontà di evitare la guerra sia molto estesa tra i cittadini e rappresenti il senso reale dell'opinione pubblica. Un senso reale di cui i governanti, le istituzioni e i Governi dovrebbero tenere conto e a cui dovrebbero attenersi, non considerandolo con fastidio, come pare ogni tanto avvenga.
E' questo enorme movimento che ha permesso finora di arrivare alla considerazione che la guerra sia ancora inevitabile, e che ci permette di dire che dobbiamo fare un ulteriore sforzo per renderla evitabile. Per fare questo non bisogna mettersi a fare le pulci al movimento antiguerra; credo che accusarlo di simpatia per Saddam Hussein sia un'operazione di ipocrisia, a cui non crede nessuno, in quanto non c'è nessun settore che esprima questa simpatia.
Credo che sostenere fino in fondo quel movimento, con la sua parola d'ordine "No alla guerra", senza si e senza ma, sia un fatto importante.
L'insieme delle chiese e delle istituzioni religiose del mondo hanno avuto lo stesso atteggiamento, e questo è uno dei fatti positivi di questa fase nel mondo. Non abbiamo assistito ad un conflitto tra religioni; in questo il ruolo che hanno giocato i capi delle religioni è stato significativo.
Tuttavia ritengo che questo enorme potenziale vada sostenuto rafforzato e continuamente alimentato, perché è l'unico elemento di speranza che ci permette di dire: "Forse il dramma di una guerra, che sarebbe una gravissima avventura nonostante la sproporzione di forze che sono in campo, può essere evitato".
L'ordine del giorno che abbiamo presentato cerca di sottolineare con forza tale esigenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marcenaro.
Ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Grazie, Presidente.
Uno dei punti di questa discussione è a quale domanda noi rispondiamo.
Qual è la domanda che, in queste settimane, mettiamo in cima alle nostre preoccupazioni e ad orientare le nostre scelte? Per noi, la prima domanda alla quale cerchiamo di rispondere è molto semplice: cosa possiamo fare noi? Cosa può fare la nostra Regione? Cosa pu fare il nostro Paese per contribuire ad evitare la guerra? Se partiamo dal punto di vista della nostra responsabilità, di una valutazione del significato e della possibilità dei nostri atti, la nostra discussione si muove in una direzione che può consentire di realizzare anche in questo Consiglio regionale, non semplicemente la ripetizione delle rispettive posizioni, che già conosciamo, ma - come abbiamo fatto qualche giorno fa, con un atto che vorrei fosse ricordato e non semplicemente lasciato alle nostre spalle - una convergenza del Consiglio regionale per decidere l'adesione e la partecipazione alla manifestazione e, in questo modo, dare un segno politico riconoscibile.
A differenza di altri colleghi, non considero affatto scontato che alla guerra bisogna rassegnarsi. E se questa è la valutazione che diamo, se questa è l'idea con la quale ci muoviamo, il nostro problema è come il nostro Paese e il suo peso, per quanto limitato, possa essere buttato sulla parte giusta della bilancia, possa pesare insieme a quello di tutte le altre forze che oggi si muovono per evitare la guerra. Penso naturalmente alle forze spirituali, ma penso anche alle forze politiche e alle realtà statuali, che oggi esercitano un ruolo.
Vorrei discutere e capire anche le posizioni delle altre forze politiche, ma trovo che, nella discussione che si sta facendo sul ruolo dell'ONU, si è quasi più preoccupati di mettere le mani avanti che non di capire quale sia il ruolo che un paese e la politica possono svolgere; mi sembra che ci sia un qualcosa che ci impedisce di svolgere la nostra concreta e possibile funzione politica.
La cosa che a me sembra certa è che, se la guerra fino ad oggi non c'è ancora stata, ciò è dovuto a diverse ragioni: naturalmente per il peso dell'opinione pubblica internazionale e perché questo peso ha trovato nelle sedi internazionali e, in particolare, nella sede delle Nazioni Unite, una rappresentanza e un'espressione che ha fatto sì che importanti forze si muovessero e rallentassero fino a questo momento, bloccando una decisione che da molto tempo sembrava già presa e già assunta. E non è un caso.
Sono stupito che il Consigliere Papandrea non si accorga che il discorso che fa sull'ONU gli impedisce di pronunciare una sola parola su quello che stanno facendo la Francia, la Germania, la Russia e la Cina.
Certo, se non si vede l'ONU, non si vede neanche questa azione politica; si sottovaluta e si pensa che ci sia un confronto nel quale il campo delle possibilità e delle responsabilità siano sottratte. Oggi, dove si svolge questa battaglia? Si svolge nell'ONU, nei Consigli di sicurezza e forse domani, addirittura nell'Assemblea Generale.
Il discorso che dice: "No, anche se l'ONU..." è in realtà un discorso che incrina, a mio parere, la battaglia in corso delle forze che si stanno misurando.
Collega Papandrea, forse mi sbaglio, ma penso che i ragazzi, e i meno ragazzi, che hanno partecipato alle manifestazioni di queste settimane e di questi giorni - ai quali naturalmente nessuno può chiedere di essere degli elaboratori di politica estera, cosa che invece a delle forze politiche dovrebbe essere richiesto - facevano il tifo affinché la Francia tenesse la Germania tenesse. O no? Non era questo il sentimento della grande maggioranza di quelle persone che si sono battute per la pace? Vorrei che il nostro Paese stesse in questo schieramento, in queste forze che oggi combattano per trovare una soluzione. Sono forze numerose che per agire devono affrontare vari problemi, innanzitutto il disarmo (così come oggi avanzato dagli ispettori). Anche in questo caso è difficile parlare di lotta per la pace assumendosene la responsabilità, senza parlare delle ispezioni, delle nuove necessità e del bisogno che essi ottengano dei risultati. Pur concordando sul fatto che non si possa pensare che la democrazia venga esportata con le armi e che sia un valore al quale ci si riferisce soltanto quando "fa comodo", chi pensa che la soluzione possa essere trovata senza armi, deve porlo con argomenti e con strumenti della politica, altrimenti diventa un discorso privo di senso.
Se in questo Consiglio regionale ci sono le condizioni per chiedere al Governo italiano di mettere il nostro Paese sul piatto della bilancia insieme alle forze che si battono per la pace, sicuramente sono più utili che non semplicemente tranquillizzare le nostre coscienze con formule che a mio parere, non sono capaci di porsi il problema della responsabilità e dell'azione politica.
Secondo aspetto.
C'é un'altra domanda da porsi, che non riguarda il breve termine, ma una prospettiva di medio e lungo periodo. Non siamo di fronte, in particolare dopo i fatti dell'11 settembre, a posizioni puntuali da parte dell'amministrazione americana, ma siamo di fronte all'elaborazione di una nuova politica che intende affrontare i grandi problemi e i nuovi equilibri del mondo, ciò che l'amministrazione americana ha chiamato, nei documenti prodotti dopo i fatti dell'11 febbraio, "la teoria della guerra preventiva".
Per affrontare questa strategia, che riteniamo sbagliata se si vogliono costruire politiche di prevenzione della guerra ed alternative alla politica della guerra preventiva, occorre specificare quali sono e cominciare a costruirle.
Elenco i piani nei quali, a mio parere, questo deve avvenire. Uno riguarda il piano della giustizia sociale e dei premi di governo della globalizzazione che a questa sono legate; l'altro, la ricostruzione di istituzioni internazionali che siano in grado di rispondere ad un unilateralismo efficace che risponda, non solo ai premi di oggi, ma anche a quelle posizioni ricordate dai colleghi Radicali: la vergogna dell'ONU a Sarajevo in Serbia e in Jugoslavia. Chi non risponde a questo problema difficilmente riuscirà ad essere credibile quando chiede l'istituzione internazionale di efficacia.
Esiste, inoltre, la questione riguardante la Corte Penale Internazionale. Come si ricostruire un diritto internazionale basato su diritti umani, come parte di una strategia di lotta per la pace ed istituzioni corrispondenti? Terza questione: non è pensabile una lotta per la pace che non sia anche una lotta per la libertà, per la democrazia e che chiuda un periodo di forte relativismo che ha riguardato tutti: le politiche americane e le politiche dei suoi avversari e che hanno considerato, di volta in volta, la democrazia e la libertà come cose da agitare quando faceva comodo e da non vedere quando non facevano comodo. Ha riguardato i diversi campi della politica: la destra e la sinistra.
Andare oltre oggi, affermando la libertà e la democrazia come condizione generale e universale ed ispirare a questo delle politiche discriminando le proprie politiche a seconda della natura dei regimi con i quali si hanno a che fare, come alternativa all'intervento militare, è, a mio parere, elemento essenziale di un discorso strategico.
A questi discorsi siamo chiamati, a queste sfide nuove, ad una capacità di reagire alla situazione con uno sforzo di elaborazione politica e di costruzione e, al tempo stesso, guardando le lunghe prospettive ricostruendo una dimensione ideale, ma anche avendo la capacità di stare nel terreno della politica, sapendo che esso è anche quello della diplomazia e del rapporto tra gli Stati con i suoi passi relativi, con le sue contraddizioni, con il riconoscere il fatto che in quel quadro ci si batte per fare avanzare soluzioni pacifiche.
Se stiamo fuori, se ci comportassimo come se fossimo anche noi ragazzi di 16-17-18 anni, se tutta la responsabilità della politica fosse nel gridare in un'aula istituzionale quello che i ragazzi gridano in una manifestazione, forse potremmo metterci l'anima in pace per qualche giorno a mio parere non risponderemmo alle responsabilità alle quali siamo tenuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenie il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Prima il Consigliere Marcenaro chiedeva che cosa possiamo fare noi per evitare la guerra. Aggiungerei: cosa possiamo fare per evitare anche le strumentalizzazioni politiche che questo argomento ha creato nel nostro Paese. Ancora una volta divisioni tra destra e sinistra: tra chi viene etichettato come guerrafondaio e chi come pacifista.
Penso che nessun uomo responsabile si possa rassegnare alla guerra nessun uomo - tranne piccolissime frange tranquillamente identificabili da una parte e dall'altra - può arrendersi a questo fenomeno.
Ecco il motivo per il quale, insieme ad alcuni colleghi, abbiamo presentato e firmato un ordine del giorno estremamente scarno, che dice solo quello che in questa sede possiamo dire, perché sappiamo bene che il resto non è di nostra competenza. E' giusto dibattere, è giusto far sentire la propria voce, ma è anche giusto fare riferimento agli organismi competenti. Abbiamo firmato un ordine del giorno che chiede al Presidente della Giunta regionale di richiedere al Governo italiano di proseguire nell'attività che sino ad oggi ha svolto, con riferimento al documento del Consiglio europeo.
Non possiamo che rivolgere questo appello alla comunità internazionale alle Nazioni Unite perché si muovano immediatamente e facciano proprie le affermazioni secondo cui l'esilio del dittatore Saddam Hussein cancellerebbe, come affermano gli stessi Stati Uniti, la necessità della guerra. Questa è l'unica cosa che possiamo fare. Ritengo che anche coloro che si sono assoggettati alle strumentalizzazioni politiche come, per esempio, la Presidente della Provincia, Mercedes Bresso, che dichiara di essere a favore della pace, durante la manifestazione della pace svolta il 28 febbraio fa alcune affermazioni che non sono affatto pacifiste nei confronti del Governo Nazionale; anzi, direi, affermazioni gravissime perché in alcuni passaggi del suo discorso ufficiale la Presidente Mercedes Bresso paragona il Presidente del Consiglio al dittatore fascista Benito Mussolini, con riferimenti veramente pericolosi per la tranquillità del nostro Paese. Bisogna stare molto attenti, forse è utile e giusto che si faccia riferimento unicamente a chi ha la possibilità di intervenire quindi all'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno n. 712 e, ovviamente dell'ordine del giorno che reca la prima firma dal Consigliere Cattaneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mercurio.



MERCURIO Domenico

Ho sottoscritto volentieri l'ordine del giorno della maggioranza, oltre per le considerazioni svolte dal Consigliere Angeleri, perché c'è un riferimento unico e solo all'Europa, quindi al documento votato unanimemente dall'Unione Europea il 17 febbraio. Ritengo che l'unità dell'Europa in questa crisi così drammatica, per i risvolti che cercheremo di spiegare successivamente, rappresenta un valore importante perch significa l'unità della NATO e l'unità dell'ONU.
Si tratta di preservare questi grandi valori, a fronte di un dittatore che viene giudicato come uno dei criminali peggiori del nostro pianeta però, vorrei svolgere alcune considerazioni, seppur brevemente, perch l'Aula a quest'ora è un po' insofferente.
La crisi che stiamo affrontando in questo momento non si apre in questi giorni, perché c'è stata una guerra dieci anni fa e, soprattutto, l'attacco terroristico avvenuto l'11 settembre e la famosa risoluzione 14/41. In questo contesto va affrontato il discorso "guerra sì, guerra no", anche se mi pare riduttivo e forviante, perché in questo senso sembra che ci siano i guerrafondai da una parte e le anime pie dall'altra.
Non ricordo chi dei nostri colleghi facesse riferimento alla politica del Presidente Chirac, ma devo dire che non è un'anima pia, perché sta commettendo degli errori enormi, che mai sono stati fatti da parte della Francia. La Francia mugugnava sempre, però al momento buono rientrava e si fermava. Il Presidente Chirac sta facendo l'errore di spaccare l'Europa, la posizione di minoranza, spaccare la NATO e l'ONU. Per chi? Per cosa? Dobbiamo dare delle risposte a questi interrogativi. L'amico Chirac sta portando avanti una polemica stupida, se così possiamo definirlo.
Per rispondere alle molte considerazioni giuste svolte dal Consigliere Marcenaro, cioè ad una convergenza di questo Consiglio regionale, che è possibile ed è auspicabile soprattutto per questo contesto drammatico che non si riferisce solo a Saddam Hussein che è in guerra da vent'anni con il suo popolo e non da ieri o da oggi, si deve sacrificare un ordine internazionale come l'ONU, l'unico ordine giuridico e politico, l'unità dell'Europa e la stessa NATO. Se intraprendessi un discorso sulla NATO mi porterebbe molto lontano e non ho il tempo necessario di affrontarlo, ma la NATO ancora oggi ha una sua importanza. Questo è il contesto.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno, devo dire che la pace va sinceramente ricercata ma non solo con le preghiere, perché non sono sufficienti. Pertanto, ritengo che vadano aggiunte parole in più al documento che comprende tutte le forze dell'Ulivo, che accetto nello spirito, ma la convergenza può avvenire se tutti siamo d'accordo e parliamo di poche cose importanti: l'unità dell'Europa, la risoluzione del 17 febbraio e l'impegno di mandare via Saddam Hussein per tutte le ragioni che conosciamo tutti.
Ripeto, occorre aggiungere qualche parola in più nel documento sottoscritto da tutte le forze dell'Ulivo e non si può scrivere - caro Consigliere Marcenaro - nella premessa quanto segue: "Eliminazione delle armi di distruzione di massa "eventualmente" detenute dall'Iraq, senza ricorso alla guerra". Una parola in più c'è ed è "eventualmente", che si ripete nel dispositivo. Non si può scrivere la parola "eventualmente" perché i missili a lunga gettata superiore ai 150.000 chilometri vengono distrutti in queste ore, quindi le armi di distruzione di massa ci sono.
L'ONU nella sua risoluzione 14/41 ha dichiarato una serie di cose.
Saddam Hussein sta prendendo in giro l'ONU e il mondo da almeno dieci anni da quando ha avuto termine la prima guerra del Golfo. Sappiamo tutti che Saddam Hussein è in possesso di queste armi e conosciamo la potenza distruttiva.
Devo dire che la parola "eventualmente" non è assolutamente esatta perché Saddam Hussein affama il suo popolo per armarsi ed è sotto gli occhi di tutti.
Una convergenza tra tutti noi è possibile, anche se devo dire che fa specie un dibattito di questa importanza con pochissimi presenti in Aula anche da parte della Giunta che è completamente assente. Alla fine come ci comportiamo? Deleghiamo il parroco, il vescovo, il Papa? Penso che le forze politiche devono assumersi fino in fondo la propria responsabilità.
Secondo me, entrambi i documenti, aggiungendo e togliendo loro qualche termine, possono dare vita, se ci sarà il clima giusto, ad una voce, non generica, a favore della pace. Escludo che ci siano persone che vogliono la guerra; ma un documento concreto che cerchi di fare il possibile per evitare la guerra, garantendo - ed è questo il punto - la pace, con condizioni di democrazia e di libertà, soprattutto, al popolo iracheno.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la seduta del mattino e riaggiorno alle ore 14.45.



(La seduta termina alle ore 13.29)



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